xv capitolo generale: prospettive di futuro e di speranza

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Padre Emilio Venturini Fondatore delle Serve di Maria Addolorata Poste Italiane S.p.A.- Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2 - DR Venezia XV Capitolo generale: prospettive di futuro e di speranza

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Padre Emilio VenturiniFondatore delle Servedi Maria Addolorata

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XV Capitolo generale: prospettive di futuro e di speranza

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Signore,che hai concessoal Servo di Dio,

padre Emilio Venturini,di amarti e servirti

con umile dedizionenei poveri e nei deboli

ti prego di concedermi la graziache per sua intercessione ti chiedo…

Fa’ che siano riconosciute nella Chiesale virtù di questo tuo servo fedele,

a tuo onore e gloria.Per Cristo nostro Signore.

AmenPadre, Ave e Gloria

Direttore responsabile:Lorenzina Pierobon

Redazione:Beatriz Molina, Alma Ramírez, Lizeth Pérez, Gina Duse

Grafica e impaginazione:Mariangela Rossi

Realizzazione e stampa:Grafiche Tiozzo - Piove di Sacco

Autorizzazione:Tribunale di Venezia n. 1253 del 1.4.1997

Quadrimestrale di informazione religiosaCongregazione Serve di Maria Addolorata diChioggia - Anno XVII n. 1 - [email protected]

SOMMARIO

3 Grazie

5 Gracias

7 Cose da monachelle?

8 I miracoli

9 ¿Cosas de monjas?

10 Los milagros

12 Segni d’amore di Dio

15 Vera Luna consolatrice

17 Il tesoro nel campo

20 Risonanze del XV Capitolo generale

22 Africa luogo di speranza

23 Vivere l’unità nella diversità

25 Una sola alma y un solo corazón

27 Un don para la Iglesia

29 Mi experiencia

31 El grano de mostaza

33 La scienza delle tradizioni

35 L’accoglienza scolastica è per tutti

40 Attesa di Gesù

42 La voce sul monte

45 Giornate intense

48 Lavoro, sacrificio, preghiera

51 Progetti di solidarietà

Legge sulla tutela dei dati personali. I dati personali dei lettori in possesso della rivistaverranno trattati con la massima riservatezza e non potranno essere ceduti a terzi o uti-lizzati per finalità diverse senza il preventivo consenso degli interessati.

Padre Emilio Venturini

Fondatore delle Serve

di Maria Addolorata

Poste Italiane S.p.A.- Sp

ed. in abb. post. - D

.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 com

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R Venezia

XV Capitolo generale:

prospettive di futuro e di speranza

Capitolo generaleSottomarina - Chioggia

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GRAZIEPapa Benedetto e Papa Francesco

DALLA REDAZIONE

XVI che ha servito la chiesa con dedi-zione e fermezza. Egli ha saputo an-teporre all’onore che gli derivava dalsuo servizio il bene della chiesa, comeafferma San Bernardino: “Quando lacondiscendenza divina sceglie qual-cuno per una grazia singolare o peruno stato sublime, concede alla per-sona così scelta tutti i carismi che lesono necessari per il suo ufficio. Na-turalmente essi portano anche onoreal prescelto”.

La verità di fede che Dio Padreguida la sua Chiesa si è confermata erafforzata in modo precipuo nellapersona dei successori di Pietro, iSommi Pontefici, soprattutto in questiultimi tempi. Sono stati e sono pastorisecondo il cuore di Dio, di grandespessore spirituale, che veramenteguidano il gregge loro affidato ai pa-scoli della vita eterna (cfr. Ez 34, 23).

Da queste colonne un umile ringra-ziamento al papa emerito Benedetto

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DALLA REDAZIONE

Papa Benedetto XVI, nel salutare lafolla in piazza San Pietro il giornodella sua elezione, si è definito “unsemplice e umile lavoratore nellavigna del Signore”. Fedele a questasua concezione di servizio e consape-vole che possiamo servire la Chiesa inmolteplici modi, ora che le sue forzefisiche sono venute meno, ha scelto dicontinuare a servirla attraverso la pre-ghiera e la croce della malattia e dellavecchiaia.

Benedetto XVI, trasparente nellasua umiltà, ha confermato con le pa-role, con gli atteggiamenti, con iltratto sereno e la ferma dolcezza, ilsuo stile di vita semplice, modesto, di-screto e il rispetto per tutta l’umanità.

Conferma tutto ciò il dono stessodel dipinto della Madonna del-l’Umiltà che papa Francesco ha vo-luto offrire al papa emerito Benedetto,dicendogli: “Ho subito pensato a lei egliel’ho voluta portare in dono: ci hadato tanti esempi di umiltà nel suopontificato”.

Questa espressione di papa France-sco corrisponde al massimo gradoanche alla sua persona. Già l’abbiamocolto dalle sue stesse parole, quandoha salutato la folla in piazza San Pie-tro, il giorno della sua elezione: “In-cominciamo questo cammino dellaChiesa di Roma, vescovo e popolo, infratellanza, amore, fiducia tra noi.Preghiamo sempre per noi, l’uno perl’altra, perché vi sia una grande fratel-lanza”.

“Vi chiedo un favore - ha conti-nuato - adesso vorrei dare la benedi-zione, ma vi chiedo un favore. Primache il vescovo benedica il popolo, vichiedo che voi preghiate Dio di bene-

dire il vostro vescovo”. Ci fu un lungosilenzio, durante il quale tutta lapiazza si raccolse in preghiera. Ilnuovo papa ha riservato ai fedeli ungesto molto simbolico, abbastanza in-consueto per un Pontefice: si è inchi-nato davanti a loro.

Papa Francesco, con il calore dellasua semplicità, modestia e discre-zione, rispetto, ci testimonia unachiesa esperta in umanità. Anch’egli ètrasparente nella sua umiltà, un uomosenza falsità (cfr. Gv 1, 47). Ha indi-cato le linee guida del suo pontificatomediante tre parole chiave: “Cammi-nare, edificare, confessare”. Questecostituiscono i pilastri della Chiesa, laquale invita i cristiani a “camminarenella luce del Signore, cercando di vi-vere sempre con quell’irreprensibilitàche Dio chiedeva ad Abramo”. “Il co-raggio di camminare in presenza delSignore, con la croce del Signore; diedificare la Chiesa sul sangue del Si-

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DALLA REDAZIONE

gnore, che è versato sulla croce; e diconfessare l’unica gloria, Cristo croci-fisso”.

Il Pastore della Chiesa universale,nell’esercizio del suo ministero, guidiil cammino dei credenti nella fedeltàalla dottrina dei Padri ed in continuitàcon il Magistero apostolico.

E noi continueremo ad accompa-gnarlo in questo servizio con la pre-ghiera, perché la benedizione delSignore sia la sua forza e la sua cer-tezza.

suor Pierina Pierobon

GraciasEl Papa Benedicto y el Papa Francisco

La verdad de fe que Dios Padreguía su Iglesia se confirmó y se re-forzó en manera especial en la per-

sona de los sucesores de Pedro, lossumos pontífices, sobre todo en aque-llos del último periodo de la historiade la Iglesia. Fueron y son pastoressegún el corazón de Dios, de unagran espiritualidad que en verdadguían el grey, que se les confió, hacialos pastos de la vida eterna (Cfr Ez34,23).

Desde las columnas de nuestra re-vista un agradecimiento humilde alPapa emérito Benedicto XVI que haservido a la Iglesia con dedicación ysolidez. Él supo anteponer el honorde su servicio para bien de la Iglesiacomo afirma San Bernardino:“cuando la condescendencia divinaelige alguno para una gracia singularo para un estado sublime, concede ala persona elegida todos los carismasque necesita para ejercitar su misión,aun si le dan honor que al elegido”.

El Papa Benedicto se definió “untrabajador sencillo y humilde en laviña del Señor” cuando saludó a lagente en la Plaza San Pedro. Fiel a suconcepto de servicio y conciente deque podemos servir a la Iglesia endiferentes maneras, ahora que susfuerzas físicas decayeron, eligió con-tinuar sirviéndola través de la ora-ción y la cruz de la enfermedad y dela ancianidad.

Benedicto XVI transparente en suhumildad confirmó con sus palabras,con sus acciones, con su trato deli-cado, la firme dulzura de su estilode vida sencillo, modesto, discreto yel respeto de todos los hombres.

El regalo mismo de la Virgen de lahumildad que el Papa Francisco

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quiso ofrecerle al Papa emérito, con-firma todo esto. Le dice: “ Enseguidapensé en usted y quise traérselocomo regalo: nos ha dado tantosejemplos de humildad en su potifi-cado”.

Esta expresión del Papa Franciscolo describe perfectamente. Lo perci-bimos desde el principio cuando sa-ludó a los fieles en la Plaza San Pedroel día de su elección: “Y ahora, co-menzamos este camino: Obispo ypueblo. Este camino de la Iglesia deRoma. Un camino de fraternidad, deamor, de confianza entre nosotros.Recemos siempre por nosotros: eluno por el otro, para que haya unagran fraternidad... Y ahora quisieradar la Bendición, pero antes, les pidoun favor: antes que el Obispo ben-diga al pueblo, les pido que el Señorbendiga a su Obispo”. Reinaba ungran silencio, toda la Plaza se pusoen oración.

Con el calor de su amabilidad, mo-destia, discreción y respeto por elhombre el Papa Francisco testimoniauna Iglesia experta en humanidad.Él es transparente en su humildad,hombre sin doblez (Cfr. Jn 1,47).

A través de tres palabras claves se-naló las lineas de su pontificado: “ca-minar, edificar, confesar”. Éstas cons-tituyen los pilares de la Iglesia queinvita a los cristianos a “caminar a laluz del Señor, tratando de vivir siem-pre con la perfección que Dios le pi-dió a Abraham.

El pastor de la Iglesia universal ysumo pontífice, en el ejercicio de ins-taurar todo en Cristo, guíe el caminode la Iglesia de Roma, fiel a la doc-trina de los Padres y en continuidadcon el magisterio apostólico. Y no-sotros continuaremos acompañán-dolo en este servicio con la oraciónpara que la bendición del Señor seasu fuerza y su certeza.

suor Pierina Pierobon

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DALLA REDAZIONE

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IL NOSTRO FONDATORE

Cose da monachelle?

Qualche numero fa si è parlato inqueste pagine di miracoli e un miracoloè ciò che si attende per proclamaresanto padre Emilio. Ma che cosa siscrive ne La Fede su questo argomento?Lo scopriamo da un articolo che ristam-piamo in due parti. Il testo è uno deipiù complessi perché tocca il rapportotra scienza e religione, tra ragione efede. Non è un dialoghetto, genere cheil Venturini ha più volte usato per trat-tare temi ugualmente importanti, èun’argomentazione, anche se del dia-loghetto mantiene il tono interlocutorio.

Per capirne l’impianto bisogna cono-scere i motivi che provocarono la rea-zione di padre Emilio. Nella secondametà dell’Ottocento, come il liberalismocaratterizzò la politica così il positivi-smo segnò la cultura. Il “materialista”nominato nell’articolo, che si permettedi fare del sarcasmo sul miracolo, defi-nendolo “cosa da monachelle”, non faaltro che ripetere le parole d’ordinedella cultura allora dominante.

Nato in Francia, il positivismo si af-fermò in tutta Europa quale espressioneideologica della borghesia e del tipo disviluppo scientifico-tecnologico pro-mosso dal capitalismo industriale.

All’entusiasmo per la conoscenza ditipo scientifico - fu quello un periododi scoperte, invenzioni ed esplorazioni- si associò il tema del progresso, la con-vinzione cioè che l’umanità potesse rag-giungere attraverso la scienza gradisempre più elevati di benessere econo-mico e quindi di perfezione.

In che modo, dunque, affrontare i se-guaci del positivismo? Più volte ne La

Fede padre Emilio difende i sacerdotidall’accusa di essere retrogradi, riba-dendo che la Chiesa è sempre attentaalla cultura.

Un esempio: quando a Chioggia sitenne il convegno della Società Veneto-Trentina di Scienze naturali, il giornalediede grande risalto all’evento. Némancò di sottolineare come, accanto allecelebrità scientifiche, fosse intervenutoanche un abate di Reggio, autore di“una eruditissima e diligente” disser-tazione.

Per dimostrare, quindi, di non essereestraneo alla modernità egli sceglie dimisurarsi sullo stesso terreno dell’av-versario. Strategicamente, padre Emilio- invece di ricorrere a fonti teologiche oa speculazioni metafisiche con il rischioche il suo ragionamento venga subitorigettato - sviluppa le implicazioni insitenei due concetti che più stanno a cuoreai positivisti: quello di realtà naturale,da loro considerata come campo di os-servazione, di raccolta di dati e di espe-rienza; e quello di metodo scientifico,inteso come modalità di estrinsecazionedell’intelligenza umana attraverso lacontinua ricerca.

La prima mossa è spiazzante. Il rife-rimento al telegrafo, “miracolo” dellatecnica ora sotto i nostri occhi, serve ainsinuare il dubbio: escludendo la pos-sibilità del miracolo, non si rischia disminuire proprio quella capacità dicomprensione che, con l’apertura diprospettive sempre nuove, si vuole in-vece esaltare?

Gina Duse

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IL NOSTRO FONDATORE

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IL NOSTRO FONDATORE

En la segunda parte del ochocientosde la misma manera que el liberalismocaracterizó la política el positivismomarcó la cultura. El materialista men-cionado en el artículo, que usa el sar-casmo con respecto al milagrodefiniéndolo “cosas de monjas” loúnico que hace es repetir las palabrasordinarias de la cultura dominante. Elpositivismo, nacido en Francia, se ex-pandió a toda Europa como la expre-sión ideológica de la burguesía y deaquel tipo de desarrollo cintífico-tec-nológico promovido por el capita-lismo.

Al entusiasmo por el conocimientocientífico - periodo de descubrimien-tos, inventos y exploraciones- se aso-ció el tema del progreso, la convicciónque la humanidad pudiera llegar, através de la ciencia, a grados cada vezmás elevados de bienestar económicoy por lo tanto de perfección.

¿Cómo afrontar a los seguidoresdel positivismo? Más de una vezPadre Emilio defiende a los sacerdotesque se les acusa de ser retrógradas, re-marcando que la Iglesia siempre havalorizado la cultura. Un ejemplo:cuando en Chioggia se realizó el con-venio de la Sociedad Veneto-Trentinade ciencias naturales, el periódico diogran relevancia al evento. No faltó desubrayar como junto a las celebrida-des científicas, intervino un abad deRegio, autor de “una eruditísima y di-ligente” disertación.

Para demostrar que no es ajeno a lamodernidad, opta por permanecer almismo nivel del adversario. Estratégi-

¿Cosas de monjas?

En números anteriores hablamosde milagros, un milagro es lo que es-tamos esperando para que puedanproclamar santo a Padre Emilio. Pero¿Qué está escrito en La Fe sobre esteargumento?

Lo descubrimos en un artículo quepublicamos en dos partes. El texto esuno de los más complicados porquetoca la relación entre ciencia y religión,entre razón y fe. Es un diálogo pe-queño, género que Venturini ha usadovarias veces para tratar temas de lamisma importancia, es una argumen-tación a pesar de que el pequeño diá-logo mantiene el tono interlocutor.

Para poder entender el texto, es ne-cesario conocer los motivos que pro-vocaron la reacción de Padre Emilio.

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IL NOSTRO FONDATORE

LA FEAño I Chioggia,

domingo 2 de julio de 1876 n. 23

LOS MILAGROSEn un Periódico no católico, pero

totalmente religioso como éste, es im-posible no hablar de vez en cuando,de ciertos hechos los cuales, supe-rando el orden normal de las cosas ypor tanto sobrenaturales, llámese poresto portentos, maravillas, milagros;de vez en cuando, desde los inicios deLa Fe, hemos tenido también nosotrosque tocar estos temas: pero el incré-dulo, el materialista se ríen de estascosas como si fueran locuras. El mila-gro, dicen estos, es cosa de santurro-nes, de monjas; es una cosa que huele

camente Padre Emilio - en vez de re-currir a fuentes teológicas o especula-ciones metafísicas arriesgando que surazonamiento sea rechazado - de-sarrolla los argumentos contenidos enlos dos conceptos más importantespara los positivistas, la realidad natu-ral, considerada por ellos como campode observación y de recopilación dedatos de experiencia; y el métodocientífico, entendido como una moda-lidad extrínseca de la inteligencia hu-mana a través de la investigación.

La primera jugada es debastante.La alusión al telégrafo, “milagro” dela técnica, mete una duda: excluyendola posibilidad del milagro ¿no searriesga a disminuir la capacidad decomprensión que, con la apertura denuevas prospectivas, se exalta?

Gina Duse

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rado ustedes mismos? ¿No se hanpuesto a pensar en el prodigio de lanatulaleza con su variedad, orden, es-plendor? ¡oh sí que es un milagro sor-prendente la creación y es un milagrocomo se rige de tal manera que nin-guno, que tenga ojos y mente, puedenegarlo! ¿pero si Dios pudo hacer estemilagro, no podrá hacer otros? Quienestableció las leyes de la naturaleza ylas rige ¿no podrá modificar una deéstas por breve tiempo? Quien ha cre-ado el sol y le impuso su trayectoria¿no podrá suspender su curso? Aquelque da la vida ¿no podrá anular elmalestar que la perturba?

continuará

a viejo. Inundados de tanta luz deprogreso los milagros no se deben en-trometer. El milagro es imposible ydesafiamos a quien sea a hacer uno:tal vez de esta manera creeremos.

Momento, momento señores yantes que nada, porque ustedes nohan visto un milagro, no por eso noexiste. Como no es verdad que noexiste un telégrafo porque uno no havisto nunca telégrafos.

Y además ¿no han visto nunca unmilagro? ¿No han elevado nunca lamirada al cielo en una noche serenapara contemplar las maravillas del sinnúmero de mundos que nadan en elespacio infinito? ¿No se han conside-

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PAGINA DELLA CHIESA

Segni d’amore di DioI miracoli enunciano la rivelazione e ne confermano la verità

Nell’ambito della storia cristiana, imiracoli hanno la stessa sorte di Gesù:c’è chi li cerca con fede, e chi li sotto-valuta in nome della ragione. A frontedi un Gesù, desiderato perché fonte diguarigione e di consolazione, c’è unGesù disprezzato e coperto di ironia:“Cosa può venire di buono da Naza-reth?”. “Lui scaccia i demoni in nomedel principe dei demoni” (Mt 12,24).

Anche oggi c’è chi va a Lourdes o aFatima a supplicare o a ringraziare, mac’è pure chi si chiude tra gli steccatidel razionalismo e dello scetticismo,per dire che il miracolo non è possibile,essendo frutto di suggestioni ance-strali, di illusioni o immaginazioni po-polari; fenomeni insomma che nonreggono di fronte al rigore della ra-gione o alle esigenze della scienza.

Qualche tempo dopo il crollo delmuro di Berlino, il presidente e dram-maturgo Vaclav Havel – il 21 aprile1990 – nell’accogliere nella libera Ce-coslovacchia papa Giovanni Paolo II

in uno dei suoi viaggi apostolici, dissecon un compiaciuto bisticcio di parole:“Io non so se io sappia cosa sia un mi-racolo; ma credo che questo sia un mi-racolo”. Voleva dire che il mondo as-sisteva a un nuovo tornante dellastoria, essendo giunto a compimentoda poco, in modo pacifico e sovrab-bondante, il sogno della primavera diPraga, sogno represso con la forzadelle armi - una ventina d’anni prima- da un regime ateo e totalitario.

Di solito si pensa come miracolol’accadere di ciò che normalmente o sicrede non possa effettuarsi o si effettuain un modo in cui non si penserebbe.Più propriamente, il miracolo è un in-tervento speciale e gratuito di Dio chesi situa tra la creazione e la trasforma-zione finale di tutta la storia. È un an-nuncio dell’ordine finale. Perciò nonpuò essere sottratto al suo contesto re-ligioso per essere trascinato davanti altribunale della filosofia e della scienza,anche se la riflessione e gli strumenti

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PAGINA DELLA CHIESA

della scienza possono dare convalidenon trascurabili.

Dal Vangelo risulta che il miracoloper eccellenza è Gesù, il quale con l’on-nipotenza di Dio vince le potenze av-verse del mondo e trascina tutta l’uma-nità nell’esito finale della risurrezione(Lc 11,29-33). Da parte sua, il ConcilioVaticano II riconosce ai miracoli unaduplice funzione, funzione rivelativae funzione testimoniale: per un versosono veicoli della rivelazione, per unaltro confermano la verità delle paroledi Gesù.

Detto in termini più semplici, il mi-racolo è manifestazione dell’amore diDio, che in Cristo viene a liberare e asanare l’umanità (Mc 2,1-12). È il sigillodell’onnipotenza di Dio che comprovauna missione, in particolare quella diGesù quale Figlio di Dio, intimamenteunito al Padre: “Se non credete alle pa-role, credete alle opere” (Gv 10,24-38).È un appello alla conversione nel rico-noscimento della presenza operantedel Regno di Dio: “Se io compio leopere del Padre, è giunto a voi il Regnodi Dio” (Lc 12,20). È anticipazione diun mondo futuro liberato e risanatotramite la potenza trasformante di Dio(Ap 25,1); ad esempio, la trasforma-zione dell’acqua in vino, alle nozze diCana, può prefigurare per l’umanità ilcompimento del banchetto di nozzenel Regno del Padre (Gv 2,11).

Anche i santi, intimamente associatia Cristo, sono resi partecipi del donodelle guarigioni, della profezia, delleintuizioni spirituali: sono gli amici diGesù, perciò protagonisti privilegiatinel Regno di Dio. Va detto, nondi-meno, che Gesù, pur avendo operatoliberando dalla fame, dalle malattie,

dalla morte, non è venuto per elimi-nare tutti i mali della storia, ma per li-berare l’uomo dal peggiore dei mali: ilpeccato, che ostacola la vocazione a fi-gli.

Così, i santi sono posti lungo gli iti-nerari della Chiesa e dell’umanitàcome ‘sentinelle’ che richiamano e fa-cilitano la nostra vita di figli, mentrenel contempo con la loro vita santarendono più leggero il cammino dellastoria umana.

Giuliano Marangon

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PAGINA DELLA CHIESA

síntesisSignos del amor de Dios

Existen personas que buscan losmilagros con fe y algunos que los su-bestiman en nombre de la razón, dela misma manera le sucedió a Jesús:querido por algunos porque erafuente de sanación, otros lo despre-ciaban y se burlaban de él.

Normalmente conceptualizamosun milagro como aquello que sucedey se cree que comúnmente no puedaser. El milagro es una intervenciónespecial y gratuita de Dios que se si-túa entre la creación y la transforma-ción final de toda la historia. Es unanuncio del orden final. Por lo tantono puede ser sustraído de su con-texto religioso para ser conducido al

tribunal de la filosofía y de la ciencia,no obstante que la reflexión y los ins-trumentos de la ciencia le pueden darconvalidaciones no carentes de im-portancia.

El Concilio Vaticano II reconocedos funciones de los milagros: sonvehículos para la revelación y con-firman la verdad de las palabras deJesús. El milagro es una manifesta-ción del amor de Dios que en Cristoviene a liberar y sanar a la humani-dad.

También los santos, íntimamenteasociados a Cristo, son partícipes deldon de sanación, de profesía y de in-tuciones espirituales: ellos son losamigos de Jesús y por lo tanto prota-gonistas privilegiados en el Reino deDios.

Giuliano Marangon

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PAGINA MARIANA

Vera Luna consolatriceMaria è la donna bella come la luna ed eletta come il sole

In quest’anno, nel ricordo dei 140 dellanascita della Congregazione, proponiamoalcuni simboli mariani che padre EmilioVenturini riferisce alla Vergine Maria.Vengono presi dal testo di suor Paola Bar-cariolo: La Vergine Maria nell’omileticadel servo di Dio Emilio Venturini.

Si tratta di simboli tradizionali, affermala Barcariolo. Essi sono: luna, sole, stelle,nuvola… e tutti sono presenti nei dottoridella Chiesa. Padre Emilio li usava consemplicità, come un dato tradizionale dellaChiesa, e senza porsi il problema del valoreteologico di tali simboli.

L’immagine della luna è quella piùusata dal Venturini per indicare lagrandezza e la singolarità della VergineMaria.

Il Venturini riferisce alla Vergine ilcelebre elogio che le “regine e... altrespose” rivolgono all’Amata: “pulchraut luna” (Ct 6, 9-10). Nel Discorso del-l’Immacolato Concepimento di Maria, ilCantico 6, 9-10 è applicato alla Verginecon una prospettiva alquanto singo-lare:

Tutti ne andranno colpiti senzaeccezione, tu sarai sempre l’oggettoil più amato dal più potente So-vrano. Non pro te, sed pro omnibushaec lex constituta est. Così pure, mieicari uditori, avveniva allorché Iddioirato pel peccato dell’uomo, tutta lasua progenie avea decretato na-scesse infetta, giacché la Vergine glisi presentasse quasi svenuta, e nonpiù come Luna bella, pulchra ut lunané eletta come Sole, electa ut sol, ma

sì come languida stella sul suo tra-monto, e l’Eterno scendesse a con-fortarla dicendole: oh mia bellaEster! Non ti prender pensiero d’es-sere colpita dall’original peccato.A prescindere dalla prospettiva un

po’ barocca in cui si pone il Venturinie dal pensiero alquanto contorto, ri-sulta chiaro che Maria, in “condizioninormali”, è la donna “bella come laluna” ed “eletta come il sole”.

Nel Fervorino pel giorno del Patro-cinio si ha un’altra eco del Cantico, mai termini del versetto biblico sono uti-lizzati con una certa approssimazione:

allattato da una vergine, bellacome il sole, candida come la luna,Vergine e madre perché umile,prima tra le Creature, e la benedetta.Avremmo potuto attenderci che il

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Venturini dicesse con il testo biblico“bella come la luna” e non “bella comeil sole”.

II nostro Autore non ignora il mo-tivo per cui i Padri prediligevano l’im-magine della luna in riferimento siaalla Chiesa sia a Maria: la luna non haluce propria, ma riverbera la luce delsole. Così il Venturini rileva che la bel-lezza e la pienezza di Maria derivanodalla grazia-luce di Cristo, in quantoella è “Luna che è riverberata dallaluce del Divino Sole”. Ma quale fasedella luna è immagine di Maria? Solola luna piena. Maria è luna “semprepienissima”, scrive il nostro Autore rie-cheggiando l’elogio rivolto dal Siracideal sommo sacerdote Simeone: “Quasiluna plena in diebus suis lucet” (Sir50, 6). E, ispirandosi al Salmo 88, 38 ilVenturini osserva che “la Chiesa cantache Ella è Luna, ma perfecta in aeter-num, cioè non mai scema, non maiscarsa, ma sempre pienissima”.

Nel sermone sull’Assunta del 1866,il Venturini chiama “Maria ImmacolataVergine e Madre”, “Luna Eletta”, cioèoggetto di una particolare elezione daparte di Dio. Nella Volgata il participioelectus/a: non viene associato allaluna, ma al sole (electa ut sol, Ct 6,9);abbiamo già visto però come il nostroAutore scambi facilmente termini bi-blici riferiti al sole con quelli riferitialla luna, e viceversa.

Infine, riprendendo un testo di Pli-nio il Vecchio, che chiama la luna sidusterris familiarissimum, il Venturini in-dica Maria quale “Luna famigliaris-sima alla terra … poiché - spiega - nonc’è azione di natura e di grazia che da-gli uomini si faccia che la Vergine qualLuna pienissima non entri con la sua

beneficenza”. Maria quindi riflette su-gli uomini la luce-grazia che ella stessaha ricevuto da Dio.

síntesisLuna consoladora

En este año, recordando los 140 añosde fundación de la Congregación, propo-nemos algunos símbolos con los cualesPadre Emilio Venturini reprenta a la Vir-gen María, símbolos tradicionales utili-zados por los doctores de la Iglesia.

La imagen que más usaba PadreEmilio para indicar la grandeza y lasingularidad de María era la luna,utilizando el elogio del Cantar de loscantares: “¿Quién es esa que surgecomo la aurora, bella como la luna,resplandeciente como el sol?” (Ct6,10).

Padre Emilio no ignoraba el mo-tivo por el que los Padres de la Iglesiapreferían esta imagen: la luna no pro-duce luz propia, sino que refleja laluz del sol. Por lo que la belleza y laplenitud de María provienen de lagracia-luz de Cristo y esta gracia larefleja hacia los hombres.

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PAGINA MARIANA

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ANNIVERSARI

Il tesoro nel campoGrazie per la fede e il coraggio che le prime suore ci hanno consegnato

Nella memoria dei 140 di fondazione dellaCongregazione, desideriamo riscoprirel’identità carismatica di padre Emilio Ven-turini e madre Elisa Sambo, in modo parti-colare il vissuto delle virtù teologali per potercome famiglia religiosa rivalutare il “tesoronel campo” (Mt 13,44) da condividere contutte le sorelle e i fratelli.

Gli inizi sono strettamente collegati alsanto della Provvidenza e alla sua festa li-turgica. Infatti padre Emilio ha scelto il 19marzo, festività di san Giuseppe, per la pro-fessione religiosa delle prime due sorelle:Elisa Sambo ed Elisabetta Grasso. Per que-sto l’intera Congregazione, in Italia e neiluoghi di missione, si è apprestata alla com-memorazione con un triduo di preghiere,preparate dalla commissione liturgica.

La solennità ha avuto la massima riso-nanza in Chioggia, dove la nostra comunitàè nata, con l’Eucaristia presieduta dal priore

della provincia Lombardo-veneta dei Servidi Maria, Lino Pacchin e concelebrata dal vi-cario generale della diocesi di Chioggia,Francesco Zenna, e da molti altri sacerdotinella chiesa di San Giacomo.

Riportiamo una sintesi dell’omelia delpriore provinciale.

Siamo nella maestà della chiesa san-tuario di san Giacomo per ricordare ecelebrare la professione religiosa con ivoti di povertà, castità e obbedienza,che madre Elisa Sambo e suor ElisabettaGrasso fecero nella povera casa di CalleManfredi, il 19 marzo 1873, ben 140 annifa, dando così inizio alla Congregazionedelle Serve di Maria Addolorata. Allorale due donne, guidate da padre EmilioVenturini, erano sole, preoccupate, in-certe sul futuro della loro vita e dei loroprogetti.

Noi oggi siamo qui per dire loro:

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“Grazie per la fede e il coraggio cheavete dimostrato con quel vostro impe-gno”. È questo anche per noi l’invito acredere che nei momenti bui, di solitu-dine e di incertezza, forse è proprio al-lora che nascono le cose più grandi e piùimportanti per noi, per la chiesa e per lasocietà. Il buio e il silenzio nella vitasono spesso le condizioni perché il semecaduto in terra possa marcire e trasfor-marsi per portare frutto, molto frutto.

È significativo che quella prima pro-fessione religiosa sia avvenuta nelgiorno di san Giuseppe, l’uomo evan-gelico che seppe, nel silenzio della suavita, cogliere i messaggi di Dio e interio-rizzarli; san Giuseppe, sposo fedele diMaria e custode della vita di Gesù Cri-sto, fu per quelle prime suore sprone adamare Maria come bellezza della vita,come madre benevola, come compagnadi viaggio e a seguire la volontà del Si-gnore, anche quando non la si com-prende.

E san Giuseppe è stato il protettore eil custode dell’istituto per le orfane diChioggia e delle Serve di Maria Addo-lorata.

C’è una singolare coincidenza tra ilsan Giuseppe che ha custodito la vostraCongregazione in questi 140 anni e il

san Giuseppe che ora viene invocatocome protettore per la chiesa di questitempi, tanto confusi e burrascosi, dalnuovo vescovo di Roma, papa France-sco. In modo speciale, Giuseppe ci vieneoggi indicato, nel giorno della sua festa,come il santo sotto il cui efficace patro-cinio la divina Provvidenza ha volutoporre le persone e il ministero di quantisono chiamati ad essere, all’interno delpopolo cristiano, padri e custodi, madrie protettrici.

Care sorelle Serve di Maria, continua-trici dell’opera di carità fondata dapadre Emilio Venturini, opera denomi-nata “Istituto San Giuseppe”: questasera qui tutto questo popolo, tutto l’or-dine dei Servi di Maria si stringe a voi evi assicura la sua preghiera, perché pos-siate compiere con fedele generosità, aimmagine di san Giuseppe, il vostroservizio ai poveri di oggi. Vi assicu-riamo la nostra preghiera perché sap-piate vedere i poveri di oggi, che magarinon sono più quelli del 1800: pezzenti,pidocchiosi, non istruiti, bensì quelli conla pancia piena ma il cuore vuoto, le ta-sche piene di soldi ma disorientati e in-soddisfatti, quelli che sanno di avertutto ma di mancare dell’essenziale.

Vi guidi ancora una volta san Giu-18

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ANNIVERSARI

seppe a esser custodi materne e amore-voli, capaci, come ha detto Papa Fran-cesco, di portare bontà e tenerezza almondo di oggi.

síntesisEl tesoro en el campo

Deseamos redescubrir la identidadcarismática de P. Emilio Venturini yM. Elisa Sambo a través de las virtu-des teologales para poder, como fa-milia religiosa, dar un nuevo valor aeste “tesoro en el campo” para com-partirlo con los hermanos. Nuestrosorígenes se dieron dentro de la so-lemnidad de San José, el 19 de marzo.Por eso todas las Hermanas prepara-mos esta fiesta con un triduo y el díadel aniversario, en Chioggia, se llevóa cabo la celebración eucarística pre-sidida por el padre Lino Ma. Pacchinprior de la provincia Lombardo – Vé-neta. Presentamos una breve síntesisde la homilía.

“Estamos reunidos en la majes-

tuosa basílica de Santiago Apóstolpara recordar y celebrar la profesiónreligiosa con los votos de pobreza,castidad y obediencia, que MadreElisa y suor Elisabetta hicieron en lapobre casa de calle Manfredi el 19marzo 1873. En ese entonces las doshermanas, guiadas por Padre Emilio,estaban solas, inciertas del futuro desu vida y de sus proyectos.

Hoy estamos aquí para decirles:gracias por la fe y el valor que de-mostraron con su compromiso. En lavida la oscuridad y el silencio son lascondiciones más frecuentes para quela semilla en la tierra pueda transfor-marse y dar fruto.

Es significativo que aquella profe-sión religiosa se realizara en la fiestade San José, el hombre evangélico quesupo, en el silencio de su vida acoger,los mensajes de Dios e interiorizarlos.Él fue para estas primeras hermanasejemplo de como amar a María ycómo seguir la voluntad del Señoraún cuando no se comprende. A us-tedes hermanas las siga guiando sanJosé en el ser madres amorosas, ca-paces de llevar al mundo de hoy bon-dad y ternura”.

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SPECIALE CAPITOLO

L’evento capitolare, che si è tenutodal 26 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013in Sottomarina (VE), nella Casa SanLuigi, ci ha impegnate a riflettere e averificare la nostra vita, a studiare ledifferenti situazioni socioculturali incui siamo radicate per prendere in-sieme decisioni che accrescano la vita-lità della Congregazione nella fedeltàallo spirito delle origini e al momentostorico della Chiesa.

Il tema: Famiglia tra carisma eidentità a servizio della carità, è statoper noi un appello a destare il cuore ea sentirci corresponsabili nel rispon-dere alle nuove sfide. I momenti diconfronto, di scambio e di discussionenell’aula capitolare hanno offerto lapossibilità di ascoltare le esperienzedelle sorelle provenienti da parti delmondo diverse, di sentire la loro pas-sione e lo slancio apostolico.

Il logo, preparato per l’occasione da

suor Emma Mendoza Ramírez, a cuiva la nostra ammirazione e il nostroapprezzamento, evidenzia molto benei valori del nostro carisma. Le tonalitàdi colore sullo sfondo della forma cir-colare simboleggiano una grandegamma di servizi, il cui scopo è unico.

Il simbolo del cammino puntua-lizza la comunione e la fraternità chela nostra Famiglia vuole concretizzarecon l’aiuto e la grazia di Dio. Essa, purnelle difficoltà, resta sempre il luogodove nasce, cresce, matura la vita edove i sani desideri possono trovareuna risposta concreta. Chi dona congratuità e sa voler bene è disponibilead alimentare lo stigma proprio delcarisma, che ha le sue radici nei donidello Spirito Santo e nel cuore dei no-stri fondatori, padre Emilio e madreElisa.

Noi ci sentiamo famiglia insieme ainostri amici laici e a coloro che condi-

Risonanze del XV Capitolo generale

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SPECIALE CAPITOLO

vidono la nostra spiritualità e le nostreaspirazioni. Il carisma, sorgente di co-munione, vive e si espande se vienecondiviso in un clima di armonia e diaccoglienza, in un dialogo aperto e se-reno, nell’impegno a lavorare insiemeper dare concretezza a prospettive difuturo e di speranza. È pure il presup-posto dell’efficacia educativa delle no-stre comunità oggi, è la risposta alleesigenze del cuore umano, espres-sione di un amore preferenziale per ipiù poveri, che spesso non hanno spe-rimentato il calore domestico.

Maria, nostra conduttrice, ai piedidella croce ci indica il cammino dapercorrere. La croce ha segnato l’iniziodel nostro carisma, come emerge dallavita dei nostri Fondatori, è stata l’in-put della nostra famiglia religiosa eoggi è il fondamento della nostra vitavissuta nel servizio e nella gioia.

Nel Logo, infatti, ogni mosaico co-lorato rappresenta la molteplicità deiservizi compiuti con un fine specifico:l’azzurro significa la lode a Dio, ilgiallo la cura del creato, il rossol’amore reciproco. L’assunzione diquesti ideali, comuni alla grande Fa-miglia servitana, comporta per tuttenoi una sfida importante alla coerenzae alla conformità ad essi dei nostripensieri e delle nostre azioni quoti-diane. È bello e incoraggiante cammi-nare insieme, allargare i confini delnostro impegno nel mondo, promuo-vere percorsi che orientino le nuovegenerazioni al senso della gratuità.

Il Papa emerito Benedetto XVI, inun suo messaggio riguardante il ruolodei laici, ha affermato che essi non solosono dei collaboratori all’interno dellaChiesa, ma corresponsabili dell’essere

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e dell’agire della Chiesa. E ha prose-guito dicendo che è importante l’im-pegno a operare per la missione dellaChiesa con la preghiera, con la parte-cipazione, con lo sguardo attento almondo, che è necessario affinare sem-pre più gli aspetti della vocazione deilaici, chiamati a essere testimoni co-raggiosi e credibili in tutti gli ambitidella società.

Umberta Salvadori Priora generale

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SPECIALE CAPITOLO

Africa luogo di speranza

Accoglienza semplice e cordiale

Durante la celebrazione del XV Ca-pitolo generale, abbiamo vissuto mo-menti forti di fraternità e di lavoro, incui ognuna di noi ha portato il suocontributo di capacità, di impegno, diintelligenza, di cuore, per il bene dellaCongregazione.

La nostra missione in Africa è statavalorizzata e apprezzata da tutte leconsorelle e noi abbiano sperimentatopienamente la loro vicinanza e quelladelle numerose persone senza il cuicontributo e sostegno alla nostraopera, avremmo fatto ben poco.

In quella terra benedetta, dove ci hacondotto la misteriosa volontà di Dioe nelle persone che ci hanno accoltecon cuore aperto nella loro semplicità,troviamo molte realtà difficili, da af-frontare con coraggio e dedizione, maanche molti segni di speranza. Noisentiamo nostra la popolazione di Gi-

tega che, se necessita di tante cose ma-teriali, ha però più bisogno di personeche sappiano costruire nei loro cuoril’amore e la pace, senza i quali per-diamo il senso della nostra esistenza.

Guardiamo con gioia i nostri bam-bini che crescono e che ci hannoaperto un orizzonte sconosciuto; lenostre mamme che con timidezza ciavvicinano per confidarsi e aspettanoda noi anche una risposta concreta diaiuto per sostentare la loro famiglia esoprattutto i loro figli; i nostri giovanie le nostre giovani in ricerca spiritualeche ci seguono con tanto interesse econ il desiderio di conoscere la nostravita e che noi ci impegniamo ad ac-compagnare nel cammino di discerni-mento vocazionale.

Vediamo pure la precarietà dellavita quotidiana e il grande bisogno diassistenza sanitaria, cui cerchiamo difar fronte, nonostante le carenze delnostro servizio, dovuto soprattuttoalla ristrettezza degli spazi. Ma, vol-gendo lo sguardo oltre le miserieumane, riusciamo a vedere un raggiodi sole che ci rassicura sulla presenzadi Dio che ci accompagna e ci per-mette di intravedere un futuro mi-gliore per questi nostri fratelli e

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SPECIALE CAPITOLO

Vivere l’unitànella diversità

È buono e soave che le sorelle vivano insieme

Il 26 dicembre 2012 siamo arrivatedalle diverse comunità in Italia, Mes-sico e Burundi, nella casa San Luigi, aSottomarina, per celebrare il XV Capi-tolo generale ordinario. Il capitolo peruna famiglia religiosa è un momentodi grazia, ed è la massima autoritàdella Congregazione. Il giorno 27 èstato dedicato alla preghiera e alla ri-flessione davanti al Ss. Sacramento

per ricevere grazia e luce e lasciarciguidare dal Signore, che sa fare beneogni cosa. Il giorno seguente abbiamoassistito alla Santa Messa, presiedutadal vescovo, mons. Adriano Tessarolo,nella quale ci siamo affidate allo Spi-rito Santo.

Celebrare un Capitolo è rivederealla luce della parola di Dio la nostravita, il nostro operare, è verificare severamente, a distanza di 140 anni,siamo ancora in sintonia con il carismaoriginario lasciatoci in eredità dai no-stri Fondatori. È un guardare al pas-sato, attingendo forza e coraggio percontinuare l’opera umana e spiritualeiniziata e vissuta da padre Emilio emadre Elisa.

È una revisione generale del pre-sente, una valutazione, cioè, su comeoggi sappiamo trasmettere alle per-sone che incontriamo questa nostraricchezza, su come, e se, nel nostrooperare riusciamo a manifestare ilvolto vero della Congregazione nelpresente contesto sociale e dimostrareche si può vivere lo spirito di famiglia,pur essendo di età e culture diverse. Vivere l’unità nella diversità non è fa-cile, si può solo se c’è in noi chiarol’obbiettivo per cui abbiamo rispostoalla chiamata del Signore, a una spe-ciale vocazione, in una comunità reli-giosa voluta da Dio nella Chiesa. Unasola fede, un solo battesimo, un soloDio, aggiungerei un solo carisma,quello dell’amore (cfr. Ef 4, 5-6). È unproiettarsi con fiducia ed entusiasmonel futuro, abbandonandoci nellemani della divina Provvidenza chetutto dispone per un bene superiore.

Siamo state guidate nei lavori damonsignor Gianfranco Poli, il quale,

sorelle. Chiediamo al Signore la stessaforza che hanno avuto i nostri fonda-tori, padre Emilio e madre Elisa, iquali, senza paura, si sono affidati al-l’infinita provvidenza di Dio e hannomesso la loro persona a completa di-sposizione del suo progetto, per sten-dere sulla terra la sua gloria.

suor Celeste Pérez Padilla

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in una sua riflessione a commento delbrano della pesca miracolosa, ci haesortato ad avere la certezza che secrederemo in Gesù, troveremo sempreuna grande quantità di pesci. E hacontinuato, dicendoci che è molto im-portante entrare nella logica di Dio, al-trimenti si rischia di fare della nostravita un mestiere.

I giorni sono passati tra lavoro, pre-ghiera e sorellanza, godendo della ric-chezza dell’interculturalità, davvero cisiamo sentite famiglia. Un momentomolto bello e significativo all’internodel Capitolo è stata la giornata di fra-ternità, durante la quale abbiamo sco-perto come il piccolo seme gettato nelSecondo Ottocento stia donando an-cora oggi i suoi frutti. I gruppi laici e ivolontari vicini a noi hanno dimo-strato, attraverso le loro testimo-nianze, impegno e interesse per ivalori di una comunità che si ispiraalla Vergine Addolorata e alla frater-nità nella carità. La celebrazione euca-ristica è stata presieduta dal padreprovinciale dei Servi di Maria, donLino Pacchin, e con lui hanno concele-brato i sacerdoti Francesco Zenna, vi-cario generale della diocesi diChioggia, Giuliano Marangon, vicariodelle religiose, Lino Mazzoco e An-drea Rosada. Ci hanno onorato dellaloro presenza anche alcune sorelle,Serve di Maria Riparatrice, venute conla Priora generale.

Sono convinta che da questa espe-rienza siamo tornate alle nostre comu-nità animate da nuovo slancio edesiderose di camminare in novità divita, chiedendo al Signore la sapienzadel cuore per saper discernere, nellanostra vita personale e in quella co-

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SPECIALE CAPITOLO

munitaria qual è la sua volontà. È im-portante vivere un discepolato sereno,convinte che l’unico maestro è Gesù.Ringraziamo il Signore e chiediamo ainostri Fondatori che intercedanopresso il Padre Celeste perché pos-siamo essere per i fratelli e le sorellesegni luminosi dell’amore di Dio.

suor Valeria Greguoldo

pertenecer a la familia religiosa. No es-tamos aquí a título personal, cada unade nosotra hará la experiencia de la ri-queza de las otras según la diversidadde cultura. No basta ser una Sierva deMaría con tantas medallas, El Señor nospide concretizar la identidad carismá-tica”. Concluimos con la celebración Eu-carística.

Para iniciar los trabajo del segundodía, celebramos la Santa Misa “di SpiritoSancto”, presidida por el ExcelentísimoSeñor Obispo Adriano Tessarolloobispo de Chioggia, quien en su homilíanos ha motivado a invocar al EspírituSanto para que nos asista. En sala capi-tular la Madre general Umberta Salva-dori declara la apertura de este XVCapítulo general. El trabajo se retomaen la tarde, escuchamos la relación de laMadre general de este sexenio y la de laDelegada de México, Madre AdalgisaBordigato.

A 139 años de nuestra fundación re-ligiosa, El Señor nos permitió iniciar el26 de diciembre del 2012 el XV Capítulogeneral electivo que se llevó a cabo enla comunidad San Luigi, Sottomarina.Emocionante fue ver la llegada de cadauna de las participantes sus rostros re-flejaban alegría por el encuentro de cadauna de las hermanas que por algúntiempo no nos habíamos visto, delmismo modo se percibía una esperanzay una fe grande por este evento quetraería nuevos horizontes a nuestra con-gregación.

El primer día lo dedicamos a la Ado-ración Eucarística. En la tarde, reunidasen la sala capitular la Madre generaltomó la palabra para presentarnos al sa-cerdote que nos acompañaría duranteestos días: Mons, Gian Franco Poli. Enla primera reflexión basada en el evan-gelio de San Juan. “Cada Sierva deMaría tiene que sentir la urgencia de

Una sola alma yun solo corazón

Mirar al pasado para proyectar el futuro

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SPECIALE CAPITOLO

mos con la Celebración de la Eucaristíapresidida por el padre Juan SpermanSiervo de María. El Padre en su homilíanos motivó a ser personas que encarnanla palabra como María. Terminadas lasvotaciones fue reelecta Suor UmbertaSalvadori. Resultaron consejeras: SorValeria Greguoldo, Sor Ada nelly Veláz-quez, Sor Chiara Lazarin, y Sor PierinaPierobon. Reelectas como económa SorPierina y como secretaria Sor Ada Nelly.

La fraternidad de estos días se pro-longa a quienes con sus oraciones y sa-crificios nos han sostenido. Solo nosresta decir como el salmo 115: “El Señorno se olvida de nosotros y nos bende-cirá” Gracias a cada una de las herma-nas capitulares que han hecho posibleeste momento histórico en el que com-partimos momentos de fraternidad, defe en el Señor y de sentirnos una solaalma y un solo corazón. Y que no se nosolvide que Padre Emilio todo su amory entrega fue para dar a conocer al her-mano necesitado no solo el Amor deDios sino la alegría de una entrega ge-nerosa.

Sor Soledad Corona Reyes

La fiesta de San Juan Evangelista,tercer día, se da continuación a las rela-ciones de los diferentes sectores en loque respecta a las Misiones, Vocaciones,Formación, Educación, OSSM y Ami-gos de la Congregación y económica.Para cada relación se han dado los es-pacios para las intervenciones que hansido muy enriquecedoras.

El día 30 después de la oración Mons.Gian Franco Poli presenta “Instrumen-tum Laboris” por la tarde iniciamos es-tableciendo la manera de trabajar.

Hoy, último día del año, agradece-mos al Señor de todos los bienes quenos concedió durante este año 2012 ypor ser último día del año la media ma-ñana la hemos dedicado al trabajo engrupos, en la tarde damos gracias a Dioscon la celebración de vísperas y el Cantodel Te Deum.

Este primer día del año 2013 lo ini-ciamos poniendo nuestra mirada y pi-diendo la ayuda a La Madre de Dioscon la celebración de la Eucaristía y elcanto del Veni Creator.

Día 2 de Enero, día de la elección dela Priora general y de su consejo, inicia-

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DALLE MISSIONI

intercesión para que nosotras sus hijaspodamos hacerlas nuestras y reflejar-las en nuestro servicio; así mismo pe-dimos a nuestro buen Dios por todosestos niños y sus padres para que seaÉl quien los llene de su sabiduría y desu amor; han sido momentos demucha actividad, alegría, creatividad,pero sobre todo de fraternidad; damosgracias a Dios por este don que ha sus-citado en la Iglesia por medio de P.Emilio y que ahora nos hace capacesde compartirlo con los hermanos.

Santa María de la Esperanza Comunidad Xochimilco

Un don para la IglesiaMemoria del nacimiento y de las virtudes de Padre Emilio

Con motivo del 108 aniversario delnacimiento al cielo de Padre Emilio,hemos querido compartir este mo-mento tan importante para nuestra fa-milia religiosa con el grupo decatequesis (niños y papás) que parti-cipan en nuestra comunidad, “SantaMaría de la Esperanza”, Xochimilco.

El día 01 de diciembre 2012, ennuestra comunidad pasamos unatarde agradable, de mucha actividade imaginación, en la cual les dimos aconocer de manera breve los rasgosmás importantes de la vida del “Hom-bre entre las calles”; posteriormente seformaron grupos a los cuales se les en-tregó un material de trabajo, ya que sellevó a cabo un taller de modelado,donde cada equipo debía plasmar demanera creativa lo que habían escu-chado de nuestro Fundador y asítodos han puesto manos a la obra.

A este encuentro también se ha in-vitado al grupo “Amigos de la fami-lia” (camino de fraternidad de lassiervas de María) quienes después deun arduo trabajo de los participantes,fungieron como jurado para elegiraquellos trabajos que por medio de sucreatividad representara mejor la vidade nuestro Fundador, ya que a los tresmejores trabajos se les otorgaría unpremio; ha sido una elección muy di-fícil debido a que todos los trabajoshan quedado muy bonitos.

Al termino de esta actividad, todosjuntos, participamos a una celebracióndonde hemos hecho memoria de lasvirtudes de Padre Emilio, pidiendo su

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DALLE MISSIONI

sintesiUn dono per la Chiesa

Il primo dicembre 2012, nella no-stra comunità Santa Maria de l’Espe-ransa, a Xochimilco, abbiamo vissutouna lieta serata, durante la quale ab-biamo proposto alle/ai bambine/i egenitori convenuti diverse attività, fi-nalizzate a illustrare la ricchezza spi-rituale di padre Emilio Venturini,“un uomo tra le calli”, in occasionedel 108° anniversario della sua na-

scita. Sono seguiti vari laboratori,dove ciascuna/o doveva modellarein maniera creativa ciò che avevaascoltato sulla vita del Fondatore.

Si è formata una giuria con gli“Amici della Congregazione” per va-lutare il risultato migliore, però lascelta è stata molto difficile, perchétutti gli oggetti elaborati erano di ot-tima fattura. Abbiamo terminato lanostra serata con la celebrazione eu-caristica, commemorando la nascitae le virtù di padre Emilio.

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que recibiría en esta casa serían alegríasy bendiciones.

En ella he vivido cosas buenas y notan buenas como en todo, lo que si lespuedo decir es que en ella maduré,aprendí a ser responsable, tolerante,paciente y sobre todo a convivir conchicas que pueden llegar a ser tan dife-rentes a tí ya que todas tenemos dife-rentes costumbres y educación.

Con el tiempo he aprendido que lasoportunidades llegan y si no las apro-vechas solo ves cómo se desvanecen,por eso yo he querido aprovechar todolo que nos brinda el Patronato, ya quegracias a ellos tuve la oportunidad decrecer en lo cultural, algo que jamás enmi vida pensé fuera a vivir, gracias aesto he conocido museos, obras de tea-tro, centros culturales pero lo más bo-nito de todo esto es que nunca tuvimos

Mi experienciaLo que recibo en esta casa son alegrías y bendiciones

No sé cómo empezar, hace un parde días me pidieron de favor que escri-biera sobre la experiencia que he tenidoen esta casa (Casa hogar -Asociación parala defensa de la mujer-), soy una joven de23 años, que estudio la licenciatura enderecho, en proceso de titulación, ori-ginaria de un pueblo llamado SanFrancisco Zacacalco, del Estado de Mé-xico, el motivo de encontrarme endicha casa es el siguiente.

Recuerdo que ingresé un 11 deenero de 2009, una noche antes de queentrara a la escuela, no tenía ni idea decómo me iba a ir al día siguiente a lamisma, pero saben, Dios es grandeporque guió a mis padres para poderenviarme aquí, y la realidad era quesolo tenía que caminar 5 cuadras parapoder llegar a mi nueva casa.

Desde ahí me di cuenta que lo único

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que pagar nada.Por otro lado no solamente impor-

taba el crecer culturalmente o el obte-ner la licenciatura si en la realidadespiritualmente estás en el hoyo o hun-dida por diversas circunstancias, poreso le doy gracias a las dos Congrega-ciones de Religiosas, a las que ya sefueron y a las que actualmente se en-cuentran (Siervas de María Dolorosade Chioggia) que he tenido la oportu-

nidad de conocer ya que he aprendidoque no todo en la vida son las cosasmateriales, pues atrás de ti siempre hayalguien que te cuida, te va guiando yque desgraciadamente nunca le damoslas gracias y ese es Dios.

Adriana Trejo Reyes

sintesiLa mia esperienza

Riportiamo di seguito la testimonianzadi una giovane di ventitré anni, ospite dellaCasa Hogar, di cui abbiamo parlato nel n°2/2012 della nostra rivista.

Ricordiamo che la delegazione messi-cana delle Serve di Maria ha iniziato dallo

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scorso anno a prestare servizio presso la“Società per la difesa della donna”, istitutodi Città del Messico che gestisce una resi-denza per studentesse delle scuole superiorie dell’università, offrendo loro anche assi-stenza morale e spirituale.

Mi ricordo che sono entrata nellaCasa Hogar la sera prima di iniziarel’università per conseguire la laurea indiritto. Non ne conoscevo l’organizza-zione, però ho pensato che Dio ègrande e per questo ha illuminato imiei genitori a inviarmi in questa strut-tura, che, oltre tutto, mi permette diraggiungere l’università in brevetempo. Da quando sono arrivata, ciòche ho ricevuto in questa casa è allegriae benedizione; posso dire che qui hoimparato a essere responsabile, tolle-rante, paziente e soprattutto a vivere in-sieme ad altre giovani, ognuna concultura, costumi, educazione e modi dioperare differenti.

Ringrazio le suore perché col lorooperato mi hanno aiutato ad arricchirminon solo culturalmente, ma anche spi-ritualmente; ora, infatti, sono più ma-tura e più consapevole del fatto che inquesto mondo non sono importanti solole cose materiali, anzi posso dire di aversperimentato che c’è sempre Qualcunoche ci guida, ci sorregge e che noi nonringraziamo mai abbastanza.

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ver diariamente. Muchas veces la in-comprensión de familiares y amigosal hecho de que a su edad quieran su-perarse los atemoriza y hace fatigosoeste camino.

Esto es lo que lo hace más merito-rio cuando al final logran recibir elcertificado correspondiente, pues des-pués de tanta dedicación y superandotodos los obstáculos alcancen tan de-seada meta, viendo así coronados susdeseos de superación académicos ypersonales. Muchos de ellos al con-cluir una etapa exteriorizan el interéspara seguir preparándose aun en ni-veles de educación superior. Aproxi-madamente en dos años hemos

El grano de mostazaRostros llenos de gozo por logros académicos y personales

“El Reino de los cielos es semejanteal grano de mostaza. Este grano esmuy pequeño, pero, cuando crece esla más grande de las plantas delhuerto y llega a hacerse arbusto, demodo que las aves del cielo se posanen sus ramas” (Mt. 13,31-32).

Esta imagen aunque si es referidaa la fe, me gusta porque puede seraplicada a la iglesia que es comunión.Ya que con nuestro esfuerzo al servi-cio del Reino, por pequeña que seanuestra aportación sirve para la cons-trucción de un mundo nuevo y esto lorefiero al CEA P. Emilio Venturini.Hace ya dos años que con la ayuda deDios estamos caminando. Y en esteúltimo periodo hemos vivido grandesmomentos, como por ejemplo la visitaa nuestras instalaciones del responsa-ble de la zona Córdoba del IVEA, elLic. Alfredo Jiménez O. quien se mos-tró muy contento por nuestro trabajoy entregó a los alumnos útiles escola-res, estimulando también con sus pa-labras a las personas para seguirestudiando y preparándose más cadadía.

Quizá nos resulte muy sencillodecir: “es algo que se tiene quehacer”. Pero sabemos que si para unniño o un joven requiere de esfuerzomucho más es para un adulto mayor,ya que el primer problema que tieneque superar muchas veces el cansan-cio de una jornada de trabajo y nece-sita concentrarse para estudiar,además de todos los problemas quecomo jefe de familia tiene que resol-

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entregado doce certificados y todosellos con un promedio superior al 8.5,esto a su vez nos permite elevar unaoración de gracias al Señor por tangran misericordia sabiendo que:” solohemos hecho lo que teníamos quehacer” en bien de estos hermanos. Nopuedo negar la satisfacción que de unsencillo: “gracias” nos provoca. Al verlos rostros de estos hermanos llenosde gozo es algo sencillamente indes-criptible. Y es esto lo que nos estimulaa continuar y proyectar a futuro nues-tro trabajo.

Actualmente ya podemos recibir aniños que se encuentran entre 10 y 14años y no hayan concluido sus estu-dios de primaria. Así como a jóvenesentre 15 y 18 años para que puedanterminar su secundaria. Este un pro-blema muy común en la zona dondenos encontramos. También contamoscon un taller de tareas escolaresdonde nos frecuentan niños para ayu-darlos a hacer sus tareas correcta-mente. Los jueves nos reunimos paraalimentar nuestra vida espiritual re-flexionando el evangelio y poder asíconstruir nuestro ser de cristianos enel mundo de hoy.

Por este medio queremos agrade-cer a Dios por concedernos servirle enesta bella obra de misericordia tan ne-cesaria, así como a todas las personasgenerosamente nos ayudan de mu-chas maneras, para realizar esta acti-vidad. Que el Señor los bendigaabundantemente y recompense todossus esfuerzos. Este arbolito va cre-ciendo y comienza a dar sombra atantos hermanos nuestros.

Sor Martha Ramírez

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sintesiIl grano di senape

L’immagine evangelica del grano disenape richiama il nostro servizio di in-segnamento nel centro di alfabetizza-zione per adulti “Padre EmilioVenturini”, che, per quanto limitato,serve alla costruzione di un mondonuovo. In questi due anni di lavoro, in-fatti, molti giovani e adulti, frequen-tando la scuola con fatica e impegno,hanno potuto conseguire il diploma discuola primaria e secondaria di primogrado.

Nel vedere il volto gioioso, quasi in-descrivibile, di questi fratelli per lameta raggiunta, siamo stimolate e mo-tivate a continuare questo servizioanche in futuro.

Ora possiamo accogliere anche bam-bini e ragazzi dai 10 ai 14 anni, che nonhanno concluso la scuola primaria, egiovani tra i 15 e 18 anni, perché pos-sano completare la scuola secondaria.

Ringraziamo il Signore che ci con-cede di servire i fratelli attraversoquest’opera di misericordia e le moltepersone che generosamente ci aiutanoper realizzare questa attività.

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PROPOSTE DI RICERCA

La scienza delle tradizioniAngela Nardo studiosa dell'etnografia veneziana

Alla morte di GiandomenicoNardo, avvenuta il 7 aprile 1877, pa-dre Emilio chiese alla figlia del cele-bre naturalista, Angela (Venezia 1850-1938), di donare le pubblicazioni delgenitore, se non tutte almeno unaparte, al Seminario Vescovile, ricor-dandole che lo scienziato aveva rice-vuto la sua prima formazione aChioggia. Angela raccolse l’invito, ag-giungendo anche i propri scritti. Conil nucleo delle opere dei Nardo si con-serva, quindi, nell’attuale Bibliotecadella Diocesi, una bella testimonianzadi affetti familiari e di impegno in-tellettuale.

Rimasta orfana fin dalla nascita, inquanto la madre morì subito dopo ilparto, Angela fu amorevolmente ac-cudita dal padre che le trasmise lapassione per lo studio. La solidaistruzione ricevuta le permise di in-traprendere la ricerca nel campodell’etnografia, in continuità con gliinteressi coltivati dal genitore, che an-davano ben oltre le scienze naturali.

Collaboratrice di Giuseppe Pitrè,considerato l’iniziatore dello studiodel folklore in Italia, Angela, oltre allarigorosa strumentazione metodolo-gica, possedeva quella umiltà che larendeva ben accetta al popolo. Ledonne anziane, che lei andava adascoltare casa per casa, facilmente siconfidavano, rivelandole preziose in-formazioni su un mondo che, dietrola spinta della modernizzazione, sa-rebbe di lì a poco scomparso. Dob-biamo alla Nardo la conoscenza di un

buon numero di fiabe, leggende, tra-dizioni che ancora oggi sono ricor-date nel corso delle manifestazionisulla cultura popolare veneta orga-nizzate in tutto il territorio dalle varieAmministrazioni locali.

Sebbene fosse nata a Venezia, An-gela rimase legata a Chioggia, in ri-cordo delle origini del padre. Tant’èche, in giro per l’Italia al seguito delmarito, l’ingegnere Francesco Cibele,ella portò sempre con sé il ritratto diun pescatore chioggiotto, come sefosse “un amico fedele”. Nei suoiscritti i riferimenti alla nostra culturasono frequenti, dedicò comunque aChioggia due lavori specifici: il rac-conto giovanile Scene di Chioggia, e

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risposta sublime che non vuole com-menti”.

Gina Duse

síntesisLa ciencia de las tradiciones

Cuando murió Giandomenico Nardo(7 de abril del 1877) padre Emilio le pi-dió a su hija, la célebre naturalista Án-gela Nardo, donar al Seminario deChioggia las publicaciones de su padreya que en Chioggia recibió su primeraformación.

Ángela heredó de su padre el interésy la entrega por el estudio, se dedicóparticularmente a la etnografía, poseíauna rigurosa metodología y una granhumildad que le permitían ser acep-tada, en especial de los más sencillos,éstos le contaban las tradiciones anti-guas del pueblo; ella tenía el don deobservar y de leer el corazón de su pue-blo. Es así como se conservaron nume-rosas leyendas, cuentos y tradicionesque todavía hoy se recuerdan en loseventos culturales populares de la re-gión véneto.

Ángela, a pesar de que nació en Ve-necia, siempre estuvo unida a Chioggiay en sus escritos frecuentemente hacíareferencia a la cultura de esta ciudad; lededicó dos escritos: Escenas de Chioggiay Oraciones latinas en Chioggia. El pri-mero, publicado en 1872, narra amplia-mente con precisión la fiesta de la bota-dura de un “bragozzo” (barco de pescatípica del mar Adriático); en el segundo,del 1885, recupera de su padre y da a laestampa tres oraciones en su versiónoriginal que la población rezaba.

il saggio in età più matura Orazionilatine in Chioggia.

Nel primo, pubblicato nel 1872, laNardo narra con dovizia di partico-lari la festa per il varo di un bragozzo.Le fattezze di uomini e donne, l’ab-bigliamento, i ruoli, gli strumenti delmestiere: tutto viene descritto con laprecisione dell’esperta nella “scienzadelle tradizioni” quale sarebbe diven-tata. Ma Angela, oltre a osservare,legge nel cuore del popolo tra cui sitrova. Ha imparato a riconoscere dalpadre, che fu un benefattore, la ric-chezza della vita interiore anche inpersone poco istruite. Perciò com-prende come la realtà emotiva possaessere influenzata dalle locali condi-zioni di vita. L’esuberanza, spesso vi-stosa, riconosciuta ai chioggiotti – cispiega – maschera l’inquietudine perl’incertezza di un’esistenza in balìadel mare.

Con il secondo, nel 1885, dà allestampe tre testi ritrovati dopo tantianni tra le vecchie carte del padre. Sitratta di tre curiosissime forme di pre-ghiera che il Nardo aveva raccoltodalle labbra delle popolane di Chiog-gia nella loro versione genuina, senzache ci fosse “nulla di falso e di ag-giunto”. Le orazioni, una involontariaparodia umoristica del Dies irae, delPater noster e del De profundis do-vuta all’ignoranza della lingua latina,sono precedute da considerazioni dicarattere morali e religiose più che fi-lologiche. Angela non si limita a sor-ridere, cerca di capire il valore delbuffo risultato, consapevole che, es-sendo motivato dalla fede, “sfuggiràsempre a ogni analisi e a ogni critica”.“È nella sua semplicità, scrive, una

PROPOSTE DI RICERCA

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APPROFONDIMENTI

L’accoglienza scolastica è per tuttiIntegrazione o inclusione degli alunni con disabilità?

Le parole possiedono una identitàche “dice” il loro significato, ma an-che le “azioni” verso le quali si orien-tano o da cui derivano. Secondo Mi-chel Foucault, i discorsi non vannoconsiderati “come degli insiemi di se-gni (di elementi significanti che ri-mandino a contenuti o a rappresen-tazioni), ma come delle pratiche cheformano sistematicamente gli oggettidi cui parlano”. Per questo motivo,“le regole di formazione [di uncampo discorsivo] si collocano nonnella ‘mentalità’ o nella coscienza de-gli individui, ma nel discorso stesso;conseguentemente, e secondo unaspecie di anonimato uniforme, si im-pongono a tutti gli individui che co-minciano a parlare in quel campo di-scorsivo”.1

Fondamentale è allora recuperareil collegamento che le parole hannocon l’approccio culturale, con il pen-siero degli individui, con le azioniche mettono in moto, con le cose cheproducono, con la visione dell’uomoe del mondo che sottendono.

La particolarità, quasi unica, dellascelta della scuola italiana di aprirsia tutti - nessuno escluso - pone il si-gnificato dei due termini “integra-zione” e “inclusione”, su prospettivemolto vicine, che non corrispondonoa differenti situazioni o procedure.Per questo il termine “integrazione”impedisce ogni possibile separazionee indirizza verso un’ottica inclusiva.

Nella storia della scuola italiana,troviamo classi speciali per minorati

e scuole differenziali; più precisa-mente, la Circolare Ministeriale n.1771/12 dell’11/03/1953 recitava:

“Le classi speciali per minorati equelle di differenziazione didatticasono istituti scolastici nei quali vieneimpartito l’insegnamento elementareai fanciulli aventi determinate mino-razioni fisiche o psichiche ed istitutinei quali vengono adottati specialimetodi didattici per l’insegnamentoai ragazzi anormali, es. scuole Mon-tessori. Le classi differenziali, invece,non sono istituti scolastici a sé stanti,

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ma funzionano presso le comuniscuole elementari ed accolgono glialunni nervosi, tardivi, instabili, iquali rivelano l’inadattabilità alla di-sciplina comune e ai normali metodie ritmi d’insegnamento e possonoraggiungere un livello migliore solose l’insegnamento viene ad essi im-partito con modi e forme particolari”.

Ma già dalla fine degli anni Set-tanta (quindi quasi da quarant’anni)in Italia si sono aperte le porte delleclassi a tutti; questo è stato il processodenominato integrazione che, in re-altà, coincide con quello di inclu-sione. Riteniamo anzi che la prospet-tiva inclusiva possa segnare unulteriore avanzamento nella dire-zione di una visione ampia che ri-guardi contemporaneamente tutti eciascuno: tutti, perché nessuno puòappartenere a una condizione di pri-vilegio o di svantaggio; ciascuno,perché ciascuno può trovare ilgiusto soddisfacimento delleproprie necessità nell’armo-nia dell’insieme. Nella pro-spettiva inclusiva,ognuno, in classe, è vin-colato da una sua in-teriore e specificaspecialità che ri-chiede risposte

adeguate e contribuisce alla realizza-zione del tutto che non può che essereesso stesso “speciale”.

Non appartiene a questa visionel’idea che l’alunno con disabilitàdebba piegarsi alle caratteristichestandardizzate della scuola; l’in-clusione si pre-senta

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APPROFONDIMENTI

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così non come adattamento, ma comemeta verso cui dirigere il propriosguardo e semmai è la scuola a do-versi piegare a ogni singolo studente,compreso quello con disabilità.

Riteniamo che ciò che effettiva-mente può arricchire l’atteggiamentoinclusivo, sul piano culturale e poli-tico, è l’idea di “uomo” e “donna”che fa da orizzonte.

“Un vero uomo è tale non in basea ciò che ha ... ma in base a ciò che è;ma ciò che un uomo è, in quanto es-sere individuale e irripetibile, è sì lasua professione, ma è ancor più la suasperanza, cioè la tensione comples-siva della sua vita e il sapore di fondoche ne deriva all’intera personalità,la musica che fuoriesce quando lui sipresenta e che gli altri percepiscono,che lo si voglia oppure no”12.

Roberto Dainese

1. Foucault, M. (1969), L’archéologie du savoir. Trad.it. L’archeologia del sapere. Una metodologia perla storia della cultura, Milano, Bur, pp. 66-83.

2. Mancuso, V. (2009), La vita autentica, Milano, Raf-faello Cortina, p. 132.

síntesisLa integración escolares para todos

Las palabras tienen una identidad pro-pia que dice su significado y las accioneshacia las cuales se orientan o de las quederivan. Por este motivo las reglas deformación están colocadas no en la men-talidad o en la conciencia del individuosino en el discurso mismo.

Es fundamental recuperar la conexiónde las palabras con la cultura, con el pen-samiento, con las acciones que provocan,con las cosas que producen, con la visiónde hombre y del mundo.

La peculiaridad de haber aceptado enla escuela italiana a todos (incluyendo alos niños con discapacidades) sin excluira nadie nos da dos terminos: integracióne inclusión. Por esto el término integra-ción evita toda separación y dirige a unaprospectiva que abarca a todos.

Se piensa que también en Italia estaprospectiva que abarca a todos, puedaindicar una fuerza y una visión amplia,que concierne contemporáneamente atodos y cada uno; todos porque ningunopuede tener una condición de privilegioo de desventaja, más aún es donde cadauno encuentra respuestas adecuadas.

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Ti ho creato a mia immagine e somiglianza! (Gen 1,26)

Yo te creé a mi imagen y semejanza! (Gen 1,26)

Vuoi scoprirti di più in me?

¿Quieres descubrirte más en mí?

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Per informazioni:

AFRICA - Gitega-BurundiComunità Mater MisericordiaeTel. e Fax [email protected]

ITALIA - Comunità Madre ElisaTel. 0423 [email protected]

Para mayor información:

MÉXICO• Piedras Negras CoahuilaFamilia de Nazaret Tel. 78 [email protected]• Mater DolorosaSur 19 N°178 Orizaba Ver. Tel. [email protected]

Ven y Sigueme!(Mc 10,21)

Vieni e Seguimi! (Mc 10,21)

Serve di Maria Addolorata

Siervas de María Dolorosa

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COMUNITÀ IN CAMMINO

Attesa di GesùVivere la fede nelle piccole grandi azioni di ogni giorno

Come ogni anno, presso la Scuoladell’Infanzia “Angelo Custode” diChioggia, la settimana prima del SantoNatale, si sono svolte le tradizionalirecite: i bambini delle tre sezioni, “Stel-line”, “Nuvolette” e Goccioline”, sonosaliti sul palco dando vita a veri e pro-pri spettacoli!

I genitori, si sa, non sono moltoobiettivi quando si tratta dei loro pic-coli, ma quest’anno le rappresentazionisono state davvero straordinarie e cihanno lasciato stupiti e divertiti, orgo-gliosi e commossi. Sì, perché si trattavadi rappresentazioni lunghe e articolate,che prevedevano dialoghi, canti e balli,con trame intense e profonde. Ci èsembrato, e ci sembra ancora, incredi-bile che bambini così piccoli siano riu-sciti a realizzare degli spettacoli tantobelli e ricchi di significato, quando amolti di noi adulti il solo pensiero disalire sopra un palco farebbe tremarele gambe.

Nel caso delle “Goccioline”, una gio-

vane conchiglia viene strappata dalsuo tranquillo rifugio in fondo al maree si perde nel mondo, un mondo alquale non riesce a dare un senso e unvalore. Dei poveri pastori guidati da“una stella accompagnata da Angeli”(frase che ho sentito ripetere a casa in-finite volte!) la conducono versol’Amore: Gesù Bambino, al quale laconchiglia dona la propria perla, lapropria anima.

Le “Stelline”, invece, hanno portatoin scena un altro tema molto impor-tante: Gesù, luce del mondo, che ci in-segna ad amare, ad aiutare, a perdo-nare. Gesù, luce che illumina la nostrastrada terrena e ci insegna, nascendonella povertà e nell’umiltà, a vivere se-renamente e in pace con noi stessi econ gli altri, grazie all’amore che Dionutre per ciascuna delle sue creature.

Le “Nuvolette”, infine, con il lorospettacolo hanno voluto ridare spe-ranza all’umanità, ricordando a tuttal’umanità che Gesù nascerà ancora esempre, perché ci ama e mai smetteràdi farlo, anzi, come diceva una can-zone, “asciugherà le nostre lacrime escalderà i nostri cuori”, benché nelmondo ci sia ancora il male.

Nonostante la semplicità e la spon-taneità con cui i bambini hanno reci-tato, ciò che più ha impressionato sonostati il coinvolgimento e la sensazionetrasmessa agli spettatori di aver fattopropri quei messaggi e di vivere lagioia del donare in prima persona.

Certi valori, infatti, non si possonospiegare, ma vanno vissuti. Ed essi

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hanno intensamente vissuto l’espe-rienza dell’attesa di Gesù e dei suoidoni d’amore.

Questo è anche il senso che ha datoa noi genitori don Francesco Zenna, ilquale, durante l’incontro della primasettimana d’Avvento, ha messo in lucecome la fede non possa essere tra-smessa a parole, e vada invece prati-cata nelle piccole e grandi azioni diogni giorno.

Solo attraverso l’esempio, infatti, ibambini potranno far propri i valori egli insegnamenti della cristianità, inmaniera semplice e tuttavia profonda.

Un ringraziamento naturalmente vaa suor Regina, alle insegnanti e a tuttele collaboratrici per il fantastico lavorosvolto in occasione della festa del SantoNatale, ma soprattutto per l’impegnodi ogni giorno nell’educare e crescerei nostri bambini.

Sara Ranzato

síntesisEspera de Jesús

Como cada año el Kinder “Angelo cus-tode” realizó las funciones de navidad, losgrupos “estrellitas”, “nubecitas” y “gotitas”subieron al palco y dieron un magnífico es-pectáculo, que dejaron a todos sorprendidosy orgullosos, sobre todo porque eran escenaslargas y difíciles, pero llenas de significado.Las “Gotitas” presentaron a una joven con-cha que la sacaron del mar, se perdió en elmundo y no encuentra un sentido a su vidahasta que unos pobres pastores la conducenal niño Jesús al cual dona su perla preciosa.

Las “Estrellitas” presentan a Jesús comoluz del mundo, aquella luz que nos enseña aamar, ayudar y perdonar. La luz que iluminanuestro camino para vivir serenamente y enpaz consigo mismo y con los demás.

Las “Nubecitas” con su representaciónquisieron dar al mundo la esperanza, recor-dando a todas las personas que Jesús nacerásiempre porque nos ama y nos amará eter-namente.

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La voce sul montePortiamo nel nostro essere l’anelito d’infinito

Per noi, piccola comunità di Serve Ma-ria Addolorata di Seghe di Velo, è sem-pre motivo di gioia e di intima comu-nione vivere le festività servitane insintonia con i fratelli e le sorelle dellanostra Famiglia.

Sabato 16 febbraio, nella cappelladella comunità, abbiamo celebrato la so-lennità dei sette Santi Fondatori. Il par-roco don Stefano è sempre attento allenostre ricorrenze e quando può parte-cipa con la carica di entusiasmo che gliè propria e che rende più viva e sentitaogni celebrazione. Non è stato difficileper il gruppo di persone presenti entrarenel clima di lode, di comunione, di rin-graziamento a Dio Padre per quanto digrande e di prodigioso opera nei suoiservi fedeli. La celebrazione eucaristicaè iniziata con il canto di lode: “A Te, DioPadre, un inno di grazie nella memoriadei nostri fratelli, che alla voce sul monteaccorsero come gli apostoli, ora can-tiamo”. Nell’omelia, il celebrante ha ri-chiamato la figura di questi uomini illu-stri che, con la loro decisione di

abbandonare ogni cosa per seguire Cri-sto e la Vergine, si sono posti in una scialuminosa di radicalità evangelica, sor-prendente per la società anche allora do-minata dal possesso, dal potere, dall’ef-fimero... I sette mercanti, infatti,avvertirono che il benessere materialenon consente di perseguire la giustiziae le beatitudini insegnateci da Cristo ecrearono una nuova comunità fondatasulla condivisione fraterna, testimo-niando che la società ideale è quella dovevige la legge dell’amore e non quella delproprio interesse.

Quindi, intorno al 1233, si ritiraronosul Monte Senario, dove condussero unavita eremitica di penitenza e di contem-plazione e poiché la loro fama di santitàsi diffondeva sempre più, molti chiede-vano di intraprendere la loro stessa vita:così ebbe inizio la famiglia dei Servi diMaria.

Noi Serve di Maria, oggi, ci gloriamodi questo nome e vorremmo che tuttipotessero cogliere il suo vero e profondosignificato. Per noi significa che, per gra-

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COMUNITÀ IN CAMMINO

zia della Vergine, siamo serve di Dio edell’umanità; che ci siamo dedicate a Leinon solamente per pregarla, ma per pre-gare Dio e servire chi ha bisogno diaiuto. Che Dio si degni ancora oggi dichiamare donne e uomini generosi, ca-paci di dare un volto nuovo, una pen-nellata di bellezza a questo nostromondo avvolto nell’oscurità.

Papa Benedetto, in uno dei suoi ultimidiscorsi, affermava che il male è all’operaper sporcare la bellezza di Dio e che cre-dere non è altro che, nell’oscurità delmondo, toccare la mano di Dio e vedereil suo amore.

E ancora, papa Benedetto, nella rifles-sione all’Angelus di domenica 24 feb-braio in piazza San Pietro, ribadiva:“L’esistenza cristiana consiste nel salireverso il monte dell’incontro con Dio, perpoi ridiscendere portando l’amore e laforza che ne derivano, in modo da ser-vire i nostri fratelli e sorelle con lo stessoamore di Dio”.

E, sempre in sintonia con il vangelodella Trasfigurazione, affermava: “Il Si-gnore mi chiama a salire sul monte e conquesto dà un tocco, un primato alla pre-ghiera senza la quale tutto si riduce adattivismo”.

In un contesto simile, ricco di alta spi-ritualità, sentiamo maggiormente vi-brare ciò che cantano alcuni versetti, toltidall’inno dei sette Santi Fondatori.

“Abbiamo perso la fede, così neppurela gente più crede. Non sappiamo pre-

garti, o Dio come pregavano sul monte...Erano del monte il miglior ornamento elà tornavano sempre pregando e tutto ilmonte cantava con loro”.

La bellezza, la fede, la preghiera e ilmonte, con la sua simbologia biblica, ri-chiamano realtà trascendenti che cam-biano il mondo.

E noi? Noi, Serve di Maria, portiamodentro questa grande nostalgia e desi-deriamo continuare a vivere il Vangelocon rinnovato impegno, secondo la te-stimonianza dei sette Santi Padri e leprofonde riflessioni di papa Benedetto.

Infine, dalla nostra casa, posta in unavallata dominata dai monti Priaforà, Ci-mone, Cengio, Summano, basta innal-zare lo sguardo per essere attratti dal-l’immensità dello spazio, dallamaestosità dell’altezza e sentirci “piccolepiccole”, ma possedute dentro dall’ane-lito dell’infinito che portiamo in noi eche ci spinge a continuare il cammino,illuminate dalla Vergine santa.

suor Lucia Favaro

RICORDIAMOAttraverso la preghiera di suffragio e il nostro affetto:

Arturo Peña Maria, Claudia Esthela Zapata Hernández, Giuseppe Boscolo, Angelo Zanini, Aldo Cagnin, Luigia Sbrissa Bortolazzo, Giuseppina Gallimberti,

Danilo Oselladore, Rita Spanio Schiavon, Ermenegildo Donaggio, Vincenza Pagan,Bonaventura Gamba, Francesco e Mariano Andreatta, Albino Scarpa.

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COMUNITÀ IN CAMMINO

síntesisLa voz en la montaña

Para nosotras, pequeña comunidad enSeghe di Velo D’astico, es motivo de ale-gría y de íntima comunión el vivir nues-tras fiestas en compañía de los hermanosy las hermanas de la familia servitana.El sábado 16 de febrero en la Capilla dela comunidad celebramos la Solemnidadde los Siete Santos Padres. El párroco,padre Stefano, está siempre atento anuestras fiestas y muy entusiasta, en suhomilía presentó la figura de estos sietehombres ilustres que con decisión firmeabandonaron todo para seguir a Cristoy a la Virgen y dejaron una estela lumi-nosa de radicalidad evangélica.

La oración, la fe, la belleza y el montecon su simbología bíblica atraen la reali-dad trascendente que cambian el mundocon la luz de Dios. Nosotras Siervas deMaría llevamos dentro esta añoranza ydeseamos, con entrega renovada, dar tes-

timonio del Evangelio como lo hicieronlos Siete Santos Padres. Y desde nuestracasa en medio al valle, queremos elevarla mirada y sentirnos atraídas por la in-mensidad del espacio y a la vez “dimi-nutas” pero con el anhelo del infinito.

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IL NOSTRO FONDATOREIL NOSTRO FONDATORETESTIMONIANZE

Intensa esperienza in terra di missione

Difficile dimenticare i sorrisi e la rumo-

TESTIMONIANZE

Giornate intenseGrandi cose si possono fare se animati dalla carità

È davvero difficile cercare di rias-sumere i miei quaranta giorni vissutiin Burundi in poche righe. Sono statiquaranta giorni molto intensi, in cuiho potuto incontrare una cultura di-versa, a volte addirittura in contrastocon ciò che siamo abituati a vederenella nostra.

Le motivazioni che mi hannospinta a intraprendere questo viaggionon erano chiare prima della par-tenza: sapevo solamente, anzi sen-tivo, che era un’esperienza che volevoprovare; non sapevo però cosa mi sa-rei dovuta aspettare, avevo paura dinon essere all’altezza, temevo chequalcosa avrebbe potuto andarestorto. Questi, e molti altri, erano idubbi che hanno accompagnato imiei giorni prima di partire. Ora,dopo il periodo trascorso nella mis-sione, posso affermare con certezzache non avrei potuto fare scelta mi-gliore!

La mia permanenza a Gitega, cittàche dista circa due ore di strada dallacapitale Bujumbura, è stata accompa-gnata dalla presenza delle suoreServe di Maria Addolorata e da altrisette volontari. Fin da subito è emersoil clima di cooperazione, collabora-zione, aiuto reciproco, rispetto eascolto tra tutti noi. Di conseguenzanon è stato difficile sentirsi subito acasa!

Il dono più grande che ho ricevutoè stato quello di poter condividere lepiccole esperienze quotidiane, comefossi in una grande famiglia.

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Nella mia permanenza in Burundimi è sembrato di vivere in un altromondo: i paesaggi sono di una bel-lezza incredibile, quasi incontaminati,o quasi. Nella città la vita è frenetica:ovunque macchine (soprattutto taxiimprovvisati), che si mischiano amoto, bici, pedoni e bambini, ma ap-pena fuori, il paesaggio cambia com-pletamente: colline immense coltivatecon tè, caffè, mais, banani, fagioli, pa-tate, avocado, ananas...

Sono tante le cose che mi hanno col-pita, a partire dalla gioia con cui lagente del posto, di qualsiasi età, ci ve-niva incontro per salutarci, porgendocirispettosamente le mani. Già il primogiorno avevo perso il conto di tutte lemani che avevo stretto! Il calore concui queste persone ci hanno accolto èindescrivibile. Non scorderò mai i loroocchi, soprattutto quelli dei bambini.

Un’esperienza che mi è rimasta dav-vero impressa è stata la distribuzionedi caramelle ai bambini durante unanostra visita a un villaggio nei pressidella missione: appena ci vedevano civenivano incontro sapendo che gliavremmo dato i dolciumi; le loro manisi aprivano per ricevere il tanto attesoe prezioso dono: non avevano nientese non la caramella, eppure sorride-vano sempre. Sono i più ricchi nellaloro povertà!

In occasione del carnevale, anche selì questa usanza non è conosciuta, ab-biamo preparato le frittelle da dare aibambini che ogni mattina (escluso ilweekend) frequentano la scuola del-l’infanzia della missione. Dopo di che,abbiamo gonfiato dei palloncini: perloro questo è stato un evento più unicoche raro! Vederli impazzire di allegriaalla vista dei palloncini è stata una

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IL NOSTRO FONDATOREIL NOSTRO FONDATORETESTIMONIANZE

cosa che mi ha colpita molto.Visitando il cantiere del dispensario

che le suore stanno facendo costruire,spesso mi è capitato di fermarmi a os-servare gli operai e le operaie burun-desi al lavoro: non avevo mai vistodelle donne faticare così duramente!Esse portano con sé i figli piccoli ancheal lavoro, attaccati sulla schiena.Spesso però capita di vedere bambinidi cinque o sei anni portare sullaschiena i fratellini più piccoli. I bam-bini, lì, non hanno il tempo di godersila fanciullezza, devono crescere infretta per aiutare i genitori a lavorareo per badare appunto ai fratellini mi-nori.

Questi sono piccoli scorci di vita inBurundi che non dimenticherò mai,come tutto quello che ho vissuto lì. Èstata un'esperienza incredibile, che miha aiutato a crescere nella consapevo-

lezza che, se animati dalla carità, an-che con piccoli contributi, si possonofare grandi cose.

Un grazie particolare lo rivolgo allesuore che mi hanno accolta con unadisponibilità assoluta e che mi hannofatta sentire a casa; il mio ringrazia-mento si estende anche ai volontaricon cui ho condiviso un periodo ditempo che rimarrà per sempre nel miocuore.

Elisa Daniel

síntesisDías intensos

Resumir con pocas líneas mi experien-cia en Burundi es verdaderamente difícil.Lo que me motivó a hacer este viaje nome era claro antes de partir, sólo sabíaque era una experiencia que me gustaríahacer; tenía miedo de no ser de ayuda yque algo saliera mal. Ahora después dehaberla realizado digo que mejor deci-sión no podría haber hecho.

Mi permanencia en Burundi estuvoacompañada por las Siervas de María yotros siete voluntarios. Enseguida se pre-sentó un clima de colaboración y ayuda,respeto y escucha. Por lo que nos senti-mos como en nuestra casa. El don másgrande que recibí fue el poder compartircon otras personas las pequeñas expe-riencias cotidianas. Me llamaron la aten-ción la alegría de las personas al salu-darnos, la sonrisa inocente de los niños,el trabajo duro de las mujeres y los niñosque no disfrutan plenamente su niñezporque deben crecer rápidamente paraayudar a sus papás.

Estos pequeños momentos en Burundino los olvidaré jamás, fue una experien-cia increíble que me ayudó a crecer en laconvicción que ayudándose podemoshacer grandes cosas.

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Lavoro, sacrificio, preghiera

Dio ama chi dona con gioia

Suor Pierina, la mia mentore, se cosìvoglio chiamarla, con il suo modo gar-bato ma deciso mi ha spinto a mettere adisposizione un periodo del mio tempoin terra di missione, in particolare nellaloro casa in Burundi.

Il pensiero di andare in questo Paesemi dava un senso di ansietà, ma allostesso tempo un gran desiderio di cono-scere da vicino un popolo che tanto hasofferto per la crudelissima guerra scop-piata alla metà degli anni Novanta delsecolo scorso tra le due etnie Tutzi eHutu.

Dopo aver visto gli scali aeroportualidi Venezia, Roma e Addis Abeba, quellodi Bujumbura mi è sembrato un parcheg-gio automobilistico. Lo sconcerto è peròsvanito quando, sceso dalla scaletta, hoincontrato il volto sorridente di suor An-tonella. Il mio primo pensiero è stato: fi-nalmente sono arrivato! Non immagi-navo che per giungere alla missione avreidovuto percorrere altre due ore abbon-danti di tornanti, salite, discese e vedere

una moltitudine di persone a piedi o inbicicletta; donne in particolare, con bam-bini portati sulla schiena e materiale ditutti i tipi sulla testa: caschi di banane,cestoni pieni di frutta, brocche enormidi terracotta, canna da zucchero...; uo-mini e ragazzi attaccati ai camion che sifacevano trasportare lungo le intermina-bili salite.

Arrivati finalmente a casa, abbiamotrovato ad accoglierci davanti al portonele suore della comunità, tutte sorridenti.Questi quaranta giorni trascorsi nellamissione mi hanno fatto meditare sul pe-riodo di Gesù nel deserto: lavoro, sacri-ficio, preghiera. Quest’ultima mi ha ve-ramente accompagnato per tutta ladurata della mia permanenza, offertanella fatica giornaliera con sorrisi a tutticoloro che incontravo, anche se in qual-che momento confesso di essermi travatoa disagio.

A proposito di preghiera, il primogiorno sono rimasto colpito dalla rispostalapidaria di suor Antonella quando le ho

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TESTIMONIANZE

chiesto l’orario della celebrazione dellamessa giornaliera: due giorni alle cinquee trenta, due alle cinque e quarantacin-que e due alle sei e quindici, alla dome-nica alle nove e trenta. Beata domenica!ho pensato. La colazione alle sei e qua-rantacinque e in cantiere alle sette etrenta.

Al di là degli orari, ho sempre dormitobene. Quando aprivo il portone vedevol’Africa, la sua bellezza, la sua vegeta-zione, i suoi colori, sentivo l’odore dellasua aria. Voi direte: eri in Africa! Ma iodevo confessare che il primo impatto conquesta terra non è stato del tutto positivo:si deve imparare a vedere una casa fattadi fango, bambini vestiti di stracci chemangiano seduti per terra una manciatadi chicchi di grano abbrustolito e qualchefagiolo, senza farsi sopraffare dello scon-forto. E il pensiero corre veloce a casa,alle tante cose, spesso superflue, che ab-biamo: bei vestiti, buon cibo, consumatoseduti a tavola, appartamenti riscaldati,coperte calde a letto. È vero l’Occidenteconsuma l’ottanta per cento delle risorsee tutto il resto del mondo soffre dell’egoi-smo del primo.

Ringrazio la Congregazione che mi hapermesso di vivere una esperienza me-ravigliosa per l’affetto e i sorrisi dellepersone incontrate giornalmente. Devoringraziare la mia sposa, che mi ha ac-compagnato, pur rimanendo a casa, eper la quale nutro un forte sentimentodi affetto e di riconoscenza e mi sento didire: grazie Gesù, che mi hai dato questadonna. Porto con me le lacrime di gioiadelle persone che mi hanno salutato allamia partenza. Una grande e bellissimaesperienza: è vero Dio ama chi dona inletizia.

Pierluigi Monaro

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síntesisTrabajo, sacrificio y oración

Sor Pierina con su modo amable perodecidido me pidió donar un periodo detiempo en Burundi. Fue un viaje larguí-simo y cuando vi a sor Antonella en elaeropuerto pensé “finalmente llegué”,cual fue mi sorpresa que todavía me es-peraban dos horas antes de llegar al con-vento. En la entrada estaban las herma-nas esperándonos sonrientes. Esteperiodo en misión me hizo meditar en

Jesús en el desierto: trabajo, sacrificio yoración. Cuando abría el portón de lacasa veía África, y ustedes me dirán:pues estás en África, pero temo decir quemi primera experiencia en esta tierra nofue así; aquí vi una casa de barro, niñosvestidos de andrajos, poca comida... estome hizo pensar a cuantas cosas de mástenemos y que no nos sentimos satisfe-chos.

Agradezco a la Congregación por estaexperiencia maravillosa, a mi esposa quesiempre me acompañó estando en casa.Es verdad que Dios ama a quien da conalegría.

TESTIMONIANZE

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Progetti di solidarietàServe di Maria Addolorata

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MISSIONE BURUNDI

IL DISPENSARIO È GIUNTO ALL’ARREDO

Puoi contribuire a far fiorire la vita sostenendo i vari progetti?

• Accettazione e ambulatori medici con relative apparecchiature• Laboratorio analisi• Piccola chirurgia con servizio di ecografia• Sale reparto maternità e posti letto di primo soccorso• Reparto di degenza con venticinque posti letto• Residenza del personale medico e infermieristico• Centro nutrizionale• Cucina aperta, magazzino, lavanderia, docce, bagni…

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La solidarietà fa fiorire la vita

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L’attenzione va posta alle giovani generazioni con opportunità di apertura verso l’altro.

È importante per i bambini sentirsi valorizzati nel gruppo.

Elisa Daniel calciatrice in Italia e la squadra del cuore in Burundi

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Progetti di solidarietàServe di Maria Addolorata

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Per chi desidera sostenere i vari progetti può versare il proprio contributo:

Ccp. 1000375749 - Iban: IT 40 F 07601 02000 001000375749

Centro di educazione e di alfabetizzazione Messico

Puoi contribuire anche attraverso il 5 per mille per trasformarlo in mille atti d’amore

Associazione Una Vita Un servizio ONLUS Serve di Maria Addolorata

La tua firma e il nostro codice fiscale 91019730273

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Il giorno 2 di ogni mese alle ore 18.00, nella Basilica di San Giacomo in Chioggia,esprimiamo la nostra venerazione a padre Emilio con la celebrazione dell’Eucaristia,

in modo particolare il 2 dicembre, anniversario della morte.

Per immagini, biografie, comunicazioni di grazie, offerte per la causa, rivolgersi a:Postulazione Serve di Maria Addolorata

Calle Manfredi, 224 - Chioggia (VE) - Tel. 041 5500670Ccp: 1000375749 - Iban: IT 40 F 07601 02000 001000375749

[email protected]