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METEORA Giornale d’istituto della s.m.s. Alighieri-Fermi di Rimini Periodico Anno XIV giugno 2011 Il sito della Alighieri-Fermi: http://alighierifermi.myblog.it Buone vacanze!

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Page 1: Buone vacanze! · 2011. 6. 6. · re di annoverare Nicolas Di Tempora, che salutiamo con piacere e affetto. Inviato Speciale: ... pagg. 12/13 Acrostici e mesostici sullH2O pagg. 14/15

METEORA

Giornale d’istituto della s.m.s. Alighieri-Fermi di RiminiPeriodico Anno XIV giugno 2011

Il sito della Alighieri-Fermi: http://alighierifermi.myblog.it

Buonevacanze!

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Periodico Anno XIV, numero 3

Sede di RiminiVia Coletti, 102tel. 0541.52082 fax 0541.27037Sede di ViserbaVia Morri, 4tel + fax 0541.7337793Sito internet: http://alighierifermi.myblog.itCoordinamento e RedazioneVittorio Liberti

La redazione

Quest’anno la redazione di Meteora non è stabile, ma

cambierà di volta in volta a seconda dei contributi.

Anche se in forma ridotta, a causa dei nuovi ordina-

menti della scuola, Meteora cercherà di assicurare

almeno due uscite annuali. Si ringraziano coloro che

hanno partecipato a questo numero e coloro che vor-

ranno farlo in futuro.

Della precedente redazione abbiamo ancora il piace-

re di annoverare Nicolas Di Tempora, che salutiamo

con piacere e affetto.

Inviato Speciale:

Nicolas Di Tempora

METEORA INDICE

pag. 1 Saluti dal Preside

pag. 2/3 Cartarte

pag. 4 I want to go in Turkey

pag. 5 Voglaio andare in Turchia

pag. 6 The Beatles

pag. 7 Spettacolo al Tarkoskij

pag. 8 Per costruire una fiaba

pag. 9 Inventiamo una fiaba

pag. 10 Le forme dell’acqua

pag. 11 L’ABC dell’acqua

pagg. 12/13 Acrostici e mesostici sull’H2O

pagg. 14/15 Visita al Museo di Perticara

pagg. 16/17 “E scajon” a Viserbella

pag. 18 Poesie di Irene + fantastici 4

pag. 19 A tutta energia

pagg. 20/23 Testi dalle classi

pagg. 24/25 Pagine di terracotta

pag. 26 Alcuni giorni a Napoli

pag. 27 Alibib: leggere al mare

pagg. 28/35 Noi e la Costituzione

pagg. 36/37 Testi da punizione

pag. 37 C come Cristoforo

pag. 38 Immagino la mia vita tra 100 anni

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Dal Preside.

E’ passato in modo incredibilmente veloce un nuovo anno scolastico, molto faticoso ma altrettanto appassio-

nante e denso di avvenimenti. Dedico questo saluto, e penso di interpretare il sentimento di tutti noi, alunne e

alunni, genitori, docenti, personale tutto della nostra scuola alle care Anna Maria e Fiammetta.

Con la fine dell’anno scolastico si avvicina il meritato riposo estivo, ma anche la pubblicazione degli esiti finali

che non saranno per tutti ugualmente positivi e gratificanti ma spero equi e giusti e, soprattutto, frutto di deci-

sioni ben ponderate e prese nell’unico interesse degli alunni e di un loro percorso scolastico il più positivo pos-

sibile.

Per quanto mi riguarda il bilancio dell’anno scolastico è sicuramente positivo, ho certamente ricevuto più di

quanto sono riuscito a dare soprattutto in termini di collaborazione e relazioni umane. Ringrazio tutti gli alunni/e

per come si sono impegnati nel lavoro scolastico e nella costruzione del loro essere persone tra le persone.

Ringrazio anche quegli alunni/e che con i loro comportamenti sono a volte venuti meno al patto formativo ma

che hanno capito gli errori commessi e hanno accettato le sanzioni ed i consigli che i docenti ed io abbiamo

dovuto assumere.

Un ringraziamento particolare a tutti gli alunni del laboratorio sorriso che anche in questo anno hanno dimostra-

to a tutti noi che ogni persona è una persona speciale ed unica.

Ringrazio tutti i genitori per la preziosa collaborazione che quasi sempre è stata più sostanziale che formale,

più rivolta a rimarcare le positività per migliorarle e attenta a rilevare con spirito costruttivo le criticità pur ampia-

mente presenti. Ringrazio in modo particolare tutti i genitori che a vario titolo e nei vari organismi collegiali

(Comitato genitori, Consiglio d’Istituto, Consigli di classe etc) hanno permesso con il loro impegno e dedizione

che le attività, i progetti, gli spettacoli e molte altre iniziative extra-curricolari programmate potessero essere por-

tate a termine con successo.

Un sentito ringraziamento a tutti i docenti, al personale di segreteria, ai collaboratori scolastici, agli educatori

assistenziali per la pazienza e la professionalità dimostrata nel loro lavoro a tratti convulso e denso di emergen-

ze ma destinato a segnare in positivo la formazione delle giovani generazioni.

Nell’augurare a tutti una buona fine di anno scolastico invio un grande “in bocca al lupo” agli alunni delle clas-

si terze che in fondo al loro percorso dovranno affrontare l’ultima fatica dell’esame che sapranno certamente

sostenere con impegno e serietà.

Arrivederci all’anno scolastico 2011-12.

p.s. : Mi scuso con alcuni alunni della redazione di Meteora per l’intervista al sottoscritto che per impegni vari

non si è potuta fare. Mi impegno fin d’ora a recuperare per i prossimi numeri.

Il Dirigente Scolastico

Fabio De Angeli

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CARTARTEIl giorno lunedì 9 dicembre 2010, insieme alle prof.Battistini e Berardi siamo andati al laboratorio“Cartarte”in piazza Ferrari, specializzato nellacostruzione e produzione di oggetti originalisoprattutto in carta. Il motivo per cui si è svoltaquesta uscita è per completare l’attività del labora-torio di orientamento, infatti l’uscita è stata realiz-zata per farci capire meglio com’è il mondo dellavoro, soprattutto quando si esercita un’attività daliberi professionisti. Con questa uscita ci propone-vamo appunto di capire ed entrare meglio nelmondo del lavoro dei liberi professionisti. Per sfrut-tare al massimo l’uscita ognuno di noi ha prepa-rato alcune domande da esporre agli imprenditori.Inoltre abbiamo preso degli appunti per raccoglie-re ancora più materiale disponibile da consultare.La visita didattica è iniziata alle ore 8.30 quandol’autobus ci ha accompagnati a destinazione. Unavolta arrivati nel laboratorio-negozio siamo statiospiti di Aldo e Marzia, i due imprenditori. Essi cihanno spiegato come vengono realizzati alcuniprodotti, dell’interscambio di merci fra due liberiprofessionisti, qualora ci fosse bisogno dell’inter-vento di un altro artigiano, e inoltre ci hannomostrato il laboratorio sul retro del negozio, illu-strandoci la funzione di alcuni attrezzi. In partico-lare Aldo ci ha parlato delle copertine e del carto-

naggio, e Marzia del decoro di un oggetto. Aldo ini-zialmente ci ha presentato vari tipi di carta usatiper scopi diversi, ci ha accennato della carta igni-fuga, che serve per i lampadari, ma che deveessere installata secondo calcoli precisi, altrimen-ti anch’essa può andare a fuoco, inoltre ci ha spie-gato che i tipi di carta meno costosi sono prodottiin continuazione, mentre i più pregiati sono realiz-zati solo su richiesta. Inoltre ci ha detto che la

carta viene acquistata dal Nepal e dall’India, chene sono i maggiori produttori mondiali. Poi ci haparlato della rilegatura di un album, che può avve-nire meccanicamente o manualmente, nel secon-do caso è più pregiata e perciò costa di più. Perrealizzare la copertina di un album fotograficobisogna usare calcoli matematici in modo che,quando si inseriscono le foto, il bordo non sirompa, perciò la costa va fatta più alta del bordofinale, inoltre anche la rilegatura del bordo puòavvenire manualmente o meccanicamente, e ladifferenza si nota ad occhio, sia nel bordo esternosia in quello interno. Esistono due tipi di carte, unafatta a macchina e una a mano, la seconda è piùpregiata e si produce soprattutto in estate perchécosì si asciuga prima. Inoltre la copertina moltevolte è decorata, soprattutto con un cliché, ci hadetto Aldo, ovvero un timbro le cui forme a voltesono colorate a mano. Successivamente ci hamostrato gli attrezzi che usa per creare un album,cioè:

-riga

-pennello

-piega d’osso (per fare la piega sul bordo)

-vinavil

Taglierino

Dopo Aldo, è stato il turno di Marzia, che ci haspiegato la parte decorativa di un oggetto. Per ildecoro bisogna dare spazio alla fantasia, i clientimolte volte si affidano all’artigiano, prendendospunto dai prototipi disponibili sul web. Il decoro sipuò avere in due modi, con il decoupage o conl’acquerello. Inoltre ci ha spiegato che ogni prodot-to realizzato è sottoposto al registro, ovvero a uncopywriter (®), il costo è sui 150 euro. Per il deco-ro, ci ha spiegato Marzia; bisogna avere particola-ri tipi di carta, per le cornici, la struttura deve esse-re in cartone e le decorazioni in carta. Oltre a pro-dotti ottenuti lavorando esclusivamente la carta, idue artigiani producono anche lampade in ferrobattuto, la cui struttura è fatta da un altro artigiano,ma la cucitura della carta intorno è realizzata daloro, e occorre calcolare in modo attento e mate-matico la distanza della lampadina, affinché non siriscaldi troppo. Poi ci hanno parlato della lavora-zione della pelle, che è diversa da quella della

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carta, e viene fatta con macchinari speciali; la pelleviene usata poco da Aldo e Marzia, che la utilizzanosolo per le pochette, lavorate esclusivamente amano, per le agende, per le borse;tali prodotti ven-gono confezionati solo su prenotazione. Per tagliarela pelle è necessario un particolare strumento dettosega tagliapelle. Inoltre, siccome la nostra attenzio-ne era stata attirata da calendari con i personaggiDisney sopra, loro ci hanno spiegato che e necessa-ria una procedura burocratica, infatti per produrrecose che esistono già nel registro e sono sottocopy-writer, bisogna pagare l’artigiano per poter ricopiarela sua idea, naturalmente se lui è disposto a “ven-derla”. Poi si fa uso del Photoshop con un particola-re programma detto Mac; qui Aldo ci ha spiegatoche è sconsigliato fare “copia e incolla”, ma bisognaprendere un disegno, dargli le proporzioni, e poisituarlo dove è necessario.

Dopo questa uscita abbiamo capito che il mondo dellavoro da liberoprofessionista è complicato poichénon si ha uno stipendio fisso e si corrono rischi eimprevisti. Inoltre abbiamo capito che, per esercita-re la maggior parte dei lavori, bisogna avere dellebasi di studio e soprattutto passione. Una volta ter-minata l’uscita, siamo ritornati a scuola dove abbia-mo brevemente discusso sull’esperienza. I risultatiottenuti sono stati esaurienti, il che ci ha permessodi svolgere questa relazione. A chi volesse compie-re un’esperienza come questa vorremmo dire di pre-

parare accuratamente le domande da proporre, per-ché un’uscita del genere va sfruttata al meglio e, selo si fa, si possono cogliere indizi molto utili sulmondo del lavoro.

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I want to go to Turkey

Che bello, nell’ora d’inglese è venuta a farci visitala prof turca Betul Kirim. Quest’incontro fa parte diun progetto che abbiamo cominciato all’inizio diottobre, questo prevede che ogni due mesi circa lanostra classe e un’altra classe seconda di Istanbulci scambiamo alcune lettere. Nella prima abbiamoparlato di noi stessi, per descriverci al nostronuovo amico di penna. La seconda parlava dellascuola, abbiamo scoperto che molti ragazzi turchivanno in scuole private dove tutte le classi sono di15 studenti circa e tutti indossano l’uniforme. Nellaterza lettera abbiamo parlato delle città italiane, main allegato abbiamo spedito via mail alcuni powerpoint. Nell’ultima lettera abbiamo scritto a proposi-to delle festività italiane, per esempio il 150° del-l’unità d’Italia, Natale e la festa della Repubblica ealtre feste. Il progetto prevede che quattro/cinqueragazzi vengano in un viaggio studio in Italia e chealcuni di noi vadano ad Istanbul. Purtroppo que-st’anno non siamo riusciti a concretizzare questo“scambio”, ma speriamo che quest’altro anno siriesca ad effettuarlo, visto che il progetto continue-rà anche in terza media. Al momento siamo

comunque contenti di aver scoperto e conosciutoabitudini e costumi di un altro paese e soprattutto diragazzi della nostra età e della loro scuola!!!!!

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Il poster è stato realizzato con i doni che ci ha por-tato l’insegnante Betul Kirim Ar t i co lo ”Proge t toTurchia”

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Voglio andare inTurchia (anch’io)

Noi della classe 2^E abbiamo intrapreso su pro-posta della prof. d’inglese Cerracchio un proget-to intitolato “ A Bridge to Turkey”, iniziato a metàottobre che consiste nel comunicare attraversoalcune lettere con una classe turca di Istambul,con la quale ci scambiamo anche oggetti e cibitipici del proprio paese.Il 14 novembre abbiamo effettuato il primo incon-tro con la professoressa di Inglese Betul Kirimche insegna in una scuola privata di Istambul.La nostra ospite ci ha illustrato in modo sintetico

il sistema scolastico della sua scuola e dei suoialunni, poi ci ha consegnato le nostre prime lette-re in inglese, di quelli che sarebbero diventati inostri “ Penfriends” personali.In ogni lettera ciascuno si presentava e si descri-veva.Il secondo incontro è avvenuto il 12 febbraio conun'altra visita dell’insegnante turca e ogni alunnodoveva parlare della sua città natia e di cosa c’èdi importante da visitare e da vedere a Rimini.Poi la nostra prof Cerracchio ci ha incaricato diusare la nostra creatività e immaginazione perrealizzare un cartellone dove abbiamo attaccatosopra tutti gli oggetti speditici dai ragazzi turchi. Gli altri argomenti della nostra corrispondenzasono stati: la scuola e le festività dei due paesi. Infine abbiamo realizzato anche un powerpointinviato poi in Turchia. Anche gli scolari turchihanno fatto lo stesso con noi. Il powerpoint trat-tava delle abitudini alimentari, delle principalicittà, dei costumi, delle tradizioni e della storia delproprio paese. Per una maggiore conoscenza del Paese stranie-ro ci siamo documentati anche con una ricercasvolta per la nostra prof di italiano Pruccoli sul ter-ritorio, sulla politica, sulla storia e sui costumidella Turchia.Il progetto continuerà il prossimo anno e alcuniragazzi probabilmente ci verranno a trovare qui aRimini e due o tre di noi andranno ad Istambul.Questa attività ci ha affascinato molto e ci affasci-

na tuttora, perché è un modo più divertente perimparare l’inglese, ma anche per scoprire le usan-ze della cultura araba, ed in particolare quellaturca.

Anna Cicognani, Veronica Casadei, MartinaRinaldini, Alice Bracci, Sara Montemaggi, ClaraZambelli. 2E

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THE BEATLES

On February 18th some classes went to Tarkovskijtheatre to see on English' show on the Beatles.

The Beatles were the first pop-group to become well-know all over the world and their fame goes muchbeyond their actual music. They were a symbol ofthe young generation, who was rebelling the old tra-ditional ideals.

John Lennon is the main character. The sceneopens just before the madman (Chapman) kills John.For this period John remembers with their songs thebest moments of the band from their first meeting toJohn Lennon's death.

The first three in the band were George Harrison(lead guitar), John Lennon (rhythm guitar ) and PaulMcCartney (bass guitar). The fourth Beatle, RingoStarr, joined the group later and played the drums.The began playing together in their hometown,Liverpool, in 1960, and used to play in the Cavernclub an old Cellar.

During the performance, the actors inserted someBeatles' songs that they played and sang.

They became more and more famous and duringtheir concerts the young fans(especially girls) screa-med and even fainted.

In 1962 they had their first hit “Love me do”. Butwhen Brian Epstein, their impresario, died, the grouptended to take separated ways. A few years later,they split up but continued playing and singing sepa-rated.

John Lennon was maybe the most outstanding cha-racter in the group. He wrote “Imagine” and he wasthe most successful. He was born in 1940 and hewas killed in New York in Central Park area by amadman in 1980.

The theater wasn't very big, but the actors were veryvery good and expert. Especially, the girls liked “themanager”. At the end of performance the actorsanswered to some questions. The show was funnyand a good way to learn English.

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Dear Meteora,

I want to tell you about a morning out to Tarkovskijtheatre.

On 18th February 2011, we left school to go to thetheatre to see the musical “The Beatles”, the first popgroup to become well-known all over the world.

The show was played by a group of actors inEnglish.

Do you like “the Beatles”? I like them very much.Our teacher booked the tickets in October and duringthis time we prepared us singing their songs, and westudied the story of this fantastic band.

That morning with my class, there were six moreclasses of our school.

The show was at 10:00. At 8:15, when all the stu-dents of my class arrived, we left to the theatre. Wearrived to Tarkovskij at half past 9 and we went to sitdown, waiting the start of this curious musical. Whenall the classes were sat down, the show began.

The first scene was the dead of John Lennon, whowas also the narrator. The actors played and dancedsome songs by the Beatles.

The first three in the group were George Harrison,who played the lead guitar, John Lennon rhythm gui-tar and Paul McCartney bass guitar. They began pla-ying together in their hometown, Liverpool, in an oldcellar “The Cavern”. Later Ringo Star joined thegroup and he played the drums.

During the show they played their most famoussongs: Get back, Hey Jude, Ob-la-dì-Ob-la-dà, Allyou need is love, Let it be, Imagine, Yellow submari-ne, Twist and shout, Help and I want to hold yourhand.

I liked them very much and especially when theydanced Yellow submarine and they got off the stage.

The Beatles were very famous, but when theirimpresario died the group took separate ways.

Later, in 1980 John Lennon was killed by a madman.

At the end of the show the actors on the stage gree-ted us and two of them came near us with the micro-phone to let us to ask questions about the show andactors.

They gave us the website address www.palketto.it,

Lettera sullo showal Tarkoskij

where we can talk with the actors about the show.

At 10 we returned to school for the break.

I’m sure that those who saw this show won’t forgetit even if they want.

I must say it was a wonderful day and I enjoyed alot. Have you ever gone to show like this? Writesoon with all your news.

Bye from

Your friends of the class 3° E

Il cartellone dei Beatles è stato realizzato dalla clas-se 3°E durante le lezioni di arte del prof. Carlini conla collaborazione dell’artista Luca Giovagnoli

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PROTAGONISTA: un giovane servitoreANTAGONISTA: un leoneAIUTANTE: un lupo mannaroELEMENTO MAGICO: una bacchetta magicaAMBIENTE: una foresta

L’amicizia vince su tutto

C’ era una volta un giovane servitore che lavora-va in un castello ma, poiché era uno sfaticato e unbuono a nulla, il castellano l’aveva licenziato.Lasciato il castello, di buon mattino, il giovanepensò di trovare fortuna al di là della foresta e simise in cammino. Camminò di buona lena tutto il giorno e all’imbru-nire, avendo ancora molta strada da fare, decisedi fermarsi e di cercare un rifugio per la notte. Arrivato vicino a una cascata, finalmente vide unagrotta, si fermò e vi entrò. Si rannicchiò a terra e,stanco com’era, subito si addormentò.

Dopo qualche ora, si svegliò di soprassalto sen-tendo il ruggito di un leone. Egli credeva di averfatto un brutto sogno, invece, si trovò davanti unleone in carne ed ossa. Paralizzato dalla pauranon si mosse e ricordandosi che i leoni non sicibano di cadaveri, si finse morto. Il leone gli girò intorno, lo annusò, lo tastò con lasua grossa zampa e infine, credendolo morto, siallontanò deluso. Il giovane, allora, si tranquillizzò un po’ e si sedet-te vicino all’ingresso della grotta per scappare intempo se il leone si fosse avvicinato nuovamente. Intanto, una magnifica luna rischiarava la notte egli teneva compagnia. Non passò molto tempo, e questa volta il servito-re sentì nelle vicinanze un lungo e strazianteverso. Uscì svelto dalla grotta e scorse fra le tene-bre un lupo mannaro, che col muso rivolto al cieloululava alla luna. Rammentò che nelle notti di lunapiena lo stalliere del castello, suo amico, si trasfor-mava in licantropo, vagando per la foresta; quindi,gli si avvicinò, si fece riconoscere e gli chieseaiuto per catturare la minacciosa belva. Il lupo mannaro accettò di buon cuore e risposeche all’alba, quando sarebbe ritornato uomo,l’avrebbe aiutato. Così, al levar del sole, scavaro-no davanti alla grotta una profonda buca e la rico-

prirono conrami efoglie. V e r s omezzogior-no, il leoneaffamato siavvicinò dinuovo allagrotta incerca dicibo, ma …c a d d enella t r appo la .Cercava intutti i modi di uscire, ma non ci riusciva e i suoiruggiti spaventavano gli animaletti della foresta.Lo stalliere frugò nelle tasche della giacca edestrasse una bacchetta magica che usava perritornare uomo quando la luna all’alba non tra-montava. La puntò contro il leone e lo trasformò inun tenero coniglietto bianco che svelto svelto saltòfuori dalla buca e corse a nascondersi fra i verdicespugli. Il servitore rimase a bocca aperta e poi ebbe un’il-luminazione: chiese all’amico se poteva fare unaltro incantesimo per riportarlo con lui a lavorarenel castello e aggiunse che avrebbe svolto conimpegno le sue mansioni.Lo stalliere acconsentì, e in un battito di ciglia ilgiovane servitore si ritrovò nella cucina del castel-lo, felice e contento di svolgere il suo lavoro.

Classe I^ E

(Laboratorio della fiaba con nonna Azzurra)

Per costruire unafiaba

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Luogo:la campagnaProtagonista: un gatto persianoAntagonista: una volpeAiutante: un contadinoElemento magico: un cucchiaio di stagno

Il gatto che voleva andare sulla luna

C’era una volta un gatto persiano color crema conil pelo lungo e folto e due bei baffoni neri. Vivevacon un contadino e se ne stava quasi tutto il gior-no a sonnecchiare acciambellato su un morbidocuscino nella cucina, vicino al camino. Quando latelevisione era accesa, ogni tanto, disturbatodalle voci che provenivano dalle diverse trasmis-sioni, apriva un occhio e osservava.Un giorno vide un documentario sulla luna e siincuriosì così tanto che decise di andare a vede-re quello strano luogo.Quatto quatto uscì di casa, si mise in viaggio eincominciò a vagare per la campagna, ma nonsapendo in quale direzione andare, tornò indietroper chiedere aiuto al suo padrone.-Tu lo sai come si fa ad arrivare sulla luna?-glichiese appena lo vide sull’uscio.Egli, sorpreso dalla strana richiesta, rispose:-Intanto bisogna aspettare che la luna salga incielo, ma…ma io non so dirti come ci si arriva; mipiacerebbe, però, venirci anch’io!Una vecchia volpe che si stava avvicinando alpollaio per rubare le galline ed era nascosta die-tro un cespuglio, fece un cenno al gatto, lo chia-mò in disparte e gli disse:-So io come arrivare sulla luna; occorre una navi-cella spaziale e te ne posso procurare una. Vienicon me.Il gatto tutto contento la seguì. Arrivati ai piedi diuna grande quercia, la volpe gli indicò una gabbiadi fili di ferro e gli disse: -Quando scenderà lanotte e vedrai la luna salire in cielo, entra qui den-tro e vedrai che ci arriverai. Il gatto non se lo fece ripetere due volte e con unbalzo si infilò nella “navicella”.Nel frattempo la volpe rideva soddisfatta sotto ibaffi e pensava:- Il contadino andrà certamente acercare il gatto ed io potrò rubare indisturbata lesue galline.

Infatti, non vedendolo rientrare, il contadino inco-minciò a cercarlo, e con grande sorpresa lo trovòrinchiuso nella trappola che egli stesso avevapreparato per catturare la volpe malandrina.-Cosa ci fai lì dentro!-esclamò.-Sto per partire sulla luna , vuoi venire con me?Il contadino replicò:- Non vedi che chiuso in unatrappola? Come hai fatto a entrare?E il gatto:- Me l’ha detto la volpe.Il contadino allora gridò:- Oh povero me, a que-st’ora la volpe sarà nel pollaio a rubare le mie gal-line! Adesso ti libero, e corriamo subito versocasa!Corsero a più non posso e quando giunsero vici-no a casa sentirono lo schiamazzo delle gallineche cercavano di salvarsi dalla volpe.Il contadino corse in cucina, prese il grosso cuc-chiaio di stagno che gli serviva per la polenta eincominciò a batterlo violentemente sulla manigliadella porta del pollaio: TA TA TA TA TA TATATA.La volpe impaurita, credendo che fossero sparisaltò dalla finestra e se la diede a gambe.Le galline anche per questa volta furono salve e ilgatto, convinto che la luna era meglio guardarla intelevisione, ritornò ad acciambellarsi sul suo mor-bido cuscino vicino al camino.

Classe 1^D

Inventiamo unafiaba

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Le forme dell’acqua.Acquazzone

Brina

Cascata

Delta

Estuario

Fiume

Ghiaccio

H2O

Immissario

Lago

Mare

Neve

Oceano

Pioggia

Qualità

Ruscello

Sorgente

Torrente

Umidità

Vapore

Zampillo.

CLASSE IE

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Azzurra BuonaChiaraDolceEssenzialeFrescaGhiacciataH2OIndispensabileLimpidaMineraleNaturaleOligominerale

L’ABC dell’acqua

PuraQuotidianaRumorosaScroscianteTrasparenteUtileVitaleZampillante.

CLASSE IE

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Azzurra e Acqua di sorgenteChiara CristallinaQuesta risorsa Quando Universale Uscirai dal fiumeAppartiene a tutti Arriverai al mare(noi insieme) (noi insieme)

Armoniosa eCristallinaQuanto cara sei !Una risorsa che ciAppartiene (Simone)

Armoniosa L ‘ Acqua piovana cade,Come un’orchestra asColtiamoQuando piove ineQuivocabiliUn piacevole suono mUsicheAccompagna tutti noi grAndiose(noi insieme) (Elisa)

Abbondante come in unaCascata,

Questa risorsaUnica, serve

A tutti( Michaela )

Acrostici e meso-stici sull’acqua.

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Acqua di CascataQuando cadi fai Udire un rumoreAssordante( Sara )

Anche se non tutti Collaborano Quotidianamente aUsarti in manieraAppropriata , io non ti spreco( Alina )

Acqua Cristallina , seiQuotidianamente Utile A tutti( Alberto )

( Giulia )

Adagio adagioChiara e puraQuando arriviUn dono vitaleA tutti porti( Andrea C. )

L’ Acqua è un bene preziosoé Cara

la sua Qualità puradisseta tUtti

mA con piogge abbondanti allaga i territori circostanti

( Simone )

D’all’ Altol’aCqua dei ruscelli scende.

Essa saltella qUando lUngo il percorso

sbAtte contro i sassi( Ilaria )

Acqua di alta quota , di Chiara bellezza , sei tuQuesta dea della vitaUnicaAl mondo( Marco )

SenzA odorenè Colorel’acQuaoccUpa una parte dellA superfice terrestre

( Enrico )

Acqua Che scende

Quando il cielo èUmido

Aiuti l’erba a crescere( Ilaria )

Acqua pura Cristallina e frescaQuanto disseti ! Sei una risorsaUniversale, indispensabileA tutti gli esseri viventi

BastA, smettiamodi spreCare

l’acQuaquesta UnicarisorsA naturale

( noi insieme )

IE

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Il giorno 11 marzo noi alunni della classe 3H abbia-mo fatto una visita d’istruzione al museo Sulphur diPerticara costruito sopra la miniera di zolfo.S’ipotizza che questo giacimento di zolfo fosse giàsfruttato nei tempi antichi dai romani. Ma il massi-mo sfruttamento della miniera avvenne dopo lascoperta della polvere da sparo (effettuata daicinesi nel IX secolo) poiché lo zolfo e’ un compo-nente di essa. Nel novecento la miniera passòsotto il comando della Montecatini che avviò la piùgrossa industria della zona impiegando 1600 uomi-ni costituendo un'immensa città sotterranea: quasi100 chilometri di gallerie su nove livelli di coltivazio-ne. Venne però chiusa nel 1964 a causa delleinclementi leggi del mercato.L’idea di costruire il museo è nata per volontà degliex lavoratori per ricordare il duro lavoro che svolge-vano.Arrivati a destinazione ci siamo bagnati le scarpenella neve per farci fotografare.Quando i prof. ci hanno chiamato, siamo entrati nelmuseo e abbiamo conosciuto la guida; che ci haaccompagnato tra le rocce e i minerali. Prima ditutto ci ha spiegato come si classificano le rocce:ROCCEEFFUSIVE, INTRUSIVE e DETRITICHE; e i tre tipidi genesi delle rocce: MAGMATICA, SEDIMENTA-

Visita la museo diPerticara.

RIA E METAMORFICA.1) Magmatica: Il graduale abbassamento dellatemperatura provoca la solidificazione del magma;2) Sedimentaria: si distinguono in due gruppi; in ungruppo i mineraòi si cristallizzano direttamente dal-l’acqua che li contiene, nell’altro i minerali preesi-stenti vengono trasportati dall’acqua.3) Metamorfica: nell’ambiente in cui si trovano lerocce avvengono cambiamentiche modificano la composizione di esse.Eccone alcune: In seguito, grazie alle sue spiega-

zioni, abbiamo scoperto che le rocce sono forma-te da minerali (e i minerali da cristalli).Ci ha poi spiegato come si classificano i minerali1) TENERI: SI RIGANO CON L’ UNGHIA (come iltalco, che ci è stato fatto toccare)2) SEMIDURI: SI RIGANO FACILMENTE CONUNA PUNTA D’ACCIAIO3) DURI: SI RIGANO DIFFICILMENTE CON UNAPUNTA D’ACCIAIO 4) DURISSIMI: NON VENGONO RIGATI DALLAPUNTA D’ACCIAIO E RIGANO IL VETRO (dia-manti).Siamo poi stati portati in una sala ove erano espo-sti alcuni esemplari di minerali: Quarzo, Pirite,Malachite, zolfo e altre:per ognuna la guida ci ha esposto una curiosità; adesempio la PIRITE era chiamata “l’ oro degli stolti”oppure che un DIAMANTE diventa smeraldo o

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rubino o zaffiro a seconda del suo colore. La guida è stata così gentile da spiegarci la diffe-renza tra fluorescenza e fosforescenza:un minerale è fluorescente se; sollecitando alcunipigmenti in esso con i raggi ultravioletti, emanaonde luminose.Invece un minerale è fosforescente se emetteradiazioni e onde luminose anche dopo aver spen-to la fonte di energia.Il museo ha anche una parte in cui sono espostioggetti che sono stati utilizzati in miniera e; attra-verso anche brevi racconti e immagini, vengonomostrate al visitatore le condizioni di lavoro, la fati-ca, le diverse mansioni e anche come si presenta-va la miniera prima di essere chiusa. Grazie allaguida (nipote di un minatore) abbiamo saputo chesi diventava minatori perché era un lavoro benretribuito; e chi lo svolgeva si riteneva molto fortu-nato. Abbiamo scoperto anche che in miniera face-va molto caldo e i minatori indossavano solo i pan-taloni; che il minatore è soltanto colui che scava eche oltre ad esso ci sono molte altre mansioni: c’ èchi “guida” i carrelli, chi sistema le mine, e altri. Alcuni minatori percorrevano circa un chilometro ( sia all’ andata che al ritorno)con una lanterna inmano; che poteva pesare anche 2 chili. Però i più sfortunati erano quelli che restavano insuperficie; perché venivano emanati dalla minieragas tossici contenenti anche polveri ( usavano lemaschere).Infatti ora che la miniera è chiusa, in uno dei duestabilimenti sorge un fitto bosco; mentre nell’ altrono: c’ era solo sabbia (ora la vegetazione sta tor-nando).Ci è stato detto ce per un certoperiodo lo stretto di Gibilterra si èchiuso ed il Mar Mediterraneo èdiventata una enorme salina. Inquesto arco di tempo il mare si èabbassato a causa dell’ evapora-zione e il sale si concentrato sulfondo del mare solidificandosi ecompattandosi.Ci è stato poi riferito che la minieraaveva un’ estensione immensa:circa 10.000 chilometri di gallerie.Allora da dove viene estratto lozolfo se tutte le miniere do questominerale (non solo in Italia) sonostate chiuse? La guida ha dettoche si ricava dalla dezolfizzazionedel petrolio. Ha spiegato ancheche, al tempo delle miniere, tra lozolfo che veniva dalla miniera c’erano dei residui di scarto; allora

per renderlo puro si faceva fondere in appositi forniche li dividevano. Così lo zolfo fuso veniva colato indei parallelepipedi aperti ad un’ estremità; cos’ daformare i cosiddetti “pani”.

Siamo entrati anche in una miniera (non la vera mauna ricostruzione in cartapesta) che però rendevabene l’ idea di come fosse duro lavorarci; e spiega-va anche come si procede durante gli scavi ed imetodi utilizzati (a scala rovesciata o a piccolecaverne con pilasti per reggere il peso). Il livello piùprofondo tra i sette arrivava a 5 metri sotto il livellodel mare. Ci hanno fatto indossare gli elmetti diprotezione.

GRUPPO 3H: Vladimir, Mirko, Luca. FOTO: Mirko

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Il 24 gennaio noi ragazzi della 3M, insieme alle profBattistini e Pascarella e alla 3I col prof. Fiori, siamoandati a visitare il museo della piccola pesca edelle conchiglie “E Scaion” a Viserbella. L’uscita siè svolta per avere maggiori informazioni sul MarAdriatico, argomento del laboratorio pomeridianosvolto a scuola.La visita aveva lo scopo di farci conoscere la storiadel nostro mare e come i nostri progenitori lo sfrut-tassero. Per affrontare questa uscita didattica cisiamo muniti di carta e penna per appuntarci leinformazioni principali. Una volta arrivati, siamo stati accolti dalla guidache inizialmente ci ha raccontato la storia delmuseo. “E Scaion” è nato grazie all’impegno del-l’associazione culturale “E Scaion”, la quale, giran-do di casa in casa, ha raccolto antichi oggetti usatiper la pesca. Il nome del museo in dialetto roma-gnolo significa “ferro per le vongole” e rappresentail cuneo della barca che si utilizza per pescarle. Ciè stato raccontato che, mentre i marinai erano inmare, le loro mogli, nei primi del Novecento, porta-vano alla Vecchia Pescheria di Rimini pesce e von-gole da barattare con carne e uova. Il mercato erachiamato il “Mercato delle poveracce” perchépescatori, venditori e compratori delle vongole,erano povera gente.

E SCAIONNel giardino del museo sono conservati alcuniesempi di “battane” ovvero imbarcazioni a vela eremi utilizzate nella piccola pesca che si praticavaa non più di 50 miglia dalla costa. La guida ci hainoltre indicato le tre barche più utilizzate nel nostromare ovvero battana, bragozzo e trabaccolo. Nel cortile era anche presente una vela tipica

Museo della piccola pesca e delle conchiglie“E Scaion”.

dell’Adriatico, la “vela al terzo”; il suo nome derivada degli spaghi che sono presenti a un terzo dellasua altezza, in modo che, quando c’è molto vento,le si possa diminuire l’area per farle prendere menovento ed ottenere una maggior manovrabilità del-l’imbarcazione.Finita questa breve introduzione ci siamo recatiall’interno del museo dove la guida, appena entra-ti, ci ha mostrato deiquadri con i tre prin-cipali nodi dellapesca: gassa, par-lato e bitta. Nei qua-dri i nomi dei nodisono scritti in ingle-se perché sono pro-dotti dai carceratidella regioned’Oltremanica. Lasala principale èdivisa in tre settori: quello delle asce, quello deimuretti e quello delle succhielle. Ci ha spiegatoinoltre che il lavoro più importante era il rimessag-gio e ci ha illustrato la calafatura, ovvero la “tappa-tura” dei buchi tra una tavola di legno e l’altra conla canapa per impedire al legno di marcire.Qui sono conservati vari attrezzi utilizzati dai nostrinonni e bisnonni per costruire le barche e persopravvivere in mare. Questi reperti variano dalleseghe a più mani, agli oggetti di dimensioni ridotteutilizzati dai marinai durante i loro viaggi, come unminuscolo ferro da stiro, un rasoio per la barba, ilsolcometro (utilizzato per misurare la velocitàrispetto al fondo) e una siringa per delle iniezioniveloci, infatti il capitano era anche il medico dibordo.

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BOZZELLO

Il signore ci ha mostrato inoltre un “boz-zello” ovvero un arnese con delle ruoteche, ad ogni giro di corda, dimezzava-no il peso dell’oggetto da tirare.Sempre in questa stanza era presenteuna “marotta” ovvero un “frigorifero” nelquale si metteva dell’acqua e le anguil-le appena pescate.

La seconda parte del museo, che con-tiene conchiglie e molluschi, ci è stataillustrata dal prof Fiori, che oltre adessere insegnante di matematica èanche un biologo marino. Ce ne sonodi svariati tipi, dalle più comuni trovatesulla battigia a quelle dai colori e dalle

sfumature affascinanti, talvolta provenienti ancheda luoghi più lontani del nostro mare. Alcune sonograndi come un pugno, altre talmente piccole chetutta la classe non riusciva a capire come chi le haraccolte sia stato in grado di trovarle. In questamostra si possono ammirare anche una tartarugaimbalsamata e dei relitti di anfore mozzafiato, situa-te qua e là alla fine degli espositori. Dopo avere ammirato tutti i tipi di conchiglie abbia-mo esaudito le nostre curiosità ponendo domandeal prof. Fiori.

SALA DELLE CONCHIGLIE

Pensiamo che i risultati ottenuti con quest’uscitadidattica siano interessanti; consigliamo la visita alpiccolo museo a tutti coloro che vogliono approfon-dire le proprie conoscenze sul questo mare, a noicosì familiare. A chi volesse compiere un’uscitasimile alla nostra vorremmo dire di stare moltoattento durante l’ascolto, infatti è stato sorprenden-te, anche per noi cittadini costieri, “scoprire” tutti gliattrezzi, nuovi e vecchi, e tutte le curiosità che cir-condano il nostro mare e le attività legate ad esso.

Classe 3 M

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Le poesie di Irenecon i Fantastici 4.Irene parla con le sirene,balla con le stelle, quelle più belle,e una star diventeràquando grande lei sarà.

Mattia non vuol più giocaree vorrebbe andare al mare.Scappar dall’ospedalee con gli amici, andar a giocare.

A Rita piace recitarema sa anche ballarevuol farsi applaudiree famosa divenire.

Vincenzo la chitarra suona,questa scelta è molto buona.Tante canzoni sa già suonaree molta strada lui vuol fare.

Irene T.; Mattia L.; Rita C.; Vincenzo C.

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“Risparmiare energia vuol dire modificare le

proprie abitudini di consumo utilizzando l'ener-

gia in maniera più sapiente ed efficiente. Alla

luce dell'attività “A tutta energia” svolta in clas-

se, esponi le tue considerazioni sulla disponibi-

lità attuale di fonti energetiche, sul loro utilizzo

e sul contributo che il singolo e la comunità

possono apportare per consumare meno e

meglio.”

La nostra economia oggi è basata principalmentesu fonti energetiche non rinnovabili, i combustibilifossili: il loro uso però comporta seri problemi, per-chè essi sono concentrati in poche zone del mondoe la loro estrazione così come la loro combustionedanneggia l'ambiente. É importante perciò studiarele possibili strategie energetiche alternative per ilfuturo. L'umanità di oggi deve trovare il modo disoddisfare i propri bisogni senza compromettere ilbenessere delle generazioni future. Per realizzarequesto sviluppo sostenibile dobbiamo ridurre glisprechi di energia, evitare di consumare le fontienergetiche che sono disponibili in quantità limitatee rispettare l'ambiente. L'ideale allora è fare ricorsoalle fonti energetiche rinnovabili. L'energia idroelet-trica e quella geotermica sono già oggi sfruttatequasi al massimo. L'energia solare e quella eolicahanno invece appena iniziato a diffondersi, e le tec-nologie per sfruttarle migliorano continuamente.Un'altra fonte di energia destinata a diventareimportante è la biomassa, cioè la materia organica

dei rifiuti urbani, dei raccolti agricoli e dei residuidell'industria del legno e di quella alimentare. Conqueste nuove fonti energetiche moltissime comuni-tà possono diventare autosufficienti dal punto divista dell'energia.Una fonte energetica alternativa che già esiste èl'energia nucleare. Le centrali nucleari di oggi sfrut-tano il fenomeno della fissione nucleare dell'uranio.L'uso di questi reattori produce residui radioattiviche bisogna immagazzinare in luoghi sicuri permolte migliaia di anni. Queste scorie sono pericolo-se da maneggiare e rappresentano una sgradevo-le eredità per le generazioni future.Consumare meno energia non è solo una scelta dibuon senso ma è una responsabilità che abbiamonei nostri confronti e in quelli delle generazioni futu-re. Ma davvero è cambiato qualcosa in questi ultimianni? Ormai tutti, scienziati e climatologi sono d’ac-cordo nel dire di sì, anzi non c’è tempo da perderee la priorità è quella di ridurre gli scarichi di gas aeffetto serra sull’atmosfera, un’ azione efficace erapida potrebbe permettere di moderare l’innalza-mento della temperatura terrestre, ma bisognaagire in fretta perché i gas ad effetto serra hannouna durata di vita molto lunga, quindi qualsiasi ini-ziativa intrapresa oggi porterà i suoi risultati tramolti anni. Perciò occorre più che mai sensibilizza-re e sollecitare i ragazzi nel darsi da fare da subitoper risparmiare energia.La terra è una sola, giochiamocela bene!

Nicole 3E

“A tutta energia”

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L'uomo dei nostri giorni, può sicuramente ringrazia-re i nostri avi per lo studio e la scoperta di materia-li e conseguente invenzione di macchine che cisemplificano, ci fanno risparmiare tempo e rendo-no meno faticosa la vita.Basti pensare che solo settanta anni fa mio nonnoper andare a messa faceva alcuni chilometri apiedi, mio padre per percorrere lo stesso tragittousa l'automobile.Mia nonna faceva la ciambella impastando gliingredienti con una forchetta, mia mamma per lastessa ciambella usa il robot elettrico.Le palazzine di due o tre piani ora hanno l'ascenso-re, una volta non veniva previsto nemmeno se lacasa aveva cinque piani.Se da un lato questa evoluzione è un vantaggio,dall'altra richiede l'utilizzo di parecchia energia elet-trica.Per produrre energia fino ad ora si è utilizzato il car-bone ed il petrolio, soprattutto per la loro facilità diapprovvigionamento.Questi però sono materie in via di esaurimento enon solo: la combustione di queste risorse producepulviscoli che inquinano l'aria che respiriamo.Sentiamo spesso parlare di sforamenti del limitedei pm10 nella nostra città!Le domande che mi vengonospontanee sono le seguenti:Quanti anni ancora potremoestrarre dal sottosuolo questimateriali?Quali altri mezzi alternativi pos-siamo utilizzare?I nostri ricercatori sicuramentetroveranno altre possibilità.Esistono in natura altri elementicome il vento, l'acqua, il sole, ilcalore che il sottosuolo producein talune aree del pianeta.Purtroppo per ora utilizzarlecosta tanto denaro.Una alternativa efficace, checomporta un grosso investimen-to iniziale, per la costruzione del-l'impianto, ma poco costosa perla produzione è l'energia nuclea-re.Questa però a me fa tanta paura,

perché produce scorie radioattive di difficile smalti-mento e soprattutto il rischio di incidenti come quel-lo provocato dal recente terremoto in Giappone,rischi non ancora eliminabili, possono provocaregrosse fuoriuscite radioattive con enormi rischi perla salute.Tuttavia la risorsa migliore che abbiamo forse èun'altra: il risparmio energetico. Ad esempio, attra-verso piccoli accorgimenti che tutti possiamo adot-tare come: isolare i muri di una casa per nondisperdere il calore, usare lampadine a basso con-sumo, accendere la luce solo se necessario, si puòottenere un utilizzo più moderato e consapevoledell’energia.E non solo. Fare le scale per salire al piano supe-riore, oppure fare una passeggiata all'aria apertaper far del moto anziché usare il tapis roulant elet-trico davanti alla televisione accesa è un buon con-tributo al risparmio.Allo stesso modo, con un po' più di tempo e con piùfatica la ciambella impastata a mano, verrebbeugualmente buonissima.Certo sembra poca cosa, ma con il contributo ditutti una piccola, cosa può diventare grande.

Samuele 3E

“Risparmiare energia vuol dire modificare le proprie abitudini di consumo utilizzando l'energia

in maniera più sapiente ed efficiente. Alla luce dell'attività “A tutta energia” svolta in classe,

esponi le tue considerazioni sulla disponibilità attuale di fonti energetiche, sul loro utilizzo e

sul contributo che il singolo e la comunità possono apportare per consumare meno e meglio.”

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Cari ragazzi,vi vorrei parlare di un argomento quotidiano della nostra vita: la scuola. Sono una ragazza di quattordici anni e scrivo questa lettera al mio giornale prefe-rito, per discutere su questo argomento, secondo me, molto importante. Credoche la scuola sia fondamentale, perché oltre ad insegnarci le varie materie, ciinsegna anche a far parte di una comunità: si incontrano i primi amici, le primegelosie, i primi litigi. Queste esperienze ci preparano alla vita. Per esempio,credo che, una ragazza che non è andata a scuola, ma è cresciuta in casa, quan-do si ritrova con gli altri si senta inadeguata, perché non sa come comportarsi.Infatti, le difficoltà della scuola ci rendono forti. Come ve lo potrei spiegare? Adesempio, quando incontriamo le prime difficoltà siamo molto insicuri, ma poi quan-do le superiamo stiamo bene con noi stessi ed impariamo a non arrenderci alleprime difficoltà.Noi giovani, affrontiamo la scuola come un elemento negativo, per le ansie, le

paure, gli ostacoli e l’impegno che richiede. Vi chiedo però di non dimenticare imomenti passati insieme con i compagni, che vi danno un sorriso anche durantei giorni più impegnativi e monotoni. So che è molto difficile da accettare, maammettetelo: durante le vacanze, la scuola un po’ vi manca. Per questo, secondome, la scuola svolge molto bene il suo scopo, sia con le lezioni e con lo studio, siacon l’insegnare a stare insieme. Anche se fino ad adesso ho parlato in maniera positiva delle scuola, non escludoche ci siano anche aspetti negativi. Credo che l’aspetto di uguaglianza tra gli alun-ni sia molto importante: ognuno ha il diritto di avere una buona istruzione che nondipende dal “badget” economico. E ancora, cosa ne pensate della tutela degliinsegnanti? Ormai non hanno leggi che li tutelino e non possono organizzarequasi più, le attività. Secondo me tutti questi aspetti negativi sono manifestati dalla poca importanzache viene data alla scuola, che è la nostra guida verso il mondo del lavoro e dellacultura. Credo che molti aspetti dovrebbero essere ancora modificati. Dovrebbeessere data più importanza all’istruzione. Cosa ne pensata voi? Io penso che la cultura sia uno degli aspetti più importantidi un paese. Spero che in tanti commenteranno questa mia lettera. Aspetto di con-frontarmi con le vostre idee.

Alina 3E

Lettera a un giornale

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Sono seduta in questo banco (leggermente imbrattato di cancellina apparentemente “cancellabile”), con una penna inmano , aspettando che “arrivi” un’idea su come iniziare questo testo. Non sono mai stata brava a iniziare un tema inmodo che risulti approfondito , a causa della mia difficoltà a “lasciarmi andare” a impressioni personali che rispecchino imiei stati d’animo, così stavolta ho pensato di cominciare dall’inizio. Ho iniziato la terza media da tre mesi e, riguardo aivoti, ho notato che “viaggio” su “7”. Dove sono finiti quei due cerchi uno sopra l’altro chiamati “otto” e quel “6” ribaltato?Non fraintendetemi: non accuso penne senza inchiostro, né tanto meno i professori. Infatti mi sono accorta che i compi-ti mi risultano “pesanti”, forse perché, come dicono gli adulti, questa è un’età problematica , in cui i piccoli e i grandi cam-biamenti ci preoccupano. Come la scelta della scuola superiore che frequenteremo, un problema da non sottovalutare.Ho analizzato le mie predisposizioni e ho capito che il liceo scientifico non fa per me , così penso di andare al linguisti-co o al classico. Ho controllato i siti delle scuole e sono andata con i miei genitori agli “open day”, ma sono ancora inde-cisa. Riguardo alle medie , c’è un fatto che mi turba: i fondi della scuola. Ora la biblioteca è chiusa, precisamente, nonessendoci prof disponibili, noi alunni non possiamo chiedere con facilità dei libri in prestito.Inoltre non abbiamo la possibilità di andare “in soggiorno”: secondo la legge le professoresse devono restare sveglie pertutta la notte, in modo che possano fermarci nel caso che ci “lanciamo” dalla finestra. Un minuto di silenzio? I ministricredono che si possa rimanere svegli dalle 22:00 alle 8:00, per controllare che non cadiamo nel giardino dell’albergo?!Comunque non ci sono solo questi problemi nella nostra scuola: ora il coro deve essere pagato, i computer non hannola connessione a Internet, la carta per le fotocopie viene venduta come i tartufi, i bagni femminili vengono chiusi (giusta-mente), ecc…ecc… Spero che al liceo non ci siano questi problemi, altrimenti non si saprà più come risolverli,non mi stupisce che in classe ci vengano recapitati avvisi di scioperi come se piovesse. Se alle medie è così, all’univer-sità cosa succederà? Mi viene il mal di testa al solo pensiero. Io amo la scuola, perché mi permetterà di realizzare ilsogno del mio avvenire e, anche se il corpo di uno studente sarà su di una scomoda sedia, la sua mente potrà impara-re sempre di più (ovviamente se non giocherà con penne e matite o parlerà col compagno dietro di lui).

Chiara 3E

Racconta l'esperienza dei cambiamenti personali di cui sei stata/o protagonista nel corso di

questi tre anni di scuola media e cerca di spigare le difficoltà e le positività dell'essere pre-ado-

lescente.

Soffermati a riflettere in particolare sugli stati d'animo e collegati a qualche episodio significa-

tivo da te vissuto e sui sentimenti provati.

Era il 15 settembre del 2008 quando ho iniziato a frequentare la scuola media. Da allora sono cambiati molti aspetti dime: sia il mio fisico, sia il mio pensiero e le mie aspettative. All'inizio ero molto impaurita, spaventata dal fatto di dovercambiare scuola, compagni e insegnanti. In particolare mi ricordo che la notte prima di incominciare le medie ho fattomolta fatica a dormire perchè non avevo affatto sonno e i miei pensieri erano concentrati a cercare di immaginare e capi-re che cosa sarebbe successo il giorno seguente. Al mattino non sapevo che abito indossare, non riuscivo a trovarneuno adatto alla circostanza. Ricordo che non ho fatto neanche colazione, mi si era “chiuso lo stomaco” e sono uscita dacasa di corsa anche se mancava mezz'ora al suono della campanella.Mentre ero nel giardino della scuola aspettavo conansia quel suono che mi avrebbe fatto fare un passo in avanti necessario per la mia crescita. Quando sono entrata inclasse già ero più tranquilla, il fatto che più mi preoccupava era fare quel grande cambiamento dalle elementari allamedie. Anche se il primo anno è stato per me quello che andato meglio dal punto di vista scolastico, credo che non siastato il più bello perchè ancora non ci conoscevamo bene come classe e non eravamo molto uniti. Il soggiorno di duegiorni a Brisighella ha consolidato il mio rapporto con i compagni. La gita è stata bellissima; soprattutto la caccia al teso-ro nel castello e i balli serali nella rocca con degli esperti di danza medievale. La mia pagella di fine anno è stata ottima:l'unico 8 che avevo era in italiano, le altre valutazioni erano tutte 9 o 10. Il passaggio dalla prima alla seconda media nonè stato né difficile né complicato; non ho fatto tanti cambiamenti, a parte nell'aspetto fisico. In seconda eravamo tuttimolto diversi come fisicità. Mi ricordo che la professoressa di italiano, la prima volta che ci ha visti dopo tre mesi di vacan-ze estive, ci ha detto: “Ragazzi come siete lievitati!”; e aveva ragione. A mio parere il secondo anno è stato migliore dellaprima. Eravamo uniti come classe ma c'erano delle distinzioni tra maschi e femmine. Anche la gita di quell'anno mi haaiutato a rinforzare il mio rapporto con i compagni. Nel secondo anno di scuola media sono molto cambiatanon solo fisi-camente ma anche cambiamenti mentalmente; ho incominciato a vedere la vita in modo diverso. Ora frequento la terzaed a essere sincera ho un po' paura; ma non per l'esame di Stato che devo sostenere a fine anno, ma di quello che miriserverà il futuro, il cambio scuola con nuovi compagni e nuovi professori, le varie difficoltà che dovrò affrontare io comeogni adolescente della mia età. Sono dell'idea che essere pre-adolescente ha dei vantaggi e degli svantaggi. É svantag-gioso perchè, secondo me, ogni ragazzo soffre: chi per problemi familiari, chi per problemi fisici o per amore. Ho la cer-tezza, però, che oltre tutte le difficoltà, le incertezze e le paure, l'adolescenza, pur essendo dolorosa, sia il periodo piùbello della nostra vita, in cui nascono i primi amori, le prime vere amicizie e i rapporti con i nostri coetanei.

Nicole 3E

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Da sempre il mondo è una grande casa, dove tutti devono conviverci, qualunque sia il loro rapporto con lepersone che ci abitano. Ma c’è sempre qualcuno che vuole andare contro un’altra persona. Poi ci sonocoloro che “suonano il campanello” al primo individuo che capita loro “sotto tiro” per entrare nella sua vita.Esattamente ciò che capitò a me.Tutto iniziò quel 14 settembre 2009, il primo giorno di prima media: nuovi luoghi, nuova scuola, nuovi inse-gnanti, ma soprattutto nuovi amici.Quando misi piede sulla soglia della porta con scritto “Prima B”, come un lampo a ciel sereno, trovai davan-ti a me una ragazzina cinese, Giulia.Per un attimo rimasi lì, a fissarla, con lo sguardo perso nel vuoto.Il giorno dopo azzardai la prima parola con lei. Dopo poco avevo già “piantato i picchetti”. Poi, con il tempo,imparai a conoscerla meglio. La struttura della tenda era pronta a ricevere la stoffa.Ogni ora, giorno, settimana, mese, scoprii un pezzettino di lei.Era definitivo: la tenda era ormai stabile. Nemmeno un bisonte inferocito sarebbe riuscito a distruggerla. Tornato a casa, verso le due del pomeriggio del 29 novembre 2009, DRIIIIN!Andai a rispondere: -Pronto?E lei: -Sì, sono Giulia, un’amica di Nicolò.Io, sorpreso della sua chiamata, risposi: -Sì, sono io.E lei, un po’ imbarazzata: -Scusa! Mi potresti dare i compiti per domani?Accettai: -Aspetta che prendo il diario.E Giulia attese un po’, poi la conversazione continuò: -Ok, eccomi. Non ce ne sono molti: solo storia ematematica.Lei, per un motivo a me sconosciuto, mi chiese: -Mi dici solo gli esercizi di matematica? I compiti di storia liho già.Io, doppiamente stupito da ciò che aveva detto prima, continuai: -Certo. C’è pagina 152, esercizi numerouno, due, tre e sette.Poi ringraziò e mi salutò.Visto? Una telefonata. Tutto qui. Basta poco per rafforzare o mantenere un’amicizia ancora oggi. Dopotuttonon mi vergogno di avere un’amica cinese, nessuno mi dice niente; strano, ma non è cosa ordinaria incon-trare qualcuno diverso fuori, ma uguale dentro.Sì, proprio così, perché anche se i miei occhi non sono a mandorla come i suoi, nel mio cuore vibra lo stes-so desiderio che è nascosto nel suo e cioè quello di avere amici, di essere accettati, capiti … in una solaparola di essere felici.

Nicolò 2°B

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L’incontro con un altro uomo, con altri uomini è da sempre l’esperienza universale e fondamen-

tale del genere umano. Come comportarsi con gli altri? Che atteggiamento avere nei loro con-

fronti? Si può scegliere il duello, il conflitto, la guerra ma anche la collaborazione.

L’antropologo Bronislaw Malinowski svelò come una cultura trovi difficile comprendere un’al-

tra e che tale difficoltà riguardi anche chi ne fa parte e la diffonde. Arrivato infatti nelle isole

Trobriand, lo studioso constatò come i “bianchi” residenti lì da anni, non solo non sapessero

nulla della popolazione locale ma anzi come ne avessero un’idea del tutto falsa. Malinowski,

allora, piantò la tenda in mezzo ad un villaggio e si stabilì tra la popolazione locale.

Dite come anche voi vivete eventuali rapporti con ragazzi di altre culture e se mai vi è capitato

di “piantare la vostra tenda” tra altri, suscitando lo sgomento o l’ammirazione dei vostri com-

pagni.

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Pagine di terracottaI lavori di Andrea, Camilla e della IH sotto la guida del Prof.

Giovanni Burnazzi.

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Alcuni giorni a Napoli.Ore 5 del 12 aprile 2011, finalmente partiamo perNapoli dopo aver dubitato fino all’ultimo sulla possi-bilità di realizzare il soggiorno; come di consuetosiamo accompagnati dai ragazzi della 3I e dagliinsegnanti Pascarella, Pellizzola e Battistini. La gitaera finalizzata a farci conoscere meglio questa cittàe le importanti località a poca distanza, comePompei e Caserta. In precedenza ci eravamo pre-parati raccogliendo informazioni su ogni monumen-to che avremmo visitato; strumenti indispensabili:un block-notes, una penna, la macchina fotograficae … tanta voglia di camminare. Dopo quasi noveore di viaggio arriviamo agli scavi archeologicipompeiani. Qui, dopo un veloce pranzo al sacco, ciha accolti la guida Gerri , molto esperto e capace difarci rivivere la città nei suoi più curiosi e interes-santi particolari. Alle 15.00 finalmente varchiamo icancelli di Pompei. Prima di entrare ufficialmentenelle mura cittadine ci siamo fermati per alcuniminuti davanti alla necropoli; qui Gerri ci ha parlatodel fascino della città, la cui vita quotidiana è statafermata d’un tratto. All’inizio ci ha presentato la sto-ria: Pompei era una piccola realtà dell’ImperoRomano di 64 ettari, di cui i 2/3 non ancora portatialla luce. Era dedita al commercio, ma solo versol’esterno; infatti i pompeiani volevano arricchirsi e lestrade erano costruite a questo fine: erano fabbri-cate su misura per l’asse dei carri pompeiani cosic-ché solo questi potevano passare. Subito dopoabbiamo visitato la strada principale della città: viadell’Abbondanza. Lungo questa via sono presentile più importanti domus come quella dei castiamanti; qui sono stati ritrovati affreschi e oggetti inoro. E’ proprio l’affresco dei casti amanti a dare ilnome alla domus. In questa via erano presentianche delle locande. Purtroppo di Pompei si èperso molto perché la città è stata “sommersa”, nel-l’eruzione del Vesuvio nel 79d.C., da lapilli e non dafango, che non hanno impedito che gli agenti, inparte, la degradassero. I cittadini sono stati ritrova-ti sotto 20 cm di lapilli, e questo perché la fuga è ini-ziata solo due giorni dopo l’inizio dell’attività vesu-viana. Il primo e unico tentativo fu quello di fuggireverso il mare che venne però impedito dalle muradi cinta. I corpi sono stati ritrovati in posizioni con-torte per l’alta temperatura dei lapilli e con le mani

sul viso per proteggersi dai gas nocivi. Il secondogiorno abbiamo fatto tante cose tutte insieme. Dimattina abbiamo visitato la Solfatara di Pozzuoli alcentro dei Campi Flegrei, qui sono presenti due tipidi materiale importante per la crescita delle piante:il tufo giallo e quello grigio. Al centro della solfatarac’è una specie di cratere dove ribolle l’acqua a unatemperatura di circa 1000°C. Nella solfatara nonc’è il rischio di un’eruzione perché essa non è col-legata alla camera magmatica. I gas che vengonoesalati sono gli stessi che sono usati alle terme e inmedicina. Sul finire della mattinata ci siamo recatialle tombe di Leopardi e Virgilio. Nel pomeriggioabbiamo inoltre visitato Piazza Plebiscito, GalleriaUmberto I e il centro storico; abbiamo attraversatovia Toledo, la più moderna della città, la“Spaccanapoli” e via S. Gregorio Armeno, nota perla vendita di statuine del presepe. Dopo aver cena-to in pizzeria siamo tornati in hotel. Ecco arrivato ilterzo giorno della nostra permanenza in Campania:si parte per Caserta. Eccola, in tutta la sua impo-nente magnificenza , la famosa Reggia. All’internoabbiamo visitato poche stanze in confronto all’inte-ro complesso, tutte nel piano nobile, dove viveva ilre. La Reggia, che si può dividere in appartamentonuovo (1800) e vecchio (1700, tardo barocco),viene detta vanvitelliana perché realizzata daiVanvitelli, padre e figlio. Nella Reggia si contano1270 stanze e più di 4000 finestre. In ogni stanza èriproposto il giglio borbonico, segno della dinastiadei Borboni. Abbiamo dedicato particolare atten-zione a 4 stanze, ognuna con l’affresco di una sta-gione, e a seguire la sala del trono e la sala diMarte, con lampadari in cristalli di Boemia: questastanza vuole rappresentare la vittoria delle armi.Poi la guida ci ha condotto presso i tre locali dellabiblioteca e la sala di Astrea, chiamata così dalnome della dea rappresentata in statua fra Ercole eun’allegoria del Regno delle due Sicilie. Infineabbiamo visitato il parco e siamo ripartiti per Rimini.I risultati ottenuti con questo soggiorno sono moltobuoni e consigliamo, a chi volesse compiereun’esperienza come la nostra, di stare attento eprepararsi per bene, perché si raccolgono tantecuriosità e aspetti interessanti.

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ESTATE 2011

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La certez-za dellapena

Alla televisione, sui giornalispesso si sente parlare di reatiimpuniti e pene non semprescontate o non sempre uguali difronte allo stesso reato. E io comeal solito mi trovo vittima di ingiustizie:perché se non faccio firmare un avvisodi uno sciopero mi merito tre temi dipunizione e i miei compagni, che nonhanno fatto firmare l’avviso del cambiodi orario del consiglio di classe, hannoavuto un solo tema di punizione e nep-pure l’avvertimento?Con questo non dico di non essermi meritato lapunizione, ho sbagliato ed è giusto che paghi,però vorrei che fosse così per tutti. Inoltre,quando succedono queste cose, a casa, i mieigenitori mi rimproverano e tante volte per menon è facile giustificarmi perché so di avertorto. E’ stata una dimenticanza, non mi dimen-tico però di studiare e fare i compiti. Perché chinon li fa, o studia poco la passa liscia e vieneugualmente promosso? Che valore hanno isuoi sei rispetto a quelli di chi ha difficoltà peròsi è sempre impegnato?Quasi quasi faccio un solo testo anch’io. Anzino, li faccio tutti e tre per dispetto, ma li scrivocon il computer, così almeno non mi fa male lamano , evito la brutta copia e uso i caratteri piùgrandi così sembra p i ù l u n g o o o o .Uffa tutto è ingiusto!!!!!!!!!!!!!!! Anche nei + delprof Miccichè, i miei se li dimentica e non lisomma nella verifica successiva, come luiaveva detto ! Io studio lo stesso, tanto studioper me, e un domani voglio essere una perso-na giusta, corretta e coerente : non si dice chesi impara dai propri errori? Secondo me siimpara anche da quelli degli altri !!!!!!!

Masi Marcello 2B

Il destinoVi sembrerà strano un tema sulDestino, ma è proprio così.Voglio dimostrare che il Destinoesiste, che qualcosa è già scrittonella nostra storia.Ieri, ovvero giovedì, ho chiesto a miamamma cosa sarebbe successo seavessi preso una nota (dato che non miera mai capitato). Oggi, per una dimen-ticanza di un compito di storia, si è avve-rato il mio presentimento: purtroppo, hopreso una nota. Subito mi sono sentitomancare : ero così disperato, perchénon sapevo come dirlo a mia mamma eavevo paura che se la prendesse un po’troppo. Ma, per destino, proprio oggi, dovevoandare dalla nonna (almeno lei mi consola unpo’ e frena la rabbia di mia mamma). Per fortu-na!Voi, come lo chiamate questo episodio? Potetechiamarlo coincidenza, sfortuna, potete chia-marlo con tutti i nomi del mondo; ma io pensoche sia Destino.Quante possibilità ci sono che avvenga tutto inquesto modo? Una su mille? Diecimila? Io vorrei invitare a pensare se tutti – o quasitutti – gli eventi siano caratterizzati dal Destino.Siamo già predestinati o il nostro Destino ce locreiamo? Non riesco a darmi una risposta, per-ché non potrei pensare come evolverà la miavita. Non mi voglio preoccupare più di tanto espero che la nota ricevuta mi serva da lezione: dovrò controllare meglio i compiti da esegui-re! Però mi “brucia”!

Masi Marcello 2B

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Serata tipica in casa Masi, protagonista Marcello 12 anni.

Ore 20 : Marcello rientra dagli allenamenti, non ancora messo tutti edue i piedi in casa e sua mamma gli dice :” vatti a fare la doccia cheè pronto, dai muoviti!”Ore 20.05 : dalla cucina una voce : “ Allora, non hai ancora finito?”Marcello non ha ancora fatto in tempo a mettere tutti e due i piedi nelbox docciaOre 20.10 : la mamma entra in bagno : “uffa dai asciugati ! E’ giàpronto nel piatto ! “ Marcello ha il sapone negli occhi, e non ha anco-ra messo tutti e due i piedi fuori dal box doccia.Ore 20.12 : Marcello si precipita a tavola mezzo bagnato e mezzovestito, più sudato di quando è arrivato a casa dopo gli allenamenti.Sente la voce della mamma : “Ti potevi almeno asciugare i capelli”Marcello ha appena messo la forchetta in bocca. Ore 20.12-20.30 : la mamma sta zitta perché ha la bocca piena. Poiall’improvviso si alza, comincia a sparecchiare togliendoti la forchet-ta di bocca e … : “Insomma volete far presto e darmi una mano ?!Non sono mica la vostra cameriera!”Ore 20.31 : Pronti via, come soldatini Marcello, Tea e il babbo inco-minciano a sparecchiare, spazzare, riordinare, così la mamma stazitta.Ore 20.32 : “Bambini, andate a lavarvi i denti, mettetevi il pigiama,fate lo zaino, mettete dentro la merenda, controllate il diario, riordina-te i vostri vestiti e preparate ciò che volete indossare domani, mette-te tutto sul divano!”Ore 20.35: I bambini sono nella camera a mettere a posto i vestitia riordinare lo zaino, a scegliere i panni per il giorno dopo. “Allora, civogliamo dare una mossa?”Ore 20.40 : I bambini sono pronti hanno riordinato, fatto lo zaino,lavato i denti, messo il pigiama, preparato la merenda e messo ipanni piegati pronti per il giorno dopo sul divano. Tempo 30 secondie : “Insomma su questo divano non ci si può neanche sedere! Bastavado a letto!”Ore 20.41 : Marcello dopo essersi accertato che la mamma non épiù in giro, accende il computer, va su facebook e si rilassa.Ore 22.00 : Ahimè la mamma ha sete, si alza, va in cucina e vedeMarcello davanti al computer. Apriti cielo! “Marcello quante volte te lodevo dire che è ora di andare a letto? Forza spegni!”Ore 22.01 : La mamma si accorge che Marcello non ha ancoraspento : “Allora????”Ore 22.03 : La mamma si accorge che Marcello non ha ancoraspento : “Allora????Non hai sentito cosa ti avevo detto mezz’ora fa?”La mamma perde il tempo.Ore 22.06 : La mamma si accorge che Marcello non ha ancoraspento : “Allora???? Non hai sentito cosa ti avevo detto tre ore fa?”La mamma vive in un altro fuso orario.Ore 22.08 : La mamma si accorge che Marcello non ha ancoraspento : “Allora???? Non hai sentito cosa ti avevo detto quattro orefa?” La mamma ha fatto il giro del mondo.Ore 22.09 : Marcello sente la voce della mamma, si rassegna, spe-gne il computer e raggiunge la mamma nel suo lettoOre 22.10 : Non ha ancora messo tutti e due i piedi nella camera chela mamma : “ Adesso vai a fare la pipì, vieni a darmi la buonanotte,e poi vai a letto”Ore 22.11 : Marcello va a dare la buonanotte alla sua mamma epensa … povero babbo! Ore 22.12 : Marcello spegne la luce prima che sua mamma glielodica.

Mi è piaciuto scherzare, mia mamma non è proprio così, però a volteè … un po’ borsa!

Masi Marcello 2B

MAMMA,NON MISTRESSARE!

C comeCristoforo

C come Cristoforo, Una bella C con la lettera maiuscola. Ogni mattina, quando entra in classe, mostra un sorriso che partedall’ occhio destro e, attraversando la bocca, arriva al sinistro, for-mando proprio una bella C.Il primo giorno di scuola media i professori ci hanno fatto sederein cerchio . noi eravamo tutti impauriti, uno vicino all’altro, doveva-mo dire il nostro nome e lo dicevamo piano piano, quasi sussur-rando. A un certo punto, nel silenzio quasi di tomba che c’era ,sentiamo questa vociona “ io mi chiamo Cristoforo, il mio nomesignifica portatore di Cristo, il mio nome è importante!”Cristoforo è forte e allegro, sereno anche nelle difficoltà.Ha un sorriso per ogni compagno, un abbraccio consolatore perogni persona triste, una parola allegra per ogni amico con il mora-le a terra.E’ un ragazzo fantastico, pieno di grinta e di voglia di andare avan-ti, un ragazzo davvero speciale.La cosa che mi ha sempre colpito di lui è che dice le cose comele pensa, senza farsi troppi problemi.Ad esempio, tra lui e la prof. Pesaresi c’è “ una continua guerra”.Non dimenticherò mai quando la prof. continuava a parlare e nonla finiva più , tutti eravamo annoiati…e lui si alzò di scatto e disseche stavamo perdendo troppo tempo in chiacchiere, invece dilavorare, e che lei ci doveva insegnare e non parlare!Cri si è rivelato una “bocca della verità” perché spiazza tutti con lasua sincerità e con le sue idee sulle cose che accadono. Unavolta, quando Marco e Filippo litigavano, disse “ Secondo mesiete matti! Non c’è bisogno di litigare ! Bisogna volersi bene!”Cris si accorge di cose che noi sottovalutiamo, ci descrive ilmondo attraverso il suo punto di vista, infatti ha un modo comple-tamente nuovo di vedere le cose. Ci dice quando stiamo esage-rando e ci rimette su binari giusti dimostrando la sua sincerità, ilsuo senso di giustizia, la sua sensibilità e a volte anche la sua grin-ta. Cris nei nostri confronti è molto protettivo. Anche se due per-sone stanno scherzando si preoccupa come quella volta che io emarco facevamo finta di picchiarci. Cris si preoccupò, ci vennevicino e disse.” Non picchiatevi, fate la pace, dovete volervi bene!”Tutte le volte che cerco di aiutare Cris mi viene il dubbio che nonsia lui ad aiutare me. Mi insegna un sacco di cose. Quando devefare un disegno, scrivere qualcosa o anche solo fare la cartella, cimette una calma e un impegno che io non conosco.Anche se può sembrare ingenuo, non lo è, vede la verità che avolte noi non vogliamo vedere, poi ce la butta in faccia e ci costrin-ge a capire. Cristoforo no ha paura di rimproverarci come fannotutti i veri amici, e ci rimprovera sempre quando litighiamo.Secondo me Cris è stata la presona che ha reso questa classeuna classe unica e speciale. Si può dire che Cris sia il cuore della3° C. Noi della terza C siamo cresciuti tutti insieme e insieme aCristoforo. Da Cris ho imparato ad accettare le persone per quel-lo che sono e ad amarle in un modo particolare. Cris ha una stra-ordinaria capacità di amare e di trasmettere affetto. Quando staicon lui senti l’amicizia, la fiducia, la gioia di stare insieme che ti dàun vero amico.Cris è un compagno di viaggio indispensabile e la terza C nonavrebbe potuto fare a meno della sua simpatia, della sua auda-cia, della sua caparbietà che lo fa sempre alzare dopo le cadute,della sua capacità di aiutare gli altri, del suo modo di amare. Sonosicuro che Cris sia molto fiero di frequentare la terza C, come iosono fiero di aver conosciuto Cris.3° C, C come Cristoforo, C come campione, Cristoforo il campio-ne della 3° C.E come un vero campione alza le braccia al cielo quando è con-tento perché gli diciamo “bravissimo!!!”

Cristoforo 3C

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Avevo poca energia, ancora da consumare. Ciò che mi ritrovai davanti fu solo una stupida e miserabile sedia. Mi cisedetti e, senza farlo apposta, il mio gomito sbatté contro una macchina da scrivere. Fissai bene la macchina, quan-ti ricordi conteneva! La spostai verso di me con un sorriso e iniziai a scrivere del passato, della mia nascita. Scrivevoanche perché non l'avevo mai fatto prima d'allora, e perché mi dicevano che ero brava a scrivere, a mostrare dallascrittura le mie emozioni.

- C'erano lacrime sopra il tuo viso, mamma. Piangevo, e quando morirò significa che sorriderò? No, troppo facile. Tene sei andata via come un angelo, forse perché qualcuno lassù aveva bisogno di te, forse il tuo tempo era scaduto.

C'è voluto molto per insegnarmi a camminare, ad ogni passo ridevo e cascavo, mi dissero. A pochi anni cominciai adire qualche parola, la mia prima parola fu -Papà-

Il mio passato è stato diverso dagli altri, è stato “diverso”, usiamo questo aggettivo, terribile.

Quando sono nata nessuno mi ha avvisato che oltre al cordone avrei perso anche chi me l'aveva dato. Mi dicevanodi non guardare più al passato. La mia vita è un oceano di domande, dove nessuno sa dar risposte, compresa me.Non esiste il punto di inizio o un punto d'arrivo, ma un punto interrogativo, o la frase -perché a me?-

Esco di casa da sola, gli amici qua non servono se non a risparmiarti qualche lacrima, non sto cercando l'oro, sto cer-cando di trovare un senso a tutto questo, ma io non lo trovo!

E Dio, se mi stai ascoltando da lassù ridammi indietro gli angeli che hai preso in prestito, e se proprio non riesci aridarmeli e ne hai bisogno, dammi altre lacrime per sopportare, perché non ne ho più

Ogni giorno che mi passa davanti mi fa notare, che sono soltanto io sono quella che mi può cambiare. Questa vitami ha sempre tradito da mattina e sera, è stata falsa, perché era troppo bella per essere vera.

E solo in quel preciso momento, ho capito una cosa: perché da piccoli tutto più semplice?

Perché si piangeva per un ginocchio sbucciato e adesso si piange per un amore non ricambiato? Per fare pace biso-gnava porgere un semplice mignolo, e adesso? Adesso non si fa neanche pace, adesso per “risolvere” le cose, esi-ste un'altra opzione, chiamata guerra.

Tutto sta andando a rotoli, le cose stanno peggiorando di giorno in giorno, ne sono sempre più convinta.

Peggiorai all'età di dieci anni, quando ciò che volevo lo ottenevo sempre rapidamente, quando diventai arrogante,quando la voglia di fare qualcosa mi doveva saltare addosso. 

Sono cresciuta troppo velocemente, mi ripeto sempre. Delle volte non vorrei essere me stessa, essere un' altra per-sona e non aver commesso gli sbagli, non aver pronunciato certe parole. Credo che gli attimi sfuggano troppo velo-cemente. Con le mie sorelle non è mai stato così agitato, il rapporto. Eravamo molto attaccate da piccine, ciò chefacevi a una di noi, lo facevi a tutte quante! Poi con il mio “babbo” sono peggiorate tante cose: fa finta di volermi bene,forse un poco me ne vuole, penso. Dice che sono uguale alle altre sorelle, secondo lui, ma io mi ritengo diversa, melo sento proprio dentro. La vita è questa. Ci sono altri e bassi, ma sei tu a scegliere se rialzarti oppure no. E io, dopoparecchie scosse del vento, mi sono sempre rialzata! Ora cammino a testa alta. Le cose che ho fatto o le personeche ho perso, so di non poterle più riavere affianco a me (anche se credetemi, lo vorrei tanto). Dio ha scelto questo,e io non posso cambiare le cose; non posso aggiungere altre parole.

Alcuni mi amano per quello che sono e altri mi odiano, perché vorrebbero essere come me. 

Il tempo è passato troppo velocemente e adesso mi ritrovo qui, da sola. 

Ora che ci penso, credo che le cose che ho fatto non sono state poi così sbagliate. Ho perdonato, ho commesso erro-ri.. ma questa lo fanno tutti, e io non mi distinguo da loro. Tutti gli umani sbagliano. Ci sono certi errori che non si pos-sono perdonare e altri che per colpa di uno stupido mostro (chiamato Orgoglio) non hanno il coraggio di chiederescusa, si nascondo dietro di essi, cercando quella piccola forza che li spinga a fare qualche passo. Ma lì non c'è, ipassi si fanno vivendo la vita, e se non hai il coraggio di fare qualcosa, la più miserabile e piccola cosa, allora tuttoè perso! 

Questa è la mia storia. 

Dei piccoli dolori nel corpo mi perseguitano, e si fanno sempre più dolorosi, la testa mi sta scoppiando. Non ho maidetto fine, perché si dice solamente quando tutto è finito davvero. E credo che adesso sia la mia ora. 

Non ho scelto io di vivere, perciò lasciatemi morire in tranquillità

Sandra Trengia 2B

Immagino la miavita tra 100 anni.

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BUONEVACANZE

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