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ECOLOGIA DEL PAESAGGIO A cura di Arch. Gioia Gibelli 7 7.1. Premessa Sempre di più, l’esigenza di affrontare in modo con- creto ed efficace le problematiche derivate dalla com- plessità dei sistemi ambientali, ci orienta verso la ri- cerca di metodologie di analisi e valutazione del ter- ritorio improntate alla transdisciplinarietà e all’ap- proccio sistemico, imponendoci di superare i confi- ni, pur labili, esistenti tra i diversi settori disciplinari specialistici. Ancora, le istanze derivate dalla nuova consapevo- lezza di dover ricercare equilibri territoriali improntati alla sostenibilità ci indirizzano non solo verso la conservazione delle risorse non rinnovabili, ma anche verso la diminuzione della vulnerabilità dei sistemi paesistici: ciò impone la messa a punto di stru- menti di analisi e di gestione capaci di controllare in tempo reale la compatibilità delle trasformazioni in riferimento agli equilibri reali e/o potenziali dei si- stemi indagati. I nuovi processi indotti dalle attività antropiche im- pongono quasi ovunque un’accelerazione spinta con cui si verificano le trasformazioni territoriali nelle aree maggiormente antropizzate. La fortissima pressione indotta dalle attività economiche, richiede continue trasformazioni di aree e adeguamenti infrastrutturali in tempi brevi. Ciò fa sì che un rapporto sullo stato dell’ambiente sia inteso in senso dinamico, sia per considerare le variabili temporali, sia per considera- re il dinamismo degli ecosistemi che compongono il sistema territoriale da studiare. Si configura sempre di più l’esigenza di studiare l’am- biente da un punto di vista sistemico, in modo tale da considerare i processi e non solo lo stato dell’am- biente, studiati sulla base di indicatori e modelli in grado di entrare in dispositivi per il monitoraggio del sistema territoriale alle diverse scale spazio-tempo- rali alle quali i processi si verificano e che permetta- no di aggiornare in tempo reale le trasformazioni. È necessario un approccio di tipo sistemico, in grado di superare l’ottica delle analisi di settore per consi- derare il territorio come un’unica entità, costituito da ecosistemi diversificati a vari gradi di antropizzazione/naturalità. L’esame delle dinamiche territoriali a più scale, de- scritte con macroindicatori, Biopotenzialità territo- riale e Habitat standard pro-capite (Gibelli, 1999) ha consentito di tracciare i trends evolutivi del territo- rio, di valutarne lo stato e di impostare le verifiche future. Queste valutazioni sono utilizzate per inqua- drare problematiche e processi dell’intero sistema territoriale e dei suoi sub-sistemi (Unità di paesag- gio) per poi poter analizzare i diversi settori discipli- nari, avendo sempre come riferimento il sistema nel- la sua interezza e complessità. La scelta metodologica di operare attraverso le Unità di paesaggio, individuate grossolanamente a scala su- periore (1:100.000), precisate e studiate in termini sia qualitativi che quantitativi a scala maggiormente dettagliata (1:25.000), permette di superare l’approc- cio settoriale degli studi di settore, proiettando in un’ottica sistemica lo studio effettuato. 7.2. Glossario Paesagg aesagg aesagg aesagg aesaggio: io: io: io: io: è un fenomeno complesso, in cui interagiscono tra loro gli ecosistemi naturali e naturaliformi, l’uomo, il suo sistema sociale ed il suo modo di organizzare lo spazio (ecosistemi antropici), rispecchiando la cultura che lo ha creato. Secondo Haber (1993), il quale ha tentato di ordinare i princi- pali ecosistemi europei rispetto al grado di influsso antropico e all’uso che ne viene fatto dall’uomo, si può organizzare il seguente schema di lettura, che esclude l’alta montagna, le acque, i litorali e le coste non coperte dalla vegetazione, cfr. figura7.1 figura7.1 figura7.1 figura7.1 figura7.1. Par ar ar ar arte str te str te str te str te strutturale del paesagg utturale del paesagg utturale del paesagg utturale del paesagg utturale del paesaggio (ecomosaico o mo- io (ecomosaico o mo- io (ecomosaico o mo- io (ecomosaico o mo- io (ecomosaico o mo- saico ambientale): saico ambientale): saico ambientale): saico ambientale): saico ambientale): è costituita dalla geomorfologia, dagli elementi che si sviluppano nel territorio, o ecotopi, dalle loro dimensioni, dalle loro forme, e dalle loro modalità di aggregazione e di distribuzione nel paesaggio. Elementi str Elementi str Elementi str Elementi str Elementi strutturali: utturali: utturali: utturali: utturali: sono ecotopi, tessere, corridoi, matrici, ecotoni. Infatti, dall’osservazione di una foto aerea zenitale, ogni punto del territorio può essere classificato secondo tre grandi categorie spaziali, e cioè quella di tessera, che in pianta si presenta bidimen- sionale, grande o piccola, quella di corridoio, o stri- scia, prevalentemente monodimensionale in pianta, e quella di matrice, la quale è costituita dall’elemen- to o dall’abbinamento di elementi maggiormente presente in un ambito territoriale (ad esempio, cam- po coltivato o campo più siepe). L’universalità spaziale che deriva da questo modello consente sia di analiz- zare ogni tipo di paesaggio, dalle zone boscate ai quar-

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Relazione sullo stato dell’ambientedel territorio della Comunità Montana

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7. ECOLOGIADEL PAESAGGIO

ECOLOGIA DEL PAESAGGIOA cura diArch. Gioia Gibelli

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7.1. Premessa

Sempre di più, l’esigenza di affrontare in modo con-creto ed efficace le problematiche derivate dalla com-plessità dei sistemi ambientali, ci orienta verso la ri-cerca di metodologie di analisi e valutazione del ter-ritorio improntate alla transdisciplinarietà e all’ap-proccio sistemico, imponendoci di superare i confi-ni, pur labili, esistenti tra i diversi settori disciplinarispecialistici.Ancora, le istanze derivate dalla nuova consapevo-lezza di dover ricercare equilibr i territorialiimprontati alla sostenibilità ci indirizzano non soloverso la conservazione delle risorse non rinnovabili,ma anche verso la diminuzione della vulnerabilità deisistemi paesistici: ciò impone la messa a punto di stru-menti di analisi e di gestione capaci di controllare intempo reale la compatibilità delle trasformazioni inriferimento agli equilibri reali e/o potenziali dei si-stemi indagati.I nuovi processi indotti dalle attività antropiche im-pongono quasi ovunque un’accelerazione spinta concui si verificano le trasformazioni territoriali nelle areemaggiormente antropizzate. La fortissima pressioneindotta dalle attività economiche, richiede continuetrasformazioni di aree e adeguamenti infrastrutturaliin tempi brevi. Ciò fa sì che un rapporto sullo statodell’ambiente sia inteso in senso dinamico, sia perconsiderare le variabili temporali, sia per considera-re il dinamismo degli ecosistemi che compongono ilsistema territoriale da studiare.Si configura sempre di più l’esigenza di studiare l’am-biente da un punto di vista sistemico, in modo tale daconsiderare i processi e non solo lo stato dell’am-biente, studiati sulla base di indicatori e modelli ingrado di entrare in dispositivi per il monitoraggio delsistema territoriale alle diverse scale spazio-tempo-rali alle quali i processi si verificano e che permetta-no di aggiornare in tempo reale le trasformazioni.È necessario un approccio di tipo sistemico, in gradodi superare l’ottica delle analisi di settore per consi-derare il territorio come un’unica entità, costituitoda ecosistemi diversificati a vari gradi diantropizzazione/naturalità.L’esame delle dinamiche territoriali a più scale, de-scritte con macroindicatori, Biopotenzialità territo-riale e Habitat standard pro-capite (Gibelli, 1999) haconsentito di tracciare i trends evolutivi del territo-

rio, di valutarne lo stato e di impostare le verifichefuture. Queste valutazioni sono utilizzate per inqua-drare problematiche e processi dell’intero sistematerritoriale e dei suoi sub-sistemi (Unità di paesag-gio) per poi poter analizzare i diversi settori discipli-nari, avendo sempre come riferimento il sistema nel-la sua interezza e complessità.La scelta metodologica di operare attraverso le Unitàdi paesaggio, individuate grossolanamente a scala su-periore (1:100.000), precisate e studiate in terminisia qualitativi che quantitativi a scala maggiormentedettagliata (1:25.000), permette di superare l’approc-cio settoriale degli studi di settore, proiettando inun’ottica sistemica lo studio effettuato.

7.2. Glossario

PPPPPaesaggaesaggaesaggaesaggaesaggio:io:io:io:io: è un fenomeno complesso, in cuiinteragiscono tra loro gli ecosistemi naturali enaturaliformi, l’uomo, il suo sistema sociale ed il suomodo di organizzare lo spazio (ecosistemi antropici),rispecchiando la cultura che lo ha creato. SecondoHaber (1993), il quale ha tentato di ordinare i princi-pali ecosistemi europei rispetto al grado di influssoantropico e all’uso che ne viene fatto dall’uomo, sipuò organizzare il seguente schema di lettura, cheesclude l’alta montagna, le acque, i litorali e le costenon coperte dalla vegetazione, cfr. figura7.1figura7.1figura7.1figura7.1figura7.1.PPPPParararararte strte strte strte strte strutturale del paesaggutturale del paesaggutturale del paesaggutturale del paesaggutturale del paesaggio (ecomosaico o mo-io (ecomosaico o mo-io (ecomosaico o mo-io (ecomosaico o mo-io (ecomosaico o mo-saico ambientale):saico ambientale):saico ambientale):saico ambientale):saico ambientale): è costituita dalla geomorfologia,dagli elementi che si sviluppano nel territorio, oecotopi, dalle loro dimensioni, dalle loro forme, edalle loro modalità di aggregazione e di distribuzionenel paesaggio.Elementi strElementi strElementi strElementi strElementi strutturali:utturali:utturali:utturali:utturali: sono ecotopi, tessere, corridoi,matrici, ecotoni. Infatti, dall’osservazione di una fotoaerea zenitale, ogni punto del territorio può essereclassificato secondo tre grandi categorie spaziali, e cioèquella di tessera, che in pianta si presenta bidimen-sionale, grande o piccola, quella di corridoio, o stri-scia, prevalentemente monodimensionale in pianta,e quella di matrice, la quale è costituita dall’elemen-to o dall’abbinamento di elementi maggiormentepresente in un ambito territoriale (ad esempio, cam-po coltivato o campo più siepe). L’universalità spazialeche deriva da questo modello consente sia di analiz-zare ogni tipo di paesaggio, dalle zone boscate ai quar-

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tanti per la pianificazione, perché in mancanza di unelemento dominante che determina la matrice, ci sitrova generalmente o di fronte ad un processo didestrutturazione o in una fase di transizione da untipo di paesaggio ad un altro.TTTTTessera:essera:essera:essera:essera: è è è è è la più piccola porzione omogenea di unecosistema (la tessera di bosco x, la siepe y, il corri-doio fluviale z, la tessera d’insediamento j, ecc.). Laconsistenza e il tipo di tessuto che configurano le tes-sere sono di fondamentale importanza per compren-dere e valutare le caratteristiche specifiche e lo statodel paesaggio; pertanto, dal punto di vista ecologico,la presenza di tessere di vegetazione naturale risultaessenziale per la tutela delle risorse idriche, dell’usoda parte della fauna e dei suoi movimenti dentro eintorno alle tessere stesse, e della biodiversità in ge-nerale. Inoltre, il confronto tra la dinamica evolutivastorica dell’assetto delle tessere e quella potenzialefutura risulta un indicatore dello stato e delle capaci-tà di sviluppo del paesaggio. È chiaro che una tesserapuò presentare infiniti aspetti legati alla sua forma,alla sua configurazione, alla sua estensione, ai suoiconfini, ai suoi margini, ecc. e che può avere moltaimportanza di per sé, ma assumerne ancora di più seessa è posta in relazione con la presenza, con il nu-

tieri suburbani alle zone agricole, sia di compararedirettamente e facilmente tra loro i vari tipi di pae-saggio, offrendo il vantaggio, da affiancare ai nume-rosi altri, di facilitare e di migliorare la comunicazio-ne tra gli esperti delle diverse discipline interessate,e di questi con i responsabili delle decisioni gestionali.La struttura del mosaico che deriva dai rapportispaziali e funzionali che intercorrono tra le tessere ei corridoi influisce molto sulla capacità del territoriodi reagire alle trasformazioni negative, quindi al gra-do della sua “robustezza”, misurato in base alla resi-stenza (o capacità di opporsi alle trasformazioni) edalla resilienza (o capacità di tornare allo stato inizia-le). Pertanto, il modello matrice/macchie/corridoi,viene proposto da Forman (1995) come uno stru-mento per predisporre modelli spaziali ottimali al finedi indirizzare trasformazioni territoriali ispirate aiprincipi dell’ecologia, poiché permette di identifica-re con un notevole grado di attendibilità, ad esem-pio, la localizzazione migliore o quella peggiore perciascuna funzione, da quella residenziale a quella diuna riserva naturale.MaMaMaMaMatrtrtrtrtriceiceiceiceice: può essere più o meno porosa in funzionedella quantità di tessere e corridoi che la interrom-pono. Tra l’altro questo concetto ha ricadute impor-

Figura 7.1 I principali ecosistemi europei, ordinati secondo l’influsso antropico l’uso(esclusa l’alta montagna, le acque, i litorali e le coste non coperte davegetazione)

A Ecosistemi forgiati biologicamente. Ecosistemi contrassegnati prevalentemente da particostitutive naturali e da processi biologici, dipendenti quasi esclusivamente dall energia solare.1 Ecosistemi naturali, influenzati poco o niente dall uomo, capaci di autoregolarsi. Esempio:foresta tropicale.2 Ecosistemi vicini alla natura, influenzati appena dall uomo, simili al punto 1, che mutanopoco al cessare dell influsso antropico.3 Ecosistemi semi-naturali, derivati da 1 e da 2, attraverso l uso antropico; l autoregolazione Łlimitata, necessitano di cure. Es.: brughiere, prati asciutti, pascoli, torbiere, foreste basse.

Confine tra ecosistemi marcatamente naturali ed ecosistemi antropici

4 Ecosistemi agroforestali ( ecologia d uso , di piante e animali utili), creati volutamente perl accrescimento biologico, il nutrimento e i materiali umani, strettamente dipendenti dall uomo.Non se ne desidera l autoregolazione, le funzioni sono disturbate dall esterno. Essi dipendonodall energia solare, ma per il loro mantenimento anche dall energia sussidiaria di origineantropica. Es.: campi, boschi, vigne.

B Ecosistemi forgiati tecnicamente: Tecnoecosistemi creati dalla volont dell uomo e perle attivit tecnico culturali civilizzanti. Non hanno la capacit di autoregolarsi e dipendono siadall energia di alta qualit (idrocarburi), rispondendo ai disturbi esterni con grande impiego dienergia e di flussi di materiali, sia dagli ecosistemi forgiati biologicamente (tipo A), che licircondano e penetrano in essi. Sono caratterizzati da:

I -oggetti di costruzione tecnica, di uso e di consumoII processi di estrazione, di produzione e di utilizzazioneIII emissioniIV dispendio di spazio

(Ad esempio: citt , villaggi, zone industriali)

Fonte: elaborazione da Haber, W., Ökologische Grundlagen des Umwelschutzes, Economica Verlag, Bonn, 1993.

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mero, con la forma delle altre tessere dell’ecotessuto,e con i rapporti di continuità intrattenuti con esse econ i corridoi.CorCorCorCorCorrrrrridoi naidoi naidoi naidoi naidoi naturali o semi-naturali o semi-naturali o semi-naturali o semi-naturali o semi-naturalituralituralituraliturali: quali i corridoi flu-viali, i torrenti, le siepi, le fasce boscate, e gli altrielementi lineari di uso antropico, quali le strade, lelinee elettriche, i frangivento, sono elementi spazialiche, a seconda della loro ampiezza, svolgono molte-plici funzioni ed hanno ruoli diversi. Così come, adesempio, le strade possono impedire il movimentodella fauna, altrettanto i fiumi a volte possono rap-presentare una barriera in questo senso, ma possonoanche avere un ruolo di primo piano come habitatdell’ittiofauna e come fornitori di elevati beneficiecologici: dalla ritenzione dell’acqua al controllo del-l’erosione, dalla ricchezza delle specie nelle aree al-luvionali all’influsso sull’equilibrio termico e le fun-zioni vitali ad esso connesse.EcotopoEcotopoEcotopoEcotopoEcotopo: è definibile come “ecosistema spazialmentedefinito”. È caratterizzato sia dalle proprietà intrin-seche (estensione propria, componenti e fattori) chedalle interazioni con gli ecotopi circostanti (il boscodi tipo A, circoscritto dagli ecotopi B,C e D è diversoda un bosco dello stesso tipo A e di uguali dimensio-ni, ma circoscritto dagli ecotopi D, E e F). L’ecotopoè inoltre condizionato dai livelli gerarchici superiori,ad esempio da processi che si verificano a scala vasta,come il fatto di costituire tappa per uccelli in migra-zione o svolgere funzione idrogeologica prevalente,ecc.Ogni ecotopo può essere riconosciuto in base al tipodi elemento che lo costituisce e in base alla configu-razione che questo assume nel paesaggio..... Pertanto,come indica Forman, nell’Ecologia del paesaggio oc-cupa un posto di grande rilievo la teoria tessera-cor-ridoio-matrice, che associa quei concetti e quelle os-

servazioni empiriche che apparentemente non sonocorrelate, e consente di avviare nuovi modi per ana-lizzare il territorio.La potenzialità di interazione tra le parti è condizio-nata dalla connettività del paesaggio, la quale è forte-mente correlata con la presenza dei corridoi, che con-nettono, appunto, il territorio e lo attraversano (cfr.anche il punto relativo alle Funzioni).EcotoniEcotoniEcotoniEcotoniEcotoni: sono i margini esistono tra quegli ecotopiper i quali esiste una sovrapposizione, o anche un con-flitto, o un “combattimento”. Sono generalmente ca-ratterizzati da un alto grado di biodiversità, poichéospitano sia alcune specie di entrambi gli ecotopi, siadelle specie proprie cosiddette “ecotonali”, e da unalto grado di dinamicità. Se ne possono individuareanche a livello di paesaggio, tra Unità di paesaggio, epossono essere presenti sia negli ambienti naturali chein quelli antropici.I margini e gli ecotoni hanno effetti molto importan-ti sulla struttura e sulle funzioni del mosaico ambien-tale, e il grado di frammentazione del mosaico influ-isce a sua volta sulla presenza dei margini. La figurache segue può dare un’idea di come possa cambiarela struttura di una tessera, se questa viene frammen-tata (cfr. fig. 7.2).Dinamica,Dinamica,Dinamica,Dinamica,Dinamica, funzioni e trasfor funzioni e trasfor funzioni e trasfor funzioni e trasfor funzioni e trasformazionimazionimazionimazionimazioni: la parte funzio-nale del paesaggio è data da tutto ciò che si muove alsuo interno, funzioni di movimento (flussi energeticie di informazione, movimenti delle specie, interazionetra ecotopi) e dai processi che avvengono grazie aimovimenti citati, allo scorrere del tempo e ai pro-cessi di scala superiore che condizionano le dinami-che a livello di paesaggio. È necessario specificare chele funzioni cosiddette “di movimento”, sono forte-mente condizionate dalle configurazioni paesistiche,tanto è vero che abbiamo funzioni specifiche dei cor-

Figura 7.2 Relazioni tra l’area dell’intera macchia e la quantità di habitat internonon interessato dall’effetto margine*

* Si noti come la frammentazione incide sulla disponibilità di habitat interno a parità di superficie disponibile

Fonte: De Soulè, 1993.

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ridoi, la cui forma privilegia gli spostamenti in sensolongitudinale e impedisce quelli in senso trasversale,e funzioni delle macchie che privilegiano la stanzialitào la sosta e il cui funzionamento dipende principal-mente dal tipo biotico, dall’estensione, dallaconnettività, dalla storia (diversa è la funzione di unbosco residuale, rispetto ad uno recente), dalla ma-trice circostante.Le funzioni paesistiche generali (cfr. figfigfigfigfig..... 7.3 7.3 7.3 7.3 7.3) sonodivisibili in due grandi categorie: processi naturali eprocessi antropici. Queste sono le funzioni di base,determinanti per la costruzione del paesaggio. La ta-bella sintetizza le funzioni generali, associandole altempo di occorrenza. È utile notare come mediamen-te i processi naturali, a meno di disturbi improvvisiquali alluvioni, terremoti, frane, ecc. si verifichino intempi medio-lunghi, mentre i processi di origineantropica si verificano tutti in tempi brevi: l’accele-razione dei processi è uno dei grandi problemi che legenerazioni future dovranno affrontare al fine di con-servare i sistemi di ecosistemi e la loro capacità diaccogliere e riprodurre la vita nelle sue diverse for-me.Dei processi naturali e antropici fanno parte, nel det-taglio, le funzioni individuate nella figura 7.4figura 7.4figura 7.4figura 7.4figura 7.4.La terza categoria funzionale (B3), in realtà, non èlimitata solo agli habitat umani, dato che è riferibileanche alle popolazioni animali a vari livelli, ed è spe-cie specifica, o addirittura individuale. Si riferisce allemodalità di utilizzo del mosaico ambientale da partedelle popolazioni (compreso l’uomo): ogni individuoutilizza il sistema paesistico in funzione di come lopercepisce (ad esempio, la volpe interpreta ed usa ilmosaico ambientale in modo assai diverso da un in-setto o da ciascun individuo umano, il quale vive al-cuni aspetti del paesaggio in maniera diversa dagli al-tri a seconda del proprio livello culturale, delle pro-prie esperienze personali, ecc.). Dunque, il paesag-gio è un sistema complesso composto da una partecertamente oggettiva (le strutture), e una parzialmen-te soggettiva (le funzioni).Per quanto riguarda le trasformazioni, esiste un lega-me strettissimo tra le strutture e le funzioni, poichéle funzioni determinano le trasformazioni della strut-tura, e la struttura incide sulle funzioni che vi hannosede. Quindi, la parte strutturale del territorio e lafunzionale sono interdipendenti. Infatti, i sistemipaesistici sono sistemi dinamici che si evolvono neltempo grazie ai processi e alle modifiche strutturaliche questi determinano. Dunque, è utile evidenziarela parte funzionale per ipotizzare la struttura futura.Unità di paesaggUnità di paesaggUnità di paesaggUnità di paesaggUnità di paesaggio:io:io:io:io: le interazioni tra i fattori e le com-ponenti, e le influenze prodotte dai disturbi naturalie da quelli antropici, generano la struttura paesistica,la quale è determinata dai tipi di ecosistemi presenti in

un dato territorio, dalle loro configurazioni e dalle loromodalità distributive. Lo studio del substrato litologico,insieme a quello delle caratteristiche spaziali degliecosistemi, permette di individuare come il mosaicoambientale si struttura nei diversi ambiti territoriali,con modalità tipiche e riconoscibili, che si ripetonoentro gli ambiti stessi. Così, è possibile individuare ilimiti oltre i quali le caratteristiche cambiano: questilimiti indicano i confini di quelle unità spaziali che sipossono definire come Unità di paesaggio.Dunque, le Unità di paesaggio si definiscono come sub-sistemi paesistici, caratterizzati da una certa omoge-neità. Ma omogeneità non significa monotonia, piut-tosto essa significa “costante grado di eterogeneità strut-turale e funzionale” all’interno di una certa porzionedel territorio, che viene individuata così come Unitàdi paesaggio. Esse possono essere analizzate e valutateseparatamente dal contesto, sempre che vengano con-siderate le condizioni generali dell’intero sistema e leinterazioni con le unità adiacenti (cfr. figfigfigfigfig..... 7.5 7.5 7.5 7.5 7.5).EterEterEterEterEterogeneitàogeneitàogeneitàogeneitàogeneità: la diversità è una delle dimensioni (ca-rattere proprio di un elemento o processo misurabilee confrontabile) dei sistemi biologici, a partire dallapiccolissima scala (diversità genetica) fino alla biosfera(diversità dei biomi). Alla scala di paesaggio si parla didiversità specifica (di specie in riferimento alle popo-lazioni vegetali e animali che vivono in un dato am-biente) e paesistica ( in riferimento ai tipi di ecosistemiche costituiscono un Unità di paesaggio).

7.3. Metodologia

Da quanto detto la storia del paesaggio è una compo-nente fondamentale per la comprensione del paesag-gio attuale e delle sue tendenze evolutive. Non pos-siamo conoscere le cause di alcune situazioni se nonsappiamo come queste si sono generate. Questo aspet-to introduce il concetto della scala temporale nel-l’osservazione dei fenomeni, la quale è legata a suavolta molto strettamente al tipo di fenomeno osser-vato ed alla scala spaziale alla quale esso si verifica.Infatti molti dei danni ambientali odierni hanno ori-gine nell’alterazione della scala temporale di alcunifenomeni, indotta dall’accelerazione che l’uomo im-pone ai processi, e quindi al paesaggio. Inoltre le tra-sformazioni paesistiche, ed in modo particolare quelleindotte dalle azioni antropiche, possono portare i si-stemi paesistici molto vicini alle soglie di attenzione,se non addirittura alle soglie che costituiscono i limi-ti alle trasformazioni incorporabili dai sistemi stessi.Esse possono essere misurate o stimate con gli indi-catori e con i modelli che descrivono lo stato strut-turale e funzionale del paesaggio. In media le altera-zioni maggiori sono il risultato della perdita della

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Figura 7.3 Funzioni paesistiche generali

PROCESSI NATURALIMorfogenesi Tempi lunghiStabilirsi di forme di vita Tempi lunghi e breviPedogenesi Tempi lunghiDisturbi naturali su singoli ecosistemi

climaTempi brevi

PROCESSI ANTROPICIModifica dell organizzazione del paesaggio (processidurevoli: aumento eterogeneit e frammentazione,banalizzazione degli ecosistemi, aumento di energiautilizzata e dissipata, modifica dei flussi di materia)

Tempi brevi

Disturbi antropici (processi temporanei o ciclici) Tempi breviModifica della scala temporale Tempi brevi

Figura 7.4 Le principali funzioni degli Habitat umani e naturali

Fonte: tratte e adattate da Bastian, O. – Schreiber, K.-F., Analyse und ökologische Bewertung der Landschaft, Spektrum Akadademischer verlag,Heidelberg, Berlino, 1999).

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struttura del paesaggio indotta da una gestione terri-toriale disattenta ai problemi esposti.Per capire le esigenze funzionali del paesaggio, e strut-turarlo di conseguenza, risulta di fondamentale impor-tanza lo studio delle popolazioni e del modo in cui esseutilizzano il mosaico ambientale.Lo studio a più scale, dal generale al particolare, per-mette di evidenziare le proprietà emergenti, ossia gliaspetti strutturali e/o funzionali, che influiscono mag-giormente sull’organizzazione territoriale, da consi-derare quindi come parti sostanziali e inalienabili delsistema in oggetto.La metodologia proposta si basa quindi, nell’ordine,sullo studio di struttura, funzioni e trasformazioni delterritorio, effettuato a diverse scale spazio-temporali,in modo tale da evidenziarne le modalità evolutiveEsiste uno strettissimo legame tra struttura e funzioni:i sistemi paesistici sono sistemi dinamici che si evolvo-no nel tempo grazie ai processi e alle modifiche strut-turali che questi determinano. Evidenziare la parte fun-zionale del paesaggio e i legami con la struttura attualeè utile per ipotizzarne la struttura futura. Secondoquesto concetto sono rilevanti sia le dinamichepaesistiche in senso spaziale (processi di colonizzazioneed estinzione, dinamiche insediative, ecc.) che gli stu-di delle vicende temporali di un paesaggio, le quali ac-

Figura 7.5 Schema dell’organizzazione del sistema paesistico in sub-sistemi (UDP)e unità di base (ecotopi)

* Le frecce grandi verso il basso indicano i condizionamenti (strategie) derivanti dalle scale superiori, le frecce piccole verso l’alto indicano i pro-cessi che, filtrati dai condizionamenti dall’alto, avvengono alle scale inferiori in tempi più veloci. Questi nel loro insieme, costruiscono il paesaggio.

quisiscono una valenza legata alla diagnostica dei siste-mi di ecosistemi e alla possibilità di effettuare ipotesiprevisionali rispetto ai trend evolutivi riscontrati.Questo aspetto introduce il concetto della scala tem-porale dei fenomeni, la quale è strettamente legata altipo di processo osservato e alla scala spaziale alla qua-le esso si verifica. Infatti ad ogni fenomeno corrispon-de un tempo t che varia in funzione del tipo di feno-meno, della sua ciclicità o periodicità, della sua veloci-tà e dell’estensione spaziale che interessa. Ad esempiol’urbanizzazione di un’area rurale può avvenire attual-mente in un tempo variabile tra 1 e 10 anni, in relazio-ne all’estensione dell’area occupata: la scala tempora-le per la verifica della trasformazione avvenuta sarà dicirca 10 anni 1 . Lo stesso tipo di trasformazione, nelsecolo scorso poteva richiedere un tempo di qualchedecina di anni: la scala temporale per la verifica diquell’urbanizzazione dovrà essere adeguata. Quest’os-servazione ci induce a riflettere sugli effetti dell’acce-lerazione indotta dall’uomo su funzioni e processi, cau-

1 Notiamo però che le risposte del sistema avverranno in tem-pi maggiori, per cui gli effetti a scala superiore (area urbanizzatapiù intorno significativo), potranno essere valutati solo in tempipiù lunghi: la scala temporale è legata alla scala spaziale, ma an-che alle velocità dei processi che avvengono in un dato intorno.

note

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sa, tra l’altro, di molti dei danni ambientali odierni,che hanno origine proprio dall’alterazione della scalatemporale di alcuni fenomeni. Le trasformazionipaesistiche indotte dalle azioni antropiche, possonoportare i sistemi paesistici molto vicini a soglie di at-tenzione, se non addirittura a soglie critiche che costi-tuiscono limiti alle trasformazioni incorporabili dai si-stemi stessi 2 . Gli effetti sugli equilibri ambientali sonotanto più gravi, quanto più è alta la velocità di trasfor-mazione, dato che non si dà al sistema paesistico il tem-po per autoriorganizzarsi in risposta alle alterazioni av-venute. Queste ultime possono essere misurate o sti-mate con indicatori e modelli descrittivi dello statostrutturale e funzionale del paesaggio, degli stati pas-sati e dei trend evolutivi in atto. La definizione data dipaesaggio e le considerazioni espresse sulle caratteri-stiche dinamiche, portano a identificare una serie diconcetti con significativi risvolti applicativi nella piani-ficazione del paesaggio.Lo schema di figura 7.5figura 7.5figura 7.5figura 7.5figura 7.5, chiarisce quali sono i legamidi scala spazio-temporale tra i sistemi che costituisco-no il paesaggio. Questi hanno ricadute applicative siafase di analisi che di diagnosi. Infatti, ogni fenomeno, oambito territoriale ove i fenomeni si verificano, va stu-diato a tre scale spazio-temporali: la scala di interesse(quella a cui si redige il piano o il progetto), la scalasuperiore (per comprenderne il ruolo) e quella infe-riore (per comprendere fattori limitanti e opportunitàdi realizzazione). Lo studio a più scale è l’unico modoper capire l’integrazione tra le parti del sistema terri-toriale, onde evitare di considerare solo elementi o in-siemi di elementi disgiunti, cosa che non può che con-durre ad un incremento sempre maggiore dellaframmentazione, quindi ad una diminuzione dell’or-ganizzazione territoriale.L’osservazione delle vicende storiche di un paesag-gio permette di notare che mediamente i danni am-bientali più gravi non derivano dai processi più notiquali, ad esempio, la combustione e la conseguentediffusione in atmosfera di prodotti inquinanti, maproprio dalla perdita di struttura del paesaggio in-dotta da una gestione territoriale disattenta ai pro-blemi fin qui esposti. La frammentazione e l’elevatoaumento di eterogeneità paesistica sono tra i feno-meni maggiormente responsabili delladestrutturazione del paesaggio(Rapport D. et al.1998)3.

7.4 Fasi di lavoro

La metodologia proposta si basa quindi sullo studiodi struttura e funzioni a più scale spazio-temporali:1:100.000, anni 1890, 1940 ca. e 1999, e 1:25.000,allo stato attuale. Il confronto tra le soglie storiche

tende a mettere in luce le trasformazioni avvenutenel territorio, le permanenze e le perdite significa-tive, con l’obiettivo di valutare l’importanza deglielementi r imasti, in rapporto alla mutatastrutturazione del territorio e al ruolo attualmenterivestito.Le analisi si sono avvalse anche dell’impiego di in-dicatori e di strumenti di indagine analitici.La tabella 7.1tabella 7.1tabella 7.1tabella 7.1tabella 7.1, sintetizza le fasi di analisi dello stu-dio.La caratteristica tipologia di eterogeneità struttu-rale e funzionale di un’Unità viene individuata at-traverso letture successive e incrociate dei diversitematismi affrontati nello studio del territorio. Laprima lettura è quella sulla geomorfologia, consi-derata generalmente come l’invariante (a parteeventi particolari) che condiziona e indirizza (insie-me al clima) l’evoluzione degli ecosistemi. Le unitàgeomorfologiche o fisiografiche sono determinatein base ai caratteri omogenei di litologia, morfologia,idrologia superficiale e sotterranea (Gisotti, 1988).Questo primo esame permette di individuare le“macro-zone” che caratterizzano il paesaggio. In se-guito le caratteristiche pedologiche, i rilievifitosociologici, gli usi del suolo, i tipi di configura-zione e di distribuzione assunte dagli ecosistemi neltempo, le dinamiche territoriali (sia antropiche chenaturali) e quelle vegetazionali e faunistiche, vannorapportate alle unità geomorfologiche già individua-te. Ciò permette di effettuare una suddivisione delsistema paesistico in ambiti territoriali, che chia-miamo Unità di paesaggio all’interno delle quali lecaratteristiche strutturali e funzionali determinanoun costante grado di eterogeneità. Esse possono es-sere analizzate e valutate separatamente dal conte-sto, sempre che vengano tenute presenti le condi-zioni generali dell’intero sistema, e le interazionicon le unità adiacenti.Ai fini della diagnosi territoriale di area vasta, le Uni-tà di paesaggio vengono individuate per esempio inscala 1:50.000, per poter tener conto delle struttu-re a questa scala, vengono poi riperimetrate e stu-diate in modo più approfondito a scala 1:10.000.

2 Ogni sistema a una capacità propria (resilienza) di risponderealle perturbazioni, che dipende dal grado di organizzazione delsistema stesso, dai suoi legami con l’esterno, ecc. Gli eventi cheagiscono sul sistema, generano delle trasformazioni che possonoessere incorporabili, ossia non minano il tipo di equilibrio e diorganizzazione del sistema (in tal caso li possiamo definire com-patibili) oppure possono generare trasformazioni radicali poichésuperano la capacità resilente del sistema stesso. In tal caso glieventi sono definibili incompatibili.

3 Il confronto tra soglie storiche è molto utile per evidenziaree documentare tali processi.

note

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Alle scale di maggior dettaglio, si possono studiareUnità di paesaggio in riferimento a tipologie omo-genee di ecosistemi.Una volta individuate le unità di paesaggio, ed ef-fettuato un esame sugli aspetti strutturali e sulle di-namiche in corso, si possono utilizzare indici ecolo-gici ai fini di mettere in luce le caratteristiche strut-turali e funzionali e le diversità anche da un puntodi vista quantitativo. Analisi qualitative e quantitativecon l’ausilio degli indicatori, conducono alla deter-minazione delle condizioni di equilibrio ottimale perle varie unità, le esigenze e le criticità ambientali, lepossibilità di trasformazione e le cautele per le tra-sformazioni stesse.Le analisi dell’Unità di paesaggio, sono effettuateattraverso:

l’individuazione delle caratteristiche strutturali,quali: matrice, contrasto, grana, eterogeneità,ecc.;il recepimento delle analisi tematiche qualigeomorfologia, fitosociologia, mobiltà, ecc.lo studio dei margini tra Unità di paesaggio e leloro dinamiche, in riferimento a permeabilità/impermeabilità, sinuosità/linearità, profondità,continuità/ discontinuità, individuazione delle di-namiche temporali per confronto con le carte sto-riche. Il confronto tra le soglie storiche mette inluce le trasformazioni avvenute nel territorio, lepermanenze e le perdite significative, le aree a di-

namica accelerata e di quelle in via di consolida-mento.

7.4.1. Gli indicatori utilizzati per lo studio del territorio

L’impiego di indicatori è subordinato allo studio pre-liminare del problema da affrontare, in modo tale dapoter scegliere quelli realmente significativi per ilproblema studiato. Uno degli errori più diffusi è quel-lo di impiegare nella scala vasta, indicatori specificiutili a descrivere nel dettaglio realtà parziali, che pos-sono indurre in errori anche molto più gravi di quellidipendenti da errori di calcolo, attribuendo un’im-portanza esagerata alla componente considerata.La scelta degli indicatori è scala-dipendente.Più è vasta l’area d’interesse, più generale dovrà es-sere l’informazione acquisita tramite l’indicatore.Mano a mano che si scende di scala, diminuisce il gra-do di approssimazione, fino ad avere indicatori estre-mamente specialistici per alcuni aspetti molto speci-fici. Tali indicatori descrivono però solo realtà par-ziali, pertanto non sono utilizzabili a scala vasta.Si è proposto pertanto un approccio che vede l’appli-cazione di indicatori molto generali da applicare al-l’intero territorio della Comunità Montana, a diversescale temporali, al fine di leggere i trend di trasforma-zione dell’intero sistema territoriale, suscettibili diimpiego a scala di unità ambientale omogenea.

Tabella 7.1 Fasi di lavoro

ANALISIANALISIANALISIANALISIEFFETTUATEEFFETTUATEEFFETTUATEEFFETTUATE

SCALASCALASCALASCALA OBIETTIVIOBIETTIVIOBIETTIVIOBIETTIVI MATERIALE UTILIZZATOMATERIALE UTILIZZATOMATERIALE UTILIZZATOMATERIALE UTILIZZATO

Uso del suolo al1977 circa

1:50.000 Inquadramento generale, individuazionedegli aspetti strutturali del territorio

Corine land use

Uso del suolostato attuale

1:50.000 Formazione GIS, inquadramentogenerale, individuazione degli aspettistrutturali del territorio, delletrasformazioni

C.T.R. Ortofoto

Unita' dipaesaggio

1:50.000 Individuazione delle UDP Sintesi dellecaratteristiche strutturali e dinamichedel paesaggio delle singole unità

Cartografia precedente, esame ditematismi vari: geologia, vegetazione,popolazioni, ecc.

Individuazione diHN alle variesoglie storiche

1:50.000 Evidenziazione delle dinamiche di HN agrande scala

Elaborati precedenti

Individuazione diHU alle variesoglie storiche

1:50.000 Evidenziazione delle dinamiche di HU agrande scala

Elaborati precedenti

Demografia inrapporto ad HU

Studio della dinamica della popolazionenel periodo studiato, applicata alletrasformazioni territoriali

Dati demografici riferibili alle soglietemporali dell'uso suolo

Studio dellesingole unità diPaesaggio

1:10.000 Individuazione delle caratteristichestrutturali e funzionali delle unitàindividuate alla scala superiore, delleinterazioni con le unità adiacenti, delletipologie dei margini, delle tendenzeevolutive, delle esigenze e di limiti.

Confronto carte uso suolo, GIS

Applicazione diindici strutturali efunzionali sulleUDP

1:50.0001:10.000

Individuazione ruolo e caratterizzazionedlle UDP

G.I.S.

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Una delle caratteristiche di base dell’Umbria è lagrande eterogeneità ambientale. Si è proceduto quindiall’individuazione delle diverse Unità di paesaggio(Udp), per poi individuare, per ognuna di queste, ilruolo all’interno del sistema e rispetto alle Unità adia-centi, il tipo di equilibrio attuale e potenziale, la sti-ma della capacità portante rispetto al tipo di equili-brio attuale.Gli indicatori da utilizzarsi per lo studio e ilmonitoraggio del territorio devono avere caratteri-stiche precise per essere utilizzati.Il US Environmental Protection Agency’s Office ofResearch and Development (ORD) ha formato ungruppo di lavoro, il quale ha approntato linee guida eprocedure per valutare gli indicatori utilizzati nei pro-grammi di monitoraggio. Gli indicatori vengono va-lutati secondo quattro caratteristiche:

Risonanza concettuale: va verificato se l’indica-tore lega in modo significativo una componenteecologica critica con il suo agente di stress e conil problema in esame;Implementazione: va verificato se i metodi utiliz-zati per campionare e misurare le variabili am-bientali sono tecnicamente fattibili, ripetibili, ap-propriati ed efficienti in un programma dimonitoraggio;Risposta alla variabilità: gli indicatori devono es-sere in grado di evidenziare e compensare gli er-rori umani di misurazione e la naturale variabilitànel tempo;Interpretazione ed utilità: l’indicatore, quando im-piegato in un programma di monitoraggio, deveessere in grado di segnalare le diversità ambien-tali significative in riferimento al problema in esa-me.

L’utilizzo di indicatori dovrebbe essere subordinatoal rispetto di alcuni principi di ordine metodologicoche sintetizziamo come segue.Di fronte alla complessa realtà sistemica del paesag-gio, non è possibile riuscire a trattare contempora-neamente tutte le informazioni riferite alla totalitàdelle variabili in gioco, anche perché ogni volta chepiù variabili si incontrano, queste danno origine a ri-sultati diversi, dipendentemente dalle mutevoli mo-dalità d’influenza reciproca che tutti gli elementi coin-volti hanno nell’evoluzione del sistema territoriale.Nasce quindi l’esigenza di poter trattare i problemiambientali in modo sintetico, per superare le diffi-coltà e gli errori d’interpretazione, che potrebberoderivare da uno studio analitico: l’osservazioneminuziosa delle singole componenti paesistiche e delleloro parti, facilmente può far perdere il senso globa-le del sistema paesistico. Pertanto lo studio di un si-stema territoriale deve essere multiscalare, proceden-do dalle scale maggiormente sintetiche verso quelle

più dettagliate: gli indici vanno utilizzati con il mede-simo accorgimento.Indici e modelli utilizzabili per lo studio dei sistemibiologici (quindi anche quelli territoriali) dovrebbe-ro essere caratterizzati da tre proprietà (Odum,1973):

capacità di descrivere il fenomeno in modo il piùpossibile aderente alla realtà;precisione nella quantificazione dei valori in gioco;semplicità d’uso del modello o dell’indicatorestesso.

Queste tre proprietà non sono mai ottimizzabili con-temporaneamente in uno stesso modello, pertantonello studio del paesaggio, soprattutto a scala vasta,si rinuncia generalmente alla” precisione” in favoredelle altre due proprietà: infatti “l’aderenza alla real-tà” appare irrinunciabile e la “semplicità d’uso” è ca-ratteristica fondamentale alle scale medie e grandi,mentre alle piccole scale o per problemi specifici re-lativamente isolati dal contesto è talvolta possibilerinunciare alla semplicità d’uso in favore della preci-sione poiché può succedere che scendendo di scaladiminuisca la complessità.L’utilizzo degli indicatori dipende, oltre che dal pro-blema specifico da analizzare, dalla scala spazio-tem-porale in cui si verificano i fenomeni più importanti.La scelta dell’indicatore o del gruppo di indicatoriidonei a descrivere una certa situazione è quindiun’operazione delicata, che dipende dalla situazionestessa e dal suo contesto. Pertanto prima dell’appli-cazione degli indici è importante uno studioqualitativo del problema.

7.4.2. Gli indicatori di scala vasta

7.4.2.1. Habitat standard pro-capite (HS)Unità di misura: m2/ab.Descrizione: l’Habitat Standard pro-capite (HS), èuno standard ecologico che mette in relazione lo spa-zio utilizzato dall’uomo per vivere con il numero diindividui che utilizzano quello spazio.HS considera il territorio realmente occupato dal-l’uomo per l’espletamento delle sue funzioni vitali(residenza cultura e ricreazione, produzione di cibo,lavoro, spostamenti e utilizzo dei servizi tecnologici,miglioramento del microclima e della qualità ambien-tale). Nel conto non sono inserite le superfici natu-rali o seminaturali, nelle quali l’uomo entra saltua-riamente come un “visitatore”, e che di fatto non uti-lizza se non in minima parte. Quindi l’HS misura ilcarico antropico che insiste effettivamente su una dataarea.Si possono individuare valori standard di HS caratte-ristici di diverse tipologie di paesaggio: urbano den-so, da 80 a 260 m2/ab., urbano, da 260 a 500 m2/ab.,

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urbano rado, da 500 a 780 m2/ab., suburbano, da 780a 1.640 m2/ab., rurale povero, da 1.640 a 2.600 m2/ab., rurale produttivo, da 2.600 a 6.700 m2/ab., agri-colo, più di 6.700 m2/ab.Quelli citati sono valori di riferimento generali che pos-sono essere meglio definiti per le diverse regioni, in ri-ferimento alle caratteristiche specifiche delle stesse.Ogni tipologia di paesaggio è legata a un tipo di orga-nizzazione del territorio che cambia ogni volta cheviene superata una soglia critica che separa un tipo dipaesaggio da un altro. Quindi aumentare il caricoantropico in un certo ambito oltre a una soglia criti-ca, significa innescare una serie di trasformazioni chesono necessarie a rendere quel territorio funzionaleper il carico antropico raggiunto.Il valore di HS oscillante tra 880 m2/ab. e 1.640 m2/ab., che individua la soglia inferiore del paesaggiorurale povero, corrisponde alla superficie minimanecessaria per mantenere in vita un uomo in un’eco-nomia di sussistenza, in un paesaggio ecologicamen-te equilibrato. Standard inferiori sono riferibili a pa-esaggi che dipendono da apporti esterni per soprav-vivere, standard superiori sono riferibili a paesaggi ingrado di produrre (si tratta di produzione agricola)più di quanto consumano.

7.4.2.2. Habitat Standard Apparatifunzionali

Unità di misura: m2/abDescrizione: l’habitat umano è costituito da elemen-ti (aree residenziali, parchi e giardini, campi coltiva-ti, industrie, ecc.) che svolgono funzioni diverse al-l’interno dell’organizzazione del paesaggio. Questielementi possono essere riuniti in “gruppi” di elemen-ti, dipendentemente dalle funzioni svolte, chiamati“apparati funzionali”.Gli apparati funzionali dell’habitat umano sono:

protettivo, costituito dalla vegetazione avente fun-zione di miglioramento del microclima, ricreati-va, culturale, ecc. quali parchi e giardini, siepi,filari, alberi sparsi, ecc.produttivo, costituito da elementi con funzionedi produzione di cibo per l’uomo, quali coltivi,frutteti, ecc.abitativo, costituito da elementi con funzioni le-gate alle residenze, quali abitazioni, scuole, cen-tri ricreativi, campi sportivi, ecc.sussidiario, costituito da elementi con funzioni le-gate alle attività secondarie e terziarie, quali in-dustrie e infrastrutture, centri commerciali, ecc.

Gli apparati si diversificano, oltre che per funzioneprevalente, anche per il tipo e la quantità di energiautilizzata: l’apparato protettivo è costituito da ele-menti che utilizzano prevalentemente energia natu-rale (acqua e sole), e solo in parte sono condizionati

da apporto energetico artificiale (cure colturali); l’ap-parato produttivo dipende in larga misura da energienaturali, ma è interessato anche da energia esterna(arature, semine, fertilizzanti, diserbi, ecc.), appara-to abitativo e sussidiario dipendono quasi totalmenteda energia artificiale; il sussidiario, in particolare, dauna maggiore quantità di energia rispetto all’abitativo.Ai fini del mantenimento o del raggiungimento di unassetto territoriale equilibrato, è necessario che i quat-tro tipi di apparati siano presenti nel territorio inmodo bilanciato, in modo tale che non consuminoquantitativi di energia sproporzionati rispetto alleeffettive esigenze del tipo di paesaggio.Al fine di valutare la distribuzione degli apparati,L’Habitat standard pro-capite viene scomposto in basealla superficie occupata dai singoli apparati. Vengonoindividuati valori di HS per apparato confrontabili constandard di riferimento che rappresentano situazioniequilibrate, e registrati eventuali scompensi.Campi di utilizzo: pianificazione del paesaggio urba-no, di Unità di paesaggio, piani programmatici regio-nali, monitoraggi.Usi specifici: possono indirizzare le possibili espan-sioni edilizie verso la residenza piuttosto che versoservizi, industrie e infrastrutture; inoltre sono utiliper valutare la quantità pro-capite di “verde”, la si-tuazione dell’agricoltura e le esigenze o meno ditutela della stessa in una certa Unità di paesaggio.Si tratta di una sorta di bilancio ecologico territo-riale speditivo, magari non precisissimo, ma che puòessere di notevole aiuto in mancanza di bilanci eco-logici territoriali completi. Questo tipo di valuta-zione ha anche il pregio di associare le configura-zioni spaziali, quindi il territorio, al bilancio.

7.4.2.3. Biopotenzialità territoriale (Btc)Unità di misura: Mcal/m2/anno.Descrizione: la Btc è una grandezza funzione delmetabolismo degli ecosistemi presenti in un certoterritorio e delle capacità omeostatiche e omeoretiche(di autoriequilibrio) degli stessi.Campi di utilizzo: questa grandezza è utilizzabile comeindicatore per misurare il grado di equilibrio di unsistema paesistico, si esprime in Mcal/m2/anno(Ingegnoli, 1980, 1985, 1993, Palmeri, 1994): gene-ralmente più alto è il valore di Btc, maggiore è lacapacità di automantenimento del paesaggio.Ad ogni elemento del paesaggio presente in un certoterritorio, è associabile un valore unitario di Btc che,moltiplicato per la superficie occupata dall’elementostesso, fornisce il valore di Btc di quell’elemento: lasommatoria delle Btc di tutti gli elementi presenti,divisa per la superficie dell’ambito considerato for-nisce la Btc media di quell’ambito.La valutazione avviene confrontando i valori di Btc di

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un certo ambito riferibili a più soglie temporali, laBtc media regionale, la Btc degli habitat umani e quelladegli habitat naturali.Usi specifici: nella pianificazione di area vasta, la Btcpuò essere utilizzata per valutare il grado di stabilitàdell’area in oggetto e il suo trend evolutivo: metten-do a confronto i valori a diverse soglie temporali, equelli delle diverse Btc (media, del solo Hu e del soloHn), si possono verificare diverse possibilità, corri-spondenti a diverse modalità di evoluzione o degra-do del territorio in esame.

Diminuzione del valore di Btc media: questo cor-r isponde ad una perdita di capacità diautoriequilibrio e cioè a un degrado dell’ambito,in tal caso è utile andare a ricercarne le cause. Èimportante a questo punto andare a controllarese il degrado si è generato in ambiti antropizzati oin ambiti naturali, per poi indirizzare al meglio lapianificazione. A questo fine si controllano i valo-ri delle Btc del solo Hu e del solo HN e il “peso”che Btc HN ha nei confronti di Btc media. Que-sto controllo permette di capire dove sono le causedel degrado ambientale. La differenza di Btc inol-tre fornisce l’entità del degrado e può forniresoglie di riferimento per un eventuale recupero.Mantenimento nel tempo del valore di Btc me-dia: questo corrisponde ad una stabilità del siste-ma paesistico. Spesso si rilevano trasformazioniterritoriali abbastanza ingenti, pur con un man-tenimento del valore di Btc media. Ciò significache il sistema è stato in grado di incorporare letrasformazioni innescando autonomamente pro-cessi compensativi.Aumento del valore di Btc media: questo corri-sponde generalmente ad un aumento della capa-cità di autoriequilibrio dell’ambito. Questo puòsuccedere per esempio in alcune aree abbando-nate dall’uomo e in via di rinaturalizzazione, inquesti casi generalmente si passa da un equilibriomantenuto attraverso l’impiego di energia intro-dotta dall’uomo a un tipo di equilibrio basato sul-l’energia propria del sistema stesso e l’indice re-gistra questo tipo di trasformazione.

Un altro utilizzo della Btc per la pianificazione di areavasta è dato dalla possibilità di mettere a confronto ivalori di Btc media delle diverse Udp che costitui-scono il mosaico ambientale con i valori dell’interoambito considerato. Ciò permette di evidenziare lediverse condizioni di equilibrio delle Udp e le lorofunzioni prevalenti all’interno del mosaico ambien-tale. Le Udp con valori di Btc media superiori allamedia dell’intero ambito considerato (se questo èequilibrato) hanno generalmente funzioni diregolazione dell’intero sistema: mediamente in que-ste Udp è presente una conservazione delle risorse o

un utilizzo limitato per cui le risorse utilizzate sonoin grado di rigenerarsi; quelle con valori inferiorihanno funzioni varie: se prevalentemente naturalihanno funzioni di diversificazione degli habitat, seprevalentemente antropiche hanno funzione preva-lente di rifornimento di risorse. Queste indicazionipermettono di effettuare bilanci per indirizzare uno“sviluppo sostenibile” almeno a livello di ambito ter-ritoriale.Può essere impiegata per calcolare il deficit biotico(degrado) indotto da una trasformazione territoria-le, quindi valida per impostare e verificare progettidi recupero ambientale e monitorarne l’efficacia (cfr.Allegato: schede delle Unità di Paesaggio).

7.4.3. Gli indicatori delle Unitàdi paesaggio

I sistemi naturali, nonostante la loro diversità, rispon-dono allo stress in modi molto simili. Pertanto si pos-sono individuare alcuni aspetti misurabili facilmenteche riflettono le condizioni degli ecosistemi e che ri-flettono anche le pressioni che colpiscono gliecosistemi.È utile precisare la differenza che intercorre tra stresse disturbo: il disturbo è un evento periodico o saltua-rio in seguito al quale l’ecosistema si evolve o co-munque cambia tipo di equilibrio, quindi il disturboincide sull’adattamento del sistema; lo stress è inve-ce una variabile nei confronti della quale l’ecosistemanon ha avuto esperienza evolutiva.Allora si tratta di capire quanto sono stressati gliecosistemi che costituiscono le diverse Udp.Ci sono 4 tipi di pressioni principali che affliggono ingenere gli ecosistemi (Rapport, Whitford, Hilden,1998):1. uno dei più rovinosi è la ristrutturazione fisica,

cioè la frammentazione, la perdita di matrice, lacreazione di barriere, la riduzione delle macchieche non riescono più a essere vitali, ecc., seguo-no

2. la deforestazione e iperpascolamento;3. l’inquinamento;4. l’introduzione di specie esotiche.Questi quattro aspetti possono essere registrati conmonitoraggi successivi in base ad una lista di parame-tri che in presenza di stress variano anche considere-volmente. Per quanto riguarda le problematiche del-la Comunità Montana, a parte episodi abbastanza lo-calizzati, le indagini preliminari ci hanno dimostratocome la ristrutturazione fisica sia la causa di stressdominante sul sistema territoriale. A questo propo-sito la lista di parametri considerati per la valutazio-ne delle Udp è la seguente:

matrice;

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eterogeneità paesistica, misurata con l’indice diShannon applicato alle tessere paesistiche;grana;frammentazione, misurata attraverso il rapportoarea dell’Udp/sviluppo lineare delle strade (esclu-se quelle forestali e interpoderali);dinamicità dei margini;Btc media, Btc HU E Btc HN;Habitat Standard pro capite;percentuale usi suolo.

In particolare si richiama il fatto che non è stato pos-sibile calcolare l’HS delle singole Udp, per mancanzadei dati disaggregati sugli abitanti.Per quanto riguarda la valutazione dell’indice di ete-rogeneità, si ricorda che una diversità elevata è ingenere positiva, ma un’eterogeneità troppo elevatagenera una destrutturazione del paesaggio, un caosuniforme con aumento della frammentazione, la per-dita di matrice, la creazione di barriere, la riduzionedella dimensione delle macchie che non riescono piùa essere vitali. Ciò è vero sia per i sistemi naturali cheper quelli antropici.I margini anche a scala vasta funzionano dipendente-mente dagli elementi che dividono o mettono in co-municazione, si comportano come barriere (in gra-do di bloccare le interazioni tra gli elementi che divi-dono) o ecotoni (in grado di moltiplicare le interazionitra elementi). Generalmente abbiamo barriere traelementi altamente specializzati e di scarsa compati-bilità, ecotoni tra elementi specializzati di buona com-patibilità e tra elementi scarsamente specializzati. Nelprimo caso generalmente assistiamo ad un elevatocontrasto e ad una scarsa possibilità di interazione trasistemi ed ecosistemi, quindi abbiamo una maggiorefragilità e vulnerabilità del sistema, oltre che un as-setto formale caotico e frammentato.Il “contrasto” in particolare è una delle dimensionidei sistemi territoriali e risulta alto se gli elementi(ecosistemi) adiacenti del paesaggio considerato sonomolto diversi l’uno dall’altro e la transizione tra loroè breve o addirittura assente (“effetto barriera”). Èbasso se gli elementi adiacenti sono relativamente si-mili l’uno all’altro e se la transizione tra gli elementiè dolce (“effetto ecotone”).L’aumento di contrasto è uno dei primi risultatidell’intensificazione delle attività antropiche comel’agr icoltura, la gestione forestale, lasuburbanizzazione e infrastrutturazione del paesag-gio. Più queste attività sono specializzate, più il con-trasto aumenta. Un aumento di contrasto si accom-pagna generalmente ad una diminuzione delle possi-bilità di interazione degli ecosistemi, che limita lacapacità di autoregolazione degli stessi. In definitiva,contrasto e specializzazione tendono ad aumentarela vulnerabilità dei sistemi oltre che a diminuire la

correlazione formale delle Unità di paesaggio. Lavulnerabilità, peraltro, è uno degli aspetti che minac-ciano maggiormente la sostenibilità di un sistema(Gibelli, 2002), oltre a ridurre le strategie di rispo-sta alle perturbazioni e di adattamento alle modifi-che guidate dalle scale vaste.Un contrasto elevato, infatti, generalmente impedi-sce quella complementarietà tra elementi naturali edelementi antropici che ha consentito la coevoluzionedei nostri paesaggi nei secoli, risultato di unastratificazione di usi subordinata alle condizioni esi-stenti, alle risorse del tessuto originario, e alleinterazioni con gli ecosistemi naturali.Questi aspetti strutturali sono fortemente legati allecomponenti funzionali, in particolare alle modalitàdi fruizione del territorio da parte delle popolazio-ni, quindi alla vivibilità, in definitiva alla “qualitàurbana” dei luoghi. Pertanto gli studi sul territoriodovrebbero essere accompagnati da alcuni appro-fondimenti di ordine socio-economico ad integra-zione e confronto con i r isultati degli studipaesistico-ambientali.

7.5 Lo scenario regionaledi riferimento

La regione umbra presenta aspetti estremamente ete-rogenei, condizionati dalla geomorfologia del terri-torio, e dagli utilizzi antropici che hanno influito enor-memente nell’evoluzione del sistema paesistico.Per comprendere un territorio è necessario capirnela storia che l’ha generato, le azioni che l’hanno mo-dificato, i processi dominanti e le relazioni con lestrutture. Solo così è possibile evidenziarne i trendevolutivi, da cui trarre valutazioni e simulazioni sulleevoluzioni.Per quanto riguarda l’Umbria, una delle cause del-l’aumento della conflittualità nel rapporto tra uomoe natura negli ultimi decenni è da ricercarsi nella sem-pre maggiore specializzazione degli usi del territorioderivata dalla ricerca di aumentare l’efficienza degliecosistemi relativamente alle funzioni utili all’uomo(per esempio, sfruttamento intensivo dei boschi,specializzazione colturale, intensificazionedell’urbanizzazione, uso delle risorse idriche, ecc.).Dalle osservazioni delle trasformazioni avvenute sulterritorio dal XVIII secolo in avanti, risulta che lesuperfici utilizzate dall’uomo sono rimaste presso-ché invariate nel tempo. Infatti il territorio umbro èstato colonizzato anticamente dall’uomo che, oltread insediarsi, ha iniziato a coltivare il terreno e a uti-lizzare le foreste e le risorse della regione. Ma lo sfrut-tamento è sempre avvenuto più o meno nelle stessearee e precisamente quelle destinate all’agricoltura:

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anche le grandi trasformazioni territoriali dell’ulti-mo secolo hanno riguardato soprattutto le aree agri-cole, interessando solo in modo sporadico o margi-nale le aree boscate seminaturali.Prova ne è il fatto che nel 1910 la superficie boscataera pari a 198.489 ha, nel 1994 la stessa era pocomeno di 264.000 ha, con un aumento di circa il 30%.Mentre il suolo agricolo a seminativo è passato da429 ha nel 1912 a 312 ha nel 1994, con un calo dicirca il 25%, e i prati pascoli hanno avuto un caloaddirittura del 60%.Ciò che si è modificato sensibilmente, soprattuttonelle zone di fondovalle e di pianura, sono invece lemodalità d’uso del territorio che hanno generalmen-te determinato un depauperamento delle risorse afronte di un imboschimento spesso di scarsa qualitànelle colline, con un’accentuazione del contrasto traelementi antropici e naturali, e una sensibile diminu-zione dell’eterogeneità funzionale degli ecosistemi.Il contrasto sempre più accentuato tra paesaggioantropico e naturale, prodotto dalle modifiche delleattività umane, è acutizzato da certe modalitàgestionali che vedono una netta separazione tra i duetipi di paesaggio. Per esempio, l’eliminazione progres-siva di ciò che è naturale dalle aree occupate dall’uo-mo e viceversa, la cronica carenza di spazi verdi nellecittà, l’eliminazione di elementi naturali dalla cam-pagna, la canalizzazione e cementificazione dei corsid’acqua contribuiscono ad aumentare il suddetto con-trasto.Questo tipo di approccio risulta squilibrato perchéimpedisce quella complementarietà tra natura ed ar-tificio che ha consentito la coevoluzione dei nostripaesaggi nei secoli, risultato di una stratificazione diusi subordinata alle condizioni esistenti, alle risorsedel tessuto originario, e alle interazioni con gliecosistemi naturali.L’aumento di contrasto conduce inoltre ad una ulte-riore specializzazione delle tessere che compongonoil mosaico ambientale, aumentandone ancora la fra-gilità e diminuendone le interazioni esistenti e po-tenziali, nonché la possibilità di fruizione delle stesseda parte di più popolazioni.Pertanto, gli ambienti con una forte connotazione dicontrasto sono tra i più fragili, e pertanto vulnerabi-li. Da qui deriva tutta una serie di considerazioni acascata che, dalla vulnerabilità alla pressione, dallapressione alla pericolosità, dalla pericolosità al dan-no, dal danno al rischio, richiedono necessariamentescelte programmatiche e progettuali mirate al ripri-stino delle interazioni mancanti.Inoltre, dall’analisi dello status dell’intero sistematerritorio-ambiente dell’Umbria si evince un aspet-to peculiare, rilevante e condizionante per la valuta-zione complessiva della “valenza ambientale” della

regione: il grado di accelerazione dei fenomeni didegrado.Di detti fenomeni, già in atto con diverse forme emodalità d’incidenza sui sistemi territoriali e sullecomponenti ambientali (sia singolarmente che nelcomplesso), non è l’entità a causare le preoccupazio-ni maggiori quanto l’attuale spinta all’accelerazione.In alcuni casi detta accelerazione è tale da rendere difatto problematico il mantenimento del trendevolutivo, soprattutto in vicinanza a soglie di atten-zione o rischio. In particolare l’erosione dei suoli, laperdita di biodiversità e naturalità, l’inquinamentoidrico, l’attività estrattiva, la produzione di rifiuti sonotra le problematiche più rilevanti e che risentonomaggiormente di questa situazione.Un corretto percorso di ricerca che intenda volgerela propria attenzione, oltre che alla rilevazione ed ela-borazione dei dati, alla loro valutazione in differenticontesti e con differenti tendenze, deve necessaria-mente tenere conto di questo fattore per la simula-zione dei possibili scenari d’evoluzione. L’azione del“simulare” deve, in questo contesto, essere impostatacon attenzione e deve impiegare dati cautelativi perlo sviluppo delle tendenze in studio, in modo da noninficiare i risultati ottenuti e, soprattutto, da non av-vicinarsi pericolosamente alla “soglia d’attenzione”.In alcuni casi detta soglia è già stata superata in passa-to (per esempio, perdita consistente di superfici afustaie nei primi del secolo), in altri è in atto (peresempio, inquinamento delle acque superficiali) oprossima (per esempio, produzione/gestione dei ri-fiuti).Un altro dato significativo è il tasso di urbanizzazionedell’Umbria che è relativamente basso rispetto a quel-lo delle altre regioni italiane. Ciò significa che unamaggiore percentuale di popolazione vive nelle casesparse e nei piccoli centri rispetto alla norma italia-na.Le ragioni di questo fenomeno potrebbero essereoggetto di studi mirati. Il dato è comunque significa-tivo se valutato rispetto al trend evolutivo dei pae-saggi antropizzati a livello mondiale che mostra chia-ramente una tendenza all’urbanizzazione. Ormai piùdel 50% della popolazione mondiale vive nelle città.Questa tendenza altro non è se non una risposta allacrescita demografica che impone una concentrazio-ne nei poli urbani. Infatti il paesaggio agrario è in gra-do di accogliere solo aumenti di popolazione mini-mi, dopodiché perde la sua strutturazione, mentre ilpaesaggio urbano è in grado di crescerequantitativamente in modo molto più significativo (ciòè facilmente dimostrabile con alcuni indicatori).Rispetto a questa situazione l’Umbria si trova in unaposizione abbastanza anomala dato che, di fatto, con-ta 3 soli agglomerati urbani di dimensioni sopra i

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50.000 abitanti (Perugia. Terni e Foligno) in cui siconcentra solo il 40% dell’intera popolazione.Ciò segnala la maggiore “capillarità” della presenzaantropica sul territorio pari solo (in Italia) alla pro-vincia autonoma di Bolzano, e il forte rapporto che,nonostante tutto, gli insediamenti mantengono conil territorio circostante.In questa regione, più che altrove, c’è quindi l’esi-genza di studiare tutto il territorio come sistema in-tegrato di diversi sub-sistemi interagenti e non attra-verso indagini settoriali da incrociare alla fine.La tendenza complessiva della regione indirizza lascelta degli indicatori utili alla descrizione delleproblematiche emergenti.Sono quindi utili indicatori che permettano di:

stimare la capacità portante (carrying capacity)della regione per individuare il carico antropicototale sopportabile al fine di evitare che il sistemasia sottoposto ad eccessivo stress ambientale o acambiamenti di equilibrio radicali;evidenziare il grado di contrasto e lo stato di im-poverimento degli ecosistemi presenti;calcolare il limite del depauperamento delle ri-sorse ambientali consentibile dallo sviluppo ur-bano anche in riferimento ai consumi energeticie alla relativa produzione di inquinanti.

7.5.1 I tipi di paesaggi dell’Umbria

I paesaggi umbri possono essere classificati dipenden-temente dalle loro caratteristiche strutturali efunzionali nelle tipologie che verranno di seguito de-scritte.

7.5.1.1. Paesaggio boschivo forestaleDall’esame dei dati storici emerge chiaramente unaumento delle superfici a bosco in tempi relativa-mente recenti (dopo il 1950). L’espansione del si-stema insediativo si è infatti verificata essenzialmentenelle aree precedentemente occupate dall’agricol-tura, mentre ha generalmente rispettato le areeboscate.I boschi umbri, occupano attualmente una superficiepari al 35,6% del territorio regionale e sono caratte-rizzati da un discreto valore ecologico.

7.5.1.2. Paesaggio agrario: ruraletradizionale, agrario produttivo

Fino al 1950 circa, il paesaggio agrario umbro si èconservato con lievi trasformazioni nel tempo.In particolare la struttura territoriale era caratteriz-zata da elementi di naturalità diffusa fittamente di-stribuiti anche nelle zone pianeggianti.La scomparsa degli elementi naturali nella campagnacoltivata ha causato un impoverimento ecosistemico,

e una riduzione delle connessioni tra gli ecosisteminaturali e seminaturali.Sino agli anni sessanta, la componente agricola eraancora molto estesa e diversificata anche in collina:erano infatti presenti ampie porzioni di territoriomantenute a coltivazioni permanenti (frutteti e vi-gneti, seminativi arborati) che risultano invece quasicompletamente scomparse ai nostri giorni in alcunezone. Assistiamo infatti ad una diminuzione delle areecoltivate, fenomeno tipico di tutto l’Appennino, afavore dell’incremento dei boschi.Le aree a prato erano un tempo piuttosto frequenti,mentre oggi risultano assai limitate.

7.5.1.3. Paesaggio fluviale e lacustreAltri elementi fondamentali costituenti l’Habitat na-turale sono gli ecosistemi fluviali, che sappiamo esse-re particolarmente utilizzati dall’uomo in Umbria,dove il ciclo dell’acqua è assai artificializzato per l’in-tenso uso idroelettrico ed irriguo.Le cause di degrado dei corsi d’acqua umbri sembra-no dovute più alle opere di sbarramento, regimazionee captazione, che alle sostanze che vengono versatenei fiumi e torrenti. Il tipo di gestione che viene im-piegata per i sistemi fluviali tende infatti a limitaremolto la capacità di autodepurazione e dirigenerazione dei sistemi stessi.

7.5.1.4. Paesaggio urbano e suburbanoFino a tutto il 1950 il territorio umbro è caratterizzatodalla presenza diffusa di centri abitati di piccole dimen-sioni anche se l’espansione dell’urbanizzazione lungo leprincipali vie di comunicazione è già evidente.Attualmente sono presenti centri urbani di notevolidimensioni (Perugia e Terni) dove si raccoglie la mas-sima concentrazione di attività antropiche: la popo-lazione totale dell’Umbria al censimento del 1991 èdi 811.831 unità, concentrata per circa un terzo(252.980 unità) nei due capoluoghi. Peraltro, vaevidenziato che nel processo di urbanizzazione chesta avvenendo in Italia (ma anche nella maggior partedel globo) l’Umbria non si trova ad un livello spinto.Infatti è una delle regioni a minore tasso diurbanizzazione (78,5% nei centri) e con una mag-giore percentuale di residenti nei nuclei e nelle casesparse (rispettivamente 5,6% e 16%, dati IRRES).L’espansione si è verificata prevalentemente a scapi-to delle aree agricole intaccando solo alcune aree diHabitat naturale, ma è avvenuta con modalità assaidisordinate, così da determinare una disgregazionedel tessuto paesistico in molte zone, senza giungeread una nuova strutturazione di paesaggio urbano or-ganizzato. Soprattutto l’urbanizzazione si è concen-trata in modo abnorme nelle aree pianeggianti contotale disattenzione nei confronti dell’ecotessuto

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di origine, cancellando una quantità di ecotopi im-portanti dal punto di vista della connettività, dellaeterogeneità, della bio-diversità, della mitigazionedei disturbi antropici e naturali.I centri urbani minori soffrono a volte per l’insuf-ficienza di reti viarie.

7.6. Scenario locale

Il lavoro si è svolto secondo le modalità illustrateprecedentemente, partendo dalla redazione dellecartografie di uso del suolo alle due soglie stori-che. Va precisato che le legende delle due cartenon sono le medesime, dal momento che al 1977non è stato possibile produrre una carta con undettaglio così approfondito come l’attuale. Ciònonostante la legenda della carta allo stato attualeè stata concepita in modo tale che, accorpando inmodo opportuno alcune voci, la carta sia perfetta-mente confrontabile con il 1977, la cui legenda èriportata nella figura 7.6figura 7.6figura 7.6figura 7.6figura 7.6. Ciò si rende indispensa-bile per verificare le reali trasformazioni del ter-ritorio, e non diversità dovute unicamente allemodalità di redazione delle carte.La carta allo stato attuale è costruita con un GIS inmodo tale da costituire non solo importante stru-mento consultivo, ma anche strumento per ilmonitoraggio e la gestione del territorio della Co-munità Montana dei Monti Martani e del Serano.La figura 7.7figura 7.7figura 7.7figura 7.7figura 7.7 riporta tutte le voci di legenda rile-vate, oltre alle indicazioni per lafotointerpretazione e redazione della carta. Si noti

che i diversi “usi” sono raggruppati da un punto divista funzionale (abitativo, agricolo, protettivo esussidiario), in modo tale che i dati possano esserefacilmente utilizzati per la formazione degli indi-catori.

7.7. Indicatori di riferimento

7.7.1. Confronto diacronico dell’uso del suolo

Il confronto delle soglie storiche permette dievidenziare le dinamiche paesistiche. Detto confron-to è effettuato attraverso un’analisi fisionomica dellecarte prodotte e l’esame delle variazioni percentualidegli usi del suolo.Il paesaggio è caratterizzato strutturalmente dall’av-vicendamento delle zone collinari rurali eseminaturali, con i fondovalle.I territori di collina sono stati utilizzati piuttosto in-tensamente in passato, e si stanno spontaneamenterinaturalizzando in molte parti in conseguenza del-l’abbandono di suoli agricoli. Al contrario le rare zonepianeggianti (meno utilizzate anticamente per que-stioni di sicurezza, di tipo igienico-sanitario e per la-sciare all’agricoltura la massima quantità di suolo fer-tile) hanno subito nell’ultimo secolo una profondatrasformazione. Tale trasformazione è il risultato delpeso sempre maggiore delle attività antropiche, inparticolare dell’agricoltura intensiva ad alto investi-mento energetico e, soprattutto, dello sviluppo ur-bano, industriale e recentemente terziario, prevalen-temente nelle vicinanze di Spoleto.Dal confronto dei dati storici con lo stato attuale (cfr.tabtabtabtabtab..... 7.2 7.2 7.2 7.2 7.2) emerge chiaramente un aumento delle su-perfici a bosco in tempi relativamente recenti, a sca-pito di prati e pascoli, e degli oliveti, delle coltivazio-ni legnose in genere (effetto delle politiche agricolecomunitarie) e delle aree militari e industriali, a sca-pito di frutteti, e soprattutto dei seminativi arboratiche sono pressoché scomparsi.L’espansione del sistema insediativo si è infatti verifi-cata essenzialmente nelle aree precedentemente oc-cupate dall’agricoltura, mentre ha generalmente ri-spettato le aree boscate che si espandono con ten-denza a chiudersi.I boschi occupano attualmente una superficie pari al41% del territorio, costituendone, insieme ai semi-nativi semplici che caratterizzano i fondovalle, lamatrice del territorio a scala vasta.I boschi sono caratterizzati da un discreto valore eco-logico, ma potrebbero essere molto migliorati conuna gestione più attenta alle potenzialitàmultifunzionali del bosco.

Figura 7.6 Voci di legenda della cartauso suolo 1977 e 2000accorpate

Boschi

Oliveti

Frutteti

Pioppeti

Vigneti

Acque, fiumi, laghi e stagni

Prati e pascoli

Seminativi arborati

Seminativi semplici

Cave attive e dismesse non rinaturate

Edificato e strade

Zone militari e industriali

Terreni incolti e coltivi abbandonati

Roccia nuda e calanchi

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Figura 7.7 Voci di legenda della carta di uso del suolo allo stato attuale, conindividuazione delle informazioni inserite nel data base (oltre ai datidimensionali dei singoli poligoni) e indicazioni per i rilevatori affinché lemodalità di interpretazione siano sempre omogenee

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segue figura 7.7 Voci di legenda della carta di uso del suolo allo stato attuale, conindividuazione delle informazioni inserite nel data base (oltre ai datidimensionali dei singoli poligoni) e indicazioni per i rilevatori affinché lemodalità di interpretazione siano sempre omogenee

L’abbandono dei campi e dei pascoli ha favorito lanuova formazione di macchie boscate e la diminuzio-ne della frammentazione dei boschi nelle areecollinari, ma è in atto una pericolosa tendenza a im-pedire le comunicazioni attraverso i fondovalle tra lemacroconfigurazioni naturali che, oltretutto, hannocorrispondenze a livello regionale.La compattazione del bosco, entro certi limiti, è undato positivo se si considera che altrove la situazioneè opposta: l’evoluzione dei paesaggi negli ultimi de-cenni ha infatti spesso condotto ad un aumento dellaframmentazione degli Habitat naturali in molte partid’Europa.

Peraltro questo fenomeno produce una diminuzionedell’eterogeneità ambientale, e una perdita di ecotoni,elementi fondamentali ai fini della biodiversità.Il bosco, risorsa tradizionale del paesaggio umbro,soggetto da secoli a varie forme di governo e utiliz-zo, si è sviluppato e modificato insieme ai nuclei sto-rici sparsi che costituivano i caposaldi del controlloantropico del territorio. L’intensità elevata e l’altafrequenza del disturbo antropico indotto dalle tecni-che di governo, si traducono in “stress” degliecosistemi boscati e possono avere effetti anche mol-to negativi dal punto di vista della fauna selvatica.Nel 1977 i fondovalle erano ancora caratterizzati da

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Tabella 7.2 Variazione degli elementi del paesaggio

ELEMENTO DEL PAESAGGIO Sup. Ha 1977 % al 1977 Sup. Ha 2000 % al 2000 diff. %Boschi 36.360,78 39,62 39.405,53 41,01 8Oliveti 7.728,20 8,42 10.248,50 10,67 33Frutteti 24,05 0,03 17,75 0,02 -26Pioppeti e coltivazioni legnose 94,53 0,10 780,33 0,81 726Vigneti 2.022,24 2,20 2.201,85 2,29 9Acque, fiumi, laghi e stagni 315,64 0,34 577,07 0,60 83Prati e pascoli 5.536,94 6,03 4.777,58 4,97 -14Seminativi arborati 6.417,97 6,99 861,87 0,90 -87Seminativi semplici 28.877,92 31,46 29.186,05 30,37 1Cave attive e dismesse non rinaturate 176,03 0,19 174,50 0,18 -1Edificato e strade 4.005,10 4,36 5.658,30 5,89 41Zone militari 211,08 0,23 2.172,95 2,26 929Roccia nuda e calanchi 13,73 0,01 27,51 0,03 100TOTALE 91.784,20 100,00 96.089,79 100,00

elementi secondari che mettevano in connessione glielementi strutturali principali: campi con siepi e filari,tessere residuali di bosco, ecc. oggi quasi scomparsi(prati arborati), che integravano e talvolta costituiva-no il paesaggio agrario che risultava ricco di naturalitàdiffusa.Tali aree esercitavano un importante effetto di “filtro”tra le aree urbanizzate e gli ecosistemi seminaturali cir-costanti. Oggi questi elementi di naturalità diffusa sonoquasi scomparsi. In generale quindi il paesaggio agra-rio ha assunto caratteristiche molto più omogenee al-meno per quanto riguarda i fondovalle: grossiappezzamenti confinanti con solo poche vie di accessoin cui i filari sono rari; la stessa rete di sgrondo delleacque superficiali è stata eliminata per facilitare il pas-saggio delle macchine e per recuperare superficie agri-cola. Inoltre l’agricoltura di fondovalle è buona e pro-duttiva, ma attaccata dalle espansioni insediative (in-dustriali) e dalle infrastrutture lineari che tendono aframmentare il tessuto agrario.La scomparsa degli elementi naturali nella campagnacoltivata ha causato un impoverimento ecosistemico,e una riduzione delle connessioni tra gli ecosisteminaturali e seminaturali. Ciò produce danni non imme-diatamente recepibili, ma di grande ripercussione sul-la diversità biologica e sulle capacità di resistenza erigenerazione di popolazioni e comunità vegetali, sen-za contare gli effetti sulle comunità faunistiche.Sino agli anni settanta, la componente agricola eraancora molto estesa e diversificata anche in collina:erano infatti presenti ampie porzioni di territoriomantenute a coltivazioni permanenti (frutteti e vi-gneti, seminativi arborati) che risultano invece quasicompletamente scomparse ai nostri giorni in alcu-ne zone. Assistiamo infatti ad una diminuzione dellearee coltivate, fenomeno tipico di tutto l’Appennino,a favore dell’incremento dei boschi.Le aree a prato erano un tempo piuttosto frequenti,mentre oggi risultano assai limitate.Il territorio della Comunità Montana dei Monti Martanie del Serano al 1977, è caratterizzato dalla presenzadiffusa di centri abitati di piccole dimensioni anche se

l’espansione dell’urbanizzazione lungo le principali viedi comunicazione è già evidente.Attualmente si nota un processo di intensificazionedell’urbanizzazione intorno a Spoleto, la quale si com-porta da vero e proprio attrattore: qui si raccoglie lamassima concentrazione di attività antropiche. L’espan-sione si è verificata prevalentemente a scapito delle areeagricole intaccando solo alcune aree di Habitat natura-le, ma è avvenuta con modalità assai disordinate, cosìda determinare una disgregazione del tessuto paesisticoin molte zone, senza giungere ad una nuovastrutturazione di paesaggio urbano organizzato. I cen-tri urbani minori soffrono a volte per l’insufficienza direti viarie. Nella tabella 7.3tabella 7.3tabella 7.3tabella 7.3tabella 7.3 sono riportati gli usi delsuolo allo stato attuale nel dettaglio.

7.7.2. L’andamento della Biopotenzialità territoriale

Il calcolo delle Btc (cfr. istogrammi della figura 7.8figura 7.8figura 7.8figura 7.8figura 7.8),mostrano un lieve aumento di Btc media, pari au-mento di Btc HU e una lieve diminuzione di BTCHN. Tali valori sono imputabili alle trasformazionidescritte nel paragrafo precedente, e denotano unagenerale stabilità dell’area vasta, connotata però daun degrado in aumento degli ambienti naturaliformiche mostrano un deficit abbastanza significativo, stantela prossimità delle soglie storiche indagate. Ciò sem-bra dovuto alla perdita di naturalità diffusa, all’au-mento delle superfici incolte in seguito all’abbando-no dei coltivi, al fatto che le nuove aree boscate for-matesi sui campi abbandonati non hanno ancora rag-giunto un livello qualitativo elevato.Nonostante il calo qualitativo, l’aumento delle super-fici boscate consente a Btc HN di mantenere, anziaccrescere, la sua importanza ai fini del mantenimentodegli equilibri ambientali, infatti la percentuale diMcal fornite da HN per costituire la Btc media supe-ra attualmente il 60% (cfr. figfigfigfigfig..... 7.9 7.9 7.9 7.9 7.9). Il calcolo dellaBtc è stato effettuato anche considerando tutti gli ele-menti rilevati allo stato attuale, così da consentireconfronti tra il sistema territoriale della Comunità

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Montana dei Monti Martani e del Serano e i sub-si-stemi costituiti dalle Udp.

7.7.3. Qualità ambientale delle Unità di paesaggio

Le indagini precedenti hanno por tatoall’individuazione di 20 Udp (cfr. figfigfigfigfig..... 7.10 7.10 7.10 7.10 7.10).Queste sono state analizzate singolarmente attraver-

so l’applicazione dei macroindicatori e degli indica-tori di settore elencati nel capitolo “Metodologia” alfine di individuare la “qualità ambientale” di ogni Udp,le criticità maggiori, il ruolo strategico all’internodella Comunità Montana.Questi sono stati scelti in modo tale da dare una ri-sposta alle seguenti domande.

Quali gli elementi più significativi della qualitàambientale?

ELEMENTO DEL PAESAGGIO Sup. Ha %Bosco denso di latifoglie 33.253,33 34,61Bosco denso di conifere 130,16 0,14Bosco rado di conifere 102,21 0,11Bosco misto di ripa 4.137,89 4,31Bosco rado di latifoglie 484,40 0,50Rimboschimento 163,08 0,17Impianti di specie arboree diverse 754,02 0,78Pioppeto 26,30 0,03Vivaio 26,05 0,03Frutteto 17,75 0,02Oliveto 10.248,50 10,67Vigneti 2.201,85 2,29Parco urbano con prevalente vegetazione arborea 12,66 0,01Insediamenti recenti con superfici permeabili e verde privato 3.289,55 3,42Parco urbano con prevalente vegetazione erbacea 7,25 0,01Insediamenti recenti con superfici impermeabili senza verde privato 231,83 0,24Campo di calcio 24,38 0,03Casolari sparsi 97,61 0,10Capannoni, baracche 114,80 0,12Piattaforma ecologica, stazione di compostaggio 7,59 0,01Strada sterrata 140,54 0,15Strada locale 686,99 0,71Superstrada, tangenziale, circonvallazione 191,63 0,20Centri commerciali 3,90 0,00Attrezzature sportive sovracomunali 21,74 0,02Motocross 27,21 0,03Cimitero 29,31 0,03Piazza 2,43 0,00Parcheggio 19,98 0,02Aiuole spartitraffico, verde di arredo urbano 21,84 0,02Sterrato 80,17 0,08Giardino privato con prevalente vegetazione erbacea 17,09 0,02Giardino privato con prevalente vegetazione arborea 44,68 0,05Stalle, silos, piattaforme 106,26 0,11Campi sportivi in genere, aree gioco estese 47,80 0,05Laghi naturali e naturaliformi 0,76 0,00Canale 180,58 0,19Laghi e bacini artificiali 156,64 0,16Fiumi, corsi d'acqua 239,09 0,25Orto 296,60 0,31Praterie e prati stabili di pianura 99,44 0,10Prati di monte, radure e pascoli 4.678,14 4,87Seminativo coltivato e set-aside 28.863,39 30,04Discarica 30,81 0,03Seminativo e prato arborato 861,87 0,90Ferrovia 78,08 0,08Industria 322,15 0,34Roccia nuda 27,51 0,03Incolto 2.172,95 2,26Cava 167,37 0,17Cava rinaturata 7,13 0,01Vegetazione arbustiva 1.134,46 1,18TOTALETOTALETOTALETOTALE 96089,75 100,00

Tabella 7.3 Usi del suolo della Comunità Montana allo stato attuale

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Figura 7.8 Confronto valori di Btc

Figura 7.9 Contributo % di Btc HN nella formazione di Btc media

Figura 7.10 Riduzione della carta di uso del suolo con individuazione delle Unità dipaesaggio

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7. ECOLOGIADEL PAESAGGIO

Quali sono gli elementi di peculiarità che diversi-ficano e caratterizzano ogni area rispetto alle al-tre?Quali le carenze, le esigenze che la crescita velo-ce non ha soddisfatto, come intervenire per con-tribuire a costruire un paesaggio?

La funzione prevalente deriva dalla posizione dellasingola Udp, all’interno dell’istogramma della figurafigurafigurafigurafigura7.117.117.117.117.11, che riporta i valori di Btc di tutte le Udp, ordi-nate secondo la Btc media, e permette di confrontar-li con quelli del sistema territoriale della ComunitàMontana dei Monti Martani e del Serano. Quelle chepresentano un valore di Btc media più alto del valoremedio della Comunità Montana dei Monti Martani edel Serano, sono le Udp che contribuiscono a mante-nere gli equilibri ambientali. Quelle con valori piùbassi, si giovano dell’esistenza delle prime, in quantopresentano una produttività inferiore dal punto divista ecosistemico.Le differenze tra Btc Hn e Btc Hu sono indicatrici delcontrasto più o meno elevato, quindi di una maggio-re o minore vulnerabilità.I risultati degli indici di Btc, sono riportati in oppor-tune scale di valore (cfr. figfigfigfigfig..... 7.12 7.12 7.12 7.12 7.12), al fine di confron-tarli ed effettuare la valutazione finale.La figfigfigfigfig..... 7.13 7.13 7.13 7.13 7.13 riporta il valore finale attribuito allaBiopotenzialità territoriale, che tiene conto dei ri-sultati di ogni Btc parziale. Ciò al fine di effettuareuna valutazione finale complessiva delle Udp con tuttigli indici, e non far pesare in modo eccessivo laBiopotenzialità.HS indica il tipo di paesaggio prevalente. Le percen-tuali di elementi presenti permettono di individuarela matrice paesistica.L’indice di intensità d’uso è significativo dellaspecializzazione degli ecosistemi e legato alla vulnera-bilità dei sistemi; i valori sono riporati nella figura 7.14figura 7.14figura 7.14figura 7.14figura 7.14.

Figura 7.11 Udp ordinate secondo il valore di Btc media

La densità delle strade è utilizzata per misurare laframmentazione, dato che queste ultime sono le mag-giori responsabili di tale fenomeno (cfr. figfigfigfigfig..... 7.15 7.15 7.15 7.15 7.15).L’eterogeneità è l’indice che presenta maggiori diffi-coltà di valutazione è quello di Eterogeneità. Infattiquesto varia al variare del numero e dell’estensionedegli elementi che costituiscono il paesaggio, indi-pendentemente dal fatto che gli elementi stessi sianoo meno compatibili tra loro. Inoltre, generalmenteun valore alto di eterogeneità è positivo, dato che in-dica un aumento delle strategie di sopravvivenza delsistema. D’altra parte un valore troppo alto tende adaumentare la frammentazione, sino a perdere la ma-trice e disgregare il sistema. La scala di valori adotta-ta quindi è quella della figura 7.16figura 7.16figura 7.16figura 7.16figura 7.16.Si precisa che al fine di compensare l’effetto dell’in-compatibilità di elementi, presente in prevalenza nellearee pianeggianti, nelle Udp interessate è stato effet-tuato un aggiustamento togliendo 2 punti ai risultatiottenuti.I risultati degli indicatori, sono utilizzati al fine diprodurre una tabella finale rappresentativa della quali-tà ambientale delle diverse Udp.La figura 7.18 figura 7.18 figura 7.18 figura 7.18 figura 7.18 riporta i valori attribuiti agli indiciimpiegati per ogni Udp. La penultima colonna ripor-ta il valore finale di Qualità ambientale raggiunto.L’ultima riporta il giudizio finale attribuito attraver-so la scala di valori presente in figura 7.17figura 7.17figura 7.17figura 7.17figura 7.17. I valoridei singoli indici indicano le carenze e le caratteristi-che delle diverse realtà. L’ultima riga riporta invece itotali raggiunti dalla somma dei singoli indici nellediverse Udp, il valore massimo teorico raggiungibilee il valore percentuale ottenuto rispetto al valoremassimo teorico. Questo rapporto indica quegliaspetti rappresentati dagli indici che sono maggior-mente significativi a livello dell’intero sistema dellaComunità Montana: un valore percentuale basso di

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Figura 7.12 Classi di valore delle diverse Btc

Figura 7.13 Attribuzione del valore finale di Btc

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Figura 7.14 Classi di valore intensità d’uso

Figura 7.15 Classi di valore densità strade

Figura 7.16 Classi di valore eterogeneità

Figura 7.17 Scala di valori della qualità ambientale

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un indice rispecchia il diffuso basso valore dell’indi-ce, pertanto un problema diffuso.Si noti che l’indice che fornisce i risultati più negativiè quello di biopotenzialità territoriale: è quindi que-sto sul quale bisognerebbe lavorare maggiormente perinnalzare la qualità ambientale della Comunità Mon-tana.Si noti inoltre che mancano sia Udp di ottima quali-tà, secondo la nostra valutazione, sia Udp di pessimaqualità. Peraltro abbiamo una maggioranza di Udpche si posizionano tra la qualità buona e quella me-dia, indicando una discreta qualità ambientale gene-rale.Per ogni Udp è stata redatta una scheda di sintesi cheriporta i risultati degli indici, e alcune note di com-mento. Le schede complete si trovano nell’Allegatoal capitolo 7.

Figura 7.18 Valori di qualità ambientale delle Udp e valore ponderato degli indicatorinella Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano

7.8. Problematiche emergenti

La situazione insediativa attuale deriva in buonaparte dalla pianificazione a scala comunale a parti-re dagli anni sessanta e rispecchia le carenze e leesagerazioni di quegli anni. I problemi principalisi trovano nelle aree di pianura, dove i tessuti ur-bani al di fuori dei nuclei storici si presentano ra-refatti e disgregati. Inoltre, la tendenza recente adaumentare gli standard abitativi e a privilegiaretipologie mono- o bi-familiari in parecchie zone,determina un altissimo spreco di suolo e l’impos-sibilità di rendere economicamente sostenibile unarete di trasporti pubblici realmente funzionale.Questo tipo di distribuzione delle aree edificatedetermina quindi uno spreco anche energeticodavvero notevole.

Tabella 7.4 Riepilogo indicatori DPSIR

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Un altro aspetto che non permette unastrutturazione efficiente del territorio è la man-canza di coordinamento tra i comuni per quantoriguarda la localizzazione delle aree industriali e,oggi, commerciali, Il criteri normalmente adotta-ti per l’azzonamento delle aree industriali e com-merciali sono i seguenti:

ogni Comune vuole, e generalmente ha, la pro-pria area industriale (la “devolution” fiscale dicerto non aiuta rispetto a questo problema, mastrumenti quali la perequazione possono darebuoni risultati almeno per il futuro se ben ge-stiti a livello provinciale);le aree industriali, notoriamente inquinanti epoco presentabili, vengono localizzate nellearee più lontane possibile dal centro abitato,generalmente in adiacenza ai confini comunali,indipendentemente dalle realtà territoriali li-mitrofe e, spesso, dai problemi di viabilità;le aree commerciali vengono posizionate di pre-ferenza lungo le arterie viarie principali persfruttare l’effetto “vetrina”. Ciò induce:

- perdita di suolo (risorsa non rinnovabile);- impossibilità di razionalizzare gli accessi e la via-

bilità interna alle aree commerciali;ciò determina un aumento dei veicoli circolantie della loro permanenza sulle strade, con con-seguente incremento del consumo energeticoe dell’inquinamento atmosferico;aumento dell’”effetto barriera” indotto dagliassi stradali, quindi della frammentazione delsistema territoriale;formazione di alcune “isole” all’interno del mo-saico ambientale (es. Udp 5);trasformazione in tempi brevi di un’arteria a scor-rimento veloce, in una di traffico locale, a causa

dei numerosi accessi e degli inevitabili ingorghiprodotti. Questo processo generalmente crea lanecessità di realizzare un altro asse viario a scor-rimento veloce, parallelo a quello incautamentee, forse, inconsciamente, declassato.

• Pubblicazioni a stampa

Forman R.T.T., 1995Land mosaic. Cambridge University Press, Cambridge.

Gibelli M.G., 1999Ecologia del paesaggio e area vasta, in “Urbanistica Informa-zioni”, n.165, anno 1999, pp. 61-62.

Gibelli M.G., 2000Gli indicatori ambientali per la valutazione della componentePaesaggio. Gli indicatori per la V.I.A., volume a cura dellaF.A.S.T.

Gibelli M.G., Palmeri F., 1997Indicatori ecologici e valutazione ambientale nello studio delpaesaggio, in V. Ingegnoli (Ed.), Esercitazioni di Ecologia delpaesaggio, Città Studi editore, Milano, pp. 241-251.

Haber W., 1993Ökologische Grundlagen des Umwelschutzes, EconomicaVerlag, Bonn.

Ingegnoli V., 1980Ecologia e progettazione, Cusl, Milano.

Ingegnoli V., 1985Il ruolo dell’uomo nella natura e l’organizzazione biologicadel territorio. Scuola di Architettura del Paesaggio, Univer-sità di Genova, dispense del corso.

BIBLIOGRAFIAe DOCUMENTAZIONE

segue tabella 7.4 Riepilogo indicatori DPSIR

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Ingegnoli V., 1987Il ruolo dell’ecologia del paesaggio nel processo di formazio-ne dei piani paesistici, in SITE, atti n.7 (1989), pp. 697-704.

Ingegnoli V., 1989Human influences in landscape change: thresholds ofmetastability. 5th Eu.Ecology Symp. Siena by E.Horwood,London .

Ingegnoli V., 1993Fondamenti di ecologia del paesaggio, Città Studi edit., Milano.

Rapport D., Whitford W., Hilden M., 1998Common patterns of ecosystem Breakdown under stress, inMonitoring Ecological Condition at Regional Scales, S. Sandhu,L. Jackson, K. Austin, J. Hyland, B. Melzian, K. Summerseditors, Kluver Academic Publishers. Ne., pp. 171-178.

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ALLEGATO: schede delle Unità di paesaggio7

indicatori UDP 1 Montuosa Pettino/PompagnanoDif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media(Mcal/ha/anno)

4,481,54

BTC Hu (Mcal/ha/anno) 3,96 2,01BTC Hn (Mcal/ha/anno) 4,65 0,4BTC Hn/BTC media

(%)78,21

Hs (mq/ab) 18218,53 AgricoloHs sussidiario 245,93

Hs abitativo 698,25Hs produttivo 6098,50Hs protettivo 11175,85

Hu (%) 24,66Hn (%) 75,34

Caratteristiche strutturaliMatrice Bosco denso di latifoglie 75,09 %

Grana Fine

Media

Larga XPrevalenza omogenea XPrevalenza eterogenea

Eterogeneit Bassa XMedia

Alta

Margini Prevalenza margini netti XPrevalenza margini porosi

Funzione prevalente

Basso contrasto. Funzione protettiva di compensaziondei deficit antropici, contributo energeticoIndicatori UDP 2 Pedecollinare - Trevi

Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. NoteBTC Media (Mcal/ha/anno) 2,47 -0,47

BTC Hu (Mcal/ha/anno) 2,22 0,27BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,35 -0,9

BTC Hn/BTC media (%) 29,88

Hs (mq/ab)4774,93 Rurale-

produttivo

Hs sussidiario 37,42Hs abitativo 535,48

Hs produttivo 3327,43Hs protettivo 874,60

Hu (%) 78,01Hn (%) 21,99

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Oliveto 63,60 %

Grana Fine

Media

Larga XPrevalenza omogenea XPrevalenza eterogenea

Eterogeneit Bassa

Media XAlta

Margini Prevalenza margini netti xPrevalenza margini porosi

Funzione prevalente

Contrasto medio. Funzione prevalentemente antropica,deficit energetico BTC Hn media.

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Indicatori UDP 3 Pedecollinare - SpoletoMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 2,42 -0,52BTC Hu (Mcal/ha/anno) 2,01 0,06BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,77 -0,48

BTC Hn/BTC media (%) 36,51

Hs (mq/ab)6002,21 Rurale-

produttivo

Hs sussidiario 125,15Hs abitativo 649,78

Hs produttivo 4323,98Hs protettivo 903,29

Hu (%) 76,54Hn (%) 23,46

Caratteristiche strutturaliMatrice Oliveto 46,67 %

Grana Fine

Media xLarga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti x

Prevalenza margini porosi

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità , contributo energetico assorbitointeramente dal sistema

Indicatori UDP 4 Pedecollinare - CollerisanaMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 1,92 -1,02BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,64 -0,31BTC Hn (Mcal/ha/anno) 2,85 -1,4

BTC Hn/BTC media (%) 33,97

Hs (mq/ab)3270,24 Rurale-

produttivo

Hs sussidiario 224,81Hs abitativo 505,61

Hs produttivo 2133,60Hs protettivo 406,22

Hu (%) 77,12Hn (%) 22,88

Caratteristiche strutturaliMatrice Seminativo coltivato e set-aside 27,91 %

Oliveto 27,67 %

Grana Fine

Media xLarga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Contrasto medio, funzione prevalentemente antropica,deficit energetico BTC Hn media

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Indicatori UDP 5 Pianeggiante - SpoletoMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 1,22 -1,72BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,13 -0,82BTC Hn (Mcal/ha/anno) 1,98 -2,27

BTC Hn/BTC media (%) 17,09Hs (mq/ab) 1588,37 Suburbano

Hs sussidiario 177,73Hs abitativo 363,61

Hs produttivo 993,65Hs protettivo 53,38

Hu (%) 89,46Hn (%) 10,54

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 48,92 %

Grana Fine xMedia

Larga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti x

Prevalenza margini porosi

Funzione prevalente

Basso contrasto, funzione prevalentemente antropica,deficit energetico

Indicatori UDP 6 Pedecollinare - Baiano di SpoletoMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 2,77 -0,17BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,98 0,03BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,73 -0,52

BTC Hn/BTC media (%) 60,94

Hs (mq/ab)6689,76 Rurale-

produttivo

Hs sussidiario 117,75Hs abitativo 686,32

Hs produttivo 4314,29Hs protettivo 1571,40

Hu (%) 54,71Hn (%) 45,29

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 21,40 %

Bosco denso di latifoglie 28,19 %

Grana Fine xMedia

Larga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità, contributo energetico assorbitointeramente dal sistema in equilibrio simile a quello dellascala superiore

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Indicatori UDP 7 Pedecollinare - PortariaMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 2,09 -0,85BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,54 -0,41BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,65 -0,6

BTC Hn/BTC media (%) 45,72

Hs (mq/ab)3525,79 Rurale-

produttivo

Hs sussidiario 0,00Hs abitativo 508,21

Hs produttivo 2540,14Hs protettivo 477,44

Hu (%) 73,73Hn (%) 26,27

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 26,53 %

Oliveto 24,87 %

Grana Fine XMedia

Larga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea XEterogeneit Bassa

Media XAlta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi X

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità, contributo energetico assorbitointeramento dal sistema

Indicatori UDP 8 Montuosa - CasteldelmonteMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 4,52 1,58BTC Hu (Mcal/ha/anno) 3,94 1,99BTC Hn (Mcal/ha/anno) 4,72 0,47

BTC Hn/BTC media (%) 77,64Hs (mq/ab) 32326,46 Agricolo

Hs sussidiario 426,02Hs abitativo 652,51

Hs produttivo 9816,98Hs protettivo 21430,95

Hu (%) 25,62Hn (%) 74,38

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Bosco denso di latifoglie 73,18 %

Grana Fine

Media

Larga xPrevalenza omogenea xPrevalenza eterogenea

Eterogeneit Bassa xMedia

Alta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Basso contrasto, funzione protettiva di compensazionedei deficit antropici, contributo energetico

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Indicatori UDP 9 Pedecollinare - AcquaspartaMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 1,89 -1,05BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,37 -0,58BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,92 -0,33

BTC Hn/BTC media (%) 42,49

Hs (mq/ab) 7924,31 Agricolo

Hs sussidiario 109,34Hs abitativo 604,66

Hs produttivo 6749,16Hs protettivo 461,15

Hu (%) 79,46Hn (%) 20,54

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 60,42 %

Grana Fine xMedia

Larga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità, contributo energetico assorbitointeramento dal sistema

Indicatori UDP 10 Pedecollinare Massa Martana

Mcal/ha/annoDif. BTC UDP/ BTC Com.

Mon. NoteBTC Media (Mcal/ha/anno) 2,88 -0,06

BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,92 -0,03BTC Hn (Mcal/ha/anno) 4,41 0,16

BTC Hn/BTC media (%) 59,32

Hs (mq/ab) 8264,56 AgricoloHs sussidiario 74,14

Hs abitativo 643,23Hs produttivo 6196,73Hs protettivo 1350,46

Hu (%) 61,21Hn (%) 39,79

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 32,64 %

Bosco denso di latifoglie 32,47 %

Grana Fine

Media xLarga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità, contributo energetico assorbitointeramente dal sistema in equilibrio simile a quello dellascala superiore

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Relazione sullo stato dell’ambientedel territorio della Comunità Montanadei Monti Martani e del Serano

7. ECOLOGIADEL PAESAGGIO

Progetto Agenda 21 LocaleMinistero dell’Ambiente

Servizio per lo Sviluppo Sostenibile

Indicatori UDP 11 Pedecollinare - Pomonte

Mcal/ha/annoDif. BTC UDP/ BTC Com.

Mon. NoteBTC Media (Mcal/ha/anno) 2,50 -0,44

BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,77 -0,18BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,84 -0,41

BTC Hn/BTC media (%) 54,04Hs (mq/ab) 9985,20 Agricolo

Hs sussidiario 45,48Hs abitativo 661,86

Hs produttivo 7905,48Hs protettivo 1372,38

Hu (%) 64,77Hn (%) 35,23

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 37,20 %

Grana Fine xMedia

Larga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media xAlta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità, contributo energetico assorbitointeramento dal sistema

Indicatori UDP 12 Montuosa CivitelleMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 4,93 1,99BTC Hu (Mcal/ha/anno) 4,10 2,15BTC Hn (Mcal/ha/anno) 5,25 1

BTC Hn/BTC media (%) 77,25Hs (mq/ab) 53353,47 Agricolo

Hs sussidiario 78,96Hs abitativo 918,64

Hs produttivo 19380,18Hs protettivo 32975,70

Hu (%) 27,37Hn (%) 72,63

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Bosco denso di latifoglie 84,71 %

Grana Fine

Media

Larga xPrevalenza omogenea xPrevalenza eterogenea

Eterogeneit Bassa xMedia

Alta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Funzione protettiva di compensazione dei deficitantropici, contributo energetico

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Relazione sullo stato dell’ambientedel territorio della Comunità Montana

dei Monti Martani e del Serano

Progetto Agenda 21 LocaleMinistero dell’AmbienteServizio per lo Sviluppo Sostenibile

7. ECOLOGIADEL PAESAGGIO

Indicatori UDP 13 Pedecollinare Gualdo

Mcal/ha/annoDif. BTC UDP/ BTC Com.

Mon. NoteBTC Media (Mcal/ha/anno) 2,46 -0,48

BTC Hu (Mcal/ha/anno) 2,03 0,08BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,49 -0,76

BTC Hn/BTC media (%) 41,87Hs (mq/ab) 8359,69 Agricolo

Hs sussidiario 19,27Hs abitativo 621,66

Hs produttivo 6330,18Hs protettivo 1388,58

Hu (%) 70,50Hn (%) 29,50

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 21,98 %

Oliveto 37,93 %

Grana Fine

Media xLarga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media xAlta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Contrasto medio. Funzione prevalentemente antropica,deficit energetico BTC Hn media

Indicatori UDP 14 Pianeggiante - BevagnaMcal/ha/anno Dif.BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 1,24 -1,70BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,18 -0,77BTC Hn (Mcal/ha/anno) 1,86 -2,39

BTC Hn/BTC media (%) 11,56Hs (mq/ab) 8760,21 Agricolo

Hs sussidiario 159,98Hs abitativo 710,79

Hs produttivo 7721,72Hs protettivo 167,71

Hu (%) 92,32Hn (%) 7,68

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 74,80 %

Grana Fine

Media

Larga xPrevalenza omogenea xPrevalenza eterogenea

Eterogeneit Bassa xMedia

Alta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Basso contrasto, funzione prevalentemente antropica,deficit energetico

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Relazione sullo stato dell’ambientedel territorio della Comunità Montanadei Monti Martani e del Serano

7. ECOLOGIADEL PAESAGGIO

Progetto Agenda 21 LocaleMinistero dell’Ambiente

Servizio per lo Sviluppo Sostenibile

Indicatori UDP 15 Pianeggiante - MontefalcoMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 1,64 -1,3BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,55 -0,4BTC Hn (Mcal/ha/anno) 2,14 -2,11

BTC Hn/BTC media (%) 20,15Hs (mq/ab) 7570,29 Agricolo

Hs sussidiario 40,83Hs abitativo 555,65

Hs produttivo 6467,28Hs protettivo 506,53

Hu (%) 84,53Hn (%) 15,47

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 49,81 %

Grana Fine

Media XLarga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea

Eterogeneit Bassa

Media xAlta

Margini Prevalenza margini netti xPrevalenza margini porosi

Funzione prevalente

Basso contrasto, funzione prevalentemente antropica,deficit energetico

Indicatori UDP 16 Pedecollinare Giano dell UmbriaMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 2,23 -0,71BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,90 0,05BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,38 -0,87

BTC Hn/BTC media (%) 33,88Hs (mq/ab) 11909,65 Agricolo

Hs sussidiario 36,37Hs abitativo 611,01

Hs produttivo 9616,11Hs protettivo 1646,16

Hu (%) 77,64Hn (%) 22,36

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 31,69 %

Oliveto 38,99 %

Grana Fine

Media xLarga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media xAlta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità, contributo energetico assorbitointeramento dal sistema

Page 35: Capitolo 7 - Ecologia del paesaggio - montagneaperte.it · 7. ECOLOGIA DEL PAESAGGIO mero, con la forma delle altre tessere dell’ecotessuto, e con i rapporti di continuità intrattenuti

Relazione sullo stato dell’ambientedel territorio della Comunità Montana

dei Monti Martani e del Serano

Progetto Agenda 21 LocaleMinistero dell’AmbienteServizio per lo Sviluppo Sostenibile

7. ECOLOGIADEL PAESAGGIO

Indicatori UDP 17 Pianeggiante Castel RitaldiMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 1,26 -1,68BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,20 -0,75BTC Hn (Mcal/ha/anno) 2,07 -2,18

BTC Hn/BTC media (%) 10,82Hs (mq/ab) 11418,54 Agricolo

Hs sussidiario 205,53Hs abitativo 658,71

Hs produttivo 10399,23Hs protettivo 155,06

Hu (%) 93,41Hn (%) 6,59

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 79,80 %

Grana Fine

Media

Larga xPrevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa x

Media

Alta

Margini Prevalenza margini netti xPrevalenza margini porosi

Funzione prevalente

Basso contrasto, funzione prevalentemente antropica,deficit energetico

Indicatori UDP 18 Pedecollinare - Monte MartanoMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 2,32 -0,62BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,95 0BTC Hn (Mcal/ha/anno) 2,55 -1,7

BTC Hn/BTC media (%) 68,27Hs (mq/ab) 23528,55 Agricolo

Hs sussidiario 392,96Hs abitativo 799,24

Hs produttivo 14409,92Hs protettivo 7926,42

Hu (%) 37,76Hn (%) 62,24

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Bosco misto di ripa 49,16 %

Grana Fine

Media

Larga xPrevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa x

Media

Alta

Margini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Basso contrasto, funzioni antropiche e naturali integrate

Page 36: Capitolo 7 - Ecologia del paesaggio - montagneaperte.it · 7. ECOLOGIA DEL PAESAGGIO mero, con la forma delle altre tessere dell’ecotessuto, e con i rapporti di continuità intrattenuti

Relazione sullo stato dell’ambientedel territorio della Comunità Montanadei Monti Martani e del Serano

7. ECOLOGIADEL PAESAGGIO

Progetto Agenda 21 LocaleMinistero dell’Ambiente

Servizio per lo Sviluppo Sostenibile

Indicatori UDP 19 Pianeggiante S. VitoMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 2,27 -0,67BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,67 -0,28BTC Hn (Mcal/ha/anno) 3,56 -0,69

BTC Hn/BTC media (%) 50,27

Hs (mq/ab) 17819, AgricoloHs sussidiario 202,02

Hs abitativo 757,97Hs produttivo 14962,92Hs protettivo 1896,47

Hu (%) 67,86

Hn (%) 32,14

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 43,92 %

Grana Fine

Media xLarga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Alto contrasto, capacità protettiva, ma una probabilemaggiore vulnerabilità, contributo energetico assorbitointeramento dal sistema

Indicatori UDP 20 Pianeggiante S. Martino in TrignanoMcal/ha/anno Dif. BTC UDP/BTC Com. Mon. Note

BTC Media (Mcal/ha/anno) 1,66 -1,28BTC Hu (Mcal/ha/anno) 1,45 -0,5BTC Hn (Mcal/ha/anno) 2,50 -1,75

BTC Hn/BTC media (%) 30,26

Hs (mq/ab)4501,68 Rurale-

produttivo

Hs sussidiario 82,24Hs abitativo 540,12

Hs produttivo 3574,02Hs protettivo 305,30

Hu (%) 79,93Hn (%) 20,07

Caratteristiche strutturaliMatrice (%) Seminativo coltivato e set-aside 48,03 %

Grana Fine xMedia

Larga

Prevalenza omogenea

Prevalenza eterogenea xEterogeneit Bassa

Media

Alta xMargini Prevalenza margini netti

Prevalenza margini porosi x

Funzione prevalente

Contrasto medio. Funzione prevalentemente antropica,deficit energetico BTC Hn media