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125 Economia comunitaria: fatti, aspettative e nuove prospettive di Carmelina Carluzzo, Stefano Chiarlone e Debora Revoltella Creazione di un mercato unico, adozione di una valuta comune, agenda di Lisbona. Sono stati questi gli interventi più significativi dal punto di vista economico. Come ha reagito l’economia comunitaria? E quali con- seguenze si sono avute nei singoli Paesi? Quanto lontano può/deve andare l’UE? L’Unione Europea (UE) è un ambizioso progetto politico ed eco- nomico, in costante evoluzione in termini sia di approfondimen- to, sia di ampliamento. Il suo processo di costruzione prese l’av- vio nei tardi anni Cinquanta con l’istituzione della Comunità Economica Europea da parte dei membri fondatori (Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Belgio). Da allora, la Comunità è profondamente cambiata in termini di piani e obiet- tivi. Da un punto di vista economico, le fasi chiave di tale evolu- zione sono state l’attivazione e la trasformazione di norme e politiche comuni, la creazione di un Mercato Unico (1992) e l’a- dozione di una valuta unica (1999). Più recentemente, sono stati fatti ulteriori sforzi per sfruttare maggiormente il potenziale eco- nomico dell’Unione tramite il progetto Lamfalussy e la cosiddetta Strategia di Lisbona. Il processo Unione Europea è riuscito meno dal punto di vista politico: l’Unione è ancora un tentativo incom- pleto, in quanto manca di una chiara missione e risente della per- QUESTO ARTICOLO rappresenta un riassunto dei messaggi e delle idee principali emersi in un dibattito organiz- zato il 9 maggio 2006 presso UniCredit. Erano presenti Fabrizio Onida (Università Bocconi), Paolo Garonna (NU, Commissione Economica per l’Europa), Zbyszko Tabernacki (Global Insight), Fabrizio Coricelli (Università di Siena e CEPR), Lucia Tajoli (Politecnico di Milano), Jacek Rostkowski (Università Europea Centrale di Budapest e CASE), Viliam Patoprsty (UniBanka), Marianne Kager (Banca d’Austria), Adalbert Winkler (Banca Centrale Europea), Gianfranco Viesti (Università di Bari) e gli autori dell’artico- lo. In coda, 15 schede Paese sull’impatto dell’Allargamento Corbis

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Economia comunitaria:fatti, aspettative e nuove prospettivedi Carmelina Carluzzo, Stefano Chiarlone e Debora Revoltella

Creazione di un mercato unico, adozione di una valuta comune, agendadi Lisbona. Sono stati questi gli interventi più significativi dal punto divista economico. Come ha reagito l’economia comunitaria? E quali con-seguenze si sono avute nei singoli Paesi?

Quanto lontano può/deve andare l’UE?L’Unione Europea (UE) è un ambizioso progetto politico ed eco-nomico, in costante evoluzione in termini sia di approfondimen-to, sia di ampliamento. Il suo processo di costruzione prese l’av-vio nei tardi anni Cinquanta con l’istituzione della ComunitàEconomica Europea da parte dei membri fondatori (Francia,Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Belgio). Da allora, laComunità è profondamente cambiata in termini di piani e obiet-tivi. Da un punto di vista economico, le fasi chiave di tale evolu-zione sono state l’attivazione e la trasformazione di norme epolitiche comuni, la creazione di un Mercato Unico (1992) e l’a-dozione di una valuta unica (1999). Più recentemente, sono statifatti ulteriori sforzi per sfruttare maggiormente il potenziale eco-nomico dell’Unione tramite il progetto Lamfalussy e la cosiddettaStrategia di Lisbona. Il processo Unione Europea è riuscito menodal punto di vista politico: l’Unione è ancora un tentativo incom-pleto, in quanto manca di una chiara missione e risente della per-

QUESTO ARTICOLO

rappresenta un riassunto deimessaggi e delle idee principaliemersi in un dibattito organiz-zato il 9 maggio 2006 pressoUniCredit.Erano presenti Fabrizio Onida(Università Bocconi), PaoloGaronna (NU, CommissioneEconomica per l’Europa),Zbyszko Tabernacki (GlobalInsight), Fabrizio Coricelli(Università di Siena e CEPR),Lucia Tajoli (Politecnico diMilano), Jacek Rostkowski(Università Europea Centraledi Budapest e CASE), ViliamPatoprsty (UniBanka),Marianne Kager (Bancad’Austria), Adalbert Winkler(Banca Centrale Europea),Gianfranco Viesti (Universitàdi Bari) e gli autori dell’artico-lo. In coda, 15 schede Paesesull’impatto dell’Allargamento

Cor

bis

sistenza di forti interessi nazionalisti, riflessi anche nel fallimen-to della Costituzione UE.

Fino a ora, l’Unione ha sperimentato cinque allargamenti,l’ultimo avvenuto a maggio 2004. Essi riguardano, prevalente-mente i Paesi – ex comunisti – dell’Europa centrale e orientale(Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia,Estonia, Lituania e Lettonia) oltre a Cipro e Malta (figura 1).Sebbene piuttosto limitato relativamente all’impatto sul PIL (idieci nuovi membri hanno inciso sul PIL dell’Unione soltanto peril 9% in Parità di potere d’acquisto – PPA), tale allargamento hacomportato una chiara sfida sociale: i nuovi membri hannoaggiunto 74 milioni di cittadini con un PIL pro capite molto infe-riore alla media UE. Tale sfida solleva importanti domande sullacapacità delle istituzioni dell’UE e dei fondi comunitari di esserestrumentali a una convergenza reale, oltre che nominale. Sfidesimili sono chiaramente associate a tutti gli ulteriori possibiliallargamenti, il che implica che un rinnovamento della governan-ce UE potrebbe essere necessario affinché altri Paesi possanoessere accolti con successo nell’Unione.

L’importanza della sfida sociale èevidente se si considera un indicato-re della disparità di reddito all’inter-no dell’Unione (con la disparità direddito misurata dalla dispersionedel PIL pro capite in PPA fra lenazioni). L’Unione era nata comeassociazione di Paesi relativamentericchi, ma già nel 1986, con l’ingres-so di Spagna e Portogallo, la disper-sione in termini di PIL pro capite inPPA crebbe notevolmente, aumen-tando dal 20% al 26%: l’Unionedovette – parzialmente – spostare ilfuoco delle proprie politiche dall’in-staurazione di relazioni pacifiche traPaesi membri (obiettivo iniziale) allaconvergenza fra le loro possibilitàeconomiche reali. L’allargamento aEst ha ulteriormente ampliato ladispersione fino al 38% (figura 2),mentre l’imminente accesso diBulgaria e Romania (e il possibileingresso di Croazia e Turchia) non

aiuteranno a eliminare il divario.Un fattore importante positivo da evidenziare in relazione agli

allargamenti è che, sebbene essi tendano a ridurre il PIL pro capi-te dell’Unione, tale contrazione in passato è stata prontamenteribaltata (grafico 3): gli allargamenti del 1981 e del 1986 compor-tarono una caduta del PIL pro capite, prontamente seguita da unaripresa, dato che la crescente integrazione tra i Paesi stimolò lacrescita economica. Un meccanismo simile sta emergendo dall’al-largamento a Est: in seguito all’ingresso dei nuovi membri, il PILpro capite dell’Unione ha registrato una diminuzione, seguita dauna graduale tendenza al rialzo. Tuttavia, in questo caso, dato ildivario iniziale, sarà necessario un tempo maggiore perché il PIL

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DOSSIER

1. ESPANSIONE DELL’UE, ALLARGAMENTI PASSATI E FUTURI

Nota: Il PIL è in mld di euro a parità di potere d’acquistoFonti: UniCredit – New Europe Research Network, Conference Board e Gronigen; C

1958 1973 1981 1986 1995 2004 2007/08 2009/10 2015 oltre

6PIL=1123Pop=192

BelgioDanimarca

GreciaSpagnaAustriaPolonia

9PIL=767Pop=64

DanimarcaIrlanda

UK

10PIL=86Pop=10

Grecia

12PIL=472Pop=48

SpagnaPortogallo

15PIL=383Pop=21

AustriaFinlandia

Grecia

25PIL=679Pop=74

PoloniaUngheriaRep.CecaSloveniaEstoniaLettoniaLituaniaMaltaCipro

27PIL=160Pop=30

Romania Bulgaria

28PIL=41Pop=4

Croazia

29PIL=496Pop=70

Turchia

33➝49

Alb.macS-MB-H

{

{ { {

{ {

+33% Pop+32% PIL

+18% Pop+11% PIL +6% Pop

+6% PIL

+20% Pop+9% PIL

+6,5% Pop+2% PIL

+14% Pop+8% PIL

dell’UE torni al livello precedente all’allargamento. La lunghezzadi questo processo dipenderà, naturalmente, dalle politiche econo-miche nazionali: ciononostante, le politiche dell’Unione rivestonoun ruolo chiave per accelerare la convergenza e i Paesi membridovrebbero garantire che rapidamente vengano messi in atto icambiamenti politici e istituzionali necessari perché l’Unionegoda appieno dei vantaggi derivanti dall’integrazione.

Enlargement fatigue o mancanza di prospettiva?Il dibattito sulla volontà e capacità di assorbimento dell’Unione èvivace. Esso sta diventando piuttosto aspro, anche se l’esperienzapassata ha indicato l’UE come un esempio ben riuscito di integra-zione regionale, dove i vantaggi hanno superato i costi per tutti ipartecipanti, visto che l’integrazione si è compiuta senza signifi-cativi costi di adeguamento per i vecchi membri o i nuovi arriva-ti. Da un lato, l’Unione è preoccupata circa la capacità di farefronte a 25 o più nuovi membri, in un contesto di istituzioni nonriformate. Dall’altro, la politica di solidarietà dell’Unione rischiadi essere messa in discussione: in un periodo in cui le economienon crescono con particolare inten-sità, le pressioni populiste nella mag-gior parte dei membri fondatori met-tono a rischio il sostegno politico allaredistribuzione.

Tali difficoltà vengono spessoindicate come enlargement fatigue.Tuttavia, tale definizione non è cor-retta: l’enlargement fatigue non èrealmente legata all’allargamento.Essa dipende dal fatto che il piùrecente allargamento è stato conclu-so mentre molti di questi problemi sistavano materializzando: per esem-pio, molti dei problemi istituzionali –come la questione delle decisioniunanimi – erano già importantinell’Unione di 15 membri, e sonoaggravate, ma non causate dall’allar-gamento. La ragione di tali difficoltàè evidente: l’UE non ha una chiaraprospettiva relativamente al suofuturo, tra i due estremi costituiti daun club di Paesi vecchi e ricchi chemonopolizzano il termine Europa eun’Unione geografica e politica chesappia assumere un ruolo internazio-nale definito.

È di cruciale importanza com-prendere la posizione che l’UE vuoletenere, in quanto ogni opzione impli-ca diversi contesti istituzionali. Se laprospettiva riguarda un’integrazionepiù ampia e più profonda, l’Unionedeve essere pronta a riformare leproprie regole al fine di consentire

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2. DISPERSIONE PIL PRO CAPITE

Nota: La dispersione dei paesi in un dato anno è calcolata come deviazione standard del PIL pro capite divisaper la media di PIL pro capite.Fonte: UniCredit New Europe Research Network

0.45

0.40

0.35

0.30

0.25

0.20

015

0.10

0.05

0.00

1958

1973

1981

1986

1995

2004

2007

2009

2015

3. PIL UE PRO CAPITE A PARITÀ DI POTERE D’ACQUISTO

Fonte: UniCredit New Europe Research Network

25.000

20.000

15.000

10.000

5.000

0

1958

1963

1968

1973

1978

1983

1988

1993

1998

2003

2008

2013

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agli ulteriori allargamenti di riuscire tanto bene quanto i prece-denti. Ciononostante, se l’obiettivo politicamente perseguibile èsolo quello di un club di nazioni, i membri potrebbero riteneredavvero che allargare gli obiettivi dell’Unione sia un errore: laconseguenza è che potrebbero essere orientati a interrompere ilprocesso di allargamento, a causa del sostegno pubblico in declinodovuto ai costi economici e di perdita di sovranità.

È superfluo sottolineare che questo problema influirà su ulte-riori allargamenti, anche se a livelli diversi. Per quanto riguardaRomania e Bulgaria, non sembrano essere in vista particolariproblemi, in quanto la procedura è troppo avanzata per essereinterrotta. La decisione relativa all’ingresso a gennaio 2007 o aun ingresso procrastinato a gennaio 2008 è stata rimandata damaggio a ottobre, dato che la Commissione UE sta al momentocercando di ottenere il massimo dai due Paesi in termini di prepa-razione all’ingresso nell’UE e punta a mantenere alto l’impegnolocale alle riforme. In generale, tuttavia, la Commissione ha adot-tato una retorica e posizione relativamente dure, specialmenterispetto ad allargamenti precedenti.

Gli eventi successivi saranno più complicati. La Croazia sem-bra un caso abbastanza facile, in quanto presenta una buonasituazione economica e istituzionale e stimola timori limitati nel-l’opinione pubblica. Tuttavia, possiamo aspettarci che l’ingressonell’Unione venga posticipato al 2009-2010.

Il problema serio è rappresentato dall’allargamento allaTurchia. Se approvato, tale allargamento implicherà un improvvi-so aumento della popolazione dell’UE pari al 14% contro unincremento del PIL dell’8%: un impatto paragonabile a quello ditutto l’allargamento a Est. Oltre a ciò, l’allargamento modificheràla composizione religiosa dell’Unione e ne sposterà i confiniverso il Medio Oriente. Le trattative non hanno una scadenzaprefissata, ma una loro conclusione positiva potrebbe essereribaltata dai referendum negli Stati membri che potrebberopotenzialmente interrompere il processo. La maggior parte deglianalisti afferma già che alla Turchia non verrà mai consentito di

DOSSIER

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entrare nell’UE. In questo caso risulta evidente la naïveté politicanell’aprire le porte senza un’attenta valutazione delle difficoltàpolitiche: le conseguenze politiche e diplomatiche del rifiuto del-l’ingresso dopo la chiusura dei capitoli sarebbero, infatti, terribili.Ci si rende conto delle implicazioni derivanti dal chiudere laporta in faccia a un tale partner strategico perché “ci dispiace,temiamo troppo i costi politici legati a questa decisione”?

Per quanto riguarda i Balcani meridionali, la questione è eco-nomicamente complessa. A oggi tale regione è una specie dienclave nell’ambito dell’Unione: i Paesi che la compongono sonoEuropa quanto gli altri, ma più poveri e politicamente instabili.D’altro canto, risentono della stessa eredità comunista che turba-va l’Europa centrale e orientale. Data la storia dell’Unione, sem-brano candidati perfetti a tempo debito. L’UE ha, in effetti, defini-to per questi Paesi una mappa dettagliata per l’adeguamento acriteri politici ed economici, come pure per il raggiungimentodella capacità di assumersi le responsabilità dell’ingresso (preva-lentemente attivazione e applicazione delle norme dell’UE).Assieme a questi obblighi, una menzione speciale è relativa allacooperazione con il tribunale ONU per i crimini di guerra nell’exYugoslavia (ICTY). Sembra che l’Unione stia conducendo conquesti Paesi trattative più severe di quanto avvenuto con altriPaesi dell’Europa centrale e orientale: per esempio, i colloqui pos-sono essere sospesi in qualunque fase, nel caso in cui la coopera-zione con l’ICTY o il rispetto degli obiettivi graduali non sianosoddisfacenti. Inoltre, l’UE ha anche chiaramente sottolineato cheulteriori ingressi saranno condizionati dalla propria capacità diassorbimento e ha riaffermato che sarà molto rigida nella valuta-zione dei criteri economici, politici e democratici.

Tuttavia, è giusto modificare le regole del gioco solo per iBalcani meridionali? Probabilmente no, in particolare perché iBalcani meridionali rischiano di essere seriamente condizionatidalla diversione degli scambi commerciali e degli InvestimentiDiretti all’Estero stimolata dall’ingresso nell’Unione di Romaniae Bulgaria. Una Unione Commerciale Regionale potrebbe smor-

_Il cosiddetto “stress da allargamento”, di-

pende in realtà dal fatto che il più recente al-

largamento è stato portato a termine mentre

molti problemi si stavano materializzando. A

partire dai problemi istituzionali, passando

per le pressioni populiste, sino alla messa in

discussione della politica di solidarietà del-

l’Unione in un periodo di rendimento econo-

mico tiepido

Gra

zia

Ner

i_A

FP

zare tale impatto. Ciononostante, dato che l’Unione era nata conl’intenzione di evitare ulteriori conflitti in Europa, sarebbe stranose la regione maggiormente conflittuale nel continente fossetenuta fuori a tempo indeterminato, invece di utilizzare l’obietti-vo dell’ingresso come stimolo per la pacificazione e la riduzionedel crimine. Una simile considerazione si potrebbe fare anche perl’Ucraina, anche se con ovvie differenze.

La domanda fondamentale determinata da tali ulteriori allar-gamenti rimane quindi aperta – quali devono essere i confinidell’Unione? La risposta si trova sempre nel dilemma: club diPaesi o attore globale?

Un convergence bonus in termini di crescita per i Paesi dell’Europacentrale e orientale?La convergenza economica reale è una tematica che interessal’Unione da lungo termine, particolarmente per le economie excomuniste, che hanno affrontato questa sfida già durante il loroprocesso di transizione. Riguardo agli effetti dell’allargamento, vanotato che è il processo di convergenza nel complesso che portaall’accelerazione della crescita, non solo l’effettivo ingressonell’UE, anche se l’anno dell’ingresso è stato in molti casi asso-ciato a un’impennata nella crescita, dovuta anche a fattori ciclici.

Per una convergenza degli standard di vita verso i livellidell’UE è necessaria una crescita economica sostenuta. Per i Paesidell’Europa centrale e orientale (CEE) le riforme strutturali sonostate di importanza cruciale per potenziare la capacità dell’econo-mia di gestire le pressioni competitive e le forze di mercato nel-l’ambito dell’Unione e il potenziale di crescita complessivo. Oltrealle riforme legate alla transizione, la trasformazione relativa alprocesso di integrazione nell’UE ha anche favorito il migliora-mento dell’ambiente di mercato, grazie anche al contributo allastabilità politica e all’efficienza istituzionale. Inoltre, il processodi convergenza con l’UE ha apportato il beneficio di un “fattoreE”: grazie al vincolo costituito dalla necessità di soddisfare le

richieste dell’UE,riforme costose edifficili sono state approvate con piùfacilità. Nel complesso, un coordina-mento di riforme strutturali (indot-te dalla transizione e dall’UE) e poli-tiche macroeconomiche, inclusequelle monetarie e fiscali, è stato econtinua a essere la chiave per que-sto obiettivo (ciò pone la questionedi un trade-off tra convergenzareale e nominale).

Dopo oltre un decennio, i primirisultati (figura 4) in termini di con-vergenza sono chiari sia per i nuovimembri che per le economie in fasedi accesso e convergenza. Tuttihanno sperimentato una forte cre-scita, maggiore rispetto ai vecchimembri. La domanda a cui rispon-dere è, tuttavia, se sia possibile par-lare di un convergence bonus con

130

DOSSIER

4. PIL PRO CAPITE IN PPA, UE 15 = 100

Note: SI = Slovenia, CZ = Czech Republic, HU = Hungary, SK = Slovakia, EE = Estonia, LT = Lithuania, LV = Latvia, PL= Poland, HR = Croatia, R M= Romania, BG = Bulgaria, TK = Turkey. Source: UniCredit New Europe Research Network, su base Eurostat

100

90

80

70

60

50

40

30

20

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

EU 15

EE

LVRM

SK

SICZ

HU

HRPL

BG

LT

TK

l’UE”, che stimola la crescita nella regione, oppure se quei Paesiavrebbero registrato lo stesso percorso di crescita anche senza illegame con l’UE, ma solo come risultato di un tradizionale pro-cesso di sviluppo da Paese emergente.

Consideriamo la situazione in una prospettiva a lungo termi-ne. Se raffrontiamo il modello di crescita dei Paesi CEE negli ulti-mi 10-15 anni a quello delle altre economie emergenti, notiamoche le economie asiatiche sono cresciute a un ritmo ancora piùrapido (figura 5), ma hanno sperimentato episodi di forte instabi-lità, con crisi economiche o finanziarie di vasta entità. Il loromodello di crescita è stato fino a ora basato su esportazioni einvestimenti, assieme – in casi selezionati – al contributo dellerisorse naturali. I Paesi CEE sono diversi in termini di struttura emodello. Secondo la Commissione UE, la crescita nella regione èstata principalmente determinata da una crescente formazione dicapitale e da miglioramenti nella produttività globale, che ha asua volta tratto vantaggio da un profondo rinnovamento delleistituzioni nazionali stimolata dalla credibilità di quelle dell’UE.

Nei Paesi CEE, la domanda nazionale (investimenti e consumiin particolare) ha rivestito un ruolo notevole, favorito sia dagliinvestimenti diretti esteri, sia dal sostegno di un sistema bancarioriformato, che ha efficacemente incanalato fondi verso famiglie eimprese, mentre in altri Paesi emergenti le banche sono statespesso la causa di crisi profonde. Gli effetti positivi relativi allaconcorrenza nelle esportazioni sono stati ampiamente bilanciatida una forte domanda di importazioni, relativa sia ai beni diinvestimento (comportando così un miglioramento della capacitàproduttiva), sia ai beni di consumo (associati alla tendenza all’e-qualizzazione degli standard di vita della popolazione). Nei nuoviPaesi membri, i guadagni sono giàvisibili in termini di base economicapiù forte e più competitiva, mentrein alcuni dei Paesi convergenti o infase di ingresso, si sta ancora cercan-do una conferma definitiva di taliguadagni. Inoltre, nel caso dei PaesiCEE, la crescita è associata a fonda-mentali miglioramenti istituzionali,che implicano una forte capacità diresistenza in caso di crisi economichee finanziarie di sorta.

Questa serie di miglioramenti hafavorito la stabilità macroeconomica,come risulta evidente dal continuoinnalzamento dei rating a opera delleagenzie internazionali (figura 6).Ungheria a parte, la cui valutazione èstata abbassata a dicembre 2005 acausa di una posizione fiscale debole,tutti gli altri Paesi dell’allargamento,convergenti o candidati, negli ultimidue anni hanno ottenuto almeno unpunto di innalzamento di rating e/ouna revisione verso l’alto del lorooutlook (non evidenziata nel grafico).

131

5. CRESCITA DI PIL REALE MEDIO PER ANNO NEL PERIODO 1990 – 2005

Polonia 2,3 3,2 2,6Ungheria 0,0 4,4 1,7Repubblica Ceca 4,1 3,7 3,9Rep. Slovacca 1,7 4,4 2,8Slovenia 1,1 3,5 2,0Estonia 0,1 7,7 3,3Lettonia 0,1 8,1 3,3Lituania -3,6 7,2 0,7Bulgaria -0,8 5,0 1,9Romania -2,3 5,1 0,5Croazia -2,3 4,4 0,2Turchia 3,9 4,8 4,2Paesi emergenti e in via di sviluppo 3,8 5,8 5,8Cina 9,7 9,3 9,6India 5,7 6,0 4,6Indonesia 4,4 4,8 1,6Corea 6,3 5,1 5,8Malesia 7,2 5,3 6,5Giappone 1,7 1,4 3,0USA 3,1 2,8 4,5

* Per la Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia e Lituania la data di inizio è il 1991, per l’Estonia il 1992 e per laBulgaria il 1993.Fonte: Calcolo su FMI, dati IIF.

1990-1999 2000-2005 1990-2005

Dato quanto sopra, la convergenza con l’UE è quindi probabil-mente associata a un “premio di crescita e stabilità” piuttosto chesoltanto a un “premio di crescita” (come invece sarebbe nel casodi semplici economie di mercato emergenti).

Integrazione e specializzazione – un nuovo ruolo nel modello euro-peo di produzioneL’evoluzione del modello commerciale dei paesi dell’Europa cen-trale e orientale può essere diviso in due fasi. La fase inizialeinclude l’allontanamento dal COMECON a favore del riorienta-mento geografico verso l’Europa occidentale. Quella seguente,consiste in un mutamento nella composizione industriale di pro-duzione e commercio, determinata dal riorientamento industrialeverso settori di maggiore competitività e dall’integrazione nellefiliere produttive globali. Tale integrazione è stata facilitata dalfatto che alcuni di questi Paesi erano relativamente ben forniti dicapitale umano e fisico e avevano una struttura industriale relati-

vamente ben diversificata – un’ere-dità dell’era sovietica.

Come esposto nella figura 7 ,Romania e Bulgaria sono i Paesi lacui composizione delle esportazioniè cambiata di meno nell’ultimodecennio e che ha seguito un percor-so molto irregolare. La Bulgariamostra anche una divergenza nellacomposizione delle esportazionirispetto all’UE, mentre la Romaniamostra una certa convergenza sol-tanto negli ultimi anni. Nel com-plesso, i Paesi dell’Europa centralehanno modificato la composizionedelle esportazioni in direzionedell’UE, anche se a livelli molto dif-ferenti. La Polonia ha mostrato lamassima convergenza verso ilmodello di esportazioni dell’UE,mentre l’Ungheria ha seguito unpercorso molto irregolare, come laSlovacchia. Per quest’ultimo gruppo,dalle ultime osservazioni risulta uncerto rallentamento nella conver-genza della composizione delleesportazioni, il che suggerisce che latransizione potrebbe essere in faseconclusiva. Infine, le tre Repubblichebaltiche rappresentano un caso par-ticolare, dato che la composizionedelle loro esportazioni è cambiatamaggiormente dal 1993, ma dimo-strando una convergenza minima oinesistente verso l’UE, probabilmen-te perché la loro limitata dimensioneeconomica implica che il loro model-lo di specializzazione potrebbe esse-

132

DOSSIER

Bulgaria 000 000 000 0000 0000 000 000Rep. Ceca 0,66 0,65 0,68 58,60 67,67 8,81 17,79Estonia 0,30 0,41 58,11 81,51 0,67 24,98Ungheria 0,56 0,61 0,64 69,38 69,24 12,11 30,28Lettonia 0,40 0,23 0,28 86,92 80,65 0,67 7,54Lituania 0,48 0,26 0,35 38,57 49,12 0,50 2,24Polonia 0,67 0,52 0,69 62,66 64,98 5,64 13,09Romania 0,75 0,36 0,42 59,57 71,07 3,30 10,26Slovacchia 0,54 0,48 0,61 46,48 63,79 4,03 13,27Slovenia 0,75 0,61 0,68 63,25 62,39 12,80 16,87

Nota: La self-similarity misura il modo in cui è cambiata la composizione delle esportazioni di un futuro paese mem-bro UE rispetto all’inizio del processo di transizione, l’EU similarity index misura se e come è cambiata la composizio-ne delle esportazioni di un futuro paese membro UE rispetto alla composizione delle esportazioni UEFonte: De Benedictis e Tajoli (2005), Similarity in export composition and catching-up, Temi di Discussionedell’Università di Macerata, 28

2002 1993/2002 1997/2002 1993/2002

Self similarity

index(1993=1)

EUsimilarity

index(UE15=1)

Rilevanza del mercatoUE

(% esportazioni totali)

Quota di benihigh-tech sulle

esportazioni totaliverso l’UE (%)

7. COMPOSIZIONE DELL’ESPORTAZIONEDEI PAESI DELL’EUROPA CENTRORIENTALE

6. RATING ATTUALI E REVISIONI NEGLI ULTIMI 2 ANNI

Polonia A2/Stabile BBB+/Stabile BBB+/PositivoUngheria A1/Stabile A-/Negativo BBB+/StabileRepubblica Ceca A1/Positivo A-/Positivo A/StabileSlovacchia A2/*+ A/Stabile A/StabileSlovenia Aa3/Stabile AA/Stabile AA-/PositivoEstonia A1/Positivo A/Positivo A/PositivoLettonia A2/Stabile A/Stabile A-/StabileLituania A3/*+ A/Stabile A-/PositivoBulgaria Baa3/Stabile BBB/Positivo BBB/StabileRomania Ba1/Positivo BBB-/Stabile BBB-/StabileCroazia Baa3/Stabile BBB/Stabile BBB-/StabileTurchia Ba3/Stabile BB-/Positivo BB-/Positivo

Rating al rialzo Rating al ribasso Fonte: NE Research Network*+ sta per rating sotto revisione con implicazioni positive

Moody’s S&P Fitch

➡➡

➡➡➡

➡➡

➡➡

➡➡➡ ➡➡

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➡➡➡➡

➡➡

➡➡

➡➡

re influenzato da un unico IDE big-ticket. Ricapitolando, non esi-ste una tendenza generalizzata nelle modifiche osservate nellacomposizione delle esportazioni, ma, in media, i Paesi i cuimodelli di esportazione sono meno convergenti con quellidell’UE sono anche i Paesi che rimangono indietro in termini direddito (figura 7).

È molto facile presumere che i cambiamenti nella strutturadelle esportazioni possano essere relativi a un forte flusso diinvestimenti diretti esteri (IDE).Infatti, un ambiente economico favo-revole (figura 8), caratterizzato dabasse imposte sulle imprese, un mer-cato del lavoro flessibile e individuiben istruiti, come pure il fatto che laproduttività del lavoro sia relativa-mente alta rispetto ai costi, ha con-tribuito fino ad ora a rendere questiPaesi le destinazioni preferite per iproduttori dell’UE-15.

Gli IDE hanno, fino a ora, rivesti-to un ruolo importante nel renderepiù profonda l’integrazione indu-striale e nello stimolare un cambia-mento della struttura commercialeregionale. È probabile che continue-ranno a funzionare in questa direzio-ne. Utilizzando i propri impianti oimpianti di proprietà di terzi situatiin questi Paesi e rifornendoli di beniintermedi, per riesportare beni finitio intermedi a uno stadio di produ-zione avanzato, le multinazionali(MNC) hanno creato una comple-mentarità tra strutture industrialidell’Europa orientale e occidentale.Non è un caso che gli stessi Paesi chehanno una posizione commercialedominante nei Paesi partner sianospesso tra i maggiori investitoridiretti. In generale, possiamo osser-vare che gli imprenditori tedeschihanno preferito i Paesi dell’Europacentrale (CE), mentre quelli italianihanno costruito relazioni più strettecon i Paesi dei Balcani, qualiRomania e Bulgaria (figura 9), cosache probabilmente dipende dal setto-re di specializzazione dei Paesi.

Considerando i settori individua-li, la regione CEE sta passando dauna struttura produttiva intensiva inmanodopera a industrie relativamen-te più tecnologiche e intensive incapitale (come apparecchi elettrici eottici e attrezzature per trasporti) ,

133

2005(1) PL HU CZ SK SI EE LV LT RM BG HR TK EU1S

Popolazione (mln) 38,2 10,2 10,2 5,4 2,0 1,4 2,3 3,5 21,6 2,7 4,4 23,5 383

Età media 37 40 39 37 40 39 40 38 38 41 40 29 39

Tasso lordo di iscrizioneal livello di istruzione 60 51 36 34 68 55 73 72 35 39 39 28 59terziario(2)

Laureati in Scienzee Tecnologia 9,8 4,8 5,4 8,3 8,7 8,8 8,6 16,3 9,4 8,3 5,5 5,3 13,3(ogni 1000 abitanti)

Produttività del lavoro 52,0 68,1 54,3 59,0 75,1 50,9 42,7 49,5 36,6 32,6 37,1 42,7 106,1pro capite (UE25=100)

Costi del lavoro in € mensile (3) 699 838 842 636 1,497 850 352 308 222 214 299 610 3,344

Produttività aggiustata per il costo 2,8 2,3 2,2 2,7 1,4 2,3 3,5 2,8 3,9 4,4 2,1 2,9 0,9del lavoro

Imposte sulle società 19 15 24 19 25 34 15 15 16 15 30 20 29,4

Riforma pensionistica Y Y N Y Y Y Y Y N Y Y N -

Nota: PL = Polonia, HU = Ungheria, CZ = Repubblica Ceca, SK = Slovacchia, SI = Slovenia, EE = Estonia, LV= Lettonia, LT = Lituania, RM = Romania, BG = Bulgaria, HR = Croazia, TK = Turchia.(1) I dati del «Tasso lordo di iscrizione al livello di istruzione terziario» e dei «Laureati in Scienze e Tecnologia»risalgono al 2003. I dati della Produttività e del costo del lavoro risalgono al 2004, mentre quelli delle Impostesulle società ad aprile 2006.(2) Il Tasso lordo di iscrizione al livello di istruzione terziario viene definito come iscrizione totale ad un livellod’istruzione specifico, a prescindere dall’età, espresso come percentuale della popolazione ufficiale in età sco-lare corrispondente allo stesso livello di istruzione in un dato anno scolastico.(3) Per HR e TK è il Salario medio lordoFonti: UniCredit New Europe Research Network, in base a Statistiche nazionali, Eurostat, UNCTAD

8. ISTRUZIONE, PRODUTTIVITÀ E COSTO DEL LAVORO

Rep. Ceca 67,130 Germania (36,2%) 42,530 Germania (28,9%)Ungheria 54,784 Germania (31,4%) 60,0328 Germania (30,0%)Polonia 73,780 Germania (30,0%) 84,477 Francia (19,0%)Slovacchia 25,139 Germania (34,2%) 13,345 Olanda (25,0%)Slovenia 14,691 Germania (18,1%) 7,500 Austria (23,3%)Estonia 5,902 Finlandia (23,1%) 10,067 Svezia (45,4%)Lettonia 3,971 UK (12,8%) 4,493 Germania (15,5%)Lituania 9,297 Germania (10,2%) 6,389 Svezia (14,7%)

Bulgaria 9,367 Italia (13,1%) 10,145 Austria (16,4%)Romania 23,475 Italia (21,4%) 13,579 Olanda (15,5%)Croazia 7,858 Italia (23,0%) 12,989 Austria (27,0%)Turchia 62,989 Germania (13,9%) 14,112 Italia (14,1%)Nuova Europa 358,383 Germania (25,4%) 279,954 Germania (18,2%)

Fonte: UniCredit New Europe Research Network, in base a FMI e Statistiche nazionali

Esportazioni(mln $, 2004)

Primo partner commerciale

Stock di IDE (mln &$, al

Primo paese investitore

9. PARTNER COMMERCIALI E INVESTITORI PRINCIPALI PER I PAESI DELLA NUOVA EUROPA (2004):

134

mentre i Paesi candidati, come Bulgaria e Romania, restano sem-pre legati a settori tradizionali. Si tratta degli stessi settori in cuii Paesi stanno anche diventando sempre più competitivi a livellointernazionale. Come evidenziato nella tabella successiva, dal1995, i nuovi membri hanno guadagnato nuovi vantaggi compa-rativi nelle industrie a tecnologia medio-alta e hanno perso laloro specializzazione in quelle tradizionali intensive in manodo-pera, mentre i Paesi candidati presentano ancora una certa com-petitività in questi ultimi. figura 10

Tale interpretazione viene nuovamente confortata se si consi-dera il commercio disaggregato per la destinazione economica deibeni. Tra il 1996 e il 2003, osserviamo un rafforzamento dei van-taggi comparati dell’Europa centrale relativamente ai beni capitalie una riduzione moderata relativamente ai beni di consumo.Bulgaria e Romania, d’altro canto, dispongono di una dotazionefattoriale che rafforza la loro posizione a livello di beni di consu-mo piuttosto che a livello di beni capitali, che richiedono perso-nale maggiormente qualificato. Inoltre, possiamo definire “verti-cale” una specializzazione in cui un Paese ha vantaggi comparatisolo in alcune fasi di produzione di un settore. Al contrario, la

DOSSIER

11. VANTAGGI COMPARATI PER FASE DI PRODUZIONE, 1996 E 2003(VALORI MAGGIORI DI 1 INDICANO PRESENZA DI VANTAGGI COMPARATI E SPECIALIZZAZIONE COMPARATA)

Beni primari Beni intermedi Beni capitali Beni di consumo1996 2003 1996 2003 1996 2003 1996 2 003

Bulgaria 0,55 0,76 6,17 5,31 0,83 0,78 1,96 3,34Cechia 0,57 0,31 5,73 5,91 1,67 2,73 1,52 1,25Ungheria 0,74 0,35 5,72 5,46 0,81 2,88 2,24 1,51Polonia 0,83 0,49 4,78 5,65 1,37 1,67 2,51 2,37Romania 0,60 0,51 4,80 4,64 0,72 0,85 3,35 4,19Slovacchia 0,34 0,22 5,96 5,47 1,46 2,91 1,67 1,59

Fonte: elaborazioni degli autori su UN COMTRADE

CZ HR PL SK SI EE LV LT NEW BG RM HR NEWEurope 8 Europe 11

ManifatturieroAlimentari, bevande e tabacco - Pres. New - - - - New - New - New -Tessile e prodotti tessili Pres. Lost Pres. Lost Lost Pres. Pres. Pres. Lost Pres. Pres. Pres. Pres.Pellame e prodotti in pelle Lost Lost Lost Pres. Lost Lost - Pres. Lost Pres. Pres. Pres. Lost Legname e prodotti in legno Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres.Mobili, e altri manufatti Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. Pres. New New Pres. New Pres. Pres. Pres.Pasta per fabbricazione della carta, Carta e Stampa - - - Lost Lost - - - - - - - -Carbone, petrolio e prodotti di raffineria Lost Pres. Pres. Pres. - Pres. Pres. Pres. Lost New New Pres. Pres.Chimica e prodotti chimici - - - - - Lost - Lost - Lost - Lost -Gomma e plastica - - - - New - - - - - - - -Altri prodotti minerali non metallici Pres. - Pres. Pres. Pres. Lost - - Lost Pres. Pres. Pres. Pres.Metalli di base e prodotti metallici Pres. Lost Pres. Pres. Pres. Lost Pres. Lost Lost Pres. Pres. - Pres.Macchinari e attrezzature - - - - Pres. - - - - - - - -Meccanica elettrica, elettronica, ecc. New New - - New New - - New - - - NewMezzi di trasporto New Pres. New New New - - - New - - - New

Fonti: WIIW, Unicredit New Europe Research NetworkNota: Pres indica che era presente un vantaggio comparativo prevalentemente nel 1995 e nel 2004. New indica che è stato acquisito nel periodo e Lost che è stato per-duto. I Vantaggi comparativi sono misurati in base alla rilevanza di un settore specifico rispetto alle esportazioni totali del paese, diviso per la rilevanza dello stessosettore sulle importazioni totali del paese.

10. EVOLUZIONE DEI VANTAGGI COMPARATIVI NEI PAESI DELLA NUOVA EUROPA (1995-2004):

135

specializzazione “orizzontale” si verifica quando il paese gode divantaggi comparati in tutte le fasi produttive di un settore. Ilfatto che i beni intermedi costituiscano generalmente un punto diforza delle esportazioni CEE (figura 11), suggerisce una preva-lenza di specializzazione verticale, che implica integrazione con leMNC occidentali.

Tutti questi dati rivelano un chiaro schema di evoluzione: lacompetitività dell’Europa centrale a livello di beni tradizionali(quali moda e cura della persona) si sta sostanzialmente indebo-lendo e si sta spostando verso l’Europa orientale. Viene sostituitada crescenti vantaggi comparati in settori più avanzati dove rive-stono un ruolo di assemblatori, come testimoniato dalla contem-poranea specializzazione in esportazioni e importazioni e dainotevoli vantaggi comparati nel campo dei beni intermedi (figura12). In altre parole, i Paesi CEE sono diventati una parte inte-grante del sistema di produzione europeo; in molti casi sonoaddirittura centri fondamentali di certi processi di produzione.

Tale integrazione solleva alcune domande circa la sostenibilitàdi questo modello di interdipendenze produttive: si tratta di ungioco a somma zero, in cui le produzioni basate sulla manodoperasi spostano dai vecchi ai nuovi membri e quindi ai Paesi candida-ti, senza un effetto di ricchezza generalmente positivo? Fino almomento, è impossibile affermare ciò, dato che questo trasferi-mento consente alle imprese provenienti dai vecchi membri UEdi migliorare la loro redditività e di concentrarsi maggiormentesu operazioni più avanzate. Tuttavia, mentre il trasferimento diattività a basso costo procede verso Est (dall’Europa centrale aquella orientale e anche più lontano), sia i nuovi membri, sia iprossimi candidati necessitano sempre più di trovare vantaggicomparati più stabili che non siano basati unicamente sui bassicosti; altrimenti la continua integrazione di economie emergenti(quali Ucraina e Balcani meridionali) potrebbe danneggiarli.

Ciò potrebbe contribuire a una posizione negativa dei nuovimembri nei confronti di ulteriori allargamenti. Anche per loro, laStrategia del Consiglio di Lisbona diventa un imperativo: così

12. VANTAGGI COMPARATI NELLE ESPORTAZIONI DI ALCUNI SETTORI, 1996 E 2003(VALORI MAGGIORI DI 1 INDICANO PRESENZA DI VANTAGGI COMPARATI E SPECIALIZZAZIONE INTERNAZIONALE)

Tessile abbigliamento Calzature Macchinari Elettrodomestici Autoveicoli1996 2003 1996 2003 1996 2003 1996 2003 1996 2003

BENI INTERMEDIARIBulgaria 1,10 1,24 8,32 16,67 0,76 0,96 0,29 0,59 0,09 0,09Cechia 1,37 1,29 3,74 1,25 1,86 1,87 1,72 1,07 1,37 2,73Ungheria 0,54 0,53 8,90 2,33 0,96 0,97 1,65 2,50 1,05 1,61Polonia 0,51 0,58 3,48 1,48 0,83 0,95 0,50 1,61 0,40 1,62Romania 0,56 0,79 25,32 33,75 1,12 1,10 0,06 5,40 0,41 0,86Slovacchia 1,33 0,90 2,27 5,01 1,36 1,38 1,39 0,60 1,74 3,40BENI FINALIBulgaria 1,00 3,72 1,51 2,36 0,33 0,19 0,15 1,09 0,06 0,03Cechia 0,57 0,40 1,24 0,25 0,57 0,66 0,43 0,51 0,66 0,81Ungheria 1,50 0,65 1,68 0,83 0,31 0,29 2,02 1,79 0,20 0,41Polonia 1,68 0,87 0,97 0,56 0,27 0,26 0,64 1,89 0,50 0,56Romania 3,12 4,34 3,76 7,58 0,17 0,13 0,36 0,65 0,12 0,05Slovacchia 0,62 0,65 1,75 2,04 0,34 0,24 2,08 1,80 0,54 1,89

Fonte: elaborazioni degli autori su UN COMTRADE

136

come e insieme ai vecchi membri devono necessariamente favori-re un’Economia basata sulla conoscenza capace di svilupparesempre più attività basate sulla ricerca, in modo da diventareattrattiva e competitiva nel lungo termine. È presto per dire se unapproccio comune sia adeguato sia alle economie in transizione,sia ai vecchi membri .

È d’altra parte evidente che, al fine di fronteggiare anche lesfide provenienti dall’integrazione dell’Asia, i membri dell’UEdevono sfruttare tutte le possibili complementarità regionali,altrimenti l’Asia diventerà una meta obbligata come mercato disbocco e per le opportunità di profitto per le MNC europee, cosache creerà profonde difficoltà per nuova e vecchia Europa.

La sfida a lungo termine – l’adesione all’EMU e la crescita continuaUna pietra miliare dell’integrazione economica dei Paesi dellaNuova Europa nell’Unione Europea è rappresentata dalla loroadesione all’EMU. Col tempo, i Paesi candidati devono entrare inEurozona. Fino a ora, soltanto la Slovenia e le RepubblicheBaltiche hanno manifestato l’intenzione di farlo in anticipo, men-tre gli altri Paesi sono propensi a procrastinare questo passo.Ciononostante, mentre la Slovenia soddisfa i criteri (e aderirà nel2007), le Repubbliche Baltiche hanno problemi relativi ai criteridi inflazione. L’Estonia ha spostato la data prevista per l’adesionedal 2007 al 2008 (e sono possibili ulteriori ritardi), la Lettoniaconferma la data del 2008, mentre la Lituania ha già chiesto diaderire all’EMU, nonostante un’inflazione lievemente superioreal livello soglia e con una tendenza al rialzo, cosa che ha determi-nato per ora un segnale rosso. Tra gli altri Paesi, la Slovacchiasembra essere prima per quanto riguarda la convergenza, con unacredibile data prevista per l’ingresso nell’EMU fissata per il 1°gennaio 2009. La Repubblica Ceca dovrebbe seguire immediata-mente, mentre Ungheria e Polonia segnano il passo.

In seguito all’adesione all’EMU, i Paesi dell’allargamento silibereranno del rischio del tasso di cambio e dovrebbero godere oconsolidare un premio sostanzioso in termini di rischio Paese e ditassi di interesse bassi e stabili – tutti fattori che favoriscono lacrescita. Tuttavia, vi saranno alcune sfide da affrontare, quali ilmantenimento sotto controllo dell’inflazione per evitare un sur-riscaldamento dell’economia, il mantenimento della sostenibilitàfiscale, nonostante la possibilità di riforma del Patto di stabilità ecrescita (SGP), e il fatto di vivere in un’area nella quale la politicamonetaria sarà orientata più verso il cuore dell’Europa che nonverso i paesi periferici. Tutte queste sono sfide fondamentali darisolvere, al fine di garantire che l’integrazione nell’EMU noncomporti come effetto collaterale la fine del processo di conver-genza reale.

Inoltre, la questione della similitudine del commercio e dellestrutture produttive è molto importante nella prospettiva dell’a-desione all’EMU dei Paesi CEE. Infatti, in base alla teoriadell’Area Valutaria Ottimale, una politica monetaria comunedovrebbe essere tanto più efficace quanto più i Paesi sono similiin termini di ciclo economico e, di conseguenza, quanto più sonoesposti a shock comuni. Ciò è importante per qualunque decisio-ne relativa all’abbandono della flessibilità del tasso di cambio.Pertanto, anche se tale similitudine non è richiesta esplicitamente

DOSSIER

137

dai criteri di Maastricht o di Copenhagen, una certa convergenzareale anche in termini di strutture produttive sembra auspicabile.Per quanto riguarda il commercio, abbiamo già indicato una cre-scente similitudine: che l’Europa occidentale stia influendo sullastruttura economica dei Paesi dell’Europa orientale è testimonia-to dal volume crescente di affari e relazioni tra queste aree, cosache ha portato i Paesi CEE a divenire sempre più integrati conl’UE-15, come indicato dalla correlazione tra cicli economici(figura 13). La maggior parte dei nuovi membri, specialmenteUngheria e Slovenia, sembra fortemente allineata al ciclodell’UE-15, mentre Lettonia e Lituania sembrano meno sincro-nizzate. Anche i quattro Paesi candidati non sembrano esseretroppo integrati con i vecchi membri. Questo risultato è moltointeressante in quanto evidenzia i problemi relativi alla fattibilitàdi una politica economica comune per paesi caratterizzati da ciclieconomici differenti.

Come già detto, tuttavia, una volta nell’EMU la sfida reale peri Paesi CEE sarà di mantenere dinamismo e competitività, indi-pendentemente da una piena integrazione nel sistema UE. Ineffetti, l’Unione soffre di una persistente stagnazione, general-mente definita eurosclerosi. Per i nuovi membri, più poveri, ilrischio di convergere verso una crescita economica bassa e versola stagnazione è reale e determinerebbe un’evoluzione preoccu-pante. Ciò che alcuni analisti definiscono eurosclerosi prematurarappresenta un risultato potenzialmente possibile per questi paesispesso caratterizzati negativamente – come i vecchi membri – darigidità e burocrazia a livello istituzionale, ampie dimensioni deigoverni in alcuni casi, invecchiamento demografico, alto livello didisoccupazione e bassi tassi di occupazione.

Tutti questi problemi sottolineano la necessità di riforme fortie coraggiose. Paradossalmente, alcuni pensano che soltanto una

13. CORRELAZIONE DEL CICLO IPI DI OGNI SINGOLO PAESE CON IL CICLO IPI DELL’UE-15 (GEN. 1990 – FEB. 2006)

Nota: UE 15: FR = Francia, IT = Italia, DE = Germania, ES = Spagna, SE = Svezia, AT = Austria, BE = Belgio, DK = Danimarca, LU = Lussemburgo, GR = Grecia, IE = Irlanda, FI =Finlandia, NL = Olanda, UK = Regno Unito, PT = Portogallo. UE 8: HU = Ungheria, SI = Slovenia, PL = Polonia, SK = Slovacchia, CZ = Repubblica Ceca, EE = Estonia, LV = Lettonia,LT = Lituania. C4: BG = Bulgaria, RO = Romania, HR = Croazia, TK = Turchia.Fonte: UniCredit New Europe Research Network

1,00

0,75

0,60

0,25

0,00

0,25 FR HU IT DE ES SE AT BE DK LU SI EE GR CZ PL BG SK IE FI NL LV UK TK RO LT HR PT

UE 15UE 8 Candidati (4)

Media UE 15 = 0,77

C4=0,33

Nuova UE 8 = 0,64

138

“crisi” possa salvare l’Unione Europea, in quanto soltanto dopouno shock potrebbe essere in grado di superare i propri problemistrutturali, cominciando a ricostruire tutto “da zero”. Sebbenenon condividiamo un punto di vista così pessimistico, riteniamoche sia necessario un grande impegno verso l’avanzamento delleriforme e la ricerca di soluzioni innovative.

A parte le soluzioni indicate dalla Strategia di Lisbona, a cuiabbiamo già fatto riferimento, la ricerca di una produttività piùelevata richiede riforme approfondite delle istituzioni pubbliche,delle infrastrutture pubbliche e dell’istruzione, riforme che sareb-bero di più vasta portata se applicate a livello continentale. Inuovi membri dovrebbero anche cercare di entrare a far parte disettori di Cooperazione paneuropea quali energia, trasporti ealtre infrastrutture, ambiente, tecnologie di informazione ecomunicazione (TIC), ricerca e telecomunicazioni; non soltantocon un ruolo subordinato, per evitare di diventare soltanto l’offi-cina della vecchia Europa.

Beneficiare appieno dell’UEIl bilancio dell’UE – e, di conseguenza, i fondi UE relativi – rap-presentano uno degli argomenti di discussione più controversi.Negli ultimi 15 anni, circa 28 miliardi di euro – il 6,9% del bilan-cio UE – sono stati trasferiti alla nuova UE-10. Questa cifra supe-ra il loro contributo al PIL nell’Unione (4,7%), il che mette inevidenza l’impegno dei Paesi più ricchi dell’UE ad aiutare i vicinipiù poveri. Tuttavia, questo esborso sarebbe stato persino piùsostanzioso qualora i nuovi membri fossero stati in grado diassorbire tutti i fondi assegnati. Considerando che per il periodo2007-2013, in situazione di assorbimento completo dei fondi, siprevede che il contributo netto per i nuovi membri verrà quasi

_L’allargamento ha messo in evidenza una se-

rie di difficoltà di cui l’Unione risente: man-

canza di politica fiscale, troppe decisioni pre-

se su base nazionale, strategie finanziate con

priorità non ottimali e un sistema di gover-nance complesso e inefficace. Sopra, la ceri-

monia ufficiale per l’ingresso in Europa di Ro-

mania e Bulgaria

Gra

zia

Ner

i_A

FP

139

triplicato, dall’1% del loro PIL, nel 2004-2006, al 3%, è richiestoun grande impegno per stimolare le attività strategiche per losviluppo economico.

La strategia dei nuovi membri si è generalmente concentrata suldare priorità a tutte quelle esperienze in grado di ottenere un cofi-nanziamento UE. Ma, come già detto, dato il ruolo rilevante che ifondi UE possono rivestire nell’aiutare questi Paesi ad accelerare ilprocesso di recupero, i nuovi membri sono invitati a concentrarsi dipiù sulla qualità delle spese, al fine di migliorare la capacità di assor-bimento, che dipende dalla capacità di proporre progetti validi.Secondo questa prospettiva, è opportuno insistere sulla necessità dispostare i fondi strutturali verso il finanziamento di progetti indu-striali e di ricerca cooperativa più avanzati, secondo l’esperienzairlandese – sicuramente un esempio di convergenza riuscita.

Il successo del processo di integrazione dipende fortementeanche dalla realizzazione tempestiva del libero movimento dellamanodopera. Nonostante sia uno dei principi alla base dell’UE,alcuni dei vecchi membri UE hanno ritenuto che una rapida libe-ralizzazione avrebbe potuto generare rischi per la loro strutturasociale interna. Pertanto, hanno ottenuto l’approvazione degliAccordi Transitori (TA), che consentono deroghe limitate da que-sto principio per un periodo temporaneo, in base alla formula“2+3+2”, che significa che, entro il 30 aprile 2011 – 7 anni dopol’ingresso – i TA con gli 8 nuovi membri termineranno irrevoca-bilmente. Nel frattempo, tuttavia, vecchi e nuovi membri possonoadottare restrizioni temporanee al libero movimento di individui,restrizioni che possono essere riviste o 2 anni dopo l’ingresso (30aprile 2006) o 3 anni dopo questa data (30 aprile 2009). Entro il30 aprile 2009, tuttavia, nessun Paese dovrebbe mantenerli invigore, salvo un’ulteriore estensione di altri 2 anni attivabile solo

_L’Unione Europea, prima di pronunciarsi su

ulteriori allargamenti (in primis il contrastato

ingresso della Turchia), deve definire la pro-

pria strategia futura. Scegliere tra essere

un’associazione di Paesi vecchi e ricchi che

detengono il monopolio del termine Europeo

o un’unione politica e geografica

Gra

zia

Ner

i_A

FP

140

per seri problemi al mercato del lavoro locale derivanti dalla libe-ralizzazione della manodopera.

Da maggio 2004, tra i Paesi dell’UE-15, Irlanda, Svezia eRegno Unito non hanno applicato restrizioni – sebbene il RegnoUnito abbia adottato uno schema di Registrazione dei lavoratori– ottenendo, fino a ora, risultati positivi. A maggio 2006 ancheSpagna, Finlandia, Portogallo e Grecia hanno eliminato le restri-zioni alla mobilità della manodopera. Invece Belgio, Danimarca,Francia, Italia, Olanda e Lussemburgo, le hanno soltanto limitate.Solo Germania e Austria hanno mantenuto una posizione moltorigida. Tale decisione deve essere confrontata con il fatto chel’impatto della liberalizzazione del mercato del lavoro è probabil-mente sopravvalutato: in quasi tutti i paesi dell’UE-8, sebbeneancora elevati, i tassi di disoccupazione sono in discesa, il cheindica un abbassamento delle pressioni al trasferimento dei lavo-ratori. Inoltre, l’evidenza non sembra confermare che le restrizio-ni della manodopera abbiano realmente funzionato: generalmen-te tendono a favorire il lavoro nero nei Paesi che le adottano.

Pertanto, un atteggiamento di maggiore apertura da parte deivecchi membri è auspicabile. Tuttavia, riteniamo che sia necessa-rio impegnarsi maggiormente in questa direzione, in quanto lamobilità della manodopera potrebbe rappresentare una dellerisorse più valide per consentire all’Europa, nel lungo termine, dimigliorare le sue performance economiche. Il perseguimento diun’allocazione ottimale delle risorse lavorative favorirebbe la cre-scita della produttività e una migliore posizione a livello di com-petitività mondiale. Molti argomenti sostengono l’impatto positi-vo del libero movimento della manodopera: l’evidenza suggerisce

DOSSIER

141

che i lavoratori membri dell’UE-8 rivestono un ruolo comple-mentare nella forza lavoro nazionale dell’UE-15 – essendo impie-gati in attività caratterizzate da livelli di istruzione media, per lequali c’è evidenza di una carenza di offerta di manodopera. Uneffetto positivo è visibile anche nella posizione fiscale dei Paesidell’UE-15, dato che questi individui, regolarmente impiegati,contribuiscono alla riscossione delle imposte.

Commenti finaliLe prospettive di allargamenti futuri sono chiaramente legate alladefinizione stessa del Futuro dell’Europa. L’Unione deve matura-re un’idea chiara del proprio futuro, decidendo se vuole essere unclub di Paesi vecchi e ricchi che detengono il monopolio del ter-mine Europeo o un’unione politica e geografica, e deve adattarela sua governance al ruolo che decide di rivestire.

L’allargamento ha messo in evidenza una serie di difficoltà dicui l’Unione risente: mancanza di politica fiscale, troppe decisioniprese su base nazionale, strategie finanziare con priorità non otti-mali e un sistema di governance complesso e inefficace.Procrastinare ulteriori allargamenti non risolverebbe tali proble-mi, ne procrastinerebbe invece la soluzione. L’Unione Europea,d’altra parte, invece di decidere se proseguire o no con ulterioriallargamenti, dovrebbe per prima cosa chiarire la propria strate-gia futura e quindi – in base a questa strategia – definire il per-corso da seguire per ulteriori allargamenti. .

Pertanto la questione relativa a quando e come l’UnioneEuropea possa crescere ulteriormente si riduce a come e quandol’Unione definirà la propria prospettiva per il futuro.

Oly

com

142

DOSSIER

■ In Bosnia ed Erzegovina, il processo di transizione, vale a dire laformazione di istituzioni e strutture principali necessarie per un’eco-nomia di mercato funzionante, non è ancora completo. La situazionepuò essere attribuita non solo a un inizio tardivo del processo, maanche a condizioni politiche complesse che fanno sì che la comunitàinternazionale, vale a dire l’UE, disponga di propri rappresentanti trale autorità politiche e della sicurezza.■ In tali circostanze, viene registrata annualmente una solida cre-scita del PIL di circa il 5-6%, l’inflazione è bassa e la stabilità deltasso di cambio viene garantita tramite il meccanismo del currencyboard. Il flusso di IDE nei settori bancario e industriale ha consentito

un graduale recupero di produzione ed esportazioni, come pure unincremento nell’offerta di credito e tassi di interesse inferiori. Tuttavia,la domanda sostanziale di importazione di beni capitali e di consumoha comportato un deficit insostenibile del conto corrente e la dipen-denza dall’assistenza finanziaria estera. Seppure l’economia goda diuna solida crescita, resta sempre caratterizzata da un tasso di disoc-cupazione elevato e da un’ampia proporzione di settore informale. Lariforma del sistema fiscale ha contribuito a stabilire un equilibrio rela-tivo nell’ambito delle finanze pubbliche, tuttavia il sistema restaappesantito da importi sostanziosi di debito interno.

BOSNIA - ERZEGOVINAdi Zarko Miljenovic

POTENZIALE PAESE CANDIDATO PER L’UE

Area 51.129 km2

Popolazione (2005) 3,8 mln Capitale SarajevoValuta Marco convertibile, 1 EUR = 1,96 BAMPIL, mld € (2005) 7.2PIL pro capite (2005) €1,897

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s B2/StabileS&P’s -Fitch -

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2004)

INDICATORI DI BASE

■ Le relazioni con l’UE si svolgono nel contesto dell’accordo di partena-riato con l’UE e sono stati registrati progressi significativi in tutte learee. Di conseguenza, alla fine del 2005 è stata presa la decisione di av-viare le trattative per un Accordo di stabilità e associazione. Si prevedeche ciò creerà le pre-condizioni per un ulteriore rafforzamento del com-mercio e di altri legami con l’UE e faciliterà il processo di transizione e diadeguamento agli standard dell’UE.■ Mentre l’adesione all’UE è possibile soltanto nel lungo termine e re-sta comunque incerta, legata com’è alla capacità di assorbimento del-l’Unione, le prospettive dell’ingresso nell’UE che si sono aperte per laBosnia Erzegovina e per altri Paesi dell’Europa sud-orientale, sarannonel frattempo rafforzate tramite la cooperazione di questi Paesi nell’am-bito della zona di commercio libero che dovrebbe essere istituita entro lafine del 2006. Questo, assieme a cambiamenti istituzionali, che dovreb-bero garantire uno stato più funzionale, dovrebbe dare un forte slancioall’ingresso nell’UE. In questo contesto, le riforme mirate all’accelera-

zione della ristrutturazione e privatizzazione delle imprese, migliorandole capacità amministrative dello Stato e il clima economico generale,dovrebbero attrarre IDE nei settori manifatturiero, dell’energia, delle co-struzioni, dei trasporti e comunicazioni, del commercio, del turismo edelle finanze. Assieme al miglioramento generale dell’infrastruttura fi-sica e del funzionamento del settore non commerciale necessario perun’economia di mercato funzionante, ciò incrementerà la capacità diesportazione dello Stato. Inoltre, la ristrutturazione del settore agricolo el’osservanza degli standard ambientali in questa fase dell’ingresso nel-l’UE, con l’assistenza finanziaria dei fondi europei, faciliterà la neces-saria armonizzazione con le rilevanti politiche dell’UE in tali aree.■ Da notare anche che la conclusione dell’Accordo di stabilità e asso-ciazione, prevista per il 2007, e i progressi ottenuti nella sua attivazionecreeranno le pre-condizioni necessarie per il miglioramento del ratingdel Paese.

4,7 Costruzioni

22,19 Industria 61,5 Servizi

11,7 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 5,5 3,5 6,0 5,5 5,7Conto corrente/PIL -21,2 -24,5 -22,4 -22,5 -20,0%CPI a/a,media 0,3 0,6 0,4 3,6 4,0BAM/EUR, eop 1,96 1,96 1,96 1,96 1,96Bilancio fiscale/PIL -3,7 -1,3 1,8 0,1 0,3

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■ In qualità di Paese facente parte della seconda ondata di ingressi nel-l’UE, la Bulgaria ha beneficiato di una solida crescita economica sin dallafine della crisi finanziaria del 1997. Tuttavia, il modello di crescita eviden-zia una notevole frattura tra il contributo positivo della domanda interna eil contributo negativo delle esportazioni nette.■ L’adozione della tariffa doganale comune all’atto dell’ingresso nell’UEavrà probabilmente un impatto relativamente ben pronunciato sul volumecommerciale, date le dimensioni dei settori dell’agricoltura, dell’alimen-tazione e delle bevande in Bulgaria. Similmente, all’ingresso nel mercatounico, i vantaggi della Bulgaria come destinazione a basso costo divente-ranno più trasparenti a livello internazionale, comportando così un effettofavorevole sull’afflusso di capitali esteri. I settori che trarranno maggiorivantaggi dall’ingresso nell’UE saranno quelli dell’energia, dei macchina-ri, delle apparecchiature elettriche e ottiche e della produzione di materia-li per la fiorente industria delle costruzioni.■ L’inflazione è relativamente elevata, prevalentemente a causa dell’ar-monizzazione delle tariffe doganali richiesta per l’ingresso nell’UE. Nono-stante l’innalzamento della domanda interna, tuttavia, i determinantichiave dell’inflazione si trovano nel settore dell’offerta. Riteniamo che leaspettative a lungo termine relative all’inflazione siano ben giustificate e,pertanto, prevediamo un rallentamento nelle dinamiche dei prezzi nellaseconda metà del 2006 e un ulteriore rallentamento nel 2007/2008. Nel

contesto della già molto severa politica fiscale e monetaria, misure strut-turali di lungo termine rivestiranno un’importanza chiave per ridurre l’in-flazione a livelli più vicini a quelli richiesti da Maastricht. Nell’ambito delcurrency board i tassi di interesse mostrano un collegamento minimo conl’inflazione. Invece, flussi imponenti di capitali esteri e l’incremento deiprestiti forniti dalle banche locali hanno comportato una veloce riduzionenel costo della raccolta di capitale. Anche la prospettiva è favorevole. Itassi di interesse continueranno a favorire gli investimenti, a loro volta po-sitivamente influenzati dall’adozione dell’euro nel 2010-2011.■ Nel 2005 è stato assegnato alla Bulgaria lo stato di investment grade.Nel contesto attuale di valutazioni relativamente basse esiste tuttavia ilpotenziale per un miglioramento futuro. Gli innalzamenti del rating di cre-dito dipenderanno prevalentemente dall’attivazione riuscita delle misurestrutturali a lungo termine mirate al miglioramento del clima economico edella concorrenza.■ In retrospettiva, la Bulgaria registra risultati relativamente modesti intermini di utilizzo dei fondi UE erogati prima dell’ingresso, fondi che si pre-vede raggiungeranno la cifra di 1.280 milioni di euro nel periodo 2004-2006. Una notevole differenza di reddito rispetto all’UE e un settore agrico-lo di considerevoli dimensioni hanno consentito alla Bulgaria di otteneredall’UE nel periodo 2007-2013 un pacchetto finanziario netto valutato su-gli 11.222 milioni di euro o pari a circa il 4% del PIL previsto.

BULGARIAdi Kristofor Pavlov

PAESE ENTRANTE NELL’UE (Entrata prevista nell’UE 2007 - Entrata prevista nell’EMU 2001)

Area 110.994 km2

Popolazione (2005) 7,7 mln Capitale SofiaValuta Lev, 1 EUR = 1,96 BGNPIL, mld € (2005) 21,4PIL pro capite (2005) € 2.779

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s B2/StabileS&P’s BBB/PositivoFitch BBB/Stabile

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 4,9 4,5 5,7 5,5 5,5% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA 0,8 -4,9 -1,9 -5,8 -4,0Conto corrente/PIL -5,6 -9,2 -5,8 -11,8 -10,5Inv. Diretti Estero/PIL 5,9 10,5 11,7 8,3 10,0Tasso disoccupazione, eop 16,3 13,5 12,2 10,7 10,2%CPI a/a,media 5,8 2,4 6,2 5,0 7,1BGN/EUR, eop 1,96 1,96 1,96 1,96 1,96TASSO INTERESSE BASE BASIC INTEREST RATE, EOP 3,4 2,7 2,4 2,1 2,7Bilancio fiscale/PIL -0,6 0,0 1,7 2,3 3,0Debito pubblico/PIL 48,2 39,9 33,1 24,3 17,0

CONVERGENZA UE E EMU

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

INDICATORI DI BASE

■ I sentimenti locali verso l’UE sono molto positivi. Il processo di in-gresso nell’UE viene considerato fonte di incentivo e struttura per leriforme necessarie per garantire la prosperità della società bulgara ne-gli anni a venire.■ La garanzia dello stato di diritto e specialmente la lotta ai livelli ele-

vati di corruzione e di crimine organizzato costituiscono le mosse più im-pegnative in vista dell’ingresso nell’UE nel 2007, mentre l’inflazionesembra essere l’obiettivo più difficile per quanto riguarda le aspirazionidella Bulgaria verso l’EMU.

30,4 Industria

60,3 Servizi

9,3 Agricoltura,forestale

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DOSSIER

■ Sviluppi politici, piuttosto che fattori economici, hanno determinatol’avvio della convergenza della Croazia con l’UE. In effetti, i colloqui for-mali per l’ingresso sono stati avviati soltanto nell’ottobre 2005, nono-stante il solido ambiente economico della Croazia e i suoi stretti legamicon l’UE. Si prevede che il processo venga finalizzato entro la fine deldecennio. ■ In Croazia, il settore privato costituisce il 70-80% della parte di eco-nomia relativa al mercato. La crescita del PIL ha raggiunto un solidotasso posizionato attorno al 4%, l’inflazione viene mantenuta a livellibassi e il tasso di cambio rimane stabile. L’economia è caratterizzata daun livello elevato di apertura, con il commercio prevalentemente orien-tato verso l’UE, grazie a fattori geografici e a un regime di commerciopreferenziale nell’ambito dell’esistente Accordo di stabilità e associazio-ne. Come conseguenza di un considerevole flusso di IDE, prevalente-mente provenienti dall’UE e associati alle privatizzazioni, gli attori stra-nieri hanno stabilito una forte presenza, principalmente nei settori ban-cario e delle telecomunicazioni, come pure in alcuni rami dell’industriamanifatturiera (distillerie, cemento, prodotti chimici e industria delpetrolio). Il turismo, uno dei settori economici più importanti, è anch’es-

so orientato verso l’UE come mercato di origine principale.■ Inoltre, una cooperazione più forte nella regione dell’Europa sud-orientale è prevista tramite l’istituzione di una zona di commercio libe-ro entro la fine del 2006. Per la Croazia, un notevole potenziale di flus-so di IDE risiede nei settori di turismo, costruzione di macchinari, indu-stria alimentare e energia.■ Il processo di convergenza reale nel periodo precedente l’adesionecompleta all’UE sarà facilitato da ulteriori cambiamenti nella struttu-ra istituzionale. Inoltre, proseguiranno riforme in corso in una serie disettori economici, con l’assistenza finanziaria per la loro attivazionefornita dai fondi UE (252 milioni di euro assegnati per gli anni 2005 e2006). In questo senso, le aree più complesse, che richiederannoanche un periodo di transizione prima dell’attivazione completa del-l’innovazione, includono agricoltura, protezione ambientale, politicadella concorrenza, vale a dire sussidi e mercato immobiliare. Riformenella pubblica amministrazione e nel sistema giudiziario, per assicu-rare lo stato di diritto, eliminare la corruzione e migliorare le capacitàamministrative, costituiscono alcuni dei prerequisiti più importantiper l’ingresso nell’UE.

CROAZIAdi Zarko Miljenovic

PAESE CANDIDATO UE(Inizio negoziazioni Ottobre 2005 - Entrata prevista nell’UE 2009/10 - Entrata prevista nell’EMU 2012/13)

Area 56.594 km2

Popolazione (2005) 4,4 mln Capitale ZagabriaValuta Kuna, 1 EUR = 7,4 HRK (Dic. 2005)PIL, mld € (2005) 31,0PIL pro capite (2005) € 6,972

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s Baa3/StabileS&P’s BBB/StabileFitch BBB-/Stabile

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

INDICATORI DI BASE

■ Un buon adeguamento fiscale continuerà prevedibilmente neiprossimi anni, cosa che garantirà la sostenibilità delle finanze pubbli-che. A patto che il livello di stabilità monetaria ottenuto venga conser-vato, esso consentirà anche il completamento del processo di conver-genza nominale e la soddisfazione dei criteri di Maastricht perl’introduzione dell’euro. L’introduzione dell’euro è prevista due o tre

anni dopo l’ammissione della Croazia nell’UE.■ Il progresso nella convergenza reale e nominale, assieme alla solidaprospettiva di un’ammissione nell’UE, avrà un impatto positivo sulla fi-ducia dei mercati finanziari. La diffusione del debito diminuirà presumi-bilmente e il rating di credito del Paese migliorerà.

6,6 Costruzioni

24,2 Industria 62,2 Servizi

7,0 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 5,6 5,3 3,8 4,3 3,9% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA -6,7 -1,9 0,4 0,1 -0,2Conto corrente/PIL -8,7 -7,3 -5,1 -6,3 -5,1Inv. Diretti Estero/PIL 4,9 7,0 3,4 4,3 6,0Tasso disoccupazione, eop 14,8 14,3 13,8 13,1 12,9%CPI a/a,media 1,7 1,8 2,1 3,3 3,6HRK/EUR, eop 7,44 7,65 7,67 7,40 7,351W Zibor, eop 2,2 6,1 4,9 4,3 3,8Bilancio fiscale/PIL -5,0 -6,3 -4,9 -4,1 -3,5Debito pubblico/PIL 40,0 41,0 43,5 44,1 43,0

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■ I successi del processo di convergenza con l’UE sono chiaramentevisibili in Estonia, dove un percorso di crescita già in ascesa ha persi-no accelerato dal 2004. Nel 2005 la crescita economica dell’Estoniaha accelerato fino al 9,8%, trainata specialmente da esportazioni einvestimenti. La domanda crescente da parte dei principali partnercommerciali dell’UE, Russia a parte, ha considerevolmente contribuitoa un maggiore incremento delle esportazioni rispetto alle importazioni,determinando un miglioramento della posizione esterna dell’Estonia.■ L’ingresso nell’UE, un clima di investimenti favorevole al mercato,incluso un sistema fiscale semplice con tassi bassi, un ambiente mo-netario stabile e un’infrastruttura migliorata hanno attratto numerosiIDE. Nel 2005, i flussi di IDE si sono triplicati rispetto al 2004, preva-lentemente grazie all’acquisizione delle azioni Hansapank da partedella Swedbank. Imprese svedesi e finlandesi costituiscono gli investi-tori più importanti, mentre finanza, assicurazioni e telecomunicazionisono i settori più interessanti. Di conseguenza, la struttura economicadell’Estonia ha subito un marcato cambiamento, i servizi adesso co-stituiscono due terzi del PIL mentre il settore industriale è stato mo-dernizzato e specializzato, per esempio il settore dell’elettronica.■ La forte crescita economica è stata accompagnata da una costan-te diminuzione della disoccupazione, con un contemporaneo incremen-

to dell’occupazione (prevalentemente nel settore dei servizi). L’infla-zione, invece, a parte un innalzamento eccezionale immediatamentedopo l’ingresso, è stata in seguito mantenuta alta dall’accelerazionedella domanda interna, dagli aumenti amministrativi dei prezzi e daiprezzi del petrolio in ascesa.■ In seguito all’ingresso dell’Estonia nell’UE e il successivo, piutto-sto rapido ingresso in ERM II a giugno 2004, le agenzie di rating inter-nazionale hanno innalzato il rating dell’Estonia. Abbastanza recente-mente, Moody’s ha innalzato la prospettiva dell’Estonia a positiva,mentre Fitch ha affermato che un futuro innalzamento dipende dalladata effettiva di adozione dell’euro.■ Fino alla fine del 2005 il Paese ha utilizzato soltanto il 21% del to-tale pari a 760 milioni di euro dei fondi UE disponibili per il periodo2004-2006. Ma si prevede un miglioramento significativo nel 2006,dato che l’Estonia dispone di uno dei più alti livelli di approvazione diprogetti tra i nuovi membri UE (oltre il 62%). Nell’ambito dei fondistrutturali sono disponibili 371 milioni di euro, di cui circa il 40% perle infrastrutture e lo sviluppo locale. Per il futuro periodo di bilancio2007-2013 saranno a disposizione dell’Estonia 3,4 miliardi di europrovenienti dai fondi strutturali.

ESTONIAdi Patrik Rozumbersky

MEMBRO UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’EMU Maggio 2008/2009)

Area 45.227 km2

Popolazione (2005) 1,3 mln Capitale TallinnValuta Corona estone, 1 EUR = 15,65 EEK PIL, mld € (2005) 10,7PIL pro capite (2005) € 7,950

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s A1/PositivoS&P’s A-/PositivoFitch A/Positivo

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

INDICATORI DI BASE

■ Rispetto dei criteri di Maastricht - Uno dei primi Paesi nel processo diconvergenza con l’UE, l’Estonia ha aderito a ERM II a giugno 2004, impe-gnandosi per una fascia ridotta (conservando di fatto il proprio currencyboard precedente) e mirando a un ingresso per il 2007. A marzo 2006, tut-tavia, il Paese ha dovuto annullare la sua data originaria prevista, a causadelle difficoltà a soddisfare i criteri di Maastricht relativi all’inflazione. Ri-teniamo che la data più probabile per l’adesione all’EMU sia gennaio 2009,dato che la possibilità di soddisfare i criteri di inflazione nel corso del 2007sembra essere molto bassa.

■ Vantaggi/rischi previsti dell’ingresso nell’EMU - Un ritardo nell’ade-sione all’EMU, a meno che non sia prolungato, non dovrebbe avere effetti ri-levanti. D’altro canto, l’ingresso nell’eurozona avrà un impatto positivo sulrating dell’Estonia e sui differenziali del tasso di interesse, fornendo allostesso tempo una mitigazione in termini di rischio percepito relativamenteagli squilibri esterni. Il sostegno pubblico all’ingresso nell’UE in Estonia èrelativamente stabile. Un sondaggio condotto nel primo trimestre del 2006evidenzia un tasso di sostegno del 62% (61% a maggio 2004) e un’opposi-zione pari al 31% (36% a maggio 2004).

7,1 Costruzioni

22,3 Industria 66,6 Servizi

4,0 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 7,2 6,7 7,8 9,8 9,5% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA -2,62 -4,6 -0,6 1,3 0,3Conto corrente/PIL -10,2 -13,0 -12,7 -10,5 -10,0Inv. Diretti Estero/PIL 4,1 9,8 8,2 23,2 15,3Tasso disoccupazione, media 10,3 10,0 9,6 7,9 7,2%CPI a/a,media 3,6 1,3 3,0 4,1 3,5EEK/EUR, eop 15,65 15,65 15,65 15,65 15,653M Tallinn, eop 3,47 2,61 2,41 2,59 3,30Bilancio fiscale/PIL 1,0 2,4 1,5 1,6 1,8Debito pubblico/PIL 5,5 6,0 5,4 4,8 4,0

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DOSSIER

■ La Lettonia sta chiaramente beneficiando del processo di convergenzacon l’UE, registrando una crescita esuberante nel corso dell’ultimo decen-nio. L’ingresso nell’UE è andato di pari passo con una notevole accelerazio-ne della crescita economica, raggiungendo un valore a due cifre nel 2005.La domanda interna si è ulteriormente rafforzata, rimanendo il principalemotore di crescita, prevalentemente a causa dell’accelerazione del consu-mo privato trainato dal credito e da un considerevole risveglio degli investi-menti, grazie a un flusso crescente di IDE sia nel 2004 che nel 2005. Sebbe-ne le esportazioni abbiano registrato un improvviso sviluppo, gli squilibriesterni hanno continuato a peggiorare come risultato delle importazioni in-dotte dalla domanda.■ Trainata da fattori relativi a entrambe domanda e offerta, quali cresci-ta sostenuta dei salari, prezzi del petrolio più elevati, adeguamento di im-poste e prezzi in seguito all’ingresso nell’UE e rapida espansione creditizia,l’inflazione CPI ha subito un’accelerazione significativa nel 2004 e nel2005. In risposta a queste pressioni inflazionistiche e allo squilibrio ester-no, la Banca di Lettonia ha accorciato le redini monetarie in numerose oc-casioni durante gli ultimi due anni. Tuttavia, l’inflazione continua a rappre-sentare l’ostacolo principale per l’EMU.■ Nel periodo immediatamente successivo all’ingresso nell’UE, entrambe

le agenzie di rating Fitch e Standard & Poor hanno innalzato il rating dellaLettonia da BBB+ ad A-. A marzo 2006, Moody’s ha innalzato la previsionedel credit rating LT FC della Lettonia da stabile a positivo, giustificandoquesto passo con le implicazioni creditizie positive associate alla parteci-pazione a ERM II.■ Attualmente, tutti e quattro i fondi strutturali europei (ERDF, ESF, EAGGF,FIFG) sono disponibili per la Lettonia. Per il periodo 2004-2006, sono dispo-nibili circa 625 milioni di euro e le priorità principali sono coesione territo-riale, impresa e innovazione, promozione delle risorse umane e dell’occu-pazione, sviluppo delle aree rurali e della pesca. Dalla fine del 2005, laLettonia ha assorbito il 68,7% dei fondi strutturali disponibili. Risorse fi-nanziarie sono disponibili per la Lettonia anche tramite i fondi di coesioneeuropea (CF) con lo scopo di finanziare progetti di vasta portata relativi ainfrastrutture nei campi della protezione ambientale e dei trasporti. Per ilperiodo 2004-2006 la Lettonia dispone di 520 milioni di euro provenientidai CF. La struttura finanziaria dell’UE per il periodo 2007-2013 garantiscealla Lettonia accesso a circa 5,7 miliardi di euro provenienti dai fondi euro-pei. I fondi strutturali costituiscono il 54,6% dei fondi totali, i fondi di coe-sione il 34% e il fondo sociale europeo l’11,4%.

LETTONIAdi Sándor Gardó

MEMBRO UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’EMU 2009)

Area 64.589 km2

Popolazione (2005) 2,3 mln Capitale RigaValuta Lat, 1 EUR = 0,70 LVL PIL, mld € (2005) 12,7PIL pro capite (2005) € 5.520

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s A2/PositivoS&P’s A/StabileFitch A-/Stabile

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

INDICATORI DI BASE

■ Rispetto dei criteri di Maastricht - Le finanze pubbliche, i tassi diinteresse e il tasso di cambio soddisfano pienamente i criteri di Maastri-cht. Il Paese ha aderito a ERM II a maggio 2005, agganciato all’euro conil tasso “1 Euro = 0,702804 Lat” e un impegno unilaterale - che si preve-de verrà soddisfatto - di limitare il range di fluttuazione del tasso dicambio a +/-1%. La sfida principale è il criterio dell’inflazione. Consi-derato che la diminuzione della pressione dell’inflazione sarà presumi-bilmente graduale, sebbene il governo resti sempre impegnato alla sca-denza originale del 2008 per quanto riguarda l’adesione all’eurozona,un ritardo di uno o due anni sembra probabile.

■ Vantaggi/rischi previsti dell’ingresso nell’EMU - Alla luce degli at-tuali squilibri esterni, vale a dire deficit elevato del conto corrente e de-bito estero in rapida ascesa, l’adesione all’EMU dovrebbe mitigare i ri-schi associati a questi sviluppi avversi. In base a un sondaggio dellaCommissione Europea, la Lettonia è uno dei Paesi maggiormente euro-scettici tra i nuovi membri. Circa metà della popolazione è contraria al-l’idea di un passaggio all’euro. I timori principali della popolazione sonola perdita di identità nazionale e del controllo della politica economica,come pure un’accelerazione dell’inflazione.

6,3 Costruzioni

16,1 Industria 73,8 Servizi

3,8 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 6,5 7,2 8,5 10,2 8,5% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA -0,6 -1,0 -1,4 -1,5 -1,4Conto corrente/PIL -6,6 -8,1 -12,9 -12,5 -12,2Inv. Diretti Estero/PIL 2,7 2,3 4,3 3,1 2,7Tasso disoccupazione, media 12,0 10,6 10,4 8,9 8,0%CPI a/a,media 1,9 2,9 6,2 6,7 5,7LVL/EUR, eop 0,610 0,674 0,703 0,703 0,7033M Rigibor, eop 3,79 4,16 4,40 3,95 4,00Bilancio fiscale/PIL -2,3 -1,6 -1,1 -1,0 -1,5Debito pubblico/PIL 13,5 14,4 14,6 11,9 10,8

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DOSSIER

■ A partire dal 1997 il processo di convergenza con l’UE ha favorito in Litua-nia un modello di crescita in ascesa, con solo due anni di crescita un po’ piùmoderata in seguito alla crisi della Russia. Dopo un’espansione economicaeccezionalmente forte nel 2003, nel 2004 la Lituania è ritornata a un modellodi crescita più sostenibile, ma sempre solido, e ha mantenuto questo impetoanche nel 2005. Il modello di crescita è rimasto più o meno invariato, con ladomanda interna, vale a dire, consumo privato e investimenti, sempre il pila-stro principale della crescita assieme a un recupero delle esportazioni deter-minato principalmente dalla forte domanda globale di materiali grezzi e daiprezzi del petrolio in ascesa. Pertanto, i settori dei trasporti e dell’energia re-stano i settori più competitivi nell’ambito dell’economia della Lituania. D’al-tra parte, alcuni settori, quali l’esuberante industria delle costruzioni o il set-tore dei servizi (per esempio, hotel e ristoranti), stanno già affrontandoalcune difficoltà, a causa della scarsità di manodopera conseguente all’emi-grazione in altri Paesi dell’UE e all’attuale rapido aumento dei salari.■ Dopo un periodo di inflazione molto bassa o persino di deflazione dopo l’in-gresso nell’UE, la Lituania ha subito pressioni inflazionistiche più forti, pre-valentemente risultato dell’adeguamento delle imposte e dei prezzi regolatilegati all’ingresso nell’UE. A causa di vari fattori determinati dalla domandae dall’offerta, questa tendenza al rialzo sta continuando, minando gli sforzidella Lituania di aderire all’EMU il 1° gennaio 2007. La Lituania ha adottatoun regime di tasso di cambio fisso nell’ambito degli accordi con un currencyboard sin dal 1994. A febbraio 2002, la lita è stata agganciata all’euro con untasso di cambio di 1 EUR=3,45280 LTL (precedentemente era agganciata al-

l’USD con un tasso di 1:4). Il Paese ha aderito a ERM II con lo stesso tasso dicambio a giugno 2004, impegnandosi a mantenersi in una fascia di fluttua-zione zero. Dato che la politica monetaria è strettamente collegata a quelladell’eurozona, gli sviluppi del tasso di interesse riflettono da vicino quelli nel-l’area dell’euro.■ Poco dopo l’ingresso della Lituania in ERM II il 28 giugno 2004, l’agenziadi rating Fitch ha innalzato il rating del Paese da BBB+ a A-. Dopo la valuta-zione positiva delle prospettive a febbraio 2005, a dicembre 2005 Standard &Poor ha innalzato il rating LT FC della Lituania da A- ad A, in seguito alla pru-dente politica fiscale del Paese, alle brillanti prospettive di crescita e all’im-minente adesione all’EMU.■ La Lituania ha deciso di assegnare l’assistenza fornita dai fondi struttu-rali UE a 5 aree chiave prioritarie: infrastruttura sociale ed economica, risorseumane, settore produttivo e dei servizi, agricoltura, sviluppo rurale e pesca eassistenza tecnica. Per il periodo 2004-2006, circa 900 milioni di euro sono adisposizione della Lituania. Entro la fine del 2005, era stato utilizzato il 48%dell’assistenza finanziaria disponibile ed era stato pagato il 10% circa ai be-neficiari finanziari. Al fine di attivare i progetti di investimento nelle aree deitrasporti e dell’ambiente la Lituania può anche assorbire l’assistenza dell’UEtramite il fondo di coesione. Il totale fornito alla Lituania dai fondi di coesioneper il periodo 2004-2006 ammonta a 610 milioni di euro. In base alla nuovastruttura finanziaria dell’UE, i fondi assegnati alla Lituania per il periodo2007-2013 dovrebbero ammontare a un totale di 10,7 miliardi di euro.

LITUANIAdi Sándor Gardó

MEMBRO UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’EMU 2008-2009)

Area 65.301 km2

Popolazione (2005) 3,4 mln Capitale VilniusValuta Lita, 1 EUR = 3,45 LTL PIL, mld € (2005) 20,6PIL pro capite (2005) € 6.016

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s A3/*+S&P’s A/stabileFitch A-/positivo

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

INDICATORI DI BASE

■Rispetto dei criteri di Maastricht - In qualità di uno dei Paesi favoriti nelprocesso di convergenza con l’EMU, la Lituania soddisfa tutti i criteri a ecce-zione dell’inflazione che, a metà del 2006, ha superato il livello soglia dello0,2%. La Lituania ha ufficialmente chiesto di aderire all’EMU a metà marzo2006, suggerendo che l’UE potrebbe fare un’eccezione. Tuttavia, nel rapportorelativo alla possibilità del Paese di adottare l’euro, pubblicato il 16 maggio2006, la Commissione UE ha respinto la domanda della Lituania. La Lituaniadesidera discutere l’argomento al vertice UE di giugno 2006. La decisone fi-nale verrà presa dal Consiglio UE a luglio. Un “no” definitivo potrebbe ritarda-re l’adozione dell’euro in Lituania persino di oltre un anno.■Vantaggi/rischi previsti dell’ingresso nell’EMU - Si ritiene che l’ingresso

nell’eurozona migliorerà la posizione di rischio esterno del Paese, caratteriz-zata, nel lungo termine, da un deficit insostenibile del conto corrente e un de-bito estero in rapida ascesa. La percezione pubblica relativa all’adozione del-l’euro è diventata recentemente più negativa. Mentre in base a un sondaggiocondotto dalla Commissione Europea nel 2004, soltanto il 40% della popola-zione era contraria all’introduzione dell’euro, soltanto un anno dopo questovalore ha raggiunto il 60%. Di conseguenza, la Lituania è diventata il Paesepiù euroscettico tra i nuovi Paesi membri. Gli argomenti principali contro l’a-dozione dell’euro sono, come negli altri Stati euroscettici, i timori relativi allaperdita dell’identità nazionale (51%), alla perdita di controllo sulla politicaeconomica (51%) e a un enorme aumento dell’inflazione (71%).

7,5 Costruzioni

25,5 Industria 60,8 Servizi

6,2 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 6,8 10,5 7,0 7,5 6,5% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA -0,4 -0,6 -0,5 -0,5 -0,4Conto corrente/PIL -5,1 -6,8 -7,7 -7,1 -6,8Inv. Diretti Estero/PIL 5,0 0,8 2,3 2,6 2,5Tasso disoccupazione 13,8 12,4 11,4 8,5 7,5%CPI a/a,media 0,3 -1,2 1,2 2,7 2,8LTL/EUR, eop 3,47 3,45 3,45 3,45 3,453M Vilibor, eop 3,41 2,68 2,65 2,54 3,30Bilancio fiscale/PIL -1,4 -1,2 -1,5 -0,5 -1,5Debito pubblico/PIL 22,3 21,2 19,65 18,7 18,3

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149

■ In seguito ai fermenti etnici, la situazione politica è tornata nuovamentestabile grazie all’appoggio politico ed economico dell’Unione Europea. Ciò acontribuito a riportare l’economia su un percorso di crescita continua dopo lasvolta negativa del 2001-2002 seguita allo scoppio della violenza etnica. L’e-conomia ha tuttavia mantenuto la propria base piuttosto limitata, nel sensoche sia la produzione industriale, sia l’industria delle esportazioni sono com-pletamente dipendenti da un numero ristretto di grandi imprese. Cionono-stante, le riforme già in corso hanno contribuito a migliorare l’ambiente eco-nomico e la privatizzazione recentemente avviata, specialmente nell’area delrifornimento energetico, fornirà la base per una crescita sostenuta.■ L’attività in ambito di investimenti greenfield e di investimenti di portafo-glio non è molto pronunciata, date le incertezze relative all’impegno del go-verno verso le riforme. Tuttavia, il fatto stesso che lo Stato candidato venga ri-fiutato potrebbe essere per il momento sufficiente a dissuadere i potenzialiinvestitori dall’impegnarsi in Macedonia. Le prospettive favorevoli di un in-gresso della Macedonia nell’UE e una stabile convergenza verso gli standarddell’UE rendono il Paese sempre più attraente per gli investitori stranieri. Ciòverrà riflesso nel flusso di capitali nel medio termine, sebbene le condizioninon siano ideali, date le dimensioni ridotte del mercato e le infrastrutture sot-tosviluppate.■ La politica del tasso di cambio, allineata all’euro, continuerà a determi-nare lo sviluppo monetario del Paese. Ciò implica che, nonostante la neces-sità di una regolazione delle tasse prima di un possibile ingresso nell’UE, l’in-flazione resterà sotto controllo. Anche il processo di convergenza del tasso di

interesse avrà inizio in Macedonia con l’impatto stabilizzante dell’avvicina-mento all’UE.■ Nel periodo di avvicinamento della Macedonia all’attribuzione dello statodi Paese candidato all’ingresso nell’UE, Standard & Poor ha innalzato il ra-ting della Macedonia di una tacca e, a novembre, Fitch ha assegnato al Pae-se il primo rating. Ciò si è verificato poco dopo la prima, riuscita emissione delprimo Eurobond da parte della Macedonia sul mercato internazionale dei ca-pitali, tramite cui ha guadagnato 150 milioni di euro■ Tra il 1992 e il 2005 l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha usufruitodi sovvenzioni della Commissione Europea pari a 767 milioni di euro. Inoltre,la Macedonia sta beneficiando del Programma regionale CARDS. Entro la finedel 2005, circa 250 milioni di euro sono stati assegnati al fine di sostenere leriforme economiche e la stabilizzazione democratica (implementazione degliAccordi di Ohrid).Circa 900 milioni di euro sono a disposizione della Lituania. Entro la fine del2005, era stato utilizzato il 48% dell’assistenza finanziaria disponibile ed erastato pagato il 10% circa ai beneficiari finanziari. Al fine di attivare i progettidi investimento nelle aree dei trasporti e dell’ambiente la Lituania può ancheassorbire l’assistenza dell’UE tramite il fondo di coesione. Il totale fornito allaLituania dai fondi di coesione per il periodo 2004-2006 ammonta a 610 milio-ni di euro. In base alla nuova struttura finanziaria dell’UE, i fondi assegnatialla Lituania per il periodo 2007-2013 dovrebbero ammontare a un totale di10,7 miliardi di euro.

PAESE CANDIDATO UE(Stato di candidato dal 17 dicembre 2005 - Inizio previsto per le negoziazioni 2004 - Entrata prevista nell’EMU 2012)

Area 25.713 km2

Popolazione (2005) 2,0 mln Capitale SkopjeValuta Dinaro, 1 EUR = 61,2 MKD (Dic. 2005)PIL, mld € (2005) 4,6PIL pro capite (2005) € 2.260

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s -S&P’s BB+/StabileFitch BB/Positivo

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

■ I macedoni sperano moltissimo che l’ingresso nell’UE comporterà un mi-glioramento nelle condizioni di vita. Nei sondaggi condotti recentemente, ol-tre il 90% dei macedoni si è dichiarato a favore dell’ingresso nell’UE.■ I Nell’ambito del Partenariato Europeo, l’UE ha elencato le priorità da af-frontare prima dell’avvio delle trattative per l’ingresso. Oltre a misure per ilrafforzamento della democrazia, che deve in parte essere riflesso nelle elezio-ni parlamentari di luglio, sono le deboli capacità amministrative e giudiziariea dovere essere migliorate. Da un punto di vista economico, la Macedonia de-ve prendere misure per il miglioramento dell’ambiente economico (liberaliz-zazione del mercato, sistema catastale più efficiente, modernizzazione delle

infrastrutture di trasporti e comunicazioni, espansione dell’integrazione re-gionale di mercato del Paese, ecc.). Alla fine del 2006, la Commissione UEanalizzerà i progressi ottenuti e deciderà quando avviare le trattative. In vistadelle sfide che aspettano la Macedonia, è improbabile che le trattative pos-sano cominciare prima del 2008. È inoltre necessario notare che le aspirazio-ni comunitarie della Macedonia possono scontrarsi con lo stress da allarga-mento dell’UE, recentemente reiterato, con l’affermazione che un ulterioreallargamento dell’Unione dovrebbe essere valutato in base alla capacità diassorbimento dell’UE.

7,0 Costruzioni

21 Industria 59 Servizi

13 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 0,9 2,8 4,1 3,8 4,0Conto corrente/PIL -9,5 -3,3 -7,8 -1,5 -4,2Inv. Diretti Estero/PIL 2,1 2,0 2,9 1,8 5,2Tasso disoccupazione, eop 31,9 36,7 37,2 37,3 36,5%CPI a/a,media 1,8 1,2 -0,4 0,5 2,4MKD/EUR, eop 61,0 61,9 62,9 61,2 61,0Tasso interbancario medio ponderato, eop14,36 5,82 8,03 9,35 10,0

Bilancio fiscale/PIL -5,6 -0,7 0,3 0,2 -0,6Debito pubblico/PIL 48,6 44,9 43,0 40,4 39,7

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MACEDONIAdi Walter Pudschedl

INDICATORI DI BASE

150

DOSSIER

■ La Polonia è di gran lunga il più grande nuovo membro dell’UE e ancheun successo, dato che ha assolutamente sperimentato uno “shock da in-gresso positivo”. L’accelerazione della crescita è cominciata prima dell’in-gresso nell’UE, causata da una forte crescita delle esportazioni dopo lasvalutazione della fine del 2003 e le aspettative di aumento dell’IVA dopol’ingresso. Tuttavia, l’inflazione è salita dall’1,6% di febbraio 2004 al 4,6%di luglio, costringendo la Banca centrale ad alzare i tassi di interesse di 125bp tra maggio e agosto. Di conseguenza, la crescita è gradualmente dimi-nuita dopo l’ingresso. Tuttavia, l’incremento delle esportazioni ha avutoun’accelerazione e la bilancia commerciale è migliorata molto oltre le pre-visioni, dimostrando che il Paese era perfettamente in grado di competerecon i produttori dell’UE in condizioni di parità. L’ingresso ha determinatoanche un maggior numero di settori industriali tecnologicamente più avan-zati e un off-shoring di capitali stranieri. La crescita elevata ha comportatoanche un deficit fiscale più basso che, assieme a tassi di interesse più alti,ha comportato rivalutazione, senza danneggiare le esportazioni.■ Da un punto di vista negativo, la disoccupazione elevata è diminuita so-

lo lievemente. Anche gli IDE sono stati deludenti. Hanno avuto un incre-mento che li ha fatti diventare soltanto il 5% del PIL nel 2004 (il valore otte-nuto nel 2001), ma nel 2005 si sono nuovamente abbassati al 2,6% del PIL.Il sostegno finanziario dell’UE è inferiore alle aspettative. A gennaio 2006 ifondi strutturali UE approvati erano il 62,6% dei fondi disponibili per il2004-2006, il che è un valore abbastanza buono. Tuttavia, i pagamenti ero-gati sono stati pari soltanto all’8,2%. Fino a ora, l’impatto più forte dei fon-di si è fatto sentire sull’agricoltura. I pagamenti CAP hanno migliorato la li-quidità e hanno costretto a un adeguamento agli standard UE. In base albilancio dell’UE per il 2007-2013, alla Polonia verranno erogati circa 56,9miliardi di euro provenienti dai fondi strutturali e di coesione.■ Mentre l’effetto dell’ingresso nell’UE era già scontato, un miglioramen-to nel bilancio fiscale ha fatto sì che sia S&P che Fitch migliorassero i lororating (S&P da Negativo a Positivo e Fitch da Stabile a Positivo) tra la se-conda metà del 2004 e l’inizio del 2005. S&P, tuttavia, ad aprile 2006 haabbassato il rating a Stabile a causa dell’incertezza fiscale.

MEMBRO UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’EMU 2011/13)

Area 312.685 km2

Popolazione (2005) 38,2 mln Capitale VarsaviaValuta Zloty, 1 EUR = 3,86 PLN (Dic. 2005)PIL, mld € (2005) 240,7PIL pro capite (2005) € 6.309

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s A2/StabileS&P’s BBB+/StabileFitch BBB+/Positivo

CONVERGENZA EMU

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2004)

■ Euroscetticismo- Esiste più tra i politici che tra il pubblico, che appoggiacaldamente l’UE.■ Rispetto dei criteri di Maastricht - La Polonia ha al momento una delleinflazioni più basse nell’UE e il debito pubblico e i tassi di interesse a lungotermine sono di gran lunga inferiori ai requisiti della convergenza. Tuttavia, ilbilancio fiscale è più alto del requisito del 3% e il governo si oppone a severemisure correttive di sorta. Una forte crescita continua dovrebbe consentire diarrivare al requisito di convergenza del 3% attorno al 2009. L’ingresso nell’E-

MU è dunque possibile nel periodo 2011-2013.■ Vantaggi/rischi previsti dell’ingresso nell’EMU - I principali vantaggiconsistono nell’eliminazione del rischio del tasso di scambio, in un miglioreaccesso ai mercati finanziari globali e in costi di transazione inferiori. I rischiprincipali sono un surriscaldamento dell’economia e, anche, alti livelli di de-bito pubblico, crescita bassa e relativamente alti deficit fiscali presenti neiprincipali Paesi dell’area dell’euro.

6 Costruzioni

25 Industria 64 Servizi

5 Agricoltura, fore-stale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 1,4 3,8 5,3 3,4 5,2% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA 0,5 1,1 -0,8 1,5 -0,3Conto corrente/PIL -2,6 -2,1 -4,1 -1,6 -2,2Inv. Diretti Estero/PIL 2,2 2,1 5,0 2,6 3,4Tasso disoccupazione, eop 20,0 20,0 19,1 17,6 16,1%CPI a/a,media 1,5 0,8 3,5 2,1 1,4PLN/EUR, eop 4,02 4,72 4,08 3,86 3,90Tasso riferimento, eop 6,75 5,25 6,50 4,50 4,00Bilancio fiscale/PIL -3,2 -4,7 -3,9 -2,5 -2,6Debito pubblico/PIL 41,2 45,3 41,9 42,5 43,8

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POLONIAdi Andrzej Bratkowski

INDICATORI DI BASE

151

■ Sviluppi politici, piuttosto che fattori economici, hanno determina-to l’avvio della convergenza della Croazia con l’UE. In effetti, i colloquiformali per l’ingresso sono stati avviati soltanto nell’ottobre 2005,nonostante il solido ambiente economico della Croazia e i suoi strettilegami con l’UE. Si prevede che il processo venga finalizzato entro lafine del decennio. ■ In Croazia, il settore privato costituisce il 70-80% della parte di eco-nomia relativa al mercato. La crescita del PIL ha raggiunto un solidotasso posizionato attorno al 4%, l’inflazione viene mantenuta a livellibassi e il tasso di cambio rimane stabile. L’economia è caratterizzata daun livello elevato di apertura, con il commercio prevalentemente orien-tato verso l’UE, grazie a fattori geografici e a un regime di commerciopreferenziale nell’ambito dell’esistente Accordo di stabilità e associazio-ne. Come conseguenza di un considerevole flusso di IDE, prevalente-mente provenienti dall’UE e associati alle privatizzazioni, gli attori stra-nieri hanno stabilito una forte presenza, principalmente nei settori ban-cario e delle telecomunicazioni, come pure in alcuni rami dell’industriamanifatturiera (distillerie, cemento, prodotti chimici e industria delpetrolio). Il turismo, uno dei settori economici più importanti, è anch’es-

so orientato verso l’UE come mercato di origine principale.■ Inoltre, una cooperazione più forte nella regione dell’Europa sud-orientale è prevista tramite l’istituzione di una zona di commercio libe-ro entro la fine del 2006. Per la Croazia, un notevole potenziale di flus-so di IDE risiede nei settori di turismo, costruzione di macchinari, indu-stria alimentare e energia.■ Il processo di convergenza reale nel periodo precedente l’adesionecompleta all’UE sarà facilitato da ulteriori cambiamenti nella strutturaistituzionale. Inoltre, proseguiranno riforme in corso in una serie di set-tori economici, con l’assistenza finanziaria per la loro attivazione forni-ta dai fondi UE (252 milioni di euro assegnati per gli anni 2005 e 2006).In questo senso, le aree più complesse, che richiederanno anche unperiodo di transizione prima dell’attivazione completa dell’innovazione,includono agricoltura, protezione ambientale, politica della concorren-za, vale a dire sussidi e mercato immobiliare. Riforme nella pubblicaamministrazione e nel sistema giudiziario, per assicurare lo stato didiritto, eliminare la corruzione e migliorare le capacità amministrative,costituiscono alcuni dei prerequisiti più importanti per l’ingressonell’UE.

REPUBBLICA CECAdi Patrik Rozumbersky

MEMBRO UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’UE Maggio 2004)

Area 78.866 km2

Popolazione (2005) 10,2 mln Capitale PragaValuta Corona ceca, 1 EUR = 29,0 CZK (Dic. 2005)PIL, mld € (2005) 98,4PIL pro capite (2005) € 9,617

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s A1/PositivoS&P’s A-/PositivoFitch A/Stabile

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

INDICATORI DI BASE

■ Un buon adeguamento fiscale continuerà prevedibilmente nei pros-simi anni, cosa che garantirà la sostenibilità delle finanze pubbliche. Apatto che il livello di stabilità monetaria ottenuto venga conservato, es-so consentirà anche il completamento del processo di convergenza no-minale e la soddisfazione dei criteri di Maastricht per l’introduzione del-l’euro. L’introduzione dell’euro è prevista due o tre anni dopo

l’ammissione della Croazia nell’UE.■ Il progresso nella convergenza reale e nominale, assieme alla solidaprospettiva di un’ammissione nell’UE, avrà un impatto positivo sulla fi-ducia dei mercati finanziari. La diffusione del debito diminuirà presumi-bilmente e il rating di credito del Paese migliorerà.

7 Costruzioni

31 Industria 62,2 Servizi

7,0 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 1,5 3,2 4,7 6,0 5,7% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA -2,0 -0,4 1,4 4,4 2,8Conto corrente/PIL -5,6 -6,3 -6,0 -2,1 -2,4Inv. Diretti Estero/PIL 11,5 2,3 4,6 9,0 4,7Tasso disoccupazione, eop 9,8 10,3 9,5 8,9 8,4%CPI a/a,media 1,8 0,1 2,8 1,9 2,7CZK/EUR, eop 31,6 32,4 30,5 29,0 28,5Tasso rip. 2 sett., eop 2,75 2,00 2,50 2,00 2,25Bilancio fiscale/PIL -6,8 -6,6 -2,9 -2,6 -3,6Debito pubblico/PIL 28,8 30,0 30,6 30,5 30,8

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DOSSIER

■ La prospettiva dell’allargamento dell’UE ha costituito lo stimolo reale perun efficace rinnovamento dell’economia rumena, determinando un forte im-pegno per la stabilizzazione e le riforme. Il successo del programma di stabi-lizzazione macroeconomica può essere largamente attribuito a ciò. Più recen-temente, la convergenza con l’UE ha favorito una crescita economica stabile,con le dinamiche degli investimenti che cominciano a superare la crescita deiconsumi. Il processo di disinflazione sta procedendo lentamente, prevalente-mente a causa di pressioni dal lato dell’offerta derivanti dall’adeguamentodei prezzi amministrati ai livelli di recupero dei costi e dall’armonizzazionedelle norme tariffarie doganali. Tuttavia, la tendenza al ribasso dell’inflazio-ne ha determinato fino a ora tagli dei tassi di interesse e ha favorito il proces-so di liberalizzazione del conto capitale mentre il tasso di cambio veniva riva-lutato. La convergenza verso i criteri di Maastricht è lenta, ma in seguitoall’adozione dell’anno scorso di una politica monetaria di controllo dell’infla-zione, prevediamo una lotta all’inflazione più aggressiva, nonostante le ulte-riori pressioni che risulteranno dall’ingresso nell’UE.■ La riforma nel settore agricolo sta procedendo con risultati piuttosto mo-desti e, anche se si prevedono risultati notevoli per questo settore, prevalen-

temente in termini di efficienza, i settori dei servizi e dell’industria delle co-struzioni prenderanno respiro e incrementeranno la loro importanza all’inter-no del PIL. La Romania dispone di un buon potenziale di attrazione degli IDE intutti i settori, considerata la manodopera conveniente, la tassazione ridotta,il rating migliorato del Paese, mentre il prossimo ingresso nell’UE costituisceuna garanzia importante per una struttura legale meno volubile.■ La Romania è stata uno dei principali beneficiari dei fondi pre-ingressodell’UE (circa 2 miliardi di euro nel 2004-2006), sebbene abbia incontratoproblemi relativamente all’assorbimento e alla gestione di tali fondi (preva-lentemente per quanto riguarda i fondi SAPARD). Per il periodo 2007-2013, laRomania percepirà circa 25 miliardi di euro in fondi strutturali, ma l’efficien-za nell’utilizzo di questi fondi rimane un problema aperto.■ Negli anni recenti, i progressi ottenuti nel percorso verso l’UE hanno com-portato un gran numero di miglioramenti nel rating, l’ultimo che si registra èil passaggio a investment grade da parte di S&P. L’ingresso futuro crea pro-spettive per ulteriori miglioramenti, sebbene si osservano rischi generati dal-le incertezze collegate alla vulnerabilità della Romania agli shock esterni,conseguenza dell’apertura crescente dell’economia.

PAESE ENTRANTE NELL’UE (Ingresso UE 2007 - Entrata prevista nell’EMU 2012 - 2014)

Area 238.391 km2

Popolazione (2005) 21,6 mln Capitale BucarestValuta Leu, 1 EUR = 3,68 RON (Dic.05) PIL, mld € (2005) 79,26PIL pro capite (2005) € 3.668

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s Ba1/PositivoS&P’s BBB-/StabileFitch BBB-/Stabile

CONVERGENZA EU E EMU

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

■ L’ingresso del 2007 coincide con la conferma da parte della CommissioneEuropea della data prevista di ottobre. I rapporti di maggio richiedono inter-venti in quattro aree critiche restanti: sicurezza degli alimenti, organismi pa-gatori e sistema di controllo nell’agricoltura come pure nel sistema di infor-matizzazione delle imposte.■ I rumeni hanno un approccio positivo nei confronti dell’ingresso nell’UEdel 2007, sebbene ritengano che il Paese non sia ancora pronto per diventareun membro dell’UE (Gallup Poll - marzo 2006). Migliore qualità di prodotti eservizi, aumento delle imposte e maggiore mobilità della forza lavoro sono ri-

tenuti i principali vantaggi derivanti dall’ingresso.■ Il processo di convergenza nominale sta procedendo lentamente, con l’in-flazione CPI annuale che manca di poco il modello di convergenza. Per quan-to riguarda la strategia fiscale, è necessaria una strategia di spesa più chia-ra, da medio a lungo termine, come pure fonti credibili di incremento dellerisorse. Importanti inconvenienti in termini di convergenza reale vengono re-gistrati anche per quanto riguarda corruzione elevata, riforma del servizio ci-vile, sviluppo rurale e migliore capacità di assorbimento dei fondi dell’UE.

7,3 Costruzioni

27,7 Industria 54,9 Servizi

10,1 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 5,1 5,2 8,4 4,1 5,5% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA 0,9 -3,6 -4,5 -5,0 -4,2Conto corrente/PIL -3,3 -5,8 -8,4 -8,7 -9,2Inv. Diretti Estero/PIL 2,5 3,7 8,5 6,6 7,2Tasso disoccupazione, eop 10,2 7,6 6,7 5,8 6,1%CPI a/a,media 22,8 15,3 11,9 9,0 7,8RON/EUR, eop 3,49 4,11 3,97 3,68 3,49Tasso riferimento, eop 20,40 20,41 17,96 7,5 9,5Bilancio fiscale/PIL -2,5 -2,3 -1,2 -0,8 -1,0Debito pubblico/PIL 28,9 25,9 23,1 19,8 18,4

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ROMANIAdi Mihaela Popescu

INDICATORI DI BASE

153

■ Si prevede che la crescita del PIL rimarrà dinamica a un valore di circa il5%, trainata prevalentemente dal settore dei servizi. Tuttavia, nel medio ter-mine l’industria beneficerà dalla migliorata struttura economica (legge sullaconcorrenza, diritti di proprietà terriera, sistema giudiziario migliorato, ecc.).■ Negli ultimi due anni, l’effetto stabilizzante delle riforme legate alla con-vergenza con l’UE, assieme ad alcuni progetti di privatizzazione di grossa en-tità, ha comportato un flusso record di IDE. L’attrattiva di Serbia e Montenegrocome sede economica viene ulteriormente incrementata dalla crescente si-curezza giuridica e dalla crescente adozione degli standard europei. A parte ilflusso di IDE proveniente dalle privatizzazioni, gli investimenti greenfieldstanno assumendo una maggiore rilevanza.■ L’attuale elevato tasso di inflazione della Serbia è determinato da una for-te domanda interna, che è stata neutralizzata da una politica fiscale e mone-

taria cauta. Ma l’inflazione viene particolarmente alimentata da fattori strut-turali, quali scarse capacità competitive dovute a strutture monopolistichenon ancora eliminate. La convergenza con l’UE determinerà una competizio-ne più serrata, cosa che probabilmente comporterà un declino stabile dell’in-flazione. L’effetto stabilizzante della convergenza con l’UE e la tendenza versouna più rapida liberalizzazione del mercato finanziario e dei capitali spianeràla strada per una caduta graduale dei tassi di interesse e migliorerà la stabi-lità del tasso di cambio nel medio termine.■ L’UE sta sostenendo la convergenza di Serbia e Montenegro prevalente-mente tramite il programma CARDS: tra il 2000 e il 2005, l’Unione ha investi-to un volume di circa 2 miliardi di euro per accelerare le riforme economiche erafforzare la democrazia. Un importo totale di 260 milioni di euro sarà reso di-sponibile dall’Unione tramite il programma CARDS nel 2006.

POTENZIALE PAESE CANDIDATO PER L’UE(Inizio previsto per le negoziazioni 2012 - Entrata prevista nell’UE 2015)

Area 102.713 km2

Popolazione (2005) 8,2 mln Capitale BelgradoValuta Serbia - Dinaro: 1 EUR = 85,8 CSD (Dic.05) Montenegro - EUR

PIL, mld € (2005) 20,9PIL pro capite (2005) € 2.560

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s - (Serbia) - (Montenegro)

S&P’s BB-/Stabile (Serbia)

BB/Positivo (Montenegro)

Fitch BB-/Pos. (Serbia) - (Montenegro)

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

■ L’UE ha aggiornato le trattative relative all’ Accordo di stabilità e associa-zione in seguito alla mancata consegna alla fine di aprile del criminale diguerra Ratko Mladical tribunale dell’UN dell’Aia da parte del governo serbo.Una disputa è emersa nel governo di coalizione, tale da non escludere elezionianticipate, che potrebbero comportare il rafforzamento di forze radicali. Tut-tavia, riteniamo che le trattative per l’Accordo di stabilità e associazione sa-ranno concluse entro la fine di quest’anno, ma la mancanza di cooperazionecon il tribunale dei crimini di guerra dell’Aia fa impallidire la prospettiva di unrapido avvicinamento all’UE.

■ L’opinione pubblica sull’UE è generalmente positiva. Il sondaggio più re-cente indica che in un eventuale referendum il 64% della popolazione serbasarebbe a favore dell’ingresso e anche in Montenegro esiste un vasto soste-gno all’ingresso nell’UE.■ Problemi futuri principali: rafforzamento del settore privato per incremen-tare la concorrenza (tramite accelerazione della privatizzazione), lotta al cri-mine organizzato e alla corruzione, istituzione di un mercato immobiliare fun-zionante (legislazione sul catasto, riforma terriera).

5,8 Costruzioni

37,19 Industria 38,2 Servizi

18,9 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 4,3 2,4 8,8 6,1 5,0Conto corrente/PIL -8,9 -9,8 -12,5 -8,7 -8,3Inv. Diretti Estero/PIL 3,6 6,9 4,2 7,3 5,7Tasso disoccupazione, media 29,0 31,7 31,7 32,6 32,5%CPI a/a,media 16,6 9,7 10,8 15,2 11,5CSD/EUR, eop 61,5 68,3 78,9 85,8 91,0Tasso interbancario 1 settimana, eop 32,2 27,1 24,0 19,8 21,0Bilancio fiscale/PIL -4,5 3,4 -0,3 0,9 2,4Debito pubblico/PIL 70,6 65,2 60,2 52,1 45,9

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SERBIA E MONTENEGROdi Mihaela Popescu

INDICATORI DI BASE

154

DOSSIER

■ L’ingresso nell’UE ha dato uno slancio positivo all’economia della Slovac-chia. La crescita del PIL reale ha raggiunto il 6% nel 2005 e si prevede cre-scerà ulteriormente quando l’impatto dei nuovi IDE si farà sentire appieno. Lacrescita economica era stata sostenuta dall’apertura del mercato comune,ma lo slancio principale è arrivato dall’accelerazione degli investimenti. Conla sola eccezione dell’equilibrio di mercato nell’industria alimentare, tutti isettori hanno riportato un vantaggio netto dall’ingresso nell’UE. In comples-so, tuttavia, nonostante tali tendenze positive, l’economia slovacca resta inposizione intermedia tra i nuovi arrivati, con forti disparità regionali su cui la-vorare. È necessario un ulteriore spostamento da produzioni meno sofisticateverso servizi e prodotti basati sulla conoscenza. Recentemente sono stati ot-tenuti progressi notevoli in questa direzione, grazie alla prosperità delle indu-strie automobilistiche ed elettroniche basate sugli IDE.■ Dopo una forte disinflazione nel 2005, nel 2006 si sono verificati shock sulfronte dell’offerta (prevalentemente energia) e non possiamo escludere diffi-coltà relative alla soddisfazione degli obiettivi di inflazione per il 2007. Nono-stante ciò, l’inflazione CPI ha mostrato soltanto segni limitati di pressione dadomanda e l’effetto Balassa-Samuelson è stato irrilevante. La corona slo-

vacca ha incrementato le proprie dinamiche di rivalutazione grazie all’ap-poggio di economie di base e all’ingresso in ERM II nel 2005. L’economia realeslovacca sta al momento riflettendo cambiamenti strutturali - tramite occu-pazione e produttività del lavoro in ascesa. Anche il miglioramento della poli-tica fiscale contribuisce a combattere le pressioni dovute all’inflazione. Lacurva di produzione si avvicina ai tassi dell’euro nel lungo termine - con unmargine corrispondente al rating superiore. Gli ultimi innalzamenti di ratingda parte di Fitch e S&P (l’innalzamento di Moody’s è previsto tra breve) sonostati motivati da riforme strutturali riuscite.■ La Slovacchia sta incrementando la propria capacità di assorbire i fondiUE - le ultime previsioni affermano che circa il 95% della cifra assegnata alPaese verrà utilizzato entro la fine del periodo di programmazione 2004-2006. Tuttavia, fino a ora la Slovacchia non ha ben impostato le priorità in ter-mini di progetti relativi all’UE, attribuendo troppa poca importanza a quellibasati sulla conoscenza (per esempio, istruzione e ricerca, PMI e comunica-zioni). Per il 2007-2013 il governo ha adottato una nuova strategia per l’allo-cazione dei fondi UE, assegnando il 30% di 11,2 miliardi di euro alle infra-strutture dei trasporti e il 35% all’economia basata sulla conoscenza.

MEMBRO UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’emu 2009)

Area 48.845 km2

Popolazione (2005) 5,4 mln Capitale BratislavaValuta Corona slovacca, 1 EUR = 37,9 SKK (Dic. 2005)

PIL, mld € (2005) 37,3PIL pro capite (2005) € 6.927

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s A2/*+S&P’s A/StabileFitch A/Stabile

CONVERGENZA EMU

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2004)

■ Rispetto dei criteri di Maastricht - Si prevede che la Slovacchia nonavrà problemi relativi alla soddisfazione tecnica degli indicatori di debitopubblico, tassi di interesse e di stabilità del tasso di cambio. Al contrario, ildeficit pubblico e soprattutto l’inflazione continuano a destare alcunepreoccupazioni.■ Vantaggi/rischi previsti dell’ingresso nell’EMU - I vantaggi dell’in-gresso nell’EMU includono l’alleggerimento dei costi di transazione (secon-do NBS ogni anno verrà risparmiato lo 0,36% del PIL) e del rischio FX(0,02% del PIL), maggiore trasparenza dei prezzi, costi capitali inferiori (di

1 pp) e slancio per il commercio estero e IDE (aggiungeranno al PIL lo 0,7%ogni anno). Al contrario, il rapporto costo/rischi include costi di conversione(0,3% del PIL), perdita di indipendenza della politica monetaria (0,04% delPIL), inflazione eccezionale (0,2% a/a) e inflazione iniziale in ascesa, chepotrebbe determinare una diminuzione del valore reale dei beni finanziari.In complesso il bilancio dovrebbe essere chiaramente positivo, il che spie-ga la velocità della Slovacchia verso la convergenza, a differenza degli altriPaesi dell’Europa centro-orientale.

5,7 Costruzioni

26,6 Industria 63,8 Servizi

3,9 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 4,1 4,2 5,4 6,1 6,3% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA -0,1 6,5 -0,8 -0,2 1,7Conto corrente/PIL -8,0 -0,9 -3,5 -8,8 -5,5Inv. Diretti Estero/PIL 16,4 2,7 2,4 4,1 5,7Tasso disoccupazione, eop 17,5 15,6 13,1 11,4 10,8%CPI a/a,media 3,3 8,5 7,5 2,7 4,2SKK/EUR, eop 41,7 41,2 38,8 37,9 36,8Tasso rip. 2 sett., eop 6,50 6,00 4,00 3,00 3,75Bilancio fiscale/PIL -7,8 -3,8 -3,0 -2,9 -2,7Debito pubblico/PIL 43,7 43,1 41,6 34,5 38,4

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SLOVACCHIAdi Viliam Patoprsty

INDICATORI DI BASE

155

■ L’effetto globale dell’ingresso nell’UE nel 2004 è stato relativamente limi-tato, dato che, in larga misura, l’economia slovena e specialmente il suo set-tore commerciale si erano già adeguati alle richieste del mercato comune nelprocesso precedente l’ingresso. Il riuscito processo di ristrutturazione ha con-sentito all’economia slovena di crescere in maniera molto forte negli ultimidue anni. Nel 2005 la crescita del PIL di quasi il 4% è stata determinata pre-valentemente dalla domanda estera. Le industrie ad alta e media tecnologia(vale a dire, industria chimica, degli apparecchi elettrici e ottici, dei trasporti)si è sviluppata molto bene, mentre le industrie a manodopera elevata hannorisentito dell’integrazione nel mercato interno dell’UE. Il rendimento peggioreè stato osservato nell’industria della lavorazione degli alimenti, a causa delmutato regime di commercio estero con i Paesi dell’ex Iugoslavia.■ Sin dall’ingresso in ERM II, a giugno 2004, la Slovenia si è concentrata consuccesso sulla stabilità del tasso di cambio nominale vicina al tasso di paritàdi 239,64 EUR/SIT. Nel 2005, la Banca centrale ha mantenuto i tassi di inte-resse al più alto livello possibile al fine di garantire la stabilità del tasso dicambio e di prevenire le pressioni dell’inflazione. Con l’inflazione in discesafino a circa 2% a/a nella primavera 2006, la Banca centrale ha abbassato itassi di interesse chiave di un totale di 50bp, al fine di ottenere la convergen-

za nominale precedente all’adozione dell’euro. Dall’ingresso nell’UE, S&P hainnalzato due volte il rating della valuta estera ad AA conseguentemente allacorrente prudenza fiscale e al fatto che la Slovenia sarà tra i primi Paesi dellaregione ad adottare l’euro. A luglio 2004, l’ingresso in ERM II ha indotto Fitcha innalzare il rating data la riduzione dei rischi associati allo squilibrio nell’e-quilibrio tra pagamenti e shock esterni.■ È programmato che la Slovenia riceva una cifra lievemente più alta di 0,7miliardi di euro dai fondi europei nel periodo 2004-2006. Nel 2004, la Slove-nia era il Paese meno abile nell’assorbire i fondi, questa situazione è in uncerto modo migliorata nel 2005. Ciononostante, l’assorbimento dei fondistrutturali si è mantenuto al 32% e quello dei fondi di coesione sotto il 20%nel 2005, mentre l’agricoltura è riuscita ad assicurarsi il 98% dei fondi asse-gnati nel fondo di sviluppo rurale. Con la sua prosperità in ascesa, la Sloveniaprobabilmente perderà lo stato di regione dell’UE a obiettivo 1 nel 2007. Cio-nonostante, nel prossimo periodo di bilancio compreso tra 2007-2013, la Slo-venia avrà diritto a circa 4,5 miliardi di euro, mentre i trasferimenti nel bilan-cio UE si manterranno su circa 2,5 miliardi, il che comporta un guadagnonetto di due miliardi di euro.

Membro UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’EMU 2007)

Area 20.273 km2

Popolazione (2005) 2,0 mln Capitale LubianaValuta Tallero sloveno, 1 EUR = 239,6 SIT (Dic. 2005)

PIL, mld € (2005) 27,4PIL pro capite (2005) € 13.680

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s Aa3/StabileS&P’s AA/StabileFitch AA-/Positivo

CONVERGENZA EMU

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2004)

■ Rispetto dei criteri di Maastricht - Dopo due anni di riuscita parteci-pazione a ERM II, tutti i criteri di Maastricht verranno soddisfatti entrometà del 2006. La Commissione Europea e la Banca Centrale Europea han-no già pubblicato una valutazione positiva sulla prontezza della Sloveniaper l’adozione dell’euro a metà maggio. Questa valutazione è conclusiva aifini della decisione del Consiglio Ecofin (che comprende i ministri delle Fi-nanze dell’UE) che verrà presa all’inizio di giugno e della decisione del Con-siglio UE, composto da capi di Stato e leader di governo, prevista per la finedi giugno. Prevediamo che la Slovenia aderirà all’EMU il primo gennaio2007.

■ Vantaggi/rischi previsti dell’ingresso nell’EMU - L’adozione dell’euroavrà effetti di crescita positivi tramite il commercio estero - che si prevedeammonterà a circa 0,2-0,3pp, con un conseguente lieve impatto positivosull’occupazione. D’altro canto, il governo sta prevenendo il rischio diun’accelerazione dell’inflazione con misure quali il prezzo doppio obbligato-rio. Soltanto il 30% degli sloveni è scettico relativamente all’adozione del-l’euro: dopo l’Ungheria, la percentuale più bassa tra tutti i nuovi Statimembri.In complesso il bilancio dovrebbe essere chiaramente positivo, ilche spiega la velocità della Slovacchia verso la convergenza, a differenzadegli altri Paesi dell’Europa centro-orientale.

5,6 Costruzioni

31,3 Industria 60,6 Servizi

2,6 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 3,5 2,7 4,2 3,9 4,0% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA 1,1 -2,4 -0,8 2,4 0,5Conto corrente/PIL -1,5 -0,4 -2,1 -0,9 -0,3Inv. Diretti Estero/PIL 7,2 1,2 2,5 1,6 2,3Tasso disoccupazione, eop 6,5 6,7 6,3 6,6 6,4%CPI a/a,media 7,5 5,6 3,6 2,5 1,8SIT/EUR, eop 230,2 236,9 239,6 239,6 239,6Tasso interesse, eop 4,6 5,7 3,8 4,0 3,3Bilancio fiscale/PIL -2,7 -2,8 -2,3 -1,8 -1,7Debito pubblico/PIL 29,7 29,1 29,5 29,1 29,6

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SLOVENIAdi Walter Pudschedl

INDICATORI DI BASE

156

DOSSIER

■ Il 3 ottobre 2005 la Turchia ha finalmente aperto le trattative per l’ingres-so nell’UE. È così iniziato un processo di convergenza con l’UE lungo e a tempoindeterminato.■ La Turchia ha registrato solidi tassi di crescita del PIL a partire dal 2002,fenomeno favorito dall’incremento dei consumi privati e degli investimenti. Isettori che hanno registrato un incremento nella produzione e che hanno be-neficiato maggiormente del processo di convergenza sono stati i settori diesportazione su base tecnologica, quali l’industria automobilistica e delleapparecchiature elettriche/elettroniche, mentre i settori tradizionali, qualiabbigliamento e prodotti tessili, sono stati recentemente danneggiati dallaconcorrenza cinese.■ L’attivazione delle riforme economiche, il mantenimento della disciplinafiscale, l’instaurazione della stabilità finanziaria nei mercati interni e, infine,l’avvio delle trattative per l’ingresso della Turchia nell’UE sono alcuni dei fat-tori che hanno stimolato il flusso di capitali e di IDE, specialmente nel 2004 enel 2005. Si prevede che la tendenza al rialzo degli IDE proseguirà nei prossi-

mi anni parallelamente al processo di convergenza con l’UE.■ Il programma economico, in corso di attivazione sin dal 2002, è riuscito adabbassare il tasso di inflazione. Anche la rivalutazione della YTL (lira turca) ela crescita della produttività hanno contribuito alla diminuzione dell’inflazio-ne. La caduta dell’inflazione ha determinato un abbassamento significativodei tassi di interesse. Presumibilmente, il processo di convergenza con l’UEcomporterà ulteriori abbassamenti del tasso di interesse nel medio termine.■ La percezione del rischio del Paese sta diminuendo: l’innalzamento piùrecente del rating è stato assegnato da Moody’s a dicembre 2005.■ I fondi complessivi provenienti dall’UE in termini di sovvenzioni hannoraggiunto la somma di 1,3 miliardi di euro, mentre l’ammontare dei prestititotali è stato di 1,8 miliardi di euro, nel periodo 2000-2005. Si prevede che ilsostegno finanziario dell’UE aumenterà con il processo di negoziazione, rag-giungendo un livello di 1 miliardo di euro all’anno.

PAESE CANDIDATO PER L’UE(Inizio negoziazioni Ottobre 2005 - Entrata prevista nell’UE Non prima del 2015)

Area 780.580 km2

Popolazione (2005) 73,5 mln Capitale AnkaraValuta Lira turca, 1 EUR = 1,60 YTL (Dic. 2005)PIL, mld € (2005) 290,6PIL pro capite (2005) € 3.953

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s Ba3/StabileS&P’s BB-/PositivoFitch BB-/Positivo

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

■ Diversamente dal processo di negoziazione degli altri Paesi candi-dati, le trattative turche sono di tipo aperto e si prevede che possanodurare più di 10 anni. I problemi relativi alla questione cipriota e l’op-posizione di alcuni Paesi dell’UE all’ingresso della Turchia rappresen-tano gli ostacoli più seri. Il fatto che oltre il 50% dei cittadini dell’UEsia contrario all’ingresso della Turchia e specialmente la minaccia direferendum alla fine del processo di negoziazione in alcuni Paesi del-

l’UE, rende il problema ancora più complicato: infatti, sebbene margi-nale, l’esclusione del Paese dall’Unione è un’opzione. D’altra parte,sebbene oltre il 70% dei cittadini turchi sia favorevole all’ingressonell’UE, il lungo processo di negoziazione può anche provocare un raf-freddamento dell’entusiasmo dell’opinione pubblica turca.

4,6 Costruzioni

26,6 Industria 58,1 Servizi

10,7 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 7,9 5,8 8,9 7,4 5,5% contributo esportazioni nette alla crescita4,3 6,3 5,4 3,8 3,4Conto corrente/PIL -0,8 -3,3 -5,2 -6,4 -6,9Inv. Diretti Estero/PIL 0,2 0,0 0,5 2,4 2,0Tasso disoccupazione, eop 10,6 10,5 10,3 10,0 9,0%CPI a/a,media 45,0 25,3 10,6 8,2 7,1YTL/EUR, eop 1,72 1,77 1,83 1,60 1,73Tasso riferimento, O/N simple, eop 44,0 26,0 18,0 13,5 12,5Bilancio fiscale/PIL -14,1 -11,1 -7,0 -2,0 -2,6Debito pubblico/PIL 93,5 83,4 77,4 71,6 66,6

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TURCHIAdi Veyis Fertekligil

INDICATORI DI BASE

157

■ I principali Paesi membri dell’Unione Europea hanno sempre costi-tuito i tradizionali mercati di esportazione per l’Ungheria. I rapporti eco-nomici sono stati intensificati negli anni Novanta quando Germania,Austria, Italia e Francia sono diventati gli investitori più importanti.L’Accordo di associazione firmato dall’Ungheria nei primi anni Novantaera già mirato a una completa adesione all’UE, e ciò ha contribuito a ren-dere la legislazione ungherese completamente armonizzata all’ambien-te normativo dell’UE durante il periodo di transizione verso un’economiadi mercato. Pertanto, l’ingresso di diritto dell’Ungheria nell’UE avvenutonel 2004, non ha comportato alcun cambiamento radicale nelle attivitàeconomiche di questo attore di mercato. Quindi, l’impatto più percepibi-le dell’ingresso dell’Ungheria nell’UE è stato la rinascita del commercioe dell’attività economica tra Paesi vicini, per esempio, Repubblica Ceca,Slovacchia e Polonia. Con la rimozione definitiva di tutte le restanti bar-riere doganali, le piccole e medie imprese ungheresi sono rimaste com-pletamente esposte alla concorrenza in campo di beni e servizi. Le op-portunità di investimenti diretti nella regione e il libero movimento dellamanodopera hanno attirato l’interesse degli imprenditori ungheresi chesi trovavano sotto grande pressione a causa della crescente competizio-ne e dei requisiti di redditività.

■ Negli anni dell’ingresso nell’UE, l’inflazione è cresciuta bruscamente inseguito all’aumento delle imposte parzialmente collegato all’adeguamentoagli standard UE (tabacco, alcol). Ciò è stato comunque un effetto ecceziona-le. Con il sostegno della politica della Banca centrale di tassi di interesse ele-vati che garantiscono un tasso di cambio stabile, l’inflazione da allora è sce-sa in modo costante, nonostante le condizioni difficili. Con la diminuzionedell’inflazione, la Banca centrale ha dato avvio a un ciclo di riduzioni del tas-so di interesse. Ciò nondimeno, al 7% i tassi a lungo termine restano moltosopra al livello UE e l’Ungheria è l’unico Stato membro che non riesce a soddi-sfare i rilevanti criteri di Maastricht. Se l’Ungheria non prende le misure ne-cessarie ad affrontare le debolezze fondamentali della propria economia (de-ficit del bilancio e del conto corrente), passerà molto tempo prima che il Paesepossa partecipare a ERM II.■ In base al bilancio 2004-2006, l’Ungheria ha diritto a 3,7 miliardi di europrovenienti dai fondi UE. Nel 2006 i trasferimenti previsti ammonteranno acirca 560 milioni di euro. L’Ungheria riesce molto bene ad assorbire i fondi UE.Quasi il 93% delle risorse totali dei fondi strutturali pari a 2,6 miliardi di euroe il 97% dei fondi di coesione sono già stati assegnati entro la fine del primotrimestre del 2006. Nel periodo 2007-2013 l’Ungheria avrà accesso a fondistrutturali e di coesione per un valore di 22,6 miliardi di euro.

UNGHERIAdi Walter Pudschedl

MEMBRO UE (Ingresso UE Maggio 2004 - Entrata prevista nell’EMU Maggio 2012)

Area 93.033 km2

Popolazione (2005) 10,1 mln Capitale BudapestValuta Fiorino ungherese, 1 EUR = 252,7 HUF (Dic. 2005)

PIL, mld € (2005) 87,8PIL pro capite (2005) € 8.720

Rating LT FC (18 maggio 2006)Moody’s A1/StabileS&P’s A-/NegativoFitch BBB+/Stabile

CONVERGENZA UE

SVILUPPO ECONOMICO NELL’AVANZAMENTO VERSO L’UE

SETTORI ECONOMICI:QUOTA VALORE AGGIUNTO LORDO (2005)

INDICATORI DI BASE

■Rispetto dei criteri di Maastricht - La soddisfazione dei criteri di Maastri-cht in tempo debito (deficit di bilancio non superiore al 3% del PIL) al fine diintrodurre l’euro in Ungheria nel 2010, come pianificato, sembra essere la sfi-da principale per l’economia ungherese. Con un deficit di bilancio pari al6,1% del PIL (già regolato per il costo della riforma delle pensioni) la parteci-pazione all’eurozona sarà per ora possibile soltanto se una seria politica diconsolidamento verrà adottata quanto prima dopo le elezioni; dalla prospet-tiva attuale questa ipotesi sembra abbastanza improbabile. Di conseguenza,non riteniamo che l’euro possa essere adottato prima del 2012.

■Vantaggi/rischi previsti dell’ingresso EMU - L’economia ungherese verràfavorita dalla partecipazione all’EMU tramite riduzione dei costi di transazio-ne, vantaggi derivanti dall’espansione del commercio estero, tassi di interes-se in discesa e opportunità di prestito all’estero molto più favorevoli, ma siprevede che l’impatto sulla crescita del PIL nel breve termine sarà piuttostoscarso. Sebbene gli ungheresi temano un innalzamento del tasso di inflazio-ne come conseguenza dell’adozione dell’euro, circa due terzi della popolazio-ne sono a favore dell’adesione all’EMU, il tasso più alto di accettazione tra inuovi membri dell’UE.

5,0 Costruzioni

23,1 Industria 68,1 Servizi

3,8 Agricoltura,forestale

2002 2003 2004 2005 2006e% PIL reale a/a 3,8 3,4 4,6 4,1 4,3% CONTRIBUTO ESPORTAZIONI NETTE ALLA CRESCITA -2,1 -2,8 1,9 4,0 1,8Conto corrente/PIL -7,1 -8,7 -8,9 -7,5 -8,0Inv. Diretti Estero/PIL 4,6 2,6 3,9 4,2 3,5Tasso disoccupazione, eop 5,9 5,5 6,1 7,2 7,0%CPI a/a,media 5,3 4,7 6,8 3,6 2,3HUF/EUR, eop 235,9 262,2 245,9 252,7 260,0Tasso rip. 2 sett., eop 8,5 12,5 9,5 6,0 6,0Bilancio fiscale/PIL -8,4 -6,4 -5,4 -6,1 -6,0Debito pubblico/PIL 55,0 56,7 57,0 58,0 59,0

Font

e: M

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THURSDAY, 22 JUNE Palazzo Ducale – Sala dello Scrutinio

3.00pm Arrival of participants: Welcome coffee3.30 – 3.40pm Welcome addresses by Massimo Cacciari, Mayor of

Venice Dieter Rampl, Chairman of UniCredit Group3.40 – 3.50pm Introductory remarks by Renato Ruggiero

Ambassador, Chairman of UniCredit International Advisory Board, Vice-Chairman of European Investment Banking Citigroup, who Chairs the meeting

3.50 – 4.10pm Keynote speech by Massimo D’AlemaItalian Minister for Foreign Affairs

PANEL 1: THE EUROPEAN CONSTRUCTION AFTER THE PRESENT CRISIS

«European integration of globalism and localism:compete to survive»

4.10 – 4.30pm Francesco Giavazzi, Professor of Economics, Bocconi University

4.30 – 4.40pm Respondent: Laurent Fabius, National Assembly – Deputy, France

4.40 - 4.55pm Coffee Break

«Partnership between Europe and the US in a changing geopolitical scenario»

4.55 – 5.15pm Thomas Mirow, State Secretary in the Federal Ministry of Finance, Germany

5.15– 5.30pm Respondent: Sergio Romano, Ambassador, Historian, Opinionist

5.30– 7.00pm Debate among participants

Closing Remarks

«A new reason for Europe»

7.00 – 7.15pm Renato Ruggiero

Buffet-Dinner and concert of Goran Bregovic: 9.00 pm

FRIDAY, 23 JUNE Sala dello Scrutinio

8.15 –8.30am Welcome Coffee8.30 – 8.45am Introductory remarks by Massimo Cacciari,

Mayor of Venice who Chairs the meeting

PANEL 2: EUROPE AND THE EUROPEANS«The European Welfare Models»

8.45 - 9.05am André Sapir, Professor of Economics, European Center for Advanced Research in Economics and Statistics (ECARES), Université Libre de Bruxelles

9.05 – 9.15am Respondent: Maurizio Ferrera*Professor of Social and Work Sciences, Italy

«Civil rights, Identity and multiple cultures»

9.15 – 9.35am Aldo Bonomi, Sociologist, director of AASTER9.35 – 9.45am Respondent: Khaled Fouad Allam,

Member of Italian Parliament, Algeria

«The public interest organizations in Europe»

9.45 – 10.05am Giovanni Moro, Political sociologist, President of Fondaca10.05 – 10.15am Respondent: Savino Pezzotta,

Chairman of «Fondazione Tarantelli» 10.15 – 10.30am Coffee break10.30 – 11.45am Debate among participants12.15 – 12.30pm Closing remarks by Massimo Cacciari12.30 – 2.15pm Lunch

PANEL 3: EUROPE TOMORROW

2.15 – 3.30pm Roundtable

«Is business more advanced than Institutions?»

Moderator: Franco Locatelli, Columnist of the Italian newspaper «Il Sole 24 Ore», Italy

Panelists: Alessandro Profumo, CEO UniCredit Group, ItalyMassimo Calearo, President of Industrial Association Vicenza, ItalyMustafa Koc,* Chairman of Koc Group, TurkeyManfred Bischoff, Chairman of EADS, Germany

«What outcome from the present crisis of Europe»?

3.30 – 3.50pm Margot Wallström, Vice-President of the European Commission

3.50 – 4.00pm Respondent: Pierre Moscovici, Vice President of the European Parliament

4.00 – 4.30pm Debate among participants4.30 – 5.00pm Final remarks by Margot Wallström

Vice-President of the European Commission

PROGRAMMA

«A NEW REASON FOR EUROPA»OUR ANCESTORS’ OBJECTIVE

«NO MORE WARS AMONG US»HAS BEEN ACCOMPLISHED.

NOW, WATH’S NEXT?

Lang

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PARTICIPANTS

KHALED FOUAD ALLAM, Member of Italian Parliament, Sociologist, AlgeriaLASZLO AKAR, CEO of GKI Economic research Institute HungaryROBERTO ANTONIONE, Deputy Minister of Foreign Affairs, ItalyFABRIZIO BARCA, Head of Department of Development Policy,Ministry of Economy and Treasury, ItalyBORIS BEGOVIC, Economist, SerbiaFRANCO BELLEI, Vice – President UniCredit, Italy MAURIZIO BERETTA, General Manager of Confindustria, ItalyPIERLUIGI BERSANI, Minister of Economic Development, ItalyJAN BIELECKI, Former Prime Minister of Poland (1991)MANFRED BISCHOFF, Chairman of EADS (European Aeronautic Defence andSpace Co.), GermanyALDO BONOMI, Sociologist, Director of AASTER, ItalyVITTORIO BORELLI, editor of «East» review (Europe and Asia STrategies) Italy FRANCO BOTTA, Professor of Economic Policy, University of Bari, ItalyGORAN BREGOVIC, Musician and Composer, SerbiaJERZY BUZEK, Former Prime Minister of Poland (1997-2001)MASSIMO CACCIARI, Mayor of Venice; ItalyANTONIO CALABRÒ, Director of Apcom, ItalyMASSIMO CALEARO, President of Industrial Association, Vicenza, ItalyLUCIO CARACCIOLO, Director of Limes, ItalyLUIGI CASTELLETTI, President of Verona Exhibition, ItalyDUNA CEM,Ambassador, Political columnist, Member of the Board of Tusiad,TurkeyINNOCENZO CIPOLLETTA, Chairman of UBS Corporate Finance, ItalyDANIEL COHN BENDIT, Co-president of the Greens/Free European AllianceGroup in the European Parliament., BelgiumDON VIRGINIO COLMEGNA President of Fondazione Casa della Carità AngeloAbriani, ItalyFULVIO CONTI, CEO Enel, Italy ALESSANDRO DALAI, President of Baldini Castoldi Dalai, Publishing House, ItalyMASSIMO D’ALEMA, Minister for Foreign Affairs, ItalyMARTA DASSÙ, General Manager for International Programs, Editor ASPENInstitute, ItalyMARIO DEAGLIO, Professor of International Economics, University of Torino, ItalyPIERO DELLA VALENTINA, President of Confindustria, Friuli Venezia Giulia, ItalyDOMENICO DE MASI, Sociology, ItalyVLADIMIR DLOUHY, Former Minister of Finance and former Minister ofIndustry and Trade Czech RepublicLAURENT FABIUS, National Assembly Deputy, FranceMAURIZIO FERRERA, Professor of Social and Work Sciences, University of Milan, ItalyJEAN PAUL FITOUSSI, Professor of Economics at the «Institut d’Etudes politiques deParis», President of «Observatoire francais des conjuntures economiques», FranceBORIS FYODOROV, Former Minister of Finance, RussiaRON FREEMAN, Former Vice President EBRD, UKMIRCEA DAN GEOANA, President of PSD (Partidul Social Democrat), RomaniaFRANCESCO GIAVAZZI, Professor of Economics, Bocconi University, ItalyFRANCESCO GIORDANO, Studies and Researches , UniCredit Group, ItalyPAOLO GUERRIERI, Professor of Economics of the European Integration,Vice President of the Institute for Foreign Affairs (IAI), ItalyGIANFRANCO GUTTY, Vice – President UniCredit, Italy ERICH HAMPEL, Head of New Europe Division, AustriaHENNING KAGERMANN, CEO of SAP AG, GermanyALEKSANDER KWAZNIEWSKI, Former President of PolandFERDINAND LACINA , Former Minister of Finance and now consultant to BA-CALINDA LANZILLOTTA, Minister of Regional Affairs, ItalyMARC LAZAR, Professor of politics at the Institut d’Etudes Politiques de Parisand Director of the Sciences Po Doctoral School, FrancePIERRE LELLOUCHE, Assemblée Nationale Deputy, FranceGAD LERNER, Journalist, ItalyENRICO LETTA, Economic responsible for La Margherita Party and Member ofthe European Parliament, ItalyMARK LEONARD, Director of foreign policy Centre European Reform, UKFRANCO LOCATELLI, Columnist of the Italian newspaper «Il Sole 24 Ore», ItalyFRANJO LUKOVIC, CEO Zagrebacka Banka, CroatiaFERRUCCIO MACOLA, President of Padova Exhibition, ItalyGIAN DOMENICO MAGLIANO, Director General of Ecomonic Cooperation,Ministry for Foreign Affairs Italy

DANIELE MARINI, Director of North – East Foundation, ItalyANTONIO MARZANO, Chairman of CNEL, National Council of Economy andWork, ItalyEDOARDO MASSAGLIA, Head of Corporate Identity Division, UniCredit Group, ItalyJOZE MECINGER, Former prime Minister former Rector of University ofLjubljana, SloveniaYVES MENY, President European University Institute Florence, ItalyCESARE MERLINI, Honourable President Foundation Italia-USA, ItalySTEFANO MICOSSI, Director General of Assonime, Visiting Professor at theCollege of Europe, member of the CEPS Board of Directors, ItalyTHOMAS MIROW, State Secretary in the Federal Ministry of Finance, GermanyDOMINIQUE MOISI, Deputy Director French Institute for international rela-tions, FranceGIOVANNI MORO, Political sociologist and president of the Active CitizenshipFoundation (FONDACA) ItalyPIERRE MOSCOVICI, Vice President, European Parliament, BruxellesWOLFGANG MUNCHAU, Associate Editor of the Financial Times, LondonALBERTO NAVARRO, Minister European Affairs Republic of SpainNICOLA NEGRI, Professor of Political Sciences, Torino University, Italy FERDINANDO NELLI FEROCI, Director General for European Integration, Ministryfor Foreign Affairs, ItalyFABRIZIO ONIDA, Professor of International Economics, Bocconi University, ItalyLUDOVICO ORTONA, Italian Ambassador in FranceMONI OVADIA, Singer, musician, author, actor and director, a leading character inItalian theatre, ItalyPIER CARLO PADOAN, Professor of Political Economics at University La Sapienzaof Rome, Director of Fondazione Italianieuropei, former Executive Directorfor Italy at IMF, ItalyLUIGI PAGANETTO, Chairman of ENEA, Dean of Economics Tor VergataUniversity, Italy DINU PATRICUI, Chairman of the board and CEO of Rompetrol, RomaniaVINCENZO PETRONE, Ambassador, International Affairs Confindustria, ItalySAVINO PEZZOTTA, Chairman of «Fondazione Tarantelli», ItalyQUENTIN PEEL, International Affairs Editor of the Financial Times, LondonIVO PROKOPIEV Businessman and editor of the most influential economicweekly, BulgariaALESSANDRO PROFUMO, CEO UniCredit Group, ItalyANTONIO PURI PURINI, Italian Ambassador in GermanyDIETER RAMPL, Chairman of UniCredit Group, GermanyERMETE REALACCI, President of Symbola Foundation, ItalyJOSÉ LUIS RHI-SAUSI, Director CESPI (International Political StudiesCenter), ItalySERGIO ROMANO, Ambassador, Historian, Opinionist, ItalyRENATO RUGGIERO, Ambassador, Chairman of UniCredit International AdvisoryBoard, Vice-Chairman of European Investment Banking Citigroup, ItalyENZO RULLANI, Professor of Business Strategies, Ca’ Foscari University, ItalyCARLO SALVATORI, Vice – President UniCredit, Chairman of BA-CA, ItalyANDRÉ SAPIR, Professor of Economics,European Centre for Advanced Researchin Economics and Statistics (ECARES) Université Libre de Bruxelles,CHIARA SARACENO, Professor of Political Sciences, Torino University, ItalyRUDOLF SCHOLTEN, Member of the Board of Executive Directors, OKB (Oesterreichische Kontrollbank AG), AustriaGIUSEPPE SCOGNAMIGLIO, Head of International and Institutional RelationsUniCredit Group, Italy AMARTYA SEN, Economist, 1998 Nobel Prize in Economics, Lamont UniversityProfessor at Harvard University, IndiaADRIAN SEVERIN, Observer Socialist Group in the European Parliament, RomaniaMARKO SKREB, Former Governor of Croatian Central Bank, IMF expertat Indipendent evaluation office,CroatiaANDREA TOMAT, President «Fondazione Nord Est», President of «Unindustria Treviso» ItalyTIZIANO TREU, Former Minister of Labour, ItalyGIACOMO VACIAGO, Professor of Economic Policy, Università Cattolica di Milano, ItalyKAREL VAN MIERT, Former European competition commissioner UELUIGI ZINGALES, Professor of Finance at the University of Chicago, USADANILO ZOLO, Professor of Philosophy of Law, University of Florence, ItalyTHEO WAIGEL, Former Minister of Finance, GermanyMARGOT WALLSTROM, Vice-President of the European Commission, BelgiumJAN WEJCHERT, Executive Chairman of the ITI Group and Member of theExecutive Committee, PolandMARIA WISNIEWSKA, Member of Parliament, PIS Party, Poland