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Anno XVI • n. 4 ITINERARI NASCOSTI DI ROMA ANTICA Aprile 2011 Poste Italiane Spa – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. N. C/RM/036/2010 - E.S.S. Editorial Service System - Via di Torre S. Anastasia, 61 - 00134 Roma - Mensile Tecnico Scientifico 4,50 E.S.S. EDITORIAL SERVICE SYSTEM S.r.l. LO SCAVO ARCHEOLOGICO Tra ricerca e trasmissione della memoria

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Page 1: Anno XVI • n. 4 ITINERARI NASCOSTI DI ROMA ANTICA Aprile … · (in rosso) alla topografia antica e moder-na (Elab. Marco Fano) Al centro: Planimetria ricostruttiva dei blocchi

Anno XVI • n. 4ITINERARI NASCOSTI DI ROMA ANTICA

Aprile 2011

Poste Italiane Spa – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. N. C/RM/036/2010 - E.S.S. Editorial Service System - Via di Torre S. Anastasia, 61 - 00134 Roma - Mensile Tecnico Scientifico € 4,50

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LO SCAVO

ARCHEO

LOGICO

Tra ricerca e trasmissione della m

emoria

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Cercheremo in queste pagine di trasmetteree condividere i risultati degli scavi condot-ti in un settore urbano che si qualifica sul

piano architettonico e storico-artistico per l’eccezio-nale valore dei monumenti che su di esso gravitano,dal Colosseo agli archi di Costantino e di Tito, dallaMeta Sudans al fronte del Tempio di Venere e Roma,dal basamento del Colosso alle sostruzioni della terraz-za della Vigna Barberini. Le indagini archeologichesono iniziate nel 1986 nel settore occidentale dellaPiazza del Colosseo, rispondendo, oltre che a precisefinalità scientifiche, all’esigenza di allontanare il traffi-co automobilistico dall’Arco di Costantino in corso direstauro. Il cantiere del restauro includeva anche i vici-ni resti di una monumentale fontana di età flavia, convasca circolare e altissimo saliente conico, nota nellefonti con il nome di Meta Sudans. Monete antiche,

disegni e ricostruzioni rinascimentali e moderne (fig. ap. 5, in basso a sinistra) consentivano di conoscere lasua forma e il ricco apparato decorativo. Il suo elevato,conservatosi fino al 1936 (foto a p. 5, in alto), era statodemolito in occasione dell’apertura della Via dell’Im-pero (attuale via dei Fori Imperiali) e l’ampliamentodella Via dei Trionfi (odierna Via di San Gregorio) perconsentire il passaggio sotto l’Arco delle parate delVentennio. L’apertura dello scavo intorno e accanto a que-sta struttura costituiva perciò anche l’occasione per ristudia-re ciò che rimaneva di un importante monumento assaimaltrattato dalla storia. Ma, asportato l’asfalto, era subitocomparsa una complessa maglia di murature precedenti lafontana flavia (foto a p. 5, in basso a destra), la cui compren-sione ha determinato la necessità sia di scavare in profondità,sia di intervenire nelle aree verso le quali si dirigevano tuttele strutture individuate nella valle del Colosseo, ampliando

LO SCAVO ARCHEOLOGICOTRA RICERCA E TRASMISSIONE

DELLA MEMORIAROMA: VALLE DEL COLOSSEO / PALATINO NORD-ORIENTALE

DI CLEMENTINA PANELLA, LUCIA SAGUÌ, SABINA ZEGGIO, ANTONIO F. FERRANDES, GIACOMO PARDINI

“SAPIENZA”– UNIVERSITÀ DI ROMA

CATTEDRA DI METODOLOGIA E TECNICHE DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA

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In alto: Foto storica dell’area della Piazza del Colosseo con i resti del-

l’elevato della Meta Sudans (1900 circa)

A sinistra: Ricostruzione di Italo Gismondi della Meta Sudans flavia

In basso: Area della Meta Sudans. Le fondazioni della fontana fla-

via e delle strutture neroniane posteriori all’incendio del 64 d.C.

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le indagini a Sud della Meta, verso l’Arco di Costantino, e aOvest della fontana, sulle pendici nord-orientali del Palati-no (foto in alto). È stato così possibile ricostruire una vicen-da insediativa che dai primordi della città raggiunge l’etàcontemporanea, scoprire monumenti e complessi ediliziprecedentemente ignoti e recuperare reperti di straordina-rio valore artistico, epigrafico e storico: ritrovamenti e docu-menti che hanno radicalmente modificato le conoscenzeurbanistiche e topografiche di questo settore urbano. Al nostro racconto va premesso che tre sono i principalimomenti registrati nella lunga storia urbanistica di questazona. Agli inizi, su una geomorfologia caratterizzata dascoscesi declivi e corsi d’acqua nei fondovalle (fig. sopra, asinistra), sono da porre i primi interventi infrastrutturali(strade e canalizzazioni delle acque risalenti all’VIII, al VII,al VI secolo a.C.), la realizzazione (VIII-VII secolo a.C.)dei luoghi di culto di pendice ai bordi dei corsi d’acquache si raccoglievano nella valle per defluire verso il CircoMassimo (la vallis Murcia) e di qui al Tevere, la nascita e lacrescita di un’edilizia residenziale che dal VI secolo a.C.occupa progressivamente la valle e le colline circostanti,distribuendosi lungo due antichissimi percorsi ai marginidelle colline, che si incrociano nel punto occupato secolidopo dalla Meta Sudans: un asse che dal Circo Massimoraggiunge l’Esquilino e un asse che dalla valle che sarà delColosseo si dirige al Foro (fig. sopra, a destra). L’impianto urbano, condizionato da questi due per-

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A sinistra: Ortofoto del versante occidentale del-

la Piazza del Colosseo e dei settori monumenta-

li limitrofi con la sovrapposizione delle strutture

rinvenute nei cantieri di scavo della MetaSudans e delle pendici nord-orientali del Palati-

no (Elab. Emanuele Brienza e Marco Fano)

In basso, a sinistra: Visualizzazione 3D della

geomorfologia del Palatino e dei settori limitrofi

rispetto alla cartografia attuale con l’indicazione

della rete idrica antica (Elab. Marco Fano)

In basso, a destra: Visualizzazione 3D della

viabilità e dei due santuari individuati sulle pen-

dici del Palatino (Curiae Veteres) e della Velia

(Elab. Marco Fano)

corsi, praticamente non muta, nonostante i restauri, leristrutturazioni, gli accorpamenti di proprietà, fino alfamoso incendio di età neroniana (64 d.C.) che, par-tendo dal Circo Massimo, distrusse, a detta degli scrit-tori antichi, gran parte della città. Sulle rovine deiquartieri e degli edifici combusti, di cui abbiamo tro-vato tracce impressionanti, Nerone impose un nuovopiano urbanistico che prevedeva un innalzamento dioltre 4 metri dei piani di calpestio, la realizzazione distrade tra di loro ortogonali, la creazione di portici eterrazze intorno al grande stagno al centro della valle.Un intero comparto urbano diventava così parte dellaresidenza imperiale nota con il nome di Domus Aurea.Della reggia abbiamo rinvenuto, nella valle, i plessistrutturali che si configuravano, intorno allo specchiod’acqua, come aree porticate e, sul Palatino, come ter-razze sostruite che regolarizzavano a distanza unifor-me i salti di quota che accompagnavano la ripida salitadiretta al Foro, ora allestita con un grande portico adarcate. Lo stagno, in base a questi dati del tutto inediti, diven-tava il centro generatore e ordinatore dell’intero sistemaurbanistico della residenza imperiale: intorno ad esso ruota-vano il padiglione privato dell’Oppio (il solo comunementenoto come Domus Aurea), il ninfeo del Celio, la Domus Tibe-riana (la residenza pubblica) sul Palatino (figg. a p. 9). L’ultima cesura, dopo la quale non si avranno più cambia-menti radicali nella zona, è quella che attiene agli inter-

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I risultati di 25 anni di indagini archeologiche sul-le pendici del Palatino e nella Piazza del Colosseosono stati esposti e raccontati dal 21 dicembre2010 al 21 gennaio 2011 in una Mostra allestitanella storica Vetreria Sciarra, edificata negli anniVenti del Novecento nel cuore del quartiere SanLorenzo e da poco totalmente ristrutturata: unasede distaccata della Facoltà di Filosofia, Lettere,Scienze Umanistiche, Studi Orientali dellaSapienza - Università di Roma. Le indagini sono state dirette da ClementinaPanella, Professore ordinario di Metodologia etecniche della ricerca archeologica, in collabora-zione con la Soprintendenza Speciale per i BeniArcheologici di Roma e con la partecipazioneattiva, nello scavo e nell’elaborazione dei dati,degli studenti universitari. Questo grande intervento di archeologia urbana si ècaratterizzato per l’ampiezza, la qualità dello scavo el’importanza dei ritrovamenti: dalle tracce del gran-de incendio del 64 d.C. e della Meta Sudans augustea

La Mostra: documentazione,

valorizzazione, divulgazione

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agli unici simboli imperiali arrivati fino a noi: leinsegne esposte dal 2007 nel Museo NazionaleRomano di Palazzo Massimo a Roma. Ma le ricer-che in un sito frequentato e popolato da millenni,evidenziando la stratigrafia urbana che lo compone,raccontano sia la grande storia che le tante storiequotidiane di aristocratici, bottegai, artigiani, sacer-doti, schiavi, che qui hanno lavorato, vissuto o han-no lasciato un segno del proprio passaggio.

Pannelli didattici ealcune vetrine conte-nenti reperti maimostrati al pubblico,raccolti nei pozzi sacririsalenti alle fasi arcai-che della città e tra lerovine degli edificidistrutti dall’incendiodi età neroniana e dalleristrutturazioni di etàseveriana, hanno illu-strato lo sviluppo edili-zio e monumentaledell’area indagata dalleorigini alla fine dell’etàantica (VI – VII secolo). La manifestazione –promossa dal Diparti-mento di Scienze del-l’Antichità dellaSapienza, dall’Asses-sorato alle Politiche

Culturali di Roma Capitale, in accordo col MiBAC– si inserisce nella rinnovata volontà di comunica-zione e valorizzazione dei beni archeologici roma-ni, espressa e ribadita in più sedi istituzionali: unimpegno scientifico e divulgativo che diventaanche ipotesi di recupero e apertura ai visitatori nelprogetto del Prof. Arch. Raffaele Panella, illustratoinsieme all’intera iniziativa nell’Incontro di studio cheha preceduto l’inaugurazione della Mostra.

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venti flavi che, subito dopo la morte di Nerone avvenu-ta nel 68 d.C., restituirono all’area una funzione pubbli-ca, abbattendo le strutture della reggia fino a quelmomento realizzate, costruendo al posto del lago ilColosseo, realizzando una piazza funzionale ai servizidella più grande macchina di spettacoli fino ad alloraconosciuta, e ripristinando, come vedremo, alcuni deimonumenti distrutti dall’incendio (Meta e santuario del-le Curiae). Gli interventi adrianei (trasferimento a valledel Colosso, costruzione del Tempio di Venere e Roma),massenziani (ampliamento della vasca della Meta flavia),costantiniani (Arco di Costantino) hanno aumentatol’impatto monumentale del sito, ma non ne hannomutato più i segni ordinatori, che la città contemporaneadopo gli sterri del XIX secolo ha continuato a mante-nere (fig. a p. 10).

Passando dalla storia del pae-saggio urbano a quella dei sin-goli monumenti, per pr imicompaiono nelle nostre strati-grafie due diversi santuari dialtissima antichità, che vivonoininterrottamente dall’età deire al devastante incendio diNerone. Il primo di essi com-pare sull’angolo nord-orientaledel Palatino, nei pressi dell’Ar-co di Costantino. Appartiene,sulla base dei dati finora raccol-ti, alla fine del VII secolo a.C.,ma la sua origine è forse piùantica; conosce una monumen-talizzazione con la costruzionedi murature in tufo (cappellac-cio) alla metà e alla fine del VIsecolo a.C. (foto a p. 11, in bas-so); continua ad essere frequen-

A sinistra: Sovrapposizione delle strut-

ture appartenenti alla Domus Aurea(in rosso) alla topografia antica e moder-

na (Elab. Marco Fano)

Al centro: Planimetria ricostruttiva dei

blocchi edilizi della Domus Aurea nel-

la valle del Colosseo e sulle pendici del

Palatino e della Velia. Nel riquadro l’a-

rea interessata dallo scavo (Dis. Maura

Medri e Emanuele Brienza – Elab. gra-

fica Monica Cola - Studio MCM)

In basso: Restituzione 3D del portico

settentrionale della via diretta dalla Val-

le del Colosseo al Foro (Elab. Emanuele

Brienza)

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tato per secoli, come dimostrano i depositi votivi data-bili dal VI agli inizi del II secolo a.C. (foto a p. 11, inalto), finché riceve una splendida ristrutturazione daparte di Augusto e poi di Claudio. Qui Claudio rico-struisce nel 51/54 d.C. un tempio distrutto da unincendio, come informa l’iscrizione del fregio-archi-trave trovata nel crollo dell’edificio a sua volta brucia-to nel 64 d.C.; qui i suonatori di strumenti in bronzodedicano una statua in bronzo a Tiberio e, in un’edi-cola appositamente costruita, statue in marmo adAugusto, allo stesso Claudio, a Nerone e a sua madreAgrippina (fig. a p. 13, al centro). La localizzazione diquesto santuario sulle estreme pendici nord-orientalidel Palatino, unitamente all’attestazione di una specifi-ca volontà di conservazione per secoli delle sue strut-ture, ci ha portato a proporre una sua identificazionecon le Curiae Veteres, le “antiche Curie”, edificate,secondo la tradizione, da Romolo per ospitare i ritiche i rappresentanti dei diversi quartieri della città

dovevano svolgere insieme, in determinati giorni del-l’anno, per riaffermare la comune appartenenza a uncorpo civico unitario. Nel II secolo d.C. sono menzio-nate da Tacito come terzo vertice del quadrilaterosacro della città fondata dal primo re (il pomerio, checorrisponde al tracciato del “solco primigenio”).Seguendo la descrizione dello storico, pur in assenza diprove materiali, esse erano state già collocate dagli stu-diosi della topografia antica di Roma nell’area dellenostre ricerche. La seconda area sacra sorge sul lato opposto della viadiretta dalla valle al Foro, cioè sull’angolo sud-orienta-le della collina chiamata Velia (quasi completamentescomparsa in seguito all’apertura dell’exVia dell’Impe-ro – attuale via dei Fori imperiali) e si presenta attual-mente come la più antica testimonianza cultuale dellazona. Ha restituito due teche sotterranee contenentidepositi votivi (foto a p. 12, in alto); realizzate alla finedel VI/inizi del V secolo a.C., subiscono modifiche

Particolare della planimetria della valle del Colosseo nella FUR di Rodolfo Lanciani (tav. XXIX)

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ricollegabili ai continui rifacimenti della viabilità. Nelpieno V secolo a.C., ma verosimilmente già in origine,le teche sono collegate da una rampa in lastre di tufogrigio, che mostra incassi per cippi e forse per un alta-re, contenuta sulla strada da un muro di sostruzionedello stesso materiale. Gli ex voto datano dalla seconda

metà dell’VIII secolo a.C.; dagli inizi del V secolo a.C.comprendono anche frammenti di decorazioni archi-tettoniche e terminano alla fine del III secolo a.C.;attestano un culto riferibile a una divinità femminile,ctonia, forse oracolare e rimandano a un vicino edifi-cio templare situato nello spazio fra l’attuale via Sacra

A sinistra: Alcuni dei materiali provenienti

dai depositi votivi del santuario delle CuriaeVeteres (VI-II secolo a.C.)

In basso: Il muro di limite (témenos) del

santuario delle Curiae Veteres nei suoi

diversi rifacimenti tra il VI e l’inizio del I

secolo a.C.

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e il Tempio di Venere e Roma. Benché sigillate ecoperte in età augustea dai marciapiedi della via valle-Foro, che si amplia progressivamente verso la Velia, leteche continuano a essere preservate e “segnalate” finoal rifacimento stradale di Claudio. Le strutture prose-guono sotto l’odierna Via Sacra; sono quindi material-mente irraggiungibili dallo scavo.La presenza di questi due “luoghi” di culto fino all’in-cendio del 64 d.C. condiziona lo sviluppo dell’urba-nizzazione di questa parte di città. Accanto ad essi cre-sce e si intensifica nell’età repubblicana un’ediliziaresidenziale di alto livello, conseguente alla centralitàdi questo settore, così vicino al Foro e alle case delpotere. I resti spettanti alle domus da noi rinvenute fan-no la loro apparizione nel tardo VI secolo a.C. conmurature solide in tufo, subiscono numerosi rifaci-menti in età medio-repubblicana (IV-III secolo a.C.) e

ristrutturazioni sostanziali in età tardo-cesariana eaugustea. Di una di esse, posta sulla via diretta dalla val-le al Foro, lungo il fianco settentrionale della pendicepalatina, immediatamente a ridosso dell’area sacraattribuita alle antiche Curiae, è stato possibile finoraseguire le trasformazioni nel tempo sino alla distruzio-

In alto, a sinistra: Santuario della Velia. La grande teca rettangola-

re in blocchi di cappellaccio (fine VI-inizi V a.C.)

In alto, a destra: Santuario della Velia. La piccola teca in blocchi di

cappellaccio (fine VI-inizi V a.C.)

In basso, a sinistra: Pavimento e soglia a mosaico appartenenti alla

domus del Palatino (prima metà del I secolo a.C.)

In basso, a destra: Muro in reticolato di una delle tabernae sul fron-

te della domus, con le tracce dell’incendio neroniano (64 d.C.)

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proprio in questa zona del Palatino, denominata adCapita Bubula, localizzata dalle fonti antiche presso ilsantuario delle Curiae Veteres.Ma Augusto compare nella nostra sequenza con cer-tezza in relazione ad altri complessi individuati nell’a-rea di indagine. Al di sotto delle possenti fondazionidella monumentale Meta Sudans flavia, un’altra fonta-na, simile nelle forme a quella successiva, risultacostruita durante il suo principato nell’ambito di unacomplessa ristrutturazione del santuario del Palatino e

ne dell’incendio del 64 d.C. (foto a p. 12, in basso)Dopo questo evento essa sarà sepolta sotto cumuli dimacerie e l’area su cui sorgeva avrà altre destinazionid’uso. È possibile che in questo edificio, nella sua fasedella metà del II secolo a.C., abbia visto la luce nel 63a.C. il futuro imperatore Augusto. La domus sorgeva

A sinistra: I resti della Meta Sudans e del

compitum (in basso a destra) in età augu-

stea e claudia

Al centro: Assonometria ricostruttiva del

santuario delle Curiae Veteres e della

Meta Sudans nella sua fase claudia (51-54

d.C.) (Dis. Matilde Cante)

In basso: Plastico della Meta Sudans e del

compitum

In basso, a sinistra: Il bétilo apollineo su

una moneta di Ambracia (Epiro) del 238-

168 a.C.

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di tutto il quartiere circostante. La Meta augustea è rie-mersa nello scavo con la sua struttura in opera quadra-ta di tufo su nucleo cementizio (foto a p. 13). Gli ele-menti decorativi in marmo ne hanno permesso laricostruzione. Essa appare così dotata, come la Metasuccessiva, di un saliente alto m 16, impostato su unabase cilindrica; la vasca è rettangolare ed è animata suilati lunghi da due piccole absidi. Benché le misure dif-feriscano e la vasca abbia un disegno diverso, le altezzedi questi due monumenti sono assai simili. Domina insostanza in quella augustea la forte verticalità che l’edi-ficio flavio perde a causa dell’apparato decorativo anicchie della base (vd. foto a p. 5, in basso a sinistra). La scoperta della viabilità anteriore alla totale distruzionedel quartiere nell’incendio di età neroniana consenteinoltre di attribuire a questa prima Meta un significato, oltreche architettonico-monumentale, anche topografico,ponendosi sul vertice di quattro o cinque delle quattordiciregioni (distretti amministrativi) istituite nel 7 a.C. daAugusto (le più interne e quindi le più importanti) nelquadro della sua riforma dello spazio della città (e metapresso gli agronomi significa traguardo) (fig. a p. 15, in alto).La sua forma ricalca le mete del circo, ma si ispira anche allapietra sacra ad Apollo (foto a p. 13, in basso a sinistra), ilbétilo, suggerendo un richiamo diretto alla divinità a cui ilprincipe è più legato dopo la fine delle guerre civili. La suaposizione di fronte agli ingressi delle supposte Curiae Vete-res suggerisce un richiamo diretto a Romolo e al perime-tro sacro della città palatina, in essere fino all’età di Claudio.Il piccolo sacello “compitale”, addossato alla vasca dellafontana, dove erano venerati i Lari di Augusto, contribuiscead arricchire il sito di valenze simboliche direttamente col-legate al principe in quanto rifondatore della città e fonda-tore dell’impero e dunque “secondo Romolo”.

La Meta potrebbe, infine, essere vista anche come uncippo pomeriale, così come avviene per gli altri trepunti menzionati da Tacito nella sua descrizione deilimiti del pomerio (l’Ara Massima di Ercole pressol’attuale chiesa di Santa Maria in Cosmedin, l’ara diConso nel Circo Massimo e, dopo le Curiae, il sacellodi Larunda o dei Lari in prossimità del Foro, con cui ilcircuito sacro si chiude). La vicinanza delle Curiae Veteres con la casa natale diAugusto, segnalata dalle fonti letterarie e forse, come siè detto, riportata in luce nelle nostre indagini, arric-chisce ulteriormente il luogo di valenze carismaticheche non potevano sfuggire alla propaganda imperiale.Possono spiegarsi così sia la scelta da parte di Augustodi questo punto come vertice della sua riforma ammi-nistrativa, sia la ricostruzione della Meta Sudans di cuisono autori i Flavi, che di Augusto (il nuovo Romolo)si atteggiavano a eredi. All’interno del loro straordina-rio progetto urbanistico che investe tutta la valle, lanuova fontana Meta risulta edificata in asse con il con-temporaneo Arco di Tito (81 d.C.), leggermente spo-stata rispetto al monumento augusteo, sepolto ormaisotto tonnellate di detriti edilizi, ma tuttora collocatasu quel vertice nord-orientale del Palatino, che tantaparte aveva avuto nella storia della città (foto in alto).Ma lo scavo della pendice palatina, tuttora in corso, haconsentito di verificare anche il perpetuarsi del santua-rio palatino dopo l’incendio e la parentesi neroniana.Sul vertice nord-orientale del colle, così come esso erastato fissato sul terreno dalla viabilità neroniana, i Flavicostruiscono ora un piccolo tempio, inserendolo inuna grande aula già prevista nel progetto della DomusAurea e sfruttando come annesso a tale sacello una ter-razza con relativi vani sostruttivi, anch’essa realizzata

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A sinistra: Vista dello scavo dell’area della

Meta Sudans al momento della scoperta

della fontana augustea

A pag. 15, in alto: Planimetria ricostrutti-

va delle regiones gravitanti intorno alla

Meta Sudans prima dell’incendio del 64

d.C. (Ril. Emanuele Brienza)

A pag. 15, in basso: Il tempio nell’area

delle Curiae Veteres e la Meta Sudans.Gioco di specchi tra la situazione topografi-

ca claudia e quella flavia (in grigio) (Dis.

Marco Fano)

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nel corso dei lavori neroniani, che mascherava il saltodi quota tra valle e collina: ancora un trasferimento di“segni”, come in un gioco di specchi, da parte di unadinastia che aveva teso a cancellare la memoria dell’ul-timo dei Giulio-Claudi (Nerone), riappropriandosidei luoghi e delle figure più rappresentative della sto-ria di Roma (Romolo fondatore della città, Augustofondatore dell’impero) (foto a p. 15, in basso). Fatta eccezione per piccoli interventi tardoantichi, la ter-razza con le sue strutture soprastanti e il piccolo tempioantistante manterranno fino al IV secolo avanzato l’assettoacquisito in età flavia: a differenza dei vicini settori, que-st’area restituisce – sul piano urbanistico e monumentale –uno straordinario elemento di continuità per tutta l’etàimperiale. Ciò conferma la forte valenza simbolico-sacra-le di questo luogo. Non sarà un caso che in tale quadro, giàcosì denso di memorie, s’inserisca la scoperta di un insiemedi oggetti nascosti in una fossa praticata nel pavimento diuno dei vani seminterrati della terrazza annessa al piccolotempio flavio. Si tratta di 12 pezzi in metallo, vetro, pietredure riconducibili a scettri, portastendardi, lance da parata(foto a sinistra). La datazione del contesto (inizi del IV seco-lo) e le caratteristiche dell’occultamento ci hanno convintoche il titolare di questi “segni del potere” sia l’imperatoreMassenzio e che la ragione del loro seppellimento sia daimputare alla sua sconfitta e alla sua morte per mano diCostantino nella battaglia di Ponte Milvio del 312 d.C.

Pianta dei magazzini severiani (inizi III secolo d.C., in grigio chiaro) sovrapposta alla pianta dei magazzini adrianei (II secolo d.C., in arancio)

(Ril. e dis. Matilde Cante – Elab. grafica Monica Cola - Studio MCM)

A sinistra: La ricostruzione dei tre scettri del corredo imperiale attri-

buito a Massenzio (306-312 d.C.), nel Museo Nazionale Romano di

Palazzo Massimo a Roma (Elab. grafica Monica Cola - Studio

MCM)

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Le indagini, iniziate nel 1985 sulla Piazza del Colos-seo nell’ambito della Legge speciale n. 396/81 per il

patrimonio archeologico di Roma (“Legge Biasini”),sono state condotte dal 1986 al 1993 in collaborazio-ne fra il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della“Sapienza” - Università di Roma e la Soprintenden-za Speciale per il Beni Archeologici di Roma, mentredal 1994 si svolgono in regime di concessione dellearee da parte del Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali. Dal 2001 all’area della piazza del Colosseo,chiusa definitivamente nel 2003, si è aggiunta quella,confinante, posta all’angolo nord-orientale delle pen-dici del Palatino.Le campagne di scavo si svolgono in media per tremesi all’anno fra estate e autunno (ma l’impegno pro-segue nei seminari invernali finalizzati all’analisi deiritrovamenti). I depositi archeologici sono indagaticon metodo stratigrafico, ossia asportati in sensoinverso rispetto ai tempi e ai modi della loro forma-zione, dai contesti più recenti ai più antichi: eventicristallizzati nei resti degli edifici e dei monumenti,negli strati di terreno, nelle fosse scavate per il recupe-ro di materiale. Studio dei reperti, interpretazione deidati raccolti, analisi tecnico-scientifiche, confrontocon altri tipi di fonti costituiscono le basi per tradur-re in un “racconto” la storia del sito.

Queste le cifre approssimative dell’intervento:un’area indagata di complessivi m2 8000 per unaprofondità media di m 3 e sino a un massimo di m12 dai piani di calpestio odierni; oltre m3 25.000di terra rimossa, spesso riversata (dopo opportune

operazioni disetacciatura) aricoprire i saggicompletati; circa9.000 unità stra-tigrafiche indivi-duate, docu-mentate, rilevatee fotografate; piùdi 5.000 casse direperti recupera-ti, lavati, siglati eclassificati, moltidei quali già stu-diati, restaurati,disegnati e alcu-ni musealizzatinelle sedi delMuseo Nazio-nale Romano (leinsegne imperia-li nel Museo diPalazzo Massi-mo; le basiiscritte in mar-

mo di Augusto e degli imperatori giulio-claudi, labase in bronzo di Tiberio e un ritratto di privato,nel Museo Nazionale Romano delle Terme aRoma). Un cantiere di così vaste proporzioni si avvale diun notevole gruppo di lavoro, conseguente anchealle molteplici attività di ricerca che si svolgonosul campo. Nella sua veste di scavo didattico acco-glie in due turni complessivamente 160/240all’anno fra studenti, specializzandi e dottorandidella “Sapienza” - Università di Roma, di altreUniversità e Istituzioni italiane ed estere. Nelle suefinalità di ricerca lo scavo è condotto dagli studen-ti, coordinati da laureati e laureandi e con unminimo apporto cantieristico di maestranze spe-cializzate, ma vede anche il confronto fra scienze etecnologie diverse, sviluppando la cooperazionefra archeologi, architetti, storici dell’arte, storici,informatici, geofisici, geopedologi, archeozoologie paleobotanici, restauratori. I fondi per lo scavo sono stati assicurati in questi annidalla “Sapienza” (Grandi Scavi di Ateneo) e, dal2000, da un generoso e costante contributo dellaFondazione Banca Nazionale delle Comunicazioni.

Scheda tecnica sulle indagini archeologiche

Page 16: Anno XVI • n. 4 ITINERARI NASCOSTI DI ROMA ANTICA Aprile … · (in rosso) alla topografia antica e moder-na (Elab. Marco Fano) Al centro: Planimetria ricostruttiva dei blocchi

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Ci siamo così avvicinati all’età tardoantica che halasciato tracce consistenti nella Piazza del Colosseocon la costruzione dell’Arco dedicato dal Senato e dalPopolo Romano proprio al vincitore di quella battaglia.Anche sulle pendici settentrionali del Palatino abbiamoseguito i grandi interventi pubblici di età imperiale nel-l’area retrostante le rinnovate Curiae Veteres. Aprendo nel2007 lo scavo nel tratto collinare occupato da un edifi-cio noto nella letteratura archeologica con il nome diTerme di Elagabalo, ci siamo resi anche conto che ilnostro intervento non poteva prescindere dal riesamedelle sostruzioni della terrazza della Vigna Barberini, lecui potenti fondazioni di età adrianea (spettanti a unaspettacolare esedra con giardini annessa ai Palazzi Impe-riali) e di età severiana (relative alla realizzazione sul pia-noro del Tempio di Elagabalo), sono state rinvenute nel-la nostra area di indagine. Alla continuità d’uso del tempio/terrazza che prospet-ta sulla valle del Colosseo si contrappongono, in etàimperiale, le vicende edilizie proprio del tratto di pen-dice più vicino all’Arco di Tito, che era rimasto inedi-ficato (adibito a hortus?) dopo l’incendio del 64 d.C.Un magazzino (horreum) occupa in età adrianea l’inte-ro isolato delimitato dai portici neroniani della via val-le-Foro (attuale via Sacra), da un diverticolo di questastessa via diretta a Sud lungo il fianco orientale dellacollina, anch’esso di età neroniano/flavia, e da un’altrastrada posta sul prolungamento della c.d. via Nova, checorreva ai piedi delle sostruzioni adrianee della terraz-za Barberini (fig. a p. 16, in basso). Agli interventi seve-riani degli inizi del III secolo spettano sia la completaricostruzione di questo muro sostruttivo che la realiz-zazione sui magazzini adrianei, completamente rasati(forse perché distrutti dall’incendio del 192), di unsecondo horreum con diversa disposizioni degliambienti, aperti ora su una grande corte e saldati allanuova facciata della Vigna Barberini. Il carattere utili-tario di questo edificio cede il passo in età tardoantica(IV secolo) a una nuova destinazione d’uso (forse unasede collegiale, una schola), accogliendo nella partecentrale del cortile vasche, vialetti e aiuole e sui lati

brevi due absidi con fontane. Se per quella più monu-mentale posta a Ovest è solo un’ipotesi che possa averospitato una sala per banchetti con la caratteristicamensa a forma di sigma (stibadium), certo è invece l’in-serimento nei vani severiani ad essa retrostanti di unimpianto termale (foto in alto). È a questo balneum, giàscavato da P. Rosa alla fine dell’Ottocento, che si deveil nome con cui l’edificio è conosciuto. In questa for-ma esso sopravvive con i suoi marmi di reimpiego, coni suoi mosaici pavimentali a grandi tessere bianche econ le sue mostre d’acqua ben oltre i termini che fis-siamo per la destrutturazione del margine del Palatinoverso la valle già nel corso del IV secolo. Le tombedella fine del VI / inizi del VII secolo chiudono la sto-ria antica anche di questo complesso e dell’interoquartiere. ■

Bibliografia EssenzialeC. Panella (a cura di), I segni del Potere. Realtà e imma-ginario della sovranità nella Roma imperiale (monogra-fia), Bari 2011C. Panella (a cura di), Meta Sudans I. Un’area sacra inPalatio e la valle del Colosseo prima e dopo Nerone,Roma 1996C. Panella et al., “Domus e insulae in Palatio. Ricerchee scoperte sul Palatino nord-orientale”, in Scienzedell’Antichità 13, 2006 (2008), pp. 9-299C. Panella et al., “Le insegne imperiali dal Palatino”,in Scienze dell’Antichità 13, 2006 (2008), pp. 715-740C. Panella, S. Zeggio, “Tra Palatino e Colosseo: nuo-vi dati”, in Workshop di Archeologia Classica 1, 2004,pp. 65-87L. Saguì, “Pendici nord-orientali del Palatino: ‘leTerme di Elagabalo’. Indagini archeologiche e pri-me riflessioni”, in Archeologia Classica LX, 2009, pp.235-274S. Zeggio, G. Pardini, “Roma - Meta Sudans. Imonumenti. Lo scavo. La storia”, in FOLD&RFastiOnLine documents & research 99, 2007, pp. 1-25

Le strutture di età tardoantica (vasche, absidi con fontane e terme) realizzate all’interno dei magazzini severiani nell’ortofoto ripresa alla fine del-

la campagna di scavo del 2010 (Elab. Roberto Gabrielli e Cecilia Giorgi)