volantone 2

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Volantone di propaganda cittadina offerto da: Volantone di propaganda cittadina offerto da: Per partecipare scrivi a [email protected] o contattaci su facebook . Iniziativa finanziata e distribuita da cittadini sardi altri articoli su : volantonesardegna.wordpress.com & www.facebook.com/volantone Randagismo in Sardegna Randagismo in Sardegna Randagismo in Sardegna A ccetto volentieri di condividere un mio pensiero anche con i lettori del Volantone, perché la batta- glia per la tutela dei diritti riguarda tutti, nessuno escluso (la versione completa appare su Cagliari Globa- list). Sono cresciuta in una famiglia dove mi hanno insegnato che il mio 'lavoro' era ‘studiare’, impegnandomi al massimo in ciò che mi sarebbe pia- ciuto fare da adulta, per trasporre il tutto proprio nel lavoro che avrei vo- luto fare "da grande", cioè nel contri- buto che come singolo avrei dovuto dare alla società. Ho sentito le storie dei miei nonni, che in tempo di guer- ra facevano chilometri a piedi sotto la neve, pur di raggiungere l'unica scuo- la presente nel comune più vicino alla loro residenza. Ho ascoltato con gran- de attenzione i racconti delle batta- ‘Rivendichiamo i nostri diritti: insieme!’ glie dei minatori toscani (come lo era mio nonno), per il diritto ad avere sicurezze maggiori sul lavoro, per il diritto ai riposi; di tanti scioperi portati avanti, con perdita della misera paga, ma necessari per riven- dicare i diritti per tutte le famiglie, per non escludere nessuno, neanche i crumiri che si trinceravano dietro al capo. Ho stu- diato molto, sia per inseguire il sogno del lavoro 'sicuro', sia perché sono sempre stata un'eterna curiosa, e l'amore per la conoscenza ha guidato il mio percorso di vita. Ora, mi ritrovo a dovermi 'reinventare', perché il lavoro sicuro non esiste, e da libera professionista devo Temi dalla pagina Comunità https://www.facebook.com/volantone Uta si mobilita per dare ausilio ai Podda MERIDIANA:UN TEMA DIVENUTO D’INTERESSE NAZIONALE! L a crisi colpisce ancora, e non fa sconti a nessuno... Vengo coinvolta da tanti amici, per dare ausilio alla famiglia Podda che rischia di perdere la casa di residenza, per via del fatto che tale immobile è stato messo all'asta dal tribunale, a causa della situazione di fallimento in cui versa la famiglia, da quando il capofamiglia, nel 2010, ha dovuto chiudere il market che gestiva in paese. Non si tratta di uno sfratto 'comune', dato che qui vi è in ballo anche la vita di due bambine disabili, figlie della coppia. Emerge perciò la drammaticità della situazione, dovuta anche alla grave patologia di cui soffrono le due gemelline, Martina e Federica, che non consente loro uno sviluppo e una crescita sana (si tratta della cd. trasloca- zione sbilanciata dei cromosomi). Riten- go che vi sia la necessità di trovare una soluzione soddisfacente, che tenga conto dei vari interessi in ballo che, ahimè, so- no contrastanti; infatti, da un lato, dobbia- mo garantire il diritto alla salute e alla serenità delle gemelline, dall'altro, però, ci sono le aspettative dei creditori. La società in cui viviamo non può essere indifferente di fronte a tali problematiche, acuite da questa crisi stagnante, che dimentica tutto e tutti, ma è necessario ritrovare i valori della solidarietà verso le persone più deboli. Il bilancio della crisi crea degli evidenti danni psicologici ai bambini, che soffrono doppiamente le difficoltà dei genitori, e i vari rapporti della Caritas ci riportano dati allarmanti: in Italia, nel 2014, la povertà infantile è cre- sciuta in percentuale di 5 punti in più rispetto alla media europea. Tra gli italia- ni, l'incidenza della povertà economica, legata ai problemi di mancanza di lavoro, fa emergere percentuali di gran lunga più rilevanti rispetto agli altri problemi. Le politiche di Austerity e i tagli che i vari governi hanno imposto agli aiuti sociali, hanno però aggravato la situazione, met- tendo a rischio un'intera generazione. Auspico che i politici si impegnino ad arginare tali fenomeni, restituendo dignità alle famiglie e istituendo politiche sociali diverse. Alla luce di queste considerazio- ni, ritengo che una risposta adeguata alla famiglia potrebbe essere data, anzitutto, garantendo un lavoro a uno dei genitori e, al contempo, raccogliendo fondi, per consentire alla famiglia di trovare la liqui- dità necessaria a sistemare la situazione. Invito pertanto tutte le persone che voles- sero dare ausilio alla famiglia PODDA, a supportare l'impegno di “Uta solidale”, che tramite i social sta organizzando eventi solidali a favore dei suddetti.(T. M.) LA CRISI AVANZA IN SARDEGNA Q uante volte vediamo animali che, in condizioni più o meno pietose, cam- minano spaesati lungo le strade, op- pure li ritroviamo morti dopo essere stati investiti? Animali randagi che vagano per strade ecampagne anche facendo danni eche quando ci capita di incontrarli, storciamo il naso per lelorocondizioni,allontanandoci.La respon- sabilità di questa situazione è nostra, si proprio nostra come genere umano e cittadini disinte- ressati, in quanto esistono norme che regola- mentanosia il randagismochela proprietà degli animali di compagnia, ma non pretendiamo chechidovrebbe applicaretalinormelerispetti. Infatti, quando vediamo un animale randagio per strada possiamotranquillamenteaffermare che c'è una omissione di atti d'ufficio anche se molti non lo sanno, e i Comuni,invece colpevoli diquesta omissionefannofinta di nonsapere.In realtà esistono da anni normative precise sulle responsabilità, sin dal 1991, normative perciò nazionali e regionali, dove si specificano ruoli e competenze specifiche, ma che nella maggior parte dei casi i Comuni regolarmente disatten- dono.Lanormativainmateriaèlaseguente: -Nazionale: Legge n. 281 del 14 agosto 1991 "Legge quadroin materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo"; -Gazzetta Uffi- cialedellaRepubblica Italiana30agosto 1991; -Giunta Regione Autonoma Sardegna: Delibera n. 17/39 del 27.04.2010 nella quale sono pre- sentile direttiveinmateria dilotta alrandagismo specificando compiti efunzioni dei vari enti coin- volti. Queste norme prevedono che le Regioni emanino regole precise sulla base del proprio contesto regionale in merito al possesso, custo- dia e cura degli animali, e soluzioni idonee al problema delrandagismo; si tratta di regoleche le amministrazioni comunali sono obbligate a rispettare. Con questo non si assolve da responsabilità chi possiede un animale (cane o gatto che sia) tutt'altro, il randagismo nasce proprio dalla irre- sponsabilità dei proprietari, compresi agricoltori e pastori,che non sterilizzano gli animali, li fanno figliare senza limiti e attenzione, per poi abban- donare i cuccioli (anche dentro i cassonetti della spazzatura) e frequentemente anche le mam- meallorodestinospessoinfausto. Da qui la grossa responsabilità degli enti locali, ComuneeASLinquantoèloro compitogaran- tire il servizio di raccolta cura e accoglienza degli animalirandagi,ilregistrodeglianimalidiproprie- tà con apposizione gratuita del chip tramite il servizio veterinario della ASL, il controllo della regolare registrazione degli animali, la verifica di eventuali maltrattamenti, la realizzazione di luoghi di accoglienza cura e sterilizzazione degli stessi. Tutto questo purtroppo non esiste in tutti i Co- muni: difatti, quelli in regola possono contarsi sulle dita di una mano. Perciò è importanteche come cittadini facciamo esplicite richieste alle rispettive amministrazioni affinché rispettino anche loro la normativa e forniscano questo servizio, per non dover più assistere a scene pietose. ( Grabellu Arrubiu ) guadagnarmelo quotidianamente. Però, ciò non significa che tutti gli insegnamenti, che ho ricevuto, non mi abbiano forgiata e mi abbiano fatta desistere dal lottare per ciò che è giusto: dare dignità ai lavoratori in base a ciò che prevede la nostra Co- stituzione. Il messaggio che mi sento di mandare a tutti i lavoratori, lo prendo in prestito da un grande uo- mo, Antonio Gramsci, il quale in un periodo che, ahimé, sembra che stia tornando 'camuffato' con altri slo- gan, esortava i Sardi a reagire. Ecco le sue parole: "Istruitevi”, perché avre- mo bisogno di tutta la nostra intelli- genza. ‘Agitatevi’, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. ‘Organizzatevi’, perché avremo biso- gno di tutta la nostra forza". ( Tiziana Mori ) Una famiglia in difficoltà: d a tempo lo urlava- mo: i lavoratori Meridiana devono diventare un tema d’ interes- se nazionale. Così è stato! Affinché la vertenza veda la luce in fondo al tunnel, il Governo deve intervenire e trovare delle soluzioni ben- ché l’azienda sia privata. Parliamo dell’ultima compa- gnia area di linea italiana. Nel primo numero del Vo- lantone Sardegna, abbiamo riferito circa il percorso del meetup af- frontato di concerto con i cassintegrati ed il deputato Nicola Bianchi. Questo lavoro ha portato a diverse interrogazio- ni parlamentari (3 o 4 abbiamo perso il conto). A questo punto l’interesse e la partecipazione del nostro grande depu- tato Alessandro Di Battista che abbiamo accolto il 10 ottobre al presidio cassinte- grati all’aeroporto di Olbia. Grande entu- siasmo e fiducia nel M5S da parte dei lavoratori. In ultimo, abbiamo visto ca- lendarizzare in Senato le mozioni Meri- diana e non abbiamo mancato nemme- no a questo appuntamento con un inter- vento della senatrice del M5S Manuela Serra. In un clima di rottamazione l’azienda ha, nell’ordine: ottenuto la cassa integrazio- ne, acquistato Air Italy Spa a cui ha tra- sferito e sta trasferendo i suoi voli e marchio commerciale, operato in wet lease con compagnie aeree dell’Est (in particolari momenti o per particolari rot- te). Ciò, ha comportato il graduale svuo- tamento degli assets aziendali con ag- gravio della posizione degli esuberi. Tutto questo in un mercato mondiale e locale "teoricamente" in crescita. Non giova la piega critica che ha preso il mercato aereo italiano: sempre maggio- re penetrazione di vettori low cost stra- nieri che godono di contributi pubblici e regimi fiscali agevolati anche per i rami d’azienda italiani. Politiche che non hanno eguali in altri paesi certamente inconcepibili nel no- stro, data la forte vocazione turistica. Le organizzazioni sindacali hanno allora accordato significative riduzioni del co- sto del lavoro e ad oggi sono ancora disponibili a riallineare tale costo a quel- lo per il personale Air Italy, ma, l’azienda resta ferma sulle sue posizioni. L’obiettivo và addirittura nella direzione di licenziare il personale con maggiore anzianità (soprattutto sardo a differenza di quello di Air Italy, più giovane e resi- dente in larga parte in Lombardia). Un discutibile esperimento di gestione generazionale della crisi. Il piano industriale di Meridiana dovrà essere rivisto al rialzo, nel frattempo urge richiamare l’attenzione su alcuni punti che il Governo deve risolvere: - adoperarsi per preservare la continuità aziendale di Meridiana Fly; compagnia di linea italiana, vettore strategico per tutto il paese; - favorire una equa soluzione della ver- tenza evitando una pericolosa “tutela decrescente”, questioni minacciate pe- raltro dall’orientamento del “Jobs act”; - mettere l’azienda nelle condizioni di concordare un più ampio periodo di CIGS al fine di poter lavorare in maniera più attenta alla revisione del piano indu- striale per il rilancio della compagnia: rinnovare e non morire! Il lavoro con i cassintegrati ci ha portato a fare diverse considerazioni ma tutto ci riporta ad una questione fondamentale: il piano industriale di Meridiana. Occorre ripartire da lì. Il meetup non ha risorse e ha urgenza di condividere il lavoro con un pool di por- tavoce del M5S per intervenire con pro- poste urgenti e chirurgiche. E’ questo l’appello che rivolgiamo in primis a tutti i portavoce parlamentari del M5S in Sardegna che volessero occuparsi con noi della “questione Meri- diana”, ce n’è per tutti in quanto cittadini sardi: Nicola Bianchi, Emanuela Corda, Ro- berto Cotti, Giulia Moi, Paola Pinna, Manuela Serra, Andrea Vallascas. ( Meetup di Olbia )

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Volantone di propaganda cittadina offerto da:Volantone di propaganda cittadina offerto da:

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Iniziativa finanziata e distribuita da cittadini sardi altri articoli su : volantonesardegna.wordpress.com & www.facebook.com/volantone

Randagismo in SardegnaRandagismo in SardegnaRandagismo in Sardegna

A ccetto volentieri di condividere

un mio pensiero anche con i

lettori del Volantone, perché la batta-

glia per la tutela dei diritti riguarda

tutti, nessuno escluso (la versione

completa appare su Cagliari Globa-

list). Sono cresciuta in una famiglia

dove mi hanno insegnato che il mio

'lavoro' era ‘studiare’, impegnandomi

al massimo in ciò che mi sarebbe pia-

ciuto fare da adulta, per trasporre il

tutto proprio nel lavoro che avrei vo-

luto fare "da grande", cioè nel contri-

buto che come singolo avrei dovuto

dare alla società. Ho sentito le storie

dei miei nonni, che in tempo di guer-

ra facevano chilometri a piedi sotto la

neve, pur di raggiungere l'unica scuo-

la presente nel comune più vicino alla

loro residenza. Ho ascoltato con gran-

de attenzione i racconti delle batta-

‘Rivendichiamo i nostri diritti: insieme!’

glie dei minatori toscani (come lo era mio

nonno), per il diritto ad avere sicurezze

maggiori sul lavoro, per il diritto ai riposi;

di tanti scioperi portati avanti, con perdita

della misera paga, ma necessari per riven-

dicare i diritti per tutte le famiglie, per

non escludere nessuno, neanche i crumiri

che si trinceravano dietro al capo. Ho stu-

diato molto, sia per inseguire il sogno del

lavoro 'sicuro', sia perché sono sempre

stata un'eterna curiosa, e l'amore per la

conoscenza ha guidato il mio percorso di

vita. Ora, mi ritrovo a dovermi

'reinventare', perché il lavoro sicuro non

esiste, e da libera professionista devo

Temi dalla pagina Comunità https://www.facebook.com/volantone

Uta si mobilita per dare

ausilio ai Podda

MERIDIANA:UN TEMA DIVENUTO D’INTERESSE NAZIONALE!

L a crisi colpisce ancora, e non fa

sconti a nessuno...

Vengo coinvolta da tanti amici,

per dare ausilio alla famiglia Podda che

rischia di perdere la casa di residenza,

per via del fatto che tale immobile è stato

messo all'asta dal tribunale, a causa della

situazione di fallimento in cui versa la

famiglia, da quando il capofamiglia, nel

2010, ha dovuto chiudere il market che

gestiva in paese. Non si tratta di uno

sfratto 'comune', dato che qui vi è in ballo

anche la vita di due bambine disabili,

figlie della coppia. Emerge perciò la

drammaticità della situazione, dovuta

anche alla grave patologia di cui soffrono

le due gemelline, Martina e Federica, che

non consente loro uno sviluppo e una

crescita sana (si tratta della cd. trasloca-

zione sbilanciata dei cromosomi). Riten-

go che vi sia la necessità di trovare una

soluzione soddisfacente, che tenga conto

dei vari interessi in ballo che, ahimè, so-

no contrastanti; infatti, da un lato, dobbia-

mo garantire il diritto alla salute e alla

serenità delle gemelline, dall'altro, però,

ci sono le aspettative dei creditori. La

società in cui viviamo non può essere

indifferente di fronte a tali problematiche,

acuite da questa crisi stagnante, che

dimentica tutto e tutti, ma è necessario

ritrovare i valori della solidarietà verso le

persone più deboli. Il bilancio della crisi

crea degli evidenti danni psicologici ai

bambini, che soffrono doppiamente le

difficoltà dei genitori, e i vari rapporti della

Caritas ci riportano dati allarmanti: in

Italia, nel 2014, la povertà infantile è cre-

sciuta in percentuale di 5 punti in più

rispetto alla media europea. Tra gli italia-

ni, l'incidenza della povertà economica,

legata ai problemi di mancanza di lavoro,

fa emergere percentuali di gran lunga più

rilevanti rispetto agli altri problemi. Le

politiche di Austerity e i tagli che i vari

governi hanno imposto agli aiuti sociali,

hanno però aggravato la situazione, met-

tendo a rischio un'intera generazione.

Auspico che i politici si impegnino ad

arginare tali fenomeni, restituendo dignità

alle famiglie e istituendo politiche sociali

diverse. Alla luce di queste considerazio-

ni, ritengo che una risposta adeguata alla

famiglia potrebbe essere data, anzitutto,

garantendo un lavoro a uno dei genitori

e, al contempo, raccogliendo fondi, per

consentire alla famiglia di trovare la liqui-

dità necessaria a sistemare la situazione.

Invito pertanto tutte le persone che voles-

sero dare ausilio alla famiglia PODDA, a

supportare l'impegno di “Uta solidale”,

che tramite i social sta organizzando

eventi solidali a favore dei suddetti.(T. M.)

LA CRISI AVANZA IN

SARDEGNA

Q uante volte vediamo animali che, in condizioni più o meno pietose, cam-minano spaesati lungo le strade, op-pure li ritroviamo morti dopo essere

stati investiti? Animali randagi che vagano per strade e campagne anche facendo danni e che quando ci capita di incontrarli, storciamo il naso per le loro condizioni, allontanandoci. La respon-sabilità di questa situazione è nostra, si proprio nostra come genere umano e cittadini disinte-ressati, in quanto esistono norme che regola-mentano sia il randagismo che la proprietà degli animali di compagnia, ma non pretendiamo che chi dovrebbe applicare tali norme le rispetti. Infatti, quando vediamo un animale randagio per strada possiamo tranquillamente affermare che c'è una omissione di atti d'ufficio anche se molti non lo sanno, e i Comuni, invece colpevoli di questa omissione fanno finta di non sapere. In realtà esistono da anni normative precise sulle responsabilità, sin dal 1991, normative perciò nazionali e regionali, dove si specificano ruoli e competenze specifiche, ma che nella maggior parte dei casi i Comuni regolarmente disatten-dono. La normativa in materia è la seguente: -Nazionale: Legge n. 281 del 14 agosto 1991 "Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo"; -Gazzetta Uffi-ciale della Repubblica Italiana 30 agosto 1991; -Giunta Regione Autonoma Sardegna: Delibera n. 17/39 del 27.04.2010 nella quale sono pre-senti le direttive in materia di lotta al randagismo specificando compiti e funzioni dei vari enti coin-volti. Queste norme prevedono che le Regioni emanino regole precise sulla base del proprio contesto regionale in merito al possesso, custo-dia e cura degli animali, e soluzioni idonee al problema del randagismo; si tratta di regole che le amministrazioni comunali sono obbligate a rispettare. Con questo non si assolve da responsabilità chi possiede un animale (cane o gatto che sia) tutt'altro, il randagismo nasce proprio dalla irre-sponsabilità dei proprietari, compresi agricoltori e pastori, che non sterilizzano gli animali, li fanno figliare senza limiti e attenzione, per poi abban-donare i cuccioli (anche dentro i cassonetti della spazzatura) e frequentemente anche le mam-me al loro destino spesso infausto. Da qui la grossa responsabilità degli enti locali, Comune e ASL in quanto è loro compito garan-tire il servizio di raccolta cura e accoglienza degli animali randagi, il registro degli animali di proprie-tà con apposizione gratuita del chip tramite il servizio veterinario della ASL, il controllo della regolare registrazione degli animali, la verifica di eventuali maltrattamenti, la realizzazione di luoghi di accoglienza cura e sterilizzazione degli stessi. Tutto questo purtroppo non esiste in tutti i Co-muni: difatti, quelli in regola possono contarsi sulle dita di una mano. Perciò è importante che come cittadini facciamo esplicite richieste alle rispettive amministrazioni affinché rispettino anche loro la normativa e forniscano questo servizio, per non dover più assistere a scene pietose. ( Grabellu Arrubiu )

guadagnarmelo quotidianamente.

Però, ciò non significa che tutti gli

insegnamenti, che ho ricevuto, non

mi abbiano forgiata e mi abbiano

fatta desistere dal lottare per ciò che

è giusto: dare dignità ai lavoratori in

base a ciò che prevede la nostra Co-

stituzione. Il messaggio che mi sento

di mandare a tutti i lavoratori, lo

prendo in prestito da un grande uo-

mo, Antonio Gramsci, il quale in un

periodo che, ahimé, sembra che stia

tornando 'camuffato' con altri slo-

gan, esortava i Sardi a reagire. Ecco le

sue parole: "Istruitevi”, perché avre-

mo bisogno di tutta la nostra intelli-

genza. ‘Agitatevi’, perché avremo

bisogno di tutto il nostro entusiasmo.

‘Organizzatevi’, perché avremo biso-

gno di tutta la nostra forza".

( Tiziana Mori )

Una famiglia in difficoltà:

d a tempo lo urlava-

mo: i lavoratori

Meridiana devono

diventare un tema d’ interes-

se nazionale. Così è stato!

Affinché la vertenza veda la

luce in fondo al tunnel, il

Governo deve intervenire e

trovare delle soluzioni ben-

ché l’azienda sia privata.

Parliamo dell’ultima compa-

gnia area di linea italiana.

Nel primo numero del Vo-

lantone Sardegna, abbiamo

riferito circa il percorso del meetup af-

frontato di concerto con i cassintegrati

ed il deputato Nicola Bianchi. Questo

lavoro ha portato a diverse interrogazio-

ni parlamentari (3 o 4 abbiamo perso il

conto). A questo punto l’interesse e la

partecipazione del nostro grande depu-

tato Alessandro Di Battista che abbiamo

accolto il 10 ottobre al presidio cassinte-

grati all’aeroporto di Olbia. Grande entu-

siasmo e fiducia nel M5S da parte dei

lavoratori. In ultimo, abbiamo visto ca-

lendarizzare in Senato le mozioni Meri-

diana e non abbiamo mancato nemme-

no a questo appuntamento con un inter-

vento della senatrice del M5S Manuela

Serra.

In un clima di rottamazione l’azienda ha,

nell’ordine: ottenuto la cassa integrazio-

ne, acquistato Air Italy Spa a cui ha tra-

sferito e sta trasferendo i suoi voli e

marchio commerciale, operato in wet

lease con compagnie aeree dell’Est (in

particolari momenti o per particolari rot-

te). Ciò, ha comportato il graduale svuo-

tamento degli assets aziendali con ag-

gravio della posizione degli esuberi.

Tutto questo in un mercato mondiale e

locale "teoricamente" in crescita.

Non giova la piega critica che ha preso il

mercato aereo italiano: sempre maggio-

re penetrazione di vettori low cost stra-

nieri che godono di contributi pubblici e

regimi fiscali agevolati anche per i rami

d’azienda italiani.

Politiche che non hanno eguali in altri

paesi certamente inconcepibili nel no-

stro, data la forte vocazione turistica.

Le organizzazioni sindacali hanno allora

accordato significative riduzioni del co-

sto del lavoro e ad oggi sono ancora

disponibili a riallineare tale costo a quel-

lo per il personale Air Italy, ma, l’azienda

resta ferma sulle sue posizioni.

L’obiettivo và addirittura nella direzione

di licenziare il personale con maggiore

anzianità (soprattutto sardo a differenza

di quello di Air Italy, più giovane e resi-

dente in larga parte in Lombardia).

Un discutibile esperimento di gestione

generazionale della crisi.

Il piano industriale di Meridiana dovrà

essere rivisto al rialzo, nel frattempo

urge richiamare l’attenzione su alcuni

punti che il Governo deve risolvere:

- adoperarsi per preservare la continuità

aziendale di Meridiana Fly; compagnia

di linea italiana, vettore strategico per

tutto il paese;

- favorire una equa soluzione della ver-

tenza evitando una pericolosa “tutela

decrescente”, questioni minacciate pe-

raltro dall’orientamento del “Jobs act”;

- mettere l’azienda nelle condizioni di

concordare un più ampio periodo di

CIGS al fine di poter lavorare in maniera

più attenta alla revisione del piano indu-

striale per il rilancio della compagnia:

rinnovare e non morire!

Il lavoro con i cassintegrati ci ha portato

a fare diverse considerazioni ma tutto ci

riporta ad una questione fondamentale:

il piano industriale di Meridiana. Occorre

ripartire da lì.

Il meetup non ha risorse e ha urgenza di

condividere il lavoro con un pool di por-

tavoce del M5S per intervenire con pro-

poste urgenti e chirurgiche.

E’ questo l’appello che rivolgiamo in

primis a tutti i portavoce parlamentari

del M5S in Sardegna che volessero

occuparsi con noi della “questione Meri-

diana”, ce n’è per tutti in quanto cittadini

sardi:

Nicola Bianchi, Emanuela Corda, Ro-

berto Cotti, Giulia Moi, Paola Pinna,

Manuela Serra, Andrea Vallascas.

( Meetup di Olbia )

Page 2: Volantone 2

Ma allora mi chiedo: cosa stiamo aspet-tando ad intervenire? Ricordo anche in generale, che farsi 'pubblicità' sui malati, non è proprio il massimo, e che escludere chi ha portato avanti come mero cittadino tale indagine, non mi sembra utile a nessuno, sopratutto quando in simili battaglie ciò che conta è essere tutti dalla stessa parte, cioè del malato e dei suoi familiari. Chiudo con una considerazione: si parla giustamente di Diritto al Lavoro, ma come si può esercitare tale diritto se viene a mancare il più elementare diritto Umano alla Salute? Si tratta di un ingiusto 'compromesso' che non possiamo più accettare. ( Tiziana Mori )

A lla faccia della trasparenza e

della condivisione.

L’attuale giunta Bentu Nou decide

arbitrariamente di oscurare, dal sito

istituzionale del Comune di Quartuc-

ciu, alla sezione servizi online, il link

per la trasmissione delle sedute con-

siliari e l’archivio delle stesse.

Tale decisione autoritaria viene cala-

ta dall’alto nel mese di Giugno u.s.,

senza coinvolgere minimamente i

membri del consiglio comunale e

negando, all’interno dell’Ente,

l’esercizio dei principi di partecipazio-

ne. De facto, un vero e proprio atto

antidemocratico.

Nessuno dei consiglieri di minoranza

era a conoscenza di tale disposizione,

né sono rintracciabili atti ufficiali, e

perciò questa risulta una scelta in

netto contrasto con la deliberazione

del consiglio comunale n. 15 del 01

Agosto 2012, votata all’unanimità

da tutti i presenti in aula, nella qua-

le veniva approvata la mozione pro-

mossa dal Movimento Cittadino

Civico 5 Stelle di Quartucciu, deno-

minata “Mozione ex art. 40 del Re-

golamento del Consiglio Comunale

– riprese video dei lavori consiliari”

mediante la quale viene chiesto di

“integrare il regolamento dei lavori

consiliari, tenuti in seduta pubblica,

in modo da prevedere e regolamen-

tare le riprese audio–video e che le

riprese stesse vengano trasmesse in

streaming e in seguito archiviate” .

Può la giunta intervenire in tale

modo, modificando o annullando

una delibera consiliare, senza pas-

sare nuovamente attraverso

l’organo collegiale?

P.S. Solo dopo le nostre proteste e il

rischio che l’argomento fosse tratta-

to dalla stampa locale, la maggio-

ranza ha dichiarato che “il servizio

è stato riattivato (il 01 Ottobre

ndr.)” dato che “ci sono stati un

paio di giorni di interruzione per

problemi tecnici ” .

“Un paio di giorni” della maggioran-

za corrispondono a più di tre mesi.

CHAPEAU !!!

( Elmasry )

Per partecipare scrivi a [email protected] o contattaci su facebook .

M i chiedo se sia giusto che in

politica si possa candidare

chiunque.

Non credo sia possibile, ma è anche

vero che in Italia c’è il brutto vizio di

dire: “se ci fossi io ….” E questa canti-

lena la si intona in tutte le cose, so-

prattutto nel calcio, in politica, ma

anche nel posto di lavoro, per i pochi

fortunati che lo hanno.

Infatti, la presunzione di poter fare

qualcosa, e farla meglio, è insita in

ognuno di noi, senza però poi fare

doverosamente e coscientemente i

conti con le nostre conoscenze e capa-

cità. Personalmente, mi sono accorto,

frequentando vari ambienti, che ci

sono tanti paladini della giustizia, i

quali non si accorgono che a volte la

stessa giustizia è cieca, e continuano a

manifestare sempre buoni propositi,

senza però comprendere che chi ci

rappresenta fa come vuole, e che

dunque in varie occasioni non serve

impegnarsi tanto, mentre forse è me-

glio fermare tutto e ripartire.

Sono convinto, o perlomeno vorrei

fosse così, che un candidato di qualsi-

asi carica debba, dal momento in cui

viene eletto, essere apartitico, ovvero

penso che – facendo un esempio – un

sindaco, una volta eletto in un Comu-

ne, debba dialogare con tutti i cittadi-

ni e con i loro rappresentanti, per il

bene del Comune stesso, e se neces-

sario sia pronto ad andare anche con-

tro gli interessi del suo stesso partito

e così pure dello Stato. Dico questo,

perché spesso capita che chi si inse-

dia in un Comune, eserciti fiducioso

la carica, ma poi non possa far nulla

di concreto, sia per via dei dipendenti

comunali, che non essendo eletti con

lui, a volte hanno visioni diverse e

perciò ne rallentano l’operato, sia

perché alcuni vincoli imposti dallo

Stato, come la spending review, bloc-

cano qualsiasi iniziativa non in linea

con i parametri imposti.

Allora, ritornando alla riflessione in-

troduttiva, mi chiedo: “Non è meglio

che chi si candidi in politica sappia

almeno districarsi tra questi proble-

mi? Non è meglio, casomai, che sia

una persona che dialoghi con chiun-

que, senza imporre o creare barriere,

derivanti da simpatie, pregiudizi o

amicizie?

Questo è un argomento che molti

sottovalutano ed è per questo che ci

troviamo in tali condizioni…

( Un cittadino di Cagliari )

P er amor di dibattito e per com-pletezza d’informazione, appare

doveroso replicare a talune afferma-zioni contenute nell’articolo “Per il Movimento 5 Stelle la deriva si consu-ma on-line”, pubblicato "sul quotidia-no La Nuova Sardegna", lo scorso mercoledì 22 ottobre, ove l'estensore Fabio Chiusi segnalava il pericolo che la democrazia digitale potesse tra-sformarsi, da punto di forza del M5S, a "uno dei fattori decisivi del suo di-sgregarsi". Secondo l’Autore, ciò co-stituirebbe un fenomeno degenerati-vo, reso fertile dall'assenza di struttu-re trasparenti all'interno del Movi-mento e da una gestione politica di tipo aziendale, da parte di Grillo e Casaleggio. Ciò che coglie di sorpresa il lettore, infatti, non è tanto il pessimismo dell'autore, quanto la presunzione di riuscire ad analizzare, nello spazio di poche righe, un nuovo fenomeno di

compartecipazione politica alla cosa pubblica, che nel web trova spazio per un dibattito sociale che, per dimensio-ni, né Grillo, né Renzi o Berlusconi, saranno mai in grado di guidare o

condizionare. Quindi, piuttosto che "far luce su cosa avvenga tra le maglie dell'esperimen-to di democrazia digitale", sarebbe forse più utile comprendere la filosofi-a del Movimento e valutare se la pras-si di declassare i "grillini" a inguaribili

IL DISSENSO E IL DISPREZZO sognatori sia il frutto di una strategia dei partiti, timorosi di un'ideale che respin-ge "il patto del Nazareno" addirittura nella sua concettualità, oppure se effet-tivamente il M5S abbia già esaurito la

propulsione iniziale e, come dice Chiusi, stia consumando la sua ultima deriva. Sotto il primo aspetto, è un dato assodato che, grazie ad esso, sono emerse nuove forme di partecipazione legate all'utilizza-zione delle nuove tecnologie dell'informazione e non si può non salutare con piacere il fatto che oggi Civati interpelli on-line i propri simpatizzanti su questioni

di interesse generale, oppure che Raffa-ele Fitto chieda di trasmettere in strea-ming video il prossimo ufficio di presi-denza di Forza Italia. Ma oltre ad aver spezzato gli schemi comunicativi della vecchia politica, al M5S va il merito di aver smascherato la ‘falsa contrapposizione’ bipolare insce-nata dalla destra e dalla sinistra, svelan-do la loro autentica natura di opposti che dicono, in maniera antitetica, la me-desima cosa. Facce di una stessa meda-glia affaristica, che l'opinione pubblica sta gradualmente imparando a conosce-re. Ecco perché sembra ingeneroso ridurre il Movimento 5 Stelle a semplice braccio esecutivo di un leader carismatico, inca-pace di ascoltare le voci di dissenso all'interno del proprio Movimento. Il dissenso fa parte integrante della nostra filosofia e il progetto di rinnovamento culturale della politica ha tratto, proprio dall'indignazione dei cittadini, il suo hu-mus iniziale. Al riguardo, basterebbe transitare all'interno del blog di Beppe Grillo, per accorgersi di quanto siano tuttora aspre e molteplici le voci di criti-ca e di dissenso all'interno del Movimen-to. Ma le espulsioni riguardano un'altra cosa: l’ex senatore 5 Stelle Orellana, che ha salvato il DEF del governo Renzi, gua-dagnandosi una poltrona presidenziale, o i quattro attivisti saliti sul palco del Circo Massimo, per interrompere la ma-nifestazione, non hanno nulla a che ve-dere con il "dissenso" ma, semmai, con il "disprezzo". Un disprezzo non solo verso le regole e i regolamenti, ma anche con-tro i valori della lealtà, un disprezzo che frequentemente genera doppiezza e ambiguità e che va osteggiato con l'in-transigenza. Questo Paese ha invece completamente dimenticato il valore dell'intransigenza o peggio l'ha ammantata di un significato di negatività, per diventare quasi sinoni-mo di prepotenza. In una nazione dove tutto è permesso, dove chi rompe non paga, chi inquina non bonifica e chi ruba cammina a testa alta, la vera deriva non rischia di consumarsi on-line, ma per-dendo definitivamente il valore dell'in-transigenza a beneficio del “faccio come mi pare”. Il "coraggio" di portare avanti le proprie idee non sta nell'occupare un palco e srotolare uno striscione. Il cittadino co-raggioso non è quello che dice no al po-tere, ma quello che si muove in modo concreto, per scoprire futuri alternativi che non dipendano dalla spasmodica ricerca della migliore piattaforma digita-le, ma dalla realizzazione di una politica che non sia più un affare economica-mente conveniente, e sia invece fatta solo di sacrificio, studio e tanto amore per la propria terra. ( Ettore Licheri )

Il Sulcis Iglesiente: TIl Sulcis Iglesiente: Terra avvelenata e dimenticata

A rrivo a Carbonia, città sarda il cui nome rievoca la sua 'vocazione'/

nascita legata al mondo minerario, e penso a quanti amici e parenti sono stati colpiti in questi decenni da gravi patologie come il cancro, e che ora non ci sono più. Ultimamente, anche quotidiani locali, si stanno rioccupando di dare la notizia, ri-portando dati allarmanti. Ma a che punto siamo? Cosa è stato fatto fino ad ora? Come vivono gli abitanti di tali zone? Quali misure precauzionali/emergenziali sono state portate avanti? E alle generazioni future, chi ci pensa? E si, ho davvero posto tanti e diversi inter-rogativi, che vorrei trovassero finalmente delle risposte esaustive, e una precisa presa di posizione da parte delle Istituzioni per prevenire altre tragedie. Esiste infatti una correlazione stretta tra l’inquinamento ambientale, prodotto nelle aree industriali di queste zone, e i danni causati dall'inquinamento che si ripercuo-tono sulla salute di tutte le persone; non solo perciò, nei confronti dei lavoratori coinvolti nei processi produttivi, ma anche per le persone residenti (ciò è riportato da dati forniti dall'ASL e lo si sente ripetere come una litania in vari simposi tra uomini e donne “di ricerca”).

La Politica

Ci si abitua a tutto?

G ià, ci si abitua a tutto, un po’ per con-

venienza, un po’ per necessità, saremo

però disposti a liberarci di qualcosa per

vivere meglio?

A volte, chi ha tutto non apprezza ciò che ha sia

perché perde di vista i valori della vita, sia perché

la nostra società non ci aiuta, anzi ci chiude in

una bolla e ci obbliga a vivere secondo degli

standard, quali i vari “devi avere un telefonino,

devi pagare le tasse, devi avere una macchina,

devi avere una televisione, devi essere migliore

del tuo vicino etc”… Io non sono ricco finanziaria-

mente, ma ho un lavoro autonomo e perciò

precario, ma le cose da pagare non mancano, e

ogni giorno debbo fare i conti con la mancanza di

lavoro e con le richieste economiche che mi

giungono dai miei clienti, che vogliono pagare

poco e avere un ottimo lavoro, che poi a volte

non finiscono neppure di pagarlo. Il lavoro deve

essere fondamentalmente un mezzo per ot-

tenere un guadagno, il cui fine è permetterci di

poter vivere con dignità. Noi cittadini siamo

pronti a lamentarci quando ci vessano con nuove

tasse e bolli, ma poi abbiamo la capacità di assor-

bire l’ennesima prevaricazione, di chinare la testa

e di pagare: è giusto tutto questo?

Non dico debba succedere una rivoluzione, ma

mi chiedo, ad esempio: “se tutti ritengono che il

canone televisivo sia ingiusto, perché lo si paga?

Per la RAI? O perché lo Stato abbia più soldi da

poter sperperare?”.

Sono troppe le opere pubbliche ferme e ormai

non si sa più che fine faranno, mentre servono

ancora i nostri soldi, le nostre risorse, con an-

cora un quesito da farsi: “Tutto ciò serve per far

andare avanti un carrozzone politico che

sicuramente non ci rappresenta, ma che tutela

esclusivamente i propri interessi?

Tante domande ma io non ho risposte, mi

chiedo: “DOBBIAMO ABITUARCI A TUTTO ?”

( Un cittadino di Cagliari )

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PROVE TECNICHE DI DEMOCRAZIA

Page 3: Volantone 2

Commemorazione eccidio del 4 settembre 1904:

B uggerru- Commemorazione

eccidio del 4 settembre 1904: la commedia attuale delle Istituzio-ni, camuffata dalla richiesta di più lavoro e salvaguardia dei diritti dei lavoratori.

E così il 4 settembre 2014, durante la commemorazione dell’eccidio dei tre minatori uccisi a Buggerru centodieci anni fa, svoltasi alla presenza della rappresentante sindacale nazionale sig.ra Camusso, invitata apposta per l'occasione, abbiamo assistito all'en-nesima commedia per il nostro terri-torio e paese, testimoni silenti le statue raffi-

totale di € 1 milione e 300.000 circa, cifra da prelevare interamente da fondi comunali, soldi nostri, di tutti noi Cittadini. Ora ci e vi poniamo alcune domande: “Siamo sicuri che queste risorse non si potessero utilizzare diversamente, realizzando un progetto che portasse dei benefici tangibili, concreti e immediati, allontanando definitivamente lo spauracchio di una inadeguata gestione di danaro pubblico? Ai cittadini di Quartucciu e dei comuni limitrofi può servire l'ennesima cattedrale abbandonata nel deserto? A chi sono da attribuire le responsabilità della insufficiente e inconcludente gestione di tutto ciò?” ( Bruno Flavio Martingano )

riferimento al piano economico finanziario, risulta che - sulla base degli incontri intercorsi con il sindaco, gli assessori competenti, i tecnici responsabili di settore e delle indicazioni del responsabile unico del procedimento - è stato possibile stimare a 1 milione e 700.000 Euro la somma necessaria al completamento dei lavori. I tempi stimati e considerati utili, per reperire le risorse finanziarie necessarie, sembrano ormai scaduti, dato che nel 2012 erano stati concessi da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 18 mesi, e una volta trascorsi i quali, perciò, si ritiene che l'intero programma sia ormai da considerarsi pressoché compromesso. Vogliamo precisare che il progetto è stato finanziato anche con risorse interne, per un importo

L ’unico I.P.M., o Istituto Penale Per Minorenni, presente in Sardegna, è quello ubicato nel territorio di Quar-

tucciu. Eppure, quanti Cittadini di Quartucciu, sanno dove sia ubicato e quali siano i bisogni e i problemi che tale struttura presenta? Fermo restando che, come carcere minorile, esso dipende direttamente dal Ministero di Grazia e Giustizia, non per questo la Cittadi-nanza e i suoi rappresentanti in Comune devono non riconoscerne l’esistenza e non tentare di interagire con esso. Intanto, dov’è ubicato? Si trova in località Su Pezzu Mannu e nasce negli anni 1980-81, in origine come carcere per il 41 bis (di massima sicurezza), atto a ospitare 150 adulti. Invece, mai utilizza-to a tale scopo, dal 1983 ad oggi, è stato adibito a penitenziario per minori e può ospi-tare fino a 26 unità, con una fascia d’età che va dai 14 anni compiuti ai 21 anni non com-piuti. Attualmente, il carcere accoglie 9 ragaz-zi. La struttura si presenta ampia già dall’esterno e, una volta superato il cancello del passo carraio, ci si trova di fronte all’edificio centrale che ospita, al primo piano, celle di tre posti l’una, uffici vari, quali l’ufficio matricola, e il comando degli agenti di polizia

CARCERE MINORILE DI QUARTUCCIU

Stessa situazione è prevista per il servizio mensa, con cucina interna. La struttura è parzialmente alimentata, dal punto di vista energetico, da pannelli solari per l’acqua termica. Sempre all’interno della struttura, è presente una lavanderia industriale, che ha commesse anche da strutture esterne, e poi una falegnameria, che esegue lavori di restauri interni, finanziati dalla Regione. I ragazzi in età della scuola

dell’obbligo, ospitati nella struttura, seguono attività didattiche all’interno dell’istituto CTP (Centro Territoriale Permanente), mentre i più grandi frequentano le scuole superiori presso istituti pubblici esterni. All’interno della struttu-ra, sono presenti vari laboratori, fra i quali quel-lo multimediale. Viene pubblicato anche un giornalino, divulgato sia all’interno che all’esterno della struttura. Molto interessante il laboratorio di matematica e fisica, di recente allestimento. Per quanto riguarda il personale, attualmente gli effettivi interni sono 12, coadiu-vati da altri 14 esterni, in distacco temporaneo

UNO SCANDALO ANCORA APERTO. E LA REGIONE DA CHE PARTE STA’?

I TRUCCHI DELL’EOLICO utilizzando l’agricoltura come paravento e già in passato, quando ancora non ero assessore, avevo sollevato dei dubbi su questa operazione. L’unico fotovoltaico da sostenere nelle campa-gne è quello per i nostri agricoltori e pastori così da abbattere i costi energetici per le aziende e mettere la Sardegna al riparo da eventuali speculazioni. Quindi se avessimo potuto sceglie-re, nel merito, avremmo detto fermamente di no, ma dal punto di vista giuridico eravamo tenuti a fare ricorso per integrare ed esplicitare le motivazioni dei documenti di convalida, redatti per il progetto da chi ci ha preceduto”. Lo ha spiegato l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, commentando il ricorso, pre-sentato al Consiglio di Stato dalla Regione Sar-degna, sull’impianto di serre fotovoltaiche in fase di realizzazione nel territorio di Narbolia. A sostenere i cittadini e il comitato locale anche il portavoce in Senato del M5S, Roberto Cotti, che ha presentato un'apposita interrogazione parlamentare, della quale si riporta qui il link: http://www.senato. it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=715906 Il punto su cui si erano maggiormente sofferma-ti il Comitato e le Associazioni aderenti riguarda soprattutto quello degli sviluppi positivi che questa sentenza può offrire. Il Comune infatti si troverebbe in questo momento obbligato a chiedere lo smantellamento dell’impianto, che si configura a tutti gli effetti come abusivo. Nel caso in cui lo smantellamento non avvenis-se, cosa molto probabile a causa degli ingenti costi, che prevedono anche il ripristino dei terreni danneggiati, il Comune potrebbe requisi-re l’impianto e acquisirlo al suo patrimonio. Questo darebbe luogo a ricadute positive per il territorio e i suoi abitanti, che hanno dimostrato comunque di saper costruire un senso di comu-nità e appartenenza, in grado di impedire un uso del territorio che emargina chi lo abita, costringendolo a vivere da straniero in casa propria. Ma nelle aule della giustizia, la battaglia di Narbolia continuerà ancora a lungo. C’è da scommetterci. ( Cittadino sardo )

O ccupazione, ambiente ed energie alternative. Troppo spesso nell'Isola, sotto queste parole, si sono nascoste le più grandi truffe, con sprechi e

utilizzo errato del territorio. Il caso, di quello che viene ormai denominato il “furtovoltaico di Narbolia”, rappresenta un esempio valido per tutti. Non solo, si rivela un chiaro esempio di continuità tra il centrodestra di Cappellacci, che ne diede il via libero con l'Assessore all'Agricol-tura “Oscar Cerchi”, e il centrosinistra di “Francesco Pigliare”, che oggi, per difendere l'"impresa", presenta un ricorso al Consiglio di Stato. Un mega-impianto, su una superficie di 32 etta-ri, di 1614 serre da 200 mq ciascuna, sui tetti delle quali verranno installati 107.000 pannelli fotovoltaici, che potranno produrre una potenza di circa 27 Mw. A inizio 2012, un gruppo di cittadini di Narbolia (OR), venuti a sapere dell’approvazione e della imminente costruzione di un tale impianto, preoccupati per le possibili ricadute negative sui loro territori, si costituisco-no in Comitato Spontaneo, dal nome “S’Arrieddu per Narbolia”. Con il sostegno di Adiconsum Sardegna, Italia Nostra Sardegna e del WWF Sardegna, questi cittadini esaminano attentamente i progetti e tutta la documenta-zione relativa e scoprono che la delibera di approvazione, di fatto, cambia la destinazione d’uso di importanti e fertili terreni agricoli. Il progetto viene approvato dal Comune, con la pratica semplificata Suap, e non invece dalla Regione, come da competenza, con Autorizza-zione Unica, senza dunque una Valutazione d’Impatto Ambientale, senza un vero piano di dismissione, smaltimento e ripristino. Vengono accertati quindi numerosi vizi di com-petenza, procedurali e di illegittimità, e per tali motivi, dopo aver chiesto al Comune la revoca in autotutela delle autorizzazioni rilasciate, richie-sta rimasta inevasa, vengono inviati diversi esposti ai vari Enti coinvolti. Vengono organizza-te varie assemblee popolari e azioni di protesta, che portano a una prima significativa vittoria,

che riveste grande importanza giuridica, politica e sociale. Dopo più di sette mesi di gestazione, il Tar Sardegna, con sentenza n. 599 dell’11 luglio 2014, in cinquantadue pagine, spiega in modo chiaro, articolato e motivato, perché le proce-dure e i progetti relativi all’impianto di serre fotovoltaiche, in Comune di Narbolia, sono inequivocabilmente illegittimi. È una vittoria

momentanea, che dimostra come la costanza, la determinazione, la preparazione e la collabo-razione possano premiare gli sforzi anche di umili cittadini e associazioni di diversissime sensibilità nelle loro lotte contro poteri ritenuti invincibili. Sentenza ribaltata poi da una sospen-siva del Consiglio di Stato, a cui la stessa Regio-ne - ricordiamo con governo di centro sinistra - ha fatto ricorso. Singolari le motivazioni utilizzate, che ammetto-no la speculazione, ma di fatto la difendono. “Non condivido il principio che si faccia business

QUANTO PUÒ COSTARE UNA TAZZA DI CAPPUCCINO A QUARTUCCIU ? Per partecipare scrivi a [email protected] o contattaci su facebook .

I l progetto per la realizzazione del parco urbano “Sergio Atzeni”, noto ormai alla popolazione di Quartucciu, e dell'area

vasta di Cagliari, come la “ tazza del cappuccino”, a oggi risulta essere l'ennesima opera pubblica incompiuta. I lavori, tra fase progettuale ed esecutiva, risalgono al lontano 2006, ma attual-mente sono sospesi. Nonostante siano stati incassati oltre 6 milioni di Euro, degli 8 milioni di finanziamenti previsti in entrata, leggiamo, attraverso gli organi di stampa locale, l'appello lanciato dall'attuale amministrazione, relativo

alle difficoltà di reperire ulteriori risorse per terminare l'opera. Nello specifico, il progetto, suddiviso originariamente in due lotti, prevede 1 milione e cinquecentomila Euro circa da desti-nare al completamento delle strutture, per la fruizione e la conservazione della necropoli di Pill'e Mata, e i rimanenti 7 milioni, da attribuire ai costi per la realizzazione del parco urbano e alla “tazza del cappuccino” in cemento. Di fatto, a oggi tutto il complesso risulta inutilizzabile. A ridosso del semaforo di Via Rosselli angolo Via Pertini, ai confini fra i comuni di Quartucciu e Selargius, è ben visibile la struttura in tutta la sua elefantiaca esuberanza di cemento, e pare che tutto sia pronto, ma così non è. Nel mese di Luglio del 2012, alla prima convocazione opera-tiva del consiglio comunale, l'attuale giunta di Quartucciu, con a capo il sindaco Laura Pulga, in seguito alle denunce fatte da alcuni cittadini, pensò di proporre all'ordine del giorno una sanatoria, per cercare di riparare quelli che risultavano essere gli abusi riscontrati e confer-mati anche dall'ufficio legale dell'Ente. Secondo quanto segnalato, infatti, l'edificio in corso d'op-era avrebbe invaso il marciapiede di Via Rosselli, portando all'abbattimento di alcuni alberi del viale, oltre a non aver rispettato le distanze minime dal ciglio stradale. Dati alla mano, la struttura non rispetta le altezze degli altri edifici, superando il tetto massimo dei tredici metri, limite delle costruzioni vicine. La richiesta di una delibera consiliare scatenò la contestazione della minoranza, e il consigliere Martingano del M5S di Quartucciu fece presente che non era stato concesso neanche il tempo necessario per consultare gli atti su un argomento così com-plesso (furono concesse solo 48 ore). Facendo

guranti i tre "poveri" ribelli trucidati e posizio-nate a terra nella piazza a loro dedicata. Mol-to probabilmente, dalla rabbia e dalle pro-messe che sono state annunciate, si "alzeranno" e finalmente se ne andranno via, ricordandosi che la politica in trenta e più anni ha fatto svanire il significato delle tante lotte da loro portate avanti, in modo partico-lare quella del 1904, per i diritti dei lavoratori! Diritto al lavoro ed all'occupazione in un pic-colo paese dove l'occupazione sembra una forzatura o addirittura una fantasia... A proposito, quando si parlerà della mancanza del lavoro nel sulcis-iglesiente (e mi rivolgo a chi ci metterà la faccia per farsi bello davanti alle istituzioni) cortesemente dite pure che a BUGGERRU continuano a rimanere chiusi ed inattivi:

1) il campeggio di San Nicolò (realizzato negli anni ’80 e mai aperto);

2 )la pineta o rimboschimento con tutte le sue opportunità;

3) il centro informazioni;

4) la galleria Henry con annessi bar e ristoran-te (realizzati e mai avviati)

5) l'ostello della gioventù al centro del paese

6) l'ostello della gioventù (ex asilo suore)

7) l'Ex Bà (vecchio bacino acqua convertito a locale per i giovani)

8) la barzelletta del porto turistico insabbiato (costato 15 milioni di euro in 30 anni!)

9) il baretto di fronte alla spiaggia di Buggerru con annessi spogliatoi, aperto solo per due stagioni ed in completo stato di degrado da più di 10 anni!

10) la vecchia Laveria dei minerali, fronte mare (doveva nascere un hotel!). Senza parla-re delle spiagge di Buggerru e San Nicolò, dove solo un paio di attività offrono servizi quando invece se ne potrebbero aggiungere delle altre e mancano completamente i servizi essenziali (docce, bagni chimici, bidoni per i rifiuti ecc., ecc.). Oltre ai suddetti, occorre aggiungere anche l'assenza di un depuratore fognario (nonostante i fondi stanziati dal Cipe 2,5 milioni di euro) e del potabilizzatore per l'acqua ad uso domestico, entrambi mai rea-lizzati. Tutte opportunità reali ed esistenti per creare sbocchi occupazionali (non bastereb-bero i disoccupati locali a ricoprirne la richie-sta!) che però inspiegabilmente, nonostante cambino e si susseguano negli anni le “poltrone”, rimangono sempre delle vere chimere, abbandonate al loro triste destino. E non venitemi sempre a parlare della crisi perchè (anche se è attuale e sarei uno stolto a dire che non esiste), se oggi durante la stagio-ne estiva arrivano in paese per esempio mille turisti, quanti ne arriverebbero di più se ci fossero tutte le strutture funzionanti ed i servizi efficienti? Ecco, da domani per cortesi-a, se ne avrete il coraggio, riferite l'elenco sopra descritto alla signora Camusso, per poi riferirci l'opinione da lei espressa sul vostro modo di creare lavoro in un piccolo paese importante per la sua storia e dalle mille risor-se future, forse alla pari di una grande città, ma povero di capacità decisionale e senso della realtà....

( Nick 75 )

penitenziaria. Al secondo piano, vi è l’ambulatorio medico, mentre al terzo sono ubicati altri uffici amministrativi, quelli degli educatori e la direzione. Nel retro, si trova la palestra coperta, oggi in fase di ristrutturazio-ne per poter ospitare un campo polifunziona-le di basket, pallavolo, pallamano e calcio a cinque. All’interno, vi è anche un’area dedica-ta al fitness e ai pesi. Sulla destra della palazzi-na, è presente un campo di calcio e calcetto con manto erboso. La cura del verde è affida-ta a una cooperativa esterna, che si avvale della collaborazione dei ragazzi detenuti.

da altri istituti. Invece, ne sarebbero neces-sari in tutto 47. L’ispettore capo, Mario Usala, lamenta questa carenza di persona-le, con gli interni di conseguenza obbligati a turni estenuanti e impossibilitati a usufruire delle ferie, dei riposi settimanali e dei per-messi, a cui hanno bensì diritto. A questi, si aggiungono i problemi delle trasferte per accompagnare i detenuti in tribunale, tal-volta anche nella Penisola, o in ospedale, tutte destinazioni in ogni caso all’esterno del penitenziario. Non ultimo dei problemi è anche l’impossibilità per dipendenti, parenti dei detenuti, e detenuti studenti che si recano negli istituti superiori, di usu-fruire del trasporto pubblico, mediante una fermata con pensilina nei pressi della strut-tura penitenziaria. Sarà mai possibile, per la Cittadinanza di Quartucciu, poter interagire e integrarsi positivamente con i ragazzi ospiti dell’ I.P.M., magari con l’appoggio e il favore in qualche modo offerti dai propri rappresentanti al Comune e dalle altre istituzioni cittadine, quali la scuola, le socie-tà sportive, le associazioni culturali, le stes-se realtà lavorative?

( Elmasry )

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S crivo addolorato, ma anche un poco solle-vato.

Infatti, finalmente è finito, un lento, triste, mor-tificante e inutile travaglio. Matera è stata scelta come capitale europea della cultura del 2019, e non il nostro capoluo-go di regione: Cagliari. A questo punto si aprirà finalmente, anche attraverso le pagine deI quotidiani e degli orga-ni di stampa isolani, un dibattito critico nel merito di un fallimento annunciato? Si ragionerà finalmente su una identità cultura-le e artistica mai realmente progettata, pensa-ta e condivisa con le forze, i siti e i nodi creativi che animano l'isola?

Matera capitale europea della cultura

provenienza e, quindi, non costituiscono un ulteriore costo che si avrebbe, invece, ove gli assunti non fossero dei dipendenti pubblici.

Prima considerazione : se volete assumere ulteriore personale e contribuire a risolvere le sorti dei disoccupati, cari consiglieri, potete farlo ma i loro stipendi dovete pagarli voi. Nella relazione dei proponenti della pdl n° 114 emerge che "la presente proposta di legge precisa l'obbligo a carico dei gruppi di presen-tare il rendiconto – che avrà a oggetto esclu-sivamente il costo del personale...". Quell'esclu-sivamente, sinonimo di solo (maschile di sola) lascia esterrefatti. Le ultime vicende giudiziarie che vedono coinvolti una novantina tra con-siglieri ed ex nella famosa vicenda che riguarda i fondi dei gruppi regionali, trovano la loro ragion d'essere proprio nella contestazione, avanzata dal PM Marco Cocco, di una carenza/assenza di rendicontazione dei fondi pubblici messi a loro disposizione. Che segnale si vuole dare all'esterno del Palazzo? Volete forse es-cludere (come pare dalla norma da voi pro-posta) dall'obbligo di rendicontazione le spese per "consulenze, ricerche, attività di comuni-cazione" oggetto dei contratti a chiamata di-retta?

Un risparmio ce lo dovete, quello sulle cazzate !

Per partecipare scrivi a [email protected] o contattaci su facebook . SMS

È di queste ultime settimane la polemica del PD circa l’uso, non autorizzato dalla Dire-

zione Nazionale di Largo del Nazareno, delle locuzioni che contengono l’espressione “questione morale”, pronunciata da Enrico Berlinguer durante un’intervista. Chiunque citerà Berlinguer o le sue riflessioni circa la moralizzazione della politica, incorrerà in fulmini ed anatemi targati PD! Quando avevo dieci anni, ho cominciato a leggere i pochissimi messaggi che coraggiosi oppositori del regime comunista sovietico riuscivano a far arrivare oltre la Cortina di Ferro, e lo facevo divorando letteralmente i reportage di giornalisti nati prima dell’epoca degli attuali pennivendoli. Decisi allora che mai e poi mai sarei stata comunista e, di conseguenza, ignorai total-mente i dibattiti interni all’allora PCI, relativa-mente all’assoluta inapplicabilità del modello sovietico di comunismo a una società e una cultura come la nostra, né tanto meno appro-fondii la conoscenza del suo leader, Enrico Berlinguer. L’uomo che, per ben tre volte, ribadì con forza tale concetto, in occasione dei congressi mo-scoviti del PCUS è lo stesso che nel 1977 pose la “Questione Morale” al centro del dibattito politico, “perché dalla sua soluzione” dipende-va “la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del Paese e la tenuta del regime democratico” (cit.). Questi ed altri bellissimi principi, quali onestà, integrazione, parità di diritti ecc. ecc., sono diventati patrimonio privato della sinistra e nessuno da allora ha avuto il diritto di essere onesto, se considerato estraneo alla sinistra! E così pure viceversa. Su questo falso mito sono state scritte monta-gne di sviolinanti articoli di giornali, sono state programmate conferenze, organizzati dibattiti e tanto altro ancora, fino a mettere su di esso il copyright, il “Made in PCI”, e poter esibire

così la “prova del DNA” proprio su quei valori che non possono e non devono certo appar-tenere a una spocchiosa dirigenza piddina, che dà di stomaco se “quelli lì”, sì proprio

loro, i 5 Stelle, osano parlare di questione morale o battersi per quei diritti, che tanto bene difende la nostra Carta! E voi, corrotti, indagati, condannati, osate appropriarvi della figura e delle parole di un uomo come Berlinguer, che rispetto profondamen-te, e ardite pronuncia-re il vostro vergognoso “j’accuse” nei confron-ti dell’unica forza puli-ta in un Parlamento

totalmente delegittimato, sia nella forma che nella sostanza? Voi, che quotidianamente riempite le pagine dei giornali e delle TV – nonostante a voi favorevoli - con gli scandali, le ruberie e la corruzione che vi contraddistingue, avete ancora la volgare pretesa di puntare il dito altrove, che non sia la vostra stessa faccia? Come riuscite a guardarvi allo specchio ogni mattina? ( Leonida )

Seconda considerazione : mostrare rispetto per una istituzione, quale è la magistratura, significa anche non mortificarne l'operato con scelte legislative che si pongono in netto contrasto con la stessa.

Infine un suggerimento : visto che vi stanno a cuore le sorti dei tanti disoccupati presenti nella nostra regione potete sempre decidere di chia-mare a collaborare con voi alcuni degli operai licenziati nel Sulcis e nel nuorese, i prossimi esuberi di Meridiana, ecc. Sono certo che non disdegneranno un lavoro ben pagato, visto che va da un minimo di 1992 euro mensili sino ad un massimo di 4669,00 euro (**). I denari li avete e dovete farveli bastare o vi siete dimenti-cati di precedenti battaglie da alcuni di voi con-dotte, anche manifestando sotto il Consiglio regionale, nelle quali si chiedeva che lo stipen-dio del consigliere regionale si attestasse in 3000 euro mensili?

Primo auspicio : spero che la mia nota, scritta in italiano, sia capita anche da coloro che nelle manifestazioni ed in aula usano intercalare in sardo. Secondo auspicio : visto che questa scempiaggine di proposta di legge è stata pre-sentata dai c.d. partiti minori, sono certo che PD e FI si guarderanno bene dal votarla.

A causa vostra mi tocca citare pure D'Alema per cui ti dico ""Caro Consigliere, devi pensare anche a quelli che le cose le sanno..."

(*) Eugenio Lai, Roberto Desini, Daniele Secondo Cocco, Luca Pizzuto, Francesco Agus, Alessandro Unali, Paolo Flavio Zedda, Pier Mario Manca, Augusto Cherchi, Efisio Arbau, Michele Azara, Mondo Perra, Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Gavino Sale e Gaetano Ledda.

(**) Fonte - La Nuova Sardegna

( Andrea Murru )

F ra tanti silenzi ed alcune maldestre prese di posizione, si discute della Proposta di legge (la n° 114 del

25/09/2014) avanzata da 16 consiglieri re-gionali (*), volta al ripristino della possibilità di chiamate dirette inerenti "contratti di lavoro autonomo per prestazioni d'opera intellettu-ale aventi per oggetto consulenze, ricerche, attività di comunicazione". L'attuale disciplina, contenuta nella legge regionale 9 gennaio 2014, n. 2 ha previsto all'Art. 9 co1 che "Ciascun gruppo consiliare [......] sceglie il personale [....] occorrente per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali tra i dipendenti di ruolo dell'Amministrazione regionale o di altri enti pubblici." Il personale in comando riceve l'equivalente stipendio che percepiva nell'ente da cui proviene con la sola differenza che è posto a carico del Consiglio regionale. Sempre la medesima legge aveva eliminato la possibilità che si potesse ricorrere alle c.d. chiamate dirette, al di fuori dei dipendenti di ruolo della regione, il cui costo ricadeva nel bilancio regionale. Dalla lettura della normativa attualmente in vigore non emerge in alcun modo il divieto, per i con-siglieri di assumere ulteriore personale. Si risolverebbe quindi l'annoso problema, richia-mato da uno dei fimatari, di "dare risposta a chi è senza occupazione". Ma, perchè c'è sempre un ma, l'ulteriore personale, a norma-tiva invariata, dovrebbe essere pagato dal consigliere stesso. E quì sta forse il primo problema, per gli onorevoli! Infatti con la proposta di legge presentata il 25 settembre scorso, costoro vorrebbero far ricadere il costo delle chiamate discrezionali sulle spalle della collettività, non sulle loro. Alcuni dei firmatari sostengon che già ora la chiamata del collabo-ratore è diretta e, quindi, discrezionale, ma (figlio del primo Ma) si tratta di dipendenti pubblici, già pagati dai rispettivi enti di

C agliari non è la capita-le europea della cul-

tura e questo è ormai un fatto. A fronte di ciò, nel sito del Comune di Cagliari, leggo un bando rivolto agli artisti che operano nella realtà territoria-le e comunitaria cagliaritana.

"In occasione del 25 novem-bre, Giornata Internazionale per l'eliminazione della violen-za contro le donne", la com-missione pari opportunità chiede "la collaborazione ri-chiesta ad artisti/e e artigiani/e operanti nel territorio comu-nale, senza oneri per il Comune, in cambio della veicolazione del proprio nome nell'ambito dell'iniziativa pro-posta.

Mi chiedo, a questo punto, se sia pos-sibile che non si comprenda, a mag-gior ragione dopo la mancata nomina a Capitale Europea della cultura, che l'artista che lavora e vive in una co-munità non è uno strumento politico di propaganda da usare a piacimento e sul quale speculare fino allo sfini-mento, ma è bensì un bene da valo-rizzare e tutelare per la propria me-moria e storia culturale per 365 giorni l'anno? Non bisogna invocarlo solo quando non si hanno fondi per creare l'illusione della partecipazione, per-ché quando poi i fondi si materializza-no, ormai si è compreso che li si spen-de comunque per altri artisti, definiti "professionisti" da quello stesso mer-cato che al contempo li impoverisce

localmente, nel nome di un’economia della cultura che gira su se stessa, arroccata e barricata.

Gli artisti 2.0, non solo a Cagliari, sono in grado, attraverso i new me-dia integrati, di veicolare pubblica-mente il loro nome per i propri inte-ressi privati, evitando di prestare il fianco a una amministrazione che, nel nome del "continueremo a svi-luppare i progetti di Cagliari capitale europea fino al 2019", ne calpesta e ne lede quotidianamente la profes-sionalità. Per cui vi chiedo: “Ha sen-so continuare a ragionare in manie-ra scientifica e progettuale in questi termini, con l'artista che vive il pro-prio territorio e la propria comunità ed è chiamato a lavorare in perdita, nel nome del bollo dell'istituzionali-tà comunale?”

( Mimmo di Caterino )

Gli artisti? A Cagliari lavorano in perdita.Gli artisti? A Cagliari lavorano in perdita.Gli artisti? A Cagliari lavorano in perdita.

Ci si comincerà a chiedere a cosa serviva una preziosa supervisione di un Direttore artistico, quando per progettare un reale percorso cul-turale poteva bastare una Amministrazione con i suoi assessori? Già che ci siamo, possiamo finalmente riflette-re, sul fatto che Artribune non conta un 'piffero'

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quando si fanno reali ragionamenti scientifici su cosa siano arte e cultura di un territorio? Cultura e linguaggio artistico diffuso in un territorio non significano mercato o spot politi-co, ma sono la manifestazione di una precisa volontà di valorizzazione simbolica, e com-prensione dell'esistente, nell'interesse di una comunità e di una identità territoriale, con i suoi linguaggi e le sua cultura. Non bastano grafica pubblicitaria e spot pre-suntuosi e pretestuosi per autorappresentarsi come capitale europea della cultura, bisogna ripartire invece, dall'umiltà del ruolo di una terra di periferia, da animare, costruire e rico-stituire, smettendo di sperare nella manna del cielo che arrivi dall'altrove, determinato dal mercato. ( Mimmo Di Caterino )

L’ economia regionale stà attraversando, prob-abilmente, la crisi più lunga della sua storia. Gli

osservatori internazionali e nazionali confrontano le loro previsioni e si chiedono se il Paese ce la farà, se riuscirà a tornare competitivo, sfrut-tando i venti di ripresa che stanno spingendo l’economia mondiale, grazie alla crescita delle economie “neo-emergenti”, ma che l’Italia non sembra ancora in grado di intercettare. Il nostro paese è in recessione, con la disoccu-pazione che raggiunge livelli record. In questo quadro sono le famiglie meno abbienti e la piccola impresa ad essere più esposte ed a dover ricorrere all’indebitamento, incorag-giato da banche e finanziarie, proposto come forma di progresso a sostegno della produzi-one e del consumo. Ma accade spesso, troppo spesso in questi ultimi anni che il meccanismo si inceppi, e la situazione diventi insostenibile per famiglie ed imprenditori. Davanti alla morsa delle inadempienze ed alla disperazione sociale troppi cittadini, non vedendo via d’uscita ai loro problemi e davanti alla prospettiva di perdere i loro beni, scel-

gono di togliersi la vita. E’ una situazione che grida vendetta. In questo quadro irrompe prepotente-mente la necessità di rendere impignorabile la casa d’abitazione ed anche l’immobile che serve al citta-

dino/imprenditore per svolgere la sua attività. E’ la Costituzione stessa che sancisce questo diritto Artt. 2 ("La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" e il diritto alla casa è ricompreso nel diritto alla vita), 3 comma. 2 ("E´compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che [...] impediscono il pieno

sviluppo della persona umana; 47 comma. 2 ("Favorisce l accesso del risparmio popolare alla proprietà dell abitazione). Il “Decreto del fare”, varato durante il Governo Letta, ad una prima vista sanci-

rebbe l’impignorabilità della prima casa ma in effetti non è così. Sono solo flebili disposizioni relative agli enti di riscossione dei tributi, Equitalia prima fra tutte, nella realtà dei fatti il decreto sorvola il vastis-simo campo dei problemi e delle vessazi-oni che oggi perseguitano i cittadini. Ecco allora il ddl del Movimento 5 stelle, prima firmataria Vanessa Ferreri, che ambisce a diventare legge nazionale. Poiché la materia è di competenza nazionale spetta a Camera e Senato legiferare in proposito. Grazie alla legge-voto si avrebbe una

grande chance di spingere il Parlamento su questo terreno, sostenuti dai consigli regionali che hanno approvato ed approveranno ddl analoghi. Il tutto tendente ad allentare la stretta degli enti riscossori mettendo al sicuro uno dei beni più preziosi per il cittadino: la prima abitazione.

( Interceptor )

Ultimo baluardo prima della disperazione IMPIGNORABILITA’ DELLA PRIMA CASA

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