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anno LXXXV - numero 8 numero 8 - novembre 2011 Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano il duomo

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Page 1: annoLXXXV - numero 8 -novembre2011 ilduomo · 3 Hopresoquestotitolodallaletteracheilnostrovescovo,card.AngeloScola,hainviatoatuttiifedeliambrosia-niall’iniziodelnuovoannopastorale.E’unchiaroriferimentoaquell

anno LXXXV - numero 8numero 8 - novembre 2011

Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano

ilduomo

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il duomo

La famiglia insostituibile “scuola” di comunione [don Silvano Provasi]

Cronaca di Ottobre [Sonia Orsi]

Il rinnovo del consiglio pastorale [Giusy Brambilla]

Una nuova famiglia in parrocchia [Elena Bosso Borravicchio]

Suor Giovanna Maria è entrata nella gioia del suo Signore

L’arcivescovo Scola nella sua prima visita a Monza [Sarah Valtolina, sr. Delia Valotti, Carolina Mariani]

Compie 90 anni l’Unitalsi di Monza [Unitalsi Monza]

VII incontro mondiale delle famiglie, pensiamo all’accoglienza [Fabrizio Annaro]

Il riordino dell’archivio parrocchiale custode della memoria [Giovanni Confalonieri]

Suffragi di sempre... e funerali storici [Giovanni Confalonieri]

I profeti nel popolo di Dio Aggeo e Zaccaria [don Raimondo Riva]

Sommario3

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Don Silvano Provasi, don Raimondo Riva, Silvia Bussolati, Fabio Cavaglià, Giovanni Confalonieri,

Cinefoto Mario Farina, Nanda Menconi, Sonia Orsi, Federico Pirola, Marina Seregni, Gioia Sorteni, Sarah

Valtolina.

Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Carla Baccanti, Simona Becchio, Giorgio Brenna, Gloria

Bruletti, Enrica Calzoni, Roberto Canesi, Rita Fogar, Josetta Grosso, Laura Maggi, Paola Mariani, Luigi

Motta, Teresina Motta, Andrea Picco, Carla Pini, Annina Putzu, Livio Stucchi, Silvia Stucchi, Chicca

Tagliabue, Marisa Tagliabue, Carla Galimberti, Mariuccia Villa, Bruna Vimercati, Anna Maria Montrasio.

Andreina Terruzzi.

Hanno collaborato

Copertina a cura di Benedetta Caprara

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Ho preso questo titolo dalla lettera che il nostro vescovo, card. Angelo Scola, ha inviato a tutti i fedeli ambrosia-ni all’inizio del nuovo anno pastorale. E’ un chiaro riferimento a quell’evento che caratterizzerà i momenti conclu-sivi dello stesso anno, quando, dal 30 maggio al 3 giugno, si svolgerà a Milano il VII Incontro mondialedelle famiglie, con la partecipazione di Papa Benedetto.

Come, con quale stile e preparazione siamo chiamati ad ospitare le numerose famiglie che arriveranno aMilano, e quindi anche a Monza? Innanzitutto vivendo con loro tale evento, in un evangelico stile familiare edecclesiale, perché diventi evento di grazia e di speranza e non solo bella occasione di incontro e confronto. Il card.Daniélou un giorno ha raccontato ad alcuni suoi amici l’esperienza di un cattolico cinese che, dopo la sua conver-sione al cristianesimo, ha deciso di svolgere un pellegrinaggio, a piedi, fino alla tomba di Pietro, a Roma. Finquando il suo cammino si è svolto nell’Asia centrale, bastava farsi riconoscere come pellegrino e subito le portedell’ospitalità si aprivano. Già nel territorio delle chiese ortodosse ha cominciato ad incontrare qualche problema,anche se poi il pellegrino trova sempre un posto per dormire e qualche opportunità per mangiare, ma nel territo-rio della chiesa occidentale non trova più alloggio. Al massimo gli viene data qualche elemosina e viene ospitatoin un asilo per senzatetto. E così concludeva il cardinale: “E’ umiliante costatare come l’ospitalità vada scompa-rendo a mano a mano che ci si avvicina a Roma” (come anche in molte nostre città...).

Nella sua prima visita pastorale alla zona di Monza Brianza il nostro Arcivescovo, nei suoi diversi appunta-menti con i preti, le persone consacrate, i fedeli nel nostro Duomo ed i membri dei rinnovati Consigli Pastorali ciha vivamente richiamati a non buttarci subito sui problemi e sulle ansie organizzative, ma a privilegiare la virtùdell’accoglienza che è innanzitutto disponibilità ad accogliere i doni di grazia e di speranza cristiana che sot-tendono tale evento. Il dono della grazia battesimale che ci permette di unire fede e vita. Il dono della comunio-ne che ci infonde l’intelligenza e la disponibilità a riconciliare in noi e tra noi i diversi carismi nell’unico servizioal Vangelo. Il dono dell’esperienza ecclesiale che ci offre segni ed energie spirituali per affrontare le diversità, nonprimariamente col timore di perdere qualcosa che gelosamente ci appartiene, ma con la fiducia di chi ha scopertoche non c’è opposizione tra identità e molteplicità, ma è solo occasione nella quale il Signore ci invita a trafficaretutti i nostri talenti per “ri-scoprire insieme e più profondamente la bellezza, la bontà e la verità della famigliaumana”.

In questo clima di speranza e fiducia ci dobbiamo incamminare nel percorso che ci rende protagonisti, enon solo spettatori di tale evento, alimentando in noi il bisogno di lasciarci interrogare e, nello stesso tempo, ladisponibilità ad accogliere risposte adeguate alle domande di comunione e di fraternità più condivisa che spessoinvochiamo. E’ innanzitutto nel clima quotidiano e feriale, sempre teso alla gioia delle festa, prepa-rata e ben celebrata in tutte le sue dimensioni umane e spirituali, che si edifica quella “vita buona del Vangelo”,capace di suscitare, anche nel nostro Paese, una. pratica virtuosa e contagiosa di comunione fraterna e laboriosità,più orientata a riconciliare che a dividere, a riappacificare che ad esasperare, a risollevare intelligenze ed energieindebolite che a mantenere barriere e pregiudizi incalliti. Da qui l’invito all’accoglienza e all’amicizia con i “com-pagni di strada” che siamo tutti noi e alla «valorizzazione di ciò che abbiamo in comune: l’esperienza quo-tidiana degli affetti, del lavoro e della festa».Il nostro vescovo ci ha richiamato a vivere con più fiducia e coraggio quel cambiamento-conversione, che vienedall’incontro con Cristo nelle nostre comunità cristiane. Se questa unità viene vissuta con fedeltà econdivisione diventa il “luogo” dove “ognuno di noi è retto, sorretto, corretto”. Se si vive così, «dando una formaeucaristica all’esistenza, dove l’eucaristia è il dono totale di sé, si possono affrontare i bisogni di ogni giorno dila-tandoli verso l’orizzonte di desiderio che queste stesse necessità fanno emergere”.

La famiglia,insostituibile “scuola” di comunione

il duomo lettera dell’Arciprete

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Il Vangelo di Matteo ci ha accompagnato pertutto il mese dell'Ottobre missionario. Inparticolare queste parole di Gesù sono quelleche maggiormente riassumono il senso delnostro essere missionari in Cristo nella vitadi ogni giorno: "Amerai il Signore tuo Diocon tutto il tuo cuore, con tutta la tua animae con tutta la tua mente”. Questo è il grandee primo comandamento. Il secondo poi è simi-le a quello: “Amerai il tuo prossimo come testesso”. Da questi due comandamenti dipen-dono tutta la Legge e i Profeti».

Domenica 2 ottobreFESTA dell’ORATORIOA motivo della cele-brazione dell’ingressodel nuovo arcivesco-vo, card. Angelo Scola,quest’anno la Festadell’Oratorio è stataposticipata alla primadomenica di ottobre.Durante la Messadelle ore 9,30 abbiamocelebrato il mandatoai Catechisti e a segui-re, in piazza, si è tenu-to il tradizionale lan-cio dei palloncini. Nelsalone dell’oratorio, ilgruppo “Ho sete per piacere” ha poiorganizzato un piacevole rinfresco, men-tre gli animatori della festa allestivanonel campo sportivo alcuni stand per i piùpiccoli. La giornata è quindi proseguitacon il pranzo nel salone dell’oratorio e,nel pomeriggio, col torneo di calcio balil-la.Sempre nel pomeriggio, ricorrendoanche la festa dei Santi Angeli Custodi, ilGruppo Catechisti Battesimali ha invita-to in Duomo i bambini da 0 ai 3 anni, congenitori e nonni, per celebrare la breve

liturgia di invocazione degli AngeliCustodi e dei santi che portano lo stessonome dei nostri bambini. La liturgia si èconclusa con la gioiosa merenda in ora-torio.Sempre in questa domenica, alle ore 18Mons. Luigi Stucchi, vescovo ausiliare,ha celebrato la S. Messa in onore delbeato Luigi Talamoni, patrono della pro-vincia. In Duomo erano presenti con ilpresidente della Provincia altre autoritàe alcuni sindaci.

Lunedì, 3 ottobre, le comunità cristianedella nostra provincia celebrano la festa

liturgica del loro patrono: il beato LuigiTalamoni. La provincia ha deciso di isti-tuire un proprio riconoscimento, intitola-to al patrono, per premiare le beneme-renze ed eccellenze di persone e societàresidenti in provincia che si sono distintenel mondo dell’impresa, della cultura,dell’arte, del sociale, dello sport o in altrisettori. Tale riconoscimento è stato confe-rito alle Suore Misericordine, fondate dalbeato Luigi Talamoni, al professorBertazzini, a Eugenio Corti e Fiorenzo

Cronaca di OttobreSonia Orsi

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Magni e alle figlie di Rosario Messina,brianzolo d'adozione, che ha esportatonel mondo “il made in Brianza”.

Martedì 4 ottobre è ripreso il camminodi catechesi per l’Iniziazione Cristiana.Hanno concluso il loro prezioso serviziodi catechiste l’inossidabile BrunaConfalonieri, che ormai tanti papà emamme ricordano come loro catechista,e Francesca Cazzaniga che, per impegniscolastici e familiari, non è più in gradodi offrire la propria disponibilità. Sonoinvece subentrate come catechiste oaiuto catechiste Luciana Garlati,Marcella e Elena Moretti Farina. Graziedi cuore e...buona strada!

Sabato 15 ottobreabbiamo salutatoPadre Fabrizio.“Volti, sorrisi, esemplice felicità:sono queste leimmagini chehanno fatto dafilo conduttorenell’incontro conil missionariotenutosi sabatosera in oratorio.Gua rd andom iintorno, in sala,vedevo i nostrisoliti volti rapiti,ma anche assue-fatti alle parole dip. Fabrizio chequindici anni fa è partito dal duomo allavolta del Bangladesh e, ora, si appresta aripartire per tornare “dai suoi ragazzi”.Ci ha raccontato la sua gente, la sua vita:ci ha donato storie personali fatte di feli-

cità, ma anche di faticosa testimonianza.Ci ha parlato della reale possibilità diintegrazione tra differenti culture che là,nel lontanissimo Bangladesh, già si rea-lizza tra i giovani cristiani e musulmani.E mi sono chiesto: cosa resta a noi? A noiche, spesso, sappiamo guardare, magarianche scontrandoci con queste esperien-ze di vita, ma poi non siamo capaci difarne tesoro, di coltivarle nella vita quo-tidiana? Sono due le risposte dalle qualicredo sia giusto partire: anzituttoaumentare la capacità di sorridere, sem-pre di più e sempre con maggior insi-stenza. Sorridere alla vita con semplicità,proprio come fanno i bimbi del

Bangladesh: sorri-dere per vivere,essere felici perdare speranza.Poi, credo siaimportante com-prendere che il“lavoro missiona-rio” è già in cia-scuno di noi, inBangladesh e inogni altro Paesedel mondo; maanche nella nostraMonza. Ed esseremissionario innome di Gesùsignifica, anzitut-to, accogliere etestimoniare.

Domenica 16 ot-tobre, durante la

S. Messa delle 9,30, presieduta da p.Fabrizio, abbiamo ringraziato il Signoreper i suoi 20 anni di sacerdozio. E’ sem-pre una gioia accogliere ed ascoltare unmissionario particolarmente in questo

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periodo in cui la parola ‘missione’ sem-bra non richiamare che posti lontani chepoco hanno a che fare con le nostre vite.Invece p. Fabrizio ci ha ricordato chetutti dobbiamo rispondere sempre delmandato di Gesù: “andate in tutto ilmondo e predicate il vangelo ad ognicreatura”. Tutto il mondo! E che la fedeva messa in circolo e “trafficata”, perchésolo così si rafforza.Le parole di p. Fabrizio ci hanno richia-mato a riaprire la mente ed il cuore ad unpiù ampio respiro, ad un orizzonte chevada al di là della nostra “asfittica e chiu-sa cultura”. Grazie! Anche solo per aver-ci permessoper qualcheminuto di ele-varci un po’ aldi sopra deinostri proble-mi e farci sen-tire e gustarecome è uncuore missio-nario!

Domenica 16ottobre, si so-no svolte leelezioni per ilrinnovo delConsiglio Pa-storale.I votanti sonostati 202 ri-spetto ai 2... della scorsa tornata.Nessuna scheda è risultata nulla o bian-ca. Ci si aspettava forse una partecipa-zione numericamente più significativama... Anche la formazione delle 3 listeha presentato qualche problema;soprattutto per la fascia “giovanile” (18– 35 anni) e la terza lista (61 anni e

oltre). Auguriamo a tutti gli eletti divivere una responsabile ed operativaesperienza di Chiesa, per una crescitaspirituale e comunitaria più consapevo-le e condivisa.

Martedì 18 ottobre - I bambini visitanoil Duomo di sera. Un primo assaggiodell'evento che la commissione culturavorrebbe organizzare a Maggio: unaserata dedicata ai più piccoli alla scoper-ta del nostro Duomo.Il valore dei tesori artistici della nostracattedrale è stato esaltato dal fatto dipoterne godere in esclusiva, con l’atmo-

sfera notturna, e con un percorso pensa-to appositamente per i bambini, con lin-guaggi e tempi adatti a loro. Per i piccoliil tardo orario ha reso le cose più com-plesse del previsto ed ha ridotto la loroattenzione e la potenziale affluenza.In vista di un prossimo evento la com-missione cultura chiede a tutti gli inte-

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ressati di mandare il proprio parere suorari, tempi, modalità e argomenti disvolgimento mandando una e-mail [email protected]. Alcune idee sonogià pervenute, ma è importante conosce-re il vostro parere.

Sabato 22 Ottobre - “I sacerdoti delDuomo si sono dati appuntamento aCasa San Pietro per festeggiare il 93°compleanno di don Giovanni Verpelli;insieme sono venute le collaboratricidella Casa del Clero che gli hanno riser-vato quel tocco di attenzione tutto fem-minile sempre avuto verso di lui, decanodei preti di Monza. Per don Giovanni fucome una sorpresa vedersi lì i confratellitutti, per la sua festa. Ci ha incontrati sor-ridente e bonario (come sempre) primanella luminosa stanza che abita, poi nelsalotto accanto e poi ancora nello spaziopiù vasto dell’atrio tutto vetri, quasi unaserra che fa bene a chi ama calore e luce,

specie ad una certa età. I complimenti, iricordi, la voglia di prolungare quelmomento, furono oggetto del nostro con-versare, fino alla torta sulla quale c’era il“93” ed il brindisi per lunga vita ancora.Don Giovanni appartiene a famiglia dilongevi: suo padre morì più che centena-rio e noi gli auguriamo qualcosa di piùperché l’età media si è prolungata ed ègiusto distribuirla a tutti… I fedeli chefrequentano il Duomo conoscono benedon Giovanni: monzese di nascita è cre-sciuto in questa parrocchia; prete nel1942, fu per tanti anni viceparroco aPalazzolo, poi ritornò nella sua Monza(amava il rito romano!) e fu il costruttoree primo parroco della nuova parrocchiadi Cristo Re in Via Tosi. Dal 1990 è addet-to al Duomo, al “suo” confessionale,sempre umile anche se canonico delCapitolo e monsignore. Novantatre anninon sono pochi, eppure lui è semprequello: lo sanno bene i tanti che si sono

avvalsi del suo ministero elo cercano ancora. Ora sitrova con chi deve farsi aiu-tare dagli altri, dignitosa-mente.La visita fu occasione pertutti noi di osservare comela Casa San Pietro sia luogoaccogliente, di massimacura verso le persone ospiti.Con il Direttore della Casa,Roberto Mauri, che ci haaccolti con molta gentilezzaapprezzando il nostro gesto,abbiamo potuto visitare ireparti “nuovi”: quello dellepersone affette da alzhaimere l’avviata costruzione delreparto per le persone instato vegetativo, alcuni deiquali già presenti nella Casa.

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Nel ripercorrere quegli ampi corridoi mitornavano alla mente gli annidell’Istituto San Vincenzo, amato dallacittà di Monza, con tante opere, comequella analoga di via Copernico aMilano, frutto dell’attenzione cristianaversi i disagiati. E’ proprio vero ciò chescrisse San Paolo: La carità non verrà maimeno” così don Enrico ci ha narratol’evento.

Domenica 23 ottobre: si è svolto il primoincontro formativo per il GruppoFamiglie e per le coppie di sposi in pre-parazione al Convegno Mondiale per leFamiglie che si terrà a Milano, il prossi-mo anno, ai primi di giugno. Si è affron-tato il tema “La famiglia vive la prova”dopo che, nell’incontro di domenica, 11settembre, con il Gruppo di S. Gerardo siè cercato di penetrare il mistero del“Segreto di Nazaret”, in questo specialenucleo familiare nel quale il “figliodell’Altissimo” veste i panni della fragi-lità e della povertà umana ed insegnaalle nostre famiglie a rinnovare gli stili divita per meglio vivere la casa, gli affetti,le relazioni e la fede.

Martedì 25 ottobre:prima visita dell’arci-vescovo card. AngeloScola che ha presiedu-to la Messa delle ore 18.Nonostante il tempoinclemente, il Duomoera gremito di fedeligiunti da tutta la zonaPastorale V el’Arcivescovo ha rin-graziato tutti per ilcaloroso abbraccio chegli abbiamo riservato.Prendendo spunto

dalla lettera di San Paolo ai Romani, ilCardinale ha sottolineato come “questaepoca storica che stiamo attraversando,ricca di cambiamenti e fenomeni ancheinquietanti, sia simile al travaglio delparto.Il travaglio è l’immagine più adeguataper esprimere la nostra natura cristiana,perché, come il travaglio porta all’eventopositivo della nascita, così noi siamodestinati ad entrare nella gloria dellalibertà dei figli di Dio”.Il Cardinale ci spinge a “valorizzare ciòche abbiamo in comune con gli altri fra-telli perché come loro siamo pellegrini,che affrontano le prove perché certi dellameta”. Nell’omelia, come sempre, è forteil richiamo alla vita concreta e alla nostrastoria. Attraverso la croce di SanGregorio Magno l'Arcivescovo ci ponequesti interrogativi: " Pensiamo in qualiradici affonda la nostra storia cristiana. Enoi, che cosa ne stiamo facendo? Che fac-ciamo della nostra tradizione cristiana?Dobbiamo essere degni di questa nostraeredità. Per questo dobbiamo donare lavita e rischiarla con coraggio”.

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Domenica 16 Ottobre, con inizio il pome-riggio del 15, si sono svolte, nella sala delGranaio, le elezioni per il rinnovo del CPP.Applicando le disposizioni fissate dalDirettorio diocesano, che non consentonopiù di due mandati consecutivi per i mem-bri eletti, si è giunti ad un ConsiglioPastorale sensibilmente rinnovato nei suoimembri.Suo compito principale, per i prossimiquattro anni (non più sei come avvenivaprecedentemente) sarà la definizione delprogramma pastorale della parrocchia.Ciò significa che i membri del consigliodovranno cercare di meglio comprenderecome annunciare e testimoniare il Vangeloqui e ora: nel nostro territorio, secondo leforze ed i limiti della nostra comunità,accettando le sfide che sorgono in questonostro tempo. Si tratta di un’opera didiscernimento comunitario, cioè il lavora-re insieme per rispondere alla domanda“che cosa vuole il Signore da noi, dallanostra comunità?”. Non è certamente faci-le e sempre gratificante “consigliare nellaChiesa”; individuare per sè e per la pro-pria comunità la rotta per un cammino eduna testimonianza evangelica capace dimeglio definire il volto di una comunitàche desidera essere segno della presenzadi Gesù nella vita e nella storia anche delnostro tempo, così complesso ed in costan-te cambiamento.Il lavoro dovrà svolgersi innazitutto attra-verso l’ascolto e la lettura dei segni deitempi, alla luce della Parola di Dio.Cercando poi di esercitare l’attività delconsigliare che, secondo il card. Martini,«ha lo scopo di porre ordine, unità, umiltà,mansuetudine, aiutando a superare l’im-pulsività, gli interventi inopportuni,intempestivi, l’incapacità di raccogliere leidee e metterle insieme», tanto che «il con-sigliare stesso è opera di misericordia, dicompassione, di bontà, di benignità; non èopera fredda di intelligenza, di intuizionemolto elaborata, ma fa parte della com-

prensione del cuore».Il CPP dovrà incominciare a lavorare ala-cremente secondo le indicazioni del CardAngelo Scola, nostro nuovo vescovo, checon la sua Agenda Pastorale 2011.2012 cirivela il punto focale del nuovo annopastorale: la celebrazione del VII Incontromondiale delle famiglie a Milano. Ci saràbisogno quindi dell’apporto e del lavoro ditutti: «ciascuno di noi – bambino o anzia-no, sano o malato, dotto o incolto, stimatoo emarginato... – è chiamato per nome, conil proprio inconfondibile nome, nella sin-golarità della sua persona e della sua storiaindividuale, a portare il proprio contributoper l’avvento del Regno di Dio. È questa lavolontà del Signore, la sua grazia!» (card.Tettamanzi).

Sono stati eletti (votanti 202):Rita FogarBruna Confalonieri in VimercatiFrancesca Casati in CrippaFrancesca Corsi in CastilloSilvia BussolatiCarla Crippa in FontanaNicolo’ TrabattoniGiovanni MagniGiuseppina Brambilla in CapraraLuca SorteniChiara CazzanigaRoberta MinardiMara Cremonese in VasicuroMaria Giovanna Ciotti in CanaliGioia Dalla Chiesa Fenoglio in SorteniMichela D’Ambrosio in ArpanoAvio Giacovelli (nominato)Piero Angelo Vimercati (rappresentate del Consiglio

Affari Economici)

Sono membri di diritto i sacerdoti dellaparrocchia, il diacono Dario Erba. Fannoparte del CPP anche i rappresentanti degliistituti religiosi presenti in parrocchia: p.Alessio Gobbin (Dehon), p. RobertoCagliani (Barnabiti), Sr. Maria EliaColombo (Misericordine), Sr. Paola Vailati(Misericordine) e Md. Roberta Casini(Canossiane).

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Il rinnovo del consiglio pastorale

Giusy Brambilla

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Una nuova famiglia in parrocchia

Elena Bosso BorravicchioSiamo arrivati a Monza a maggio, dopoaver girato un po’. La nostra avventura èiniziata a Torino, la nostra città d’origine,poi io ho studiato a Milano e mio marito èandato a lavorare ad Abu Dhabi, negliEmirati Arabi. Quando ci siamo sposatisono andata ad Abu Dhabi anch’io eabbiamo vissuto i primi mesi di matrimo-nio laggiù.Quando siamo tornati in Italia abbiamoabitato a Milano ed eravamo già in tre.Monza ci è piaciuta subito e abbiamo deci-so di stabilire la nostra “casa” qui. Quandoci siamo trasferiti, in poche settimaneabbiamo conosciuto tutte le persone delnostro condominio, che si sono fatte avan-ti per prime per farci sentire a casa, e io hofatto amicizia con due mamme “per lastrada”, chiedendo un’informazione, e inDuomo, dopo la Messa delle 10, tutti igiorni molto partecipata.Ci ha colpiti la dimensione umana diMonza, forse l’estensione più ridottarispetto ad altre città e forse anche un certoradicamento cristiano ci sembra che ren-dano più facile parlare con le persone,incontrarsi, darsi una mano. I nostri occhihanno incontrato il crocifisso in numerosinegozi, bar, banche,qualcosa di impensa-bile nella città dallaquale proveniamo.Abbiamo la sensazio-ne che qui non siabbia paura di esserecristiani.Alla scuola dell’In-fanzia la festa diNatale è la festa diGesù Bambino, senzasterili preoccupazio-ni, e nei giornali loca-li tra le varie notiziesulla città si possonoleggere le attività

degli oratori e le iniziative culturali orga-nizzate da enti religiosi.Si dice che la Brianza sia terra di grandilavoratori: grazie alla collaborazione dagiornalista che ho trovato da poco, hoavuto occasione di conoscere moltissimerealtà, la maggior parte delle quali di inte-resse sociale. E’ molto interessante vederecome questo risvolto pratico si traducaanche in iniziative rivolte alle persone. Hoconosciuto anche i progetti di molti giova-ni, che hanno voglia di costruire qualcosa.Non so se questa laboriosità rischi di oscu-rare altri valori, ma so che qui abbiamoperso un po’ dello stress che pativamo aMilano. Il vedere tante famiglie a passeg-gio in centro e tante carrozzine ci rallegrae ci dà speranza.Il nostro bambino di un anno e mezzo hainiziato a correre qui, nelle vie del centro esulle stradine nel parco; siamo felici difarlo crescere in una città che ci sembra unpo’ più semplice di altre, dove si possonoscambiare due parole per la strada senzapreoccuparsi di non perdere tempo edove, senza accorgersene, si respira la bel-lezza in un centro storico che non teme ilconfronto con città d’arte molto più note.

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Sr. Giovanna Maria, al secolo TronconiLuigina Carlotta, è nata a Monza (parroc-chia del Duomo) il 3 giugno 1914 daCarlo Tronconi e Adele Marziali. La suaera una famiglia numerosa e ricca difede. Degli otto fratelli e sorelle, benquattro scelsero la via della consacrazio-ne religiosa. Oltre a lei, il fratello Silviodivenne sacerdote salesiano, la sorellaGuglielmina entrò tra le Benedettine delSS. Sacramento di Grandate, mentre lasorella M. Teresa divenne, come sr.Giovanna, anch’essa AdoratricePerpetua nel nostro Monastero con ilnome di Sr. Maria Diletta. Solo il fratelloCarlo sceglierà la via del matrimonio,mentre tre di essi morirono in tenera età.Sr. Giovanna entrò in monastero giova-nissima. Era il 3 Ottobre 1932 e lei avevada pochi mesi compiuto i diciotto annirichiesti per poter essere ammessa. Ilsogno della consacrazione religiosa,infatti, albergava nel suo cuore datempo, tanto che - raccontava spesso incomunità - “abitando in via Molini dallafinestra della mia camera potevo vedereil monastero e così pensavo: un giornoanch’io entrerò lì”.Per questo respinse le richieste di unbravo giovane che desiderava sposarla.

Compiuto il percorso formativo emise laprofessione semplice il 17 dicembre 1934.In Comunità, oltre che per la sua genero-sità nel compiere, nell’ambito dei lavori alei affidati, i più svariati servizi alle sorel-le, si distinse sempre per l’affabilità delsuo carattere espansivo, la sua giovialitàe una dolcezza d’animo che comunicavaa chiunque l’avvicinava, gioia e serenità.Ammalatasi, rimase inferma in inferme-ria per alcuni anni amorevolmente cura-ta finché, dopo breve agonia, è morta il30 ottobre, nell’anniversario esatto dellasua professione perpetua avvenuta il 30ottobre 1935.

Suor Giovanna Maria è entratanella gioia del suo Signore

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L’Arcivescovo Scola nellasua prima visita a Monza

L’ABBRACCIO DEL CARDINALESCOLA ALLA CITTÀ

Sarah Valtolina

Un’intera giornata per incontrare econoscere una porzione di Brianza e lasua gente. Si è svolta lo scorso 25 ottobrela prima visita pastorale del card.Angelo Scola, da pochi mesi a capodella Chiesa ambrosiana, nella zonapastorale quinta di Monza. Dopo averincontrato i sacerdoti e i seminaristi alseminario di Seveso, la giornatadell’Arcivescovo è continuata in città,dove nel pomeriggio ha fatto visita allachiesa delle Sacramentine ed ha celebra-to i vespri insieme alle religiose, ai reli-giosi e alle persone consacrate dellanostra zona pastorale. La giornata mon-zese è proseguita poi in duomo per lasolenne celebrazione eucaristica, cuihanno partecipato centinaia di fedeli, edè terminata al palazzetto dellosport di Seregno, in serata, conl’incontro con i neo eletti membridei consigli pastorali.

L’arrivo in DuomoHa percorso la navata centrale delduomo tra due ali di folla che lohanno accolto tra gli applausi.Sopra i paramenti, ha indossato lacroce pettorale che GregorioMagno donò alla regina cristianaTeodolinda, nel 603, oggi conser-vata nel Museo e Tesoro delduomo. «Lì affonda la nostra sto-ria - ha detto il cardinale mostran-do ai fedeli la croce - ed è nostrodovere mettere a frutto questopatrimonio comune». Una messasolenne a cui hanno voluto parte-cipare, nonostante la pioggia insi-stente, centinaia di persone, accor-se per incontrare il nuovo arcive-scovo che, a fine ottobre, ha por-tando a termine il tour nelle settezone pastorali della diocesi.«Questa è una celebrazione spe-ciale - ha esordito il vicario episco-

pale, monsignor Armando Cattaneoall’inizio dell’eucaristia - perché per laprima volta viene data visibilità a unaporzione della diocesi di Milano, la zonaquinta appunto. Noi la accogliamo contutta la ricchezza della nostra umanità -ha continuato monsignor Cattaneo -riconoscendo in lei il centro dell’unità, ilpastore che guida, il sacerdote che ciunisce al sacrificio di Cristo». Sul presbi-terio, insieme all’arcivescovo, c’eranoquattordici canonici del capitolo delduomo, venticinque sacerdoti, due dia-coni, dieci alabardieri a presidiare l’alta-re e oltre trenta preti e qualche diacono,nelle prime panche ai piedi del presbite-rio, a rappresentare le 154 parrocchiedella nostra zona pastorale.

L’omelia nel ricordo dei beati«Ci troviamo nella chiesa più rappresen-tativa e nota della zona quinta, in unodei territori più importanti del’intera

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diocesi - ha continuato Scola durantel’omelia - anche se mi rendo conto che sideve ancora compiere il cammino diamicizia tra le diverse città e cittadineche fanno parte di questa zona».Poi l’accenno alla complessa situazioneattuale, alle difficoltà che spesso schiac-ciano ogni giorno le famiglie, alle presecon il difficile compito educativo, ai gio-vani incerti e timorosi davanti al lorofuturo, alle condizioni degli anziani e aigrandi vecchi, al rispetto verso i bambi-ni, alla sacralità della vita in ogni suastagione, dal suo concepimento alla suafine naturale. Immediato il ricordo albeato don Carlo Gnocchi, di cui laChiesa celebrava la memoria propriomartedì 25 ottobre, testimone del doloreinnocente. E poi ancora l’accenno all’im-pegno del nostro monsignor LuigiTalamoni, «che seppe unire il confessio-nale all’impegno politico, esempio,insieme a don Carlo, del vero ruolo chedeve essere di ogni cristiano», haaggiunto l’arcivescovo.«Domani quando tornerete nei luoghidella vostra vita sociale, portate la bene-dizione del cardinale a quanti incontre-rete e in particolare ai bambini, agliammalati, ai poveri e a quanti si trovanonell’ombra della morte», ha conclusoScola salutando i fedeli.

INCONTRO CON LE PERSONECONSACRATE

Sr. Delia Valottimisericordina

Durante la sua visita alla nostra ZonaPastorale, l’Arcivescovo Angelo Scolaha voluto pregare i Vespri con noi reli-giose e religiosi presenti e operanti inquesto territorio. Quel pomeriggio sipercepiva che un momento denso di ric-chezza e di profondità si stava prepa-rando per noi: prima di tutto perchéavremmo incontrato insieme il nuovoPastore a cui il Signore ci ha affidati,avremmo pregato insieme a lui e soprat-

tutto avremmo ascoltato le sue paroledense di saggezza pastorale.Nell’Arcivescovo Angelo abbiamoincontrato un pastore ricco di umanitàimbevuta di Vangelo. Ha ascoltato coninteresse e con grande attenzione ilnostro, seppur breve saluto, ha apprez-zato e valorizzato la nostra presenza peril suo valore carismatico e, per il nostroservizio, ha avuto la premura di render-si presente, con il suo affetto paterno econ la sua benedizione, alle sorelleassenti, a quelle ammalate ed anziane.Ci ha espresso con semplicità e verità lasua gratitudine ed il suo incoraggiamen-to a continuare e a guardare al futurocon serenità e speranza. Sì, abbiamoincontrato anche un pastore carico disperanza e di gioia!Ho già avuto modo di ascoltarlo qualchevolta da quando è Arcivescovo diMilano e mi sono piacevolmente accortache non c’è stata un’occasione in cui nelsuo parlare non abbia citato l’espressio-ne bella e forte di Benedetto XVI della“speranza affidabile”. Anche a noi reli-giose ha ribadito la stessa espressione,dopo averci fatto rigustare la bellezzadella nostra chiamata alla verginità con-sacrata, che consiste “nell’anticipo del-l’eternità nel qui ed ora, nell’essere possedu-te dal Salvatore e, per la sua grazia, parteci-pare alla sua opera di salvezza verso la fami-glia umana”.Del suo appassionato invito alla speran-za, alla gioiosa speranza, l’Arcivescovoha attinto la sua motivazione nella cer-tezza che lo Spirito Santo guida la suaChiesa ed ha trovato una felice confer-ma nelle parole di Peguy che dice che “sipuò sperare solo se si fa un’esperienzadi gioia e di letizia”.La nostra esperienza di gioia, che è sor-gente di speranza, ha la sua radiceall’origine della nostra vocazione, cioènell’aver incontrato Cristo, nell’essercilasciate amare, chiamare e mandare daLui che è morto e risorto per l’umanitàintera e nell’aver ricevuto dai nostriFondatori un dono che arricchisce laChiesa e il mondo, dono che scegliamo

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di condividere con tutti coloro che sonosensibili ad accoglierlo e a viverlo connoi. Riporre la nostra fiducia nella “spe-ranza affidabile” che è Cristo CrocifissoRisorto e diventare narratrici di questasperanza è il senso del nostro esseredonne consacrate.E mentre ci addentriamo anche oggi inquesta stupenda avventura d’amoresperimentiamo che davvero dalla gioianasce la speranza, ma possiamo anchetoccare con mano che dalla testimonian-za vera di speranza nasce una gioia, unagrande gioia! Gioia e speranza di cui ilnostro mondo ha un estremo bisogno!Grazie, Signore, per averci donato anco-ra una volta un Pastore che con la suaumanità, la sua testimonianza e la suaparola illuminata, ci invita a vivere e adannunciare la speranza, il più urgentedono per i fratelli!

UNA LIBERTÀ GLORIOSACarlina Mariani

Per chiunque si sia trovato a passare neipressi del Duomo il 25 Ottobre verso le18 è stato quasi impossibile sottrarsiall’atmosfera festosamente straordina-ria, che faceva chiedere al passante, purfrettoloso per la pioggia, cosa stesseaccadendo. Come all’Innominato, dimanzoniana memoria, “gli cresceva in

cuore una più che curiosità di saper cosamai potesse comunicare un trasportouguale a tanta gente diversa”. Personeinsospettabili si fermavano così, con unosguardo che, prima solo incuriosito,diventava poi perplesso ed infine stupi-to per tanta gente e per tanta gioia.Infatti lo schermo a lato del Duomomostrava gli alabardieri schierati, unafolla insolita di persone di ogni età, per-fino una varietà di abiti religiosi cui nonsiamo più abituati: arriva il Cardinale.All’interno c’era molta attesa: cosa dirà,come dovremo interpretare i suoi gesti,le sue indicazioni. Eppure quella emo-zione un po’ sospesa, così come lasolennità della liturgia, non riusciva acancellare la generale impressione diuna festa di popolo: persone amiche chesi riconoscevano, altre, un po’ dimenti-cate, che si ritrovavano come per una

bella sorpresa, rafforzan-do un senso di apparte-nenza, capace perfino diuna sfumatura di orgo-glio.E’ arrivato un nuovoPastore ed è bello esser-ne felici, senza la preoc-cupazione di classificar-lo con un qualsiasiaggettivo: “Pastore”basta. E’ stato emozio-nante sentire l’elogiodella nostra terra, deinostri Santi, dellaTradizione, che nonchiude, ma apre a tuttigli uomini incamminati

verso una “libertà gloriosa”.A commiato, un gesto gentile versotutti: una stretta di mano e un “grazie”per la presenza e per la festa. Forse nonmancheranno momenti di debolezza, didelusione, di contrasto perfino, ma quel-lo è stato un momento di gioia capace dirompere la fatica di una quotidianitànebulosa ed aprire, almeno per una sera,verso una Speranza concretamente pos-sibile.

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La nascita ufficiale del Gruppo Unitalsidi Monza avviene il 23 marzo 1931, mada una decina di anni Monza era il rife-rimento regionale di questa Asso-ciazione.Nel 1921, su invito del PresidenteNazionale, viene formata a Monza laSezione Regionale, che partecipa, conammalati e personale della Brianza edel Bergamasco, ai primi pellegrinagginazionali a Lourdes. Nel 1923 si insediail Consiglio Sezionale e si partecipa aben due pellegrinaggi nazionali. Nel1925-1926 l’Associazione si diffondenella nostra zona tanto da poter orga-nizzare un autonomo treno perLourdes, fatto, totalmente da personalee ammalati della Regione Lombarda,con partenza da Monza; nel 1929 poi itreni in partenza da Monza sono bendue.Nel 1931 avviene la nascita ufficiale delGruppo di Monza, in occasione di unaristrutturazione di tutta l’UnitalsiNazionale; nell’anno successivo nasco-no i primi gruppi nei vari paesi limitro-fi, che diffondono in tutta la Brianzal’esperienza del pellegrinaggio lourdia-no.Nel 1938, per le particolari situazionipolitiche internazionali, si effettua l’ul-timo pellegrinaggio a Lourdes, mentrehanno inizio i pellegrinaggi alla SantaCasa di Loreto. Terminata la guerra siriprende il pellegrinaggio a Lourdes e siamplia il numero dei Comitati che,facendo capo alla Sottosezione monze-se, vivono una sempre più intensa vitaunitalsiana anche nelle comunità locali,attraverso la “visita all’ammalato”, inte-sa come continuazione nella quotidiani-tà dell’anno dell’esperienza delPellegrinaggio.

Nel 1963 fu chiamato alla guida del

gruppo il dr. Pasquale Nova, un presi-dente amato e tuttora indimenticato,che diede nuovo slancio alla presenzaunitalsiana nel territorio monzese. Nel1965 fu deliberato il passaggio diMonza da Gruppo a Sottosezione e fusempre a Monza, all’autodromo che nel1971 “l’unitalsianità” lombarda festeg-giò il 50° di fondazione del movimento,ponendo in evidenza la notevole capaci-tà realizzatrice dei monzesi che coniaro-no il motto celebrativo “Ogni uomo èmio fratello”.Durante questo storico Convegnovenne formalizzata una dimensione piùallargata dell’azione unitalsiana (giàvissuta in moltissimi gruppi): la parteci-pazione alla vita associativa non piùriservata ai soliti pellegrinaggi, maanche sul proprio territorio, durantetutte le settimane dell’anno, nelle rispet-tive chiese locali.In questi anni altre iniziative ebbero ini-zio (per esempio la diretta partecipazio-ne di disabili nelle strutture decisionaliassociative) e subito si estesero sul terri-torio della nuova Sottosezione.A Pasquale Nova succedette GianniBettini che continuò, con coraggio eimpegno, l’opera del suo predecessore,realizzando traguardi importanti comeil primo pellegrinaggio monzese deibambini, il “Treno della Speranza” ripe-tuto a Loreto nel 1984 e chiamato “Trenodella Gioia”. Ancora nel 1988 partì perLourdes il terzo treno dei bambini,denominato “Redemptoris Mater”. Nel1993 il pellegrinaggio chiamato “Reginadegli angeli” portò a Lourdes 600 pelle-grini fra bambini, genitori e volontari.

Nei primi anni 80 la Sottosezionecominciò a portare i disabili al mare,per brevi, ma significative esperienzedi vacanze comuni. Da questi primi ten-

Compie 90 anni l’Unitalsi di Monza

Unitalsi Monza

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tativi è nata l’idea di ampliare il periododi vacanza: ecco allora la prima vacanza“lunga” a Peania con 2 turni di circa 40partecipanti.Dopo questa prima esperienza si è cer-cato di individuare una struttura piùconsona. Già nel 1983 il Gruppo si spo-stò a Loano in un edificio più ampio,dove rimase circa un decennio, miglio-randolo e modificandolo, di anno inanno, per renderlo più rispondente alleesigenze dei nostri amici disabili.Le richieste aumentavano tanto che isoggiorni sono stati trasferiti aBorghetto S. Spirito e i turni sonodiventati 4, oltre a quelli organizzatidalle Sottosezioni di Brescia, Saronno,Bergamo, Sondrio e Varese. La casavacanze, organizzata su tre piani e puòospitare fino a 160 persone, è stataacquistata dall’Unitalsi Lombarda nel2007. Da alcuni anni inoltre, nel mese dimaggio, ospiti della Casa sono bambinie mamme provenienti dalla Bielorussia,paese fortemente colpito dal disastro diChernobyl.Praticamente in contemporanea conl’esperienza estiva sono nati dei gruppiche organizzano incontri per bambini eragazzi con handicap in modo da offrireuna pausa di sollievo a mamme e papà.La presenza dei giovani è molto forte ediffusa nelle varie iniziative, cosicché ilcontatto con i ragazzi disabili risultacontinuo. Sono nati così il Gruppo delSacro Cuore (a Monza), il Gabbiano (aSeregno), Shalom (a Vimercate), Aurora(a Verano Brianza), il Gruppo Giovanivolontari (a Lissone),ed altri ancora,nell’intento di decentrare, tale attivitànelle diverse località.I volontari erano di origine quasi tuttiunitalsiani e col tempo queste aggrega-zioni si sono arricchite di altri volontarie si sono rese autonome, pur rimanendo

in stretto contatto.Alle elezioni di fine 2000 (come pure lesuccessive del 2005) i soci unitalsianidella Sottosezione hanno scelto VittorioBiassoni che ha voluto mantenere le ini-ziative sottosezionali in programmanegli scorsi anni, introducendo peròdelle novità, in merito soprattutto aduna maggiore crescita spirituale delpersonale unitalsiano, un maggior coin-volgimento dei vari gruppi nella vitacomunitaria e una serie di iniziative checi hanno portato all’acquisizione defi-nitiva della Casa Vacanze di Borghetto.Nel frattempo la nostra casa chiamata“Casa della Gioia” attraverso anche rile-vanti contributi di Fondazioni è in con-tinuo miglioramento ed ampliamento.La nostra Sottosezione è oggi fortemen-te impegnata nella raccolta di fondi pergli oneri derivanti dall‘acquisto dellaCasa Vacanze di Borghetto e per la suagestione che si vorrebbe rendere nonsolo migliore e sempre più adeguata aisuoi ospiti, ma anche messa a disposi-zione delle altre Sottosezioni lombardeche, finora non sono state presenti inquesta struttura.In questi ultimi anni la Sottosezione ècresciuta sia come soci aderenti maanche come partecipazione pellegrinag-gi. E’ giusto anche dire che nel solcodella tradizione derivante dalla prece-dente presidenza, si è continuato anchenella organizzazione di pellegrinaggisottosezionali, Assisi, Loreto eCaravaggio serale a conclusione dell’at-tività annuale. In particolareCaravaggio serale vede ormai da anniuna presenza che supera le 1000/1200persone il che significa il coinvolgimen-to non solo degli unitalsiani ma anchedi molte comunità parrocchiali.Altre attività di notevole interesse sonogli incontri di catechesi il cui tema

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annualmente è dettato dal Vescovo diLourdes e per la nostra sottosezione èun incontro formativo di grande spesso-re, ma soprattutto ciò che ci inorgoglisceè che detti incontri sono guidati da unlaico, così come recita il nostro statuto“laici impegnati nella diffusione delvangelo” al servizio dei fratelli ammala-ti e disabili.Vorremmo anche dire dei Convegni cheannualmente si celebrano a Borghetto,per i delegati e responsabili dei variGruppi su tematiche unitalsiane siaclassiche che di “frontiera”.Con il prossimo 2012 iniziamo il decen-nio del centenario e quindi l’auspicio èche si riprenda a sostenere la nostra atti-vità in particolare si riprenda con nuovoe rinnovato slancio un percorso di fedee di servizio verso e con i nostri cariammalati e disabili; la persona sempreal centro di ogni nostro gesto”.Questo è il primo punto sul quale pun-tare e poi ben venga l’apertura al socia-

le con un’attenzione particolare a chinon solamente è malato ma è anche soloe dimenticato; ecco il perchè dellevacanze vissute in uno spirito di reci-proco aiuto e amicizia di tutti queivolontari che vi sono coinvolti e che purdonando un impegno intenso, ricevonoin cambio tanto, tantissimo amore dainostri “amici speciali”.Una punta di missionarietà ci vedecoinvolti nel sostegno di una missionein Zambia della diocesi di Milano; civede presenti con interventi rivoltisoprattutto al settore sanitario. Sonopiccoli gesti ma assumono un significa-to di attenzione della nostra As-sociazione per coloro ai quali la vita hariservato molte difficoltà.Non ci resta altro che formulare alnuovo consiglio i migliori auguri diun’intensa attività, rinnovata anchenelle modalità di realizzazione e diincontro con gli ultimi.

Celebrazione del 26 novembreReliquie di S.ta Bernadetta in Duomo

e S. Messa presieduta dal card. Dionigi Tettamanzi

ore 8,30 Arrivo accoglienza delle reliquie nella Chiesa delle Sacramentine

ore 9,00 Trasporto processionalmente delle reliquie al Duomo di Monza

ore 9,30 Recita del S. Rosario

ore 10,00 Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Card. Dionigi Tettamanzi

ore 11,15 Passaggio degli ammalati all’urna delle reliquie

ore 11,45 Partenza delle reliquie per Cernusco S/N

ore 12,30 Pranzo presso l’Oratorio di San Biagio

ore 14,00 Ritrovo c/o la Sala del Granaio per:proiezione filmati, consegna del distintivoai nuovi Soci Effettivi e delle benemerenze ad alcuni nostri soci, preghierafinale

ore 15,00 Casa di riposto S. Pietro:

- Riflessione del card. Tettamanzi sulla fine della vita

- Posa della prima pietra della nuova struttura per malati in stato vegetativo

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La famiglia, centro vitale della società edella persona, luogo dove si impara avivere passo dopo passo le relazioni conil nostro prossimo; insostituibile centrodi formazione, la famiglia avvolge la vitadi ognuno con le sue gioie ma anche isuoi dolori. La famiglia ha rappresenta-to, soprattutto in questi anni di crisi,un’ancora di salvezza sociale e, menopalesemente, è stato centro di crescitaspirituale. La famiglia è minacciata, si sa,da “mille diavoli” fra cui lacontinua pressione media-tica di fare della famigliauno “snodo” mercantile eun centro commercialeattraverso la promozionedi stili di vita innaturaliispirati da un illimitatoconsumismo e dalla massi-mizzazione della propriautilità che si realizza anchea scapito del benesserealtrui. La nostra diocesidedica alla famiglia anchequesto anno pastorale, checulminerà con il VIIIncontro Mondiale delle Famiglie in pro-gramma a Milano, dal 30 maggio al 3giugno, incontro che vedrà la presenzadel Santo Padre, Benedetto XVI.L’importanza dell’incontro è sottolineatada molti documenti ecclesiali e ricordatadal nuovo cardinale Angelo Scola nellasua lettera ai fedeli della chiesa ambro-siana.Il punto di partenza nella preparazionedell’incontro è quello di concentrare l’at-tenzione, invita il Cardinale, sul signifi-cato dell’evento e di procedere successi-vamente alla soluzione dei problemiorganizzativi. Un primo significatodell’Incontro Mondiale delle Famiglie èl’accoglienza e come scrive l’Arcive-scovo nella sua lettera: “l’accoglienza è ilprimo passo per la realizzazionedell’Incontro: è importante tuttavia che assu-ma un significato ampio e non solo materia-le. Nei giorni dell’Incontro, l’accoglienzasignificherà lasciarsi interpellare da stili di

vita personali e familiari differenti dai nostri,in grado di trasmettere ugualmente la veritàdel “vangelo della famiglia” … Potremoriscoprire il vero significato della mondialità,che richiede disponibilità a riconoscere larilevanza della presenza di migranti fra noi(ed il relativo apporto alla nostra vita sociale,anzitutto sul piano lavorativo e familiare) sial’altrettanta poco conosciuta rilevanza sulpiano religioso ed ecclesiale. Sotto questoaspetto la mondialità è occasione per un

rilancio del dialogo ecumenicoed interreligioso”. Seguono poisuggerimenti operativi: anzi-tutto l’invito ai consiglipastorali ad istituire un’ap-posita commissione cheprovveda alla formazione deilaici e delle famiglie chesaranno impegnate nel-l’evento, nonché al mandato aivisitatori consegnato duranteuna celebrazione eucaristicadella domenica.I visitatori andranno in cia-scuna famiglia del territorioparrocchiale per consegnare

la lettera di Natale con l’invito a prenderparte agli eventi di Milano 2012.Riferimento per tutta la diocesi è laFondazione Milano famiglie 2012 con ilsito www.family2012.comParticolare rilevanza assumeranno lesingole giornate previste dal calendariodell’anno pastorale e dedicate alla fami-glia: 29 gennaio (festa della famiglia), 5febbraio (giornata della vita), 11 febbraio(giornata mondiale del malato), 12 feb-braio (giornata della solidarietà).Rappresentano tappe ed appuntamentidecisi nella preparazione di Milano 2012.Ma torniamo all’accoglienza. Indubbioche il tema dell’accoglienza è uno deipunti fermi dell’azione e del ruolo peda-gogico della Caritas, lo ha ribadito donRoberto Davanzo, direttore di CaritasAmbrosiana, nel suo intervento conclusi-vo del convegno di Triuggio (tradiziona-le punto di partenza dell’anno pastoraledella Caritas Diocesana) quando afferma

VII incontro mondiale dellefamiglie, pensiamo all’accoglienzaFabrizio Annaro

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che per prima cosa dobbiamo recepire“la mondialità … come l’impegno a pensaread una pastorale capace di fare spazio allefamiglie straniere cattoliche già presentinei territori delle nostre parrocchie. A benpoco servirebbe l’incontro mondiale dellefamiglie se non dovesse riuscire a scardinarequel sospetto che ancora avvolge il mondodelle nostre comunità cristiane nei confrontidel fenomeno migratorio, che non possiamopiù permetterci di immaginare come passeg-gero e col quale siamo chiamati a fare i contida credenti illuminati dal Vangelo. Certo,quello migratorio non è l’unico problema chedeve animare la pastorale, ma oggi non è piùpossibile una pastorale che non si confronticon questo snodo delicato che ha a che farecon il futuro della Chiesa di Milano.La seconda parola che riecheggerà nell’incon-tro del 2012 è quella del lavoro, parolainquietante in questa stagione ancora agitataa motivo della crisi iniziata nel 2008. Unaparola che si coniuga con la famiglia sia perle difficoltà che molte famiglie trovano amotivo di un lavoro che non c’è, sia perchèabbiamo sempre pensato alla famiglia come alluogo per eccellenza di educazione al lavoro.Ma – verrebbe da chiederci – come si fa adeducare i giovani al valore umanizzante dellavoro quando questi lo vivono nella formadella più sfrenata precarietà? Come si fa adeducare al lavoro se circa il 30% dei giovaniin Italia il lavoro non ce l’ha? E che dire ditutti quei giovani rassegnati che ormai nèstudiano, nè cercano un lavoro?

Inutile ricordare, poi, che anche aMonza, sarà importante coordinarsi conle realtà ecclesiali e sociali che operanonel territorio. Anzitutto viene in mentel’equipe Famiglieinsieme della Coope-rativa Novo Millennio, cooperativa pro-mossa dalla Caritas di Monza.Famiglieinsieme opera da anni conl’obiettivo di realizzare, estendere e pro-muovere l’integrazione fra famiglie nonsolo italiane, ma di tutte le nazionalità.Lo fa attraverso l’organizzazione diincontri, confronti e scambi di opinionefra genitori e persone di diversa naziona-

lità nel rispetto dei diversi orientamenticulturali e religiosi. L’integrazione espan-de il benessere e crea coesione sociale, èveicolo permanente di accoglienza e disaggia convivenza civile. Fra le numeroseattività di Famiglieinsieme segnaloBimbinsieme nido per bimbi fra 1 e 3 annimetà dei partecipanti sono italiani e metàstranieri seguiti da un equipe educativamultietnica e multi religiosa che ha dimo-strato di poter convivere e operare insie-me su un terreno accidentato come quel-lo dell’educazione. Maggiori informazio-ni su www.novomillennio.itL’anno pastorale appena cominciatoappare un anno impegnativo non soloper l’appuntamento del Family day, maanche per i temi, le problematiche, leistanze che le diverse realtà ecclesialiportano alle comunità. “Fare carità” oggiè difficile, afferma la caritas, perché èuna carità esercitata in tempi difficili,anni tiepidi rispetto alla solidarietà, efreddi sulla fratellanza.Di fronte alle sfide che il fare la carità oggiporta con sè – afferma don RobertoDavanzo - non è difficile scontrarsi con loscarto tra le nostre forze e la grandiosità delcompito che ci sentiamo assegnato. L’iconaalla quale riferirci può essere quella dellavicenda di Davide e di Golia, narrata in 1Sam 17, e che ci parla della inimmaginabileforza della debolezza e ci insegna che «nellaScrittura i giganti non si devono aspettare, e,- come scrive Marco Pozza nella rivista delclero italiano- l’unica raccomandazione èquella di affrontarli, altrimenti ti hanno giàschiacciato. Perchè i giganti potrebbero ancheessere stati progettati per avvicinarci a Dio,così come lo sperimentare uno scarto nellapropria biografia personale potrebbe essere ilsegreto per non perderci sentendoci Dio: èquesta la formidabile intuizione di Davide».Operare per la carità non è una missioneimpossibile. La Caritas, le comunità cri-stiane, i fedeli sono, però, chiamati aripensare al proprio impegno, anzituttoa riflettere sul significato di farsi prossi-mo e di agire a favore dell’altro e di noistessi.

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Chi non si è mai scontrato con la necessità difare ordine tra libri e carte più o meno impor-tanti che affollano cassetti, scaffali e ripianidei locali della casa? Viene violenta la tenta-zione di lasciare tutto come sta, affollando dipiù le stratificazioni esistenti, oppure di sti-pare una certa parte di cose in scatolonidestinati a cantina, soffitta o box. Tuttavia sesi tratta non della nostra casa e della nostrafamiglia, ma della casa e famiglia parrocchia-le, la conservazione ordinata dei documenti,che ne rappresentano la storia e la vita quoti-diana, è un obbligo permanente e doveroso(richiesto dallo stesso Diritto Canonico).

L’insigne Basilica Collegiata di S.Giovanni Battista in Monza (cioè noi)vanta sia la Biblioteca Capitolare, checonserva i codici più preziosi e le perga-mene più antiche riguardanti fatti “stori-ci” fin dalle origini (basti pensare alla let-tera di Gregorio Magno a Teodolinda edAgilulfo), sia l’Archivio, dedicato allacustodia di atti e documenti della vitaquotidiana e delle grandi occasioni dellanostra Parrocchia, in un arco temporaledal XVI secolo (San Carlo per orientarci)ad oggi.Qualche tempo fa, i locali e gli armadidell’Archivio parrocchiale, collocatosopra il portico settentrionale di piazzaCanonica, nelle sale un tempo sede delCapitolo del Duomo, furono interessatida un malaugurato cedimento struttura-le, che provocò lo scompiglio di buonaparte del materiale conservato. Con un

paziente lavoro di recupero, il MaestroGiuseppe Chichi ricompose l’Archivio,registrando i documenti in un preziosoelenco tematico. Non fu però possibilerintracciare riferimenti e classificazionidei vari documenti negli inventari e nellerubriche che i precedenti archivisti ave-vano diligentemente redatto. Un vistosoesempio della cura posta nella gestionedell’archivio è l’inventario del 1710mostrato nella figura 1.

Da alcuni mesi l’archivista monzeseFabrizio Levati, laureato in Storiaall’Università degli Studi di Milano ediplomato alla Scuola di Archivisticadell’Archivio di Stato di Milano, è statoincaricato di dare una moderna struttu-razione alle nostre “carte”, seguendo cri-teri rigorosi e scientifici adottati dagliesperti dell’Archivio storico dellaDiocesi di Milano.

Naturalmente, prima del suo interventosi è reso necessario provvedere alla siste-mazione logistica dei locali, con l’inseri-mento di idonei armadi. Si sono recupe-rati mobili dismessi dal cambio di sedede “Il Cittadino”, e ci si è dotati di conte-nitori di materiale speciale, certificatoper la corretta conservazione della cartaantica. Il costo dell’intervento è copertoda un lascito fatto dalla Sig.ra Maria edestinato a questo fine da don Dino.Il nuovo Archivio parrocchiale si staquindi rinnovando, come dimostrano leimmagini riportate.

Sebbene si richieda ancora qualche annoperché lo si possa rendere totalmentefunzionale e fruibile agli studiosi, giàora, mentre viene riordinato, l’Archiviofa emergere fatti e personaggi del nostropassato, ritornando a svolgere il suoruolo di “Custode della Memoria”, comegià diceva un motto del dirittoromano”Archivium est locus in quo actapublica observantur ut fidem faciant ad per-petuam memoriam”. L’archivio è il luogoin cui si conservano gli atti pubblici per-ché facciano fede a permanente memoria

Il riordino dell’archivio parrocchialecustode della memoriaGiovanni Confalonieri

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Suffragi di sempre...e funerali storici

Giovanni ConfalonieriAbbiamo rivissuto da poco il cerimonialedel ricordo dei nostri defunti, con la visitaal cimitero, lumini, fiori e cura delle tombe.Anche se la cultura attuale tende a“nascondere” il morire, relegandolo fuoridalle mura domestiche, in ospedale o neiricoveri per anziani, la tradizione novem-brina non perde la sua presa. E’ doverosa,comunque la si veda, la rimembranza dicoloro che hanno calcato la polvere di que-sto mondo prima di noi ed ora, nella fede,o vivono in Dio una continua Comunionecon noi e con tutti i Santi, oppure la rim-piangono eternamente e senza rimedio.

Se ci ripugna il pensiero che i nostri caridefunti siano nella dannazione eterna, piùaccettabile è ritenerli collocati in quellasospensione della beatitudine che la dottri-na cristiana chiama Purgatorio; e la spe-ranza è ben riposta, poiché noi uomini nonpossiamo ritenere certa la dannazione dinessuno, per quanto malvagio sia ai nostriocchi, essendo Dio il solo Giudice finale,immensamente misericordioso. La pre-ghiera di suffragio per i defunti si collocaqui: nella possibilità concessa a chi ancoraè in vita di compiere atti di carità (preghie-re, rinunce, offerte … visita al cimitero) abeneficio delle anime purganti, con unovvio ritorno di grazia anche su chi com-pie tali gesti. L’atto di suffragio per eccel-lenza è la S. Messa, già di per sé applicataa tutti i defunti, ma che può avere una spe-cifica dedica, individuale o collettiva,come la S. Messa dell’Oratorio della primadomenica di ogni mese dedicata “in perpe-tuo” ai benefattori che contribuirono allarealizzazione del nuovo Redentore ed alsuo mantenimento.

Storicamente non sono rari i casi di confra-ternite che prevedono suffragi e sepolturaprivilegiata per gli aderenti; un esempioparticolare lo troviamo documentato nelnostro Archivio Capitolare dal registro del“Pio consorzio di suffragio fra il Clero diMonza e sua Pieve” costituitosi nel 1873. Isacerdoti che vi aderivano, alla loro mortericevevano il suffragio degli altri aderenti

in vita, che celebravano per loro le S.Messe. Questo pio consorzio sopravvissefino a tempi recenti.

L’atto di suffragio specifico per la personadefunta è evidentemente il suo funerale,che segna il concludersi della sua presenzafisica nella Chiesa e nella comunità civile.Ai giorni nostri raramente si dà rilievo alfunerale di una persona: nelle città non èpiù previsto il corteo funebre, che untempo non lontano partiva dall’abitazionedel defunto e lo accompagnava alla casadel Padre, per l’estremo saluto, scanditonel percorso dalla campana “a morto”.Anche l’accompagnamento al Cimiteroavviene oggi in forma abbastanza riserva-ta. Viene molto ridotto il concorso delsacerdote, in evidente conseguenza dellacarenza numerica del clero; non così inpassato, quando la presenza sacerdotaleera ampia e le funzioni religiose più segui-te dalla popolazione. Va forse osservatoche allora il sostentamento del clero pro-veniva anche dalle attribuzioni di compen-si per le varie funzioni liturgiche svolte,tanto che si doveva intervenire regolamen-tando l’assegnazione delle funzioni.Scartabellando tra i documenti dell’Ar-chivio parrocchiale si trovano le “Norme

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disciplinari” per la celebrazione dei fune-rali, probabilmente di inizio ‘900; il docu-mento comprende la definizione delletariffe con la specificazione delle presenzeecclesiastiche (sacerdoti, diaconi, ostiarietc. ) e del corollario (paramenti, musica,ceri). Nel tariffario, fatta la precisazioneche “il funerale di carità è gratuito”, sienumerano le possibilità offerte a richie-sta: si va dal funerale di 1ª classe 1° grado(20 sacerdoti e tutto il cerimoniale comple-to – al costo di circa 1500 lire) a quello di 5ªclasse (lire 3 con facoltativo l’accompagna-mento al cimitero col sovra-costo di 5lire).La preghiera funebre di base non era,ovviamente, negata a nessuno, ma si pote-vano destinare più risorse al suffragio, infunzione delle disponibilità di ciascuno (ecertamente erano soldi meglio spesi chenelle innumerevoli possibili alternative“mondane”).Quanto solenni potessero essere le celebra-zioni funebri con un risvolto pubblico, celo mostrano alcuni documenti del nostroArchivio.

In Archivio si conserva una fotografia del-l’altare maggiore del Duomo allestito convistosi paramenti funebri; la didascaliarecita: “FUNERALE A VITTORIO EMA-NUELE II CELEBRATO PER DECRETODEL CONSIGLIO COMUNALE DIMONZA NELLA BASILICA DI S. GIO-VANNI BATTISTA IL 25 Gennajo 1878“,pochi giorni dopo il decesso del Re avve-nuto a Roma il 9 gennaio.Nella foto gli arredi funebri rivestono l’al-tare maggiore, all’epoca caratterizzatodalla suddivisione con balaustre marmo-ree in tre livelli (presbiterio, coro senato-rio, popolo); la collocazione del feretrosimbolico era al secondo livello, mentrenormalmente sarebbe stato al livello infe-riore. Era una cerimonia che faceva eco aifunerali ufficiali che si tennero a Roma, nelPantheon, dove il feretro ebbe anche l’ono-re della presenza della Corona ferrea, dicui mai i Savoia poterono fregiarsi in ter-mini di investitura divina anche per la sco-munica conseguente la breccia di PortaPia). Vittorio Emanuele II fu però assoltodalla scomunica in punto di morte da PioIX, per cui ebbe i riti funebri religiosi.Anche ai funerali di Umberto I, assassina-to a Monza il 29 luglio da Gaetano Brescinel luogo dove ora sorge la cappella espia-toria mentre tornava in carrozza dalla sededella Forti e Liberi, a Roma fu presente laCorona ferrea, che seguì la salma del redalla Villa reale alla stazione ferroviaria equindi a Roma.

Un’ altra celebrazione funebre di granderilievo, documentata da alcune foto delnostro Archivio, ha riguardato la traslazio-ne dei resti di Teodolinda, Agilulfo edAldaloaldo.Nel 1941, in tempo di guerra, il beatoCardinal Schuster decise di procedere allaricognizione dei resti della ReginaTeodolinda, venerata come una santa daimonzesi. I resti di Teodolinda nel 1304erano stati trasferiti nel sarcofago oggiposto dietro l’altare della Corona ferreanella cappella degli Zavattari, traendolidalla sepoltura in terra, dove era stataposta “…..nel 628, anno in cui ella morì nel

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solitario castello di Varenna e fu seppellita nelsuo bel San Giovanni a fianco dell’incompara-bile consorte” (come ricordò nell’omeliafunebre del ’41 l’Arciprete Mons.Dell’Acqua).La cronaca dell’evento è riportata in primapagina dal settimanale “il Cittadino” neinumeri del 22 e 29 maggio 1941. Questi imomenti fondamentali:- la ricognizione della tomba, avvenuta il

23 gennaio 1941 alla presenza dell’Arcivescovo card. Schuster, cui seguì (19maggio) la collocazione dei resti in treurne sigillate, più una quarta per contene-re oggetti “archeologici”, cioé quei piccoliframmenti di filigrana d’oro degli abitidella regina ed altro materiale ora espostiin museo;- l’esposizione in Basilica e la traslazioneper le vie cittadine: dalle prime ore delmattino fino alle ore 16 di giovedì 22 mag-gio, festa dell’Ascensione di N. S., le treurne furono prima esposte nella cappelladi Teodolinda davanti all’altare dellaCorona Ferrea con un continuo peregrina-re di fedeli, poi, in solenne processione,portate a spalla, percorsero le principalivie centrali, con grande concorso della cit-tadinanza che “…si accalcò al passaggiodelle tre urne, chinò il capo, pregò e furo-no resi gli onori e gli ultimi suffragi…”- l’assoluzione alle ceneri e la tumulazio-ne: ritornate le urne in Basilica si tenne lasolenne cerimonia funebre che si conclusecon la tumulazione nel sarcofago doveancora sono.

Tutti i momenti significativi furono accom-pagnati da verbali notarili (l’esumazione,la ricognizione, la collocazione nelle urne,il loro sigillo e la finale deposizione nelsarcofago), conservati in archivio.Il senso della celebrazione funebre ed ilmemore pensiero di Monza si esprimevabene nella epigrafe sul portale dellaBasilica: “Alla santa memoria dellaRegina Flavia Teodolinda, Monza Capi-

tale del suo Regno sempre memo-re nei secoli”.L’animo della celebrazione furimarcato nell’omelia dell’Arci-prete Dell’Acqua, che ritracciò lavicenda storica di Teodolinda,ma soprattutto tenne a sottoli-neare la caducità della gloriaumana dicendo che: “…questo èl’ammonimento che si ode uscire daquelle bare funebri, e che ci suggeri-sce la cerimonia lugubre che stiamocelebrando, soprattutto in questoaugusto Tempio dove in ogni parte

sono riposti i miseri avanzi della grandezzaumana, dove gli scettri e le corone spezzatericordano appena la memoria di quelli che lihanno portati e dove la grande Regina non èaltro più che poca polvere. Polvere e cenere,dilettissimi figli, polvere e cenere e qualcheosseo frammento contengono quelle urne cheabbiamo portato in corteo. Ecco quel che restadelle grandezze umane!... Se i voti dei giustison sempre esauditi, possano i voti della gran-de Regina, che convertì il popolo suo alla santafede, confermare nella fede i tardi nepoti. Daparte nostra preghiamo la divina misericordiache scriva nel libro dell’immortalità i nomi diTeodolinda, di Agilulfo e di Adaloaldo concaratteri così gloriosi come sono scritti nellenostre storie cittadine”.

Nel leggere queste parole di sessant’annifa pare, a chi scrive, di sentir risuonare ilrichiamo alle nostre radici di GiovanniPaolo II, nel 1983, ma anche quello delnostro Arcivescovo card. Angelo Scola,proprio l’altra sera, quando ha fatto la suaprima visita in Duomo, ed in chiusurad’omelia ha richiamato Gregorio Magno eTeodolinda.

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L’esultanza e l’entusiasmo del rimpatriodalla deportazione in Babilonia, secon-do le disposizioni del persiano Ciro nel538, si smorzarono nelle difficoltà mate-riali e sociali; la rassegnazione affievoli-va lo slancio della ricostruzione.Il profeta Aggeo incita gli sfiduciati. Egliinizia il ministero “l'anno secondo del reDario, il primo giorno del sesto mese, laparola del Signore fu rivolta per mezzo delprofeta Aggeo” (Ag 1,1). È il mese d’ago-sto del 520 a.C. L’impero persiano èorganizzato in satrapie; la quinta è costi-tuita dalla Siria e dalla Palestina. La pre-dicazione di Aggeo è trasmessa in quat-tro discorsi, con indicazione precisadella data, (Ag 1,1; 2,1.10.20) tra l’agostoe il dicembre del 520 a.C. I primi tre siriferiscono al tempio. Il culto era ripresonello stesso anno del ritorno, il 538 a.C.,con la ricostruzione dell’altare degli olo-causti tra le rovine del tempio; la prima-vera del 537 a.C. si erano gettate le fon-damenta della nuova costruzione. Ilavori, però, s’interruppero per le sfavo-revoli condizioni. Aggeo si rivolge aZorobabele, nominato da Dario altocommissario della Giudea e al sommosacerdote Giosuè, rimproverando l’incu-ria: “Così parla il Signore degli eserciti:Questo popolo dice: "Non è ancora venuto iltempo di ricostruire la casa del Signore!".Allora questa parola del Signore fu rive-lata per mezzo del profeta Aggeo: "Visembra questo il tempo di abitare tranquillinelle vostre case ben coperte, mentre questacasa è ancora in rovina?” (Ag 1,2-4). Lastessa situazione penosa è raffigurazio-ne della trascuratezza per la ricostruzio-ne del tempio: “Così dice il Signore deglieserciti: Riflettete bene al vostro comporta-mento!... Facevate assegnamento sul molto evenne il poco: ciò che portavate in casa io lodisperdevo. E perché? - dice il Signore degli

eserciti -. Perché la mia casa è in rovina,mentre ognuno di voi si dà premura per lapropria casa. Perciò su di voi i cieli hannochiuso la rugiada e anche la terra ha dimi-nuito il suo prodotto” (Ag 1,7-10). Al rim-provero segue l’incitamento: “Ora,coraggio, Zorobabele - oracolo del Signore -coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk, sommosacerdote; coraggio, popolo tutto del paese,dice il Signore, e al lavoro, perché io sonocon voi - oracolo del Signore degli eserciti -secondo la parola dell'alleanza che ho stipu-lato con voi quando siete usciti dall' Egitto;il mio spirito sarà con voi, non temete” (Ag2,4-5). E vi è la promessa del successo:“Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno lericchezze di tutte le genti e io riempirò que-sta casa della mia gloria, dice il Signore deglieserciti. L'argento è mio e mio è l'oro, dice ilSignore degli eserciti. La gloria futura diquesta casa sarà più grande di quella di unavolta, dice il Signore degli eserciti; in questoluogo porrò la pace - oracolo del Signoredegli eserciti” (Ag 2,7-9). L’ultimo discor-so è rivolto a Zorobabele, che, discen-dente davidico, partecipa della promes-sa messianica : “In quel giorno - oracolodel Signore degli eserciti - io ti prenderò,Zorobabele figlio di Sealtièl mio servo, dice ilSignore, e ti porrò come un sigillo, perché ioti ho eletto, dice il Signore degli eserciti”(Ag 2,23).Contemporaneo di Aggeo è Zaccaria. Illibro della sua predicazione è compostoda due parti: i capp. 1-8 narrano ottovisioni, dall’inizio del 519 alla fine del518; i capp. 9-14 annunciano un discen-dente messianico in una situazione difedeltà. Le visioni sono espresse consimboli: i cavalieri, le corna e gli artigia-ni, la città aperta, le vesti nuove delsacerdote, il candelabro e i due olivi, illibro che vola, la donna nel recinto, iquattro carri. Il linguaggio simbolico è

I profeti nel popolo di DioAggeo e Zaccariadon Raimondo Riva

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comunicazione di efficacia esortativa:oggetti e momenti della vita sono trasfe-riti in un altro ambito che, perciò, ha la

stessa reale concretezza della vita quoti-diana. L’esortazione riguarda la ripresadella vita nazionale con la ricostruzione.Innanzitutto la richiesta della conver-sione: “Così parla il Signore degli eserciti:Convertitevi a me - oracolo del Signore deglieserciti - e io mi rivolgerò a voi, dice ilSignore degli eserciti. Non siate come ivostri padri, ai quali i profeti di un tempoandavan gridando: Dice il Signore deglieserciti: Tornate indietro dal vostro camminoperverso e dalle vostre opere malvagie. Maessi non vollero ascoltare” (Zac 1,3-4). Èproclamata la garanzia della restaura-zione e della prosperità: “Così dice ilSignore degli eserciti: Io sono ingelosito perGerusalemme e per Sion di gelosia grande…Perciò dice il Signore: Io di nuovo mi volgocon compassione a Gerusalemme: la mia casavi sarà riedificata - parola del Signore deglieserciti - e la corda del muratore sarà tesa di

nuovo sopra Gerusalemme. Fà sapere anchequesto: Così dice il Signore degli eserciti: Lemie città avranno sovrabbondanza di beni, il

Signore avrà ancora com-passione di Sion ed elegge-rà di nuovo Gerusalem-me… Gioisci, esulta, figliadi Sion, perché, ecco, iovengo ad abitare in mezzoa te - oracolo del Signore -Nazioni numerose aderi-ranno in quel giorno alSignore e diverranno suopopolo ed egli dimorerà inmezzo a te e tu saprai cheil Signore degli eserciti miha inviato a te. Il Signoresi terrà Giuda come eredi-tà nella terra santa,Gerusalemme sarà dinuovo prescelta” (Zac1,14-17; 2,14-16).I due olivi della quarta

visione raffigurano l’ordinamento reli-gioso e civile, rappresentati, in queltempo, dal governatore Zorobabele e dalsacerdote Giosuè: “Tu prenderai l'argentoe l'oro e ne farai una corona che porrai soprala testa di Zorobabele, figlio di Sealtiel, ilgovernatore. Quindi gli dirai: Così parla ilSignore degli eserciti: Ecco l'uomo; il suonome è Germoglio; sotto di lui qualcosa ger-moglierà. Egli edificherà il santuario delSignore, si ammanterà della dignità regalesul suo trono. Alla sua destra ci sarà unsacerdote e tra i due ci sarà perfetto accordo”(Zac 6,11-13). La prosperità acquisita èpreludio di un’era nuova: “Dice ilSignore degli eserciti: "Anche popoli e abi-tanti di numerose città si raduneranno e sidiranno l'un l'altro: Su, andiamo a suppli-care il Signore, a trovare il Signore deglieserciti; ci vado anch'io. Così popoli numero-si e nazioni potenti verranno a Gerusalemme

Aggeo (Moretto daBrescia)

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a consultare il Signore degli eserciti e a sup-plicare il Signore". Dice il Signore deglieserciti: "In quei giorni, dieci uomini ditutte le lingue delle genti afferreranno unGiudeo per il lembo del man-tello e gli diranno: Vogliamovenire con voi, perché abbia-mo compreso che Dio è convoi” (Zac 8,21-23).I tempi futuri sono quellidel compimento messiani-co: “Esulta grandementefiglia di Sion, giubila, figlia diGerusalemme! Ecco, a teviene il tuo re. Egli è giusto evittorioso, umile, cavalca unasino, un puledro figlio d'asi-na.Farà sparire i carri da Efraime i cavalli da Gerusalemme,l'arco di guerra sarà spezzato,annunzierà la pace alle genti,il suo dominio sarà da mare amare e dal fiume ai confini della terra” (Zac9,9-10). Ma prima del trionfo finale cisaranno ancora sofferenze e rifiuti.Il pastore incaricato dal Signore per faredi Giuda e d’Israele un solo gregge, nonè seguito ed è costretto ad abbandonarloai mercenari: “Poi dissi loro: "Se vi paregiusto, datemi la mia paga; se no, lasciatestare".Essi allora pesarono trenta sicli d'argen-to come mia paga. Ma il Signore midisse: "Getta nel tesoro questa bella somma,con cui sono stato da loro valutato!". Io presii trenta sicli d'argento e li gettai nel tesorodella casa del Signore” (Zac 11,12-13).Anche l’azione di Dio nel compimentodella promessa davidica avviene in unacircostanza oscura e dolorosa: “In quelgiorno io m'impegnerò a distruggere tutte legenti che verranno contro Gerusalemme.

Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gliabitanti di Gerusalemme uno spirito di gra-zia e di consolazione: guarderanno a coluiche hanno trafitto. Ne faranno il lutto come

si fa il lutto per un figlio unico, lo piange-ranno come si piange il primogenito. In quelgiorno grande sarà il lamento inGerusalemme simile al lamento di Adad -Rimmòn nella pianura di Meghìddo” (Zac12,9-11). Ci sarà, però, alla fine il giornodel Signore: “sarà un unico giorno, ilSignore lo conosce; non ci sarà né giorno nénotte; verso sera risplenderà la luce.In quel giorno acque vive sgorgheranno daGerusalemme e scenderanno parte verso ilmare orientale, parte verso il MarMediterraneo, sempre, estate e inverno. IlSignore sarà re di tutta la terra e ci sarà ilSignore soltanto, e soltanto il suo nome”(Zac 14,7-9).Parecchi di questi testi hanno ispirato lanarrazione di momenti decisivi delministero di Gesù dall’entrata inGerusalemme alla morte.

Zaccaria (MichelangeloBuonarroti)

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L’albero della vita

RITORNATI ALLA CASA DEL PADRERITORNATI ALLA CASA DEL PADRE

Meregalli AlessandroMeregalli AlessandroBezza Vittorio CarloBezza Vittorio CarloColombo AnnaColombo AnnaCorio AldoCorio AldoVarisco LucianaVarisco LucianaMazzucchelli RenatoMazzucchelli Renato

HANNO FORMATO UNA NUOVA FAMIGLIAHANNO FORMATO UNA NUOVA FAMIGLIA

Cavassa Alessandro e Rota RobertaCavassa Alessandro e Rota Roberta

ACCOLTI NELLA NOSTRA COMUNITAACCOLTI NELLA NOSTRA COMUNITA’’

Aggiato Marie SofieAggiato Marie SofieBarbiere DavideBarbiere DavideFontana VittorioFontana VittorioMessina ViolaMessina ViolaPontiggia PietroPontiggia PietroRadrizzani EmmaRadrizzani EmmaViscardi DavideViscardi Davide

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Autorizzazione del Tribunale di Monza3 settembre 1948 - N. 1547 del Reg.

Direttore responsabile: MICHELE BRAMBILLAEdito da Parrocchia San Giovanni Battista - Monza

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