vincenzino news...giovanna antida thouret. suor monica ha incontrato tutti gli studenti in tre...
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Vincenzino
news
Giornalino dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli
a cura della 1A sec. primo grado a.s.2010-11
Intervista alla Direttrice della scuola primaria Annamaria Caroli
In che cosa consiste il suo lavoro?
Il mio lavoro consiste nel tenere i rapporti con
la Presidenza, con le maestre e le
doposcuoliste, con i genitori, sia direttamente
che per telefono, e con la Madre Superiora.
Curo inoltre la gestione degli alunni,
problematiche ed emergenze. Stendo l’orario
delle maestre e delle doposcuoliste;
programmo i collegi, gli incontri per classi
parallele, i corsi di aggiornamento e provvedo
alla sostituzione degli insegnanti assenti.
Inoltre do riscontro alle richieste di nuove
iscrizioni e trasferimenti. Curo
l’organizzazione di uscite, gite e
pellegrinaggi; tengo i contatti con la casa
madre delle Suore delle Carità a Roma, con la
F.I.D.A.E. e la gestione della fornitura delle
divise.
Da quanto tempo è all’interno dell’Istituto?
Sono all’interno dell’Istituto da 24 anni.
Per quanti anni lei ha insegnato alle
elementari?
Ho insegnato per 20 anni: per molto tempo
sempre in classe, poi metà del mio orario lo
utilizzavo per la direzione. Ora mi occupo di
essa per l’intero orario.
Che cos’ha fatto prima di entrare nella
scuola ?
Sono sempre stata nella scuola.
Ha mai fatto vacanze studio all’estero?
Come studente sono andata per anni a studiare
nei mesi estivi a Parigi; ho accompagnato i
ragazzi un anno a Londra per una vacanza
studio.
Cosa voleva fare da bambina?
Da bambina sognavo di fare l’interprete
Parlamentare o l’hostess. In realtà ho fatto
ben altro, ma sono contenta così.
Vuole dare un consiglio agli studenti?
Ai ragazzi ho sempre consigliato e consiglio
ancora di studiare, di impegnarsi, di lavorare
con sacrificio perché solo così avviene una
crescita completa. Il conoscere e il sapere
toglie dall’ignoranza e ci permette di fare
delle scelte migliori.
La Presidenza: Il dirigente L.Bonacini, da
destra la Prof.ssa Pisi, la direttrice
Annamaria Caroli e Sandra Cantagalli
coordinatrice della scuola dell’infanzia
Intervista alla vicepreside della scuola secondaria di primo grado Patrizia Pisi Perché ha deciso di insegnare lingue
straniere? Come mai l’appassiona così
tanto?
Ho sognato di insegnare lingue fin dalle
elementari, seguivo un corso di inglese al
pomeriggio. Mi appassiona così tanto perché
ho amato viaggiare a contatto con altri popoli.
Come mai ha scelto inglese e tedesco?
Perché la letteratura e la filosofia tedesca
mi hanno affascinata, anche i poeti inglesi.
Da quanti anni insegna? E’ mai stata in
un'altra scuola?
Insegno da 15 anni. Prima di venire in
questo Istituto sono stata in una scuola superiore.
Quali rapporti ha con i ragazzi della
scuola?
Positivi. Mi piace stare con i ragazzi.
E’ stata in vacanza-studio in Germania o in
Inghilterra?
Sì in Germania e in Austria al liceo, in
Inghilterra all’ università.
Vuole dare un contributo al giornalino o
comunicare qualcosa ai ragazzi?
Auguro ai ragazzi di mantenere innocenza,
trasparenza e curiosità che è propria di questa
età.
A cura di Martina Carlotti, Alice
Fornaciari, Greta Lupi, Federica Pè,
Eleonora Pedrelli e Lisa Vinichenko
Reggio Emilia medioevale
Nel mese di febbraio, noi della 1^ A, abbiamo effettuato un’interessante uscita didattica: il
Medioevo a Reggio Emilia, raccontato attraverso l’arte, i costumi e l’artigianato. Il punto di
partenza sono stati i Musei Civici per poi attraversare il centro storico fino a Porta Castello, punto
finale del nostro viaggio nel passato.
La sede degli attuali musei civici di Reggio Emilia è molto antica: in epoca medievale ospitava il
monastero di San Francesco; in realtà la struttura originaria risale all’epoca romana e sembra fosse
riservata alle visite degli imperatori in città
Nel 1300, Reggio era piena di
chiese, cappelle e monasteri, di
conseguenza vi erano molti
religiosi e molte sono le opere
d’arte a soggetto religioso. Nel
portico dei marmi (al museo) è
conservato un pannello in pietra
che ha due lati; lo scultore per
risparmiare tempo e fatica, prese
la pietra dalla lapide di un
cimitero romano a San
Maurizio, che ospitava antiche
tombe di generali romani:
questo pannello gli serviva per
costruire il recinto presbiteriale
di una chiesa, un luogo riservato
ai religiosi che dovevano restare divisi dai fedeli.
Da un lato vi è parte di una scritta in latino, dall’altra vi è un alto rilievo raffigurante la Madonna
che elargisce la benedizione e Gesù che usando due dita fa il segno della croce.
Tutte le opere medioevali erano colorate, tant’è che era vietato accendere fuochi o candele vicino
alle opere poiché il fumo e la fuliggine rovinavano i dipinti.
Gli scultori a quel tempo raffiguravano le opere in modo molto sintetico; in pochi segni si dovevano
spiegare concetti complessi anche alle persone analfabete, che allora erano la grande maggioranza.
In questa sala si trova anche una fonte battesimale che è stata portata via durante la ristrutturazione
della chiesa di San Paolo ed è stata comprata da un contadino che la usava per raccogliere l’acqua
piovana, uso che ha deteriorato le sculture circostanti.
I religiosi avevano i pozzi per l’acqua piovana, soprattutto nei monasteri, l’acqua veniva cambiata
frequentemente in quanto le condizioni igieniche erano pessime, specialmente durante le frequenti
epidemie di peste: le fogne erano a cielo aperto lungo, le persone non si lavavano spesso e la
sporcizia era una costante.
Per quanto riguarda l’economia, abbiamo capito che i prodotti che il contadino non riusciva a
produrre da solo, li andava a comprare al mercato, ma a volte veniva truffato, allora, per verificare il
quantitativo del prodotto, si utilizzava uno strumento in pietra con tre conche,chiamate: la più
grande mina, quella piccola a sinistra terzana, la piccola a destra quartina , che era posto davanti al
Battistero di san Giovanni e serviva a misurare la quantità del prodotto; per la misurazione dei
mattoni e delle tegole c’era un altro strumento.
Sulle porte cittadine vi erano delle epigrafi che parlavano di personaggi importanti.
Abbiamo poi visto gioielli e perfino monete d’oro e d’argento: allora il valore del denaro veniva
dato dal materiale di cui è fatto.
Ci siamo soffermati anche su alcuni mosaici che in origine adornavano alcune chiese di Reggio: tra
questi particolarmente significativo quello di San Tommaso che raffigurava i segni zodiacali.
Siamo poi usciti e ci è stato detto che nell’odierno Parco del Popolo, una volta, c’era la cittadella del
duca di Mantova: agli abitanti non piaceva avere una persona estranea che li comandasse, perciò
egli decise di costruire una fortezza dentro la città per evitare possibili attacchi del popolo.
Siamo poi transitati per Piazza del Monte che deve il suo nome al fatto che lì si accumulavano (da
qui il nome monte) gli oggetti che i più bisognosi erano costretti a vendere.
Questa costruzione ha tuttora dei merli a forma di coda di rondine, questo significa che una volta
questo palazzo apparteneva all’imperatore, se i merli avevano una forma diversa la città era
probabilmente fedele al Papa.
In Piazza Grande, oggi Piazza Prampolini, si svolgeva il mercato e, quando qualcuno rubava
qualcosa, per punizione veniva spogliato
e mostrato alla gente su una grande
roccia; per i delitti più gravi c’era
l’impiccagione sempre al cospetto di
tutti i cittadini.
Lungo l’attuale via San Carlo scorreva il
Canale Maestro, il più importante di tutta
una serie di canali che attraversavano la
città ed erano importantissimo perché
rappresentavano la più importante fonte
di energia che veniva utilizzata
attraverso una serie di mulini.
Verso Porta castello c’è una via dal
nome curioso: via Cantarana. Il nome
deriva da cantaro, cioè anfora. Qui veniva raccolta l’urina che veniva utilizzata per conciare le pelli
di animali: la via prospiciente, infatti, è via della Concia.
Piazza Fontanesi era sede di un monastero femminile: Santa Maria Maddalena. La nostra visita si è
conclusa sotto l’antica Porta castello di cui oggi resta solo un bastione e un pezzo di arco.
Il nostro viaggio a ritroso nel Medioevo è stato un’esperienza affascinante che ci ha fatto vedere con
occhi più consapevoli la nostra città.
A cura di Tommaso Bonetti
Appunti di Nazira Costi e Alice Fornaciari
Nelle due foto la facciata del Duomo in piazza Prampolini di Stefano Mennea
Lo studente che non c'è Lo studente assenteista è un raro fenomeno che si verifica circa una volta al mese nella scuola San
Vincenzo de' Paoli. Vederlo potrebbe essere un evento unico nella vita. Infatti solo in occasioni
eccezionali lo si può osservare mentre sta seduto al suo banco; ai prof viene ormai naturale scriverlo
nella casella delle assenze... Si può definire un valido esempio di fantasma. In proposito ci sono
varie ipotesi:
a) Lo studente assenteista è il numero 13 nell'appello;
b) Lo studente assenteista ha un gatto nero;
c) Lo studente assenteista è un agente segreto molto impegnato;
d) Lo studente assenteista è uno scienziato svizzero che lavora alla CERN;
e) Lo studente assenteista è un astronauta che di rado viene sul pianeta Terra;
f) Lo studente assenteista è una spia aliena;
g) Lo studente assenteista non è un cittadino italiano ma gli piace troppo la pizza.
Scritto da Beatrice Chinca IIA
Sul modello della Psicopatologia del lettore quotidiano (1996) di Stefano Benni
La vignetta di Nazira Costi e Mirko Di Liberto
LA PAROLA NASCOSTA
Risolvi il cruciverba in orizzontale e scopri la parola nascosta nella colonna 1 verticale
1) Articolo maschile singolare;
2) Soffitto esterno di una casa;
3) Sinonimo di pazzo;
4) Sinonimo di salto;
5) Affermazione;
6) Animale grosso, estinto da secoli.
A cura di Andres Alvarez e Federico Boni
IL LABIRINTO Aiuta la faccina ad attraversare il labirinto, ma fai attenzione! Non ti bloccare!!! Buona fortuna!!
A cura di Martina Bonomi
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Incontro con Suor Monica della congregazione di
Santa Giovanna Antida
ll giorno 21 febbraio la nostra scuola ha
ospitato Suor Monica, una consigliera generale
delle Suore della Carità di Roma per
consegnarle i fondi raccolti a seguito
dell’iniziativa “ Buoni come il pane”: grazie
alla solidarietà di noi tutti alunni della San
Vincenzo de’ Paoli è stata raggiunta la cifra di
1300 euro.
La campagna umanitaria che si occupa di questo progetto si chiama “Gocce di
Solidarietà” alla costruzione di pozzi di acqua potabile nei paesi bisognosi.
Le Suore della Carità operano da 213 anni ed offrono attualmente il loro aiuto in
Argentina, Asia, Africa ed Europa. La congregazione è nata in Francia grazie a Santa
Giovanna Antida Thouret. Suor Monica ha incontrato tutti gli studenti in tre diversi
momenti della giornata; a noi delle medie, con il supporto di una presentazione
digitale, ha illustrato gli ideali Santa Giovanna Antida che sono:
-Passione per Dio
-Passione per l'umanità sofferente
-Amore per i più poveri
-Promozione della persona
-Costruzione in terra del regno dei cieli.
Le suore missionarie insegnano questi valori alle popolazioni del terzo mondo
affinché possano costruirsi un futuro di pace, solidarietà, giustizia e carità.
In alcuni paesi le famiglie, devote a questi principi, adottano i bambini di strada e
collaborano con le suore nelle opere di assistenza e aiuto ai più bisognosi.
Le suore sono particolarmente impegnate nella promozione della pari dignità sociale.
A Reggio Emilia esistono dal 1839 ed, ancora oggi, si adoperano per l’educazione
ed istruzione di noi ragazzi.
Per questo ringraziamo tanto e con affetto le “nostre” suore della Carità!!!
A cura di Alessandra Lombardi ed Arianna Torelli
Il nostro Istituto è stato invitato, insieme ad altre nove scuole secondarie della provincia, alla
realizzazione di un interessante progetto in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia:
l’allestimento della mostra Reggio verso l’Unità (visibile presso il chiostro della Prefettura) e la
pubblicazione del volume I giovani e la memoria del Risorgimento reggiano. L’iniziativa è stata
patrocinata dalla Prefettura di Reggio Emilia, dall’Ufficio scolastico regionale, dalla Deputazione di
Storia Patria e dalla Fondazione Manodori. La nostra 3^ media ha approfondito l’era napoleonica e
gli albori del processo risorgimentale.
LA BATTAGLIA DI MONTECHIARUGOLO E LA FIGURA
DI ANDREA RIVASI
Napoleone e la campagna d’Italia (aprile
1796)
Nell’aprile del 1796 il giovane Napoleone
Bonaparte, alla testa di un esercito malnutrito,
malvestito e male retribuito, anche se molto
motivato, dà inizio alla prima Campagna
d’Italia. Alla fine del mese ha sbaragliato le
armate dei Savoia in Piemonte e il 10 maggio
anche gli austriaci sono in gravi difficoltà,
asserragliati a Mantova. Il generale francese e
la sua truppa portano con loro le aspirazioni
di libertà e autodeterminazione e il vento
rivoluzionario investe ben presto l’intera
pianura padana, diffondendo gli ideali
francesi: libertà, fratellanza e uguaglianza.
Anche Reggio Emilia, ormai insofferente
all’opprimente dominio estense, viene scossa
dal turbinio degli eventi. La città è allo
stremo, agitata da una profonda crisi
economica e sociale: vi è una diffusa povertà
(un cittadino su tre vive nella miseria) e
l’imposizione fiscale dell’inetto governo
estense soffoca lo sviluppo reggiano. La
popolazione è infatti costretta a pagare tasse
sempre più ingenti, per il mantenimento dei
lussi e degli sfarzi della corte di Ercole III
d’Este.
La situazione si fa sempre più tesa e
l’avvicinarsi
delle truppe napoleoniche dà il via a una
rivolta
popolare che porta alla repentina caduta e alla
precipitosa fuga degli estensi nel territorio
veneziano. Qualche tempo dopo, la notte del
25 agosto, in Piazza Grande viene innalzato
l’albero della Libertà: un esile gelso
simboleggiante l’indipendenza acquisita, che
sarà sostituito in seguito da un più imponente
pioppo.
La Guardia Civica e la Repubblica
reggiana
(agosto 1796)
Il 26 agosto il Senato Reggiano (così infatti
decide
di chiamarsi il Consiglio comunale) assume il
governo della città e proclama la Repubblica
Reggiana, mettendo in pratica per primo e
senza attendere l’arrivo dei liberatori francesi
gli ideali rivoluzionari: atteggiamento questo,
che otterrà l’approvazione di Napoleone in
persona, che additerà l’iniziativa reggiana
come modello da seguire alle altre città
italiane. Dopo la fuga del duca estense, i
reggiani decidono d’istituire una guardia
civica, che deve agire a difesa della città.
Sono chiamati a farne parte i cittadini di età
compresa tra i 20 e i 60 anni. Questo armata
popolare è distribuita in tante compagnie
quante sono le parrocchie di Reggio. La loro
divisa è costituita da giacca e pantaloni
bianchi e verdi a imitazione della Guardia
Civica di Milano. Le loro armi non sono
d’ordinanza: per lo più si tratta di obsoleti
fucili da caccia. In compenso abbondano
l’entusiasmo e il coraggio.
A capo della guardia civica viene nominato
Carlo
Ferrarini, uno dei patrioti più ferventi della
città,
che nei giorni della rivolta aveva dato prova
di straordinario coraggio difendendo gli
insorti in piazza grande contro la prepotenza
dei granatieri ducali.
I
La battaglia di Montechiarugolo (ottobre
1796)
Il 30 settembre dello stesso anno 1796 una
staffetta avverte le autorità cittadine che nel
territorio di Correggio sta transitando un gran
numero di fanti e cavalieri austriaci diretti
verso Reggio: alcuni sostengono che i nemici
sarebbero addirittura 5000! Il Senato si
riunisce in fretta e furia: alcuni, una
minoranza, ritenendo inutile la resistenza,
sono dell’idea di raccogliere gli invasori con
“officiose maniere”; i più, invece, sono pronti
a combattere e a difendere la libertà e
l’indipendenza da poco conquistate. Suona la
campana della cattedrale e la Guardia Civica
riunita in piazza grande si posiziona lungo le
mura (che allora circondavano la città)
illuminandole
con le fiaccole. Ci si prepara al peggio. In
realtà i tanto temuti austriaci sono poco più di
un centinaio e non hanno nessuna intenzione
di attaccare Reggio: in fuga da Mantova
assediata
da Napoleone, stanno cercando di raggiungere
la
Toscana, stato loro alleato. Devono, quindi,
attraversare il reggiano per poi dirigersi verso
Parma, territorio neutrale. La prima loro tappa
è il castello di Montechiarugolo sulla sponda
parmense dell’Enza, di fronte a Montecchio.
Il primo ottobre Napoleone ordina al generale
Sandos di inseguire i fuggiaschi e allo stesso
tempo al commissario di guerra di stanza a
Reggio, Galeazzini, di tagliare la strada al
nemico. Dalla città parte così una schiera
formata da quaranta granatieri francesi al
comando del sergente maggiore Laroche e da
un numeroso gruppo di reggiani, desiderosi di
mostrare a Napoleone il loro valore e il loro
patriottismo. Gli austriaci hanno anche tentato
una sortita verso il castello di Rossena,
all’epoca in territorio parmense, in cerca di
viveri: ma non trovando nulla che faccia al
caso loro e probabilmente informati
dell’arrivo dei francesi e della Guardia Civica
dalle loro sentinelle, si affannano a rientrare
precipitosamente al castello di
Montechiarugolo. È la mattina del quattro
ottobre, un martedì. La Guardia Civica nel
frattempo, attraversando la campagna
reggiana, ha cercato di raccogliere altri
volontari disposti a battersi per la causa
comune.Il calzolaio Andrea Rivasi da
Cavriago si aggrega al corpo dei volontari. A
San Polo i reggiani cercano di tagliare la
strada ai fuggiaschi, proprio in
corrispondenza dell’unico guado in zona per
attraversare l’Enza; non vi riescono, tuttavia
raggiungono la retroguardia nemica: lo
scontro si conclude senza spargimento di
sangue, ma la guardia civica cattura dieci
soldati nemici, provvisti di munizioni e fucili.
Il grosso degli austriaci si barrica all’interno
del castello, e comincia a sparare. Le truppe
francesi e i reggiani rispondono
immediatamente al fuoco, ma in breve tempo
consumano tutte le munizioni. Inviano allora
due staffette in cerca di rinforzi e munizioni a
Reggio, ma all’altezza di Montecchio i due
uomini vengono bloccati dalla popolazione
locale a loro ostile: infatti anche Montecchio
faceva parte dello Stato di Parma ed era
nemica dei francesi. Le sfortunate staffette
vengono disarmate, insultate e malmenate,
prima di essere
rinchiuse in un mulino (forse quello di
Pozzoferrato). Fortunatamente il mugnaio,
impietosito, libera i due malcapitati, che
riescono a raggiungere Reggio e a mettere il
Senato al corrente della situazione: il generale
Sandos parte allora con uno squadrone di
cavalleria e con una scorta di munizioni verso
Montechiarugolo. A quel punto, agli austriaci
stremati dagli stentie dalla fame per la lunga
fuga, dopo ore di battaglia,non resta che
trattare la resa. Alle nove di sera viene
raggiunto l’accordo. La battaglia è finita.
II
Spetterà poi a Ferrarini condurre i prigionieri
a Milano, dove nel frattempo era già entrato
Napoleone; il capo della Guardia Civica è
accolto con grande onore: viene addirittura
allestito un banchetto e a teatro venne
inscenata una famosa opera, il tutto in tema
patriottico.
La calorosa accoglienza dei milanesi non deve
stupire. Se infatti dal punto di vista militare
quella
di Montechiarugolo fu poco più di una
“scaramuccia”, sul piano politico e simbolico
ebbe invece una notevole importanza: per la
prima volta infatti, una città italiana aveva
combattuto e vinto contro le forze dell’Ancien
Régime. Il primo a rendersene conto è lo
stesso Napoleone che subito si congratula per
iscritto con i valorosi reggiani donando 4
cannoni e 500 fucili austriaci,
peraltro molto pesanti e antiquati. Scrive il
generale:
“Volevo darvi un attestato della confidenza,
che io
ho nella brava Guardia Nazionale di Reggio,
io vi fo dono di 4 pezzi di cannone, e di 500
fucili austriaci. Bisogna, che voi mandiate li
carriaggi necessarj coi cavalli per il
trasporto dei fucili, e dei cannoni”.
In un’altra lettera, sempre Napoleone loda i
reggiani come modello da imitare alle altre
città italiane:
“Ho veduto con il più vivo interesse, bravi
abitanti di Reggio, la vostra energia, e la
vostra bravura. Voivi siete slanciati nella
carriera della libertà con un coraggio, e una
risolutezza, che sarà ricompensata dai più
felici successi. Sin dal vostro primo passo voi
avete riportato un vantaggio essenziale, ed
alcuni fra i vostri Cittadini hanno sigillata col
loro sangue la libertà della loro Patria.
Coraggio, bravi abitanti di Reggio; formare
dei battaglioni, organizzatevi, correte
all’armi. È tempo al fine che anche l’Italia si
annoverata fra le Nazioni libere, e potenti.
Datene l’esempio, e meritate la riconoscenza
dei Posteri.”
III
Anche Ugo Foscolo dedica ai reggiani l’«Ode
a Bonaparte liberatore», mentre per le strade
di Milano vengono distribuiti componimenti
poetici in onore di Reggio e dei suoi abitanti.
Reggio Emilia ha dato il suo contributo ad
un’unità che è ancora molto lontana e quasi
impossibile da immaginare: ma episodi come
la Repubblica reggiana, la Guardia Civica e la
battaglia di Montechiarugolo hanno
risvegliato le coscienze e il senso di
appartenenza ad una comunità che vuole
essere libera di darsi le proprie istituzioni e
artefice del proprio destino.
IV
Andrea Rivasi, primo caduto del
Risorgimento
(1758-1796)
Andrea Rivasi nasce a Calerno in provincia di
Reggio Emilia, allora compresa nel comune
del marchesato di Montecchio sotto il ducato
estense e la diocesi di Parma, il 30 Aprile
1758 e riceve il battesimo il 1° maggio da
Don Pietro Antonio Tesauri nella parrocchia
di Santa Margherita. Trascorre tutta la sua
infanzia in queste terre, attraversate dalla via
Emilia, con rari casolari e pochi borghi;
esercita il mestiere di calzolaio, professione
poco redditizia poiché, a quel tempo, la
maggior parte dei contadini cammina scalza.
Molto probabilmente, come tanti altri in
quell’epoca, integra i magri guadagni con
saltuari e stagionali lavori in campagna.
Nel 1782, a ventiquattro anni, in seguito al
matrimonio con Teresa Pattacini di Cavriago,
sei anni più grande di lui, Andrea Rivasi si
trasferisce nel paese della moglie attratto dalle
maggiori possibilità di guadagno. I due sposi
conducono una vita molto semplice, anche se
i dispiaceri non mancano: dei sei figli nati ne
sopravviveranno solo due, Celestina e
Bernardo. Il settimo figlio nascerà dopo la
morte del padre il 3 maggio 1797 e verrà
chiamato Andrea, in onore del genitore, anche
se il destino gli riserverà la morte a soli 16
mesi. Sui tempi e modi dell’adesione di
Rivasi alla Guardia Civica le fonti sono
lacunose. Alcuni studiosi sostengono che egli
si unisce alle truppe semplicemente al
passaggio della schiera italo-francese, durante
i preparativi della processione della Beata
Vergine del Rosario, il primo ottobre,
contagiato dall’euforia dei reggiani, e dalle
promesse di un miglioramento della vita di
tutti i giorni, abbandonando così su due piedi
la famiglia e il lavoro. A parte il fatto che non
esistono prove certe del passaggio della
spedizione a Cavriago, è invece più probabile,
come ha sostenuto recentemente lo storico
Giuseppe Ligabue, che Rivasi abbia già
sentito parlare dei nuovi ideali di libertà e
uguaglianza dal suo parroco, don Romei. Don
Giovanni Romei è infatti un sacerdote molto
attento e aperto ai complessi problemi politici
del momento, nonché un energico sostenitore
della repubblica. Non ha infatti alcuna
esitazione a spogliare la cupola della sua
chiesa della copertura di piombo per offrirlo
agli artificieri
della Guardi Civica. Convinto patriota
parteciperà poi come deputato al Congresso
del 7 gennaio 1797 che vedrà la nascita del
primo tricolore per la nuova Repubblica
Cispadana.
Quello che è certo è che Andrea Rivasi fu uno
dei
due caduti della Guardia Civica: a
mezzogiorno del 4 ottobre 1796 Andrea
Rivasi, colpito da 40 grammi di piombo,
perde la vita sul campo di battaglia; l’altro
volontario, di cui non è stato tramandato il
nome, morirà in seguito alle ferite riportate. Il
giorno successivo viene sepolto nella chiesa
del monastero francescano di
Montechiarugolo da don Carlo Mazza.
Quest’ultimo scrive sul registro dei morti che
Rivasi è caduto durante un combattimento
contro gli etruschi! Al lapsus di don Mazza,
rimedia don Romei, che, venuto a conoscenza
della morte del suo parrocchiano, annota nel
registro dei morti:
adì 4 ottobre 1797.
Andrea Rivasi di questa, portatosi con le
milizie urbane di Reggio contro un corpo
tedesco ritiratosi in Montechiarugolo, in
qualità di soldato, fu colà ammazzato con un
colpo di fucile e in quel luogo
sepolto, lasciando vedova la Teresa figlia di
Paolo Pattacini di questa… in fede don
Giovanni Romei.
Alla vedova il senato reggiano accorda una
pensione mensile di 22,10 lire reggiane fino al
raggiungimento dei 14 anni da parte degli
orfani; nel frattempo accoglie a Reggio la
figlia Celestina di 9 anni, nell’Albergo dei
poveri.
La nota di don Romei e la decisione del
Senato
Reggiano di attribuire un indennizzo alla
vedova
confermano quindi che Rivasi è davvero un
membro della Guardia Civica e che cade in
combattimento a Montechiarugolo, divenendo
così il primo caduto del Risorgimento
italiano.
Immagini
I Stemma della Repubblica reggiana dipinto
sulla facciata della Scuola di San Vincenzo.
II Carlo Ferrarini, comandante della Guardia Civica
che combattè contro gli austriaci nella battaglia di
Montechiarugolo.
III Lettera di Napoleone Bonaparte ai reggiani con la
menzione della donazione di fucili e cannoni ai
reggiani del 18 vendemmiatore (11 ottobre 1796)
IV Il castello di Montechiarugolo. Ricostruzione della
battaglia nel plastico realizzato da Giuseppe Dallari
Brustia.
Articolo a cura della 3^ A.
INTERVISTA FLASH: CATIA E…
1.Gonna o pantaloni?
-Gonna
2.Mare o montagna? -Mare.
3.Gelato o pizza?Che gusto? -Pizza al prosciutto crudo di PARMA!
4.Zaino o borsa?
-Borsa.
5.Colore preferito. -Rosso.
6.Storia o geografia?
-Geografia.
7.Inglese o italiano?
-Italiano.
8.Qual è stata l’ultima volta che sei andata
al cinema? Cosa hai visto?
-Una settimana fa: ho visto una commedia
brillante, “Femmine contro Maschi”.
9.Piatto preferito.
-Gnocco fritto.
10.Verifiche o interrogazioni? -Interrogazioni.
11.Tacchi o paperine?
-Tacchi.
12.Cane o gatto?
-Cane.
13.Treno o auto?
-Auto.
14.Giorno preferito della settimana.
-Sabato.
15.Quante volte ti lavi i denti al giorno?
-3 volte.
16.Balera o discoteca?
-Discoteca.
...BEATRICE!
-Pantaloni.
-Mare.
-Entrambi! Gelato alla fragola e pizza
margherita.
-Borsa.
-Blu.
-Storia.
-Entrambi!
-Il mese scorso, ma non mi ricordo cosa ho
visto!
-Pizza.
-Verifiche.
-Tacchi.
-Gatto.
-Auto.
-Sabato.
-2 volte al giorno.
-Discoteca.
17.Torta preferita.
Crostata di fragole.
18.Caffè o tè? -Caffè.
19.Villa o appartamento?
-Villa.
La maestra Catia Lazzari
-Torta di mele.
-Caffè.
-Appartamento.
La maestra Beatrice Bianchi
A cura di Alice Fornaciari e Greta Lupi
Foto di Gabriele Salsi
Intervista a due ragazzi di terza media: SOFIA E… 1.Come ti chiami?
-Sono Sofia.
2.Qual è stato il bilancio degli ultimi tre
anni ?
- E’ abbastanza positivo: mi sono trovata
bene con la classe e i prof Questo ultimo anno
è stato il più bello per me.
3.Quali difficoltà hai dovuto affrontare?
-Tra le difficoltà che ho dovuto affrontare ci
sono sicuramente l’ansia per le verifiche,
costante in prima media, e il carico di studio.
All’ inizio della scuola secondaria la classe
era divisa in gruppi e c’erano alcune persone
escluse.
4.Quali sono stati i momenti più belli?
-Di certo un momento bellissimo è stata la
gita dell’anno scorso a Monaco di Baviera di
tre giorni con le terze. Abbiamo conosciuto
meglio i ragazzi più grandi di noi e abbiamo
mangiato di tutto! Andando a Monaco sono
riuscita a sperimentare le mie conoscenze
linguistiche e perciò ho parlato in inglese.
5.Quale tipo di scuola superiore hai scelto?
Perché?
-Ho scelto il liceo classico “Ariosto” con un
nuovo corso di tedesco, ma soprattutto mi
piace italiano perché quando si impara
bisogna applicarlo.
6.Come ti senti al pensiero che l’anno
prossimo sarai tra i più piccoli delle
superiori?
-Proverò la stessa sensazione di quando ho
fatto il salto elementari-medie: mi sentirò
ancora più piccola rispetto ai ragazzi di 5°,
che sono maggiorenni. Il passaggio sarà,
però, ancora più significativo perché le
amicizie cambieranno( di fatto solo la mia
compagna Alessia verrà nella mia stessa
sezione).
7.Vorresti dare un consiglio ai ragazzi che
l’anno prossimo frequenteranno la prima
media?
-Certo! Vorrei dire loro di non sottovalutare i
prof e di non spaventarsi durante le prime
verifiche.
...ASSANE !
1.Come ti chiami?
-Mi chiamo Assane.
2.Qual è stato il bilancio degli ultimi tre
anni?
- E’ positivo, soprattutto perché conoscevo
gran parte della classe e con i prof ho sempre
avuto buoni rapporti.
3.Quali difficoltà hai dovuto affrontare?
-Innanzitutto il nuovo metodo di studio e
l’aumento del carico di lavoro, ma anche il
passaggio dall’essere i più grandi delle
elementari all’essere i più piccoli delle medie,
che è molto positivo e anche un po’
disorientante.
4.Quali sono stati i momenti più belli?
-L’esperienza più emozionante di questi anni
è stata la gita di tre giorni a Monaco di
Baviera in Germania; è stato divertente
soprattutto quando abbiamo rubato gli ultimi
posti del pullman alle terze durante il viaggio
di 8 ore. Arrivare in uno Stato diverso è
sempre bello e qui ho potuto parlare in
tedesco.
5.Quale tipo di scuola superiore hai scelto?
Perché?
-Ho deciso di frequentare il liceo linguistico
“Aldo Moro”, perché le lingue e i viaggi mi
piacciono molto e penso che siano molto utili
per il futuro.
6.Come ti senti al pensiero che l’anno
prossimo sarai tra i più piccoli delle
superiori?
-Di sicuro cambiare scuola non sarà facile,
considerando che noi il salto elementari-
medie l’abbiamo fatto nello stesso Istituto,
anche se normalmente si cambia scuola. Il
fatto di tornare in prima (superiore) sarà
come un flashback.
7.Vorresti dare un consiglio ai ragazzi che
l’anno prossimo frequenteranno la prima
media?
-Consiglio ai ragazzi di non farsi prendere
dall’ansia e non chiudersi in se stessi se
hanno dei problemi.
A cura di Alice Fornaciari e Greta Lupi
Foto di Gabriele Salsi
Quanto sei secchione?
Crocetta una sola risposta per ciascuna
domanda
1 Fra 5 giorni c’è una verifica:
a)studi tutti i giorni
b)studi 3 giorni su 5
c)non studi
2 A scuola:
a)non vuoi mai che finisca
b)è indifferente
c)non vuoi mai andare a scuola
3 Secondo te i professori sono…
a) mostri del sapere
b)sono brave persone un po’ noiose
c)sono marziani
4 Durante le gite sei:
a)molto attento
b)annoiato
c)fai il pistop a ogni auto
5 Durante le lezioni sei:
a)attento
b)abbastanza interessato
c)conti le pecore nell’ovile
6 Come ti comporti con i proff?
a)sono gentile e disponibile
b)sono vivace
c)per me non esistono
7 Quanto pensi alla scuola?
a)tutti i giorni
b)alcuni giorni
c)mai
8 Se prendi un voto per te basso…
a)ti strappi i capelli e ti schiacci le dita
con la portiera della
macchina
b)ti dispiaci
c)non importa
9 I video della scuola sono …
a)interessati
b)noiosi
c)buoni per schiacciare un pisolino
10 Il weekend…
a)studi
b)studi un giorno
c)non studi
Se hai totalizzato una maggioranza di
risposte
A Sei decisamente un secchione
B Sei uno studente medio
C sei senza speranza e forse un asino
Acura di Andres Alvarez, FedericoBoni ed
Andrea Rizzo
Recensione del libro : Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo
Il ladro di fulmini
Dati tecnici
Autore: Rick Riordan
Traduzione: Loredana Baldinucci
Casa editrice: Mondadori
Anno di stampa: 2010
Personaggio Protagonista: Percy Jackson
Personaggi Principali: Annabeth, Grover, Sally la madre di Percy, Poseidone
Personaggi secondari: Chirone (alias Signor Brunner), Gabe Ugliano, Luke
Comparse: dei dell’Olimpo, creature mitologiche, compagni di campo di Percy
Trama Percy (Perseus) Jackson è un dodicenne con problemi di dislessia, iperattività e deficit
dell’attenzione che vive a New York, nel quartiere di Manatthan, con la madre Sally e suo marito
Gabe Ugliano (detto Gabe il Puzzone); quest’ultimo non tollera il ragazzo e tratta Sally da
prepotente e come se fosse una sguattera. Percy si trova spesso coinvolto in situazioni “strane” e
per questo è stato espulso da varie scuole; proprio durante una gita scolastica con la sua ultima
classe, scopre la sua vera natura: quella di semidio. L’ insegnante di matematica infatti, a seguito
dell’ennesimo incidente che coinvolge Percy, si trasforma in un’Arpia e lo assale; il ragazzo si salva
grazie all’intervento del prof. Di latino e del suo amico Grover che si scopre essere un satiro! Percy
non riesce a credere ai suoi occhi ma, mentre si trova al mare con la madre, viene costretto a
seguirla con il suo amico Grover al Campo Mezzosangue, un luogo protetto in cui vanno tutti i
semidei. Poco prima dell’ arrivo al campo la madre viene però uccisa dal Minotauro. Percy,
apparentemente al sicuro dalle creature infermali che lo braccano, scopre la verità sulla sua natura
di semidio: egli è infatti il figlio del dio del mare Poseidone e molti dei credono che abbia rubato,
per conto del padre, la potente folgore di Zeus per scatenare una guerra fra la popolazione mortale
degli Stati Uniti. Per scongiurarla e per cercare di riportare dal regno dei morti la madre, Percy
insieme a Grover, suo custode, e ad Annabeth, figlia di Atena, parte per l’Ade. Da qui ha inizio
l’impresa avventurosa dei tre ragazzi...
Perché leggere il libro
Se vi piacciono la mitologia e le storie avventurose il libro fa per voi perché richiama gli antichi
miti, gli eroi e gli dei del mondo greco classico e li inserisce in un contesto moderno. L’Olimpo
adesso si trova al seicentesimo piano dell’Empire State Bulding e la porta dell’Ade dietro la scritta
“HOLLIWOOD” sulla collina di Los Angeles. Inoltre si parla di tematiche come la diversità, la
dislessia in modo davvero originale: Percy non riesce a leggere le lettere dell’alfabeto perché la sua
mente riconosce il greco antico come lingua propria...oppure Grover porta le stampelle perché
claudicante ma in realtà è un satiro e le sue gambe sono quindi velocissime ma caprine! Il libro è
scritto in maniera abbastanza scorrevole perché nella finzione narrativa a raccontare la storia è
proprio Percy, un dodicenne, e quindi anche il linguaggio utilizzato è semplice. I titoli dei capitoli
sono all’insegna dell’humor e della presa in giro tipiche di un ragazzo un po’ burlone e spavaldo
come il nostro semidio; la storia è molto avvincente anche se alcuni elementi presenti sono un
po’simili ad alcuni della saga di Harry Potter di J.K. Rowling.
Il libro nel complesso è molto interessante anche se lo stile dell’autore non è eccellente. Il libro è
indubbiamente più avvincente del film, infatti questo è, in alcune scene, molto diverso. Altre
situazioni molto divertenti sono state tagliate nella versione cinematografica, di conseguenza, anche
lo svolgimento della storia è stato modificato. Il consiglio è quello di leggere per primo il libro e in
seguito vedere il film, ma chi ha già visto la pellicola, non si disperi, perché è sempre in tempo per
iniziare una nuova avventura nel mondo moderno della mitologia!
A cura di Arianna Torelli
Recensione spettacolo “Il fantasma di Canterville
Il giorno 8 marzo la classe terza media
ha messo in scena “Il fantasma di Canterville” di Oscar Wilde. L’opera narra di un
nobile inglese, Lord Canterville, che vende il suo castello all’ambasciatore americano
e alla sua famiglia.
Durante la permanenza, la bizzarra combriccola incontra il fantasma di Ser Simon
Canterville che cerca di allontanare dalla sua casa i nuovi proprietari. Dopo una serie
di rocamboleschi scontri tra la famiglia americana e il povero fantasma, Virginia, la
figlia maggiore dell’ambasciatore, aiuta Ser Simon a trovare la pace eterna e liberare
il castello.
Durante l’ opera non sono mancate canzoni moderne e da brivido relative alla scena
rappresentata. Lo spettacolo si è concluso con un mare di applausi per gli attori che si
sono messi in gioco per la realizzazione dell’opera. La presentatrice inoltre ha
invitato sul palco tutti i ragazzi della classe che, sotto la supervisione della
professoressa Giulia Sormani e il professore Roberto Bortoluzzi, hanno lavorato sodo
e con grande passione anche dietro le quinte per la realizzazione dei due atti. Gli
studenti si sono dimostrati soddisfatti della messa in scena ed orgogliosi di tutte le
scelte tecniche e interpretative. Degno di nota l’omaggio alla coppia Mondaini-
Viannello relativo alla storica scena in camera da letto inserito dalle registe.
I favolosi interpreti di questo spettacolo sono:
Ser Simon Canterville: Marco Rovani
Miss Umney: Luca Criscuolo
Mr Hiram Otis: Elio Gazzola
Mrs Lucrezia Otis: Francesca Giampaolo
Virginia Otis: Chiara Incerti
Sing e Song Otis: Marco Marino
e Giovanni Ceccarelli
Wahington Ok: Assane Mbaye
Lord Canterville: Edoardo Palermo
A cura di Marta Gabbi e Greta Lupi
Foto di Lorenzo Davoli
Minestrone russo “Borsh”
Il nome di questo minestrone “Borsh” deriva dal
colore rosso scuro che acquisisce dalla
barbabietola rossa e da qui “minestra rossa“. Il
borsh può essere vegetale, utilizzando solo ortaggi
oppure di carne e si può utilizzare il maiale o il
pollo, come meglio si preferisce, ma comunque gli
ingredienti principali sono la barbietola rossa e la
patata. Questa minestra è necessaria per il nostro
organismo specialmente nella stagione fredda, per
le sostanze in essa contenute e anche perché col
freddo in inverno si desidera più che in altre stagioni
mangiare piatti caldi parzialmente liquidi che
danno quel senso di calore desiderato. Il borsh ci
trasmette energia e calore, attiva il metabolismo e
una migliore circolazione sanguigna, rende più
bilanciati i liquidi che influiscono sulla pressione
arteriosa nell’organismo. Nel borsh, grazie ai suoi ingredienti, vi sono molte vitamine e minerali
utili che sono una perfetta profilassi per la gastrite. E’ possibile consumare questo minestrone a
pranzo e a cena, specialmente le persone che vogliono mantenere la linea o che vogliono
dimagrire possono trarre maggior giovamento da questo alimento. I dietologhi europei sono
giunti alla conclusione che la maggior parte delle donne con un il corpo ben modellato
consumano regolarmente minestre di questo tipo.
Ingredienti
carne 700 gr. (manzo, maiale o pollo; in base alle proprie preferenze) carote 2, patate 3-4, verza 300 gr., cipolle 2, prezzemolo 50 gr. finocchio selvatico 50 gr., pomodoro 3-4 concentrato di pomodoro 2 cucchiai da tavola barbabietola rossa 1 media salsa agro-dolce 2 cucchiai da tavola (adjika) olio di oliva extravergine 70 gr. aceto di vino 2-3 cucchiai da tavola (per mantenere il colore rosso della minestra) crema di panna da cucina o smetana alloro 3 foglie aglio 3 spicchi sale quanto basta
Preparazione
lavare tutti gli ortaggi e tagliarli in pezzi piccoli;
mettere l’olio in una padella e friggere le cipolle sminuzzate e farle imbiondire;
aggiungere le carote a pezzetti e la barbabietola, friggere il tutto per 10 minuti
a fuoco medio;
aggiungere i pomodori, il concentrato, la salsa agro-dolce e friggere per altri 5
minuti;
mettere la carne e le foglie di alloro in una pentola con 3 litri di acqua e far
bollire per 30-40 minuti;
immettere la verza e bollire ancora per 10 minuti, poi le patate tagliate a pezzi
e bollire altri 5 minuti;
infine aggiungere tutti i vegetali fritti e bollire il tutto per altri 10 minuti;
aggiungere gli spicchi d’aglio sminuzzato a sottili fettine, il prezzemolo e il
finocchio selvatico nella pentola dove il borsh è ormai cotto;
spegnere il fuoco, lasciate riposare il tutto per 10 minuti;
ora il borsh è pronto
In tavola avrete predisposto una coppa con dentro la crema di panna o
smetana per i commensali che gradiranno aggiungerla al borsh.
Da un’idea di Lisa Vinichenko, realizzazione di Alessandro Branchini
Macedonia Test
1)Chi sono i due protagonisti di “The tourist”?
1) Christian de Sica e Massimo Boldi
2) Michel Hunziker e Roberto Benigni
3) Jonny Depp e Angiolina Jolie
2)Qual è il pugile più forte del mondo?
1) Rocky Balboa
2) Mohamed Alì
3) Jonh Cena
3)Fra queste macchine qual è la più veloce?
1) Audi
2) Aston Martin
3) Lamborghini
4) Chi ha segnato nella finale dei mondiali tra SPAGNA-OLANDA?
1) A.Iniesta
2) Sneider
3) Villa
Di Andres Alvarez, Federico Boni e Andrea Rizzo
Buon anniversario dei 150 a nni dell’Unità d’Italia
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno contribuito alla
realizzazione di questo numero, in particolare ai professori
Stefania Guglielmino e Roberto Bortoluzzi
Realizzazione grafica del giornalino: Alessandro Branchini, Valentina Fiori, Simone
Piazza e Chiara Taormina
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