adl 160310

16
1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 10 marzo 2016 Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni IPSE DIXIT Socialdemocrazie alla prova - «Ancora a settembre, Stefan Löfven, premier socialdemocratico della tollerante Svezia (prima in Europa per numero di rifugiati), aveva bacchettato l’ultradestra di casa sua: “Noi accogliamo chi fugge dalle guerre! Il nostro Paese non costruisce muri, apre porte!”. Poche settimane (e ottantamila profughi) dopo, alla vigilia della chiusura del ponte di Öresund, ha dovuto spiegare in lacrime agli svedesi esasperati ciò che loro già temevano: “Non ce la facciamo più, dobbiamo rimettere i controlli alle frontiere”. Lo scorso ottobre Werner Faymann, cancelliere socialdemocratico austriaco, visitando due campi di rifugiati in Grecia, commosse Tsipras… e attaccò Viktor Orbàn, il premier ungherese xenofobo sospettato di derive fascistoidi… A fine gennaio ha rotto con la Merkel (troppo buonista) e messo in cantina Schengen, vagheggiando il “muro del Brennero”. Ieri, al vertice di Bruxelles… Faymann s’è trovato accanto a Orbàn in un asse “neoasburgico”, anzi, schiacciato sotto di lui, nell’invocare “la chiusura di tutte le rotte, anche quella balcanica”». Goffredo Buccini Da l’Unità online http://www.unita.tv/ Pittella: “L’accordo con la Turchia va fatto ma niente ricatti” Il presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo parla del vertice europeo dei leader socialisti in programma a Parigi. VAI AL VIDEO Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail

Upload: avvenire-dei-lavoratori

Post on 26-Jul-2016

272 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

La Newsletter settimanale del 10 marzo 2016

TRANSCRIPT

Page 1: Adl 160310

1

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 10 marzo 2016

Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Socialdemocrazie alla prova - «Ancora a settembre, Stefan Löfven,

premier socialdemocratico della tollerante Svezia (prima in Europa per

numero di rifugiati), aveva bacchettato l’ultradestra di casa sua: “Noi

accogliamo chi fugge dalle guerre! Il nostro Paese non costruisce muri,

apre porte!”. Poche settimane (e ottantamila profughi) dopo, alla vigilia

della chiusura del ponte di Öresund, ha dovuto spiegare in lacrime agli

svedesi esasperati ciò che loro già temevano: “Non ce la facciamo più,

dobbiamo rimettere i controlli alle frontiere”.

Lo scorso ottobre Werner Faymann, cancelliere socialdemocratico

austriaco, visitando due campi di rifugiati in Grecia, commosse

Tsipras… e attaccò Viktor Orbàn, il premier ungherese xenofobo

sospettato di derive fascistoidi… A fine gennaio ha rotto con la Merkel

(troppo buonista) e messo in cantina Schengen, vagheggiando il “muro

del Brennero”. Ieri, al vertice di Bruxelles… Faymann s’è trovato

accanto a Orbàn in un asse “neoasburgico”, anzi, schiacciato sotto di

lui, nell’invocare “la chiusura di tutte le rotte, anche quella

balcanica”». – Goffredo Buccini

Da l’Unità online http://www.unita.tv/

Pittella: “L’accordo con la

Turchia va fatto ma niente ricatti”

Il presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo parla del

vertice europeo dei leader socialisti in programma a Parigi.

VAI AL VIDEO

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail

Page 2: Adl 160310

2

ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Un Bolero sperabilmente incompiuto

Mi è capitato di rivedere su YouTube "Allegro non troppo", il

capolavoro d'animazione realizzato da Bruno Bozzetto nel 1976, il

cui pezzo forte arriva al 27° minuto con il "Bolero di Ravel": due

anni di lavoro al tavolo da disegno per realizzare tredici minuti e

mezzo di “cartoni animati” sulla cui falsariga seguono alcune

riflessioni.

di Andrea Ermano

Dentro al Bolero c'è un meccanismo che funziona in modo abbastanza

elementare: è il meccanismo del "salto di qualità". Di seguito non

fornirò un commento all’animazione di Bozzetto, che invito comunque

a riguardare (vedi Allegro non troppo), ma cercherò di delineare la

struttura del “salto di qualità”, con parole mie e in forma diciamo

attualizzata.

All'inizio del "salto di qualità" c'è un accumulo di qualcosa che a un

certo punto si trasforma in qualcos'altro. Per esempio, qualcuno

all'interno di una famiglia viene compatito: poverino/a. Dopo un po',

chi veniva compatito – poverino/a, poveretto/a, poveraccio/a – inizia a

essere deriso. Accade magari solo per scaricare qualche tensione

interna, ma è un primo “salto di qualità”.

Poi, il disprezzo iniziale, fatto di sguardi obliqui e mezze frasi, si

trasforma in forme più o meno larvate di scherno, quindi in esclusione

affettiva, o peggio.

Di qui in poi avviene un altro “salto di qualità”, quello dei “giochi

psicotici nella famiglia" analizzati in un bel libro pubblicato nel 1988

da Mara Salvini Palazzoli, Stefano Cirillo, Matteo Selvini e Anna

Maria Sorrentino.

Qualcosa di simile può tracimare dalla famiglia a comunità più vaste

come il gruppo degli amici, una scuola, la città in cui si vive o la

società cosiddetta civile dove non mancano mai intere categorie di

persone declassate. Primi fra tutti i "poveri", che compongono la

maggioranza del genere umano, senza dimenticare le donne, cioè la

metà del genere umano.

In ogni epoca storica, a qualsiasi grado di latitudine e longitudine i

poveri e le donne costituiscono la parte svantaggiata e discriminata di

ogni società tradizionale. Non si contano le angherie e le persecuzioni

cui queste due grandi componenti dell’umanità sono state sottoposte.

Dopo la Seconda guerra mondiale la situazione è migliorata nelle

società post-tradizionali dell’Occidente, con l'avvio delle politiche di

Page 3: Adl 160310

3

“perequazione” e “parità”. Politiche che però oggi vengono

violentemente attaccate, per un verso dagli anarco-capitalisti alla

Trump e per l'altro verso dai fondamentalisti di ogni ordine e grado.

Immagine tratta da "Allegro non

troppo" di Bruno Bozzetto (1976)

Un'altra categoria umana tradizionalmente oggetto di pregiudizi è

quella degli "stranieri".

Le persone straniere possono appartenere a una di queste sei

differenti categorie: 1) "brava gente che se ne sta a casa sua", 2) "ospiti

di riguardo", 3) "lavoratori ospiti", 4) "profughi", 5) "immigrati

clandestini", 6) "potenziali terroristi infiltrati".

Soprattutto nei confronti dei “lavoratori ospiti” non si contano le

piccole o grandi vessazioni direttamente o indirettamente finalizzate a

fare sì che loro e i loro figli rimangano il più a lungo possibile

prigionieri della loro condizione di non-cittadinanza, ossia svantaggiati

sotto il profilo economico e umano.

Non può qui mancare un cenno alla vessazione di stato che viene

praticata in Svizzera tramite gli innumerevoli referendum propositivi

che da decenni si susseguono a ritmo regolare e che si risolvono in

lunghe sequele di insolenze più o meno aperte, più o meno paternaliste,

contro gli stranieri ivi residenti. Periodicamente, per mesi e settimane

si discute con minuzia implacabile di “inforestieramenti”, di “minareti”

o di “pecore nere straniere”, tutte cose che non devono contaminare la

linda Confederazione Elvetica. E l’etere pullula di dibattiti televisivi

discettanti sul perché e sul percome, cui fanno eco i berci da birreria, le

chiacchiere da strada, le mormorazioni da pianerottolo.

E nessuno sembra accorgersi dei figli dei "lavoratori ospiti" che –

mentre i loro babbi babbioni si dannano l'anima per garantirgli un

improbabile futuro migliore – vengono invece esposti alla velenosa

atmosfera xenofoba. E così, in nome della "democrazia diretta", viene

istillata in quelle testoline un semplice dogma: essere stranieri è una

colpa!

A confronto di ciò, i Leghisti e Pentastellati nostrani fanno una

figura da magliari, loro che devono contentarsi di propaganda

xenofoba spicciola e non accedono (per ora) al formidabile strumento

Page 4: Adl 160310

4

dei referendum propositivi.

Ma le parole sono pietre, potenziali fomentatrici di “salti di qualità”.

È accaduto che taluni – lo rileva Philippe Lacoue-Labarthe – usassero

insultare gli Ebrei d'Europa con appellativi come "insetti",

"parassiti"… Senonché accadde poi che quegli stessi calunniatori

finissero per “prendere alla lettera" le loro stesse parole nella

pazzescamente criminale adozione dei gas insetticidi più idonei a uscir

di metafora, di senno e d'ogni umanità.

Oltre la metafora: il gas insetticida “Zyklon B”

ritrovato nel campo di sterminio di Auschwitz

I popoli stranieri. Si suddividono in tre categorie: 1) "amici", 2)

"nemici" e 3) "molto lontani". Un tempo si credeva che solo gli

“amici” e i “nemici” potessero mutare classificazione (con il mutare

delle situazioni geopolitiche) e che la categoria dei "molto lontani" si

conservasse invece inalterabile. Con il progresso della civiltà tecnica si

è tuttavia constatato un assottigliamento di questa categoria, che va

ormai scomparendo, sicché tutti i popoli tendono ad avvicinarsi gli uni

agli altri imboccando quindi il bivio: o “amici” o “nemici”.

C'è chi sogna il prevalere dell'amicizia, come nei versi de L'Inno alla

gioia di Schiller/Beethoven ("Tutti gli uomini diventano fratelli / dove

la tua ala soave freme", vedi flash mob con L'Inno alla gioia), ma

secondo Huntington, teorico dello "scontro delle civiltà", l'inimicizia

potrebbe prevalere. È il pessimismo della ragione contro ottimismo

della volontà…

Le categorie di "amico" e "nemico" si combinano con lo specifico

livello di "civilizzazione" appartenente a ciascun popolo, una

grandezza, questa della "civilizzazione", misurabile sulla base di

parametri molto vari e variabili.

Più un popolo è percepito con sentimenti d'inimicizia da un altro

popolo, tanto più questo tenderà a retrocederlo non solo dal girone

degli “amici” in quello dei “nemici” (ovvio), ma anche da quello dei

“civilizzati” in quello dei “barbarici” (meno ovvio). Agli occhi di parte

delle élites occidentali appaiono “barbarici”, o giù di lì, praticamente

tutti i popoli di più antica civiltà. Viceversa, per quei popoli i barbari

siamo noi.

Page 5: Adl 160310

5

Fin qui i “salti di qualità” nei rapporti tra popoli sono due e

conducono dalla condizione di “straniero” a quella di “barbaro”, e poi

ancora da questa alla condizione di “nemico”.

Giunti alla figura del nemico, s’innescano ulteriori “salti di qualità”:

a) la guerra fredda, b) la guerra combattuta per interposta fazione in

paesi terzi, c) il conflitto frontale, ma regolato dalle Convenzioni di

Ginevra; d) la guerra volta all'annientamento totale del nemico, detta

anche genocidio.

Questa brevissima storia dei "salti di qualità" in forma di Bolero può

servirci a considerare, dunque, che ciascuno di noi porta una sua

responsabilità, piccola o grande che sia. Perché dalle nevrosi familiari

alla discriminazione sociale, dalle persecuzioni razziali alla guerra

civile (e oltre) il meccanismo del “salto di qualità” ci conduce

esattamente al luogo in cui siamo: la soglia di una terza guerra

mondiale, sia pure combattuta "a pezzetti".

E su questi temi mi permetterei di segnalare l'intervento dell'ex

ministro degli esteri Emma Bonino (vai al video con Bonino su Radio

Radicale) al 3º Festival di Limes, nonché il dialogo-intervista con

Romano Prodi condotto dal direttore di Limes Lucio Caracciolo (vai al

video con Prodi e Carcciolo su Radio Radicale).

Tornando a noi, appare evidente che ogni livello d'ingiustizia, e cioè

di conflitto, può alimentare, quando non determinare, un “salto di

qualità” al rango superiore del conflitto e dell’ingiustizia.

Durante il Novecento quasi tutti i possibili “salti di qualità” sono

stati percorsi e consumati. Con esiti catastrofici, a dir poco.

L’unico salto di qualità non ancora esperito potrebbe essere solo una

guerra di sterminio mondiale suicida-omnicida.

Lasciateci, dunque, sperare (e contribuire a fare sì) che questo

terribile Bolero rimanga un’opera incompiuta.

Lettera da Milano

La mia intervista al “Fatto TV”

sull’Italicum al vaglio della Consulta

L’Italikum sarà cancellato perché la Corte non può smentire se stessa.

Cerco di illustrare questa tesi in una videointervista a Il Fatto

Quotidiano che inviterei i lettori dell’ADL a guardare.

Vai alla videointervista

Page 6: Adl 160310

6

Mi pare importante leggere gli 84 commenti riportati sotto l’intervista,

specialmente quelli tecnici, per capire quanta disinformazione circola.

Un cordiale saluto

Felice C. Besostri

Lettera da Roma

Il mio viaggio a Londra e a Bredford

A Londra incontro con i giovani “emigrati” e a Bedford con la

“vecchia emigrazione”.

Venerdì sera a Londra, all’assemblea organizzata dal Circolo del

Partito democratico, guidato dal Segretario Roberto Stasi, sabato a

Bedford per intervenire nel pomeriggio ad un incontro pubblico e in

serata alla grande festa degli amici dell’Associazione Molisana. La

missione ha assunto un particolare significato politico per il contesto

nella quale si è svolta.

Oltre agli argomenti di politica italiana e a quelli che riguardano in

particolare le misure per gli italiani all’estero, mi sono trovato

inevitabilmente di fronte al tema che ha acceso il dibattito politico nel

Paese: la decisione del governo conservatore di David Cameron di

indire il referendum che il 23 giugno 2016 porterà i cittadini del Regno

Unito a votare se restare o uscire dall’Unione europea. Un evento che i

nostri connazionali vivono con un certo timore per le conseguenze che

un’eventuale uscita potrà determinare.

Mi ha fatto molto piacere sapere che il Pd inglese è già impegnato

contro la Brexit, come ha sottolineato il Presidente del Circolo

londinese Massimo Ungaro. Il Pd all’estero è così: battersi per

l’Europa, per una nuova Europa!

Un cordiale saluto

On. Gianni Farina

SPIGOLATURE

Page 7: Adl 160310

7

L'IMPERO È FINITO,

STATE IN PACE

di Renzo Balmelli

SCIABOLE. Già erano scarse le speranze di normalizzare la

situazione in Libia, nazione devastata dal terrorismo, dalle bande

armate e da un groviglio di interessi inconfessabili. La tragica fine di

due ostaggi italiani e l'avventurosa quanto misteriosa liberazione di

altri due, le ha praticamente ridotte al lumicino. Il Paese, culla di una

millenaria civiltà, oggi è una mina vagante, priva di un governo

affidabile, in una regione tra le più pericolose dell'aerea mediterranea.

A mo' di rappresaglia qualche esaltato e belluino nostalgico dell'impero

sognava di rivivere i fasti della fascinosa Gea della Garisenda che

glorificava l'impresa coloniale italiana in Libia intonando "Tripoli, bel

suol d'amor", coperta solamente da una bandiera tricolore. Ma il tempo

di Lady Godiva e del tintinnar di sciabole a cavallo di un bianco

destriero è finito. Quindi state in pace: la guerra non è un videogioco.

DECLINO. Coniato dall'analista Jim O'Neill, l'acronimo BRICS

(Brasile, Russia, Cina, India e Sud Africa) divenne in breve sinonimo

di boom grazie in particolare all'effetto Lula, il Presidente brasiliano

figlio di analfabeti che dopo essere stato la stella di un'epoca felice è

passato dagli altari alla polvere. Da ruggente qual era, l'economia

emergente latino-americana – e non solo – si è trovata avvolta nelle

spire della crisi, mentre il tornitore sindacalista che aveva saputo

stregare il mondo al di sopra degli steccati ideologici è finito sotto

indagine per corruzione come un qualsiasi politicante. Colui che ha

fatto uscire dalla miseria milioni di diseredati, il Castro di Rio meglio

del Castro dell'Avana come è stato definito, ora si accinge ad affrontare

il giudizio della storia con la sola compagnia della "saudade", la

malinconia che sovente accompagna il declino del mito.

LIMITI. In attesa del "Brexit" di giugno che deciderà se l'UE così

come la conosciamo avrà ancora un futuro, oppure se inizierà la sua

lenta, inesorabile parcellizzazione, l'Europa, onde verificare la solidità

o meno della sua coesione, si misura con la Turchia, ancora lontana dai

parametri richiesti per essere accolta nella casa comune, ma non avara

di pretese. Ankara difatti alza la posta sui migranti, esige più aiuti dal

fondo di solidarietà, però nicchia sulla libertà di stampa, conditio sine

qua non posta sul tavolo dei negoziati dal governo di Roma. Qualsiasi

revisione del Trattato di Dublino non può esimersi dal rispetto dei

fondamentali diritti democratici dell'Unione, inclusa la libertà dei

media quale elemento non negoziabile e caposaldo etico prima ancora

che politico della sua ragion d'essere. Che Palazzo Charlemagne sia il

luogo dei compromessi è risaputo, ma non oltre certi limiti.

BRIVIDO. Piccoli Trump crescono. All'ombra del "frontrunner" che

l'America tremare fa e manda in tilt i repubblicani moderati (ma ci

Page 8: Adl 160310

8

sono ancora?), in Europa sta crescendo una corposa pattuglia di

"trumpisti" che fremono all'idea di vederlo alla Casa Bianca. Sperano

infatti di aggiungere le sue alle loro già poco gloriose gesta per formare

un asse transatlantico col "lepenismo" made in USA. Il loro sostegno è

netto, chiaro, senza giri di parole. "Gli Stati Uniti e il mondo – dicono

– hanno bisogno di Trump. Questo è il momento dei confini,

dell'esclusione, non dell'accoglienza". Da brivido! Quale sia la summa

del pensiero divulgato dal tycon delle primarie è documentato dal

video che lo ritrae mentre inveisce contro una donna di colore cacciata

dal suo comizio a Louisville, nel Kentucky, e che ha mandato in

visibilio i fan puri e duri dell'emarginazione. Quest'ultima cosa non è

solo un poco, ma molto preoccupante.

RIPOSTIGLI. Sull'onda dei corsi e ricorsi, già in altre circostanze il

mondo politico di Washington si è trovato a fare i conti con candidati

alla Trump. Ad esempio il repubblicano Barry Goldwater ben

sintonizzato, all'epoca, sulle onde di Joseph McCarthy, il fanatico

epuratore dei "comunisti" al quale bastava un tocco di rosa per vedere

trame rosse ovunque, nei gangli della cultura e dello spettacolo. Nel

1964 Goldwater, ex senatore dell'Arizona, riuscì a strappare

l'investitura per la Casa Bianca, ma sia lui sia il suo partito uscirono a

pezzi dal confronto con i democratici. Nonostante le sconfitte è curioso

notare come gli ultra-conservatori non demordano ed escano dai loro

ripostigli quando negli States soffia il vento del rinnovamento: quella

portato dai Kennedy e adesso da Obama, ieri come oggi invisi

all'America profonda e reazionaria che fa la spesa dall'armaiolo.

Coincidenza niente affatto casuale!

INGIUSTIZIA. A cavallo tra varie definizioni, tutte ispirate però a un

sentimento di disobbedienza e ribellione, l'anarchia fin dall'antichità

greca ha dato vita a una gamma di movimenti e linee di pensiero che

spaziano da Tolstoj a Bakunin, su, su, fino ai filosofi contemporanei.

Nel mondo moderno la figura di maggior spicco è l'americano Noam

Chomsky, teorico della comunicazione, sostenitore di Bernie Sanders e

noto esponente del pensiero socialista libertario, spesso citato per le

sue opinioni in contrasto alla destra demagogica del Tea Party. "Una

delle ragioni principali per cui sono anarchico – ha detto a un suo

discepolo – è che odio l'ingiustizia, la prepotenza e la falsità. Non

voglio comandare né essere comandato e mi schiero sempre dalla parte

dei più deboli". Ossia, per essere attuali, di coloro che oggi formano il

dolente corteo dei migranti.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_lavoratori (ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

Page 9: Adl 160310

9

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Mobilitazione in Francia

Giornata di mobilitazione nazionale, ieri (9 marzo), in Francia

contro il progetto di legge sul lavoro che ha acceso le proteste di

sinistra e sindacati. Per il presidente Francois Hollande e il premier

Manuel Valls si tratta di un test decisivo, a quattordici mesi dalla

corsa all'Eliseo del 2017.

Ostili alla riforma del lavoro, sindacati, lavoratori e studenti sono

scesi in strada in tutta il paese, sperando di piegare il governo

socialista. Secondo la stampa francese, già si contano 300 km di code

nell'Ile de France e numerosi licei fermi. Alla mobilitazione dei

giovani si aggiunge infatti anche lo sciopero dei dipendenti di treni

(Sncf) e metro (Ratp).

Si tratta della prima delle tre proteste previste nelle prossime

settimane contro il progetto di riforma del lavoro voluto dall'esecutivo

del premier, una riforma che i sindacati considerano un passo indietro

nei diritti dei lavoratori.

Le organizzazioni giovanili e i sindacati hanno quindi convocato

manifestazioni in tutto il paese. La marcia è il preludio della grande

manifestazione e dello sciopero generale organizzato per il 31 marzo e

della protesta del prossimo 12 aprile per mettere pressione al governo

durante gli appuntamenti di concertazione bilaterale che si terranno

questa settimana e la prossima.

Si allunga, quindi, l'ombra del 2006, quando la rivolta degli studenti

costrinse il governo, all'epoca guidato da Dominique de Villepin, a

ritirare il Cpe, il contratto di primo impiego che doveva consentire

licenziamenti più flessibili.

La pressione sull'esecutivo, in ferretti, aumenta di giorno in giorno.

Su internet, la petizione 'Loi travail: non merci' ('Legge lavoro: no

grazie') ha già superato un milione di firme. Otto sindacati (Cgt, Fo,

Fsu, Solidaires, insieme alle sigle sociali studentesche Unef, Sgl, Unl e

Fidl) chiedono il ritiro immediato del testo. Mentre martedì, da

Venezia, Hollande ha cercato di placare gli animi dicendo che si tratta

solo della bozza di un progetto di legge.

Anche se inizialmente il progetto doveva essere approvato oggi,

l'esecutivo, consapevole della mancanza di appoggio, ha rinviato di

due settimane l'adozione del testo per darsi il tempo di negoziare con i

sindacati e gli imprenditori.

ECONOMIA

Shanghai G20: allarme crisi sistemica

Il summit dei ministri delle finanze e dei banchieri centrali del G20,

recentemente tenutosi a Shanghai, ha dato un messaggio

Page 10: Adl 160310

10

preoccupante sul futuro dell’economia e della finanza globale,

riconoscendo apertamente che le politiche adottate dopo la grande

crisi non stanno producendo i risultati desiderati.

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

“La politica monetaria da sola non riesce a promuovere una crescita

bilanciata”, è scritto nella dichiarazione finale del G20 recentemente

tenutosi a Shanghai: “Al fine di rafforzare la crescita, l’occupazione e

la fiducia” occorre un programma coordinato di stimoli attraverso

“l’uso flessibile della politica fiscale”.

Sono solo enunciazioni di buona volontà. Mancano azioni

concordate e progetti reali di rilancio dell’economia. Nel contempo vi è

una lunga lista di preoccupate dichiarazioni come “eccesso di

volatilità, movimenti disordinati sui mercati dei cambi, pesante caduta

nei prezzi delle commodity, accresciute tensioni geopolitiche, rischi di

revisione al ribasso delle aspettative economiche globali”.

Il dato è che l’altalena dei mercati, purtroppo, continua mentre i

governi e le economie procedono in ordine sparso, ognuno per proprio

conto e anche in aperta competizione sia sul fronte monetario che

finanziario.

Perciò è assai interessante il fatto che negli ultimi giorni alcuni dei

maggiori attori economici, attivi durante la crisi del 2007-8, abbiano

espresso pubblicamente i loro dubbi sulle attuali strategie economiche

e finanziarie.

Mervyn King, governatore della Bank of England nel periodo 2003-

2013, ha recentemente affermato che “le maggiori banche dei più

grandi centri finanziari del mondo avanzato hanno fallito, provocando

un crollo generalizzato della fiducia e la più grave recessione dopo

quella degli anni trenta. Come è successo? E’ stato il fallimento degli

uomini, delle istituzioni o delle idee? Se non si comprendono le cause

sottostanti alla crisi non capiremo mai quello che è successo e saremo

incapaci di prevenire una sua ripetizione e di sostenere una vera ripresa

delle nostre economie”.

Persino Alan Greenspan, che per vent’anni ha governato la Federal

Reserve fino alla vigilia della crisi, ha ammesso che la riforma

finanziaria americana, conosciuta come la legge Dodd-Frank, ha

fallito. “Avrebbe dovuto affrontare i problemi che avevano portato alla

crisi del 2008, ma non lo sta facendo. Le banche ‘too big to fail’ erano

la questione cruciale allora e lo sono anche adesso. Gli investimenti nei

settori reali sono molto al di sotto della media perché l’incertezza sul

futuro continua a dominare.” Purtroppo è così.

Infatti molti indicatori dimostrano che la finanza sta pericolosamente

operando con il vecchio schema del ‘business as usual’. Ad esempio,

un recente studio del Credit Suisse prova che il mercato globale del

‘leveraged finance’, dopo la contrazione registratasi a seguito della

crisi, è ritornato ai suoi massimi livelli. Il ‘leveraged finance’ comporta

l’accensione di prestiti sulla base di un capitale minimo dato in

garanzia (la famosa leva del debito) per acquistare titoli, soprattutto

prodotti finanziari ad alto rischio come i derivati. In pratica si

Page 11: Adl 160310

11

scommette prevedendo un guadagno superiore ai costi del capitale

preso a prestito. Sono tutte operazioni fatte dalle grandi banche!

Nel periodo 2011-14 questo mercato a livello mondiale è cresciuto

del 42%. L’esposizione delle banche europee è anch’essa aumentata,

anche se in dimensioni minori, del 16%. Nel 2014 le banche europee

hanno incassato ben 5 miliardi di dollari con tali operazioni

speculative.

E’ riconosciuto da tutti, a cominciare dalle banche centrali e dalle

altre agenzie di controllo, che, nonostante siano consapevoli

dell’enorme rischiosità dei citati giochi finanziari, continuano ad

astenersi dall’intervenire. Sono anche il frutto amaro della politica del

tasso di interesse zero che oggettivamente spinge sui facili sentieri

della speculazione.

Ancora una volta quindi il G20 ha concluso i propri lavori

predicando rigore ma con un negativo e clamoroso nulla di fatto che

consente il solito ‘laissez-faire’.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Zaatari e Idomeni,

l’inferno dei profughi siriani

L’Unicef ha provocatoriamente rivolto un invito ai governanti

europei: svolgere il prossimo vertice non in qualche grande e ben

riscaldata hall di una capitale del Vecchio Continente, ma lì, a

Idomeni che “sprofonda nel fango”

di Carlo Correr

La guerra civile in Siria, cui indirettamente hanno partecipato Francia,

Gran Bretagna e, in misura minore gli Stati Uniti, per deporre Bashir

Assad non solo non ha prodotto i risultati sperati, ma al contrario ha

finito per rafforzare il regime, far crescere l’influenza dell’Isis, della

Russia e alimentare un flusso ininterrotto di umanità in fuga dalla fame

e dalla violenza. Sono non meno di quattro milioni i profughi siriani in

fuga; di questi oggi ce ne sono circa due milioni scappati nella vicina

Turchia, oltre un milione nel piccolissimo Libano e oltre 600 mila in

Giordania. Il tragico fenomeno dei migranti che sta stressando

l’Unione Europea e la sta portando sull’orlo del collasso politico, sta

causando problemi ben più gravi nei Paesi immediatamente coinvolti

dalle ondate migratorie.

Giordania. Il campo di Zaatari - Chiunque voglia davvero

avvicinarsi alla comprensione del problema dovrebbe vedere anche le

immagini di questo documentario della Bbc, con riprese aeree del

campo profughi di Zaatari. Il campo, situato nel nord della Giordania e

inesistente prima della guerra civile in Siria, ‘ospita’ circa 83 mila

rifugiati. Guardando le immagini non ci vuole davvero molto per

capire cosa può voler dire vivere in questa baraccopoli in mezzo al

Page 12: Adl 160310

12

deserto e quale possa essere la forza terribile della disperazione che

spinge uomini, donne, vecchi e bambini a rischiare la vita per venire in

Europa.

Zaatari oggi è una piccola invivibile cittadina, la cui popolazione, si

stima è composta per la metà da bambini e non è neppure il più grande

dei campi profughi esistenti oggi; anzi, si è ridotto nelle sue terribili

dimensioni perché per un certo periodo, fino all’apertura di un altro

campo – quello di Azraq – è arrivato a ospitare 156 mila persone. La

Giordania, un Paese che ha una popolazione di appena 5, 9 milioni di

abitanti, da solo ha accolto 1 milione e mezzo di profughi dalla Siria,

praticamente 3 volte quelli accolti dall’intera Europa nel solo 2015.

Il campo profughi di Zaatari in Giordania

Grecia. Il campo di Idomeni - Altre immagini vengono dalla Grecia,

dal campo di Idomeni, dove ci sono circa 15 mila profughi in attesa di

passare la frontiera per imboccare la via balcanica, quella che può

portarli nel nord Europa. Freddo e pioggia hanno reso, se possibile,

ancora più invivibile drammatica la loro esistenza con il campo che si è

trasformato in una enorme pozza di fango.

Il campo profughi di Idomeni in Grecia

Non a caso l’Unicef ha provocatoriamente rivolto un invito ai

governanti europei, quello di far svolgere il prossimo vertice non in

qualche grande e ben riscaldata hall di una capitale del Vecchio

Continente, ma lì, a Idomeni che “sprofonda nel fango”.

“Lo stesso rischio – ricorda Andrea Iacomini, portavoce Unicef

Italia – che corre l’Europa. Migliaia di bambini e bambine, ci

raccontano le cronache, vivono da giorni a Idomeni tra fango, melma,

pioggia e freddo, in ripari di fortuna con altissimi rischi di malattie e

Page 13: Adl 160310

13

morte. Dobbiamo impedirlo. Non ci sono più parole per definire questa

situazione”.

Vai al sito dell’avantionline

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Sul ballatoio

"Non so perché l'ho fatto" – "Non so perché lo ha fatto"

di Blogghino

Lunedì sera, Bruno Vespa, con uno scatto da centometrista, ha ospitato

nello studio di Porta a Porta, Valter Foffo padre di Manuel, il

ventinovenne che insieme a un amico, con una crudeltà che ha pochi

precedenti, ha ammazzato il ventitreenne Luca Varani.

Scelta a dir poco discutibile. E anche un po' offensiva soprattutto nei

confronti di altri genitori, quelli della vittima.

Ma al di là dell'inopportunità della scelta, le dichiarazioni del signor

Foffo sollecitano qualche interrogativo sull'immagine che abbiamo dei

nostri figli e, soprattutto, sui modi in cui la costruiamo nella nostra

mente.

Immagine tratta dal film "Nodo alla

gola" di Alfred Hitchcock (1948)

Tanto per cominciare, a parere del padre, il ragazzo sarebbe

“intelligentissimo”, ben oltre la media. A parte i criteri utilizzati per

queste complesse misurazioni, risulta che a ventinove anni fosse uno

studente di giurisprudenza abbondantemente fuoricorso. E' probabile

che la sua intelligenza, Manuel la utilizzasse in altra (evidentemente

tragica) maniera ma forse bisognerebbe essere più prudenti a

distribuire patenti di genialità anche se il gratificato è un nostro

Page 14: Adl 160310

14

strettissimo parente. Anche perché, nel frattempo, da un altro studio

l'avvocato annunciava la richiesta di una perizia psichiatrica.

Per il signor Foffo, Manuel era un ragazzo modello, senza problemi.

Anche qui, una affermazione a dir poco temeraria visto che era in cura

da uno psicologo a causa di una certa frequentazione con l'alcol.

La droga, infine: il ragazzo ha confessato di fare uso di cocaina da

dieci anni; il padre è caduto dalle nuvole. Domanda: ma i due, negli

ultimi vent'anni di frequentazione familiare, si sono mai incrociati,

anche solo sul ballatoio?

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

Tutti dicono:

“Ministro unico”

Per qualche giorno su alcuni giornali italiani è stato in vigore un

gioco tutto italiano del “tu sei d’accordo con il ministro del tesoro

unico europeo?”. E ovviamente la maggior parte delle persone che

hanno partecipato al gioco ha risposto: “siiiii”.

di Giovanni La Torre

Si è trattato di un tipico atteggiamento italiano di trasformare tutto in

sfoggio di dichiarazioni meramente verbali cui poi non segue nulla in

concreto, perché alle parole non corrispondono quasi mai intenzioni

reali, e meno ancora “fatti”.

Ricordo che nel periodo più nero della crisi del debito italiano, nel

2011 con l’allegra coppia Berlusconi – Tremonti al timone dell’Italia e

con quest’ultimo che invocava la ciambella degli eurobond per non

affogare, il ministro delle finanze tedesco Schauble rilasciò

un’intervista a un giornale italiano (mi pare fosse La Stampa) nella

quale disse, fra l’altro, che lui e la Merkel avevano più volte e in più

occasioni in riunioni ufficiali proposto una maggiore integrazione fra i

paesi dell’eurozona con una ulteriore cessione di sovranità, al fine di

pervenire a una gestione comune delle finanze pubbliche, ma che

avevano incontrato molta freddezza, per non dire netto rifiuto. E

allora? Di che cianciavano i ministri dell’epoca?

Ma di che cianciano anche i ministri di oggi, con Renzi e Padoan in

testa. Questi a parole ovviamente si sono detti d’accordo con l’idea del

ministro del tesoro unico, e lo hanno anche scritto nel position paper

inviato a Bruxelles nei giorni scorsi, ma sono certo che in cuor loro

tutto vogliono tranne che questo. Avere un ministro unico

dell’eurozona vuol dire cedere la maggior parte del portafoglio

nazionale, altrimenti è impossibile fare una politica comune. E cedere

il portafoglio vuol dire cedere la sovranità negli indirizzi da dare alla

spesa pubblica, nella gestione degli appalti pubblici, nella gestione

delle entrate tributarie. Una volta compiuto quel passo chi avrebbe poi

Page 15: Adl 160310

15

il coraggio di dire alle Coop, a Comunione e Liberazione, alle grandi

ditte che vivono sugli appalti pubblici, tutti soggetti prosperanti in un

sistema ad alta corruzione, e il cui maggiore know how è quello di

sapersi districare nei meandri e nei vicoli del traffico delle tangenti,

che le gare non verranno più gestite in modo compiacente dagli

italiani, come fatto finora, ma da soggetti europei? Chi avrebbe il

coraggio di dire a partitini come quello di Alfano e Lupi, che vivono

solo in quanto attaccati alla mammella della spesa pubblica, che quella

mammella non sarebbe più italiana? Chi andrebbe a dire agli evasori

incalliti, finora lusingati e lisciati da tutti i partiti, di destra, di sinistra e

di centro, che le tasse le devono pagare? Chi andrebbe a dire ai corrotti,

che fin qui hanno sorretto questa classe politica inetta e corrotta essa

stessa, che devono restituire i maltolto e scontare in galera il loro

ladrocinio? Chi andrebbe a dire ai vari sedicenti banchieri, che in

questi anni hanno truffato la fede pubblica e ancora lo fanno, che le

loro colpe vanno scontate anche in carcere e non solo

patrimonialmente (quando mai dovessero pagare, su cui pure ho seri

dubbi). Chi andrebbe a dire ai vari falsificatori di bilancio e truffatori

dei piccoli azionisti che le loro colpe vanno scontate in carcere, e non

assolte con le prescrizioni?

Perché avere un ministro delle finanze unico europeo vuol dire

proprio questo, fare una seria lotta alla corruzione, all’evasione fiscale,

al capitalismo truffaldino all’italiana, malattie endemiche della politica

e dell’economia italiana, contro le quali nessun partito, e meno che mai

quello odierno di Renzi, ha mai combattuto seriamente o abbia

intenzione di farlo. E io sono certo che la Germania sarebbe la prima a

dire di sì a un ministro delle finanze unico, ma solo se fatto seriamente

e non con la riserva mentale che tanto noi italiani siamo bravi a far

fessi il prossimo, e quindi faremmo fesso anche il futuro ministro

unico. Solo dopo aver messo insieme tutte le cose di cui si è detto si

potrà parlare di messa in comune dei rischi e dei debiti, ma prima

sarebbe la solita via di fuga che penalizzerebbe tutti, compresi i paesi

“salvati”. E sarebbe l’ennesima “furbata” italiana in cui però, è ora che

ce ne rendiamo conto, ormai non ci casca più nessuno.

Vai al sito di Critica liberale

Segnalazione

‘Ritorno al Socialismo’

Convegno di “Convergenza Socialista”

Sabato 19 Marzo 2016, dalle ore 10.30

Teatro Petrolini, Via Rubattino, 5, Roma

Relazione di Manuel Santoro, Segretario nazionale di Convergenza Socialista

Interverrà il Sen. Paolo Bagnoli, Presidente della Federazione per il Socialismo

Page 16: Adl 160310

16

Dibattito aperto!

Siete tutti invitati ad intervenire.

Convergenza Socialista

http://convergenzasocialista.com/

Forum

http://convergenzasocialista.forumfree.it/

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.