abilità di counselingseconodomodulo.doc

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    Possibili ostacoli all'esplorazione del problema:GLI ATTEGGIAMENTI SPONTANEI

    Finora ci siamo concentrati su tutti quegli aspetti dell'atteggiamento di

    comprensione che, potremmo dire, sono propedeutici ai fini del nostro colloquio.Entriamo ora nelloggetto pi specifico del nostro corso on line, ovvero gli aspettiverbali con cui sviluppare un colloquio. Apprenderemo delle tecniche studiate econsolidate che permettono di raggiungere il nostro obiettivo: far sentire lapersona compresa e rimandarle questa comprensione affinch possa aprirsi equindi guardare la situazione in cui si trova, fare chiarezza dentro se stessa eprovare a capire come muoversi.

    Le parole di Carkhuff ci spiegano bene questo punto:

    gli helper devono essere in grado di rispondere alle esperienze comunicate dagliinterlocutori, per facilitare la loro esplorazione. Gli helper cercano di comunicarecon accuratezza quanto essi, di queste esperienze, hanno percepito. Una rispostaaccurata servir a facilitare o a stimolare negli interlocutori una ulterioreesplorazione del loro vissuto. (Carkhuff, 1993, p. 55)

    Come abbiamo visto, non tutte le risposte dellhelper sono in grado di stimolarequesto obiettivo. Mucchielli ci indica i cinque tipi di risposte che, purdesiderando dare aiuto, di fatto possono ostacolare lesplorazione dellasituazione da parte del nostro interlocutore.

    Risposte di valutazione, interpretazione, sostegno, indagine, soluzione possonorendere difficile per linterlocutore lesplorazione ampia e serena della suasituazione o del suo problema, soprattutto se utilizzate alleccesso; tutte, infatti,hanno una caratteristica determinante: sono centrate sullhelper e si riferiscono aci che lui pensa rispetto alla situazione o allinterlocutore. Si dice anche chesottintendono un atteggiamento direttivo da parte dellhelper, perch egli induce ilcolloquio verso direzioni che lui a scegliere, invece di accompagnare la personaad esplorare ci che emerge da lei.

    Studiamo ciascun atteggiamento aiutandoci con la sintesi qui proposta e poi

    direttamente con le parole di Mucchielli Atteggiamenti che non facilitanol'espressione del soggetto.

    Proveremo poi ad esercitarci nel riconoscerle, sia rivedendo le rispostedel test proposto nel modulo precedente, sia con lesperienza di ciascuno, percapire perch possono essere di ostacolo per linterlocutore.

    1. Atteggiamento di valutazione

    Consiste nel fare riferimento a norme e a valori, indicando ci che bene o male.

    Lhelper trasmette pi o meno apertamente il messaggio ti dico io cosa/comefare, offrendo un consiglio morale o moralistico: messa in guardia,

    http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14854http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14854http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14854http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14854
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    approvazione, disapprovazione, invito a pensare in una certa maniera, allusione acriteri ritenuti validi da chi aiuta.

    Potenziali effetti dannosi

    Linterlocutore pu sentirsi in una posizione di ineguaglianza morale e quindi inuno stato di inferiorit, specie se disapprovato con frasi come: fai attenzione a..,(non) bisognerebbe/(non) si dovrebbe, non si pu

    Anche quando il giudizio emesso dallhelper positivo hai ragione, fai bene, giusto c comunque un giudizio che pu dissuadere la persona dallaprirsi confiducia. Rogers stesso afferma: E curioso ma una valutazione positiva , a lungoandare, altrettanto minacciosa che una valutazione negativa poich dire aqualcuno che buono implica che si ha anche il diritto di dirgli che cattivo(Rogers, La terapia, op. cit, p. 83)

    Tra le possibili reazioni innescate dallatteggiamento valutativo, a seconda dellapersonalit dellinterlocutore, ci possono essere:

    inibizione (freno, reticenza, blocco); colpa (sensazione di essere in errore o colpevole);

    ribellione;

    dissimulazione;

    angoscia.

    2. Atteggiamento di interpretazione

    Latteggiamento interpretativo si pu verificare in vari modi:

    - a volte lhelper pone laccento su uno tra gli elementi espressi dallinterlocutoreche a lui pare essenziale e quindi fa un riassunto parziale e orientato;

    - altre volte deforma il significato di quello che stato detto partendo da propriecategorie di interpretazione;

    - in altri casi ancora lhelper d una propria spiegazione della situazione che lapersona gli riporta.

    In tutti i casi lhelper proietta il proprio modo di comprendere e quindi provoca unainevitabile distorsione del pensiero dellinterlocutore. Inoltre egli trasmette ilmessaggio di essere lui a dover rivelare il perch stanno succedendo alla personaquegli eventi, restituendo la sensazione che laltro non possa arrivare a

    comprendere da s.

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    Potenziali effetti dannosi

    Linterlocutore pu sentirsi frainteso e quindi costretto a rettificare. Se perlatteggiamento si prolunga, esso produce:

    il disinteresse dellinterlocutore nel proseguire lesplorazione della suasituazione: egli decider se cambiare argomento o mostrare un accordo solo dicortesia;

    unirritazione sempre maggiore;

    un blocco difensivo (resistenza).

    3. Atteggiamento di sostegno

    La risposta di sostegno mira a dare supporto, incoraggiamento, consolazione. Avolte fa riferimento a una comunanza di esperienze tra interlocutore ed helper ecomunque serve a evidenziare come questultimo comprenda la situazione delprimo. Spesso il pensiero e le emozioni dellaltro vengono lette come naturali e sicerca di rassicurare la persona sdrammatizzando e minimizzando.

    Lessenza della risposta di sostegno un atteggiamento materno, a voltepaternalistico, utilizzato di frequente nella vita quotidiana nelle espressioni dirassicurazione come coraggio, vedrai, capita a tutti, capitato anche a me, normale, sei una persona forte e ce la farai.

    Nel contesto del counseling pu essere utile non tanto a chi lo riceve quantopiuttosto a chi lo usa, per allontanare lansia che deriva dal toccare la difficoltdellaltro.

    Potenziali effetti dannosi

    Linterlocutore potrebbe, a lungo andare:

    sentirsi portato a mantenere una certa dipendenza dal counselor per nonperderne la vicinanza emotiva, accettando di essere guidato, di rimanere inattesa delle sue proposte e dei suoi suggerimenti;

    restare passivo per la sensazione di aver sbagliato a preoccuparsi dellaquestione (ansia, vergogna per effetto della sdrammatizzazione);

    rifiutarsi di essere trattato con piet paternalistica o di veder minimizzatequestioni per lui cos importanti.

    4. Atteggiamento di indagine

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    La risposta investigativa consiste nel porre domande per ottenere indicazioniaggiuntive dallinterlocutore su aspetti che lhelper ritiene importanti percomprendere la situazione. Non lascia esplorare alla persona la sua situazione e isuoi sentimenti, ma guida il colloquio in una precisa direzione. Il messaggiosotteso io ho bisogno di informazioni per diagnosticare il tuo problema.

    Potenziali effetti dannosi

    Lindagine pu provocare, a seconda della personalit dellinterlocutore:

    un orientamento del colloquio in una direzione, desiderata dallhelper, che punon corrispondere a ci che linterlocutore vorrebbe esplorare; questultimoquindi assumer latteggiamento di colui che risponde a un interrogatorio einterromper la riflessivit interna;

    una reazione ostile a quello che pu essere percepito come una curiosit

    inquisitrice o, allestremo, come un giudizio implicito sulla volontdellinterlocutore di tenere nascosti certi dettagli;

    messa in allarme delle difese sociali per dare di s la migliore immaginepossibile.

    5. Atteggiamento di soluzione

    In questo caso lhelper propone chiaramente allinterlocutore una soluzione per

    uscire dalla situazione: pu indicare di rivolgersi a qualcuno che, si pensa, purisolvere i problemi oppure suggerire quale fine perseguire e quale sia il mezzoadeguato. Un simile atteggiamento, specie se il consiglio arriva troppo presto,impedisce al soggetto di sentirsi protagonista della soluzione e quindi difficilmenteproduce una sua soddisfazione. Anche laddove la soluzione potrebbe essereeffettivamente quella efficace per la persona, se non lei a sentirla come sua, nonla accetter o comunque difficilmente ne beneficer.

    Potenziali effetti dannosi

    Due possono essere le possibili conseguenze di questo atteggiamento:

    linterlocutore si sente sminuito per non aver pensato da s alla soluzione equindi portato ad accettarla anche se non la ritiene appropriata. Moltoprobabilmente ci induce una passivizzazione e il rimando di responsabilit perla sua esecuzione allhelper, senza protagonismo attivo;

    linterlocutore non accetta la soluzione e quindi tronca il colloquio con una totaleinsoddisfazione.

    Come si vede tutti questi atteggiamenti, pur avendo per obiettivo laiuto

    allinterlocutore, nascondono degli effetti non voluti:

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    dal punto di vista psicologico tendono a svalutare linterlocutore e quindifiniscono per compromettere, se usati alla lunga, il rapporto interpersonale trahelper e persona;

    dal punto di vista funzionale, ovvero per la dinamica del colloquio,compromettono lesplorazione del problema a causa dellintervento direttivo

    dellhelper.

    Peraltro essi sottintendono una precisa distinzione di ruoli tra chi ha il problemae chi ha la soluzione, sminuendo il protagonismo della persona che invece centrale per la soluzione dei suoi problemi.

    Vedremo di qui in avanti che latteggiamento di comprensione stravolge questalogica e trae la sua forza dallidea che la soluzione emerga nella relazione, selhelper sa creare un clima di fiducia e cerca di entrare nellorizzonte di senso delsuo interlocutore.

    Per un ulteriore chiarimento sulla differenza tra counseling e dare consigli,rimando a Hough Differenza fra counseling e dare consigli.

    Atteggiamenti che non facilitano lespressione del soggetto

    Seguendo le ricerche di E.H. Porter riprese da Carl Rogers, definiremo ora cinqueatteggiamenti o tipi di intervento verbale dellintervistatore che innescano induzioni eche hanno in comune il fatto di non facilitare lespressione del soggetto (e, nello

    stesso tempo, nemmeno la comprensione di ci che egli ha da dire).Per maggiore comodit noi chiameremo "risposta delloperatore" il suo interventoverbale (che concretamente manifesta il suo atteggiamento) dopo che lintervistato haesposto una parte di ci che egli vuole dire. Si distingueranno:

    1. La risposta di valutazione o di giudizio morale.2. La risposta interpretativa (interpretazione personale o spiegazione).

    3. La risposta di supporto affettivo (sostegno/consolazione).

    4. La risposta inquisitiva (investigazione/richiesta di ulteriori informazioni).

    5. La risposta "soluzione del problema".1

    La risposta di valutazione o di giudizio morale

    Consiste nel fare riferimento a norme, a valori. Essa "offre" un consiglio morale omoralistico: messa in guardia, approvazione, disapprovazione, invito a pensare in questa o inquestaltra maniera, allusione a criteri considerati come veri dallintervistatore. Questarisposta induce nellaltra persona una sensazione dineguaglianza morale, ponendola in unostato dinferiorit. Non abbastanza "morale" o non abbastanza razionale, o al contrariolodato e approvato, in tutti i casi il cliente si sente giudicato da un censore.

    La disapprovazione moralistica innesca una delle seguenti reazioni:

    http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14855http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14855
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    inibizione (freno, reticenza, blocco) colpa (sensazione di essere colpevole o in errore)

    ribellione

    dissimulazione

    angoscia

    Si produce luna o laltra di queste sensazioni a seconda della personalit dellintervistato.La risposta moralistica innesca sia unulteriore ricerca di accordo a tutti i costi o unorientamento tendenzioso del prosieguo del colloquio, sia una reazione paradossale dellostesso tipo della disapprovazione.

    La risposta interpretativa (interpretazione personale o spiegazione)

    In questo genere di risposta, lintervistatore pone laccento su questo o quel punto

    (dellinsieme delle informazioni che gli sono state fornite) da lui giudicato come essenziale.Questa interpretazione pu avvenire in tre maniere: o la risposta un riassunto di ci che stato detto ma parziale, orientato, che trova essenziale un determinato aspetto adetrimento di altri, o una deformazione del significato complessivo di ci che statodetto, una distorsione, una traduzione poco fedele o tendenziosa; o, ancora, questa rispostapu giungere a uninterpretazione, nel senso della spiegazione. In tutti e tre i casi,lintervistatore proietta il proprio modo di comprendere, la sua scelta personale o la suateoria e attraverso ci si producenecessariamente una distorsione del pensiero del soggettoche ha parlato.

    Questa risposta induce nel soggetto la sensazione di essere stato frainteso, quasi un senso di

    stupore, poich egli non si ritrova esattamente nella risposta ricevuta. Generalmente,soprattutto allinizio, una simile risposta provoca una rettifica ("Non proprio questo chevolevo dire..."). Ma se questo tipo di interpretazione continua, lintervistato reagisce con:

    un disinteresse per il colloquio stesso, che si manifesta con un accordo in puntadi labbra per fare piacere, o con risposte a caso, o cambiando argomento;

    unirritazione sorda sempre pi evidente e che pu manifestarsi per vieindirette;

    un blocco difensivo (resistenza).

    La risposta di supporto (sostegno/consolazione)

    Questo genere di risposta apporta o vuole apportare un incoraggiamento, una consolazione,una comprensione. Essa propone una riflessione in comune, fa allusione a una comunanza diesperienze tra loperatore e laltra persona, manifesta un interesse personale delloperatoreper il suo interlocutore per dimostrargli che lo comprende. Si accetta naturalmente il puntodi vista dellaltro, si trova che sia molto naturale pensare ci che egli pensa. Si cerca difornire rassicurazioni, di consolare laltro, minimizzando limportanza della situazione,tentando di evitare, nellaltro, delle reazioni eccessive (sdrammatizzazione). Lessenzadella risposta di supporto un atteggiamento materno o paternalistico.

    Le reazioni indotte nel soggetto sono:

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    il desiderio di mantenere questa amicizia e questa benevolenza, il che comportaatteggiamenti di dipendenza (attesa di essere guidato, attesa di propostedalloperatore, accettazione dei suggerimenti);

    rifiuto ostile di essere trattato con piet o di essere trattato in questa manierapaternalistica (reazione di controdipendenza);

    atteggiamento che consiste nellaspettare che il seguito venga dalloperatore; ilsoggetto non continua lesplorazione della situazione nel suo insieme; diventapassivo.

    La risposta inquisitiva (investigazione/richiesta di ulteriori informazioni)

    Questa consiste, da parte delloperatore, nel porre domande per ottenere rispostesupplementari da lui giudicate indispensabili per poter comprendere la situazione. In questomodo, insistendo su un particolare dettaglio che gli sembra essere stato "dimenticato"dallintervistato, lintervistatore fa "apparire" la sua personale opinione di ci che

    importante. Daltronde, questo atteggiamento tende a mostrare allintervistato che ilproblema non ancora stato esaminato in tutta la sua ampiezza, che dovr considerare piapprofonditamente questo o questaltro aspetto, orientando cos la sua ricerca e la suamemoria.

    Il fare domande una delle abitudini pi inveterate negli operatori sociali. Fa parte sia dellapreoccupazione per la "diagnosi", sia del bisogno diniziativa/superiorit. Un solo tipo didomanda si rende opportuna: la cosiddetta domanda semantica ("Che cosa significa perLei?").

    Linvestigazione provoca nellintervistato reazioni diversificate a seconda della suapersonalit:

    Essa orienta verso i dettagli desiderati dallintervistatore. Perci lintervistatointerrompe lesposizione della sua situazione per assumere latteggiamento dicolui che risponde a un interrogatorio.

    Reazioni ostili a ci che viene percepito come una curiosit inquisitrice da partedellintervistatore, o come un giudizio implicito: "Lei non mi dice lessenziale!" o"Lei poco sincero o non se ne rende conto" (reazioni allora che possonodiventare inibizione o chiusura).

    Messa in stato di allarme delle "difese sociali" tese a dare di s la miglioreimmagine possibile.

    La risposta "soluzione del problema"

    Essa consiste nel proporre allintervistato unidea per uscire dalla situazione.Questintenzione pu avere i seguenti sbocchi: rinviare il soggetto a qualcun altro che, sipensa, lo tirer fuori dal problema; suggerirgli il metodo da seguire per risolvere il suoproblema; indicare la meta o la strada che porta alla soluzione; dargli un consiglio, ritenutodefinitivo, che mette fine al problema e, allo stesso tempo, al colloquio.

    Atteggiamenti indotti nel cliente a causa di questo comportamento dellintervistatore:molto spesso si tratta di una soluzione "applicata sopra il problema", ossia non dovuta auniniziativa responsabile del soggetto, non promossa da lui, ma imposta dallesterno. E, ingenerale, la soluzione personale che sarebbe stata scelta dalloperatore se si fosse trovatonella situazione di cui parla il suo cliente.

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    La soluzione proposta non soddisf di solito laltro o in qualche modo lo obbliga ad adottarlain quanto gli stata suggerita. Il risultato pu essere di due tipi:

    limpressione di essere messo alla porta, rottura implicita del colloquio; perci,praticamente, nessun aiuto ricevuto e insoddisfazione;

    limpressione che egli debba scegliere questa soluzione, anche se non laritenga, personalmente, appropriata; da cui dipendenza (desiderio diconservare la protezione di un intervistatore che trova le soluzioni al posto suo)e possibilit di rinviare ulteriormente la responsabilit di questa soluzione acolui che glielha data o suggerita.

    Per concludere: in questa sezione abbiamo voluto sottolineare le pesanti conseguenzedellinduzione degli atteggiamenti dellintervistato e perci degli ostacoli involontariamenteposti dalloperatore sulla via dellespressione e della comprensione dellinterlocutore.

    Il colloquio, in tutti questi casi "sfavorevoli", risulta orientato dallintervistatore.

    lintervistatore che d, impone o suggerisce la direzione che deve assumere il colloquio.Lungi dal trovarsi di fronte a ci che il cliente vive realmente, nella situazione particolareche la sua, loperatore si trova davanti le influenze indotte dai suoi atteggiamenti (dal suo"metodo" o dalla sua assenza di metodo) e i tentativi di espressione personale del cliente (sivedano le figure 1 e 2).

    Figura 1

    E1: Inizio dellespressione della sua opinione da parte del cliente. R1, R2, R3, R4, ... Interventi verbalidellintervistatore che provengono da uno stesso atteggiamento sfavorevole, che si mantienecronicamente. E2, E3, E4, E5, ... Espressioni successive del cliente, indotte dallatteggiamento

    dellintervistatore, che deviano progressivamente nella direzione degli interventi dellintervistatore. Casoin cui il cliente segue i suggerimenti impliciti senza reazioni negative o blocchi.

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    Figura 2

    E1: Inizio dellespressione della sua opinione da parte del cliente. R1, R2, R3, R4: Interventi verbalidellintervistatore che provengono da atteggiamenti diversi e tutti "sfavorevoli". E2, E3, E4, E5:Espressioni indotte nel cliente. Nella figura 1, come nella figura 2, aumenta lo scarto tra lespressione

    virtuale completa (Ec) e il contenuto effettivo di ci che dice il soggetto (E2 a E5 ecc.). Caso in cui ilcliente segue i diversi suggerimenti impliciti, senza reazioni negative o blocchi.

    1 Nel 1950, E.H. Porter aveva opposto alla "comprensione" i seguenti 6 atteggiamenti: 1. Valutazione-giudizio; 2. Interpretazione; 3. Sostegno affettivo; 4. Ricerca di informazioni-esplorazione; 5.Suggerimento; 6. Informazioni e possibilit. Rogers ha raggruppato le ultime due in "soluzione delproblema".

    Tratto da Mucchielli R. (1987),Apprendere il counseling. Manuale di autoformazione al colloquio diaiuto, Trento, Erickson, 1987, pp. 60-63.

    n che cosa il counseling diverso dal dare consigli?

    Le definizioni date dal dizionario della parola "counseling" non sono di alcun aiuto perchtendono a enfatizzare il significato di "consiglio" e in qualche caso il counselor ("consulente")viene definito come un "consigliere" (The Concise Oxford Dictionary of Words Origins, vol.III). La parola counsel deriva dal latino consilium che nel suo significato traslato significaconsiglio, giudizio o consultazione. ovvio, perci, che il termine counselingtradizionalmente si riferiva alla pratica di dare consigli o di pronunciare giudizi. Ci spiegaprobabilmente perch un numero cos grande di persone creda che il ruolo principale delcounselor debba adempiere alle due funzioni gemelle di consigliere e giudice.

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    La situazione complicata ulteriormente dal fatto che molte persone, impegnate a svolgerele pi svariate occupazioni, descrivono tutte se stesse come counselor ("consulenti") anchese non sono coinvolte in alcuna forma di lavoro psicoterapeutico in senso stretto. Cosabbiamo counselor del colore, counselor di istituti di bellezza, counselor finanziari,counselor degli oroscopi, del design da interni, del lavoro giusto per menzionarne alcuni.

    Non vi qui la minima intenzione di svalutare il lavoro svolto da queste persone, masemplicemente il desiderio di porre in risalto che tutte queste figure professionali hanno, frai loro compiti, quello di dare consigli. La confusione da parte di tante persone rispetto alcounseling di cui si parla qui perci facile da capire. Il counseling psicologico opsicoterapeutico si riferisce allaiuto offerto ai clienti per una vasta gamma di problemipsicologici e emozionali: in questo tipo di aiuto non vengono dati consigli, per lo meno nonin modo diretto o esplicito.

    Certo, sarebbe ingenuo sostenere che i counselor non influenzino mai i loro clientiindirettamente. Naturalmente, lo fanno. Infatti, il counselor ovviamente tenuto ainfluenzare il cliente che, in fin dei conti, venuto per ricevere un aiuto. Inoltre, i

    counselor spesso incoraggiano i clienti a riesaminare la loro vita e le loro relazioni perchiarificare questioni che risultano problematiche. Nel corso di questa fase di "riesame",possono essere discusse varie opzioni di cambiamento. Quindi si pu star certi che, anchequando non vengono forniti consigli diretti, i clienti sono spesso influenzati dalle idee, dagliatteggiamenti e spesso anche dai punti di vista inespressi del counselor.

    Ecco alcune ragioni per le quali meglio astenersi dal dare consigli:

    Molto spesso le persone non desiderano consigli. Vogliono invece essere ascoltate ecomprese.

    raro che le persone accettino consigli, specialmente quando pensano che non siano iconsigli giusti.

    Se il consiglio si rivela sbagliato, la persona che lo ha accettato potr abdicare allaresponsabilit personale: dopo tutto, non era stata unidea sua.

    necessario che i clienti nel counseling sentano che le loro abilit ed esperienze sonoritenute e trattate come valide. Qualunque consiglio da parte di un counselormetterebbe in discussione questo principio basilare.

    Lequit vitale nella relazione di counseling. Se vengono dati consigli il ruolo di espertodel counselor viene rinforzato e lequit viene negata.

    Dare consigli pu essere offensivo e intrusivo, specialmente quando la persona che li

    riceve sconvolta e vulnerabile.

    Non ci sono due sole persone al mondo che abbiano la stessa esperienza di vita, quindi unconsiglio si addice di pi a chi lo fornisce che a chi lo riceve.

    I consigli tendono a considerare soltanto gli aspetti pi superficiali di un problema,aggirando o ignorando le questioni pi profonde che spesso sono quelle nodali.

    Dare consigli un sistema di comunicazione a una sola via. Nel counseling il clientedovrebbe essere coinvolto attivamente nellintero processo.

    difficile che i consigli aiutino i clienti a cambiare.

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    Tenute presenti tutte queste critiche che possono essere mosse al fatto di dare consigli,sorge spontanea la domanda "Perch alcune persone chiedono e si aspettano di ricevereconsigli, specialmente quando cominciano un counseling?".

    Come abbiamo visto prima, il pi delle volte i clienti considerano il counselor come un

    "esperto". Di solito quindi abbisognano di un certo tempo prima di familiarizzarsi con la veranatura di questo tipo di relazione. In ogni caso, le richieste di consiglio dovrebbero sempreessere gestite con sensibilit e rispetto, guidando il cliente verso una partecipazione piattiva al processo di counseling.

    Proponiamo di seguito un esempio del modo in cui i clienti talvolta chiedono consiglio, eriportiamo la risposta data dal counselor a una cliente di nome Patrizia. Questultima, unadonna di trentanni, era preoccupata dalla recente rottura del suo rapporto matrimoniale edagli effetti che avrebbe avuto sul suo figlio Gianni di sei anni. Avrebbe voluto trasferirsi inuna nuova casa per ricominciare unaltra vita da zero, ma era preoccupata che il traslococausasse troppo stress a Gianni. Patrizia continuava a soppesare i pro e i contro del suo

    proposito, e a un certo punto disse al counselor:Cliente:Mi preoccupa questo nuovo grande cambiamento nella vita di mio figlio. Di cambiamenti ne ha gi avuti asufficienza. Che cosa pensa che dovrei fare?

    Counselor: preoccupata dei cambiamenti che si sono prodotti recentemente nella Sua vita, e adesso si ritrova adover prendere unaltra importante decisione. Forse potremmo esaminare un po pi profondamente iSuoi sentimenti e vedere che cosa pensa veramente sia meglio per Lei.

    I clienti talvolta chiedono consigli per sottrarsi al bisogno di fare cambiamenti importanti.

    Ricevere un consiglio molto pi semplice che imbarcarsi nel processo spesso doloroso di autoesaminarsi e cambiare. Altre volte i clienti chiedono un consiglio semplicementeperch desiderano parlare. Non sapendo come avviare la conversazione, vedono nellarichiesta di consiglio un modo per riuscirci o comunque un modo per attirare lattenzionedel counselor.

    Va poi considerato che la maggior parte delle persone che iniziano un counseling lo fanno dipropria volont, ma ci sono casi in cui si ricevono pressioni per sottoporvisi. Quando si stati indotti a iniziare un counseling, c un naturale risentimento spesso nascosto daparte del cliente, e chiedere un consiglio un modo di stare al gioco. Va detto che ingenere le persone non dovrebbero essere "mandate" a fare un counseling.

    Ecco cosa disse uno studente sedicenne che aveva fissato un appuntamento con il counselordelluniversit:

    Be, la signora Mariani ha detto che avrei dovuto vedere un counselor perch ritiene che io abbia deiproblemi. Sono stato bocciato tre volte a scuola e faccio fatica a preparare gli esami. In realt anche seci metto un po di tempo in pi mi sembra di non avere particolari problemi e... se il counseling miaiuter, vada per il counseling. Ma non voglio venire da Lei tutte le settimane. (Bruce, 1995)

    Il counselor delluniversit dovette trascorrere un po di tempo con lo studente per riuscirea spiegargli che lui e soltanto lui avrebbe dovuto decidere se desiderava o voleva uncounseling. Alla fine risult chiaro che lo studente non lo voleva e torn dalla signora

    Mariani per spiegarglielo.

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    Tratto da Hough M. (1999),Abilit di counseling. Manuale per la prima formazione, Trento,Erickson, pp. 11-13.

    Tecniche di comprensione: LA RIFORMULAZIONE

    Finora abbiamo visto quali risposte possono ostacolare il colloquio perch,sostanzialmente, sono in contrasto con latteggiamento di comprensione che abbiamo

    studiato. Chiediamoci ora finalmente quali risposte veicolano la nostra comprensione,

    creando un clima di fiducia e permettendo allinterlocutore di esplorare la sua

    situazione, il suo problema.

    La tecnica principale per trasmettere latteggiamento di comprensione si

    chiama riformulazione.

    Come ben ci mostra la figura (da M.L. Raineri), la riformulazione consiste

    nel ritornare, in sintesi e con altre parole, alla persona che parla, lessenza

    o parte di ci che ha detto esplicitamente o implicitamente, focalizzando i

    fatti o le emozioni o i vissuti personali.

    Lhelper non introduce nulla di estraneo rispetto a quanto espresso pi o menodirettamente dallinterlocutore e quindi rimane centrato sullaltro, non su se stesso. In

    questo modo si producono due effetti:

    linterlocutore sente di essere ascoltato e compreso ed stimolato a

    esprimersi ulteriormente;

    lhelper ha conferma se ha davvero compreso ci che gli stato detto.

    La riformulazione di solito unaffermazione, che pu essere introdotta da espressioni

    quali:

    Mi stai dicendo che/Lei mi sta dicendo che

    In altre parole

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    Quindi

    Mi sembra di capire che

    E opportuno ricordare che la riformulazione deve essere unaffermazione breve,

    anche quando linterlocutore si sia dilungato molto. Normalmente non posta in forma

    interrogativa, a meno che lhelper non abbia la necessit di una conferma rispetto auna deduzione.

    Lhelper non si limita a ripetere a pappagallo quanto espresso dalla persona ma

    cerca di rielaborare ci che ascolta e di rimandarlo in modo intelligente. In questo

    senso egli direziona il colloquio, non uno spettatore passivo. Solo che lo fa non in

    modo direttivo ma in maniera retroattiva, con il vantaggio di restare ancorato

    allorizzonte della persona e favorire il suo sviluppo.

    Questa guida retroattiva ha un duplice vantaggio: per un verso funziona

    da rinforzo rispetto a quanto espresso, offrendo allhelper la possibilit di verificare se

    ha capito e allinterlocutore un rimando esterno della sua situazione; per altro verso di stimolo alla prosecuzione della comunicazione, sollecitando in maniera implicita la

    persona a continuare. Si parla in tal senso di specchio intelligente per sottolineare che

    a seconda della riformulazione scelta dallhelper, questi stimoler la prosecuzione del

    colloquio su un aspetto piuttosto che su un altro, sempre cercando di captare quello

    che risalta maggiormente nel vissuto della persona.

    Esempio

    Una donna afferma: Non ne posso proprio pi. Mia suocera una donna talmente

    invadente che non riesco nemmeno pi a parlare con mio marito senza che lei dica

    cosa giusto e cosa sbagliato. E naturalmente lui le d sempre corda!!

    Una riformulazione potrebbe essere: Se ho ben capito, suo marito d sempre ragione

    alla madre e lei non lo sopporta.

    Oppure: Quindi linterferenza della suocera le pesa molto

    Aiutiamoci con altri due esempi tratti da Hough: (possiamo leggere il termine

    "riflessione" come il nostro "riformulazione"). Riformulazione: due esempi

    Sulla riformulazione vediamo ora le pagine di Mucchielli (La riformulazione).

    Teniamo presente che la distinzione tra riformulazione-riflesso, riformulazione-

    riassunto e riformulazione-chiarificazione confluir nella nostra distinzione tra

    riformulazione a specchio ed esplicitante (pi semplice e utile per costruire una chiara

    base concettuale).

    In Mucchielli segnalo in particolare il paragrafo finale, che riporta efficaci risposte ai

    principali dubbi contro luso della riformulazione per raggiungere lobiettivo di uncolloquio efficace.

    http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14856http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14857http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14856http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14857
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    A tal proposito possiamo anche leggere il racconto di una donna dopo la prima seduta

    di counseling (Hough, 1999, p. 87):

    Non avevo idea di cosa aspettarmi quando andai in counseling. Di fatto, mi sembrava

    che dovesse essere in qualche modo infamante e non avevo parlato a nessuno

    dellappuntamento che avevo fissato. La prima volta che incontrai Paolo (il counselor)proprio non riuscivo a capire perch non mi facesse domande. Era gentile e rilassato

    ma la mia prima impressione fu che non potesse essere veramente interessato a

    quello che dicevo perch non mi domandava niente! Dopo un po, tuttavia, mi ritrovai

    ad aprirmi e a parlargli con assoluta fiducia, e sentivo che non solo mi ascoltava, ma

    era proprio autenticamente interessato a quello che dicevo. Non so dire come me ne

    resi conto, ma seppi per certo che mi ascoltava e che era interessato. (Pamela, 1995)

    Rispondere ai clienti: un esempio

    La signora Bignardi ha 75 anni e frequenta un day hospital tre giorni la settimana.Viene seguita in quella sede da un terapista occupazionale che desidera farsiunidea della sua vita a casa in termini globali.

    Signora Bignardi: Riesco senzaltro a occuparmi di me stessa, tranne che per fare le scale il bagno. Sonosempre stata molto indipendente e cerco di arrangiarmi da sola.

    Terapista occupazionale: Ha sempre attribuito importanza alla Sua indipendenza e alla Sua capacit digestire le situazioni.

    Signora Bignardi: S, ho... vado piano... non faccio le cose troppo in fretta. In ogni caso entrare e usciredalla vasca da bagno un problema.

    Terapista occupazionale: Bench se la cavi benissimo il pi delle volte, ci sono alcune cose per le qualipotrebbe aver bisogno di aiuto...

    Signora Bignardi: Non mi piace chiedere aiuto, ma qualche volta frustrante essere da soli.

    Terapista occupazionale: Essere soli presenta qualche svantaggio per Lei... il fatto di non poter ricevereaiuto quando ce ne sarebbe bisogno.

    Signora Bignardi: Non solo per laiuto... talvolta proprio la sensazione di solitudine a pesarmi,specialmente da quando mia figlia si trasferita in unaltra citt. Prima veniva spesso a trovarmi.

    Terapista occupazionale: Quindi il fatto che Sua figlia si sia trasferita significa che adesso Lei ha menocompagnia... e ci rende pi difficile gestire la Sua vita da sola.

    Signora Bignardi: S, cos. pi difficile andare avanti, e non mi piace assillare altre persone con i mieiproblemi. Anche gli altri hanno i loro problemi.

    Terapista occupazionale: Lei non sente di poter chiedere aiuto ad altre persone perch anche loropotrebbero aver bisogno di aiuto.

    Signora Bignardi: S.

    Terapista occupazionale: Le persone hanno bisogno di aiuto in momenti diversi. corretto chiedereaiuto, specialmente se tale aiuto disponibile.

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    Signora Bignardi: [Assentendo con la testa.] S, mi ricordo quando la signora Settembrini si fece aiutare.Misero un ascensore, e dei corrimano e altri congegni in cucina se ricordo bene... Probabilmente ci sonodelle cose che mi aiuterebbero.

    Sandro, il terapista occupazionale che ha parlato con la signora Bignardi, voleva trasmettereinteresse e calore con le risposte che dava alla donna. Sandro desiderava anchecomprendere pienamente quel che la signora Bignardi stava vivendo a casa. Per riuscirvi,Sandro ha ascoltato accuratamente il contenuto emozionale delle risposte che gli dava lasua interlocutrice. In questo caso, infatti, gli elementi emozionali e quelli circostanzialidelle risposte erano strettamente legati.

    La signora Bignardi ha detto di essere sempre stata indipendente e capace di farcela dasola. Dietro queste parole ci sono chiari messaggi di fiducia in se stessa, libert eautonomia. Nelle risposte di Sandro, questi messaggi sono stati recepiti e riconosciuti, e lariflessione/riformulazione e il riconoscimento hanno incoraggiato la signora Bignardi adescrivere le sue condizioni di vita a casa in maggior dettaglio.

    Nel corso di tutto linterscambio con la signora Bignardi, Sandro stato attento arestare nellambito della struttura interna di riferimento del cliente. Per riuscirvi, avevabisogno di non uscire dallo sfondo delle affermazioni della signora e di restare nei confinidelle sue risposte che lavrebbero posta in grado di considerare meglio la sua situazionereale e i suoi concreti bisogni. A un certo punto della conversazione, per, Sandro ha dettoqualcosa di personale affermando che giusto chiedere aiuto quando se ne ha bisogno. Matale parere personale stato espresso solo verso la fine del colloquio, quando Sandro eraconvinto che la signora Bignardi fosse pronta a riceverlo.

    Nellinterazione con la signora Bignardi, Sandro ha usato buone abilit interpersonali,comprese quelle di riflettere sia il contenuto sia il significato delle parole della donna.

    Rispondendo in questo modo, Sandro ha mostrato di accettare il punto di vista della signoraBignardi rispetto alla propria situazione. Un altro modo di descrivere questo tipo di risposta dire che esso riconosce la validit, la verit, laccuratezza e limportanza del punto divista dellaltro. Quando viene effettuata correttamente, la riflessione dovrebbe affermarechiaramente quel che il cliente trasmette della sua situazione, dei suoi problemi e delle suereazioni emozionali a tali problemi. Il cliente che si rende conto che il suo punto di vista stato percepito con accuratezza dallhelper si sentir valorizzato e compreso e, ci che piconta, si sentir incoraggiato a esplorare pi in profondit tutti gli aspetti della suasituazione.

    Comunicando chiaramente la sua volont di ascoltare e capire, lhelper mette il cliente in

    grado di parlare apertamente di sentimenti, difficolt e bisogni significativi e spesso primanon identificati. La riflessione mostra che lhelper sta prestando grande attenzione alcliente e che sta ascoltando in modo attivo cio badando non soltanto alle parolepronunciate, ma anche al significato che c dietro le parole (vedi figura 1).

    Figura 1. Le abilit di riflessione.

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    Tratto da Hough M. (1999),Abilit di counseling. Manuale per la prima formazione, Trento, Erickson, pp.61-63.

    Ascolto attivo: un esempio

    Il vero ascolto attivo si sintonizza sempre sul contenuto sia emozionale che fattuale di quel che dicono iclienti. Una riflessione sensibile delle risposte del cliente, perci, implica un buon ascolto, buone abilitdi parafrasi e la capacit di trasmettere la comprensione dei contenuti emozionali e fattuali espressi dalcliente.

    Stefano aveva 34 anni ed era stato inviato per il counseling a causa della depressione che lo aveva colpitodopo la rottura del suo matrimonio. Era sposato da dieci anni, ma aveva sempre avuto liti frequenti consua moglie. Nonostante questi attacchi spesso violenti e dolorosi, Stefano amava ancora sua moglie e glidoleva moltissimo la loro separazione. Tuttavia, era chiaro che lei voleva il divorzio e lui sentiva di nonavere alternativa: doveva acconsentire. La sua preoccupazione principale era che lui e Lisa (sua moglie)facessero le cose pi opportune per i figli.

    Stefano: Lisa ha riparlato della cosa sabato... sa... di noi, del divorzio. Abbiamo avuto una lite, come alsolito. Cos come mi sento adesso, non sono in grado di prendere una decisione.

    Counselor: Trova difficile pensare chiaramente alla Sua relazione con Lisa in questo momento, e ciaumenta la tensione fra voi.

    Stefano: S, sembra che la situazione vada di male in peggio. Pi lei ne parla, pi mi sento depresso.Semplicemente non voglio farlo.

    Counselor: Prendere la decisione!

    Stefano: No, beh, s. So che devo giungere a una decisione prima o poi. Se non lo faccio, Lisa proceder inogni modo. Ma ho bisogno di poter dire la mia su quello che sta accadendo, per via di Rosa e Guglielmo [i

    figli].

    Counselor: Quindi, per un verso, Lei sa di aver bisogno di parlare con Lisa di questo poich lei potrebbeavviare la procedura di divorzio comunque.

    Stefano: S... [pausa].

    Counselor: E sa di aver bisogno di esercitare qualche influenza sugli eventi a causa dei Suoifigli...

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    Stefano: Sono assolutamente determinato ad aver voce in capitolo su questo. E ci sono tutti glialtri aspetti pratici su cui ho bisogno di dire la mia. Ma ci mi rende cos stanco e depresso,solo a pensarci mi sento stanco.

    Counselor: La prospettiva del divorzio, e tutto quanto implica, La logora dal punto di vistaemotivo. estenuante per Lei venire alle prese con questa situazione.

    Stefano: Forse se riuscissimo a parlarne senza litigare, la cosa non mi abbatterebbe cos tanto.

    Counselor: Quindi il fatto di riuscire a discutere in modo pi calmo La aiuterebbe a sentire diesercitare un maggiore controllo e ad affrontare meglio le questioni pratiche che sonoimplicate nella faccenda.

    Stefano: S, se solo ci riuscissimo...

    Counselor: Lei, per lo meno, sa che un approccio pi calmo sarebbe daiuto... quindi Leidirebbe che il caso di provarci.

    Ascoltando attentamente quel che diceva Stefano, e focalizzandosi sulle sue parole e sui suoisentimenti, il counselor riuscito a formulare delle risposte riflessive appropriate. Queste risposteriflessive erano prevalentemente parafrasi di quel che Stefano aveva detto, ma erano riformulate inmodo un po diverso e accentuavano gli elementi affettivi o emozionali delle sue affermazioni.Sembra che Stefano abbia trovato utile questo approccio perch lo ha aiutato ad andare avanti nelladiscussione fino al punto in cui riuscito a rendersi conto di quel che gli occorreva per averemaggiormente il controllo della situazione.

    Il counselor stato attento a non rivolgere domande, bench in un caso ("prendere una decisione")lo abbia fatto. Nel contesto della riflessione e della parafrasi, comunque, dovrebbe essere benchiaro che le domande dirette aiutano raramente i clienti a sentirsi compresi o a chiarire i problemiche li preoccupano.

    Tratto da Hough M. (1999),Abilit di counseling. Manuale per la prima formazione, Trento,Erickson, pp. 64-66.

    La riformulazione: tecnica base del counseling

    Abbiamo visto fin qui, trattando degli atteggiamenti e degli interventi nonappropriati, quanto siano importanti le "risposte" delloperatore nella dinamica del

    colloquio e a che punto esse possano creare fenomeni di "induzione".

    La conclusione logica di questo esame critico che sarebbe opportuno poter mettere in attoun modo di intervenire che faciliti unespressione sempre pi completa da parte dellaltro euna formulazione di ci che ha da dire sempre pi chiara. Se ci si rif agli schemi visti inprecedenza, si tratterebbe di riuscire a delineare una tecnica che, inglobando gliatteggiamenti di accoglienza, di focalizzazione sul vissuto e sulla persona, di rispetto delsoggetto e di facilitazione della comunicazione, "spinga" o "attiri" lespressione del soggettoverso il suo spontaneo completamento, rendendo pi probabile allo stesso tempo unacorrispondente comprensione da parte delloperatore. Questa tecnica la riformulazione.

    Teoria generale della riformulazione

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    Si chiama "riformulazione" un intervento delloperatore che consiste nel ridire conaltre parole, e in maniera pi concisa o pi chiara, ci che laltro ha appena detto, equesto in modo tale che loperatore ottenga laccordo da parte del cliente.

    Cos facendo si ottengono subito tre primi risultati molto importanti:

    Loperatore sicuro di non "introdurre" niente di estraneo, di "interpretativo",ecc. nella comunicazione che ha appena ascoltato.

    Il soggetto sicuro, se egli si riconosce nella riformulazione, di esseresulla buona strada nel farsi comprendere ed cos portato a esprimersiulteriormente.

    Loperatore ha la prova di avere ascoltato e compreso ci che gli statocomunicato.

    Principi della riformulazione dalpunto di vista delloperatore

    1. necessario riconoscere, in qualche modo, i sentimenti o i significati che ilsoggetto va formulando.

    2. necessario lasciar esprimere al soggetto il suo punto di vista allorch lo si accolto nel colloquio o allorch gli stato indicato loggetto del colloquio.

    3. necessario accettare il contenuto soggettivo di ci che il soggetto va dicendo,ossia accettare di considerare che egli sta esprimendo un punto di vistasoggettivo, punto di vista che deve essere compreso.

    4. necessario definire la situazione descritta dal soggetto in terminidi responsabilit da parte sua, ossia non accusandolo della situazione descritta

    ma facendogli capire che sta esprimendo il suo punto di vista e che noi locomprendiamo come tale.

    Una possibile obiezione pu venire dal fatto che la riformulazione pu indurre inerrore. Cosa succede quando loperatore "si sbaglia", la qual cosa vieneimmediatamente evidenziata dal disaccordo del soggetto sulla riformulazione?Risposta facile: il cliente si spiega di nuovo e lintervistatore ha di nuovo la possibilitdi riuscire nel suo tentativo di comprensione.

    Principi della riformulazione dal punto di vista dellapsicologia generale

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    Riformulare, basandosi sullaccordo del soggetto per valutare se la riformulazione buona o insufficiente, presuppone una concezione generale della coscienza e degliatteggiamenti umani.

    1. La riformulazione suppone che il cliente sia considerato realmente come la personapi "al corrente" del problema, la pi informata della situazione, e praticamente lasola a "sentire" il caso in tutta la sua profondit esistenziale; perci lui solo saesattamente di che cosa parla. Questa affermazione ha laria di una "verit di LaPalisse". tuttavia una concezione rivoluzionaria in confronto alla concezione corrente

    (e fino ai nostri giorni indiscussa) sostenuta dalla psicoanalisi, secondo la quale ilsoggetto non sarebbe cosciente della vera natura del suo problema.

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  • 8/22/2019 abilit di counselingseconodomodulo.doc

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    su questa concezione ereditata dalla psicoanalisi che si innesta lidea dellaperspicacia onnipotente dello psicoterapeuta che considera ci che viene detto comeun insieme di "simboli" e che interpreta linformazione (ricevuta dal soggetto) graziealla sua "chiave simbolica". Niente di simile si verifica nella tecnica dellariformulazione. Loperatore con un buon atteggiamento (ascolto attento, assenza di

    idee preconcette, desiderio sincero di comprendere) d fiducia al soggetto per quelche riguarda il modo in cui lui stesso vive soggettivamente la sua situazione. Nonesiste unaltra maniera per sapere in che modo un soggetto umano vive un fatto, unasituazione, una difficolt esistenziale, che chiedergli di esporre e tentare di ricostruire,nel modo pi completo possibile, il suo punto di vista. A parte il caso in cui non siapossibile ottenere qualche cosa di intelligibile (persone con ritardo mentale o psicoticiin fase di delirio), questa fiducia nellaltro (riguardo alla capacit di conoscere il suoproblema) pi che giustificata. In effetti, pensate ai numerosi casi in cui, tentando diesporre la vostra opinione o le motivazioni di una decisione a un interlocutore, aveterilevato, come principale ostacolo, la difficolt di essere ascoltati ma certo non"lincoscienza" di quel che avevate da dire.

    2. La riformulazione suppone che il comportamento umano abbia un senso e unalogica specifici. Le reazioni affettive, comportamentali, verbali, sono in strettaconnessione con i significati vissuti e questi significati si organizzano in sistemanell"universo privato" di ciascuno di noi. Quindi, comprendere un comportamento comprendere i significati che questo sottende a livello della percezione delle cose,degli esseri e dei fatti; ricostituire questi significati nellinsieme del vissuto delsoggetto.

    3. La riformulazione suppone che il soggetto sia capace di riconoscere il "riflesso" dici che sta dicendo; in effetti essenzialmente questo il senso della riflessione messa

    in atto dalla tecnica della riformulazione, che deve essere riflessione attiva da partedelloperatore ma, contemporaneamente, riflessione altrettanto attiva anche da partedel cliente. Limportanza della capacit di prendere coscienza di s dunquefondamentale. Se questa capacit esiste nel soggetto, il colloquio non potr cheessere efficace, come vedremo.

    4. La riformulazione suppone una concezione delluomo alla base della quale non vi soltanto la fiducia nelle sue capacit di razionalit e di relazione sociale, ma anche lafiducia nella capacit autonormativa (autodeterminazione) del soggetto stesso.

    La riformulazione secondo Carl Rogers

    La riformulazione rogersiana comprende tre procedure principali, ordinate secondolivelli progressivi di "complessit".

    La riformulazione-riflesso

    Consiste nel parafrasare, o "riflettere", la comunicazione appena ricevuta dalsoggetto. Si approfitter del momento in cui il soggetto alla fine di un "periodo" (nelcorso del quale egli ha espresso qualche cosa), per riprendere lidea o le idee appenaemesse, riformulandole in maniera tale che il soggetto possa riconoscerle.

    Non basta dare un segno di approvazione dicendo "s" di tanto in tanto, ma bisognafare in modo che il soggetto comprenda che lintervistatore ha capito. In questo modogli si dimostra concretamente che si pensato "con lui" e non soltanto "a lui".

  • 8/22/2019 abilit di counselingseconodomodulo.doc

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    La maniera pi semplice di riformulare consiste nella cosiddetta risposta-eco (in cuiloperatore ripete semplicemente le ultime parole del soggetto). Non si dovrebbeabusare di questa tecnica in quanto il soggetto verrebbe sollecitato da una sempliceripetizione, e in fin dei conti non vi scorgerebbe il segno di un reale tentativo dicomprenderlo. La riformulazione-riflesso che utilizza altre parole, considerate come

    equivalenti per il soggetto, invece una tecnica "superiore", nella misura in cuievidenzia meglio il tentativo di comprensione.

    Risposte di questo tipo cominciano in genere con le seguenti formule:

    Cos, secondo Lei Lei vuole dire che

    In altre parole

    A Suo avviso, perci

    La formulazione come nuova formulazione

    Una maniera un po pi complessa di riformulazione-riflesso la riformulazione-riassunto,che tende a riformulare ci che essenziale per il soggetto. Questo tipo di riformulazionesuppone che si sia colta lessenza di ci che il soggetto voleva dire; necessario,evidentemente, operare questa riformulazione a partire da ci che fondamentale per ilsoggetto stesso. qui daltra parte che la riformulazione-riflesso si differenziadall"interpretazione" o dallo "spostamento dellessenziale".

    Esempio 1 "Sono completamente scoraggiato e non ne posso pi."

    Possibili risposte:

    "Lei si sente a terra." "Lei non ce la fa pi: ecco che cosa prova in questo momento."

    "Non un fatto momentaneo, non si tratta di una sensazione passeggera."

    "Non , secondo Lei, un brutto momento passeggero, si tratta di qualcosa di pi serio."

    "Lei pensa che questa sensazione non La abbandoner, che non riuscir pi arisollevarsi."

    Esempio 2 "Mio marito lavora in unofficina, ha un buon posto. Quanto a me, io mi occupo della casa e deifigli e questo mi va molto bene."

    Possibili risposte:

    "Dal punto di vista dei ruoli e del reddito, secondo Lei non c alcun problema." "Da questo punto di vista la situazione Le sembra del tutto normale."

    Esempio 3 "Il guaio con questo tipo di sensazioni piacevoli che mi sento triste poich so che, dopo questimomenti di straordinaria forma, ricadr nella mia depressione."

    Risposta: "Lei crede che queste reazioni toniche siano passeggere e questo Le toglie ogni soddisfazione".

    Reazioni del soggetto alla riformulazione

  • 8/22/2019 abilit di counselingseconodomodulo.doc

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    raro, quando si interloquisce con qualcuno, sentire linterlocutore assumere unatteggiamento che non sia n una valutazione, n un sostegno, n una discussione, n unsuggerimento, ecc. Quindi, quando il soggetto si imbatte in un operatore che adotta latecnica della riformulazione, la prima sensazione sar di conseguenza quella di sorpresa,associata generalmente a quella di sollievo. Questo sollievo di stimolo per quanto riguarda

    lautoconsapevolezza del soggetto; esso fa s che il soggetto stia concentrato sul problema esu come lo vive, piuttosto che concentrarsi sulla persona dellintervistatore o sullo sforzo diseguire argomenti estranei sollecitati dalle domande dellintervistatore. Rispondendo allariformulazione e prima di lanciarsi in un nuovo periodo per continuare a esprimersi, ilsoggetto sperimenta spesso il bisogno di ratificare il "riflesso" che gli stato fornitodalloperatore utilizzando espressioni come: " cos; proprio; assolutamente; s; ecc.",risposte che lintervistatore aspetta come segni della qualit della sua riformulazione.

    La riformulazione: rovesciamento del rapporto figura-sfondo

    La situazione rogersiana della "ristrutturazione del campo" si situa proprio qui. Uno dei

    modelli preferiti da Rogers per spiegare la modalit operativa della riformulazione lafamosa immagine presa dalla teoria della forma (Gestalt), nella quale "la figura" si stacca suuno "sfondo" ma lo sfondo pu a sua volta diventare figura.

    Il cambiamento figura-sfondo non aggiunge n toglie nulla, perci, a ci che viene dato opresentato, ma, di colpo, fa apparire qualche cosa che fino a quel momento era rimastolatente. Questa metamorfosi permette di apportare qualche cosa di nuovo: essa d alsoggetto la possibilit di "vedere" in un altro modo la propria percezione. Molto spesso, in

    effetti, il soggetto come prigioniero di un aspetto dominante del proprio pensiero, quasicome se nellimmagine che ha davanti fosse condannato a non vedere che il calice e a nonvedere mai i profili, bench egli abbia sotto gli occhi, allo stesso tempo, sia i profili che ilcalice. Lintervento delloperatore produce un certo effetto di choc e accentua unaconsapevolezza pi riflessiva e gi pi oggettiva della situazione. Ecco un esempio tipico diquesto fenomeno, secondo Rogers.

    Il cliente: "La citt in cui vivo proprio un buco. Tra quasi centomila abitanti, si possono contare sulledita quelli con i quali possibile sostenere una conversazione semplicemente intelligente. Osservi beneche non dico: una conversazione "interessante", ma, semplicemente, "intelligente".

    Risposta: "Da un certo punto di vista, come quello dellintelligenza, Lei si trova, perci, praticamente dasolo nella Sua citt".

  • 8/22/2019 abilit di counselingseconodomodulo.doc

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    molto importante, qui, evitare leffetto "choc", poich il carattere penetrante dellaprocedura, se questa non rigorosamente "esatta", rischia dessere traumatizzante. perquesto che qui il tono della risposta deve pi che mai essere "empatico".

    La riformulazione-chiarificazione

    Il racconto del soggetto lespressione diretta di ci che egli vive, con tutto quello chec di incerto, disorganico e confuso. La chiarificazione , in una volta, lobiettivo pidifficile e pi efficace della riformulazione; essa consiste nel mettere in luce e nel"rinviare" al soggetto il "senso" di ci che ha detto.

    Esempio (il cliente): "Mio cognato un tipo che ha la pretesa di sapere letteralmente tutto. Secondo lui,non c che lui che conti. Non c che lui che abbia qualcosa da dire. Non appena entra in scena, laconversazione viene monopolizzata da lui. Posso dire buona sera a tutti e andarmene".

    Risposta: "Il nocciolo del problema non presentato tanto dal modo di fare di Suo cognato, il fatto chequesto, in una maniera o nellaltra, La tocca sfavorevolmente, La esclude sempre".

    Qui, la difficolt sta nel partire dallessenziale cos come viene percepito dal soggetto.Esiste il grande rischio di sconfinare, invece, in uninterpretazione. La chiarificazione deverimanere strettamente ancorata al livello dellessenziale; suppone, di conseguenza, unasottile intuizione da parte dellintervistatore, una capacit di porre in luce ci che ilsoggetto, spesso, dice in maniera confusa e disorganica.

    Risposte ad alcune domande e obiezioni

    Il maggior numero di obiezioni e di domande di chiarimento, che vengono posteriguardo alla procedura della riformulazione, possono essere ricondotte alle seguenti.

    Domanda: Quali sono esattamente i casi e le situazioni che richiedono il colloquio centratosul soggetto?

    Risposta: Rispetto al metodo: il colloquio daiuto, il colloquio di ricerca psicosociale, ilcolloquio di ricerca di motivazioni, il colloquio clinico, ecc. Pu accadere, nel corso di uncolloquio qualsiasi, che si sviluppi una fase durante la quale, al fine di comprendere unproblema, una situazione o una persona sia utile assumere latteggiamento di centrarsi sulsoggetto, salvo riprendere in seguito un altro "stile" di colloquio.

    Domanda: Il soggetto si aspetta qualche cosa di concreto dalloperatore; quindi si sentir

    spiazzato o frustrato se latteggiamento di questultimo non corrisponde alla sua attesa.

    Risposta: Il problema sotteso a questa domanda quello della paura (da partedelloperatore) di perdere lautorit. Invece loperatore non deve aver paura di spiegareallintervistato che egli sta semplicemente cercando di comprendere ci che sta capitandoal cliente, in modo che questultimo percepisca il meglio possibile la sua situazione-problema. Lesperienza indica che, in realt, facile rispondere a un cliente che "aspetta"qualche cosa: "Mi rendo conto che Lei si aspetta che io Tuttavia, prima di tutto, devocomprendere la Sua situazione, la Sua esistenza, il Suo problema. Perci, dapprima cerchersolamente di comprenderLa".

    Domanda: Cosa bisogna fare quando il soggetto comincia con il parlare per dieci minutisenza mai interrompersi?

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    Risposta: Prima di tutto bisogna capire perch lintervistato parli per dieci minuti.Generalmente egli reagisce alla situazione; loperatore deve ricondurre questoatteggiamento, e cercare di comprenderlo, nel quadro di percezione che abbiamo chiamatola "dinamica del colloquio". Per esempio, il soggetto non vuol cedere la parola alloperatoreper timore che costui prenda una decisione affrettata o dia un giudizio prematuro. Ad ogni

    modo, anche dopo dieci minuti, sta alloperatore fare la sintesi di ci che stato detto epresentare al cliente un riassunto dellessenziale.

    Domanda: Caso opposto. Come fare quando il dialogo non fluido o si interrompe?

    Risposta: Qui il problema duplice: da un lato, vi da considerare leventuale paura delsilenzio da parte delloperatore e, dallaltra, questultimo deve essere in grado di avere unapercezione esatta della dinamica della situazione. Il soggetto pu essere bloccato, inibito oessere in situazione di attesa. Loperatore deve superare la propria paura del silenzio esaper aspettare. Se il soggetto imbarazzato o bloccato, loperatore, dopo qualche istante,pu fare constatare questo imbarazzo o questo blocco. Questo, generalmente, serve a dare

    avvio al colloquio. Un caso particolare la lentezza dellavvio o il blocco che sopraggiungeallinizio del primo colloquio o dei primi colloqui. Ci dovuto generalmente al fatto cheloperatore non ha detto con chiarezza ci che intendeva fare (comprendere) e ci che siaspettava (che il cliente esponesse la sua situazione). Perci utile ribadire che, findallinizio del primo colloquio, loperatore deve dire chiaramente queste due cose (eripeterle se necessario).

    Domanda: C qualche cosa di artificiale nella procedura di riformulazione; si perde laspontaneit e lintervistatore non si comporta con naturalezza.

    Risposta: Questobiezione la pi corrente. La risposta semplice: lo scopo non quello di

    utilizzare la procedura per la procedura, ma di utilizzarla come un metodo nel sincerotentativo di comprendere. la sincerit delloperatore che salva la procedura dal suoaspetto ridicolo o machiavellico.

    Tratto da Mucchielli R. (1987),Apprendere il counseling. Manuale di autoformazione alcolloquio di aiuto, Trento, Erickson, 1987, pp. 71-79.

    LA RIFORMULAZIONE A SPECCHIO E LA RIFORMULAZIONE ESPLICITANTE

    Gi nella definizione di riformulazione, nonch con la lettura di Mucchielli, abbiamo

    compreso che non esiste un solo tipo di riformulazione, dal momento che gli obiettividellhelper possono essere diversi.

    Una prima distinzione importante riguarda ci che potremmo definire diversi gradi diriformulazione, in relazione ai contenuti espliciti o impliciti del messaggiodellinterlocutore.

    Possiamo utilizzare:

    La riformulazione a specchio: un rimando puntuale di ci che la persona ha effettivamentecomunicato, sia verbalmente sia attraverso il suo atteggiamento non verbale (per esempio

    unevidente preoccupazione o irritazione)

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    La riformulazione esplicitante: un rimando ipotetico di ci che la persona forse voleva direo di ci che si pu dedurre dalle sue affermazioni. Lhelper cerca di chiarire, senzadeformare, lessenza di ci che linterlocutore vuole esprimere esplicitamente oimplicitamente; non vuole fornire uninterpretazione (come uno degli atteggiamentispontanei) ma far emergere ci che sembra latente. La riformulazione esplicitante pu

    essere seguita da una forma interrogativa (E cos? Ho capito bene?) che trasmette la cauteladellhelper e la ricerca di conferma.

    Esempio 1

    Un uomo afferma con voce provata: Mia moglie mi lasci un anno fa. Si limit a portare via i suoivestiti e part senza dire una parola.

    Riformulazione a specchio: Sua moglie non le diede alcuna spiegazione

    Riformulazione esplicitante: Labbandono cos improvviso fu davvero traumatico per lei. E cos?

    Esempio 2

    Una giovane donna afferma: Ho deciso di accettare quella proposta di lavoro. Sar impegnativo ma unopportunit da non farsi sfuggire.

    Riformulazione a specchio: Ha valutato la situazione e ha deciso di lanciarsi.

    Riformulazione esplicitante: Mi pare che quel lavoro sia talmente interessante per lei che i sacrificipassano in secondo piano

    Lhelper deve decidere che tipo di riformulazione pi adeguata al momento e allecondizioni in cui linterlocutore esprime la sua affermazione. In una fase inizialeprobabilmente si limiter a una riformulazione a specchio, ricordando di non fare uninutileripetizione a pappagallo ma cercando di creare il clima di fiducia necessario perch lapersona si apra.

    A mano a mano che il colloquio prosegue, lhelper pu utilizzare riformulazioni esplicitanti,pi deduttive, se ritiene che possano essere utili allinterlocutore per meglio comprendere

    alcuni aspetti della questione di cui sta parlando.

    A questo proposito leggi Oltre la riformulazione semplice di Mucchielli.

    Vale la pena di segnalare unulteriore distinzione, propedeutica agli approfondimentisuccessivi anche se non oggetto di esercitazioni specifiche. Si tratta della dicotomiaesterno/interno:

    Si parla di riformulazione centrata sullesterno quando vengono messi in evidenza fattioggettivi, oppure azioni, opinioni, sentimenti di terze persone diverse dallinterlocutorema di cuilinterlocutore sta parlando (stai dicendo che, in altre parole).

    http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14858http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14858
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    Si definisce riformulazione centrata sullinterno quella in cui si mettono in evidenza azioni,opinioni, sentimenti o vissuti dellinterlocutore (stai dicendo che tu, mi sembra di capireche tu).

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    Esempio

    Una donna afferma: Guardi, io non mi considero pi come parte dellazienda. Sento che non sonostata in grado di rispondere a ci che si attendeva da me

    Riformulazione centrata sullesterno: I suoi superiori si aspettavano da Lei qualcosa di pi.

    Riformulazione centrata sullinterno: Ha la sensazione di non essere riuscita nel suo compito.

    Oltre la riformulazione semplice

    Alcuni operatori inesperti osservano spesso che la riformulazione sembra loro unaprocedura inconcludente, una sorta di "segnare il passo". Lo senza dubbio se questaprocedura si limita a essere uneco, una ripresa pura e semplice dellespressione delsoggetto ma, come abbiamo gi visto, ci sarebbe ridurla a una proceduraimpersonale mentre essa deve essere il segno concreto del tentativo sincero dicomprensione. questo tentativo che risulta utile ed efficace, non il suo simulacro.

    Dalla riformulazione del primo tipo alla riformulazione del terzo tipo vi unnetto progresso nella comprensione

    Il semplice "riflesso" insufficiente, bench sia gi qualche cosa. In effetti, questatestimonianza ha la focalizzazione sul cliente e in pi, in quanto specchio, si connotacome riflessione oggettiva. Ci che il soggetto ha detto, tratto dal proprio vissuto, gliritorna dallesterno e, se la riformulazione buona, egli obbligato a riconoscersi. Ciproduce un impatto in chiave di riflessione razionale, che rende pi chiaro il suo gradodi autocoscienza; allo stesso tempo, egli si sente rassicurato dallascolto comprensivo.

    La riformulazione come "nuova formulazione" (riformulazione del secondo tipo) ha uneffetto di choc pi notevole. Senza che il cliente possa contestare il contenuto dellasintesi presentata (che , in sostanza, un rovesciamento del rapporto figura-sfondo), ilsoggetto vede apparire un nuovo significato dagli stessi dati soggettivi; lui stesso poisi ritrova al centro di questo significato.

    Infine la "riformulazione-chiarificazione", semplicemente attraverso un riassunto pichiaro, tende gi a trarre dallinsieme dei dati espressi un essenzialevissuto che ilsoggetto riconosce come fondamentale per s, bench egli non labbia mai formulato,prima, in maniera cos sintetica.

    Dall"eco" alla "chiarificazione", il progresso risulta evidente; opportuno precisarein che cosa consiste questo progresso, sia dal punto di vista del cliente, sia dal puntodi vista delloperatore.

    Dal punto di vista del cliente

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    Il primo tipo di riformulazione gli "rimanda" la sua immagine come in uno specchio, edegli ha la possibilit di potersi guardare con un po di "distacco". Il terzo genere diriformulazione gli offre di pi: questa pone in evidenza un "essenziale" soggettivo cheil cliente sperimentava come tale (ed per questo che egli pu riconoscervisi) ma chenon riusciva a esprimere chiaramente.

    Da questo punto di vista, la formulazione-chiarificazione pu sembrare, a prima vista,soprattutto quando la si legge o la si sente al di fuori della situazione stessa dicolloquio, come uninterpretazione. questo il rischio maggiore di ogni formulazione diquesto tipo, rischio che consiste nello sbagliarsi su ci che essenziale o su ci che accessorio dal punto di vista del soggetto. Tuttavia, se proprio lessenziale-vissutoche viene colto dalla riformulazione-chiarificazione, allora sicuramente non si puparlare di "interpretazione". Il cliente si sente veramente compreso e gi aiutato. Ilprimo effetto un effetto di rilancio, chiamato effetto-trampolino; il cliente comecondotto a esplicitare ulteriormente ci che ha da dire, partendo da questa nuovachiarezza. Daltra parte, essendo "riconosciuto" e accettato dallaltro, il cliente impara

    a riconoscersi e ad accettarsi. Si difende meno verso ci che sente, ammette ci cheavviene in s e per s. Si comprende meglio e gi inizia a integrarsi.

    Dal punto di vista delloperatore

    Lo sforzo di penetrare nelluniverso del soggetto pi difficile a mano a mano che si passadall"eco" alla "chiarificazione"; lo spirito di sintesi, cos come lintelligenza delloperatore,vengono sottoposti a dura prova. Ci perch quasi impossibile, allinizio di un colloquio odurante un primo colloquio, fare qualche cosa che vada oltre la riformulazione semplice.Quando la massa dei dati aumenta, la chiarificazione diventa pi accessibile. Comprenderenon significa spiegare, nemmeno spiegare a se stessi e segretamente ci che avviene per il

    soggetto. La comprensione diventa meno difficile a mano a mano che emerge il contestoesistenziale del soggetto.

    Tratto da Mucchielli R. (1987),Apprendere il counseling. Manuale di autoformazione al colloquio diaiuto, Trento, Erickson, 1987, pp. 79-80.

    ALTRI INTERVENTI DI FACILITAZIONE

    Oltre a riformulare, che rimane il nucleo centrale di un buon colloquio di comprensione,

    lhelper pu avvalersi di una serie di altre tecniche utili a confermare lobiettivo dellacomprensione e ad avviare, se la persona lo desidera, il processo di cambiamento.

    Queste tecniche, di cui qui diamo solo breve indicazione, sono:

    Interiezioni di conferma

    Si tratta di cenni di ascolto attivo (Ah, ah. Certo. S. Sicuro) che hanno lo scopo di farcapire allinterlocutore che lo stiamo ascoltando, senza interrompere il suo discorso.

    E evidente che il loro utilizzo va calibrato a seconda della situazione e della persona cheabbiamo di fronte, per non correre il rischio di infastidirla, provocando leffetto opposto diostacolare la sua espressione.

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    Riassunti

    Nel corso del colloquio pu essere utile, di tanto in tanto, fare sintesi degli elementi piimportanti emersi fino ad allora, per dare lo stimolo a proseguire sui temi che la persona

    stessa ha messo a fuoco.

    Leggiamo a questo proposito approfondimenti ed esempi su La capacit diriassumere (Geldard e Geldard, Hough).

    Chi lo desidera, pu esercitarsi a riassumere come proposto da HoughRiassumere: esercizio.

    Domande aperte

    Le domande aperte sono quelle che lasciano allinterlocutore la libert di esporre la sua

    situazione come desidera, senza doversi concentrare su questioni specifiche sceltedallhelper.

    Per quanto le domande non siano di per s necessarie in un colloquio, il loro utilizzo puessere vantaggioso soprattutto nella fase iniziale per aprire lo spazio dellascolto e aiutarela persona a sentirsi accolta. Nelle fasi successive, se si decide di utilizzare qualchedomanda per orientare la persona verso il nucleo problematico che ha espresso, vanno usatesempre parsimonia e cautela.

    Esempi di domande aperte possono essere:

    Di cosa vuole parlarmi?Com, per lei, tutto questo?Come vede la situazione?

    Sia Geldard e Geldard sia Hough dedicano ampio spazio ad approfondire quali tipi didomande, quando opportuno utilizzarle, a che scopo (Fare domande e aiutare i clienti aesplorare i problemi).

    La capacit di riassumere

    Tratto da Geldard K. e Geldard D. (2005), Parlami, ti ascolto. Le abilit di counseling nella vita

    quotidiana, Trento, Erickson, pp. 121-123.

    Proviamo a descrivere lo svolgimento del colloquio daiuto, appoggiandoci a una metafora. Poniamo che ilvostro interlocutore, invece di mettersi a parlare, cominci a dipingere su una tela bianca, proponendoviuna rappresentazione visiva dei suoi problemi. Mano a mano che procede, la tela si riempir di colori eforme, linee e immagini, che sarete voi i primi a osservare, pennellata dopo pennellata. Allo stesso modo,in una conversazione daiuto, potete comunicare allaltra persona che la state ascoltando con cura,utilizzando brevi risposte o interiezioni.

    Con il procedere delle pennellate, quanto pi si delinea unimmagine riconoscibile, potrete far sapere

    allartista che riconoscete loggetto del suo quadro. Allo stesso modo, nel counseling, potrete confermarela vostra comprensione di quel che vi viene detto, con la tecnica della riformulazione. Altrettantopotrete fare rispetto alle emozioni che vi comunica laltra persona, se riuscite a rispecchiarle in manieraadeguata.

    http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14859http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14859http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14860http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14860http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14861http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14861http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14859http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14859http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14860http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14861http://www.ericksonformazione.it/corsi/mod/resource/view.php?id=14861
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    Pi si va avanti nellesecuzione del quadro, pi le diverse forme al suo interno cominceranno a collegarsiluna allaltra, a sovrapporsi, a interagire. Se questo accade, ancora una volta, potrete far sapereallautore del quadro che riconoscete la sua opera, e ne comprendete abbastanza bene i contenuti. Perfare questo, per, dovrete cominciare a descrivere ci che intravedete in essa. Fuori di metafora, dovretefar capire alla persona che comprendete la sua situazione, offrendole un breve riassunto (ossia unadescrizione sintetica) di una parte rilevante delle cose che vi ha raccontato.

    Un buon riassunto dovrebbe fare sintesi di tutte le cose pi importanti che vi sono state dette, e potrebbeanche fare riferimento ai vissuti emotivi dellaltra persona. Nel corso di una conversazione, possibilefare anche pi di un riassunto, ogni qualvolta risulti utile riepilogare le principali idee che sono emerse.Grazie anche al vostro riassunto, la persona avr davanti a s unimmagine pi chiara e definita dellapropria situazione, da cui emergeranno solo le "sfaccettature" pi rilevanti della sua esperienza narrata:quelle, cio, che andranno affrontate in modo prioritario.

    Un buon riassunto aiuta la persona a concentrare lattenzione sugli aspetti pi importanti.

    Nellarco di una conversazione, come abbiamo detto, pu anche essere utile fare molteplici riassunti.Ogni volta che ne fate uno, il vostro interlocutore potr pi facilmente ricostruirsi un"immagine

    dinsieme" della sua esperienza vissuta; gli risulter quindi pi facile proseguire nella narrazione,puntando direttamente sugli aspetti giudicati pi importanti. Certe volte, il riassunto potrebbe innescareulteriori reazioni emotive o riflessioni, di cui la persona si sentir pi portata a parlare. Alla fine, varrcomunque la pena che proponiate un riassunto complessivo, come una specie di mosaico in cuiricollocherete, uno dopo laltro, i riassunti intermedi.

    Vi proponiamo a questo punto, per rendere il tutto pi comprensibile, un esempio pratico di riassunto.Come vedrete, il riassunto viene utilizzato solo dopo un ripetuto impiego delle risposte brevi, delleinteriezioni, delle riformulazioni.

    Esempio 1

    Questa conversazione si svolta in un circolo tennistico, subito dopo la fine di una partita di tennis.

    Dennis: Mi dispiace davvero, Mara, per tutto il rumore e il trambusto che hafatto Gianni, mentre giocavamo. Ormai ha otto anni, e dovrebbeanche essere in grado di compor tarsi un po meglio. Sono veramentepreoccupato per lui. Ogni volta che gli dico una cosa, si mette a faretuttaltro.

    Mara: Sembri veramente preoccupato per come si comporta.[Riformulazione del vissuto emotivo e del contenuto]

    Dennis: S, sono preoccupato per il suo comportamento, non so veramente piche cosa fare. Mi sta causando un sacco di problemi, una

    preoccupazione continua. Come tu ben sai, lanno scorso mi sonorisposato, e Vera la mia nuova moglie fa una fatica tremenda acontrollare il comportamento di Gianni.

    Mara: Vera fatica a gestire i modi in cui si comporta Gianni. [Riformulazionedel contenuto, che si sarebbe rivelato impreciso, ma comunqueservito per incoraggiare Dennis a procedere nella conversazione]

    Dennis: Beh, a dir la verit non proprio cos. che questa situazione ci fa unpo litigare, Vera e io. Lei pensa che dovrei essere molto pi severocon Dennis, e che gli lascio fare tutto quello che vuole.

    Mara: Vera si aspetterebbe che tu, come genitore, fossi molto pi severo.[Riformulazione del contenuto]

    Dennis: S, Vera crede che io sia troppo accomodante. Finisce che si arrabbiain continuazione con me, e mi d la colpa di tutto quello che fa Gianni,a casa. Insomma, non so proprio che cosa dovrei fare.

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    Mara: Se capisco bene, tu e Vera avete idee diverse rispetto al modomigliore di trattare Gianni; sei preoccupato, perch dovete trovareinsieme una soluzione. [Riassunto]

    Avete notato come il riassunto punti, in definitiva, alle differenze di "stile genitoriale" tra Dennis e Vera?

    Il vero focus non sul comportamento del bambino, ma su quello che , a ben guardare, il vero motivodella preoccupazione di Dennis: il suo rapporto con Vera. Nellesempio Mara riuscita, grazie alle sueabilit di ascolto attivo e di riformulazione, ad aiutare Dennis a mettere a fuoco il problema che lopreoccupa di pi, anzich limitarsi al problema da cui era partita la conversazione (ossia il cattivocomportamento del piccolo Gianni).

    Il riassunto nel counseling

    Tratto da Hough M. (1999),Abilit di counseling. Manuale per la prima formazione, Trento, Erickson, pp.66-69.

    Riassumere unabilit interpersonale che viene usata dalle persone in numeroseoccupazioni. Gli insegnanti usano spesso i riassunti per passare brevemente inrassegna contenuti didattici gi trattati, mentre gli intervistatori, i medici, gliinfermieri e i giudici abbreviano di routine le informazioni ricevute per dare risalto aipunti pi importanti.

    Il riassunto molto usato nel counseling ed particolarmente utile come risposta-ponte o "di collegamento" (Egan, 1990). Il riassunto pu essere usato anche perlegare fra loro le sedute di counseling. In questo senso, particolarmente efficacequando viene fatto alla fine di una seduta e allinizio della successiva. Quando

    riassume, il counselor deve parafrasare e riflettere una serie estesa di affermazionifatte dal cliente nel corso di una seduta. raro che i clienti parlino in modo totalmentestrutturato, e anzi, quando sono sconvolti e lo sono spesso , le loro affermazionipossono apparire incoerenti, slegate e frammentate. Riassumere, perci, richiededisciplina e, ancora una volta, un ascolto attivo da parte del counselor. Quando vienefatto accuratamente, un riassunto offre al cliente lopportunit di passare in rassegnaquanto stato detto e, attraverso questo processo, di identificare e soffermarsi sualcune aree di preoccupazione che sono prioritarie in un certo momento. Nonsempre possibile memorizzare e tenere presenti tutti gli aspetti della storia di uncliente, ma quando riassume il counselor offre al cliente lopportunit di aggiungeredettagli che possono essere andati perduti o che non avevano ricevuto lenfasi

    necessaria. Questo processo aiuta a garantire che cliente e counselor siano veramente"insieme" nel corso delle sedute.

    Il riassunto (come la riflessione e la parafrasi) permette ai clienti di rendersi conto chele loro esperienze, le loro emozioni e i loro pensieri sono stati riconosciuti evalorizzati dal counselor. Anche tutte le incoerenze che i clienti possono ritrovarsi adire verranno messe in luce da un riassunto accurato. comunque necessario che icounselor siano particolarmente attenti al modo in cui identificano le incoerenze e lecontraddizioni dei clienti. Un modo per evitare affermazioni insensibili o giudicanti nelcorso di un riassunto quello di rimanere coscienziosamente nei confini della strutturainterna di riferimento del cliente. Quella che potrebbe sembrare una contraddizione al

    counselor avr talvolta un significato completamente diverso per il cliente.

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    Per riassumere efficacemente al counselor sono necessarie tre cose particolarmenteimportanti (vedi anche figura 1):

    una comprensione accurata di quel che stato detto; unaccurata selezione degli elementi e dei temi chiave;

    lespressione verbale di tali elementi e temi chiave in un modo chiaro, direttoed empatico.

    Riassumere, quindi, qualcosa di pi del fatto di ripetere quel che il cliente ha dettocon un numero inferiore di parole. Per riassumere bene, necessario cogliere il filo delpensiero e dellespressione dei sentimenti del cliente, e quindi enucleare ilmessaggio o i messaggi nodali che vi sono sottesi. Bisognerebbe stabilireconnessioni fra le idee, i pensieri e i sentimenti espressi, e il counselor deve farlousando parole sue. Non sufficiente ripetere quel che il cliente ha detto in formaabbreviata, quantunque sarebbe irrealistico aspettarsi di trovare sinonimi appropriati

    per tutte le parole usate dal cliente. Anche la sequenza di una storia o diunesposizione importante, e per fare un riassunto accurato i counselor devonoricordare lordine degli eventi.

    La scelta del momento in cui fare un riassunto cruciale nel counseling, poichqualunque interruzione prematura del racconto di un cliente potrebbe inibirlo oimbarazzarlo. Bisognerebbe dare ai clienti lopportunit di correggere qualunqueerrore nel riassunto, e quando il riassunto viene usato per concludere una sedutabisogna che cliente e counselor siano daccordo nel definirlo accurato.

    Di seguito forniamo un esempio di come si possa usare il riassunto per concludere una

    seduta.Corinna era stata inviata per il counseling dal suo medico di base e forn la seguente descrizionedella sua situazione e dei problemi che vi erano legati. Si era appena trasferita con suo marito e unfiglio piccolo in una casa in campagna. In passato, avevano sempre abitato in citt. Il trasferimentoin campagna le causava ansia perch non le piaceva stare cos lontano dai suoi familiari e amici.Aveva trovato difficile farsi dei nuovi amici nellambiente rurale, e lisolamento e la solitudine leavevano fatto soffrire attacchi di depressione. Ultimamente provava riluttanza a uscire per fare laspesa, e anche i lavori di casa o la preparazione dei pasti risultavano gravosi e opprimenti.

    Suo marito, poich il trasferimento era legato a una promozione nel lavoro, era ansioso diintrattenere i colleghi e le persone con cui faceva affari invitandoli a cena di tanto in tanto, maCorinna si sentiva incapace di coadiuvarlo. Peraltro, non riteneva giusto che lui la coinvolgesse in

    cene diplomatiche dato che aveva gi un bambino piccolo di cui occuparsi e talvolta si sentivaassolutamente prosciugata di ogni energia. Suo marito mostrava apparentemente di andarleincontro, ma Corinna era persuasa che lui non capisse realmente la sua situazione. Quando si recdal suo medico di base e parl dei sintomi di spossatezza, ansia e agorafobia, lui le chiese seavrebbe gradito andare da un counselor e lei aveva accettato.

    Il counselor (Anna) ascolt Corinna per tutta la prima seduta dandole risposte appropriate. Prima disalutarla, fece il seguente riassunto: "Visto che ci stiamo avvicinando alla fine di questa seduta,vediamo un po di riassumere quel che mi ha detto fino ad ora. Ha iniziato dicendomi di essersitrasferita con la Sua famiglia in questa zona di campagna e che il trasferimento risultatotraumatico per Lei. Sono sopraggiunti alcuni problemi di salute, e si sente sola lontano dalle Sueconoscenze e dai Suoi amici. Adesso Suo marito vorrebbe che Lei intrattenesse a cena i suoicolleghi di lavoro e questa sembra proprio essere la goccia che fa traboccare il vaso, specialmentese si pensa che Lei ha un bambino da seguire e che si sente cos stanca. Suo marito La sostiene inparte, ma non sembra comprenderLa completamente. Lei sente che le cose potrebbero andaremeglio se potesse comunicare di pi. Quel che ho detto fino adesso Le sembra giusto?"

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    La cliente rispose al riassunto della counselor insistendo sullansia che provava al pensiero didover cucinare per i contatti di lavoro del marito. Generalmente i clienti scelgono un aspetto diun riassunto per discuterne ulteriormente, e ci aiuta a focalizzare lattenzione sugliargomenti che risultano per loro particolarmente problematici. Un riassunto accurato d sia alcounselor sia al cliente lopportunit di selezionare i problemi o di dare a uno di essi la priorit.Inoltre, spesso i clienti aggiungono qualcosa al riassunto del counselor, il pi delle volte qualcosache avevano dimenticato di menzionare quando avevano parlato.

    Figura 1. Riassumere in modo accurato.

    Riassumere: esercizio

    Lavorando individualmente, leggete il seguente ipotetico resoconto di un cliente che venuto a parlarvi dei suoi problemi. Scrivete un riassunto di quel che ha detto, in un

    modo che glielo rifletta adeguatamente. In seguito, discutete il vostro riassunto conaltri membri del gruppo in formazione.

    Proprio non riesco a sopportare il mio capo. E' proprio il tipo di uomo da cui staresti alla largase potessi. Da quando venuto a lavorare nella nostra azienda, l'atmosfera cambiatacompletamente. Non ci si sente pi sicuri come prima, e nessuno va pi a genio a nessuno. E'un'atmosfera terrribile. I livelli di stress sono veramente alti, e la gente si ammala semprepi spesso. Anch'io sono dovuto andare dal medico; mi sono fatto prescrivere qualcosa che miaiuti a dormire. Mi ha dato alcune compresse che dovr prendere per due settimane, ma haanche detto che devo cercare di comprendere quali siano le cause del mio stress. Ecco perchmia moglie mi ha suggerito di parlare con qualcuno, e voglio farlo certamente se pu aiutarmi.Badi per che non sono io la persona con un problema. E' il mio capo che ha tutti i problemi.

    Quando il mio collega gli ha chiesto se potessimo dare un diverso indirizzo al lavoro chestavamo facendo, lui non lo ha neppure ascoltato. Pensa che nessuno tranne lui sia degno difiducia e non delega mai niente. Il nostro capo precedente era una gran persona. Era il tipo diuomo che ti induce a lavorare bene anche perch non ti guardava dall'alto verso il basso.

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    Quando se ne and rimanemmo tutti male. Adesso non mi sembra che valga pi la pena disforzarsi