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ANIEM Rassegna Stampa del 05/10/2017 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.

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ANIEM

Rassegna Stampa del 05/10/2017

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la

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INDICE

ANIEM

Il capitolo non contiene articoli

ANIEM WEB

04/10/2017 Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero 13:00 6

Ad Accumoli il primo edificio italiano in legno compensato autoportante

SCENARIO EDILIZIA

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 9

In arrivo olte 12mila alloggi sociali

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 11

Attività edilizie «pericolose»: danni da risarcire

05/10/2017 Panorama 12

CANTIERE MILANO

05/10/2017 La Stampa - Nazionale 16

Il direttore di Stx Saint•Nazaire: "Finalmente con Fincantieri abbiamo un azionista

solido"

05/10/2017 Libero - Nazionale 18

Cedolare secca per gli immobili non residenziali

05/10/2017 QN - La Nazione - Pistoia Montecatini 19

Fiamme vicino a caserma e Comune A fuoco un cantiere edile abbandonato

05/10/2017 Il Gazzettino - Treviso 20

Un milione per l'edilizia popolare poi toccherà a via XX Settembre

SCENARIO ECONOMIA

05/10/2017 Corriere della Sera - Nazionale 22

mandare a casa gli anziani non crea posti per i giovani

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05/10/2017 Il Sole 24 Ore 24

Quello zelo che non serve alla Vigilanza

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 26

Manovra, il governo apre sulla sanità

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 28

«Senza un taglio delle tasse i consumi non risaliranno»

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 30

«L'accelerazione sulle nuove regole è tutta da rivedere»

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 31

La Cina va in ferie: l'Italia attrae più di Francia e Spagna

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 32

Consob: gli italiani hanno poca cultura finanziaria

05/10/2017 La Repubblica - Nazionale 33

Ticket, famiglia, assunzioni l'assalto alla Finanziaria costa già più di tre miliardi

05/10/2017 Panorama 35

L'occupazione risale, ma ancora non basta

05/10/2017 Panorama 36

INDUSTRIA E RICERCA PER DECOLLARE

05/10/2017 La Stampa - Nazionale 37

L'Ue ferita dall'evasione miliardaria

SCENARIO PMI

05/10/2017 Il Sole 24 Ore 39

Accordo Amex e Western Union

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ANIEM WEB

1 articolo

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ANIEM WEB - Rassegna Stampa 05/10/2017 5

04/10/2017 13:00

Sito Web Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero

Ad Accumoli il primo edificio italiano in legno compensato autoportante

mercoledì 4 ottobre 2017 Ad Accumoli il primo edificio italiano in legno compensato autoportante Si monta

come un puzzle, è riciclabile ed è lo sviluppo italiano di un sistema costruttivo giapponese. Nasce da

un'iniziativa dell'architetto Lorena Alessio con un gruppo di studenti del Politecnico di Torino Si chiama

Accupoli, ospiterà un centro aggregativo per accogliere eventi e incontri per la collettività ed è la prima

struttura in Italia realizzata, nelle parti portanti, in legno compensato. Sorgerà ad Accumoli, uno dei paesi

maggiormente danneggiati dal sisma del 24 agosto 2016. È la risposta concreta all'emergenza da parte di

H.E.L.P. 6.5, acronimo di Housing in Emergency for Life and People, l'associazione fondata a luglio 2017

dall'architetto torinese Lorena Alessio, ricercatrice al Politecnico di Torino, e da un pool di studenti ed ex

studenti dell'ateneo stesso (coordinato da Carola Novara, Chiara Mezzasalma, Francesca Turnaturi e

Matteo Gossi). Il nuovo edificio - costruito su un terreno del Comune e donato all'amministrazione

municipale - sarà realizzato in circa due mesi: dopo la posa delle fondazioni ad agosto, è partito

ufficialmente oggi il cantiere per il montaggio della struttura, che rappresenta il seme per la rinascita della

vita culturale locale. Il progetto si sta concretizzando grazie a una gara di solidarietà che vale circa 300mila

euro: oltre al contributo della Compagnia di San Paolo e di Acri (l'associazione che rappresenta

collettivamente le Fondazioni di origine bancaria) è sostenuto dall'associazione di costruttori Aniem

Piemonte, Associazione Nazionale Imprese Edili e Manifatturiere, da aziende piemontesi e non (fra cui

Betonwood, Ormea Franco, Dott. Gallina, Gallo Legnami, Idrocentro, Unimetal, Finder, Daikin) e da un

team composto da ingegneri strutturisti, termoidraulici ed elettrici, che hanno deciso di mettere in campo le

proprie competenze con parcelle simboliche e tendere una mano alla popolazione del piccolo municipio del

Centro Italia. «La Compagnia di San Paolo sostiene l'Associazione H.E.L.P. 6.5 e il progetto per la

realizzazione di soluzioni innovative che possano aiutare la ripresa delle comunità in condizioni di vita

disagiate a causa del terremoto. Riteniamo particolarmente innovativa una progettazione e una costruzione

capace di sperimentare metodi costruttivi con l'applicazione di materiali sia tradizionali che contemporanei,

che vedrà coinvolti laboratori di architettura, tecnologia ed ingegneria di un'università italiana e una

giapponese», afferma Francesco Profumo, Presidente della Compagnia di San Paolo. «Creare una

struttura, con modalità assolutamente innovative, che ospiti eventi culturali e iniziative sociali intorno ai

quali si possa riunire una comunità che il sisma ha rischiato di disgregare ci pare un elemento importante

da cui far partire la rinascita di questo luogo. La cultura e il dialogo contribuiscono alla coesione sociale e

questa è certamente una buona base su cui riavviare lo sviluppo», spiega Giuseppe Guzzetti, presidente di

Acri. COLLABORAZIONE FRA IL POLITECNICO DI TORINO E IL KOBAYASHI LAB DI TOKYO. Il team di

progetto ha utilizzato, perfezionato e adeguato alla legislazione italiana una tecnologia giapponese. La

nascita di Accupoli s'inserisce nella collaborazione fra il Politecnico di Torino e il Kobayashi Lab di Tokyo

ed è lo sviluppo concreto di un modulo sperimentale nato sulla falsariga del sistema costruttivo Veneer

House, messo a punto dal professor Hiroto Kobayashi dopo il terremoto del Tohoku del 2011, che provocò

uno tsunami e il disastro di Fukushima. La collaborazione si è sviluppata attraverso la tesi di laurea seguita

da Lorena Alessio e sviluppata da Carola Novara, architetto ed ex studentessa del Politecnico di Torino,

vicepresidente di H.E.L.P. 6.5. Accupoli è uno spazio pronto ad accogliere riunioni, conferenze e concerti.

Uno spazio da interpretare e configurare in modi differenti nel tempo. «Fin dal principio c'è stata la volontà

di realizzare un elemento di buona qualità architettonica, pur dovendo adattarsi all'economicità del progetto.

Gli allestimenti interni sono stati lasciati in legno a vista. Tutti gli elementi estetici e di finitura hanno anche

un ruolo strutturale o funzionale, così da ridurre al minimo il numero di componenti e la complessità del

manufatto. Il tutto, sommato anche a uno studio mirato a produrre il minor numero di scarti possibile, giova

al costo totale dell'opera», sottolinea l'architetto Lorena Alessio. «L'Aniem Piemonte ha voluto essere al

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ANIEM WEB - Rassegna Stampa 05/10/2017 6

04/10/2017 13:00

Sito Web Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero

fianco di H.E.L.P. da subito, poiché condividiamo una riflessione sul valore etico del costruire, dove le

azioni devono essere pensate in funzione e a sostegno delle metamorfosi sociali, anche quando, come nel

caso di Accumuli, purtroppo non sono naturali e richiedono un grado di sensibilità ancora più alto», ricorda

Marco Razzetti, presidente della sezione piemontese di Aniem. Il nuovo spazio aggregativo si compone di

due corpi di fabbrica affiancati longitudinalmente, il primo composto da un modulo costruttivo più ampio e

completamente aperto adatto alla funzione di aggregazione. Il secondo, più piccolo, ospita i servizi di

accoglienza e cucina. La forma è quella tipica della casa nell'immaginario comune. L'idea è quella di un

edificio in continuo dialogo con ciò che gli sta intorno. Uno spazio polifunzionale flessibile, in grado di

rispondere alle necessità di una comunità in ripresa da uno stato di emergenza. L'idea di leggerezza,

semplicità e calore trasmessa dal legno è ciò che caratterizza il concept di progetto. Accupoli è costituito da

una serie di elementi autoportanti prefabbricati in legno compensato, antisismici e trattati per avere

un'elevata resistenza al fuoco e agli agenti atmosferici e durare nel tempo. L'ossatura lignea dei portali

sorregge un guscio di policarbonato semitrasparente ad alte prestazioni, che filtra l'illuminazione naturale

durante il giorno. Di notte l'ambiente si trasforma in una lanterna, che illumina l'ambiente esterno della

nuova piazza cittadina. Gli elementi della struttura sono stati tagliati in una falegnameria del Piemonte, con

macchinari a controllo numerico, e saranno ora assemblati a mano con la partecipazione attiva degli stessi

studenti. Grazie alla facilità di montaggio, simile a quella di un puzzle, la struttura potrà essere assemblata

e disassemblata con facilità. Potrà essere riciclata o riutilizzata se non più necessaria. fonte:

http://www.casaeclima.com

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SCENARIO EDILIZIA

7 articoli

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 9

05/10/2017

Pag. 21

CASA 24 PLUS

diffusione:97980

tiratura:140038

Social housing

In arrivo olte 12mila alloggi sociali

maria chiara voci

pag. 23 Rigenerazione, recupero, riavvio dell'infrastruttura immobiliare in Italia. Per aumentare l'offerta non

solo di nuove abitazioni permanenti o temporanee, ma di servizi per la formazione o lo sviluppo d'impresa.

Dal Piemonte alla Sicilia, sono 168 gli interventi attivi nell'ambito del Sistema Integrato di Fondi (Sif) per un

totale di 12.310 alloggi sociali e 4.145 posti letto in residenze temporanee e studentesche. Motore delle

operazioni è il principale investitore, il Fondo Investimenti per l'Abitare (Fia), gestito da Cdp Investimenti

Sgr, che dopo aver concluso l'assegnazione delle risorse, è ora nella fase della vera operatività e della

costruzione fisica degli interventia cui concorrono anche in cofinanziamento capitali locali. Il punto della

situazione verrà tracciato oggi e domani, a Torino, durante i lavori della settima edizione di Urbanpromo

Social Housing, evento organizzato dall'Istituto nazionale di urbanistica e da Urbit come focus tematico, che

si aggiunge alla tradizionale quattro giorni di Urbanpromo Progetti per il Paese, a Milano dai 21 al 24

novembre. Se gli obiettivi delle operazioni di social housing sono comuni, i modelli e le finalità cambianoa

seconda del contesto. A Perugia, in località Balanzano, l'intervento del Fondo Asci, gestito da Prelios Sgr e

partecipato da Cdp Investimenti Sgr ha dato vita a un nuovo quartiere: due palazzine di nuova

realizzazione che porteranno con sé un polo commerciale e sportivo. In altri casi, anche restando in centro

Italia, a caratterizzare alcuni interventi è il recupero di siti ex industriali o degradati: sempre a Perugia punta

a un forte risanamento del tessuto esistente la riconversione dell'ex Manifattura Tabacchi. Così anche la

riqualificazione delle ex Officine Franchi di Bastia Umbra o dell'ex ospedale di Foligno. A Venezia, invece, è

in avvio il cantiere per lo studentato di Santa Marta dell'Università Ca' Foscari, operazione del Fondo

Erasmo gestito da Fabrica Immobiliare Sgr, che ricalca esperienze analoghe completate a Torino o a

Bologna, in risposta alla richiesta di sistemazione per chi studia fuori sede. A Ferrara Le Corti di Medoro,

del Fondo Ferrara Social Housing gestito da Investire Sgr, è un maxi progetto che s'ispira, nel nome, al

poema ariostesco per la costruzione di 260 alloggi di social housing. «La molteplicità degli interventi messi

in campo è ricchezza - commenta Paola Delmonte, direttore responsabile Cdp Investimenti Sgr -. Non solo

grandi centri urbani, ma anche città medie e piccole, dal Nord al Sud Italia. L'housing sociale, nato come

risposta a un bisogno, cioè quello della casa per una fascia di popolazione che non rientrava nell'edilizia

"popolare", ma non poteva permettersi un canone di mercato, oggi allarga lo sguardo anche ad altri bisogni

emergenti. Investe per potenziare la disponibilità di alloggi in affitto e guarda a servizi di nuova

generazione, per la formazione o per l'innovazione, lo smart working, l'incubatore di impresa». Mentre il Fia

andrà via via a esaurire le sue azioni, è nato il Fia 2, focalizzato sulla nuova direzione: il primo

investimento, già deliberato, è per la realizzazione del polo integrato di formazione e innovazione digitale di

Roncade, a Treviso, che sarà gestito dalla piattaforma H-farm. «A caratterizzare il nostro sistema -

conclude Delmonte, autore di un lavoro di confronto che sarà presentato oggi a Torino - è anche il fatto che

in Italia, più che all'estero, abbiamo lavorato per l'integrazione in rete di diversi attori che concorrono a un

sistema».

l'evento oggi e domani a torino a confronto nel «fish•bowl» Si chiama fish•bowl (letteralmente vasca dei

pesci) ed è un metodo usato nelle discussioni di gruppo per permettere a tutti i partecipanti a un incontro di

confrontarsi "in cerchio", condividendo senza gerarchie prestabilite le proprie relazioni e opinioni. Si ispira a

questa tecnica Urbanpromo Social Housing, in programma oggi e domani a Torino. Per la settimana

edizione dell'evento si è deciso di abbandonare la formula del convegno per aprire a nuove modalità di

discussione. Fra i temi al centro del dibattito, il dialogo con gli operatori pubblici e privati sul futuro del

settore, la residenzialità rivolta a specifiche fasce di popolazione (studenti o anziani), il raffronto con la

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Pag. 21

CASA 24 PLUS

diffusione:97980

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situazione dell'estero.

Foto: In cantiere. A sinistra, due palazzine nel quartiere Balanzano di Perugia, del Fondo Asci; a destra, un

rendering delle Corti di Medoro, del Fondo Ferrara Social Housing gestito da Investire Sgr; in avvio i lavori

per lo studentato di Santa Marta dell'Università Ca' Foscari (sotto) del Fondo Erasmo

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 11

05/10/2017

Pag. 33

diffusione:97980

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Tribunale di Milano. Responsabilità

Attività edilizie «pericolose»: danni da risarcire

Luca Bridi

Spetta il risarcimento dei danni causati da attività pericolose, in special modo da lavori edili. Lo afferma il

Tribunale di Milano, Sezione X, con la sentenza 9180/2017 pubblicata il 12 settembre scorso. L'articolo

2050 del Codice civile regola la responsabilità derivante dall' esercizio di attività pericolose e, in particolare,

statuisce che: «chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di una attività pericolosa, per sua natura

o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure

idonee a evitare il danno». L'attività deve, quindi, rendere non semplicemente possibile ma probabile un

evento dannoso, in relazione alla natura e ai mezzi impiegati. E il danneggiato deve solo provare il «nesso

causale». Sono state ritenute pericolose dalla giurisprudenza varie attività diverse tra le quali anche l'

attività edile cheè da considerare pericolosa ex articolo 2050 del Codice civile dal momento che per la

natura dei mezzi adoperati- attrezzature (impalcature, ponteggi), e macchinari (escavatrici, autocarri etc)•

imponea chi la esercita un obbligo di particolare prudenza per evitare dannia personeoa cose. La

fattispecie ricorre anche nella recente sentenza del Tribunale di Milano 9180/2017: il proprietario di un'unità

immobiliare chiedeva un risarcimento peri danni subiti dal suo appartamento a seguito dell'esecuzione di

opere di demolizionee riedificazione eseguite nel confinante immobile. Considerata la natura e l'entità delle

demolizioni, l'importanza e l'invasività degli scavi per le nuove fondazioni e il contesto urbano in zona confi•

nante con adiacentie preesistenti fabbricati, il Tribunale ha rilevato che la prova del nesso causale fra

l'attività del cantiere e i danni subiti fosse di competenza del danneggiato, mentre le imprese (succedutesi

nel tempo) dovevano dimostrare di aver posto in essere tutti gli accorgimenti per evitarei danni. Il Ctu

concludeva, quindi, che i danni nell'appartamento dell'attore erano stati prodotti da demolizionee scavo,

così individuando documentalmente nel cantiere le due imprese che di tali attività si erano occupate (in

concorso tra loro)e che il giudice ha condannato al risarcimento dei danni in parti uguali.

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 12

05/10/2017

Pag. 1,46-54 N.42 - 5 ottobre 2017

diffusione:141347

tiratura:219862

COPERTINA

CANTIERE MILANO

Dalla gara per l'Agenzia del Farmaco alla rigenerazione di 15 milioni di metri cubi di costruzioni. Dall'apertura dello Human Technopole fino al rilancio degli ex scali ferroviari e alla nuova linea della metropolitana. Il capoluogo lombardo guarda sempre (e soltanto) avanti. Mikol Belluzzi

«Milan back in vogue» titola il Financial Times. «An italian city, Milan, that's always in vogue» gli fa eco il

Daily Telegraph. I giornali internazionali si stanno accorgendo di quello che è sotto gli occhi di chi ha

visitato il capoluogo lombardo dopo la «vetrina» di Expo 2015: Milano piace, attrae turisti, cresce il doppio

rispetto all'Italia, attira risorse da tutto il mondo, macina record su record. E, soprattutto, si rigenera. Dopo

la nascita dei quartieri di Porta Nuova e Citylife, nel prossimo decennio saranno ben 15 milioni i metri cubi

da far rivivere con un valore degli investimenti che sfiora i 20 miliardi di euro, in gran parte provenienti

dall'estero. Dal Duomo, dove brand globali come Starbucks e Apple stanno per aprire i loro magastore, fino

alle periferie su cui il Comune ha intenzione di puntare oltre 350 milioni di euro, la città meneghina diventa

sempre più policentrica. E guarda al futuro. Dalla gara per l'Agenzia per il farmaco («Abbiamo presentato

un dossier straordinario a Bruxelles, siamo messi bene» ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala) al

rilancio degli ex scali ferroviari, dai nuovi ospedali allo Human Technopole, dalla mobilità sostenibile alla

metropolitana M4, il «cantiere Milano» non si ferma. Con un vecchio sogno nel cassetto: riaprire i Navigli.

La trasformazione urbanistica Dopo Porta Nuova e Citylife, non si ferma la trasformazione urbanistica della

città, con il recupero di aree dismessee la trasformazione d'uso di vaste zone. All'inizio del 2018 partiranno i

concorsi internazionali peri masterplan che cambierannoi «connotati urbani» degli scali ferroviari Farini,

Porta Romanae Porta Genova in primise in seguito di San Cristoforo, Greco, Lambratee Rogoredo. Poi, la

fase due della progettazione urbanistica e architettonica e, infine, la ricerca d'acquirentie partner industrialie

finanziari per lo sviluppo dell'intero progetto che prevede la rinascita di un milione e 250 mila metri quadrati

dei sette scali su cui Ferrovie, Comune di Milano e Regione Lombardia hanno trovato un accordo quadro

dopo una trattativa durata 12 anni.A dominare il progetto di rigenerazione urbana sarà il verde, anzi una

verae propria infrastruttura green che coprirà il 65 per cento delle aree rigenerate su cui le gru inizieranno a

lavorare nel prossimo triennio. Tradotto: 675 mila metri quadrati diventeranno aree verdie spazi pubblici

(allo scalo Farini sorgerà il terzo parco più grande della città con i suoi 300 mila metri quadrati e l'area di

San Cristoforo sarà riconvertita in un'oasi naturalistica urbana), mentre 375 mila saranno edificabili e 200

mila serviranno per la Circle line, la linea ferroviaria semi circolare da 100 milioni di euro che farà da

cerniera tra il centro e i Comuni della cintura metropolitana milanese. Verdee trasporti, ma anche lavoroe

nuove forme abitative. Almeno il 30 per cento delle volumetrie, infatti, sarà dedicatoa uffici, artigianato,

manifattura e logistica. A Porta Genova si estenderà l'area della moda e del design, mentre lo scalo di

Porta Romana dialogherà con la Fondazione Pradae l'Università Bocconi. Gli scali di Lambrate e Greco si

popoleranno di residenze universitarie, in Romana e Farini invece le case di pregio affiancheranno quelle

popolari. Il tutto per accogliere una popolazione in crescita: nel 2025 a Milano si stima che ci saranno

almeno 100 mila abitanti in più. Che forse potranno vedere aperto qualche chilometro in più di Naviglio.

Non tutti i 370 come ai tempi di Leonardo, ma una piccola porzione in alcuni luoghi strategici. Un sogno

accarezzato dal sindaco Beppe Sala e da tanti milanesi, ma per cui servono almeno 500 milioni di euro. Le

nuove infrastrutture Quattordici minuti. Tanto (poco) servirà per raggiungere il centro di San Babila

partendo dall'aeroporto di Linate. Bisognerà solo attendere il 2021 quando aprirà il primo tratto della nuova

metropolitana M4 che con i suoi 15 chilometri collegherà il capolinea di San Cristoforo, nella periferia ovest

della città, allo scalo milanese attraversando il centro storico. Ottantasei milioni di passeggeri annui, un

treno (senza conducente) ogni 90 secondi, 21 stazioni, l'incrocio con altre tre linee di metrò e cinque punti

d'interscambio con il sistema suburbano ferroviario faranno della Blu la spina dorsale su cui s'inserirà lo

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 13

05/10/2017

Pag. 1,46-54 N.42 - 5 ottobre 2017

diffusione:141347

tiratura:219862

sviluppo di una nuova Milano policentrica. Per ora l'impatto sulla città è stato forte, con decine di cantieri

stradali che intasano la già complessa viabilità urbana, ma a regime la M4 promette di togliere dalle strade

30 milioni di passaggi auto l'anno e di ridurre del 2 per cento le emissioni inquinanti che soffocano i

milanesi, catapultando il capoluogo lombardo al sesto posto in Europa per estensione di linee

metropolitane. «La M4 sta attirando grande interesse da parte della comunità internazionale, persino della

commissione che a novembre assegnerà la nuova sede dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) in uscita

da Londra» conferma Fabio Terragni, presidente di M4 Spa, la società mista pubblico-privata

concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione dell'opera da 2 miliardi di euro. «Inoltre,

grazie alla Blu saranno valorizzati nuovi quartieri a partire dall'area attorno a Linate». Proprio a Segrate,

dove fermerà anche l'Alta velocità ferroviaria, il colosso australiano Westfield realizzerà il più grande centro

commerciale d'Europa ( vedere articolo a pag.50 ), mentre l'Idroscalo si trasformerà in una cittadella dello

sport. Al capolinea di San Cristoforo, destinato a diventare un nodo d'interscambio ferroviario con la città

metropolitana, sorgerà invece un nuovo polo ospedaliero da 500 milioni di euro frutto della fusione tra San

Carlo e San Paolo. Ma anche le altre linee di metrò saranno potenziate con il prolungamento della M5 fino

a Monza e della M1 al quartiere di Baggio. Per questo il Comune è in cerca di 1,7 miliardi di euro. La casa

delle multinazionali Euronext, la Borsa europea dedicata alle aziende tecnologiche, da fine luglio è sbarcata

in Italia. Anzi a Milano, «perché sappiamo che le aziende hi-tech sono qui» ha dichiarato Stephane

Boujnah, ceo di Euronext, il più grande mercato paneuropeo che sotto la Madonnina andrà a caccia di

società di piccole e medie dimensioni del settore «life science» da quotare sul suo listino nato dalla fusione

tra le Borse di Parigi, Bruxelles e Amsterdam. Con 50 miliardi di euro di capitalizzazione e un miliardo e

mezzo da investire, Euronext è solo una delle 3.600 multinazionali, un terzo di tutte quelle migrate nella

Penisola, che hanno scelto Milano come quartier generale. Nel capoluogo lombardo, infatti, sono 280 mila i

dipendenti di gruppi internazionali che generano quasi 170 miliardi di euro di fatturato. Sono soprattutto

finanza, tecnologia, modae food ad amare (ea scegliere) Milano. Dopo i coreani di Samsung che hanno

creato un vero e proprio distretto dell'innovazione nel quartiere di Porta Nuova, il colosso americano Apple

la prossima estate inaugurerà l'attesissimo store in Piazzetta Liberty che, per la sua importanza, è già stato

inserito dai vertici di Cupertino tra i «Town squares», spazi aperti al pubblico dove coinvolgere la città tra

concerti, laboratori per bambini, momenti di relax e workshop per gli imprenditori. Parte da Milano anche la

campagna italiana di Starbucks. Il big americano aprirà a fine 2018 nell'ex sede delle Poste di Piazza

Cordusio la sua prima «fabbrica del caffè» italiana, 2.400 metri quadri e 350 posti a sedere, «un progetto

unico» ha detto Howard Schultz, amministratore delegato di Starbucks, presentando il progetto. «Milano è

risorta dopo l'Expo. L'apertura della Roastery sarà un catalizzatore che mostrerà al mondo che posto

incredibile sia Milano per investire. Per noi, invece, sarà l'inizio di una nuova avventura». Il Polo della

scienza «Ci siamo insediati a fine novembre dell'anno scorso e, a 12 mesi dal decreto per il decollo dello

Human Technopole, la struttura sarà operativa. Abbiamo lavorato in silenzio, ma l'importante traguardo è

stato raggiunto grazie a un ottimo lavoro di squadra». È molto soddisfatto il professor Stefano Paleari,

presidente del Comitato di coordinamento di Human Technopole, il polo d'eccellenza dedicato al genoma

su cui lo Stato punterà 1,5 miliardi di euro nel prossimo decennio e che sorgerà nell'ex area Expo, 1,1

milioni di metri quadrati tra Milano e Rho dove la cittadella del life science interagirà con le facoltà

scientifiche dell'Università Statale, il nuovo Ospedale Galeazzi e decine di imprese e multinazionali - come

Ibm, Novartis, Bayer, Abb che trasferiranno il loro quartier generale nell'area che attirerà 2 miliardi di euro

di investimenti. Lo Human Technopole sarà localizzato intorno all'Albero della vita e troverà casa in quello

che era Palazzo Italia più un nuovo edificio che a regime, nel 2022-2023, accoglieranno 1.500 ricercatori.

«Tre settimane fa sono partiti i lavori per la rifunzionalizzazione di Palazzo Italia» sottolinea Paleari «quindi

a fine anno entreranno i primi ricercatori che diventeranno 400 a fine 2018». Il primo luglio scorso, poi, si è

chiuso il bando internazionale per la ricerca del direttore generale. «Abbiamo ricevuto 46 domande, di cui la

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 14

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metà di stranieri, e a fine ottobre il "searching committee" selezionerà una short list di massimo cinque

candidati da cui emergerà il direttore generale» continua il presidente. Cronoprogramma rispettato, dunque,

grazie a quello che Paleari definisce «un allineamento dei pianeti», dove Comune, Regione, Governo,

Università, Ministeri ed enti di ricerca hanno lavorato insieme con grande coesione per il lancio della

cittadella della tecnologia e dell'innovazione che secondo uno studio dell'European House Ambrosetti nel

2028 sarà popolata da oltre 50 mila persone al giorno e farà girare un business da 7 miliardi di euro.

Università all'americana Ma sull'ex Area Expo è destinato a insediarsi anche il primo campus universitario

italiano di un'università pubblica, quello delle facoltà scientifiche della Statale che dovrebbero trasferirsi (il

progetto è già stato approvato da Senato accademico e consiglio di amministrazione) dalle sedi attuali di

Città Studi. Nel piano messo a punto dalla Statale, il cuore del progetto saranno le infrastrutture per la

ricerca che serviranno tutti i dipartimenti scientifici. Oltre alle aule e agli uffici, alle biblioteche e alla mensa,

ci saranno poi molte aree verdi, alcune anche per la ricerca e la didattica di Agraria. Spazio alle residenze e

agli impianti sportivi: campo da calcio, da rugby, piscina e palestre. Previsti poi numerosi spazi pubblici per

la socializzazione, con una grande piazza usata per eventi, hotel per l'ospitalità degli esterni all'università,

negozi e scuole materne ed elementari per i figli dei dipendenti e dei professori. Molto più avanzato, invece,

il progetto che l'Università Bocconi sta realizzando nell'area dell'ex Centrale del latte: più di 36 mila metri

quadrati che verranno occupati da una torre di dieci piani, quattro edifici, una residenza, un centro sportivo

e un grande parco, area che porta la firma dello studio giapponese Sanaa di Kazuyo Sejima e Ryue

Nishizawa per un investimento da 130 milioni di euro. I lavori della torre sono già a buon punto e

termineranno nel 2018, in corrispondenza con l'inizio del nuovo anno accademico. La città «condivisa»

Milano è anche la città dove la «sharing mobility», ovvero la condivisione dei mezzi di trasporto, trova il suo

apice. Lo si legge nei numeri, visto che il car sharing ha superato i 15 mila affitti giornalieri, record in Italia,

grazie a società come Car2go, Enjoy, Shar'ngo, DriveNow, EVai, GuidaMi/Ubeqoo (a dicembre arriveranno

anche le auto elettriche dedicate alle aziende di Refeel) e lo sostiene anche il Rapporto 2017 di Sipotra

(Società italiana di politica dei trasporti) che evidenzia come «Milano sia la città più avanzata sul fronte

della mobilità condivisa e per le sue politiche per la mobilità sostenibile». Oggi, in base ai dati del Comune

di Milano, i mezzi in condivisione sul territorio sono all'incirca 3 mila, di cui il 27 per cento elettrico, e

servono poco meno di 600 mila iscritti al servizio. Il trend, però, è in continua espansione: nei primi mesi

dell'anno l'utilizzo quotidiano delle auto in condivisione ha infatti superato del 36 per cento la media

registrata nel 2016. E il car sharing è entrato talmente nelle abitudini dei milanesi che alcune società stanno

già pensando ai mezzi necessari per soddisfare un'altra esigenza: quella delle auto a quattro posti per

andare fuori città. Ma a correre veloce nella mobilità condivisa meneghina sono soprattutto le due ruote.

Dopo Bikemi, il servizio di bike sharing municipale che conta su 280 stazioni in città, 3.650 bici normali e

1.000 elettriche, 60 mila clienti registrati e 20 mila affitti al giorno, sotto la Madonnina hanno debuttato da

poche settimane anche le cinesi Mobike e Ofo, portando in città le biciclette a flusso libero, ovvero «prendi

e lascia dove vuoi». Solo le moto finora non hanno avuto l'atteso successo e i 150 scooter Piaggio di Enjoy

sono stati ritirati a inizio anno. Ma c'è sempre una seconda chance e questa volta a scendere in strada

saranno i motorini elettrici targati MiMoto e, dalla prossima primavera, gli scooter Yamaha di ZigZag.

L'attenzionea una mobilità più sostenibile si sviluppaa Milano anche nella progettazione di migliori percorsi

ciclabili. L'obiettivo della giunta è quello di passare dagli attuali 215 a 300 chilometri di piste con

un'attenzione particolare ai collegamenti tra centro e periferie e nove nuovi itinerari tra cui da Duomo a

Porta Nuova, dalla Bicocca al Parco Nord, da Lampugnano a Bonola e Qt8. L'arte e la cultura Non una

semplice girandola di eventi, mostre, concerti. Non solo un fitto calendario di iniziative e aperture di nuove

strutture. Bensì una programmazione animata da una precisa visione politica, fatta di «integrazione tra le

arti, apertura a nuovi tipi di pubblico, grande attenzione ai più piccoli», come ha spesso commentato

l'assessore alla Cultura Filippo del Corno. Le novità sono già alle porte. A fine ottobre nascerà un teatro

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 15

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dedicato alla produzione di spettacoli dedicati all'infanzia e all'adolescenza, nella zona di piazzale

Maciachini, su progetto di Italo Rota. Nel 2018 aprirà Palazzo Citterio, nuovo passo verso la Grande Brera,

sito ideale per la collocazione delle raccolte d'arte contemporanea della prestigiosa pinacoteca cittadina.

L'apertura sarà il fiore all'occhiello di un anno tutto dedicato al Novecento italiano, che porterà mostre (ma

anche concertie iniziative letterarie) in diverse sedi, coinvolgendo le istituzioni della città secondo quel

modello che Milano ha sperimentato già nel 2015 durante la rassegna «Expo in città». Proprio nell'area

dell'Expo, il prossimo anno, avrà la sua stabilizzazione Expo Open Theatre, una nuova area dedicata agli

spettacoli dal vivo per una platea di 15 mila spettatori. Grande spazio ad arte e musica, dunque. E se le

parole d'ordine restano «moda»e «design», con le relative settimane dedicate, la città si prepara ad

aggiungere quattro nuovi pilastri strutturali. Nel 2018, infatti, ogni stagione avrà in via definitiva la propria

settimana della creatività legata a un linguaggio particolare: «Art week» in primavera; «Photo week» in

estate; una settimana per il cinema in autunnoe una per la musica in inverno. Nonè finita: il design di

giugno raddoppierà con una sette giorni anche in autunno; la Fashion week occuperà sempre più spazi

pubblici nella città;e aprirà in corso Venezia un grande museo dedicato alla cultura Etrusca (grazie alla

famiglia Rovati). Insomma, un 2018 con l'obiettivo di recuperare quella che è sempre stata una qualità

milanese: la capacità di porre sempre le condizioni migliori per aumentare la fertilità del pensiero creativo,

per favorirne l'eccellenza, in ogni espressione della cultura. GettyImages GettyImages

Cantieri aperti per accogliere 100 mila nuovi abitanti in arrivo nei prossimi dieci anni.

Tra presente e futuro In alto, i lavori per la costruzione della metropolitana M4. A sinistra, due progetti per

il recupero dello scalo ferroviario Farini, il maggiore tra i sette oggetto di intervento.

Qual è la forza di Milano? Di' la tua sulla pagina Facebook di Panorama.

La nuova piazza

Da Apple a Starbucks, l'importanza di avere una vetrina nelle strade della città. Nell'immagine, la

nuova Piazzetta Liberty, a due passi dal Duomo, dove sorgerà il megastore di Apple.

Cantieri aperti A sinistra, l'ex area Expo su cui sorgerà il centro Human Technopole. A destra, il nuovo

campus dell'Università Bocconi che sorgerà al posto dell'ex Centrale del latte di Milano.

Dopo l'Expo, spazio a un centro per la ricerca scientifica e al nuovo campus dell'Università Statale.

La città che sale La pittura di Alessandro Russo (nell'immagine, la sua opera Milano nuovi profili, del

2017) è l'occasione perfetta per offrire un punto di vista originale sulla città in divenire, che rinasce, si

trasforma, cresce. I suoi dipinti saranno in mostra durante la tappa milanese del tour di «Panorama d'Italia»

(vedere programma a pagina 69) a Palazzo Durini in via Santa Maria Valle 2.

Foto: di Mikol Belluzzi con Antonio Carnevale e Cinzia Meoni

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Intervista

Il direttore di Stx Saint•Nazaire: "Finalmente con Fincantieri abbiamo un

azionista solido"

Castaing: "Il nuovo accordo è migliore per entrambe le aziende" LEONARDO MARTINELLI

PARIGI «Da almeno trent'anni ci siamo battuti fino all'ultimo sangue per restare a galla. E abbiamo perso

varie commesse contro Fincantieri. Allora la gente a Saint-Nazaire diceva con rammarico: "Gli italiani

hanno vinto". Significava meno soldi all'impresa, meno lavoro. Ecco, non sono un ipocrita: non si diventa

fratelli da un giorno all'altro. Però è vero che Fincantieri era un concorrente, ma non un nemico. C'è stato

sempre rispetto». È un fiume in piena Laurent Castaing, amministratore delegato di Stx France, i cantieri

navali più grandi del Paese. Per mesi muto mentre Francia e Italia si facevano la guerra su questo

gioiellino, ora che Fincantieri ne è diventato davvero il padrone, ha deciso di "salire a Parigi", come dicono

nella provincia francese, a dire la sua a un piccolo gruppo di giornalisti. 56 anni, ingegnere di formazione,

iniziò subito a lavorare nei cantieri da neolaureato per poi tornarci come capo nel 2012, quando stavano per

fallire, proprietà di un gruppo sudcoreano (Stx) in difficoltà. Oggi la società ha ordini per lavorare a fino al

2026. Bruno Le Maire, il ministro dell'Economia, ha appena dichiarato che lei resterà direttore esecu• tivo»

anche con la nuova compagine. È vero ? «Vorrei ricordare al ministro che io non sono un alto funzionario

pubblico: non è lui a decidere. L'accordo concluso a Lione stabilisce che degli otto componenti del Cda

della nostra impresa, quattro saranno scelti da Fincantieri e uno di questi, il presidente, avrà un voto

preponderante. Il direttore generale sarà uno di quei quattro, nominato pure lui da Fincantieri. Non da Le

Maire». Lei è interessato a continuare quest'avventura ? «Sì, ma forse ci saranno altri candidati».

Fincantieri l'ha già contattata ? «No, ma è normale: sono necessari tempi tecnici per mettere in atto

l'accordo. Ci sarà da aspettare almeno fino a gennaio-febbraio prossimi». Cos'ha provato dopo che è stato

concluso? «Una sensazione di sollievo. Finalmente abbiamo un azionista solido: finiscono quattro anni

d'incertezza». Ma un'intesa, in realtà, era già stata trovata in aprile, quando era ancora presidente François

Hollande, che poi Emmanuel Macron si era rimangiato... «Credo che il nuovo accordo sia migliore, anche

per Fincantieri, che può gestire l'impresa in maniera più chiara. L'idea di inserire la Fondazione CrtTrieste

per consentire agli italiani di ottenere la maggioranza era piena d'ambiguità. Ora invece Fincantieri ha il

50% e per 12 anni l'1% in prestito dallo Stato francese, che controllerà se gli italiani rispetteranno i patti».

Lei ha risanato i cantieri mentre i sudcoreani, che pure avevano il 66,7%, erano assenti... «È difficile gestire

un'azienda quando non si hanno più azionisti. Vista l'incertezza, i nostri clienti si chiedevano chi avrebbero

avuto come interlocutore quando gli avremmo consegnato la nave. Fortunatamente c'era lo Stato nel

capitale, che rappresentava una sorta di garanzia intangibile, con il 33,4% del capitale. È la quota che ha

mantenuto: meno non deve avere per svolgere un ruolo strategico. Di più è inutile». Con il 10% entrerà

Naval Group, del settore della difesa, controllato dallo Stato. Cosa ne pensa ? «È la base per un'alleanza

futura più ampia in quel campo tra Italia e Francia. Ma per la nostra azienda non è una bella novità. Noi

siamo in concorrenza con Naval Group, ad esempio sulle navi militari di piccole e medie dimensioni. E ora

ce li ritroviamo nel Cda con un diritto di veto sulle nostre attività nella difesa : potranno bloccare quello che

vogliono. Con appena 12 milioni di euro d'investimento hanno fatto fuori un concorrente, i sottoscritti». I

vostri fornitori, aziende della zona di Saint•Nazaire, avranno il 3,66% del capitale. È giusto? «Avrebbero

dovuto ottenere di più. A più riprese negli ultimi anni investitori francesi, non solo della nostra zona, si sono

fatti avanti per entrare nel capitale. Ma a Parigi l'enarchia ha mostrato sempre un sovrano disprezzo nei

confronti di queste aziende. La Francia sfortunatamente è fatta così». c

L'ingresso di Naval Group è la base per un'alleanza futura più ampia in quel campo tra Italia e

Francia, anche se noi oggi siamo in concorrenza con loro Laurent Castaing Amministratore delegato

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05/10/2017

Pag. 19

diffusione:145421

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Stx di Saint•Nazaire

10 per cento La quota che avrà Naval Group nella società che controlla i cantieri di Stx Saint•Nazaire

Foto: AP

Foto: Operai del cantiere di Saint•Nazaire in Francia

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05/10/2017

Pag. 9

diffusione:24900

tiratura:77563

PROROGA

Cedolare secca per gli immobili non residenziali

Proroga in vista per la cedolare secca per gli immobili residenziali e (forse) estensione della tassazione a

forfait a negozi e capannoni. Aperto il cantiere della legge di Stabilità il governo riceve richieste per

introdurre agevolazioni a sostegno dei settori in difficoltà o più tartassati. Le associazioni che

rappresentano la proprietà immobiliare (Confedilizia e Fiaip), così come la Confesercenti, hanno sostenuto

l'ipotesi di «prorogare la riduzione al 10% della cedolare secca sugli affitti»abitativi ed eventualmente

«estendere il sistema anche sui redditi derivanti dagli affitti di immobili ad uso non residenziale». Non si

tratta di una certezza ma di un "impegno" chiesto al governo nella risoluzione di maggioranza. Ma la

trasformazione dell'impegno in norma prevede un mancato incasso miliardario. La Confesercenti in una

nota sottolineato l'importanza dell'intervento per il rilancio delle attività urbane. «Il commercio», spiega

Confesercenti, «continua ancora a soffrire gli effetti della recessione. A oggi ci sono oltre 650 mila negozi

sfitti a causa della chiusura dell'azienda che vi operava, quasi uno su quattro, e in alcune periferie si sfiora

il 40%».

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 19

05/10/2017 Pag. 9 Ed. Pistoia Montecatini

diffusione:73546

tiratura:101009

MONTALE BRUCIATI RIFIUTI DI PLASTICA E INFISSI

Fiamme vicino a caserma e Comune A fuoco un cantiere edile

abbandonato

INCENDIO ieri pomeriggio in un cantiere edile abbandonato lungo via dell'Oste, in pieno centro, a pochi

passi dalla caserma dei carabinieri e dal municipio. Le fiamme si sono sviluppate intorno alle 14,30 in una

discarica formatasi, tra una selva di sterpaglie, all'interno dell'area del cantiere. IL MUCCHIO di rifiuti

abbandonati comprendeva tubi di plastica, legname e altri materiali edili, ma anche legna, vecchi infissi

gettati disordinatamente gli uni sugli altri. Sono intervenuti i vigili del fuoco chiamati da alcuni vicini che

hanno visto levarsi un fumo denso e nero e anche un odore acre provocato dalla plastica bruciata.

L'incendio è stato spento in breve tempo e si è così impedito che si propagasse alla parte restante

dell'area, che è invasa da vegetazione alta e fitta. IL CANTIERE è stato abbandonato già da anni per

effetto della crisi delle imprese edili che ne sono proprietarie. Il regolamento urbanistico prevedeva su quel

terreno la costruzione di residenze e la realizzazione di un tratto di strada che avrebbe dato sbocco alla via

Guazzini, la strada delle Poste e della Caserma, che è attualmente senza sfondo. L'area era stata recintata

dai costruttori che già vi avevano portato ponteggi e materiale edile, ma i lavori non sono mai partiti. E'

restato solo il degrado e il disagio per le abitazioni vicine che devono sopportare cattivi odori, insetti e

anche topi. Giacomo Bini

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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 20

05/10/2017 Pag. 40 Ed. Treviso

diffusione:51801

tiratura:69401

Un milione per l'edilizia popolare poi toccherà a via XX Settembre

CONEGLIANO (el.gi) La ciliegina sulla torta dei lavori pubblici sarà la riqualificazione della pavimentazione

di via XX Settembre: in particolare tra l'incrocio con via Marcatelli e l'uscita su via Cavallotti. Condizioni

indecorose per una via del centro storico che dovrebbe essere il salotto della città. «È pericolosa spiega

l'assessore Claudio Toppan . In alcuni punti, i sanpietrini si sono distanziati e si è creato il vuoto in mezzo.

Se la ruota della bicicletta ci finisce dentro, succede un guaio». La ristrutturazione della strada è prevista

nel 2019 e, considerato che il costo dell'intervento potrebbe essere elevato, verrà fatta a stralci. Nel 2018

sarà invece ristrutturata la palazzina di edilizia popolare di via Cacciatori delle Alpi. Il Comune ha messo a

bilancio 450mila euro che sommati alla stessa cifra ottenuta dalla Regione, coprirà il costo dei lavori. Il

Comune avrà poi a disposizione nove alloggi di edilizia pubblica da mettere a disposizione di chi ne ha

bisogno.

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SCENARIO ECONOMIA

11 articoli

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 22

05/10/2017

Pag. 32

diffusione:231083

tiratura:321166

Futuro Le nostre risorse vanno convogliate verso una formazione vera, orientata a scelte d'istruzione ragionate, per una scuola più vicina alle esigenze del mercato

mandare a casa gli anziani non crea posti per i giovani

Alessandra Del Boca e Antonietta Mundo

M ettere al lavoro i giovani italiani non coinvolge solo il destino sociale e la felicità di una generazione ma

anche la tenuta previdenziale e la ricchezza futura del nostro Paese. Per far lavorare di più i giovani il

dibattito politico-sindacale e di governo offre due proposte: 1. tagliare a metà i contributi di chi viene

assunto a tempo indeterminato; 2. modificare il meccanismo di adeguamento dell'età pensionistica.

1. L' aliquota attuale al 33% sarebbe dimezzata per 3 anni seguita da un taglio permanente del 3-4%.

Bene: stimolo congiunturale e riduzione strutturale alleggeriscono un cuneo che frena crescita e assunzioni.

Male: l'età massima per godere del bonus si ferma a 29 anni. Ma il problema è a 25-35 anni e oltre, perché

tagliar fuori chi è in vera difficoltà? L'Europa non lo accetta? Cerchiamo di far comprendere che i ragazzi

fino a 24 anni, sono e devono essere a scuola e all'università: è giusto che siano poco presenti nella forza

lavoro. È questo che falsa le statistiche del loro tasso di disoccupazione! Quell'incomprensibile 37% si

ottiene dividendo i giovani disoccupati per la loro forza lavoro, che è piccola perché quei ragazzi

dovrebbero essere a scuola e non iscritti all'ufficio di collocamento. Nelle età successive quasi tutti lavorano

e la forza lavoro quasi coincide con la popolazione. Dire che la disoccupazione dei 15-24enni, è 3 volte

quella delle età centrali, non ha senso perché non è confrontabile. Se rapportiamo alla popolazione invece

che alle forze di lavoro risolviamo il problema: l'incidenza della disoccupazione sulla popolazione dei 15-

24enni nel 2016 dà un più sensato e corretto 10,1% e un più alto 12,9% per i 25-34enni. Questi due gruppi

di giovani sono diversi e richiedono politiche diverse. I più giovani devono formarsi il più possibile per

raggiungere le competenze richieste oggi dalle imprese, per loro bisogna potenziare e ammodernare

l'istruzione e l'orientamento, mentre per i più grandi bisogna incentivare occupazione, nuova formazione sul

lavoro, aggiornamento professionale e collocamento. Chi ha 25-35 anni esce da un'istruzione non

aggiornata alla rivoluzione che viviamo oggi e, per colpa della crisi, non hanno lavorato, né accresciuto la

loro professionalità. Le loro carriere sono fatte di lavori saltuari che la crisi ha falciato per primi. È dovere di

questo governo recuperarli e adeguare la loro professionalità sul lavoro: Confindustria e Confartigianato

mostrano che nonostante l'incomprensibile tasso di di-soccupazione giovanile del 37,8% abbiamo circa

60.000 posti vacanti perché nessuno orienta i giovani e nessun servizio pubblico in Italia li colloca e li forma

dove e come servono.

2. Rimandare l'adeguamento dell'età legale di vecchiaia alla speranza di vita, previsto al 2019, sarebbe un

ennesimo attacco alla riforma pensionistica, un'ennesima cripto-salvaguardia destinata questa volta alle

generazioni dei nati dopo il 1953, che lascerebbe a generazioni più giovani l'onere di pareggiare i conti. Per

garantire l'equità intergenerazionale non bisogna toccare un pezzo del meccanismo, ora che molti si sono

sacrificati e che la riforma del 2011 ha influenzato dolorosamente le loro scelte. Sarebbe un errore politico

ed economico, un sabotaggio alla tenuta del sistema previdenziale. Lavoriamo piuttosto sui lavori usuranti

che riducono la speranza di vita del lavoratore, con criteri scientifici e per professione. L'Ape sociale, è

stata introdotta proprio per questo, no?

Perché per far salire l'occupazione dei giovani dovremmo ridurre l'età legale di pensione, insomma

mandare a casa prima gente che lavora? Non funziona così: nei Paesi Ocse dove l'occupazione anziana è

più alta, c'è la più alta occupazione giovanile, Banca d'Italia ci conferma che questo vale anche per il nostro

Paese. Al di là dell'età legale dei 66 anni e 7 mesi, l'Inps attesta che nel 2016 l'età media effettiva del

pensionamento diretto degli italiani è stata di 63 anni e 2 mesi: ben 3 anni e 5 mesi in anticipo. Far uscire

ancor prima un anziano non aiuta il giovane perché il posto lasciato è diverso dal posto creato e le imprese

non trovano le qualifiche che servono. È necessario un investimento che riqualifichi il capitale umano per la

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nuova domanda di lavoro. Le nostre poche risorse vanno convogliate verso la formazione vera,

l'orientamento che porti a scelte d'istruzione ragionate, una scuola di qualità che insegni ad imparare, che

porti a titoli densi di contenuti umanistici, linguistici, tecnici e informatici allineati a una buona cultura di

base, alle esigenze del mercato e a uno scambio continuo tra insegnamento teorico, informatico e di

laboratorio. Manca alla cultura del nostro Paese la pratica, la didattica interattiva e la ricerca che crea

sviluppo.

Per fare incontrare domanda e offerta servono veri centri per l'impiego. I nostri uffici di collocamento non

collocano, registrano, ci si va per un sussidio non per un lavoro. La riforma dei servizi pubblici per l'impiego

avrebbe rinnovato, se l'esito del referendum fosse stato diverso? Al posto degli 8 mila dipendenti con

formazione medio-bassa, abbiamo in Germania un ufficio del lavoro centrale, con 80 mila che escono da un

percorso accademico dedicato che aiutano i tedeschi a trovare lavoro. Perché non ne lanciamo uno da noi,

come propongono Giubileo e Pastore su la voce.info?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fascia di età critica Chi ha 25-35 anni esce da un'istruzione non aggiornata, è nostro dovere

recuperarli Impegno Occorre concentrarsi sui lavori usuranti che riducono la speranza di vita del lavoratore

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NPL E NUOVI CRITERI

Quello zelo che non serve alla Vigilanza

Marco Onado

Surtout pas trop de zèle, diceva Talleyrand, una vecchia volpe della politica, francese come Danièle Nouy,

capo della supervisione bancaria europea, che ieri ha pubblicato (per consultazione) un'aggiunta ai

criteri•guida sui crediti deteriorati emanati solo sei mesi fa. Dopo aver, giustamente, tentato di delineare

criteri uniformi per tutte le banche dell'area, adesso si vorrebbe introdurre un automatismo che imporrà alle

banche di azzerare le posizioni al massimo in due anni o in sette, a seconda che il credito sia garantito o

no. Una proposta che suscita più di una perplessità per le possibili conseguenze non volute sulla stabilità

finanziaria generale e sull'operatività corrente di un sistema che stava finalmente mostrando di aver

lasciato il peggio alle proprie spalle. La vigilanza di tutti i Paesi ha sicuramente tollerato che le banche,

soprattutto quelle più grandi, arrivassero alla crisi con livelli patrimoniali assolutamente insufficienti. La

ricapitalizzazione a tappe forzate realizzata negli ultimi dieci anni è stata intensa, ma a parere di molti non è

ancora sufficiente. Lo dicono autorevoli commentatori ed accademici, da ultimo in una recente conferenza

dell'autorevole Cepr di Londra ripresa in vari editoriali della stampa internazionale. Ma imporre per il futuro

criteri particolarmente restrittivi sul problema che potrebbe minacciare più direttamente le banche europee

(e della periferia in particolare), cioè i crediti a rischio, è una risposta a dir poco troppo indiretta. Continua

pagina 8 La via maestra, come ripetuto più volte da Mario Draghie Andrea Enriaè quella di favorire lo

smaltimento rapido delle posizioni a rischio, a prezzi ragionevolmente allineati al valore di realizzo, tenuto

conto delle garanzie esistenti. Già oggi il mercato delle sofferenze è troppo piccolo e in mano a pochi

operatori specializzati che hanno un forte potere contrattuale. Che ovviamente crescerà esponenzialmente

quando costoro si vedranno offrire beni che il venditore sarà costretto a svalutare interamente in un arco di

tempo tassativamente prefissato. Non solo: perché un amministratore di una banca che esercita una

diligenza normale dovrebbe approvare cessioni di interi pacchetti di sofferenza a prezzi che comportano un

sacrificio economico cospicuo? Perché cedere il "tesoretto" in qualche modo implicito nelle posizioni in

sofferenza rischiando pure sotto il profilo della responsabilità personale? L'effetto netto di un criterio•tagliola

simile può essere quello di rallentare ulteriormente la cessione delle sofferenze. Nel merito tecnico, la

proposta di un termine così rigidoè doppiamente criticabile. Innanzitutto perché penalizza senza giustificato

motivo le banche - come quelle italiane - costrettea farei conti con tempi di escussione delle garanzie più

lunghi dei tempi massimi previsti. Inoltre perché l'ipotesi sottostante sembra essere che se uno non ha

escusso una garanzia in sette anni (si badi il termine biblico) non la escuterà più. Ma la storia delle crisi

bancarie, aziendali e soprattutto sistemiche, insegna chei tempi di recupero possono essere più lunghi. Se

è così, si apre un delicato problema di coerenza temporale dei bilancie in particolare di equità di

trattamento fra gli azionisti di oggi e quelli di domani. Il drastico criterio di svalutare tutto il credito, anche se

garantito, entro un termine prefissato comporta la creazione di potenziali plusvalenze nei bilanci bancari

(pari a quanto potrà essere effettivamente recuperato: una cifra che mediamente oggi supera il 50 per

cento del valore del credito). In altre parole, il costo viene sopportato dagli azionisti di oggie le plusvalenze

andrannoa beneficio degli azionisti di domani. Un trasferimento di ricchezza tutto sommato neutrale in un

sistema di banche pubbliche, ma gravido di conseguenze nelle attuali condizioni di banche quotate che

rispondono al mercato. Il fatto poi che il nuovo criterio si applichi soltanto alle nuove sofferenzea partire dal

prossimo anno suscita ulteriori perplessità e può essere un motivo di ulteriore incertezza sia per il mercato

(perché severi solo sui nuovi ingressi e non sullo stock in essere?) sia per le stesse banche, che dal

gennaio prossimo raddoppieranno la prudenza perché sapranno che le garanzie richieste (da sempre un

elemento essenziale della politica dei prestiti) scadono come lo yoghurt. Per un sistema uscito a fatica da

un credit crunch di portata storica, non proprio il miglior viatico per la ripresa. Insomma, se questo è rigore,

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urge introdurre la Var anche nel campo della vigilanza bancaria.

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Le vie della ripresa L'Esecutivo Gentiloni: un voto all'insegna della stabilità Padoan: i rischi finanziari si allontanano Ma sulla manovra maggioranza a rischio Dopo l'ok allo scostamento di bilancio Mdp pronto a dare battaglia in commissione IL CANTIERE DELLA LEGGE DI BILANCIO

Manovra, il governo apre sulla sanità

Ok del Parlamento all'aumento del deficit e al Def - Pressing delle Camere anche su cedolare, investimenti e figli VINCENZO BOCCIA «Non avevamo grandi aspettative, l'attenzione al debito mi sembra che sia rilevante. Avanti su questa strada ed evitiamo errori» Marco Rogari

ROMA Una revisione graduale del meccanismo del super•ticket sanitario, che però nell'immediato non potrà

scomparire,e un rafforzamento, ma nel tempo, delle risorse destinatea investimenti nel settore della sanità.

L'indicazione sulla rotta da seguire per venire incontro alle richieste dei bersaniani e al tempo stesso

rimanere all'interno del sentiero stretto del quadro di finanza pubblica è contenuta nella risoluzione di

maggioranza alla Nota di aggiornamento al Def approvata in mattinata dal Senato e in serata dalla Camera.

Il Governo viene anche "invitato" a prorogare la riduzione al 10% della cedolare secca sugli affitti e a

estenderla sui redditi derivanti da locazioni su tutti gli altri immobili, a partire da quelli commerciali. La

sollecitazione sulla sanità è stata subito recepita dal ministro Pier Carlo Padoan. «Il sistema sanitarioè

sicuramente un ambito in cui andranno valutate misure di miglioramento ed efficientamento», ha detto in

Aula a palazzo Madama il titolare di Via XX settembre al termine della discussione generale sulla NaDef.

Ma i bersaniani non hanno cambiato idea. E, come avevano annunciato, al Senato, dove i numeri della

maggioranza eranoa rischio, hanno dato il loro ok alla relazione con cui il Governo ha chiesto al Parlamento

allo scostamento di bilancio fissando l'aggiustamento strutturale per il 2018 allo 0,3% di Pil (e posizionando

il deficit all'1,6%) ma non hanno "aderito" alla risoluzione di maggioranza sulla NaDef appro• vata con una

distinta votazione. Sulla "relazione"a Palazzo Madamai sì sono stati 181ei contrari 107 mentre la Nota di

aggiornamento è stata approvata con 164 voti favorevoli, 108 no e un astenuto. In entrambe le votazionii

12 senatori di Ala hanno votato insieme alla maggioranza. Mdp ha tenuto lo stesso atteggiamento alla

Camera (la relazione sullo "scostamento" è passata con 358 sìe 133 noe la risoluzione con 318 voti

favorevoli e 135 contrari). Soddisfatto per il via libera del Senato Paolo Gentiloni. «Un voto all'insegna di

responsabilitàe stabilità», ha scritto il premier su Twitter. Anche Padoanè ricorsoa Twitter per sottolineare il

«voto responsabile del Senato». In Aula il ministro dell'Economia ha ribadito che la crescita in Italia «si

rafforza in quantitàe qualità»e che «i rischi finanziari si allontanano». Padoan ha poi aggiunto che «questo

ottimismo non deve essere ragione per fermarsi, al contrario ragione per accelerare lo sviluppo». Sul Def è

intervenuto anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «È sulla linea della prudenza e non

svuota le riforme passate. Non avevamo grandi aspettative• ha detto• l'attenzione al debito mi sembra che

sia rile• vante per evitare derive. Quindi andiamo avanti su questa strada ed evitiamo errori». Ma anche

dopo il voto di ieri si annuncia piena di insidie la partita in Parlamento sulla legge di bilancio che deve

essere varata entro il 20 ottobre.E non solo perchéi bersaniani, dopo aver garantito i numeri sullo

scostamento di bilancio, si considerano ora fuori della maggioranza e sono pronti a dare battaglia nelle

Commissioni. Il Governo deve farei conti con una dote molto ristretta per misure e correttivi parlamentari (v.

Il Sole 24 Ore di ieri). Anche per questo motivo la richiesta dello stop ai super•ticket di 10 euro non potrà

essere accolta in toto. La stessa risoluzione di maggioranza parla di graduale revisione. Con la manovra, o

con ritocchi parlamentari, saranno probabilmente fissati criteri più flessibili per ridurrei costi del super•ticket

peri cittadini che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale. Allo stesso tempo ci sarà un leggero

irrobustimento degli investimenti in sanità. Un'operazione che non dovrebbe superarei 2•300 milioni. Il

Governo dovrà tenere conto anche di altre sollecitazioni arrivate dalla sua maggioranza. Prime fra tutte

quelle dell'estensione della cedolare secca anche agli "affitti commerciali" e della maggiore spinta agli

investimenti pubblici e privati. Nella manovra dovrebbe trovare posto anche un pacchetto famiglia, con

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particolare attenzione agli assegni per i figli a carico, da arricchire eventualmente con correttivi

parlamentari. Regioni in ordine sparso IL TICKET La compartecipazione dei cittadini alla spesa per le

prestazioni specialistiche ambulatoriali non è omogenea. Quasi tutte le Regioni applicano ai non esenti il

ticket massimo di 36,15 euro. Fanno eccezione in cinque: la Lombardia che ha fissato il tetto a 36 euro, la

Toscana a 38 euro, le Marche a 36,2 , la Calabria a 45 e la Sardegna a 46,15 euro MISURE AGGIUNTIVE

Tre Regioni prevedono anche importi aggiuntivi al ticket.È il caso della Campania che ha fissato un'ulteriore

quota sulla ricetta di5o 10 euro in base al redditoe al numero di componenti del nucleo familiare. La Sicilia

applica un 10% dell'importo tariffario eccedente i 36,15 euroe il Molise 15 euro in più su risonanza

magneticae Tac,5 sulla fisioterapiae4 sulle IL SUPERTICKET Sono otto invece le regioni che applicano il

cosiddetto superticket, ossia la quota aggiuntiva di 10 euro sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali:

Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia.A non applicarlo sono Valle d'Aosta, la

provincia di Bolzano, Basilicatae Sardegna. Nella provincia di Trento l'importo scendea3 euro LE

ALTERNATIVE Altre otto Regioni hanno invece scelto un'alternativa al superticket di 10 euro. Rimodulando

la quota aggiuntiva in base al reddito familiare, come nel caso di Veneto, Emilia Romagna, Marche ,

Toscana, e Umbria. Mentre Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia hanno rimodulato la quota in base

al valore della ricetta base

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Carlo Sangalli Presidente Confcommercio INTERVISTA

«Senza un taglio delle tasse i consumi non risaliranno»

«Serve un segnale forte e chiaro: taglio del cuneo o Irpef è lo stesso, ma con le risorse giuste» Marzio Bartoloni

La ripresa c'èe si sta rafforzando «anche se un pezzo del Paese ancora non la tocca con mano». Il

Governo ora però non deve «fare meline», ma deve dare un «segnale deciso e coraggioso per trasformare

la ripresa in vera crescita robusta e duratura». «Solo così • avverte Carlo Sangalli, presidente di

Confcommercio e di Rete Imprese Italia •, si può far ripartire la domanda interna che rappresenta l'80% del

Pil», dando slancio ai consumi che rispetto ad altri parametri stentano a tornare ai livelli prima della crisi:

«Nel 2018 cresceranno poco sopra l'1%». Bene dunque la sterilizzazione dell'aumento dell'Iva («se

scattasse sarebbe un disastro»), ma per Sangalli serve anche un segnale «forte e chiaro» sulla riduzione

della pressione fiscale: «Che sia il taglio del cuneo o quello delle aliquote Irpef, l'importanteè che si proceda

rapidamente e con le giuste risorse. Solo così si creeranno le premesse per una vera crescita». Ma siamo

davvero alla fine della crisi? La ripresa in Italia siè certamente rafforzata, tanto sul versante del Pil, quanto

su quello dell'occupazione. Ma siamo solo al primo tempo di una partita cheè ancora lunga da giocare.

Come abbiamo evidenziato nel nostro recente rapporto sulle economie regionali la ripresaè ancora lenta,

perché nessuna regioneè tornata ai livelli precrisie perché cresciamo meno degli altri paesi europei; inoltreè

una ripresa parziale perché le distanze tra Norde Sud si sono acuite. I consumi restano l'indice che non ha

ancora invertito la tendenza negativa. Gli ultimi dati Istat sulle vendite al dettaglio confermano la loro

fragilitàe discontinuità: secondo le previsioni del nostro ufficio studi per il 2018 rimarrà poco sopra un

modesto +1%. Per rilanciare la domanda interna la viaè una sola: meno tasse. E in questa direzione va

certamente l'eliminazione per il 2018 delle clausole di salvaguardia perché contri• buisce a rafforzare

aspettative già favorevolmente orientate. Il Governo punta al taglio del cuneo anche se con meno risorse di

quanto annunciato. Le risorse a disposizione sono esigue come ricorda Padoan. E la necessità di fare

subito qualcosa per sostenere la crescita è condivisa da tutti. Tagliare il costo del lavoroè una misura che

trova concordi sia le rappresentanze che i sindacati, compresa la Confcommercio. Siamo favorevoli, quindi,

al taglio del cuneo fiscale perché le ipotesi allo studio rendono strutturale questo provvedimento senza

penalizzare l'apprendistato che è uno strumento utilissimo e irrinunciabile in particolare per i settori del

commercio, del turismoe dell'artigianato. Vanno confermati gli incentivi per industria 4.0? Le iniziative a

sostegno di processi di investimento innovativi del sistema imprenditoriale ci trovano pienamente

d'accordo.E abbiamo apprezzato il passaggio voluto dal ministro Calenda da Industria 4.0 a Impresa 4.0.

Un cambiamento molto importante perché estende il raggio di intervento dell'iniziativa a tutto il sistema

imprenditoriale. E mette sullo stesso piano, qualora ci fosse qualche dubbio, che l'innovazione non conosce

distinzione né di settore, né di dimensione. Cosa serve ancora e quali segnali vi aspettate? Riassumerei

nella formula, due menoe un più: meno spesa pubblica improduttiva, meno interventi spote più strategia di

lungo termine nella riduzione della pressione fiscale. L'eccessivo carico fiscale, tra i più alti in Europa,

l'eccesso di burocrazia, il deficit di legalità, le debolezze della logistica e dei trasporti sono i "difetti"

strutturali che, da più di vent'anni, frenano il nostro sistema produttivo penalizzando, in particolare, le

imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti, già duramente colpite durante la crisi.E di

trasporti, in particolare, lunedì e martedì ne parleremo a Cernobbio nel Forum di Conftrasporto. Come

giudica le nuove misure sul Pos? In Italia sono già installati2 milioni di Pos, più che in Franciae in

Germania. E l'ipotesi di multare i negozie le imprese che non si dotano di questo strumento, cosa che

peraltro nonè prevista in nessun altro Paese, sinceramente ci sembra una misura inutilmente punitiva che

non serve certoa favorire la diffusione della moneta elettronica. Confidiamo, quindi, che ci sianoi margini

per ripensare queste misure.

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Consumi pro capite Livelli in euro ai prezzi del 2017 20.000 15.000 10.000 5.000 18.600 16.600 17.300

2017 2013 2007 Fonte: elaborazioni e previsioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat

Foto: IMAGOECONOMICA

Foto: Carlo Sangalli

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Roberto Gualtieri INTERVISTA

«L'accelerazione sulle nuove regole è tutta da rivedere»

«Possibile impatto negativo per maggiori costi dei prestiti a famiglie e imprese» «A rischio anche la creazione di un efficiente mercato secondario degli Npl» Luca Davi

«La mia valutazione sulla misura dell'Ssm? Mi sembra che l'accelerazione sugli Npl debba essere discussa

sotto diversi punti di vista. Per questo mi aspetto che dalla consultazione emergano rilievi che io per primo

farò, e auspico che le indicazioni finali siano più equilibrate». Roberto Gualtieri, deputato socialista italiano

e presidente della commissione Affari economici all'Europarlamento, non nasconde il suo disappunto di

fronte all'addendum pubblicato ieri dalla Vigilanza europea. E promette battaglia. La misura - come

anticipato dal Sole 24Ore martedì scorso - prevede la svalutazione al 100% dopo 2 anni dei futuri flussi di

deteriorati unsecured e dopo 7 anni per quelli garantiti da collaterali. Il rischio, dice Gualtieri, è che misure

non attentamente calibrate possono avere effetti controproducenti. Il documento dell'Ssm, come anticipato

dal numero uno dell'Ssm Danièle Nouy, puntava ad essere un'indicazione «molto forte». Sembra tale. Il

problema degli Npl esiste ed è bene stimolare le banche ad agire con la massima determinazione possibile.

Tuttavia le misure proposte mi sembra possano avere effetti prociclici. In che senso? L'applicazione ai

nuovi Npl e non solo ai nuovi prestiti, come aveva indicato l'Ecofin, e l'inclusione anche di prestiti con

collaterale di verificata qualità potrebbe avere un impatto negativo sia in termini di maggiori costi sui prestiti

a famiglie e imprese, e quindi di minori finanziamenti all'economia; sia da punto di vista della creazione di

un mercato secondario efficiente di Npl. Fare accantonamenti programmati dei crediti può distorcere

l'equilibrio tra la domanda dei fondi e l'offerta delle banche? Di sicuro non si crea un mercato secondario

efficiente se si costruisce un imbuto che costringe in modo indiscriminato i venditori a smaltire in fretta e

favorisce i compratori. Io dico: è giusto proseguire sulla rotta intrapresa, individuando misure efficaci per

smaltire lo stock pregresso come sta accadendo, ma le misure dalle Bce rischiano di essere procicliche.

Oltre ai flussi futuri, su cui si concentra oggi il documento Ssm, resta il tema degli Npl pregressi. L'Italia su

questo fronte sta lavorando, tanto da aver ridotto lo stock di sofferenze nette a 65,8 miliardi rispetto al picco

di 89 miliardi del 2015. La sensazione tuttaviaè che alla Bce tutto questo non basti. È così? Sarebbe

inaccettabile l'introduzione di misure ulteriori e di tipo retroattivo sullo stock pregresso di Npl. Peraltro dal

punto di vista del legislatore europeo mi domando se l'introduzione nella consultazione dei livelli minimi di

accantonamento prudenziale sia robusta sotto il profilo giuridico. Ovvero? La Bce ha la facoltà di introdurre

misure prudenziali nelle richieste alle banche (nel 2 Pilastro nell'ambito dello Srep, ndr), ma non può

chiedere alle banche, come di fatto fa , di rettificare il capitale primario di classe 1 sulla base di un articolo

che parla di misure volontarie da parte degli intermediari. Questo non rientra nei poteri conferiti dalla

legislazione, ovvero la Crr. Senza contare che per i prestiti collateralizzati appare discutibile negare

l'esistenza stessa di un valore che è quello della garanzia. Storicamente, i prezzi dei prestiti garantiti non

arrivano quasi mai allo zero assoluto. Va detto che sul tema degli Npl e dello smaltimento aveva lavorato

anche l'Ecofin. Non posso che notare che l'Ssm, che ha un ruolo di vigilanza, abbia voluto bruciare i tempi

rispetto a quelli indicati dall'Ecofin. Ribadisco: che ci sia l'esigenza di un allineamento delle prassi europee

è giusto, ma ciò dovrebbe avvenire in modo più equilibrato nella forma e nel contenuto. Auspico che il

risultato della consultazione consenta di andare in questa direzione.

Foto: AGF

Foto: Eurodeputato. Roberto Gualtieri

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Golden Week. A ottobre primato di crescita degli arrivi (+17,7%)

La Cina va in ferie: l'Italia attrae più di Francia e Spagna

Lo shopping tax free è salito del 24%: bene Milano e Roma, in calo solo Venezia Chiara Beghelli

Erano lontani i carri armati da piazza Tienanmen quando il 1° ottobre 1949 Mao Tze Tung vi issò la

bandiera cinese celebrando la nascita della Repubblica Popolare. Cinquant'anni dopo quel giorno sarebbe

stato dichiarato festività nazionale e data d'inizio della Golden week, la settimana di vacanze più lunga peri

cinesi dopo il Capodanno e quella in cui tradizionalmente si viaggia, si va all'estero e si spende. Secondo la

China Tourism Academy un cinese su due si muoverà in questa settimana che quest'anno terminerà

domenica 8 ottobre: 710 milioni di persone pronte a spendere 590 miliardi di renminbi, circa 75,4 miliardi di

euro: sei milioni andranno all'estero e spenderanno buona parte del loro budget (il 27%) in shopping,

privilegiando i Paesi che ne offrono di piùe di miglior qualità. Stando ai dati della società Premier Tax Free,

trai leader nei servizi di tax free shopping, l'Italia è il Paese europeo dove questo tipo di shopping (tax free

perché effettuato da turisti extra Ue che non devono quindi pagare Iva o altre tasse locali) è aumentato di

più dall'inizio dell'anno (+24%). Nel 2016, secondo Bankitalia, i 280mila cinesi che hanno visitato l'Italia

hanno speso 431 milioni di euro. Gli arrivi dalla Cina previsti per questa Golden Week sono in aumento del

17,7% rispetto al +11% della Francia e al +10% della Spagna. Nei primi otto mesi dell'anno, inoltre, in Italia

lo shopping tax free di cinesi ha segnato +35% e vale un terzo del giro d'affari complessivo. «L'Italiaè una

meta privilegiata proprio grazie allo shopping - spiega Sara Bernabé, country manager Italia di Premier Tax

Free -. Oggi i cinesi che comprano lusso amano l'artigianalità, la storia e i valori di un marchio, punti di

forza del made in Italy. L'Italia è inoltre considerata un Paese più sicuro di altri, colpiti dal terrorismo. Infine,

offriamo più e meglio di altri la dimensione dell'esperienza: occasioni di intrattenimento, ristoranti, un

paesaggio magnifico, tutti aspetti che interessano soprattutto i più giovani, i Millennials e la Generazione Z,

che costituiscono oltre la metà dei turisti cinesi in Europa». Dall'inizio dell'anno, Milano, Roma e Firenze

hanno registrato un boom dello shopping tax free cinese, con la capitale in testa (+48%), seguita da Milano

(+42%) e Firenze (+35%), mentre Venezia è l'unica città ad aver registrato un calo, seppur limitato (•1,4%),

«dovuto anche alle politiche di contenimento dei flussi turistici», spiega Bernabè. In ogni cittài cinesi

arrivano soprattutto per comprare borse e valigie in pelle, settore in cui il nostro Paese ha il primato

europeo con il 54% delle preferenze. Lo stesso vale per gioiellie in particolare orologi, Per l'abbigliamento

siamo invece al secondo posto dopo la Francia, che ci supera anche per la spesa media: 1.686 euro,

secondo la rilevazione di Premier Tax Free dall'inizio dell'anno, contro 1.052. Un valore comunque molto

più alto dei 661 euro spesi in Spagna e dei 399 in Gran Bretagna. «Lo scontrinoè più alto in Italia e Francia

anche perché in questi Paesi è fissata una soglia minima di spesa per ottenere il rimborso dell'Iva, che in

Italia è 155 euro», prosegue Bernabé. Lo scontrino potrebbe aumentare : «Dobbiamo migliorare la

comunicazione con la cultura e i negozi dovrebbero colmare alcune carenze tecnologiche. I cinesi amano

usare lo smartphone per lo shopping, soprattutto il QR code, con cui ricevono informazioni in store ed

effettuano pagamenti, uno strumento ancora molto raro da noi». Un ottimo motivo per promuovere

l'impegno su cultura e innovazioneè chei più appassionati di shopping digitale sono i giovani cinesi, il target

più appetibile per il made in Italy di alta gamma: secondo Bain & Co. oggi i cinesi che comprano lusso

hanno in media 33 annie nel 2020i¾ dei consumatori di alta gamma apparteranno alle fasce di età più

basse (si veda Il Sole 24 Ore del 22 settembre). I NUMERI 75,4 miliardi Spesa complessiva in euro Valore

degli acquisti da parte dei cinesi per la Golden Week 2017, che termina l'8 ottobre +17,7% Cinesi in arrivo

in Italia La stima si riferisce al mese di ottobre: è la percentuale più alta d'Europa 1.052 euro Spesa media I

cinesi comprano soprattutto borse e valigie in pelle, ma crescono orologi e gioielli +48% Shopping cinese a

Roma L'aumento della spesa dei turisti cinesi nella Capitale dall'inizio dell'anno

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 32

05/10/2017

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diffusione:97980

tiratura:140038

Risparmio. Il 40% dei retail sopravvaluta le proprie competenze in materia di investimenti

Consob: gli italiani hanno poca cultura finanziaria

Quattro famiglie su dieci non riescono a risparmiare L'INDAGINE Nozioni come il rapporto rischio•rendimento sono «oscure» a molte persone, il 37% degli intervistati crede che i consulenti siano gratis Laura Serafini

La maggioranza delle famiglie italiane continuaa investire i propri risparmi in strumenti finanziari di cui non

percepisce l'effettivo rischio. E questo avviene in una fase in cui, rispecchiando un trend dell'area euro, sta

crescendo il reddito disponibile (e anche il tasso di risparmio) seppurea fronte di una ricchezza netta

rimasta stabile ai livelli pre•crisi. La fotografia che la Consob scatta annualmente sugli investimenti finanziari

delle famiglie italiane continua a rimandare la stessa immagine. Italiani che continuano a comprare

strumenti finanziari senza le sufficienti competenze e comunque non tali da garantire loro una scelta

consapevole e un'allocazione efficiente delle risorse. Si parla di educazione finanziaria ormai da oltre un

decennio, ma sembra che i progressi continuino a restare limitati. Il rapporto relativo al 2016, presentato

ieri, evidenzia che le competenze finanziarie continuano a essere molto basse. Rispetto agli anni passati,

l'Autorità ha affinato la rilevazione alle conoscenze finanziarie percepite, cioè all'idea della competenza in

materia che gli italiani intervistati mostrano di avere. Percezione che nella gran parte dei casi eccede in

ottimismo edè causa scelte avventate. Secondo l'indagine, nel 40% dei casi circa emerge un

disallineamento tra conoscenze effettive e conoscenze pratiche, che si traduce in una sopravvalutazione

della propria capacità di giudizio. La cartina di tornasole si ha nel momento in cui si indaga nella

composizione del portafoglio degli investimenti. «Il 59 per cento degli italiani • si legge nel rapporto • afferma

di preferire una composizione di portafoglio a prevalenza azionaria perchè ritiene che le azioni siano meno

rischiose delle obbligazioni». Il 45 per cento delle famiglie italiane risulta detenere uno o più strumenti

finanziari: fondi comuni, azioni o obbligazioni bancarie. Il 60% delle famiglie riesce a risparmiare in maniera

regolare. Il restante 40% è invece costretto tra vincoli di bilancio familiare troppo stringato e una buona

dose di debiti. Nel dubbio, comunque, la famiglia che risparmia ma diffida degli strumenti finanziari continua

a prediligere la liquidità • conti correntie conti deposito• seppurea fronte di rendimenti ormai irrisori se non

negativi. Poco meno del 25% del campione di intervistati ha l'abitudine di pianificare e monitorare la

gestione delle entrate e delle uscite nel bilancio familiare. Spesso questa capacitàè legataa un interesse

personale nelle materie finanziarie, mentre è penalizzata nei soggetti più ansiosi. È chiaro che più è elevata

questa capacità, più alta si rileva la propensione al risparmio. Nelle scelte di investimento, in ogni caso,

continua a prevalere la logica del "fai da te" (che spesso è figlia dell'errata percezione di cui sopra), mentre

sola• mente un quarto degli italiani effettua un investimento finanziario avvalendosi di professionalità

specifiche, come quelle dei consulenti finanziari oppure delegando la gestione dei propri risparmi ad un

intermediario. L'indagine evidenzia come nozioni quali «rapporto rischiorendimento» o «diversificazione del

portafoglio» rimangono «oscure» per la maggioranza degli italiani. Nei casi in cui ci si avvale di

professionalità specifiche• come appunto consulenti finanziari oppure delegando la gestione dei propri

risparmi ad un intermediario• emerge un altro aspetto disarmante: il 45 per cento degli intervistati non sa

indicare come venga remunerato il proprio consulente, mentre il 37% crede che il servizio sia gratuito. Alla

bassa consapevolezza si lega anche la bassa disponibilità a pagare per il servizio. Quanto al livello di

indebitamento delle famiglie, il rapporto rileva che a fine 2016 circa il 42% delle famiglie aveva in essere un

mutuo ipotecario oppure un finanziamento per le spese correnti.

Il portafoglio delle famiglie italiane Resta elevata la quota di cash, bassa la quota di azioni. Area euro

Contanti e depositi Polizze assicurative e fondi pensione 100 75 50 25 0 Fonte: Consob Azioni non quotate

2000 2007 2008 2012 2014 2015 2016 Fondi comuni di investimento 100 75 50 25 0 Italia Titoli diversi

dalle azioni Azioni quotate 2000 2007 2008 2012 2014 2015 2016

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 33

05/10/2017

Pag. 4

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tiratura:288313

Verso la manovra

Ticket, famiglia, assunzioni l'assalto alla Finanziaria costa già più di tre

miliardi

Le richieste dei partiti e dei ministri rischiano di far saltare i paletti indicati da Padoan che ieri ha incassato il sì delle Camere al Def Il dossier più voluminoso è quello della ministra dell' Istruzione Fedeli, in movimento i centristi di Alfano ROBERTO PETRINI

ROMA. Non c'è solo l'abolizione del superticket sanitario, chiesto da Mdp e che costerebbe fino a 600

milioni, tra le richieste arrivate sul computer del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. L'ultimo file

arrivato ieri pomeriggio è quello della risoluzione votata dalla maggioranza alla nota di aggiornamento al

Def: i partiti dai centristi di Ap, a Mdp al corpaccione del Pd si preparano alla battaglia.

Anche se non risultano reazioni da parte di Padoan, un paio di sorprese nella risoluzione di maggioranza ci

sono. Una viene direttamente dai centristi di Ap che oggi con Maurizio Lupi e il viceministro Luigi Casero

presentano il loro pacchetto di richieste. Nel documento parlamentare si parla potenziamento degli assegni

per i figli a carico, ma l'area cattolica chiederà un anticipo del "Fattore famiglia" con un aumento delle

detrazioni fiscali per i figli a carico per far fronte al declino demografico: anche se graduale la misura

potrebbe costare fino a un miliardo. L'altra proposta, che vede un impegno trasversale anche del Pd,

riguarda l'estensione della cedolare secca sugli affitti sostitutiva dell'Irpef e oggi destinata solo alle locazioni

verso privati, anche a negozi e uffici. Riduce l'evasione, ma costa 987 milioni.

Che le risorse siano limitate non emerge solo dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Paolo

Gentiloni e do Padoan. Basta guardare le grandi linee della prossime legge di Bilancio: il grosso delle

risorse, circa 15 miliardi serve per evitare l'aumento dell'Iva per far fronte a vecchi impegni, all'economia

vanno solo 3,8 miliardi (decontribuzioni, statali e poco altro).

E già per coprire queste spese bisogna aumentare il deficit di 10,2 miliardi e provvedere per il resto con

lotta all'evasione e tagli. Nemmeno la ripresa è riuscita a far abbassare la guardia più di tanto. Ma se

questa è l'antifona, non è servita a frenare le richieste dei vari ministeri. I colleghi di Padoan hanno inviato

dossier e tabelline che popolano la scrivania che fu di Quintino Sella.

Il più voluminoso è quello della ministra della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli: ci sono gli scatti di

stipendio che i professori universitari hanno chiesto con uno sciopero; le assunzioni di 1500 ricercatori a

tempo determinato e per gli enti di ricerca, le assunzioni di circa 5.000 Ata, cioè il personale tecnico-

amministrativo; l'equiparazione degli stipendi dei presidi a quelli dei dirigenti della pubblica

amministrazione. C'è poi la questione delle Forze di polizia. Come è noto molti agenti, costretti agli

straordinari, superano la soglia di 26 mila euro che consente di accedere al bonus di 80 euro. Lo scorso

anno Renzi eliminò il tetto e quest'anno bisogna rinnovarlo, come chiede la ministra della Difesa Roberta

Pinotti.

Il ministro del Lavoro ha già un'agenda piena e ha già dovuto ridimensionare alcune delle richieste,

soprattutto sul campo della previdenza. Resta la necessità, sollevata dal ministro Giuliano Poletti, degli

incentivi per l'apprendistato e delle risorse per l'alternanza scuola-lavoro.

Sempre rimanendo nel campo delle pensioni, mentre è escluso il congelamento della crescita dell'età

pensionabile che chiedono i sindacati, si lavora ancora per l'"Ape rosa", l'anticipo pensionistico per le donne

in condizioni disagiate, che limitata a condizioni particolari costerebbe qualche decina di milioni.

Non manca il dossier del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda: al piano Industria 4.0 vorrebbe aggiungere

un credito d'imposta del 50 per cento, con un tetto di 1 milione di euro, per le aziende che fanno progetti di

formazione avanzata in informatica, biotecnologie, robotica. Costo a regime nel 2021: 484 milioni. Anche il

ministro delle Infrastrutture Delrio ha avanzato le sue richieste: oltre al piano metropolitane, l'assunzione di

100 impiegati alla motorizzazione. Le richieste dei partiti e dei ministeri Partiti Mdp Ap Maggioranza

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 34

05/10/2017

Pag. 4

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(risoluzione al Def) Ministeri Sviluppo Trasporti Istruzione Lavoro Difesa Sanità Misura Abolizione

superticket 10 euro su diagnostica e specialistica " Fattore famiglia" con detrazioni Allargamento

dell'imposta sostitutiva 21% all'edilizia non residenziale Ampliare i termini per il ristoro dei risparmiatori delle

banche in crisi Credito imposta 50% formazione Piano metropolitane e assunzioni di 100 impiegati

Motorizzazione Scatti professori universitari Assunzione 1500 ricercatori a tempo determinato e aiuti a enti

ricerca Assunzione 5.000 addetti di Ata (tecnici amministrativi) Equiparazione stipendi presidi con dirigenti

Pa Incentivi apprendistato e alternanza scuola lavoro Conferma bonus 80 euro alle forze di polizia (senza

tetto di 26.000 euro) Assunzioni, vaccini, farmaci Spesa stimata 600 milioni 1iliardo 900 milioni 484 milioni a

regime 60 milioni Domande e risposte ? QUANDO È STATO INTRODOTTO IL SUPERTICKET? Nel luglio

del 2011 dal governo Berlusconi, con il decreto legge 98. In realtà la misura era già prevista, anche se non

era stata resa operativa, in una norma approvata ai tempi del governo Prodi nel dicembre 2006 QUANTO

VALE IL SUPERTICKET? Oggi circa 600 milioni di euro, cioè 230 in meno di quanto si stimava che

avrebbe fatto incassare quando è stato introdotto IN COSA CONSISTE? In una tassa extra di 10 euro su

tutte le ricette per prestazioni ambulatoriali, cioè visite ed esami. Il dl ha dato poi la possibilità alle Regioni

di adottare misure alternative che assicurino lo stesso gettito COME CAMBIA DA REGIONE A REGIONE?

Alcune Regioni rispettano lo schema dei 10 euro in più per ogni ricetta. Si tratta di Abruzzo, Liguria, Molise,

Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna. In Val d'Aosta, Basilicata, province di Trento e Bolzano e, da

poco, nel Lazio invece il superticket non viene applicato. Veneto, Emilia, Toscana, Umbria e Marche

rimodulano la quota ricetta in base a fasce di reddito familiare, diverse però in ogni regione. Piemonte,

Lombardia e Friuli rimodulano invece il costo in base al valore della ricetta, anche qui usando parametri

diversi CHI PAGA IL SUPERTICKET? Chi non ha un'esenzione per patologia oppure per reddito, che

riguarda gli under 6 e gli over 65 che vivono in famiglie dove il reddito annuo è inferiore a 36.151,98 euro. I

non esenti sono circa un terzo di coloro che ottengono prestazioni dal sistema sanitario nazionale ogni

anno.

Quando si parla di ticket l'evasione è molto diffusa, i falsi esenti sarebbero il 20% del totale CHI È

FAVORITO DALLA SCOMPARSA DEL SUPERTICKET? Ovviamente i non esenti, che vedranno tariffe più

basse per visite ed esami (ma non per la tassa sulle ricette dei farmaci). Per gli esenti invece non cambierà

nulla, visto che non pagano comunque CHI È PENALIZZATO? A meno che non venga creato un fondo

extra da 600 milioni, soprattutto le Regioni. I soldi incassati con il superticket, come quelli del ticket, entrano

infatti direttamente nelle loro casse. Se i soldi disponibili grazie alla la tassa non arriveranno in altro modo,

gli assessorati alla Sanità dovranno prevedere risparmi e tagli per salvare i propri bilanci a cura di Michele

Bocci

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 35

05/10/2017

Pag. 18 N.42 - 5 ottobre 2017

diffusione:141347

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SCENARI _ECONOMIA L'ANALISI

L'occupazione risale, ma ancora non basta

Abbiamo recuperato i livelli del 2007, ma il paragone con il resto d'Europa continua a essere perdente perché in questi dieci anni tutti sono riusciti a creare nuovi posti. Mentre quasi un italiano su due è inattivo. Se vogliamo vincere questa sfida dobbiamo collegare i salari alla produttività, velocizzare il contenzioso, semplificare i rapporti sindacali. Massimo Blasoni

Il lavoro resta il primo problema del nostro Paese. È vero che oggi i dati sull'occupazione, se pur

altalenanti, ci vedono finalmente ritornare ai livelli del 2007, cioè l'ultimo anno pre-crisi. Basta però scorrere

i dati Eurostat sulla crescita dell'occupazione in Germania per avere l'esatta misura della gravità della

situazione italiana. Nello stesso periodo gli occupati tedeschi sono cresciuti di2 milionie 800 mila: non avete

letto male. Una crescita imperiosa che fa impallidire la nostra modesta ripresa. Il tasso di occupazione

tedesco raggiunge il 74,7 per cento, un livello per noi lontanissimo. Troppo facile e impietoso paragonarci

coi primi della classe? Una rilevante crescita siè avuta anche nel Regno Unito, dove ci sono oggi un milione

e 800 mila lavoratori in più, e incrementi consistenti si riscontrano anche in Polonia e Ungheria. Peraltro, se

distinguiamo per classi d'età, ci accorgiamo che in Italia si registrano ancora oggi forti variazioni negative

relativamente al numero degli occupati più giovani mentre si ha un incremento principalmente tra gli over

50. La spiegazione più plausibile di questo fenomeno è il progressivo aumento dell'età di pensionamento.

Insomma, più che un maggior numero di persone con un lavoro si avrebbero lavoratori che vanno più tardi

in pensione. Il nostro tasso di occupazione, cioè il numero di persone che effettivamente lavorano, non

supera il 58 per cento: uno dei più bassi in Europa, dieci punti sotto la media. È un dato che ci accomuna

alla Grecia e alla Croazia e che sottolinea il fatto che i Paesi con i fondamentali economici meno solidi sono

anche contraddistinti da una minore partecipazione al mercato del lavoro. Pare che il governo intenda

reagire a questa situazione con una politica di riduzione del cuneo fiscale per i più giovani, significativa nel

primo triennio, più bassa ma protratta nel tempo nel periodo successivo. È uno sforzo lodevole ma non

risolutivo, come in fin dei conti hanno dimostrato i frutti modesti della decontribuzione sulle nuove

assunzioni del 2015. Gli obiettivi da perseguire piuttosto si possono trarre dal Report annuale sull'efficienza

del mercato del lavoro del World economic forum che ci classifica 119esimi su 138 Paesi considerati. I

motivi del basso rating italiano? Lo scarso legame tra salari e produttività, gli ostacoli nel premiare il merito,

la complessità delle relazioni sindacali, la lentezza del contenzioso. Occorre migliorare su questi aspetti se

vogliamo che le imprese ricomincino ad assumere: mediamente una causa di lavoro nel nostro Paese dura

un anno e due mesi, in Europa la metà. Un'ultima considerazione, il mercato del lavoro è in grande

mutamento anche per l'innovazione tecnologica e l'automazione che tenderà a ridurre il numero di occupati

in molti settori. Secondo uno studio della società McKinsey basato su 820 mestieri, il 49 per cento delle

professioni è automatizzabile con tecnologie già sviluppate che devono solo diffondersi. Il nostro Paese è

tra gli ultimi in Europa per numero di laureati, tra quelli che spendono meno per formazione permanente dei

lavoratori e tra i meno pronti all'evoluzione digitale. Un'evoluzione a cui occorre attrezzarsi in fretta visto

che- indebitati come siamo-i nuovi posti di lavoro non si potranno creare per decreto né si potrà scaricare la

disoccupazione sul sistema pensionistico.

2,8

MILIONI I NUOVI POSTI DI LAVORO IN GERMANIA DAL 2007 A OGGI

Foto: di Massimo Blasoni Imprenditore e presidente del Centro studi ImpresaLavoro

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 36

05/10/2017

Pag. 52 N.42 - 5 ottobre 2017

diffusione:141347

tiratura:219862

COPERTINA

INDUSTRIA E RICERCA PER DECOLLARE

Le aziende della Lombardia hanno saputo guardare avanti. Supportate dalle istituzioni che hanno aiutato a innovare. Sergio Luciano

Aver superato, per amore o per forza, il vecchio modello della grande industria degli Anni Settanta; aver

lavorato bene sull'efficienza logistica; aver dato respiro internazionale alla cultura: «Sono questi i tre meriti

importantissimi di Milano e della Lombardia, che ne hanno determinato la fioritura di oggi», dice Maurizio

Dallocchio, docente di finanza aziendale e trend-setter dei fenomeni imprenditoriali nazionali. «La

deindustrializzazione che quarant'anni fa che sembrava disastrosa è stata uno stimolo verso uno sviluppo

nuovo, come lo è stato aver capito per tempo, anche a causa degli scandali, che l'imprenditoria non doveva

affidarsi alla politica. Così oggi si spiega il record di start-up attive in Lombardia, la confluenza di colossi

come Google, Microsoft, Ibm, Apple... Grazie a una capacità di attrazione innovativa che deriva dal rifiuto di

un modello industriale obsoleto». Oltre i vecchi modelli ha saputo andare anche la Regione, nel sostenere il

nuovo sviluppo: «Abbiamo adottato il criterio dell'innovazione incrementale per incoraggiare le aggiunte

nette di tecnologia di processo e di prodotto, e usato al meglio i fondi europei, ai livelli della regione tedesca

del Baden Wurttemberg», riassume Mauro Parolini, assessore alle Attività produttive nella giunta Maroni:

«Sulla ricerca abbiamo lavorato in team col collega Del Gobbo, riuscendo a investire al meglio 100 milioni a

fondo perduto, agevolando il rinnovamento dei macchinari con un mix di sostegni - fondo perduto,

agevolazioni creditizie e garanzie - dal valore di 300 milioni. E poi collaborando con le Università, per

esempio sui progetti mirati alla moda, lo Smart fashion, e all'edilizia, lo Smart living». Infine il capitolo del

turismo: un vero boom, con l'apice raggiunto dalla passerella dell'artista Christo sul Lago d'Iseo, un milione

e mezzo di visitatori, e i due brand di Milano e del Garda ad attrarre da soli 23 milioni di visitatori. Il futuro

dice ancora innovazione. «Padrone di casa» ne sarà in buona parte Arexpo, la società del ministero

dell'Economia (39 per cento) con Regione e Comune di Milano (21 per cento ciascuno) e Fondazione

Fiera: «A dicembre 2017 entreranno in Palazzo Italia i primi 30 ricercatori dell'Human Technopole», spiega

l'amministratore delegato Giuseppe Bonomi, già «padre» di Malpensa 2000, «e nel 2021 sarà pronto anche

il Galeazzi. A oggi ci sono già arrivate 50 manifestazioni di interesse a impiantare centri ricerche o head-

office da parte di oltre 50 imprese private, di cui una metà multinazionali. E dei 480 mila metri quadrati

massimi di superficie lorda da destinare sul milione di metri quadrati che erano stati occupati dall'Expo, già

250 mila hanno potenzialmente un nome e un cognome». Shutterstock

Foto: Grattacieli

Foto: La corte interna di Palazzo Lombardia, inaugurato nel 2010, dove ha sede la Giunta regionale

lombarda.

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 05/10/2017 37

05/10/2017

Pag. 1

diffusione:145421

tiratura:210804

FISCO

L'Ue ferita dall'evasione miliardaria

MARCO ZATTERIN

Copione già visto, quello delle istituzioni europee che si sostituiscono ai governi nazionali inefficienti. È

successo durante la crisi dell'euro, quando furono Draghi e la Bce a dare l'impulso decisivo per salvare la

moneta unica. Sta capitando ora nella lotta disperata contro l'evasione fiscale, scontro da mille miliardi

annui d'imposte svanite a cui le capitali Ue partecipano alimentando dibattiti e la Commissione contribuisce

coi fatti, punendo aziende e amministrazioni che risultano refrattarie a versare le tasse dovute. La strategia

con cui Margrethe Vestager, responsabile a Bruxelles per la Concorrenza, ha colpito Amazon e Apple è

paradigmatica. Nel primo caso, i servizi della danese hanno deciso di agire perché il colosso delle vendite

online ha sfruttato il potenziale della normativa lussemburghese per tenersi in tasca 250 milioni di tributi.

Nel secondo, si contesta il comportamento dell'Erario irlandese che non si è fatto rimborsare 13 miliardi di

imposte «ingiustamente» eluse da Apple fra il 2003 e il 2014. In entrambe le circostanze, il vizio non nasce

da comportamenti necessariamente irregolari, quanto dal sapiente sfruttamento dei buchi nei sistemi fiscali.

Ad Amazon il quadro normativo lussemburghese ha permesso di far confluire nel Granducato i profitti

maturati in altri Stati dell'Unione e, dunque, di lucrare sulla minore pressione fiscale, sfilando gettito ai

Paesi in cui erano stati effettuati gli acquisti. Pare che abbiano esagerato e per la Commissione, che è

garante delle regole che i governi hanno scritto insieme, è«aiuto di Stato». Di qui la penalità, come

successo altrove, ad esempio nei Paesi Bassi per Starbucks. E come potrebbe accadere per McDonald's. Il

problema è nelle regole. Nel modo in cui vengono disegnate e applicate. Ad esempio è da mesi sul tavolo

dei ministri Ecofin la proposta coraggiosa di Pierre Moscovici per una comune base imponibile. Non fa

progressi. Se ne facesse, potrebbe anche rendere inutile la «web tax» di Macron e Gentiloni, l'imposta sui

colossi digitali che, pure, sembra destinata a deragliare. Ce l'ha fatta invece la disciplina dei «tax ruling», gli

accordi collettivi fra Stati e multinazionali: sono più trasparenti, sebbene le vie di fuga non manchino. Per

finire, la Commissione ha presentato ieri la proposta per riformare l'Iva e cercare di recuperare 50 miliardi di

frode l'anno. Speriamo. La fiscalità di casa Ue è un universo in cui si delibera all'unanimità, quindi basta un

veto e tutto si blocca. Il Consiglio, cioè il foro che riunisce i governi nazionali, finisce quasi sempre per

impantanarsi o varare compromessi al ribasso. Niente sorprese. Nessuno si aspetta veramente che

Dublino sia d'accordo ad alzare le gabelle richieste alla Apple per non fare concorrenza sleale ai partner

europei col rischio di danneggiare la sua economia. Si avanza piano, quando si va avanti. Per informazioni

vedere alla voce Tobin tax, la tassa «Robin Hood», sigillata da anni nella Morgue delle leggi senza futuro

per mancanza di accordo. La soluzione è semplice: rinunciare all'unanimità. Coi mille miliardi rubati alle

casse degli Stati si potrebbero costruire ospedali, pagare pensioni e investire sul futuro, ma c'è sempre un

irlandese o un maltese a frenare, e tanti altri che non li prendono metaforicamente per il collo. Così non

restano che la Commissione e l'obbligo di azione impostole dai Trattati per colpire chi truffa gli esattori. E'

una difesa di ultima istanza che sana i vuoti della politica. Consola, certo. Ma per funzionare bene l'Europa

avrebbe bisogno di altro. Soprattutto di governi più coraggiosi e coesi, che siano in maggior armonia con la

buona etica economica, quella che dona benessere ai cittadini e genera i consensi necessari per garantire

un progresso sostenibile. c

Foto: Illustrazione di Koen Ivens

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SCENARIO PMI

1 articolo

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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 05/10/2017 39

05/10/2017

Pag. 39

diffusione:97980

tiratura:140038

PAGAMENTI PMI /In breve

Accordo Amex e Western Union

American Express Global Commercial Payments e Western Union Business Solutions hanno siglato una

partnership che consentirà alle aziende titolari di Carta American Express di aprire un

accoun t su l la p ia t t a forma in ternaz iona le di W ubs e d ispor re i pagament i in va lu ta

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