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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44312 utenti - Zurigo, 4 giugno 2015
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IPSE DIXIT
Le regionali 1 - «Le regionali non sono un test per il governo». –
Matteo Renzi
Le regionali 2 - «Non è un esame su Matteo Renzi né sul governo». –
Debora Serracchiani
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
REGIONALI 2015
Il crollo del Nazareno
Ovvero la legge ferrea della coperta. Se si tira vistosamente la
coperta a destra, bisogna avere conquistato i voti nuovi prima di
lasciare scoperto il lato sinistro…
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di Enzo Marzo, direttore di Critica liberale
Solo dei patetici dilettanti allo sbaraglio come Serracchiani & C
possono scopiazzare i politici della Prima repubblica, che tirando i dati
come elastici vincevano in ogni elezione. Una classe dirigente che si
vanta d’essere nuova dovrebbe avere più rispetto per gli elettori.
Noi preferiamo aspettare comparazioni approfondite e analisi sui
flussi. Però in attesa di queste un primissimo giudizio può essere
azzardato sui fenomeni più vistosi e incontrovertibili.
Il grande vincitore è stato il partito dell’assenteismo. Oramai metà
degli italiani non trova un’offerta politica appetibile che faccia uscire
da casa per andare a votare. Vuol dire che troppe idealità e troppi
interessi non riescono a essere rappresentati dai partiti esistenti. Che
non sono pochi, ma sono quasi tutti indistinguibili l’uno dall’altro, e
guarda caso non assomigliano neppure un po’ né alla destra né alla
sinistra moderna ed europea.
Se l’astensionismo ha vinto, sicuramente ha perduto il Nazareno.
Renzi, dove si è affermato pur perdendo una massa rilevantissima di
votanti pd, si ritrova governatori non allineati sulla sua linea e
addirittura uno (De Luca) che egli stesso dovrà sospendere perché
ineleggibile e vincitore solo grazie ai fascisti e agli impresentabili. Il
segretario del Pd durante tutta la campagna elettorale ha ripetuto fino
alla noia che sulla legalità non avrebbe accettato lezioni da nessuno.
Adesso dovrebbe avere la decenza di andare in tv e dire che almeno la
lezione degli elettori l’accetta.
Il premier Renzi. Leader
della sinistra masochista?
Per il resto Renzi si può iscrivere al partito della “sinistra masochista”,
ovvero a quella che perde. In un anno Renzi, con la sua azione di
governo, ha dilapidato integralmente il tesoretto delle Europee e ha
persino peggiorato i livelli meschini del pd bersaniano. Non sono
bastate mille chiacchiere e promesse, che sono state annullate dai
contenuti delle cosiddette riforme. Renzi è novizio e dovrebbe
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apprendere che alla lunga – dopo le delusioni - non conta più la
copertina delle riforme, ma ciò che c’è scritto dentro.
Domenica scorsa Scalfari, che proprio non può essere annoverato tra
gli avversari di Renzi, si augurava persino che una riforma
assolutamente essenziale come quella della regolamentazione dei
partiti, fosse accantonata, perché il progetto renziano sarebbe davvero
peggio re del male. E così è stato sulla riforma elettorale,
sull’anticorruzione, sulla giustizia, sul lavoro, sulla scuola, eccetera
eccetera...
Queste elezioni sanciscono sicuramente il fallimento della strategia
renziana. Senza aspettare i risultati del voto era immaginabile che “la
legge ferrea della coperta” lo punisse fortemente. La coperta è sempre
la stessa, se la si tira vistosamente a destra, prima di tutto bisogna
conquistare i voti nuovi (se ci sono – il risultato elettorale della
Politiche poneva dei dubbi visto che ne uscì un centro montiano quasi
irrilevante) e poi dare per scontato che si lascia scoperto il lato sinistro.
Non si possono fare Primarie – barzelletta, rappresentare il malgoverno
burlandiano e poi pretendere di prendere voti dalla sinistra.
I vuoti si riempiono ed è infantile piangere perché non si è riusciti a
catturare contemporaneamente i voti sia di destra sia di sinistra.
C’è anche un’altra sconfitta all’interno della débacle renziana. È
quella della Ditta ex-pci, che per proteggere i propri interessi di
botteguccia ormai si è definitivamente allineata al nuovo padrone, va a
fare campagna elettorale per gli scherani di Renzi, ogni tanto pigola,
ma tutti sanno che alla fine si adegua su tutto.
L’altro sconfitto è stato Berlusconi. Queste elezioni sanciscono il
rovesciamento di forza tra Berlusconi e la Lega. La destra è ora in
mano a chi presenta una linea estremista e razzista. Incivile ma chiara.
Berlusconi ha fatto da spalla a Renzi per lo più per interessi personali,
e il suo partito ora è allo sbando e in rovina.
La destra si trova in grave difficoltà e di fronte a un paradosso: può
conservare il secondo posto e quindi andare al ballottaggio solo se si
unisce tutta (come è avvenuto in Liguria), ma se si unisce sulla linea
antieuropea e razzista di Salvini sa che non potrà fermare una vera
emorragia di consensi verso il centro. Una cosa è fare un’alleanza in
elezioni amministrative e un’altra per le Politiche presentarsi
all’elettorato moderato con Casa Pound.
Non è un particolare da poco, ma queste elezioni segnano finalmente
anche il disastro del “rosso antico”. La sinistra antidiluviana,
burocratica e nostalgica di Togliatti, si è ridotta a poche schegge e solo
i ciechi possono ancora pensare che su quel terreno si possa costruire
un’alternativa valida al Pd.
Non riuscire a prendere voti, anzi perderli, avendo come avversario
un Renzi sempre più a destra significa che ormai si è smarrita qualsiasi
attrattiva presso l’elettorato di sinistra, che preferisce disperdersi o
starsene a casa piuttosto che votare Sel o Tsipras.
Assenteismo, Lega e M5s. Questi i vincitori. Così si è tripartita la
protesta contro la casta, contro la corruzione, contro il governo.
A sorprendere è stata la forte tenuta dei grillini. Dopo la
dilapidazione dei voti ottenuti nelle Politiche, quando i grillini ce la
misero tutta per favorire in ogni modo la politica quirinalizia delle
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“larghe intese” e far fallire ogni ipotesi di un governo fortemente
condizionato dal Movimento, forse (e sottolineiamo forse) i grillini si
sono presentati meno “grillini” e più movimento di massa che opera
sui contenuti e sul rinnovamento vero delle classi dirigenti.
La faccia per bene di Di Maio è stata più accattivante di quella
esagitata di Grillo. Ma anche qui forse ci troviamo davanti a un
paradosso: il M5s, che andava così così nelle Amministrative, ora forse
è stato favorito proprio dal carattere non di politica generale della
competizione.
Ma prima o poi i grillini dovranno affrontare e dire la loro su
questioni essenziali. Prima di tutto sul loro rapporto con la democrazia
partitica. Il loro “partito” è addirittura arcaico, con un padrone
assoluto, molta vuota demagogia democraticista, rifiuto di ogni
controllo, una gerarchia scelta dall’alto come in Vaticano.
Seconda questione: rigettare drasticamente lo spirito totalitario,
perfino fondativo, del loro movimento, che ha determinato le scelte
politiche fin qui. È indecente concepire nonché proclamare l’idea di
aspirare alla maggioranza assoluta per governare d a soli. Come un
qualunque dittatorello sudamericano.
Lo sappiamo che un imbecille irresponsabilmente ha addirittura
partorito un sistema elettorale che favorisce questo disegno
antidemocratico, ma tocca al M5s fare una approfondita riflessione sui
governi “nazionali” e “totalitari”.
E poi c’è l’Europa. Per un antieuropeismo alla Le Pen e alla Farange
è sicuramente più plausibile Salvini. Il M5s, se vuole diventare
credibile come forza democratica e antinazionalista, ha ancora molta
strada da fare.
Vai al sito di Critica liberale
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Socialisti europei:
Elisa Gambardella
coordinatrice dello YES
Si è svolto a Riga, in Lettonia, il Bureau meeting dei giovani socialisti
europei, dove Elisa Gambardella, vice-segretaria nazionale della Fgs, è
stata eletta Coordinatrice del Network Femminista dello YES (Young
European Socialists).
Il segretario nazionale della Fgs Roberto Sajeva in una nota dichiara:
“Dirmi orgoglioso è dire poco. Grazie anche all’aiuto del Partito, che
non ci ha fatto mancare la sostanza umana, politica ed economica per
poter lavorare sui campi internazionali, siamo di nuovo una forza
centrale nel socialismo europeo. Sempre più spesso veniamo
interpellati per questioni organizzative e adesso eccoci a ricoprire
anche un ruolo politico di prima linea. Elisa occuperà una casella
strategica- osserva il leader dei giovani socialisti – non un ghetto come
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il pariopportunitismo italiano ma il network giovanile del grande e
storico femminismo europeo, un laboratorio culturale in cui si sono
formate e si formano le avanguardie delle battaglie di civiltà.”
Elisa Gambardella
“La battaglia femminista è stata la prima grande battaglia per
l’eguaglianza, quella che ha veramente rivoluzionato la sensibilità
politica ed economica dell’Umanità.” Così la neoeletta Elisa
Gambardella, che continua: “Con questo ruolo, frutto di anni di lavoro
mio e di chi mi ha preceduto e accompagnato nella rappresentanza
internazionale della FGS (il nostro segretario nazionale Roberto Sajeva
ed il responsabile esteri Riccardo Galetti), spero di poter coordinare al
meglio l’elaborazione e l’azione delle compagne e dei compagni di
tutta Europa.”
Vai al sito dell’avantionline
Segnalazione
L'OCCIDENTE, l'ISLAM:
QUALE FUTURO?
Il mondo islamico è vasto, complesso e variegato. l'Occidente, d'altra
parte, ha commesso storicamente ( e commette ancora ) gravi errori
nei rapporti con il Sud del mondo, come, in particolare, con i paesi
del mondo islamico. Tariq Ramadan, professore presso la Oxford
University, personalità celebre in tutto il mondo, è da tempo voce
prestigiosissima di dialogo.
MARTEDI 9 GIUGNO 2015, ore 18:00
Frascati, Scuderie Aldobrandini
Piazza Marconi
L'OCCIDENTE, l'ISLAM:
QUALE FUTURO?
Incontro con
Tariq Ramadan Professore alla Oxford University (England)
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A cura di ENRICO DEL VESCOVO
Tariq Ramadan
Associazione Culturale Alternativ@Mente,
www.alternativamente.info
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
SPIGOLATURE
C'è modo e modo
Al Nazareno vi è molto da
riflettere sulla sinistra che ha
scontato amaramente le sue divisioni.
di Renzo Balmelli
DIVISIONI. Finisce 5 a 2 per il Pd, ma il rosso che punteggia la
mappa dell'Italia non è soltanto il colore numerico uscito dalle urne,
ma anche quello del disappunto per le occasioni mancate. Disappunto
per la Liguria regalata a Toti, per il Veneto sfuggito, per i voti andati
all'aggressivo lepenismo leghista che sta cannibalizzando ciò che resta
della destra sconclusionata. C'è modo e modo di vincere, ma avere
comunque vinto perdendo una barca di consensi non è il miglior
viatico per consolidare la stagione delle riforme. Al Nazareno vi è
molto da riflettere sulla sinistra che ha scontato amaramente le sue
divisioni. Pensare di governare per i prossimi quattro anni navigando a
vista sulla nave della litigiosità non offre garanzie, ma solo incertezze
ai danni del Paese. Con tutti i rischi del caso. SFIDUCIA. A bocce ferme tutti hanno vinto e nessuno ha perso. E' il
commento rituale al termine di ogni elezione. Ma stavolta invece
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qualcuno ha perso e pure malamente. E questo qualcuno è la Politica,
quella con la " P" maiuscola, che è stata sconfitta sull'altare
dell'astensionismo. Se un elettore su due diserta il voto, vuole dire che
qualcosa si è spezzato nel rapporto di fiducia tra i cittadini e i partiti.
Dalle urne è venuto un serio segnale d'allarme che non può essere
ignorato. Dietro le regionali si muove un'altra Italia stufa di baronie,
lottizzazioni e mandarini stagionati. L'Italia decisa a riprendersi un
ruolo nella ricostruzione economica, ma soprattutto morale, dopo i
disastri del recente passato targato FI e non ancora del tutto smaltiti.
Palazzo Chigi ne prenda nota per non rischiare una deriva ancora
peggiore. DIMISSIONI. Un tempo andavano di moda i romanzi d'appendice,
affidati a penne di valore, che miscelavano l'estro narrativo con i fatti
della vita e le magagne della società. Era la cosiddetta realtà
romanzesca che anche oggi potrebbe offrire non pochi spunti se ci
fossero autori interessati a rivalutare il genere. Tanto per dire,
pensiamo al terremoto che ha scosso la FIFA. Scoperchiato il vaso di
Pandora, resta da capire fino a quando il calcio mondiale riuscirà a
resistere alla bufera che preannuncia altre rivelazioni imbarazzanti.
Sullo sfondo di Zurigo, città ricca e difficile da decifrare, le dimissioni
a scoppio ritardato di Blatter confermano che dopotutto c'era davvero
del marcio in Danimarca e che su questo canovaccio, stritolato da un
reticolo di interessi, si può costruire una trama raffinata e corrosiva in
cui nessuno può proclamarsi innocente.
Il presidente uscente Blatter allo specchio -
“Nessuno può proclamarsi innocente”
DIPLOMAZIA. L'altra faccia del pallone. A dispetto degli scandali e
le tentazioni del vil denaro, le vie del calcio sono infinite e non portano
solo alle indagini dei magistrati. Come ai tempi della diplomazia del
ping-pong che segnò l'inizio del disgelo tra Washington e Pechino ai
tempi di Nixon e MaoTse-tung, anche oggi lo sport si rivela un valido
veicolo per irrobustire la distensione, questa volta lungo l'asse Stati
Uniti- Cuba dopo anni di guerra fredda. Anziché una pallina di
celluloide, il simbolo del riavvicinamento nella circostanza è una sfera
di cuoio usata per l'amichevole disputata sull'isola tra la nazionale di
casa e i New York Cosmos; la prima di una lunga serie di futuri eventi
analoghi già previsti e che è stata ben più importante di una semplice
gara di calcio, bensì il preludio – così si spera – al definitivo
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riconoscimento diplomatico sollecitato da Obama tra due Paesi troppo
vicini per ignorarsi.
DOVERE. Che il blog, grazie all'anonimato, sia il ripostiglio di
sentimenti meno nobili è un dato di fatto ormai assodato. Il punto non è
tanto questo, ma piuttosto cercare di capire come muoversi in questa
giungla di opinioni allo sbaraglio, senza tangere la libertà di
espressione garantita dai social network. Gli scorsi giorni la notizia che
il comune di Rivoli aveva cancellato Benito Mussolini dall'elenco dei
cittadini onorari ha scatenato una vera e propria tempesta di reazioni
nostalgiche con frasi del tipo "onore al Duce". L'Italia è una
democrazia consolidata che non deve avere paura della sua storia
recente. Ma ricordare a chi scrive simili sciocchezze che quella fu una
dittatura esecrabile non è censura, ma rispetto per le vittime, oltre che
un dovere morale da parte di chi le pubblica.
RIBALTA. Non soltanto a scuola, ma anche in politica si
distribuiscono le pagelle. Con esiti a volte sconcertanti sul metro usato
per promuovere e bocciare. Sulla principale testata del gruppo
Mediaset il capo del governo, secondo la più ovvia logica partigiana, è
uscito letteralmente massacrato dalla valutazione degli esaminatori.
Intendiamoci: dire che Renzi non è uno scolaro modello è quasi
un'ovvietà. Ma quel al 4 di sotto della sufficienza in tutte le materie
sembra non solo severo, ma punitivo per colui che resta comunque , a
torto o ragione, il dominus della politica italiana. Tanto più che sul
fronte opposto volano gli 8 per Salvini sulla fiducia (quale?) e per il
Cavaliere, lodato per i "nervi saldi e la visione di gioco", ma talmente
fuori gioco da presentarsi al comizio sbagliato; un passo falso che gli è
valso probabilmente le ultime luci della ribalta.
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LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Giornate del Lavoro
La manifestazione della Cgil alla seconda edizione, a Firenze dal 12
al 14 giugno. La presentazione il 4/6 con Baseotto. Lo slogan è "Il
futuro del lavoro". Tanti incontri con personalità del sindacato,
politica, cultura e imprenditoria
Le 'Giornate del Lavoro' della Cgil giungono alla loro seconda
edizione. Quest'anno sarà Firenze ad ospitare dal 12 al 14 giugno la tre
giorni di incontri, dibattiti, iniziative pubbliche e manifestazioni
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culturali. L'appuntamento sarà presentato domani, 4 giugno, nel
capoluogo toscano. Alle ore 12.00, nella sala incontri di Palazzo
Vecchio, Piazza della Signoria 1, si terrà una conferenza stampa a cui
parteciperà, tra gli altri, il segretario confederale della Cgil Nino
Baseotto.
'Il futuro del lavoro', è lo slogan scelto per la grande
manifestazione politica e culturale, un'occasione per far dialogare il
mondo delle istituzioni con i cittadini. Sono attese infatti personalità di
rilievo del mondo della politica, della cultura e dell'imprenditoria. Non
mancheranno momenti di svago con concerti, spettacoli e proiezioni di
film. 'Lunghi e lunghissimi: il lavoro si racconta' è la rassegna di film
prodotti dalla Cgil che verranno proiettati durante le tre giornate presso
l'Odeon Cinehall in Piazza Strozzi, mentre la Camera del Lavoro
ospiterà la rassegna 'Corti e cortissimi: le storie del lavoro raccontate
dalla Cgil', un loop (dalle ore 10 alle 16) di video prodotti dalle
strutture della Cgil in collaborazione con la Web Tv della Cgil
Lombardia.
Il programma > Scarica il programma completo
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Un risultato più
grave di quanto sembri
Il crollo della partecipazione alle nostre regionali
è un segno clamoroso della crisi del governo Renzi.
di Giuseppe Tamburrano
Il “disastro” elettorale è più grave di quanto sembri. Infatti agli
astenuti, e cioè a coloro che non sono andati a votare, bisogna
aggiungere i cittadini che sono andati al seggio e hanno messo
nell’urna scheda bianca o nulla.
Da una ricerca effettuata e da nostri conteggi risulta, ad esempio,
che in Liguria su 1.357.540 elettori hanno votato in 688.014, cioè il
50,68%; le schede bianche sono 7.010, cioè l’1,01% e le nulle 22.752,
cioè il 3,30%. Prendiamo un’altra regione per la quale siamo riusciti ad
avere il quadro elettorale completo, l’Umbria: elettori 705.819, votanti
391.210, cioè il 55,42%. Le schede bianche sono state 5.139, cioè
l’1,3%, le nulle 12.359, cioè il 3,15%.
Insomma, se alle astensioni aggiungiamo i voti nulli, il PD è sotto il
25% che è stato dato contando solo le astensioni.
In ogni caso, coloro che vogliono avere i dati completi sottraggano
dal numero dei votanti i voti validi andati ai partiti ed avranno il
numero delle schede bianche e nulle, e il disastro emergerà in tutta la
sua reale gravità perché meno della metà degli elettori si riconosce nel
sistema rappresentativo vigente.
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Un risultato catastrofico non solo per alcuni partiti, ma per il sistema
politico che è “accettato” da meno della metà dei cittadini.
Ovviamente, dopo le espressioni ipocrite di rammarico, tutte le caselle
del potere regionale saranno riempite, anche quella di De Luca in
Campania.
La democrazia italiana è stata a lungo una delle democrazie più
partecipate. Il crollo dei votanti è dunque di per sé un segnale di crisi
politica.
Negli Stati Uniti, quando nelle elezioni del 2012 l’affluenza alle
urne è crollata dal 57,48% del 2008 al 49%, nessuno ha messo in
dubbio che il crollo fosse un segnale della crisi della presidenza
Obama. E così non si possono nutrire dubbi che il crollo della
partecipazione alle nostre regionali è un segno clamoroso della crisi del
governo Renzi, sottolineato più direttamente dalla forte perdita di voti
delle liste PD e indirettamente, ma eloquentemente, dalla tenuta di
5Stelle e dal successo di Salvini.
Analisi del voto
CRUDA REALTA’
DEI NUMERI
di Franco Astengo http://sinistrainparlamento.blogspot.it
Come sempre accade in queste occasioni la tornata elettorale regionale
di domenica 31 Maggio ha assunto un valore politico generale e come
tale va considerata in sede di analisi dei dati.
In questo senso la valutazione più coerente e indicativa deve essere
eseguita attraverso le cifre assolute e non certo nella guisa di risultato
calcistico, come sta cercando di fare la segreteria del PD ragionando
esclusivamente nella logica della detenzione del potere o lavorando
sulle percentuali che mai come in questi casi risultano fallaci e
illusorie.
Sono state prese in considerazione le 7 regioni in cui si è votato per
l’elezione di Presidente e Consigli (Liguria, Veneto, Toscana, Marche,
Umbria, Campania, Puglia) e il raffronto è stato eseguito, in questa
prima occasione in attesa di poter procedere ad accertamenti più
approfonditi, tenuto conto dell’elevata volatilità elettorale e della
necessità di offrire un primo quadro d’insieme di valore politico, con le
elezioni europee del 2014.
Il dato più eclatante riguarda, ancora una volta, il “non voto” in
ulteriore crescita (il raffronto con le europee 2014 in questo caso
s’impone anche per via dell’omologa durata nell’apertura dei seggi).
Il “non voto” complessivamente inteso (assenza dalle urne, schede
bianche e schede nulle) è risultato rappresentare la maggioranza
assoluta dell’elettorato.
I voti validi (sono stati considerati il totale dei voti destinati a
candidati Presidenti) sono stati 9.293.140 su 18.849.077 elettrici ed
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elettori iscritti nelle liste: una percentuale del 49,30%.
Ne consegue che il 50,70% non ha espresso alcun suffragio: in totale
9.555.937 elettrici ed elettori.
Una crescita di 980.349 unità pari al 6,40%.
Il prof. D’Alimonte, ispiratore dell’Italikum e teorico
dell’indifferenza alla partecipazione al voto aveva comunque segnalato
che un’assenza al di sopra del 50% avrebbe comunque un segnale di
rottura del sistema: dunque ci siamo mettendo assieme, non tanto
l’indifferenza alla politica come scrive questa mattina (2.6.15) il
Corriere della Sera, ma il micidiale combinato disposto tra lo
spettacolo di una classe politica di basso livello, la corruzione
dilagante, l’impopolarità dell’istituto regionale, la protesta per le
peggiorate condizioni di vita complessive, l’assenza di alternative
credibili di fronte a quella che pareva la “resistibile ascesa” del partito
unico renziano, che invece si è arrestata.
La situazione della democrazia italiana è di forte difficoltà, in
particolare dopo l’approvazione della nuova legge elettorale e
l’elemento della sfiducia (non dell’indifferenza) può minarne
rapidamente le basi, fino ad arrivare a seri rischi per la sua tenuta.
Il PD appare sicuramente essere il partito più colpito da questo
drammatico stato di cose (non c’erano 80 euro da elargire) ed ha perso
in 12 mesi 1.574.132 voti.
Nelle 7 regioni nelle quali si è votato il PD ha, infatti, ottenuto
2.130.490 voti pari al 22,93% sul totale dei voti validi (11,30% sul
totale degli elettori: è con questo 11,30% dei voti che Renzi
pretenderebbe, al ballottaggio, di avere per sé la maggioranza assoluta
della Camera).
A questi voti vanno aggiunti i 560.669 voti (6,02% - 2,97%) ottenuti
dalle liste d’appoggio dei candidati Presidenti.
Alle Europee del 2014 il PD ottenne 4.264.691 voti pari al 42,64%
(23,15%).
Un calo netto e inequivocabile.
Così come risulta in calo il Movimento 5 Stelle che non è riuscito,
per la seconda volta consecutiva, a intercettare l’astensionismo in
uscita.
Il M5S ha ottenuto 1.324.292 voti (14,25%, 7,02%) cedendo circa
900.000 voti in 12 mesi. Alle Europee, infatti, il M5S ottenne, nelle 7
regioni prese in esame, 2.211.384 voti (22,11%, 12,00%).
Abbiamo messo assieme, per ragioni di affinità politica complessiva,
le liste presentate come Area Popolare, Scelta Civica, UDC (presenti in
entrambi gli schieramenti). In questo caso siamo di fronte ad un dato di
sostanziale tenuta rispetto al voto dell’NCD alle Europee.
Questo il raffronto: Regionali 2015 529.992 (5,70% -2,81%)
Europee 515.077 (5,12% - 2,79%).
Nell’area di centrodestra pesante flessione di Forza Italia scesa a
955.704 (10,28% - 5,07%) dal 1.790.976 (17,90%, 9,72%). Una
flessione, quindi, di circa 800.000 voti.
Tenuta per Fratelli d’Italia che scende a 334.663 voti (3,60%,
1,77%): nel 2014 385.540 (3,75%-2,09%).
All’area di centro destra debbono essere attribuiti, almeno per ora,
anche i 257.172 voti ottenuti in Puglia dalle liste di Fitto e Schittulli
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(2,76%, 1,36%).
Diverso il discorso riguardante le liste d’appoggio per i candidati
presidenti del centrodestra. Una quota rilevante: 629.641 voti (6,77%,
3,34%) che, però, in gran parte appartengono all’area di pertinenza
della Lega Nord in quanto ottenuti dalla lista posta a sostegno di Zaia
in Veneto (oltre 400.000 voti).
Così come all’area della Lega Nord debbono essere intestati i
104.757 voti della lista Tosi (1,12%, 0,55%) sempre in Veneto.
La Lega Nord ha così dimostrato di rappresentare l’unica area
politica in effettiva espansione con 807.053 voti realizzati usando il
proprio simbolo (8,68%. 4,28%) con un guadagno di quasi 300.000
voti rispetto al 2014: 513.801 voti (5,00%, 2,78%).
Un segnale inquietante, considerato anche lo spostamento secco
verso l’estrema destra razzista imposto dalla segreteria Salvini: il
segnale peggiore di malattia del nostro sistema politico.
A Sinistra sono stati riuniti i voti delle liste che, nel 2014, avevano
fatto capo alla Lista Tsipras (compresa SeL) e che, in questa occasione,
si sono presentate in ordine sparso a volte in alleanza con il
centrosinistra, a volte in autonomia.
Un dato sicuramente corroborato dal dato ottenuto dalle due liste
presentate a sostegno della candidatura Pastorino in Liguria: una
presentazione che ha rappresentato il vero e proprio punto di
osservazione più importante di questa tornata elettorale.
Queste liste della sinistra hanno ottenuto 390.973 voti (4,20%,
2,07%) mentre la lista Tsipras, nelle 7 regioni prese in esame, aveva
realizzato nel 2014 310.363 voti (3,02-1,68%).
La questione della soggettività politica della sinistra rimane,
comunque, tutta da analizzare e da costruire.
Infine, in alcune situazioni, sono state presentate liste del PSI o di
Socialisti Riformisti: in totale 63.533 voti (0,68%, 0,33%).
Fuori da questo quadro sono rimaste piccole liste locali, per le quali il
conteggio dei voti risulta del tutto ininfluente.
In conclusione, nell’attesa di un affinamento dell’analisi rivolta
anche al piano delle diverse situazioni locali, si può affermare della
crescita del “non voto”, del ridimensionamento secco del PD,
dell’incapacità del M5S a intercettare la disaffezione, della crescita
della Lega Nord grazie all’aggressività del messaggio razzista (il
segnale più inquietante che questa tornata), del persistere della crisi di
Forza Italia che può comunque pensare all’avvio di un processo di
riaggregazione attorno al successo in Liguria, all’assenza, ormai
cronica, di soggettività a sinistra: un’assenza di soggettività che, con
ogni probabilità, lascia privi di rappresentanza centinaia di migliaia di
elettrici e di elettori che non trovano così la possibilità di esprimersi.
Analisi del voto
Osservazioni a margine dei dati
elettorali fornitici da Franco Astengo
13
di Felice Besostri
Come per la Liguria i numeri di Astengo, cui bisogna attenersi per
"non dare i numeri" nelle analisi politiche, portano chiarezza. Segnalo
subito un punto di dissenso quando attribuisce i risultati di Tosi all'area
Lega Nord, mentre vanno attribuiti all'area centrista. Non si possono
ignorare le motivazioni di Tosi di dissenso da Salvini per la sua
uscita/espulsione dalla Lega. Viene ridimensionato il successo della
Lega e si incrementa quello centrista, che rafforza il suo insediamento,
ma comunque ad un livello tale da escludere che possa nascere da lì
una riaggregazione dei moderati. Aggiungendo all'area centrista i voti
della Lista Tosi 104.757 (1,12%, 0,55%) ai voti centristi Regionali
2015 529.992 (5,70% -2,81%) si hanno voti 634.749 (6,82%-3,36%) in
netto miglioramento rispetto alle Europee 515.077 (5,12% - 2,79%),
ma soprattutto NCD è area centro-destra più che centrista.
Se si mantiene la logica bipolare è un dato da non ignorare dal punto
di vista formale che il primo partito nelle 7 regioni è il M5S infatti
2.211.384 voti (22,11%, 12,00%) sono sia pur di poco superiori al PD
2.130.490 voti pari al 22,93% sul totale dei voti validi (11,30% sul
totale degli elettori: questo è il dato da tenere sempre a portata di mano
in ogni dibattito sulla legge elettorale, vale più di tanti ragionamenti ).
Altro dato dinamico è che il candidato M5S è secondo in Puglia e
Marche con consenso superiore al 20%, percentuale che supera al terzo
posto in Liguria e a cui si avvicina con il 19,2% della Campania.
La situazione alla sinistra del PD la rimando a quando saranno
completi i dati oltre che della Liguria, almeno quelli della Toscana
(dove hanno eletto) , della Puglia e della Campania(nessun eletto), cioè
delle regioni più popolose. In sintesi una sinistra a sinistra del PD non
c'è, perché mi ripeto mancano le forze tradizionali, in Italia, di ogni
sinistra, alternativa di governo, che si rispetti i socialisti democratici e i
comunisti unitari.
Questa sinistra a sinistra del PD deve confrontarsi con ed incalzare i
M5S innanzi tutto su un grande patto democratico(revisione delle leggi
elettorali nazionali e regionali e delle province e città metropolitane e
poi sui programmi. Capisco che il M5S rifiuti le proposte di Emiliano
per non compromettersi con il governo, ma una proposta di azioni
comuni e concertate dall'opposizione è altra cosa. 4 punti: difesa scuola
pubblica, reddito di cittadinanza, giustizia fiscale e tutela delle
pensioni fino a 5.000 euro lordi.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Una domanda
14
In attesa di una sinistra che ancora non c’è,
ha senso aiutare la destra a vincere?
Senza i brogli, Cofferati avrebbe vinto le primarie, e il Pd
probabilmente avrebbe ancora la maggioranza della Regione Liguria.
Ma credo che senza la lista Pastorino, pur di non votare a destra, un
certo numero di elettori avrebbe votato la Paita. In attesa di una sinistra
che ancora non c’è, ha senso aiutare la destra a vincere? Non ho
risposte da dare. E’ solo una domanda.
A. F., Milano
LETTERA
Se va bene, se va male
Se la domanda è come ne usciamo
Male ne usciamo. O meglio: ne usciamo male, se va bene; se va male
non ne usciamo proprio per i prossimi vent'anni.
Guardate che di stagnazione secolare se ne scrive da anni
sull'Economist e su FT. L'Italia che già non cresceva prima ora è
pienamente nel trend…
V. Ayroldi, Roma
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.
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