regione veneto provincia di treviso p.a.t. comune di ... · geomorfologia ... territorio comunale...
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Provincia di TrevisoRegione Veneto
Piano di Assetto del Territorio
P.A.T.Comune di Treviso
IL SINDACOGian Paolo Gobbo
Assessore all'urbanisticaarch. Sergio Marton
Adottato Approvato
W 6 3 5 d 0 3 0 1 0 1 0 0 0 2 0 10Codice Elaborato
GRUPPO DI PROGETTAZIONE
Direttore Generaledott. Otello Paraluppi
Responsabile del procedimentoSettore Pianificazione Territoriale ed Urbanistica
arch. Stefano Barbieri
urb. Roberto RossettoCoordinamento generale
arch. Leopoldo SacconPianificazione urbanistica
CONTRIBUTI SPECIALISTICI
dott. For. Stefano RenieroSostenibilità ambientale VAS e VINCA
ing. Federico ZannantonioValutazione dei trasporti e viabilità
ing. Giuliano MarellaValutazioni estimative
dott. Luca RomanoIndagini socio-economiche
ing. Giuseppe BaldoUrbanistica partecipata
arch. Giuseppe CappochinCAPOGRUPPO - Pianificazione urbanistica
arch. Fernando TomaselloPianificazione urbanistica
Dicembre 2012
RELAZIONE GEOLOGICA
R 05
INDICE
INDICE .............................................................................................................................................. 2 1. PREMESSA .................................................................................................................................. 3 2. INQUADRAMENTO NORMATIVO ............................................................................................... 3 3. FONTE DEI DATI E METODOLOGIA DI LAVORO ...................................................................... 4 4. INFORMATIZZAZIONE E RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFIA ........................................... 5 5. DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO .......................................................................... 5 6. GEOMORFOLOGIA ...................................................................................................................... 6 7. GEOLITOLOGIA ......................................................................................................................... 10 8. SISMICA ..................................................................................................................................... 13 9. IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA ................................................................................................ 16
9.1 IDROLOGIA ........................................................................................................................... 18 9.2 IDROGEOLOGIA ................................................................................................................... 19
10. COMPATIBILITA’ GEOLOGICA, ELEMENTI DI VINCOLO E INVARIANTI ............................. 22 10.1 LE AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO ................................................ 28 10.2 INVARIANTI E VINCOLI ................................................................................................... 30
11. CONCLUSIONI ......................................................................................................................... 30
1. PREMESSA Questo documento illustra la metodica di indagine che ha portato alla stesura della cartografia a
carattere geologico del PAT, sulla base di tematismi gestibili mediante il sistema informativo
territoriale della Regione Veneto. Con l’approvazione del PTCP della Provincia di Treviso, le
competenze urbanistiche sono state acquisite dalla provincia stessa.
La cartografia è stata eseguita attraverso le metodologie classiche in uso in geologia che
comprendono il rilevamento geologico di campagna, la fotointerpretazione, il reperimento di
indagini quali sondaggi, trincee esplorative e prove penetrometriche. Tale studio è certamente
migliorabile nel tempo tramite l’acquisizione di ulteriori indagini in sito.
Come previsto dalla normativa, il lavoro è distinto in una fase di acquisizione dei dati descrittivi del
territorio che porta alla definizione del Quadro Conoscitivo (fase d’analisi) e in una fase di
elaborazione delle informazioni strutturate in una visione progettuale del territorio (fase di
progetto).
La fase d’analisi è stata condotta dallo studio Argo Project S.C. e il dott. geol. Maurizio Olivotto.
Il lavoro si è realizzato attraverso l’approfondimento di problematiche geologiche e ambientali del
territorio comunale che ne condizionano la progettazione urbanistica.
2. INQUADRAMENTO NORMATIVO La programmazione e la gestione del territorio sono regolate da diversi dispositivi normativi a
carattere regionale che prevedono l’uso di strumenti urbanistici e pianificatori quali, in particolare, il
Piano Regolatore Generale, integrati da specifiche indagini e studi a carattere geologico. I
principali strumenti normativi che regolano la gestione del territorio:
- LR n°40 del 2 maggio 1980: “Norme per l’assetto e l’uso del territorio”;
- DGRV del 24 maggio 1983: questa delibera indica l’elenco degli elaborati e le modalità di
redazione dei piani urbanistici;
- LR n°61 del 27 giugno 1985: “Norme per l’assetto e l’uso del territorio”;
- DGRV n°615 del 21 febbraio 1996 “Grafie unificate” e più recenti disposizioni regionali.
La cartografia geologico-tecnica individua “le attitudini delle singole unità del terreno, con
particolare riferimento al loro assetto geologico e morfologico e ai processi geodinamici in atto e
deve contenere una classificazione dei terreni ai fini della loro utilizzazione come risorsa naturale”.
La considerazione che i fenomeni geodinamici agenti sul territorio non possono essere descritti
solamente nell’ambito di confini comunali, ma è necessario inquadrarli in una visione d’insieme, ha
portato la Regione Veneto a emanare la Legge Regionale n°11 del 23 aprile 2004.
Questa norma prevede diversi livelli di pianificazione territoriale, regionale (PTRC, Piano
Territoriale Regionale di Coordinamento), provinciale (PTCP e PATI, rispettivamente Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale e Piano di Assetto Territoriale Intercomunale) e
comunale (PAT, Piano di Assetto Territoriale). Quest’ultimo, insieme al Piano degli Interventi
Comunali (PI), sostituisce il precedente PRG.
La Legge Regionale n°11 ha tra i suoi contenuti e finalità “... la messa in sicurezza degli abitati e
del territorio dai rischi sismici e di dissesto idrogeologico ...” evidenziando problematiche legate ad
aspetti di difesa del territorio dagli eventi naturali. Da questa esigenza nasce l'obbligo di una
conoscenza approfondita delle dinamiche geologico-ambientali che hanno una diretta influenza
sull’evoluzione del territorio e sulla sua sicurezza, e la necessità di una raccolta ed elaborazione
dei dati territoriali esistenti, organizzandoli in sistemi informativi strutturati.
La sintesi di questi dati si manifesta nella matrice 5 (Suolo e sottosuolo) del Quadro Conoscitivo
del PAT.
Il Quadro Conoscitivo (QC) è costituito dal “... complesso di informazioni necessarie che
consentono un’organica rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi
evolutivi che lo caratterizzano e costituisce il riferimento indispensabile per la definizione degli
obbiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione della sostenibilità.” Il QC individua il grado di
vulnerabilità, le condizioni di fragilità ambientale, le risorse naturali del territorio, nell’ambito di una
“valutazione di sostenibilità” dello sviluppo e il suo impatto verso l’ambiente.
La conoscenza del territorio così ricavata permette lo sviluppo di elaborati progettuali di supporto
alla pianificazione, con particolare riferimento all’individuazione delle diverse attitudini del territorio
e relativi vincoli, attraverso la redazione di tematismi tra cui il “Sistema dei Vincoli”, le “Invarianti” e
le “Fragilità”.
Nello specifico, per il territorio del Comune di Treviso, lo studio di geologia Argo Project ha
prodotto tre tavole d’analisi per il QC: Carta Litologica, Carta Idrogeologica e Carta
Geomorfologica; l’estensore di questa relazione, per la società Proteco, la tavola di progetto
“Fragilità - Compatibilità Geologica” con una mappatura delle aree soggette a dissesto
idrogeologico (aree esondabili e aree di risorgiva).
Il territorio comunale è compreso nella fascia delle risorgive, cui sono associate particolari
problematiche connesse all’emersione della falda freatica.
3. FONTE DEI DATI E METODOLOGIA DI LAVORO Il lavoro si è svolto sviluppando materiale proveniente da varie fonti come quello proveniente da
un’indagine geologico-ambientale del 1992, la cui cartografia (Carta geomorfologica, Carta
idrogeologica, Carta geolitologica, e Carta delle penalità ai fini edificatori) e relazione geologica
sono state propedeutiche alla revisione del P.R.G., eseguita dai dott. geol. Livio Sartor e Vittorio
Gennari.
L’attività svolta ha cercato di sintetizzare e armonizzare le informazioni derivanti dal PRG con altre
provenienti dai materiali d’elaborazione messi a disposizione dalla Provincia di Treviso per il
PTCP, dalla Regione Veneto per il PTRC e il PRAC, da varie pubblicazioni a carattere geologico
edite nell’ultimo decennio, da altre informazioni fornite dal Comune (tra le quali uno Studio
Idraulico del territorio del Comune di Treviso del 2006) e da vari enti operanti sul territorio.
In particolare è stata consultata e analizzata la bibliografia e la cartografia tematica disponibile
dell’Autorità di bacino regionale del Fiume Sile e dei consorzi di bonifica Acque Risorgive e Piave,
per quanto riguarda la gestione del reticolo delle acque superficiali, i manufatti idraulici, le aree
allagate/esondabili/a deflusso difficoltoso.
4. INFORMATIZZAZIONE E RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFIA I dati disponibili per le analisi sono stati elaborati con applicativi GIS Geomedia per produrre dati
conformi alle specifiche della L.R. 11/2004 della Regione Veneto. Per la vestizione dei tematismi
geologici sono state utilizzate le grafie unificate del 23 marzo 2007, aggiornate al 25 maggio 2009,
messe a disposizione dal Servizio Geologico della Regione Veneto.
Seguendo le metodologie dell’analisi geospaziale, sono stati interpolati i dati puntuali rilevati sul
territorio o ricavati da altre fonti ufficiali. I risultati ottenuti sono stati elaborati attraverso un’analisi
critica e successivamente strutturati secondo le codifiche e le specifiche regionali.
Per l’incrocio dei dati sono state utilizzate le classiche funzionalità GIS di overlay mapping, che
hanno permesso l’individuazione delle aree tematiche oggetto di studio.
5. DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO Il territorio del Comune di Treviso si estende nella porzione centro-meridionale della Provincia di
Treviso, situato nella media pianura compresa tra i fiumi Piave e Brenta.
Esso confina a nord con i comuni di Ponzano Veneto e Villorba; a est con i comuni di Carbonera e
Silea; a sud con i comuni di Casier, Preganziol e Zero Branco; a ovest con i comuni di Quinto di
Treviso e Paese.
L’area oggetto di studio è caratterizzata da una morfologia pianeggiante, con le quote maggiori
attorno ai 33 m s.l.m. situate al confine nord-occidentale in località Rossetto e le quote minori -
circa 6 m s.l.m. - verso il confine sud-orientale, in località Case Mestriner.
Il territorio in questione è formato da terreni di origine alluvionale: dalle fasi fluviali tardo-glaciali
dominate dalle deposizioni di due grandi megafan dei fiumi Brenta e Piave, a quelle più recenti di
età olocenica, legate ai corsi dei fiumi di risorgiva.
Il sottosuolo, nella prima decina di metri, è costituito nella parte nord-occidentale da una
successione di sedimenti ghiaioso-sabbiosi affiancati e/o alternati da lembi e lingue sabbiose-
limose, mentre nella parte restante i sedimenti prevalenti sono limoso-argillosi con intercalazioni
sabbiose in rapida variazione tra loro sia nei rapporti verticali sia laterali.
La complessa interdigitazione stratigrafica, tipica di questa zona di transizione tra l’alta e la bassa
pianura, crea i presupposti per la venuta a giorno di parte delle acque sotterranee (risorgive) e la
formazione di quel sistema multifalda della bassa pianura veneta, caratterizzato dalla sequenza di
acquiferi alloggiati negli strati sabbiosi e separati da livelli limoso-argillosi più impermeabili.
Il territorio di Treviso è attraversato dal F. Sile e da altri fiumi di risorgiva del suo bacino, che
scorrono, parzialmente arginati, in direzione circa NW-SE. Tali corsi d’acqua ricevono parte della
loro portata da un complesso sistema di canali scolmatori e di bonifica che governano la rete
idrografica del territorio trevigiano a nord della città di Treviso stessa.
Il livello della falda freatica è variabile in base alla stagione e alla posizione rispetto alla linea delle
risorgive: prossimo al piano campagna nella parte meridionale del territorio dove è collegato in
parte all’attività irrigua e scolante dei consorzi di bonifica Piave e Acque risorgive.
Dal punto di vista sismico, l’area in questione è classificata all’interno della classe di accelerazione
massima del suolo 0,125-0,200 g; da un punto di vista normativo (ai sensi della classificazione
dell’O.P.C.M. 3274/2003 e successive) e relativamente alle problematiche amministrative
appartiene alla zona 3.
6. GEOMORFOLOGIA L’area oggetto di studio è caratterizzata da una morfologia pianeggiante, con lievi ondulazioni date
dall’esistenza di dossi fluviali e bassure.
Le quote maggiori sono situate ai confini nord-occidentali (verso i comuni di Ponzano e Paese) e
raggiungono circa 33,1 m s.l.m. a nord della località Rossetto. A parte, è da menzionare la quota di
circa 35,6 m s.l.m. che si ritrova in corrispondenza del colmo della discarica sita in Via Orsenigo.
Le quote minori si trovano verso il confine sud-orientale in località Case Mestriner, circa 6,00 m
s.l.m., se si escludono le quote inferiori (circa 5,00 m s.l.m.) che si trovano lungo alcune bassure di
cava all’interno dell’ansa abbandonata meridionale del Sile.
L’inclinazione della superficie topografica, complessivamente verso sudest, varia da circa 2,5 ‰
della zona a nord di Treviso, a circa 0,4‰ della zona a sud della linea delle risorgive.
Nell’area sono affioranti terreni di origine alluvionale, depositati dai sistemi dei fiumi Brenta e Piave
in processi di sovrapposizione e interdigitazione di sedimenti e in un periodo compreso dall’ultimo
massimo glaciale al tardiglaciale: prevalentemente sabbioso-ghiaiosi quelli del Piave; più fini in
virtù della loro posizione distale quelli del Brenta. I due sistemi si estendono in forma di megafan
che, in quest’area di pianura, si compenetrano, creando la bassura lungo la quale scorre il F. Sile.
La disattivazione delle correnti fluvioglaciali che avevano formato la pianura pleistocenica in questo
settore dei megafan, fanno acquisire maggiore importanza al rimaneggiamento e alle fasi
alluvionali oloceniche dei fiumi di risorgiva, seppur di estensione e spessore limitati, le cui
deposizioni più fini si sovrappongono a quelle sabbiose-ghiaiose.
Figura 1: Schema geomorfologico della pianura veneta centrale. Da P. MOZZI (2005).
Le antiche forme del territorio sono riconoscibili ancorché mascherate dagli interventi di
urbanizzazione o dall’attività agricola o modificate dagli interventi sulla rete fluviale.
La ricostruzione della morfologia e la definizione delle principali forme del territorio si sono
realizzate nella Carta Geomorfologica del PAT; le principali forme derivano dall’analisi di diverse
fonti bibliografiche, cartografiche, fotografiche:
- studio delle forme naturali e antropiche, sul campo e su foto aeree;
- Carta Geomorfologica dell’indagine geologico-ambientale propedeutica alla variante del PRG
comunale del 1992;
- Carta Geomorfologica del PTCP della Provincia di Treviso;
- interpretazione del microrilievo informatizzato della Provincia di Treviso e fornito da Arpav
(Centro Agroambientale di Castelfranco Veneto) che è stato riportato come tematismo lineare;
- ortofoto regionale del 2007;
- riprese satellitari di vari visualizzatori virtuali presenti in internet.
Il microrilievo è il risultato del modellamento della pianura operato dai processi erosivi e di
deposizione fluviale; poiché i dislivelli sono poco accentuati, diventa un elemento essenziale per
una corretta analisi del territorio. Nella Carta Geomorfologica, le isoipse sono state raggruppate in
classi con equidistanza pari a 1 m e sono state riprese dalle analisi effettuate per il PTCP della
Provincia di Treviso.
Un andamento simile si ottiene anche da un’analisi svolta sulle quote della CTRN e presentata
nella figura sottostante, con classi di equidistanza pari a 1 m..
Figura 2: Andamento altimetrico del territorio comunale: le quote maggiori in tonalità rosate e marroni sono presenti nella parte nord-occidentale del territorio; le quote minori, nelle tonalità del verde in quella centro-orientale. E’ inoltre rappresentata la linea delle risorgive in colore blu, gli specchi lacustri in azzurro, le ex-cave in arancione, i rilevati in nero.
L'andamento altimetrico mostra le quote più elevate di colore rosato nell’angolo di nordovest, a
partire da 34 m s.l.m., che sfuma in quelli della tonalità marrone più scuro con una spaziatura delle
isoipse costante fino a circa quota 18 m s.l.m. (colore marrone chiaro) in corrispondenza della
linea delle risorgive evidenziata con il colore blu. Verso valle comincia la bassa pianura nelle
tonalità marrone chiare, a pendenza attenuata, che si estende al resto del territorio comunale e
compresa fra 18 e 13 m s.l.m. La depressione in cui scorre il F. Sile, nella parte centro-orientale, è
indicata dalle tonalità verdi, fino al colore verde scuro pari alla quota 5 m s.l.m. che corrisponde
alle elevazioni minime del territorio comunale. Nella figura sono evidenziati anche i rilevati in colore
nero; le ex aree adibite a cava - ripristinata e non - in colore rosso; le aree in cui emerge la falda
freatica in colore celeste; il reticolo idrografico in azzurro.
L’andamento delle isoipse mostra diverse strutture morfologiche relativamente più elevate, di
direzione variabile, legate ai dossi dei grandi megafan che proprio nel territorio comunale si
compenetrano: i dossi del megafan del Brenta giacciono a sud; i dossi del megafan del Piave di
Nervesa verso nordest. I dossi fluviali sono elevati di qualche metro sulla pianura circostante e
presentano una morfologia a dorsale appiattita, segnata da tracce di paleoalvei.
Nelle bassure presenti fra queste strutture scorrono i fiumi di risorgiva, le cui fasi di
rimaneggiamento della pianura pleistocenica si sono alternate a modeste fasi alluvionali. Tali
sedimenti recenti, prevalentemente limosi e argillosi, talora organici anche se solo nelle parti più
superficiali, hanno ricoperto con spessori limitati la pianura superficie pleistocenica. I bordi delle
incisioni, probabilmente ereditate in parte da antichi percorsi del Piave, sono ancora visibili lungo il
percorso attuale del Sile, classificati come scarpate di erosione fluviale minori di 5 m di altezza.
Le aree morfologicamente depresse sono costituite da tali dolci bassure e possono diventare aree
a drenaggio difficile.
Il Sile è arginato solo in alcuni tratti alla periferia sudest di Treviso città, all’interno della debole
depressione incisa sulla pianura pleistocenica. Il sistema di argini del Sile parte solo da Silea,
alcuni chilometri a valle.
Tra le forme di origine antropica sono stati sottolineati gli assi viari più importanti che sono rilevati
rispetto al piano campagna e che, in corrispondenza delle aree depresse, possono determinare
ostacoli nel deflusso superficiale, creando aree intercluse a deflusso difficoltoso.
Diversi sottopassi stradali attraversano le vie di comunicazioni più importanti determinando
situazione di percorsi in trincee e come tali classificati nella Carta Geomorfologica.
Le cave sono state una delle principali azioni di modificazione del territorio, almeno fino agli anni
’80 e ‘90 del ‘900, quando hanno cessato la loro attività. Nel corso degli anni sono state in gran
parte colmate con riporti vari e ripristinate ad altri usi. La maggior parte è stata recuperata a uso
agricolo; alcune di esse ad area ricreativa e di pesca, lasciando la falda affiorante.
Infine due ex cave della zona nordovest, in località Rossetto, sono state adibite a discariche, in via
di ricomposizione ambientale.
In sintesi gli elementi cartografati nella Carta Geomorfologica del PAT sono stati attinti e/o
elaborati in base alle seguenti fonti:
Elementi puntuali Codice Elemento Fonte del dato M-ART-23 Briglie CTR da sostegni in alveo
Elementi lineari
Codice Elemento Fonte del dato
M-ART-06 Orlo di scarpata di cava abbandonata
Carte geologiche da PRG (geomorfologica), PTCP e CTR
M-STR-18 Isoipse del microrilievo PTCP
M-ART-13 Trincea CTR e Ortofoto. Sono stati inseriti i sottopassi (sia pedonali che stradali) come trincee
M-ART-26 Rilevato CTR e Ortofoto. Sono stati inseriti come rilevati anche quelli in terra armata e le rampe d’accesso ai viadotti
M-FLU-06 Traccia di corso fluviale PTCP
M-FLU-17 Orlo di terrazzo <5m
Carte geologiche da PRG, PTCP modificato e adeguato su CTR
M-ART-25 Argini principali Carte geologiche da PRG
Elementi areali
Codice Elemento Fonte del dato
M-ART-18 Discariche Carte geologiche da PRG (una discarica è più grande rispetto a PTCP) e da PTCP, adeguate a CTR
M-ART-32 Escavazione ripristinata mediante riporto
Carte geologiche da PRG integrato da morfologia derivata da CTR
M-FLU-35 Dosso fluviale PTCP (non inseriti paleoalvei da PRG perché poco “coerenti”)
7. GEOLITOLOGIA Dal punto di vista geolitologico, nell’area oggetto di studio affiorano terreni di origine alluvionale,
depositati dalle imponenti divagazioni dei fiumi Brenta e Piave e, in misura minore e solo in
superficie, dal Sile e da altri fiumi di risorgiva.
Le direttrici di sedimentazione hanno generato propri coni di deposizione che si sono sovrapposti e
compenetrati gli uni negli altri, determinando facies diverse in base alla granulometria dei materiali
e all’energia idraulica della corrente. Alla differenziazione e progressiva riduzione delle ghiaie
verso sud, corrisponde l’aumento rapido dei materiali fini, da sabbiosi a limoso-argillosi.
I corpi canalizzati, prevalentemente ghiaioso-sabbiosi si assottigliano e la maggior parte di essi si
esaurisce entro i materiali limoso-argillosi.
Tali successioni sono caratterizzate da un’estrema variabilità, sia in senso orizzontale sia verticale,
e non sempre è possibile estrapolare correlazioni stratigrafiche. La variabilità è legata alla natura
alluvionale dei depositi, organizzati in strati lentiformi e con frequenti interdigitazioni causate da
passaggi repentini di ambienti sedimentari differenti ma contigui.
Le alluvioni più antiche corrispondono all’ultimo massimo glaciale e al tardi-glaciale. Nell’Olocene, i
sedimenti deposti hanno subito parziali rimaneggiamenti da parte delle attività dei corsi d’acqua di
risorgiva.
Le caratteristiche litologiche principali del territorio comunale, fino a una profondità di 3-4 m dal
piano campagna, sono rappresentate nella Carta Litologica e derivano dall’analisi di diverse fonti
bibliografiche e cartografiche:
- Carta Geolitologica allegata al PRG comunale del 1992;
- Carta Litologica allegata al PTCP della Provincia di Treviso;
- le penetrometrie allegate al PRG comunale del 1992;
- sondaggi e penetrometrie ricavate da studi geologici e geognostici forniti dagli uffici comunali e
legati a nuove edificazioni e lottizzazioni presenti nel territorio.
A questo proposito, dopo la raccolta presso gli uffici comunali, sono stati classificati 248 records,
tra sondaggi, prove penetrometriche e trincee, su complessivi 285 disponibili. Le non-classificate
appartengono a indagini poste in stretta prossimità di indagini già classificate (in prevalenza si
tratta di prove penetrometriche in prossimità di sondaggi); oppure appartengono a prove
penetrometriche senza alcuna possibilità di ricavare indicazioni sulla litologia attraversata; altre
ancora sono indagini in cui viene riportata la granulometria solo a partire da profondità superiori ai
5 metri. Molte di queste osservazioni geognostiche sono posizionate a “grappolo” (all’interno delle
lottizzazioni ad esempio) e quindi a fronte di un numero elevato di indagini non corrisponde una
buona dispersione di queste su tutto il territorio comunale. Rispetto alla situazione che si ricava
dalle indagini già disponibili nel PRG, la copertura permette di migliorare la conoscenza nelle fasce
poste verso est e verso sud del territorio comunale.
I riferimenti numerici rispetto al campo “N Geo” del file shp c0501013_CartaLitologicaP sono i
seguenti:
1 – 238 Nuove indagini raccolte dal Comune;
239 – 266 Indagini provenienti dallo studio geologico propedeutico al PRG;
267 – 285 Nuove indagini raccolte dal Comune.
La prevalenza dei termini fini e grossolani determina la suddivisione rappresentata nella Carta
Litologica, in cui sono riportate e correlate le litologie prevalenti nei primi 3-4 m di profondità.
Ghiaie e ghiaie con sabbie predominano nella parte nord-occidentale del territorio, a monte della
linea delle risorgive, e in corrispondenza di un dosso del Piave, di direzione nord-sud, nella parte
nord-orientale.
I sedimenti prevalentemente sabbiosi sono indicati in corrispondenza dei dossi fluviali meridionali e
nord-orientali mentre i sedimenti prevalentemente limoso-argillosi occupano la parte restante del
territorio comunale e le aree delle bassure morfologiche centrali e meridionali.
Le ghiaie si presentano con facies molto variabili: granulometria da fine alla dimensione di ciottoli
di 30 cm di diametro (rilevati in località S. Bona); presenza di matrice, anche abbondante, sabbiosa
e limosa.
Le sabbie, in varia proporzione con elementi ghiaiosi, sono più o meno limose e si presentano
generalmente da sciolte a leggermente compatte.
I sedimenti limoso-argillosi sono prevalenti, nella parte più o meno superficiale, nella parte centrale
e meridionale del territorio comunale. Lo spessore è variabile: minimo nelle aree di dosso fluviale,
raggiunge con continuità 4 m nelle aree più depresse.
Nei termini più fini è riscontrabile anche la presenza sub-superficiale (compresa fra la superficie e
circa 1 m di profondità dal p.c.) di un paleosuolo con concrezioni calcaree che rappresenta la
superficie dell’antica pianura alluvionale glaciale. Lo spessore del paleosuolo varia da qualche
decina di cm a qualche metro, in base alla litologia.
I termini più fini sono essenzialmente limi e argille. Le prove penetrometriche, dove non sono
rilevati i paleosuoli, registrano basse resistenze alla punta almeno fino a 1,5 m per poi alzarsi più in
profondità fino a 20-30 kg/cm².
In corrispondenza delle aree più depresse sono possibili intercalazioni di debole spessore di argille
organiche o comunque presenza di frustoli carboniosi, raramente torbe, probabilmente legate al
fenomeno risorgivo, a paludi o alla chiusura di canali fluviali.
Secondo le grafie inserite nella normativa regionale, per questa porzione di pianura sono
applicabili quattro codifiche distinte per definire la litologia: materiali granulari antichi a tessitura
prevalentemente ghiaiosa e sabbiosa, materiali alluvionali a tessitura fine prevalentemente limoso-
argillosa, materiali alluvionali a tessitura prevalentemente sabbiosa, materiali di riporto derivati
dalla georeferenziazione degli elementi M-ART-18 e M-ART-32 della Carta Geomorfologica del
PAT.
Nella prima sono state accorpate le ghiaie in matrice sabbioso-limosa di varia proporzione e a
granulometria variabile da fine a grossa con la presenza di ciottoli aventi diametri che possono
raggiungere anche 30 cm. Nella seconda, facies quali limi argillosi, argille sabbiose, argille limose
recenti e antiche. La terza comprende sabbie, sabbie limose, limi con sabbie, sabbie ghiaiose.
In sintesi, nella Carta Litologica del PAT sono stati definiti i seguenti elementi:
Elementi puntuali
Codice Elemento
L-IND-01 Prove Penetrometriche
L-IND-02 Sondaggi
L-IND-03 Trincee
Elementi areali
Codice Elemento
L-ALL-01 Materiali alluvionali ghiaioso - sabbiosi
L-ALL-05 Materiali alluvionali limo - argillosi
L-ALL-06 Materiali alluvionali sabbiosi
L-ART-01 Materiali di riporto, derivati da M-ART-18 e M-ART-32 della Carta Geomorfologica
8. SISMICA Il territorio di Treviso si colloca ai margini meridionali dell’alta pianura veneta, attraversata da varie
unità tettoniche separate da disturbi tettonici a direzione NE-SW con caratteri di sovrascorrimento
e da faglie trascorrenti a direzione NW-SE. Il movimento in atto è dato dalla compressione fra i
primi rilievi del fronte sudalpino e quanto si trova a sud dello stesso. L’attività neotettonica è
massima nella zona pedemontana alpina.
In generale la normativa sismica sta attraversando in questi anni modifiche continue, al fine di
rispondere agli attuali standard di sicurezza e costruttivi.
La zonazione sismica del 2006 classifica il comune di Treviso nella zona 3, nella quale il territorio
può essere soggetto a scuotimenti modesti.
Solo nei comuni compresi nelle zone sismiche 1 e 2, ogni nuovo strumento urbanistico (PAT) deve
contenere, ai fini dell’adozione, uno specifico studio di compatibilità sismica che fornisca una
valutazione della pericolosità sismica di base e locale.
Nella Figura 3 si riportano i valori di pericolosità sismica per la regione Veneto, espressi in termini
di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, e riferita a
suoli rigidi. I valori per i nodi più vicini al territorio in fase di studio, definiti secondo l’ordinanza del
PCM del 28 aprile 2006, appartengono alla classe 0,125-0,200 g.
Figura 3 – Valori di pericolosità sismica per la regione Veneto, espressi in termini di accelerazione massima del suolo. (Fonte: Gruppo di Lavoro MPS - 2004. Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall'Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003 - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)
La nuova normativa sismica nazionale, prevede che i progetti delle opere di ingegneria siano
accompagnati da una caratterizzazione sismologica del suolo e del sottosuolo di fondazione sul
quale avverrà la costruzione. La normativa individua nel parametro Vs30 (velocità media delle
onde di taglio nei primi 30 m di profondità) l’indicatore di eventuali coefficienti amplificativi locali
dell’accelerazione sismica, da impiegare nel calcolo strutturale delle opere.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Treviso, ispirandosi
alla nuova normativa sismica nazionale fissata dall’OPCM n°3274/2003 e successive modifiche e
integrazioni, contiene uno studio sul modello di velocità di propagazione delle onde elastiche
trasversali, nei primi 30 metri di profondità.
Le misure di tali velocità effettuate nella provincia di Treviso, hanno consentito di ottenere una
serie di informazioni, di cui si riporta uno stralcio relativo al territorio del Comune di Treviso nella
Figura 4.
Figura 4 – Mappa dei valori di velocità media delle onde di taglio nei primi 30 m (Vs30) tratta dalla Cartografia sismica della pianura della Provincia di Treviso, redatta per il PTCP a cura di OGS di Trieste e Adastra (aprile 2007). La distribuzione del campo di velocità è, in prima approssimazione, funzione della geologia dei
corpi deposizionali più importanti.
Dall’analisi dei dati nei dintorni del territorio interessato si osserva una diminuzione dei valori della
Vs30 spostandosi dalla medio-alta alla bassa pianura trevigiana: da oltre 500 m/s nei depositi
sabbiosi ghiaiosi di medio-alta pianura, i valori diminuiscono fino a circa 350-300 m/s verso la parte
sud-orientale, in terreni dove cominciano a essere presenti granulometrie fini. I valori comunque
non scendono mai al di sotto di 300 m/s.
Da un punto di vista normativo (ai sensi della classificazione dell’O.P.C.M. n°3274/2003) e quindi
relativamente alle problematiche urbanistiche, ingegneristiche e geotecniche, il territorio di Treviso
risulta appartenere alla categoria di suolo B, nella quale i valori di Vs30 sono compresi
nell’intervallo 360-800 m/s.
Gli annali storici relativi agli eventi sismici registrati nel territorio di Treviso non segnalano
un'importante attività sismica. Infatti, sono stati registrati sporadici eventi sismici e tutti di modesta
intensità a causa della rilevante distanza degli epicentri. I livelli di sismicità risentibili nell’area di
interesse sono dovuti all’attività proveniente da zone sismicamente più attive situate nell’Alto
Trevigiano, nel Bellunese e in Friuli.
La microzonazione sismica tiene conto della distanza dalle sorgenti dei terremoti e dalla loro
energia ma anche dalle amplificazioni locali generate da caratteristiche topografiche, litologiche,
geomorfologiche, idrogeologiche.
Nonostante la zonazione sismica classifichi il comune di Treviso nella zona 3, e non sia quindi
necessario che il PAT contenga uno specifico studio di compatibilità sismica dove si fornisca una
valutazione della pericolosità sismica di base e locale, è opportuno presentare gli aspetti di
microzonazione locale in grado di produrre amplificazione sismica e instabilità. Tali elementi sono,
nel territorio di Treviso, le scarpate di cava e le loro dimensioni geometriche e inclinazione; lo
spessore dei materiali alluvionali in base al loro addensamento (può essere assunto un incremento
limitato); la presenza di materiali sabbiosi che accompagnata a quella piuttosto superficiale della
falda freatica, potrebbe dar luogo a fenomeni di liquefazione.
9. IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA Per un territorio ricco di acque superficiali e sotterranee come quello di Treviso è importante lo
studio dell’assetto idrologico e idrogeologico, il quale è in stretta relazione alla costituzione
litologica. Esso è diviso in due parti distinte: a nord e nordovest, il megafan alluvionale del Piave; a
sud e sudest, la bassa pianura.
La pericolosità idraulica rappresenta la causa più rilevante di fragilità nel territorio.
Le informazioni sono state raccolte presso il Comune di Treviso, soprattutto il materiale prodotto
nel 1992 per il PRG e per il Piano Comunale delle Acque; il Consorzio di bonifica Piave, l’Autorità
di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza; la Regione del Veneto attraverso
l’Unità Periferica del Genio Civile di Treviso; la Provincia di Treviso con il PTCP.
In sintesi, gli elementi cartografati nella Carta Idrogeologica del PAT sono:
Elementi puntuali Codice Elemento Fonte del dato
I-SUP-06 Sorgenti PTCP (geomorfologia e idrogeologia) integrata da ubicazione corretta da CTR
I-SUP-10 Idrovore PTCP. Indicata un’idrovora presso l’ex fonderia I-SOT-06 Pozzo Freatico ATS
I-SOT-08 Pozzo con falda artesiana PTCP (n. 88)
I-SOT-07 Pozzo con falda saliente ATS
I-SUP-20 Derivazione di corso d’acqua
Carta geologica PRG con la correzione dell’ubicazione da CTR
Elementi lineari
Codice Elemento Fonte del dato I-SOT-03 Isofreatiche PTCP (uniti i singoli tratti)
I-SOT-05 Limite superiore fascia risorgive PTCP
I-SUP-02/I-SUP-04
Corso d’acqua permanente/Canale artificiale
Genio Civile per il F. Sile; Consorzio di Bonifica Piave per gli altri corsi d’acqua; LLPP - Studio Idraulico 2006; Regione Veneto - CTR e grafo idrografia
Elementi areali
Codice Elemento Fonte del dato
I-SUP-18 Aree di risorgiva PTCP reinterpretato: dove più sorgenti con molti fossi e zona umida si è definita un’area di risorgiva
I-SUP-15 Aree a deflusso difficoltoso
PRG, PTCP, Piano di Protezione Civile del Comune, Studio Idraulico LLPP 2006, PAI Sile. Per le aree non direttamente collegate ai corsi d’acqua di maggiore importanza: Cons. Bonifica Acque risorgive e Cons. Bonifica Piave, Genio Civile - ricavati dal Piano di Protezione Civile
I-SUP-16 Aree soggette a inondazione periodica
PRG, PTCP, Piano di Protezione Civile del Comune, Studio Idraulico LLPP 2006, PAI Sile. Per le aree non direttamente collegate ai corsi d’acqua di maggiore importanza: Cons. Bonifica Acque risorgive e Cons. Bonifica Piave, Genio Civile - ricavati dal Piano di Protezione Civile
I-SUP-00 Laghi CTR e Ortofoto
I-SOT-01a
Area con profondità falda tra 0 e 2 metri dal p.c.
Dato ricavato dal confronto tra isofreatiche di PTCP (di magra), carta del microrilievo (PTCP), quote CTR, livelli di falda puntuali, rilievi contenuti nella base-dati dei pozzi del Comune di Treviso
I-SOT-01b
Area con profondità falda tra 2 e 5 metri dal p.c.
I-SOT-01c
Area con profondità falda tra 5 e 10 metri dal p.c.
I-SOT-01d
Area con profondità falda superiore a 10 metri dal p.c.
9.1 IDROLOGIA Nel territorio comunale scorrono alcuni corsi d’acqua che sono originati nella fascia delle risorgive,
caratterizzati da portate medie costanti durante tutto l’anno. Tuttavia, eventi meteorologici di
intense precipitazioni, pendenze modeste dell’asta fluviale, apporti dal reticolo irriguo esterno ai
bacini idrografici, possono determinare fasi di piena. Le portate medie a monte di Treviso città
sono circa 25-30 m³/s. Nel tratto finale del fiume sono misurate portate medie attorno a 55 m³/s,
con eventi di piena di 200 m³/s.
La fascia delle risorgive ha origine da una variazione litologica in termini di permeabilità:
l’interdigitazione tra litotipi ghiaioso-sabbiosi e limoso-argillosi nel sottosuolo Tale suddivisione
dell’acquifero indifferenziato dell’alta pianura determina in superficie una falda freatica non sempre
continua, che viene parzialmente a giorno nei punti più depressi (fontanili, tipiche sorgenti di
pianura); in profondità, più falde variamente in pressione (sistema multifalda). Il limite superiore di
questa fascia di sorgenti puntuali e diffuse passa alcuni chilometri a nordovest della città
capoluogo.
Il principale fiume di risorgiva è il F. Sile che riceve a monte di Treviso il contributo di piccole
rogge. A Treviso città riceve altri corsi d’acqua di risorgiva, i più importanti dei quali sono il
Pegorile, il Botteniga, il Piovesan, lo Storga; mentre più a valle affluiscono il Dosson e il Melma.
La gran parte dell’idrografia presenta un regime permanente poiché è alimentata direttamente
dalle acque di risorgiva.
In relazione alla venuta a giorno delle acque di falda, il PTCP della Provincia di Treviso, segnala,
nella parte nord-occidentale del territorio comunale, proprio alle porte della città storica, tre punti in
cui le emergenze risorgive sono particolarmente evidenti. Nella Carta idrogeologica del PAT, tali
punti sono stati riportati in tre aree mappate seguendo la morfologia del territorio circostante al
punto d’interesse stesso.
La rete di bonifica compete ai consorzi di bonifica Piave, per la gran parte del territorio, e Acque
Risorgive. Si tratta di zone a scolo naturale, suddivise in sub-bacini con rete di deflusso
indipendente ma con possibilità di inter-connessione fra le aste drenanti.
Varie parti del territorio sopportano ancora particolari dissesti idrogeologici e gli eventi in grado di
mettere in crisi il reticolo idrografico hanno frequenze probabili di ordine meno che decennale.
Oltre alle precipitazioni intense, tali eventi sono legati alla difficoltà di scarico nel Sile durante le
fasi di piena.
Sono state riportate nell’elaborato d’analisi per il PAT, le aree a deflusso difficoltoso e/o a
esondazione periodica secondo le osservazioni di: consorzi di bonifica, Comune di Treviso nel
Piano comunale delle acque, l’Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e
Livenza nel PAI, Provincia di Treviso nel PTCP del 2010, Regione del Veneto attraverso l’Unità
Periferica del Genio Civile di Treviso.
Negli anni, sono stati sviluppati studi sui corsi d’acqua a livello consortile e di bacino idrografico più
ampio, per fornire un inquadramento del meccanismo del sistema idraulico complessivo,
individuandone le eventuali insufficienze e perimetrando le aree soggette ad allagamento.
Le condizioni di sofferenza idraulica dipendono da molteplici fattori: intensa urbanizzazione, rilevati
stradali e ferroviari, intensità delle precipitazioni che hanno modificato la rete idrografica causando
disagi anche nello smaltimento della rete fognaria.
Le aree a deflusso difficoltoso e/o a esondazione periodica indicate nel PAT, sono situate sia a
monte sia a valle di Treviso città: la principale area a monte è presente lungo la bassura
morfologica percorsa dal Pegorile con allagamenti che coinvolgono, a nord, anche aree nei comuni
di Ponzano Veneto e Villorba. Altre aree critiche sono presenti a nordovest, lungo i canali di
scarico del S. Pelagio, e a nordest lungo lo Storga.
Aree a varia criticità idraulica della zona meridionale sono segnalate di piccola entità lungo la
bassura percorsa dal Sile, lungo la fascia zona centro-occidentale; più estese lungo il Dosson a
sud ma soprattutto in un’ampia area compresa fra le anse più meridionali del Sile e la parte
periferica sud di Treviso. In queste aree meridionali del territorio si deve tenere in considerazione
la bassa permeabilità dei terreni superficiali.
9.2 IDROGEOLOGIA La complessa interdigitazione stratigrafica, tipica di questa zona di transizione tra l’alta e la bassa
pianura, crea i presupposti per la venuta a giorno di parte delle acque sotterranee (risorgive) e
nello stesso tempo, la formazione di quel sistema multifalda della bassa pianura veneta,
caratterizzato dalla sequenza di acquiferi alloggiati in formazioni sabbiose, separate da formazioni
limoso-argillose più impermeabili.
I rapporti geometrici fra queste formazioni sono caratterizzati da variabilità riferibili alle differenti
associazioni di facies di ambienti deposizionali contigui. Tale complessità stratigrafica si riflette
sulla situazione idrogeologica, condizionando la forma degli acquiferi e i loro reciproci rapporti.
Nel territorio considerato vi è una certa variabilità laterale e verticale di litotipi prevalentemente
argilloso-limosi a bassa o bassissima permeabilità e di litotipi ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi a
permeabilità medio-alta.
Sedimenti ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi, talora limosi, appartenenti al megafan plavense di età
pleistocenica, sono presenti estesamente nella parte nord-occidentale del territorio, con spessori di
decine di metri. Essi sono sede di una notevole circolazione d’acqua freatica.
Depositi argilloso-limosi e limoso-sabbiosi sono prevalenti nella parte centrale e meridionale
dell’area di studio e nelle bassure morfologiche presenti a nord, dove rappresentano alluvioni
relativamente più recenti. Tali materiali riducono drasticamente la permeabilità verticale.
I paleocanali fluviali a sedimentazione grossolana, di forma lentiforme, se immersi nei litotipi più
fini, costituiscono potenziali falde acquifere, più o meno in pressione, ma con limitata continuità
laterale.
Il sistema delle falde superficiali è alimentato per gran parte dalle precipitazioni e dalle dispersioni
di subalveo del Piave, sia lungo la direttrice nord sud proveniente dal corso attuale sia da
nordovest all’interno della conoide antica di Montebelluna. Contributi più limitati sono assicurati
dalle infiltrazioni della rete minore, compresi i canali irrigui. Il deflusso sotterraneo naturale, salvo
situazioni locali specifiche, è di direzione NNW-SSE.
Nella carta d’analisi idrogeologica del PAT sono indicate le isofreatiche come si ricavano dalle
analisi contenute nel PTCP della Provincia di Treviso.
Il livello della falda freatica è condizionato da molteplici fattori: le precipitazioni, il livello idrometrico
dei fiumi, l’andamento della morfologia, la gestione delle acque superficiali effettuata dai consorzi
di bonifica, che deve coniugare la sicurezza idraulica del territorio con le esigenze irrigue delle
varie colture agricole presenti.
La soggiacenza dell’orizzonte idrico rappresentata nella Carta Idrogeologica è stata ricavata
interpretando dati provenienti da studi condotti con varie metodologie di lavoro e in periodi diversi
dell’anno: le linee isofreatiche contenute nelle analisi del PTCP (riferite a un periodo di magra), le
quote della carta del microrilievo (PTCP), le quote CTR, livelli di falda puntuali, rilievi contenuti
nella base-dati dei pozzi del Comune di Treviso, informazioni sulla profondità della falda indicati
sulla Carta Idrogeologica di PRG. Certamente il set più omogeneo è quello che utilizza
informazioni più coerenti tra loro: isofreatiche di magra e microrilievo, entrambi di PTCP.
Dalla sintesi riportata nella Carta Idrogeologica del PAT e utilizzata per definire le aree di
compatibilità geologica, si ricava che il livello della falda freatica è massimo e superiore a 10 m dal
p.c. nell’angolo nord-occidentale del territorio e decresce rapidamente in direzione sudest fino a
diventare prossimo al piano campagna, o almeno compreso fra 0 e -2 m dal piano campagna a
sud della linea della risorgive. Gli interventi idraulici, l’attività dei consorzi di bonifica, la
sistemazione dei corsi d’acqua, lo sfruttamento diffuso concorrono a deprimere il livello dell’acqua
del terreno.
Il regime della falda è caratterizzato da un andamento stagionale, con due periodi di alimentazione
massima in tarda primavera e nel tardo autunno, mentre un marcato regime di magra si registra
nei mesi invernali.
Nel sottosuolo si trovano falde artesiane collegate ad acquiferi profondi, molto sfruttati nel territorio
soprattutto a sud della città con migliaia di pozzi privati, in maggior parte a erogazione spontanea.
Sono, in effetti, in funzione molti pozzi destinati alle irrigazioni, agricole e domestiche, a usi
artigianali e industriali. La falda più superficiale è individuata tra 20 e 30 m di profondità dal piano
campagna. Il livello piezometrico supera quello di campagna, anche se l’intenso sfruttamento lo sta
generalmente deprimendo.
La collocazione di parte del territorio comunale nella fascia di ricarica degli acquiferi e la presenza
nel sottosuolo di una falda indifferenziata non protetta, contenuta in alluvioni ghiaioso-sabbiose, ha
suggerito di ampliare la trattazione degli aspetti geologici del PAT con la descrizione della
situazione riguardo alla vulnerabilità delle acque sotterranee nel territorio comunale.
E’ stata quindi predisposta una Carta della Vulnerabilità Idrogeologica (Figura 5) con i seguenti
elementi areali ricavati dalle analisi eseguite nel corso del PRAC (Piano Regionale Attività di Cava)
e quindi riferite alla vulnerabilità della falda freatica.
TipVuln Elemento Fonte del dato
01 Vulnerabilità estremamente elevata
PRAC (Piano Regionale Attività di Cava) rivisto e modificato
02 Vulnerabilità elevata
03 Vulnerabilità alta
04 Vulnerabilità media
05 Vulnerabilità bassa
06 Vulnerabilità nulla
Dalla carta, si può osservare che le aree a maggior vulnerabilità sono situate a nordovest e a ovest
del territorio comunale, cioè a nord della linea delle risorgive e in corrispondenza del dosso
sabbioso centro-occidentale.
Figura 5 – Mappa della vulnerabilità idrogeologica eseguita mediante i dati ricavati PRAC (Piano Regionale Attività di Cava).
10. COMPATIBILITA’ GEOLOGICA, ELEMENTI DI VINCOLO E INVARIANTI Ai fini della salvaguardia del patrimonio ambientale, della sicurezza del territorio e delle relative
opere infrastrutturali, il PAT distingue i terreni secondo le seguenti classi relative alla compatibilità
geologica:
- classe di compatibilità I: terreni idonei
- classe di compatibilità II: terreni idonei a condizione;
- classe di compatibilità III: terreni non idonei.
La classificazione deriva dalla sovrapposizione di diversi tematismi, resa possibile dall’utilizzo della
tecnica informatica della sovrapposizione cartografica; dall’analisi dei parametri dettagliati nella
relazione e nella cartografia geologica del PAT e del PTCP della provincia di Treviso:
- aspetti geomorfologici (dossi, paleoalvei, argini e rilevati stradali, microrilievo, aree
morfologicamente depresse);
- caratteristiche litologiche e geotecniche dei terreni;
- permeabilità del terreno;
- problematiche di tipo idrogeologico (soggiacenza della falda compresa tra 0 e 2 m dal piano
campagna; emergenza delle sorgenti di risorgiva);
- condizioni idrauliche: ristagno idrico, difficoltà di deflusso, rischio idraulico e/o rischio di
esondazione legato alla rete di bonifica e ai fiumi di risorgiva.
Il Comune di Treviso è classificato sismico in Zona 3 e pertanto ogni elaborato progettuale deve
tener conto delle norme tecniche specifiche del DM Infrastrutture 14 gennaio 2008, con le
successive modifiche e aggiornamenti, anche in funzione della classificazione sismica del Comune
e della necessità di definire l’amplificazione sismica locale.
Eventuali P.I. deve conformarsi e dare attuazione alle prescrizioni specifiche previste dalle Norme
Tecniche del P.T.C.P.
Classe di compatibilità I – Terreni idonei Si tratta di aree situate a monte della linea delle risorgive e in cui le caratteristiche geomeccaniche
dei litotipi sono buone: la tipologia di sedimenti è tendenzialmente a contenuto ghiaioso-sabbioso,
drenaggio ottimo e falda profonda con soggiacenza maggiore di almeno 5 m dal p.c., assenza di
esondazioni storiche. Le aree sono quindi sostanzialmente stabili, con scarsi limiti di carattere
geologico all’edificabilità.
Note tecniche specifiche
Possono sorgere problemi in occasione di escavazioni (per scantinati, rete fognaria, sottopassi,
ecc…), tali da rendere necessari sistemi di drenaggio (well point) e impermeabilizzazioni, di cui
sarà d’obbligo valutare l’interferenza con le abitazioni limitrofe.
Le caratteristiche di alta permeabilità del materasso alluvionale che costituisce il sottosuolo di
questa parte del territorio comunale, situato a monte della fascia delle risorgive, conferiscono alla
falda freatica un’alta vulnerabilità intrinseca in previsione di possibili fenomeni d’inquinamento e
dissuadono dall’installazione di attività a rischio di spandimenti di materiali pericolosi.
Ogni intervento è subordinato, comunque, a verifiche geologiche e geotecniche in base alle vigenti
normative sulle costruzioni.
Classe di compatibilità II – Terreni idonei a condizione Il territorio comunale è situato nella fascia delle risorgive, dove la falda freatica è sub-affiorante.
In questa classe sono rappresentati i terreni idonei a condizione in cui i presupposti geologici e
idrogeologici, puntuali o complessivi, determinano elementi di riduzione alle possibilità edificatorie,
in modo particolare a causa della falda freatica sub-affiorante e di possibili situazioni di criticità
idraulica che sono riportate come aree a dissesto idrogeologico nella carta delle Fragilità-
Compatibilità geologica. La complessità e la gravosità delle condizioni è crescente dalle zone
contrassegnate dalla lettera a) a quelle d).
Note tecniche specifiche
Qualsiasi progetto, la cui realizzazione preveda un’interazione con i terreni e con l’assetto idraulico
esistente, è sottoposto alle disposizioni presenti nel cap. 6 “Progettazione geotecnica” delle
“Nuove norme tecniche per le costruzioni” del DM Infrastrutture del 14 gennaio 2008 e successive
modifiche e aggiornamenti, di cui si richiamano alcuni punti:
• le analisi di progetto devono essere basate su modelli geotecnici dedotti da specifiche indagini e
prove che il progettista deve definire in base alle scelte tipologiche dell’opera o dell’intervento e
alle previste modalità esecutive;
• in funzione del tipo di opera e della complessità del contesto geologico, specifiche indagini
saranno finalizzate alla documentata ricostruzione del modello geologico, che deve essere
sviluppato in modo da costituire utile elemento di riferimento per il progettista per inquadrare i
problemi geotecnici e per definire il programma delle indagini geotecniche;
• le opere geotecniche devono essere verificate nei confronti dei possibili stati limite ultimi (SLU),
stati limite di esercizio (SLE) e di sollevamento e sifonamento;
• le strutture di fondazione devono rispettare le verifiche agli stati limite ultimi e di esercizio e le
verifiche di durabilità;
• devono essere valutati gli effetti della costruzione dell’opera sui manufatti attigui e sull’ambiente
circostante;
• nel caso di fondazioni su pali, le indagini devono essere dirette anche ad accertare la fattibilità e
l’idoneità del tipo di palo in relazione alle caratteristiche dei terreni e delle acque del sottosuolo.
Le situazioni di criticità più evidenti nel territorio sono quelle legate all’assetto idrogeologico e
idraulico, dove sono presenti, in alcune porzioni del territorio, aree esondabili e falda freatica sub-
affiorante.
I P.I., sulla base di analisi tecniche puntuali, geologiche e idrogeologiche, potranno ridefinire il
perimetro delle aree attraverso un’appropriata documentazione geologica da allegare.
Tipo a): in aree con falda sub-affiorante, a morfologia relativamente elevata e costituite in prevalenza da depositi ghiaiosi e sabbiosi. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi ghiaiosi e sabbiosi, talora in alternanza a lingue
o lembi di depositi a prevalenza sabbioso-limosa in corrispondenza dei dossi fluviali. La
soggiacenza della falda è maggiore di 5 m dal p.c.
Note tecniche specifiche
I nuovi interventi richiedono una relazione geologico-tecnica che verifichi puntualmente le
caratteristiche geotecniche dei litotipi. All’interno di queste aree, nel caso di edificazione di nuovi
edifici o di interventi su edifici esistenti che modifichino quantitativamente e qualitativamente la
distribuzione dei carichi sul terreno, l’indagine geologica sarà finalizzata a stabilire i limiti sia
orizzontali sia verticali delle litologie principali, definendo aree dove eventuali depositi incoerenti,
potrebbero intervallarsi ai depositi ghiaioso-sabbiosi prevalenti; permettendo così un’adeguata
caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione.
Indagini dovranno essere svolte per determinare la situazione idrogeologica in relazione al piano di
posa delle fondazioni. La ricostruzione dell’assetto idrostrutturale dell’area di interesse deve
definire i corpi idrici sotterranei interessati dall’opera e l’azione che l’opera stessa avrà sulle
condizioni di equilibrio iniziale: la soggiacenza della superficie piezometrica potrebbe presentare
oscillazioni notevoli in relazione alle precipitazioni.
In relazione alla litologia prevalente, potrebbero sorgere problemi in occasione di escavazioni (per
scantinati, rete fognaria, sottopassi, ecc…), tali da rendere necessari sistemi di drenaggio (well
point) e impermeabilizzazioni, di cui sarà d’obbligo valutare l’interferenza con le abitazioni limitrofe.
Le caratteristiche di alta permeabilità dei litotipi prevalenti, conferiscono alla falda freatica un’alta
vulnerabilità intrinseca in previsione di possibili fenomeni d’inquinamento e rendono molto difficili le
installazioni di attività a rischio di spandimenti di materiali pericolosi.
Tipo b): in aree con falda sub-affiorante e possibilità di allagamenti, a morfologia relativamente elevata (dossi) e costituite in prevalenza da depositi sabbiosi. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi sabbiosi, talora in alternanza a lembi di depositi
limosi, in corrispondenza di dossi fluviali. Sono presenti inoltre rare lingue nastriformi di sedimenti
ghiaiosi. La soggiacenza della falda è minore di 5 m dal p.c.
Note tecniche specifiche
Valgono le medesime prescrizioni del tipo a) con particolare attenzione alle indagini volte a
determinare la situazione idrogeologica in relazione al piano di posa delle fondazioni. La
ricostruzione dell’assetto idrostrutturale dell’area di interesse deve definire i corpi idrici sotterranei
interessati dall’opera; i rapporti idraulici presenti tra eventuali falde diverse; conformazione e
soggiacenza della superficie piezometrica, nonché l’azione che l’opera stessa avrà sulle condizioni
di equilibrio iniziale. Infatti tali aree sono caratterizzate dalla presenza di una falda superficiale le
cui oscillazioni potrebbero interessare le quote di fondazione o causare fenomeni di saturazione
dei terreni con conseguente peggioramento dei parametri geotecnici.
In occasione di escavazioni (per scantinati, rete fognaria, sottopassi, ecc…) è probabile insorgano
problemi tali da rendere necessari sistemi di drenaggio (well point) e impermeabilizzazioni, di cui
sarà d’obbligo valutare l’interferenza con le abitazioni limitrofe.
Per le aree interessate da fenomeni di allagamento o difficoltà di drenaggio ricorrente, l’idoneità
geologica è legata alle indicazioni e prescrizioni contenute nel paragrafo seguente di questa
relazione, a proposito delle aree soggette a dissesto idrogeologico per esondazione o periodico
ristagno idrico.
Tipo c): in aree con falda sub-affiorante, a morfologia relativamente depressa (bassure) e costituite in prevalenza da depositi argillosi. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi argillosi e limosi, in corrispondenza di bassure e
aree in generale relativamente più depresse, dove sono possibili fenomeni di allagamento o
ristagno idrico.
Note tecniche specifiche
Le mediocri caratteristiche geotecniche, soprattutto degli strati più superficiali, rendono necessaria
un’approfondita conoscenza delle caratteristiche geotecniche, chimiche e chimico-fisiche dei
sedimenti interessati, che possono costituire un’insidia per interventi edilizi o infrastrutturali.
Valgono pertanto le notazioni tecniche dei tipi di condizionalità precedenti, aggravati dalla
specificità dei sedimenti interessati, che possono costituire un’insidia per interventi edilizi o
infrastrutturali.
La relazione geologica dovrà indicare la compatibilità degli interventi con i terreni interessati, gli
eventuali interventi atti a eliminare le incompatibilità riscontrate e la tipologia fondazionale più
appropriata.
Le indagini geotecniche potranno prevedere l’utilizzo di tecnologie indirette o dirette come prove
penetrometriche statiche o dinamiche. Nel caso di edifici di particolare importanza volumetrica o di
carico, è necessaria la realizzazione di sondaggi con esecuzione di prove fondo foro e/o raccolta di
campioni per la realizzazione di specifiche prove geotecniche di laboratorio.
Potranno essere adottate soluzioni per i manufatti di fondazione che prevedano la distribuzione del
carico, la diminuzione del carico stesso o l’utilizzo di fondazioni profonde o indirette tramite
l’utilizzo di pali, da prevedersi in relazione alla tipologia costruttiva e all’importanza dell’edificio
stesso.
La scarsa permeabilità dei terreni va considerata in modo adeguato nei dimensionamenti idraulici
per la bassa capacità del terreno di assorbire le acque meteoriche mentre per le strutture che
prevedano volumetrie sotto al p.c. è necessario considerare l’attuazione di adeguati accorgimenti
tecnici al fine di evitare infiltrazioni nelle strutture interrate.
Per queste aree, l’idoneità geologica è legata alle prescrizioni contenute nello Studio di
Compatibilità Idraulica, cui si rimanda, ma si ricordano comunque le succitate disposizioni del Cap.
6 “Progettazione geotecnica” delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” del DM Infrastrutture
14 gennaio 2008.
Per queste aree, l’idoneità geologica è legata, inoltre, alle indicazioni e prescrizioni contenute nel
paragrafo seguente di questa relazione, a proposito delle aree soggette a dissesto idrogeologico
per esondazione o periodico ristagno idrico.
Tipo d): in aree con falda sub-affiorante e in corrispondenza di ex-cave ripristinate. Corrispondono alle aree occupate nel passato da cave, ripristinate o variamente colmate con
materiali di riporto di spessore variabile.
Note tecniche specifiche
Terreni in cui le condizioni complessive richiedono un’approfondita analisi delle caratteristiche
geotecniche, chimiche e chimico-fisiche dei terreni interessati da eventuali interventi, nel caso
allegate a una caratterizzazione ambientale dei siti, per la verifica dei materiali utilizzati per la
colmata e le modalità della sistemazione stessa.
In ambito di P.I. dovranno essere previste indagini in situ e monitoraggio del livello di falda, con
prelievo di campioni sino a profondità congrue con la tipologia di interventi; definendo la geometria
degli scavi e dei riporti; indicando la compatibilità delle trasformazioni previste.
Classe di compatibilità III: terreni non idonei In corrispondenza delle aree adibite a discarica o caratterizzate da falda freatica affiorante in forma
lacustre o di risorgiva, all’interno degli argini o delle alzaie del Fiume Sile, è preclusa l’edificazione.
Note tecniche specifiche
Sono ammesse le opere idrauliche a salvaguardia e al disinquinamento della risorsa idrica.
È ammessa la realizzazione di opere di salvaguardia idraulica e reti infrastrutturali solo nel caso in
cui esse siano compatibili con le condizioni ambientali, geologiche, idrogeologiche e idrauliche dei
siti, con l’esecuzione di opportune analisi di tipo geotecnico e idrogeologico che permettano di
definire in modo adeguato la progettazione delle opere, la gestione degli eventuali materiali di
scavo e l’adeguatezza degli interventi al quadro normativo ambientale e tecnico.
È ammessa la valorizzazione della risorsa idrica, la valorizzazione e fruizione dell’ecosistema, solo
nel caso in cui esse siano compatibili con le condizioni ambientali, geologiche, idrogeologiche e
idrauliche dei siti.
10.1 LE AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO Aree esondabili o a periodico ristagno idrico Il PAT evidenzia le “aree esondabili o soggette a ristagno d’acqua” che sono state interessate da
fenomeni ricorrenti di esondazione dei corsi d’acqua o di allagamento, attraverso indagini
effettuate dai consorzi di bonifica Piave e Acque risorgive, Autorità di Bacino, Provincia di Treviso
e Genio Civile di Treviso, Comune di Treviso.
Si tratta di aree perimetrate e classificate in vario modo come “a pericolosità idraulica” da parte dei
consorzi di bonifica competenti; PAI dell’Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra
Piave e Livenza; Regione del Veneto attraverso l’Unità Periferica del Genio Civile di Treviso; PTCP
della Provincia di Treviso.
Vari interventi idraulici sono progettati e attuati nei bacini idrografici che interessano il territorio in
questione. Data comunque la difficoltà oggettiva di prevedere l’impatto di eventuali nuove opere di
salvaguardia idraulica del territorio sul medio–lungo periodo, i P.I devono prevedere indagini
idraulico-geologiche per aggiornare la situazione.
Note tecniche specifiche
Nelle aree di tutela dal rischio idrogeologico individuate dal Piano Stralcio per la Tutela dal Rischio
Idrogeologico approvato dell’Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e
Livenza e successive varianti, si applicano le norme corrispondenti.
In generale, per queste aree si devono tenere in considerazione le disposizioni espresse nella
Valutazione di Compatibilità Idraulica.
Devono essere salvaguardate le vie di deflusso dell’acqua per garantire lo scolo ed eliminare
possibilità di ristagno, in particolare va assicurata:
- la salvaguardia o ricostituzione dei collegamenti con fossati o scoli esistenti (di qualsiasi natura e
consistenza);
- scoli e fossati non devono subire interclusioni o perdere la funzionalità idraulica;
- ponticelli, tombamenti, o tombotti interrati, devono garantire una sezione utile sufficiente a far
defluire la portata massima, corrispondente a un tempo di ritorno di 100 anni, con il franco
sufficiente a prevenire l’eventuale ostruzione causata dal materiale trasportato dall’acqua; qualora
la modesta rilevanza dell’intervento non giustifichi il ricorso agli specifici modelli di calcolo
dell’idraulica fluviale, si dovrà garantire una luce di passaggio mai inferiore a quella maggiore fra la
sezione immediatamente a monte o quella immediatamente a valle della parte di fossato a pelo
libero;
- l'eliminazione di fossati o volumi profondi a cielo libero non può essere attuata senza la
previsione di misure di compensazione idraulica adeguate
- nella realizzazione di nuove arterie stradali, ciclabili o pedonali, contermini a fossati o canali, gli
interventi di spostamento sono preferibili a quelli di tombamento; in casi di motivata necessità il
tombamento dovrà rispettare la capacità di deflusso preesistente e il rispetto del volume d’invaso
preesistente (conteggiato sino al bordo più basso del fossato/canale per ogni sezione considerata);
- per le strutture che prevedano volumetrie sotto al p.c., sono necessarie adeguati accorgimenti
tecnici al fine di evitare allagamenti nelle strutture interrate.
Aree di risorgiva Nella maggior parte del territorio comunale, la falda freatica è molto superficiale e compresa fra 0 e
-2 m dal piano campagna e la sua emergenza possibile. Anche se una generale tendenza al
progressivo deprimersi della falda ha ridotto le zone di emergenza, il territorio del Comune di
Treviso è considerato interno alla fascia delle risorgive. Inoltre, nelle aree morfologicamente
depresse, lungo le scoline e i fossi, la falda emerge in maniera diffusa, nonostante l’attività
antropica l’abbia ristretta sempre di più.
Nella Carta Idrogeologica sono evidenziati alcuni punti, dove l’emersione della falda freatica ha le
caratteristiche morfologiche adeguate, analizzati e cartografati durante gli studi propedeutici al
PTCP, e la presenza di risorgive è considerata attiva o non-attiva. Da questi punti, sono state
ricavate nella Carta delle Fragilità tre aree a dissesto idrogeologico per risorgiva, mappate
secondo una morfologia coerente.
Note tecniche specifiche
Oltre all’aspetto paesaggistico, sicuramente da preservare, le norme su queste aree sono legate
all’estrema prossimità alla superficie della falda freatica.
In queste aree devono essere attivate tutte le misure atte a mantenere una situazione di equilibrio
idrogeologico ed evitare il depauperamento della falda, attraverso il controllo dei punti privati di
captazione da falde superficiali.
La vulnerabilità è particolarmente elevata e sono da incentivare tecniche e colture agricole, seppur
residuali, a impatto ridotto.
Come già esposto nel paragrafo riguardante le aree idonee a condizione, la presenza di una falda
freatica così superficiale peggiora le caratteristiche geotecniche dei terreni e si rimanda a quel
paragrafo per la valutazione delle condizioni generali e la descrizione delle relative norme
d’attuazione.
10.2 INVARIANTI E VINCOLI Dal punto di vista sismico, l’ambito del Comune di Treviso è classificato dalla zonazione sismica
del 2006 in zona 3 e compreso, per quanto riguarda i valori di pericolosità sismica espressi in
termini di accelerazione massima, nelle classi da 0,125 a 0,200 g.
Il PTCP individua tre punti dove si concentra l’emersione della falda freatica, ma tutto il territorio
comunale giace nella fascia delle risorgive, e il piano delle acque comunale ne registra
innumerevoli.
Nella carta geomorfologica sono inoltre segnalati i dossi fluviali e le tracce dei paleoalvei principali;
intesi come elementi geologici, segni fisici, da rispettare ed evidenziare ma non sono da intendersi
come elementi rigidi da non variare.
11. CONCLUSIONI Le indagini eseguite hanno permesso di delineare in modo specifico la conoscenza del territorio e
dell’ambiente superficiale e sotterraneo, sintetizzata in un Quadro Conoscitivo.
L’assetto geomorfologico, litologico, idrogeologico e idrologico è stato descritto nei relativi elaborati
cartografici.
L’analisi completa dei dati disponibili ha permesso una definizione dell’attitudine del territorio allo
sviluppo urbanistico e, in modo particolare, delle fragilità presenti.
Le fragilità più rilevanti sono dovute: al dissesto idrogeologico rappresentato nelle aree esondabili
con una pericolosità idraulica dovuta alle difficoltà di smaltimento della rete idraulica, maggiore e
minore (fiumi di risorgiva), in zone urbanizzate; all’emersione della falda freatica in tutto il territorio
e in particolare nelle zone morfologicamente più depresse.
Il territorio comunale è, infatti, compreso nella fascia delle risorgive, fenomeno al quale dare
dovuta attenzione oltre che per l’aspetto paesaggistico e ambientale, per le sue implicazioni a
livello idrogeologico e geotecnico. I nuovi areali di espansione urbanistica dovranno prevedere
accorgimenti tecnici che non peggiorino la situazione, soprattutto nelle aree già fragili, evitando
l’impermeabilizzazione del suolo e l’occlusione dei canali esistenti, compensando i nuovi interventi
con opere adeguate. A questo proposito è d’obbligo il riferimento allo studio specifico sulla
compatibilità idraulica.
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