280d44bb

12
Mario Spinetti L’Uomo naturale Sul concetto del valore in sé della natura  Appunti sparsi per una ecologia sociale ed una ecologia della conservazione  Arianna editrice Estratto dalla versione eBook Pagg. 376 Euro: 6,90 Per acquisti: www.macroedizioni.it ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Lo stile di vita “Come l’albero non finisce con le punte delle sue radici o dei suoi rami, e l’uccello non finisce con le sue piume e col suo volo, e la terra non finisce con i suoi monti più alti, così anch’io non finisco con le mie braccia, i miei piedi, la mia pelle, ma mi espando di continuo con la mia voce e il mio pensiero, oltre ogni spazio e ogni tempo,  perché la mia anima è il mondo” (N. H. Russel, i ndiano Cherokee) Il mondo della vita scorre come un fiume, a tratti placido a tratti impetuoso, e lungo il suo possente cammino accoglie nel suo letto tutti gli elementi dell’ambiente circostante e delle proprie interiorità. Si sente ormai nel cuore che occorre mutare il proprio stile di vita, occorre chiudere il cerchio per uscire dall’infame mondo dello “spirito” contemporaneo per collocarsi, quanto più possibile, alle parti marginali, per non ritrovarsi in punto di morte (parafrasando un po’ Thoreau) incatenati alle assurdità, alle sudditanze ed essere stati L'Uomo naturale - Estratto omaggio www.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

Upload: marco-van-hagen

Post on 07-Apr-2018

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 1/12

Mario Spinetti 

L’Uomo naturale

Sul concetto del valore in sé della natura

 Appunti sparsi per una ecologia socialeed una ecologia della conservazione

 Arianna editrice

Estratto dalla versione eBook Pagg. 376Euro: 6,90

Per acquisti: www.macroedizioni.it------------------------------------------------------------------------------------------------------ 

Lo stile di vita

“Come l’albero non finisce con le punte delle sue radici o dei suoi rami,e l’uccello non finisce con le sue piume e col suo volo,e la terra non finiscecon i suoi monti più alti, così anch’io non finisco con le mie braccia,

i miei piedi, la mia pelle, ma mi espando di continuocon la mia voce e il mio pensiero,oltre ogni spazio e ogni tempo, perché la mia anima è il mondo” 

(N. H. Russel, indiano Cherokee)

Il mondo della vita scorre come un fiume, a tratti placido a tratti impetuoso, e lungo il suopossente cammino accoglie nel suo letto tutti gli elementi dell’ambiente circostante e delleproprie interiorità. Si sente ormai nel cuore che occorre mutare il proprio stile di vita,

occorre chiudere il cerchio per uscire dall’infame mondo dello “spirito” contemporaneo per collocarsi, quanto più possibile, alle parti marginali, per non ritrovarsi in punto di morte(parafrasando un po’ Thoreau) incatenati alle assurdità, alle sudditanze ed essere stati

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 2/12

complici della morte della natura, per poi non fare altro che amaramente comprendere dinon aver vissuto.Nei secoli che precedettero l’Evo moderno il rapporto di dipendenza che intercorre tra unindividuo e l’altro, e, con più ampia accezione, tra un individuo e la società che lo esprime,era di una semplicità estrema, ed egualmente semplici erano le conseguenti sovrastrutture

socio-politiche. La produzione agricola, fondamento dell’economia, era affidata ad unasocietà di contadini al cui interno ogni singola unità familiare costituiva un “unicum”economicamente autarchico. Si consumavano carboidrati, proteine e grassi che eranoprodotti in proprio, si filava e si tesseva la lana ricavata dalla tosatura degli armenti, e siilluminavano le modeste dimore con le lucerne alimentate dall’olio ricavato dai proprioliveti.Si coglie qui l’opportunità fornitaci dal riferimento alla lucerna per effettuare un raffronto traquella convivenza “arcaica” e la convivenza di oggi: quando una famiglia appartenente aquell’antica società decideva di accendere la lucerna non doveva compiere che un attosemplice, sottratto ad ogni mediazione, riempiva cioè la lucerna con l’olio conservato neigrandi recipienti di terracotta; l’accensione di una lampadina elettrica è invece oggi un atto

che mette in moto una centrale (p.e. la centrale atomica Phoenix in territorio francese),attiva una condotta elettrica ad alta tensione, e mette in moto tutta una serie di sinergie edi controlli che la grande distribuzione di energia richiede. L’accensione della lampadina èuna esemplificazione che vuole rappresentare l’odierna complessità tecnico-economicadel rapporto consumo/produzione ma, com’è ovvio, vi sono altre migliaia di consumi cheattivano rapporti altrettanto complessi, anzi spesse volte di una complessità ben maggiore,articolata com’è in innumerevoli variabili.

“L’uomo ha smarrito la propria via nella giungla della chimica e dell’ingegneria,e dovrà ritornare sui suoi passi, per quanto doloroso ciò possa essere.Dovrà scoprire dove ha sbagliato, e far pace con la natura.Nel far questo, forse potrà riacquistare il ritmo della vita e l’amore per le cose semplici della vita, che saranno per lui una gioia che si rinnova ogni giorno” (R. St. Barbe-Baker in Goldsmith, 1997).

Occorre altresì sottolineare che la maggior parte dei consumi oggi disponibili esprime unastraordinaria forza di seduzione nei confronti dei potenziali utilizzatori; così, ad esempio, ladisponibilità di una sfarzosa illuminazione, o dell’acqua corrente e del riscaldamentoautomatico, ci dà l’illusione di essere più liberi perché più ricchi della facoltà di scelta, main effetti solo chi fa luce con la fiamma dell’olio che ha prodotto, solo chi va ad attingerel’acqua del torrente, solo chi si riscalda al fuoco della legna che ha precedentemente

raccolto, può dirsi un uomo veramente libero, in quanto la sua personalità non si lasciamanipolare dalla catena “esasperazione dei bisogni - consumo - produzione”.Parafrasando J.J. Rousseau si può affermare che eravamo nati liberi, e ovunque siamo incatene.

“The mass of men lead lives of quiet desperation” (La maggior parte degli uomini trascorre una vita di quieta disperazioneHenry D. Thoreau).

Non a tutti appare chiaro che il modello di sviluppo basato sulla predetta catena non sia unarchetipo della natura, né affondi le proprie radici lontano nel tempo, ma sia al contrario

una costruzione umana abbastanza recente, anzi potremmo dire quasi contestuale alnostro tempo, se consideriamo che, per diversi, lunghi millenni, altri furono i rapportieconomici che regolavano la convivenza civile. Il sorgere dell’organizzazione capitalistica

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 3/12

della società, e perciò della produzione di massa, si fa risalire da alcuni al XVI secolo colnascere delle prime città commerciali, da altri al processo di industrializzazione avviatosinella seconda metà del settecento; tra i fattori che si pongono alla base di tale processo,v’è nell’Inghilterra del XVI secolo la recinzione (enclosures) delle terre di uso comune e laloro appropriazione da parte dei latifondisti, col conseguente esodo della popolazione

rurale verso le città, ove essa si trasformava in manodopera per la nascente industria. Ilsorgere di grandi imperi coloniali, col conseguente afflusso di materie prime a bassoprezzo, l’immissione di grandi quantità di metalli preziosi in Europa, l’effetto esercitatodalle “enclosures” di cui si è già detto, furono gli eventi che crearono le condizioninecessarie al sorgere del capitalismo moderno attraverso “l’accumulazione originaria”, allaquale contribuirono, secondo alcuni, anche la pirateria e la tratta degli schiavi.Occorre considerare non di meno che il capitalismo ha attraversato diverse fasi storiche;quella che si distingue per l’incentivazione dei consumi ha inizio dalla crisi degli anni 30(del secolo trascorso), quando, su suggerimento di Keynes, essa fu usata come antidotoalla grave depressione dell’economia mondiale.Ma quella che doveva rappresentare una fase congiunturale si è poi trasformata in una

fase strutturale fino a raggiungere, tramite l’ossessiva aggressione pubblicitaria, laparadossale catena che abbiamo poco prima definito “esasperazione dei bisogni -consumo - energia”. Tuttavia la società occidentale capitalistica odierna non potràperdurare nel futuro: il crollo repentino e globale sarà totale a meno che non rinunci alla“creazione” dei bisogni e ponga urgentemente in atto i provvedimenti indirizzati allaprotezione dell’ambiente; ma questo è in netta antitesi con i principi stessi delmeccanicismo capitalistico. Il clamoroso fallimento del distorto socialismo reale lasciamomentaneamente e illusoriamente ampio spazio. La totale assenza dei rapporti unitaricon le cose e con se stessi è la peggiore manchevolezza dell’uomo contemporaneo:

“Le mie parole non sono che una cosa sola.Con la grandezza delle montagne,Con la grandezza delle rocce,Con la grandezza degli alberi,Esse non sono che una cosa sola con il mio corpoEsse non sono che una cosa sola con il mio cuore.Voi tutti mi verrete in aiutoGrazie al vostro potere soprannaturale.E tu, giorno, E tu, notte! Voi tutti mi guardateE io non sono che una cosa sola con il mondo” 

(Preghiera, Yokuts - in AA. VV.,1995)Il mutamento del proprio stile di vita è dunque una tappa essenziale per la salvaguardia ditutti gli ecosistemi del mondo, ma sarebbe un grave errore considerare questicambiamenti solo in qualche settore particolare. Scrive infatti Giovanni Salio (1989):“Occorre allora un cambiamento su più fronti, da quello culturale ed etico, a quello politico,normativo, relazionale, sociale tecnologico. Mi è difficile pensare che un cambiamento di queste proporzioni possa avvenire senza una filosofia di base ispirata sì ad una vita cherenda gli esseri umani più felici, ma non attraverso un semplice edonismo materiale, che porta quasi inevitabilmente a una rincorsa senza fine di bisogni indotti, quanto piuttosto auno stile di vita ispirato a una scelta di ‘semplicità volontaria’ che renda più ricchi 

interiormente, anche se più poveri esteriormente”. Integra il discorso Devall & Sessions(1989): “Nelle società industrial-tecnocratiche propaganda e pubblicità incessanti stimolano falsi bisogni e desideri distruttivi atti a favorire un aumento di produzione e

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 4/12

consumo. Questo ci distoglie spesso dall’affrontare la realtà in modo oggettivo e dal cominciare il ‘vero lavoro’ di crescita e maturità spirituale”.

“Il risanamento della spaccatura fra la coscienza dell’uomo e la natura è tappa inalienabileper chi vuole vivere così come la natura pensava che avremmo dovuto vivere” (concetto

tratto dalla terza e quarta parte del libro di D. LaChapelle, 1978, in Devall e Sessions,1989).Annota Giuseppe Moretti (1995): “C’è una precisa sequenza che traccia la genesi del rapporto uomo natura nella cultura occidentale:- dalla natura totemica delle genti primarie, cacciatori raccoglitori, dove ogni forma di vitaaveva un significato perché parte di un ampio e misterioso insieme (la natura selvaggiaera la loro casa);- alla natura madre delle genti divenute agricoltori allevatori, dove la natura era sacra, eramadre/nutrice, perché premiava con ricchezza di messi le loro fatiche;- alla natura prodotto, dove le logiche matematiche ne misurano l’importanza ed il valore.La natura non è più nè sacra nè totemica, ma merce di potere, di arricchimento o di 

semplice svago.Noi apparteniamo a questa terza fase. Ogni giorno sul posto di lavoro, sui giornali, sul tram, nelle conferenze, ci viene ricordato che apparteniamo all’era moderna, che la naturaè inscindibilmente parte di un’irrinunciabile crescita del PIL (prodotto interno lordo). Chenon si può tornare indietro. Ma c’è una linea di pensiero, giunta sino a noi, custodita nelleliriche dei poeti, nelle visioni dei mistici, nei miti, negli archetipi e nella saggezza dellegenti semplici native, che ci parla di una continuità di immagini simbiotiche con il mondonaturale, che troppo sbrigativamente abbiamo messo da parte.Il recente fiorire di una sensibilità ecologica che chiede all’umano moderno di ‘fermarsi’, di ‘riflettere’, di far chiarezza su quello che è il proprio ruolo sulla terra, non è altro che lareazione dell’umano selvatico dentro di noi alla distruzione del verde delle foreste, dellachiarezza delle acque, della salute del suolo. A questa consapevolezza istintiva deveseguire una ricostruzione concettuale e pratica della nostra appartenenza alla trama dellavita. Una ricostruzione che, secondo Gary Snyder, è ‘istruita dal posto, informata sullasituazione eco-biotica, socio-politica e sulla storia sociale e ambientale del proprio luogo’ ”.Per completare lasciamo la parola al sempre attuale pensiero di Rousseau che osserva:“Vivere non è respirare, è agire, è far uso dei nostri organi, dei nostri sensi, delle nostrefacoltà, di tutte le parti di noi stessi che ci danno il senso della nostra esistenza. L’uomoche ha vissuto di più, non è quello che ha contato un maggior numero di anni, ma quelloche più ha sentito la vita. Tutta la nostra saggezza consiste in pregiudizi servili; tutti i nostri 

usi non sono che soggezione, molestia e angoscia. L’uomo civile nasce, vive e muore inschiavitù: alla nascita lo si serra nelle fasce; alla morte lo si inchioda in una bara; finchéconserva aspetto umano è incatenato dalle nostre istituzioni. Osservate la natura eseguite la via ch’essa vi traccia...”.

Ecco una bellissima poesia di Edgar Lee Masters su cui riflettere:“Molte volte ho studiatola lapide che mi hanno scolpito:una barca con vele ammainate, in un porto.In realtà non è questa la mia destinazionema la mia vita.

Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 5/12

Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.E adesso so che bisogna alzare le velee prendere i venti del destino,dovunque spingano la barca.Dare un senso alla vita può condurre a follia

ma una vita senza senso è la torturadell’inquietudine e del vano desiderioè una barca che anela al mare eppure lo teme.” 

(George Gray di Edgar Lee Masters,dalla traduzione di Fernanda Pivano, nell’edizione Einaudi, Torino 1974).

“In un piccolo regno con poca popolazione,farei sì che gli strumenti per dieci e cento uomini non fossero adoperati.Farei sì che al popolo calesse di morire

E che lontano non se ne andasse,che pur avendo carri e navigli non vi salisse,che pur avendo armi e corazzenon le schierasse.Farei sì che tornasse alle cordicelle annodatee di esse si servisse,che trovasse gustoso il suo cibo,belle le sue vesti, comoda la sua dimora,dilettevoli i suoi costumi.Gli stati vicinori si vedrebbero l’un l’altro,

le voci dei galli e dei cani si risponderebbero l’un l’altra,ma i popoli giungerebbero alla morte per vecchiaiasenza aver commercio l’un con l’altro”.

(Starsene per proprio conto,in Testi taoisti, UTET, 1977 da Devall & Sessions, 1989).

“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva dainsegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto” 

Henry David Thoreau“Mentre compi la tua scelta nella vita, non dimenticarti di vivere” 

Samuel Johnson“Non si può chiedere ad un lupo di diventare altro da sé. È una violenza. Difendi sempre latua essenza contro ogni tentativo di esproprio. Scopri che animale sei e vai. Avrai fortuna.Segui la legge della natura. Sii te stesso. Questo è il mio augurio caro fratello mio...Ricordati che ogni fiore selvaggio, anche se appassisce in fretta, prima di morire dona al vento infiniti semi...”.

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 6/12

La paura di perdersi

“... buttare una manciata di foglie di tè e un po’ di pane in un vecchio sacco esaltare il cancelletto del giardino di casa” 

(J. Muir).

L’addomesticamento del territorio è diventato una pratica inscindibile dal pensieroquotidiano dell’uomo civilizzato.Si imbrigliano fiumi, si cementificano coste e valli, si aprono cave, si erigono rifugi edalberghi montani, si costruiscono aree pic-nic: la lista potrebbe essere lunga. Purtroppo,dall’addomesticamento e dallo snaturamento dei luoghi, non ne restano immuni neanchele aree protette, che spesso, anno dopo anno, presentano sempre qualcosa di umano inpiù e qualcosa di natura in meno.La paura di perdersi o di correre altri rischi, ha determinato, soprattutto nelle zonemontane, la necessità di realizzare tutta una serie di strutture: rifugi, bivacchi, segnaletiche

vistose e abbondanti, colonnine di soccorso SOS, ecc.Tutto ciò frutto di una mentalità che ragiona all’inverso: se un’escursionista cade in unburrone o uno sciatore precipita in un crepaccio, anziché responsabilizzare la gente a nonrecarsi in montagna nei posti pericolosi o ad essere consapevoli dei rischi che si corrono,si preferisce “recintare” l’orlo del burrone per impedirne la caduta, si preferisce alterare unluogo arricchendolo di mille segnavia e cartelli per non far perdere l’escursionista, sidecide di erigere rifugi in serie per “rifocillare” il viandante “tecnologico” del duemila.In certi Paesi, per esempio in America del nord, immensi territori wilderness nonpresentano alcun riparo o struttura umana, pur contenendo infiniti rischi per la persona.Coloro che vogliono visitare un luogo del genere devono essere consapevoli dei proprilimiti e dei rischi che possono correre. Non si “snatura” la natura ma si plasma la mentalitàdel singolo al selvaggio e alle difficoltà che si possono incontrare.La natura in sè non è mai “assassina”, è l’uomo stesso che si mette in condizione di morireo di subire danni!

“Le montagne, dice il maestro, stanno camminando...Sono costantemente a riposo e costantemente in movimento.Dobbiamo dedicarci a uno studio dettagliatodella virtù di camminare...Chi dubita che le montagne si muovano,non ha ancora capito il suo proprio movimento” 

(Dogen, Sutra dei monti e dei fiumi).Scrisse un indiano Piedi Neri:“Un uomo non dovrebbe mai camminare contanto impeto da lasciare tracce così profonde che il vento non possacancellare”.

L’ecologia profonda

“L’ecologia profonda è radicalmente tradizionale dal momento che collega una corrente

antichissima di minoranze religiose e filosofiche dell’Europa occidentale, del Nordamericae dell’Oriente e ha anche forti legami con molte posizioni filosofiche e religiose dei popoli nativi (compresi gli Indiani d’America).

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 7/12

In un certo senso essa può essere considerata come la saggezza che conserva il ricordodi ciò che gli uomini sapevano un tempo” (Devall & Sessions, 1989).

Dopo aver approfondito il grande pensiero della filosofia wilderness, non potevamo

esimerci dal trattare, sia pur brevemente, il pensiero dell’ecologia profonda che focalizza,più di ogni altro, il valore in sé della natura e il valore globale di tutte le cose, anche perché

“l’imprecisione sulla ‘origine’ dell’ecologia profonda è poca cosa rispetto ai giudizi sommari, denigratori, ironici che si leggono assai spesso sulla stampa di largo consumo” ( Salio, 1994).

L’iniziatore esplicito di questa visione della realtà naturale e vitale è il filosofo norvegeseArne Naess che nel corso degli anni settanta tramite uno specifico e rivoluzionario articolodistinse categoricamente l’ecologia in superficiale (Shallow ecology) e in profonda (Deepecology). L’ecologia profonda, come è implicito nella sua stessa definizione letterale, va

ben oltre l’analisi superficiale e asettica dei problemi ambientali propria della scienzaecologica classica, manifestando, al contrario, solo una visione completa e totalizzante delmondo.

“Si tratta dell’idea che non possiamo operare alcuna scissione ontologica netta nel campodell’esistenza: che non c’è alcuna biforcazione nella realtà fra l’uomo e i regni non umani...nel momento in cui percepiamo dei confini, la nostra consapevolezza ecologica profondaviene meno” (Fox, 1983 in Devall & Sessions, 1989).

Tuttavia l’essenza dell’ecologia profonda è ben antecedente alle idee di Arne Naess inquanto già nelle epoche storiche remote (cultura indiana, animista, ecc.) si sonoevidenziati atteggiamenti mentali e pratici unificatori dove ogni elemento aveva valore insé ed era universale.

“Sono una pietra, ho visto vivere e morire, ho provato felicità, pene ed affanni: vivo la vitadella roccia. Sono parte della Madre Terra, sento il suo cuore battere sul mio, sento il suodolore, la sua felicità: vivo la vita della roccia. Sono una parte del Grande Mistero, hosentito il suo lutto, ho sentito la sua saggezza, ho visto le sue creature che mi sonosorelle: gli animali, gli uccelli, le acque e i venti sussurranti, gli alberi e tutto quanto è interra e ogni cosa nell’universo” 

(Preghiera Hopi).“Mentre l’ecologia superficiale si può considerare prevalentemente ispirata a un’etica del valore strumentale, seppure intesa in chiave ‘riformista’ (conservazione e preservazione) e non di puro e semplice sfruttamento, l’ecologia profonda sostiene tesi del valore intrinseco degli oggetti naturali” (Salio, 1989).

Ottima anche la definizione del termine fatta da Capra (1997):“L’ecologia superficiale è antropocentrica, cioè incentrata sull’uomo. Essa considera gli esseri umani al di sopra o al di fuori della Natura, come fonte di tutti i valori, e assegna alla

Natura soltanto un valore strumentale, o di ‘utilizzo’. L’ecologia profonda non separa gli esseri umani, né ogni altra cosa, dall’ambiente naturale. Essa non vede il mondo comeuna serie di oggetti separati, ma come una rete di fenomeni che sono fondamentalmente

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 8/12

interconnessi e interdipendenti. L’ecologia profonda riconosce il valore intrinseco di tutti gli esseri viventi e considera gli esseri umani semplicemente come un filo particolare nellatrama della vita”.

Naess dichiara che “l’essenza dell’ecologia profonda sta nel porsi domande più radicali”,

cioè nel porsi domande che mettono in discussione le certezze “superficiali” della nostraconcezione del mondo, concezione che vede l’uomo protagonista assoluto della Terra,dominatore di tutte le creature. L’ecologia profonda, valica questo paradigma e sfocianell’impersonale spostando l’uomo da motore centrale a semplice elemento della “tramadella vita di cui siamo parte” (Capra, 1997).L’ecologia profonda ricondiziona lo stile della vita umana, pone quesiti su ogniatteggiamento del quotidiano e tenta di radicare nel pensiero una nuova etica universaleed onnicomprensiva. In altri termini un ecologo profondo avrà un atteggiamento positivo inqualsiasi settore dei rapporti sociali e “naturali” perché universalizza un principio che sindall’origine è impostato su una visione monistica, radicale e paritetica. Scrive ancoraCapra (1997): “Il potere del pensiero astratto ci ha condotto a considerare l’ambiente

naturale - la trama della vita - come se consistesse di parti separate, che diversi gruppi di interesse possono sfruttare. Inoltre, abbiamo esteso questa visione frammentata allasocietà umana, dividendola in differenti nazioni, razze, gruppi politici e religiosi. Il fatto di credere che tutte queste parti, in noi stessi, nel nostro ambiente e nella nostra società,siano realmente separate ci ha alienato dalla Natura e dai nostri simili, e ci ha quindi sviliti.Per riconquistare la nostra piena natura umana, dobbiamo riconquistare l’esperienza dellaconnessione con l’intera trama della vita. Questo riconnettersi, religio in latino, è la veraessenza del fondamento spirituale dell’ecologia profonda”.

Continua ancora Capra (1997):“Per l’ecologia profonda, la questione globale dei valori è decisiva; è, infatti, lacaratteristica centrale che la definisce.... È una visione del mondo che riconosce il valoreintrinseco delle forme di vita non umana. Tutti gli esseri viventi sono membri di comunitàecologiche legate l’una all’altra in una rete di rapporti di interdipendenza. Quando questaconcezione ecologica profonda diventa parte della nostra consapevolezza di ogni giorno,emerge un sistema etico radicalmente nuovo.Oggi la necessità di una tale etica ecologica profonda è urgente, soprattutto nella scienza,dato che gran parte di ciò che fanno gli scienziati non serve a promuovere la vita né a preservarla, ma a distruggerla...Nel contesto dell’ecologia profonda, l’idea che i valori sono insiti in tutto ciò che è partevivente della Natura, ha le sue basi nell’esperienza ecologica profonda, o spirituale, che la

Natura e l’Io sono una cosa sola. Questa dilatazione totale dell’Io fino all’identificazionecon la Natura è il fondamento dell’ecologia profonda...Ne consegue che il rapporto fra una percezione ecologica del mondo e un comportamentocorrispondente non è un rapporto logico ma psicologico. Dal fatto che siamo parteintegrante della trama della vita, la logica non ci conduce a delle regole che ci dicanocome dovremmo vivere. Tuttavia, se abbiamo la consapevolezza ecologica profonda, ol’esperienza, di far parte della trama della vita, allora vorremo (e non dovremo ) essereinclini ad aver rispetto per tutto ciò che è parte vivente della Natura. In effetti, non possiamo fare a meno di reagire in questo modo”.

I principi basilari dell’ecologia profonda possono essere così riassunti (da Devall &

Sessions, 1989):1. Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valoreper se stesse (in altre parole: hanno un valore intrinseco o inerente).

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 9/12

2. Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo.

3. La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione diquesti valori e sono inoltre valori in sé.

4. Gli uomini non hanno alcun diritto di impoverire questa ricchezza e diversità a meno

che non debbano soddisfare esigenze vitali .5. La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale

diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige talediminuzione.

6. L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazionesta peggiorando progressivamente.

7. Di conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate. Queste scelteinfluenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali. Lostato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale.

8. Il mutamento ideologico consiste principalmente nell’apprezzamento della qualitàdella vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita

sempre più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grandequalitativamente e ciò che lo è quantitativamente.

9. Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a tentaredi attuare i cambiamenti necessari.

I punti schematici testé riportati pongono in evidenza come l’ecologia profonda, sia unadelle poche concezioni che ha ricollocato l’uomo nella giusta armonia con la natura (inlinea con una nuova etica della terra). Ecco un semplice parallelo tra i principi della culturadominante e quella “profonda” dell’Ecologia profonda (da Devall & Sessions, 1989):Cultura dominante: CDEcologia profonda: EP CD: Dominio sulla naturaEP: Armonia con la naturaCD: L’ambiente naturale è una risorsa per l’uomoEP: Tutta la natura ha un valore intrinseco/uguaglianza delle biospecieCD: Crescita economica/materiale per l’aumento della popolazione umanaEP: Bisogni materiali sempliciCD: Fiducia nell’abbondanza delle risorseEP: Risorse limitate della TerraCD: Progresso e soluzioni ad alta tecnologiaEP: Tecnologia appropriata: scienza non dominatrice

CD: ConsumismoEP: Sobrietà/riciclaggioCD: Comunità centralizzata/nazionaleEP: Tradizione minoritaria/bioregione

Livingston (in Devall & Sessions, 1989) afferma giustamente che gli argomenti inerenti allaprotezione della natura sono sempre stati impostati verso interessi umani diretti edindiretti, tanto che senza una mutazione integrale della consapevolezza e della profonditàdello spirito, non è possibile connettersi in verità con il mondo naturale e quindi “non c’èalcuna speranza di ribaltare la situazione e di proteggere i boschi e gli animali selvatici dalla distruzione umana”.

Per esempio l’istituzione di un’area protetta è un classico intervento dell’ecologiasuperficiale, sempre, come detto, in chiave antropocentrica. Non si mettono mai in dubbiole “certezze” della società e della scienza moderna, ma si criticano esclusivamente gli

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 10/12

aspetti negativi apparenti di superficie senza andare mai al nocciolo della questione. Èdoverosamente giusto un intervento protettivo, si badi bene, ma deve essere integrato daquella visione “profonda” della realtà naturale dove l’uomo è un elemento indistinto in untutto unico e dove ogni atteggiamento è sempre spontaneamente in armonia con l’altro.Fermiamoci per un attimo a riflettere. Proviamo a cambiare la nostra vita.

Entriamo nella spiritualità profonda della natura e perdiamoci entro le sue forze, senzapensare ad una meta né ad un nostro particolare interesse.

Scrivono Lombardo & Olivetti (1991):“Un passo dietro l’altro. L’importante è nonanticipare, non pensare a ‘quanto manca per arrivare’. Camminare, dentro le propriescarpe, senza considerare il tempo esterno. Lo sanno bene quelli che hanno imparato afarlo, in montagna o più genericamente nell’ambiente naturale... Camminare è, in primoluogo, andare alla ricerca del tempo perduto...Il tempo è perduto perché il presente pienonon esiste più, nella nostra vita, neanche nei momenti di svago e disimpegno. Viviamo inuna dimensione in cui il passato è cancellato...ma anche il presente è morto, sostituito da

una continua anticipazione di quello che faremo fra dieci minuti, un’ora, due giorni. Unlimite continuamente spostato in avanti”.

Proviamo allora a ricongiungerci alla natura, proviamo a raggiungere l’essenza delle cosenel loro profondo, anche nel più profondo di noi stessi, e spegnamo finalmente la bramosiadelle sensazioni esterne. “Alla lunga, per partecipare con gioia e con tutto il cuore al movimento dell’ecologia profonda, bisogna prendere la vita molto seriamente. Chi mantiene un basso tenore di vita e coltiva un’intensa, ricca, vita interiore, riesce, meglio di altri, ad avere una visione ecologica profonda e ad agire di conseguenza. Mi siedo, respiro profondamente e sento esattamente dove sono “ (Arne Naess).

Scrive Dalla Casa (1996):“Nell’impostazione di pensiero dell’ecologia profonda, la nostra specie non è particolarmente privilegiata. Gli esseri viventi e gli ecosistemi, come tutti gli elementi del Cosmo, hanno un valore in sé. Tutta la Natura ha un valore intrinseco ed unitario, così come ha un valore in sé ogni sua componente, formatasi in un processo di miliardi di anni.La specie umana è una di queste componenti, uno dei rami dell’albero della Vita... Il mondo naturale non è patrimonio di tutti, ma è ben di più: è di miliardi di anni anteriore allanostra specie. Se proprio si vuol parlare di appartenenza, è l’umanità che appartiene allaNatura e non viceversa... In questo quadro l’idea occidentalebiblica sulla posizione umana

appare più o meno come un curioso delirio di grandezza.Mentre nell’ecologia di superficie la Terra va rispettata perché è di tutte le generazioni  presenti e future, nell’ecologia profonda la specie umana non è depositaria né proprietariadi alcunché”.Tuttavia, come precedentemente detto, anche l’ecologia di superficie è importante,soprattutto per gli interventi che devono avere un immediato riscontro nel campo dellaconservazione. Tenuto altresì conto che per raggiungere una visione profondadell’ecologia è necessario avviare un radicale mutamento del proprio pensiero, non siesclude che le acquisizioni mentali dell’ecologia di superficie siano una delle tappefondamentali verso quelle profonde. Sperando che l’ecologia di superficie non sia unennesimo spettacolo della “civiltà” occidentale!

“Per la prospettiva ecologica profonda, vivere la natura selvaggia significa:a) sviluppare il senso del luogo;

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 11/12

b) ridefinire il ruolo dell’uomo nel sistema naturale: da conquistatore della terra a personache sperimenta un contatto pieno con la natura;c) coltivare la modestia e l’umiltà; e infine,d) comprendere il ciclo vitale delle montagne, dei fiumi, dei pesci, degli orsi....

Come ecologista profondo... Muir indagava la natura e non si limitava ad ammirarla.Cominciò a capire che le cavallette o i pini e le pietre non dovevano essere intese comeentità separate perché erano strettamente connesse” (Devall & Sessions, 1989).

Occorre infine ricordare che un’ idea anche se sostenuta da una minoranza può nel tempoprodurre degli effetti sostanzialmente positivi. Scrive infatti Kaczynskj (1997):“Prima della lotta finale i rivoluzionari non dovrebbero aspettarsi di avere la maggioranzadalla loro parte. La storia è fatta di minoranze attive e determinate, non dallamaggioranza, che raramente ha una idea chiara e precisa di quello che realmente vuole.Nel tempo necessario per arrivare allo sforzo finale verso la rivoluzione, il compito dei 

rivoluzionari sarà quello di costituire un piccolo nucleo di persone profondamente coinvolte  piuttosto che cercare di guadagnarsi il favore della massa. Per quanto riguarda lamaggioranza, sarà sufficiente renderla consapevole dell’esistenza della nuova ideologia ericordargliela con frequenza...”.

“Quello che conta non è solo l’idea, ma la capacità di crederci fino in fondo” (Ezra Pound).

Mario Spinetti

L’Uomo naturaleSul concetto del valore in sé della natura

Arianna editrice

Estratto dalla versione eBook Pagg. 376Euro: 6,90Per acquisti: www.macroedizioni.it/

L'Uomo naturale - Estratto omaggio

w.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

8/4/2019 280d44bb

http://slidepdf.com/reader/full/280d44bb 12/12