basilica di sant'ambrogio - signore, aumenta la nostra fede€¦ · come sento vera la...

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Una delle possibili etimologie della parola credo, è cor-do, che significa “mettere il cuore su qualcosa, dare il cuore”. Trovare in Dio un appoggio incrollabile, una sicurezza che resiste persino al pensiero della morte, fa parte dell’essenza stessa della fede. Il vero credente, secondo la Bibbia, è colui per il quale Dio è la “roccia del cuore” (salmo 73,26), è colui che può dire: “Ti amo, Signore, mia forza, mia roccia, mio baluardo, mia potente salvezza” (salmo 18,2-3). Egli sa che Dio conosce il nostro nome, ogni istante della nostra esistenza, ogni nostro fugace pensiero ed ogni emozione del cuore, fino a rivelarci quello che la mente umana – partendo da sé stessa – mai sarebbe arrivata ad immaginare, e cioè che siamo non “semplice crea- ture” ma quello che Gesù è per natura, noi lo siamo per Grazia: “figli di Dio”. E se figli, anche eredi con lui della Gloria. La fede è vivere questo rapporto con Gesù. Non con un libro, non con una dottrina, ma con la per- sona viva di Cristo. La vita cristiana è partecipazione alla sorprendente avventura di Cristo, che ci libera dalla paura della morte e fa si che la nostra vita non sia una realtà inde- cifrabile, una lunga fatica senza compenso, un agitarsi senza un approdo. Essa si accende di un’intelligibilità superiore, si riempie di speranza e si dischiude alla possibilità di amare pienamente. Infatti, se credo, posso amare senza paura che donan- domi io mi perda, anzi, mi è data la certezza che: “Chi perde la propria vita - cioè chi la dona - la ritroverà”. L’esistenza di chi rifugge dall’ipotesi di un Creatore e Padre, anche se arricchita da agi e benessere, sarà sempre avara di significati e di un senso ultimo. La morte diviene la sconfitta dell’uomo, la negazione del suo valore, la fine ingloriosa della sua avventura. E’ forse per questo che una mentalità che non ha riferi- menti trascendenti di fede, cerca di esorcizzare la morte, chi nascondendola, chi facendo come se essa non ci fosse nella vita. Fede e incredulità si fronteggiano in ogni cuore, anche nel nostro! Non è sempre facile credere! Chi intraprende il cammino della fede, si trova davanti a verità “indimostrabili”, da accettare solo “per assenso del cuore”. Indimostrabili, non significa “contro la ragione”. Allo stesso modo non è semplice “non credere”. Si può vivere pensando di essere al mondo per caso? Senza nessuna speranza in grado di sostenerci nelle prove della vita? Senza la prospettiva di una giustizia che ci risponda oltre la barriera della morte? Come sento vera la preghiera di un grande poeta con- temporaneo, Giorgio Caproni, che riesce a provocare tutti – credenti e non credenti – con poche efficaci paro- le: “Io prego non perché Dio esiste, ma perché Dio esi- sta”. “Signore, aumenta la nostra fede!” (Luca 17, 6). + Erminio De Scalzi Febbraio 2012 Anno XXX n. 2 www.basilicasantambrogio.it - [email protected] - C.C.P. 26958207 SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE La fede, oggi: un rosario appoggiato sulla moderna tastiera di un computer.

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Page 1: Basilica di Sant'Ambrogio - SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE€¦ · Come sento vera la preghiera di un grande poeta con-temporaneo, Giorgio Caproni, che riesce a provocare tutti –

Una delle possibili etimologie della parola credo, ècor-do, che significa “mettere il cuore su qualcosa,dare il cuore”.Trovare in Dio un appoggio incrollabile, una sicurezzache resiste persino al pensiero della morte, fa partedell’essenza stessa della fede.

Il vero credente, secondo la Bibbia, è colui per il qualeDio è la “roccia del cuore” (salmo 73,26), è colui chepuò dire: “Ti amo, Signore, mia forza, mia roccia, miobaluardo, mia potente salvezza” (salmo 18,2-3). Egli sache Dio conosce il nostro nome, ogni istante dellanostra esistenza, ogni nostro fugace pensiero ed ogniemozione del cuore, fino a rivelarci quello che la menteumana – partendo da sé stessa – mai sarebbe arrivataad immaginare, e cioè che siamo non “semplice crea-ture” ma quello che Gesù è per natura, noi lo siamo perGrazia: “figli di Dio”.

E se figli, anche eredi con lui della Gloria.

La fede è vivere questo rapporto con Gesù. Noncon un libro, non con una dottrina, ma con la per-sona viva di Cristo. La vita cristiana è partecipazione alla sorprendenteavventura di Cristo, che ci libera dalla paura dellamorte e fa si che la nostra vita non sia una realtà inde-cifrabile, una lunga fatica senza compenso, un agitarsisenza un approdo. Essa si accende di un’intelligibilitàsuperiore, si riempie di speranza e si dischiude allapossibilità di amare pienamente.

Infatti, se credo, posso amare senza paura che donan-domi io mi perda, anzi, mi è data la certezza che: “Chiperde la propria vita - cioè chi la dona - la ritroverà”.

L’esistenza di chi rifugge dall’ipotesi di un Creatoree Padre, anche se arricchita da agi e benessere, saràsempre avara di significati e di un senso ultimo. La morte diviene la sconfitta dell’uomo, la negazionedel suo valore, la fine ingloriosa della sua avventura. E’forse per questo che una mentalità che non ha riferi-menti trascendenti di fede, cerca di esorcizzare la

morte, chi nascondendola, chi facendo come se essanon ci fosse nella vita.

Fede e incredulità si fronteggiano in ogni cuore,anche nel nostro!Non è sempre facile credere!Chi intraprende il cammino della fede, si trova davanti averità “indimostrabili”, da accettare solo “per assenso delcuore”. Indimostrabili, non significa “contro la ragione”. Allo stesso modo non è semplice “non credere”. Si puòvivere pensando di essere al mondo per caso? Senzanessuna speranza in grado di sostenerci nelle provedella vita? Senza la prospettiva di una giustizia che cirisponda oltre la barriera della morte? Come sento vera la preghiera di un grande poeta con-temporaneo, Giorgio Caproni, che riesce a provocaretutti – credenti e non credenti – con poche efficaci paro-le: “Io prego non perché Dio esiste, ma perché Dio esi-sta”.

“Signore, aumenta la nostra fede!” (Luca 17, 6).

+ Erminio De Scalzi

Febbraio 2012 Anno XXX n. 2

www.basilicasantambrogio.it - [email protected] - C.C.P. 26958207

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE

La fede, oggi: un rosario appoggiato sulla moderna tastiera di un computer.

S. AMBROGIO febbraio 2012 10-02-2012 8:35 Pagina 1

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In parrocchia, ogni settimana, un gruppo di diciottenni si interroga sulla Fede...

FEDELISSIMI... AL LUNEDI SERA

Ilunedì sera è un momento speciale. Il gruppodei 18/19enni si ritrova per fare un camminocomune di crescita umana e spirituale con donMarco, suor Chiara e con me. La fede per loroè un argomento ostico: spesso la escludono a

priori, altre volte la condizionano ai mille “se” e “ma”che la loro pur breve esperienza di vita impone loro.Eppure io vedo nei loro discorsi, nelle loro parole,nella loro vita tratti riconoscibilissimi del rapporto con ilSignore. A questi tratti bisogna dedicare tempo epazienza, svolgere itinerari tortuosi e incomprensibili,ma diretti alla meta con decisione.

Il primo tratto della fede che scopro in loro è ildesiderio di libertà: è assurdo banalizzarlo e bollarlocome insufficiente. Questi ragazzi cercano la libertà,quella del cuore e dell’animo. Nei loro discorsi ricorrespesso la paura di un condizionamento, il bisogno discelte autonome e personali. Come fare però? C’è inloro una paura grande. Hanno paura di non essereliberi. Mi sono ritrovato spesso a immaginare comerispondere alle loro provocazioni: ho compreso che lastrada è la dedizione. I giovani hanno bisogno di vede-re la gioia del nostro amore per loro. Le nostre ricettepsicologiche, condite con sorrisi superficiali, sonoinganni che si ritroveranno presto a contestare, discu-tere e rifiutare. Al desiderio di libertà credo si debbarispondere con l’evidenza dell’amore che si dona, feli-ce di dare tutto per chi incontra. Certo questa è unastrada impervia, piena di rischi e di uscite di emergen-za. Ma credo valga la pena di rispondere alla doman-da di libertà con l’amore che sgorga dal crocifisso.

Il secondo tratto che intravedo è il bisogno dellameta. Questi ragazzi hanno molti desideri. Quasi siperdono in essi. Qua e là fa capolino il bisogno di unameta più grande. Cosa cercano nei loro mille svaghi e

divertimenti? Cercano, mi pare, una meta più grandeper la quale sono disposti a faticare. È vero: nonsanno dargli un nome, non sanno osservarla con fran-chezza, ma chi di noi adulti è tanto autentico nel rap-porto con Dio da non aver mai messo in discussione ilSignore e i suoi comandamenti. A questo desideriocredo si debba rispondere con una testimonianza cre-dibile. Cosa mettiamo in campo con loro? Quantovedono la nostra fede? Quanto percepiscono che fac-ciamo ogni cosa per amore di Gesù, seguendo senzaesitazione il suo esempio e la sua Parola. Questiragazzi hanno bisogno di una meta: quale meta abbia-mo noi da consegnargli?

Il terzo tratto che riconosco è la vicinanza al dolo-re. Tutti hanno, in diversa misura, esperienza del dolo-re. A questa età il dolore è devastante: a chi si puòchiedere il conto. Quando penso a questa loro caratte-ristica mi risuona nelle orecchie il grido di Gesù sullacroce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Spessevolte per non turbare l’equilibrio precario della fedeabbiamo cancellato le prime due parole. Meglio nonintaccare l’immagine di Dio con il dramma della soffe-renza. Qui credo si giochi un passaggio fondamentaledella fede di questi ragazzi: di certe cose si può chie-der conto solo a Dio. Mi domando quanto siamo capa-ci di introdurli in una relazione viva con il Dio vivo. Pro-teggendo Dio rischiamo di renderli anestetizzati allafede e all’amore per il Dio di Gesù.

La fede di questi ragazzi è un cammino: mi entusia-sma l’idea che io possa accompagnarli alla granderisposta di Gesù. Questa risposta è ricca della tradizio-ne della Chiesa, della sua passione. Questa rispostarisuona ancora oggi come un invito e un augurio daripetere: “Io sono con voi ogni giorno fino alla fine delmondo”.

Don Luca

Foto di gruppodella Festa dellaFamiglia. Dome-nica 29 gennaiooltre duecentopersone hannocondiviso ilpranzo e ilpomeriggio,nonostante ilfreddo pungen-te… GRAZIE atutti coloro chehanno reso pos-sibile questo belmomento di fra-ternità!

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Nel mese di gennaio ci sono stati diversi

momenti che hanno aiutato i ragazzi

dell iniziazione cristiana a crescere spiritual-

mente.

In particolare la quinta elementare e la pri-

ma media hanno vissuto una scuola della

preghiera in cui hanno potuto riscoprire tut-

ti i modi possibili per mantenere viva la

propria relazione con Dio.

Durante l offertorio della festa della fami-

glia, vissuta il 29 gennaio, è stato portato

all altare un bellissimo cesto pieno di pane e

di uva, poi condivisi durante il pranzo.

Il mese di gennaio ha salutato tutti con una

spruzzata di neve che ha reso speciale anche

la tradizionale processione della candelora.

FOTOCRONACA DALL’ORATORIO...

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«Non voi avete scelto me,ma io ho scelto voi e vi hocostituiti perché andiate eportiate frutto e il vostrofrutto rimanga; perché tuttoquello che chiederete alPadre nel mio nome, ve loconceda» (Gv, 15, 16).L’itinerario di fede dei fidan-zat i in preparazione almatrimonio si è conclusonella mattina di domenica5 febbraio con la celebra-zione del l ’Eucar ist ia, inun’atmosfera di festa, allapresenza di don Erminio,don Biagio, don Luca, donJacopo e di tutte le coppie guida che ci hannoaccompagnato e sostenuto con il loro affetto inqueste fredde settimane d’inizio d’anno. Non èfacile riuscire a condensare in poche righe l’e-sperienza vissuta, i tanti messaggi, i quesiti checi sono stati posti e le risposte offerte in quelloche, prima di iniziare, Chiara ed io scherzosa-mente definivamo “Master matrimoniale”…Né avrebbe senso ripercorrere i temi delle sera-te, gravide di spunti di riflessione e, non di rado,accese da dibattiti che spontaneamente si sonodipanati nel confronto dei diversi gruppi di noifidanzati.Vale, tuttavia, la pena richiamare quanto ci èstato augurato nel corso del primo incontro:andare un po’ in crisi per la scelta di fedeche accompagna il sacramento che chiedia-mo, simbolo di unione e di affidamento a unDio che ama incondizionatamente le suecreature.Abbiamo appreso che la scelta del simbolo cri-stiano esige una risposta d’amore, che vada allaricerca del mistero di Dio. Così, è proprio laricerca di Cristo nell’altro che rinnova quotidia-namente l’amore coniugale, rendendolo donoessenziale alla vita insieme.Proprio nell’unità della famiglia che nasce risie-de il tesoro prezioso che rende gli sposi segnotangibile dell’amore di Dio. Siamo convinti che lavocazione matrimoniale di cui siamo portatori etestimoni sia un bene d’inestimabile valore, da

custodire gelosamente e offrire a chi ci circondanella vita d’ogni giorno.Saremo sposi in una società sempre più secola-rizzata, che percepisce soltanto l’accezionenegativa della parola crisi, spesso ad essaarrendendosi senza rimedio. Ebbene, chi, comenoi, decide di compiere un passo così importan-te ha bisogno di una guida certa, di un esempiosaldo, di un carisma contagioso.L’itinerario che abbiamo compiuto, con l’aiutofondamentale di chi vive da anni gioie e fatichedell’amore coniugale, ci ha permesso di com-prendere cosa possa significare abbandonarsiall’altro in Cristo.Stiamo imparando a costruire questa rispostaalla vocazione che viviamo con la preghiera e,particolarmente, con la preghiera insieme.Siamo consapevoli di essere all’inizio di un cam-mino faticoso e pieno di imprevisti, che esigeimpegno e capacità di sacrificio. Con il sacra-mento del matrimonio che ci accingiamo a cele-brare chiediamo la grazia per edificare la nostracasa sulla roccia, aprendola alla vita che ilSignore vorrà donarci nei figli.L’augurio che rivolgiamo a noi stessi e aquanti, come noi, stanno per consacrare illoro amore è quello di esser segno visibile diCristo che si rinnova e che silenziosamentesi dona all’altro, giorno dopo giorno.

Chiara ed Enrico

Corso Fidanzati? No! Si dice “Itinerario di fede in preparazione al matrimonio”... Il racconto di due fidanzati.

OGGI GIOVANI COPPIE: DOMANI FAMIGLIE CRISTIANE

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La “porta della fede” (cfr At 14,27) che intro-duce alla vita di comunione con Dio e per-mette l’ingresso nella sua Chiesa è sempreaperta per noi. E’ possibile oltrepassare quellasoglia quando la Parola di Dio viene annunciatae il cuore si lascia plasmare dalla grazia chetrasforma. Attraversare quella porta comportaimmettersi in un cammino che dura tutta la vita.Mentre nel passato era possibile riconoscere untessuto culturale unitario, largamente accoltonel suo richiamo ai contenuti della fede e aivalori da essa ispirati, oggi non sembra piùessere così in grandi settori della società, amotivo di una profonda crisi di fede che ha toc-cato molte persone. Non possiamo accettareche il sale diventi insipido e la luce sia tenutanascosta (cfr Mt 5,13-16). Anche l’uomo di oggipuò sentire di nuovo il bisogno di recarsi comela samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, cheinvita a credere in Lui e ad attingere alla sua sor-gente, zampillante di acqua viva (cfr Gv 4,14).Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola diDio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e delPane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoidiscepoli (cfr Gv 6,51). L’insegnamento di Gesù, infat-ti, risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza:“Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per ilcibo che rimane per la via eterna” (Gv 6,27). L’interro-gativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stessoanche per noi oggi: “Che cosa dobbiamo compiere perfare le opere di Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo la rispo-sta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate incolui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Credere in GesùCristo, dunque, è la via per poter giungere in mododefinitivo alla salvezza.

Alla luce di tutto questo ho deciso di indire un Annodella fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cin-quantesimo anniversario dell’apertura del ConcilioVaticano II, e terminerà nella solennità di NostroSignore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre2013. L’Anno della fede, in questa prospettiva, è uninvito ad un’autentica e rinnovata conversione alSignore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero dellasua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezzal’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversionedi vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31).Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomoad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamostati sepolti insieme a lui nella morte, perché comeCristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloriadel Padre, così anche noi possiamo camminare in unanuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita

nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicalenovità della risurrezione. Nella misura della sua liberadisponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e ilcomportamento dell’uomo vengono lentamente purifi-cati e trasformati, in un cammino mai compiutamenteterminato in questa vita. La fede cresce quando è vis-suta come esperienza di un amore ricevuto e quandoviene comunicata come esperienza di grazia e digioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nellasperanza e consente di offrire una testimonianzacapace di generare: apre, infatti, il cuore e la mente diquanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore diaderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli. Icredenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano cre-dendo”. Il santo Vescovo di Ippona aveva buoneragioni per esprimersi in questo modo. Come sappia-mo, la sua vita fu una ricerca continua della bellezzadella fede fino a quando il suo cuore non trovò riposoin Dio. I suoi numerosi scritti, nei quali vengono spie-gate l’importanza del credere e la verità della fede,permangono fino ai nostri giorni come un patrimonio diricchezza ineguagliabile e consentono ancora a tantepersone in ricerca di Dio di trovare il giusto percorsoper accedere alla “porta della fede”.

Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza; nonc’è altra possibilità per possedere certezza sulla pro-pria vita se non abbandonarsi, in un crescendo conti-nuo, nelle mani di un amore che si sperimenta semprepiù grande perché ha la sua origine in Dio.

Papa Benedetto XVI

IL PAPA HA INDETTO L’ANNO DELLA FEDE

LA PORTA DELLA FEDERiportiamo alcuni passaggi della Lettera Apostolica che il Papa Benedetto XVI

ha rivolto ai credenti, dichiarando il 2012 “Anno della Fede”

Papa Benedetto XVI sarà a Milano in occasione del VII incontro Mondialedelle Famiglie e presiederà la santa messa domenica 3 giugno.

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CONSIGLI DI LETTURA

IL POZZO E LE POZZANGHERE

Padre Brown è un personaggio letterarioinventato da Gilbert K. Chesterton. L’ar-ma segreta, anzi segretissima e inviola-bile, di questo geniale prete detectiveconsiste semplicemente nel suo essere

sacerdote e quindi profondo conoscitore dell’ani-mo umano. I “Racconti di padre Brown” non sonoin nessun modo scritti per puro intrattenimento:fanno pensare in modo profondo alla naturaumana e generano alla lunga persino nel lettorepiù superficiale il sentore di una buona speranza,ovvero che anche il delinquente più incallito può“salvarsi l’anima”, ovviamente se lo desidera.

Ma la vita dell’autore di padre Brown è ancora piùavventurosa e interessante considerato che non èfrutto di fantasia.

Gilbert Keith Chesterton infatti merita di essereconosciuto: è un ottimo amico che non rifiuta maila compagnia. I suoi numerosi scritti sono caratte-rizzati da stile brillante, argomentazione geniale eprovocazioni incomparabilmente spassose. Finda piccolo Chesterton ha amato essere al centrodell’attenzione: quando gli nasce un fratellinoannota sul proprio diario: “finalmente avrò unpubblico a cui parlare”.

Nato a Londra nel 1874 da una famiglia anglica-na, vive un profondo momento di depressione dalquale comincia ad uscire leggendo e meditando illibro di Giobbe. Nel 1922 si converte al cattolice-simo e morirà nel 1936 dopo una vita “immerita-tamente felice”, trenta opere filosofiche e cinquevolumi di storie con protagonista padre Brown,molte delle quali ancora inedite. Per scrivere unlibro su San Tommaso d’Aquino, mandò la segre-taria a scegliere una pila di libri su San Tommasoin biblioteca, aprì il primo in cima alla pila, lo scor-se con il dito, lo chiuse e procedette a dettare unlibro su San Tommaso. Scrisse questo libro incontemporanea ad altri, per cui, mentre dettavagli altri libri alla segretaria che li dattilografava,ogni tanto intercalava e chiedeva: “Vogliamo fareun po’ di Tommy?”, riferendosi alla biografia delSanto Aquinate. Non è un qualsiasi libro. Il rico-nosciuto studioso tomistico Etienne Gilson nedisse: “Lo considero senza possibilità di parago-ne il miglior libro mai scritto su San Tommaso.Nulla di meno del genio può rendere ragione diun tale risultato...”. Lo scrittore e critico letterarioargentino Jorge Luis Borges ha scritto: “La lette-

ratura è una delle forme della felicità; forse nes-suno scrittore mi ha dato tante ore felici comeChesterton”.

La casa editrice Lindau ha pubblicato molte operedi Chesterton. Recentemente è uscita una raccol-ta di scritti che hanno a che vedere proprio con lafede, tema che, esplicitamente o in filigrana attra-versa ogni parola dell’opera di Chesterton. Il librosi chiama “Il pozzo e le pozzanghere”, ed èstato scritto “con l’intento di contrariare coloroche si trovano in disaccordo con la chiesa cattoli-ca e di annoiare gli indifferenti”. Straordinario –tra i molti – un passaggio: “Non potrei abbando-nare la fede, senza ricadere in qualcosa di piùvuoto della fede. Non potrei smettere di esserecattolico, senza diventare una persona dallamentalità più ristretta”. Un libro denso, non sem-pre facile, ma con l’aiuto di un po’ di buonavolontà e di una matita per gli appunti, è possibiletrovare non pochi cartelli che indicano con sicu-rezza la strada che conduce alla “porta Fidei”.

Diac. Jacopo

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Paolo VI così si esprimeva parlando di Fede

LA FEDE: LA SFIDA DELLA VETTA

Parliamo un momento di Dio. Omeglio, parliamo di noi stessi difronte alla grande questione di Dio.Noi vi invitiamo a questo atto fonda-mentale per il nostro pensiero, e di

conseguenza per la nostra vita vissuta. È unaquestione permanente, di tutti i tempi, di tutti gliuomini; ma oggi per tutti è più urgente. Ciascunos’interroghi: che cosa penso io di Dio? Larisposta può essere molteplice; e la possiamoclassificare in tre categorie. La prima categoriaè di quelli che aderiscono alla religione eaccettano senza discutere - e forse senza riflette-re - senza avvertire le vertigini, l’ebbrezza, la feli-cità della fede, senza approfondire quel sensovago, ma sempre profondo, che quel nome miste-rioso e potente – Dio! – produce o dovrebbe pro-durre nel nostro spirito. Poi ci sono quelli chedubitano. Per loro il nome di Dio è avvolto in unanebbia di incertezza, di insoddisfazione e perciòpreferiscono non pensarvi più, abbandonandosiad uno scetticismo pratico, comodo apparente-mente ed elegante, di moda specialmente nellagioventù che si avvia a studi scientifici, nei qualila certezza razionale diventa unico metro diverità. Infine la categoria dei negatori del

nome, dell’idea, della realtà di Dio, e sono icosiddetti atei.

Ma come parlare di Dio? Vediamo: avete maifatto dell’alpinismo? Quattro giovanotti sono unasera intorno al fuoco, in un paese di montagna, eparlano delle cime dei monti che circondano ilpaesaggio. Naturalmente si pone l’audace proget-to di una scalata; una scalata nuova, non mai daaltri tentata, audacissima, e perciò attraentissima.Uno dice: si deve potere; l’altro aggiunge: certa-mente, si può; il terzo soggiunge: sì, ma occorreosservare alcune condizioni; il quarto domanda:quali? E la discussione procede e termina in unacomune risoluzione: la sfida alla vetta. L’alpinismoè fatto così. E così anche la fede, la teologia, lareligione, la conquista della conoscenza di Dio.

Noi, credenti in Cristo, affermiamo: è possibi-le conoscere Dio. Ma bisogna fare attenzione aduna distinzione fondamentale in questa questionedella conoscibilità di Dio. un conto è affermareche Dio esiste, e un altro è dire Chi Egli sia. Nonsoltanto noi sappiamo che Dio esiste, ma cono-sciamo anche chi è: il Cristo e il suo Vangelo lohanno rivelato al mondo in modo definitivo.

Paolo VI (22 luglio 1970)

“Chi salirà la montagna del Signore?”, (Salmo 24,3).

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ORARI SS. MESSE

Prefestive: S. Nicolao: ore 17.30Basilica: ore 18.30

Festive: Basilica: ore 8.00 - 10.0011.00 (Capitolare in lingua latina)12.15 - 18.00 - 19.00

17.00 Vespri

Feriali: Basilica: ore 8.00 - 9.00 - 18.30(la messa delle 8.00 è sospesa il sabato)

ORARI SS. CONFESSIONITutti i giorni dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 17.30 alle 19.00

INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO DEI SACERDOTIMons. ERMINIO DE SCALZI, Abate ParrocoPiazza S. Ambrogio, 15 Tel. 02.863866

[email protected]

Mons. BIAGIO PIZZI, Arciprete Piazza S. Ambrogio, 15Tel. 02.86451300 [email protected]

Don UMBERTO OLTOLINI Piazza S. Ambrogio, 15Tel. 02.72010716 [email protected]

Mons. GIOVANNI MARCANDALLI Piazza S. Ambrogio, 21Tel. 02.72095730 [email protected]

Mons. ANTONIO PAGANINI Via Lanzone, 13 Tel. 02.86451948

Don LUCA CIVARDI P.za S. Ambrogio, 25Tel. 02.8057842 [email protected]

Diac. JACOPO DE VECCHI Piazza S. Ambrogio, 15Tel. 3381976184 [email protected]

ANAGRAFE PARROCCHIALEGENNAIO 2012Sono diventati figli diDio nel Battesimo:

Robinson Giulia, Sere-gni Lucia, BertazzoniAlessandro, Valenzue-la Graziano.

Sono entrati nella casa del Padre:

Vitucci Annamaria,Costa Fiorentino, Ron-zoni Maria Giulia.

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Di Vezzosi Flavio GiuseppeSede amministrativa:

P.zza Salvatore Farina, 18/10 - 20125 MilanoTel. 02 60781512 - Fax 02 69004651 - cell. 338 7984536

Sede Operativa: Via Alberto Nota, 43 – 20126 Milano

CALENDARIO FEBBRAIO 2012Sant’Ambrogio/Insieme propone:Martedì 21, ore 17,30 “Il Bergognone a Milano”, lezione d’arte di Paola Gallizia.Martedì 28, ore 17,30 “La scelta dell’ultimo nel Nuovo Testamento”, riflessione quaresimale di don G. Taverna,

religioso rosminiano.

Domenica 26 Prima di Quaresima – Rito dell’imposizione delle ceneri.Nel pomeriggio in Basilica, elezione dei Catecumeni.

Lunedì 27 Primo giorno di Quaresima, ore 7,00: in Basilica, Santa Messa. Sarà distribuito a tutti il sussidiodi preghiera: “Pane di vita per le genti - Quaresima 2012”. Segue colazione in oratorio.

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