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Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali
Le grandi trasformazioni del lavoroPer una periodizzazione del lavoro che cambia
1913 20051980
Francesco Seghezzi – ADAPT/Università di Bergamo6 novembre 2015
Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali
Necessità di una periodizzazione:
- Per evitare confusione tra le diverse fasi del lavoro che cambia
- Per offrire un quadro all’interno del quale svolgere analisi dal punto di vista delle diverse discipline
- Per cogliere i confini di un fenomeno dal forte impatto mediatico
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Metodologia:Modello epistemologico di Khun per analisi delle rivoluzioni scientifiche
Una rivoluzione avviene nel momento in cui il paradigma dominante un certo modello scientifico viene messo in crisi dal apparire al suo interno di anomalie che lentamente vanno a minarne gli assunti fondamentali, fino a portarne alla falsificazione a vantaggio di un nuovo paradigma che va a costituirsi durante questa fase critica.
È possibile usare questo metodo?
Svolgeremo analisi di materie economico-giuridiche in chiave sociologica.
Minore chiarezza a causa di un maggior numero di fattori
Possibile individuare spartiacque, più difficoltà a definire il nuovo paradigma
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Premessa«Il lavoro è soltanto un altro nome per un’attività umana che si accompagna alla vita stessa la quale a sua volta non è prodotta per essere venduta ma per ragioni del tutto diverse, né questo tipo di attività può essere distaccato dal resto della vita, essere accumulato o mobilitato» K. Polanyi, La grande trasformazione
Il lavoro non è una esperienza a sé stante ma in quanto forma del rapporto tra persona e realtà è immerso nei processi storici, sociali ed economici. Non determinato da loro nella sua essenza ma condizionato da essi nella sua realizzazione
Non si coglie gli aspetti di un determinato paradigma del lavoro senza conoscere il contesto produttivo all’interno del quale si afferma storicamente.
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Il lavoro fordista«Sviluppare nel lavoratore al massimo grado gli atteggiamenti macchinali ed automatici, spezzare il vecchio nesso psico-fisico del lavoro professionale qualificato che richiedeva una certa partecipazione attiva dell’intelligenza, della fantasia, dell’iniziativa del lavoratore e ridurre le operazioni produttive al solo aspetto fisico-macchinale» A. Gramsci, Americanismo e fordismo
Subordinazione come attuazione del modello fordista/taylorista di organizzazione del lavoro e dei processi produttivi:
- Non proprietà dei mezzi di produzione- Ampissima divisione del lavoro- Dipendenza da tempi e luoghi di lavoro - Lavoro come mero fattore della produzione, per questo razionalizzabile
Sistema produttivo:
- Produzione a catena di montaggio- Basso sviluppo tecnologico- Produzione di beni standardizzati
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Antropologia fordistaNecessità di creare «un nuovo tipo umano, conforme al nuovo tipo di lavoro e di processo produttivo».
Lavoratore è macchina produttrice.
Trade off tra
Lavoro come creatività e intelligenza
Efficienza e produttività
Limitazione pratica della dimensione relazionale del lavoro
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Prima grande trasformazione (1980-2005)
Nel 1984 pubblicato Second industrial divide di M. Piore e C. Sabel che documenta crisi del sistema produttivo fordista. Nuovi sistemi produttivi caratterizzati da:
- Nuovi macchinari altamente tecnologici- Necessità di skilled workers- Maggior competizione internazionale- Inizio di produzione non massificata- Riduzione della dimensione aziendale
Terziarizzazione settori produttivi: Servizi doppiano agricoltura e industria
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Il lavoro post-fordista
Nuova organizzazione del lavoro nell’industria grazie a modelli quali il Total Quality Management, Just-in-time, lean production.
Aumento dell’automazione e della robotizzazione e informatizzazione della produzione, con conseguente riduzione dell’occupazione.
Aumento del livello di specializzazione richiesto ai lavoratori e necessità di un aggiornamento professionale.
Flessibilità nella produzione e nelle dinamiche occupazionali,esternalizzazione dei servizi e dei dipendenti.
Predominio del lavoro intellettuale sul lavoro manuale
Inizio e radicamento dei processi di polarizzazione del lavoro
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Un cambio di paradigma?
Possiamo affermare che si è trattato di una trasformazione nel solco del modello fordista.
Evoluzioni:
- Maggior centralità del ruolo del lavoratore
- Maggior autonomia decisionale e organizzativa
- Attenzione alla dimensione formativa
Conferme:
- Non possesso dei mezzi di produzione
- Dipendenza da tempi e luoghi di lavoro
- Contratto subordinato come regolazione del rapporto di lavoro
MA
Non vi sono sufficienti elementi per mettere in crisi definitivamente il paradigma fordista (seguendo il metodo di Khun)
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La seconda Grande trasformazione (2005-in corso)
Individuiamo il 2005 come spartiacque poiché inizia la diffusione dello smartphone e con esso la possibilità di connessioni mobili a costi accessibili.
Nuovi sistemi e modelli produttivi:
- Manifattura digitale- Totale personalizzazione dei prodotti- Centralità del ruolo del consumatore- Sharing economy e condivisione invece
che scambio denaro-prestazione- Digitalizzazione dei servizi- Polarizzazione del lavoro
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Alcuni dati USA/1
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Alcuni dati USA/2
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Alcuni dati USA/3
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Alcuni dati italiani/1
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Alcuni dati italiani/2
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Alcuni dati italiani/3
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Alcuni dati italiani/4
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Il lavoro contemporaneo
Possibilità con la connettività mobile e cloud di lavorare senza dipendenza da luoghi e tempi
Sostanziale possesso dei mezzi di produzione, specialmente per i lavoratori dei servizi
Polarizzazione del lavoro tra elevate e basse competenze
Sostituzione di lavoratori con automazione sia nell’industria che nei servizi
Carriere discontinue e lavoro per progetti,fasi e cicli professionali e formativi
Aumento dell’età media dei lavoratori
Flessibilità di mansioni e trasversalità delle competenze
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Un nuovo paradigma
- Non proprietà dei mezzi di produzione
- Ampissima divisione del lavoro
- Dipendenza da tempi e luoghi di lavoro
- Lavoro come mero fattore della produzione, per questo razionalizzabile
- Strumenti e connessioni che consentono lavoro ovunque
- Flessibilità/responsabilità nei compiti e nelle mansioni
- Centralità della produttività calcolata sul risultato e non sul dove e quando
- Lavoro e competenze come relazioni e centralità per innovazione
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I rischi della trasformazione
- Taylorismo digitale- Deregolamentazione selvaggia- Elevati tassi di disoccupazione- Impoverimento dei low-skills workers- Instabilità economica- Aumento delle diseguaglianze- Skills mismatch (under e overeducation)
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Verso un ritorno della personaPossibilità di ricentrare il lavoro non sul contratto o sulla prestazione ma sulla centralità della persona e delle sue relazioni con la realtà e con gli altri.
La necessità di competenze e responsabilità per sostenere e alimentare il processo di innovazione rende il lavoro più di un semplice fattore produttivo come gli altri. Gli conferisce un valore economico esponenziale.
Si supera quindi il concetto di homo oeconomicus individualista che lavora unicamente per il proprio tornaconto.
Si supera la concezione marxista del lavoro come alienzione.
La rottura dei pilastri della subordinazione cambia i rapporti tra lavoratore e dipendente, non più legati unicamente nella forma del contratto che scambia denaro per prestazione ma da comuni obiettivi, non contrastanti ma condivisi.
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La sfida
In una realtà più elevata le cose vanno diversamente, ma quaggiù vivere significa cambiare, ed essere perfetti significa aver spesso cambiato. J. H. Newman
Riconoscere un problema è il primo passo verso la soluzione
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla. A. Einstein