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La Newsletter settimanale del 21 maggio 2015TRANSCRIPT
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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IPSE DIXIT L’italiano medio - «Uno dei difetti principali dell’"italiano medio", si dice
sempre, è la tendenza a scaricare le responsabilità, ossia la convinzione che
del conto debba sempre occuparsi qualcun altro. "Qui nessuno paga le
tasse!", denuncia l’artigiano mentre ripone in un cassetto i contanti incassati
al nero. "Qui nessuno rispetta le regole!", inveisce la signora parcheggiando
sul posto riservato ai disabili, forte del pass d’un vecchio zio che non esce di
casa da un lustro. Bene, la mia ipotesi è la seguente: non l’unica causa, certo,
ma almeno una delle cause del declino italiano consiste nel fatto che, a partire
soprattutto da Tangentopoli, la politica non solo non ha contrastato questa
propensione – per così dire – all’auto-deresponsabilizzazione, ma l’ha
potentemente alimentata.» – Giovanni Orsina
Esortazione ai vescovi italiani - «La sensibilità ecclesiale… comporta anche
di non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare e nello sconfiggere una
diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire,
senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità
cristiane, scartando i giovani, sistematicamente privati di ogni speranza sul
loro futuro, e soprattutto emarginando i deboli e i bisognosi.» – Francesco
Papa Bergoglio all’apertura dei lavori
della Conferenza episcopale italiana
Nella Curia - «Le parole pronunciate lunedì da Francesco all’apertura
dei lavori della Conferenza episcopale italiana hanno lasciato tracce
profonde; e fatto riaffiorare riflessioni amare. Sono state vissute come
la conferma di una severità che da mesi viene avvertita con dolore e
sorpresa: quasi fosse l’onda lunga di un Conclave che nel 2013 rivelò
una maggioranza ostile a qualunque ipotesi di papato italiano e curiale.
Il rischio è di accreditare l’idea di un Pontefice convinto che la Chiesa
cattolica si salvi allargando il fossato con una nomenklatura
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ecclesiastica sospettata di essere collusa con il potere… Si avverte un
disagio che tocca direttamente l’episcopato italiano, in affanno nel
capire le coordinate culturali di Jorge Mario Bergoglio; e convinto che
gli ultimi anni tormentati di Benedetto XVI, con gli scandali e le lotte
intestine nella Roma papale, abbiano sedimentato un pregiudizio anti-
italiano difficile da scalfire… Il fossato tra il pontefice del popolo e la
Chiesa-istituzione rimane. I vescovi sentono di essere oscurati e
surclassati da Francesco. E additano come un rischio la sua tendenza a
guidare la Chiesa con una specie di "governo ombra". Ma forse,
dovrebbero domandarsi se l’"oscuramento" non sia una conseguenza di
responsabilità e mancanze almeno di alcuni di loro. E quando
chiamano in causa il "governo ombra", alludendo a Casa Santa Marta,
mostrano di non vederlo più come luogo-simbolo della rottura virtuosa
di Francesco con i palazzi degli intrighi vaticani.» – Massimo Franco
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
UVA DI ROVO
A volte, se vogliamo misurare i progressi, i regressi e le costanti di
una certa situazione, può esserci utile riflettere su quel che ne
avevamo detto e pensato in precedenza. Di seguito alcuni stralci di
“Il nostro noi diviso”, editoriale apparso sull’ADL del 18 aprile
2011. Con un breve Poscritto.
di Andrea Ermano
È molto grave che un barcone di profughi possa naufragare con tutti i
passeggeri a bordo sotto i binocoli di tanti osservatori oscenamente
discreti; ma, posto che ciò accada per una tragica fatalità, a quale causa
movente dobbiamo attribuire le salve di battute nazional-padane sui
naufraghi morti?
"Con gli immigrati non possiamo usare le armi, per ora", parola
dell'ex ministro leghista Castelli. "Quando i nostri pescherecci,
disarmati, si avvicinano alle coste della Tunisia vengono mitragliati.
Usiamo lo stesso metodo. . .", parola dell'eurodeputato leghista
Speroni: "Hitler ha sbagliato tutto! Se fosse vissuto ai giorni nostri
avrebbe mandato i tedeschi coi barconi a invadere il mondo e nessuno
avrebbe potuto fermarli perché. . . be', ci sono le ragioni umanitarie".
Così, la morte accidentale di una carretta migrante viene inalveata in
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un letto di gelo psichico, sul quale il nostro comune sentire è destinato
a deragliare da ogni rapporto con il dolore degli altri.
Eppure, esistono satelliti geostazionari. Esistono previsioni
atmosferiche. E il Mediterraneo è zona di guerra. Un bel po' di occhi
sono puntati sul tratto di mare antistante alle nostre coste. Un bel po’ di
previsioni atmosferiche vengono scodellate a getto continuo sulle
scrivanie degli strateghi che dovrebbero quindi sapere che cosa bolle in
pentola tra la Libia, la Tunisia e l'Italia…
Il tiro al rifugiato ha buone possibilità di divenire lo sport nazional-
padano, dato che Hitler oggi espugnerebbe il Castello di Udine
mimetizzato da bimba eritrea…
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Nella sua summa dedicata alla "sindrome weimariana" Peter Sloterdijk
mostra bene i rischi insiti nel surriscaldamento verbale, di cui – nel
1922 come nel 1933 – furono protagoniste varie formazioni
paramilitari ad alto tenore ideologico.
La mancanza di senso della misura si manifesta anzitutto come
mancanza di dubbi circa le posizioni ideologiche proprie. Ed affligge
in modo più virulento le ideologie maggiormente capaci di provocare
le tragedie più grandi.
La mancanza militante di senso della misura alimenta una
progressione dell’arbitrarietà incline alla violenza, ma soprattutto
prepara, per accumulo, quel fenomeno che Sloterdjik definisce
"scatenamento cinico", in forza del quale, raggiunto il punto di
saturazione, scatta una sorta d’isteria collettiva sulla cui onda ha luogo
la crisi totalitaria.
Da noi, fino a qualche tempo fa, la questione della tenuta
democratica pareva risolta alla radice nel rapporto con l'Europa. Ma
l’Unione Europea appare al momento divisa e disorientata a causa
delle turbolenze globali, mentre l’anti-europeismo appartiene ai
caratteri originari della destra. Sicché ora entra in oscillazione anche
questo ancoraggio.
Dobbiamo guardare in faccia la realtà di un "noi diviso", come
tratteggiato da Remo Bodei nell’omonimo saggio del 1998. Dobbiamo
comprendere bene, però, dove passa la faglia. Bisogna cioè vedere
quali sono le formazioni storiche d'interessi che divergono o
confliggono.
Per alcuni "poteri forti" è del tutto indifferente se l'Italia rappresenta
la quinta o la cinquantesima potenza industriale del mondo, né cambia
granché per loro se il tessuto sociale, civile ed economico del Paese
gode o meno di buona salute, e lo stesso vale per l’ancoraggio europeo.
Quali sono questi "poteri forti"?
Ad esempio, la mafia, titolare di fatturati ben maggiori rispetto a
molti di quelli legali dell'industria e del commercio: è un sub-sistema
che vuole comandare sul proprio territorio, al limite per trasformarlo in
discarica.
Ad esempio, il berlusconismo, nome che sta qui per l’ala rapace
della razza padrona: un sub-sistema che funziona secondo regole
proprie, in tensione perenne con le regole vigenti in ogni "paese
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normale". E che importa se la deriva si fa sempre più allarmante.
Ad esempio, lo strapotere delle gerarchie cattoliche, che confligge
con l’idea di progresso civile dell’Italia – vuoi nella dimensione
democratica o dell'integrazione europea o dello stato di diritto – tre
sinonimi di un incremento di laicità non facilmente compatibile, hic et
nunc, con il costrutto materiale e dottrinale vaticano, che è l’archetipo
primo e il teatro ultimo del nostro "noi diviso".
(Stralci dall’editoriale del 18.4.2011 – testo completo sul blog ADL)
Poscritto 21.5.2015 – A fronte dell’ulteriore degrado civile
intervenuto in questi quattro anni nel nostro Paese, degrado evidenziato
da un’ampia gamma di fenomeni, che vanno dalla corruzione
capillarmente diffusa alla propaganda xenofoba “a fogne aperte”, è
lecito domandarsi che cosa resti di quel “magistero morale” tanto
orgogliosamente rivendicato un tempo dalle gerarchie ecclesiastiche
italiane. Le quali oggi si lamentano di papa Francesco: «Quando parla
dei vescovi, questo Papa che pure mostra una grande misericordia
verso tutti, sembra incline a usare il bastone», dicono in Curia. Oibò,
suvvia, l’albero si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi
dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
Dal Fatto Quotidiano
Besostri: “Italicum incostituzionale”
Parla l’avvocato che ha sconfitto il Porcellum
“Anche la nuova legge elettorale è incostituzionale, dobbiamo portarla davanti alla Corte costituzionale al più presto promuovendo ricorsi in tutta Italia”, dichiara l’avvocato Felice Besostri, uno dei legali che dopo sette anni di battaglie riuscirono a far cancellare dalla Consulta il famigerato “Porcellum”. Besostri ha ricevuto l’incarico di impostare la strategia giudiziaria contro l’ “Italicum” dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, network di associazioni, comitati e giuristi che ha deciso di intraprendere in parallelo anche la via del referendum abrogativo. “In tutte le 26 sedi di Corte d’appello italiane” – spiega Besostri – “come cittadini-elettori presenteremo ricorsi alla magistratura, confidando di trovare almeno un giudice che rinvii il fascicolo alla Corte costituzionale“. L’iter potrebbe essere più rapido di quello contro il “Porcellum”.
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Vai alla videointervista con Felice Besostri sul sito del Fatto
SPIGOLATURE
Non era vero allora,
non lo è adesso
di Renzo Balmelli
DIFFERENZE. Nell'album "E pensare che c'era il pensiero" Giorgio
Gaber, scomparso nel 2003, si divertiva ad elencare che cos'era di
destra e di sinistra. A suo parere le differenze tra le due parti erano
minime. Non era vero allora, non lo è adesso, né idealmente, né
storicamente. Le differenze c'erano e ci sono, solo che il clima è
cambiato in peggio. Oggi la destra è pronta ad accettare qualsiasi
disuguaglianza nella società pur di incrementare le sue fonti di reddito,
tradendo così lo spirito liberale. Quanto alla sinistra sovente si fatica a
capire in che direzione si stia muovendo. Si disunisce, ha solisti e un
coro cacofonici, ma invece di rottamare senza giudizio avrebbe
bisogno di mostrare un modello unitario e convincente in una fase che
richiede alla politica la lucida capacità di reinventarsi.
PENSIONI. Dopo la cosmica panzana del milione di posti di lavoro
mai creati durante l'infausta era berlusconiana, la gente ha imparato a
diffidare dalle promesse roboanti. Non che prima fosse tanto diverso.
Basti pensare al fumoso frasario di stampo democristiano. Anche la
tivù ad personam elevata a quotidiano comizio ha offerto al Cavaliere
una cassa di risonanza senza precedenti. Adesso però il trucco non
funziona più. Ora è una questione di etica pura e semplice. L'etica di
chi governa e non può giocare con le attese dell'elettorato. Su quei 500
euro da restituire ai pensionati, invitati a passare all'incasso il primo
agosto, il premier Renzi investe una grossa fetta della sua credibilità
dando un segnale, se non una soluzione definitiva, per rimuovere il
contenzioso. La scelta è fragile, ma non concede sconti.
PROVOCATORE. Senza il traino del Cavaliere, padrino ormai
logorato, e senza la spalla della Le Pen, consumata dalle faide
familiari, Matteo Salvini, come diceva Clint Eastwood in un celebre
film, sta giocando "a smerda tutto" per portare la Lega a Sud, nelle
fauci del leone. Che non sia ovunque il benvenuto lo evidenziano le
contestazioni, sfociate in episodi di violenza deprecabili senza mezzi
termini. Qualcuno lo ha definito un " provocatore di talento", ma fosse
anche solo un provocatore e basta, resta difficile immaginare che la
Padania riesca a sfondare nella terra che ha sempre vituperato. Ad ogni
buon conto Salvini dovrebbe guardarsi dai nostalgici che lo
applaudono. Sono facili da individuare e una volta identificati costa
poco prenderne le distanze. Finora non è successo.
ZIO TOM. E' brava a scuola, molto brava, tanto da essere una delle
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migliori della classe nell'istituto superiore che frequenta a Pisa. Agli
occhi dei razzisti ha però il "torto" di essere un' immigrata senegalese e
per dirla con il rozzo linguaggio delle lettere minatorie che le hanno
infilato nel diario " non si è mai vista una negra che prende 10 in
Diritto". E che vuole fare l'avvocato. Sul doloroso episodio è stata
aperta un'inchiesta, ma resta lo sgomento al solo pensiero che cose
simili possano ancora accadere al giorno d'oggi. Atti malsani, frutto
bacato di una mentalità degenerata che trova il suo terreno di coltura
nel letamaio delle peggiori ideologie. Sono trascorsi oltre 150 anni da
quando uscì "La capanna delle zio Tom" e agli autori di certe bravate
non farebbe male rileggere il romanzo della Beecher Stowe.
TRAGEDIA. Si è mobilitata molto tardi la comunità internazionale di
fronte alla tragedia umanitaria rappresentata dal fenomeno dei migranti
lasciati in balia del mare e nelle mani di cinici scafisti. Quando ormai
era diventato impossibile fingere di non vedere o giocare allo scarica
barile, finalmente gli appelli dell'Italia sono stati accolti dall'UE e dalle
Nazioni Unite che hanno deciso di attivare i provvedimenti necessari a
fermare l'indecente traffico di uomini. Basteranno? Oltre che nel
Mediterraneo, altre masse di diseredati come i Rohingya mussulmani,
mossi dalla forza della disperazione, vagano senza meta nell'Oceano
indiano, esposti a rischi inauditi. Anche di loro, ultimi tra gli ultimi
nella catena dei soprusi, bisognerà occuparsi per non abbandonarli alla
sorte che li condanna all'emarginazione, all'oblio e a una morte quasi
sicura. Sempre che non sia troppo tardi.
CONTRADDIZIONE. Immaginare l'Italia fuori dalla classifica che
conta nel campo dei musei è quasi uno sproposito che trova purtroppo
una dolorosa conferma in sede di bilancio dopo l'International museum
day, la giornata mondiale dedicata a queste istituzioni. Dati alla mano
risulta che nell'elenco delle sedi espositive più frequentate mancano
quelle italiane che non figurano fra le prime venti del mondo. Una
contraddizione mortale – scrive Repubblica – per un Paese votato al
turismo, alla cultura e alla storia dell'arte. Per quanto indiscutibilmente
ricco sia il patrimonio, l'impressione raccolta tra i visitatori e gli
osservatori è che tali beni siano poco valorizzati, vuoi per la carenza
dei servizi, vuoi per inadempienze di varia natura, politiche o altro.
Ora gli addetti ai lavori si affidano alla seduzione di EXPO2015 per
riportare l'Italia al posto che le compete in una graduatoria prestigiosa
guidata dal Louvre.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
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Camusso, i diritti per Statuto
Intervista con la segretaria nazionale della Cgil. Libertà e dignità
sono i princìpi affermati nella legge 300 che compie 45 anni. Quei
diritti vanno oggi rafforzati e resi universali anche alla luce dei
cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro
di Altero Frigerio, RadioArticolo1
"Potremmo dire che lo Statuto dei lavoratori è una delle grandi
leggi di applicazione della Costituzione, non a caso viene definita
legge di rango costituzionale. È la legge che traduce i valori contenuti
nella Costituzione: i principi di libertà sindacale e di associazione, il
lavoro come uguaglianza e quindi fondato sui diritti, per arrivare
all’Articolo 1 'L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul
lavoro'”. Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, in
un'intervista rilasciata a RadioArticolo1.
"Non a caso lo Statuto fu salutato come l’ingresso della
Costituzione dentro le fabbriche, della cittadinanza dentro i luoghi
di lavoro. Questo ingresso si è realizzato attraverso quella
fondamentale scelta che di fronte alla disparità tra i due contraenti,
l’impresa e il lavoratore, la legge deve intervenire a sostenere il
soggetto più debole. Oggi ne festeggiamo il quarantacinquesimo
anniversario. Per qualcuno 45 anni sono troppi anni e quindi va
cambiato. In realtà, sono il segno di quanto da poco tempo la
cittadinanza è entrata a pieno titolo nei luoghi di lavoro e - quando il
tempo è poco - c'è sempre bisogno di rafforzare quell’insieme di diritti
e di renderli universali. (Continua la lettura su sito di rassegna.it)
Vai all’audio dell’intervista con Susanna Camusso
Economia
Le “too big to fail”
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
La Deutsche Bank ha concordato con l’autorità americana di controllo
finanziario e con quella inglese, il pagamento di una multa di 2,5
miliardi di dollari per le manipolazioni del tasso Libor. In cambio verrà
prosciolta da ogni altra accusa ed il procedimento penale verrà chiuso.
Lo stesso era avvenuto lo scorso novembre con le 6 banche “too big
to fail” – la JP Morgan, la Citigroup, la Bank of America, la Royal
Bank of Scotland, la HSBC e l’UBS – che, per lo stesso reato,
pagarono complessivamente una penale di 4,3 miliardi.
Come abbiamo in passato già riportato, il London Interbank Offer
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Rate, sulla base di informazioni fornite da una ventina di grandi banche
internazionali, viene deciso giornalmente alla City dalla British
Bankers Association. Diventa il punto di riferimento per tutti gli altri
tassi di interesse in un sistema globale che registra contratti finanziari
per un volume di 360 trilioni di dollari. Se le suddette banche fanno
cartello e violano l’antitrust possono “ritoccare” il tasso a loro
vantaggio con profitti stratosferici. Così hanno fatto!
Allo stesso tempo, in cambio della totale impunità, 5 grandi banche
– questa volta si tratta di JP Morgan, Citigroup, Royal Bank of
Scotland, Barclays e UBS – si stanno mettendo d’accordo con le
autorità americane per pagare una multa miliardaria per le
manipolazioni dei mercati Forex, dove si definiscono i valori delle
valute.
In verità l’indagine coinvolge almeno 15 banche internazionali “too
big to fail” e la multa finale potrebbe arrivare fino a qualche decina di
miliardi di dollari.
Il meccanismo legale Usa è molto semplice. Se la truffa viene
scoperta il tribunale istruisce il caso. Ad un certo punto la banca
indagata, se colpevole, ammette la colpa (plea guilty) e accetta il
cosiddetto Accordo di Sospensione del Procedimento. Con il Deferred
Prosecution Agreement la colpa e l’accusa vengono rimosse,
solitamente in cambio del pagamento di una multa. Così le banche
mantengono anche lo status di “creditori privilegiati” che permette loro
di raccogliere capitali in modo agevolato. Nessuno viene accusato di
un qualsiasi atto criminale e nessuno finisce in galera!
L’ammissione di colpa è come un esercizio di arte scenica. La multa
di fatto è un “singhiozzo passeggero”. Del resto come si può tollerare
che simili scandalosi comportamenti vengano considerati piccoli
incidenti di percorso e puniti soltanto con sanzioni pecuniarie? E’
provato che alcune di queste banche hanno venduto titoli tossici, che
hanno provocato la crisi finanziaria, hanno falsificato documenti,
hanno partecipato ad operazioni di lavaggio dei soldi sporchi, di
evasione fiscale e di piramidi finanziarie speculative.
Mentre erano sotto indagine per la truffa del Libor le stesse banche
hanno continuato con le manipolazioni del Forex. Evidentemente tanta
spregiudicatezza deriva dal fatto che il dipartimento di Giustizia
americano e le altre istituzione di controllo sostengono che per loro “la
banca non è una operazione criminale”. Di conseguenza anche i top
manager non possono che essere onesti. Altrimenti la giustizia
americana avrebbe dovuto applicare il corpus legislativo RICO
(Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act), che sancisce
che, quando più persone concorrono in un atto criminale, scatta
l’accusa di “conspiracy”. Esso viene applicato anche per smantellare le
bande della mafia e del crimine organizzato.
Le istituzioni governative americane, ma anche quelle europee,
preferiscono, invece, il pagamento delle multe. Il che significa chiedere
una sorta di “tangente” al contrario. Solitamente il corruttore paga
prima per un affare fuori dalla legalità, qui, invece, salda dopo per
garantirsi l’immunità.
Un tale comportamento da parte delle istituzioni pubbliche dà un
messaggio devastante, in particolare ai giovani. Si fa intendere che in
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economia, e non solo, prevalga la legge del più forte. Secondo noi ciò è
ancor più grave anche rispetto ai soldi arraffati con le varie truffe.
Il cerchio poi si chiude quando si apprende il “via vai” di alti
dirigenti tra le banche e le varie agenzie di controllo e viceversa. Negli
Usa è normale, se si considera che l’ex governatore della Federal
Reserve, Ben Bernanke, ora agisce per conto dell’hedge fund Citadel
LLC di Chicago e di Pimco, un gigante nella gestione di fondi comuni,
e prima lo stesso ministro del Tesoro, Timothy Geithner, offriva i suoi
servizi all’impresa di private equity Warburg Pincus. Tutto legittimo
naturalmente, ma non aiuta a creare uno spirito di fiducia nelle
istituzioni.
Questa è l’America, di cui qualcuno vorrebbe imporre il modello.
Noi siamo per l’Europa: con tutti i limiti e le inefficienze, le sue regole
ci sembrano meno scandalose.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Grecia senza soldi
Non può rimborsare l’Fmi
La Grecia non ha più soldi. Ha già raschiato il fondo del barile. In sostanza
senza un accordo con i suoi creditori, non sarà più in grado di effettuare il
pagamento da 1,5 miliardi di dollari al Fmi, sul debito in scadenza il
prossimo 5 giugno. È quanto ha detto il portavoce del governo in Parlamento,
Nikos Filis: “Adesso i negoziati devono arrivare al punto – dice il portavoce
– Questo è il momento della verità, il 5 giugno. Se non si arriverà a un
accordo – aggiunge – avremo un problema di finanziamento, non ci saranno
più soldi per i pagamenti”.
Il rimborso al Fmi di 750 milioni di dollari della settimana scorsa è stato
possibile solo utilizzando i fondi di riserve Sdr (diritti speciali di prelievo)
detenute presso lo stesso istituto di Washington. “Non riceviamo
finanziamenti da un anno – dice ancora Filis – e adesso abbiamo finito i soldi
per il pagamenti ai creditori esteri”. Il governo di Atene, spiega il portavoce,
intende tenersi i soldi per pagare le pensioni e gli stipendi al pubblico
impiego, prima di rimborsare il Fmi”
Un altro allarme arriva da Moody’s che prospetta un outlook “negativo”
per le banche greche e ritiene nel prossimi 12-18 mesi le “tensioni non si
allenteranno”, anzi “molto probabilmente” verrà imposto un “controllo sui
capitali e un congelamento dei depositi”. Infatti secondo Moody’s le banche
greche “resteranno fortemente dipendenti dai finanziamenti della banca
centrale” e avranno “molto probabilmente bisogno di capitali aggiuntivi”.
L’outlook negativo è legato ad un forte “deterioramento dei finanziamenti e
della liquidità delle banche”. A rincarare la dose di incertezza ci si mette
anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che in
un’intervista al Wall Street Journal e a Les Echos afferma: “Non posso
ripetere quanto dissi nel 2012, cioè che la Grecia non sarebbe mai andata in
default”.
Intanto i negoziati per arrivare alla revisione del programma di aiuti entro
la scadenza di fine giugno continuano, e in particolare sono stati fatti dei
progressi sui punti controversi che riguardano la riforma dell’Iva, quella delle
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pensioni e del mercato del lavoro. Almeno è questo quanto si apprende da
Bruxelles. Le proposte su questi tre temi presentate da Atene, e in particolare
l’ipotesi di una semplificazione del sistema dell’Iva, sarebbero “utili per la
discussione e molto concrete”.
Il cosiddetto “gruppo di Bruxelles”, formato dai rappresentanti del governo
greco, e da quelli delle istituzioni coinvolte (Ue, Bce, Fmi e fondo salvastati
Efsf) ricominciano a trattare e andranno avanti fino a sabato con una serie di
conferenze telefoniche. E’ difficile che ci si possa aspettare qualcosa di
decisivo dal vertice dei leader europei del 21 e 22 maggio a Riga. Mentre,
invece, per la prossima settimana è già da tempo previsto un G7 dei ministri
delle Finanze a Dresda, in Germania, per ora non è in programma la
convocazione di nessuna nuova riunione dell’Eurogruppo.
Del vertice di Riga intende approfittare il premier greco, Alexis Tsipras per
sottoporre un piano di ristrutturazione del debito greco. All’ordine del giorno
del vertice infatti non c’è il caso greco ma il partenariato con l’est europeo e
quindi la crisi ucraina. La manovra di Tsipras sarebbe dunque un modo per
aggirare l’aggiustamento tecnico dell’attuale programma di aiuti con il
Gruppo di Bruxelles e l’Eurogruppo. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroem
Dijsselbloem ha già detto che la questione della ristrutturazione del debito e
quindi l’eventuale allungamento delle scadenze potrà essere discussa solo
dopo che sarà raggiunto un’intesa sull’attuale programma di aiuti.
Vai al sito dell’avantionline
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Il costo della scuola
di Celestino Spada
Le dichiarazioni di Danilo Lampis, leader dell’Unione degli studenti, che nel
coro avverso all’iniziativa legislativa del governo Renzi richiama l’attenzione
collettiva sui “test Invalsi inutilmente costosi” (la Stampa del 13 maggio),
possono segnare una svolta nel flusso emotivo che da anni, e anche in questi
giorni, tracima dal mondo della scuola italiana fin quasi a dominare
l’opinione e i media.
Quello dei costi dell’istruzione per le famiglie e per lo Stato, anche in
relazione ai risultati fin qui ottenuti, è da tempo un problema, soprattutto per i
dubbi circa la convenienza e l’efficienza di tanto impegno e di tanti sacrifici
privati e pubblici. Dubbi diffusi anche fra chi non ha esperienza diretta o
indiretta dell’apprendimento scolastico, non ha letto i libri dal fronte di Paola
Mastrocola e di altri insegnanti, non è fra i lettori accaniti delle statistiche
nazionali e internazionali, periodicamente pubblicate e commentate da
studiosi come Tullio De Mauro e da ricercatori come Adolfo Morrone (per
dire); ma si fa un’idea in base a quanto può osservare in giro, anche senza
conoscere i dati e le risultanze delle rilevazioni dei livelli di istruzione, delle
competenze in termini di capacità alfabetiche, di lettura e scrittura, di calcolo
e di “abilità per la vita”: così sconsolanti in assoluto e nel confronto anche
con i paesi meno sviluppati, e così persistenti dopo decenni di conquiste
democratiche come la scuola dell’obbligo e l’università “di massa”.
Chi può escludere che questa nuova sensibilità al problema dei costi,
specie se alfieri se ne fanno i rappresentanti degli studenti, finirà per spingere
le famiglie italiane a considerare la scuola davvero un investimento sul
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presente e sul futuro (da far rendere al massimo in termini di valore
intellettuale e sociale acquisito dai propri figli), e per indurre lo Stato e la
politica a farne qualcosa di più di un pegno da pagare all’ideologia
democratica (populista, in questo caso) con la gestione di un’area di
parcheggio – presidiata, magari, da sindacati agguerriti – che consente di
dislocare avanti nell’età le scelte e le responsabilità dell’età adulta, almeno
per chi, senza una famiglia alle spalle, non è in grado di cogliere le
opportunità di occupazione in Italia e all’estero?
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/
Trame disperse
“Trame disperse. Esperienze di viaggio, di conoscenza e di
combattimento nel mondo della grande guerra (1914-1918)”,
Circolo Rosselli - Mercoledì 27 maggio, alle ore 17, presso i locali
della Fondazione, in via degli Alfani 101 rosso, presentazione del libro
“Trame disperse. Esperienze di viaggio, di conoscenza e di
combattimento nel mondo della grande guerra (1914-1918)”, a cura di
Marco Severini, Marsilio, 2015, evento organizzato dal Circolo di
cultura politica Fratelli Rosselli. Intervengono Adalberto Scarlino
(Comitato fiorentino per il Risorgimento), Alessandra Campagnano
(Circolo Fratelli Rosselli), Valdo Spini (Presidente della Fondazione
Circolo Fratelli Rosselli). Sarà presente il curatore. Degli autori
saranno presenti Costanza Geddes da Filicaia e Lidia Pupilli
(Università di Messina).
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
L’Italicum e l’Uomo Nero
di Edoardo Crisafulli
Più d’un intellettuale che stimo critica severamente l’Italicum. Felice
Besostri la ritiene una legge elettorale incostituzionale da cima a
fondo. Non conosco il latinorum costituzionale, quindi non entro nel
ginepraio dei molteplici rilievi. Ricordo solo quel che dice Cesare
Salvi: l’Italicum introduce un Presidenzialismo senza contrappesi,
perché prevede l’elezione diretta del premier in un sistema di governo
parlamentare. Argomentazione giuridicamente ineccepibile. Ma ha
senso far politica a suon di ricorsi?
Il dibattito sull’Italicum appassiona, ahimè, solo i dottori della legge.
Se i profani hanno le idee confuse è perché dai giudizi tecnico-giuridici
trapela una chiara visione politica. La legge, allora, è buona nelle
intenzioni ma è solo scritta in maniera maldestra? Oppure, cavilli a
parte, è stata concepita male fin dall’inizio? Rassegnamoci: nessuno è
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davvero obiettivo su questa materia delicata. Tutti parliamo per partito
preso. Chiunque valuti lo ‘spirito’ di questa legge, è costretto a dare un
giudizio sul disegno politico di Renzi. Delle due l’una: o il principio
della governabilità è giusto – e allora l’Italicum ha una sua ratio – o è
sbagliato – e quindi è logico appigliarsi a ogni sottigliezza che la
dottrina suggerisce per contestare questa novità, che si presume foriera
di sventure.
Una legge elettorale è “buona” se garantisce un equilibrio tra
governabilità e rappresentanza. Non c’è la soluzione perfetta. Il mio
sistema preferito – il proporzionale puro con uno sbarramento al 3-5%
— sarebbe sbilanciato sul versante della rappresentanza. Credo che
Renzi abbia ragione. Se la sua legge produrrà più stabilità politica, più
capacità decisionale, allora ben venga. Chi proviene dall’esperienza
socialista sa che la democrazia o è governante o non è. Rivendico il
mio diritto all’eresia: l’Italicum non sarà la legge elettorale migliore al
mondo, ma non è neppure la peggiore: è comunque un sistema
proporzionale, pur tarato sulla governabilità; tutela i partiti piccoli (la
soglia di sbarramento è ragionevolissima: il 3%) e le minoranze
linguistiche; prevede le quote rosa; la soglia per ottenere il premio di
maggioranza non è così bassa: è il 40%. (ben più del 35-37%
ipotizzato inizialmente). È vero: 100 capilista sono scelti dalle
segreterie dei partiti. Ma tutti gli altri deputati vengono eletti con le
preferenze. Mi pare un compromesso dignitoso. L’Italicum sancisce la
prassi dei deputati nominati dall’alto. Ma lo fa alla luce del sole, e
pone un limite preciso. Quanti deputati negli ultimi vent’anni sono stati
candidati perché così avevano voluto gli italiani? L’unico dubbio
riguarda il ballottaggio: poniamo che il PD prenda il 30% dei voti e
vada alla resa dei conti con una Forza Italia attestata al 25%. Se non
tornassero tutti a votare, avremmo un partito eletto con poco più di un
terzo degli elettori. Non è uno scenario da salti di gioia. Ma dov’è lo
scandalo? In Gran Bretagna – uno dei paesi più liberali e democratici
al mondo – c’è un sistema criticatissimo, ma che nessuno si sogna di
cambiare, basato sui collegi uninominali (first past the post). Ebbene,
nel 2005 Blair vinse con il 35% dei voti ottenuti su base nazionale; con
tale percentuale il partito laburista ottenne il 55% dei seggi – lo stesso
premio previsto dall’Italicum. Nel 2012 Hollande al primo turno delle
legislative prese addirittura il 29% dei voti. Morale: se vogliamo un
bipartismo “governante”, c’è un prezzo da pagare. Se preferiamo che si
governi con il 51% dei voti reali, allora avremo coalizioni traballanti.
Ovvero delle ammucchiate (ricordate il Prodi II? Oltre 100 tra ministri
e sottosegretari, in rappresentanza di 10 partiti; il governo cadde dopo
solo due anni, per volontà dell’UDEUR).
È legittimo criticare – Costituzione alla mano – l’Italicum. Ma la si
può definire una legge anti-democratica, che snaturerà la nostra vita
politica? Mi stupisce che anche Cesare Salvi parli di “deriva
autoritaria.” Anti-costituzionale e anti-democratico non sono la stessa
cosa. Le accuse strampalate germogliano con rapidità impressionante:
Renzi sarebbe un prepotente, un dittatore sotto mentite spoglie.
Tornano in mente le vignette di Forattini che ritraevano un Craxi in
stivaloni neri e piglio ducesco (e oggi, guardacaso, a Craxi si
rimprovera di non avere condotto in porto la Grande Riforma…).
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Riemerge la pulsione irrefrenabile della sinistra italiana: la paura del
rigurgito autoritario, del ritorno di fiamma del fascismo. Se era
legittimo, anzi: doveroso, stare in guardia fino agli anni settanta,
quando il tintinnar di sciabole non era una finzione, oggi evocare
fantasmi autoritari è ridicolo: l’Italia è profondamente e
irreversibilmente democratica. Sfido chiunque a dimostrare, fatti alla
mano, il contrario. La retorica dell’Uomo Nero fa parte di una
propaganda politica ormai datata. Per vent’anni il partito
dell’indignazione permanente ha denunciato l’autoritarismo
berlusconiano. Ma i governi di Berlusconi, che pure si reggevano su
maggioranze “bulgare”, sono stati i più inconcludenti della storia
repubblicana. La Rivoluzione Liberale, annunciata con il rullio dei
tamburi, è rimasta un miraggio. Ragion di più per elogiare la
governabilità, il decisionismo. I tempi dell’assemblearismo (ben altra
cosa è il rispetto per il Parlamento), della lentocrazia, dei veti
incrociati, dei franchi tiratori, è finito. Anche in Italia chi vince deve
poter governare; solo così restituiremo lo scettro al popolo.
Provo un grande rispetto per i giuristi e gli intellettuali che
dissentono: il dubbio è il sale della vita democratica. Ma la minoranza
dem è ipocrita, non è credibile. Se questa legge si preannuncia così
liberticida, perché non ci fate tornare alle urne? Basta sfiduciare il
governo. Semplice, no? Ci troviamo nel teatro dell’assurdo: un leader,
Renzi, eletto alla segreteria del PD con un metodo iper democratico,
accusato di volere una legge anti-democratica; a contestarlo, una
pattuglia di ex esponenti del PD-PDS che reclamano una legge iper
democratica pur avendo fatto carriera con metodi poco democratici:
quanti dirigenti della sinistra sono stati cooptati dall’alto? La deriva
autoritaria, cari compagni, si manifesta anzitutto sub specie aeternitatis
– come inamovibilità delle élites. Ecco perché la Gran Bretagna è un
Paese intimamente democratico: Ed Miliband si è dimesso il giorno
stesso in cui ha perso le elezioni; e non giocherà mai più un ruolo di
primo piano nel partito laburista. Così è stato per Gordon Brown prima
di lui e per tutti gli altri. Dove erano le Vestali della Costituzione
tradita quando i leader della sinistra si davano il cambio nel valzer
delle poltrone, e rimanevano sulla cresta dell’onda anche dopo
tremende batoste elettorali? Da noi i politici sono attaccati al potere
come cozze agli scogli. È difficile accettare lezioni di democrazia da
chi ha monopolizzato il principale partito della sinistra (PDS, DS, PD)
per vent’anni, e non ha mai voluto una legge che ne disciplinasse in
senso democratico la vita interna (guai a legarsi le mani da soli!). Che
senso proporre una legge elettorale che più democratica non si può
quando i partiti stessi non sono democratici (solo il PD ha un leader
scelto con le primarie)?
Il sintomo della nostra malattia è l’astensionismo, l’indifferenza.
Cos’è peggio, un Italicum in cui votano due terzi degli aventi diritto o
un proporzionale puro in cui vota meno della metà degli elettori?
Nessun sistema elettorale convincerà un popolo deluso e ammaliato
dall’anti-politica a recarsi alle urne en masse. Nutro dubbi sulle virtù
salvifiche di una legge elettorale. L’Italicum ci può semplicemente
assicurare la governabilità, la stabilità. Il che non è poco: in
democrazia è sempre meglio una decisione sbagliata che una non
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decisione; il procrastinare fra mille mediazioni porterà a una morte
certa per asfissia. Il nostro problema non è solo la corruzione dilagante,
è anche il teatrino della politica inconcludente, lo spettacolo dei politici
che promettono mari e monti e poi non fanno nulla. Oggi l’opposizione
è un’armata Brancaleone in cui ognuno dà sulla voce dell’altro: c’è una
Lega battagliera ed estremista, una Forza Italia rediviva ma anemica e
senza bussola, un movimento 5 stelle di “duri e puri” che ha scelto
l’indignazione permanente. Ma quello che mi preoccupa di più sono i
milioni di italiani che, schifati, se ne stanno a guardare alla finestra.
Altro che spauracchio dell’Uomo Nero.
Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo
E se Renzi si stesse
impiccando da solo?
L'Italicum è forse la sciocchezza più grossa della sua
vita di apprendista politico presuntuoso e ignorante
di Enzo Marzo
L'attenzione dell'opinione pubblica in queste ultime settimane si è
concentrata sull'approvazione dell'Italicum. Che per noi rimarrà sempre un
Sovieticum. Con grande protervia Renzi lo ha voluto e lo ha ottenuto. Ma
ragioniamoci su. Può essere anche che il Presidente del consiglio si sia
fabbricato con le sue stesse mani la propria rovina. Tutta la vicenda contiene
tre gravi “mostri”. Prima di tutto la riforma elettorale sarebbe dovuta essere
di iniziativa parlamentare e non governativa, proprio perché una legge di tale
importanza non può farsela su misura la maggioranza di governo. Così
abbiamo subìto una prima fase col pastrocchio in cui Berlusconi era
all'opposizione del governo e nello stesso tempo legiferava assieme al
Presidente del consiglio nel chiuso di una stanza. Secondo “mostro”:
ufficialmente non si è mai saputo quale fosse la proposta di Renzi. Egli anzi
avrebbe avuto il dovere e il potere di gettare sul tavolo l'ipotesi ufficiale del
Pd, e poi di trattare su quella base. Al contrario, il Nazareno fin dall'inizio ha
partorito uno sgorbio in cui si vedeva solo l’interesse dei due interlocutori.
La seconda fase, con la fuoriuscita masochistica di Berlusconi, non ha
cambiato la sostanza della riforma: capilista nominati, candidature plurime e
infine il marchingegno del ballottaggio fra le prime due liste. Ed siamo al
terzo “mostro”: viene approvato con un’esigua maggioranza e con gravi
forzature anche procedurali un pasticcio incostituzionale irrispettoso degli
elettori e pericolosamente cesaristico.
Tutti – compreso Renzi - sono stati accecati dal faro del meccanismo
tecnico della legge, dimenticando che la storia non è una fotografia ma un
film, muta continuamente e certe formule che sono disegnate per l'oggi con
certi scopi (perversi) già il giorno dopo possono non andare bene. O
addirittura diventare controproducenti. Facciamo due conti. Secondo gli
ultimi sondaggi e le u ltime elezioni comunali sia il Pd sia Forza Italia sono in
netto calo. Vediamo nei dettagli: il Pd (i giornali quasi non ne hanno parlato)
a Trento ha perduto lo 0,2% rispetto alle 2010, ma è andato sotto di ben 19,5
punti in un solo anno. Alle Europee ave va raccolto 24.774 voti, oggi solo
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13.666 (11.108 voti in meno, ovvero il 45% del suo elettorato). A Bolzano
ha perduto lo 0,3% rispetto al 2010, e 18,8 punti rispetto alle Europee,
quando aveva raccolto 15.591 voti (oggi 6541 (9.050 in meno, ovvero il 5 8%
del suo elettorato). In percentuale ha perduto , rispetto alle Europee, persino
più della stessa Forza Italia al fallimento. Forza Italia ha di che piangere. A
Trento ha perduto il 7,7% rispetto al 2010 e si è più che dimezzata in un solo
anno. Alle Eur opee aveva raccolto 4.517 voti, oggi 1.963 (2.554 in meno,
ovvero il 56,5% dei suoi votanti. A Bolzano è stata una catastrofe: ha
perduto 17,9 punti dalle ultime Comunali e il 6,8% dalle Europee, dove aveva
raccolto 4.530 voti e ora 1.406 ( meno 3.124, cio è il persino esagerato
68,96% del suo elettorato). Ad Aosta Fi non è riuscita neppure presentare la
lista. Aspettiamo le elezioni regionali e rifaremo i conti.
Si dirà: ma l'esempio è esiguo e quindi non significativo. Forse, ma anche
un esempio esiguo d iventa significativo se le cifre sono così clamorose.
Comunque passiamo ai sondaggi. Nell'ultima ricerca pubblicata, quella dell’
IXÈ, Forza Italia registra l'11,3% (perdendo lo 0,5% rispetto al mese
precedente) ed è largamente superata dalla Lega di Salvi ni che sfiora il 14%.
Il Pd di Renzi sta al suo minimo storico. Dopo il record del luglio scorso
(43,4%) ora raggiunge appena il 36,2% (perde 7,4 punti percentuali
infilandosi in un trend negativo). Sorge spontanea la domanda: Renzi non si
sarà forse iscritto anche lui alla “Sinistra masochista”?
Ma ora basta con le cifre e torniamo all'Italicum. È chiaro che la legge
elettorale così come è stata elaborata non serve più a Renzi, che si trova di
fronte a un paradosso. Se spinge per elezioni politiche ravvicinate, la
situazione rovinosa dei berlusconiani lo priva dell’avversario preferito, con
enormi rischi; se invece lascia passare anni per dare a Berlusconi la
possibilità di riaggiustare i cocci, deve tener conto che l'attuale trend negativo
potrebbe assottigliare di molto il suo tesoretto accumulato con le elezioni
europee.
La nostra ipotesi fa riferimento all'oggi, perché non vogliamo rubare il
mestiere ai profeti. Ma proviamo a spostare l'attenzione dalla “riforma
incostituzionale” al suo effetto sulle elezioni politiche. Se si svolgessero
domani. Risultato: Renzi non raggiunge il 40% e quindi è costretto al
ballottaggio. Forse lo aveva anche previsto, ma con la certezza che il suo
avversario sarebbe stato il "cotto" Berlusconi. Oggi questa certezza non c'è
più. Perché Berlusconi appare troppo “cotto". Se al successo della Lega,
così vistoso, si aggiunge la presunzione di Salvini, appare poco probabile la
formazione di una sola lista di destra. In più, questa, con dentro razzisti,
omofobi, Casa Pound, fas cisti e i soliti delinquenti forzisti lascerebbe a
Renzi una fascia vistosa di elettori di centrodestra. Facciamo un passo
avanti.
La débacle di Berlusconi significherebbe un ballottaggio tra Renzi e Grillo
(ora stabile sul 20%). Un rischio mortale per Renzi. Per lui voterebbero tutti
i moderati e la Casta con tutti i suoi famigli, ma Grillo avrebbe dalla sua un
elettorato variegato e contraddittorio, da tutta la sinistra a una parte persino
del Pd, dagli “sfascisti" a tutte le vittime della crisi economica, dalla destra in
vena di ritorsione agli apocalittici. Determinante, a quel punto, sarebbe il più
grosso “partito” nazionale, quello delle astensioni. Renzi, col suo peronista
“partito della nazione” modello de Luca (dentro tutti: delinquenti, camorristi,
trasformisti berlusconiani e "impresentabili" sciolti), forse capirebbe di aver
partorito con l’Italicum uno strumento autoritario da regalare ad altri, e
quindi la sciocchezza più grossa della sua vita di apprendista politico
presuntuoso e ignorante.
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.