1 caratteri arte grecaisismattei.altervista.org/downloads/materiali/disegno/... · 2011-04-02 ·...
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ARTE GRECA
PERIODIZZAZIONE
In sintesi, possiamo suddividere l’arte greca in tre periodi
fondamentali:
• periodo di formazione
• periodo di maturazione
• periodo di diffusione.
Il periodo di formazione va dal 1100 al 650 circa a.C.
• il periodo geometrico (XI-VIII sec. a.C.)
Predomina uno stile astratto e decorativo, ottenuto con motivi geometrici. Anche la figura, sia umana che animale, venne resa con una geometrizzazione costruttiva, che tendeva a rendere le varie parti di un corpo a figure elementari quali il triangolo, il trapezio, il cono, il cilindro, la sfera, eccetera.
• il periodo orientale (prima metà del VII sec. a.C.)
In questo periodo, sotto l’influenza delle grandi culture orientali, si iniziò a produrre la grande statuaria e l’architettura monumentale dei templi.
Il periodo della maturazione ,(dal 650 al 330 circa a.C.)
• il periodo arcaico (650-480 a.C.): è il periodo in cui iniziò a mostrarsi l’autonomia del gusto greco,.
• il periodo severo (480-450 a.C.): in cui emergono le grandi figure di scultori quali Mirone, ed inizia la grande statuaria in bronzo.
• il periodo classico (450-400 a.C.): coincide con l’età di Pericle, con la realizzazione sull’acropoli di Atene del Partenone e con l’attività di grandi scultorei quali Fidia e Policleto. È il momento di maggior equilibrio estetico dell’arte greca, ed è quello che è stato sempre considerato di maggior perfezione.
• il periodo del secondo classicismo (400-323 a.C.): è il periodo che va dalla guerra del Peloponneso alla morte di Alessandro, e rappresenta una fase di maggior interesse problematico, in cui si assiste alla progressiva ricerca di un espressionismo maggiore, meno legato alla pura forma estetica.
il periodo della diffusione(323 - 31 a.C.)
• A questo periodo si dà, di solito, il nome di arte ellenistica. Esso va convenzionalmente dalla morte di Alessandro alla battaglia di Azio, quando i romani divennero i padroni assoluti di tutte le principali aree in produzione ellenistica.
• Da questo momento, l’ellenismo di fatto non scompare, ma viene assorbito da quell’arte romana,che rappresenta la continuità perfetta con il mondo artistico dei greci.
Concetto di classico
Il classico si lega al concetto di perfezione
assoluta.
Come giunse l’arte greca ad un simile risultato?
• L’arte greca,, iniziò il suo autonomo percorso agli inizi del 1000-1100 a.C., quando il Peloponneso fu invaso dai Dori.
• L’arrivo di queste nuove popolazioni, comportò lo spostamento degli achei e degli ioni verso est: verso le isole cicladiche e la costa turca.
• I Dori, popolo di origine rurale esente da raffinatezze estetizzanti, portò inizialmente ad un apparente decadimento della produzione artistica.
• In realtà, in questa fase si affermò una nuova visione del manufatto artistico, in cui prevaleva la volontà di affidarsi alla matematica e alla geometria.
• Lo spirito matematico, pur quando si esaurì la fase detta «periodo geometrico», rimase una costante della visione artistica greca, anche nei periodi successivi, come poi vedremo.
• Vi era, in questo atteggiamento, le premesse per lo sviluppo delrazionalismo greco . In questa fase, la produzione artistica, ridotta a sperimentazioni geometriche, finì per produrre oggetti e rappresentazioni del tutto antinaturalistiche, in cui prevaleva una schematizzazione geometrica di tipo quasi astratto.
• L’inversione di tendenza avvenne nel cosiddetto «periodo orientale», quando l’arte greca venne a spostarsi sul piano del confronto con le arti orientali, arti in cui prevaleva la rappresentazione volumetrica e la produzione della grande statuaria. L’arte greca iniziò a convertirsi al naturalismo , ma senza perdere il suo essenziale spirito matematico. E così ottenne risultati superiori a qualsiasi altro stile antico.
Uno dei concetti guida del naturalismo greco è la proporzione
• La proporzione è anche una formulazione matematica: essa stabilisce l’uguaglianza di due rapporti.
a : b = c : d
• Arrivarono così a definire che, in un corpo perfetto ed armonico, la testa, ad esempio deve essere l’ottava parte dell’altezza. Cioè:
testa : altezza = 1 : 8
Il concetto di proporzione
• la statua, indipendentemente dalla sua dimensione, risulterà proporzionata, se rispetta il medesimo rapporto.
• rapporti della rappresentazione = rapporti della realtà
• Il concetto di proporzione fu alla base dell’istituzione del canone di Policleto,
• ma fu anche alla base degli ordini architettonici
Il classico va oltre ….
• L’artista greco, invece, vuole rappresentare l’uomo, ossia il limite perfetto a cui può giungere la forma umana.
• E a ciò giunge per approssimazioni successive: sceglie le parti migliori, che riesce ad individuare nei singoli individui, e le
assembla.
Perché i greci volevano rappresentare l’uomo?
• Sicuramente perché intesero sempre la conoscenza come conoscenza universale.
• Un simile atteggiamento li portò alla formulazione del mito, come racconto archetipo, in cui non importa la verità ma la verosimiglianza, dove ciò che conta non è il ricordo di un fatto particolare, ma l’espressione di un significato universale.
• La rappresentazione dell’uomo ideale, non è altro che una ricerca del mito.
il corpo umano è anche movimento:
• Può modificare il proprio aspetto in base alla posa, all’espressione del viso, ai gesti che compie.
• Il classico è tale perché ricerca il momento di maggior armonia formale.
• Quell’istante, che prende il nome di momento pregnante, di grande concentrazione interiore, o di assenza di emozioni, che rendono eterno un singolo
istante.
Proporzione ed armonia
• nel successivo sviluppo dell’arte occidentale, sono divenute le caratteristiche di qualsiasi «classico».
• Inutile dire che, per la grande fortuna di cui ha goduto, il «classico» è divenuto sinonimo di perfezione.
• È divenuto l’espressione di principi e valori senza tempo; di una bellezza, in sostanza, che fosse esente da mode passeggere.
Finalità dell’arte, artisti, democrazia
• L’arte greca è dinamica ed evolutiva
• La concezione con cui si guarda al fenomeno dell’arte greca, è quello tipico della «parabola»: una fase crescente, una fase apicale, ed una fase discendente.
motivi di questo modo di intendere l’arte furono essenzialmente due
1. Il primo motivo fu di ordine politicoL’arte greca ricevette benefico impulso dal clima di democrazia in cui fiorì Se all’artista viene riconosciuta la libertà, esso può variare la propria visione dell’arte, e, di conseguenza, può raggiungere obiettivi diversi, e migliori, rispetto agli artisti delle generazioni precedenti.
2. Il secondo motivo fu di ordine culturaleI greci facevano arte per due diversi motivi: la bellezza e la conoscenza.
IL TEMPIO GRECO
LE SUE TIPOLOGIE
IL TEMPIO
• Fin dall’8° secolo a.C., la struttura architettonica che piùdi ogni altra caratterizza e riassume lo spirito greco è il tempio.
• Era la dimora terrena degli dei. La religione greca era politeista, credevano in molte divinità, che avevano caratteristiche fisiche e sentimenti uguali a quelli umani, ma con qualche dote superiore.
• Di conseguenza, vi era un rapporto diretto e confidenziale tra l’uomo e la divinità.
SPAZI INTERNI DEL TEMPIO
• Il tempio greco nasce e si sviluppa parallelamente alla casa e ne assume la tipologia.
• La disposizione degli spazi interni può variare in relazione al periodo o alle dimensioni e luogo di costruzione del tempio.
• Ma alcuni elementi sono semprte presenti: il naos (cella) e il pronao (pro= davanti, naos= cella) spazio porticato antistante la cella.
PARTI DEL TEMPIO
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NAOS
• Nel naos viene esclusivamente custodito il simulacro del dio a cui il tempio è dedicato, mentre tutte le celebrazioni e i sacrifici si svolgono fuori, su are = altari all’aperto.
• La cella presenta una pianta rettangolare e vi si accede attraverso un’unica porta aperta sul lato minore, orientato ad Oriente.
• L’interno è oscuro, illuminato da braceri o lampade votive a olio, ciò gli conferisce un’atmosfera di sacralità.
PRONAO
• Lo spazio porticato del pronao ha la funzione di filtro simbolico tra esterno (realtà umana) e l’interno della cella (realtà divina).
• In base al numero e alla disposizione delle colonna del pronao, il tempio assume diverse denominazioni, che ci sono state tramandate dall’architetto Vitruvio Pollione (vissuto nella 2^ metà 1° secolo a.C.) nel De Architectura.
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TIPOLOGIE DI PIANTE
• Le tipologie ricordate da Vitruvio variano in base alla planimetria (rappresentazione grafica della pianta di un edificio).
• Tempio in antis : prende il nome dai due pilastri quadrangolari (ante) costruiti al termine del prolungamento murario dei due lati maggiori del naos. Tra le ante vengono in genere edificate due colonne
• Tempio doppiamente in antis : presenta anche sul retro della cella un secondo pronao, detto opistodomo (opistha= dietro, domos= casa), che a volte aveva ragioni funzionali, di deposito, ma piùspesso ragioni estetiche per conferire al tempio maggiore simmetria.
• Il tempio prostilo : ha la stessa pianta di quello in antis, ma davanti alle ante e al naos si ergono 4 colonne (pro= davanti, stylos= colonna). Tra le colonne e le ante si viene a creare un porticato che amplifica la funzione di filtro simbolico tra esterno ed interno. Il numero delle colonne varia in base alle dimensioni del tempio (tetrastilo 4, esastilo 6, eptastilo 7…).
• Il tempio anfiprostilo : è il raddoppiamento di quello prostilo, con due colonnati, uno anteriore ed uno sul retro. Anche in questo caso vi è una ragione estetica legata alla simmetria.
• Il tempio periptero : e circondato da colonne lungo tutto il perimetro (peri=intorno, ptheros= alato, leggiadro). Si crea così un porticato continuo chiamato peristasi .
• Il tempio psedudoperiptero : il colonnato sembra corcondare la cella, in realtà si hanno solo delle mezze colonne addossate alle pareti della cella (pseudes= falso).
• Il tempio diptero : consiste in un doppio colonnato che circonda l’intero perimetro (dis= doppio).
• Il tempio pseudodiptero : è un edificio diptero semplificato, l’unico colonnato che lo circonda ha una distanza doppia dalla cella, potrebbe ospitare un secondo colonnato interno.
• Il tempio a tholos : è circolare, così chiamato per similitudine con la pseduocupola micenea. Il naos assume una forma cilindrica e la peristasi è un porticato circolare.
NOMENCLATURA DEL TEMPIO GRECO
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Definizioni
• Stilobate: parte superiore del crepidoma, piano orizzontale su cui poggiano le colonne
• Crepidoma: basamento composto da due o piu gradini, posto per sopraelevare l’edificio rispetto al terreno.
• Metopa: lastre poste a chiusura di spazi rettangolari creati tra le travi lignee (origine). Vengono successivamente decorate a rilievo.
• Triglifi: tavolette in terracotta che originariamente proteggevano le teste delle travi. Presentano 4 scanalature profonde per far defluire l’acqua.
• Regula: listello in pietra, posto sotto il triglifo, decorati con 4 o 6 gocce a tronco di cono.
Illusioni prospettiche
• Lo stilobate è leggermente convesso, per sembrare perfettamente orizzontale.
• Le colonne non sono mai perfettamente verticali, ma inclinate verso l’interno, per controbilanciare il senso di oppressione.
• A circa metà altezza la colonna presenta un rigonfiamento: l’entasi. Tale rigonfiamento corregge la perfezione ottica di sottigliezza che si avrebbe altrimenti.
• Tetti con tipologia a capanna, con le falde inclinate di 15 gradi.• Copertura realizzata con coppi
Timpano
• Elemento triangolare contenuto tra la copertura e l’architrave.• Il timpano, insieme alle cornici che lo contornano, costituisce il
frontone.• Ai lati del frontone si trovano talvolta statue in marmo e
terracotta. (acroteri)
I 3 ORDINI ARCHITETTONICI
• L’ordine architettonico è la più grande novità introdotta dai Greci nell’arte di costruire. Una serie di regole geometriche e matematicheregolano ogni elemento di un edificio e tutte strettamente in rapporto fra loro con le dimensioni dell’edificio nel suo insieme.
• Lo spunto deriva dall’osservazione della natura, nella quale piante e animali presentano sempre proporzioni ben definite.
• Unità di misura (modulo) è il diametro (raggio) di una colonna.
• Secondo Vitruvio, la progettazione dei templi si basa sulla simmetria, che nasce dalla proporzione (analoghia), cioè la commisurabilità delle singole parti di un’opera, fra loro e con l’insieme.
• Nessun tempio, secondo Vitruvio, potrebbe avere una razionale progettazione, senza un esatto rapporto proporzionale con le membra del corpo umano.
DORICO IONICO CORINZIO
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FUSTO
• Realizzate un tempo in legno, furono poi sostituite da colonne in pietra o marmo. Il fusto non era monolitico (con un solo blocco di pietra), ma composto in più pezzi, rocchi (rotulus= rotoli) sovrapposti e fissati da un perno centrale in bronzo.
• Il fusto è rastremato verso l’alto (si stringe verso l’alto) ma in modo non uniforme, poiché ad un terzo dell’altezza presenta un leggero rigonfiamento, entasi (entasis= gonfiore), che serve a correggere la percezione ottica della colonna, che vista da lontano sembrerebbe innaturalmente sottile.
• Il fusto dorico è scanalato, cioè percorso verticalmente da scanalaturea spigoli vivi (in genere 20), realizzate dopo aver sovrapposto i rocchi. Esse creano un netto contrasto di luce ed ombra che contribuisce a dare senso di compattezza e solidità alla colonna.
CAPITELLO• E’ il coronamento della colonna ed è formato da abaco
(inferiore) ed echino (superiore).
• L’echino (riccio di mare) ha forma di catino circolare convesso.
• L’abaco (tavola, basamento) ha forma di parallelepipedo molto basso.
TRABEAZIONE
• Trabeazione (trabea= trave) l’insieme degli elementi strutturali e decorativi che si appoggiano sui capitelli.
• E’ composta da tre elementi: architrave, fregio, cornice.
• L’architrave collega orizzontalmente le colonne e serve da appoggio per le travi del tetto.
• L’architrave è sormontata da un fregio che si sviluppa lungo l’intero perimetro del tempio, con un ordinato alternarsi ritmico di metope e triglifi.
• Le metope (metà= fra, opè= apertura, foro) in epoca classica venivano dipinte o decorate a bassorilievo con scene tratte dalla mitologia.
• I triglifi (treis= tre, glyphe= incavo, scanalatura) sono decorate con 4 scanalature verticali, le due centrali uguali, le due laterali larghe la metà delle altre.
CORNICE
• La cornice (geison) aggetta sul fregio sottostante al fine di proteggerne i bassorilievi dalla pioggia.
• Le due falde del tetto a capanna del tempio formano, nei lati minori, due spazi a forma di triangolo isoscele, il timpano (con riferimento allo strumento musicale).
FRONTONE
• L’insieme del timpano e delle cornici costituiscono il frontone (frons= fronte).
• Alla sommità del frontone e ai suoi due vertici laterali cono collocati piedistalli e statue che prendono il nome di acroteri (akroterion= sommità).
• In origine tutti gli elementi architettonici erano vivacemente colorati.
LL’’ORDINE DORICOORDINE DORICO è il più antico e il più maestoso e i primi esempi
risalgono al VII sec. a.C.
� La colonna poggia direttamente sul basamento
� Il fusto è scanalato (20 scanalature a spigolo vivo) e
si assottiglia verso l’alto.
� Il capitello ha forma semplice ed è costituito
dall’echino, a forma tronco conica, e dall’abaco a
forma di parallelepipedo.
� La trabeazione è costituita da tre parti:
• l’architrave, elemento strutturale;
• Il fregio, elemento decorativo formato
dall’alternanza tra metopa e triglifo;
• la cornice, il cui scopo è quello di proteggere
dall’acqua gli elementi decorativi.
Schema dell’ordine dorico
ORDINE DORICO
• Il più antico e maestoso.
• Usato solo per la costruzione di templi (dal 7° secolo a. C.) inizialmente in Peloponneso, Magna Grecia e Sicilia.
• Il tempio dorico non poggia direttamente sul terreno, ma su un crepidoma in pietra (krepis= fondazione), sul quale poggiano tutte le colonne.
• La parte superiore del crepidoma ha il nome di stilobate(stylos= colonna, bathus= basamento della colonna).
• La colonna si compone di: fusto (verticale cilindrico) e capitello(coronamento), uniti dal collarino (elemento anulare di raccordo).
Caratteristiche ordine dorico
• Base mancante: il fusto della colonna poggia direttamente sulla parte di pavimento chiamata stilobate (l'ultimo dei tre gradini)
• Fusto scanalato dorico: le scanalature si incontrano formando un angolo vivo, invece che essere separate da listelli
• Capitello dorico formato da abaco più echino• Architrave non suddiviso in fasce e con guttae, ossia piccoli
elementi a forma di tronco di cono, al di sotto della fascia sporgente che funge da coronamento (taenia)
• Fregio suddiviso in metope, riquadri piani decorati a pittura o a rilievo, e triglifi, elementi più sporgenti solcati da scanalature (in teoria tre, da cui il nome tri-glifo)
• Cornice con una parte superiore più sporgente, decorata sulla superficie inferiore (soffitto) con basse tavolette (mutuli) ornate da più file di guttae. Priva di dentelli nella parte inferiore.
LL’’ORDINE IONICOORDINE IONICO Si sviluppò a partire dal VI secolo a.C. nelle isole
dell’Egeo
E’ caratterizzato da forme eleganti e agili.
La colonna poggia su una base, costituita dal toro
e dal trochile.
Il fusto presenta da 20 a 24 scanalature a spigolo
smussato.
Il capitello è elaborato; l’echino ha due volute e
ovoli, mentre l’abaco è schiacciato.
L’architrave risulta tripartita e il fregio continuo.
Caratteristiche ordine ionico
• Base presente
• Fusto scanalato con le scanalature separate da listelli e non a spigolo vivo
• Capitello ionico
• Architrave suddiviso in fasce, ciascuna leggermente sporgente rispetto a quella inferiore, e coronato superiormente da modanature.
• Fregio continuo
• Cornice decorata con dentelli.
Caratteristiche ordine corinzio
• Base presente• Fusto scanalato come nell'ordine ionico• Capitello corinzio• Architrave come nell'ordine ionico• Fregio continuo come nell'ordine ionico• Cornice come nell'ordine ionico.
La scultura nell’età arcaica
(VII-VI secolo a. C.)
I soggetti rappresentati nelle
sculture arcaiche
sono riconducibili alla a due tipologie
principali:
il kouros (plurale kouroi)
e
la kore (plurale korai).
kouros kore
il kouros (plurale kouroi)
E’ un giovane uomo nudo, in posizione stante (statica), raffigurato con la testaeretta, le braccia stese lungo i fianchi, i
pugni serrati e la gamba sinistraleggermente avanzata, ad accennare
un passo.
Il termine kouros identifica un giovane nel pieno e vigoroso splendore
del suo sviluppo fisico e morale (per i Greci alla bellezza esteriore
corrisponde quella interiore
Cleobi e Bitone, Polimede, 600 ca a.C., marmo, alt. 216 cm., Museo Archeologico, Delfi
Uno dei più importanti esempi di scultura arcaica ci è offerto da una coppia di kouroi, attribuiti a Polimede di Argo. Si tratta delle statue, tozze e rigide, dei fratelli Cleobi e Bitone , scolpiti in posizione stante, con la muscolatura del petto messa in evidenza come il tipico sorriso arcaico.
Caso nuovo nella statuaria antica, gli artisti greci si impegnano nella rappresentazione del corpo nudo maschile, che ritenevano più bello rispetto a quello femminile, in quanto era l’esaltazione del vigore e della forza acquisiti con l’esercizio atletico.
La scultura greca arcaica si ispira, almeno nelle fasi iniziali, a quella egizia e ciò è dovuto ai frequenti scambi commerciali nel
Mediterraneo che avevano messo in contatto gli artisti
greci con statuette di provenienza egizia.
Si riscontra nel kouros una notevole somiglianza con le statue egizie a fianco soprattutto nella gamba sinistra avanzata e nella
rigida posizione delle braccia con i pugni serrati attorno a due corti cilindri,
simbolo di potere.
kouros Micerino con la moglie Khamerer-Nebti, 2520 a.C., Boston,
museum of fine arts
arte egiziaarte greca arcaica
la kore (plurale korai)
E’ una giovane donna vestita con il chitone(tunica) e himation (mantello), anch’essa in
posizione stante (statica), con la testa eretta, i piedi uniti, un braccio steso lungo un fianco a
reggere la veste e l’altro (solitamente il destro) ripiegato in atto di recare un vaso o un piatto
delle offerte.
La Kore con il peplo
Tipico esempio di kore, statua greca del periodo
arcaico (600 ca. - 475 ca. a.C.), raffigurante una fanciulla avvolta in un
peplo. Le korai, così come i kouroi (analoghe statue di soggetto maschile), sono
rappresentazioni di carattere statico, concepite
per una visione frontale. La statua qui riprodotta, realizzata intorno al 530
a.C., è conservata al Museo dell'Acropoli di
Atene.
Si tratta di una statua di piccole dimensioni, con ancora evidenti tracce di decorazione policroma
sul volto (occhi e labbra), sui capelli e
sulle vesti.
L’andamento della statua è tutto verticale ed è
sottolineato dalla semplicità del panneggio
(disposizione delle pieghe di un tessuto) privo di increspature.
Perdura il sorriso arcaico sul volto incorniciato
dall’acconciatura a trecce che le ricadono
sinuosamente sulle spalle.