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C’è sempre una causa…
La nascita del Fascismo non è un evento improvviso nell’Italia del dopoguerra.
L’Italia usciva dalla Prima Guerra Mondiale in una situazione disastrosa.
La crisi favorisce sempre l’ascesa di partiti politici che fanno leva sul malcontento e sul disagio popolare.
È esattamente ciò che sta accadendo ora nel mondo intero: la Brexit, l’elezione di Donald Trump mettono in evidenza un malcontento generalizzato nella gente, che si rifugia in soluzioni estreme.
L’Italia in crisi
L’Italia del dopoguerra si trova ad affrontare una situazione
disastrosa da più punti di vista.
Difficoltà economiche profonde, dovute a vari fattori:
Il debito pubblico accumulato per pagare i danni della
guerra, contratto soprattutto con gli Usa.
La disoccupazione dilagante, dovuta soprattutto alla lenta ripresa industriale dopo la
guerra.
La crisi dell’agricoltura, poiché le campagne, abbandonate per tanti anni dai contadini partiti per la guerra, erano diventate
incolte.
Lo scontento per la vittoria mutilata.
L’Italia, infatti, non aveva ricevuto alcuni territori
promessi dall’Intesa, come per esempio la Dalmazia.
L’Italia in crisi
• A ciò va aggiunta anche l’incapacità del governo liberale, che all’epoca era al potere, di far fronte rapidamente e efficacemente a questa situazione difficile.
L’Italia in crisi
Episodi di rivolta e malcontento:
IL BIENNIO ROSSO
Incapacità dei politici
Crisi economica
Vittoria mutilata
IL BIENNIO ROSSO – 1919-20
Tra il 1919 l’Italia e l’Europa furono attraversate da un’ondata di scioperi e manifestazioni.
Gli operai nel 1920 occuparono le fabbriche usando le armi, poiché pretendevano un aumento di salario e maggiori diritti.
Anche i contadini occuparono le campagne, protestando contro i proprietari terrieri.
Foto di operai che esibiscono il simbolo comunista, cioè la falce e il martello. In basso, fabbriche occupate dagli operai.
Il biennio rosso
Il governo, guidato di nuovo da Giolitti, preferì
non intervenire con la forza e lasciò che gli
scioperi si concludessero naturalmente.
Gli operai e i contadini, infatti, dopo aver ottenuto alcune delle cose richieste,
misero fine alle rivolte.
Il biennio rosso, però, aveva lasciato un pesante
strascico, in quanto gli industriali, i proprietari e i ceti medio-alti, temevano che tale situazione potesse
ripresentarsi.
Si temeva in particolare che anche in Italia potesse diffondersi la rivoluzione bolscevica, sulla scia di
quella russa.
La paura delle classi dirigenti sarà uno dei motivi di ascesa del
Fascismo, che si presenterà infatti come ‘partito
dell’ordine’.
I FASCI DI COMBATTIMENTO
Mentre in Italia imperversava il Biennio Rosso, Benito Mussolini fondava nel 1919 un nuovo movimento politico: I FASCI ITALIANI DI COMBATTIMENTO.
Il nome alludeva ai FASCI LITTORI, che nell’antica Roma simboleggiavano il potere.
Le parole d’ordine dei FASCI di combattimento
• Come altri partiti di destra, i Fasci si ponevano 3 obiettivi sostanziali:
• Vendicare, cioè, l’insoddisfazione dell’Italia dopo la Conferenza di Parigi. • Con questo obiettivo trovava consensi tra gli ex combattenti e i seguaci di
D’Annunzio, il quale aveva occupato la città di Fiume, per non farla cedere alla Iugoslavia.
Vendicare la vittoria
mutilata
• Il Movimento si presentava, infatti, come ‘partito d’ordine’, cioè come partito in grado di placare, attraverso l’uso della violenza, le rivolte e gli scioperi del Biennio Rosso.
• In questo modo, si attirava il favore degli industriali, impauriti dagli scioperi, e di tutti coloro che non credevano nelle capacità del Governo liberale al potere.
Stroncare ogni
violenza ‘rossa’
• Mussolini intendeva mostrare al mondo un’immagine forte e grandiosa dell’Italia, capace di prendersi ciò che voleva.
• In tal modo egli ottenne l’appoggio dei nazionalisti.
Trasformare l’Italia in uno Stato forte ed
autoritario
Le ‘squadracce’
• Per ottenere l’ordine, Mussolini utilizzava ogni mezzo, soprattutto la violenza, grazie le SQUADRE D’AZIONE, dette ‘squadracce’, caratterizzate da una sorta di divisa, che poi sarà uno dei simboli del Fascismo: le camicie nere.
• Durante il Biennio Rosso gli obiettivi delle squadre d’azione saranno soprattutto gli scioperi e i membri dei partiti di sinistra (comunista e socialista); successivamente esse avranno come obiettivo ogni oppositore politico del fascismo.
Il movimento diventa partito
• Nel 1921, dopo aver seminato violenza nei due anni precedenti, il Movimento dei Fasci di combattimento viene trasformato in PARTITO NAZIONALE FASCISTA e con questo nome partecipa alle elezioni.
• Nello statuto del Partito Mussolini si fece definire DUCE, un nome che alludeva al mondo romano, poiché in latino DUX significa capo militare, generale, condottiero dell’esercito.
La marcia su Roma: 28 ottobre 1922
Mussolini, però, non intendeva raggiungere il
potere in maniera regolare.
Perciò, nell’ottobre del 1922 organizzò una marcia su Roma, con l’obiettivo di
prendere il potere con la forza.
30.000 camicie nere armate occuparono diversi quartieri della capitale, senza trovare
opposizione.
La marcia su Roma: Mussolini prende il potere
Il presidente del consiglio si recò subito dal re Vittorio Emanuele III e gli consigliò di proclamare lo STATO D’ASSEDIO, cioè
di mandare l’esercito contro Mussolini.
Ma il re, a sorpresa, non accettò e non fermò Mussolini, anzi lo convocò e gli
diede l’incarico di formare il nuovo Governo, nominandolo ufficialmente
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.
Il potere di Mussolini era stato LEGITTIMATO.
MUSSOLINI AL GOVERNO
Diventato Presidente del Consiglio, Mussolini cominciò ad attuare alcune
riforme.
1. Trasformò le Squadre d’azione in MILIZIA VOLONTARIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE, in modo da renderle un servizio armato regolare.
3. Modificò la LEGGE ELETTORALE per avvantaggiare il proprio partito.
2. Istituì il GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO, che prendeva decisioni in campo politico, come la
modifica della Costituzione.
Le elezioni del 1924
Nel 1924 furono indette nuove elezioni.
Mussolini si presentò alle elezioni ottenendo con suo Partito una vittoria
schiacciante: il 65% dei voti.
In realtà, la campagna elettorale si era svolta in un clima di minacce, violenze
ed intimidazioni, che avevano evidentemente falsato il risultato.
L’omicidio Matteotti
• Un parlamentare socialista, Giacomo Matteotti, ebbe il coraggio di denunciare in Parlamento il clima di violenze e minacce in cui si erano svolte le elezioni.
« [...] Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. [...]
L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le
circoscrizioni. [...] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore
italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà... [...] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo
con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse»
L’omicidio Matteotti
A breve distanza dal discorso che aveva tenuto, Matteotti fu rapito
da una squadra fascista.
Subito dopo, il parlamentare fu ucciso dai suoi rapitori.
Cominciavano a morire due dei più importanti diritti dell’uomo: la libertà di pensiero e di stampa.
• Uno degli assassini di Matteotti, il sicario Albino Volpi, rilasciò al processo questa terribile deposizione:
Il contegno del Matteotti è stato assolutamente spavaldo. Mentre lo pugnalavamo egli è stato,
direi, eroico. Ha continuato fino alla fine a gridarci in faccia: “Assassini! Barbari! Vigliacchi!” Mai
ebbe un momento di debolezza per invocare pietà. E mentre noi continuavamo nella nostra azione egli ci ripeteva: “Uccidete me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai”. Probabilmente, se si fosse umiliato un momento e ci avesse chiesto di salvarlo e avesse riconosciuto l’errore della sua
idea, avremmo forse non compiuta fino alla fine la nostra operazione. Ma no. Fino alla fine, fin che ha avuto un filo di voce ha gridato: “La mia idea non
muore! I miei bambini si glorieranno del loro padre”.
LE FONTI
L’OMICIDIO MATTEOTTI
L’omicidio di Matteotti provocò molto scalpore nell’opinione pubblica e tra gli altri parlamentari dell’opposizione, i quali lasciarono il Parlamento per rivolta.
Il potere di Mussolini sembrò vacillare…
Mussolini prese in mano la situazione e, piuttosto che difendersi, decise di assumersi la responsabilità dell’omicidio di Matteotti, affermando: “ Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”
Il fascismo diventa DITTATURA
L’azione di Mussolini dimostrò che il Duce non temeva più nulla.
Il suo potere ormai non sembrava avere ostacoli.
Nasceva la DITTATURA.
La parola DITTATURA indica
un regime in cui tutti i poteri sono nelle mani
di una sola persona, che ha preso questo
potere in maniera non del tutto regolare.
L’affermazione del regime fascista • Tra il 1925 ed il 1926 il Fascismo diventa a tutti gli effetti
un regime dittatoriale e totalitario.
Dittatoriale perché il potere è nelle
mani di una sola persona: Mussolini.
Totalitario perché il Duce controlla tutti gli aspetti della vita: non solo la politica,
ma anche la vita familiare, la cultura,
l’educazione.
Regime fascista
Le leggi ‘fascistissime’
• I punti essenziali della dittatura vengono elaborati attraverso l’emanazione delle LEGGI FASCISTISSIME nel 1925-1926, che avevano come obiettivo quello di distruggere ogni elemento di libertà e democrazia.
Le leggi ‘fascistissime’
Scioglimento di tutti i partiti, tranne quello fascista.
Abolizione del diritto di sciopero e scioglimento di tutti i sindacati.
Soppressione della libertà di stampa e controllo su tutti i mezzi di comunicazione di massa.
Accentramento di tutti i poteri nelle mani di Mussolini.
Istituzione dell’OVRA (Organizzazione per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo), cioè una polizia politica con il
compito di eliminare o mandare al confino tutti gli ‘antifascisti’.
CONFINO: soggiorno obbligatorio in luoghi
sperduti, in totale isolamento e in condizioni
di estrema miseria.
Il regime fascista
• Mussolini, quindi, aveva concentrato nelle sue mani anche il potere del parlamento, cioè il potere legislativo (fare leggi).
• Una delle prime leggi fu quella elettorale, con la quale Mussolini cancellava ufficialmente le elezioni intese in senso liberale, eliminando la segretezza del voto.
Le elezioni del 1929
Nel 1929 ci furono nuove elezioni, in cui venne applicata la nuova legge elettorale.
Agli elettori fu consegnata una scheda con una sola lista, cioè quella del Partito Fascista.
La scelta era tra il ‘SI’ e il ‘NO’ alla lista… Il problema è che gli elettori avrebbero dovuto inserire in urne di colore diverso le schede con il sì e con il no, mostrando apertamente il proprio voto.
La paura di minacce e violenze fece sì che le elezioni si trasformassero in un trionfo assoluto del Partito Fascista.
La politica economica di Mussolini
Prima fase: politica
economica liberista
Seconda fase: strategia economica
‘dirigista’
La politica economica di Mussolini
Politica liberista
Nella prima fase del suo governo, Mussolini incoraggiò
il liberismo.
Quindi, furono incoraggiati gli investimenti privati, le
esportazioni di prodotti italiani e l’importazione dall’estero.
Politica dirigista
Dal 1925 in poi, Mussolini adotta una politica economica basata sul controllo assoluto
dello Stato anche sull’economia.
Ciò si realizzò attraverso:
- L’autarchia,
- Le Corporazioni.
L’autarchia
• In campo economico, la parola autarchia faceva riferimento alla completa autosufficienza dell’Italia dal punto di vista produttivo. Ciò significava che l’Italia doveva produrre da sola tutto ciò che le fosse stato necessario per sfamare il proprio popolo.
• Si trattava di un obiettivo molto ambizioso, che Mussolini realizzò attraverso due strumenti: la Battaglia del grano e il blocco delle importazioni.
L’obiettivo di Mussolini era quello ridurre a zero le importazioni di grano dall’estero.
Per raggiungere questo scopo diede inizio ad una vera e propria battaglia, che ebbe come risultato quello del completo sradicamento di frutteti, vigneti, agrumeti ed uliveti, sostituiti con terreni cerealicoli.
La produzione di grano effettivamente aumentò, anche se non abbastanza poiché il terreno italiano non era adatto ai cereali. Inoltre, furono distrutti ettari ed ettari di colture specializzate, quelle in cui l’Italia era più forte a livello internazionale.
La ‘Battaglia del grano’
Locandina propagandistica
La ‘Battaglia del grano’ e la bonifica delle zone paludose
Locandine propagandistiche Uno degli aspetti positivi della Battaglia del grano fu la bonifica di alcune zone paludose presenti in Italia.
La più famosa è sicuramente quella dell’agro-pontino, nel Lazio.
Questa zona, prima completamente infertile poiché paludosa, fu bonificata in modo da potervi impiantare coltivazioni di cereali.
La ‘Battaglia del grano’ e la bonifica delle zone paludose
Il Duce si fa fotografare mentre raccoglie il grano
Locandina propagandistica
L’autarchia
• Il principio dell’autosufficienza si rivelò un totale fallimento, poiché mise fine ad importazioni ed esportazioni tipiche del libero scambio commerciale.
Le Corporazioni
L’altro strumento della politica economica di Mussolini furono le
Corporazioni.
Egli, dopo aver sciolto tutti i sindacati, li sostituì con queste associazioni, che riunivano insieme operai e datori di
lavoro.
L’obiettivo era quello di controllare più da vicino gli operai, in modo da impedire
ogni tentativo di sciopero e tenere sempre sotto controllo gli stipendi.
L’accordo con la Chiesa: i Patti
Lateranensi
• Febbraio 1929
Quando?
• Presso la chiesa di San Giovanni in Laterano
Dove? • Stipulati tra
Mussolini e il cardinale Gasparri, che rappresentava papa Pio IX
Tra chi?
Perchè i Patti Lateranensi?
A Mussolini, che si era già assicurato il sostegno degli industriali e dei borghesi, mancava quello della Chiesa cattolica.
Si trattava di un sostegno indispensabile, poiché quasi tutta la popolazione italiana era cattolica.
Perciò, nel 1929 decide di arrivare a questo accordo: i PATTI LATERANENSI.
I PATTI LATERANENSI • I punti fondamentali dell’accordo possono essere così sintetizzati:
-Il Governo italiano riconosceva l’autorità assoluta del papa sullo Stato di
Città del Vaticano.
- La religione cattolica diventa religione di Stato e materia obbligatoria a scuola.
- La Chiesa non deve più pagare nessuna tassa e viene risarcita dei territori persi
nel 1870 durante il Risorgimento.
- Il papa riconosce il Regno d’Italia e Roma come capitale.
- La Chiesa riconosce come legittimo il Governo fascista.
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