acqua & sapone - prodotti per la casa e per il corpo … 07...passiamo alla diagnosi: quali sono...

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>Il ruolo della prevenzione Prodotti sani e freschi, niente fumo in gravidanza e allattamento al seno >Convivere con la celiachia Bisogna seguire la dieta senza glutine e sapere cosa mettere nel carrello >Latte & Co., scopri se sono permessi Ecco qui i nuovi test diagnostici per chi ha problemi con il lattosio Dossier INTOLLERANZE ALIMENTARI 7 Q uello di nutrirsi è un gesto talmente naturale che spesso non viene considerato come un atto di salute. Invece, al di là del fatto che un’ali- mentazione sana ed equilibrata è la prima regola di benessere, per molte persone l’azione stessa del man- giare assume un’importanza primaria nella vita quti- diana. Perché, a seconda di quello che viene ingerito, lo stato di salute cambia sensibilmente. Stiamo parlando del popolo degli intolleranti, dai ce- liaci a coloro che hanno difficoltà a digerire il lattosio, persone per le quali il cibo ha un significato molto più alto, che va al di là del piacere del palato e del senso di sazietà. A loro e alle loro famiglie è dedicato questo dossier, che cerca di dare più risposte possibili sul- la tematica delle intolleranze alimentari. Un mondo tutto da conoscere per non sentirsi isolati a tavola e, soprattutto, per tornare al piacere della cucina. PIÙ SALUTE a tavola senza rinunciare al GUSTO servizio di Emidia Melideo, con la consulenza del professor Mat- teo Giannattasio, medico e agronomo e del professor Giuseppe Di Fede, direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano e dell’istituto di Medicina Genetica Preventiva

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Page 1: Acqua & Sapone - prodotti per la casa e per il corpo … 07...Passiamo alla diagnosi: quali sono i test per scopri-re allergie e intolleranze, come funzionano e quale è la loro affi

>Il ruolo della prevenzione Prodotti sani e freschi, niente fumo in gravidanza e allattamento al seno

>Convivere con la celiachia Bisogna seguire la dieta senza glutine e sapere cosa mettere nel carrello

>Latte & Co., scopri se sono permessi Ecco qui i nuovi test diagnostici per chi ha problemi con il lattosio

Dossier INTOLLERANZE ALIMENTARI

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Q uello di nutrirsi è un gesto talmente naturale che spesso non viene considerato come un atto di salute. Invece, al di là del fatto che un’ali-

mentazione sana ed equilibrata è la prima regola di benessere, per molte persone l’azione stessa del man-giare assume un’importanza primaria nella vita quti-diana. Perché, a seconda di quello che viene ingerito, lo stato di salute cambia sensibilmente.

Stiamo parlando del popolo degli intolleranti, dai ce-liaci a coloro che hanno diffi coltà a digerire il lattosio, persone per le quali il cibo ha un signifi cato molto più alto, che va al di là del piacere del palato e del senso di sazietà. A loro e alle loro famiglie è dedicato questo dossier, che cerca di dare più risposte possibili sul-la tematica delle intolleranze alimentari. Un mondo tutto da conoscere per non sentirsi isolati a tavola e, soprattutto, per tornare al piacere della cucina.

MENOPAUSA PIÙ SALUTE a tavola senza

rinunciare al GUSTO

servizio di Emidia Melideo, con la consulenza del professor Mat-teo Giannattasio, medico e agronomo e del professor Giuseppe Di Fede, direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano e dell’istituto di Medicina Genetica Preventiva

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Mangiare sano è una giusta scelta di prevenzione

Una patologia fi no a pochi anni fa sconosciuta, ma che oggi coinvolge sempre più persone. Con il profes-

sor Matteo Giannattasio, medico e agro-nomo, direttore scientifi co della rivista Valore Alimentare, abbiamo cercato di fare chiarezza a 360 gradi sul tema delle allergie e delle intolleranze alimentari.Quali sono le tipologie più comuni di al-lergie e intolleranze alimentari?

«Quelle alla frutta, al grano, agli arachidi, alla soia, alla frutta secca a guscio, alle uova, al latte, ai crosta-cei, al pesce. Le intolleranze più comu-ni sono quelle dovute a carenza enzi-matica, come quella da carenza della lattasi intestinale, e quelle cosiddette farmacologiche. Le più diffuse, oltre all’intolleranza al lattosio, sono quelle agli alimenti ricchi di istamina, come ad esempio il pesce azzurro, i formaggi

stagionati, le carni fermen-tate. Sono inoltre possibili anche le intolleranze agli additivi alimentari».Qual è la differenza che inter-corre tra allergia, intolleran-za e celiachia?

«L’allergia viene defi nita come uno stato anomalo di reattività del sistema im-munitario. Insorge quando

quest’ultimo, venendo in contatto con agenti esterni, li giudica nocivi pur es-sendo innocui per le persone non aller-giche e ricorre agli anticorpi per an-nientarli. Si crea in questo modo una reazione infi ammatoria, detta appun-to allergica. La celiachia è una forma di reazione del sistema immunitario al glutine presente in alcuni cereali, tra cui grano, orzo e segale, in cui però si attivano degli anticorpi diversi da quelli impegnati nell’allergia. Il malfunziona-mento del sistema immunitario porta alla produzione di anticorpi diretti non solo contro il glutine, ma anche contro proteine dei tessuti del celiaco. Insor-gono così reazioni autoimmuni che pos-sono portare a gravi conseguenze. Le intolleranze alimentari invece non coin-volgono il sistema immunitario e com-paiono di solito soltanto quando la dose ingerita di un determinato alimento su-pera quella tollerata dall’organismo».Quali sono i fattori scatenanti, le cause, i fattori riconosciuti, se ci sono, e quelli a cui, invece, è imputabile l’insorgenza delle allergie alimentari?

«Le cause ipotizzabili dell’insorgenza delle allergie alimentari sono diverse: il mancato allattamento al seno, il fu-mo durante la gravidanza, lo svezza-

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“Allergia”, “intolleranza” e “celiachia”. Abbiamo cercato di fare chiarezza e di capire, con l’aiuto di un esperto, come si può convivere con questi disturbi che, in alcuni casi, sono anche reversibili. A partire proprio da cosa si porta in tavola

Quante persone ne soffrono

Nell’Unione Europea, secondo i recenti dati dell’European Academy of Allergy

and Clinical Immunology (www.eaaci.org), sono circa 17 milioni le persone che soffro-no di allergia alimentare. Il più forte incre-mento si riscontra tra i bambini e i ragazzi. Negli ultimi 10 anni, infatti, c’è stato un au-mento di 7-10 volte per i ricoveri in ospeda-le di bambini per reazioni allergiche gravi.

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mento precoce, la cattiva qualità degli alimenti e altro ancora. Per la celiachia esiste una fascia di popolazione che è predisposta a tale disturbo. A scatena-re le intolleranze possono essere la dif-fi coltà di digerire sostanze presenti ne-gli alimenti per carenze enzimatiche, che è quello che accade con l’intolleran-za al lattosio, oppure dall’ingestione di sostanze che si comporta-no da farmaci».Passiamo alla diagnosi: quali sono i test per scopri-re allergie e intolleranze, come funzionano e quale è la loro affi dabilità?

«Per le allergie alimen-tari esistono test di routi-ne come il Prick e il Rast. Per la celiachia ci sono test sul sangue che valu-tano la presenza di autoanticorpi o la biopsia intestinale, che valuta le alte-razioni a carico dei villi intestinali. Per alcune intolleranze alimentari ci sono test riconosciuti dalla medicina uffi cia-le. Ad esempio, per quella al lattosio, esiste il breath test o test del respi-

ro. Esistono anche diversi metodi che, però, non sono riconosciuti dalla medi-cina uffi ciale. Questi i più comuni:

● il test citotossico, che misura le variazioni morfologiche dei globuli bianchi;

● il test kinesiologico, che misura la variazione del tono muscolare men-tre la persona tiene in mano o tocca una fi ala dell’alimento da testare;

● l’elettroagopuntura con cui si misurano le va-riazioni nell’attività elettrica indotte dall’alimento respon-sabile dell’intolleranza;

● il test di biorisonan-za, che si basa sul princi-pio dello stato energetico dell’organismo; si misurano le oscillazioni elettromagne-tiche che intervengono in un individuo intollerante».

Si possono prevenire allergie e intolle-ranze? Esiste un regime dietetico che aiu-ta a prevenire la loro insorgenza?

«Le allergie si possono prevenire fi n dalla vita prenatale, se la mamma du-rante la gravidanza evita il contatto con sostanze nocive quali fumo, solven-

ti, insetticidi, scarico delle auto, medi-cinali e antibiotici, e segue una dieta variata, equilibrata e con cibo di qua-lità. In seguito, l’allattamento al seno è una buona prevenzione come un ade-guato e graduale svezzamento con ali-menti sani, provenienti da agricoltura biologica. Per la celiachia, si ipotizza che si possa fare prevenzione prima-ria se si continua ad allattare al seno durante lo svezzamento. È auspicabile che la celiachia venga diagnosticata il più presto possibile perché l’unico ri-medio per evitare l’insorgenza dei sin-tomi è quello di eliminare dalla dieta i cereali che contengono glutine».

Allergie e intolleranze possono svani-re con un preciso stile alimentare?

«Le allergie all’uovo e al latte che compaiono in età pediatrica ten-dono a scomparire durante l’infanzia. Tuttavia le allergie alle arachidi, alla frutta secca a guscio, al pesce e ai frut-ti di mare di norma persistono. Invece le allergie alimentari che insorgono in età adulta, di norma, persistono per tutta la vita. Per quanto riguarda la celiachia, l’unica cura è la dieta senza glutine. Le intolleranze possono scom-parire, seguendo per un certo tempo una dieta che escluda gli alimenti ver-so i quali si è intolleranti».

PER APPROFONDIREAllergie e intolleranze alimentari. I consigli, le diete e il cibo di qualità, scritta dal professor Matteo Giannattasio, è uno dei Quaderni di Valore Alimentare, distribuito nei NaturaSì, Cuorebio e su: shop.naturasi.it.

ANTONELLA CLERICI, LONTANO DAL NICHEL E DA ALCUNI FARMACIDiffi coltà digestive, eruzioni cutanee, dolori addominali. Questi sono alcuni, nonché i più comuni, fra i sintomi di allergie e intolleranze alimentari, manifestazioni che segnano l’inizio di un diffi cile percorso diagnostico, che solitamente procede per esclusione. Come è capitato ad Antonella Clerici, che ha recentemente scoperto di essere allergica al nichel, un metallo presente in alcuni alimenti come il pomodoro, e ad alcuni antibiotici per curare l’helicobacter.

Inquinamento, svezzamento

precoce e cibi di scarsa

qualità possono essere fattori

scatenanti

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Celiachia: la dieta senza glutine resta l’unica cura

mais

riso

miglio

quinoa

amaranto

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È il nemico di un numero sempre crescente di individui. Stiamo par-lando del glutine, un complesso

proteico contenuto nel grano che è la sostanza responsabile della celiachia, detta anche malattia celiaca. Si tratta di un’intolleranza permanente al glu-tine riconosciuta come malattia socia-le. L’Associazione Italiana Celiachia (www.celiachia.it) ci ha aiutato a co-noscere questa patologia, che colpisce mediamente un italiano su cento.

Sintomi e diagnosiNegli ultimi anni, complice la mag-

gior conoscenza della patologia da par-te della classe medica e grazie a una ricerca scientifica più approfondita, oltre che a una maggiore attenzione generale a questo tipo di patologie, la diagnosi della celiachia è diventata più semplice che in passato (ne san-

no qualcosa i malati di lungo corso). La sintomatologia della celiachia può avere manifestazioni molto diverse tra loro: quelle intestinali sono comuni nei bambini diagnosticati entro i primi due anni di vita e i sintomi vanno dall’ arresto di crescita alla diarrea cro-nica, dal vomito alla distensione ad-dominale, dalla debolezza muscolare all’anoressia e irritabilità.

Nei casi in cui la malattia esordisce in età adulta e anche grazie all’utilizzo di test di screening, sono stati ricono-sciuti altri sintomi che possono coin-volgere quasi tutti gli organi, anche in assenza di manifestazioni intestinali, come osteoporosi, infertilità, aborti ri-petuti, bassa statura, anemia sidero-penica, ipoplasia dello smalto dentario, diabete mellito, tiroidite autoimmune, alopecia, epilessia con calcificazioni cerebrali e linfoma intestinale. La dia-

gnosi di celiachia si effettua mediante dosaggi sierologici, effettuati attraver-so analisi del sangue, di specifici an-ticorpi e tramite biopsia dell’intestino tenue con il prelievo di un frammento di tessuto, www.celiachia.it per deter-minare l’atrofia dei villi intestinali at-traverso l’esame istologico. Una volta accertata la presenza della malattia, il celiaco ha diritto, attraverso il Ser-vizio Sanitario Nazionale e fino a un tetto massimo di spesa, all’erogazione gratuita dei prodotti dietetici senza glutine indicati nell’apposito Registro del Ministero della Salute.

Orientarsi con la spesaVisto che, al momento, l’unica cura è

costituita dalla dieta senza glutine, sa-pere in tutta sicurezza come procurarsi alimenti “gluten free” è fondamentale

Per questo è importante, per i

malati, sapere quali sono i prodotti

realmente sicuri, dove trovarli e anche conoscere i ristoranti pensati a loro misura

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Pochi fastidi e la ripresa è graduale

La cucina globalizzata ha portato nuovi prodotti sulle nostre tavoleLa cucina globalizzata ha portato nuovi prodotti sulle nostre tavoleLa cucina globalizzata ha portato nuovi prodotti sulle nostre tavoleLa cucina globalizzata ha portato nuovi prodotti sulle nostre ta

Pochi fastidi e la ripresa è graduale

La cucina globalizzata ha portato nuovi prodotti sulle nostre ta

Pochi fastidi e la ripresa è gradualePochi fastidi e la ripresa è gradualePochi fastidi e la ripresa è gradualeVIETATIRiso in chicchi

Mais (granoturco) in chicchi

Grano saraceno in chicchi

Amaranto in chicchi

Manioca

Miglio in semi

Quinoa in semi

Sorgo in chicchi

Teff in chicchi

Prodotti dietetici senza glutine (ad esempio mix di farine, pane e sostituti del pane, pasta)

Il mondo dei cereali oltre il frumento

Pochi fastidi e la ripresa è gradualePERMESSIBulgur (boulgour o burghul)

Cracked grano

Couscous

Farro

Frik

Greunkern

Kamut

Monococco

Orzo

Seitan

Spelta

Tabulè

Triticale

Dossier INTOLLERANZE ALIMENTARI

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da parte dei celiaci, ovvero con un conte-nuto di glutine inferiore alle 20 parti per milione. La Spiga Barrata è un simbolo registrato di proprietà dell’Associazione Italiana Celiachia, che, dopo aver accer-tato l’idoneità al consumo da parte dei celiaci, concede alla casa produttrice.

Il Prontuario è invece una pubbli-cazione annuale che raccoglie, a segui-to di valutazione, anche i prodotti che, sebbene non pensati per una dieta par-ticolare, risultano idonei al consumo da parte del soggetto celiaco. Viene distri-

buita ai soci, medici, dieti-sti, farmacisti, servizi di ri-storazione collettiva, mense, esercizi vari di ristorazione, grande distribuzione ed è di-sponibile online. Le aziende che aderiscono dichiarano l’idoneità dei propri prodotti

a essere consumati anche dai celiaci te-nendo conto non solo degli ingredienti, ma anche delle possibili contaminazioni durante le fasi di produzione.

Più consapevolezzaAnche i mass media e lo star system

hanno giocato un ruolo cruciale nella diffusione delle informazioni sulla ce-liachia e dei comportamenti corretti, grazie alle testimonianze di celiaci vip (Daniele Bossari, Novak Djokovic, Gaia De Laurentiis, eccetera), che hanno av-vicinato questa malattia al pubblico, fa-cendo sentire chi ne soffre meno isolato. Perché il pasto rappresenta un momen-to sociale e chi ha esigenze particolari rischia di sentirsi escluso, a causa della malattia. Oggi, inoltre, sono sempre di più i locali che offrono menu dedicati a chi ha necessità specifiche.

BOLLINO DI SICUREZZARegistrato dall’Associazione Italiana Celiachia, il marchio “Spiga Barrata” è concesso alle aziende che producono cibi idonei al consumo da parte dei celiaci.

Conoscere i locali “gluten free” per evitare una serata di digiuno

Mangiare fuori casa diventa semplicePer rendere meno diffi cile la vita dei celiaci alle prese con bar e ristoranti, l’As-

sociazione Italiana Celiachia ha dato vita al progetto Alimentazione fuori casa, con lo scopo di creare una catena di esercizi informati sulla celiachia che pos-sano offrire un servizio idoneo alle esigenze alimentari dei celiaci. Gli esercizi del network sono reperibili sul sito: www.celiachia.it, oppure al numero 89.24.24.

per i celiaci. Un aiuto arriva dal Regi-stro Nazionale degli alimenti per ce-liaci, notifi cati dal Ministero della Sa-lute. Gli alimenti presenti nel Registro sono specifi camente formulati per celia-ci, come pane e pasta, e devono essere prodotti e confezionati in “stabilimenti autorizzati” dalla Sanità Pubblica. Sono distribuiti gratuitamente ai celiaci. Esi-ste anche il Marchio Spiga Barrata, apposto sui prodotti autorizzati, che in-dica che il prodotto è idoneo al consumo

I NUMERI

17 per cento La percentuale dei celiaci che

risiede in Lombardia, la regione dove questa patologia è più

diffusa, seguita da Lazio (9,9) e Campania (9,6)

1 su 100 La percentuale dei celiaci in Italia

2 a 1 Il rapporto femmine/maschi

colpiti dalla patologia

5 su 6 I celiaci non riconosciuti (in Italia

ci sarebbero 600mila celiaci, a fronte di 150mila diagnosticati)

10 per cento L’incidenza aumentata nei familiari

di primo grado dei celiaci e nelle popolazioni a rischio (malati di

diabete mellito di tipo 1, tiroidite autoimmune, sindrome di Down)

BOLLINO DI SICUREZZARegistrato dall’Associazione Italiana Celiachia, il marchio “Spiga Barrata” è concesso alle aziende che producono cibi idonei al consumo da parte dei celiaci.

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Oltre la metà degli italiani è predisposta a questo disturbo, ma in pochi sanno di esserlo. Ecco come “stanarla”

Cremosi cappuccini, gelati, panna, formaggi, burro, yogurt. Questi so-no solo alcuni degli alimenti conte-

nenti lattosio. Se però li considerate non dei cibi, ma degli ingredienti, l’elenco dei prodotti dove sono contenuti si allunga in maniera esponenziale: da quasi tutti i prodotti da forno ai condimenti come salse e besciamella, dai risotti a buona parte dei cibi pronti, fi no ad arrivare ad alcuni integratori e medicinali.

Immaginate di dover fare a meno di tutti questi prodotti: questa è la vita quotidiana di coloro che soffrono di in-tolleranza al lattosio (il principale zuc-chero del latte), in numero sempre cre-scente e quotidianamente alle prese con colite, diarrea e dolori addominali per colpa della carenza della lattasi, l’enzi-ma deputato alla scissione del lattosio.

Numeri in aumento«I dati di letteratura indicano che cir-

ca il 50-60 per cento degli italiani ha una predisposizione all’intolleranza al lattosio. I nostri dati ci dicono che il 75

per cento non sa di esserlo, perché i sin-tomi sono così variabili che spesso non fanno sospettare un’intolleranza», ha spiegato il professor Paolo Gasparini, primario della S.C. di Genetica Medica dell’I.R.C.C.S Burlo Garofolo di Trieste, titolare della cattedra di Genetica Medi-ca dell’Università di Trieste e co-fonda-tore e Advisor scientifi co di g&life Spa.

Ma come si manifesta questa pato-logia? «L’intolleranza al lattosio comu-ne causa di sintomi gastro-intestinali può essere primitiva, cioè conseguente a un defi cit congenito di produzione di lattasi, o secondaria, e manifestarsi quindi in età prescolare o scolare, in seguito a progressiva riduzione di pro-duzione dell’enzima stesso. È presente anche una variante transitoria post-infettiva, che in genere re-gredisce in 3-4 mesi. Nell’Eu-

ropa del Nord, la prevalenza è del 10-20 per cento, con aumento progressivo spo-standosi verso il Sud, tanto che nell’Ita-lia meridionale può arrivare persino al 70 per cento», commenta il dottor Edoardo Savarino, Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Chirurgi-che, Oncologiche e Gastroenterologiche dell’Università degli Studi di Padova,

Lattosio, sempre più intolleranti

Dossier INTOLLERANZE ALIMENTARI

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La nuova possibilità diagnostica

Si chiama Lactease Dna ed è un

test disponibile in farmacia, per scoprire se si è predisposti all’intolleranza al lattosio. Funziona così: 1 Viene effettuato il prelievo di un campione di saliva attraverso il tampone buccale incluso nella confezione. 2 Il campione viene inviato al laboratorio di analisi, unitamente al documento di Consenso alla Privacy. 3 Dal campione

biologico, trattato in modo anonimo, viene estratto il Dna sul quale viene effettuata l’analisi del “gene della lattasi”, coinvolto nell’intolleranza al lattosio. 4 Entro 15 giorni viene spedito un report personale con il risultato genetico sull’intolleranza al lattosio e l’interpretazione del genetista.In caso di forma non ottimale del gene lattasi, il report

fornisce consigli comportamentali e dietetici. In caso di forma ottimale del gene lattasi, è comunque possibile che si manifesti un temporaneo malassorbimento di lattosio, dovuto a un’intolleranza secondaria. In questo caso il report genetico comprende indicazioni sulla gestione dell’eventuale defi cit secondario di lattosio e sull’utilizzo di integratori di lattasi.

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che continua: «La diagnosi si basa prin-cipalmente su metodi non invasivi co-me il test del respiro all’idrogeno detto “breath test”, il più diffuso, ma che presenta alcuni limiti diagnostici e pra-tici, soprattutto con i bambini».

Le cure«In caso di intolleranza, l’unica cura

possibile consiste nell’eliminazione o nel-la riduzione del lattosio dalla dieta. Ma una più pratica e semplice alternativa è rappresentata dall’utilizzo di integra-tori alimentari a base di lattasi. Eli-minare il lattosio dalla dieta non è in realtà così semplice come può sembrare, basti pensare che il lattosio è presente

anche come additivo negli alimenti e nei farmaci: addirittura in più del 20 per cento dei farmaci che richie-dono ricetta medica e nel 6 per cento circa dei farma-ci da banco e anche negli integratori alimentari», ha chiarito la dottoressa Eli-sa Marabotto del Reparto Universitario di Gastro-enterologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova.

Un volume di affariSono davvero tante le persone che han-

no un diffi cile rapporto con latte e deri-vati, condizione che genera anche delle

nuove esigenze di consumo, come spie-ga il dottor Filippo Boschetti, engage-

ment manager di Ims He-alth: «Si può stimare che in Italia ci siano circa 30 milioni di persone che han-no problemi con il lattosio. Nonostante questo impor-tante mercato potenziale, attualmente i prodotti per la cura delle intolleranze al lattosio movimentano in farmacia un giro d’affari ancora contenuto, anche se

in forte aumento, valutato in circa 4 mi-lioni di euro, con un tasso di crescita del 53 per cento negli ultimi 3 anni».

Dossier INTOLLERANZE ALIMENTARI

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Tra le probabili cause, una particolare conformazione delle mucose, come spiega l’esperto...

All’origine della patologia, la permeabilità intestinaleSulle cause delle

intolleranze alimentari sono state formulate diverse ipotesi. Una teoria recente è incentrata, per quanto riguarda il glutine e il lattosio, sull’aumento della permeabilità intestinale. «Si tratta di una maggiore fi ltrazione, di un passaggio di sostanze alla mucosa intestinale che, raggiungendo determinate strutture cellulari (anticorpi) innescano una reazione avversa da corpo estraneo», spiega Giuseppe Di Fede, Medico Chirurgo, Direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano (www.imbio.it) e dell’Istituto di Medicina Genetica Preventiva (www.imgep.com). «Anche una insuffi ciente quantità di enzimi digestivi è legata alla comparsa delle intolleranze. Gli enzimi hanno infatti il compito

di digerire le sostanze introdotte che devono arrivare al colon già “scomposte”. Se non sono suffi cienti, il procedimento non avviene nella maniera corretta. Una maggiore permeabilità intestinale sembra essere dovuta al non allattamento al seno, sistema in grado di portare a maturazione completa la mucosa intestinale, che generalmente avviene entro l’anno di vita, ma può continuare fi no ai tre anni d’età del bambino. Il latte artifi ciale non è infatti in grado di fornire importanti componenti come anticorpi, enzimi e fermenti lattici. Fondamentale in questo senso anche il momento dello svezzamento: se avviene troppo presto o troppo tardi, possono crearsi defi cit nutrizionali e danni a carico della mucosa intestinale»,

chiarisce l’esperto. Ma la permeabilità intestinale può manifestarsi anche in età adulta attraverso reazioni avverse a diversi ortaggi e vegetali. «La causa va riferita a diversi fattori: aumento dello stress cronico, abbassamento delle difese immunitarie, infezioni ricorrenti o alimentazione scorretta. In queste situazioni l’intestino perde la capacità di elaborare gli alimenti e manifesta reazioni da intolleranza», commenta Di Fede. Ma come si riesce a individuare questi fenomeni? «Esiste un test specifi co, che si esegue analizzando le urine, in grado di verifi care un’eventuale permeabilità intestinale; attraverso un controllo delle feci è poi possibile valutare eventuali defi cit nutrizionali ed enzimatici, oltre che un’eventuale alterazione

della fl ora batterica. Precedentemente, però, l’iter diagnostico per scoprire possibili intolleranze alimentari inizia con il “Disbiosi test”, che quantifi ca la quantità nelle urine di due sostanze, indolo e scatolo, che se elevata, indica un cattivo assorbimento degli alimenti. Si passa poi a un altro esame, l’“Alcat test” (www.alcat.it), un esame riconosciuto dall’autorità americana Fda (Food and Drug Administration) che si esegue tramite un prelievo di sangue e permette di individuare anche la sensibilità agli additivi alimentari, ai conservanti, ai coloranti, ai contaminanti ambientali, agli antibiotici e agli antinfi ammatori. Successivamente si inizia una dieta a rotazione escludendo i cibi “incriminati”», conclude il professor Di Fede.

Si può stimare che nel nostro

Paese sono circa 30 milioni le persone che lamentano il

problema

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segue da pag. 17

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Consigli praticiSembra proprio che il lattosio si na-

sconda dappertutto, per questo è im-portante, per chi ha scoperto di essere intollerante a questa sostanza, impie-gare un po’ di tempo, specialmente in fase iniziale, a leggere molto atten-

tamente le etichette dei prodotti, ol-tre che essere il più possibile informati sulle composizioni alimentari.

Scegliere prodotti non troppo elabo-rati e costituiti da pochi ingredienti, come anche preparare i pasti in ca-sa, è un modo per semplificarsi la vi-ta. Quando si mangia fuori casa, poi,

un’altra abitudine da prendere è quella di chiedere, senza timore di sembrare noiosi e pedanti, a camerieri e ristora-tori, se nei piatti che abbiamo inten-zione di ordinare sono presenti latte e suoi derivati. Non si tratta di un ca-priccio, ma bensì della nostra salute! Quindi non fatevi troppi problemi.

Dossier intolleranze alimentari

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segue da pag. 19

LA TESTIMONIANZA La storia di Tiziana Colombo, food blogger per passione, intollerante a lattosio e nichel

«Con la dieta a rotazione ho ritrovato il benessere»S e siete costretti a cambiare la

vostra alimentazione perché scoprite di essere intolleranti, non vi basterà solo la forza di volontà per farcela. Qualsiasi intolleranza crea disagio e non è facile cambiare il proprio stile di vita. Avrete molte tentazioni, le abitudini sono difficili da cambiare e forse riuscirete a ingannare gli altri, ma sicuramente non voi stessi. Vi verranno in mente pensieri del tipo: “In famiglia non mi capiscono”, “Fuori casa è impossibile stare in riga, ricomincerò al ritorno dal viaggio”, “Ma con questa dieta non posso mangiare più cena è troppo impegnativo!” e questi “ritornelli” vi impediranno di modificare le vostre abitudini e, quindi, di riscoprire salute e benessere. Meglio trovare il modo per trasformare il vostro “limite” in un gioco e sicuramente tutto vi sembrerà più facile. Tutto s’impara nella vita! Ovviamente all’inizio meglio farsi dei promemoria e delle tabelle con l’elenco dei cibi concessi e vietati. Al supermercato perderete un po’ di tempo a leggere le etichette degli ingredienti, ma via via che passeranno i giorni, conoscerete a memoria tutti i prodotti che potete consumare senza pericolo. Scoprirete nuovi sapori, nuovi alimenti fino a ieri sconosciuti come quinoa, miglio, grano saraceno, castagne e amaranto, canapa e nuove bevande alternative al latte. Scoprirete un mondo nuovo e, in men che non si dica, vi adatterete e non sarà più una strada in salita. Comincerete a stare meglio e il tutto vi verrà automatico. I primi tempi stilatevi un menu settimanale dove programmerete cosa consumare a colazione e cosa cucinare per pranzo e cena. In questo modo, almeno inizialmente, sarà più facile e ciò vi servirà anche quando andrete a fare la spesa. Ci sono piatti che, con pochi accorgimenti, potete continuare a mangiare. Ricordatevi che si tratta di sostituire alcuni cibi con altri e non di “privazione”. Credetemi, sperimentare un’alimentazione diversa vi darà molto di più di quanto possiate immaginare. Per i primi mesi raccogliete in un libricino le ricette dei piatti che vi preparate e aiutatevi con Internet, di “ricette senza senza”, come le chiamo io, oramai ce ne sono molte.

Parlate della vostra intolleranza con amici e familiari e fatevi dare consigli su nuovi piatti da cucinare. Bevete molto tra i pasti e cercate di fare attività fisica all’aria aperta. Sono piccoli accorgimenti che aiutano l’eliminazione delle tossine. La dieta a rotazione, ottima soluzione nel caso di intolleranze, prevede giorni di “dieta libera” durante i quali

è possibile consumare tutti gli alimenti indistintamente e, quindi, approfittare per mangiare il piatto che più vi manca. I risultati della dieta a rotazione non saranno immediati e durante le prime settimane qualche piccolo disturbo “da astinenza” (diarrea, prurito, asma, foruncoli, emicrania), potrebbe presentarsi. Nel mio caso, dopo due settimane di dieta a rotazione e in particolare eliminando la patata, ho cominciato ad avvertire alcuni sintomi da “astinenza”. Le persone a me più vicine mi hanno fatto notare nervosismo, depressione, stanchezza, irritabilità, aggressività, sonno disturbato, comparsa di vecchi sintomi, eccetera. Ci sono volute altre due settimane durante le quali avrei voluto rinunciare a portare a termine questo percorso prima di apprezzare gli sforzi fatti e abituarmi alla nuova alimentazione. Sono andata avanti perché ho visto i risultati sulla bilancia, dormivo meglio e non dovevo correre in bagno 10 volte al giorno. La dieta doveva andare avanti 3 mesi, ma ho proseguito con le nuove regole per almeno 6 mesi prima di poter dire: ci sono riuscita! Ho ritrovato il benessere, perso dei chili, non mi sento più gonfia, ho smesso di assumere cortisone e se proprio devo essere sincera fino in fondo, mi sento bene con me stessa. Ora sono consapevole di ciò che mangio e sono in grado di percepire anche il minimo segnale di allarme che il mio corpo mi lancia. Ogni tanto mi concedo uno strappo alle regole, ma so che nei giorni successivi devo tornare a osservare una dieta priva degli alimenti non tollerati. Mi sono resa conto che ci sono alimenti che proprio non riesco ad assumere senza tornare ad avere disturbi, per cui ho rinunciato definitivamente a metterli in tavola.

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Dossier intolleranze alimentari

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Si chiama maqui ed è il frutto più ricco di antocianine. Que-

sto piccolo mirtillo cresce spon-taneo nel sud del Cile ed è noto fin dall’antichità alla popolazio-ne nativa di questo Paese, i Ma-puche, che la utilizzavano come energizzante e come rimedio da applicare sulle ferite, oltre che a venerarla e a chiamarla, in modo evocativo, “la pianta di Dio”.

Il maqui si presenta come un grosso arbusto. Il fusto, sottile ed elastico, può raggiungere an-che i cinque metri di altezza. Le foglie sono ellittiche con l’estre-mità appuntita. In estate, cioè da dicembre in poi, maturano le bacche: tonde, piene, brillanti e gustosamente commestibili. Con questi frutti si preparano dolci, marmellate, succhi e coloranti

naturali. Il caratteristico e inten-so blu è dovuto al contenuto di antocianine: si tratta di polifeno-li che, tra le varie azioni, hanno anche la capacità di proteggere le bacche del maqui dall’ecces-sivo irraggiamento solare.

Il clima dell’emisfero australe, unito all’incremento delle radia-zioni solari (in aumento del 50 per cento negli ultimi trent’an-ni), ha portato la pianta a un graduale e progressivo sviluppo della produzione di questi pig-menti naturali, al punto che oggi il maqui è la bacca con il mag-gior contenuto di antociani in assoluto. Per quanto riguarda la capacità antiossidante, metten-do a confronto i vari tipi di frutti di bosco, il maqui ha sicuramen-te una leadership indiscussa.

Piccole bacche ad alto tasso di antiossidanti, ecco il maqui

Arriva dal Cile il frutto più ricco di polifenoli, utilizzato fin dall’antichità dalla popolazione Mapuche

Il trucco per fermare l’infiammazione silenteQ uando si usa il termine “infiam-

mazione” in ambito medico, il pensiero va subito a un’eruzio-

ne cutanea, oppure a una situazione di gola irritata, a qualcosa di rosso, caldo e dolorante, ma comunque ben visibile esternamente che si manifesta come meccanismo di difesa da parte dell’or-ganismo. In realtà esistono due tipi di infiammazione: quella classica, una ri-sposta intensa e acuta che causa dolore e quella cronica di basso livello al di sot-to della soglia di percezione del dolore.

Quest’ultima è definita “infiamma-zione silente”. Non percepita dall’in-dividuo, può permanere per anni, e sembra essere legata a molte patologie

Se ne parla da poco, ma sembra essere all’origine di diverse patologie. E anche in questo caso, lo stare bene parte dalla tavola

croniche come obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Ma come si diagnostica questo stato?

Come riconoscerla Se quantificare l’infiammazione si-

lente è molto difficile perché non provo-ca dolore, di recente sono emersi nuovi marcatori clinici dell’infiammazione silente. Il primo è la Proteina C-re-attiva ad alta sensibilità (hs-CRP), che però non è un valore molto selet-

tivo visto che anche infezioni semplici ne possono determinare un aumento sostanziale e, quindi, non specifico del processo infiammatorio. Un marcatore molto più selettivo dell’infiammazione silente è il rapporto tra due acidi grassi fondamentali in circolo. Il primo è l’aci-do arachidonico (AA), che rientra nel gruppo degli Omega-6 ed è un pre-cursore degli eicosanoidi proinfiamma-tori. Il secondo è un Omega-3, l’acido

Il parere di Juan Carlos Bertoglio, professore associato di Medicina all’Università Austral del Cile, sul maqui: «I Mapuche utilizzano il maqui da sempre. Hanno richiamato la mia attenzione soprattutto le donne. Ci sono signore molto anziane che arrivano dalla campagna, che stanno al sole tutto il giorno, non hanno mai usato creme di bellezza eccetera e hanno la pelle di una donna di 25 anni. Sicuramente questo è dovuto anche allo stile di vita, di cui fa parte un’alimentazione ricchissima di polifenoli che comprende verdura e pesce, ma anche maqui e movimento quotidiano».

COSA DICE L’ESPERTO

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Dossier INTOLLERANZE ALIMENTARI

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eicosapentaenoico (EPA) che genera gli eicosanoidi antinfi ammatori. Più alto è il valore del rapporto AA/EPA, maggiore è il livello di infi ammazione silente nei diversi organi. Oggi è quin-di possibile misurare l’infi ammazione silente e la si trova spesso associata a quasi tutte le patologie croniche.

Cosa è cambiato in 25 anni Negli ultimi 25 anni l’alimentazione

globale ha subito molti cambiamenti, in particolare abbiamo assistito:

● a un maggiore consumo di carboidra-ti raffi nati ad alto carico glicemico;

● a un maggiore consumo di oli di semi vegetali raffi nati ricchi di acidi grassi Omega-6;

● a un minore consumo di acidi gras-si Omega-3 a catena lunga;

Per quanto riguarda il primo punto, il carico glicemico di un carboidrato è dato dalla quantità che ne viene con-sumata in un pasto moltiplicata per la velocità di ingresso nel sangue sotto forma di glucosio (vale a dire l’indice glicemico). I carboidrati ad alto carico glicemico oltre a essere i principali com-ponenti di tutti gli alimenti lavorati, si trovano anche nei prodotti come pane e pasta, il cui costo di produzione è di-minuito negli ultimi anni.

Un maggiore consumo di prodotti alimentari con un alto carico glice-mico dà origine a una più elevata se-crezione di insulina che è necessaria per abbassare il conseguente aumento postprandiale della gli-cemia. L’aumento della produzione di insulina non è di per sé suffi cien-te a spiegare il rapido au-mento dell’infi ammazio-ne silente. A questo fi ne è necessaria la presenza di un altro fattore nutri-zionale: il maggior consumo di oli di semi vegetali raffi nati ricchi di acidi grassi Omega-6.

La crescita della produzione di insu-lina, associata all’aumento del consu-mo di acidi grassi Omega-6, provoca

un innalzamento dei valori di AA in coloro che sono predisposti genetica-mente. Dal momento che i carboidrati ad alto indice glicemico e gli oli vege-tali raffi nati sono oggi la fonte più eco-

nomica di calorie, non sor-prende che la combinazio-ne di queste due tendenze alimentari abbia causato una maggiore produzione di AA, con un conseguen-te aumento dell’infi amma-zione silente di proporzio-ni così epidemiche.

La nutrigenomica L’infi ammazione silente è

soprattutto provocata dalle interazioni negative di numerosi e svariati geni con il regime alimentare che, se sbagliato, la mantiene a valori elevati. Pochi farmaci sono in grado di modifi care l’espressione dei nostri geni, mentre un buon numero

di componenti alimentari lo può fare con relativa facilità. La ragione è semplice, il cibo ha sempre accompagnato l’evo-luzione genetica. I geni non si possono cambiare, ma è possibile modifi carne l’espressione migliorando così la nostra salute. L’interazione della dieta di oggi, fortemente infi ammatoria, con una mol-teplicità di geni, in particolare con quelli che scatenano l’infi ammazione ha dato luogo a un aumento di questo processo.

Grazie a recenti progressi nel cam-po della biologia molecolare, oggi si sa qualcosa di più sul rapporto tra il cibo che mangiamo e l’espressione genetica dei nostri geni infi ammatori. Questa nuova branca della scienza chiamata “nutrigenomica” studia l’uso corretto della dieta come farmaco per combatte-re l’infi ammazione silente. Con un’ali-mentazione equilibrata si possono quin-di disattivare i geni che favoriscono lo sviluppo dell’infi ammazione silente.

segue da pag. 23

Oli “buoni”, frutta, verdura e polifenoli U n’alimentazione

equilibrata è in grado di prevenire l’infi ammazione silente e di proteggere salute e benessere nel tempo, prevenendo l’insorgenza di malattie croniche, oggi prima causa di morte nel mondo. È quanto emerso nel corso della terza edizione del Convegno Science in Nutrition, che si è svolto a marzo a Milano e che si è focalizzato sul tema della infi ammazione silente. Olio di pesce, olio extravergine di oliva, frutta e verdura ricche di polifenoli

sono i cibi giusti che aiutano a prevenire l’infi ammazione silente. Le principali caratteristiche di una dieta antinfi ammatoria, invece, sono le qui presenti elencate: ● un basso carico glicemico; ● un basso tenore di acidi grassi Omega-6;● ricchezza di acido eicosapentaenoico (EPA);

● 150 grammi di carboidrati al giorno. La maggior parte dei carboidrati dovrebbe provenire da fonti a basso indice glicemico, per ridurre così l’insulina in maniera sostanziale. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto con il consumo di minimo cinque porzioni al giorno di verdure non amidacee e quantità

limitate di frutta (per l’alto contenuto di fruttosio) e con una rigorosa limitazione di carboidrati ad alto indice glicemico quali pane, pasta, riso e patate.

Le regole naturali per combattere l’infiammazione a tavola

I cibi con un alto indice glicemico originano

una maggiore secrezione di

insulina

GENUINO E SALUTARELe virtù dell’olio di pesce sono dovute ad acidi grassi poli-insaturi a lunga catena.