R.N. COUDENHOVE KALERGI IDEALISMO PRATICO NOBILTA’ -TECNICA- PACIFISMO

1925 PANEUROPA-VERLAG VIENNA-LIPSIA

UBR069031840355

Tutti i diritti riservati Copyright 1925 di Pan-Europa-VerlagStampa della cartiera Elbemühl e Arti Grafiche A.G.,Vienna VI

IndicePrefazione ……………………………………………………………………………………..4Uomini rustici e uomini urbani…………………………………………………………………8 1. Contadino- cittadino ……………………………………………………………………….9 2. Latifondista-letterato……………………………………………………………………….12 3. Gentiluomo- Bohémien……………………………………………………………………16 4. Consanguineo- meticcio …………………………………………………………………..20 5. Mentalità pagana e cristiana……………………………………………………………….24Crisi della nobiltà………………………………………………………………………………29 6.Dominio della mente invece del dominio con la forza……………………………………..31 7. Tramonto della nobiltà……………………………………………………………………..34 8. Plutocrazia………………………………………………………………………………….39 9. Nobiltà di sangue e nobiltà futura………………………………………………………….44 10. Ebraismo e nobiltà futura………………………………………………………………….49 Prospettiva……………………………………………………………………………………..55Elogio della tecnica 1922………………………………………………………………………59 I. Il paradiso perduto…………………………………………………………………………..61 1.La maledizione della cultura………………………………………………………………..61 2. Sviluppo e libertà…………………………………………………………………………..62 3. Sovrappopolazione e migrazione al nord………………………………………………….64 4. Società e clima…………………………………………………………………………….64 5. Tentativo di liberazione dell’umanità………………………………………………………66II. Etica e tecnica……………………………………………………………………………… 68 1. La questione sociale………………………………………………………………………..68 2. Inadeguatezza della poliica…………………………………………………………………69 3. Stato e lavoro………………………………………………………………………………..70 4. Anarchia e ozio……………………………………………………………………………..70 5. Superamento dello stato e del lavoro………………………………………………………..72 6. Etica e tecnica……………………………………………………………………………….73 III. Asia e Europa………………………………………………………………………………..75 1. Asia e Europa………………………………………………………………………………..75 2. Cultura e Clima………………………………………………………………………………77 3. Le tre religioni……………………………………………………………………………… 79 4. Armonia e forza………………………………………………………………………………80IV. La missione tecnica globale dell’Europa……………………………………………………..83 1. Lo spirito europeo……………………………………………………………………………...83 2. L’Ellade come precursore dell’Europa ………………………………………………………84 3. Le basi tecniche dell’Europa…………………………………………………………………..85 4. Il cambiamento tecnico mondiale………………………………………………………………87 5. L’Europa come cultura tangente……………………………………………………………….88 6. Leonardo e Bacone…………………………………………………………………………….90V. Caccia – guerra - lavoro………………………………………………………………………...91 1.Potere e libertà…………………………………………………………………………………. 91 2.Caccia…………………………………………………………………………………………...92 3. Guerra…………………………………………………………………………………………..92 4. Lavoro…………………………………………………………………………………………..93 5. La guerra come anacronismo……………………………………………………………………94 6. Tecnica…………………………………………………………………………………………..95VI. La campagna militare tecnica…………………………………………………………………. 97 1. Miseria di massa in Europa………………………………………………………………………97 2. Politica coloniale………………………………………………………………………………….98 3. Politiche sociali……………………………………………………………………………………99 4.La rivoluzione mondiale della tecnica……………………………………………………………101 5. L’esercito della tecnica…………………………………………………………………………....102 6. La vittoria dell’elettrico……………………………………………………………………………1027. L’inventore come salvatore………………………………………………………………………...104VII. Obiettivo finale della tecnica…………………………………………………………………….106 1. Cultura e schiavitù………………………………………………………………………………….106

2. La macchina ……………………………………………………………………………………….107 3. Smantellamento della grande città…………………………………………………………………109 4. Il paradiso culturale del milionario…………………………………………………………………111VIII. Lo spirito del tempo tecnico…………………………………………………………………… 114 1. Il pacifismo eroico…………………………………………………………………………………..114 2. Lo spirito d’inerzia…………………………………………………………………………………..115 3. Bellezza e tecnica……………………………………………………………………………………116 4. Emancipazione……………………………………………………………………………………….118 5. Il cristianesimo e la cavalleria………………………………………………………………………..120 6. Il rischio buddista……………………………………………………………………………………..121IX. Stinnes e Krassin …………………………………………………………………………………….124 1. Unione Economica ……………………………………………………………………………………124 2. Il fiasco russo…………………………………………………………………………………………..125 3. La produzione capitalistica e comunista……………………………………………………………….127 4. Mercenari e soldati del lavoro ………………………………………………………………………...130 5. Capitalismo sociale - comunismo liberale……………………………………………………………..132 6. Cartello industriale e sindacati………………………………………………………………………….134X. Da stato del lavoro a stato di cultura……………………………………………………………………136 1.Culto dei bambini ……………………………………………………………………………………….136 2.Dovere del lavoro………………………………………………………………………………………..138 3. Produttori e consumatori di stato………………………………………………………………………..141 4. Rivoluzione e tecnica……………………………………………………………………………………143 5. Rischi della tecnica………………………………………………………………………………………146 6. Il Romanticismo del futuro………………………………………………………………………………148Pacifismo 1924………………………………………………………………………………………………153 1. Dieci anni di guerra……………………………………………………………………………………….155 2. Critica del Pacifismo……………………………………………………………………………………...158 3. Pacifismo religioso e politico……………………………………………………………………………..161 4. Riforma del Pacifismo…………………………………………………………………………………….164 5. Pace mondiale e pace europea…………………………………………………………………………….167 6. Politica reale del programma di pace……………………………………………………………………...171 7. Promozione dell’idea della pace…………………………………………………………………………...177 8. Propaganda di pace…………………………………………………………………………………………181 9. Nuovo eroismo……………………………………………………………………………………………..187

PREFAZIONE

L’idealismo pratico è eroismo; il materialismo pratico è eudemonismo. Chi non crede a un ideale, non ha nessuna base per agire per un ideale, o per combattere o per soffrire per un ideale.Quindi conosce e riconosce solo una singola parola: desiderio, solo un unico male: il dolore.L’eroismo presuppone il credere e il professare un’ideale: la convinzione che vi siano valori più alti del desiderio e mali maggiori del dolore. Questa contrapposizione ha luogo nell’intera storia dell’umanità, è la contrapposizione tra epicurei e stoici. Questa contrapposizione è molto più forte di quella tra teisti e ateisti: quindi ci sono gli epicurei che credevano ai Dio, come Epicureo stesso, e gli idealisti, gli ateisti che erano come Budda. Non si tratta qui di credere a Dio, ma di credere ai valori. Il materialismo è incondizionato, ma privo di immaginazione e improduttivo; l’idealismo è sempre problematico e implica spesso assurdità e follia: tuttavia a lui esso l’umanità deve le sue grandi imprese e opere. *L’eroismo è l’aristocrazia spirituale. L’eroismo è connesso con l’ideale aristocratico così come il materialismo lo è con il pensiero democratico.

Anche la democrazia crede più alle cifre che ai valori, più alla fortuna che alla grandezza. Perciò la democrazia politica può essere solo feconda e produttiva se la pseudo-aristocrazia dei nomi e dell’oro si frantuma, e viene generata una nuova ed eterna aristocrazia della mente e delle idee.L’intenzione ultima della democrazia politica è un’aristocrazia mentale; vuole dare beneficio ai materialisti e forza agli idealisti. Il comandante deve guidare al posto del monarca, i nobili pensieri al posto della nobile fama, il cuore ricco al posto della borsa ricca. Questa è l’idea di sviluppo, che si denomina democratico. Ogni altra idea sarebbe un suicidio della cultura. Perciò non è un caso che Platone fosse contemporaneamente il profeta dell’aristocrazia spirituale e dell’economia socialista, e allo stesso tempo il padre della concezione idealistica del mondo. Perciò sia l’aristocrazia che il socialismo sono idealismo pratico. L’idealismo ascetico del sud si manifesta come religione; l’idealismo eroico del nord si manifesta come tecnica. Quindi la natura del nord era una sfida per gli uomini. Altri popoli ne vengono sottoposti. L’europeo accetta la sfida e combatte. Combatte fino a divenire abbastanza forte, da sottomettere la terra. Combatte fino a che la natura stessa, che l’aveva sfidato, si sottomette al suo volere. Questa lotta stimola l’eroismo e genera eroismo. Così ciò che per l’Europa era eroe, per l’Asia era santo, e il culto dell’eroe integrò il culto dei santi.

L’ideale attivo prende il posto di quello contemplativo e occorreva che fosse più forte, perché si potesse combattere per un ideale piuttosto che soffrire per un ideale.L’Europa è stata coinvolta dallo spirito di questa missione mondiale già dall’età moderna, poiché già con l’età moderna inizia la sua era tecnica, la sua guerra di liberazione contro “l’inverno”.Questa era tecnica è nello stesso tempo l’era del lavoro. Il lavoratore è l’eroe del nostro tempo; il suo opposto non è il cittadino borghese, ma il ladro, il parassita. Il bersaglio e massima aspirazione del lavoratore è sfinire il parassita. Perciò la tecnica è eroismo moderno e il lavoratore un idealista pratico. *Il problema politico e sociale del 20 secolo è raggiungere il progresso tecnico del 19 secolo. Questa sfida temporale viene resa più difficile, dal fatto che lo sviluppo della tecnica si compie senza pausa rapidamente come lo sviluppo negli uomini e nell’umanità.Questo pericolo può essere o evitato, con il rallentamento del progresso tecnico dell’umanità o accelerando il progresso sociale. Altrimenti gli uomini e l’umanità perderebbero il proprio equilibrio e vi sarebbe un ribaltamento. La guerra mondiale era un avvertimento. Perciò la tecnica umana si trovava di fronte a un’alternativa: suicidio o comprensione!In tal modo lo sviluppo mondiale sarà nei decenni a venire senza maestri.

L’attuale discrepanza dell’organizzazione tecnica e sociale viene o portata verso una catastrofe distruttiva o verso un progresso politico, che si distanzia dalla dinamicità e scrupolosità di tutti gli esempi storici e avvia un nuovo capitolo nella storia dell’umanità. Perciò la pratica della forza dirompente e dell’eroismo umano presenta nuovi percorsi e la guerra inizia ad avere il suo ruolo storico nella consapevolezza dell’umanità. Il suo erede è il lavoro. L’umanità si organizzerà un giorno per strappare alla terra tutto ciò che attualmente ancora le nasconde. Non appena questo scopo sarà finalmente ottenuto, ogni guerra sarà una guerra civile e ogni omicidio un omicidio di massa. Il periodo di guerra apparirà quindi altrettanto barbaro, come lo è l’attuale periodo di avidità umana. Questo sviluppo avrà luogo se crediamo a esso e per esso combattiamo, se non siamo così miopi , da non riuscire a percepire gli orientamenti dello sviluppo, né così lungimiranti da prevedere le modalità e gli ostacoli pratici, che si trovano tra noi e i nostri obiettivi. Se noi siamo perspicaci e vediamo chiaramente superiamo le lotte imminenti e le difficoltà collegate con il valore eroico. Solo quest’ottimismo del volere controbilancerà e sconfiggerà il pessimismo della conoscenza. Invece di perseverare nei vincoli dell’antiquato presente e sognare su migliori possibilità senza far niente, vogliamo invece avere un ruolo attivo nello sviluppo del mondo attraverso l’idealismo pratico. (Vienna, novembre 1925).

NOBILTA’ – 1920

In memoria di mio padreDr. HEINRICH GRAF COUDENHOVE-KALERGIIn devozione e riconoscenza

Prima parte

UOMINI RUSTICI E UOMINI URBANI

1. CONTADINO –CITTADINO

La terra e la città sono i due poli dell’esistenza umana. La terra e la città generano i loro prototipi principali: gli uomini di città e gli uomini di campagna. L’uomo di campagna e l’uomo di città sono antipodi psicologici. I contadini di aree differenti si somigliano tra di loro interiormente più solitamente dei cittadini delle confinanti città. Tra terra e terra, tra città e città c’è lo spazio, tra la città e la terra il tempo. Tra gli uomini rustici europei vivono i rappresentanti di tutte le età, dall’età della pietra al medioevo, mentre solo nelle metropoli urbane dell’Occidente, che presentano i tipi urbani estremi, vi sono i rappresentanti della moderna civiltà. Perciò secoli, spesso millenni dividono una grossa città da una terra di pianura, che la circonda. L’uomo di città pensa agli altri, giudica gli altri, considera gli altri, agisce sugli altri come l’uomo di campagna. La vita nelle grandi città è astratta, meccanica, razionale, la vita in campagna è concreta, organica, irrazionale. Il cittadino è razionale, scettico, ateo, il contadino è emotivo, credente, superstizioso.

Tutti i pensieri e sentimenti dell’uomo di campagna si cristallizzano attorno alla natura, lui vive in simbiosi con l’animale, la creatura vivente di Dio, è legato strettamente con il suo paesaggio, dipendente dal tempo e dalle stagioni. Il punto di cristallizzazione dell’animo urbano al contrario è la società; lui vive in simbiosi con la macchina, la creatura senza vita dell’uomo, attraverso cui rende l’uomo cittadino il più possibile indipendente dal tempo e dallo spazio, dalle stagioni e dal clima. L’uomo di campagna crede alla forza della natura sugli uomini, l’uomo di città crede alla violenza degli uomini sulla natura. L’uomo rustico è il prodotto della natura, l’uomo di città è il prodotto sociale, uno vede gli scopi, i traguardi e la grandezza del mondo nel cosmo, l’altro li vede nell’umanità. Il contadino è conservativo come la natura, l’uomo di città progredito come la società. Ogni progresso deriva soprattutto dalle città e dai cittadini. Il cittadino stesso è per lo più il prodotto di una rivoluzione all’interno di una generazione terriera che ha rotto con la sua tradizione rustica, si sposta nella grande città e qui inizia una vita su nuove basi. La grande città toglie ai suoi abitanti il piacere della bellezza naturale; come compensazione offre loro l’arte, il teatro, i concerti, le gallerie, surrogati della bellezza eterna e mutevole del paesaggio. Dopo una giornata di lavoro completamente brutta ogni istituto d’arte offre al cittadino la bellezza in forma concentrata. In campagna non sono troppo indispensabili. La natura è la forma espressiva estensiva, l’arte è la forma espressiva intensiva della bellezza.

Il comportamento dell’uomo di città verso la natura, che a lui manca, è governato dalla nostalgia, mentre la natura degli uomini di campagna è una costante soddisfazione. Perciò, il cittadino si sente principalmente romantico, mentre il contadino si sente classico. La morale sociale (cristiana) è un fenomeno urbano, poiché è in funzione della convivenza tra gli uomini, della società. Il tipico cittadino unisce la morale cristiana con lo scetticismo irreligioso, il materialismo razionalista e l’ateismo meccanicistico. La visione del mondo, che ne risulta, è il socialismo: la moderna religione di città. Per i barbari rustici dell’Europa il cristianesimo è quasi più come una diversa versione del paganesimo con una mutata mitologia e nuove superstizioni. Una vera religione è credere alla natura, alla forza, al destino. Gli uomini di città e di campagna non si conoscono tra di loro, perciò dubitano e non si capiscono tra di loro e vivono in aperto o celato antagonismo. Vi sono diverse espressioni velate attraverso cui queste opposizioni elementari vengono espresse: rosso e verde Internazionale, industrialismo e proprietà terriera, progresso e reazione, ebraismo e antisemitismo. Tutte le città ricavano la loro forza dalla terra, tutta la terra ricava la sua cultura dalla città. La terra è il suolo da cui la città si erge, è la fonte che la nutre, la radice da cui fiorisce. Le città cambiano e muoiono, la terra è eterna.

2.LATIFONDISTA –LETTERATO

Al di sopra dell’uomo rustico vi è il nobile terriero, il latifondista. Al di sopra dell’uomo di città vi è l’intellettuale, il letterato. La terra e la città hanno entrambe mostrato il loro specifico carattere nobiliare: la nobiltà della mente sta di fronte alla nobiltà dello spirito, la nobiltà di sangue contro la nobiltà di testa. Il tipico latifondista unisce un grande carattere con un piccolo intelletto, il tipico letterato unisce un grande intelletto con poco carattere. Non sempre manca al nobile terriero lo spirito e al nobile cittadino il carattere, come in Inghilterra l’era moderna era in Germania il periodo dei cantici d’amore della nobiltà di sangue, un elemento culturale di spicco, mentre d’altra parte la nobiltà di spirito cattolica dei gesuiti e la nobiltà di spirito cinese dei mandarini nel loro massimo splendore allo stesso modo mostrava carattere e intelletto. Nei latifondisti e letterati vi è il culmine della contrapposizione tra contadini e cittadini. Il lavoro tipico della casta dei latifondisti è il lavoro di ufficiale, il lavoro tipico della casta dei letterati è il lavoro del giornalista.

Il latifondista-ufficiale rimane, psichicamente e spiritualmente, a livello del cavaliere. Severo con sé e con gli altri, fedele al proprio dovere, energico, costante, conservativo e limitato, vive in un mondo di pregiudizi dinastici, militari, nazionali e sociali. Con una diffidenza profonda verso tutto ciò che è moderno, verso la grossa città, la democrazia, il socialismo, l’internazionalismo, collegato con un altrettanto profonda credenza verso il suo sangue, il suo onore e la visione del mondo dei suoi padri. Disprezza i cittadini, soprattutto i giornalisti e letterati ebrei. Il letterato corre dietro al suo tempo, privo di pregiudizi, afferma le moderne idee sulla politica, arte, economia. E’ progressista, scettico, spiritoso, versatile, mutevole, è eudemonista, razionalista, socialista, materialista. Sopravvaluta lo spirito, sottovaluta il corpo e il carattere e disprezza perciò il latifondista come barbaro arretrato. La natura del latifondista è l’ostinatezza dell’intenzione, la natura del letterato è la vivacità di spirito. Il latifondista e il letterato sono innati rivali e avversari: dove la casta di latifondisti regna, lo spirito alla violenza deve indietreggiare, in alcuni periodi reazionari l’influenza politica dell’intellettuale si attenua o per lo più si limita. Dove regna la casta dei letterati deve indietreggiare la violenza allo spirito. La democrazia domina sul feudalesimo, sul socialismo e sul militarismo. L’odio tra l’aristocrazia della volontà e tra aristocrazia dello spirito in Germania ha origine nel fraintendimento. Ognuno vede solo i lati oscuri dell’altro e non vede i suoi pregi. La psiche dei latifondisti, degli uomini di campagna, rimane essa eternamente incomprensibile per gli alti letterati, mentre a quasi tutti i latifondisti l’anima degli intellettuali, degli uomini di città, rimane sconosciuta.

Invece di apprendere dagli altri, il giovane luogotenente guarda con disprezzo le più importanti menti della moderna letteratura, mentre il giornalista di poco conto, gli eminenti ufficiali li guarda con lieve disprezzo. Con questo doppia poca conoscenza delle menti straniere la Germania militare ha prima di tutto sottovalutato la resistenza delle masse urbane di fronte alla guerra e poi la Germania rivoluzionaria ha sottovalutato la resistenza delle masse contadine di fronte alla rivoluzione. I comandanti delle campagne giudicarono in modo sbagliato la psiche della città e la sua inclinazione verso il pacifismo. I comandanti delle città giudicarono in modo sbagliato la psiche dei popoli contadini e loro inclinazione alla reazione. Perciò la Germania ha perso per prima cosa la guerra e poi la rivoluzione. Il contrasto tra latifondisti e letterati sta nel fatto che entrambi i tipi sono gli estremi, non i punti culminanti della nobiltà di sangue e di spirito. Quindi la forma di rappresentanza più alta della nobiltà di sangue è il Gran Signore, della nobiltà di spirito il Genio. Questi due aristocratici non sono solo compatibili, sono anche “imparentati”. Cesare, il Gran Signore perfetto, era il romano più geniale, Goethe, l’apice della genialità era tra tutti i poeti tedeschi il più alto Gran Signore. Qui come ovunque, mancano le classi più intermedie, mentre le cime sono presenti. L’aristocratico perfetto è allo stesso tempo aristocratico del volere e dello spirito, ma né latifondista né letterato. Unisce lungimiranza con forza di volontà. Giudizio con forza, mente con carattere.

Mancano alcune personalità rappresentative, perciò i contrastanti aristocratici del volere e dello spirito dovrebbero integrarsi, invece di farsi la lotta. In Egitto, India, Caldea, comandavano un tempo insieme preti e re (intellettuali e guerrieri). I preti si piegavano alla forza del volere, i re alla forza dello spirito: le menti mostrano le mete, le braccia i cammini.

3. GENTILUOMO-BOHÉMIEN

La nobiltà di sangue e di spirito in Europa presenta i suoi prototipi specifici, la nobiltà di sangue d’Inghilterra dei gentlemen e la nobiltà di spirito della Francia dei bohémien. I gentiluomini e i bohémien s’incontrano nelle aspirazioni, a cercare di fuggire dalla bruttura dell’esistenza della piccola borghesia. Il gentiluomo ottiene questo attraverso lo stile, il bohémien attraverso il temperamento. Il gentiluomo si oppone alla mancanza di forma dell’esistenza con la forma, il bohémien si oppone alla mancanza di colore dell’esistenza con il colore. Il gentiluomo porta ordine nel disordine delle relazioni umane, il bohémien porta libertà nella schiavitù. La bellezza degli ideali del gentiluomo sta nella forma, nello stile, nell’armonia, è statica, classica, apollinea. La bellezza degli ideali bohémiani sta nel temperamento, nella libertà, nella vitalità, è dinamica, romantica, dionisiaca. Il gentiluomo idealizza e stilizza la sua ricchezza, il bohémien idealizza e stilizza la sua povertà. Il gentiluomo si basa sulla tradizione, il bohemien si basa sulla protesta. Le maniere del gentiluomo sono conservative, quelle del bohémien rivoluzionarie.

Madre degli ideali del gentiluomo è l’Inghilterra che è lo stato più conservativo d’Europa. Culla del Bohémien è la Francia, lo stato più rivoluzionario d’Europa. L’ideale del gentiluomo è la maniera di vivere di una casta, l’ideale bohemien è la maniera di vivere delle personalità. L’ideale del gentiluomo si rifà alla stoà romana, l’ideale boheme si rifà all’agorà greco. Le maniere cittadine romane si avvicinano al tipo di gentiluomo, i filosofi greci al tipo bohémien. Cesare e Seneca erano gentiluomini, Socrate e Diogene bohémien. Il fulcro del gentiluomo risiede nel fisico-psichico, quello del bohémien nell’intellettuale. Il gentiluomo deve essere stupido, il bohémien deve essere un criminale. Entrambi gli ideali sono fenomeni di cristallizzazione umana. Come il cristallo si può formare solo in un ambiente flessibile, così entrambi gli ideali devono la loro esistenza alla libertà inglese e francese. Nella Germania imperiale manca l’atmosfera per la cristallizzazione della personalità, perciò non si può sviluppare nessun regno ideale. Per il gentiluomo al tedesco manca lo stile, per il bohémien il temperamento, per entrambi la grazia e la flessibilità. Perciò egli non trova nella sua realtà nessuna maniera di vivere a misura per lui, il tedesco cerca nella sua poesia le personificazioni ideali dell’indole tedesca e trova come ideale fisico- psichico il giovane Sigfrido, come ideale spirituale il vecchio Faust. Entrambi gli ideali erano antico-romantici, nell’alterazione della realtà si personifica l’ideale romantico di Sigfrido, nell’ufficiale prussiano, nel luogotenente e l’ideale romantico di Faust nell’intellettuale tedesco, nel professore.

Al posto di ideali organici ne troviamo di meccanici. L’ufficiale rappresenta la meccanizzazione dello psichico, il Sigfrido personificato, il professore rappresenta la meccanizzazione dello spirituale, il Faust personificato. In nessuna delle sue classi sociali la Germania di Guglielmo era più orgogliosa di quella dei suoi ufficiali e intellettuali. In loro si vedeva lo splendore della nazione, come l’Inghilterra lo vedeva nei suoi capi politici e i popoli romani nei suoi artisti. Se il popolo tedesco voleva uno sviluppo più fiorente, doveva rivedere i suoi ideali, la sua forza doveva eliminare la limitatezza militare e dirigersi verso una versatilità politico- umana. Il suo spirito doveva eliminare la ristrettezza puramente scientifica e dirigersi verso una sintesi del poeta-pensatore. Il diciannovesimo secolo ha regalato al popolo tedesco due uomini di grande stile che hanno personificato queste esigenze di una più nobile indole tedesca: Bismarck l’eroe dell’azione e Goethe, l’eroe dello spirito. Bismarck rinnova, approfondisce e vivifica l’ideale Sigfrido divenuto antiquato, Goethe rinnova, approfondisce e vivifica l’ideale Faust ormai in disuso. Bismarck aveva le virtù degli ufficiali tedeschi, senza difetti, Goethe aveva le qualità dei letterati tedeschi, senza difetti. In Bismarck si supera la superiorità degli statisti e la limitatezza degli officiali, in Goethe si supera la superiorità del poeta-pensatore e la limitatezza dei letterati, in entrambi si supera l’ideale personificato organico dell’uomo, del meccanico, della marionetta.

Attraverso la sua personalità modello Bismarck ha fatto più per lo sviluppo del carattere tedesco che non per la fondazione dell’impero. Attraverso la sua indole olimpica Goethe ha reso il popolo tedesco più ricco che non attraverso il suo Faust. Quindi Faust è come Goetz, Werther, Meister, Tasso, solo un frammento dell’umanità di Goethe. La Germania però deve guardarsi dal banalizzare e sminuire i suoi due modelli viventi, fare di Bismarck un maresciallo e di Goethe un maestro di scuola. Dopo questi due geni d’indole tedesca la Germania poteva crescere e riprendersi. Da loro si poteva apprendere nobiltà di forza e di tranquillità, saggezza e vigore. Quindi Bismarck e Goethe sono i due punti di rottura, per poter costruire una nuova modalità di vita tedesca, che era pari all’ideale occidentale.

4. CONSANGUINEO-METICCIO

Nella maggior parte dei casi l’uomo rustico è il prodotto dell’unione tra consanguinei, l’uomo urbano è un meticcio. I genitori e gli antenati degli agricoltori provengono generalmente dalla stessa zona, poco popolata; mentre dei nobili provengono dalla stessa piccola classe superiore. In entrambi i casi gli antenati sono tra loro consanguinei e perciò nella maggior parte dei casi sono tra loro simili fisicamente, psicologicamente e mentalmente. Conseguentemente trasmettono ai loro figli e discendenti con intensità maggiore i loro tratti comuni, la determinazione, le passioni, i pregiudizi, le inibizioni.I tratti umani che derivano da questa consanguineità sono: la fedeltà, la pietà, il senso della famiglia, lo spirito di gruppo, la resistenza, la testardaggine, l’energia, la meschinità, la forza del pregiudizio, la mancanza di obiettività, la ristrettezza di orizzonti. Questa è una generazione che non si differenzia dalle precedenti ma semplicemente si ripete: al posto di uno sviluppo ha luogo una conservazione. Nelle grandi città invece si incontrano, popoli, razze e condizioni sociali. Solitamente l’uomo urbano è un incrocio di differenti elementi nazionali e sociali.

In lui emergono caratteri opposti: pregiudizi, inibizioni, le tendenze a seguire e le visioni del mondo dei suoi genitori e dei suoi antenati si indeboliscono. La conseguenza è che in questi incroci si mescolano simultaneamente la mancanza di carattere, la sfrontatezza, la debole volontà, l’incostanza, la mancanza di pietà e l’infedeltà con l’obiettività, la versatilità, l’attivismo mentale, la libertà da pregiudizi e l’ampiezza di vedute. I meticci differiscono sempre dai loro genitori e antenati; ogni generazione è una variante della precedente, o in termini di evoluzione o degenerazione. L’uomo nato dall’unione tra consanguinei è un uomo con una sola anima, l’incrocio di uomini con più anime. In ogni individuo i suoi antenati vanno avanti a vivere come elementi della sua anima: si somigliano tra loro, quindi sono univoci, uniformi, se divergono l’uno dall’altro allora gli uomini sono poliedrici, complicati differenziati. La grandezza di una mente risiede nella sua flessibilità cioè nella sua capacità di cogliere ogni cosa e comprenderla, la grandezza di un carattere risiede nella sua intensità, cioè nella sua capacità di volere essere forte, concentrato. Perciò, in un certo senso, saggezza e dinamismo sono in contrasto. Più è forte la capacità e l’inclinazione di un uomo nel vedere le cose da tutti i lati, come un saggio e nell’essere libero da pregiudizi sotto tutti i punti di vista, tanto più debole è di solito il suo impulso ad agire senza esitazione in una determinata direzione: infatti a ogni decisione motivazionale si contrappone una contro-motivazione, a ogni credenza uno scetticismo, ad ogni grande atto la convinzione della sua irrilevanza cosmica. Determinato può essere solo l’uomo limitato, non obiettivo.

Ma non c’è solo una coscienza sprovveduta, c’è anche una limitatezza consapevole ed eroica. L’eroe limitato e di questo tipo sono tutti i veri grandi uomini d’azione, di tanto in tanto sospende volontariamente tutti i lati del suo carattere eccetto proprio quello che determina la sua azione. Prima o dopo le sue azioni può essere obiettivo, critico, scettico, riflessivo, mentre durante le sue azioni può essere obiettivo, fiducioso, prevenuto, ingiusto. La saggezza inibisce il dinamismo, il dinamismo rinnega la saggezza. La volontà più forte è inefficace, se è senza direzione, inoltre anche una volontà debole ha una forte efficacia quando è unilaterale. Non c’è un corso d’azione senza ingiustizia, errore, colpa, chi ha paura di portare questa macchia d’infamia, rimanga nel regno del pensiero, della contemplazione, della passività. Gli uomini giusti sono sempre taciturni: perché ogni affermazione è in un certo senso, menzogna, gli uomini di cuore puro sono sempre inattivi: perché ogni azione è in un certo senso ingiusta. E’ più coraggioso parlare, e davanti al pericolo, mentire, o agire e di fronte al pericolo, fare ingiustizie. La consanguineità rafforza il carattere, indebolisce la mente, l’incrocio indebolisce il carattere, rafforza la mente. Quando i consanguinei e gli incroci si incontrano sotto buoni auspici, generano un tipo d’uomo un tipo d’essere elevato, con un fortissimo carattere e grande intelligenza. Quando i consanguinei e gli incroci si incontrano sotto auspici pessimi, generano dei tipi d’essere con un carattere debole e una mente stupida. L’uomo nel lontano futuro sarà il prodotto di un incrocio. Le razze e i gruppi sociali attuali saranno vittime del superamento, degli spazi, del tempo e del pregiudizio.

La futura razza euroasiatica-negroide,simile esteriormente agli antichi egizi, sostituirà la diversità dei popoli attraverso la varietà delle personalità. Perché secondo le leggi dell’ereditarietà, con le diversità genetiche degli antenati, crescono le differenze, con l’uniformità genetica degli antenati si ha l’uniformità genetica della discendenza. Nelle famiglie consanguinee ogni bambino assomiglia all’altro, perché tutti rappresentano quell’unico tipo di famiglia comune. Nelle famiglie miste i bambini sono fortemente differenti tra di loro: ognuno costituisce una nuova variante differente da ogni elemento ancestrale e parentale. Dal consanguineo nascono tipi caratteristici, mentre dall’incrocio nascono personalità individuali. Precursore dell’uomo planetario del futuro nella moderna Europa, è la razza russa, risultato dell’incrocio slavo-tartaro-finlandese, perché tra tutti i popoli dell’Europa, questo tipo di essere umano meticcio è quello che ha minor razza al suo interno, è il tipico essere umano multianima, con spirito ampio ricco e universale. Il suo forte opposto è il tipo insulare britannico, uomini di anima unica altamente selezionato, il cui potere sta nel carattere, nella volontà, nella singolarità. La moderna Europa gli è debitrice della tipologia umana più completa e perfetta: il gentiluomo.

5. MENTALITA’ PAGANA E CRISTIANA

Due modalità spirituali ruotano attorno al dominio mondiale: il paganesimo e il cristianesimo. Con le confessioni, recanti questi nomi, ogni modalità spirituale ha solo rapporti esteriori. Se si sposta il fulcro dal dogmatico all’etnico e dal mitologico allo psicologico, il buddismo si trasforma in ultra-cristianesimo mentre l’americanismo appare come un paganesimo modernizzato. L’oriente è l’asse portante della mentalità cristiana l’occidente è l’asse portante della mentalità pagana. I cinesi pagani sono miglior cristiani che i tedeschi cristiani. Il paganesimo presuppone la forza, il cristianesimo l’amore al vertice della scala di valori. L’ideale cristiano è il santo venerato, l’ideale pagano è l’eroe vittorioso. Il Cristianesimo vuole trasformare l’homo ferus in un homo clomesticus, l’uomo predatore in uomo domestico, mentre il paganesimo vuole trasformare gli uomini in superuomini. Il cristianesimo vuole addomesticare le tigri per farle diventare gatti, il paganesimo vuole rendere feroci i gatti per farli divenire tigri. Propagatore principale del moderno cristianesimo era Tolstoi, propagatore principale del moderno paganesimo, Nietzsche.

La religione dell’Edda in Germania era il paganesimo più puro. Sotto la maschera cristiana sopravvive: nel medioevo come visione del mondo cavalleresco, nell’era moderna come visione del mondo imperialistica e militare. Ufficiali, latifondisti, colonizzatori, magnati, sono i rappresentanti attuali del moderno paganesimo. Vigore, coraggio, libertà, forza, grandezza, gloria e onore sono gli ideali del paganesimo, mentre amore, mitezza, umiltà, compassione e abnegazione sono ideali cristiani. L’antitesi paganesimo-cristianesimo coincide o con l’antitesi contadino-cittadino o con l’antitesi consanguineo-meticcio. Indubbiamente la consanguineità e la barbarie rustica favoriscono lo sviluppo di una civiltà urbana pagana e gli incroci favoriscono una mentalità cristiana. L’individualismo pagano generalmente è solo possibile nelle regioni scarsamente popolate dove il singolo può affermarsi e mettersi in mostra palesemente senza subito finire in disputa con i suoi simili. Nelle zone altamente popolate, dove gli uomini sono fianco a fianco, il principio socialistico di sostegno mutuo deve controbilanciare il principio individualistico della lotta per l’esistenza umana, e a volte reprimere. Il cristianesimo e il socialismo sono prodotti internazionali delle grandi città. Il cristianesimo prende come religione mondiale il suo punto di partenza dalla metropoli multirazza di Roma, il socialismo dalle città industriali nazionali miste dell’occidente. Entrambe le espressioni della mentalità cristiana sono fondate sull’internazionalismo.

La resistenza di fronte al cristianesimo deriva dalla popolazione contadina (pagani), come è il caso attuale del popolo contadino, dove l’attuazione di un modo di vivere socialista incontra una forte resistenza. Sempre le zone del nord, poco popolate erano centri di volontà pagane, i centri popolati del sud erano nidi di sentimento cristiano. Oggi il discorso verte tra la contrapposizione tra vita spirituale orientale e occidentale, e non ruota per lo più attorno alla contrapposizione tra uomini del sud e uomini del nord. Il giapponese, come culturale orientale più a nord si avvicina spesso agli occidentali, mentre la mentalità degli italiani del sud e dei sudamericani è orientale. Per le condizioni dell’anima la latitudine sembra essere opposta alla longitudine. Non solo l’area geografica, anche lo sviluppo storico attua in modo determinante sulla forma spirituale di un popolo. Il popolo cinese come quello ebreo mostrano lati cristiani rispetto che germanici, perché il loro passato culturale è più antico. I germanici si trovano temporalmente molto più vicini al periodo pagano rispetto ai cinesi o ebrei, questi antichi popoli poterono emanciparsi profondamente dalla concezione vitale pagano-naturale, perché ebbero per lo più di tempo tre millenni in più. Il paganesimo è un sintomo di gioventù culturale, il cristianesimo di vecchiaia culturale. I popoli greci, romani, ebrei hanno a loro modo conquistato l’antico mondo culturale. Prima il popolo estetico-filosofico dei greci, nell’ellenismo, poi il popolo pratico-politico dei romani, nell’impero romano, infine il popolo etico-religioso degli ebrei, nel cristianesimo.

Il cristianesimo presentato come etico degli Esseni ebrei (Giovanni), o spirituale degli Alessandrini ebrei (Filone) era ebraismo rinnovato. Nella misura in cui l’Europa è cristiana è (in senso etico-spirituale) giudaica, nella misura in cui l’Europa ha morale, è giudaica. Presto l’intera etica europea mette le sue radici nell’ebraismo. Tutti i pionieri di una morale cristiana religiosa o non religiosa, da Agostino a Rousseau, Kant e Tolstoi erano ebrei per scelta in senso spirituale. Nietzsche è il solo non ebreo della sola etica pagana d’Europa. I protestanti e i convinti rappresentanti delle idee cristiane, che nella loro moderna rinascita chiamano socialismo e pacifismo, sono ebrei. A est, il popolo cinese è quello etnico per eccellenza (in contrapposizione agli esteti-eroi giapponesi e agli indiani religioso-speculativi), a ovest lo è il popolo ebreo. Dio era il capo di stato degli antichi ebrei, con la sua legge morale nel libro civico delle leggi, il peccato era espiato.L’idea teorica dell’identificazione della politica e dell’etica in cui l’ebraismo nel corso dei secoli è rimasto sempre devoto è che il cristianesimo e il socialismo sono entrambi tentativi di raggiungere il regno dei cieli. Duemila anni fa erano i primi cristiani e non i farisei e i sadducei eredi e rinnovatori della tradizione ebraica. Oggi non sono né i sionisti né i cristiani, ma il capo ebreo del socialismo. Quindi se volessero, potrebbero con la più alta abnegazione eliminare il peccato originale del capitalismo, salvare gli uomini dalle colpe, dalle violenze e dalla servitù e trasformare il mondo colpevole in un paradiso terreno.

Questi profeti ebrei attuali, che predispongono a una nuova epoca mondiale, sono in tutte le etiche principali: nella politica, religione, filosofia e arte. Da Mosé a Weininger l’etica era il problema principale della filosofia ebrea. In questa impostazione etica predefinita del mondo risiede la sostanza della sola grandezza del popolo ebreo, ma nello stesso tempo vi è il pericolo che gli ebrei che hanno perso la loro fede nell’etica, sprofondino nel cinico egoismo, mentre gli uomini di altra mentalità anche con la perdita di un’impostazione etica abbiano ancora un’abbondanza di valori e pregiudizi cavallereschi (uomo d’onore, Gentleman, cavaliere ecc.) che davanti alla caduta si proteggono nel valore caos. Cosa separa principalmente gli ebrei dagli altri cittadini è che sono uomini consanguinei. Il forte carattere insieme con il loro acume di spirito predestinano i giudei con i loro modelli eccellenti a diventare capi dell’umanità cittadina, falsi e veri aristocratici dello spirito e protagonisti del capitalismo e della rivoluzione.

Seconda parte

CRISI DELLA NOBILTA’

6. DOMINIO DELLA MENTE INVECE DEL DOMINIO CON LA FORZA

Il nostro periodo democratico è un deplorevole interludio tra due grandi epoche aristocratiche: l’aristocrazia feudale della spada e l’aristocrazia sociale dello spirito. L’aristocrazia feudale è in rovina, l’aristocrazia dello spirito sta nascendo. Il periodo intermedio si denomina democratico, ma in verità è governato dalla pseudo aristocrazia dello spirito. Nel medioevo dominava in Europa il cavaliere di campagna sul borghese cittadino, la mentalità pagana sulla cristiana, la nobiltà di sangue su quella di mente. La superiorità del cavaliere sul borghese derivava dalla forza corporea e di carattere, dal vigore e coraggio. Due scoperte hanno sconfitto il medioevo e avviato l’era moderna: l’invenzione della polvere da sparo significava la fine della cavalleria, la scoperta della stampa, l’inizio del dominio della mente. La forza e il coraggio persero attraverso l’introduzione delle armi da fuoco la loro importanza determinante nella lotta per l’esistenza. Lo spirito divenne in nome della libertà e del potere, un’arma decisiva.

La stampa diede alla mente un mezzo potente di portata illimitata. Spinse l’umanità di coloro che scrivevano al centro della lettura e elevò così lo scrittore a guidatore spirituale delle masse. Gutenberg ha dato il potere alla penna, l’inchiostro aveva preso il posto della spada. Con l’aiuto della stampa in nero Lutero aveva conquistato un grosso dominio come tutti gli imperatori tedeschi. Nell’epoca del dispotismo sulla divulgazione d’informazioni uomini di stato e sovrani clementi esponevano le loro idee che derivavano dal pensiero. Gli scrittori di quel tempo formarono un’aristocrazia spirituale in Europa. Il trionfo dell’assolutismo sul feudalismo implicava la prima vittoria della città sulla campagna e allo stesso tempo la prima tappa nella marcia vittoriosa della nobiltà che usava la mente invece che la spada. Al posto della dittatura medievale della campagna sulla città, la moderna dittatura era quella della città sulla campagna. Con la rivoluzione francese, che eliminò i privilegi della nobiltà di sangue, iniziò la seconda epoca dell’emancipazione della mente. La democrazia si fondò sula premessa ottimistica che la nobiltà intellettuale poteva essere scelta e riconosciuta dalla maggioranza delle persone. Ci troviamo ora alla soglia della terza era dell’epoca moderna: il socialismo. Anche lui si appoggiava sulla classe urbana dei lavoratori industriali, guidata da un’aristocrazia di scrittori rivoluzionari. L’influenza della nobiltà di stirpe diminuì mentre quella della nobiltà intellettuale aumentò. Questi sviluppi e perciò il caos della moderna politica trovò poi per la prima volta una fine fino a quando l’aristocrazia intellettuale si impadronì dei mezzi potenti della società, la polvere da sparo, l’oro e la stampa e li utilizzò per migliorare l’umanità.

Una tappa differente in questo percorso è costituita dal bolscevismo russo, dove una piccola schiera di aristocratici intellettuali comunisti governava la campagna e si allontanò consapevolmente con la democrazia plutocratica che oggi domina nel mondo attuale. La lotta tra capitalismo e comunismo, per l’eredità della sconfitta aristocrazia di sangue è una guerra fratricida della vittoriosa aristocrazia intellettuale, una lotta tra spirito individualistico e socialistico, egoistico e altruista, pagano e cristiano. Lo stato maggiore dei due partiti si recluta dalla razza intellettuale che comanda l’Europa: gli ebrei. Capitalismo e comunismo sono entrambi razionalistici, entrambi meccanici, entrambi astratti, entrambi urbani. La nobiltà cavalleresca aveva perso. L’effetto della ragione, la forza della ragione, la credenza nella ragione, la speranza nella ragione, tutto era scaturito e con esso una nuova nobiltà.

7. TRAMONTO DELLA NOBILTA’

Nel corso dell’era moderna la nobiltà di sangue fu contaminata dall’atmosfera delle corti, la nobiltà intellettuale dal capitalismo.Dalla fine del periodo cavalleresco è presente l’alta aristocrazia dell’Europa continentale, con rare eccezioni, in condizione di progressiva decadenza. Attraverso la sua urbanizzazione ha perso le sue caratteristiche spirituali e corporee. Al tempo del feudalesimo la nobiltà di sangue era chiamata a proteggere la sua terra di fronte all’attacco del nemico e all’invasione dei signori. Il nobile era libero e sicuro del proprio valore di fronte a coloro che erano al suo livello o a un livello superiore o inferiore, se il re nella sua proprietà terriera poteva secondo principi cavallereschi far valere la sua posizione. L’assolutismo cambiò questa situazione, la nobiltà esponente dell’opposizione che era libera, valorosa e fiera dei propri diritti storici, fu per quanto possibile eliminata. Quella che rimaneva fu portata a corte e lì fatta diventare quasi servitù. Questa nobiltà di corte non era libera, dipendeva dai capricci del signore e dalla sua camarilla, così perse le sue qualità migliori, carattere, desiderio di libertà, orgoglio e comando.

Per eliminare il dominio e perciò la resistenza della monarchia francese Luigi XIV la portò a Versailles. La grande rivoluzione volle portare a termine la sua opera, aveva preso alla nobiltà,che aveva lasciato e perso i suoi vantaggi, i suoi privilegi rimasti. Solo in quella parte d’Europa dove la nobiltà rimaneva fedele alla sua missione cavalleresca e comandava ed era pioniere dell’opposizione nazionale contro il despotismo monarchico e il dominio straniero, conservò un tipo di condottiero nobiliare: in Inghilterra, Ungheria, Polonia e Italia. Dalla trasformazione della cultura europea da rustico-cavalleresca a urbano-borghese la nobiltà di sangue rimane sotto l’aspetto intellettuale-culturale a livello inferiore rispetto alla borghesia. La guerra, la politica e l’amministrazione dei suoi beni la impegnano così tanto che le sue capacità e interessi intellettuali spesso muoiono. Queste cause storiche del tramonto della nobiltà moderna vengono rafforzare ancora di più con quelle fisiologiche. Al posto del duro servizio militare medievale l’era moderna porta alla nobiltà una vita agiata senza lavoro, dalla condizione di maggior pericolo la nobiltà viene gradualmente posta forzatamente in condizione sicura. Inoltre vi sono ancora le influenze degenerative di una esagerata consanguineità, a cui la nobiltà inglese sfugge con una mescolanza ricorrente con il sangue borghese. Attraverso la combinazione di queste condizioni, decade il tipo fisico, psichico e intellettuale di un nobile ormai superato. Il nobile intellettuale non poté sostituire il nobile di sangue, perché anche lui si trovava in una crisi, in una condizione di decadimento.

La democrazia si forma dal disagio, non solo perché gli uomini non volevano la nobiltà ma perché non volevano trovare nessuna nobiltà. Non appena una nuova, pura nobiltà si costituì, la democrazia scompare lei stessa. Poiché l’Inghilterra possiede una pura nobiltà, rimane aristocratica nonostante una costituzione democratica. La nobiltà intellettuale accademica tedesca, da un secolo capo dell’opposizione contro l’assolutismo e il feudalismo, pioniera delle idee moderne e liberali, si è ridotta oggi a supporto principale della reazione, avversario principale dell’ammodernamento intellettuale e politico. Questa pseudo-nobiltà intellettuale tedesca era in guerra a difesa del militarismo, nella rivoluzione a difesa del capitalismo. I suoi motti: nazionalismo, militarismo, antisemitismo, alcolismo sono nello stesso tempo le parole d’ordine nella lotta contro la ragione. La loro missione piena di responsabilità era di sostituire la nobiltà feudale e introdurre la nobiltà intellettuale, aveva esplorato, rinnegato e mostrato l’intelligenza accademica. Anche l’intelligenza pubblicistica aveva rivelato la sua missione principale. Lei che era chiamata, a diventare condottiera intellettuale e maestra delle masse e a completare e migliorare le masse, ciò che mancava a un sistema educativo arretrato,si prostrò nella sua colossale grandezza a schiava del capitale, a diseducatrice del gusto politico e artistico. La sua potenza si ruppe sotto la forza, invece di difendere le certezze, il suo intelletto si appiattì con l’ iperproduzione alla quale si sforzò. Come l’oratore per gli antichi, così il giornalista dell’età moderna sta al centro della macchina dello stato.

Muove l’elettore. L’elettore muove i deputati. I deputati muovono i ministri. Così spetta al giornalista la maggiore responsabilità per tutte le scelte politiche e egli ora come tipico rappresentante della perdita di carattere urbano, si sente principalmente libero da ogni impegno e responsabilità.La scuola e la stampa sono i due punti dai quali si può rimordernizzare e nobilitare senza spargimento di sangue e senza violenza. La scuola nutre o avvelena l’animo del bambino, la stampa nutre o avvelena l’animo dell’adulto. La scuola e la stampa sono oggi entrambe nelle mani di un’intelligenza non intellettuale, se fossero rimesse nelle mani della ragione sarebbero la più alta missione di ogni ideale politico, di ogni ideale rivoluzione. Le dinastie signorili d’Europa si sono affievolite con la consanguineità, le dinastie plutocratiche si sono affievolite con la vita agiata. La nobiltà di sangue è andata in rovina, perché voleva i servi della monarchia, la nobiltà intellettuale lo è andata perché voleva i servi del capitale. Entrambe le aristocrazie hanno dimenticato che con ogni privilegio, con ogni onore, e posizione particolare ha delle responsabilità. Hanno dimenticato il motto di tutti i veri nobili: noblesse oblige!. Volevano gustare i frutti della loro posizione privilegiata senza avere dei doveri. Si sentivano come signori e superiori non come condottieri e modelli dei loro simili. Invece di mostrare al popolo nuove mete, di aprire nuovi cammini, si lasciano tradire dai capitalisti e dai sovrani come strumenti del loro interesse. Per avere soldi, vita agiata e onore, vendono la loro anima, sangue e mente.

La vecchia nobiltà di sangue e intellettuale ha perso il suo diritto a essere ancora un aristocrazia, poiché ha perso tutte le caratteristiche dei veri nobili: carattere, libertà, responsabilità. Non hanno più punti in comune con il loro popolo, hanno l’orgoglio di classe da una parte e orgoglio di cultura dall’altra parte. E come una nemesi storica, dove il grande diluvio universale che dalla Russia ha il suo punto di partenza purifica il mondo dagli usurpatori in modo sanguinoso o non e loro volevano avere la loro posizione privilegiata, mentre avevano perso da tempo i loro requisiti.

8. PLUTOCRAZIA

Con la rovina delle nobiltà di sangue e intellettuali non c’è da stupirsi che una terza classe sociale portasse il potere su di sé: la plutocrazia. La riforma costituzionale che aveva sostituito il feudalismo e l’assolutismo era democratica, la riforma signorile plutocratica. Oggi la democrazia è la facciata della plutocrazia, poiché i popoli non tollerano la pura plutocrazia, viene lasciato loro il potere nominale, mentre rimane ai plutocrati il potere d’azione. Nelle democrazie repubblicane come monarchiche, gli uomini di stato sono marionette e i capitalisti tirano i fili, dettano le linee guida della politica, esercitano una forte influenza sull’elettore attraverso pubblica opinione, e sui ministri con rapporti commerciali e societari. Al posto della struttura societaria feudale è subentrata la struttura plutocratica, non più è importante lo sviluppo per una posizione sociale ma un reddito. La plutocrazia di oggi è più potente di quella di ieri, quindi nessuno sta al di sopra di essa come lo stato che è suo aiutante e strumento. Quando ancora c’era la vera nobiltà di sangue, il sistema dell’aristocrazia per nascita era più giusto di quello attuale dell’aristocrazia per denaro.

Inoltre, allora la casta signorile aveva senso di responsabilità, cultura, tradizione, mentre la classe che comanda oggi, è priva di ogni senso di responsabilità, ogni cultura e ogni tradizione. Sporadiche eccezioni non cambiano niente di questa realtà. Mentre la visione mondiale del feudalismo era eroico-religiosa, la società plutocratica non riconosce nessun alto valore che non siano i soldi e la vita agiata. L’uomo viene tassato in base a ciò che ha, non in base a ciò che è. Tuttavia, i capi della plutocrazia formano in un certo senso un’aristocrazia, un’élite. Quindi per avere un grosso patrimonio è importante avere una serie di ottime qualità: dinamismo, avvedutezza, intelligenza, accortezza, iniziativa, posatezza, presenza di spirito, temerarietà, e generosità. Attraverso questi pregi si legittimano le grandi imprese coronate di successo come conquiste naturali, la cui forza di spirito e di volontà porta a loro la vittoria su una massa di concorrenti inferiori. Questa superiorità dei plutocrati vale tuttavia solo in una classe di uomini ristretta. Scompare presto quando coloro che guadagnano soldi si misurano con i rappresentanti delle professioni ideali. E’ anche legittimo che un industriale o commerciante abile arrivi ad alti livelli a livello materiale e sociale rispetto ai suoi colleghi meno abili, ma è ingiusto che una forza e validità societaria valga di più di quella di un artista, letterato, scrittore, insegnante, medico, magistrato che nel loro lavoro sono altrettanto bravi come quelli e le cui capacità portano a mete ideali e sociali.

Anche il sistema societario presente premia la mentalità egoistico-materiale di fronte a quella altruistico-ideale. In questo favoritismo di abilità egoista contro altruista, materialista contro idealista sta il male della struttura societaria capitalistica, mentre i veri aristocratici dello spirito e del cuore, i saggi e i buoni vivono in povertà e senza pretese, gli uomini potenti egoisti usurpano la posizione di comando alla quale quelli erano scelti. Perciò la plutocrazia è secondo una visione intellettuale e di dinamismo aristocrazia, nelle relazioni etiche e spirituali una pseudo democrazia, nelle classi acquisite Aristocrazia, e pseudo-aristocrazia come attività ideale. Come l’aristocrazia di sangue e intellettuale, anche quella di ricchezza si trova attualmente in un brutto periodo. I figli e nipoti di un grande imprenditore il cui patrimonio era stato creato con il lavoro, loro si trovavano dal niente al potere, e con vita agiata e senza lavorare. Solo raramente ora l’eredità paterna si trasmette o si sublima con la creazione di ideali. I plutocrati non hanno quella tradizione, e visione del mondo, quello spirito rustico conservativo che avevano mantenuto i nobili per un secolo dalla decadenza. Deboli epigoni hanno assunto l’eredità potente dei loro genitori senza il dono della comprensione e della volontà, ma essendoselo preso. La forza e la capacità si trovano in opposizione e questo implica la legittimità interna del capitalismo. Lo sviluppo storico ha accelerato questa naturale decadenza.

Attraverso la grande congiuntura della guerra inizia una nuova evoluta plutocrazia che disgrega e scaccia l’antica plutocrazia imprenditrice. Mentre con l’arricchimento degli imprenditori il benessere del popolo s’indebolisce, sprofonda con l’arricchimento degli speculatori. I rappresentanti sono i governanti della società, gli speculatori la cui rappresentanza di parassiti è produttiva, gli speculatori del capitalismo improduttivo. L’attuale grande congiuntura agevola uomini lucrosi senza scrupoli, sfrenati, e senza coscienza. Per il profitto degli speculatori è indispensabile la fortuna e la mancanza di riguardo come le doti della volontà e intelligenza. Così la moderna plutocrazia degli speculatori rappresenta piuttosto una cachistocrazia dei personaggi e un’aristocrazia delle capacità. Attraverso la cancellazione crescente dei confini tra imprenditorialità e lucro il capitalismo viene eliminato dal campo dello spirito e del dominio pubblico. Nessuna aristocrazia può senza autorità morale affermarsi a lungo. Non appena la classe nobiliare smette di essere il simbolo dei valori estetici e etnici, il suo crollo diventa inarrestabile. La plutocrazia è confrontata con altre aristocrazie, povera di valori estetici. Compie le funzioni politiche di un’aristocrazia, senza offrire i valori culturali di una nobiltà. La ricchezza è solo tollerabile nei panni della bellezza, solo come portatrice giustificata di una cultura estetica.

Tuttavia la nuova plutocrazia si avvolge di pura mancanza di gusto e bruttezza inopportuna, la sua ricchezza era infruttuosa e ripugnante. La plutocrazia europea trascura in contrapposizione a quella americana la sua missione etica e quella estetica, i benefattori sociali in grande stile sono allo stesso modo scarsi come i mecenati. Invece di scorgere degli scopi esistenziali nel capitalismo sociale in unione con l’abilità del popolo verso opere generose di creativa umanità, i plutocrati si sentono giustificati nella loro maggioranza a incrementare la loro vita agiata senza riguardo per le miserie della massa. Invece di amministratori fiduciari dell’umanità sono sfruttatori, invece di comandanti sviano. Attraverso questa mancanza di cultura estetica ed etica la plutocrazia non tira verso di sé solo odio ma anche il disprezzo dell’opinione pubblica e dei suoi capi intellettuali. Perciò non capiscono che per divenire una nobiltà, devono ridimensionarsi. La rivoluzione russa significa per l’epoca storica plutocratica l’inizio della fine. Anche quando Lenin è sconfitto, la sua ombra incombe sul ventesimo secolo, come la rivoluzione francese, anche se il suo crollo ha significato lo sviluppo del diciannovesimo secolo. Nessun aveva in Europa il feudalismo e l’assolutismo volontariamente sconfitto, se non per paura di una ripetizione del terrore giacobino, e della fine della nobiltà e della monarchia francese. Questo viene ottenuto con successo più velocemente dalla spada di Damocle del terrore bolscevico, che indebolisce i cuori dei Plutocrati e fa valere delle richieste sociali come nei due secoli del vangelo di Cristo.

9. NOBILTA’ DI SANGUE E NOBILTA’ FUTURA

La nobiltà si fonda sulla bellezza corporea, spirituale, dell’anima, bellezza di armonia compiuta e vitalità intensa. Chi è superiore ai suoi contemporanei è aristocratico. Il vecchio tipo aristocratico sta scomparendo, il nuovo non si è ancora formato. Il nostro periodo intermedio è povero di grandi personalità, di bei uomini, di nobili uomini, di saggi uomini. Intanto gli epigoni della nobiltà che sta crollando usurpano le forme morte dell’aristocrazia spirituale e si riempiono con il contenuto del loro insignificante borghesismo.La grande realizzazione dell’esistenza della nobiltà spirituale viene superata, a loro manca la loro forma, bellezza, intraprendenza. Tuttavia il tempo non deve eliminare le idee per il futuro del nobile. Se l’umanità vuole progredire ha bisogno di condottieri, insegnanti, guide, le cui attuazioni si basano su ciò che vogliono divenire, precursori della loro elevazione futura nelle più alte sfere. Senza la nobiltà non vi è evoluzione. La politica eudemonistica può essere politica democratico-evoluzionistica e deve essere democratica.

Per elevarsi, per progredire sono necessari degli scopi, per raggiungere degli scopi sono necessari gli uomini, per stabilire e portare avanti degli scopi sono necessari gli aristocratici. L’aristocratico come comandante è un concetto politico, il nobile come modello è un ideale estetico. La sfida più difficile esige che l’aristocrazia con la nobiltà, il condottiero con il modello coincida. Che l’uomo perfetto abbia il compito del comando. Dalla gran quantità di gente di cui è composta l’umanità spiccano solo due razze di qualità: gli ebrei e la nobiltà di sangue. Differenti tra loro, entrambe conservano solidamente la loro fede nella più alta missione, nel miglior sangue, nella differenza umana di classe. In entrambe le razze eterogenee sta il fulcro della nobiltà futura in Europa: nella nobiltà feudale, fino a quando la nobiltà non dominerà non si lascerà corrompere dal capitale. Come garanzia di un miglior futuro rimane un piccolo residuo di nobiltà rustica con alta moralità e un piccolo gruppo da combattimento di intelligenza rivoluzionaria. Ora si forma l’unione tra Lenin, l’uomo della piccola nobiltà terriera e Trotzki, simbolo per i letterati ebrei. Ora si riconciliano i contrasti tra carattere e spirito, tra latifondisti e letterati, tra contadini e cittadini, tra uomini pagani e cristiani verso una sintesi creativa di aristocrazia rivoluzionaria. Un passo in avanti verso lo spirito sarebbe sufficiente per porre i migliori elementi della nobiltà di sangue, che hanno provato nel campo del loro vigore fisico e morale l’influenza depravata dell’atmosfera di corte, al servizio della nuova liberazione degli uomini. Perciò per questa condizione predestina il suo coraggio tradizionale, la sua mentalità antiborghese e anticapitalistica, il suo sentimento di responsabilità, il suo disprezzo per i vantaggi materiali, la sua forza di volontà stoica, la sua integrità e il suo idealismo.

Nei percorsi spirituali e aperti controllati, le grandi energie nobiliari possono essere il supporto attuale della reazione per ricreare una nuova nobiltà e produrre caratteristiche di comando e per unire l’inflessibilità della volontà con la grandezza d’animo e l’altruismo. Invece di servire come esponente della borghesia (che è in contraddizione con la sua profondità) per gli interessi capitalistici, è in linea con i rappresentanti della nobiltà spirituale ringiovanita per la liberazione e nobilitazione dell’umanità. La politica era in Europa nei secoli privilegio della nobiltà. L’alta nobiltà ha formato una casta politica internazionale, che si era formata nel talento diplomatico. Da molte generazioni la nobiltà di sangue europea viveva in un’atmosfera politica, dove voleva tenersi lontano dalla borghesia. Dai suoi latifondi la nobiltà apprese l’arte di governo, di gestione dell’umanità, dalle posizioni statali di spicco a livello nazionale e internazionale l’arte di gestione del popolo. La politica è arte, non scienza, il suo punto forte risiede più nell’istinto che nella comprensione, nell’inconscio che nel conscio. Il talento politico si lascia plasmare e istruire, mai essere appreso. Il genio rompe tutte le regole. Ma di talento politico la nobiltà è più ricca della borghesia. Perciò per acquisire le conoscenze, è sufficiente coltivare la vita attorno all’istinto, anche se occorresse la combinazione di più generazioni. Nella scienza e nelle belle arti la borghesia supera la nobiltà per talento, nella politica il comportamento è inverso.

Perciò succede che anche le democrazie d’Europa affidino la loro politica estera spesso ai discendenti della grande nobiltà, poiché è nell’interesse dello stato, utilizzare il patrimonio ereditario del talento politico per la comunità che la nobiltà nel corso dei secoli ha accumulato. Le abilità politiche dell’alta nobiltà non sono alla fine ricondotte alla loro forte mescolanza di sangue. Quindi questa mescolanza di razze nazionali allarga spesso l’orizzonte ed elimina le cattive conseguenze della contemporanea consanguineità di casta. La grande maggioranza della piccola aristocrazia unisce gli svantaggi del mescolamento con quelli della consanguineità, la perdita di caratteristiche con la povertà di spirito. Mentre i vantaggi di entrambi si trovano nei soli punti forti dell’alta nobiltà: carattere con spirito. A livello intellettuale si spalanca oggigiorno tra la destra estrema ( nobiltà di sangue conservativa) e sinistra estrema (nobiltà spirituale rivoluzionaria), una differenza di livello di forza, mentre a livello di carattere questi estremi apparenti si incontrano. Sulla superficie della personalità si trova ciò che è intellettuale e cosciente, nel profondo della personalità si trova tutto ciò che è caratteristico e incosciente. Le conoscenze e le opinioni sono più facili da formare e organizzare rispetto alle direttive di volontà e le proprietà caratteristiche. Lenin e Ludendorff sono antagonisti nei loro ideali politici, fratelli nel modo di concepire la vita. Fosse cresciuto Ludendorff nell’ambiente rivoluzionario degli studenti russi, come Lenin avrebbe vissuto nella prima giovinezza l’esecuzione capitale dei suoi fratelli con il carnefice dell’impero. L’avremmo visto probabilmente al comando della rossa Russia.

Mentre Lenin, cresciuto in una scuola per cadetti prussiana sarebbe diventato forse un Super Ludendorff. Cosa differenzia queste due nature simili è il livello intellettivo. La ristrettezza di vedute di Lenins è eroico-cosciente, quella di Ludendorffs sembra essere ingenuo-incosciente. Lenin non è puramente un comandante, è anche un intellettuale per così dire un Ludendorff spiritualizzato. Lo stesso parallelo si può fare tra due altri rappresentanti della sinistra e della destra estrema: Friedrich Adler e Graf Arco. Entrambi erano assassini per l’idealismo, martiri della loro convinzione. Fosse cresciuto Adler nell’ambiente militare-reazionario della nobiltà di sangue tedesca, e Arco nell’ambiente socialistico rivoluzionario della nobiltà intellettuale svizzera, avrebbe probabilmente Arco incontrato il presidente dei ministri Stürgkh, e Adler il presidente dei ministri Eisner. Quindi sono anche fratelli, separati dai pregiudizi della diversità legati dalla somiglianza di carattere eroico- generoso. Anche qui vi è una differenza a livello intellettivo (Adler è un uomo intellettuale) non nella purezza del modo di pensare. Chi loda il carattere dell’uno, non deve sminuire quello dell’altro, come appare questo quotidianamente da entrambi i lati. Dove la forza vitale è potenziata, lì vi è il futuro. Il sangue dei contadini, della nobiltà terriera ha accumulato e immagazzinato (finché si mantiene sano) in una simbiosi durata millenni con la natura vivente e fonte di vita una gran quantità di energia vitale. Se una moderna educazione riesce a sublimare una parte di questa energia vitale in aumento in spirito, allora la nobiltà forse potrebbe prendere il passato delle differenti parti per costruire la nobiltà del futuro.

10.EBRAISMO E NOBILTA’ FUTURA

Principale vettore della nobiltà intellettuale corrotta e integrata, del capitalismo, del giornalismo e delle letteratura sono gli ebrei. La superiorità della loro mente li predestina a essere una grande parte della nobiltà futura. Uno sguardo alla storia del popolo ebraico chiarisce il loro vantaggio nella lotta per la guida dell’umanità. Due secoli fa l’ebraismo era una comunità religiosa composta da individui con rivendicazioni etico-religiose di tutte le nazioni delle antiche crisi culturali, con un centro ebraico-nazionale in Palestina. Allora la cosa primaria, in comunione era non la nazione ma la religione. Nel corso dei primi secolo del nostro periodo i proseliti di tutti i popoli si associarono a questa comunità religiosa e infine re, nobiltà e popolo dei kazaki mongoli, i signori della Russia del sud. Da qui in poi per la prima volta si restringe la comunità religiosa a una comunità artificiosa del popolo di fronte agli altri popoli. (Ciò che segue si riferisce per prima cosa all’Europa del centro e dell’est).

Attraverso numerose persecuzioni si cerca da un secolo di sterminare il popolo ebreo dalla cristiana Europa. La conseguenza era che tutti gli ebrei che erano scettici, opportunistici, senza scrupolo, e con poca forza di volontà si lasciassero battezzare, per affrontare i tormenti di un’eterna persecuzione. D’altra parte in queste condizioni di vita spesso piene di difficoltà muoiono molti ebrei che non erano abbastanza intelligenti, abili e ingegnosi per sopportare la lotta per l’esistenza in questo modo difficile. Perciò emerge alla fine da tutte queste persecuzioni una piccola comunità, ha luogo un eroico martirio sopportato per le idee e depurato da tutti gli elementi senza forza di volontà poveri di spirito. Invece di distruggere l’ebraismo, l’Europa ha involontariamente nobilitato ogni processo di selezione e ha portato a una nazione condottiera del futuro. Niente da meravigliarsi quindi, che questo popolo che è nato dalla galera del ghetto, sia diventato la nobiltà intellettuale d’Europa. La divina provvidenza ha nel momento stesso in cui in Europa la nobiltà feudale cade, ha portato attraverso l’emancipazione degli ebrei, una nuova razza nobiliare caratterizzata da misericordia. Il primo tipico rappresentante di queste nobiltà futura in evoluzione era il nobile Lassalle, che riunisce ad alto livello la bellezza del corpo con la generosità di carattere e l’acume di spirito. L’aristocratico era nel senso più vero e più nobile della parola, un condottiero innato e guida per il suo gruppo.

L’ebraismo non è la nuova nobiltà, ma l’ebraismo è il grembo da cui proviene una nuova nobiltà intellettuale in Europa, il centro attorno cui si raggruppa una nuova nobiltà intellettuale. Una razza superiore è in via di sviluppo, idealisti, pieni di spirito, sensibili, onesti e persuasivi, valorosi come la nobiltà feudale nei suoi giorni migliori, si prendono a carico lietamente la morte e la persecuzione, l’odio e il disprezzo per rendere l’umanità più spirituale, fortunata e con morale. Gli uomini e martiri ebrei della rivoluzione dell’est e del centro Europa sono coraggiosi non meno della costanza, e dell’idealismo degli eroi non ebrei della guerra mondiale, mentre superano questi spesso per intelletto. Il modo di questi uomini e donne, che cercano di rigenerare e liberare l’umanità è una sintesi caratteristica di elementi politici e religiosi: dal martirio eroico alla propaganda letteraria, energia intellettuale e amore sociale, onestà e compassione. Questi tratti caratteristici che in passato li hanno resi creatori del movimento cristiano, oggi sono in cima al socialismo. Con questi due tentativi di liberazione dell’origine morale-intellettuale l’ebraismo ha fatto un regalo alle masse diseredate in Europa come a qualsiasi altro popolo. Anche il moderno ebraismo attraverso il suo grande numero di uomini di valore rispetto agli altri popoli. Quasi un secolo dopo la sua liberazione questo piccolo popolo sta oggi con Einstein sulla cima della moderna scienza, con Mahler sulla cima della moderna musica, con Bergson sulla cima della moderna filosofia, con Trotzki sulla cima della moderna politica.

Il posto prominente che l’ebraismo oggigiorno occupa lo deve a tutta la sua superiorità intellettuale, che lo qualifica attraverso una forza insospettabile come dominatore sui rivali invidiosi, maligni nella competizione. Il moderno antisemitismo è uno dei molti fenomeni reazionari delle masse mediocri contro la massa che si distingue, è una forma moderna di ostracismo, applicata a un intero popolo.Come popolo gli ebrei vivono la lotta eterna della quantità contro la qualità, del gruppo mediocre contro l’individuo eccellente, della maggioranza mediocre contro una minoranza eccellente. Le origini dell’antisemitismo sono la ristrettezza, e l’invidia, la ristrettezza a livello religioso o scientifico, e l’invidia a livello spirituale o commerciale. Perciò che loro provengano da una comunità religiosa internazionale e non da una razza locale, rende gli ebrei il popolo con maggiore mescolamento di sangue, perciò che siano in lotta da un secolo contro gli altri popoli, li rende il popolo con la più forte consanguineità. Perciò gli eletti combinano, come accade per l’alta nobiltà, la loro forza di volontà con l’acume di spirito, mentre un’altra parte degli ebrei unisce la mancanza di consanguineità, con la mancanza di mescolamento di sangue, la ristrettezza con la mancanza di carattere. Qui si trova il sacro sacrificio di sé con la limitata ricerca di sé, il puro idealismo con il materialismo estremo. Anche qui vige la regola: più misto è un popolo, più differenti sono i suoi rappresentanti tra di loro, più è improbabile costruire una tipologia comune.

Dove vi è molta luce, vi sono molte ombre. Le famiglie geniali mostrano una percentuale maggiore di follia e delinquenza, rispetto a quelle mediocri, lo stesso vale anche per i popoli. Non solo l’aristocrazia intellettuale rivoluzionaria di ieri, anche la cachistocrazia dei peggiori di oggi viene reclutata principalmente dagli ebrei e aumentano così le ondate di agitazione dell’antisemitismo. La schiavitù millenaria ha reso gli ebrei, con rare eccezioni lo spirito dell’umanità. L’oppressione continua frena lo sviluppo della personalità e perciò prende un importante elemento degli ideali nobiliari estetici. Soffre di questa mancanza fisica e psichica una grossa parte dell’ebraismo. Questa mancanza è la ragione principale per cui gli europei si oppongono a riconoscere gli ebrei come razza nobiliare. Il risentimento per ciò che la persecuzione degli ebrei ha portato loro, dà a loro molta tensione vitale, dà a loro molta armonia. La consanguineità superiore collegata con l’iperurbanità del passato del ghetto aveva in seguito portato ad alcuni tratti di decadenza psichica e fisica. Ciò che la testa degli ebrei aveva guadagnato, l’aveva spesso perso il corpo, ciò che l’intelligenza aveva guadagnato, il sistema nervoso aveva perso. Perciò l’ebraismo porta a un’ipertrofia della mente ed è quindi in contrapposizione con le pretese nobiliari di sviluppo armonico della personalità. La debolezza corporea e nervosa di molti ebrei altamente intelligenti produce difetti di coraggio psichico (spesso in collegamento con un maggiore coraggio morale) e un’nsicurezza di comportamento, qualità che oggi sembrano ancora incompatibili con l’ideale cavalleresco dei nobili.

Perciò la razza superiore degli ebrei ha tratti degli schiavi che hanno marcato il suo sviluppo storico: ancora oggi molte personalità dominanti ebrei hanno l’atteggiamento e lo spirito degli uomini non liberi, oppressi. Nelle loro menti, gli aristocratici mediocri sono più nobili degli ebrei intelligenti. Questo difetto del giudaismo ha origine nello sviluppo, e con lo sviluppo scompare di nuovo. Il divenire rustico dell’ebraismo (un importante scopo del sionismo) collegato con un’educazione più aperta, fa divenire l’ebraismo del passato ghetto, dove oggi ancora vi sono conseguenze, più leggero. Che questo sia possibile, lo dimostra lo sviluppo dell’ebraismo americano. La forza e libertà di fatto, che l’ebraismo ha conseguito, divengono la consapevolezza stessa a cui seguono la consapevolezza graduale dello spirito e del comportamento degli uomini forti e liberi. Non solo l’ebraismo camminerà nella direzione degli ideali nobiliari occidentali, anche l’ideale nobiliare occidentale sperimenterà un percorso, dove incontrerà a metà strada l’ebraismo. In un’Europa del futuro più pacifica, la nobiltà abbandonerà il suo carattere guerresco e ne adotterà uno spirituale- sacerdotale. Un occidente pacifico e socialista non avrà più bisogno di dominatori e padroni, solo di guide, educatori, modelli. In un’Europa orientale l’aristocrazia del futuro assomiglierà più a un Brahmino e a un mandarino che a un cavaliere.

PROSPETTIVA

La nobiltà del futuro non sarà né feudale, né ebrea, né borghese, né proletaria. Sarà una sintesi. Le razze e le classi in senso odierno scompariranno, rimarranno le personalità. Per prima cosa, attraverso il legame con il miglior sangue borghese gli elementi dell’aristocrazia feudale con migliori abilità di sviluppo miglioreranno, attraverso l’unione con i popoli miglior ebraici d’Europa l’elemento ebreo della nobiltà futura arriverà a un completo dispiegamento. Gli uomini prescelti del futuro saranno quelli della nobiltà rustica altamente psichicamente selezionata, perfetta nel corpo e nello spirito e da una nobiltà urbana intellettuale con marcate fisionomie, e mani e occhi pieni d’anima. La nobiltà del passato era basata sulla quantità: quella feudale sul numero di avi, quella plutocratica sul numero di milioni. La nobiltà del futuro si baserà sulla qualità, sul valore personale, sulla perfezione della vita, dell’anima, dello spirito. Oggi alla soglia di una nuova era, al posto di una nobiltà ereditaria spirituale vi è una nobiltà casuale, invece di razze nobiliari, individui nobiliari, uomini la cui composizione di sangue fortuita li eleva a persone modello.

In questa nobiltà casuale attuale deriva la nuova nobiltà internazionale e intersociale di domani. Vengono riconosciute tutte le qualità come bellezza, forza, energia e spirito che si associano con velate caratteristiche di attrazione erotica. Se una volta non fossero state predilette le caratteristiche artificiose durante il feudalismo e il capitalismo, allora automaticamente non si sarebbero accoppiati gli uomini intelligenti e le donne belle, le donne superiori e gli uomini perfetti. Meglio un uomo era a livello psichico, fisico e spirituale, maggiore era numero di donne che lui poteva scegliere. Solo gli uomini nobili erano felici e miglioravano con le donne nobili. I mediocri dovevano essere felici con le donne mediocri. Allora l’amore libero era la forma di vita erotica dei mediocri e della mediocrità, dei prescelti, la coppia libera. La nuova nobiltà futura non sarà il risultato di norme artificiose per la formazione delle caste umane, ma di leggi divine di eugenica erotica. L’ordine di classe naturale dell’umanità andrà al posto dell’ordine artificiale, il feudalismo e il capitalismo scompaiono. Il socialismo iniziato con l’abolizione della nobiltà, con la livellazione dell’umanità, culmina con il cambiamento della nobiltà e con la differenziazione dell’umanità.

Qui nell’eugenica sociale, vi è la sua più alta missione storica, che oggi non viene ancora riconosciuta, cioè portare la disuguaglianza sbagliata sull’uguaglianza a una giusta disuguaglianza, portare tutti i resti di una pseudo democrazia a una vera e nuova nobiltà.

ELOGIO DELLA TECNICA 1922

Motto: L’etica è l’anima della nostra culturaLa tecnica il suo corpo Mens sana in corpore sano!

1. IL PARADISO PERDUTO

1. LA MALEDIZIONE DELLA CULTURA

La cultura ha cambiato l’Europa in una prigione e la maggioranza dei suoi abitanti in lavoratori forzati. Il moderno uomo di cultura vive una vita misera come tutti gli animali selvaggi, le uniche entità che ancora sono compassionevoli come lui sono gli animali domestici, poiché sono ancora schiavi. La vita di un bufalo nella giungla, di un condor nelle Ande, di un pescecane nell’oceano è incomparabilmente più bella, più libera e più fortunata di quella di un operario di fabbrica europeo. Che giorno dopo giorno, ora dopo ora è legato alla sua macchina, e deve compiere lavori innaturali per non morire di fame. Anche l’uomo era una volta nella preistoria un essere fortunato. Viveva in libertà come parte di una natura tropicale, che lo scaldava e nutriva. La sua vita risiedeva nell’appagamento delle sue pulsioni. Godeva di questo, fino a quando moriva di morte naturale o violenta. Era libero, viveva nella natura, invece che in città, giocava invece di lavorare, per questo era bello e felice.

Il suo coraggio e la sua gioia erano più forti di tutti i dolori, che incontrava e di tutti i pericoli che lo minacciavano. Nel corso dei secoli l’uomo ha perso questa sua esistenza libera e felice. L’europeo che è all’apice della civiltà, vive in città non naturali e brutte un’esistenza non naturale, non libera, non sana, non organica. Con l’istinto atrofizzato e la salute indebolita respira in ambienti polverosi aria inquinata, la società organizzata, la città gli toglie ogni libertà di gestione e movimento, mentre un clima rigido lo costringe a un lavoro per tutta la vita. La libertà di cui una volta godeva è stata persa, e con essa la fortuna.

2. SVILUPPO E LIBERTA’

Tutto il fine dell’esistenza sulla terra è il suo sviluppo: la roccia esce dalla cristallinità, le piante crescono e fioriscono, l’animale e l’uomo vivono. La gioia conosciuta solo dagli uomini e dagli animali ha valore non proprio, ma solo sintomatico. L’animale non soddisfa i suoi istinti per provare gioia, ma prova gioia perché soddisfa i suoi istinti. Sviluppo significa crescita secondo la legge dell’interiorità: crescita di libertà. Ogni pressione e costrizione esterna arresta la libertà e la crescita. In un mondo predefinito, la libertà non ha un altro significato che non dipendenza dalle leggi interne, mentre la schiavitù significa dipendenza dai comportamenti esterni. Il cristallo non ha libertà di scegliere una conformazione stereometrica alternativa, la gemma non ha la libertà di sbocciare in un fiore alternativo, ma la libertà della roccia sta nel fatto che diventa cristallo, la libertà della gemma, che diventa fiore.

La roccia non libera rimane amorfa o cristallina, il fiore non libero muore. In entrambi i casi la pressione interna è più forte della forza interna. Il prodotto della libertà umana è l’uomo sviluppato, il prodotto della schiavitù umana è l’uomo atrofizzato. Poiché l’uomo libero può svilupparsi è bello e felice. L’uomo felice, sviluppato è lo scopo di ogni evoluzione e la misura di tutti i valori umani. L‘uomo ha perso la sua libertà iniziale: era il suo peccato originale. Perciò diventò una creatura infelice e imperfetta. Tutti gli animali selvatici sono felici, mentre la maggior parte degli uomini sono cattivi. Ci sono più tigri, elefanti, aquile, pesci, insetti felici degli uomini, poiché l’uomo è attraverso la perdita della sua libertà, atrofizzato e deteriorato. Il concetto di paradiso perduto del passato proclama che l’uomo è bandito dal regno della libertà, dalla vita libera e naturale, nella quale oggi vive ancora la fauna selvaggia e tra gli uomini attuali alcuni abitanti delle isole del sud. Il paradiso perduto è l’età degli esseri-animali nei tropici, dove non vi erano ancora città, stati e lavori.

3. SOVRAPPOPOLAZIONE E MIGRAZIONE AL NORD

Due cose hanno cacciato gli uomini dal loro paradiso: la sovrappopolazione e la migrazione in zone fredde. Con la sovrappopolazione l’uomo ha perso la libertà degli spazi, soprattutto si imbatté nei suoi simili e nei loro interessi e diventò schiavo della società. Con la migrazione a nord l’uomo ha perso la libertà del tempo: il tempo libero. Poi il rigido clima lo costrinse a un lavoro involontario, per vivere; così diventò schiavo della natura nordica. La cultura ha annientato le tre forme della bellezza, che la presenza degli uomini naturali idealizza: libertà, natura e tempo libero, al cui posto vi sono lo stato, il lavoro e la città.L’europeo di cultura è un esiliato del sud, un esiliato della natura.

4. SOCIETA’ E CLIMA

Le due costrizioni degli europei di cultura si chiamano: società e clima. La schiavitù sociale raggiunge il suo punto più alto nella moderna grande città, poiché qui la folla e la sovrappopolazione sono al massimo. Qui vivono gli uomini accalcati non solo uno fianco all’altro ma uno sopra l’altro, immurati in blocchi di pietra artificiali (case), stabilmente inglobati e confinati nell’organo della società, devono adattarsi senza opporsi a una serie di leggi e regolamenti. Se contro queste trasgrediscono vengono torturati (imprigionati) o assassinati (giustiziati).

Meno oppressiva rispetto alle città è la non libertà sociale in campagna, la minore oppressione è nelle aree poco popolate come America dell’ovest, Groenlandia, Mongolia e Arabia. Lì l’uomo può ancora svilupparsi, senza entrare in conflitto con la società, lì vi sono ancora resti di libertà sociale. La non libertà climatica è più oppressiva nelle terre culturali del nord. Là l’uomo ha un suolo poco assolato e deve ottenere dai pochi mesi estivi il cibo per tutto l’anno e deve provvedere allo stesso tempo all’acquisto di vestiti, abitazioni e riscaldamento per il gelo invernale. Lottasse contro questo lavoro oppressivo morirebbe di fame o di freddo. Il clima nordico lo costringe a un lavoro oppressivo, estenuante, faticoso. Più libertà viene assicurata dalla natura alle zone temperate dove l’uomo viene assoggettato alla tirannia della fame, e del freddo. L’uomo più libero è quello dei tropici, poiché là si nutre di frutti e di noci senza lavorare. Solo là c’è ancora la libertà climatica. L’Europa è una nordica e nel contempo sovrappopolata regione: per questo l’Europeo è un uomo non libero, schiavo della società e della natura. La società e la natura richiedono un sacrificio da parte dell’uomo, che è emigrato dalla città al luogo isolato per cercare riparo dalla folla della società, ma si vede minacciato dal clima spietato, dalla fame e dal freddo.

L’uomo che dal mondo naturale fugge in città e lì cerca riparo nei suoi simili, è minacciato dalla società spietata che lo sfrutta e lo calpesta.

5. TENTATIVO DI LIBERAZIONE DELL’UMANITA’

La storia mondiale si pone come tentativo di liberazione dell’uomo dal carcere della società e dall’esilio del nord. I quattro sentieri principali attraverso cui l’uomo cerca di reintrodurre la libertà e il tempo libero nel paradiso perduto sono i seguenti: 1. Un sentiero all’indietro (emigrazione) indietro alla solitudine e al sole. Con questi obiettivi gli uomini e i popoli emigrano dalle zone sovrappopolate nelle zone semidesertiche, da zone fredde a zone calde. Quasi tutte le emigrazioni dei popoli e una grande parte delle guerre si riducono a questo istinto originario di libertà di movimento e di sole. 2. Il sentiero verso l’alto (forza): in alto dall’oppressione verso la solitudine e libertà dei millenni! Questa chiamata risuona, quando a seguito della sovrappopolazione è necessaria la forza per la condizione della libertà, e a seguito del cambiamento climatico è necessaria la forza per avere tempo a disposizione. Perciò solo i forti possono svilupparsi senza avere bisogno di prendere in considerazione i propri simili, solo i forti possono liberarsi dall’oppressione del lavoro, in realtà lasciano lavorare gli altri per loro.

Nelle zone sovrappopolate l’uomo sta davanti alla scelta o di andare a capo dei suoi simili o di trovare un capo, di essere signore o servo, ricco o pezzente. Questo impulso alla forza era il padre della guerra, delle rivoluzioni e delle lotte tra gli uomini. 3. Il sentiero verso l’interno (etica): sentiero dalla folla esterna alla solitudine interna, dal lavoro esterno all’armonia interna! Liberazione degli uomini attraverso il dominio di se stessi, l’altruismo e l’autolimitazione, semplicità come protezione dall’indigenza, pretesa di libertà e tempo a disposizione in ogni momento, che un ambiente sovrappopolato e un clima rigido non offrono. Con questi impulso si cerca il cambiamento da una schiavitù esterna e a un lavoro alla libertà e calma nel cuore. Tutti i movimenti religiosi vanno in questa direzione. 4. Sentiero in avanti (tecnica): avanti dall’epoca del lavoro schiavistico a una nuova era di libertà e calma attraverso il dominio dello spirito umano sulle forze naturali! Superamento della sovrappopolazione con l’aumento della produzione, del lavoro schiavistico con l’asservimento delle forze naturali. Per quest’aspirazione, attraverso l’assoggettamento della natura, rompere il suo dispotismo, e far progredire la tecnica e la scienza.

II ETICA E TECNICA

1.LA QUESTIONE SOCIALE

La questione vitale della cultura europea dice: “ com’è possibile, che un’umanità debba proteggersi in un singolo spazio di una zona fredda e affollata, dalla fame, freddo,omicidi e fatiche eccessive e debba rinunciare alla libertà e tranquillità, quando una volta aveva fortuna e bellezza?”La risposta è “Ha bisogno dello sviluppo dell’etica e della tecnica” L’etica può trasformare l’europeo attraverso la scuola, la stampa e la religione da un rapace a un animale domestico e prepararlo per un’umanità libera, la tecnica può attraverso l’aumento della produzione e trasformazione del lavoro oppressivo umano in lavoro delle macchine regalare all’europeo il tempo libero e la forza lavorativa, che necessita per la formazione di una cultura. L’etica risolve il problema sociale dall’interno, la tecnica dall’esterno. In Europa, ci sono solo due classi sociali che hanno i requisiti: i ricchi che possono avere e fare tutto e i nobili che non vogliono più fare e avere, quello che il destino ha preservato loro.

I ricchi si conquistano una libertà oggettiva con l’utilizzo della loro forza, dei loro simili e delle forze naturali negli organi del loro volere, i nobili si conquistano una libertà soggettiva con l’indifferenza, che mostrano davanti ai beni materiali. I ricchi progrediscono verso l’esterno, i nobili verso l’interno. Tutti gli europei attuali sono schiavi della natura e della società, il lavoratore oppresso e imprigionato.

2. INADEGUADEZZA DELLA POLITICA

L’ideale dell’etica è di fare dell’Europa una comunità di nobili, l’ideale della tecnica è di fare dell’Europa una comunità di ricchi. L’etica vuole sopprimere l’avidità, per cui gli uomini non si sentano più poveri, la tecnica vuole eliminare la povertà, per cui gli uomini non siano più poveri. La politica è nella posizione di far felici né ricchi gli uomini. Perciò deve riuscire nel suo tentativo responsabile di risolvere la questione sociale, Solo mettendosi al servizio dell’etica e della tecnica la politica può collaborare con l’etica e la tecnica per risolvere la questione sociale. Se la condizione attuale dell’etica e della tecnica fosse migliore, la politica potrebbe portare alla risoluzione della povertà, schiavitù e lavoro forzato. Poteva attenuare questo male non eliminare, poteva togliere la prigionia ai lavoratori oppressi dell’Europa ma non renderlo un paradiso.

I cittadini degli stati ideali sociali sarebbero non liberi e tormentati se fossero in natura come i cittadini delle isole del sud, la storia culturale porterebbe alla storia un inganno fatale sugli uomini.

3. STATO E LAVORO

Finchè l’etica è debole, per proteggere gli uomini dai loro simili, e la tecnica non sviluppata per portare loro carico di lavoro sulle forze della natura, l’umanità cerca di riparare i danni della sovrappopolazione con la città, e i pericoli del clima con il lavoro. Lo stato protegge gli uomini dal dominio dei simili, il lavoro dal dominio delle forze della natura. La città oppressiva garantisce agli uomini in determinate condizioni e rinunciando alla propria libertà, protezione della persona e della proprietà contro il desiderio di rapida e uccisione dei suoi simili. Il lavoro oppressivo nelle aree del nord garantisce agli uomini rinunciando al loro tempo e alle forze lavorative, protezione dalla fame e dal freddo. Queste due istituzioni proteggono gli europei che erano sopravvissuti alla morte per sovrannumero. Con il lavoro forzato, per vivere deve rinunciare alla libertà. Come cittadino è rinchiuso nella gabbia dei suoi diritti e doveri, come lavoratore forzato è imprigionato nel giogo del suo rendimento lavorativo.

Se si ribella contro lo stato, lo minaccia il patibolo, se si rivolta contro il lavoro lo minaccia la morte per fame.

4.ANARCHIA E OZIO

Lo stato e il lavoro pretendono entrambi di essere degli ideali, pretendono dalle loro vittime profondo rispetto e amore. Ma non sono ideali, difficilmente sopportano i bisogni sociali e climatici. Da quando ci sono gli stati vi era il desiderio da parte degli uomini di anarchia, la condizione ideale di apolidia, da quando c’è il lavoro vi era il desiderio da parte dell’uomo di ozio, la condizione ideale del tempo libero. L’anarchia e l’ozio sono ideali, non lo stato e il lavoro. L’anarchia è una società sovraffollata, che non si basa su alti etici valori. Il suo sviluppo porta alla distruzione dell’ultimo resto di libertà e possibilità umana, che lo stato riserva ai suoi cittadini. Nel panico generale di egoismo gli uomini vengono schiacciati tra loro. Invece di libertà l’anarchia porta alla peggio schiavitù. La maggior parte degli uomini devono nelle parti del nord nutrirsi e riscaldarsi ogni mese, altrimenti fame e freddo li raggiungerebbero. Gli eremiti-anarchici dominano nel deserto e nei campi innevati con gli eschimesi e i beduini, l’ozio regna nelle terre del sud poco popolate e feconde.

5. SUPERAMENTO DELLO STATO E DEL LAVORO

La città e il lavoro oppressivi, entrambi protettori e oppressori degli uomini culturali possono essere eliminati attraverso nessuna rivoluzione, solo attraverso l’etica e la tecnica. Prima che l’etica non ha sconfitto lo stato oppressivo, anarchia significa rapina e uccisioni, fino a quando la tecnica non ha sconfitto il lavoro oppressivo, ozio significa fame e morte di freddo. Solo attraverso l’etica il cittadino può salvare le terre sovraffollate dalla tirannia della società, solo attraverso la tecnica il cittadino può salvare le zone fredde dalla tirannia. La missione dello stato è arricchirsi attraverso le esigenze dell’etica e alla fine arrivare all’anarchia La missione del lavoro è arricchirsi attraverso le esigenze della tecnica e arrivare alla fine all’ozio. L’umanità che agisce volontariamente non è una maledizione, lo è solo lo stato che opprime, non è una maledizione il lavoro volontario, ma solo il lavoro che opprime. L’ideale non è la perdita di inibizione, ma la libertà, non è darsi all’ozio, ma la calma. Il lavoro e lo stato che opprime sono cose che devono essere sconfitte: ma non possono essere sconfitte con anarchia e ozio, se non maturano prima l’etica e la tecnica, e perciò l’uomo deve trasformare lo stato che opprime, per far progredire l’etica, e trasformare lo stato che opprime per far progredire la tecnica.

Il cammino verso l’anarchia etica passa per l’oppressione statale, il cammino verso l’ozio tecnico passa attraverso l’oppressione lavorativa. La curva della spirale culturale, che porta dal paradiso del passato al paradiso del futuro, prende una doppia direzione: anarchia naturale- sovrappopolazione – stato oppressivo- etica-anarchia culturale; ozio naturale- emigrazione verso nord – lavoro oppressivo –tecnica- ozio culturale Ci troviamo oggi nel mezzo di questa curva, lontani da entrambi i paradisi, ecco la nostra miseria. Il moderno europeo medio non è più un uomo naturale, ma non ancora un uomo culturale, non più un animale, ma non ancora uomo, non più parte della natura, ma non ancora capo della natura.

6. ETICA E TECNICA

L’etica e la tecnica sono sorelle: l’etica domina le forze naturali in noi, la tecnica domina le forze naturali attorno a noi. Entrambe cercano di sottomettere la natura attraverso lo spirito che modella. L’etica cerca di vincere attraverso il rifiuto eroico degli uomini, attraverso la rassegnazione, la tecnica attraverso la risposta affermativa, attraverso l’azione. L’etica volta la volontà a comandare dello spirito verso l’interno, vuole conquistare il microcosmo. La tecnica volta la volontà di comandare dello spirito verso l’esterno, vuole conquistare il macrocosmo. Né l’etica né la tecnica da sole possono liberare l’uomo nordico, quindi un’umanità che stenta e ha freddo può di nuovo saziarsi e scaldarsi con l’etica, un’umanità arrabbiata e desiderosa con la tecnica può proteggersi e soddisfarsi.

A cosa giova agli uomini ogni moralità se soffre la fame e il freddo? E a cosa giova agli uomini ogni progresso tecnico se, se ne approfittano per farlo ammutolire e ammazzare? L’Asia culturale soffre più di sovrappopolazione che di freddo, potrebbe perciò rinunciare più facilmente alla tecnica e sacrificare il suo sviluppo etico come l’Europa, dove l’etica e la tecnica devono integrarsi l’un l’altra.

III. ASIA E EUROPA

1. ASIA E EUROPA

La grandezza dell’Asia si basa sulla sua etica, la grandezza dell’Europa nella sua tecnica. L’Asia è il maestro mondiale dell’autocontrollo. L’Europa è il maestro mondiale nel controllo sulla natura. In Asia il punto critico della questione sociale è la sovrappopolazione, in Europa è il clima. L’Asia deve soprattutto cercare di rendere possibile una piacevole convivenza tra un sovrannumero di uomini, questo si può solo con l’educazione degli uomini all’autocontrollo e all’altruismo attraverso l’etica. L’Europa deve cercare soprattutto di scacciare i pericoli della fame e del freddo, di cui suoi abitanti continuamente sono minacciati, questo si può solo con il lavoro e le invenzioni, attraverso la tecnica. Ci sono due valori vitali di base: l’armonia e l’energia, a cui tutti gli attuali valori si rifanno. La grandezza e bellezza dell’Asia si basa sull’armonia.

La grandezza e bellezza dell’Europa si basa sull’energia, l’Asia vive nello spazio, il suo spirito è pacifico, preso su di sé, tranquillo e chiuso, statico, classico, simile a un vegetale, idilliaco, apollineo. L’Europa vive nel tempo, il suo spirito è attivo, diretto verso l’esterno, agitato e determinato, romantico,eroico, simile a un animale, virile, dionisiaco. Il simbolo dell’Asia è il mare che abbraccia tutto, il cerchio.Il simbolo dell’Europa è la corrente che si dirige in avanti, la linea retta. Sono collegati al senso più profondo dei simboli cosmici, l’alfa e l’omega. Nel linguaggio dei gesti esprimono la polarità mistica, sempre ricorrente di forza e forma, tempo e spazio, uomini e cosmo, che si nasconde dietro l’anima dell’Europa e dell’Asia: la grande omega, il cerchio la cui ampia porta è aperta al cosmo, è il simbolo dell’armonica divina dell’Asia, la grande alfa, un angolo acuto rivolto verso l’alto, dove passa l’omega è un simbolo dell’attività e risolutezza umana dell’Europa, che si contrappone alla calma eterna dell’Asia. Alfa e omega sono anche in senso stretto simboli evidenti della storia maschile e femminile: l’unione di questi due segni significa procreazione e vita e chiaramente il dualismo eterno del mondo. Lo stesso simbolismo risiede probabilmente anche nelle cifre uno e zero alla base: l’uno finito come protesta contro lo zero infinito, sì contro no.

2. CULTURA E CLIMA

Le anime dell’Asia e dell’Europa provengono dal clima asiatico ed europeo. I centri culturali asiatici risiedono in zone calde, i centri culturali europei in zone fredde. Questo porta al loro atteggiamento opposto verso la natura: mentre gli abitanti del sud si sentono come figli e amici della generosa natura, gli abitanti del nord si sentono oppressi, in dura lotta per tutto ciò che hanno bisogno nella vita, davanti a un suolo avaro. Perciò è sempre davanti alla scelta, divenire padrone o servo della natura, ma in ogni caso nemico. Nel sud il conflitto tra gli uomini e la natura era armonioso e amichevole, nel nord eroico e guerresco. Le dinamiche europee ruotano attorno al fatto che il centro culturale nordico è la terra. Da diecimila anni, il freddo e la povertà della terra dell’Europa portano alla scelta: “lavorare o morire!” Chi non vuole o non può lavorare, deve morire di freddo o di fame. Attraverso molte generazioni, l’inverno nordico stermina sistematicamente i passivi, deboli, pigri e pacifici europei e alimenta perciò una dura, attiva, eroica sopportazione per gli uomini. Dal tempo preistorico l’umanità bianca, con i capelli lunghi e biondi lotta con l’inverno, che l’ha ucciso o temprato. L’europeo ha dovuto sopportare questo irrobustimento anticipato, dando prova della sua salute e forza tra tutte le civiltà.

L’uomo bianco è figlio dell’inverno, lontano dal sole: per combattere il freddo, deve tendere i muscoli e spirito ad altissime prestazioni e creare lui nuovi soli, deve combattere, rimodellare, assoggettare la natura eternamente nemica.In quest’oppressione, e scelta tra azione o morte, risiede nel lato nord di ogni cultura il prototipo più forte e eroico, in Europa il tedesco (normanno), in Asia il giapponese, in America l’azteco. Il caldo opprime gli omini, la sua attività è ristretta al minimo, il freddo lo opprime e la sua attività è portata al massimo. L’uomo eroico, attivo del nord ha sempre sconfitto e conquistato quello passivo e armonioso del sud. Perciò il sapiente sud ha inglobato e civilizzato il barbaro uomo del nord, fino a quando lui stesso viene sconfitto, barbarizzato e rigenerato da un nuovo nord. Le principali conquiste militari nella storia cominciano dai popoli del nord contro quelli del sud, i principali turbamenti religiosi e spirituali provengono dai popoli del sud contro quelli del nord. L’Europa è stata conquistata religiosamente dagli ebrei e militarmente dai tedeschi, in Asia dominano le religioni indiane e arabe, mentre la supremazia politica è del Giappone. I popoli attivi delle zone più calde (arabi, turchi, tartari, mongoli) provengono dalle steppe e dal deserto, qui al posto del freddo inverno vi era la siccità del suolo come pericolo, ma anche qui si compie necessariamente il dominio degli uomini eroici su quelli idilliaci, degli attivi sui passivi, degli affamati sui sazi.

3. LE TRE RELIGIONI

Il gran caldo indiano, che paralizza ogni attività, creando una mentalità contemplativa. Il freddo dell’Europa, che spinge verso l’attività, crea una mentalità attiva. La mite temperatura cinese, che esige un armonico passaggio di attività e contemplazione, crea una mentalità armoniosa. Queste tre temperature hanno prodotto tre tipi religiosi di base, il contemplativo, l’eroico e l’armonioso. L’etica e la religione eroica del nord si manifesta nell’Edda e nella concezione cavalleresca europea e giapponese e vive la sua resurrezione negli insegnamenti di Nietzsche. Le sue maggior virtù sono il coraggio e il dinamismo, il suo ideale è la lotta e l’eroe, Sigfrido. La religione e etica contemplativa del sud trova il suo compimento nel buddismo. Le maggiori virtù sono la rinuncia e la mitezza, il suo ideale è la pace e il suo santo il Budda. La religione ed etica armoniosa del centro si sviluppa a ovest nell’Ellade, a est in Cina. Non esige né l’ascesi della lotta, né la contemplazione. E’ ottimista e obiettiva, l’ideale è l’uomo nobile, l’entità Confucio, l’artista Apollo.

L’ideale greco dell’uomo apollineo risiede nel mezzo tra l’eroe germanico Sigfrido e la divinità indiana Budda. Tutte le creazioni religiose ed etiche sono combinazioni di questi tre tipi fondamentali. Ogni religione che si sviluppa si conforma a queste condizioni climatiche. Perciò il cristianesimo orientale è la religione del sud, la cattolica la religione del centro, e quella protestante la religione del nord. Lo stesso vale per il buddismo in Ceylon, Cina e Giappone. Il cristianesimo ha trasmesso alla nostra cultura i valori asiatici del sud, il Rinascimento ci ha trasmesso gli antichi valori del centro, la cavalleria ci ha trasmesso i valori germanici del nord.

4. ARMONIA E FORZA

I valori culturali dell’Europa sono misti, il suo spirito in prevalenza nordico. Per bontà e saggezza l’orientale è superiore all’europeo, per coraggio e intelligenza è inferiore. L’onore europeo è un valore eroico, la dignità orientale un valore armonioso. La guerra duratura indurisce il cuore, la pace duratura lo ammorbidisce. Perciò l’orientale è più pacifico e dolce dell’Europeo. Perciò accade, che il passato sociale degli indiani, cinesi, giapponesi ed ebrei è molto più antico di quello dei Germani che 2000 anni fa vivevano ancora nell’anarchia. Perciò gli asiatici poterono sviluppare le loro virtù sociali meglio e più a lungo degli europei.

La bontà di cuore corrisponde alla saggezza dello spirito. La saggezza si basa sull’armonia, l’intelligenza sull’acume di spirito. Anche la saggezza è un frutto del maturo sud, cosa rara al nord. Persino le filosofie dell’Europa raramente sono sagge, la loro etica raramente benevola. Anche l’antica cultura era più ricca di uomini saggi, la cui personalità portava il marchio di una chiara spiritualità, mentre questo tipo è quasi scomparso nella moderna Europa (tra i cristiani). Anche questo è in relazione con la giovinezza culturale dei germani e con la passionalità dello spirito europeo. Perciò accade che nel medioevo cristiano, i conventi al centro del mondo militare e attivo erano gli unici asili per la saggezza contemplativa, lì i saggi si rivelano e muoiono, come vittime del voto di castità. Le immagini cristiane europee appaiono tristi e serie, mentre le statue del Budda ridono. I pensatori d’Europa sono profondamente seri, mentre i saggi asiatici ridono, poiché vivono in armonia con se stessi, con la società e la natura, non sono in battaglia, e iniziano ogni cambiamento da se stessi non dagli altri e sono più utili con il loro esempio che con i libri. Il pensatore europeo invecchia presto mentre quelli asiatici rimangono sempre bambini. L’Europa è grande come l’Asia per la sua arte, ma la sua grandezza non risiede nella bontà o nella saggezza, ma nel coraggio e nello spirito d’invenzione.L’Europa è l’eroe della terra, in ogni campo di battaglia umano sta alla testa del popolo, nella caccia, nella guerra e nella tecnica, l’europeo ha sempre un rendimento maggiore di quello di qualsiasi popolo culturale davanti o vicino a lui.

Ha sottomesso quasi tutti gli animali pericolosi nelle sue terre, ha dominato e assoggettato quasi tutti i popoli neri, e attraverso le invenzioni e il lavoro, attraverso la scienza e la tecnica ha conquistato il dominio sulla natura, come niente e nessuno prima aveva ritenuto possibile. La missione mondiale dell’Asia è la liberazione dell’umanità attraverso l’etica, la missione mondiale dell’Europa è la liberazione dell’umanità attraverso la tecnica. Il simbolo dell’Europa non è il saggio, né il santo, né il martire, ma l’eroe, il combattente, il dominatore, il liberatore.

IV LA MISSIONE TECNICA GLOBALE DELL’EUROPA

1. LO SPIRITO EUROPEO

Con la modernità inizia la grande missione culturale dell’Europa. L’essenza dell’Europa è la volontà, cambiare e migliorare il mondo con le azioni. L’Europa aspira alla consapevolezza attuale e futura, si trova nella condizione attuale di emancipazione, riforma, rivoluzione. E’ scettica, senza pietà, maniaca delle innovazioni e lotta con le sue tradizioni e abitudini. Nella mitologia ebrea lo spirito europeo corrisponde a Lucifero, in quella greca a Prometeo, il portatore di luce, che porta la scintilla divina sulla terra, che si ribella contro l’armonia celeste-asiatica, contro l’ordine divino, il capo della terra, il padre della guerra, della tecnica, dell’istruzione, e del progresso, il capo degli uomini nella loro lotta contro la natura. Lo spirito europeo ha eliminato il dispotismo politico e la dittatura delle forze naturali. L’europeo non si sottomette al destino ma cerca attraverso le azioni e lo spirito di dominare, come attivista e come razionalista.

2. L’ELLADE COME PRECURSORE DELL’EUROPA

L’Ellade era il precursore dell’Europa. Si nota prima di tutto nella differenza caratteriale tra sé e l’Asia e nell’anima attivista-razionale. Il suo Olimpo non era un paradiso di pace, ma un luogo di combattimenti, il suo maggior Dio era un ribelle senza pietà. L’Ellade fece cadere i suoi re e dei e mise al loro posto lo stato dei borghesi e la religione degli uomini. Questo periodo europeo della Grecia inizia con la caduta dei tiranni e finisce con il despotismo asiatico di Alessandro e dei Diadochi, trova un breve proseguimento nella Roma repubblicana per scomparire poi definitivamente con il regno imperiale romano. Alessandro il grande, i re ellenici e l’imperatore romano erano eredi dell’idea asiatica della grande monarchia. Il regno imperiale romano non si differenzia in modo considerevole dai despoti orientali della Cina, Mesopotamia, India e Persia. Nel Medioevo l’Europa era una provincia spirituale e culturale dell’Asia, era dominata dalla religione asiatica di Cristo. L’asiatico era la sua religione culturale, il suo animo mistico, la sua forma di governo monarchica, e il suo dualismo di papi e imperatori, monaci e cavalieri. Solo con l’emancipazione dell’Europa dal cristianesimo, iniziata con il Rinascimento e con la Riforma, e che trova il suo punto culminante nell’Illuminismo e in Nieztsche, l’Europa riprese la sua indipendenza e si staccò spiritualmente dall’Asia.

La cultura europea è la cultura della modernità.

3. LE BASI TECNICHE DELL’EUROPA

Il mondo di Fillippo II non era in nessun modo uno sviluppo culturale rispetto al mondo di Hammurabi, né nell’arte né nella scienza, né nella politica, né nella giustizia, né nell’amministrazione. Nei tre secoli che stanno tra noi e Filippo, il mondo è profondamente cambiato rispetto ai precedenti tre secoli. E’ stata la tecnica che ha svegliato l’Europa dal suo mondo di sogni del medioevo. Ha superato il feudalismo e il mondo cavalleresco con l’invenzione delle armi da fuoco, con il papato e le superstizioni, con l’invenzione della stampa, con la bussola e l’architettura navale l’europeo ha potuto avere accesso al mondo straniero, e con l’aiuto della polvere da sparo ha poi conquistato. Il progresso della moderna scienza non è diviso dallo sviluppo della tecnica, senza telescopia non ci sarebbe la moderna astronomia, senza microscopia niente batteriologia, Anche l’arte moderna è in stretta relazione con la tecnica, la moderna musica strumentale, la moderna architettura, il moderno teatro derivano in parte dalle basi tecniche. Lo sviluppo della fotografia dalla pittura dei ritratti si rafforzerà allo stesso modo, poiché la fotografia è soprattutto la riproduzione delle forme del viso.

La pittura sarà costretta a ritirarsi nel suo campo e a conformarsi all’anima ed esistenza degli uomini. Uno sviluppo simile della fotografia sulla pittura, avviene dalla cinematografia al teatro. La moderna strategia è cambiata basicamente con l’influsso della tecnica. Attraverso le scienze psicologiche, l’arte militare è diventata prevalentemente tecnica. I metodi militari moderni differiscono da quelli medievali poiché questi erano basati sulle modalità di combattimento dei popoli in natura. L’intera politica presente s’spira allo sviluppo tecnico: la democrazia, il nazionalismo e l’istruzione sono fondate sullo sviluppo della stampa, così come l’industrialismo e l’imperialismo coloniale. Il capitalismo e il socialismo sono fenomeni conseguenti il progresso, che cambia anche l’economia. Come l’agricoltura crea una mentalità patriarcale, l’artigianato crea una mentalità individualistica, e il lavoro industriale collettivo organizzato una mentalità socialista. L’organizzazione tecnica del lavoro si rispecchia di nuovo nell’organizzazione socialista dei lavoratori. Alla fine il progresso tecnico ha cambiato gli europei stessi che sono diventati più nervosi, frettolosi, razionalisti, pratici, instabili, svegli, attivi, intelligenti e pieni di spirito. Se eliminiamo tutti questi fenomeni conseguenti allo sviluppo della tecnica dalla nostra cultura, succede che ciò che rimane non è superiore in nessun modo all’antica cultura egiziana o babilonese, in alcuni casi sono persino migliori.

L’Europa deve alla tecnica il suo dominio su tutte le altre culture. E’ attraverso essa che l’uomo europeo è divenuto capo del mondo. L’Europa vive in funzione della tecnica. L’America è il miglioramento dell’Europa.

4. IL CAMBIAMENTO TECNICO MONDIALE

L’era tecnica dell’Europa è un avvenimento storico mondiale, la cui portata è paragonabile alla scoperta del fuoco nell’era preistorica. Con la scoperta del fuoco inizia la storia della cultura umana, inizia il cambiamento degli uomini che erano simili ad animali. Tutti i progressi materiali e spirituali seguenti si basano su questa scoperta dell’Europeo- Prometeo. La tecnica disegna un punto di cambiamento analogo nella storia dell’umanità come il fuoco. Nelle centinaia di anni la storia viene divisa in un’epoca pre-tecnica e in una post-tecnica. L’europeo che fino ad allora era stato a lungo dormiente, viene elogiato dalle altre comunità come il padre del cambiamento tecnico mondiale, come un salvatore. Le possibilità di attuazione, durante l’era tecnica, dove noi ci troviamo, sono infinite. Crea le basi materiali per tutte le generazioni future, che differiscono dalle loro precedenti a livello basilare. Tutte le culture precedenti da quella egizia, alla cinese, fino al medioevo erano simili come decorso e sviluppo perché si basavano sugli stessi prerequisiti tecnici.

Dall’antichità egiziana fino alla fine del medioevo la tecnica non ha portato a nessun progresso fondamentale. La cultura che deriva dall’età tecnica, sarà migliore di quella antica e medievale, come queste erano migliori di quella dell’età della pietra.

5. L’EUROPA COME CULTURA TANGENTE

L’Europa non è un centro di cultura, è una cultura tangente, tangente al grande circuito culturale delle culture orientali che sorgono, fioriscono e muoiono, per risorgere poi di nuovo più giovani. L’Europa si è introdotta in questo circuito culturale e ha fornito una direzione che conduce a forme di vita sconosciute. Nelle culture orientali dell’est e dell’ovest era già tutto formato, ma la cultura tecnica dell’Europa è qualcosa mai stato creato, qualcosa di veramente nuovo. L’Europa è un passaggio tra tutte le passate culture storiche e le forme culturali del futuro. Un’ età in cui si perdono le tracce del passato, si esce dalle culture antiche babilonesi, egizie e cinesi, un età protoeuropea, con le basi e dinamiche europee. Questa prima Europa preistorica ha costruito le fondamenta per tutte le culture degli ultimi secoli.

Come la moderna Europa era la protoeuropa una cultura tangente, che si era staccata dal circuito culturale delle pre-culture preistoriche. Il percorso della grande storia mondiale si incrocia con quello delle culture asiatiche e della cultura tangente europea. Senza queste tangenti (che sono europee in senso spirituale non geografico) ci sarebbe solo un dispiegamento e non uno sviluppo. Dopo un lungo periodo di maturazione si liberò un popolo geniale dal buio del tempo, cambiò il corso naturale culturale ed elevò l’umanità al suo più alto grado. Le invenzioni, non le poesie o le religioni delineano lo sviluppo della cultura: la scoperta del bronzo, dell’elettricità, del ferro. Queste scoperte formano l’eredità eterna di un’era sulle future culture. Dell’antico non rimarrà niente, mentre i tempi moderni si arricchiscono di cultura attraverso il dominio dell’elettricità e di altre forze naturali, queste scoperte superano il Faust, la Divina Commedia, e l’Iliade. Con il medioevo si chiude il periodo culturale del ferro, con la modernità inizia il periodo culturale della macchina. Non inizia una nuova cultura, ma una nuova era. Creatore di questa era tecnica è il geniale popolo prometeico, degli europei germanizzati. La moderna cultura si base sul loro spirito di invenzione, così come l’etica era propria degli ebrei, l’arte degli elleni e la politica dei romani.

6. LEONARDO E BACONE

All’inizio dell’era tecnica, abbiamo due grandi europei che sviluppano in pensiero europeo: Leonardo da Vinci e Bacone di Verulam. Leonardo si dedica ai problemi tecnici con la stessa passione di quelli artistici. Il suo problema preferito era il volo dell’uomo, la cui soluzione ha meravigliato la nostra era. Gli indiani davano importanza attraverso l’etica e l’ascesi alla forza di gravità e potevano librarsi nell’aria, in Europa, trionfa lo spirito di invenzione degli ingegneri e la materializzazione, l’aereo, la forza di gravità con basi tecniche. La levitazione e la tecnica di volo rappresentano simbolicamente il percorso asiatico e europeo verso il dominio e la libertà degli uomini. Bacone era il creatore dell’audace utopia tecnica, “Nova Atlantis”. Il suo carattere tecnico differisce profondamente da tutte le altre precedenti utopie, come quella di Platone. Il cambiamento del pensiero medievale-asiatico in uno moderno-europeo si rispecchia nella contrapposizione dell’Utopia politica di More e quella della Nova Atlantis tecnico-scientifica di Bacone. More vede ancora nelle riforme etico-sociali la leva per migliorare il mondo, Bacone la vede nelle invenzioni tecniche. More era ancora Cristo, Bacone già europeo.

V. CACCIA, GUERRA, LAVORO

1.POTERE E LIBERTA’

L’uomo contemplativo vive in pace con il suo ambiente, l’uomo attivo nella condizione di guerra duratura. Per imporsi, svilupparsi e salvaguardarsi deve continuamente scacciare, distruggere e schiavizzare le forze nemiche e straniere. La lotta vitale è una lotta per la libertà e il dominio. Vincere significa imporre il proprio volere. Per questo solo il vincitore è libero, solo il vincitore è potente. Tra libertà e potenza non vi sono confini. Il compimento della propria libertà ferisce gli interessi altrui, la potenza è la sola sicurezza per una libertà disinibita. La lotta dell’uomo per la libertà si unisce alla sua lotta per il potere. In questo percorso ha conquistato e sottomesso il globo terrestre, il regno animale attraverso la caccia e l’allevamento di bestiame, il regno vegetale attraverso l’agricoltura, il regno minerale attraverso l’estrazione, le forze naturali attraverso la tecnica. Da un animale debole, modesto l’uomo si è alzato in volo a signore della terra.

2. CACCIA

La prima fase della lotta umana era l’era della caccia. In centinaia di migliaia di anni, durante le guerre l’uomo ha conseguito il dominio sul mondo animale. Questa lotta vittoriosa degli uomini relativamente deboli contro tutte le grandi forme animali selvagge esistenti che ha sterminato è nella sua grandiosità paragonabile a quella della conquista del mondo antico da parte del piccolo villaggio latino di Roma. Gli uomini dominano tutte le corna, denti, zampe e artigli rispetto ai suoi rivali più strutturalmente possenti, unicamente grazie all’arma della sua superiore intelligenza, che nel corso di queste lotte ha continuamente affilato. Lo scopo di questa lotta umana contro i suoi nemici animali era difensiva e offensiva, schiavizzazione e difesa. In principio l’uomo si accontenta di assoggettare innocuamente gli animali nemici attraverso la difesa e lo sterminio, successivamente lui inizia a domare e a servirsene. Trasforma i lupi in cani, i bufali in buoi, gli elefanti selvaggi , i cammelli, renne, cavalli, asini, lama, gatti, pecora, capre in docili. Perciò sottomette una schiera di schiavi animali, un arsenale di macchine viventi, che lavorano e combattono al suo servizio, per aumentare la sua libertà e dominio.

3. GUERRA

Per aumentare e assicurare il dominio conquistato, l’uomo va con i suoi simili, a combattere come nel regno animale con gli stessi metodi.

L’era della caccia si era trasformata in un’era di guerra. L’uomo combatte con gli altri uomini per la ripartizione della terra conquistata dal mondo animale. I più forti hanno sottomesso, schiavizzato e sterminato i più deboli. La guerra era una forma speciale di caccia, la schiavitù una forma speciale di controllo animale. Nella lotta per il dominio e la libertà, gli uomini più forti, più audaci, più intelligenti dominavano su quelli più deboli, stupidi e vili. Anche la guerra affinò lo spirito umano, temprò la forza umana.

4. LAVORO

Né la guerra né la caccia da sole possono alimentare a lungo gli uomini, deve fare un cambio di fronte per vincere la battaglia contro la natura inerme. L’era del lavoro iniziò. Ancora la guerra e la voglia di caccia portavano fama e buone sensazioni, ma il fulcro della vita si spostava al lavoro, poiché solo esso gli portava il nutrimento, per il suo mantenimento. Il lavoro era una forma speciale di guerra, la tecnica una speciale forma di schiavitù, invece gli uomini volevano dominare e schiavizzare le forze naturali. Attraverso il lavoro l’uomo combatte la fame, sottomette il suolo e i frutti della terra e raccoglie i suoi prodotti. Attraverso il lavoro l’uomo combatte il freddo invernale, costruisce case, tesse stoffe, taglia la legna. Così si protegge con il lavoro dai pericoli naturali.

5. LA GUERRA COME ANACRONISMO

La caccia, la guerra e il lavoro hanno luogo spesso contemporaneamente, che è impossibile, dividerle. In precedenza, lungo i secoli, l’era della caccia era parallela con quella della guerra, come oggi l’era della guerra è parallela con quella del lavoro, ma il punto centrale del fronte di guerra si sposta continuamente. Mentre in origine la caccia era il punto centrale dell’attività umana, successivamente la guerra ha preso il suo posto poi alla fine l’ha preso il lavoro. La guerra che prima era importante ed essenziale per il progresso culturale, ha perso questo significato, e si è trasformata in un pericolo parassita culturale. Oggi non sono le guerre che delineano le tappe del progresso, ma la scoperte. Le lotte dell’umanità per la libertà e il dominio si svolgono oggi sul fronte del lavoro. In un tempo in cui la guerra mondiale non ha più il suo interesse storico, la gloria del nostro secolo è il progresso dell’uomo. Come in tempo in guerra la caccia era ritenuta un anacronismo, così in tempo di lavoro, la guerra è ritenuta un anacronismo. Ma in questa epoca ogni guerra è guerra del popolo, poiché combatte nello stesso campo del lavoro. Nell’era del lavoro anche l’esaltazione della guerra è fuori dal tempo, come lo era in tempo di guerra l’esaltazione della caccia.

Originariamente l’eroe era un uccisore di lupi e cervi, poi era un condottiero, infine un inventore. Lavoisier ha contato più per lo sviluppo umano di Robespierre e Bonaparte. Come nell’epoca di caccia il cacciatore comandava, nell’epoca di guerra comandava il guerriero e nell’epoca del lavoro lo fa il lavoratore.

6. TECNICA

L’era del lavoro si trova tra quella dell’agricoltura e della tecnica. Come agricoltore l’uomo è nei confronti della natura difensivo, come tecnico è offensivo. I metodi del lavoro corrispondono a quelli della guerra e della caccia, schiavizzazione e sottomissione. L’epoca dell’agricoltura si limita a difendersi dalla fame e dal freddo, mentre la tecnica passa oltre, cerca di schiavizzare le forze naturali in passato nemiche. L’uomo regna oggi attraverso il vapore e l’elettricità e attraverso la schiavitù delle macchine. Con loro non si difende solo contro la fame e il freddo, le catastrofi naturali e le malattie, ma le usa per lottare contro i limiti del tempo, dello spazio e della forza di gravità. La sua lotta per la libertà dalle forze naturali passa attraverso la lotta per il dominio sulle forze naturali. La tecnica è l’impiego pratico della scienza per dominare la natura, alla tecnica appartiene anche in senso più ampio la chimica come tecnica dell’atomo e la medicina come tecnica organica. La tecnica spiritualizza il lavoro. Perciò riduce il carico di lavoro e aumenta la produttività.

La tecnica si fonda sull’impiego eroico, attivistico della natura. Non vuole adattarsi al volere della natura, vuole conquistarla. La voglia di dominio è l’impulso del progresso tecnico. Nelle forze naturali il tecnico vede oppressori che devono essere battuti, avversari da sconfiggere, bestie da domare.La tecnica è un tipo di spirito europeo.

VI LA CAMPAGNA MILITARE TECNICA

1.MISERIA IN EUROPA

Attraverso l’incremento della popolazione la condizione dell’europeo è sempre disperata. Nonostante tutti i precedenti progressi della tecnica si trova ancora in una condizione abbastanza pessima. Ha respinto gli spettri della fame e del freddo, ma al prezzo della sua libertà e del suo tempo. Il terribile lavoro oppressivo inizia per gli europei nel settimo anno di vita con l’oppressione della scuola e finisce solo con la morte. La sua infanzia viene rovinata attraverso la preparazione al combattimento, che nei successivi decenni coinvolge tutto il suo tempo e corpo, le due forze vitali e la sua gioia di vivere. Per il tempo libero c’è la pena di morte, l’europeo medio si trova di fronte alla scelta: o lavorare fino allo sfinimento o far morire di fame i suoi figli. Il logorio della fame lo rende attivo, benché l’esaurimento, il disgusto e il rancore, sono continuamente presenti. I popoli europei hanno intrapreso due correnti politica: la politica coloniale e il socialismo.

2. POLITICA COLONIALE

La prima forma di politica coloniale si fonda sulla conquista e colonizzazione di zone poco popolate da parte delle nazioni, che soffrono di sovrappopolazione. L’emigrazione è effettivamente in grado di salvare le terre dalla sovrappopolazione, dove la folla europea è insopportabile, assicurando un’esistenza libera e degna di un uomo. L’emigrazione offre anche a milioni di uomini una via d’uscita dall’inferno europeo e perciò deve essere stimolata in ogni modo.Le due forme di politica coloniale si basano sullo sfruttamento delle aree più calde con gente di colore. Gli uomini delle razze del sud vengono sottomessi e scacciati con i fucili e cannoni europei per lavorare al servizio dell’Europa. I nordici più poveri, ma più forti saccheggiano sistematicamente quelli del sud più ricchi, ma più deboli. Rubano loro la libertà, il tempo libero, e le ricchezze, e usano questi saccheggi per l’accrescimento dei propri regni, per la propria libertà e il proprio tempo libero. Questo mezzo di aiuto del saccheggio, della schiavitù, dello sfruttamento lo devono gli europei in parte alla loro società del benessere, che li ha messi nella posizione di migliorare il destino del lavoratore indigeno. Questo mezzo di aiuto fallisce a lungo termine, poiché le sue conseguenze inevitabili sono una condizione di schiavitù immensa, che gli europei importano dalle colonie di colore, e perciò queste colonie vengono utilizzate come base culturale tropicale dell’Europa.

Anche l’emigrazione è solo uno strumento sussidiario, oggi vi sono alcune colonie ugualmente popolate come la madrepatria e hanno la stessa povertà. Deve venire il momento che nessuna zona sulla terra desertica venga più colonizzata. Fino ad allora devono trovarsi nuovi mezzi, per opporsi al destino dell’Europa.

3. POLITICHE SOCIALI

Il secondo tentativo di alleviare la miseria delle masse europee riguarda il socialismo. Il socialismo vuole allontanare l’inferno europeo attraverso la distribuzione uniforme del carico di lavoro e della produttività. Non vi è nessun dubbio che la sorte delle masse europee migliori notevolmente attraverso riforme giudiziose. Ma se il progresso sociale non viene fatto con un miglioramento della tecnica, può solo mitigare la miseria sociale, non eliminare.Quindi il carico di lavoro che è importante per il nutrimento e il riscaldamento di numerosi europei, è grande, la produttività che l’Europa ottiene anche con uno sfruttamento intenso, rozzo, e improduttivo, è relativamente piccola, cosicché anche con una distribuzione più giusta per ogni Europeo, si ottiene troppo lavoro e poco salario. Con l’attuale condizione della tecnica, si annullerebbe la vita in un’Europa socialista con una doppia attività, lavorare per mangiare e mangiare per lavorare. L’ideale di uguaglianza era ottenuto, ma riguardo la libertà, il tempo libero e la cultura l’Europa era quanto mai lontana.

Per liberare gli uomini, l’Europa è da una parte troppo barbara, dall’altra troppo povera. La possibilità che le poche ricchezze vengano divise tra tutti sarebbe improponibile, la povertà non sarebbe eliminata, ma solo generalizzata. Il socialismo da solo non è in grado di portare l’Europa dalla sua miseria e schiavitù a libertà e agiatezza. Né azioni né documenti possono risarcire i minatori, poiché la loro vita deve trascorrere nelle caverne e nei pozzi. La maggior parte degli schiavi dei despoti orientali sono più liberi dei lavoratori liberi di uno stabilimento socialista. Il socialismo non comprende il problema europeo, quando nella divisione disuguale vede il vizio fondamentale dell’economia europea, invece che nella produzione insufficiente. Il problema della miseria europea risiede nella necessità di un lavoro oppressivo non nella disuguaglianza della sua ripartizione. Il socialismo sbaglia, quando vede nel capitalismo l’ultima ragione per un lavoro oppressivo fruttuoso, del quale l’Europa si lamenta. Quindi in realtà affluisce solo una parte molto limitata del profitto europeo ai capitalisti, la parte maggiore di questo lavoro serve per trasformare una parte di mondo infruttuosa in una fruttuosa, una fredda in una calda, e mantenere su di essa una moltitudine di uomini che lui non potrebbe con mezzi naturali sostenere. L’inverno e la sovrappopolazione dell’Europa sono duri e i despoti crudeli, come tutti i capitalisti, ma non è il politico che fa la rivoluzione europea contro questi oppressori non misericordiosi, ma l’inventore.

4. LA RIVOLUZIONE MONDIALE DELLA TECNICA

L’imperialismo colossale così come il socialismo sono palliativi, non mezzi di cura della malattia europea. Possono attenuare la miseria non eliminarla, prevenire le catastrofi non impedirle. L’Europa deve decidere se decimare il suo popolo e commettere un suicidio o guarire con un grande aumento della produzione e con un perfezionamento della tecnica. Quindi solo questi modi possono portare agli europei benessere, cultura e tempo libero, mentre i modi di salvezza sociali e coloniali alla fine finiscono in un vicolo cieco. L’Europa deve rendere chiaro che il progresso è una guerra di liberazione fatta in grande stile contro il tiranno più duro, spietato e senza pietà: la natura nordica. Per fare finire questa rivoluzione tecnica mondiale, dipende tutto dall’umanità, se vuole sfruttare l’occasione che si presenta e diventare signore della natura o se quest’occasione forse per sempre non sarà sfruttata. Circa centinaia di anni fa l’Europa ha aperto l’offensiva contro la natura, contro cui fino ad allora, si era solo difeso. Non si accontenta più di questo, di vivere solo in sintonia con essa, vuole iniziare a schiavizzarla.

La tecnica ha iniziato ad attuare la schiavizzazione dell’esercito degli animali, e a sostituire il lavoro manuale con quello delle macchine, che vengono azionate dalle forze della natura.

5. L’ESERCITO DELLA TECNICA

L’Europa (e con essa l’America) ha nichilizzato con questa grande guerra dalle enormi conseguenze il globo terrestre. Le truppe al fronte dell’esercito di lavoratori che lottano contro l’arbitrio della natura, di lavoratori industriali, di ufficiali, ingegneri, direttori, imprenditori, aiutano gli inventori, l’artiglieria, i costruttori, i lavoratori terrieri, i lavoratori in miniera, l’artiglieria delle macchine, gli operai. Con questo esercito, con grandi riserve, l’uomo bianco spera di spezzare la tirannia della natura, sottomettere la sua forza allo spirito umano e così liberare gli uomini definitivamente.

6. LA VITTORIA DELL’ELETTRICO

L’esercito tecnico ha ottenuto la sua prima vittoria schiacciante su uno dei più antichi avversari del genere umano: il lampo. Da molto tempo la scintilla elettrica uccideva, feriva e minacciava gli uomini, aveva bruciato le sue case e colpito il suo bestiame. Un nemico insidioso, che mai l’aveva aiutato, o abbandonato da migliaia di anni, fino a Benjamin Franklin che con l’invenzione del dispersore di fulmini, interruppe il suo spaventoso dominio sugli uomini.

La scintilla elettrica come flagello dell’umanità era quindi abbattuta. Ma l’uomo bianco non si accontentò con questa vittoria, passò all’offensiva e ridusse dopo un secolo in schiavo questo nemico, questo pericoloso animale selvaggio in un utile animale domestico. Oggi la scintilla elettrica illumina, che prima i nostri antenati vedevano con orrore, la nostra camera, scalda il nostro tè, stira la nostra biancheria, scalda i nostri ambienti, fa suonare le nostre campane, trasporta le nostre lettere (telegrammi), fa muovere treni e vetture, fa azionare macchine, quindi è diventato in una parola il nostro portalettere, cuoco, fattorino, operaio, fochista, tecnico, e boia. Ciò che oggi la scintilla elettrica effettua in Europa e America al servizio dell’uomo, non sarebbe possibile senza l’aumento del tempo lavorativo dell’uomo. Come questa forza della natura una volta nemica non è respinta, ma è stata utilizzata al servizio dell’uomo così capita anche alle onde del mare e ai raggi del sole, alle tempeste e alluvioni divenuti da nemici a schiavi dell’uomo. Da veleni divengono cure, da bacilli mortali a vaccini. Come l’uomo della preistoria aveva sottomesso e ammansito gli animali selvaggi, così l’uomo moderno ha ammansito e assoggettato le forze naturali.

Attraverso il suo dominio, l’uomo nordico conquisterà la libertà, il tempo libero e la cultura. Non attraverso la rinuncia, e lo spopolamento, o attraverso la guerra e la rivoluzione. Ma con le invenzioni e il lavoro, con lo spirito e il coraggio.

7. L’INVENTORE COME SALVATORE

Nella nostra epoca storica europea l’inventore è un grande benefattore dell’umanità, un santo. L’inventore delle automobili ha fatto più bene per i cavalli e ha risparmiato loro sofferenze, rispetto all’allevatore. L’auto ha liberato centinaia di facchini dell’Asia dell’est dal loro lavoro. L’inventore dei sieri contro la difterite e della cura contro i pidocchi ha salvato la vita di molti bambini, e neonati. Gli schiavi di galera pensano che la moderna tecnica navale abbia portato alla loro liberazione mentre con la scoperta del riscaldamento a petrolio la moderna tecnica ha iniziato a risolvere il problema del riscaldamento sulle navi L’inventore che attraverso la fissione dell’atomo ha creato un sostituto al carbone, avrà portato all’umanità più del riformatore sociale di successo, perché libererà i milioni di lavoratori di carbone dalla loro esistenza senza dignità e cancellerà una parte del carico di lavoro umano, mentre oggi nessun dittatore comunista può permettere questo, di non far vivere gli uomini un’esistenza sotto terra. Il chimico che ha successo ha reso alcune sostanze commestibili, liberando l’umanità dal giogo della fame, che a lungo e crudelmente opprime come ogni tirannia umana.

Né etica, né arte, né religione, né politica cancellano il peccato originale, ma l’etica. Alla tecnica organica, la medicina è riservato di eliminare la maledizione ereditaria della donna: “tu devi partorire i tuoi figli con dolore”, alla tecnica inorganica, è riservato di eliminare la maledizione ereditaria dell’uomo: “con il sudore del tuo volto mangerai il pane”. Sotto molti aspetti, il nostro periodo assomiglia all’inizio dell’impero romano. Allora il mondo sperava a una liberazione attraverso il regno di pace della pax romana. Il cambiamento mondiale ebbe luogo, ma da un altro lato, non dall’esterno ma dall’interno, non attraverso la politica, ma attraverso la religione, non attraverso Cesare Augusto ma attraverso Gesù Cristo. Anche noi siamo davanti a un cambiamento mondiale, l’umanità aspetta oggi dall’era socialista l’inizio dell’età d’oro. Il cambiamento mondiale sperato arriverà forse: ma non attraverso la politica, ma attraverso la tecnica, non attraverso un rivoluzionario, ma attraverso un inventore, non attraverso Lenin, ma attraverso un uomo che forse già oggi vive da qualche parte e che un giorno sarà chiamato a liberare attraverso l’esplorazione di nuove fonti energetiche inaspettate l’umanità dalla fame, dal freddo e dal duro lavoro.

VII. OBIETTIVO FINALE DELLA TECNICA

1. CULTURA E SCHIAVITU’

Ogni cultura passata era basata sulla schiavitù. Gli antichi sugli schiavi, l’uomo del medioevo sui servi della gleba, l’uomo moderno sul proletariato. Il significato della schiavitù si basa sul fatto che loro attraverso il non essere liberi e il maggiore lavoro creano spazio e la libertà e tempo libero di una casta di uomini, è la condizione della formazione della cultura. Quindi non è possibile che gli stessi uomini facciano lo stesso enorme lavoro fisico, che è importante per vestirsi, nutrirsi e vivere nella loro generazione e allo stesso tempo il lavoro intellettuale enorme per la creazione e il mantenimento di una cultura. Globalmente vige la divisione del lavoro, perciò la mente deve pensare, le viscere devono preservarsi, senza che le radici scavino nella terra non può fiorire nessuna pianta. I portatori di ogni cultura sono uomini colti. La cultura è impossibile senza un ambiente di libertà e tempo libero, anche la roccia si cristallizza solo in una condizione libera e mobile, dove è non libera e statica rimane amorfa. La libertà e tempo libero che formano la cultura di pochi possono solo venire creati con maggiore schiavitù e sovraccarico di lavoro di molti.

Nelle aree nordiche e sovrappopolate l’essere divino di pochi era sempre basato sull’essere umano di molti. La modernità con le sue idee sociali e cristiane pone delle alternative: o si rinuncia alla cultura o si mantiene la schiavitù. Contro la prima eventualità vi sono gli esteti, contro la seconda il pensiero etico; i primi stimano il sentimento i secondi ripugnano il sentimento. L’Europa dell’ovest differisce per la seconda possibilità, per mantenere la loro cultura borghese, conservano il proletariato industriale come forma di schiavitù, mentre la Russia si accinge a optare per la prima soluzione, liberare il suo proletariato, ma liberando la schiavitù porta l’intera cultura verso una fine. Entrambe le soluzioni sono inammissibili come conseguenze. L’intelletto umano deve cercare una soluzione a questo dilemma: lo trova nella tecnica. Lei può allo stesso tempo eliminare la schiavitù e preservare la cultura.

2. LA MACCHINA

Lo scopo finale della tecnica è di sostituire il lavoro degli schiavi con quello delle macchine, portare tutto l’umanità verso un'unica casta, al cui servizio lavora una serie di forze naturali in forma di macchine.

Ci troviamo verso la via giusta per questo scopo: prima devono essere prodotte tutte le energie tecniche dall’uomo o dai muscoli animali. Oggi vengono prodotte contemporaneamente dall’elettricità, dalla forza motrice e dalla forza a pressione. Gli uomini hanno sempre più il ruolo di regolatori di energia invece di generatori. Ieri il lavoratore era il portatore della cultura in avanti, domani sarà il guidatore che pensa, osserva e guida invece di correre e sudare. La macchina è la liberazione dell’uomo dal giogo del lavoro schiavistico. Attraverso di essa, una mente può risparmiare lavoro e si creano più risultati che milioni di poveri. La macchina è la mente umana materializzata, la matematica condensata, la creatura riconoscente degli uomini, utilizzata dalla forza intellettiva dell’inventore, nata dalla forza muscolare del lavoratore. La macchina ha un doppio compito, aumentare la produzione e risparmiare e facilitare il lavoro. Attraverso l’aumento della produzione la macchina eliminerà la fame, attraverso la diminuzione del lavoro la schiavitù. Oggi al lavoratore spetta solo una piccola parte del lavoro, il grosso deve farlo la macchina. Nel futuro il lavoro meccanico sostituirà il manuale. La macchina aprirà le vedute verso l’individualizzazione e spiritualizzazione del lavoro umano, la sua componente libera e creativa crescerà di fronte a quella automatica-meccanica, la sua spirituale di fronte alla materiale.

Quindi il lavoro cesserà di meccanizzare, depersonalizzare e umiliare gli uomini. Poi il lavoro diventerà simile a un gioco, uno sport e a un’attività del tempo libero. Non sarà come oggi un ostaggio che opprime tutta l’umanità ma un mezzo di sostegno contro la noia, un diversivo, e un esercizio fisico o intellettuale per l’accrescimento di tutte le facoltà. Questo lavoro che l’uomo compie come mente della macchina, e che è basato sul suo controllo, viene stimolato invece che reso pesante, aumentato invece che diminuito.

3. SMANTELLAMENTO DELLA GRANDE CITTA’

Oltre a queste due funzioni, attenuazione della fame attraverso l’aumento della produzione e abolizione della schiavitù con la riduzione e individualizzazione del lavoro, la macchina ha ancora una terza missione, il disfacimento della grande città e il ritorno dell’uomo nella natura. La nascita della moderna città ha luogo in un periodo in cui il cavallo era il mezzo di trasporto più veloce e non vi erano ancora telefoni. Allora era necessario che l’uomo vivesse nelle vicinanze del suo luogo di lavoro e di conseguenza era stipato in stretti ambienti. La tecnica ha cambiato queste condizioni: auto, bicicletta, telefono, ferrovia, risparmiano oggi al lavoratore molti chilometri dal suo luogo di lavoro a casa.

Non vi è più la necessità di costruire ammassi di caserme. Nel futuro gli uomini avranno la possibilità di vivere uno accanto all’altro invece che uno sopra l’altro, godere in giardino di aria salutare, e vivere in stanze luminose, spaziose, pulite in modo salutare. Le stufe elettriche e gas proteggeranno (senza difficoltà di riscaldamento e l’utilizzo di materiali da bruciare) dal freddo invernale, le lampade elettriche dalle lunghe notti invernali. L’intelletto umano trionferà durante l’inverno e la zona nordica sarà vivibile come quella più calda. Lo sviluppo della città giardino è già iniziato. I ricchi lasciano i centri delle grosse città dove prima vivevano e si stabiliscono in periferia o nelle vicinanze. Le città industriali di recente costruzione si delineano in larghezza invece che in lunghezza. A livello di altezza le città del futuro hanno qualcosa di simile con quelle del medioevo. Come là erano raggruppate intorno alla torre le case più basse, così ora si delineano attorno a un grattacielo enorme (che include tutti gli uffici pubblici e privati ed è magazzino e ristorante) le case basse e gli ampi giardini della città giardino. Nelle città- fabbrica la fabbrica risulta essere la cattedrale centrale del lavoro, la preghiera degli uomini in queste cattedrali del futuro è il lavoro per la comunità. Chi non viene ad essere vincolato a livello lavorativo alla città vivrà in campagna, e sarà parte attraverso le linee interurbane e i collegamenti radiotelefonici alle comodità, alle attività e alle distrazioni della città.

Arriverà il momento in cui gli uomini non capiranno più come fosse possibile vivere in labirinti di pietra che noi oggi conosciamo come moderne città. Le loro rovine saranno guardate con stupore, come oggi lo sono le abitazioni degli antichi. I medici si stupiranno di come fosse possibile dal punto di vista igienico vivere e crescere senza la natura, la libertà, luce e aria in ambienti sporchi, pieni di fumo, e polvere.Il seguente smantellamento della grande città come conseguenza dell’aumento dell’ingegneria dei trasporti, è una condizione necessaria per una vera cultura. Quindi nell’ambiente innaturale e sano della grande città, gli uomini vengono sistematicamente avvelenati nell’anima, spirito e corpo. La cultura della grande città è una pianta di palude: quindi viene portata da uomini decadenti, malati, degenerati, che sono portati in questo vicolo cieco volontariamente o involontariamente.

4. IL PARADISO CULTURALE DEL MILIONARIO

La tecnica è nella condizione di offrire agli uomini moderni più fortuna e possibilità di sviluppo rispetto ai tempi passati dei re e principi. A dire il vero, ancora oggi all’inizio dell’era tecnica mondiale, il numero di coloro le cui invenzioni moderne sono a disposizione è scarso.

Un moderno milionario può avere tutto il lusso, confort, bellezza e arte che la terra offre. Può godere di tutti i frutti della natura e della cultura. Senza lavorare, e vivere come e dove gli piace. Attraverso il telefono e l’auto può a scelta essere connesso o per i fatti suoi. Può fare la vita da eremita nella grande città o può vivere in società in una tenuta di campagna, non dover sopportare il clima o la sovrappopolazione, la fame e il freddo non li conosce, con il suo aeroplano essere il signore del cielo, con il suo yatch signore dei mari. In molti casi è più libero e potente di Napoleone e Cesare, loro possono comandare gli uomini, ma non volare sugli oceani o parlare dei continenti. E’ anche signore della natura. Le forze della natura operano come potenti e invisibili servitori e spiriti. Con il loro aiuto può volare più velocemente e più in alto di un uccello, correre più velocemente di una gazzella sul suolo e sott’acqua vivere come un pesce. Con queste capacità e poteri è più libero di un neonato dei mari del sud e ha vinto il peccato originale. Con la cultura ottenuta, è ben accetto in paradiso. La tecnica ha creato le basi per una vita felice. Per alcuni prescelti ha creato un paradiso culturale dalle paludi e dalle foreste vergini. In quest’ambiente fortunato l’uomo può guidare il destino dei propri figli. Sono all’avanguardia dell’umanità nel cammino verso il paradiso del futuro.

Ciò che oggi è eccezionale può con il progresso tecnico diventare una regola. La tecnica ha aperto le porte del paradiso, con il suo ingresso stretto erano finora solo socchiuse, ma ora sono aperte e con l’intelletto e l’operosità l’intera umanità può guidare i propri figli. L’uomo non deve più perdere la speranza, è vicino ai suoi traguardi oggi più che mai. Alcune centinaia di anni fa il possesso di uno specchio, di una finestra a vetri, di un orologio, di un sapone o dello zucchero era un grosso lusso. La produzione tecnica ha reso familiari questi rari beni. Come oggi tutti indossano un orologio o posseggono uno specchio, così ogni uomo forse tra pochi anni potrà avere un auto, una villa e un telefono. Più la ricchezza sale e diventa collettiva, più rapidamente aumentano le cifre della produzione in relazione alle cifre della popolazione. Sono i traguardi della tecnica che offrono a tutti gli uomini migliori possibilità nella vita, come oggi ne godono i milionari. Per questo la tecnica lotta contro la miseria non contro la ricchezza, contro la schiavitù non contro il dominio. Il suo scopo è la generalizzazione della ricchezza, del potere, del tempo libero, della bellezza e della fortuna, non il proletariato ma l’aristocrazia tra tutta l’umanità.

VIII. LO SPIRITO DEL TEMPO TECNICO

1. IL PACIFISMO EROICO

Il paradiso del futuro non può ottenere con i raggiri, lo si deve conquistare attraverso il lavoro. Lo spirito dell’era tecnica è eroico-pacifista, eroico perché la tecnica ha un oggetto differente da quello della guerra, pacifista perché la sua lotta non è contro gli uomini ma contro le forze della natura. L’eroismo tecnico non è cruento, l’eroe tecnico lavora, pensa, agisce, osa, sopporta, non per lottare contro i suoi simili, ma per liberarsi dalla schiavitù della fame, del freddo, della povertà e del duro lavoro. L’eroe dell’era tecnica è un eroe pacifico del lavoro e dello spirito. Il lavoro dell’era tecnica è ascesi: sacrificio e padronanza di sé. Nella sua forma e dimensione attuale, non vi è nessun piacere ma solo duri sacrifici, che noi offriamo ai nostri posteri e simili.

L’ascesi significa esercizio: è l’espressione greca di ciò che in inglese è il training. Attraverso questa traduzione il concetto di ascesi perde il suo carattere pessimistico e diventa ottimista-eroico. L’ascesi ottimista, dell’età tecnica offre il regno di Dio sulla terra, porta la terra in paradiso, per questo scopo mette a disposizione fiumi, monti e mari, cavi, rotaie, crea piantagioni dalle foreste selvagge, dalle steppe terreni agricoli. Come un essere sotterraneo l’uomo cambia la superficie terrestre secondo le sue esigenze.

2. LO SPIRITO D’INERZIA.

Nell’era del lavoro e della tecnica non c’è un grande vizio come la pigrizia, come nell’era della guerra non c’è un grande vizio come la vigliaccheria Il superamento della pigrizia è il compito principale dell’eroismo tecnico. Dove la vita si manifesta come energia, la pigrizia sta al posto della morta. La lotta della vita contro la morte è una lotta del vigore contro la pigrizia. La vittoria della morte sulla vita è una vittoria della pigrizia sul vigore. I messaggeri della morte sono la vecchiaia e la malattia, in loro vince il potere superiore della pigrizia sull’energia vitale. I movimenti, gli arti, gli spostamenti divengono molli, cascanti, la forza vitale, il coraggio, la voglia di vivere diminuiscono, tutto cade a terra, si diviene stanchi e pigri. L’uomo non cammina più in avanti e non si mantiene in piedi, è una vittima della pigrizia e va nella tomba.

Là trionfa la pigrizia sulla vita. Tutti i giovani fiori muoiono, se vanno contro la potente forza del sole, tutti i frutti maturi cadono a terra se sono sopraffatti dalla forza di gravità. Simbolo della vittoria tecnica sulla forza di gravità, della volontà e spirito umano che trionfano sulla pigrizia della materia è l’uomo volante. Poche cose sono così belle e sublimi come lui. Qui si mescola la poesia e la verità, il romanticismo e la tecnica, i miti di Dedalo e Wieland con le visioni di Leonardo e Goethe, attraverso le opere dei tecnici, i sogni dei poeti divengono realtà. Sulle ali dove sono tesi il suo volere e il suo spirito, l’uomo domina sullo spazio, sul tempo, sulla forza di gravità, sulla terra e sul mare.

3. BELLEZZA E TECNICA

Chi dubita ancora del valore della bellezza nella tecnica deve ammutolirsi davanti alla vista dell’uomo volante. Ma non solo l’aereo ci regala una nuova bellezza, anche l’automobile, la barca a motore, la dinamo, la locomotiva del treno sono nel loro movimento di incredibile e particolare bellezza. Ma poiché questa bellezza è dinamica, non può come la bellezza statica del paesaggio, dei pennelli, dei gessetti e scalpelli essere tenuta ferma per questo non esiste senza il suo tramite che è l’arte, tramite cui gli uomini vengono guidati.

Una cosa è bella attraverso l’ideale di armonia e vitalità, che ci dà l’impulso a muoverci verso una direzione. Così ogni cultura si crea i propri simboli di forza e bellezza. I greci rappresentavano la loro armonia sulle statue e sui templi, i romani rappresentavano la loro forza e il loro coraggio sui combattimenti del circo con gladiatori e gli animali selvaggi, il Cristo medievale idealizzava la sua anima con la passione nelle offerte della messa e nei sacramenti all’altare, il borghese rappresenta i suoi eroi a teatro e con i romanzi, il giapponese apprende la grazia, l’amenità, dai suoi fiori. In un continuo progresso l’ideale di bellezza deve essere dinamico e con lui i suoi simboli. L’uomo dell’era tecnica è uno studioso della macchina che ha creato, da lei apprende il vigore assiduo, e la grande forza. La macchina come creatura e tempio dello spirito umano simbolizza il superamento della materia con lo spirito, della staticità con il movimento, della pigrizia con la forza. Il sé si annienta al servizio delle idee, la liberazione dell’uomo si fa con le azioni. La tecnica ha regalato all’avvenire una nuova forma d’espressione: il cinema. Il cinema del futuro, è il teatro di oggi, la chiesa di ieri, il circo e l’anfiteatro dei tempi antichi e nelle città-lavoro del futuro avranno un ruolo di primo piano.

Con tutte le sue caratteristiche il film porta oggi nelle masse un nuovo vangelo sconosciuto, il vangelo della forza e della bellezza. Annuncia al di là del bene e del male, la vittoria dell’uomo forte e della donna bella, se l’uomo supera i suoi rivali a livello corporeo, intellettivo o di forza fisica, eroe o avventuriero, detective o vittima, o se la donna nobile o leggera, graziosa o generosa è come le altre, o è madre o etera. Sullo schermo si predica in centinaia di varianti agli uomini: “sii forte” e alle donne “sii bella”. Questa missione pedagogica sulle masse che il cinema predica, chiarisce e amplia è uno dei maggiori e significativi compiti dell’arte odierna: quindi il cinema del futuro avrà senza dubbio un grande influsso sulla cultura proletaria, come il teatro su quella borghese.

4. EMANCIPAZIONE

La cultura dell’era tecnica è una cultura della forza. Per lo sviluppo dell’armonia manca il tempo e la calma. L’età d’oro della cultura seguirà l’età del lavoro. Importante per lo sviluppo dinamico della nostra epoca è il carattere virile-europeo. L’etica europea di Nietzsche si basa sulla protesta della nostra era verso il moralismo femminile-asiatico del cristianesimo. Anche l’emancipazione della donna è un sintomo della virilità del nostro mondo. Quindi l’emancipazione lascia in disparte il tipo di uomo femminile, per lasciare dominare il virile.

Mentre prima la donna femminile aveva un forte influsso sull’uomo nel dominio sul mondo, oggi gli uomini dominano soli entrambi i settori dell’economia e della politica. L’emancipazione femminile significa il trionfo di una donna-uomo su una donna veramente femminile. Non domina ma si arriva all’abolizione della donna femminile. La dama è già morta, la donna la seguirà tra poco. Attraverso l’emancipazione il sesso femminile, che prima era in parte esente, verrà mobilitato per la guerra tecnica e arruolato nell’esercito del lavoro. L’emancipazione delle asiatiche si compie attraverso le stesse condizioni dell’emancipazione delle donne. E’ sintomo dell’europeizzazione del nostro mondo, poiché non porta a un tipo orientale al comando ma uno europeo. Mentre prima lo spirito orientale regnava l’Europa attraverso il cristianesimo, prendono il comando oggi gli europei bianchi e neri.Il risveglio orientale significa il trionfo degli europei gialli sui veri orientali, porta non al dominio ma alla distruzione della cultura asiatica. Dove a est domina il sangue asiatico, domina con lui lo spirito europeo, lo spirito forte, duro, virile, dinamico, coraggioso, razionale, determinato. Per essere parte del progresso, gli asiatici devono scambiare la loro anima e cultura armoniosa con quella vitale-europea. L’emancipazione degli asiatici significa il loro ingresso nell’esercito americano-europeo del lavoro e la loro mobilitazione per la guerra tecnica.

Dopo la vittoriosa fine, l’Asia potrà di nuovo essere asiatica, la donna di nuovo femminile, quindi l’Asia e la donna educheranno il mondo all’armonia. Ma fino ad allora gli asiatici dovranno indossare l’uniforme europea, e le donne quella maschile.

5. IL CRISTIANESIMO E LA CAVALLERIA

Chi chiama cultura l’armonia e la natura, deve chiamare barbara la nostra cultura, chi chiama cultura il conflitto con la natura, deve apprezzare la specifica forma virile europea della nostra cultura. L’origine cristiano-orientale dell’etica europea riconosce il valore etico del progresso tecnico, secondo la prospettiva di Nietzsche la lotta eroico-estetica dell’era tecnica e la liberazione attraverso lo spirito e il coraggio è buona e nobile. Le virtù dell’era tecnica sono soprattutto: coraggio, resistenza, valore, padronanza di sé e solidarietà. Queste caratteristiche rafforzano l’anima per la dura e cruenta lotta del lavoro sociale. L’etica del lavoro si riallaccia all’etica del combattimento. Entrambe sono virili, e nordiche. Solo questa etica si adatta alle nuove relazioni e al posto del sorpassato onore cavalleresco stabilisce un nuovo ordine lavorativo. Il nuovo concetto di onore si baserà sul lavoro, la nuova vergogna sulla pigrizia.

L’uomo pigro sarà considerato e disprezzato come disertore sul fronte lavorativo. Gli oggetti della nuova venerazione eroica sono gli inventori, invece dei generali, i creatori di valori invece che i distruttori di valori. Dalla morale cristiana l’etica del lavoro adotterà lo spirito del pacifismo e del socialismo. Poiché solo la pace per uno sviluppo tecnico è produttiva, mentre la guerra è distruttiva e poiché solo lo spirito sociale del lavoro comune di tutti i creatori può portare al dominio tecnico sulla natura.

6. IL RISCHIO BUDDISTA

Ogni propaganda passiva e ostile, che si dirige contro lo sviluppo tecnico e industriale, è un alto tradimento all’armata lavorativa d’Europa, poiché è un invito alla ritirata e alla diserzione durante la lotta decisionale. I neo-buddisti e i tolstoiani sono colpevoli di questa cultura malvagia: chiedono all’uomo bianco di capitolare per la vittoria finale davanti alla natura, di pulire le terre conquistate dalla tecnica e di ritornare liberamente alla primitività dell’agricoltura e all’allevamento. Stanchi del combattimento vogliono che l’Europa conduca un’esistenza futura nella loro povera e ostile natura, invece di creare un nuovo mondo con un grande sforzo del loro spirito, della loro volontà e dei loro muscoli. Ciò che in Europa ancora è vitale, rifiuta questo suicidio culturale, sente la straordinarietà della sua condizione e responsabilità davanti all’umanità futura.

Una capitolazione della tecnica ricaccerebbe il mondo nel circuito culturale asiatico. Lontano dai suoi scopi, la rivoluzione tecnica industriale, come l’Europa la chiama, crollerebbe e molte delle grandi speranze dell’umanità verrebbero seppellite. Il nord- Europa, che vive con le sue creazioni eroiche, deve fermare lo spirito snervante del Buddismo. Il Giappone deve, essendo industrializzato, rompere con il buddismo, e lo stesso deve fare l’Europa, allontanarsi dal buddismo, e non deve trascurare e tradire la sua missione tecnica. Il buddismo è un bel coronamento delle culture mature, ma un regalo pericolo per le culture future. La sua visione del mondo è adatta per gli anziani, per il periodo autunnale, come la religione di Nietzsche lo è per i giovani e la primavera, e il pensiero di Goethe per i fiori dell’estate. Il buddismo vuole soffocare la tecnica e con lei lo spirito dell’Europa. L’Europa deve rimanere fedele alla sua missione, e mai rinnegare i capisaldi del suo essere: l’eroismo, il razionalismo, la volontà germanica e lo spirito ellenistico. Quindi il dolore dell’Europa sta sull’eliminazione di questi elementi. Il cieco dinamismo dei barbari nordici sarebbe fruttuoso e positivo con il contatto con le altre culture spirituali delle terre centrali: così diventerebbero pensatori dalle guerre, e inventori da eroi. Il misticismo dell’Asia minaccia la limpidezza spirituale dell’Europa, il passivismo dell’Asia minaccia il suo coraggio virile.

Solo se l’Europa resiste a questo pericolo e tentazione e si ricorda dei suoi ideali ellenistici e germanici, potrà risultare vincitrice nella lotta tecnica e liberare finalmente il mondo.

IX. STINNES E KRASSIN

1. UNIONE ECONOMICA

Stinnes è il capo dell’economia capitalistica in Germania, Krassin è il capo dell’economia capitalista in Russia. In seguito saranno considerati esponenti della produzione capitalista e comunista, non come personalità. Dal crollo delle tre grandi monarchie militari europee nella nostra parte di mondo ci sono solo stati economici. Il problema economico sta al centro della politica interna e estera. Mercurio regge il mondo, come erede di Marte e precursore di Apollo. La trasformazione da stato militare a stato economico è l’espressione politica della realtà, dove al posto del fronte di guerra è messo il fronte lavorativo nello sfondo storico. All’era della guerra corrisponde lo stato militare. All’era del lavoro corrisponde lo stato economico. Lo stato comunista come capitalista sono stati dove vige il lavoro, non più stati militari, non ancora stati culturali.

Entrambi sono all’insegna della produzione e del progresso tecnico. Entrambi vengono dominati da coloro che producono, come gli stati militari sono guidati da militari, il comunista dai capi dei lavoratori industriali, i capitalisti dai capi delle industrie. Il capitalismo e il comunismo sono entrambi imparentati, come in cattolicesimo con il protestantesimo, che nei secoli sono in forte contrasto e si combattono sanguinosamente con tutti i mezzi. Non è solo la differenza ma anche la loro uguaglianza la causa di tanto odio, con cui si combattono. Fino a quando il capitalismo e il comunismo stanno nella loro posizione è consentito o vietato agli uomini ammazzare o far morire di fame, perché altri principi economici entrano in gioco, si trovano praticamente in una grave situazione di sviluppo etico. Teoricamente i prerequisiti e scopi del comunismo sono etici come quelli del capitalismo, perché hanno punti di vista oggettivi e equi. Ma in relazione allo sviluppo tecnico, i punti di vista non sono autorevoli. Qui vi è la questione determinante se il sistema capitalista o comunista sia più razionale e adatto, allora deve avere luogo la lotta tecnica di liberazione contro le forze naturali.

2. IL FIASCO RUSSO

I risultati sono a favore di Stinnes, contro Krassin, l’economia capitalista, fiorisce mentre quella comunista è prostrata.

Da questa condizione, concordare sulla validità di entrambi i sistemi sarebbe facile ma non giusto. Non si devono trascurare le condizioni con cui il comunismo si è addossato l’economia russa. Dopo una rottura militare, politica e sociale, dopo la perdita delle più importanti aree industriali, in lotta con il mondo intero, con la pressione del blocco, della duratura guerra borghese e della resistenza passiva dei contadini, e oltre a questo il catastrofico raccolto. Se si tengono in considerazione tutte queste condizioni e l’ostile disposizione e scarsa preparazione del popolo russo nei conti, ci si può solo meravigliare che si siano conservati ancora resti dell’industria russa. A voler misurare le conseguenze pesanti del comunismo durato cinquant’anni con queste condizioni gravi e i risultati del capitalismo maturato, è allo stesso modo ingiusto come un bambino appena nato che viene comparato a un uomo adulto e perciò il bambino appare un idiota, mentre lui forse un genio. Anche se il comunismo in Russia crolla, era comunque normale voler far finire la rivoluzione sociale e sciogliere il movimento ussitico, per fermare la riforma, anche se dopo pochi anni appare Lutero e porta ala ribalta molte idee ussitiche.

3. LA PRODUZIONE CAPITALISTICA E COMUNISTA

La principale origine dell’economia capitalista risiede nella sua pratica. Essa conosce tutti i metodi dell’organizzazione e della produzione, tutte le dinamiche in gioco nella lotta tra uomo e natura e dispone di una serie di esperti ufficiali industriali. Il comunismo in cambio si vede costretto a agire con una serie di generali e corpi di ufficiali incapaci per cercare nuovi piani militari, nuovi metodi di organizzazione e produzione. Stinnes poté solo addentrarsi in un binario avviato mentre Krassin era condottiero nella selva della rivoluzione economica. Con la concorrenza, il rischio e il profitto il capitalismo utilizzò un motore insuperabile che manteneva l’apparato economico in movimento costante: l’egoismo. Ogni ingegnere, inventore, lavoratore e imprenditore si vedeva inglobato nel sistema dello stato capitalista. Le sue forze venivano impiegate per non lasciarsi battere dalla concorrenza e rovinare gli altri. I soldati e gli ufficiali dell’armata del lavoro devono progredire per non cadere sotto le ruote. Nella libera iniziativa imprenditoriale risiede un ulteriore vantaggio del capitalismo a cui la tecnica deve molto. Uno dei problemi principali del comunismo risiede nell’evitare il burocratismo economico, del quale è costantemente minacciato. Il vantaggio del comunismo è che ha la possibilità di riunire tutte le forze produttive e i tesori delle aree economiche e utilizzarsi per un piano unitario razionale.

Perciò risparmia tutte le forze che il capitalismo usa per difendersi dalla concorrenza. La grande modestia dimensionale dell’economia comunista che la Russia ha secondo un piano unitario razionale, significa tecnicamente un vantaggio contro l’anarchia produttiva capitalista. L’esercito dei lavoratori comunisti lotta sotto direttive unitarie contro la natura nemica, mentre il battaglione frazionato del capitalismo non lotta solo contro lo stesso nemico, ma in parte tra di loro per battere la concorrenza. Krassin inoltre ha un esercito tra le mani più solido di Stinnes, il lavoratore dell’esercito di Stinnes sa che una parte del suo lavoro serve per arricchire un imprenditore, straniero e nemico, mentre il lavoratore di Krassin sa che lavora per lo stato comunista, cui oro sono i soci e aiutanti. Stinnes appare ai suoi lavoratori come oppressore e vessatore, Krassin come comandante e alleato. Perciò Krassin poteva osare impedire gli scioperi o far lavorare di domenica, mentre per Stinnes era impossibile. L’esercito di Stinnes è disgregato per l’insoddisfazione e l’ammutinamento (scioperi), mentre l’esercito di Krassin nonostante la sua povertà materiali progrediva con un ideale. La guerra contro le forze della natura in Russia è guerra del popolo, in Europa e America è una guerra dinastica tra i capi industriali.

Il lavoro dei lavoratori comunisti è una lotta per il loro stato e la loro forma statale, il lavoro dei lavoratori comunisti è una lotta per la propria vita. Qui la principale forza trainante del lavoro è l’egoismo, là l’idealismo politico. Nella condizione attuale dell’etica, purtroppo l’egoismo è un forte motore come l’idealismo e perciò il valore della lotta dell’esercito dei lavoratori capitalisti è maggiore di quello di quelli comunisti. Il comunismo dispone di un piano economico razionale, il capitalismo di un motore di lavoro più forte. Il capitalismo non fallisce per i suoi difetti tecnici ma per quelli etici. L’insoddisfazione dell’esercito di Stinnes non viene contenuta con i fucili. Il puro capitalismo si basa sull’ignoranza e mancanza d’indipendenza del lavoratore, come l’ubbidienza militare sull’ignoranza e mancanza d’indipendenza dei soldati. Più indipendente , cosciente e formate è la classe lavoratrice, più è improbabile per i privati farli lavorare per i loro interessi. Il futuro appartiene a Krassin, dove l’economia della differenza si differenzia dall’esperimento russo. Perciò è negli interessi mondiali non solo non disturbare questo esperimento ma potenziare le forze. Solo alla fine si potrà rispondere alla domanda, se il comunismo è capace di riformare l’economia attuale o se c’è bisogno della necessaria cattività del capitalismo.

4. MERCENARI E SOLDATI DEL LAVORO

Il capitalismo corrisponde nell’era militare all’esercito di soldati, il comunismo all’esercito del popolo. Nell’era militare ogni ricco uomo poteva reclutare e attrezzare un esercito di soldati, come oggi un ricco può reclutare e attrezzare un esercito di lavoratori, che remunera e comanda. Circa trecento anni fa Wallestein aveva un ruolo analogo in Germania a quello attuale di Stinnes, con l’aiuto dei suoi poteri che aveva aumentato nella guerra boema, e dell’esercito, che aveva ottenuto e mantenuto con lui Wallestein diventò da uomo privato a una delle personalità più potenti del regno tedesco, come oggi Stinnes, con i suoi poteri che ha accresciuto durante la guerra mondiale, e con la stampa e con l’esercito di lavoratori che ha ottenuto e mantenuto con lui è uno degli uomini più potenti della repubblica tedesca. Nello stato capitalista, il lavoratore è un soldato e l’imprenditore un condottiero del lavoro, nello stato comunista il lavoratore è un soldato in un esercito di persone, che sottostanno ai generali, dipendenti statali. Come allora i condottieri conquistavano con il sangue dei loro soldati i principati e le dinastie si stabilivano, così i moderni condottieri conquistano con il sudore dei loro lavoratori il patrimonio e fondano dinastie plutocratiche. Come una volta c’era il comandanti dei soldati oggi trattano i re industriali con lo stato e il governo, guidano la politica con i loro soldi, come una volta succedeva con il potere.

La riforma dell’esercito di lavoratori che è guidata dal comunismo, corrisponde in tutti i dettagli alla riforma dell’esercito che viene fatta nei moderni stati. La riforma dell’esercito ha sostituito l’esercito dei soldati con l’esercito della popolazione, ha messo il servizio militare obbligatorio, ha statalizzato l’esercito, impedito l’arruolamento privato che era in vigore con i lanzichenecchi e celebrato eticamente il servizio di leva obbligatorio. Lo stato conduce le stesse riforme dell’esercito, proclama il servizio di leva obbligatorio, statalizza l’industria, impedisce l’iniziativa privata, posiziona gli imprenditori privati sotto direttori statali e celebra il lavoro come servizio virtuoso. Stinnes e Krassin sono entrambi comandanti di truppe di lavoro gigantesche che lottano contro lo stesso nemico: la natura nordica. Stinnes comanda come un moderno Wallestein un esercito di soldati, Krassin come un grande maresciallo di uno stato lavorativo un esercito di popoli. Anche se questi due generali sono avversari sono legati, marciano divisi, si battono uniti.

5. CAPITALISMO SOCIALE-COMUNISMO LIBERALE

Come la ripresa del cattolicesimo era una conseguenza della riforma, così la rivalità del capitalismo e del comunismo poteva fruttare, se invece di diffamarsi, sabotarsi e uccidersi si limitavano a dimostrare il loro valore attraverso la cultura. Nessuna giustificazione teorica del capitalismo più convincente si potrebbe dare per questo sistema che non l’indiscutibile fatto che la sorte del lavoratore americano (dove a volte va a lavorare in fabbrica con la propria auto) praticamente è meglio di quella del lavoratore russo, che insieme ai suoi colleghi patisce la fame o muore di fame. L’agiatezza è molto importante, l’uguaglianza lo è ancora di più, tutti vogliono divenire più o meno ricchi, rispetto a ciò che il progresso porta. Solo l’invidia va contro questo concetto. Questa è la cosa più naturale per un regno più universale, libero e naturale, ma questo risiede nel futuro, sarà portato dalla tecnica non dalla politica. Il capitalismo americano è cosciente che può solo con grandi opere sociali affermarsi. Si ritiene come amministratore delle ricchezze nazionali, che utilizza per le scoperte e per scopi culturali e umanitari. Solo un capitalismo sociale, che così si ritiene, si riconcilia con i lavoratori, solo un comunismo liberale che così si ritiene, si riconcilia con l’intellighenzia.

L’Inghilterra cerca la prima via, la Russia cerca da poco la seconda. Contro la resistenza degli ufficiali è impossibile portare avanti una guerra a lungo termine, così come contro la resistenza dell’umanità. Questo vale anche per l’esercito di lavoratori, sia per il comandante esperto che per il lavoratore volenteroso. Krassin sapeva che per il comunismo è necessario imparare dal capitalismo. Perciò stimolò l’iniziativa privata, nominò a comandare le imprese statali di energici e competenti ingegneri affidando molto potere e partecipazione agli utili e richiamò una parte degli industriali, alla fine appoggiò il debole motore del lavoro, l’idealismo attraverso l’egoismo e l’ambizione e cercò attraverso questo sistema misto di aumentare la produzione del proletariato russo. Solo questi metodi capitalisti possono salvare il comunismo, che ha imparato che l’aridità dei despoti russi è come quella degli zar, e dei granduchi e che è necessaria una decisiva guerra di liberazione. Perciò oggi la guerra per sconfiggere la fame, per l’elettricità e per la ricostruzione dell’industria e delle ferrovie sta alla base della sua politica e sacrifica persino i piani tecnici e una serie di principi politici. Sa che l’esito economico della sua politica è determinante e che da lui dipende l’esito positivo di liberazione nella rivoluzione russa.

L’adozione della proprietà privata deve sopportare allo stato attuale dell’etica una dura resistenza psicologica. Perciò il comunismo rimane una svolta decisiva nello sviluppo dallo stato di imprenditore a quello di lavoratore e nello sviluppo politico da un sistema poco fruttuoso della democrazia plutocratica a una nuova aristocrazia sociale degli uomini intellettuali.

6. CARTELLO INDUSTRIALE E SINDACATI

Finchè il comunismo si presenta come giovane, Krassin e Stinnes devono mettersi d’accordo sul comando nella lotta tecnica di liberazione. Durante questo percorso che porta a un lavoro comune invece che in concorrenza, si presenteranno i fanatici del comunismo e del capitalismo, solo i capi più saggi di entrambi sono d’accordo sul fatto che è meglio salvare la cultura mondiale con una pace concordata, invece di distruggere con una guerra. Quindi da mercenari dell’economia si diviene soldati, da condottieri dell’economia, generali. Nell’economia rossa di domani ci può essere la stessa uguaglianza tra comandanti e comandati, così come nell’armata rossa di oggi , ma gli industriali futuri non saranno più irresponsabili come oggi ma sentiranno la completa responsabilità. I capitalisti improduttivi scompariranno dalla vita economica, così come i generali fannulloni dall’esercito.

Come già succede oggi il capitalista produttivo dovrà diventare un grande lavoratore della sua fabbrica. Attraverso una riduzione del suo reddito ci sarà una giusta compensazione tra il suo lavoro e il suo guadagno. Due gruppi economici dominanti s’imporranno nello stato capitalistico alla guida dell’economia: il lavoratore e il rappresentante dell’imprenditore, il sindacato e il trust. Il loro influsso sulla politica è cresciuto, e sorpasseranno per importanza il parlamento. Si controlleranno e completeranno a vicenda, come una volta erano il senato e il tribunato, la camera alta e la camera bassa. La sottomissione delle forze naturali e la conquista della natura porta il trust a condurre, la divisione dei profitti porterà i sindacati a controllare. Sullo stesso campo dell’aumento della produzione e del perfezionamento della tecnica si incontreranno Stinnes e Krassin. Quindi saranno avversari nella questione della divisione, alleati nella questione della produzione. Combatteranno uno contro l’altro nella questione dei metodi economici, saranno alleati nella guerra umana contro le forze naturali.

X. DA STATO DI LAVORO A STATO DI CULTURA

1. CULTO DEI BAMBINI

La nostra epoca è allo stesso tempo l’epoca di lotte per la tecnica, e l’epoca di preparazione della cultura. Ci pone una doppia questione: la creazione dello stato incentrato sul lavoro, e l’introduzione di uno stato culturale. La prima questione pone la politica al servizio della tecnica, la seconda al servizio dell’etica. Solo l’etica dà all’umanità dell’era tecnica, che lotta e soffre la forza per vincere sulle forze naturali fino alla vittoria nell’era della cultura. Il lavoro straordinario che l’uomo moderno fa, rispetto a quello medievale, è la sua eredità per l’uomo futuro. Attraverso questo lavoro straordinario, accumula capitale per le sue conoscenze e per le macchine, di cui i suoi nipoti potranno beneficiare. La divisione dell’umanità in signori e schiavi, in portatori di cultura e lavoratori oppressi, anche oggi sarà riconosciuta, ma queste caste cambieranno da sociali a temporali: non siamo gli schiavi dei nostri contemporanei, ma dei nostri nipoti.

Invece di stare uno vicino all’altro signori e schiavi, vi è il concetto culturale di epoca di schiavitù ed epoca di dominio una dopo l’altra. Il mondo lavorativo di oggi pone le basi del mondo culturale di domani. Come una volta il tempo dei signori era risparmiato per il sovraccarico di lavoro degli schiavi, così il tempo in futuro verrà risparmiato per il sovraccarico di lavoro degli uni e degli altri. L’umanità odierna sta al servizio del futuro. Seminiamo ciò che gli altri raccolgono. Nel nostro tempo si lavora, si indaga e si combatte per poter lasciare il mondo futuro nella bellezza.Così al posto di una cultura orientale fondato sui presentimenti vi è una cultura occidentale fondata sui bambini che si sviluppa nello stato capitalista come comunista, in America come in Russia. Il mondo prende come idolo il bambino, a cui promettere un futuro migliore. Questo è il dogma, tutte le attività di carità devono pensare ai figli. Nell’ovest capitalistico il padre lavora fino alla morte, per poter lasciare migliori possibilità ai propri figli, nell’est comunistico una generazione vive e muore nella miseria, per poter assicurare ai posteri un futuro migliore e più giusto. La pietà dell’era europea è rivolta in avanti. Il culto occidentale dei figli ha origine nella credenza dello sviluppo. L’europeo vede nel futuro il meglio, uno sviluppo migliore, crede che i suoi discendenti godranno di maggiore libertà di lui, crede che il mondo progredirà. Mentre l’orientale vede nella contrapposizione passato-futuro un’uguaglianza, all’europeo appare come una palla rotolante che va più veloce del suo passato verso un futuro sconosciuto.

L’orientale sta al di là del tempo, l’europeo sta con il tempo, respinge il passato e abbraccia il suo futuro. La sua storia è un conto con il passato e uno stimolo per il futuro. Poiché il tempo va avanti, lo stare fermi significa andare indietro. L’uomo vive nell’eraclitico mondo del divenire, mentre l’orientale vive nel parmenidico mondo dei sensi. Secondo quest’atteggiamento il nostro tempo è da considerare solo in prospettiva del futuro. E’ il tempo della preparazione e della lotta, dell’immaturità e della transizione. Siamo in un periodo giovane, che si dirige verso una nuova era, e che sta all’inizio di un periodo culturale inesplorato, Perciò sperimentiamo un forte sentimento a spingerci in avanti, a combattere e crescere non nel pacifico godimento della maturità orientale. Il nostro scopo non è il piacere, ma la libertà, il nostro cammino non è la tranquillità ma l’azione.

2. DOVERE DEL LAVORO

La costruzione di uno stato ruotante intorno al lavoro è il dovere culturale del nostro tempo. Lo stato dove il lavoro è fondamentale è l’ultima tappa degli uomini nel loro cammino nel paradiso culturale del futuro. Questo stato costruisce: tutte le forze lavorative conosciute degli uomini e della natura sono al servizio della produzione e del progresso tecnologico.

In un’epoca dove si costruiscono le basi del futuro, nessuno ha il diritto di oziare. Il dovere del lavoro di tutti è un dovere etico e tecnico. Un programma ideale per la costruzione di uno stato incentrato sul lavoro è stato descritto da Popper-Lynkeus nella sua opera “die allgemeine Nährpflicht” dove chiede che al posto del servizio militare obbligatorio vi sia un servizio lavorativo obbligatorio, che durerebbe più anni e porrebbe lo stato nella condizione di offrire a ogni suo appartenente un’esistenza dignitosa per poter garantirgli un’abitazione, dei vestiti, il riscaldamento e cure mediche. Questo programma potrebbe eliminare la miseria e le preoccupazioni e allo stesso tempo eliminare la dittatura dei capitalisti e il proletariato. Le differenze di classe attraverso il dovere al lavoro sparirebbero, così come accadeva con il servizio di leva durante la guerra che eliminava le differenze tra civili e soldati per lavoro. Ma l’abolizione del proletariato è un ideale difficile come il suo dominio. Il lavoro che opprime tutti è il prezzo, che secondo Popper-Lynkeus si deve pagare per l‘eliminazione della povertà e la fine delle preoccupazioni. Questo lavoro che opprime, attraverso il progresso della tecnica e il miglioramento dell’organizzazione per arrivare a un lavoro volontario e ridotto al minimo, è il secondo punto del programma dello stato fondato sul lavoro. La speranza che auspica Lenin in “Stato e Rivoluzione” è che l’umanità dopo l’eliminazione del lavoro che opprime possa lavorare liberamente, ma per le terre del nord è un’utopia. Gli europei e gli americani trovano nell’ozio nessun piacere.

Da numerosi secoli l’oppressione è diventata una costante nel lavoro. Ha bisogno di essa per utilizzare le sue forze, e per allontanare lo spettro della noia. Il suo ideale è il movimento, non la staticità. Su queste basi, lavorano la maggior parte dei milionari dell’ovest incessantemente, invece di godere delle loro ricchezze in modo spensierato. Sulle stesse basi, anche molti dipendenti guardano al loro pensionamento come una disgrazia, perché preferiscono il proprio lavoro all’ozio forzato. Allo stato attuale della tecnica, questo lavoro libero sarebbe insufficiente per eliminare la povertà. , sono necessari ancora il lavoro forzato, e gli straordinari per avere un lavoro piacevole e libero nel futuro. Questo percorso verso il futuro è spianato dagli inventori. Le loro creazioni invitabili sono fondamentali e importanti per la cultura come le grandi opere dei politici e degli artisti che stimolano alla base del mondo. La moderna società è impegnata è stimolare ogni inventore e la propria attività. Loro devono venire a conoscenza dei meccanismi della società, cosa che nel Medioevo spettava a monaci e preti, e a loro viene offerta la possibilità di creare le proprie invenzioni senza preoccupazioni. Come gli inventori sono le personalità più importanti della nostra epoca, così i lavoratori industriali sono nella posizione più privilegiata, poiché formano la truppa principale nella lotta degli uomini per il dominio sulla terra e creano le strutture utilizzate dagli inventori.

3. PRODUTTORI E CONSUMATORI DI STATO

Un ulteriore dovere dello stato incentrato sul lavoro è l’accrescimento del benessere collettivo con l’aumento della produzione. Non appena vengono lanciati sul mercato più mezzi di sussistenza, si può consumare di più, la fame cessa. Quando una città costruisce più abitazioni, rispetto alle famiglie che vi abitano, elimina la necessità di abitazioni e allevia il sovrappopolamento nelle abitazioni. Solo quando vengono utilizzate tante auto quanti orologi da tasca, ogni lavoratore diviene possessore di un’auto, anche se un capo del popolo non può utilizzare un’auto di un direttore di banca. Non solo la produzione, o la confisca può aumentare il benessere di un popolo. Nello stato capitalista la produzione è dipendente dalla formazione dei prezzi. Se è interessato ai prezzi, il produttore deve essere determinato nelle sue decisioni di creazione o distruzione delle merci, del rallentamento o incitamento della tecnica, nell’aumento o nella riduzione della produzione. Se lo sviluppo tecnico e culturale è in armonia con i suoi interessi, egli è pronto a decidere, se stessero in contrapposizione le due cose, per un profitto andando contro la tecnica, la produzione e la cultura. E’ negli interessi dei produttori che la domanda sempre superi l’offerta, mentre è negli interessi dei consumatori che l’offerta superi sempre la domanda.

I produttori vivono sule necessità dei consumatori. I produttori di cereali vivono sul fatto che gli uomini hanno fame, i produttori di carbone vivono sul fatto che gli uomini hanno freddo. Hanno interessi sul fatto che la fame e il freddo si prolunghi. Il capitale dei cereali era determinato dalla scoperta di un sostituto del pane da eliminare, il capitale di carbone era determinato dalla scoperta di un sostituto di carbone da sabotare. Cercano forse di appropriarsi e distruggere le scoperte influenti. I lavoratori delle produzioni influenti erano solidali con i loro imprenditori per non perdere il guadagno e il lavoro. L’imprenditore e il lavoratore sono interessati all’aumento del loro articolo industriale, l’agricoltore e il suo dipendente all’aumento del prezzo della terra. Come produttori i desideri degli uomini stanno da parte, mentre come consumatori tutti gli uomini hanno lo stesso scopo, ridurre il prezzo con l’aumento della produzione. Un ulteriore disturbo per lo stato dei produttori è la pubblicità. E’ una conseguenza necessaria della lotta di concorrenza e serve per aumentare la domanda con la promozione artistica del desiderio umano. Queste esibizioni e forzature del lusso, che suscitano l’ingordigia, senza poter venire soddisfatta, funziona oggi come ragione principale dell’invidia, insoddisfazione umana. Nessuna grande città può comprare tutte le merci disponibili, che abbagliano i suoi occhi.

Deve sempre sentirsi povero, misurato con queste ricchezze proposte. Le desolazioni umane che causano queste pubblicità, si eliminano solo con l’abolizione della concorrenza, la lotta di concorrenza si elimina solo con l’allontanamento dal capitalismo. Nonostante i grandi progressi che l’era tecnica deve al capitalismo, non deve essere cieca davanti ai pericoli che scaturiscono, deve nel tempo portare a un miglior sistema di gestione, che eviti gli errori del capitalismo. Il patrimonio dello stato imprenditoriale capitalistico, dello stato lavorativo comunista, adotta una parte degli errori dei loro predecessori, anche in esso domina un gruppo di produttori, anche in esso vi è una casta di produttori. Lo stato culturale del futuro sarà uno stato di consumatori, la sua produzione, verrà controllata dai consumatori, non come oggi il consumo viene controllato dai produttori. Non si produrrà per un profitto ma per la cultura e per il benessere. Non per i produttori ma per i consumatori. E’ la missione futura del parlamento rappresentare gli interessi di tutti i consumatori e far concordare i divergenti interessi dei gruppi di produttori, i cui portavoce sono ancora oggi i partiti e i deputati.

4. RIVOLUZIONE E TECNICA

La rivoluzione economica che deve creare un nuovo ordinamento dall’attuale anarchia produttiva d’Europa, non deve dimenticare la sua missione produttiva e deve stare in guardia da cadere nei metodi distruttivi della Russia.

Poiché l’Europa è con la sua posizione a nord e sovrappopolazione più di ogni altra parte della terra incaricata del lavoro organizzato e della produzione industriale. Non si può finire a vivere con le elemosine, tutto ciò che ha ottenuto, lo deve alle gesta del suo esercito di lavoratori. Una disorganizzazione radicale attraverso la guerra o l’anarchia significa la morte culturale dell’Europa. Con una condizione di fermo della produzione europea centinaia di milioni di europei morirebbero di fame, una tale catastrofe, sopportata dalla Russia, non sarebbe sopportata dall’Europa.L’etica esige dalla rivoluzione dell’Europa che migliori e onori la vita umana. La tecnica esige dalla rivoluzione dell’Europa che migliori e onori le creazioni umane. Chi uccide un uomo arbitrariamente, pecca contro lo spirito divino dell’umanità, che chi distrugge arbitrariamente una macchina, pecca contro lo spirito divino del lavoro. Questo doppio peccato è stato commesso nel suo massimo livello dal capitalismo nella guerra mondiale, dal comunismo nella rivoluzione russa. Entrambi non conoscevano né il rispetto per la vita umana né per la creazione umana. Se l’Europa ha voglia di cambiare, può apprendere dalla rivoluzione russa quali metodi non devono essere utilizzati, poiché davanti a lei ha un esempio che avverte sul significato della tecnica da non dispregiare.

I tiranni della Russia ritenevano di poter liberare la loro terra e il mondo da soli con scopi etici e mezzi militari, invece che attraverso il lavoro e la tecnica. Avevano portato l’industria e la tecnica del loro Paese al servizio della politica. Ma mentre attaccavano i valori dell’uguaglianza, perdevano nel campo della produzione e cadevano nella povertà. Per uscire dalla condizione in cui il popolo russo era entrato, i capi comunisti si videro costretti a chiamare in aiuto i loro nemici capitalisti contro la potente natura russa che un tempo aveva annientato il grande esercito di Napoleone. E oggi minacciava il bolscevismo con lo stesso destino. L’Europa dopo il distruttivo esempio della rivoluzione russa rischiava, invece di entrare in un nuovo ordinamento post-capitalistico, di affondare in una primitiva barbarie pre-capitalista, di passare ancora attraverso un’epoca capitalista. La sua prontezza di spirito l’avrebbe salvata da questo tragico destino, altrimenti succedeva come un paziente che muore per anestesia per un cuore debole, mentre deve avere un’importante operazione. Quindi il battito cardiaco dell’Europa è la tecnica, senza la tecnica non si può vivere anche con la formazione più libera. Prima che la divisione dei beni possa compiersi, si deve assicurare la produzione dei beni, quindi cosa serve l’uguaglianza quando tutti muoiono di fame? E cosa serve la non disuguaglianza quando nessuno soffre la fame? La rivoluzione europea deve moltiplicare la sua produzione invece che ridurla, promuovere la sua tecnica invece di distruggerla.

Solo allora avrebbe portato a compimento con un duraturo sviluppo il suo ideale etico. L’organizzazione tecnica e il parco macchine dell’Europa formano la base della sua cultura futura. L’Europa cerca di applicare a questo edificio culturale il tetto politico, prima di mettere le mura tecniche, protegge la costruzione e seppellisce sotto le macerie i costruttori sconsiderati e gli inquilini compassionevoli.

5. RISCHI DELLA TECNICA

Dove il progresso tecnico conduce, quando è cieco di fronte alle necessità tecniche, è stato mostrato nel corso della rivoluzione russa, dove il progresso tecnico conduce quando è cieco di fronte alle necessità etiche, è stato mostrato nel corso della guerra mondiale. Tecnica senza etica porta alla catastrofe, come l’etica senza tecnica. Se l’Europa non fa progressi in senso etico, vacilla da una guerra mondiale all’altra, più il progresso diventa fruttuoso, più la tecnica si sviluppa. La rivoluzione europea è anche inevitabile, quando il suo progresso etico non si sviluppa con quello tecnico. Quindi sarebbe anche comico, se avvenisse una catastrofe culturale e la tecnica dovesse combattere e venire condannata, o se per un incidente alle ferrovie si chiudessero le ferrovie.

Anche se l’Europa è fondata su uno stato che lavora, non si deve dimenticare di preparare uno stato culturale. I portatori dello sviluppo etico: insegnanti, preti, artisti, scrittori, preparano gli uomini al giorno di festa, che è lo scopo della tecnica. La sua portata è grande, come quella dell’ingegnere, del chimico e del medico, questi sono il corpo della futura cultura, la tecnica è l’anima. La tecnica è il corpo, l’etica è l’anima della cultura. Qui vi è la contrapposizione, qui la somiglianza. L’etica porta agli uomini il giusto uso della forza e della libertà, che la tecnica concede a lui. Un abuso della forza e della libertà è per gli uomini disastroso come la schiavitù e l’impotenza. Attraverso la cattiveria la vita può nel periodo futuro del ozio essere ancora terribile come nel periodo precedente del lavoro oppressivo. Dall’etica dipende se la tecnica degli uomini porti all’inferno o al paradiso. La macchina porta una testa di Giano, maneggiata in modo intelligente, sarà schiava degli uomini del futuro e a lui assicurerà forza, libertà, tempo libero e cultura, maneggiata senza cura la macchina schiavizzerà gli uomini, e sottrarrà a loro riposo, forza e cultura. Se non si vuole rendere la macchina un organo dell’uomo si deve portare l’uomo a essere parte della macchina. Tecnica senza etica è pratico materialismo, conduce al tramonto dell’umanità e degli uomini e allo sviluppo in una macchina che porta gli uomini a sacrificare la propria anima sulle cose.

Ma tutto il progresso tecnico sarà nocivo e senza valore, se l’uomo intanto che conquista il mondo, perde la sua anima, allora sarebbe meglio rimanere animali. Come tra i popoli guerrieri la guerra e l’esercito erano necessari per il mantenimento della libertà e della cultura, così nelle regioni povere e sovrappopolate il lavoro e la tecnica sono necessari per il mantenimento della vita e della cultura. Ma l’esercito deve rimanere fedele ai suoi valori politici, e la tecnica a quelli etici. Una tecnica che si emancipa dall’etica e prosegue con i propri scopi, è nociva per la cultura, come per uno stato lo è un esercito che si emancipa dalla politica e prosegue con i propri scopi. Un industrialismo libero deve dipendere dalla cultura, come un militarismo libero deve dipendere dallo stato. Come il corpo è l’organo dell’anima, così la tecnica si sottomette all’etica, deve guardarsi dal cadere nell’errore, di far celebrare all’arte la proclamazione dell’art pour l’art. Quindi né arte, né tecnica, né economia, né politica hanno un loro proprio scopo. Sono tutte solo mezzi per far divenire l’uomo forte e realizzato.

6. IL ROMANTICISMO DEL FUTURO

In tempi duri e difficili si risveglia la nostalgia e con essa il romanticismo. Anche il nostro tempo ha fatto nascere il Romanticismo. Soprattutto regna a nostalgia per il bel mondo straniero, che ci aiuta a superare la grigia indifferenza dei nostri giorni lavorativi.

I luoghi di cura del moderno romantico, il cinema, il teatro e i romanzi sono come finestre dalle quali il lavoratore oppresso dei penitenziari europei può uscire fuori in libertà. Il moderno romantico si presenta in quattro forme principali: il romantico del passato che ci riporta nelle epoche libere e colorite della nostra storia, il romantico del lontano, che ci presenta il grande oriente e il selvaggio occidente, il romantico dell’occulto, che s’infiltra negli angoli perduti dell’esistenza e dell’anima e riempie la vista di stupore e segreti, il romantico del futuro che conforta gli uomini sconsolati con la visione di un domani dorato. Spengler, Kayserling e Steiner sono i prototipi di questi moderni romantici, Spengler ci presenta le culture del passato, Kaiserling le culture del lontano e Steiner il regno dell’occulto. La grande influenza che questi uomini esercitano sulla vita spirituale tedesca è in parte riconducibile alla nostalgia romantica del popolo tedesco, che si rispecchia nel passato, nel lontano e in cielo, per trovare consolazione. Nel passato, nel lontano e nell’al di là scorre la fantasia, nel futuro scorre l’azione. Perciò né lo storicismo, né l’orientalismo, né l’occultismo sono forze veramente trainanti del nostro tempo, ma il romanticismo del futuro, che ha l’idea di uno stato futuro, e perciò del movimento mondiale del socialismo, ha l’idea del superuomo, e perciò avvia la rivalutazione dei valori.

Max, il proclamatore dello stato futuro e Nietzsche il proclamatore del superuomo sono entrambi romantici del futuro. Pongono il paradiso né nel passato, né nell’al di là, ma nel futuro. Marx predica un regno mondiale del lavoro, Nietzsche predica il regno mondiale futuro della cultura. Tutto ciò che oggi ha a che fare con la formazione di uno stato incentrato sul lavoro, deve prendere posizione in relazione al socialismo, tutto ciò che oggi ha a che fare con la preparazione di uno stato culturale, deve prendere posizione sul superuomo. Marx è il profeta del domani, Nietzsche è il profeta del dopodomani. Tutti i grandi eventi sociali e letterari dell’Europa odierna si rifanno in qualche modo all’opera di questi due uomini: la rivoluzione mondiale politica e sociale fa riferimento a Marx, la rivoluzione mondiale etica e spirituale fa riferimento a Nietzsche. Senza questi due uomini il volto dell’Europa sarebbe differente. Marx e Nietzsche i rappresentanti degli ideali futuri sociali e individuali sono entrambi europei, uomini, dinamici. Per sviluppare il loro ideale nel futuro c’è la volontà e la necessità di farlo attraverso le azioni. Il loro ideale dinamico implica il progresso. Vogliono non solo insegnare agli uomini, ma anche dominarli, rivolgono il loro sguardo in avanti e sono quindi creatori della società e degli uomini. Nella loro polarità si specchia l’essenza dello spirito europeo e il futuro del destino europeo. Il più alto e importante ideale del futuro romantico europeo non è l’allontanamento, ma il ritorno alla natura, a un livello più alto.

Al servizio di questo ideale vi è la cultura, l’etica e la tecnica. Dopo centomila anni di guerre, l’uomo deve di nuovo ritornare in pace con la natura e ritornare nel suo regno, ma non come sua creatura ma come padrone. Quindi l’uomo si accinge a proteggere lo stato dei suoi pianeti, ieri era anarchico, domani deve essere monarchico. Tra milioni di creature una sale al trono, l’uomo libero, sviluppato, diventa sovrano reale della terra.

PACIFISMO 1924

Il passato, vivente, il futuro eroe della pace!

1. DIECI ANNI DI GUERRA

La pace, andata in frantumi dieci anni fa, non si è ancora completamente ripristinata attualmente. Al periodo quinquennale di guerra seguì per l’Europa un periodo quinquennale di quasi-guerra. In questo periodo ebbe luogo la guerra russo-polacca e quella greco-turca, l’occupazione della Ruhr, le battaglie in Lituania, Fiume, Corfù, nell’Ungheria dell’ovest, nella Slesia settentrionale, le guerre civili in Italia, Ungheria, Spagna, Irlanda, Grecia, Bulgaria e Albania, la diffusione degli omicidi politici, l’istigazione delle masse, il crollo delle certezze e l’impoverimento della popolazione. Questo brutto decennio della storia europea dalla migrazione dei popoli fa una forte denuncia contro la guerra, come facevano e fanno i pacifisti. L’imputato non viene castigato con la sua libertà, con la sua vita, con il suo onore, ma si lascia festeggiare il trionfatore, che detta la politica europea e si presenta per sottomettere definitivamente i popoli d’Europa. Quindi è certo che in seguito allo sviluppo delle tecniche di guerra, in particolare l’aviazione e la creazione di veleni, la successiva guerra europea avrebbe non indebolito l’Europa, ma l’avrebbe annientata. Contro questo pericolo, ogni europeo deve prendere una posizione, anche se lo coinvolge indirettamente. Se appare inevitabile, resta solo come logica conseguenza l’emigrazione verso paesi stranieri, se appare evitabile, resta un dovere contro il pericolo e i portatori della guerra, il dovere verso il pacifismo.

Rimanere europei, oggi non è solo una sorte, ma anche un compito carico di responsabilità, la cui attuazione nel futuro dipende da ognuno. *Il pacifismo è oggi in Europa la sola politica reale. Chi spera la tranquillità da una guerra, s’illude. I numerosi politici europei sembrano conoscere questo, e desiderano la pace, e con loro i numerosi europei coinvolti. Quest’azione non può calmare i pacifisti, poiché si ricordi che anche questo successe anche nel 1914, anche allora la maggior parte degli uomini di stato e degli europei volevano la pace, e tuttavia la guerra scoppiò contro il loro volere. Lo scoppio della guerra accadde dopo un colpo di stato militare delle minoranze a favore della guerra contro le minoranze nemiche della guerra in Europa. Per il colpo di stato preparato da tempo, si aspettò l’occasione favorevole, e sorprese con slogan e striscioni i popoli ignari, il cui destino di minoranza era sempre stato incerto negli anni. Perciò si arrivò alla guerra mondiale con la determinazione dei militari e la debolezza dei pacifisti. Fino a quando si rimane con questo atteggiamento, potrebbe scoppiare una guerra quotidianamente ogni giorno. Oggi come allora vi è una piccola ma energica minoranza a favore della guerra contro una grande maggioranza poco energica a favore della pace, gioca con la guerra, invece di scacciarla, stimola i bellicisti invece di reprimerli, e così crea le stesse condizioni del 1914.

Il pacifismo dimentica che un lupo è più forte di cento pecore, e che i numeri in politica come nelle strategie decidono solo se si è ben organizzati e gestiti. Il pacifismo di oggi è meno importante di quello di dieci anni fa, fosse stato questo già allora, la guerra non sarebbe scoppiata, fosse stato quello oggi, l’Europa avrebbe avuto un’altra guerra. Il difetto del Pacifismo sta oggi come allora sul fatto che molti desiderano la pace, ma pochi la vogliono veramente, molti temono la guerra, ma solo pochi cercano di evitarla.

2. CRITICA DEL PACIFISMO

La responsabilità passiva della guerra è in contrasto con il pacifismo europeo. La cattiva gestione di quest’ultimo, la sua debolezza, mancanza di carattere ha incoraggiato i bellicosi a iniziare la guerra. I cartelli dei pensieri di pace, che nel 1914 non sono stati abbastanza incisivi e tempestivi, sono parte responsabile dello scoppio della guerra. Ma se oggi, dopo l’esperienza e il riconoscimento, un avversario della guerra persiste con la sua passività, porta su di sé una colpa ancora più grande, in realtà appoggia indirettamente una guerra futura. Un ricco pacifista, che oggi non finanzia la pace, è un mezzo bellicista. Un giornalista a favore del pacifismo, che non proclama la pace è allo stesso modo un mezzo bellicista. Un elettore che sceglie un candidato per motivi di politica interna, la cui volontà di pace non viene affermata, sottoscrive con i suoi figli una mezze condanna a morte. Il dovere di ogni pacifista è di evitare al meglio delle sue possibilità una minaccia di guerra futura, se non fa niente in questa direzione o non è un pacifista o ha dimenticato i suoi doveri. * Il pacifismo non ha imparato niente dalla guerra, oggi è essenzialmente lo stesso del 1914. Se non riconosce un errore e non cambia, il militarismo anche in futuro lo travolgerà.

Gli errori principali del pacifismo europeo sono: il pacifismo non è politico, tra i suoi capi vi sono troppi fanatici e pochi politici. Perciò il pacifismo costruisce troppi illusioni, non fa i conti con i fatti concreti, né con le debolezze, le insensatezze e la malvagità umana, così da false premesse vi sono falsi ragionamenti. Il pacifismo è interminabile, non capisce i suoi limiti. Non arriva a niente, perché vuole contemporaneamente tutto. Il pacifismo è lungimirante, è ragionevole negli scopi, ma irragionevole nei mezzi. Basa il suo volere sul futuro, e affida il presente alle dispute dei militari. Il pacifismo è privo di metodo, vuole evitare la guerra senza sostituzioni, al suo impedimento non vi è un sostituto positivo di politica mondiale. Il pacifismo è diviso, ha delle sette, ma non la sua chiesa, i suoi gruppi lavorano isolati senza una conduzione e organizzazione unitaria. Il pacifismo si trova ai bordi, invece di essere un punto centrale di un programma politico. Il suo fulcro è un atteggiamento che riguarda la politica interna, ed è molto fattivo ma prino di principi. Il pacifismo è inconcludente, si ferma per lo più ad un alto ideale , ad uno slogan privo di senso critico, come è successo nel 1914, quando dovrebbe guardare al futuro. *Il grande male del pacifismo sono i pacifisti. Non cambia neanche il fatto che tra di loro ci sono i migliori e più importanti uomini del nostro tempo. Contro di loro sono mosse le seguenti critiche.

I principali pacifisti sono fantasie, che la politica e i suoi mezzi disprezzano, invece di attuare, perciò diventano a discapito dei loro scopi non considerati politicamente. Molti pacifisti pensano di cambiare il mondo con le prediche, invece che con le azioni, compromettono il pacifismo politico, in realtà accettano la speculazione religiosa e metafisica. La madre del pacifismo è per lo più la paura della guerra. Se questa paura si estendesse del pericolo anche per altro nella vita, impedirebbe loro di esporsi con pensieri di pace. Il coraggio e lo spirito di abnegazione dei pacifisti sono raramente come quelli dei militari, molti riconoscono il pericolo della guerra ma pochi portano i mezzi materiali e personali per allontanarlo. Invece di essere i combattenti del pacifismo sono i pigri del pacifismo, lasciano andare a combattere gli altri e loro partecipano ai risultati. Molti pacifisti sono pura natura, che non solo temono la guerra, ma anche di combattere contro la guerra, il loro cuore è puro, ma la loro volontà debole e perciò i loro valori di lotta illusori. La maggior parte dei pacifisti sono poco convinti, come la maggior parte degli uomini, incapaci di vedere le opinioni di massa da un altro punto di vista, sono pacifisti nella pace e militari nella guerra. Solo un’organizzazione solida, guidata da una forte volontà può rimanere compatta a lungo al servizio della pace.

3. PACIFISMO RELIGIOSO E POLITICO

Il pacifismo religioso lotta contro la guerra, perché è immorale, il pacifismo politico perché è non redditizio. Il pacifismo religioso vede nella guerra un crimine, il pacifismo religioso lo vede una stupidità. Il pacifismo religioso vuole abolire la guerra con il cambiamento degli uomini, il pacifismo politico vuole cambiare la guerra con il cambiamento dei comportamenti. Entrambe le forme del pacifismo sono buone e legittime, servono separatamente all’uomo per la pace e il progresso, solo nella loro composizione differiscono di più e si servono tra loro. Devono appoggiarsi a vicenda, è naturale, che il pacifismo politico si serva di argomentazioni etiche, per rafforzare il valore pubblico della sua propaganda, e il pacifismo religioso viene supportato nel caso di decisioni dal pacifismo politico invece che da quello militare. * Ma il pacifismo pratico nei suoi metodi deve emanciparsi dal pacifismo etico, altrimenti rimarrebbe incapace di condurre con successo la lotta contro il militarismo. Nella politica i metodi machiavellici hanno salvato il militarismo meglio di quelli tolstoiani del pacifismo, che per questo sono scomparsi dopo il 1914 e 1919.

Se il pacifismo vuole dominare nel futuro, deve imparare dai suoi avversari e perseguire i suoi scopi tolstoiani con mezzi machiavellici. Deve apprendere dai ladri come si raggirano le prede. Quindi chi tra le prede getta le sue armi per la non violenza, aiuta solo le prede, solo l’ingiustizia, solo la violenza. Il pacifismo politico deve riconoscere le azioni che nella politica odierna non fomentino la violenza delle azioni, possano impedire la violenza, come lo era da secoli il cristianesimo. Ma l’Europa non può questo, qui la pace non regna molto, fra 300 anni solo archeologi cinesi disturberanno la quiete delle tombe. Non vale solo che la pace europea regni, la pace non dura a lungo il suo dominio è illusorio. *Chi vuole avere un ruolo di successo deve sottostare alle regole del gioco. Le regole del gioco della politica sono la furbizia e la forza. Se il pacifismo volesse intervenire praticamente nella politica, si dovrebbe servire di questo mezzo per lottare contro il militarismo. Solo dopo il suo dominio potrebbe cambiare le regole del gioco e posizionare al posto della forza la giustizia. Finché la forza è al posto della giustizia, il pacifismo deve sottostare alla forza. Se la forza cedesse alla pace, e si sottomettesse solo alla giustizia, sarebbe come la cavalleria principesca un mero sostegno alla guerra futura. . Un politico che non vuole applicare violenza, è come un chirurgo che non vuole tagliare, qui come lì bisogna trovare la giusta misura tra troppo e troppo poco, altrimenti il paziente muore invece di guarire.

La politica è l’insegnamento della conquista e il giusto utilizzo della forza. Le paci interne di tutti i paesi vengono mantenute con la giustizia e la violenza, giustizia senza violenza porta al caos, e all’anarchia, e inversamente alla peggior forma di violenza. Lo stesso destino minaccia la pace internazionale se la giustizia non trova nessun sostegno in un’organizzazione della forza. Il pacifismo come programma politico deve anche in nessun modo rifiutare la violenza, deve solo porsi contro la guerra invece che per la guerra. *La diffidenza delle masse a favore della pace nella conduzione politica dei pacifisti, che sembra un paradosso, si chiarisce con il fatto che la maggior parte dei pacifisti non conoscono l’ABC della politica. Quindi come noi in un processo diamo fiducia a un avvocato abile, o inabile anche se è ancora affidabile, così i popoli affidano il loro destino a mani preparate che affidabili. I pacifisti si conquisteranno la fiducia politica delle masse quando, secondo le parole della Bibbia non solo sono delicati come le colombe ma anche saggi come i serpenti, se non sono solo nobili nei loro scopi, ma anche preparati con i mezzi, come i loro rivali militari.

4.RIFORMA DEL PACIFISMO

La nuova era stimola un nuovo pacifismo Gli uomini di stato devono puntare al massimo, invece di sognare, i combattenti devono riempire le file, invece di critici. Solo un pacifismo intelligente può convincere le masse, solo un pacifismo eroico può estasiarle. I nuovi pacifisti devono essere ottimisti nel volere,ma pessimisti nella conoscenza. Non devono trascurare o eccedere nei pericoli, che minacciano la pace, ma combattere. L’affermazione “una nuova guerra è impossibile” è falsa come l’affermazione “una nuova guerra è inevitabile”. Se le probabilità di guerra sono alte o no nella realtà, dipende prima di tutto dal coraggio e dalla prudenza dei pacifisti. Quindi la guerra e la pace non sono comportamenti naturali ma opere dell’uomo. Il pacifista deve quindi accettare i seguenti punti principali di fronte alla pace: -la pace è minacciata -la pace è possibile -la pace è auspicabile Creiamo la pace! *Il nuovo pacifismo deve ridurre i suoi scopi per ottenere ciò che ha determinato. Quindi il regno di pace si conquista solo gradualmente, un passo alla volta nella realtà vale più di mille passi nella fantasia.

Programmi interminabili liberano la fantasia, ma disgustano i politici, ma un politico può fare di più per la pace che mille fantasie. *I pacifisti di tutte le nazioni, partiti e organizzazioni mondiali devono costruire nella politica internazionale una falange, con una conduzione unitaria e gli stessi simboli. Una fusione di così tanti gruppi divergenti è impossibile e inadatta, ma la loro cooperazione è possibile e necessaria. Il pacifismo deve esigere chiarezza da ogni politico, sulla sua posizione nei confronti della guerra e della pace. In questa questione vitale, ogni elettore ha il diritto di conoscere esattamente i punti principali dei suoi candidati, in quale posizione questi stanno nei confronti della guerra e che mezzi intendono utilizzare per fermare la guerra. Solo quando l’elettore prende parte alla politica estera, invece di lasciar parlare i manifesti, i parlamentari possono diventare portavoce della volontà di pace, che le masse di lavoratori, civili, agricoltori di tutte le nazioni vogliono. *Il nuovo pacifismo deve soprattutto riformare i pacifisti. Il pacifismo può solo trionfare se i pacifisti sono pronti a sacrificare soldi, la vita, e famiglia per ottenere la pace dopo la guerra, se numerosi pacifisti contano, quelli più coraggiosi sono i più importanti. Finché le masse di militari, che sono sempre pronte, danno la vita per un ideale, gli eroi vedono nei pacifisti dei deboli e codardi, e lo stimolo della guerra sarà più forte dello stimolo di pace.

Quindi la forza di persuasione sta nelle cose, ma la forza dell’entusiasmo negli uomini. Per stimolare questa forza, sono necessari pacifisti, combattenti, apostoli, eroi e martiri forti con idee chiare, invece di sostenitori e beneficiari.

5.PACE MONDIALE E PACE EUROPEA

Gli scopi del pacifismo religioso sono assoluti e semplici. Gli scopi del pacifismo politico sono relativi e molteplici. Ogni problema politico stimola una particolare presa di posizione del pacifismo. Vi sono tre tipi principali di guerra la guerra di liberazione, la guerra di attacco e la guerra di difesa. Tutti i pacifisti sono avversari della guerra di conquista, il cammino verso la loro battaglia è chiaramente delineato, la sicurezza degli stati per il rifiuto dei bellicosi. Una qualche organizzazione come stabilita oggi dalla società per le nazioni con il patto di garanzia, proteggerà in futuro i popoli dalle guerre di conquista e risparmierà loro azioni individuali di difesa. Più difficile è il problema della guerra di liberazione. Poiché questa è in forma di una guerra di attacco, ma in realtà è una guerra di difesa contro una guerra di conquista continua. Un pacifismo che rende impossibile una guerra di liberazione abbraccia il partito dell’oppressore. D’altra parte, la legittimazione internazionale della guerra di liberazione era un’autorizzazione per la guerra di conquista. Quindi la liberazione di popoli e classi oppresse forma il miglior pretesto per tutte le guerre di conquista, e ci sono soprattutto popoli, divisioni tra popoli, razze, classi che si sentono oppressi o lo sono veramente, dove il pacifismo che consente la guerra di liberazione è pratico e illusorio.

Due teorie sono qui contrapposte: il pacifismo conservativo soddisfa i popoli, i cui scopi sono combattere i bellicosi, mantenere lo status quo e il presente mantenimento di dominio e il pacifismo rivoluzionario il cui scopo e una guerra mondiale per la liberazione di tutti i popoli, classi e razze sottomesse e perciò l’annientamento di ogni futura causa di guerra e la creazione di una repubblica mondiale pacifista. Il pacifismo conservativo ha il suo centro alla Società delle Nazioni a Ginevra, quello rivoluzionario nell’Internazionale di Mosca. *Il pacifismo di Ginevra fermerà oggi la pace senza eliminare i germi del conflitto che minacciano di portare a una guerra futura, il pacifismo di Mosca accelera l’esplosione internazionale, per ottenere un regno di pace nel futuro. Si teme che la Società sia troppo debole per mantenere la pace e Mosca troppo debole per ottenerla. Perciò entrambe le tendenze minacciano nel loro radicalismo la pace mondiale. Una soluzione parziale a questo dilemma è un pacifismo evolutivo, il cui scopo è la formazione graduale di repressioni nazionali e sociali con il contemporaneo mantenimento della pace. Questo pacifismo, che come un cavo stretto conduce a un doppio precipizio, richiede alte abilità politiche di chi comanda e una grande comprensione del popolo. Quindi deve essere ascoltato da tutti coloro che veramente vogliono la pace. *I due maggiori problemi sulla pace del futuro sono il problema indiano e quello australiano. Nella questione indiana (che è un caso speciale di questione coloniale) vi è la volontà della nazione indiana di un’indipendenza politica e il volere della Gran Bretagna di mantenere la colonia, che appare inconciliabile.

Questa situazione stimola i popoli asiatici (e medio asiatici) per unirsi un giorno in una grande guerra di liberazione. La questione australiana (che è un caso speciale di questione d’immigrazione pacifica) ruota attorno l’esclusione dei mongoli dalle aree di insediamento anglosassoni. La forte crescita di popolazione tra i mongoli non viene considerata nelle loro aree di insediamento portando un giorno a un’esplosione nell’oceano pacifico se non si trova una soluzione. D’altra parte gli australiani bianchi sanno che si potrebbe annettere i mongoli tra le minoranze, quale soluzione venga trovata a questo problema non si conosce ancora. La soluzione pacifica per questo problema mondiale sarebbe un gravoso incarico per i pacifisti britannici, asiatici e australiani. I pacifisti europei devono tuttavia rendere chiaro che una soluzione con la guerra a questo problema è verosimile, così come lo è con una pacifica, ma a cui manca forza e influenza per fermare una guerra minacciosa. *Quest’ammissione chiarisce la missione del pacifismo europeo, non ha la forza per appacificare il globo, ma avrebbe la forza per regalare all’Europa una pace duratura, risolvendo la questione europea e salvando la sua area, per poter poi sviluppare asiatici e pacifici conflitti futuri. Perciò il pacifismo politico deve limitare i suoi scopi e imparare a decidere cosa vuole veramente, e cosa vuole raggiungere.

Senza esagerare con le sue forze, deve inizialmente lottare per una pace duratura nella sua area e affidare ad americani, britannici, russi, e asiatici, di mantenere la pace nelle altre aree del mondo che spettano a loro. Ma tutti pacifisti devono rimanere in contatto tra di loro, poiché molti problemi (soprattutto il disarmo) si risolvono solo internazionalmente e perciò il pacifismo internazionale deve cercare di impedire e far terminare i conflitti in ogni parte. In relazione ai pericoli di guerra est-asiatici, i problemi di pace europei sono relativamente facili d risolvere. Nessun ostacolo insormontabile sta di fronte a una pace europea. Con una guerra europea nessuno potrebbe vincere niente, ma tutti potrebbero perdere qualcosa. Il dominatore verrebbe ferito a morte, il vinto verrebbe distrutto durante le stragi. Per questo una nuova guerra europea scaturirebbe solo per i delitti dei militari, per la stupidità dei politici o incoscienza dei pacifisti. Può venire impedita se in ogni area venissero fermati i bellicisti e i pacifisti compissero il loro dovere e gli uomini di stato sostenessero gli interessi dei loro popoli. *La sicurezza di pace in Europa, che oggi riguarda i Balcani, è un passo fondamentale in avanti verso la pace mondiale. Come la guerra mondiale in Europa ha una soluzione, così anche la pace mondiale ha una soluzione. Non bisogna pensare a una pace mondiale prima di arrivare a un sistema stabile di pace in Europa.

6. POLITICA REALE DEL PROGRAMMA DI PACE

Il pericolo di una guerra europea si suddivide in due gruppi: il primo è basato sulla repressione nazionale, il secondo su quella sociale. Oggi vi è il problema dei confini e la questione russa nella pace europea. Il problema dei confini riguarda il fatto che molti popoli e stati europei non sono soddisfatti dei loro confini attuali poiché non corrispondono al progresso nazionale, economico o strategico dei nazionalisti. Un cambiamento pacifico dei confini attuali è attualmente impossibile, perché i nazionalisti di ogni stato insoddisfatto preparano il cambiamento di confini forzato con una nuova guerra, e forzano i loro vicini a armarsi. La questione russa deriva dal fatto che ai confini est dell’Europa vi era una potenza mondiale che voleva espandersi, ma i capi delle altre nazioni conoscendo il suo scopo volevano proteggere l’Europa anche con la violenza. Per raggiungere lo scopo, hanno pagato gli irredenti sociali d’Europa sperando di mantenere stabile la situazione, e fermare una rivoluzione da parte delle truppe sovietiche con i soldi della propaganda. La Russia è avversaria del pacifismo attuale, conosciuta per i suoi metodi militari e organizzata con un forte esercito, per poter cambiare almeno in Europa e Asia i confini geografici.

Appena questo esercito sarà forte abbastanza, indubbiamente marcerà contro ovest. *Questi due problemi che riguardano i seguenti punti (Galizia dell’est e Bessarabia) minacciano quotidianamente la pace dell’Europa. Ogni pacifista europeo deve concordarsi con gli altri e cercare di impedire la guerra. Il programma Pan-Europa* è il solo modo di fermare queste due guerre minacciose con veri mezzi politici, e assicurare la pace europea. Il suo scopo è di: –assicurare la pace europea interna con un trattato europeo, un patto di sicurezza, protezione delle minoranze e protezione delle dogane. - assicurare la pace con la Russia attraverso un patto difensivo paneuropeo, un riconoscimento reciproco, la garanzia dei confini e la non invasione, la collaborazione economica, il disarmo e la non oppressione sociale. -Sicurezza della pace con la Britannia, America, Asia dell’est con trattati di pace obbligatori e riforme della Società delle Nazioni*Il programma Pan-Europa è la sola soluzione possibile per i problemi europei dei confini. L’incompatibilità delle aspirazioni nazionali e il divario tra i confini geografico-strategici, storico-economici e nazionali in Europa rende impossibile una gestione giusta dei confini. Un cambiamento dei confini riporterebbe alla luce vecchi dissidi, ma con nuove posizioni. * (vedi Pan-Europa di R. N. Coudenhove-Kalergi (trattato pan-Europa, Vienna).

Sarebbe possibile una soluzione dei problemi dei confini solo con l’eliminazione di questi. Entrambi gli elementi di questa soluzione sono: -l’elemento conservativo dello status quo territoriale, che stabilizzi gli attuali confini e impedisca una guerra minacciosa. - L’elemento rivoluzionario dell’eliminazione dei confini dal punto di vista strategico, economico e nazionale, che eliminerebbe i germi di una guerra futura. Questa sicurezza dei confini, insieme con la loro eliminazione, salverebbe la struttura formale dell’Europa, mentre cambierebbe la loro sostanza. Assicurerebbe allo stesso tempo una pace futura e presente, e lo sviluppo economico e nazionale dell’Europa. *L’altro pericolo di guerra europeo è la Russia. La militarizzazione russa fa scaturire da una parte il pericolo di un’invasione antibolscevica, che nell’Europa sarebbe sostenuta, e dall’altra parte la volontà di liberazione sociale con una guerra d’attacco contro l’Europa. Perciò lo scopo del pacifismo europeo è di proteggere la Russia da un attacco europeo e viceversa. Il primo è possibile solo con una volontà di pace chiara, la seconda con la superiorità militare. Questa superiorità militare può essere ottenuta presto dall’uomo senza l’aumento delle armi attraverso un patto di difesa paneuropeo. Il pacifismo europeo non deve però fare a meno da questa forza militare per la difesa mondiale, ma deve fare un accordo sulla base del disarmo russo-europeo. *

L’Europa non ha la possibilità di cambiare la situazione politica dei tiranni russi, il cui sistema è di espansione. Perciò non si può persuadere alla pace, si deve costringere alla pace. Se un vicino è orientato alla pace, l’altro alla guerra, il pacifismo deve fare in modo che la superiorità militare stia dalla parte della pace. Un mutamento di comportamento significherebbe la guerra. E’ un’eresia di molti pacifisti vedere nella limitazione degli armamenti la via sicura per la pace. La pace in certe condizioni stimola il disarmo, in altre l’armarsi. Avessero per esempio l’Inghilterra e il Belgio nel 1914 disposto di una forte armata avrebbe avuto la proposta di mediazione più probabilità di accettazione davanti alla catastrofe. Se oggi un popolo passa dal pacifismo a essere favorevole alla guerra, e il suo vicino ha la possibilità di attaccare, non si stimola la pace ma la guerra. Se un altro popolo aumenta le armi per assicurarsi la pace, e poi un vicino pacifico lo provoca verso la guerra, anche qui non si stimola la pace ma la guerra. Ogni problema di pace stimola un comportamento individuale. Perciò l’Europa non può oggi utilizzare gli stessi metodi di pace contro l’Inghilterra e la Russia. La pace cono l’Inghilterra la cui politica è stabile e pacifica, si può ottenere con trattati, la pace con la Russia che è in piena rivoluzione e non rinnega i suoi piani di guerra contro il sistema europeo, necessità più sicurezze militari.

Sarebbe anche non politico e non pacifico, affrontare i sovietici con un trattato, come affrontare l’Inghilterra con una flotta. Il pacifismo europeo deve essere pronto in qualsiasi momento, a rinunciare a una pacifica Russia, che passa al disarmo e ai suoi piani d’intervento, o ad affrontare con le armi la pacifica Inghilterra. *I pacifisti europei non devono mai dimenticare che la Russia è armata, in nome della liberazione sociale, e che milioni di europei accetterebbero un’invasione russa come guerra di liberazione. Questa guerra sarà più minacciosa più convinzione ci sarà nelle masse d’Europa. Come i pericoli di guerra duraturi possono venire eliminati solo attraverso l’eliminazione della repressione nazionale, questi pericoli di guerra sociali possono venire eliminati solo con l’eliminazione della repressione sociale. Gli irredenti sociali d’Europa si staccheranno dall’Internazionale di Mosca, quando si mostrerà che la posizione e il futuro della forza lavoro sono migliori nei paesi democratici che in quelli sovietici. Se il comunismo avesse la controprova, nessuna politica esterna all’Europa potrebbe salvare dalla rivoluzione e dall’annessione della Russia sovietica. *Qui si vede lo stretto legame tra politica estera e interna, tra libertà e pace. Qui ogni oppressione, o nazionale o sociale, comporta uno stimolo alla guerra, la lotta contro l’oppressione crea un elemento fondamentale per la lotta alla pace.

Ogni oppressione forza l’oppressore a mantenere un apparato militare, e gli oppressi e i loro alleati a una propaganda di guerra. Al contrario una politica di guerra e di armamenti dà ai governanti il più forte strumento per l’oppressione politica interna: l’esercito. Perciò la pace mondiale ed europea sarà assicurata alla fine, quando le religioni, nazioni e classi smetteranno di sentirsi oppresse. Questa è la base, per cui la politica estera pacifica va pari passo con la politica interna della libertà, e la politica di guerra verso l’estero con l’oppressione verso l’interno.

7. PROMOZIONE DELL’IDEA DELLA PACE

Oltre alla promozione del suo programma di pace di politica estera il pacifista non deve perdere nessuna occasione per stimolare la cooperazione e la comprensione internazionale. Questo significa mettere il pacifismo nelle mani della Società delle Nazioni. La Società odierna è molto incompleta come istituzione di pace. E’ soprattutto difficile la gestione dopo la guerra. E’ molto difficile, è un’ardua impresa, far conciliare a lungo stati come la Germania e la Russia. La società di Ginevra è il primo abbozzo di un’organizzazione statale internazionale, che compare al posto delle precedenti anarchie statali. Ha il vantaggio smisurato di superare le migliori istituzioni che sono solo progetti. Quindi ogni pacifista deve sostenere la debole, embrionale, istituzione, deve criticarla ma non andarle contro, lavorare per il suo modellamento, ma non per la sua distruzione.*Ogni pacifista deve aiutare a eliminare l’odio tra i popoli, che fa male a tutti e non serve a nessuno. Questo può essere ottenuto al meglio con la diffusione della verità e la lotta all’incompetente e ignorante incitamento alla guerra tra i popoli.

La causa principale dell’odio nazionale è che i popoli non si conoscono tra di loro e vedono solo delle caricature nella letteratura, e nella stampa sciovinistica. Per risolvere questa situazione il pacifismo deve creare una letteratura popolare veritiera, promuovere le traduzioni, e lo scambio tra professori, studenti, bambini, e alunni. Attraverso gli accordi internazionali deve combattere contro la diffamazione sciovinistica nelle scuole e nella stampa contro gli stati stranieri. Per la promozione di pensieri di pace e per la lotta contro le incitazioni alla guerra devono essere presenti in tutti gli stati ministri di pace, che sono in stretto contatto fra loro e in contatto con altre organizzazioni interne e estere di pacificazione internazionale.*Uno dei compiti principali del pacifismo è l’adozione di un linguaggio di comunicazione. Quindi prima che tutti i popoli possano parlare tra di loro, bisogna che capire se si comprendono. Una lingua di comunicazione internazionale avrebbe lo scopo che ogni uomo parlerebbe la propria madrelingua, mentre in contatto con gli ascoltatori si servirebbe della lingua di comunicazione internazionale. Così ogni uomo che lascia la sua patria ha bisogno solo della lingua di comunicazione internazionale mentre oggi all’estero si ha bisogno di più lingue. Come lingua veicolare internazionali vi sono solo l’inglese e l’esperanto. Quale lingua venga scelta tra le due come veicolo internazionale è irrilevante per il progresso, per unificare il mondo.

La lingua inglese ha il grande vantaggio che in Australia, in mezz’Asia, Africa e America come in grande parte dell’Europa ha già un grande ruolo importante come lingua internazionale di comunicazione, in modo che in queste aree la sua adozione officiale era solo un proforma. Quindi accade che per loro fosse più facile apprendere la lingua rispetto a chi parlava una lingua romanza o tedesca. L‘inglese è anche la lingua dei due regni più potenti della terra e la lingua madre più diffusa tra i bianchi. L’adozione di una lingua internazionale potrebbe dar luogo a un trattato della Società della Nazioni, che sarebbe obbligatorio in tutte le scuole secondarie e centri educativi e dopo un decennio anche in tutte le scuole. *La diffusione dell’informazione e la lotta contro l’ignoranza umana rende la propaganda di pace efficace, così come la diffusione dell’umanità e la lotta contro la malvagità. Le convinzioni umane si trasformano più rapidamente degli istinti umani. E il movimento di pace non sarebbe necessario, almeno in Europa, che si appelli al cuore umano se potesse saper di far affidamento sulla comprensione umana. Come è terminata la diffusione della schiavitù, dei roghi per le streghe e le torture, così un giorno con la guerra terminerà ogni resto dell’era barbarica dell’umanità.

Non conta quando questo succederà, ma che succederà. Il tempo dipende dai pacifisti. Che gli uomini dopo miglia glia di anni alla fine abbiano potuto volare è fantastico e incredibile, così come lo sarà un giorno imparare a vivere in pace tra di noi.

8. PROPAGANDA DI PACE

La propaganda di pace è il completamento necessario della politica di pace, la politica pacifista è a breve scadenza, la propaganda pacifista a lunga scadenza. La propaganda pacifista da sola è incapace, di impedire l’immediata guerra minacciosa, poiché ha bisogno di almeno due generazioni per funzionare. La politica di pace da sola è incapace di assicurare la pace duratura, poiché con il rapido sviluppo della nostra era, il campo d’azione della politica raramente raggiunge due generazioni. La politica di pace può nel migliore dei casi con grande abilità creare una soluzione provvisoria pacifista, per offrire la possibilità alla propaganda di pace di disarmare il popolo moralmente e convincere che la guerra è un mezzo barbarico, poco pratico e antiquato per risolvere le differenze internazionali. Perciò, fino a quando questa propaganda non avrà diffusione internazionale e fino a quando non convinca i popoli che la guerra è il mezzo sbagliato per l’ottenimento degli scopi politici, la pace non può dipendere dal disarmo ma dalla superiorità militare dei pacifisti. Il completo disarmo, è possibile solo dopo il dominio dei pensieri di pace, come l’abolizione della Polizia, è possibile dopo l’eliminazione della criminalità, altrimenti la sola eliminazione della polizia porta all’eliminazione, porta alla dittatura del crimine, e l’eliminazione dell’esercito alla dittatura della guerra. *

La propaganda pacifista si rivolge agli interessi, agli istinti e agli ideali di guerra. La lotta contro gli istinti di guerra deve essere condotta indebolendoli e deviandoli e rafforzando gli istinti opposti. Il popolo deve disabituarsi alla guerra, e perciò gli istinti di guerra dovrebbero cessare, come i fumatori, bevitori, tossicodipendenti smettono il loro vizio con il non abuso. Il mezzo per disabituarsi alla guerra è la politica di pace. Lo sport è molto adatto a distrarre gli istinti umani, in particolare quelli di guerra. Non è un caso che i popoli più sportivi d’Europa (inglese, scandinavi) siano allo steso tempo i più pacifici. Solo la caccia è un’eccezione. Conserva la forma di combattimento più primitiva e rafforza gli istinti di uccisione invece di placarli. Ha contribuito molto al rafforzamento del militarismo europeo, poiché in molti paesi europei la caccia era lo sport principale delle caste e degli uomini di comando. Quindi la caccia educa al disprezzo delle vite altrui e all’insensibilità verso lo spargimento di sangue. *La condanna della guerra non deve mai trascendere dalla condanna della lotta. Un passo falso del pacifismo porterebbe ai militari contro argomentazioni forti e il pacifismo sarebbe compromesso eticamente e biologicamenteQuindi la lotta e la volontà di combattere sono creatori e conservatori della cultura umana. La fine della lotta e la morte degli istinti umani di combattimento sarebbe equivalente con l’eliminazione della cultura e dei uomini.

La lotta è buona, solo la guerra è cattiva, perché è una forma primitiva, rozza e antiquata della lotta internazionale, come il duello è una forma primitiva, rozza e antiquata della lotta di società. Lo scopo del pacifismo è perciò non l’eliminazione della lotta, ma il perfezionamento, la sublimazione e la modernizzazione dei suoi metodi.*Oggi la forma di lotta societaria è stata soppiantata da quella militare, il boicottaggio e il blocco sono al posto della guerra, lo sciopero politico al posto della rivoluzione. La Cina ha vinto con il Giappone con l’arma del boicottaggio più battaglie politiche e Gandhi ha cercato con metodi non sanguinari di vincere la lotta di liberazione degli indiani. Un giorno succederà che si combatterà la rivalità nazionale con armi intellettuali invece che con coltelli e pallottole. Invece di fare la corsa agli armamenti, i popoli competeranno tra di loro per il rendimento artistico, tecnico e scientifico, per la giustizia e l’assistenza sociale, per la salute e l’educazione dei popoli e nel creare grandi personalità. *Il secondo compito della propaganda di pace, è di creare una lotta che vada contro gli interessi della guerra. Questa propaganda risiede sul dimostrare ai popoli e agli individui le possibilità basse di vittoria e il rischio enorme di perdita attuale con una guerra, che è diventata una condizione rischiosa, brutta e poco fruttuosa.

Ciò che influenza i popoli, già Norman Angell ha già dato la dimostrazione di fronte alla guerra, e la guerra mondiale ha confermato ampliamente la sua tesi. Se dal punto di vista nazionale, da una guerra di liberazione vittoriosa dell’India o dalla conquista dell’Australia da parte dei Mongoli, venissero avvantaggiati gli oppressi, rimane non chiaro, è sicuro tuttavia che in una nuova guerra europea il vincitore dal punto di vista politico, economico, e nazionale avrebbe un gran danno, risultante dal combattimento, mentre il popolo sottomesso, sarebbe distrutto. La possibile vittoria non risiede nel rapporto con la sicura perdita. *Interessati personalmente alla guerra sono solo i militari e i politici ambiziosi da una parte, che sperano nella gloria e dall’altra parte i commercianti militari che sperano nei guadagni. Questi gruppi sono molto piccoli, ma molto potenti. Il primo gruppo può venire reso inerme negli stati democratici da un pacifismo determinato, che il politico la cui ambizione di potere è superiore al bene del popolo, deve essere trattato come un criminale. Dagli ufficiali viene spesso affermato che la loro posizione a favore della guerra è un dovere di lavoro. Negli stati la cui politica è pacifista, questo sarebbe un grave errore, poiché là l’esercito non è un mezzo di conquista ma un’arma necessaria contro la volontà di guerra straniera. Sarebbe necessario quindi che gli ufficiali stiano al fianco dei pacifisti, ma degli eroici pacifisti, che ogni giorno sono pronti a mettere in gioco la vita per il mantenimento della pace e a comportarsi come dei crociati nella lotta contro la guerra.

* La grande illusione (Norman Angell)

Gli industriali che desiderano una guerra per la vittoria, devono essere rimproverati, del fatto che alla fine della prossima guerra europea probabilmente vi sarà il Bolscevismo. Ci sarà anche la probabilità del 50% alla fine della guerra di un’espropriazione, se non del patibolo. La guerra affaristica perde con questa visione il suo incentivo. Appare quindi almeno per l’industria utile, accontentarsi con il relativamente piccolo e sicuro ottenimento della pace, invece di volere ottenere la grande vittoria della guerra con i vari pericoli per le vite.Questa questione è importante, perché fornisce alla propaganda di pace uno stimolo importante ed elimina la propaganda di guerra. *La propaganda di pace deve mobilitarsi per fermare fantasie umane contro le guerra future. Deve informare le masse sui pericoli, e sull’orrore che la guerra minaccia, sul gas e sulle radiazioni, sulle intere città distrutte, sulla guerra di sterminio, che si svolge al fronte e nell’entroterra, sulle conseguenze politiche ed economiche che la guerra porterebbe ai vinti e vincitori. Questa propaganda deve aiutare la debole fantasia e il debole ricordo umano. Se gli uomini avessero più fantasia non ci sarebbero più guerre. La volontà a vivere è l’alleato più forte del pacifismo. *Gli istinti di guerra sono rozzi e primitivi, gli interessi alla guerra problematici e pericolosi, gli ideali di guerra falsi e obsoleti.

Vivono di falsità, identificano la guerra con la lotta, i guerrieri con gli eroi, la mancanza di fantasia con il valore, la paura con la vigliaccheria. Provengono da un’epoca antiquata, da condizioni superate. Vorrebbero essere formati dalla casta guerriera e andare in difesa dei popoli liberi. Una volta il guerriero era il custode della cultura, i condottieri, l’eroe, la guerra l’elemento vitale del popolo, il cui destino si decideva sul campo con il coraggio. La guerra fino ad ora è poco cavalleresca, i suoi metodi comuni, la sua forma brutta. Il coraggio personale non è più decisivo, al suo posto sarebbe meglio la bellezza cavalleresca di un torneo, invece che la bruttezza di una massa di ruderi di case. La guerra meccanizzata di oggi ha perso per sempre il suo valore romantico. Da un punto di vista etico, la guerra di difesa è una legittima difesa organizzata, la guerra di conquista un omicidio organizzato. Ancora peggio, gli uomini pacifici sono costretti con violenza, altri in modo tranquillo ad avvelenare e sbranare. La colpa di queste uccisioni di massa con costrizione non risiede in coloro che eseguono ma negli organizzatori. Questi organizzatori sono negli stati democratici indirettamente i politici a favore della pace e direttamente i loro elettori. Chi evita di commettere un omicidio, deve pensare che ha eletto in parlamento come suo uomo di fiducia.

9. NUOVO EROISMO

Il rinnovamento degli ideali eroici attraverso il pacifismo rompe l’arma principale della propaganda militare. Perciò niente dà al militarismo grande pubblicità come la monopolizzazione dell’eroismo. Il pacifismo commetteva attraverso la lotta contro l’ideale eroico l’uccisione di sé stesso. Doveva quindi perdere tutti i suoi sostenitori. Il vantaggio dell’eroismo è la massa di magnanimità umana. Il pacifismo deve competere con il militarismo nella venerazione dell’eroe e cercare di superarlo nell’eroismo. Ma allo stesso tempo deve liberare il concetto di eroe dal suo significato medievale e riempirlo con il contenuto di una moderna etica. Si deve giungere alla conclusione che l’eroismo di Cristo rappresenta un’altissima forma di sviluppo rispetto all’eroismo di Achille e che gli eroi fisici del passato sono solo precursori degli eroi morali del futuro. *Nessun pacifista onesto cercherà di negare l’eroismo degli uomini che al fronte rischiavano la propria vita per un ideale, che volontariamente hanno rinunciato alla loro comodità, sicurezza, fortuna familiare e salute per compiere il loro dovere. Il loro eroismo non verrebbe messo in dubbio in relazione a quali presupposti lo facciano.

Non sarebbe giusto deridere questo eroismo. I demagoghi sono gli antipodi di questi eroi che nei parlamenti, uffici, assemblee, stanze della redazione aizzano alla guerra e lontani dal fronte stimolano a combattere l’eroismo straniero. Il tentativo di alcuni militari di monopolizzare l’eroismo a favore del partito di guerra, è allo stesso modo disonesto come il tentativo di alcuni nazionalisti di monopolizzare il sentimento nazionale per il loro partito. Quindi chi vuole proteggere il suo popolo dalla più grande catastrofe della storia mondiale è patriottico almeno come chi spera di ottenere una guerra vittoriosa e conseguire un nuovo dominio, solo che questo porta solo a un errore, quello alla verità. Ci sono oggi alcune regioni in Europa in cui è più pericolo parteggiare per la pace che per la guerra, in queste aree la propaganda per la pace mostra un coraggio più eroico della propaganda per la guerra. *L’insulto più grave e ingiusto per un popolo è quando una condizione, cioè la condizione di ufficiale si considera il solo personaggio eroico, poiché c’è eroismo in ogni lavoro, eroismo grande e piccolo, senza gloria, romanticismo, e senza una facciata che risplende, l’eroismo del lavoro e dello spirito, l’eroismo della maternità, l’eroismo della procreazione. E chi studia la biografia dei grandi artisti, pensatori, inventori, medici, ricercatori, comprenderà che esiste anche un altro eroismo, rispetto a quello del guerriero e dell’avventuriero. *E’ un eroe che sacrifica i suoi interessi privati per il suo ideale, più grande è il sacrificio, più grande l’eroismo.

Chi non teme per sé, non è eroico, ma solo senza fantasia. Eroico è solo chi supera la paura per arrivare ai suoi ideali. Maggiore è il sacrificio, maggiore il suo eroismo e la sua vittoria. *L’Europa si è liberata dal dominio del feudalesimo, ma non dal dominio dei valori feudali. Perciò l’ideale eroico è diventato vecchio e sorpassato come quello dell’onore. Solo un rinnovamento può salvarlo. L’onore di un uomo e di un popolo deve essere indipendente dalle azioni straniere e deve diventare importante con le sue sole azioni. Si deve accettare il principio che l’onore di una nazione non può venire mai ferito, che la sua bandiera non venga mai stracciata da ubriachi, che i suoi giudici siano imparziali, i suoi uomini di stato siano leali, che i suoi ufficiali siano incorruttibili, che i suoi deboli vicini non vengano provocati, o i suoi popoli uccisi o esiliati, che le sue minoranze siano scacciate, i suoi trattati rotti, e i suoi impegni trascurati. Con questo nuovo codice d’onore tutte le questioni che dividono i popoli per questioni d’onore e che portano alla guerra, si risolvono. Quindi ogni popolo prenderà in considerazione questo codice, non per dare soddisfazione agli altri del proprio onore, ma per sostenere e ripristinare l’onore nazionale. Il livello di onore sarà più facile da determinare con un tribunale arbitrale.

Il pacifismo deve educare la generazione attuale e futura all’eroismo della verità. La menzogna e la vigliaccheria erano colpevoli dello scoppio della guerra, avevano fatta scoppiare per poi finire per richiedere la pace. La lotta contro la menzogna è anche una lotta contro la guerra. L’eroismo della pace è l’eroismo della fede, il sacrificio, il dominio di sé, solo questo può superare l’eroismo dei militari. Questo eroismo della pace è più forte e raro di quello della guerra. E’ più difficile comandare le proprie passioni che le proprie truppe, più difficile disciplinare il proprio carattere che essere capo delle reclute. E molti che vivono senza pensare al nemico come una baionetta in corpo, non trovano il coraggio di riconoscere la superiorità del nemico. Questa vigliaccheria morale è il terreno fertile di tutte e demagogie, anche quelle militari, per non apparire vigliacchi oggi milioni di persone rinunciano al loro pacifismo, è meglio essere vigliacchi che essere ritenuti vigliacchi. Il dominio del pensiero di pace dipende anche implicitamente dal dominio del’eroismo morale che è pronto a sacrificare tutto, che farsi superare e apparire superficiale di fronte a tutti i tentativi di corruzione, estorsione e persuasione di un’era sporca. *Alcuni eroi pacifici devono organizzare il pacifismo prima secondo le aree europee e poi con volontari eserciti di pace. Questi eserciti di pace devono reclutare gli eroi che rigettano la guerra come mezzo barbaro e stupido della politica e come nemica dell’umanità e sono sempre pronti a sacrificarsi per i loro scopi pacifici.

Poi questi combattenti di pace come agitata tori e propagandisti delle loro idee devono radunare milioni di persone attorno a sé per ottenere la pace. Ma l’armata della pace deve anche essere pronta a marciare contro la guerra in differenti momenti e a combattere per la pace con il suo intervento. A capo di questo esercito devono esserci gli uomini che uniscono le conoscenze politiche con un’inflessibile e imperturbabile volontà di pace.Solo se vi sono tali comandanti alla guida delle lotte, l’Europa può sperare di non dover più essere travolta e schiacciata dalla guerra.