xtreme stuff magazine 05

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Xtreme Stuff Magazine

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The Power of Dreams

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10 Freeride, lo sci fuoripistaL’arte di sciare fuori dagli schemi, dai tracciati, dalle piste troppo battute. Ne parliamo con Jacopo Bufac-chi, promessa italiana dello sci freeride.

18 Skipass 2005Quattro giorni dedicati al turismo, agli sport invernali e al freestyle a ModenaFiere. Tutto l'eccitante panora-ma dell’universo freestyle.

26 Coppa del mondo di sciTrionfo azzurro sulle piste dell’Alta Badia per la Ski World Cup. Primo Blardone, secondo Simoncelli.

30 La febbre olimpica cresceIn dettaglio tutti gli sport olimpici invernali di Torino 2006. E ancora, tutte le date e le località.

36 A piedi nudi sul tetto del Continente neroLa storia di Antonio Peretti, comunemente conosciuto come “l’alpinista scalzo”, l’uomo che sale e scende dalle montagne senza scarponi.

44 Lo SkyrunningLa nascita di una nuova generazione di competizioni e atleti, che hanno come teatro di prova le meravigliose montagne di tutto il mondo.

48 In montagna per riabilitarsiI consigli dello specialista dopo un trauma sulla neve. Precauzione e riabilitazione dopo un infortunio.

52 Atmonauti Nel 2000, irrompe sulla scena del paracadutismo mondiale una nuova tecnica per volare in caduta libe-ra: inizia la storia del vero volo umano.

60 La Ruta Maya Alla scoperta delle antiche vie dei Maya, nel cuore dell’inospitale Selva del Sud del Messico, Guatemala e Belize...in mountain bike.

68 Wup Bmx Contest 2005Adrenalina a mille per il più importante evento di Bmx in Italia. Al Grooveskatepark di Sestri Levante, la tappa classica dei circuiti agonistici europei che, giunto alla 4° edizione, ha visto la partecipazione dei più illustri biker del settore.

Neveplast Il primo materiale con la stessa scorrevolezza della neve, che permet-te di sciare ovunque e tutto l’anno, senza bisogno di partico-lare manutenzione. Il tappeto di neve può essere collocato ovunque. pag. 21

La neve artificialeLa produzione di neve artificiale avvie-ne “sparando”, dai cannoni, gocce d’acqua nebulizzate che, con il freddo, prima di tocca-re terra, si ghiacciano e si posano sul fondo sotto forma di cristalli di neve. pag. 23

La TanzaniaE' uno dei Paesi più poveri al mondo, pur essendo una delle regioni piu’ affascinanti del continente africano. Lo stipendio medio di un tanzaniano e’ di circa 40 euro al mese, mentre la vita media non arriva ai sessant’anni.pag. 39

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Terre e ZapatistiLe diverse riforme agra-rie che si sono succe-dute nel Chapas e le vere ragioni che hanno spinto i contadini ad organizzarsi nell’Ezln, Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, movimento clandestino che deve il suo nome a Emiliano Zapata.pag. 63

Le origini della motociclettaDal primo motociclo a tre ruote dotato di propulsione a benzina, realizzato in Italia nel 1884, fino alla nascita delle più impor-tanti case automobili-stiche.pag. 79

Il Big GameE’ la tecnica più appas-sionante per il pescato-re sportivo. Da qualche anno, il regolamento del Big Game prevede il “rilascio” del pesca-to. In Italia, la cattura del primo “gigante” del mare, con attrezza-ture sportive, risale agli anni ’70.pag. 99

74 Eicma, 63° Esposizione Internazionale del MotocicloCampioni, belle ragazze e spettacolari acrobazie al Salone della Moto di Milano. Dalla pista di supercross e motard, al circuito di prova per moto da strada, alla zona trial e quad acrobatici.

80 Motor Show 2005Eccezionale affluenza di pubblico e star al Salone Internazionale dell’Automobile. L’intervista a Massimo Bianconcini della Daboot.

88 Matt Pritchard, campione di Windsurf non per casoUna famiglia di campioni! Dopo Kevin, siamo andati a conoscere il fratello Matt, un altro grosso nome nel panorama mondiale del windsurf.

96 Nuoto pinnato, lo sport acquatico più veloceLa particolare monopinna consente di raggiungere velocita’ elevatissime, inferiori solo a quelle raggiungi-bili da discipline acquatiche a motore.

102 Un sogno in mezzo al mareUn viaggio in crociera per una vacanza indimenticabi-le. Navi verso destinazioni da sogno.

108 Team M6Quattro ragazze “estreme” all’Elba Raid, la competi-zione multi disciplina dove un itinerario ben definito si percorre nel minor tempo possibile.

112 ING New York City Marathon Finale al cardiopalma per la 36° edizione della stracitta-dina più famosa del mondo. Colpo di scena al traguar-do per la caduta di Hendrick Ramaala.

122 World Series Renault Gare, mostre e spettacolo nell’autodromo più famo-so d’Italia. Clio Cup, Eurocup Formula Renault 2.0, Eurocup Mégane Trophy, Formula Renault 3.5 per un evento particolarmente interessante.

126 R8, la nuova vettura sportiva della Audi Presentata come prototipo “Le Mans quattro” all’ edizione 2003 del Salone dell’Automobile, R8 sarà presto una realtà nella produzione di serie.

Matt Pritchard,

campione di Windsurf

non per casoUna famiglia di ca

mpioni! Dopo Kevin,

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Nuoto pinnato,

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MIRJAM JAEGER / SWITZERLAND /

TEAM NIKE ALL CONDITIONS GEAR /

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STORM FIT COMPOSITE PANTS /

SIGNATURE MOVE: FRONTSIDE 180 TAIL GRAB /

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Anno II - Numero 5 - BimestraleGennaio - Febbraio 2006

www.xtremestuff.it

Direttore editoriale e responsabile

Gian Luca [email protected]

Art DirectorAlessandro Cirina

[email protected]

Responsabile di RedazioneMarianna Macis

[email protected]

RedazionePatrizia Salaris, Emanuele Concas,

Paolo Gianfanti.

MarketingMassimo Pieranunzi

Hanno collaboratoSilvana Casetti, Teresa Di Martino,

Davide Frana, Gabriela Monti, Riccardo Monti, Luca Pellicioli, Massimo Rotondaro.

Fotografiewww.redbull.com, www.terramia.com,

John Carter, Luciano Covolo, Antonio Dalla Stella, Fipsas, Davide Frana, Michele Fontana, Gaastra,

©LaPresse, Riccardo Monti, Luca Pellicioli, Laura Zampin, WYMS.

RingraziamoAntonio Baldisserotto, Maurizio Bellodi,

Manuela Caminada, Fulvia Esposito (Adam&Partner), Antonio Peretti, Claudia Poscia,

Roberta Ricci (Connexia)

Concessionaria PubblicitàIl Sole 24 Ore System

Roberto OldaniTel. 02.3022.3770

[email protected] Monte Rosa 91

20149 Milano

Distributore per l’ItaliaSocietà Europea di Edizioni SpA

Via G. Negri, 4 - Milano

StampaArti Grafiche Amilcare Pizzi

Milano

EditorePubliteam s.r.l.

www.publiteam.com

Uffici e sede amministrativaZona Industriale Truncu is follas

09032 Assemini (CA)Tel. 070 9484010 - Fax 070 9484352

Indirizzo Postale: Publiteam srl - Casella Postale 279

09030 Elmas (CA)

Sede LegaleVia Togliatti, 78

09028 Sestu (Ca)

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Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressa-mente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può compor-tare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabili-tà personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta responsabilità alcuna per l’Edito-re. Xtremestuff Magazine è registrato presso il Tribunale di Cagliari al n° 14/05 Codice ISSN 1825-8158

IN COVERAndrea Binning, freeskier dello staff RedBull, sull’Himalaya. Un ritorno alle radici dello sci, fuori dai terreni addomesticati e regolati, per assaporare il vero spirito della montagna ed abbracciare il concetto di libertà.Photocredit: ©Georg Schantl - www.redbull-photofiles.co

EditorialeEccoci nuovamente pronti per una grande avventura. Un 2006 carico di grandi eventi, imprese, manifestazioni e tanto altro. Iniziamo con un numero scintillante, tanta adrena-lina e grandi atleti. Un’anteprima su Torino 2006, con il detta-glio di tutti gli sport protagonisti dell'evento più atteso degli ultimi anni; finalmente l'Italia ospita la kermesse olimpionica.

Un occhio attento sui nuovi campioni e tanto spazio ai “non conven-tional sports”, che vedono sempre più in primo piano le nuove gene-razioni di sportivi, affascinati dal mondo degli "Street Sports".

Seguiremo con grande attenzione le imprese degli atleti del Team Red Bull e metteremo in evidenza le grandi avventure di voi atleti/lettori. Tratteremo con la massima attenzione tutte le nuove attrezzature hi-tech, utili per praticare in totale sicurezza le diverse discipline sportive.

E voi lettori troverete sempre più spazio nelle nostre pagine, per mettere in evidenza le vostre fantastiche esperienze.Buona lettura a tutti e Vi aspetto in edicola.

Gian Luca Corona

OnLineXtremestuff.it

Nelle sezioni dedicate a Voi lettori, potrete pubblicare le vostre espe-

rienze, interagire con il nostro Forum di discussione, lasciare i vostri

messaggi nel Guestbook, scriverci le vostre NEWS che pubblicheremo

quotidianamente e tanto altro... Sarete Voi, con le vostre avventure, il

cuore del sito. Venite a trovarci su www.xtremestuff.it

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Ricco, accattivante e interattivo.

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Il Magazine dedicato a tutti gli sport NON convenzionali

...e non solo

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*CORTINA D’ AMPEZZO Tel. +39 0436 86 62 52*PLAN DE CORONES Tel. +39 0474 55 54 47*ALTA BADIA Tel. +39 0471 83 61 76*VAL GARDENA Tel. +39 0471 77 77 77*ALPE DI SIUSI / ALTIPIANO DELLO SCILIARTel. +39 0471 70 70 24*VAL DI FASSA/CAREZZA Tel. +39 0462 60 24 66

*ARABBA Tel. +39 0436 79 1 30*MARMOLADA Tel. +39 0437 72 22 77*ALTA PUSTERIA Tel. +39 0474 91 31 56*VAL DI FIEMME Tel. +39 0462 24 11 11 *OBEREGGEN / ROSENGARTEN-LATEMAR Tel. +39 0471 61 03 10

*S. MARTINO DI CASTROZZA/PASSO ROLLETel. 0439 76 88 67*VALLE ISARCO Tel. +39 0472 80 22 32*TRE VALLI/MOENA Tel. +39 0462 57 45 00*TRE VALLI/FALCADE Tel. +39 0437 59 90 68*CIVETTA Tel. +39 0437 52 32 48

OFFERTA SPECIALE SUPERSUN 2006: 25/03. – 18/04/2006*UNA GIORNATA DI VACANZA SULLA NEVE IN OMAGGIO7 = 6 7 GIORNI DI SOGGIORNO AL PREZZO DI 6.6 = 5 SKIPASS 6 GIORNI AL PREZZO DI 5.* LA SUPER OFFERTTA VALE dal 25/03 al 18/04/2006 presso gli esercizi che aderiscono alla promozione nelle zone Dolomiti Superski aperte. Per ottenere la giornata skipass inomaggio richieda il voucher presso il Suo albergo. L’ offerta non è cumulabile con l’offertaDolomitiSuperKids.

***ULTERIORI INFORMAZIONI*** presso i Consorzi Turistici/Apt. ***PRENOTAZIONE ONLINE***: www.DolomitiSuperski.com

7=6**www.DolomitiSuperski.com *ALTO ADIGE/SÜDTIROL *TRENTINO *VENETO

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Monviso BackCountry Race 2006Il 28 e il 29 gennaio a Crissolo sarà di scena l’International Open di Snowboard Alpinismo. L’MBR 2006 vuole essere la conferma delle gran-di potenzialità già emerse lo scorso anno e la certezza di poter offrire allo snowboard italiano una vetrina internazionale di richiamo, riflet-tendo sulla promozione non solo delle nostre montagne, ma anche di tutto il territorio provinciale. La gara si svolgerà su percorsi tracciati con bandierine verdi per la salita e rosse per la discesa, ci saranno control-li sul tracciato, chi abbandonerà il tracciato di gara sarà squalificato. Il casco è obbligatorio, mentre l’Arva, l’apparecchio ritrovo valanghe, è forte-mente consigliato. Info su www.snow-boarder.it

Mercoledì 8 marzo 2006. Giunta all’8° edizione, la 100 km del Sahara unisce la suggestione e la sfida di una corsa nel deserto, con l’assistenza e la cura dei dettagli che rendono questo evento non solo emozionante ma anche estremamente sicuro. E’ una gara di Trail-Running-Adventure ed è conside-rata la gara di contatto con il mondo delle corse estreme: è quella che offre maggiormente la possibilità di misurarsi in una sfida al deserto di corsa, godendo contemporaneamente di quel minimo di assistenza necessaria per agevolare chi si è lanciato in questa impresa. Il deserto, pur pieno di fascino, è certamente l’ambiente meno idoneo per la corsa e sarà necessario un buon adattamento psicologico ed un buon allenamento specifico per superare una distanza impegnativa, un percorso interamente off-road, caldo, vento e condizioni atmosferiche dure e imprevedibili e una prova notturna emozio-nante, ma estremamente difficile. Il tutto a vantaggio della sicurezza e del comfort minimo per chi vuole lanciarsi nella sfida e affrontare l’emozione e la suggestione di correre a piedi nel deserto.

The X Zone, 10 anni di Winter X GamesL’edizione invernale degli X Games di ESPN ha compiuto dieci anni, ed ESPN Classic Sport ha offerto una retrospettiva sui momenti migliori della competizione che riunisce i più spericolati campioni di snowboard, sci, snow mountain bike e moto X, impegnati ad oltrepassare le barriere dell’estremo. In onda a gennaio, gli highlights delle edizioni del 1998, 1999, 2000, 2001, 2002 e 2003, con atleti del calibro di Shaun Palmer, Tucker Hibbert, Blair Morgan e tanti altri. www.espnclassicsport.it

100 km del Sahara

News Abbiamo scelto per voi i prossimi eventi del panorama sportivo

Le informazioni sono suscett ibi l i di variazione. Eventual i modif iche sono di esclusiva responsabil i tà del le fonti organizzative del l 'evento o manifestazione

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Freeride... lo sci fuoripista L’arte di sciare fuori dagli schemi, dai tracciati, dalle piste troppo battute. Ne parliamo con Jacopo Bufacchi, promessa dello sci freeride

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Lo sci freerideUn ritorno alle radici dello sci, fuori dai terreni addomesticati e regolati, per assa-porare il vero spirito della montagna ed abbracciare il concetto di libertà. Sciare fuoripista non significa solo uscire dalla pista battuta e scendere dove non è passato nessuno. Significa, soprattutto, assaporare le splendide emozioni che la neve vergine può offrire. Ma per fare questo, occorre conoscerla, e conoscerla bene. Le condizioni del manto nevoso sono sempre legate ad alcuni fattori come l’esposizione del pendio, la tempe-ratura, il vento, la quota... Per questo motivo, è necessario analizza-re questi concetti, che una volta appresi ci aiuteranno a sciare in sicurezza diverten-doci. Inoltre, per conoscere il fuoripista, non occorre essere ottimi sciatori: sarà sufficiente imparare ad eseguire con sicu-rezza gli esercizi che già si fanno in pista. Solamente con la pratica si acquisirà quel-l’esperienza che ogni buon sciatore deve possedere, per sciare ovunque e con ogni mezzo fuori dalle piste battute.

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Dove sei cresciuto?La mia grande fortuna è stata crescere sotto il Monte Bianco. Come tutti i ragazzini ho iniziato a sciare presto e poi via nello sci club, ma i miei sguardi erano sempre rivolti verso i ghiacciai intorno a me dove non c’erano piste o impianti; una sola funivia che ti porta in cima e poi scegli tu! questo per me è uno dei più bei parchi giochi in assoluto.

Come sei diventato freerider?Dopo anni trascorsi nello sci club mi ero annoiato e in più non mi vedevo bene con la tuta aderente. Alcuni miei amici si sono dedi-cati allo snow, erano i primi che si vedevano, ma costava troppo per me, allora li seguivo con i miei sci cercando di andar più veloce di loro. Non ho mai avuto rivalità con i surfisti, anzi li prendevo come esempio, in più hanno dei pantaloni troppo fighi….

Per te lo sci è un’ossessione?Certo che si, sono innamorato di questo sport. E’ tutto un insieme che ti fa sentire bene. Sono sempre in montagna con gli amici, faccio quello che più mi piace e provo emozioni indescrivibili. E’ super….

È difficile trovare sponsor come freeride di questi giorni?Credo sia molto difficile, specialmente in Italia, dove non c’è una grossa cultura in questo campo. Tutti sono indirizzati nel calcio o in sport più mediatici, fortunatamente i miei sponsor sono a livello internazionale e mi seguono alla grande. Comunicano con me in pubblicità e abbiamo anche una bella collaborazione nello sviluppo. Credo sia importante questo, in più, ho la possibilità di fare quello che mi piace ed essere incoraggiato positivamente. Però è molto dura anche solo avere un paio di sci.

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Come controlli i tuoi rischi, hai paura?Cerco di evitare la pressione degli amici, gli sponsor e la rivalità con gli altri. Quello che faccio, lo faccio per me, per divertirmi. Non impongo a nessuno le mie idee e non trasci-no con me nessuno, il rischio c’è sempre, fa parte di quello che ci circonda, mentre la paura è la mia migliore amica, mi evita di fare stupidaggini, è un po’ come il grillo parlante che ti sussurra nelle orecchie. Il giorno che non sentirò più la vocina, è meglio stare a casa.

Le tue prime chiamate dopo una nevicata.Bigio Stefano è basso e brutto ma gli voglio bene. Damia-no, che oltre ad immortalare le nostre avventure, è un amico. Capo Capozzi che, con la sua tavola, è sempre il primo da Luisa al bar.

Progetti per il futuro?Sicuramente la voglia di viaggiare non manca. Insieme a Baptiste Blanc e grazie ad un altro mio amico, Augusto Gatti, stiamo organizzando un viaggio in Giappone sul Fuji. Siamo riusciti ad ottenere il permesso di salire in inverno e sciare sulla montagna sacra. Poi, andrò in Svezia a sciare per il nuovo catalogo di Peak Performance e sono in attesa di gira-re, con Thierry Donard, la “Nuit de la Glisse”, uno tra i film più prestigiosi in Europa sugli sport estremi.

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HEAGli attacchi MoJo 15 e MoJo 11hanno un look trendy e giovane per rispettare la filosofia dell’in-tera categoria, sciare per divertirsi: ABS, talloniera Diagonal per i 15 e SL per gli 11, puntale AERO con TRP System per i 15 e SL con TRP System per gli 11

MoJo 90 MoJo 80struttutra Twintip con nucleo in legno e Carbon Jacket. Particolarità di questo modello sono i dettagli: l’asta sinistra è diversa dalla destra, idea-le per le acrobazie fuoripista, perfetto anche su piste in neve fresca.

Jacopo sarà tra i protagonisti del Red Bull Snowthrill Monte-rosa 2006, dal 26 febbraio al 4 marzo. Con Stefano Bigio e Lukas Senoner, gli unici italiani a partecipare al più importante evento di sci freeride.

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Il Freestyle è, prima di tutto, una filosofia: un freestyler è una persona che deve sentirsi libera, libera da costrizioni. Il Freestyle è quindi una disciplina che si trova in vari sport, nello sci è semplicemente il piacere di sentire la neve fresca scivolare sotto gli sci e questa sensazione la si vuole avere in luoghi dove non ci sono tracce, dove altri ancora non hanno lasciato la propria scia, a stretto contatto con la natura cercando di isolarsi e di sentirsi una “cosa sola” con la neve. Talvolta si crede che il Freestyle sia troppo estremo, ma non è così, anzi gli sci sono sempre più larghi per

Monster i.M 88 e 70 RailflexPer i freesky, devoti al freestyle skiing, questi vivaci sci facilitano decisamente discese in neve fresca e stabilità su piste difficili e ghiacciate.

Gli scarponi MoJo Heatfit hanno il sistema FCS (Full Custom System) per la personalizzazione della misura e posseggono leve Double Power in alluminio, scarpet-ta Heatfit con puntale morbido e inserti bilaterali sulla caviglia.

dare maggior stabilità. HEAD ha voluto creare sci in base a questa filosofia per meglio trasmettere queste sensazioni. La larghezza maggiorata permette allo sci di galleggiare in neve profonda e di subire meno le asperità del terreno, allo stesso tempo però rallenta il cambio degli spigoli rendendolo più adatto ad archi di curva medi e ampi durante l’uso in campo libero.

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Chi e'...Nome: Jacopo Bufacchi (Jac)Nato a:Ad Aosta il 31 dicembre 1977Vive a:Courmayeur, a due passi dalla super funivia del Monte Bianco, con il suo cane Pumba e Therese, la sua fidanzata.Sponsor: Dynastar, Peak Performance, Oakley, Level, Boeri, Dainese protection, Gabel.Bevanda preferita:Cappuccio con la cannella, red bull.Musica:Gli piace tutto, non ha problemi ad ascol-tare qualsiasi genere, ma adora il reggae, quello anni ’70.

Jacopo Bufacchi

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Skipass 2005Italian Freestyle Meeting Quattro giorni dedicati al turismo, agli sport invernali e al freestyle hanno trasformato virtualmente ModenaFiere in una grande stazione sciistica

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HEAD

E’ stata senza dubbio l’edizione dei record. Mai, in dodici edizioni, si era, infatti, superata la soglia dei centocinquantamila ingressi. Skipass Italian Freestyle Meeting 2005 è sbarcato a ModenaFiere il 29 ottobre scorso e fino al 1° novembre ha aper-to le porte al salone del turismo, degli sport invernali e del free-style. Un intero padiglione e un villaggio esterno hanno ospitato esposizioni, gare e demo degli sport più eccitanti dell’universo freestyle: snowboard, ski freestyle, skateboard, bmx, motocross freestyle, in line, kitesurf e surf. Nell’area espositiva i marchi più importanti del settore hanno presentato il meglio della loro produzione: tavole da snowboard, attacchi e scarponi, skateboard, surf, kitesurf, bmx, mountain bike, abbigliamento tecnico e streetwear, accessori vari e nuovi ritrovati per il divertimento all’aria aperta.Nel villaggio esterno, lo skatepark con la rinnovata grande rampa per lo snowboard e un grande jump che permette salti molto spettacolari. Sette le gare di snowboard con i più grandi riders nazionali ed internazionali tra spinejump e rail area; demo di motocross freestyle dei membri della Da Boot Crew; demo e contest di bmx con fortissimi bikers nel bellissimo tracciato

da Dirt Jump, tre skate contest nel nuovo skatepark gremito di skaters, animazione nel villaggio freestyle con DJ e speaker d’eccezione, session di hip hop e break dance e la nomina del Freestyler Of The Year. Le gare di snowboard in programma durante i primi due giorni sulla Spine Jump e nella Da Kine Rail Area hanno offerto grande spettacolo con i riders provenienti dall’America, dalla Russia e da tutta Europa. Da segnalare, il contest più importante dell’evento, il DC Pro Jump Contest con il ricco montepremi di 10.000 €.Dopo una carrellata di trick dei più grandi nomi dello snowboard mondiale, ha vinto il giovanissimo Iouri Podtlachikov, che ha impressionato tutti con ampi e perfetti bs7sad, seguito da Marco Concin e Martin Cernik. Nelle demo BetAndWin & Timezone di motocross freestyle, la Da Boot Crew ha, come al solito, stupito tutti. In particolare Alvaro Dal Farra, che con il backflip ha mandato in delirio la folla. Una capriola all’indietro a cinque metri di altezza con la moto sotto le gambe.

Tavola force

Adatta per rider esperti interessati alle performance nei pipe e nei park, costruita con tecnologia intellifiber con soletta velo-ce e resistente di facile manutenzione.

Tavola matrix

Tavola all-mountain consigliata per rider in evoluzione, adatta per surfare su qualsiasi tipo di terreno. Soletta veloce e resistente con alti gradi di trasparenza.

X3M05 20 Gennaio - Febbraio

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Neveplast, neve 365 giorni l’annoE’ il primo materiale con la stessa scorrevolezza della neve e permette di sciare ovunque e tutto l’anno senza bisogno di particolare manutenzione. Il modulo base di queste piste artifi-ciali da sci è di forma rettangolare (2 metri di larghezza x 4, ma può raggiungere una lunghezza di oltre 300m.) ed è composto da pioli disposti in duplice fila su cerchi di diametro di 45 mm. 32 fori, disposti su quattro file, permettono ai chiodi o alle viti di essere ancorati con sicurezza al terreno.Il foro centrale libero ha un diametro di 35 mm., mentre i pioli, di forma conica, sono alti 19 mm. e sono stampati su una base di supporto di 8,5, che garantisce un’elevata elasticità e una perfetta aderenza al terreno, evitando traumi alle articolazioni delle mani in caso di caduta. Proprio grazie a queste caratte-ristiche, il “tappeto di neve” può essere collocato su qualsiasi fondo (erba, pavimentazioni in cemento o legno) e ambiente (in montagna, in città o al mare). Con le nuove paraboliche, è possibile, inoltre, realizzare una pista con curve di qualsiasi ampiezza e pendenza, consentendo così un notevole risparmio nella produzione della neve e la garanzia di un ottimo funzio-namento anche in caso di scarsità di precipitazioni nevose.

DTavola rush

Tavola consigliata per rider inesperti, doppia anima in legno e soletta veloce e resistente di facile manutenzione e buona performan-ce. Elasticità e flessibilità.

Xtreme stuff

Gennaio - Febbraio 21 X3M05

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Nel padiglione dello skate si sono, invece, svolte le finali del Campionato Italiano di Skateboard che ha visto protagonista Chris Astrom, seguito da Raffaele Schirinzi e Francesco Salini. Daniel Cardone si è aggiu-dicato il Best Trick Contest con un bs flip alley-hoop transfert da bank a quarter. Il Braun BMX Italian Dirt Contest ha, invece, visto sul gradino più alto del podio Alessando Barbero, che si è portato a casa il primo premio di 1000 €, con trick veramente potenti come double tailwiph, backflip xup, flipwihp, 360 barspin to xup. Secondo, Alessandro Tisoni, e terzo, Stefan Lantshner con 360 e tailwhip grossissimi. Spazio poi all’atleta italiano impegnato nello sport freestyle e che meglio ne rappresenta lo spirito; in poche parole, al Freestryler Of The Year, vinto da Giacomo Kratter che ha superato Alex Barbero per pochissimi voti, il 20,4% contro un 19,6%. Confe-riti anche gli Snowbox Awards: Miglior rider: Filippo Kratter e Tania De Tomas, Manuel Pietropoli nella categoria under 18. Migliore rivista: Entry. Migliore snowpark: Livigno. Migliore community: Snowgang. Miglior contest: Alleghe Memorial Aaron Shoemaker.E allora arrivederci al prossimo Skipass 2006.

Marianna Macis

X3M05 22 Gennaio - Febbraio

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La produzione di neve artificiale avvie-ne “sparando” dai cannoni gocce d’acqua nebulizzate che, con il freddo, prima di toccare terra, si ghiacciano e si posano sul fondo sotto forma di cristalli di neve. Il primo impiego dell’innevamento program-mato risale all’inverno 1948, in Connecticut (USA), grazie all’intraprendenza di W. Schoe-nknecht, gestore di una stazione sciistica, che, per ovviare alla mancanza di neve, deci-se di trasportare sulle piste da sci circa 500 tonnellate di ghiaccio che, opportunamente lavorate, permisero la pratica dello sci per circa due settimane. I costi si erano rivelati però elevatissimi e, nell’inverno successivo, grazie all’aiuto di alcuni amici, Schoenknecht presentò un primo prototipo di macchinario per la produzione di neve artificiale che, dopo numerosi collaudi, diventò perfetta-mente operativo nel ‘50. L’umidità dell’aria e l’approvvigionamento idrico sono due fattori fondamentali per la produzione di neve artificiale, se si pensa che in media il consumo specifico d’acqua impiegata è di 220 litri ogni mq di superficie innevata. La sua densità è generalmente elevata e compresa fra 360 e 450 kgm-3 nell’80% dei casi, valori superiori alla densità media della neve naturale appena caduta, compresa fra 100 e 200 kgm-3. Questo perché il cristallo della neve artificia-le, avendo forma sferica, chiude meglio gli interstizi fra le particelle e lascia passare poca aria: si riduce la capacità di isolamento e quindi il freddo raggiunge il suolo molto più in fretta, ghiacciando la superficie del manto erboso e mettendo in forse la sua ricrescita nella stagione estiva. Oggi, quasi tutti i territori sciistici sono dota-ti di impianti di innevamento artificiale, che possono innevare circa i due terzi delle piste da sci (3000 ha).

La neve artificialeLa neve artificiale

Xtreme stuff

Gennaio - Febbraio 23 X3M05

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I°Jump Contest Appennino Toscoemiliano

1 Stefan Senfter BURTON2 Mangstl Stefan NORTH PARK3 Yuah Kinnunen STATIC4 Enrico Cavada SALOMON5 Billy Fresolone BLACH HOLE6 Joel Strecker F27 Thomas Brunner BLACK HOLE8 Marco Silvestre SALOMON9 Davide Poli SALOMON10 Massio Borella SALOMON

JUMP STYLE CONTEST

1 Tresoldi Paolo Burton2 Marco Silvestre Salomon3 Mazzoleni Martino Dynastar4 Cavalli Marco Never Summer5 Poli Davide Salomon6 Senfter Stefan Burton7 Buzzoni Lorenzo Bear8 Cavada Enrico Salomon

RAIL JAM SESSION by B.P.E.M.

1 Colturi Francesco BURTON2 Paris Ryan FLOW3 De Palma David SANTA CRUZ4 Rossi Denis NIDECKER5 Tresoldi Paolo BURTON6 Aacerboni Roberto STATIC7 Morell Giorgio BLACK HOLE8 Brunel Cesare ROSSIGNOL

DC Pro Jump Contest

1 Iouri Podtlachikov Santa Cruz2 Marco Concin Rossignol3 Martin Cernik Quiksilver4 Mateusz Ligocki Volkl5 Alberto Schiavon Bear6 Thomas Brunner Nidecker7 Lauri Heinonen Static8 Scotty Lago Flow9 Juha Kinnunen Static10 Stephan Mangstl North Park

Nitro Rail Contest

1 De Palma David Santa Cruz2 Meneghetti Paolo Rome3 Volpi Austin Rome4 Morell Giorgio Black Hole5 Acerboni Roberto Static6 Silvestre Marco Salomon

F2 Best Trick Jump Contest Senfter

1 Fresolone Billy Black Hole2 Concin Marco Rossignol3 Macreich Stefan North Park4 Tresoldi Paolo Burton5 Silvestre Marco Salomon6 Cavalli Massimo Never Summer

Da Kine Best Trick Rail Contest

1 David De Palma Santa Cruz2 Giorgio Zanardi Venue3 Roberto Acerboni Static4 Paolo Tresoldi Burton5 Matteo Meneghetti Rome6 Martino Mazzoleni Dynastar7 Giorgio Morell Black Hole8 Austin Volpi Rome9 Youri Podtlachikov Santa Cruz10 Davide Vangelisti Static

X3M05 24 Gennaio - Febbraio

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PiuminoFree 600di QuechuaPer gli amantidello snowboard

Chi ha detto che gli snowboarder devono per forza soffrire ilfreddo sulle piste? Sicuramente non i tecnici Quechua checon il nuovo piumino Free 600 hanno ideato la soluzionemigliore per i free styler. Qualunque siano le condizioniclimatiche, gli appassionati di snowboard si lanceranno col100% di comfort, 100% di calore, 100% di felicità!

Caldo, impermeabile e confortevole, sarà il migliore alleato di tutti ipraticanti di snowboard. Disponibile in versione uomo e in versionedonna, basta provarlo per non separarsene più!

Per il calore: imbottitura 80% piumino e 20% piume, cappuccio spessoavvolgente per evitare le correnti d’aria: manicotti interni in lycra elinguetta di protezione della chiusura lampo.

Per l’impermeabilità: tessuto impermeabile per induzione (5000 mmschmerber) e ghetta paraneve.

Per il comfort: il fianco del piumino è completato da prese d’aria sottole braccia e da un tessuto traspirante per limitare il fastidio dovuto allasudorazione. Maschera o berretto troveranno posto nella grande tascainterna, telefono e altri oggetti fragili saranno anch’essi protetti inuna tasca interna in neoprene.

Sul modello donna, il pelo del cappuccio e la ghetta paraneve sonoamovibili. Sulle piste o in città, il piumino Free 600 è la soluzioneideale.

Composizione: tessuto esterno 100% poliammide, imbottitura 80%piumino e 20% piume, fodera 100% poliammide.Taglie uomo/donna: dalla S alla XXL2 colori uomo: rosso & kaki, blu & grigio2 colori donna: grigio & bianco,grigio chiaro & pannaPrezzo di vendita: €129,90

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Coppa del mondo di sci Trionfo azzurro sulle piste dell’Alta Badia per la Ski World Cup

Si è concluso con una spettacolare vittoria tutta italiana il gigan-te maschile che si è disputato il 18 dicembre sul tracciato della Gran Risa in Alta Badia. Massimiliano Blardone ha vinto la Coppa del Mondo di Slalom Gigante col tempo di 2’27’’14, mentre alle sue spalle si è piazzato Davide Simoncelli (2’27’’34), che nella prima manche era risultato primo. Terzo posto per il canadese Francois Bourque (2’27’’42), mentre brutta prova per il campione del mondo uscente, l’americano Bode Miller, fuori per una serie di errori. Una gara straordinaria che fa ben sperare in vista delle Olimpiadi di Torino. Già nella prima manche, i due azzurri si erano rincorsi ma a ruoli invertiti, Davide primo, Massimiliano secondo. Nella seconda parte del tracciato, però, un paio di errori sono costati cari a Simon-celli, che ha dovuto lasciare il podio al compagno di squadra per appena venti centesimi di secondo. Solo sesto, il favorito Hermann Maier. E si, per una volta lo squadrone austriaco si è dovuto accontentare di metà classifica: 3 uomini tra i primi dieci ma dal sesto all’ottavo posto. Gli altri italiani, invece, finiscono più indietro: Rieder, ventiquattresimo e Rocca ventiseiesimo.

1 Massimiliano Blardone Ita 2:27.14

2 Davide Simoncelli Ita 2:27.34

3 Francois Bourque Can 2:27.42

4 Daron Rahlves Usa 2:27.66

5 Kalle Palander Fin 2:27.96

6 Hermann Maier Aus 2:28.02

7 Benjamin Raich Aus 2:28.06

8 Stephan Goergl Aus 2:28.45

9 Didier Cuche Svi 2:28.53

10 Rainer Schoenfelder Aus 2:28.55

11 Raphael Burtin Fra 2:28.84

12 Fredrik Nyberg Sve 2:28.94

13 Hannes Reichelt Aus 2:29.07

14 Thomas Grandi Can 2:29.09

15 Daniel Albrecht Svi 2:29.23

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Storia...Gli sci fanno parte della storia dei popoli nordici dalla notte dei tempi. Le prime testimonianze di attrezzi simili, usati come mezzi di locomozione, si devono a ritrovamenti fossili risalenti a più di 2500 anni a.C. in Siberia, Scandinavia e Lapponia. Avvicinandoci ai nostri tempi, intorno al 1590, Gustav Eriksson Vasa, prigioniero dei danesi duran-te l’invasione della Svezia, riuscì a fuggire con gli sci e, tornato in patria, organizzò la sommossa che diede il via alla guerra di liberazione svedese e che lo portò sul trono di Svezia col nome di Gustavo I. Il primo italiano che ha calzato un paio di sci è

stato, invece, il prelato Francesco Negri, durante un avventuroso viaggio in Lapponia nella seconda metà del XV secolo, nel quale raggiunse Capo Nord. Nel 1888 ebbe grande eco in Europa l’avventura di Fridtjof Nansen, grande scienziato ed esploratore norvegese, che attraversò la Groenlandia con gli sci percorrendo circa 500 chilometri da Umivik a Godthaab, salendo su vette alte fino a 2700 metri. Nel 1901 nacque il primo sci club Italiano, lo Ski Club Torino, sostituito più tardi dalla Federazione Italiana dello Sci (FIS), diventata in seguito Federazione Italiana Sport Invernali. Alla fine del 1800 fu introdotto l’uso dei bastoncini, che diedero vita alla tecnica detta del passo alternato, unica tecnica fondamentale dello sci da fondo fino all’avvento del rivoluziona-rio passo pattinato (skating). Fu l’americano Bill Kock ad adottarlo per la prima volta alle Olimpiadi, nel 1976 a Seefeld in Austria, dove si piazzò secondo. Proprio in quegli anni comparvero i primi sci da fondo in materiale sintetico: il minor attrito di questi nuovi materiali portò un enorme miglioramento delle prestazioni e della velocità su piste sempre più larghe, battute e levigate. Lo sci da fondo però, perfetto per le enormi distese scandinave, non era l’ideale per le ripide discese alpine. Nella seconda metà del 1800, Sondre Norheim,

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Gennaio - Febbraio 27 X3M05

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un falegname norvegese della regione Telemark, cominciò a sperimentare vari sistemi di curva e frenata usando un unico bastone ed attacchi con il tallone libero. La frenata era quella dei saltatori nordici per arrestare la corsa dopo il salto. Nel Telemark si avanza lo sci esterno assumendo la tipica posizione inginocchiata. In quegli anni era la tecnica migliore per l’attrezzatura disponibile. Il tallone libero permetteva una grande libertà di movimento sia in pianura che in salita, ma in disce-sa lo sciatore era piuttosto instabile. ll Telemark fu soppiantato negli anni ‘20 dalla tecnica detta Cristiania, dal nome della regione di Oslo in cui si sviluppò. Grazie a nuovi attacchi che bloccavano il

tallone, le curve erano ora condotte con gli sci paralleli. Era nato quello che oggi noi chiamiamo sci alpino. L’evoluzione dello sci alpino è legata stretta-mente all’evoluzione dei materiali: i vecchi scarponi di cuoio con le stringhe sono stati via via sostituiti con calzature sempre più tecniche, che bloccano la caviglia permettendo un perfetto controllo degli sci. Gli sci si sono accor-ciati ed alleggeriti, i materiali sempre più sofisticati hanno consentito attrezzi sempre più facili da manovrare. Il Telemark pareva ormai una tecnica superata, ma negli anni ‘70 in Colorado ci si rese conto che essa era perfetta per lo sci escursionismo: permetteva, infatti, di avere stabilità anche in discesa. Inoltre ci si rese conto che, con la stessa attrezzatura, si poteva fare fondo, discesa, sci alpinismo e camminare comodamente. Nel 1983 il telemark fu riproposto dai maestri americani in Europa e in Italia, dando così un nuovo impulso a questa splendida disciplina sportiva.

Marianna Macis

X3M05 28 Gennaio - Febbraio

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La febbre olimpica cresce In dettaglio tutti gli Sport Olimpici Invernali di Torino 2006

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X3M05 30 Gennaio - Febbraio

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BiathlonCombina lo sci di fondo a tecnica libera e il tiro con una carabina di piccolo calibro. Richiede resistenza e forza, ma anche capacità di concentrazione e abilità tecniche. Le gare si svolgono su anelli di varia lunghezza (2 km, 2,5 km, 3,3 km, 4 km) a seconda della specialità. Al termine di ogni giro, gli atleti devono effettuare una sessione di tiro, di cinque colpi ognuna, al poligono. Le penalità vengono scontate percorrendo un anello di 150 metri aggiuntivo per ogni bersaglio mancato, oppure, ma solo nella gara individuale, con l’aggiunta di un minuto al tempo totale per ogni bersaglio mancato. Vince chi riesce a percorrere l’intero percorso facendo registrare il tempo migliore con l’aggiunta di eventuali penalità. Le gare inserite nel Programma Olim-pico prendono il via l’11 febbraio a Cesana San Sicario.

BobLe specialità sono il bob a due e a quattro. Alla partenza, tutto l’equipaggio spinge il bob per circa 50 metri, una distanza che solitamente è coperta in meno di sei secondi ad una velocità di circa 40 km/h, poi tutti i membri dell’equipaggio entrano a turno nell’abitacolo e si arriva a toccare una velocità massima in discesa di circa 135 km/h. L’equipaggio del bob a due è composto dal pilota e dal frenatore, ai quali si aggiungono due laterali, nel bob a quattro. Vince l’equipaggio che ha totalizzato il tempo più basso al termine delle discese. In caso di rovesciamento del bob, se tutti i componenti della squadra superano la linea di traguardo all’interno del bob, la prova è considerata valida. Cesana Pariol dal 18 febbraio.

Combinata nordicaPrima il brivido del salto poi la fatica dello sci di fondo. Le prove della combinata nordica sono tre, due individuali e una a squadre. Quelle individuali sono il Gundersen, con gara di salto sul trampolino NH abbinata alla prova di sci di fondo sui 15 km, e lo Sprint, con un solo salto e la prova di fondo sui 7,5 km. La formazione a squadre, da Nagano ’98, è composta da 4 atleti. Ogni atleta compie due salti validi ai fini del punteggio. Il metodo di valutazione delle due discipli-ne è completamente differente: a punti per il salto e a tempo per lo sci di fondo. Vince la competizione il primo atleta che taglia la linea del traguardo nella prova di fondo. A Pragelato Plan dall’11/02.

CurlingPer la 1° volta ai Giochi, il curling è un gioco a squadre concettualmente simile al gioco delle bocce. Consiste nel far scivolare blocchi di pietra dotati di manico (stone) del peso di 19,96 kg, in modo che si arrestino il più vicino possibile al centro di un bersaglio disegnato sul ghiaccio (house). Ogni squadra è composta da 4 giocatori. Il lead è colui che effettua il primo tiro. Il second è un buon puntista, ma anche un buon bocciatore per eliminare le pietre avversarie più scomode. Al third toccano le giocate più spinose, mentre lo skip è quello con più esperienza che stabilisce la tattica e consiglia i compagni. A Pinerolo Palaghiaccio dal 13.

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Gennaio - Febbraio 31 X3M05

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Hockey su ghiaccioE’ uno degli sport di squadra più spettacolari, e sicuramente il più velo-ce. Richiede tecnica, forza fisica e resistenza perché lo scontro fisico è parte integrante del gioco. Nelle competizioni maschili, le squadre sono formate da un max di 20 giocatori più tre portieri, in quelle femminili da un max di 18 giocatrici più due portieri. Una squadra non può avere più di sei giocatori sul ghiaccio durante lo svolgimento del gioco: un portiere, due difensori e tre attaccanti. Azioni continue, giocatori che pattinano dall’inizio alla fine e il puck che viaggia così veloce che per gli spettatori è spesso difficile seguirlo. Dall’11 febbraio al Palasport olimpico e a Torino esposizioni.

Pattinaggio di figuraE’ stato il primo sport ad essere inserito nel programma delle Olimpiadi. 4 le specialità: l’individuale artistico masch. e femm.; il pattinaggio arti-stico a coppie; la danza su ghiaccio.Il pattinaggio a coppie prevede lift (sollevamenti e prese), salti eseguiti simultaneamente, salti lanciati, spirali e piroette. La gara a coppie e l’individuale hanno un programma corto e un programma libero. La danza su ghiaccio si basa sul ritmo, l’interpretazione della musica e la precisione nei passi e sui sollevamenti (la donna non può essere solle-vata oltre la spalla dell’uomo). Una competizione di danza su ghiaccio comprende le danze obbligatorie, la danza originale e la danza libera. Torino, dall’11 febbraio.

Pattinaggio di velocitàE’ lo sport nel quale si raggiunge la velocità più alta, su una superficie piatta, senza l’ausilio di un mezzo meccanico. I pattinatori delle gare di velocità sfrecciano su lame larghe appena 1,2 mm, lungo un percorso ovale di 400 metri, raggiungendo velocità superiori ai 60 km/h. Gli atleti manten-gono un’efficace e aerodinamica posizione rannicchiata, che permette di raggiungere immediatamente andature veloci e di scattare nelle curve. Nelle gare su lunga distanza, le braccia possono essere appoggiate sulla schiena per aumentare l’ae-rodinamicità e risparmiare energia. Torino, dall’11.

FreestyleGli atleti percorrono la discesa di una ripida pista compiendo, con sci molto corti, evoluzioni aeree e acrobatiche. La spetta-colarità è l’elemento che accomuna disciplina e tracciato. Le specialità sono due: Gobbe e Salti. La gara di gobbe consiste in una qualificazione e in una finale alla quale accedono i primi 16 atleti classificati. Sia la qualificazione che la finale consistono in una discesa su una pista ripida coperta unifor-memente di gobbe, da completare nel minor tempo possibile, con la tecnica corretta e presentando due manovre acrobati-che. Lungo il tracciato vengono costruiti due trampolini (air bump) per l’esecuzione delle manovre acrobatiche. Dall’11

febbraio a Sauze d’Oulx.

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SaltoLa discesa dal trampolino e poi il salto. Le fasi essenziali di questa specialità sono, infatti, il lancio, lo scatto, il volo e l’atterraggio. Un minimo errore può compromettere in maniera grave il salto ma anche la propria salute. L’atleta scende lungo la pista di lancio e spicca un volo emozionante nel vuoto. Il tutto con estrema concentrazione, preci-sione ed equilibrio. I salti da effettuare in gara sono due e l’atleta che raggiunge il punteggio più alto si aggiudica il titolo. La valutazione complessiva è data dalla misura ottenuta e dalla valutazione dello stile fornita da 5 giudici di salto. L’ordine di parten-za si decide in base ai risultati dell’ultima Coppa del Mondo. A Pragelato, dall’11.

Sci AlpinoIl brivido della discesa, la tecnica dello slalom, lo stile del gigante, la forza del super-G e la versatilità della combinata. Questi gli elementi che hanno fatto diventare lo sci alpino, e le sue discipline, lo sport invernale più amato dagli appassionati della montagna. Per ogni specialità, vince il concorrente che in gara, senza saltare alcuna porta, fa segnare il tempo più basso sul percorso di gara. La discesa libera (DH) è la più spettacolare fra le specialità dello sci alpino. I discesisti, che raggiungono velo-cità a volte superiori ai 120 km/h, vanno alla ricerca della massima aerodinamicità, individuando le traiettorie più brevi e lasciando scorrere gli sci per creare il minor attrito possibile. Sestriere e San Sicario Fraiteve, a partire del 12 febbraio.

Short TrackRapide e spettacolari. Così si presentano le gare di short track, disciplina olimpica da Albertville ’92. Le gare si disputano sulle tipiche piste da hockey 30 x 60 m, con almeno 4 pattinatori, per le distanze brevi 500 e 1000 m, e 6 per i 1.500 m che gareggiano. La tecnica degli atleti è caratterizzata da una posizione del corpo particolare, con inclinazione fino ai 30°: mano che tocca terra in curva, ottimo scatto in fase di partenza e avversari da superare evitan-do collisioni rovinose. Le gare sono divise in individuali e staffetta, maschili e femminili. Dal 12 febbraio a Torino.

Sci di Fondo5 distanze e 2 tecniche, classica e libera. La tecnica clas-sica è la più tradizionale: si gareggia con andatura a sci paralleli, senza mai abbandonare o deviare dagli appo-siti binari tracciati sulla pista. La tecnica libera consente, invece, di scegliere i movimenti da compiere e il tipo di andatura. Poiché la maggior parte degli sciatori opta per uno stile simile al pattinaggio, spingendo gli sci con entrambe le gambe, sinonimo di tecnica libera è diven-tata la tecnica skating. Dall’11 febbraio, a Pragelato.

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SkeletonA testa in giù, le braccia lungo il corpo e una velocità massima di 130 km/h. La partenza è la stessa del bob. Al verde, lo skeletonista ha un tempo massimo di 30 secondi per partire. Dopo una fase di corsa/spinta, che varia da 25 a 40 metri, l’atleta prende posto sulla slitta ed inizia la sua discesa. La pista, che è la stessa del bob e dello slittino, deve avere una lunghezza minima di 1.200 metri, con un dislivello massimo del 12% circa. Dopo il traguardo, la pista si sviluppa in salita per consentire la frenata. A Cesana Pariol dal 16.

SlittinoSupini, con i piedi a valle e l’unica frenata dopo il traguardo. Le specialità sono il singolo, maschile e femminile, e il doppio maschile. Nel singolo, gli atleti partono da una posizione seduta in cima ad una rampa, dalla quale si spingono aiutandosi con due maniglie fisse e con le mani provviste di guanti chiodati. Arrivare senza lo slittino comporta la squalifica, mentre è concesso fermarsi e riprendere la gara con una spinta. Nel doppio, l’atleta che si trova in cima alla rampa di partenza si spinge da due maniglie fisse, mentre il secondo atleta infila le mani in cinghie che lo collegano all’atleta che lo precede. Per le gare di

doppio sono previste due discese. A Cesana Pariol, dall’11 febbraio.

SnowboardSlalom gigante parallelo, Half Pipe e Snowboard Cross: queste le discipline olimpiche dello sport più spettacolare dei Giochi. Nello slalom gigante, due concorrenti che scendono sulla stessa pista affiancati su due percorsi paralleli, tracciati con porte triangolari blu e rosse. Nell’Half Pipe, il tracciato è un mezzo tubo di neve innevato lungo circa 120-130 m, con una pendenza del 16-17%. Gli atleti devono uscire dai muri laterali e poi rientrarvi compiendo in aria mano-vre e acrobazie, attraversando l’Half Pipe da un muro all’altro per 6-8 volte e sfruttando tutta la lunghezza a disposizione. Lo Snowboard Cross è la disciplina che debutterà nel programma olimpico. Il percorso è composto da: whoops (gobbe), waves (onde), banks (paraboliche), kicker (salti) e spine (salti con uscita a 90°). A Bardonecchia dal 12.

Cortina OlimpicaEdito da Renografica Edizioni d’Arte

Cinquant’anni dopo le prime Olimpiadi Italiane a Cortina d’Ampezzo, le Olimpiadi invernali tornano in Italia. Nel libro “Cortina Olimpica - la grande tradizione degli sport invernali tra passato e presente”, l’au-tore Massimo Spampani, giornalista e cultore degli sport bianchi, racconta il fascino dei Giochi ampezzani del 1956, i primi in televisione. I Giochi che fecero innamorare gli italiani della montagna e degli sport invernali, che segnarono l’inizio dello sci di massa e fecero di Cortina, la Regina delle Alpi. Emerge dal libro un percorso emotivamente coinvolgente, che non si limita al ricordo del passato, a classifiche e vincitori, ma fa rivivere, anche attraverso 300 foto attuali e storiche, i personaggi, come Sophia Loren attesa da 300 giornalisti, e i racconti di ieri e di oggi. Edito da Renografica Edizioni d’Arte. Versione base: € 35,00; Versione lusso (brossura cartonato): € 45,00info: www.cortina.dolomiti.org/gis Mail: [email protected]

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A piedi nudi sul tetto del Continente nero

Tom Perry, il primo uomo al mondo a scendere a piedi nudi dal Kilimanjaro

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Ore sette del mattino. Otto amici si abbracciano commossi in vetta, sul tetto dell’Africa, il Kili-manjaro. Sotto la scritta Uhuru Peak a 5895 metri, seduto su un masso lavico, Tom Perry si toglie con un gesto abituale i pesanti scarponi. I raggi del sole cominciano appena a scaldare, ma il termometro segna ancora -10. Se non avessi visto con i miei occhi, non era da credere. Se non lo avessi potuto seguire con lo sguardo, mentre correva a piedi nudi a quasi 6000 metri di quota, difficilmente avrei pensato che un uomo potesse fare qualcosa di simile…Invece lui a piedi nudi, immergendosi tra nugoli di polvere nella ripidezza del costone altissimo, è sceso a velocità impressionante dalla vetta Uhuru Peak fino al Barafu Camp, 1300 mt di dislivello ed una distanza lineare ragguardevole che hanno richiesto quattro ore di corsa, tra rocce e pomice lavico, vincendo il freddo prima, il grande sbalzo termico e di pressio-ne poi, ma anche la paura per la possibilità di farsi male: di tagliarsi, di cadere, di rompersi, sapendo che lassù non esiste il soccorso alpino. L’avevo seguito altre volte per le sue incredibili performances: il Carena, le Tofane, il Gran Sasso,

Xtreme stuff

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il Cristallo; erano però tutte discese di un giorno, realizzate a quote relativamente basse, ma stavolta si trattava di un colosso, di un immenso gigante naturale, si trattava del Kilimanjaro. Avevamo ritrovato le vecchie carte di un grande amico scomparso, Cesco Zaltron: scampoli di un sogno non ancora realizzato cui volevamo dar vita anche per rendere omaggio alla memoria dell’ami-co e allora eccoci, sotto quest’ara immane, che vogliamo tentar di salire. Per salirci dalla via di Machame, buoni camminatori impiegano 6 giorni. Un trekking impegnativo, che include le notti in tenda, il cibo locale cucinato in condizioni igieniche che lasciamo immaginare, con tutti i rischi che ne conseguono, e poi c’è il tempo: un’improvvisa burrasca da un giorno all’altro ti può fermare, com’è successo anche a molti alpini-sti famosi. Rivisitando la storia alpinistica di questa montagna potremmo dire che, con l’impresa di Tom Perry, si chiude un cerchio iniziato nel 1889 dal Meyer, proseguito con le imprese di Pietro Ghiglione (1937) e di Reinhold Messner (1978) e che va a chiudersi con questa incredibile perfor-mance vicentina, che viene a rendere familiare una montagna altissima e molto faticosa e quasi ne irride la difficoltà, se è vero, come adesso è vero, che un uomo la può scendere perfino scalzo.

Bepi Magrin

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Page 41: Xtreme Stuff Magazine 05

Il Territorio

La Tanzania e' uno dei Paesi piu' poveri al mondo,

pur essendo una delle regioni piu' affascinanti

e ospitali del continente africano. Lo stipendio

medio di un tanzaniano e' di circa 40 euro al mese,

mentre la vita media non arriva ai sessant’anni.

L’alimentazione e' scarsa, soprattutto nei villaggi

che sorgono sugli altopiani o nella savana, percorsa

sempre piu' frequentemente dalle jeep dei turisti

che praticano il safari fotografico, a caccia di forti

emozioni. Qui la quotidianita' e' fatta di mera

sussistenza. Si lotta per sopravvivere, la dura legge

della savana e' questa e vale sia per gli animali che

per gli uomini. Non sempre, agli uomini, la cosa

riesce. Il pasto giornaliero per un popolo che vive

con un dollaro al giorno costituisce un problema

a volte irrisolvibile. "Homo sine pecunia, imago

mortis" dicevano i latini. Eppure il sorriso dei

tanzaniani, lo sguardo intenso e fiero dei Masai,

sembra contraddire questo detto.

TOMPERRY

Xtreme stuff

Gennaio - Febbraio 39 X3M05

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Page 42: Xtreme Stuff Magazine 05

Tom Perry Story“La realtà è che la sensazione di benesse-re che provo quando tolgo gli scarponi, è impagabile. Ho capito perchè: a piedi nudi la terra mi trasmette tutta la sua energia, mi rigenera spiritualmente, mi sento un altro. Mi riappacifica col mondo, mi sento testimone di valori positivi, autentici, senza speculazioni e intermediazioni”. Eccola, in sintesi, la filosofia di Antonio Peretti, in arte Tom Perry, comune-mente conosciuto come “l’alpinista scalzo”, l’uomo che sale e scende dalle montagne di mezzo mondo senza scarponi. Succede un giorno dell’estate del 2002, per caso, sui canaloni sassosi che percorrono i fianchi del Carega, montagna teatro di epiche battaglie durante la Grande guerra e palestra per tantissimi appassionati di escursionismo. L’ai-tante guardia forestale si toglie gli scarponi d’ordinanza e inizia, quasi per scommessa, a correre a scavezzacollo verso valle, a piedi nudi. E’ un’azione travolgente la sua, il risul-tato di un indispensabile atletismo coniugato alla massima concentrazione mentale.

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Page 43: Xtreme Stuff Magazine 05

Antonio Peretti capisce di aver trovato il proprio, originalissimo modo di anda-re per crode. Nasce così il personag-gio di “Tom Perry, l’alpinista scalzo”; dal battesimo ufficiale, avvenuto il 15 agosto di tre anni fa con la discesa ininterrotta da cima Posta sulle Piccole Dolomiti, l’atleta vicentino ha saputo misurarsi in imprese che hanno dell’in-credibile, via via sempre più impegna-tive: sul monte Cristallo, sul Sinai, sui vulcani ecuadoregni, sul Gran Sasso, sulle Tofane, lungo le principali ferrate delle Dolomiti, percorse tutte rigorosa-mente a piedi nudi.Le inedite sfide di Tom Perry non sono però fine a se stesse, semplici esibizioni, per quanto ardite e singolari. L’alpinista scalzo, infatti, intende trasmettere un messaggio preciso.

E’ un invito, il suo, alla solidarietà e all’altruismo, vuole essere uno stimolo a riflettere sui valori, discutibili, sui quali si basa la moderna società dei consumi. Togliersi gli scarponi è il modo che ha escogitato per dire proprio questo: noi occidentali abbiamo molto, spesso anneghiamo nel superfluo; tantissi-ma gente in gran parte del mondo, invece, non ha di che vivere. Ma lo fa con molta semplicità, senza ipocrisie o presunzione, per farsi sentire simpa-ticamente, senza infastidire; quasi in punta di piedi. Scalzi, ovviamente.

Claudio Tessarolo

Luciano Covolo, mente e regi-sta instancabile della spedizione, Claudio Tessarolo, giornalista professionista e alpinista di gran-de preparazione, Bepi Magrin, alpinista di lungo corso, Renato Baldo, il più anziano della spedi-zione con i suoi 66 anni, Antonio Dalla Stella, che ha brillante-mente coronato un sogno alpi-nistico, Davide Ferro, giovane e capace guida di media montagna e Massimo Belluzzo, che con la sua inseparabile cinepresa ha documentato giorno per giorno non soltanto le performances di Tom Perry, ma lo svolgimento di tutta la spedizione.

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Page 44: Xtreme Stuff Magazine 05

Chi e'...Nome: Antonio Peretti Nato a: Sovizzo (Veneto) nel 1960Curiosità: Fin da giovane rivela una spiccata predi-sposizione all’attività sportiva, che lo porterà ad essere calciatore, atleta di mezzofondo, paracadutista, appassiona-to escursionista, spericolato campione di motociclismo. E’, però, in età matura, che Antonio Peretti scopre la sua partico-larissima vocazione: correre in montagna scalzo.Imprese:E’ stato il primo uomo al mondo a cimentarsi nella discesa senza scarpe del mitico Kilimangiaro. Nel luglio scorso ha corso a piedi nudi sul salar de Uyuni, in Sudamerica, e in seguito ha sfidato la sabbia rovente del deserto di Atacama. Ha scalato un vulcano di 6000 metri, il Licancabur, scendendo a piedi nudi, incu-rante del vento e del termometro a quasi 30 gradi sottozero e quindi raggiunto, dando così prova di essere un alpinista completo, la vetta del Nevado Sajama, che con i suoi 6550 metri è la più alta vetta andina della Bolivia.

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Lo SkyrunningEmozioni, di corsa, tra montagna e cielo!Emozioni, di corsa, tra montagna e cielo!

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Page 47: Xtreme Stuff Magazine 05

Negli ultimi dieci anni si è assistito, nel panorama internazionale della corsa, alla nascita di una nuova generazione di competi-zioni e atleti, che hanno come teatro di prova le meravigliose montagne di tutto il mondo. Si è sviluppata e affermata una nuova disciplina sportiva: lo skyrunning cioè il correre in alta montagna o in modo più filosofico “la corsa del cielo”, una disciplina sportiva ufficialmente nata all’inizio degli anni novan-ta, anche se tracce di questo modo di interpretare la corsa e la montagna si trovano già diversi anni prima. Un tempo, infatti, affrontare di corsa una montagna era una necessità, ed i primi inconsapevoli skyrunner sono stati i contrabbandieri, i militari ed i pastori che sulle montagne vivevano e soprattutto lavoravano. Oggi invece si sale e scende di corsa da una montagna un po’ per divertimento e un po’ come forma di antistress ai ritmi che la quotidianità delle giornate di lavoro o la città ci impongono. Nel 1995 viene quindi fondata ad opera di Marino Giacometti, colui al quale si attribuisce il merito di aver istituzionalizzato questa disciplina, la Federazione Sport Alta Quota (FSA) permet-

tendo allo skyrunning di acquisire una propria connotazione specifica con uno statuto, degli obiettivi e un calendario gare ufficiale. Questo ha consentito di valorizzare, diffondere e far crescere sempre più questa nuova disciplina sportiva, tanto che oggi la Federazione propone ogni anno un Calendario gare che prevede la disputa di una serie di prove che vanno a costituire il “Campionato Italiano Skyrunning” e la “Skyrunning World Series”, oltre a diverse prove di skyrace classiche, coinvolgendo complessivamente ogni anno migliaia di atleti e semplici appas-sionati. Le gare di skyrunning si disputano in meravigliosi scenari alpini, a quote considerevoli comprese tra i 2000 e i 4000 metri, con notevoli dislivelli in salita e discesa, e con una lunghezza del percorso gara che varia dai 25 ai 50 Km. I percorsi possono comprendere tratti innevati o ghiacciati, la cui difficoltà non può

Skyrunning:

disciplina sportiva che consiste nel correre in alta montagna.

Skyrunner:

letteralmente è il “corridore del cielo”, cioè l’atleta che si impegna e

pratica la disciplina del correre in alta montagna.

Chilometro verticale:

è una gara che si sviluppa su un impegnativo percorso di sola salita che

prevede il compimento di un dislivello di 1000 metri in verticale. Gene-

ralmente partenza dai 1500-2000 metri ed arrivo a 2500-3000 metri.

Alpinia.net è un portale verticale sulla montagna, che ha iniziato operativamente la sua attività nel 2002. Alpinismo, Arrampicata, Arr. su ghiaccio, Escursionismo, Mountain Bike, Rafting, Scialpinismo, Sci alpino, Sci nordico, Snow Board, Speleologia, Torrentismo, Vie ferrate, Volo e Skyrun-ning sono solo alcuni dei temi che trovano spazio sul sito. E’, infatti, possibile trovare informazioni utili su natura e ambiente, con sezioni dedicate, ad esempio, alla cucina, agli hotel e agli agriturismo montani, al soccorso alpino, ai personaggi della montagna e tanto altro ancora. E allora che aspettate! www.alpinia.net

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Gennaio - Febbraio 45 X3M05

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Page 48: Xtreme Stuff Magazine 05

però superare il secondo grado alpinistico. E’ evidente quindi che chi si avvicina a questo genere di competizioni, deve possedere un’adeguata preparazione psico-fisica, una corretta gestione dei materiali e dell’alimentazione, ma soprattutto un grande amore e rispetto per la montagna. Aspetto interessante è che parallelamente ad alcune di queste competizioni è svolta anche della ricerca scientifica per monitorare alcuni parametri degli atleti come lo stress psicologico, l’ipossia, lo sforzo muscolare al fine di raccogliere dati per lo studio e la ricerca delle variazioni fisiologiche e biochimiche umane in alta quota. Per tutte queste caratteristiche, lo skyrunning si differenzia, e non appartiene, alla categoria delle classiche corse in montagna. Si è evoluto ed è quindi nato un nuovo concetto di affrontare e salire la montagna, grazie ad una buona preparazione atletica e mentale, oggi si affrontano in giornata certe salite estive ai rifugi o alle cime alpine per le quali sono invece mediamente previste tempistiche di più giornate. Ne sono da esempio alcune compe-

tizioni nate negli ultimi anni, che si svolgono lungo itinerari escursionistico-naturalistici di più giorni come il Trofeo 4 Luglio (Skymarathon: la maratona del cielo) e il Trofeo Scaccabarozzi (Skymarathon Sentiero delle Grigne). Lo skyrunning rappresenta quindi l’unione della corsa con la montagna e quindi la massi-ma espressione e sintesi di un’originale filosofia di interpretare queste due specialità. L’amore per la corsa e per la montagna accomuna tutti questi “corridori del cielo”, uomini e donne che, per agonismo e semplice spirito di libertà, sostengono immensi sforzi comunque ripagati dalle emozioni che gare di questo genere sono in grado di farti assaporare e che personalmente ho più volte definito, riprendendo una celebre canzone, “uniche ed incredibilmente romantiche!”.

Luca PellicioliResponsabile comunità skyrunning di [email protected]

SkyMarathon:

letteralmente è la “maratona del cielo”. La maratona classica in pianu-

ra consiste nel percorrere 42 km e 195 m. Le SkyMarathon sono gare

con distanze analoghe alle maratone che si svolgono in piano, ma che

prevedono dislivelli, in salita e discesa, da compiere durante la gara e

lo sviluppo del percorso a quote superiori ai 2000 metri.

Skyrace:

termine generale che indica le competizioni di corsa in alta quota di

diversa lunghezza.

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Page 50: Xtreme Stuff Magazine 05

La tendenza all’aumento della velocità è presente in tutte le discipline sportive e ha due importanti conseguenze: 1) gli atleti devono imparare con appositi allenamenti a gestire i nuovi attrezzi e devono adattarsi alle maggiori intensità degli sforzi; 2) l’incidenza e la tipologia degli infortuni è cambiata, con impor-tanti ricadute in ambito riabilitativo.Nello sci alpino, ad esempio, sono frequenti le lesioni dei lega-menti crociati del ginocchio che necessitano di terapia chirurgica ed è notevolmente aumentata l’incidenza dei traumi all’arto superiore per la notevole diffusione dello snowboarding. Un aspetto particolare di questa tematica riguarda il ritorno all’at-tività fisica ed allo sport di tutti coloro che sono stati colpiti da malattie croniche più o meno invalidanti. Per molti pazienti affet-ti da cardiopatia ischemica, ipertensione o diabete, è oggi possi-bile utilizzare la montagna come luogo per la riabilitazione, con le dovute precauzioni. Anche gli esiti di interventi chirurgici che

prevedono l’impianto di protesi articolari nell’anca, nel ginocchio e nella spalla hanno reso nuovamente possibile il ritorno ad attività sportive amatoriali quali l’alpinismo e la pratica dello sci alpino. In tutti questi casi, i limiti delle possibilità prestative sono stati, e saranno, notevolmente spostati, per cui ciò che una volta era impensabile oggi è possibile, e domani lo sarà ancor di più. Anche le continue ricerche, che da più parti vengono svolte per innalzare i limiti della prestazione sportiva, hanno comportato, e continuano a comportare, la messa a punto di attrezzature innovative che vengono proposte non solo agli atleti d’elite, ma anche al grande pubblico.Negli sport invernali sono almeno due le importanti novità di questi ultimi anni: l’introduzione dei pattini “Klap” nel pattinag-gio di velocità su ghiaccio, dotati di un dispositivo a molla che permette un maggior tempo di contatto della lama con il ghiac-cio, e la messa in commercio degli sci sciancrati (carving) per lo

In montagna per riabilitarsiI consigli dello specialista dopo un trauma sulla neve

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Sono più di 30 mila gli incidenti causati ogni anno dallo sci in Italia.I dati sono emersi dalla prima mappa sugli incidenti in montagna realizza-ta dall’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima stagione sciistica sono stati rilevati, dalla Polizia, 12.000 incidenti. L’80% degli infortunati ha un’età tra i 10 e i 49 anni, con una media intorno ai 32 anni.Gli incidenti mortali sono, per fortu-na, abbastanza rari. Si osserva, infat-ti, un decesso ogni 1700 interventi, che, rapportato ai 30.000 incidenti stimati, indica meno di 20 fatalità l’anno, alcune delle quali dovute a malore. Dai dati emerge poi che la maggior parte degli infortuni avviene su piste di media difficoltà (il 55.6%) e in condizioni meteo buone. Ciò significa che ci si può far male anche in situazioni “normali”. Solo il 10% delle cadute è dovuto a uno scontro. In molti casi si tratta di una semplice distorsione, tipica di uno sport che sollecita spesso le arti-colazioni, soprattutto le ginocchia. E se le lesioni agli arti inferiori si osservano nel 47.3% degli infortuna-ti, quelle agli arti superiori, solo nel 20% dei casi. Il 15% degli incidenti ha avuto come conseguenza un trau-ma alla testa, lesione che si sarebbe potuta evitare utilizzando il casco, mentre il 3,6% dei casi gravi ha richiesto l’intervento dell’elicottero. L’attrezzo utilizzato dagli infortunati è nel 79,6% dei casi lo sci, nel 15.7% lo snowboard.

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I dati:I dati:iincidenti sulla nevencidenti sulla neve

sci alpino. Queste due novità hanno portato a notevoli modificazioni delle prestazioni sportive, per cui tutti i record di pattinaggio di velocità sono stati rapidamente superati e gli sciatori alpini sono in grado di raggiungere velocità assai elevate, mantenendo con maggiore facilità le traiettorie in curva.Di questi argomenti, e soprattutto delle tecniche riabilitative oggi a disposizio-ne per il recupero funzionale dopo infortunio di quanti praticano da profes-sionisti o da amatori gli sport invernali e di montagna, si discuterà a Torino, presso il Centro Congressi del Lingotto, l’1 ed il 2 aprile 2006 in un congresso medico-scientifico che ha per tema “La riabilitazione negli sport invernali e di montagna”. Al congresso parteciperanno i maggiori esperti mondiali del settore. Info su www.isokinetic.com

Dott. Giulio Sergio RoiSpecialista in Medicina dello SportDirettore del Centro Studi Isokinetic di Bologna

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Le valanghe...Quando la neve che si è accumulata sui fianchi di una monta-gna si stacca dal piano d’appoggio e precipita a valle, siamo in presenza di una valanga. È un fenomeno simile alle frane, ma si differenzia perché si manifesta senza particolari segnali di preav-viso, in pochi secondi, sviluppando un impressionante potere distruttivo. La potenza di una valanga dipende principalmente dall’ampiezza della superficie instabile e dalla natura della neve; per una neve definita umida, la velocità di discesa può variare dai 50 ai 100 km/h, mentre per una neve farinosa, in pratica più leggera, la velocità può raggiungere anche i 200 km/h. Prima cosa da fare, evitare di avventurarsi in zone sconosciute e senza guida. Le valanghe tendono a verificarsi negli stessi luoghi e negli stessi periodi e, pertanto basta consultare una carta di rischio dei territori montani soggetti a tale eventualità e prestare attenzione ai bollettini d’informazione sulle valanghe. Se decide-

te di fare una gita in montagna è preferibile spostarsi di mattina presto, scegliere i percorsi più alti, evitando il fondo valle e guardare sempre verso l’alto in modo da controllare l’eventuale distacco di una valanga. Se venite travolti da una massa nevosa dovete simulare i movimenti che fareste nuotando per restare a galla e cercare di tenere il viso libero dalla neve. Finito il movi-mento sarà difficile orientarsi e stabilire qual è l’alto e qual è il basso: in questo caso il consiglio potrà sembrare un po’ strano, ma in realtà è molto importante. Vi potete aiutare sputando, la forza di gravità vi farà capire. Un’ultima informazione che non tutti sanno è che sotto la massa nevosa di una valanga si riesce a resistere più a lungo di quanto non si pensi, circa 3 ore a un metro di profondità e circa 45 minuti a 3 metri.

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ATMONAUTInavigatori dell’atmosfera

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La storia insegna che le grandi rivoluzioni arrivano all’alba dei nuovi secoli. E’ proprio nell’anno 2000 che irrompe sulla scena del paracadutismo mondiale una nuova tecnica per volare in caduta libera: con gli Atmonauti inizia la storia del vero volo umano.Non bisogna volare negli States e neppure oltralpe, dove normalmente vede la luce ogni forma di paracadutismo nascente, per incontrare gli apostoli di questa vera e propria way-of-life. Marco Tiezzi e Giglio-la Borgnis sono italianissimi: il merito del progetto Atmonauti e della diffusione planetaria di questa evoluzione del volo umano è custodito come il fuoco sacro degli dei. Dopo un successo che li ha portati in questi anni a girare il mondo per insegnare il loro nuovo concetto di volo, gli Atmonauti hanno deciso di rendere più stabile nel 2006 la loro permanenza in Italia creando la loro Fly Zone a Skydive Marche, rinnovato centro di paracadutismo della provincia fermana gestito dal bravo Ilario De Marchi.

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In cosa si differenzia il sistema Atmonauti dalle altre tecniche di caduta libera oggi conosciute? Il volo è la parola chiave del grande successo. Per la prima volta nella storia dello skydiving vengono introdotte nozioni tipiche del volo e tipiche della formazione del pilota. Ma il fatto più clamoroso, per cui possia-mo per la prima volta parlare di vero volo umano, è che gli Atmonauti sfruttano sul corpo il principio fisico della portanza, quella forza che in pratica consente alle ali di un aeroplano di sostenersi in volo. Utilizzando il corpo con un angolo di inci-denza, il paracadutista si comporta come un profilo alare, la cui propulsione è costituita dall’angolo di incidenza del corpo che permette di mantenere la velocità sufficiente ad alimen-tare l’ala umana. Il risultato? Ci si sente leggeri, sparisce la sensazione di cadere e si ha un totale controllo ed una estrema

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Dopo aver studiato per tre anni il volo di una particolare specie di scoiattoli del Madagascar che, grazie a una sottile membrana che collega gli arti anteriori, quelli posteriori e la coda, planano da un albero all’altro, nel 1997 Patrick De Gayar-don inventa la tuta alare (wingsuit). I primi prototipi della tuta risalgono al 1994, mentre i primi esperimenti al ‘96. Dotata di tre superfici alari cucite direttamente alla tuta stessa per riempire lo spazio che si crea tra braccia, corpo e gambe allargate, questa particolare invenzione è costituita da una doppia membrana, che si gonfia durante la caduta creando un effetto portante. Con questa tuta alare, la velocità di spostamento orizzontale della caduta libera è di 140/150 km/h, la velo-cità massima è 180 km/h, mentre quella verticale di 90 km/h. Con un piano di caduta di 35° e il corpo inclinato in avanti di 20-25 gradi, lo spostamento orizzontale risulta maggiore di quello verticale. Patri-ck, lanciandosi da 4000 metri, è riuscito a spostarsi orizzontalmente di 6 chilometri, in poco più di due minuti, dimostrando che l’avanzamento orizzontale è molto di più di quello verticale. In definitiva, si può parlare di volo planare e della capacità per l’uomo di volare. Con questa impresa, Patrick De Gayardon ha reso possibile il sogno di Icaro. E’ stato poi capace, durante una caduta libera senza paracadute, di rientrare nello stesso aereo da cui si era lanciato chilometri più in alto. Il 13 aprile del 1998, Patrick si trova alle isole Hawaii per tentare alcune migliorie sulle prestazioni della speciale tuta alare, ma, durante un lancio di allenamento,

Patrick De Gayardon Patrick De Gayardon

precisione di volo, ottenendo un'opportunità reale di eseguire giochi e performances che prima si credevano possibili solo in caduta verticale nella traiettoria della forza di gravità. Tuttavia se le spiegazioni tecniche possono risultare ostiche ai più, una delle ragioni del successo del volo Atmonauti, è la facilità di apprendimento. Tutti possono imparare rapidamente questa tecnica, dai più esperti e già specializzati nelle varie discipline (rw, freefly ecc.), ai debuttanti che hanno appena terminato il corso basico di paracadutismo. Una volta appreso correttamente il concetto e tutte le particolarità che ne derivano, l’evoluzione diviene rapida e stimolante arrivando a far maturare non solo una tecnica sopraffina e una sensibilità eccezionale, ma anche

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il meccanismo di apertura del paracadute applicato alla tuta si inceppa e Patrick De Gayardon muore tragicamente. Era lì, anche, per girare il nuovo film di Patrick Passe: una sequenza di skysurf in tandem con Wendy Smith e una di freefly con Adrian Nicholas. Alle Hawaii, Patrick era arrivato il 12 e aveva provato qualche salto e fatto alcune modifiche alla sacca per migliorare il volo della wing suit. Il giorno dopo, un salto insieme agli altri per fare le riprese e poi con Adrian, che ormai aveva imparato ad usare perfetta-mente la tuta alare. Alla sacca usata per saltare, Patrick aveva aggiunto una specie di deflettore applicato sul fondo, costruito in corda e riempito di gomma piuma, che doveva servire ad aumentare l’efficien-za della tuta, eliminando la turbolenza creata dal vuoto tra la sacca e la schiena. Patrick, la sera prima, per fare l’ennesima modifica, aveva smontato e rimontato il deflettore senza aprire il contenitore. Nel suo ultimo salto, quando ha tirato l’hand deploy sotto i 700 metri, la sacca si è aperta normalmente mentre il pod non è uscito né si è aperto, ed è rimasto inca-strato nelle funi di fissaggio del deflettore. Patrick ha sganciato e aperto la riserva, ma il pilotino e il pod della riserva si sono impigliati con il pod del principale. I due pod sono rimasti così impigliati sopra la sua testa e Patrick è sparito per sempre dietro gli alberi di banano.

Marianna Macis

una formazione più amplia che si avvicina a quella dei piloti degli aerei. Ma gli Atmonauti sono molto di più: esistono competizioni, giochi, show e addirittura l’Atmonauti Top Patrol, una pattuglia acrobatica in grado di emulare le gesta delle Frecce Tricolori.Atmonauti: uniti in aria e nella vita. Marco Tiezzi, 38 anni, oltre 10.000 lanci. Inventore ed istruttore della tecnica Atmonauti. Campione Europeo di Freestyle e nella selezione dei migliori free-flyers mondiali. Gigliola Borgnis, 32 anni, 9.000 lanci. Ha contribuito all’idea-zione del progetto dall’esordio, specializzandosi in Atmonauti Free Style. Ha partecipato al record mondiale femminile di free-fly.E’ in possesso della licenza di pilota di aeromobile.

Info Websites:www.atmonauti.com - www.scuoladiparacadutismo.it

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La wingsuit La tuta alare usa la velocità di caduta generata dalla gravità e la converte in volo orizzontale. Lo stesso principio si applica agli alianti, deltaplani e alle vele dei paracadutisti. E, infatti, la wing-suit é un profilo alare, proprio come l’ala di un aereo, una vela da lancio o lo Shuttle. Per una persona di taglia media, la tuta ha una superficie di circa 15-16 piedi quadrati ed un peso di ca. 170-190 libre. Questo comporta un carico alare di 10,5-12,5, dieci volte superiore a quello di una vela da lancio. Dai calcoli matematici si evince che per un carico alare 10 volte superiore, la velocità minima dovrà essere grossomodo 3 volte superiore.

Questo è coerente con le misure fatte su voli con tute alari, dove la migliore planata è stata raggiunta ad una velocità di 130 Km/h. A tale velocità il rateo verticale era di 40-50 Km/h. Si può volare a velocità verticale più bassa, ma ciò comporta anche una minore velocità orizzontale e quindi una planata peggiore. Per quanto riguarda i tentativi di atterraggio con la tuta, ci sarebbe bisogno di una superficie alare superiore, per generare una maggiore portanza e quindi ridurre la velocità minima. Ma il corpo umano, per la sua forma, non è concepito per il volo, ed occorreranno alcuni milioni di anni di evoluzione per cambiarlo in una forma più consona.

M.M.

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La Ruta Maya Alla scoperta delle antiche vie dei Maya, nel cuore dell’ inospitale Selva del Sud del Messico, Guatemala e Belize... in mountain bike

Sono sbarcato a Guatemala City alle 16.30 locali del 6 settembre scorso, ad attendermi il collega dell’ambasciata, che, dopo avermi condotto nella sua sede, dove ho montato la bike, mi ha accompagnato ad Antigua, 40 km circa ad ovest di Guate City, da dove il mattino seguente avrei iniziato la mia avventura. Alzatomi di buonora, ho preso direzione nord-ovest verso il lago di Atitlan, da dove mi sarei diretto a nord verso la Cordillera Chuchumatanes attraversando le località di Chichicastenango, Santa Cruz del Quichè, Sacapulas, Huehuete-nango e Todos Santos Chuchumatanes. La strada fin qui è tutta una salita dura ed impegnativa, tranne gli ultimi km, fatti di spettacolari discese, che per un free rider come me sono una festa. Purtroppo ho dovuto limitarmi nella velocità a causa del pesante carico posteriore.

E, infatti, sono caduto. Nulla di grave, ma che botta! Tutto il tragitto, anche se vera-mente duro e faticoso, è stato fantastico per la bellezza dei luoghi, per la quiete e per le attenzioni della gente, che non avendo mai visto un turista in bike, mi fermava e mi chiedeva da dove venissi, compiacendosi e facendomi raccoman-dazioni perché la strada era pericolosa, soprattutto il tratto che da Todos Santos va alla Mesilla, al confine con il Messico. Infatti, quando sono partito da lì e ho attraversato la Cordillera con un passag-gio di 120 km circa, mi sono reso conto che gli indigeni del luogo avevano ragio-ne: ho dovuto spesso spingere la bike per le incredibili salite e per il fango che la pioggia aveva creato; come consuetudine del clima tropicale, acquazzoni improvvisi sono soventi durante l’arco del giorno, brevi, ma quanto basta per ridurre la strada ad un acquitrino.

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Per percorrere quei 120 km mi ci sono volute quasi 10 ore. Il 12 ho attraversato il confine tra Guate e Mexico e, percorsi più di 160 km, ho raggiunto il cuore del Chiapas, San Cristobal de Las Casas, dove mi sono fermato un giorno per riposare e per visita-re la città. Qui tutto sembra tranquillo e la gente è cordiale, ma non dimentichiamo che ci troviamo in pieno territorio Zapatista, dove sono molto forti i contrasti tra governo messicano e la popolazione locale, lo si nota dal fatto che ci sono militari e posti di blocco ovunque. Da San Cristobal mi dirigo ad Ocosingo, dopo 85 km. Questa città, nel ’94, vide la repressione della rivol-ta Zapatista con decine di morti. Lasciata Ocosingo, è il turno delle rovine della città Maya di Toninà a 12 km a est e poi di Palenque, 130 km a nord, con una sosta alle spettacolari cascate dell’Agua Azul. Il giorno successivo ho sostato a Palenque, per poter ammirare lo splendido sito Maya immerso nella foresta. Il giorno dopo un altro lungo tratto, 160 km, che mi ha portato a Bonampak, percorrendo la Carretera Fronteriza, la strada che corre lungo il confine con il Guatemala. Ho visitato il sito Maya di Bonampak, completamente immerso nella foresta, raggiungi-bile dopo aver percorso quasi 15 km di sterrato dalla Carretera

e mi sono diretto a Frontera Corazal, dove, dopo una visita al sito Maya di Yaxchilan, ho attraversato a bordo di una lancia il fiume Usumacinta, che è il confine naturale con il Guatemala. Sbrigate le formalità doganali, mi sono trattenuto con i poliziot-ti, incuriositi dal fatto di vedere un italiano, per di più in bike, in quei luoghi così dispersi. Dopo aver lasciato Bethel, ho percorso un tratto di strada di 90 km, tutta sterrata, dove ho incontrato notevoli difficoltà, per il fatto che la pioggia continua rendeva impraticabile la strada, costringendomi a percorrere lunghi tratti a piedi spingendo la bici. Ho passato dei brutti momenti, percorrevo brevi tratti in lungo tempo e la necessità vitale in quei luoghi è di non percorrerli mai se non di giorno, la notte potreb-be essere fatale. Mi sono così armato di pazienza e di forza di volontà, cosa che mi ha aiutato in più momenti, in quanto è sì importante la preparazione atletica, ma è la testa il fattore primario che, mancando, renderebbe vano ogni sforzo. Una volta giunto a El Subin ho dovuto cambiare itinerario, dirigendo-mi a Sayaxchè, 20 km circa a sud, perchè stava sopraggiungendo

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Terre e Zapatisti

Sotto il regime dominato per ottant’anni dal Pri, le diverse riforme agrarie che si sono succedute hanno sempre avuto un carattere parziale oltre che ingiusto e spesso assegna-vano ai contadini poveri le terre più aride e meno redditizie. I contadini che venivano espulsi dalle loro terre per debiti venivano invitati dal governo a emigrare verso le montagne aride del Chiapas, dove si creò un gigantesco bacino di manodopera di riserva che i latifondisti delle regioni del Centro, di Fraylesca e Soconusco utilizzavano nei periodi della raccolta. Quando questa fini-va, i peones sopravvivevano a stento nelle poverissime terre comunitarie che venivano assegnate a esclusivo vantaggio dei grandi proprietari. Fu così che 150 mila contadini, quasi tutti indigeni, furono costretti a vivere nelle foreste e nelle montagne. All’inizio degli anni ’80, ben l’80% degli ejidos erano costretti per sopravvivere a lavorare nelle aziende dei grandi proprietari e nelle peri-ferie delle città. Grazie a questa opera di supersfruttamento, il Chiapas è diventato il primo esportatore di caffè e fra i primi tre stati messicani produttore di mais, banane, tabacco e cacao. Il 90% dei contadini delle terre comunitarie tuttora estraggono, dalla terra, un reddito giornaliero inferiore a un dollaro. In Ocosingo, Altamirano e las Margaritas, su 225mila abitanti, il 48% della popolazione è analfabeta, l’80% delle fami-glie vive sotto i livelli minimi di sussistenza, il 75% della comunità non ha elettricità e oltre la metà non possiede acqua potabile. Queste sono le vere ragioni che hanno spin-to i contadini del Chiapas ad organizzarsi nell’Ezln, Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, movimento armato clandestino che deve il suo nome a Emiliano Zapata.

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la notte e avevo necessità di trovare riparo. Il mattino seguente ho percorso i 60 km che da Sayaxchè mi conducevano a Flores, isola del lago di Peten Itzà, dove ho riposato un giorno intero ed ho iniziato i preparativi per affrontare la Selva del Peten, dove ci sono i siti Maya più spettacolari, remoti e sperduti. Questo giro di più di 200 km, ho dovuto affrontarlo a piedi, visti i sentieri impervi e inaccessibili con la bici. Dopo informazioni in loco, ho incontrato il chiclero di 60 anni, di nome Don Francisco, che mi avrebbe accompagnato nei 9 giorni successivi per tutto il percorso. Dopo aver lasciato la mia bike nell’albergo, siamo partiti per Carmelita, l’ultimo paese prima della Selva, 80 km a nord di Flores. Da lì, dopo aver dormito una notte in una cabaña sull’amaca, cosa che si sarebbe ripetuta per tutte le notti seguenti, abbiamo preso direzione nord, verso El Mirador, antico sito Maya ancora completamente ricoperto dalla vegetazione. Dopo la prima mezz’ora di viaggio, immersi nel fango fin sopra le ginocchia,

avevo già capito cosa mi avrebbe aspettato nei giorni successivi. Avevamo a disposizione due mule, sulle quali erano caricati i viveri, l’acqua e quanto potesse servirci. Camminavamo dalle 6 alle 8 ore al giorno, in condizioni pazze-sche, che però mi hanno fatto tirar fuori il meglio di me stesso e dato, una volta terminato il viaggio, una serenità e una soddi-sfazione tali, che solo chi ha avuto l’opportunità di affrontare determinate situazioni può capire. Dopo 8 giorni finalmente ritornavamo a Carmelita e poi a Flores. Dopo essermi riposato per un giorno, sono partito alla volta del Belize. Dopo Benque, Viejo del Carmen, il sito Maya di Xunantunich e Burrel Boom, ho finalmente cominciato l’ultima tappa che da Orange Walk, attraverso la New Northern Hwy, mi portava dopo 110 km a Belize City, dove terminavo il giro in bike. Quest’ultima tappa è stata durissima, sia per la stanchezza

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Abbigliamento e tradizioneGli abiti degli antichi Maya erano tessuti in cotone o con fibre di agave. I colori erano naturali e venivano ricavati da sostanze vegetali, animali o minerali. Poiché la società preispanica era profondamente gerarchica, i vestiti riflettevano il potere della perso-na che li indossava. Oggi, gli abiti hanno subito parecchi cambiamenti, soprattutto in seguito all’in-fluenza occidentale, ma nonostante tutto non è diminuita l’importanza dell’abito tradizionale nelle comunità indigene dove l’indumento rappresenta ancora una collocazione all’interno della comunità. Gli uomini portano generalmente una camisa e un pantalon (la cui lunghezza varia da mezza coscia, al ginocchio ed alla caviglia) ed un sobrepantalon (usato solo a Todos Santos Cuchumatàn), una faja (cintura di tessuto che serve a reggere i pantaloni), il saco (giacca di tessuto spesso decorata o ricamata). Le donne portano un huipil (blusa di stoffa tessuta a mano o ricamata), la faja (cintura di tessuto), il tzute (stoffa utilizzata per usi diversi, come copri-capo, come scialle, per portare oggetti), il corte (gonna costituita da un unico pezzo di tessuto adattato dalla donna e fissato in vita con la faja), il penaje o reboso (scialle rettangolare con frange laterali usato in varie occasioni).

sia per la pioggia torrenziale e il vento contro. I km totali sono stati 1.850, dei quali 200 a piedi. Da Belize City mi dirigevo in barca, con bike al seguito, all’isola di San Pedro, dove avrei incontrato amici del luogo, conosciuti precedentemente e dove mi sarei dilettato in splendide immersioni. E’ qui che ho incontrato una coppia di americani di circa 50 anni, che da due anni sta girando il mondo in bici. Il 13 ottobre ho preso l’aereo che mi riportava a Guate City, dove ho trovato ad attendermi il Vicebrigadiere Battani, che mi ha riac-compagnato in ambasciata, dove abbiamo cenato con l’addetto dell’ambasciata, il Prof. Angelillo. Il 15 ero nuovamente in Italia.

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Chi e'...Nome: Davide FranaEtà: 38 anniProfessione: P.U. Arma dei CarabinieriHobby: Ama le escursioni in mountain bike ed è appassionato di sci e subacquea. Ha già compiuto viaggi in solitaria in centro America: Honduras e Salvador.Motivazione del viaggio: Spirito d’avventura, desiderio di provare a superare i propri limiti fisici e ricer-ca interiore psichica e spirituale. Spera, inoltre, di diventare un testimone privi-legiato delle difficoltà di sopravvivenza della cultura e della popolazione Maya e che quello che ha fatto sia di stimolo a riflessioni profonde in un mondo globa-lizzato che renderebbe altrimenti inutili simili imprese.

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WUP BMX Contest 2005 Adrenalina a mille per il piu' importante evento di BMX sul territorio italiano

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Sabato mattina mi alzo presto, alle 8, il tempo non era dei migliori anzi… preparo lo zaino con l’attrezzatura, sacco a pelo e qualche CD da ascol-tare in macchina. Passo a prendere il mio amico Giorgio, e partiamo per Sestri Levante…L’evento è organizzato da WUP, capitanato da Manlio Iaccarino. A metà strada ci troviamo in un autogrill con i ragazzi della Nosoccer, Mauro Argenti, Alessandro Civera, Fabio Limonta ecc… e poi ripartiamo tutti insieme. Arriviamo al Groove Skatepark, io ero ancora nel mondo dei sogni, anche dopo 2 ore di macchina con la musica a tutto volume….i ragazzi iniziano a scaricare le bici e a girare nel park. Oltre ai riders italiani ci sono svizzeri, francesi, sloveni e tedeschi, il numero dei partecipanti è veramente alto; vederli girare tutti insieme è uno spettacolo, gli iscritti sono 58, 35 gli amatori e 23 i pro.

WUP BMX Contest 2005Giunto alla 4° edizione, si è svolto nel Groove skatepark di Sestri Levante (Genova) il 10 e l’11 settembre scorso. E’ considerata la tappa classica dei circuiti agonistici europei e anche quest’anno ha visto la partecipazione dei più illustri biker del settore, giunti da tutta Europa.

da sinistra: Pierrich Ovette, Paolo Fratagnoli, Stefan lantschner "manual to wallride"

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QualificheIniziano le qualifiche, il tempo migliora e il nostro Alessandro Barbero è una macchina di tricks e spiazza tutti, il secondo è Stefan Lantschner e terzo il fran-cese Julien Buongiorno; nella categoria amatori arriva primo Roberto Bonasso, secondo il pisano Rocco Marino e terzo il milanese Pier Lofrano.Il tempo passa velocemente e ci ritroviamo alla sera, dove era stato organizza-to il Bunny hop contest, saltare un’asticella a partire da una altezza di 50 cm da terra. La selezione inizia quando si superano gli 80 cm. Alla fine arrivano in tre, Darrel Hill, speaker ufficiale degli LG a Rimini, Marco Mazzola e Alessandro Tisoni ad una altezza di 90 cm, ma Darrel vuole esagerare e supera i 96 cm vincendo il contest, insieme a una forcella nuova del Wethepeople.

Alessandro Barbero "Tailwhip" Stefan Lantschner "Tailwhip"

Leoanardo [ the speaker ]Darren Hill

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FinaliLa mattina abbiamo avuto tutto il tempo per carburare…e per mangiare, grazie all’ospitalità nella tenda della Nosoccer con cuoco Fabio Limonta. Le finali per gli amatori iniziano alle 14.30 dove emerge Gianmarco Moschin, molto sciolto e preciso, secondo il genovese Roberto Bonasso e terzo il toscano Massi-miliano Canè, il milanese Pier Lofrano arriva solo quinto, reduce di una serata molto allegra. Finite le finali degli amatori si parte con i pro, il primo a partire è il quindicenne Loris Cangini, che ricordiamo a Rimini aveva fatto una bella run, arriva decimo con i suoi 540 transfer, tailwhip; al nono posto c’è Ivan Piloti con un bellissimo wall to whip, mentre Paolo Fratagnoli chiude backflip sul quarter e riesce ad arrivare ottavo; lo svizzero Yanni-ck Wenger con grande stile arriva solo settimo con diversi trick interessanti come transfer turdown da bank a bank.Il bellunese Alessandro Tisoni, ottimo dirt rider, arriva al sesto posto con un paio di trick veramente belli come wall to nofoot can can, superman, downside whip transfer; al quinto posto arriva il bergamasco Fabio Limonta chiudendo smithgrind 180,

ice pick sul wall e alla fine della sua run c’è stato un tentativo, mancato veramente per poco, di flair dal quarter al bank; al quarto e al terzo posto troviamo i due francesi Pierrich Dovette, che con grande stile chiude abubaca sul wall, hollie fakie turn-down, lookback transfer, e Julien Buongiorno che chiudeva tail whip ovunque.Al secondo posto, Stefan Lantschner lascia il pubblico sbalordito dal suo stile fluido e potente chiudendo trick come wall to whip, tail whip, manual to wall, tire slide sul wall ecc…Vince le finali Alessandro Barbero, già vincitore della scorsa edizione e vincitore della tappa di Rimini degli LG, chiudendo qualsiasi trick in qual-siasi posto, spaventoso..Grazie alla Nosoccer per l’ospitalità e mi congratulo con Manlio Iaccarino per l’organizzazione.

Riccardo Monti

Paolo Fratagnoli "Backflip"

BUNNY HOP BUNNY HOP

CONTEST PARTY CONTEST PARTY !!

Darrel Hill 96cm

Andrea Mazzola 92cm

Alex Tisoni 90cm

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WUPBMX

ALEX BARBERO Cuneo

STEFAN LANTSCHNER Bolzano

JULIEN BONGIORNO FRANCIA

PIERRICH HOVETTE FRANCIA

FABIO LIMONTA Bergamo

ALEX TISONI Belluno

JANNICK WENGER SVIZZERA

PAOLO FRATAGNOLI Arezzo

IVAN PILOTI Milano

LORIS CANGINI Bellaria

FINALE PRO

GIANMARCO MOSCHIN Padova

ROBERTO BONASSO Genova

MASSIMILIANO CANE’ Prato

MATTIA ROCCHI Gambettola

PIER LOFRANO Milano

SERGIO SIEPE Arezzo

ROCCO MARINO Pisa

CRISTIAN CARBONE Roma

MIRCO CASUCCIO Sanremo

GIULIO CHIAPELLO Cuneo

FINALE Amatori

Stefan Lantschner Fabio Limonta "Icepick"

Alessandro Tisoni "Wallride to doublecancan"

Alessandro Barbero "Tailwhip"

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Pursuit Force™ © 2005 Sony Computer Entertainment Europe. Published by Sony Computer Entertainment Europe. Developed by Bigbig Studios Ltd.Pursuit Force is a trademark of Sony Computer Entertainment Europe. All rights reserved. “‰” and “ ” are trademarks or registered

trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All other trademarks are property of their respective owners.

PURSUIT FORCE™

Combatti il crimine nei panni di un poliziotto del futuro, salta da un mezzo all’altroe annienta le bande criminali che tengono in pugno Capital City.

Pursuit Force. Stavolta il crimine la paga.

yourpsp.com

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Eicma, 63°Esposizione Internazionale del MotocicloCampioni, belle ragazze e spettacolari acrobazieCampioni, belle ragazze e spettacolari acrobazie al Salone della moto di Milano al Salone della moto di Milano

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Fiera di Rho, 15/20 novembre 2005Sono almeno sei o sette edizioni che non riesco a non mancare a questo grande evento e questa edizione a mio avviso è stata la più ricca di emozioni, per le moto esposte, per le belle ragazze presenti negli stand e per gli spettacoli organizzati.La zona outdoor della fiera è stata suddivi-sa in diverse aree, dalla pista di supercross e motard che inglobava la freestyle area, al circuito di prova per moto da strada, alla zona trial e quad acrobatici e tutto ciò era ovattato dagli spettacoli del palco Vodafone con i ragazzi di RadioDeeJay e musica mixata dal dj della RedBull. Era presente anche un piccolo circuito per i più piccini, che potevano provare l’emo-zione di salire su una moto.Il programma, sempre rispettato negli orari, differiva da un giorno all’altro per dare la possibilità di vedere tutti gli show. Per quanto riguarda il motard, c’era il Ktm Trophy dove come piloti “vip” c’era-no il campione di sbk e ora alla motogp Ruben Xaus, #11, che, con le sue pieghe da brivido e ginocchio che sfiorava l’asfal-to, infiammava il folto pubblico e il pilota dell’Aprilia 250 Alex De Angelis.

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Ma a lottare per la classifica del campionato erano il comasco Mattia Riva, #86, che con ottimi piazzamenti durante tutto l’an-no riesce ad arrivare secondo assoluto in campionato e Simone Girolami, #17, vincitore incontrastato della gara.Per quanto riguarda Supercross, gara valida per l’europeo, i protagonisti sono stati Alex Salvini, #919, dominatore all’ IP Supercross di Genova del 2005, Angelo Pellegrini, #8, e il folletto del supercross italiano Davide Degli Esposti, #111.La pista era ben costruita, con una seria di woops, di doppi e tripli che selezionavano molto e facevano affiorare la tecnica dei piloti più esperti. A dare un colpo di “pazzia” allo show era presente la crew di fmx italiana Daboot, capitanata da Alvaro Dal Farra con la sua Kawa cromata, Max Bianconcini con Honda black, il simpatico savonese Vanni Oddera con Ktm e la

leggenda del supercross e motocross italiano Miki Monti con Honda, che sono riusciti a esaltare il pubblico con serie di trick come rocksolid, tsunami, shaolin, seatgrabindian e il famigerato backflip, dalla distanza di 22 metri, chiuso alla perfezione da Vanni Oddera. Prima e dopo gli spettacoli, la crew gironzolava chi con motorette 4 tempi da cross, chi con scooter. Nella zona Trial acrobatico, c’era lo show dell’Action Group, composto dal veterano Sergio Canobbio detto “il Canna”, ottimo intratteni-tore del pubblico, Walter Favarin e dal pluricampione italiano Mirko Re Delle Gandine, che facevano impennate, wheeling e trick, saltando sulla loro rampa. A lasciare sbigottito il pubblico sono stati anche gli spettacoli dello Stuntman Craig Jones con

Uno degli attori principali nel marcato degli ATV, ha presentato all’Eicma 2005 il DS250 X e le versioni omolo-gate CE dei modelli Rally e Outlander. Il Salone del Moto-ciclo è stato anche l’occasione per annunciare due impor-tanti novità: la presentazione dell’Outlander 800 H.O. EFI e dell’Outlander Max 800 H.O. EFI. Gli ATV Bombardier sono i più potenti della loro classe, dai modelli sportivi a quelli più ricchi di soluzioni tecniche e innovative.

Outlander 400 H.0.

Motore: 400cc, 4Tempi, raffreddato a liquido, 4 valvole OHCTrasmissione: CVT, sub-trasmissione con marce normale, ridotte, folle, park e retromarcia, trasmissione ad alberi 2w/4w selezionabile con differenziale. Dimensioni: Lungh. x Largh. x Alt.: 2184 x 1168 x 1143 mm Peso: 276 kg Altezza da terra: 236 mm Altezza sedile: 877 mm Capacità serbatoio: 16 L

Trofeo Ktm

Girolami

Ruben Xaus

Mattia Riva

AngeloPellegrini

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le mastodontiche Harley Davidson e Buell, che riusciva ad impennare con un piede sulla sella o seduto sul serbatoio, burnout e ha proposto un incredibile wheeling (la ruota posteriore alzata) facendo strisciare il casco del suo compa-gno, seduto sul parafango anteriore, per una decina di metri.A far compagnia a Craig Jones è arrivato lo strepitoso Kevin Carmichael con la sua Triumph color oro, che faceva assaporare il dolce odore di gomma bruciata riuscendo a fare burnout di trenta metri, cerchi stile Giotto o impennate sedu-to al contrario. Per fortuna gli show terminavano alle 18.30 perché dal freddo le mie mani e la macchina fotografica erano diventate una cosa solo.

Riccardo Monti

Vanni Oddera "Shaolin"Miki Monti "Nacnac"

Max Bianconcini "Tsunami"Alvaro Dal Farra "Rocksolid"

DS650 X

Motore: 652cc, 4Tempi, monocilindrico, raff. a liquido, 4 valvole DOCHTrasmissione: 5 marce a cambio manuale Meccanismo di trasmissione: a catenaDimensioni: Lung x Largh x Alt: 1956 x 1219 x 1194 mm Peso: 225 kg Altez-za da terra: 297 mm Altezza sedile: 857 mm Capacità serbatoio: 12 L.

Rally

Motore: 4Tempi, monocilindrico, raffreddamento liquido, 4 valvole SOHCTrasmissione: CVT, con avanti. retro e folle, Trasmissione secondaria: Catena / asse rigidoDimensioni: Lung. x Larg. x Alt.: 2,057 x 1,054 x 1,092 mm Peso: 395 Ibs Altezza da terra: 229 mm Altezza sella: 838 mm Capacità serbatoio: 18,3 L

Alvaro Dal Farra "Double Grab Indian" Alvaro Dal Farra

Alvaro Dal Farra Alvaro Dal Farra "Rocksolid"

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Gennaio - Febbraio 77 X3M05

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Il SaloneAll’interno del salone, veramente enorme anche se è stata usato neanche la metà dello spazio disponibile, lo stand più affollato era quello della Yamaha con esposizione della moto, colorata per il cinquantesimo anniversario della casa, del pluricampione del mondo di Motogp Valentino Rossi, che sabato è stata addi-rittura accerchiata dai poliziotti per “proteggerla”.Ad ogni stand delle grandi case come Honda, Ducati, Yamaha, Aprilia, Ktm, Husqvarna erano esposte le moto ufficiali dei loro piloti: alla Honda c’era la moto di Nicky Hayden, Marco Melan-dri, Chris Vermulen, alla Ducati ovviamente la moto del nostro guerriero Loris Capirossi e James Toseland, alla Yamaha le moto di Valentino Rossi e Colin Edwards, all’Aprilia moto ufficiali

da strada e fuoristrada, allo stand Ktm erano esposte, oltre ai modelli nuovi come il bialbero 250 4t, le moto dei campioni del mondo delle tre classi di enduro, E1, E2, E3 e la moto del vice campione del mondo 125 Mika Kalio (presente per premiare i piloti della Ktm Trophy) e nello stand Husqvarna c’era la moto del neo campione del mondo di Supermotard, classe S1, Gerald Delepine.Ovviamente quasi tutte queste moto, tranne quella di Valentino, erano cavalcate da bellissime ragazze e tante volte non capivo se c’era tanta gente per vedere da vicino la moto o solo la ragazza, da buon italiani…, invece era palese allo stand della Marzocchi, quando arrivava la Marzocchi’s girl disponibile a foto e autografi, anche se erano presenti i riders della Daboot, arrivavano migliaia di persone.

R.M.

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Il primo motociclo realizzato in Italia risale al 1893, grazie a Enrico De Bernardi, che, nell’84 aveva brevettato un veicolo a tre ruote dotato di propulsore a benzina. Il motociclo De Bernardi era, in realtà, una bicicletta con pneumatici, spinta da un carrello motorizzato posteriore a ruota singola e motrice. Questa idea diede l’im-pulso definitivo ai Werner, due fratelli russi, per costruire un veicolo a due ruote, utilizzando l’idea di Bouton, che aveva in precedenza collegato un piccolo motore alla ruota anteriore attraverso la forcella che fungeva da manubrio. I Werner abolirono, però, una ruota posteriore. La loro idea funzionò. Ne costruirono alcuni esemplari e li misero in commercio il 17 gennaio del 1898. Fu Michele Werner a coniare il termine Motociclo, o meglio Motociclet-ta, abbandonando il vecchio “biciclo a motore”. Al femminile, perchè ormai stava diventando il vibrante desiderio degli uomi-ni di ogni ceto sociale. All’inizio del ‘900, si moltiplicarono i modelli con i francesi Rivierre, Fournier, De Dion, Rambaud, Gareau, Gillardot, i tedeschi Hildebrand e Wolfmuller, gli italiani Figini, Lazzati, Castellazzi, Rosselli, Bianchi e, infine, con gli inglesi Goyan e Stevens, che fondarono la nota AJS, iniziando poi la produzione in serie. La prima gara assoluta di motoci-clette si tenne a Richmond, in Inghilterra, il 29 novembre 1897. Vinse Jarriot su una Fournier. Il primo Campionato del Mondo di Motociclismo si corse, invece, nel 1949 con 5 classi: 125, 250, 350, 500 e Sidecar. La 50 cc. fu, infatti, aggiunta soltanto nel 1962. Intanto erano nate le più importan-ti case motociclistiche: Gilera nel 1909, Benelli nel 1911 e Guzzi nel ’21. Seguirono Morini, Ducati, Laverda, Garelli, Motobi, Mondial, Agusta e Aermacchi.

Le origini della Le origini della MotociclettaMotocicletta

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Gennaio - Febbraio 79 X3M05

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Motor Show 2005Eccezionale affluenza di pubblico e star al Salone Internazionale dell’Automobile

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Gennaio - Febbraio 81 X3M05

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Page 84: Xtreme Stuff Magazine 05

Il Motor Show di Bologna ha compiuto trent’anni. Sono stati più di un milione e duecento, i visitatori che sono accorsi ad assistere alle novità del Salone Internazionale dell’Automobile e della Moto, ma anche per vedere i numerosi ospiti di fama internazionale del mondo dello sport e dello spettacolo.Grande emozione, nella Lonsdale Arena, per gli assi del Findo-mestic Memorial Bettega, quando gli assi del volante hanno tenuto letteralmente inchiodate nelle tribune le migliaia di appassionati venuti apposta per vederli. Grande spettacolo del francese Nicolas Bernardi, che ha modificato ancora la carroz-zeria della sua Peugeot 307 WRC ufficiale, mentre l’idolo del pubblico, Valentino Rossi su Subaru Impreza WRC, a colpi di controsterzo e sbandate, ha infiammato il pubblico e ha fatto capire di non essere un campione solo delle due ruote ma anche

delle quattro, battendo più di una volta il pluricampione italiano Piero Longhi e il pilota ufficiale WRC Ford, Mark Higgins. Il vinci-tore del Findomestic Memorial Bettega è stato, invece, Gigi Galli. Il valtellinese della Mitsubishi, con la sua Lancer WRC, ha conqui-stato la sua prima vittoria nella Lonsdale Arena. Un dominio totale, quello di Galli, che non ha concesso davvero nulla a Mark Higgins, battendolo con un perentorio 3-0 davanti all’ovazione del pubblico. Poi, i cinquantamila spettatori hanno ricevuto un regalo, il più bello: Gigi Galli, copilota di Valentino Rossi in pista, un fuori programma che ha strappato applausi infiniti.Non da meno la tripla sfida per il terzo posto tra Valentino Rossi e Piero Longhi. Il fenomeno del MotoGP e il Campione Italiano di Rally in carica hanno dato vita ad un altro spettacolo unico: il primo parziale é stato per Longhi, poi Rossi ha reagito andando a vincere di forza la seconda tornata, tra il tripudio del pubblico. Per Valentino, il terzo posto di questa edizione é il miglior risulta-

Max Bianconcini

Mat Rebeaud "backflip one hand"

Beau Bamburg "backflip nacnac"

kenny bartram "whip"

Beau Bambuerg & Mat Rebeaud

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to in assoluto al Motor Show da quando si é inventato rallista. Emozioni a non finire per le esibizioni degli scatenati funamboli nell’Eastpak Freestyle Contest, con le loro incredibili evoluzioni mozzafiato. Fra i riders di freestyle motocross, il Cowboy Kenny Bartram con Ktm, secondo agli X-Games di questa estate e compagno di “merende” di Travis Pastrana, l’americano Beau Bamburg con Honda, l’inglese Gary Taylor con Ktm, lo svizzero Mat Rebeaud anche lui con Ktm, terzo ai RedBull X-fighters 2005 e i due italiani Massimo Bianconcini, membro della Daboot crew, vincitore indiscusso dei whip, e l’ingegnere volante Stefa-no Minguzzi. La rampa di salto era distante 23.5 metri da terra e i trick fantastici, per la maggior parte varianti di backflip: il backflip heelclicker, chiuso con semplicità da Bamburg, backflip

nac nac, can can, whip di Rebeaud, one hand e altri trick molto stilosi come la mega whip look down, stile Ronnie Renner, di Bianconcini, lo Tzunami indian di Taylor e rocksolid di Bartram. Il rider che è cresciuto di più in questi tempi è sicuramente lo svizzero Mat Rebeaud: due anni fa non chiudeva nemmeno un backflip, oggi invece è uno dei migliori al mondo ed è quasi un’eccezione se non fa una variante di backflip nella sua run.Spettacolare, alla fine della run, il trenino dei riders, che parten-do uno in fila dietro l’altro e saltando in rampa, hanno lasciato sbigottito il folto pubblico.

Marianna Macis e Riccardo Monti

Un ringraziamento alla Marzocchi Hospitality, in particolare, a Pedro Suspension.

Subaru ( Valentino Rossi )

Mitsubishi ( Gigi Galli )

Ford ( Mark Higgins) Fiat ( Piero Longhi )

Valentino Rossi

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Gennaio - Febbraio 83 X3M05

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Mat Rebeaud "backflip cancan" Kenny Bartram "rock solid"

Kenny BartramBeau Bamburg

Mat RebeaudMax Bianconcini

Max Bianconcini

Max Bianconcini "whip"

Al Motorshow abbiamo incontrato Massimo Bianconcini...Ciao Massimo, o come ti chiamano all’estero “little white”, in poco meno di un mese hai partecipato a due mega contest di livello europeo, Genova Supercross e Air Style di Monaco, cosa mi puoi dire?Cosa ti posso dire… mi sembra di vivere in sogno… no dai a parte gli scherzi sono molto contento di partecipare a queste manifestazioni, anche perché il mio livello di rider è cresciuto molto in questi ultimi mesi e di conseguenza il migliorare ti porta anche a partecipare a questi eventi che fino a poco tempo fa sembravano un’utopia.

Tu sei il miglior esponente della Daboot per quanto riguarda whip, piega, forse il migliore in questa edizione del motorshow, cosa mi dici di quella di Jeremy “Twich” Stemberg a Genova? perchè ci sono diversi tipi whip…a me viene in mente quella di Ronnie Renner che però non c’entra nulla con quella di Twich..giusto? spiegami un po’ questa cosa… Intanto grazie per il complimento, in effetti, esistono due tipi di whip: quella tradizionale “si fa per dire “ che come dicevi tu è quella di Renner e poi invece c’è quella alla Twich che arriva dal mondo della bmx, tutte e due sono molto difficili. A Genova di sicuro ho visto la piega di Twich da vicino e devo dire che a me personalmente mi fa più impressione di un bachflip, l’altro giorno guardavo una sequenza e durante questa manovra a un certo punto il culo della moto è più avanti di un metro rispetto alla ruota anteriore… incredibile. Non sottovalutiamo però quella di Ronny, che tirata all’estremo e fotografata, non riesci a capire se sta facendo un bach flip o una piega. Poco tempo fa aveva la copertina di "racer x" e c’era proprio scritto in lettere cubitali “NON E’ UN BACH FLIP”.

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Page 87: Xtreme Stuff Magazine 05

Whip:Il pilota salta e cerca di portare la

moto nella posizione più orizzon-

tale possibile. Il più vecchio tra i

Trick, è addirittura oggetto di una

competizione: il Best Whip Contest

Kenny Bartram

Max Bianconcini "pinna"

Max Bianconcini "doublegrab"

Se non sbaglio sempre a Genova è stata la tua prima volta, insieme ad Alvaro Dal Farra, a chiudere backflip dalla lunga distanza in uno show? com’è stato?Ricordiamo che con me e Alve c’era anche Vanni, è stata una sensazione incredibile, ci siamo allenati davvero tanto per fare quel benedetto salto ma alla fine ci siamo riusciti e abbiamo fatto vedere ai 12000 presenti che oltre agli americani esistiamo anche noi Italiani.

In questa edizione del Motorshow siete solo due gli italiani, e tu sei di casa perché abiti poco lontano dalla fiera, giusto? come ci si sente a girare con piloti del calibro di Kenny Bartram, 2° agli X-games, Mat Rebeaud, Beau Bambuerg e Gary Taylor? Ti confido che quando face-vate il trenino con una mix di backflip e mega whip era da brivido..fantastico!Si, in effetti io abito a Monterenzio, un piccolo paesino vicino a Bologna, ormai non faccio più caso al fatto di saltare con i rider più forti del mondo, però ammetto che quando facciamo i trenini e vedi che davanti a te sono tutti a testa in giù mi faccio addosso … ahahahahahUn tuo trick di punta, come molti sanno, è lo Tzunami e in questa edizione l’hai tirato ancor più di Beau Bambuerg, ma perché ci sono trick che a un rider vengono meglio di altri, che magari sono anche più facili? solo per un fatto di gusto e scelta o ci sono altri motivi?E’ una questione molto personale. Ci sono certi movimenti che magari un rider li fa come bere un bicchier d’acqua e altri invece che non riesci neanche se ti tirano con delle molle.

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Gennaio - Febbraio 85 X3M05

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Kenny Bartram "backflip"

Gary Taylor "tzunami indian"Mat Rebeaud "backflip whip"

Max Bianconcini

Max Bianconcini "tsunami"Ti sono venuti a trovare altri due della Daboot, Vanni Oddera e Luca Zironi, siete una crew molto unita… cosa vi tiene così uniti?Per me sono come fratelli e oltre a loro anche Miki Monti, Fausto Felcher, Alvaro Dal Farra, Luca Pastorino, Alex Prinzis e Jader Toninello. La nostra forza è proprio l’essere così uniti, molto spesso ci facciamo delle belle litigate ma penso sia normale in una famiglia come la nostra.Ho notato che hai colorato il telaio della tua Honda di bianco e mi dicevi che non è finita così… quali sono le prossime modifiche per vederla completa? è così impor-tante lo stile della moto?Si, la moto non è ancora completa, ma non vi dico niente perché altrimenti è gia finita la sorpresa… Comunque Jader, “il mio grafico di fiducia”, sta lavorando su una nuova grafica con degli abbinamenti cromatici molto particolari, quindi presto la vedrete completa…

Magari in pochi sanno che sei stato un grande a livello europeo nel mondo del supercross… ma quando hai capito che bisognava cambiare ed iniziare a fare qualche trick?Ho iniziato a pensare di abbandonare il supercross quando ho smesso di divertirmi, avevo bisogno di nuovi stimoli e li ho trovati proprio nel fmx… Mi ricordo la prima volta che ho provato una rampa, ero in Belgio con Miki a casa di Jimbo e ti giuro che me la facevo sotto, ma dopo i primi salti è stato un susseguirsi di scariche di adrenalina e da li ho deciso di provarci e ora sono arrivato a fare il professionista al 100%.

Riccardo Monti

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Matt Pritchard, campione di Windsurf non per casoUna famiglia di campioni! Dopo Kevin, Una famiglia di campioni! Dopo Kevin, siamo andati a conoscere il fratello Matt siamo andati a conoscere il fratello Matt

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Matt, puoi raccontare qualcosa di te agli amici di Xtreme?In generale posso dire di essere una persona molto accomodante, mi piac-ciono le cose semplici. Adoro anche le scariche di adrenalina, mi piacciono le sensazioni che si provano a stare sul filo del rasoio.Il Windsurf è una passione nata per caso o qualcosa che hai sempre amato?Veramente ho sempre amato il motocross e sognavo di diventare un Campione di Supercross. Da che mi ricordo sono sempre stato su una moto. Poi, improv-visamente, il windsurf è entrato nella nostra vita ed è diventata una nuova passione. Tutta la famiglia ne è stata contagiata e così abbiamo cominciato a fare windsurf anziché continuare con il motocross. Ci siamo appassionati a questo sport così tanto, che dal 1985 non ci siamo più voltati indietro.Quindi se non avessi fatto il windsurfer…?Sarei sicuramente un atleta di motocross…È uno sport che mi prende vera-mente tanto…lo adoro…lo uso anche come allenamento incrociato con il windsurf…il motocross ti insegna a prendere decisioni istantanee e a coordi-nare bene i movimenti…

Matt Pritchard, un altro grosso nome nel

panorama mondiale del windsurf. Sulla cresta

dell’onda fin dai primi anni ‘90, polivalente, ha

gareggiato praticamente in tutte le discipline

collezionando un’importante serie di successi:

Campione del Mondo in Freestyle e 2 volte

Campione del Mondo in SuperX, neonata disci-

plina del Windsurf, Matt è una persona molto

cordiale e disponibile a parlare e dare consigli a

chiunque glieli chieda. Nato in California, vive

ormai da parecchi anni a Maui, luogo fantastico

che, come dice lui stesso, è felice di chiamare

“casa” e dove ci sono moltissime cose da fare

e un clima fantastico oltre a condizioni perfette

per fare windsurf.

Potrei raccontarvi moltissime altre cose di lui,

ma forse è meglio che ve le racconti lui stesso.

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Page 93: Xtreme Stuff Magazine 05

Mi sembra tu abbia fatto una gara all’inizio di quest’anno? Come è andata? Ti ha dato le stesse emozioni del windsurf?Yeah… si… io e mio fratello Kevin abbiamo preso parte al Suzuki Crossover Challenge. Siamo stati su una pista di moto-cross con i grandi di questo sport a San Francisco. E’ stato gran-de… le sensazioni sono state piuttosto simili per me. Quando sono in modalità di gara, io sono in un mio mondo… non vedo e non sento nulla, sono completamente concentrato e pronto a partire.Sei Campione del Mondo in Freestyle e SuperX … l’ultimo titolo proprio lo scorso luglio… che bilancio fai della tua vita fino qui?Credo di poter fare un buon bilancio della mia vita. Penso anche a quello che è stato il segreto del mio successo: amo quello che faccio e seguo una scheda di allenamento che per me va bene. Per vincere ci vuole molto di più del solo talento. E’ una combi-nazione di così tante cose che non puoi nemmeno capire fino a quando non ci sei in mezzo…e per il futuro ho intenzione di vincere ancora e andare ovunque soffi il vento.

Il SuperX è una nuova disciplina e tu ne sei il miglior rappresentante con due titoli mondiali vinti su due in palio…ce ne puoi parlare?…e’ così divertente come sembra dalla spiaggia e quali sono le difficoltà maggiori?Il SuperX è veramente divertente. E’ una nuova disciplina molto eccitante che attrae molti spettatori sulla spiaggia così pure i media. Il Windsurf ha bisogno di questo per crescere. La cosa migliore del SuperX è che può succedere qualsiasi cosa, puoi passare dall’essere assolutamente ultimo al primo posto nella stessa heat. Ci sono un sacco di voli e gli atleti si scontrano rovinosamente fra loro… questo da veramente un po’ di aria fresca e divertimento nel nostro sport… Personalmente io adoro il SuperX perché sei responsabile di quello che fai e non dipende dalle condizioni atmosferiche o dai giudici che ti guardano dalla spiaggia. Quando tagli il traguardo per primo, sai di essere il vincitore!Tu fai anche wave, cosa provi a cavalcare le grandi onde?Mi piace il wave. Probabilmente è l’aspetto più frizzante del nostro sport. Mi piace uscire in acqua con buone condizioni wave, mi piace fare grandi salti e surfare la cresta dell’onda. Essere travolti da una grande onda ti mette veramente in sinto-nia con Madre Natura, ti trovi ad andare ad una tale velocità che la scarica di adrenalina è al massimo. Qualche volta ti pesta per bene e devi trattenere il respiro per un pò, ma la maggior parte delle volte non è un grosso problema.

Matt e Kevin Pritchard

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Raccontaci un giorno perfetto nella vita di Matt Pritchard.Dunque, fuori dal letto alle 7 circa, bagno caldo e poi sono pronto ad affrontare la giornata. Lavoro al computer per un paio d’ore poi mi organizzo per essere in spiaggia intorno a mezzo-giorno. In acqua per un altro paio d’ore, un pò di allenamento, qualche test e poi impacchetto tutto. Faccio un giretto in paese e rientro a casa per un pò di allena-mento in palestra. Mi esercito molto per rimanere in forma e mantenere il tono muscolare. Io e mia moglie passiamo un pò di tempo insieme lavorando in giardino, cosa particolarmente piacevole alle Hawaii, dopodichè sono pronto per la cena, un’altra oretta al computer e poi, prima di andare a letto, una mezz’ora di TV e a quel punto sono completamente COTTO!Cosa fai per rilassarti dopo una lunga giornata di lavoro e di allenamenti?Giardinaggio. Adoro lavorare il mio giardino, io e mia moglie viviamo in mezzo alle palme e ci piace moltissimo curare e migliorare la nostra proprietà.Hai lavorato a stretto contatto con tuo fratello Kevin per anni… ora, per scelte diverse, non è più così…

Come e quanto è cambiata la tua vita in quest’ultimo periodo?I tempi sono cambiati, le persone no. Veramente non è cambiato molto… solo che io e Kevin adesso abbiamo spon-sor differenti quindi io ho le mie cose da fare e lui le sue… Siamo comunque sempre molto uniti e ci vediamo per la maggior parte del tempo.Sei spesso in Italia per gare o manifestazioni, specialmente sul lago di Garda…. Cosa pensi del nostro Paese?L’Italia è il mio Paese preferito. E’ bello vedere come le persone amano il Windsurf. Il cibo è fantastico e io adoro la PIZZA! Erin ed io di solito prenotiamo al residence Torbole proprio sul lago ed è stupendo. Alzarsi la mattina presto e vedere quello specchio d’acqua è veramente rilassante. Il mountain bike è abbastanza estremo e in più ci sono mille altre cose da fare. Ogni volta che c’è la possibilità di andarci, stai sicura che io sono la!

Il WaveridingSurfare onde surfabili, in particolare, front-side. Quindi jumping, riding front e backsi-de, condizioni on-shore, side-on...

Matt e sua moglie Erin

Premiazione PWA Wave Guincho 2005

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Tavole per fare waveRip Line,

si trovano a loro agio in tutti i tipi di condizioni wave.

Planano velocemente, sono molto sciolte e radicali. Sono

leggermente più larghe e con un maggiore volume sui

bordi. Perfette per i riders più pesanti e per quelli con uno

stile di surfata più potente.

Wave Line,

sono tavole da onda veloci. Con il loro shape molto fine

sembrano molto leggere sotto i piedi fornendo il massimo

controllo. Side Shore, On Shore e Cross Shore, la tavola si

trova a suo agio in qualsiasi condizione.

Wave Special,

è destinata agli specialisti del Waveriding. Alcuni degli spot

ideali per queste tavole sono: Hookipa/Hawaii, Namouto/

Fiji, Baja California/Messico, Experance/Australia, Canarie

ed Irlanda occidentale.

Sei sposato da un paio d’anni… tua moglie Erin ti consiglia e ti segue durante i tuoi viaggi?Yeah! Erin è fantastica. Lei viaggia sempre con me e mi sostiene sempre in tutto quel che faccio. Mi mantiene sempre concen-trato ed insieme facciamo cose che molte persone si sognano. Devo dire che abbiamo proprio un’intesa perfetta.Quando avrai dei figli ed un giorno vorranno magari seguire le orme del papà, cosa gli dirai?… hai qualche consiglio particolare?Oh yeah! Sono più che sicuro che vorranno seguire le orme di mamma e papà visto che, come tu ben sai, Erin è una wind-surfer molto brava…sta imparando a saltare proprio in questo periodo…e ora, per concludere, esprimi un desiderio!Ok , fatto… ma non posso dirtelo altrimenti non si avvera…

Silvana Casetti

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Chi e'...Nome: Matt PritchardNato:in California il 29 luglio 1973Professione: Windsurfer Palmares: King of the Lake 2001 Campione del Mondo Freestyle 2002 Campione del Mondo SuperX 2004 e 2005 Disciplina preferita: Wave e SuperXSpot preferiti: Maui, Baja, Costa California e Gorge.Altri sport praticati: MotocrossHobby: Giardinaggio

Matt Pritchard

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Nuoto pinnato,lo sport d’acqua più veloce La particolare monopinna consente di raggiungere velocita' elevatissime, inferiori solo a quelle raggiungibili da discipline acquatiche a motore

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NUOTOPINNATONUOTOPINNATONUOTOPINNATO

Vi è mai capitato di vedere degli esseri nuotare in un lago o al mare e chiedervi: “Ma sono pesci o persone?”. No? Beh, allora vi siete persi un vero spettacolo! Se invece questa domanda ve la siete posta almeno una volta, è giunto il momento di svelare il trucco. Avete assistito allo sport più veloce in acqua: il nuoto pinnato. Per definizione, il nuoto pinnato si differenzia dal nuoto puro per l’utilizzo di pinne, in particolare di uno stru-mento inventato dai Russi negli anni Settanta: la monopinna, inizialmente formata da una lastra in fibra di vetro e da una scarpetta. Il gesto tecnico del nuoto pinnato si realizza grazie al movimento propulsivo degli arti inferiori, i quali compiono un’azione simultanea e simmetrica simile al delfino, ma la resi-stenza che l’acqua oppone alla pala della monopinna rallenta il movimento rendendolo più armonioso e simile a quello della pinna caudale dei pesci o dei mammiferi marini come i delfini. La spinta ottenibile con la monopinna consente di raggiungere velocità elevatissime, inferiori solo a quelle raggiungibili nelle discipline in acqua a motore. Pensate che in occasione degli ultimi Campionati del Mondo,

svoltisi a Shangay nel 2004, il russo Skorjenko ha nuotato i 50 metri apnea ottenendo il nuovo record mondiale con 14 secondi e 18 centesimi, raggiungendo quindi una velocità di 3,53 metri al secondo: traguardo eccezionale per le caratteri-stiche dell’uomo! Nella nuotata, il corpo è in posizione prona con gli arti superiori fermi “in assetto”, posizione che si assume sovrapponendo le mani così da formare il vertice di un triangolo la cui base è data dalle spalle. Il tubo areatore, altro strumento del nuoto pinnato, permette di mantenere la posizione senza obbligare il soggetto ad emergere con il capo per inspirare. Le distanze che si coprono in piscina sono le stesse del nuoto puro, dai 50 ai 1500 metri; ma con il nuoto pinnato vengono introdotte le nuotate in immersione che, grazie alla maggiore spinta che la monopinna permette sott’acqua, sono più veloci di quelle in superficie. Le distanze in immersione sono i 50 metri, che si praticano in apnea, sicuramente la distanza più veloce e spettacolare in assoluto tra le gare di questo sport; i 100, 400

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E’ la tecnica più appassionante per il pesca-tore sportivo. In Italia, risale agli anni ‘70 la cattura del primo “gigante” del mare con attrezzature sportive. Un medico bologne-se, Adamo Benfenati, con attrezzature di fortuna, riuscì a catturare un tonno rosso di ben 281 kg, nell’Adriatico. Oggi, il tonno si cattura con attrezzature leggere, anche 20 e 30 libre grazie soprattutto a materiali all’avanguardia e ad una diminuita misura dei pesci presenti. Si conoscono circa una decina di specie, alcune delle quali vivono nell’Oceano Atlantico, altre nel Mediterra-neo. Yellofin, Big Eyes, Alalunga e Tonno Rosso sono solo le principali e le più conosciute, anche se il “rosso”, stanziale nel Mediterraneo, rimane il più grosso e il più ricercato dal punto di vista alieutico. Di solito gregario, il tonno viene denominato da branco, intermedio e gigante. I primi sono pesci sino ai 35 kg. di peso, gli inter-medi arrivano a pesare 100 kg e i giganti più di 100 kg. Il record sul tonno catturato con canna e mulinello è di 670 kg. La pesca professionale al tonno rosso, soprattutto ad opera di grandi navi giapponesi, sta portando ad un impoverimento dello stock ittico nel Mediterraneo, tanto da poter defi-nire questa specie a rischio di estinzione. In questo senso, muove passi importanti, per la sua protezione, la F.I.P.S.A.S, Fede-razione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee, che organizza annualmente il Campionato Italiano di Drifting (pesca al tonno gigante in deriva), il cui regolamento prevede il “rilascio” del pescato. Ma vedia-mo in dettaglio come si pratica quest’af-fascinante tecnica di pesca, destinata alla cattura o al rilascio del tonno. Ci si dispone in una zona dove è presente un fondale medio tra i 100 e i 200 metri, e il primo passo è “la strisciata”. La barca, in naviga-zione e risalendo la corrente, rilascia in mare un’abbondante quantità di sardine, al fine di richiamare i tonni nella scia della barca.

Il Big GameIl Big Game

ed 800 metri con l’utilizzo di autorespiratori ad aria (disciplina denominata Velosub). Ma la piscina non è l’unico ambiente del nuoto pinnato. Nei mesi più caldi viene praticato in acque libere (mare, fiumi, laghi), dimostrandosi uno sport ancora più affascinante, dal momento che si possono osservare in acqua esseri che somigliano a pesci e si muovono come loro. In Italia, la gara di questo tipo che più affascina è la Traversata dello Stretto di Messina, che ha luogo ogni anno la prima domenica d’agosto e che porta moltissimi atleti di tutto il mondo sulle coste calabre. Per info su normative e circolari ufficiali www.fipsas.it; per curiosità e approfondimenti, www.nuotopinnato.it.

Teresa Di Martino

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NU

NUOTOPINNATONUOTOPINNATO

NUOTOPINNATO

Un po’ di storia...La nascita ufficiale del nuoto pinnato, come disciplina, risale al 1972, quando la C.M.A.S. (Confederazione Mondia-le delle Attività Subacquee), prende le prime decisioni regolamentari: le apnee non devono durare più di 15 metri a vasca; si consente l’uso di pinne di gran-dezza e flessibilità libere, ma senza alcun accessorio ad eccezione del tubo areato-re. Fino al ’67, anno in cui iniziano i primi esperimenti sulle pinne allungate e in cui compare anche il tubo areatore, le gare vedono tutti i nuotatori con ai piedi delle piccole pinne commerciali. E’ nel ’70, a Barcellona, che viene usata per la prima volta la monopinna in occasione dei Campionati Europei; quattro anni dopo, nella Germania dell’Est, la monopinna sostituisce completamente le bipinne nella velosub, rendendo tale specialità molto più veloce delle gare di superficie, dove le bipinne sopravvivono ancora.

Nel ’76 il trionfo della monopinna è completo: in occasione del primo Campio-nato Mondiale in piscina, nella Germania dell’Est, la monopinna prende il soprav-vento sulle bipinne in tutte le gare. Con il nuovo secolo il settore cambia volto. Le novità sono molte, ma la più rilevante è del 2000, quando i Russi introducono la carenatura per la monopinna, rendendola uno strumento ancor più competitivo. Con la monopinna carenata, crollano tutti i records del mondo e si assiste ad una nuova epoca del nuoto pinnato. Ma accanto alla nuova monopinna si sono fatte strada, negli ultimi anni, le gare “pinne” nei Campionati Istituzionali: la Federazione ha aumentato il peso delle distanze riservate allo stile “pinne”, che permette prestazioni di grande velocità, di molto superiori al nuoto puro. In questo sport, l’Italia è una delle nazio-ni ai vertici, insieme a Russia e Cina, veri e propri colossi del nuoto pinnato.

T.Di M.

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NUOTOPINNATONUOTOPINNATONUOTOPINNATO

Nel frattempo vengono posizionate le esche, sardine intere o a pezzo, a coprire potenti ami al carbonio. Le lenze verranno calate a diverse profondità, distanziandole dalla barca per mezzo di un piccolo galleg-giante. Bisognerà accuratamente calcolare la profondità delle esche per far si che la pasturazione vada a finire proprio nella loro scia. Così facendo, il tonno intercetta la scia di sardine, le mangia e risale sino alla barca e quindi sino alle esche. E’ qui che, se tutto va per il verso giusto, inizia il Big Game. Il tonno mangia la sardina con l’amo e, appena accortosi del filo che lo trattiene, inizia una velocissima e intrattenibile fuga. Basti pensare che un tonno è in grado di raggiungere velocità sino ad 80 km/h e a percorrere in un gior-no anche centinaia di chilometri. L’angler, ovvero il pescatore che mantiene la canna, indosserà un “harness”, un giubbetto da combattimento, al quale sono collegati due moschettoni che aiuteranno lo sportivo a mantenere la canna. Il combattimento si può effettuare seduti su una sedia o anche in piedi, “stand-up”. Quando dopo interminabili minuti, a volte ore, si scorge la sagoma scura ed argentea fare capolino dal profondo blu, significa che il gigante del mare si sta arrendendo esausto. A volte, quando il tonno giunge sottobordo, si ha l’impressione che ci veda con i suoi grandi occhi, quasi sbarrati dalla paura. E la sensa-zione più bella per un pescatore sportivo è quella di tagliare il finale sotto bordo e rilasciare al suo ambiente naturale il gigante del mare. Oggi, la tendenza della pesca sportiva, ed in particolare della FIPSAS, è quella di ridurre drasticamente il numero di pesci pescati. Questo almeno per il tonno rosso, le cui catture si sono notevolmente ridotte. Nelle competizioni nazionali, la Federazione premia il pescatore che utilizza fili più sotti-li, a volte anche con un carico di rottura di 5 volte inferiore al peso del pesce (ad es. con un filo da 15 Kg si cattura un pesce da 80 kg) e ciò per dare maggior senso e spor-tività alla competizione sportiva. Un modo per salvaguardare, da parte degli sportivi, il futuro del Big Game, considerando che negli ultimi tempi i tonni giganti sono quasi scomparsi. E la Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee con i suoi Istruttori Federali di scuola pesca, organizza Corsi per i ragazzi avvicinandoli all’ambiente, al mare e a questa fantastica attività sportiva che è la pesca, iniziando a costruire i nuovi angler del domani, in attesa che venga il giorno per il loro grande ed atteso Big Game.

Massimo RotondaroAngler e Capitano del Team Campione Italiano Dritfing 2005 Giulianova (6 tonni catturati di cui 2 tonni sulle 30 lb, 2 sulle 50 lb e 2 rilasci)

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Un sogno in mezzo al mareUn viaggio in crociera per una vacanza indimenticabile...

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Una cena in un’atmosfera irripetibile, un’escursione al tramonto nel deserto, un concerto in una cornice spettacolare o una serata di folclore locale. Sono solo alcune delle magiche emozioni che si possono vivere a bordo di lussuose navi da crociera verso destinazioni da sogno: Mediterraneo, Sud America, Amazzonia, Africa, Oceano Indiano, Estremo Oriente, Australia e Caraibi.

In suiteLa cura dei dettagli rende ogni ambien-te esclusivo e raffinato. Buongusto ed eleganza sono le parole chiave sia per l’arredamento che per il servizio. Mini appartamenti con zona relax, veranda privata attrezzata con sdraio e tavolino e la possibilità di aprirsi all’oceano con una grande finestra panoramica.

Per info: www.silversea.comMateriale fornito gentilmente da Silversea.

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A lume di candelaBicchieri di cristallo, argenteria, preziosa biancheria da tavola e una carta di vini internazionali provenienti dalle migliori cantine. Nella propria suite o in uno dei ristoranti di bordo è possibile fare la colazione, il pranzo e la cena avvolti da un’atmosfera romantica e accogliente. Dalle specialità italiane ai ricchi buffet e grigliate, dai fragranti tartufi alla pasta fresca, dal foie gras ai frutti di mango della Thailandia: tanti menù per tutti i gusti.

Tenersi in formaPiscine, vasche idromassaggio, un centro fitness dotato delle più moderne attrez-zature e un centro benessere. Ogni ospite può dedicarsi alla cura del proprio corpo anche in crociera. Aerobica, jogging, acquagym e pallavolo, ma anche corsi mirati per apprendere i primi rudimenti o perfezionare le tecniche del golf.

Tanto divertimentoUn vero e proprio Casinò galleggiante. Roulette, blackjack e slot machine sono a disposizione degli ospiti maggiorenni pur nel rispetto delle norme vigenti nei Paesi ospitanti. Mentre, per chi non è alla ricer-ca di emozioni forti, una ricca biblioteca raccoglie una selezione di libri e video in diverse lingue. E per finire il teatro a bordo, che propone serate sempre diver-se: balletti, spettacoli, musica e cabaret.

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11 itinerari fantastici

Fino al 27 aprile 2006, Silver Shadow, una delle quattro navi della ‘flotta d’argento’, salperà per 11 itinerari alla scoperta delle destinazioni più affascinanti dell’Estremo Oriente e degli angoli più incantevoli del Sud Pacifico. Dalle spiagge d’oro dell’Australia ai templi scintillanti e ai palazzi di Bangkok, alla famosa Piazza Tienanmen… i paesaggi cambiano con l’avvi-cendarsi delle ore in un caleidoscopio di orizzonti indimenti-

cabili, tutti da vivere circondati dal calore e dalla raffinatezza dello stile All-Inclusive Silversea. Escursioni su misura ed estensioni di itinerario a terra, per rendere ancora più intensa la permanenza in queste terre lontane con uno speciale evento a terra. Presso Ha Long By in Vietnam sarà possibile rilassarsi di fronte allo spettacolo della leggendaria terra dei draghi con un’escursione su una caratte-ristica giunca locale.

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www.zenith.it DAL 1924 INNAMORATI DELLA QUALITÀ.

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Team M6Quattro ragazze "estreme" all' Elba Raid

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...Eccomi...! Sono Gabriela (Ela) e faccio parte del Team M6, interamente femmini-le, che ha partecipato alla prima edizione dell’ElbaRaid. Una gara avventura... più avventura che gara! Non c’è l’atmosfera della competizione come si può percepire in una maratona, nel triathlon o altro ancora in quanto lo spirito di tutte noi è molto avventuroso e lo scopo principale è quello di arrivare alla meta! ...cosa dire della prima edizione dell’Elba-Raid? Beh... per chi ci si cimenta per la prima volta come noi, è un’avventura indimentica-bile che dà tanta soddisfazione e gratificazio-ne se si riesce ad arrivare alla fine!“Si corre su e giù” per questa splendida isola, passando dal mare alla montagna, in canoa o mountain bike... si corre, si cammina, ci si arrampica e ci si cala con corde... si dà un morso alla barretta energetica, una sorsata di acqua e via che si riparte senza tregua verso la meta. La gara dura tre giorni e si snoda per quasi tutto il territorio elbano per un totale di c.a. 100 km con un dislivello altimetrico positivo di 4.000 mt.L’avventura comincia già da Milano quando incontrate le mie compagne Friz, Furia e Laura ...ci accorgiamo che, siamo in ritardo!

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TEAM M6: Gabriela Monti, appassionata di montagna, Federica Friz, ex-campionessa italiana BX SPIA 2004,

Federica Rosa, ex-campionessa italiana downhill 2004, cat. Sportwoman, Laura Zampini, l’accompagnatore del gruppo.

C’è traffico e rischiamo di perdere il traghetto. Ma fortunata-mente alla guida c’è Furia (un nome, una garanzia!)... e riuscia-mo ad arrivare con un anticipo di ben 5 minuti!!Da giorni, ormai, nelle nostre vene non scorre sangue ma adre-nalina!I nostri sguardi si incrociano freneticamente forse per capire se condividiamo gli stessi pensieri. Pensieri che si rincorrono uno dopo l’altro: ci siamo allenate abbastanza, abbiamo portato tutta l’attrezzatura, siamo pronte per affrontare questa avven-tura piena di incognite?? A notte fonda arriviamo al Villaggio Costa dei Gabbiani a Capoliveri, giusto il tempo di augurarci un buono e necessario riposo e via sotto le coperte!... e’ arrivata l’ora X che sognavo da anni!...panico organizza-tivo pre-gara, giga colazione e poi il briefing con la consegna dei pettorali, mappe e coordinate per trovare le lanterne (dette anche balise) e check point e... Pronti via! Partite!La prima cosa da fare è inserire con calma (impossibile!) e con molta attenzione le coordinate sul gps poichè l’inserimento errato di una sola di queste porta fuori rotta. L’orientamento in

questo tipo di gare è di fondamentale importanza... se non c’è un esperto nel team, la gara diventa un inferno e le lanterne un incubo!Abbiamo attraversato l’isola d’Elba in lungo e in largo, in alto e in basso! Lunghi tratti in canoa, “ovviamente” con mare mosso; salite e ripide discese in mountain bike... di notte! Passaggi di ferrata in cresta e discese in corda doppia, una prova di arram-picata di grado identico per tutte le squadre, stabilito dall’or-ganizzazione; attraversamento di un ponte tibetano; sentieri di corsa, cosa non sempre fattibile vista la presenza di parecchi tratti scivolosi, ripidi, con ostacoli naturali come “muri” di rovi, pietraie, piccoli smottamenti ecc.L’importante è saper scegliere la strada giusta in base alle proprie capacità e al proprio stato fisico in quel momento... un buon corridore sceglie una strada lunga in piano piuttosto che una più corta ma più ripida e impervia, un buon arrampicatore può permettersi di affrontare anche percorsi un pò più tecnici con tratti di arrampicata e disarrampicata... sta al capo squadra valu-

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L’Elbaraid

Una competizione multi disciplina dove il principio è

percorrere un itinerario ben definito nel minor tempo

possibile. Il percorso completo della gara, che rimane

segreto fino alla partenza, si svolge in ambiente natu-

rale e con dei punti di passaggio obbligati costituiti da

Lanterne e Check Point. Per l’edizione 2005 le principali

discipline sportive sono state Kayak, Mountain bike,

Mountain Running, Orientamento. Oltre a queste disci-

pline, i concorrenti si sono cimentati in prove speciali

(arrampicata, discesa in corda doppia, attraversamento

di un ponte tibetano, ferrata). All’Elbaraid si partecipa

in team di 3 atleti e 1 accompagnatore, che fa sempre

parte del team, ma si occupa esclusivamente dell’assi-

stenza e della logistica in determinate zone e non può

gareggiare. La gara è in autosufficienza alimentare,

quindi ogni team deve provvedere ai suoi bisogni alimen-

tari durante la gara. www.elbaraid.it

tare le capacità del proprio team e scegliere di conse-guenza, fermo restando che alcuni passaggi sono obbligatori per le squadre. Sicuramente ogni tipo di competizione dà le sue soddisfazioni ma credo che avventure di questo genere sono uniche: perchè oltre a essere coinvolti e stravolti i 5 sensi entra in gioco il “6° senso”. 6° sesto che è determinante per instau-rare l’affiatamento con le compagne, per sopportare la fatica, per osservare ciò che ti sta attorno senza perdere mai la concentrazione, per adattarsi a tutte le condizioni e riuscire a trarre dei vantaggi quando è possibile, per mantenere lo spirito di gruppo che nei tanti momenti “critici” è vitale... Se pensate di avere tutto ciò iniziate ad allenarvi e a sognare... VOLERE E’ POTERE! ...ritornate a casa! ripreso il lavoro e l’allenamento per il prossimo Adventure Raid!Ah dimenticavo, l’avventura come è iniziata, è anche finita e cioè con la corsa per prendere il traghetto del ritorno! Come avrete capito la nostra vita è una corsa senza arrivo, perchè “non ci accontentiamo mai”!Un ringraziamento a: www.shplus.com, www.colum-bia.com, www.topcanyon.com, negozi Sportland Company di Brescia.

Gabriela Monti

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ING New York City MarathonFinale al cardiopalma per la 36Finale al cardiopalma per la 36aa edizione edizione della stracittadina piu' famosa del mondo della stracittadina piu' famosa del mondo

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Finale emozionante per l’edizione 2005 della ING New York City Marathon, che si è svolta il 6 novembre scorso nella Gran-de Mela. Dopo 42 chilometri e 195 metri di corsa, il keniano Paul Tergat ha battuto di un solo secondo il sudafricano Hendri-ck Ramaala, caduto proprio sulla linea del traguardo. Terzo classificato, l’americano Meb Keflezighi a 40 secondi dal vincitore. Primo tra gli italiani e 6° assoluto, Alberi-co Di Cecco, vincitore della maratona di Roma 2005. Nella gara femminile, vittoria della lettone Jelena Prokopcuka, che per pochi secondi ha superato Susan Chepke-mei e l’etiope Derartu Tulu. Quinto posto per la trevigiana Bruna Genovese, che ha saputo tener testa alle tre vincitrici per oltre trenta chilometri.

La stracittadina più famosa del mondo ha visto la partecipazione di oltre 37.000 concorrenti, professionisti e non, prove-nienti da oltre 180 nazioni. Il Paese più rappresentato è stato l’Italia, con circa 3000 partecipanti al via. Paul Tergat si è portato a casa 200.000 dollari e una Cadillac. Una delle più belle edizioni della marato-na più importante del mondo, caratteriz-zata da forti emozioni. Dalla partenza sul Verrazzano Bridge all’arrivo a Columbus Circle in Central Park, in poco più di 2 ore, in un clima caldo-umido che ha reso ancora più faticosa la gara.

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CLASSIFICA FEMMINILE

Il percorso di garaLa maratona di NY attraversa tutti e cinque i quartieri che compongono la metropoli: Staten Island, Brooklyn, Queens, Manhattan e Bronx. La corsa parte dal ponte di Verrazzano e il primo miglio è tutto in leggera salita, mentre quello successivo è tutto in leggera discesa e conduce direttamente alle porte di Brooklyn. Il primo punto veramente impegnativo si incontra, però, al 23° chilometro, quando si devono salire le rampe del Queensboro Bridge, il ponte che collega il quar-tiere del Queens a quello di Manhattan. I primi seicento metri sono abbastanza ripidi e poi, per altri quattrocento, la salita risulta meno faticosa. Alla fine del ponte s’imbocca la First Avenue, un rettilineo lungo 6 km, caratterizzato da numerosi saliscendi abbastanza impegnativi. Dal 32° al 35° chilometro si percorre il Bronx per rientrare poi nuovamente a Manhat-tan, attraverso il sobborgo di Harlem, e dopo un paio di chilometri, si entra al Central Park. Al quarantesimo chilome-tro, una lunga e piacevole discesa di 400 metri conduce fuori dal parco, fino a Columbus Circle con gli ultimi quattrocento metri e finalmente il tanto agognato traguardo.

Marianna Macis

1 Jelena Prokopcuka 2:24:41 LETTONIA

2 Susan Chepkemei 2:24:55 KENYA

3 Derartu Tulu 2:25:21 ETIOPIA

4 Salina Kosgei 2:25:30 KENYA

5 Bruna Genovese 2:27:15 ITALIA

6 Ludmila Petrova 2:27:21 RUSSIA

7 Gete Wami 2:27:40 ETIOPIA

8 Lidiya Grigoryeva 2:27:48 RUSSIA

9 Lyubov Denisova 2:28:18 RUSSIA

10 Lornah Kiplagat 2:28:28 OLANDA

CLASSIFICA MASCHILE1 Paul Tergat 2:09:30 KENYA

2 Hendrick Ramaala 2:09:31 SUD AFRICA

3 Meb Keflezighi 2:09:56 USA

4 Robert Kipkoech Cheruiyot 2:11:01 KENYA

5 Abdihakim Abirahman 2:11:24 USA

6 Alberico Di Cecco 2:11:33 ITALIA

7 Viktor Roethlin 2:11:44 SVIZZERA

8 Simon Wangai 2:13:19 KENYA

9 Jon Brown 2:13:29 GRAN BRETAGNA

10 Isaac Macharia 2:14:21 KENYA

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World Series RenaultGare, mostre e spettacolo nell’ autodromo piu' famoso d' Italia

Si sono tenute a Monza a fine ottobre le finali della prima

edizione dei World Series by Renault.

Clio Cup, Eurocup Formula Renault 2.0, Eurocup Mégane

Trophy e Formula Renault 3.5 hanno reso il programma inter-

nazionale di World Series by Renault particolarmente intri-

gante. Ma oltre alle gare automobilistiche, l’evento sportivo

completamente gratuito si è presentato anche particolarmente

ricco di iniziative. Ai bambini è stato offerto un minicorso di

guida e sono stati predisposti oltre 400 mq di aree speciali

dedicate ai piccoli e alle loro famiglie. Tutte le animazioni e

le attività ludiche organizzate da Renault hanno avuto come

focus la sicurezza stradale, un tema su cui la casa francese è

sempre stata molto attenta.

I più grandi, invece, hanno potuto beneficiare di corsi di guida

sicura offerti dagli istruttori-piloti professionisti mentre un

centro Make-Up è stato messo a disposizione del pubblico

femminile.

Non poteva, poi, certamente mancare il test drive della New

Clio in un contesto del tutto particolare: la parabolica dell’au-

todromo è stata appositamente allestita in pista di prova e

aperta a tutti.

Spettacolare l’esposizione dei gioielli della Collezione storica di

Renault: dalla K- Parigi Vienna del 1902 al Concept-Car Laguna

del 1990, passando per la 4 CV Le Mans del 1951.

Tutto ciò ha permesso di ricordare alcuni tra i più grandi

successi e ha fatto scoprire anche ai più giovani i bolidi del

passato. Erano presenti anche le auto da competizione, con

l’Alpine A442 e la R20 Parigi-Dakar, e gli ex-piloti che hanno

corso su auto Renault come Jean Ragnotti, René Arnoux, Patri-

ck Tambay, Jean-Pierre Jaussaud, Alain Serpaggi, Emmanuel

Guigou e tanti altri...

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I lavori iniziarono il 15 maggio 1922 con l’impegno che fossero ultimati entro il 15 agosto: furono impegnati 3500 operai, 200 carri, 30 autocarri ed una ferrovia Decauville di 5 chilometri con 2 locomotori e 80 vagoni. L’autodromo fu costruito nel tempo record di centodieci giorni e la pista fu percorsa per la prima volta il 28 luglio da Pietro Bordi-no e Felice Nazzaro a bordo di una Fiat 570. Il circuito ideato dall’architetto Rosselli comprendeva un anello per l’alta velocità della lunghezza complessiva di 4,5 km, caratterizza-to da due curve sopraelevate su un terrapieno che si elevava di 2,60 metri dal livello del terreno. Le curve avevano un raggio di 320 metri e consentivano una velocità massima teorica di 180/190 km/h; erano raccordate da due rettifili lunghi 1070 metri ciascuno, mentre la pista stradale aveva uno sviluppo di 5 km e mezzo e comprendeva curve di diverso raggio - da un massimo di 600 metri ad un minimo di 90 metri, con larghezza massima della sede stradale di 12 metri. La pavimentazione dei rettifili era stata realizzata in macadam catra-mato, mentre quella di tutte le curve era in calcestruzzo, anch’esso catramato. Il pubblico era ospitato in due zone distinte: la tribuna d’onore con una capienza di 3000 posti e sei tribune laterali da 1000 posti ciascuna, tutte costruite in legno e muratura. L’apertura uffi-ciale dell’impianto avvenne il 3 settembre 1922 in una giornata di pioggia, alla presenza del Presidente del Consiglio Facta, con la disputa di una gara per vetturette che fu vinta da Pietro Bordino su una Fiat 501 modello corsa. L’8 settembre seguì il Gran Premio motocicli-stico delle Nazioni, conclusosi con la vittoria assoluta di Amedeo Ruggieri su Harley Davi-dson 1000, mentre il 10 settembre si gareggiò per il secondo Gran Premio automobilistico d’Italia che fu appannaggio ancora di Bordino sulla Fiat 804 a 6 cilindri. Anno tragico, invece, il 1933, anno in cui sulla curva sopraelevata Sud perdettero la vita, a causa di una macchia d’olio, Campari, Borzacchini e Czaykowski. Il triplice incidente mortale portò ad una serie di scelte alternative: sul circuito furono inserite due “chicanes” artificiali, con il risultato che le medie furono estremamente modeste. Da allora, 84 anni di interventi e ammoderna-menti che lo portano ad essere oggi tra i più importanti autodromi del mondo.

La storia del circuitoLa storia del circuito

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Formula 3.5Queste gare, riservate alle monoposto equipaggiate con un motore V6 3.5 litri da 425cv, costituiscono l’ultimo stadio prima di accedere alla Formula 1.

Formula 2.0Questo trofeo permette ai giovani piloti che si sono già fatti conoscere nel loro paese, di confrontarsi a livello europeo. Equipaggiate con motore Renault 2 litri da 196cv, le monoposto sono in grado di raggiungere i 250 km/h.

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Page 128: Xtreme Stuff Magazine 05

E’ ufficiale: la nuova vettura sportiva della Casa dei quattro

anelli si chiamerà R8. Presentata come prototipo “Le Mans

quattro” all’edizione 2003 del Salone dell’Automobile di Fran-

coforte, l’Audi ha ora deciso di intraprenderne la produzione

di serie. Nello stabilimento di Neckarsulm fervono i preparativi

affinchè si possa iniziare la costruzione della vettura entro la

fine del 2006. La commercializzazione è prevista nel secondo

trimestre del 2007. Il reparto quattro GmbH sarà responsabile

per la produzione della vettura per la quale saranno investiti 28

milioni di euro. Al momento si stanno svolgendo a ritmo serrato

i test di sviluppo della carrozzeria e della tecnica, rispettivamen-

te alla quattro GmbH e alla AUDI AG. Nella produzione della R8

saranno impiegate 250 persone.

R8 la nuova vettura

sportiva della Audi“Con la R8 intentiamo ricollegarci ai successi ottenuti nelle atti-

vitˆ sportive e applicarli alla produzione di serie. Questo modello

rappresenta l’interpretazione della sportività da parte della

Audi”, ha commentato il Dr. Martin Winterkorn, Presidente del

Consiglio di Amministrazione della AUDI AG, riguardo all’intro-

duzione di questo nuovo modello nella gamma Audi.

Audi punta sulle strutture intelligenti in materiale leggero che

è una delle competenze primarie dello stabilimento di Neckar-

sulm. Nell’“Aluminium-Zentrum”, infatti, sono già state svilup-

pate, usando questa tecnologia, la A2, la A6 e la A8.

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Alcuni dati tecniciSistema frenante: quattro dischi in materiale ceramicoInterni: sportivi, quasi da monoposto di F1.Posto guida: ritagliato su misura da due paratie verticali e da un volante asimmetrico, dotato di una miriade di pulsanti.

La fabbrica di NeckarlsumFondato dieci anni fa, l’”Alluminium and lightweight Design Centre” di Neckarl-sum è diventato la culla della leadership della Audi nella costruzione di vettu-re leggere. Auto come l’ammiraglia A8 e la A2 sono state create e vengono tuttora prodotte nello stabilimento di Neckarlsum, che è il quartier generale del sapere Audi in materia di alluminio e realizzazioni in materiale leggero. Il decennio trascorso ha permesso alla Audi di affinare la sua tecnologia produttiva riuscendo a raggiungere un livello di automazione pari all’80%, eguagliando il valore ottenibile nella realizzazione di scocche tradizionali in acciaio.

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