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Informazione&Zootecnia Progetto realizzato da Associazione Regionale Allevatori dell’Umbria con il finanziamento del Piano di sviluppo rurale per l’Umbria 2007-2013, Misura 111 Azione A. UNIONE EUROPEA INFORMAZIONE&ZOOTECNIA Allevamenti sostenibili: IL SUINO ALLEVATO ALL’APERTO ARA UMBRIA E LO TROVÒ NELLATRIO DUN RECINTO CIRCOLARE CHE, VERAMENTE SPLENDIDO, ERA STATO INNALZATO ALLAPERTO, AMPIO E BELLO E FINEMENTE COSTRUITO SOLITARIO E QUIETO IN CIMA A UN COLLE. L’ AVEA FABBRICATO, EUMEO, TUTTO DI SUA MANO PER DARE ASILO AI MAIALI DEL SUO PADRONE LONTANO DI SUA SPONTANEA INIZIATIVA, SENZA ALCUN ORDINE DELLA REGINA PENELOPE, NÉ DEL VECCHIO LAERTE. DAPPRIMA LUI AVEVA TRASPORTATO GROSSE PIETRE DA UNA CAVA VICINA, POI LAVEVA CINTO SOPRA DIRTO SPINO. QUINDI LAVEVA CIRCONDATO DI PALI SPESSI E SERRATI: UNA FITTA SCHIERA RICAVATA DA BRUNA QUERCIA SCORZATA. E DENTRO IL RECINTO AVEVA CREATO DODICI SPAZI CHIUSI, UNO A FIANCO E DI SEGUITO ALLALTRO, DODICI COMODE STALLE, LE QUALI OGNI SERA ACCOGLIEVANO, SDRAIATE PER TERRA, CINQUANTA SCROFE GRAVIDE. I MASCHI INVECE DORMIVANO FUORI, ED ERANO IN NUMERO MOLTO PIÙ ESIGUO( PERCHÉ DECIMATI DALLINGORDO DENTE DEI PROCI, CUI IL PASTORE ERA TENUTO, OGNI VOLTA, A SACRIFICARE IL PIÙ GRASSO): TRECENTOSESSANTA LUI NE POTEVA CONTARE. E PRESSO DI LORO, QUANDO GIUNGEVA LA NOTTE, QUATTRO CANI GIACEVANO AGLI ANGOLI DALLASPETTO FEROCE, SIMILI A LEONI . (ODISSEA, XIV, 5-25) A.R.A. Umbria Associazione Regionale Allevatori dell’Umbria SEDE LEGALE ED OPERATIVA di Perugia: Via O.P. Baldeschi, 59 06073 Taverne di Corciano (PG) Tel.: (+39) 075 6979217 Fax: (+39) 075 6979221 E-mail: [email protected] PI: 00561490541 SEDE OPERATIVA di Terni: Viale D. Bramante 3/A 05100 Terni Tel.: (+39) 0744 300998 Fax: (+39) 0744 304870 E-mail: [email protected]

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Informazione&Zootecnia Progetto realizzato da Associazione Regionale Allevatori dell’Umbria con il finanziamento del Piano di sviluppo rurale per l’Umbria 2007-2013, Misura 111 Azione A.

UNIONE EUROPEA

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E LO TROVÒ NELL’ATRIO D’UN RECINTO CIRCOLARE CHE, VERAMENTE

SPLENDIDO, ERA STATO INNALZATO ALL’APERTO, AMPIO E BELLO E

FINEMENTE COSTRUITO SOLITARIO E QUIETO IN CIMA A UN COLLE. L’AVEA FABBRICATO, EUMEO, TUTTO DI SUA MANO PER DARE ASILO

AI MAIALI DEL SUO PADRONE LONTANO DI SUA SPONTANEA

INIZIATIVA, SENZA ALCUN ORDINE DELLA REGINA PENELOPE, NÉ DEL

VECCHIO LAERTE. DAPPRIMA LUI AVEVA TRASPORTATO GROSSE PIETRE DA UNA CAVA

VICINA, POI L’AVEVA CINTO SOPRA D’IRTO SPINO. QUINDI L’AVEVA CIRCONDATO DI PALI SPESSI E SERRATI: UNA FITTA

SCHIERA RICAVATA DA BRUNA QUERCIA SCORZATA. E DENTRO IL RECINTO AVEVA CREATO DODICI SPAZI CHIUSI, UNO A

FIANCO E DI SEGUITO ALL’ALTRO, DODICI COMODE STALLE, LE QUALI

OGNI SERA ACCOGLIEVANO, SDRAIATE PER TERRA, CINQUANTA

SCROFE GRAVIDE. I MASCHI INVECE DORMIVANO FUORI, ED ERANO IN NUMERO MOLTO

PIÙ ESIGUO(PERCHÉ DECIMATI DALL’INGORDO DENTE DEI PROCI, CUI

IL PASTORE ERA TENUTO, OGNI VOLTA, A SACRIFICARE IL PIÙ

GRASSO): TRECENTOSESSANTA LUI NE POTEVA CONTARE. E PRESSO DI LORO, QUANDO GIUNGEVA LA NOTTE, QUATTRO CANI

GIACEVANO AGLI ANGOLI DALL’ASPETTO FEROCE, SIMILI A LEONI. (ODISSEA, XIV, 5-25)

A.R.A. Umbria Associazione Regionale Allevatori dell’Umbria

SEDE LEGALE ED OPERATIVA di Perugia: Via O.P. Baldeschi, 59 06073 Taverne di Corciano (PG) Tel.: (+39) 075 6979217 Fax: (+39) 075 6979221 E-mail: [email protected] PI: 00561490541 SEDE OPERATIVA di Terni: Viale D. Bramante 3/A 05100 Terni Tel.: (+39) 0744 300998 Fax: (+39) 0744 304870 E-mail: [email protected]

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ALLEVAMENTO NELL’ANTICHITÀ Nell’antichità, fino alla meccanizzazione dell’agricoltura moderna, il territorio era caratterizzato da vaste aree con boschi e pascoli. Il bosco era utilizzato per l’approv-vigionamento del legname, per la raccolta di alimenti per l’uomo e come risorsa alimentare per gli animali. Affiancate o come struttura costituente del bosco c’erano sempre aree di pascolo in modo che la dieta degli animali comprendesse sempre foraggi e alimenti più concentrati come ghiande, castagne e altri frutti. L’alimentazione dei suini comprendeva anche gli scarti di cucina e cereali che però erano utilizzati solo in periodi particolari dell’anno e soprattutto nelle fasi finali di allevamento; infatti fino all’epoca moderna il suino non utilizzava prodotti, come cereali e legumi, che poteva utilizzare l’uomo. Per capire l’allevamento del suino in epoca antica, diversi secoli prima di Cristo, è

interessante analizzare il testo tratto dall’Odissea, sopra riportato, da cui si può capire la caratterizzazione di un allevamento di suini. Ci sono alcuni elementi che ritroviamo anche in moderni allevamenti: L’allevamento era “solitario e quieto in cima a un colle” perché forse anche allora non volevano avere odore di suino vicino alla reggia abitata. C’era una struttura di allevamento studiata razionalmente con attenzione ad una corretta gestione del branco in base al momento funzionale (scrofe separate). Il personale era qualificato e motivato; infatti Eumeo, servo di Ulisse e guardiano dei porci, di sua spontanea iniziativa aveva realizzato la stalla. Ciò detto, dobbiamo concludere che anche oggi un allevamento all’aperto deve caratterizzarsi per una razionale gestione degli animali senza dare spazi all’improvvisazione e senza lasciare completamente al caso il suo corretto funzionamento.

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PASSATO RECENTE

Fino all’inizio del secolo scorso l’allevamento stabulato, come lo intendiamo oggi, non era possibile, infatti il prezzo dei cereali non lo rendeva conveniente e i primi tentativi erano considerati sfavorevolmente anche da illustri professori universitari, come risulta da testi di zootecnia di quel tempo. L’allevamento brado e semibrado era ancora praticato diffusamente. La mezzadria, che comportava la divisione delle proprietà in tanti poderi, era caratterizzata dalla presenza di tanti piccoli nuclei di allevamento con poche scrofe che erano gestite con grande cura specialmente al momento del parto, che avveniva all’interno di stalle, ancora oggi visibili nel territorio rurale. Il proprietario generalmente aveva una stazione di monta con verri al servizio dei suoi mezzadri. Le razze presenti nel nostro territorio erano quelle che oggi definiamo autoctone e consistevano principalmente nella Cappuccia Perugina (anche detta di Anghiari), la Macchiaiola (ora estinte) e la Cinta, che dagli anni sessanta è stata chiamata Cinta Senese. Negli anni ’50 inizia una selezione di queste razze operata dagli Ispettorati Agrari del Ministero per poi passare di competenza alle associazioni allevatori a partire dagli anni ’70.

C’è da dire che già dall’800 era iniziato il meticciamento con la razza Large White, proveniente dall’Inghilterra, ma è a partire dagli anni sessanta del ‘900 che inizia prima l’incrocio in grande scala con le scrofe locali per poi portare alla completa sostituzione delle razze autoctone che negli anni ’70 praticamente scompaiono. Le motivazioni sono essenzialmente legate a cambiamenti di consuetudini alimentari nella popolazione; infatti la paura di problemi cardiaci dovuti al consumo di grassi contenenti colesterolo provoca una drastica riduzione del consumo di carne suina. La risposta degli allevatori è quella di sostituire la razza degli animali allevati con il Large White, un animale carnoso che produce essenzialmente magro adatto all’alimentazione dell’uomo moderno. Ulteriori pregi evidenziati in questa razza di suini erano la costituzione più adatta all’alimentazione con mangimi concentrati ed un accrescimento maggiore con meno utilizzo di alimento. Anche l’avvento della meccanizzazione dell’agricoltura con la conseguente riduzione del costo dei cereali rende a questo punto vantaggioso l’allevamento stabulato che si diffonde a partire da aziende legate a caseifici nel Nord Italia per poi soppiantare del tutto l’allevamento all’aperto.

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SOLUZIONE ANTICA E

INNOVATIVA Oggi l’allevamento dei suini all’aperto è ampiamente diffuso a livello Europeo ed è una realtà che nel Regno Unito comprende 25% dei riproduttori in Francia il 7%, per non parlare della Spagna che del suino iberico allevato all’aperto ha fatto una bandiera con prodotti trasformati conosciuti e diffusi in tutto il mondo. In Italia è ancora un tipo di allevamento di nicchia, attuato soprattutto con suini di razze autoctone o con i pochi allevamenti biologici. In Umbria si è cercato di dare l’impulso a questo tipo di allevamento finanziando una filiera consorziata ed una sperimentazione importante. Poi a livello nazionale si cerca di ampliare questa realtà con finanziamenti appositi riguardanti misure specifiche sul benessere animale. Tra i pregi dell’allevamento all’aperto che

possiamo ritrovare anche oggi annoveriamo: Minori costi delle strutture, delle

attrezzature e degli impianti (20 -33 % di quelli al chiuso)

Minore costo di gestione delle attrezzature e degli impianti zootecnici sia in termini di manodopera (gestione e manutenzione) sia come fonti energetiche impiegate (energia elettrica, combustibili);

Valorizzazione del prodotto (suini allevati all’aperto, certificazione di prodotto, certificazione di filiera tracciata, welfare quality, biologico)

Anche per l’allevamento all’aperto si può parlare di innovazioni volte al miglioramento delle performances produttive e all’aumento della produttività della manodopera, infatti è possibile l’applicazione di sistemi gestionali e impianti propri dell’allevamento intensivo “al chiuso”. A titolo di esempio potremo parlare della fecondazione artificiale, diagnosi ecografiche, sistemi di distribuzione automatici dell’alimento.

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TECNICA DI ALLEVAMENTO Una sintesi delle tecniche di allevamento sarà fatta in seguito, ma alcune considerazioni sono valide per tutte le tipologie. Per quanto riguarda il clima si devono evitare zone con possibilità di neve o ghiaccio in inverno. Sono da evitare le zone ventose, non amate dagli animali. Per ovviare a tali inconvenienti è opportuna la presenza di barriere frangivento rappresentate da alberi, crinali, strutture murarie o di altro materiale. Nei periodi in cui la temperatura è particolarmente bassa tutti i suini devono avere la possibilità di accedere in un luogo riparato, privo di correnti di aria e possibilmente con una lettiera. Anche le alte temperature provocano negli animali uno stato di disagio con riduzione notevole dell’assunzione di cibo e di conseguenza dell’accrescimento. Per evitare ciò è opportuno impiegare materiale isolante nelle strutture di ricovero e parti ombreggiate naturalmente con alberi o artificialmente con tettoie. Per ridurre la suscettibilità al caldo, oltre alla disponibilità continua di acqua di bevanda è necessaria la presenza di pozze di acqua dove gli animali possano immergersi e trovare refrigerio. I suoli più indicati per l’allevamento all’aperto sono quelli che assicurano un adeguato drenaggio. È bene escludere i terreni argillosi perché non essendo drenanti

creerebbero fango con le piogge e conseguenti problemi di spostamento agli animali, alle persone e ai veicoli. I terreni sassosi possono arrecare lesioni ai piedi dei suini. Sono da preferire i terreni pianeggianti o leggermente inclinati perché zone ripide non sono adatte in quanto rendono difficoltose le operazioni di alimentazione e di gestione del branco. Si deve preferire un sistema di rotazione agraria dei recinti di allevamento al fine di evitare l’insorgere di patologie, in particolare quelle parassitarie. La rotazione ha anche il fine dello sfruttamento agronomico dei nutrienti, di minimizzare i fenomeni di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee e di minimizzare l’erosione del suolo e i danni alla vegetazione. Per questo motivo è bene che gli animali rimangano sullo stesso terreno per non più di due anni. La presenza del cotico erboso, anche se non indispensabile, è da preferire in quanto attenua gli effetti negativi del calpestamento e permette il pascolamento dei suini. Inoltre la presenza del cotico riduce i rischi di dilavamento superficiale e di lisciviazione dei nitrati nel terreno. L’allevamento all’aperto prevede ampie superfici di terreno recintate con zone funzionali predisposte e attrezzate per l’abbeverata, l’alimentazione e il riposo che consistono per lo più in strutture e attrezzature di tipo mobile (recinzioni anche elettrificate, capannine mobili)

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TIPOLOGIA DI ALLEVAMENTO Per una descrizione adeguata alla realtà attuale dell’allevamento all’aperto seguirà la descrizione delle varie tipologie che comprende oltre alle tradizionali quelle legate a forme di aiuti comunitari.

ALLEVAMENTO ALL’APERTO en plein air Per allevamento all’aperto dei suini, meglio noto come “Plein Air”, si intende una nuova tecnica di stabulazione degli animali che negli ultimi anni è andata diffondendosi in Europa, principalmente in Gran Bretagna. La caratteristica principale di questi allevamenti è basata sull’utilizzo di capannine mobili, poggiate direttamente sul terreno e facilmente spostabili, in cui vengono ricoverati gli animali, separati nelle varie fasi di allevamento mediante l’utilizzo di recinzioni, per lo più elettriche, anch’esse facilmente trasferibili. In questo tipo di allevamento le recinzioni non sono ampie, c’è un alto carico di animali per superficie, per cui il terreno a disposizione non è in grado di sopperire alle necessità degli animali che sono alimentati con mangimi.

L’ALLEVAMENTO ALL’APERTO SEMIBRADO

Gli animali utilizzano le risorse naturali dei boschi (radici, tuberi, ghiande, castagne, ecc.)

e pascolano nel periodo estivo nelle stoppie dei cereali. Sono sempre necessarie recinzioni e strutture di ricovero costituite da capannine o strutture di stabulazione fisse utilizzate però solo nel periodo invernale. In determinati periodi dell’anno è necessario utilizzare mangimi concentrati.

ALLEVAMENTO BRADO

L’allevamento brado si caratterizza per gli ampi spazi a disposizione degli animali con pascoli e bosco. L’alimentazione dei suini è a base di prodotti naturali del bosco e le integrazioni alimentari con mangimi sono ridotte al minimo. Pur essendo un tipo di allevamento che vuol ottenere un’ottima qualità dei prodotti si deve considerare che le prestazioni zootecniche sono limitate.

Misura 215 BENESSERE ANIMALE

È una misura finanziata nel vecchio piano di sviluppo rurale che sicuramente sarà finanziata nel nuovo. Le condizioni di allevamento per quanto riguarda gli spazi a disposizione degli animali nei recinti si differenziano per le aree vulnerabili da nitrati e non e sono sintetizzate nella tabella seguente:

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Zone non vulnerabili da nitrati

Categoria suini mq/capo capi/ha

Scrofe 1600 6,25 accrescimento ingrasso

600 16,6

Zone vulnerabili da nitrati

Categoria suini mq/capo capi/ha

Scrofe 500 20 accrescimento ingrasso

300 33,3

Devono essere presenti mangiatoie per l’alimentazione adeguate in lunghezza al numero animali e punti di abbeverate in tazza per un numero di uno ogni 15 suini o 10 scrofe. I contributi erogati erano molto interessanti.

ALLEVAMENTO BIOLOGICO L’allevamento biologico prevede il mantenimento del legame tra le produzioni animali e quelle agricole, esso pertanto non può essere svincolato dalla terra e il carico di animali non deve superare il limite massimo di 170 kg di azoto/ha SAU/anno, conseguente allo spandimento delle deiezioni dell’allevamento e una parte di alimento deve provenire dalla produzione aziendale o del comprensorio tra aziende biologiche. Nell’alimentazione sono esclusi i prodotti geneticamente modificati, le farine proteiche

da estrazione con solventi chimici, gli aminoacidi di sintesi. Gli animali introdotti in un’azienda biologica devono provenire da un allevamento anch’esso biologico, o in determinate condizioni c’è la possibilità di riconversione di animali convenzionali che per i suini ha una durata di sei mesi; in caso di prima costituzione del patrimonio animale e in mancanza di un sufficiente numero di soggetti biologici, possono essere introdotti suinetti non allevati biologicamente aventi un peso vivo inferiore a 25 kg. L’allevamento prevede l’adozione di tecniche di allevamento e di sistemi di stabulazione che garantiscano la salute e il benessere degli animali e che rispettino l’ambiente. Per gli allevamenti stabulati nel rispetto della libertà di movimento sono previsti limiti minimi degli spazi a disposizione nelle stalle e presenza di parchetti esterni. Per l’allevamento all’aperto biologico non sono indicati limiti spaziali perché sicuramente gli spazi a disposizione degli animali sono molto maggiori di quelli previsti per le strutture di stabulazione. I terreni su cui stabulano gli animali dovranno essere anch’essi biologici. Per quanto riguarda le strutture presenti come capannine, abbeveratoi e recinzioni vale quanto riportato per gli altri tipi di allevamento nelle descrizioni successive.

RAZZE Per quanto riguarda le razze da utilizzare si potrebbe ripetere quanto riportato nel regolamento delle produzioni biologiche: “Nella scelta delle razze o delle varietà si deve tener conto della capacità degli animali di adattarsi alle condizioni locali nonché della loro vitalità e resistenza alle malattie. Inoltre le razze e le varietà devono essere selezionate al fine di evitare malattie specifiche o problemi sanitari connessi con alcune razze e varietà utilizzate nella produzione intensiva (ad esempio sindrome da stress nei suini, morte improvvisa, aborto spontaneo, nascita difficoltosa con taglio cesareo, ecc.), dando la

preferenza a razze e varietà autoctone”. In realtà, esclusi suini con caratteristiche di stress sensibilità, qualsiasi razza si può adattare all’allevamento all’aperto. Razze autoctone o incroci con esse tuttavia sono le più indicate, anche in relazione al fatto che hanno una difesa naturale determinata dal maggiore quantitativo di grasso corporeo, inoltre i prodotti che ne derivano possono essere differenziati, valorizzati e maggiormente apprezzati dai consumatori. Per quanto riguarda le razze moderne sono da prediligere incroci con il Duroc perché più robusti e rustici. L’attenzione maggiore va posta nell’introdurre nell’allevamento all’aperto solo animali veramente sani, senza malattie,

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in quanto all’aperto le problematiche sanitarie possono essere aggravate dagli stress termici e alimentari.

MOTIVAZIONI PER FARE UN

ALLEVAMENTO ALL’APERTO Norme europee sempre più restrittive riguardanti il benessere animale e la gestione dei reflui d’allevamento, l’aumento dei costi d’investimento e di gestione per allevamenti al chiuso, vincoli urbanistici sempre più stringenti con diffusione della popolazione nelle aree di pianura a più spiccata vocazione zootecnica suinicola sono tra le motivazioni principali che hanno determinato l’attenzione verso questo tipo di allevamento. La disponibilità di terreni marginali a basso costo, la produzione di carni suine di alta qualità con una commercializzazione di nicchia con alto valore aggiunto sono le principali motivazioni economiche che possono rendere produttivo l’allevamento all’aperto anche con esigui numeri di animali, magari come attività di compendio alle altre agricole. Inoltre, in una realtà ben gestita e strutturata, le prestazioni produttive delle scrofe sono assimilabili a quelle che si riscontrano negli

allevamenti intensivi. Si possono avere risultati positivi negli accrescimenti dei suini anche se con maggiori consumi alimentari rispetto all’allevamento stabulato.

PROBLEMATICHE In questo tipo di allevamento le principali difficoltà si hanno nell’esecuzione degli interventi sugli animali quali il controllo dei parti, la castrazione dei suinetti, le fecondazioni e i trattamenti sanitari. Le condizioni di lavoro possono essere disagevoli, soprattutto nel periodo invernale, sia per il freddo dell’ambiente che per eventi frequenti come il congelamento della rete idrica per l'approvvigionamento dell'acqua; la carenza di strutture adeguate determina la difficoltà di distribuire a terra il mangime e la sua incompleta assunzione da parte dei suini durante la stagione piovosa. In estate si avrà surriscaldamento delle capannine e l'esposizione degli animali alla radiazione solare.

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OBBLIGO DELLA CUSTODIA Le normative sul benessere animali impongono il controllo degli animali per la loro cura e alimentazione ma anche per quanto riguarda la possibile interazione fra suini allevati e specie selvatiche, sia per competizione alimentare o riproduttiva (cinghiali), sia per predazione (volpi, cani randagi). Da quest’ultimo punto di vista c’è l’obbligo della custodia come difesa dall’aggressione di predatori, anche dai lupi che ormai sono molto diffusi nel territorio.

IMPATTO AMBIENTALE

DELL’ALLEVAMENTO ALL’APERTO In materia di impatto ambientale la tecnica di allevamento dei suini all’aperto non è contemplata né dalla normativa nazionale (D.lgs 152/2006) né dalle normative regionali dell’Umbria (DGR 2052/2005 e 1492/2006) che disciplinano la distribuzione di liquame e letame al suolo senza prevedere norme specifiche in caso di rilascio continuo delle deiezioni dei suini allevati all’aperto. Per gli animali allevati all’aperto è indicata, in queste normative, la possibilità di utilizzo agronomico degli effluenti depositati dagli animali al pascolo nelle aree boschive. Prudentemente si potrebbe dire che è possibile avere un carico animale per ettaro superiore a quello che determinerebbe una produzione di azoto maggiore di 170 kg per ettaro nelle aree vulnerabili e a 340 kg nelle

altre aree, l’importante è che la superficie a disposizione aziendale copra il carico di azoto prodotto e che sia effettuata una rotazione dei pascoli con limitata permanenza dei suini nello stesso terreno. Una corretta rotazione prevede la presenza di suini negli stessi recinti per non più di due anni, nei settori riproduzione e post svezzamento, e di un anno in quelli di accrescimento e ingrasso. La rotazione dei pascoli ha anche la funzione igienico-sanitaria di contenere la diffusione delle parassitosi. Il cotico erboso nei recinti e la copertura vegetale, oltre ad influire positivamente sul benessere animale, riduce i rischi di lisciviazione ed infiltrazione dei nitrati nel terreno. L’allevamento all’aperto può avere effetti positivi nella gestione del territorio con la valorizzazione dei terreni, soprattutto marginali, alternando su di essi l’allevamento con altre colture (rinnovo, cereali, prato), nell’ambito di una razionale rotazione agraria. SUPERFICI A DISPOSIZIONE A livello orientativo si possono indicare le seguenti superfici minime unitarie per il dimensionamento dei recinti in base alle diverse fasi di allevamento: 300 - 500 m2/capo per scrofe in maternità; 400 - 600 m2/capo per suini riproduttori in

fecondazione e in gestazione; 25 - 50 m2/capo per suinetti in

svezzamento; 60 - 200 m2/capo per suini in

accrescimento e ingrasso.

ORGANIZZAZIONE La progettazione di un allevamento all’aperto deve essere attuata in base alla tipologia di allevamento tenendo conto della struttura complessa di un ciclo chiuso o di un allevamento di soli riproduttori o di quella più semplice di un accrescimento e ingrasso. Il numero di recinti dipende prima di tutto dalle categorie di animali e per ogni categoria si devono allestire uno o più reparti anche in

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relazione al carico animale per ettaro e alla possibilità di rotazione dei suoli. La gestazione potrebbe essere gestita in un unico recinto ma sarebbe utile prevedere un recinto di fecondazione dove è presente il verro e uno di gestazione dove trasferire le scrofe gravide. Sicuramente al momento del parto ogni scrofa deve avere il suo recinto riservato. I suinetti svezzati vanno allevati a parte sia per poter gestire un’alimentazione adeguata sia per evitare la competizione con soggetti più grandi che andrebbe a loro sfavore determinando una importante mancata crescita. L’accrescimento e ingrasso può essere gestito in un unico recinto ma più convenientemente gli animali andrebbero gestiti in più recinti in modo da avere branchi omogenei e la possibilità di rotazione dei pascoli. È importante realizzare tra i recinti corsie carrabili della larghezza di 6/8 m per il transito anche con i mezzi adibiti al trasporto o alla distribuzione dell’alimento e per lo spostamento degli animali.

TECNICHE COSTRUTTIVE Si deve prevedere una recinzione lungo tutto il perimetro, per evitare l’ingresso di animali selvatici e/o predatori. All’interno dell’area così delimitata si realizzeranno i vari settori per i gruppi di animali in base ai vari momenti funzionali. Si deve prediligere la forma quadrata dei recinti, soprattutto per quelli di parto-allattamento. Ogni recinto deve essere dotato di abbeveratoi e mangiatoie, fissati con staffe e bulloni a pannelli di pavimentazione fessurata o a lastre di cemento, appoggiati direttamente sul terreno. In estate è sempre auspicabile la presenza di una buca riempita di acqua o uno spruzzatore da azionare in continuo durante le ore più calde del giorno. Ci deve essere una zona riparata dal sole, alberata o realizzata con reti ombreggianti. Per il ricovero degli animali si deve realizzare una zona di riposo riparata, costituita da strutture mobili (capannine),

individuali o collettive, di vario tipo e dimensione, in relazione alla fase di allevamento alla quale vengono destinate.

RECINZIONI Le recinzioni possono essere realizzate in vari modi in base alle esigenze di allevamento e al territorio con i vincoli ambientali presenti. RECINZIONE FISSA La recinzione fissa può essere realizzata in pali di castagno piantati nel terreno a una profondità non inferiore a 0,5 m con un’altezza di 1,5 m, la rete può essere di filo d’acciaio zincato o plastificato a maglia quadrata, elettrosaldata o a maglia romboidale, dell’altezza fuori terra di 1,2 - 1,5 m e con almeno tre ordini di filo spinato, di cui due fissati lungo il bordo inferiore in prossimità del terreno e uno installato lungo il bordo superiore. Per evitare che gli animali predatori, scavando, possano oltrepassare la recinzione dal di sotto, si può interrare parzialmente la rete fino alla profondità di circa 0,5 m. In aggiunta alla rete si può prevedere una recinzione elettrificata in alto e in basso esterna ed interna, per combattere l’ingresso per scavalcamento di animali predatori, specialmente dei lupi che sono ormai diffusi in tutto il territorio montano e collinare o per rottura della rete in basso vicino al terreno. RECINZIONE ELETTRICA Le recinzioni elettrificate sono costituite da paletti di plastica, legno o metallo su cui sono fissati appositi isolatori regolabili in altezza, dentro cui passare i fili conduttori. Per gli animali in accrescimento e ingrasso sono indicati due ordini di filo posti a 0,25 e a 0,5 m d’altezza dal piano di campagna, nei recinti per scrofe in gestazione è sufficiente un unico ordine di filo installato a 0,4 m d’altezza; per le fasi di maternità, invece, è possibile utilizzare tre ordini di filo installati alle altezze di 0,15, 0,3 e 0,5 m. Il cancello d’accesso per ogni recinto è

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realizzato con molle metalliche collegate alla recinzione elettrica e dotate di maniglie isolanti per la loro temporanea rimozione. Gli apparecchi elettrificatori possono essere direttamente collegati alla rete elettrica a 220 V, oppure con una pila da 9 V a perdere o con un accumulatore a 12 V (batteria da autoveicolo o da trattrice), con eventuale pannello solare per la ricarica. Gli elettrificatori alimentati da corrente a 220 V sono consigliati in tutti i casi in cui è possibile il collegamento alla rete. L’esterno della recinzione deve essere dotato di targhette di segnalazione con pittogramma nero su fondo giallo, indicanti il pericolo di contatto con conduttori elettrici in tensione.

RICOVERI Come già detto per gli animali all’aperto il tipo di ricovero per gli animali deve essere adeguato alla categoria degli animali ed al momento funzionale ma anche al clima. Ad esempio nei mesi estivi un bosco con piante di alto fusto creano un riparo adeguato al caldo e al sole, in inverno, magari in presenza di neve, è invece necessario utilizzare strutture chiuse magari coibentate. Queste ultime diventano così indispensabili per chi intenda tenere all’aperto gli animali per tutto l’anno. È possibile realizzare in proprio tali strutture ma anche trovare in commercio diversi tipi di capannine di varie forme e realizzate con vari tipi di materiale come legno, lamiera d’acciaio zincata, vetroresina e materie plastiche; i pannelli possono essere coibentati.

DIMENSIONI DEI RICOVERI

Categoria /momento spazio nel ricovero

funzionale (capannina) scrofa allattante più nidiata 4,5 m2 suino in svezzamento fino a

30 kg di peso vivo

0,20 m2

magroncello di peso vivo da

30 a 50 kg

0,3 m2

magrone di peso vivo da 50 a

85 kg

0,4 m2

grasso di peso vivo da 85 a

110 kg

0,45 m2

grasso di peso vivo da 110 a

160 kg

0,6 m2

Verro o scrofa 1,3 m2

CAPANNINE Le capannine sono strutture generalmente trasferibili sia per motivi igienico sanitari sia funzionali alla rotazione dei recinti sia perché non hanno vincoli costruttivi. Le forme possono essere le più varie, ad arco o semicilindrica, a sezione trapezia, tronco-piramidali a tenda ecc.

CAPANNINE PER MATERNITÀ Devono essere dotate di sistemi salva suinetti anche semplicemente realizzati con l’inclinazione delle pareti laterali o con l’installazione di barre orizzontali lungo le pareti; esistono anche strutture più complesse con la predisposizione di un nido centrale protetto. Abbondante paglia a terra riduce la possibilità di morte per schiacciamento dei suinetti.

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CAPANNINE PER GESTAZIONE E

INGRASSO Generalmente sono soluzioni costruttive semplici ed economiche e sono dimensionate per ospitare gruppi di animali. CAPANNINE PER SVEZZAMENTO Per creare un microclima idoneo devono presentare un buon grado di coibentazione del tetto e delle pareti. Le mangiatoie possono essere interne a tramoggia con rifornimento di mangime dall’esterno, gli abbeveratoi a tazzetta o a succhiotto vanno installati sul lato esterno.

ATTREZZATURE È opportuno dotarsi di un mezzo meccanico da utilizzare per il trasporto dei suini e per la distribuzione degli alimenti (per esempio, piccolo trattore o motoagricola). Per gli spostamenti si può utilizzare gabbia per il trasporto dei suini, dotata di cancello, trainabile o sollevabile.

ALIMENTAZIONE Una delle motivazioni principali dell’allevamento all’aperto è legata alla possibilità che hanno gli animali di pascolare in bosco (ghiande, castagne ecc.), sulle stoppie, nell’oliveto. Nel caso e di allevamento brado nei boschi il carico animale deve essere ridotto (1 – 3 capi) ed è importante conoscere il tipo di piante presenti (querce, lecci, castagni), la loro età e diffusione in modo da studiare una corretta integrazione alimentare. La distribuzione degli alimenti è la fase lavorativa che spesso richiede più tempo, per questo è utile una razionale gestione e strutture che permettano un impiego minore possibile di manodopera. Qualora non si abbia la possibilità di alimentare gli animali con i prodotti del pascolo o del bosco si potrebbe optare per l’alimentazione dei suini a volontà con l’impiego delle mangiatoie a tramoggia magari riempite direttamente da un piccolo silos. Tale sistema fa risparmiare molto tempo, se ben organizzato, ed è indicato nei suini in post svezzamento fino alla fase di magronaggio; si potrebbe protrarre anche all’ingrasso nel caso di razze tendenzialmente magre. Per l’alimentazione razionata si possono utilizzare truogoli lineari o circolari adeguatamente dimensionati in base al numero e alla taglia degli animali, per evitare le lotte e la competizione alimentare. La distribuzione a terra di mangime è da sconsigliare se non si realizza un supporto di cemento dotato di tettoia. Come tecnica innovativa si può citare l’alimentazione elettronica per scrofe con auto alimentatori oppure la distribuzione meccanica mediante un sistema di trasporto del mangime.

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ACQUA DI BEVANDA Gli animali devono avere sempre a disposizione l’acqua di bevanda. L’approvvigionamento idrico può essere naturale (fonti, sorgenti, corsi d’acqua) o realizzato tramite una rete di distribuzione. I tubi, generalmente in polietilene possono essere interrati, per evitare il congelamento dell’acqua, o fuori terra con una rete mobile. Gli abbeveratoi, a succhiotto o tazza, per assicurarne la stabilità devono essere installati su lastre di cemento armato o su pannelli di pavimentazione fessurata

Sommario

ALLEVAMENTO NELL’ANTICHITÀ ....................................................................... 2

PASSATO RECENTE ........................................................................................... 3

SOLUZIONE ANTICA E INNOVATIVA ................................................................... 4

TECNICA DI ALLEVAMENTO .............................................................................. 5

TIPOLOGIA DI ALLEVAMENTO ........................................................................... 6

ALLEVAMENTO ALL’APERTO “en plein air” ........................................................................ 6

L’ALLEVAMENTO ALL’APERTO SEMIBRADO ....................................................................... 6

ALLEVAMENTO BRADO ..................................................................................................... 6

Misura 215 BENESSERE ANIMALE ...................................................................................... 6

ALLEVAMENTO BIOLOGICO .............................................................................................. 7

RAZZE ............................................................................................................. 7

MOTIVAZIONI PER FARE UN ALLEVAMENTO ALL’APERTO ..................................... 8

PROBLEMATICHE .............................................................................................. 8

OBBLIGO DELLA CUSTODIA ............................................................................... 9

IMPATTO AMBIENTALE DELL’ALLEVAMENTO ALL’APERTO .................................... 9

SUPERFICI A DISPOSIZIONE ............................................................................... 9

ORGANIZZAZIONE ............................................................................................ 9

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TECNICHE COSTRUTTIVE ................................................................................. 10

RECINZIONI .................................................................................................... 10

RECINZIONE FISSA .......................................................................................................... 10

RECINZIONE ELETTRICA ................................................................................................. 10

RICOVERI ........................................................................................................ 11

CAPANNINE ................................................................................................................... 11

CAPANNINE PER MATERNITÀ .......................................................................................... 11

CAPANNINE PER GESTAZIONE E INGRASSO ..................................................................... 12

CAPANNINE PER SVEZZAMENTO ..................................................................................... 12

ATTREZZATURE .............................................................................................. 12

ALIMENTAZIONE ............................................................................................. 12

ACQUA DI BEVANDA ....................................................................................... 13