voce ai giovani

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Cosenza ha celebrato la sua Patrona, esempio di vita cristiana per monsignor Nunnari, bussola di verità per Occhiuto Settimanale indipendente di informazione Anno 38 - 15 Febbraio 2014 - Numero 7 euro 0,50 LA CALABRIA “BATTE” UN COLPO Quando grazie alla ricerca il cuore non ha più paura Settimana nazionale dedicata alla prevenzione delle malattie cardiache Arriva il Treno Verde per promuovere e bocciare IL VIAGGIO ECOLOGICO Una mostra per mobilità sostenibile e cartellino rosso per chi inquina

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Sabato 15 febbraio 2014

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Cosenza ha celebrato la sua Patrona, esempio di vita cristianaper monsignor Nunnari, bussola di verità per Occhiuto

Settimanale indipendente di informazioneAnno 38 - 15 Febbraio 2014 - Numero 7 euro 0,50

LA CALABRIA “BATTE” UN COLPO

QQuuaannddoo ggrraazziieeaallllaa rriicceerrccaaiill ccuuoorree nnoonn hhaappiiùù ppaauurraaSettimana nazionale dedicata allaprevenzione delle malattie cardiache

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IL VIAGGIO ECOLOGICO

Una mostra per mobilità sostenibilee cartellino rosso per chi inquina

È incominciata lunedì la ormai tradizionale settimana nazionale de-dicata alla ricerca e alla prevenzione delle malattie cardiovascolariorganizzata dalla fondazione “Per il tuo cuore”, che da quindici an-ni opera su iniziativa dell’Associazione nazionale medici cardiolo-gi ospedalieri. Obiettivo di quest’anno è la sensibilizzazione sul te-ma della morte improvvisa, con particolare riferimento ai giova-nissimi sportivi, categoria sensibile e sulla quale si sono accesi con

decisione i riflettori dell’opinione pubblica a seguitodella scomparsa del calciatore Piermario Morosini.L’avviamento di corsi di formazione, la donazione didefibrillatori e l’istituzione di un Premio di ricerca bien-nale sono alcuni degli obiettivi annuali di un’associa-zione che, in media, mette a disposizione della ricerca500.000 euro annui.«Si tratta di un’importantissima iniziativa a livello na-zionale - spiega il dottor Roberto Caporale, cardiologopresso l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza e consi-gliere regionale Anmco - cui hanno aderito la grandemaggioranza delle unità cardiologiche nazionali e, edè un piacere dirlo, calabresi. Ognuno - come previstodall’Anmco - sta partecipando organizzando eventi, in-contri e convegni nella maniera che più, da territorio aterritorio, si ritiene opportuno. L’obbiettivo comune fi-nale è ciò che unisce tutti gli associati e i volontari inquesto momento: contribuire, sensibilizzando l’opi-nione pubblica, a sostenere la fondazione. Con i ricavi- prosegue Caporale - è stato previsto l’acquisto di nonmeno di sessanta defibrillatori da suddividere nelle va-rie regioni, e di organizzare corsi di formazione per ilbasic life support (Bls), la pratica che permette un pron-to e immediato soccorso per chi dovesse subire un im-provviso arresto cardiaco. I corsi attivati saranno desti-nati agli allenatori e ai membri dello staff delle squadredi calcio delle categorie inferiori, che sono poi quellepiù a rischio. Negli anni l’Anmco e “Per il tuo cuore”hanno fatto molto, ma tanto ancora si può dare ed è perquesto che invito tutti a sostenere la nostra mission, chequest’anno ha voluto concentrarsi molto sui giovanis-simi amanti dello sport, una categoria della quale dob-biamo tutti avere particolare cura».

Probabilmente proprio per avvicinare anche i giovani ai temi chel’Anmco affronta, il testimonial scelto quest’anno dalla fondazioneche gestisce la raccolta fondi è Cesare Prandelli, il commissario tec-nico della Nazionale di calcio, protagonista, come si è avuto mododi vedere, degli spot radiofonici e televisivi che stanno andando inonda su tutti i principali network in questi giorni. Contribuire allacausa è semplice - come spiega il ct nell’efficace spot sul giusto mo-dulo di gioco; occorre mandare un sms al 45595 per sostenere la ri-cerca e la prevenzione con il contributo di un euro, oppure telefo-nare da numero fisso, versando una cifra a scelta di due oppure cin-que euro. La settimana del cuore, che ha attraversato anche la festadi San Valentino, si concluderà domani con numerose cerimonie esignificativi messaggi che arriveranno anche dai campi di Serie A.I capitani delle squadre che si affronteranno da nord a sud si scam-bieranno il cuore scaldamani a centrocampo. Il terreno di gioco, inol-tre, proprio all’altezza del cerchio di metà campo, sarà coperto conun telone che ricorda il concept della campagna mentre sui maxischermi andrà in onda lo spot pubblicitario con Prandelli protago-nista. Una volta di più i calabresi, che già molto hanno dato in ter-mini di beneficenza, stanno dimostrandosi particolarmente sensibi-li al tema della solidarietà, e attenti nei confronti di patologie serieche tutti insieme possiamo contribuire a combattere solo attraversola generosità.

sabato15 febbraio 2014

II

di Francesco Fotia

Settimana nazionale dedicata alla ricerca e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari

Quando il cuorenon ha più pauraQuando il cuore

non ha più paura

La Calabria “batte” un colpo

“Per il tuocuore”

da quindicianni opera

su iniziativadella

Associazionenazionale

medicicardiologi

ospedalieri

Il voltodella campagna

Cesare Prandelli

Il dottorRoberto Caporale

Il discorso di Mario Occhiutoin occasione dei festeggiamenti solenni

Eccellenza reverendissima carissimo monsignor Salvatore Nunnari,arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano, autorità civili (pre-fetto Gianfranco Tomao e procuratore della Repubblica Granieri) eautorità militari (questore Anzalone, colonnello dei CarabinieriBrancati, colonnello della Guardia di finanza Colella), caro donGiacomo, rettore della Cattedrale, carissimi concittadini,

ci ritroviamo come di consueto e tutti insieme in Cattedrale a cele-brare la “nostra” Madonna del Pilerio, la nostra mamma, nel gior-no che rappresenta la festa dei cosentini, simbolo di identità e di ap-partenenza. Nella fede e nelle affinità.

Rendere il doveroso omaggio alla Patrona della nostra città, signi-fica rinnovare, per la chiesa e per l’amministrazione comunale, ilmessaggio di un cammino unitario per quella speranza che, nono-stante le gravi difficoltà che viviamo e che ci inducono allo sconfor-to, va sempre nutrita e alimentata.

Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa ha sottolineato lamissione di noi cristiani che è quella di dare la luce al mondo. Il cri-stiano non può perderla questa luce ma deve essere Lampada Accesain tutto ciò che è e che fa, nel suo quotidiano: dalla famiglia, al la-voro, per strada con il suo prossimo. Ecco allora che chi svolge unservizio pubblico deve intenderlo, per dirla con il Papa stesso, co-me «un servizio alla verità, un servizio alla bontà e un servizio allabellezza».

Abbiamo tentato, non senza difficoltà, in questi due anni e mezzo, dimetterci al servizio di tutte e tre le qualità enunciate (verità, bontà,bellezza) cercando di mantenerci “lampada accesa” (come dice ilPapa) in ogni situazione che si è presentata. Ci siamo presi caricodi realizzare progetti e opere che hanno come unico scopo quello difare di Cosenza una città sempre più accogliente bella e vivibile, di-cendo però allo stesso tempo sempre la verità ai cittadini. Si è av-viata la raccolta differenziata rimodulando il sistema già esistenteper fronteggiare le continue emergenze rifiuti che affliggono laCalabria e la nostra città da decenni, si sta sistemando la rete idricaper portare più acqua nei rubinetti delle case dei cosentini, sono par-titi i lavori di efficientamento della pubblica illuminazione, si stariorganizzando il trasporto pubblico con le circolari veloci e sonoriprese le grandi opere pubbliche con il restyling di piazza Bilotti edel centro cittadino. Si stanno riqualificando i marciapiedi e si staprovvedendo alla realizzazione di piste ciclabili e percorsi pedona-li per le persone non vedenti. È arrivata finalmente quasi a conclu-sione l’opera di riorganizzazione dei servizi di manutenzione dellacittà espletati attraverso i lavoratori delle cooperative sociali che,sono convinto, darà più qualità e efficienza ai cittadini e maggioredignità ai lavoratori impiegati.

Per quanto riguarda il centro storico: sono in corso i restauri di im-portanti edifici pubblici quali il complesso di San Domenico, quel-lo di Sant’Agostino, quello di Palazzo dei Bruzi. È stata potenziatal’illuminazione nelle strade, si stanno completando i lavori delCastello; abbiamo ottenuto i finanziamenti -e presto partiranno i la-vori per il quartiere di Santa Lucia, per il museo di Alarico e la ri-qualificazione dell’area della confluenza dei fiumi, per il restaurodei ponti storici, per la via degli artisti, per il completamento del par-co acquatico, e tanti altri ancora. Possiamo intervenire sugli edificie sugli spazi pubblici, ma non possono essere impiegati fondi pub-blici sulle proprietà private. Nel centro storico c’è un problema diaccessibilità soprattutto nelle strade interne per come in passato era-no concepite, c’è un grave problema strutturale perché gli edifici per

la maggior parte sono realizzati con materiali poveri, c’è un pro-blema delle reti, c’è un problema di convogliamento delle acquepiovane, c’è un problema per il riscaldamento delle case.Sono state fatte in passato precise scelte strategiche e urbanisticheche hanno spostato l’interesse commerciale verso il nord della cittàabbandonando al degrado tutta la zona a sud di Cosenza e incenti-vando così nuova edificazione, anziché le operazioni più difficili direcupero della città antica.

Dobbiamo dire queste verità ai cittadini, perché altrimenti si fa solopopulismo e demagogia. Non abbiamo bacchette magiche per re-cuperare in due anni un patrimonio enorme con proprietà fram-mentate, né le risorse (occorrerebbero miliardi di euro) per espro-priare e ristrutturare tutti gli edifici privati. Possiamo però invertireun processo e puntare a creare un’occasione di sviluppo per il futu-ro. Proprio per questo si opera sul recupero della proprietà pubbli-ca e ci si sforza per incentivare l’interesse dei privati ad investire,riportando la vita e l’attrattività con tante manifestazioni ed eventi,con l’apertura di nuovi negozi, i “Temporary”, con i percorsi turi-stici di ScopriCosenza e le visite guidate, con il Lungofiume e conle luci artistiche, e ora con la Zona franca urbana e gli sgravi fisca-li a chi esercisce attività nel centro storico. E, a breve, saranno este-si i benefici fiscali anche alla residenza nella città antica in modo daattrarre chi vuole venire qui ad abitare, riducendo le tasse comuna-li.

Combattiamo contro il degrado e l’abbandono degli ultimi decenni,contro le cattive abitudini e la mancanza di senso civico diffuso (an-che all’interno della macchina amministrativa comunale), contro laprepotenza, contro l’eccessiva burocrazia e purtroppo, in questo par-ticolare periodo, anche e soprattutto contro la grave crisi economi-ca del momento.

Ma tutti gli sforzi saranno sempre vani se portati avanti senza legiuste sinergie.

Qualsiasi cambiamento, qualsiasi nuovo processo (come per esem-pio la raccolta differenziata), qualsiasi periodo di transizione, qual-siasi lavoro in corso comporta dei disagi. Questa è una verità, e an-

sabato15 febbraio 2014

III

Auguri ai cosentini

La città ha celebrato la sua Santa patrona. Il discorso integrale in Duomo del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto

La Madonna del Pileriouna guida per la veritàLa Madonna del Pileriouna guida per la verità

«Rendereil doverosoomaggioalla Patronadella nostracittà significarinnovareper la Chiesae per l’ammi-nistrazionecomunaleil messaggiodi uncamminounitarioper quellasperanzache va semprenutritae alimentata»

che questa dobbiamo dirla si cittadini. Lo sa bene ad esempio SuaEccellenza monsignor Nunnari, che in passato con grande lungi-miranza ha intrapreso e seguito i lavori di restauro qui in Duomoper il presbiterio nuovo e per la Cappella della Madonna. Opere chea suo tempo comportarono grande fastidio ai presbiteri e agli stessifedeli, ma che oggi hanno reso questo luogo più bello, più funzio-nale e più accogliente.

Allo stesso modo vi dico che amministrare una città non vuol direnon fare nulla per non scontentare le persone. Al contrario, guidareun processo di trasformazione e gestione della cosa pubblica vuoldire perseguire il bene comune e guardare in prospettiva, avere unavisione lungimirante per attivare un cambiamento che solo alla fi-ne potrà mostrare i suoi effetti positivi. Perché l’obiettivo principa-le di tutti deve essere quello di lasciare la città più bella e ricca di ri-sorse a chi verrà dopo di noi, in condizioni migliori di come l’ab-biamo trovata, e in modo che offra più opportunità di lavoro e oc-cupazione alle giovani generazioni.

Ecco perché oggi come sindaco voglio cogliere questa occasione perchiamare a raccolta l’intera cittadinanza. Tutti siamo cittadini, tuttisullo stesso piano dei diritti e dei doveri verso il nostro amato terri-torio. Tutti dobbiamo essere lampade accese. Tutti, dunque, dob-biamo farci motore trainante dello sviluppo, ognuno per la propriaparte. Il mio vuole essere un invito, ma anche proprio una richiestadi aiuto, un appello al senso di responsabilità. Un appello rivolto aicittadini di Cosenza perché si sentano uniti, coesi almeno nel sensodi appartenenza ad una comunità, ad una comune identità, all’amo-re per la propria città. Perché tutti contribuiscano alla soluzione deiproblemi, aumentando la propria coscienza civica per mantenere lacittà più pulita e vivibile, con proposte e azioni concrete, anche concritiche soprattutto se costruttive, e ci aiutino a mettere in risalto letante cose buone e belle che esistono e che ci sono nelle persone enei luoghi della città e del centro storico, e non solo quelle negati-ve. Come a volte avviene pure sui media recando danno all’imma-gine della città patrimonio comune, con la complicità di qualche co-sentino che si presta a queste operazioni magari solo al fine di rin-correre un interesse esclusivo di parte.

Un sindaco e un’amministrazione possono indirizzare e promuo-vere il progresso della comunità, ma è il cittadino ad attuare il ve-ro cambiamento.

Per troppo tempo la politica è stata come un parolaio che ha di-spensato vane illusioni. Oggi, anche a causa del momento che at-traversiamo, non può essere più asservita ad operazioni clientelariche negli anni hanno prodotto delusioni per promesse non mante-nute e discriminazioni fra chi veniva beneficiato e chi no, e povertàe arretratezza per il territorio. Oggi l’unica forma di Welfare vera-mente giusto, che si è in grado di concepire e che ci interessa, è of-frire delle opportunità a tutti, e nello stesso tempo tendere la manoalle persone effettivamente svantaggiate. Paga molto di più a que-sto fine, anziché privilegiare pochi eletti, realizzare, ad esempio, la‘Zona franca urbana’nel centro storico e dare possibilità di investi-mento e di crescita economica, o anche istituire un’area simbolicadestinata all’iscrizione anagrafica dei cittadini “senza fissa dimora”per favorirne l’inclusione sociale risolvendo problemi legati finan-che all’assistenza sanitaria.

Sono tre le principali strade da percorrere:1) Incentivare le “buone pratiche” urbane per quanto riguarda i ser-vizi pubblici.2) Promuovere e realizzare progetti di sviluppo e di investimentoper rendere più ricco il territorio a favore delle prossime generazio-ni, abbandonando le vecchie logiche clientelari.3) Costruire azioni di coesione e di rigenerazione sociale in modoche tutti i cittadini siano messi sullo stesso piano in termini di di-gnità e di diritti, e la comunità diventi più solidale.

Detto tutto questo, non ci sottraiamo alle critiche, anzi.

Non so se in città si stia facendo molto oppure poco, non sta a medirlo né giudicarlo, ma so che ci si sta sforzando per operare un cam-biamento che va nella direzione di una prospettiva di progresso ci-vile.Come amministrazione non ci sentiamo in guerra con la cittadi-nanza. Perché lottiamo a favore dei suoi diritti. Ma è necessario, ri-peto, che tutti collaborino scuotendo le coscienze.Confidiamo molto anche nei parroci, figure importantissime nellavita della città, e a loro mi rivolgo affinché ci supportino in questo

complicato percorso di crescita, coordinando gli sforzi, comparte-cipando per divenire costruttori di azioni che ci rendano orgogliosidi essere cosentini. Tutti uguali, Tutti cittadini. Chiediamo l’aiutodella Chiesa cosentina «perché solo se respiriamo la bellezza di Dioe siamo sostenuti dalla sua potenza possiamo portare frutti genero-si di opere buone», come ha sottolineato s.e. monsignor SalvatoreNunnari, presidente della Conferenza episcopale calabra nella suatoccante e bellissima omelia pronunciata in occasione dell’impor-tante Consiglio permanente della Cei. È mia intenzione chiedere in-fatti, con il permesso di Sua Eccellenza, la cortesia di creare un’oc-casione di incontro con i parroci della città finalizzato ad una ri-flessione sulle attività avviate dall’amministrazione e ad un’analisidelle problematiche esistenti sul territorio in modo da mettere incampo una comune strategia di azioni per perseguire possibili so-luzioni atte a mitigare le tante situazioni di disagio e emarginazio-ne sociale presenti.

Gli attacchi e le difficoltà che incontriamo e che troveremo ancorasul percorso intrapreso, cari concittadini, non ci spaventano. A vol-te ci deprimono un po’o ci scoraggiano perché siamo solo delle per-sone, ma poi ci riprendiamo e andiamo avanti. Il nostro comporta-mento resterà sempre comunque improntato alla massima aperturanei confronti di tutti, alla disponibilità e alla cortesia.

La Madonna ci aiuti a mantenere la calma, e ci dia la forza per con-tinuare su questa strada.

Viva la Madonna del Pilerio.

Auguri a Cosenza e a tutti noi cosentini.

Mario Occhiutosindaco di Cosenza

sabato15 febbraio 2014

IV

Auguri ai cosentini

«Gli attacchie le difficoltàcheincontriamoe chetroveremoancorasul percorsointrapreso,cariconcittadini,non cispaventanoA volteci deprimonoun po’ma poi ciriprendiamoe andiamoavanti»

Eccellenza, carissimi presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, mieicari seminaristi, fratelli e sorelle amati dal Signore, autorità civili emilitari. Ringrazio Lei, onorevole signor sindaco, per il dono voti-vo del cero, segno della filiale devozione di Cosenza alla CelestePatrona ed anche per il messaggio che da questo vetusto tempio,cuore della nostra città, ha voluto rivolgere a noi tutti figli di questoterritorio. Un richiamo forte a tutti e a ciascuno a sentirci responsabili dellacrescita umana e solidale della nostra città. Accolga il mio incorag-giamento per il suo quotidiano impegno assieme alla sua giunta maanche il mio doveroso invito nell’individuare e operare alcune scel-te indispensabili per dare una svolta alle situazioni della nostraCosenza, assumendo come metro di valutazione dei programmi,delle scelte e delle azioni, la capacità di rovesciare la piramide, cioèil guardare le cose dal punto di vista di chi sta in basso nella scalasociale. In questo tempo di crisi capisco bene che ciò costituisce passione etormento per voi amministratori che non avendo sempre i mezzi egli strumenti necessari per operare, mettete però la buona volontàper non trascurare ciò che è possibile condividendo con i poveri, gliultimi e gli emarginati vicinanza e solidarietà. Fratelli e sorelle in Cristo, dal discorso del signor sindaco dobbia-mo sentirci provocati a vivere la nostra testimonianza cristiana frala gente «per farci carico di tutti i problemi umani che accompa-gnano la vita di un popolo, per assicurare il contributo che la chie-sa può e deve dare» (C.C.C. 44).

Parto da una premessa che assumo da un passo della lettera agliEbrei: (13, 12 - 13) «Per santificare il Popolo con il suo sangue Cristopatì fuori dalla porta della Città. Usciamo dunque verso di Lui fuo-ri dall’accampamento». Se per attuare la salvezza Cristo ha dovutopatire «fuori le mura della città, per continuare la sua missione evan-gelizzatrice, la chiesa è chiamata a uscire fuori dall’accampamen-to». Sta qui il punto di partenza e di fondazione non soltanto sociologi-ca ma teologica, dell’apertura delle nostre parrocchie al territorio.Si corre altrimenti il rischio di trasformarle in “tenda” nella quale cisi rassicura, ma nello stesso tempo ci si rinchiude mentre compitoe responsabilità del cristiano è “andare fuori della porta della città”entrando in relazione con gli uomini, la dove concretamente essi sitrovano, cioè i luoghi della quotidianità, come ci è stato indicato dalConvegno di Verona. Guardando la realtà odierna delle nostre parrocchie, in particolarequi a Cosenza, non possiamo privilegiare e assolutizzare l’attualemodello. Parlando di parrocchia intendo fare riferimento non tantoa una istituzione giuridica, quanto a una realtà vitale all’interno del-la quale si possa realmente porre il rapporto tra cristiani e società,al di là di un’azione di pura sacramentalizzazione.Un rapporto problematico è come realizzare l’apertura delle nostreparrocchie al territorio. Ciò non è semplice né facile, intanto perchéla parrocchia vive oggi una crisi d’identità, sia per il numero di pre-sbiteri e religiosi, sia per effetto dei mutamenti culturali in atto. Nonè difficile cogliere un certo disagio nel suo modo di porsi nei con-fronti del territorio.È avvertita una marginalità della presenza cristiana e ciò crea un pri-mo aspetto di tale disagio. Ciò che nel passato era apparso centra-le, oggi appare periferico, gli stessi presbiteri che erano punto di ri-ferimento della società sono oggi una delle tante presenze, tutto ciòche nella parrocchia trovava un proprio luogo, dallo sport al teatro

per esempio, si svolgono ormai fuori da essa. Mi sembra per ciòprovvidenziale l’istituzione degli oratori parrocchiali che in questiultimi anni ritornano ad essere una proposta seria e concreta, chedove sono sorti continuino a dare buoni frutti.

Soprattutto il messaggio cristiano, accolto o non accolto, non è piùl’unica proposta di senso agli uomini di oggi ma soltanto una delletante proposte in una società pluralista a più influenze culturali, fi-losofiche e religiose. C’è il pericolo di difendersi arroccandosi in sestessi. Sentirsi aggrediti e rinserrare le fila, farsi prendere dalla sin-drome di considerare amici “chi è dentro” e nemici “chi è fuori”. Per associazioni e movimenti cattolici il pericolo può diventare piùgrave se dentro questi movimenti ci si considera dei privilegiati ri-spetto ai cristiani comuni.

Ho salutato il questi giorni il nuovo consiglio diocesano di Azione cat-tolica eletto dall’assemblea dei soci, nominando il nuovo presidentepresentatomi in una terna di nomi nella persona del professor GiuseppeSchiumerini. Nella lettera loro inviata ho chiesto «di essere nelle no-stre parrocchie una proposta concreta e visibile attraverso il cammi-no formativo, lo stile di servizio e di testimonianza». È quello cheraccomando a tutti gli altri movimenti ecclesiali in comunione pienacon il vescovo così come il papa Francesco ha raccomandato nel-l’incontro del 1° febbraio al cammino neocatecumenale.

Fratelli e sorelle, sento oggi, nella solennità della celebrazione delpatrocinio di Nostra Signora del Pilerio, di dover affidare a Lei que-sti nostri problemi e la nostra speranza di poter attuare quanto ilSignore ci chiede nell’oggi della nostra storia. In questo anno pa-storale a Lei dedicato le chiediamo di essere nostra guida e maestranel nostro impegno a rinnovare il progetto pastorale di presenza sulterritorio e di vicinanza agli uomini attuando così l’antico sogno didon Mazzolari: «Nella parrocchia la Chiesa fa casa con l’uomo».È lei che ci da la cifra del suo agire nell’evento dell’Incarnazionequando la Parola di Dio riempie il suo cuore e feconda il suo grem-bo. Il suo “sì” a Dio, la piena disponibilità al suo progetto, non ladistoglie dalla preoccupazione della notizia appena ricevuta che suacugina Elisabetta «è già al sesto mese della sua gravidanza».La ritroviamo in fretta sulla strada, in cammino, sospinta dall’ur-genza dell’amore, «caritas Christi urget nos», direbbe San Paolo,affrontando la difficoltà del cammino, la montagna non fa da bar-riera al suo proposito. Nulla e nessuno la trattiene: lascia la serenitàdella povera casa di Nazareth, dove la contemplazione del misteroappena annunciato doveva essere celebrato nel silenzio, c’è un ser-vizio da rendere, un annuncio di gioia da portare, una grazia da co-municare un canto di lode da elevare al Signore per le grandi coseche ha operato. Maria icona della fede diventa per noi la stella dell’evangelizzazio-ne, il segno luminoso della carità. Sulla strada come lei, cari fratel-li e sorelle sospinti dall’urgenza dell’amore. La strada, ricordiamo-celo, può essere per noi un luogo privilegiato dell’incontro, soprat-tutto inatteso, con gli uomini della distanza ma non del rifiuto pre-concetto. Attendono da noi credenti di sapere che Dio centra nellavita, non è lontano e indifferente, non è nemico oscuro della gioiama ne è la perenne sorgente, non è concorrente geloso della libertàma ne è la più sicura garanzia, che Egli è dalla parte dell’uomo eche nulla è più stupefacente di un’esistenza comune e di un cuoresemplice che vive con Lui. Ma se Dio c’entra con la vita diciamo allora che ognuno c’entra conla vita degli altri. E questo capovolge i rapporti, il modo di guar-darci, di stare insieme, superando ogni forma di intolleranza e per-mettendo di accogliere fratelli e sorelle che per disperazione ap-prodano sui nostri lidi e sul nostro territorio, col desiderio di trova-re una integrazione rispettosa e serena.E questo sarà il modo più bello di onorare e celebrare la madre, didare un senso vero alla nostra processione e alla nostra festa. Mariacammina con noi, sentendoci figli suoi e fratelli e sorelle in cam-mino con Lei verso la casa comune del Padre.

monsignor Salvatore Nunnariarcivescovo metropolita Diocesi Cosenza-Bisignano

sabato15 febbraio 2014

V

Auguri ai cosentini

Perparrocchiaintendo fareriferimentonon tantoa unaistituzionegiuridica,quanto a unarealtà vitaleall’internodella qualesi possarealmenteporreil rapportotra cristianie societàal di làdi un’azionedi purasacramenta-lizzazione

Omelia di Salvatore Nunnari della celebrazione eucaristica che si è tenuta in Cattedrale

Senso religioso da recuperare per i giovani

Testimonianza cristianafra la genteTestimonianza cristianafra la gente

Città più smart, sostenibili, a misura di cittadino, ma soprattutto li-bere dallo smog. È la sfida che lancia il Treno verde 2014, la cam-pagna di Legambiente e gruppo Ferrovie dello Stato italiane dedi-cata al rilevamento dell’inquinamento atmosferico e acustico e pen-sata per informare, sensibilizzare e promuovere tra i cittadini le buo-ne pratiche per una mobilità sostenibile e per l’abbattimento dellepolveri inquinanti. Soprattutto le polveri sottili (Pm10) continuano,infatti, a soffocare i nostri centri urbani rendendo l’aria irrespirabi-le e mettendo a serio rischio la salute dei cittadini. Nel 2013 su 91città monitorate da Legambiente, 43 hanno registrato valori di Pm10superiori ai limiti di legge. Ma anche il 2014 non sembra andare meglio. A soli due mesi dal-l’inizio dell’anno, in alcune città italiane monitorate da Legambientesi sono già registrati oltre 20 giorni di superamento (sui primi 36giorni dell’anno) e tra i capoluoghi di regione sono sette le città chehanno superato già per oltre dieci giorni il limite medio giornalierostabilito dalla legge per il Pm10. Dati che indicano la necessità di imprimere un cambiamento deci-sivo che metta al centro la rigenerazione e riqualificazione urbana,dove il trasporto urbano non sia più incentrato sull’utilizzo del mez-zo privato ma sulla mobilità pubblica sostenibile con mezzi a bas-so impatto ambientale. Temi che saranno affrontati in questa 26esi-ma edizione dal Treno verde 2014, in partenza dalla capitale.

Fino al 27 marzo il convoglio ambientalista farà tappa in 11 città: par-tirà da Palermo per poi proseguire il suo viaggio a Cosenza, Potenza,Caserta, Roma (Termini), Pescara, Ancona. E ancora a Verona, aMilano, Varese per poi concludere la sua campagna a Torino il 25, 26e 27 marzo. Durante le tappe il Treno verde, grazie alla mostra inte-rattiva ospitata a bordo delle sue quattro carrozze, incontrerà studen-ti, cittadini e amministrazioni per promuovere la qualità dei territori,l’innovazione nei centri urbani e l’attenzione negli stili di vita.

«Le nostre città devono tornare a respirare, ad essere più verdi, adavere uno sviluppo in sintonia con l’ambiente, essere a dimensioneumana e di bambino. Città che siano fucine di innovazione. Ripensarei centri urbani, migliorare la qualità di vita e dell’aria significa pri-ma di tutto ripartire dal trasporto pubblico, che si conferma essereun passaggio strategico per il cambiamento dei nostri centri urbani.Eppure il nostro Paese fatica ad intraprendere questa importante enecessaria strada: il 2013, sancito dalla comunità europea come “an-no dell’aria”, doveva essere l’anno per affrontare seriamente il pro-blema dell’inquinamento atmosferico ma, invece, si è fatto davve-ro poco. Continuiamo ad accumulare ritardo nella competizione conla qualità della vita delle città europee. È dunque urgente intrapren-dere azioni efficaci e interventi mirati per risolvere il problema del-l’inquinamento atmosferico in tutta la Penisola, destinando più fon-di e incentivi al trasporto pubblico locale e all’ammodernamentodella rete ferroviaria, invece, che per la realizzazione di faraonichee talvolta inutili e superflue opere autostradali».

«Il nostro sostegno alla campagna del Treno verde diventa ogni an-no sempre più convinto - ha dichiarato Mauro Moretti, ammini-stratore delegato del gruppo Fs italiane - perché tutti i dati e i ri-scontri oggettivi confermano che la ferrovia è sempre più il fulcroirrinunciabile di una mobilità pubblica moderna e sostenibile.Guardiamo, ad esempio, al sistema delle Frecce, alla crescita espo-nenziale di viaggiatori registrata in pochi anni. Stiamo dimostran-do che, laddove ci è data possibilità di esprimere in pieno le nostrecapacità e potenzialità, i benefici per l’ambiente, per l’economia eper il turismo, sono incomparabili. Nel 2013 i 42 milioni di pas-seggeri che hanno preferito le Frecce all’auto privata o all’aereo han-no consentito di abbattere di oltre un milione di tonnellate le emis-sioni di CO2 nell’ambiente. E l’effetto positivo si dilata nelle città,grazie alle sinergie che stiamo incentivando con mezzi di trasportoprivato, condiviso e pubblico a basso impatto ambientale».

Compagno di viaggio del Treno verde, come nelle precedenti edi-zioni, sarà il “Laboratorio mobile Qualità dell’aria” di Italcertifer,che in ogni città rileverà i dati relativi all’inquinamento acustico ealla qualità dell’aria. Oltre ai valori del Pm10, saranno raccolte infor-mazioni sulle concentrazioni nell’aria di benzene, biossido di azo-

to, monossido di carbonio, biossido di zolfo e ozono. E quest’annoverrà monitorato anche il Pm2,5 con l’obiettivo di tenere alta l’at-tenzione anche sulla frazione di polveri più dannose per la salute edi pretendere che a livello europeo e nazionale siano adottati valo-ri limite più stringenti e maggiormente, idonei a tutelare la salutedei cittadini, fissando valori giornalieri o più a breve termine oltreil valore obiettivo come media annua attualmente vigente. Con l’en-trata in vigore del Decreto legislativo 155/2010 le città sono obbli-gate a monitorare anche la porzione più fine delle polveri, il Pm2,5.Nel 2012, su 63 città monitorate, 17 hanno raggiunto o superato laconcentrazione media annua prevista di 25 µg/m3. Cremona in te-sta con 37 µg/m3, seguita da Monza (34 µg/m3) e Torino (33 µg/m3).

Cuore centrale del convoglio ambientalista sarà la mostra didattica einterattiva allestita all’interno delle quattro carrozze, dove è statarealizzata una smart city. La mostra, dedicata alla mobilità, alla vi-ta urbana e al vivere in maniera sostenibile, sarà aperta dalle 8,30alle 13,30 per le classi prenotate e dalle 16,00 alle 19,00 per il pub-blico. L’ingresso è gratuito.La prima carrozza è dedicata al tema della “mobilità sostenibile”:dal trasporto su ferro alla mobilità elettrica, dall’urbanistica all’in-termodalità, passando per le zone a traffico limitato, le piste cicla-bili e le zone 30 il visitatore farà un percorso che gli permetterà dicapire quali scelte devono essere prese dalle città e dai cittadini perdire no allo smog, per aprire le porte alla libertà di muoversi in ma-niera veloce e a basse emissioni.Alla “città” è dedicata la seconda carrozza all’interno della quale l’al-lestimento è stato pensato per raccontare un’urbanistica che rispondealle esigenze dei cittadini e dell’ambiente. Energia pulita e integra-ta, analisi del ciclo di vita, difesa del suolo e prevenzione del rischioidrogeologico e sismico, edifici sicuri ed efficienti.Tema centrale della terza carrozza sono gli “stili di vita”: in questovagone saranno dati tanti piccoli accorgimenti per essere cittadiniattenti e più smart. Ad esempio verrà spiegato come isolare l’abita-zione per renderla efficiente, come fare una spesa sostenibile, cometenere sotto controllo i consumi domestici e, soprattutto, come dif-ferenziare, riciclare i rifiuti.Infine la quarta carrozza del Treno verde è un vero e proprio “par-co urbano”, perché la città secondo Legambiente è più verde e conspazi pubblici attrezzati che consentono di passare il tempo libero

sabato15 febbraio 2014

VI

Il viaggio ecologico

Partitoil convoglioambientalistaper monito-rare inquina-mentoatmosfericoe acustico,promuovereuna mobilitàsostenibilecon unamostradidatticae interattivaall’internodelle quattrocarrozze,a Cosenzail 19, 20 e 21febbraio

Arriva il TrenoverdeArriva il TrenoverdeCampagna di Legambiente e Gruppo Ferrovie dello Stato italiane

e nonsolo, respiran-

do aria pulita o colti-vando orti, riappro-

priandosi di tutti queglispazi verdi spesso lascia-

ti all’incuria e all’abban-dono.

“Pm10 ti tengo d’oc-chio”: la classifica di

Legambiente dei capo-luoghi di provincia che han-

no superato la soglia limite dipolveri sottili in un anno; il Dlgs 155/2010 prevede un numero mas-simo di 35 giorni/anno con concentrazioni superiori a 50 µg/m3.Anche per il 2013 delinea un quadro critico per quanto riguarda laqualità dell’aria nei principali centri urbani. Nel redigere questa clas-sifica si è presa come riferimento la centralina peggiore (ovvero cheha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno)presente nella città, a partire dai dati disponibili sui siti delle Regioni,delle Arpa e delle Provincie. È stato scelto questo criterio per il con-

fronto tra le città perchéle Regioni scelgono moda-

lità diverse nella comunicazionedei dati e nel conteggio dei supe-

ramenti. La centralina peggiore si-curamente non è indicativa dellaqualità media dell’aria di tutto il pe-

rimetro urbano, ma riporta la situazione più critica di cuigli amministratori locali e gli abitanti devono essere a cono-

scenza e di cui devono tenere conto.

Le tappe del Treno Verde 2014La mostra è aperta dalle 8,30 alle 13,30 per le classi prenotate e dal-le 16,00 alle 19,00 per il pubblico. La domenica (i giorni segnati conl’asterisco) la mostra è visitabile dalle 10,00 alle 13,00.L’ingresso è gratuito.Palermo - 13, 14, 15, 16* febbraioCosenza stazione FfSs Vaglio Lise - 19, 20, 21 febbraioPotenza - 24, 25, 26 febbraioCaserta - 28, 1, 2* marzoRoma (Termini) - 4, 5, 6 marzoPescara - 8, 9*, 10 marzoAncona - 12, 13 marzoVerona (Porta Vescovo) - 15, 16*, 17, 18 marzoMilano (Porta Garibaldi) - 20 marzo Varese - 21, 22, 23* marzoTorino (Porta Nuova) - 25, 26, 27 marzo

Il Treno verde è una campagna di Legambiente e Ferrovie dello StatoItaliane, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tuteladel territorio e del Mare.Si ringraziano il Museo “A come Ambiente” di Torino per le in-stallazioni interattive e l’Accademia delle Arti e Nuove tecnologiedi Roma (Corso di Interior and Industrial design / AAntFactory) peraver progettato la mostra del Treno Verde 2014.

sabato15 febbraio 2014

VII

Il viaggio ecologico

Pm10, ti tengo d’occhio

Capoluogo di Provincia Giorni(centralina peggiore) di superamento

nel 2013

1 Torino (Grassi) 1262 Napoli (Ente Ferrovie) 1203 Frosinone (scalo) 1124 Alessandria (D'Annunzio) 925 Salerno (Scuola Pastena Monte) 906 Benevento (Via Floria) 897 Vercelli (Gastaldi) 868 Trieste (Mezzo Mobile - staz. RFI) 859 Milano (Senato) 81

10 Brescia (Villaggio Sereno) 80Parma (Montebello) 80

11 Asti (Baussano) 79Verona (Corso Milano) 79

12 Vicenza (Quartiere Italia) 7813 Monza (via Machiavelli) 76

Pavia (Piazza Minerva) 7614 Venezia (Via Beccaria) 7415 Cremona (P.zza Cadorna) 72

Lodi (Viale Vignati) 7216 Treviso (Via Lancieri di Novara) 7017 Bergamo (via Garibaldi) 69

Padova (Mandria) 69

Capoluogo di Provincia Giorni(centralina peggiore) di superamento

nel 2013

18 Rimini (Flaminia) 6819 Mantova (Via Ariosto) 6720 Rovigo (Centro) 6521 Terni (Le Grazie) 6322 Novara (Roma) 6023 Sondrio (Via Paribelli) 5924 Bologna (Porta San Felice) 5725 Reggio Emilia (V.le Timavo) 5626 Como (V.le Cattaneo) 52

Avellino (Ospedale Moscati) 5227 Ferrara (Isonzo) 51

Modena (Giardini) 5128 Ravenna (Caorle) 4829 Firenze (Mosse) 4630 Piacenza (Giordani - Farnese) 43

Biella (Lamarmora) 4331 Varese (Via Copelli) 4232 Roma (Tiburtina) - (C.so Francia) 41

Lucca (Micheletto) 4133 Pescara - (Via Sacco) - (Viale Bovio) 3934 Prato (Po - Ferrucci) 37

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni

Ufficio stampaLegambiente:06.86268353-76-99Ufficio stampaFs italiane: 06.44105355- 5929- 5648- 6042

Nel romanzo I Fratelli Rupe di Leonida Repaci si trova scritto:«Esser nati in Calabria è un grande privilegio ed anche un grandeostacolo». Certamente, per Tommaso Cariati, l’esser nato in Calabria,precisamente a Longobucco, in provincia di Cosenza, è stato ungrande privilegio; ciò, infatti, gli ha permesso innanzi tutto di re-spirare, fino ad impregnarsene profondamente, quella cultura chefiorì, in una varietà di forme significative, al tempo della coloniz-zazione greca nell’Italia meridionale; gli ha affinato la sensibilità ela capacità di recepire ed interpretare razionalmente e con disincanto,alla luce delle vicende storiche che hanno segnato la storia dellaCalabria, ed in genere di tutta l’Italia meridionale, i problemi, so-prattutto quelli attuali, che ci attanagliano; gli ha inoculato la con-sapevolezza che la vera nobiltà e dignità dell’uomo risiede essen-zialmente nella sua ferma volontà di scrollarsi di dosso i gravamied i limiti che sono il retaggio di un maligno processo storico e checoinvolgono inevitabilmente la vita degli individui, per costruirsi eforgiarsi la propria vita con le proprie mani e con la propria faticasì da assurgere a risultati degni della più alta ammirazione. E que-sto ha fatto Cariati che, attraverso un percorso personale di molte-plici, feconde vive esperienze e di impegno indefesso, ha raggiun-to traguardi, non secondari certamente quelli letterari, che gli meri-tano la stima generale.

La sua ultima fatica letteraria, Viaggio nelle regioni d’Italia(Rubbettino editore), è un libro di grande spessore culturale in cuil’autore offre un variegato panorama geografico che si fonde con lastoria d’Italia rivisitata, rivissuta e riassunta nei momenti e motivipeculiari che l’hanno improntata. Si sente in esso, oltre che l’atten-to e poliedrico studioso, soprattutto l’uomo che fa palpitare dellasua umanità la pagina descrittiva; il cittadino che, fuori dai banalicampanilismi, estende l’amore della sua terra natale a tutta l’Italia,come se essa gli appartenesse nel suo ricco patrimonio naturale, cul-turale, artistico, umano. Al libro molto conferisce la limpidezza eincisività di scrittura che trovano la piena esplicazione in un lin-guaggio lineare che agevola l’assimilazione conoscitiva delle tap-pe di un itinerario (Pino Caminiti l’ha definito, da par suo, un’ana-basi, con un termine suggestivo che riecheggia ben altro dramma-tico tipo di viaggio), che in definitiva si configura come un itinera-rio spirituale in cui Cariati riversa una cultura rielaborata in manie-ra del tutto personale sia per il suo profondo sentire; sia per le istan-ze religiose cui si conforma la sua vita; sia per quelle fondamentaliesperienze di studio e di vita che hanno temprato il suo spirito e han-no ampliato gli orizzonti della sua anima; sia per quell’equilibrio in-teriore che è la cifra evidente della sua personalità e che porta lo stig-ma di una modestia e umiltà d’atteggiamento che, in tempi di ten-denze al facile protagonismo, suona quasi come una nota obsoleta.Equilibrio che si trasfonde e governa un genus scribendi compostoe misurato preservandolo da lenocini e sbavature retoriche, soprat-tutto quando l’autore riassume i suoi pertinenti giudizi in notazionidalla densità sentenziosa ed epigrammatica che non hanno alcun-ché di moraleggiante ma che si rapportano a una realtà effettualeche egli coglie, scruta e valuta con sereno e limpido occhio critico.

La sua è, insomma, una prosa fluida e scorrevole sulle cui onde viag-giano ed aleggiano memorie ed emozioni, affiorano suggestioni, sidisegnano, anche se appena abbozzati, ritratti di figure note e di fi-gure umili e misconosciute, ma non per questo meno vere, che ci ri-chiamano a quella dimensione semplice ed immediata del vivereche è stata ed è di molta gente di Calabria. Le onde lievi e lisce del-la sua prosa sembrano di tanto in tanto incresparsi all’alitare di con-siderazioni la cui carica amara l’autore riesce ad imbrigliare dentrodi sé proprio per quel senso di misura che gli appartiene e che smor-za ogni piglio fortemente risentito e polemico, come quando nellepagine sulla sua e nostra Calabria, nel far balenare dinanzi ai nostriocchi le desolate immagini di paesi spopolati e abbandonati a cau-sa dell’emigrazione, fissa e riassume i guasti irreparabili di questa

piaga in una climax che risuona di accenti inquietanti proprio per lavalenza semantica dei termini utilizzati: «l’emigrazione ha scerpa-to, sradicato, snaturato»; e, ancor subito dopo, nel richiamarsi a quan-to scrive sulle esperienze degli emigrati Vincenzo Bonazza (appar-tato intellettuale fagnanese ma di forte tempra morale e cultore edesponente di rilievo di una letteratura in dialetto che gli ha merita-to l’attenzione di W. Pedullà), sottolinea, con profondo acume so-ciologico, come «la lingua in terra d’emigrazione sia il primo indi-catore dello smottamento personale e sociale» e, cosa ancor più ama-ra e preoccupante, come «questa lingua disgregata segnali una pe-ricolosa disgregazione dell’anima dell’emigrante».

Nel variegato canovaccio del suo viaggio l’autore, con sapiente do-saggio, intesse molteplici fili di riferimenti e richiami ad autori chepopolano il mondo della letteratura, e non solo quello, frutto di let-ture meditate che spaziano in ogni dove e che non hanno certamentefunzione di orpelli esornativi ma valgono a suffragare con la loroautorevolezza quanto all’autore preme ribadire. Non so fino a chepunto Tommaso Cariati possa condividere il giudizio di ClaudioMagris, il più mitteleuropeo dei nostri scrittori, autore di Danubioe microcosmi, a mio giudizio, due capolavori del genere “odopo-reutico”: «Viaggiare è una perdente guerriglia contro l’oblio, uncammino di retroguardia». Cariati sa, e ce lo trasmette con le suepagine percorse da mille emozioni, che il suo viaggiare non è un’o-perazione perdente contro l’oblio, perché egli è fortemente anima-to dalla speranza-certezza di contribuire a tener desta col suo pre-gevole lavoro la memoria di questa nostra Italia che si meritò purel’appellativo di “giardino dell’Impero” per il suo caleidoscopio dibellezze palesi e segrete; sa pure che il suo è un cammino di retro-guardia, a patto che il termine “retroguardia” connoti e riassorba insé qualità come l’attenzione, la circospezione, la ponderatezza, lalentezza di passo propria di chi procede tutto osservando, tutto an-notando, tutto depositando negli abitacoli dell’anima e della me-moria.

Il libro di Cariati è insomma un viatico da raccomandare soprattuttoa chi vuole conoscere Tommaso Cariati nella sua dimensione di “uo-mo integrale”, come l’ha giudicato Pino Caminiti con aderenza alvero; è da raccomandare altresì a chi in esso vuole trovare inveratoun giudizio di Leonardo Sciascia (un autore che Cariati mostra diben conoscere e prediligere), secondo cui un libro può assolvere di-verse funzioni: può servire a mantenere in equilibrio un tavolino tra-ballante, può essere usato come arma di getto contro chi ti viene adistrarre molestamente dai propri studi ecc. Ma se lo apri e lo leg-gi, tutto un universo si dispiega e si spalanca in esso. È quanto av-viene appunto con Viaggio nelle regione d’Italia di Tommaso Cariati.

sabato15 febbraio 2014

VIII

di Franco Tarsitano

Passeggiata nella Storia

L’ultima fatica letteraria di Tommaso Cariati nato a Longobucco

Un calabresealla riscoperta dell’ItaliaUn calabresealla riscoperta dell’Italia

“Viaggionelle regionid’Italia”(Rubbettinoeditore)è un librodi grandespessoreculturalein cuil’autore consorprendentecompetenzaoffreun variegatopanoramageograficoche si fondearmonica-mente con laStoria d’Italia

Tempi duri per imbroglioni e arruffoni, avvezzi alle speculazioni eindifferenti alle conseguenze che il loro modo di fare può avere sul-la salute dei cittadini. Una tecnica innovativa, messa a punto nei la-boratori di Chimica dell’Università della Calabria, d’ora in avanticonsentirà infatti di stabilire con precisione assoluta la freschezzadell’olio d’oliva. Senza più ombre o dubbi di sorta in questo deli-cato settore merceologico. È l’importante risultato al quale sonogiunti i ricercatori Giuseppina De Luca e Loredana Maiuolo, insie-me al professor Giovanni Sindona, direttore del dipartimento diChimica di Arcavacata, che hanno depositato un brevetto, basatosulla metodologia della risonanza magnetica.

Si tratta di una novità assoluta nel panorama delle attività e delle ini-ziative, non solo di tipo scientifico, finalizzate ad assicurare la mi-gliore qualità di prodotti, come appunto l’olio d’oliva, che hanno unlarghissimo uso quotidiano. E che ogni giorno riguardano milionidi persone, con ripercussioni significative non solo sulle loro buo-ne abitudini culinarie ma, come si diceva, sulla loro stessa salute.Nota per le sue mirabili applicazioni nella diagnostica medica, la ri-sonanza magnetica si è rivelata uno strumento fondamentale di in-dagine a livello molecolare. Introdotta in Calabria dal compiantoproessor Pietro Bucci, indimenticato docente di Chimica e rettoredell’Unical, è stata portata avanti dalla sua scuola, rappresentata inquesto brevetto da Giuseppina De Luca, mentre Loredana Maiuoloha fornito gli strumenti chimici per funzionalizzare opportunamen-te le molecole, contenute nell’olio e sottoposte ad esame.

Il brevetto in questione interpreta in maniera efficace e puntuale undisciplinare relativo all’alta qualità dell’olio extra vergine d’oliva,contenuto nel decreto ministeriale del novembre 2012, che defini-sce l’indice di invecchiamento di un olio in funzione del rapporto1,2-, 1,3-gliceridi che può variare dal un minimo del 70%, per oliprodotti nel periodo novembre-marzo, al 50% per quelli prodotti nelperiodo agosto-ottobre.

È appena il caso di ricordare che l’unità di ricerca dell’Unical avevagià da tempo pubblicato su riviste internazionali un criterio per trac-ciare l’origine del prodotto basata sulla identificazione e dosaggiodi quei microelementi presenti nell’olio che lo riconducono alla ter-ra dove è coltivato. Questo significa che è possibile fornire un ser-vizio a quei produttori onesti che al di la di ogni dubbio, e non fa-cendo riferimento ad aleatorie prove organolettiche, vogliono cer-tificata in maniera scientificamente valida l’origine del loro prodotto.Quest’ ultima metodologia è legata all’impiego della spettrometriadi massa, un fiore all’occhiello del dipartimento di chimica e tec-nologie chimiche. La stessa metodologia, opportunamente imple-mentata, è ormai di routine impiegata per la certificazione dell’olioextra vergine d’oliva secondo le nuove direttive europee. Grazie adessa, infatti, è possibile determinare con notevole precisione il con-tenuto degli antiossidanti e degli antiinfiammatori presenti nell’o-lio, che rappresentano marcatori della qualità e della salubrità delprodotto.Infine, utilizzando metodi che fanno parte del bagaglio culturale deichimici a livello internazionale, è possibile descrivere la tipologia ela quantità relativa di trigliceridi contenuti nell’olio, non già quelladi nessun valore dietetico e salutistico legata alla determinazione deisingoli acidi grassi.Metodologie peraltro ampiamente collaudate dall’ateneo diArcavacata anche oltre i confini nazionali, come conferma, tra l’al-tro, la permanenza, su invito, del professor Marcello Longeri nel-l’università cinese di Nankino per insegnare risonanza magnetica.Un apporto scientifico basato sulle applicazioni chimico-farmaceu-tiche, agroalimentari e biomediche e sull’attività scientifica prodot-ta dal dipartimento di Chimica dell’Unical in questo settore.

Un importante risultato, dunque, il brevetto che De Luca, Maiuoloe Sindona, destinato a incidere profondamente su un settore che trop-po spesso ha attirato le critiche degli osservatori e, non di meno, deimedia.

Non poteva esserci migliore risposta, a questo proposito, alle vi-gnette pubblicate il 25 gennaio scorso da Nicholas Blechman sulNew York Times, a corredo dell’articolo intitolato “Extra virgin sui-cide” - cioè l’adulterazione dell’olio extravergine italiano - che han-no fortemente danneggiato l’immagine dell’olio d’oliva italiano alivello mondiale. Ma un significativo segnale è auspicabile vengadato anche alla realtà italiana, che vede nei supermercati la venditadi oli extravergini, inseriti nelle catene di distribuzione da grandiaziende, a meno di 3 euro al chilo!È da augurarsi anche una diversa reazione dei produttori calabresi,anche se è riscontrabile un notevole fermento specialmente tra le pic-cole e medie aziende del settore che hanno espresso la volontà di col-laborare con l’Università della Calabria per produrre oli di qualitàcertificati secondo le nuove normative europei. Operazione, va ri-cordato, nella quale il laboratorio Quasiora, del dipartimento di Chimicadell’Unical - istituito su fondi europei dalla regione Calabria, con ilcontributo scientifico ed economico di diverse istituzioni di ricercatra le quali lo stesso ateneo di Arcavacata - è leader nel mondo.

La risposta da dare a Nicholas Blechman, dunque, non è quella dicontinuare a costruire cattedrali nel deserto affidando a operatoricon scarsa cultura scientifica la soluzione dei problemi. Ma è quel-la, a livello regionale, di incentivare nuove iniziative volte a ridarefiducia ai nostri produttori ed a livello nazionale di convincere il le-gislatore, che esce malconcio dai commenti del giornalista del NewYork Times, ad instaurare rapporti di vicinanza con la scienza e mo-dificare in termini moderni sia i disciplinari che le direttive da uti-lizzare, in questo caso nella produzione di olio di qualità, per faruscire le aziende italiane dal buio dove si sono cacciate.

sabato15 febbraio 2014

IX

Arriva un brevetto dall'Università della Calabria per stabilire la qualità dell'olio d'oliva

In questo delicato settore

Per gli imbroglioninon fila più liscio...Per gli imbroglioninon fila più liscio...

Tecnicainnovativamessaa puntonei laboratoridi Chimicadell’Unicalcheconsentirà di stabilirela freschezzadell’oliod’oliva. Senzapiù ombre odubbi di sortaLe firme sonodi De Luca,Maiuolo eSindona

Curioso episodio quello accaduto ad Amantea, sul-la costa tirrenica cosentina, lo scorso 8 febbraio.I cittadini del comune, in estate tra i più fre-quentati della zona, uscendo presto di casaal mattino per recarsi sul posto di lavoro oper portare i propri figli a scuola, hannotrovato una sorpresa particolare ad atten-derli nelle vicinanze di molte edicole lo-cali. Una locandina, apposta di fianco quel-le che riportavano le prime pagine dei mag-giori quotidiani locali, diceva: “Speciale ele-zioni Amantea, anche la lista 21 luglio scendein campo. Finalmente è l’ora della svolta”. Il titolo erapubblicato sotto il nome dell’inesistente testata Tribuna Sud -Quotidiano d’informazione alternativa. E se a primo impatto l’in-ganno può essere sfuggito a qualcuno, c’è chi non ha impiegato trop-po tempo a capire di trovarsi di fronte ad una inconsueta presa ingiro. Sì perché ad Amantea il 21 luglio è il cosiddetto “jùornu di’ciuoti”, il giorno dei pazzi, un tempo giornata goliardica che qual-cuno, in paese, amava festeggiare.

La trovata però non ha lasciato indifferente diversi cittadini diAmantea, così come non pochi uomini delle istituzioni locali. Fraquesti, Gianfranco Suriano, consigliere comunale e portavocedell’Udc di Amantea, che ha prodotto esposto alla Procura dellaRepubblica in merito all’accaduto.«Lo scherzo, - ha osservato Suriano - sebbene all’apparenza inno-cuo, è in realtà di pessimo gusto, e lesivo della reputazione diAmantea; questo per diverse ragioni. Danneggia infatti il diritto deicittadini tutti ad avere una corretta e trasparente informazione, unelemento imprescindibile nella società contemporanea, anche per ilraccordo fra istituzioni e cittadini, per essere così bassamente sva-lutata. Lede, inoltre, l’immagine degli amministratori locali, dei par-titi politici, dei movimenti, di tutti quei cittadini che si interessanodella “cosa pubblica”, lavorando a fianco alle istituzioni, e contri-buendo ad animare, in modo sano, il dibattito politico, con le pro-prie proposte e le proprie idee. Negli scorsi anni - ha proseguito ilconsigliere - la nostra cittadina ha subìto già dei duri colpi: pensoalla questione della nave dei veleni e all’inquinamento del fiumeOliva; penso, ancora, allo scioglimento, a mio avviso ingiusto, delConsiglio comunale. Il messaggio che un fatto del genere vuol fa-re passare è che è possibile tentare di distruggere il lavoro diquanti sono impegnati a costruire una proposta politica eamministrativa sostenibile per la città, quindi per ilbene comune. È ingiusto - ha proseguito - che larispettabilità di una cittadina fatta di don-ne e di uomini laboriosi, con forte co-scienza civica, venga messa in di-

scussione da una evidente minoranza. Il dibattito politico ed ammi-nistrativo ad Amantea non può essere ridotto a barzelletta. Si tratta,invece, di programmare seri interventi per lo sviluppo del com-prensorio tutto, specie in una fase di recessione economica, di crisioccupazionale e, purtroppo, anche valoriale, come già molti osser-vatori della politica e della società hanno avuto modo di affermarea livello nazionale. Credo - ha chiosato Suriano - che se il fatto fos-se ascrivibile a una stupida trovata sarebbe certamente condanna-bile, ma che sarebbe ben più grave se opera di persone che orbita-no attorno al mondo della politica, perché le lotte non si fanno conla codardia di anonime provocazioni, ma mettendoci la faccia.Auspico che, in ogni caso, i fautori di questo atto irresponsabile ebecero prendano coscienza del grave errore fatto e che capiscanoche gesti simili possono anche essere l’apripista ad altri di portataben peggiore di cui nessuno, presumo, voglia farsi responsabile».

sabato15 febbraio 2014

X

di Francesco Fotia

Sorrisi e mugugni

Fantomatica lista civica “21 luglio” scende in campo nel centro tirrenico

«Un pericoloso e becero scherzo»

Uno scorcio di Amantea

Soprala falsa locandina

comparsa nelle vicinanze delle edicole

La lista dei “ciùoti”di AmanteaLa lista dei “ciùoti”di Amantea Il consigliere

comunaleGianfranco

Surianomette

in guardiada derive

disfattisteIn quella data

infattisi “celebra”il goliardico

“giornodei pazzi”...

Forse è nel vero quella scuola di pensiero che considera la topono-mastica come la cassaforte di una città. È una cassaforte nella qua-le la storia splende di luce e di ricordi dandole gloria. Uomini e av-venimenti che onorano il passato quale presupposto per l’avvenire.Quindi un ponte verso il domani. A Cosenza la toponomastica affi-da a Telesio e a Sertorio Quattromani, ad Alarico ed a Carlo V, aCampanella e a Federico II, alla Accademia e alle iniziative cultu-rali del domani il compito di attualizzare la storia. Ieri e oggi: Misasie Fera, Mazzini e Garibaldi, Dante e Petrarca, e Carducci. E la fe-de: lo Spirito Santo e gli Ebrei del Cafarone e il sacrificio dei Valdesi.Che è come dire la storia della città e quella in cui la città è cresciutae ispirandosi pensa di crescere ulteriormente.

E Paul Harris? Da Corso Mazzini a Via XXIV Maggio, una bretella in pieno cen-tro è dedicata a Paul Harris. Ma chi è Paul Harris? Lo ha chiesto l’al-tra mattina un turista a un cosentino. E questi non ha risposto. Ladomanda ha fatto il giro dei bar e dei caffè ed è uno di questi caffè,il Renzelli di Corso Telesio, che ha trovato risposta. L’ha data unfrequentatore che ben volentieri ha svelato il mistero.Al turista che chiedeva notizie su Paul Harris ha risposto l’autore diuna dotta biografia di questo avvocato di Chicago che all’inizio delsecolo scorso ha fondato il Rotary.È stato lo scrittore Coriolano Martirano che ha risposto alla domandadel turista dicendo che «Paul Harris nel 1905 ha fondato il Rotary».

La seconda domanda è immediata: Ma cosa è il Rotary?«Il Rotary - è pronto Martirano - è una associazione di persone dibuona volontà che si impegnano a divulgare e a rendere operativoil principio ineluttabile del miglioramento civile della società» diceMartirano che conosce bene il Rotary per frequentarlo da quasi mez-zo secolo ricoprendovi un ruolo di particolare importanza non soloquale socio del club di Cosenza nel quale è stato presidente ma an-che quale governatore del 210° Distretto comprendente Basilicata,Calabria, Campania e Puglia che è come dire il Regno di Napoli.«Bene ha fatto la Commissione toponomastica a intitolare una stra-da centrale della città a Paul Harris. Questo giovane avvocato fon-dando il Rotary che allo stato delle cose è presente in tutti i cinqueContinenti, ha dato vita ad una istituzione i cui membri volontaria-

mente e senza l’ombra del guadagno mettono a disposizione dellasocietà la loro esperienza, la loro intelligenza, la loro cultura e quelche conta di più la loro fraternità cristiana che pone a fondamentodella vita la umana collaborazione, tutto l’impegno e tutta la lorovolontà».

Quindi una istituzione benefica?«Se per beneficenza si intende elemosina, assolutamente no. Se in-vece per beneficenza si intende, come il Rotary intende, il miglio-ramento funzionale delle istituzioni attraverso l’assunzione di re-sponsabilità da parte delle umane strutture deputate dalla normati-va a soddisfare le esigenze generali, assolutamente sì».

Che tradotto in termini pratici vuol dire?«Vuol dire - risponde Martirano che ha scritto un prezioso saggioletterario dal significativo titolo Filosofia rotariana - una cosa bendiversa. E qui mi viene in aiuto una metafora che è questa. In unluogo pubblico o in una chiesa o altrove è appeso un quadro. Unabella opera. Però deturpata dal tempo e dalla incuria che è come di-re una opera d’arte che attende d’essere riportata allo splendore delpassato. La beneficenza pecuniaria che fa? Bandisce una questua.Si raccolgono i soldi e si dà incarico per il restauro. A questa politi-ca il Rotary dice assolutamente no. E si impegna a dire che la suaistituzione è stata fondata e opera per evitare la facilità di aprire ilportafoglio e invece di istillare nella coscienza di chi è preposto al-la salvaguardi dell’opera d’arte di agire secondo coscienza. La soluzione al problema è senza dubbio molto difficile. Perché èfacile finanziare la costruzione di un pozzo che dia l’acqua agli as-setati africani, mentre è difficile far notare alla coscienza di chi èpreposto al governo di rispondere positivamente alla necessità del-l’acqua per chi ha sete».

Allora secondo questa filosofia niente raccolta di fondi per aiutare iterremotati, per scavare pozzi, per curare meglio i bambini?«La raccolta di fondi mortifica la dignità umana. Comunque a talufficio rispondono altre istituzioni. Il Rotary risponde con più pa-role e meno atti, quando le parole sono lo stimolo alla assunzionedi responsabilità ed i fatti sono dei versamenti bancari che oltretut-to rendono meno pesante il peso fiscale».

sabato15 febbraio 2014

XI

Le “parole”nella toponomasticarotariana

Le “parole”nella toponomasticarotariana

Una cassaforte nella quale la storia splende di luce e di ricordi dandole gloria

Uomini e avvenimenti che onorano il passato quale presupposto per l'avvenire

A Cosenza un ponte verso il domani

A Telesioe a SertorioQuattromani,ad Alaricoe a Carlo V, aCampanella ea Federico II,all’Accademiae alleiniziativeculturalidel domaniil compito diattualizzarela storiaIeri ed oggi:Misasi e Fera,Mazzinie Garibaldi,Dantee Petrarcae Carducci

Il mio amico Natino Aloi, un uomo che ha passato la propriavita mietendo successi a non finire nella sua voglia di fareil rappresentante di una sua fetta di popolo nelle istitu-zioni (consiglio provinciale e comunale, parlamento,governo), ora scrive, molto più di prima, come gior-nalista e come scrittore. Da giornalista affronta temidi attualità continuamente e dice la sua con compe-tenza. Come scrittore ha pubblicato un grande rac-conto dal titolo Santa Caterina, il mio rione ed al-tro di recente affermazione. Ha, per me, un limitenell’essere sempre stato un uomo di massima de-stra. Ma va capito che se non fosse stato per que-sta sua vocazione, il successo avuto i tante ele-zioni, fino a rinunciare a concorrere per la ele-zione di sindaco del suo paese sol perché ha ri-tenuto la proposta di candidatura una esigenza piùdel suo partito, molto meno o per niente per la sua per-sona (c’era in campo altra forza politica che si presen-tava molto più sicuramente vincente). Ora dirige un gior-nale e continua, nella sua età avanzata - ha i suoi settan-tacinque anni (non sembra ma è purtroppo così) sulla gob-ba - e con periodicità esemplare distribuisce gratuitamenteil suo periodico di scrittura per tutta la città. «I soldi nonmi interessano» dice, «per questo giornale. Mi interessa chela gente legga ed esprima considerazioni per le mie rifles-sioni che ritengo politiche e sociali». «Anche qui» aggiun-ge, «mai per mio interesse anche se non nascondo mai la miapassione per lo scrivere e fare i miei soliti impegnativi comi-zi politici, ma perché considero che il non leggere libri e giorna-li, non amare la lettura significa non capire che lo stato di igno-ranza aumenta e il cittadino mantiene una condizione sulla qua-le i furbi e i disonesti ci fabbricano interessi e malgoverno. Ci so-no questioni sociali che sono di responsabilità nazionale e gene-rale. Ci sono, però tanti, che se la popolazione fosse più attenta epiù colta, non ci sarebbero. Voglio precisare» dice ancora con in-sistenza, «che il popolo non è estraneo ai suoi problemi ed ai go-verni da cui viene governato. Non dico che ognipopolo ha il governo che si merita, ma sicura-mente spesso si sceglie talmente male che poi igovernanti non sono all’altezza del loro com-pito istituzionale e si tende a dire che non se la possono prenderecon alcuno».

Natino Aloi, persona sicuramente garbata ed educata ai migliori com-portamenti sociali, meritevole del consenso che presso persone del-la sua indole - di destra, voglio dire - ha saputo costruire e curare,mi ha indotto a fare la seguente nota narrativa. Uno scritto che nonè giornalistico perché ha la pretesa di andare oltre la quotidianità elo scritto per un fatto in se stesso, e nello stesso tempo vuole af-frontare il tema in questione in termini di assoluta diagnosi per unvalore decisamente che una diagnosi ha come fatto storico, sociale,capace di fare i conti con il meglio della conoscenza. Per questo an-che chiamo in causa altri riferimenti che consentono di non fermarciai connotati che sono usualmente compito e fine di uno scritto gior-nalistico e nello stesso tempo non lasciano l’argomento alla mercèdella quodidianità e delle banalità vigenti. Dissi subito a Natino Aloiche avrei scritto prima che pensassi un minimo all’articolo che ave-va scritto.Che comunque avrei scritto perché sicuramente avrei trat-to la conclusione che questo immenso fenomeno della delinquenzamafiosa, in mano a tanti politici, tutti compresi e nessuno escluso (èripetizione?, ben venga!) è diventato una moda con due scopi cen-trali. Il primo che ne parlano tutti, maggiormente i responsabili deldegrado sociale dentro cui la mafia ha potuto trovare il mercato dicrescita, di consumo e di espansione e che sono tutti politici e solopolitici. Poi perché è registrato che i più colpevoli sono coloro cheparlano per primi quando si tratta di poter cogliere l’occasione perevidenziare la loro estraneità o ci si possa accreditare come perso-ne perbene, civili, antingradgieta.

Natino Aloi non mi risulta nemmeno politico, in questo senso. Hauna sua teoria da uomo, da persona estranea al fenomeno da lui maiusato elettoralmente. Ma sa bene che sono davvero pochi coloro chehanno meriti importanti e determinanti in quella che viene oggi de-finita lotta alla mafia e politica diversa. Ho letto il pezzo in questionee non si sono trovato sorprese. Ogni volta che mi trovo alo cospet-to di questo argomento, penso allo scrittore Mario La Cava che scris-se un suo “pezzo” -tra la narrazione e la riflessione giornalistica -dal titolo Come ti fabbrico il mafioso.

La Cava ha scritto prima che questo orrendo fenomeno della societàmeridionale (siciliana, campana, calabrese, sarda e pugliese - inBasilicata è piccolo perché piccolina è la regione e gli interessi chein essa si sono mossi o si muovono -, diventasse allargato a mac-chia d’olio nel mondo ed ora in tante regioni italiane. La politica po-teva e non ha fatto; anzi di esso si è servito per organizzare il suoelettorato, per favorire le forze governative e gestori del potere. Inverità, sia sul tema della ndrangheta, che su quello della Mafia chesi discosta relativamente come l’altro che si discosta anche moltorelativamente dagli altri, come dalla camorra e dalla “sacra coronaunita”, tutti parlano e nessuno dice la verità. Il fine del parlare, di-cevo, quasi mai è dettato dalla coscienza del suo valore, dei suoi si-gnificati, della sua conseguenza. Chi parla, parla per fini suoi e so-lo lontanamente implica un interesse a risanare la società da questocancro che ha sconfitto ogni forma di democrazia e di civiltà, a pro-tezione solo dei potenti di turno e per allontanare il popolo vero sem-pre più dal potere e da ogni forma di ragione.

sabato15 febbraio 2014

XII

Il racconto

Perché hannolasciato checrescesse e

che invadesseAustralia,America,

Nord Italia?Non è vero

che sonofenomeni

che hannotutte

le societàNoi siamo

produttori edesportatori!

Nessuno la contrasta in modo adeguato; la politica su essa ha sempre costruito e continua a costruire

interessi che sono diventati molto spesso comuni

di Giuseppe Aprile

Illustrazione di Gava(tratta da www.gavavenezia.it)

Cosenostre...Cosenostre...

Il mio pensiero rivolto al grande scrittore Mario La Cava, cui furonosempre quasi del tutto estranei le ragioni della politica vigente suifenomeni negativi di parte della società, è rimasto intatto e pressantenel suo valore come riferimento eclatante nel fenomeno. La mafianon è sconfitta, nessuno la contrasta il modo adeguato, la politicasu essa ha sempre costruito e continua a costruire interessi che so-no diventati molto spesso comuni. Io do i voti a te, ti garantisco chesi tiene lontano l’intelligenza e il potere popolare della gente, ti ga-rantisco che è una questione tra di noi e dobbiamo dividere, sparti-re, definire assieme i proventi. Così i lavori pubblici, edili in primopiano, gli appalti pubblici, il controllo del mercato sia del consumoche della produzione e come fatto commerciale, sono diventati ilcentro del mondo sociale, come la banca in economia, come il po-tere pubblico in assoluto sulla volontà e sui gusti della cittadinanzae la qualità della loro vita. Fa riferimento Aloi al valore della cultu-ra come strumento di crescita della società, ma io vedrei maggior-mente il fenomeno come centrale sia nell’esaminarlo, sia nella in-dividuazione di esso come cuore dell’economia, cuore dello stato,potenza armata per far fuori i cittadini dalla politica che è diventa-ta ulteriormente fatto privato e antistato.

Non ha senso invocare l’impegno, pur presente abbondantemente,degli organi dello Stato quando, di fatto, muoiono solo i protagoni-sti della presenza della criminalità - i pro ed i contro - . C’è uno scon-tro in atto tra stato ed antistato. Ma lo stato che ha il potere e i do-vere di abbattere la criminalità, resta il meno danneggiati, di fatto.Muoiono carabinieri, poliziotti, mafiosi, criminali di secondo livel-

lo. Restano fuori pista i politici responsabili, i capi bastone che, co-me dice l’ottimo Ciccio della Cresima, «anche in carcere stanno acomandare e a decidere chi deve morire e chi deve campare, chi de-ve vincere e chi deve perdere».

Mico dei Peti grida: «Il fenomeno della mafia è oggi tutto economia,criminalità, armi, droga, politica, comando». E finisce con: «Poverinoi contadini che subiamo, che non siamo padroni nemmeno dellanostra zappa, dei nostri arnesi di lavoro».E Ntoni da Timpa: «Le nostre arance, i nostri limoni, tutti i prezzinel campo degli agrumi, sul mercato vengono determinati dal po-tere dei mafiosi. Sono loro che ti costringono a vendere a chi vo-gliono e come credono, sono loro che tengono per ogni zona un lo-ro rappresentante che definisce il tutto facendo morire di fame noiproduttori e ingigantendo sono i loro mediatori. Non si accordinoche nessuno più coltiva aranceti, nemmeno uliveti visto che anchel’olio al produttore costa cento e questi deve vendere del dieci».

Ciccio Costarino: «Oggi dicono che la mafia è invincibile. Ma perchénon hanno provveduto prima? Perché hanno lasciato che crescessee che invadesse Australia, America, il Nord Italia? Non è vero chesono fenomeni che hanno tutte le società. Sono cose nostre di cuinoi siamo produttori ed esportatori!».Vicia Attisa aggiunge: «Quelli che dicono che tutto è mafia, sannoche non è vero e che parlano solo per coprire i responsabili, i ma-novratori, coloro che con la mafia mangiano e vivono e tengono lostato fuori gioco e lo costringono a fare i loro interessi. Perché nonfanno leggi forti, invincibili? È la legge che deve diventare stru-mento per difendere la serietà e la giustezza della gente».

Un discorso molto lungo lo fa Mico Criaco che si ritiene anche esper-to in materia. Dice: «Una volta la mafia non c’era. Non è vero chec’è stata sempre e che sempre ci sarà. C’è fino a quando lo stato nonla distrugge. Per ora ha fatto solo chiacchiere. Ha fatto finta. C’è fi-no a quando non fa come ha fatto con il terrorismo e con i sequestridi persona. Oggi nessuno sequestra più e nemmeno terrorismo sivede in giro. Sanno quanto costa fare l’una o l’altra cosa. C’è unaragione troppo chiara per la eliminazione di questi due gravi feno-meni. Con i sequestri veniva colpita a ricchezza dei proprietari e dichi aveva soldi all’infinito. Con il terrorismo era in pericolo lo stes-so stato. Ed allora pronto quanto era necessario che vincere la par-tita. È nella politica che la mafia s’è alleata con gli interessi di tuttie fa quello che vuole. Abbiamo una classe politica minima, di per-sone prive di cultura e di valori personali. Un grande parlamento,un organo capace di fare leggi, di impedire la libertà a chi della li-bertà fa scempio a favore dei suoi interessi, avrebbe sconfitto la ma-fia, senza tante chiacchiere e senza tanto uso di forze dello stato chedi fatto non sono sempre tali.Mario La Cava cosa sosteneva? Non è come testimonianza di cosae come avrebbe dovuto agire lo stato. È che lo scritto è di tempi incui ancora non devastava la mafia. Come non era devastante a S.Luca. Sia Corrado Alvaro che Mario La Cava, ma anche FrancescoPerri, sono testimonianza di attività di scrittura e di riflessione di va-lore assoluto in una società libera e che aveva una sua dinamica sucui non facevano illazioni stupide e non si intessevano lodi e di-sprezzi a buon mercato. Oggi è un’altra cosa. Oggi non puoi dire ese dici paghi. Chi non paga non ha detto».

«Nessuno sfugge alle regole della delinquenza» dice Ntoni da Stefana.«Con la mafia non si scherza e laddove c’è gente che parla, il di-scorso ha un suo limite. Sempre. Peppe Starter dice che è propriocos’ì. La mafia è protetta ed ha oramai preso piede fino al punto cheanche la brava gente della politica non ha molto da fare per scon-figgerla».

Natino Aloi sa bene il livello di gravità che ha raggiunto la mafia esa pure di essere tra gli esclusi dal potere proprio perché quelli chela pensavano al contrario, erano gli utili da sostenere perché fun-zionali al potere criminale. Sa pure, come lo sanno tutti, che in que-sto Paese senza carceri adeguati e sufficienti, senza leggi giuste macon una miriade di leggi stupide e fatte per inflazionare il corso del-la giustizia che serve e l’applicazione delle leggi che difendono glionesti ed i giusti, che vede rinviati tutti i processi per politici e am-ministratori che dovrebbero avere un giudizio immediato per evi-tare di avere “Pezzi da 90” del dubbio atroce che si accanisce sullagente delle certezze immacolate, tutto si fa tranne che il necessarioe tanto di onesto e di giusto. Dice, infine, ze Micuzzo: «Fare trop-po è il metodo per non fare bene il necessario. La malapianta è ora-mai invadente e fa disperdere tutto quanto c’è di buono in questomondo».

sabato15 febbraio 2014

XIII

Il racconto

Le nostrearance, inostri limoni,tutti i prezzinel campodegli agrumi,sul mercatovengonodeterminatidal poteredei mafiosi

Abbiamo raggiunto uno dei protagonisti di Braccialetti rossi, for-tunata miniserie televisiva, diretta da Giacomo Campiotti, MoisèCuria, che ha fatto il suo ingresso nella fiction Tv a partire dalla ter-za puntata che va in onda ogni domenica in prima serata su Rai1.La storia è ambientata in un ospedale, dove un gruppo di ragazzi,che sono in degenza per varie patologie che vanno dal tumore, allepatologie cardiache, al coma per trauma, ai disturbi dell’alimenta-zione come l’anoressia e la bulimia, interagisce inevitabilmente, avolte scontrandosi, vivendo la loro vita da ammalato, ma con unnuovo slancio che è dato da un braccialetto, un braccialetto di gom-ma che qui assume il colore rosso, il rosso che negli ospedali è uncodice di emergenza, ma anche il colore della passione e del cuoredel sangue e della voglia quindi di lottare. Moisè Curia è un attoredi Rossano; la sua prima esperienza teatrale nasce proprio nella suacittà. Al nostro settimanale un’intervista all’indomani della sua per-formance televisiva del 9 febbraio scorso.

Moisè, qual è stata la tua prima esperienza di attore?A quindici anni sfociò in me la voglia di intraprendere questa stra-da, mi misi subito alla ricerca di un buon corso teatrale che mi des-se una base per entrare in un’accademia. M’imbattei nella “Bottegadi Arti Giovani” della regista Imma Guarasci e diretto da CarloFanelli. Iscritto al corso cominciai davvero un’intensa esperienza,che si è protratta per un paio di anni, al termine del quale noi, grup-po di attori, abbiamo redatto un testo con il quale andammo in sce-na sempre in un teatro della città di Rossano. Nello stesso anno par-tecipai ai provini per un cortometraggio e lo vinsi. Finito gli studidi liceo partii a Roma cercando di entrare nelle varie Accademied’arte. Entrai al Pro-Sperimentale e all’Eutheca (European unionAcademy of Theatre and Cinema), accademia di arte drammatica eper la durata di anni, ottenuto il diploma, da quest’anno, frequentoil Centro Sperimentale di Cinematografia. Corredato il mio studioda esperienze lavorative.

Arriva Braccialetti rossi...Un’opportunità che mi è arrivata da uno spettacolo in teatro,Tradimenti di Arold Pinter, regia di Giancarlo Fares, inoccasione del quale incontrai un agente importan-te, Daniele Orazi, che dirige l’agenzia “Officine ar-tistiche”. Mi vide nello spettacolo e mi chiese di en-trare nella sua agenzia. Da qui il provino per un filmche si titola, Non è mai troppo tardi, sempre per laTv e che andrà in onda il 24 e il 25 febbraio sempresu Rai 1. Sotto la regia di Giacomo Campiotti, in-sieme a Claudia Santamaria nel ruolo del protago-nista. Da quest’esperienza nasce Braccialetti rossi,arrivato perché Giacomo Campiotti mi ha volutonel film. Tre giorni fa ho terminato, invece, un filmper il cinema con Sergio Castellitto e Rocco Papaleo,di Daniele Ciprì dal titolo La Buca, di prossima usci-ta, in attesa che concorra a Venezia e a Cannes; del-la produzione “Passione film” e distribuito daCinecittà Luce, in collaborazione di Rai Cinema.Un progetto interessante in cui interpreto uno deiprotagonisti all’età di venticinque anni.

L’esperienza in Braccialetti rossi cosa ti ha dato?Un certo fermento e riscontro lo si prevedeva, ma ilsuccesso che in realtà sta riscuotendo non lo ave-vamo previsto. Abbiamo lavorato intensamente suipersonaggi. Come si può vedere è un film abbastanzadifficile, in cui ognuno di noi ha fatto un suo per-corso di ricerca. Io, nel film sono un paraplegico, ho

lavorato per tre mesi in una clinica di riabilitazione sul problema,per abituarmi a camminare sulla sedia a rotelle e farla diventare unaparte di me, del mio corpo, perché per gli ammalati veri lo è. Lo stu-dio sulla malattia mi ha portato a gestire il personaggio in questosuo essere atrofizzato completamente negli arti inferiori. Un tram-polino di lancio per tutti noi attori, quindi, che di certo non aveva-mo pensato al successo che sta riscuotendo, anche se avevamo pen-sato a una reazione positiva del pubblico, poiché il lavoro che è sta-to fatto è stato duro, e almeno per me ho cercato di dare con il miopersonaggio una dignità a quelle persone che affrontano il proble-ma malattia.

Quest’esperienza come l’hai vissuta?Ho passato in questa clinica tre mesi della mia estate, chiedendo al-la produzione di darmi una sedia a rotelle. L’impatto non è stato deimigliori all’inizio, perché avere una persona che soffre di quella ma-lattia di fronte e tu che in un certo senso lo devi imitare, anzi di più,devi entrare nella persona, fino ad esserlo il più possibile, certo ri-chiede un bel lavoro. Tre mesi in cui in sostanza mi sono legato

alla sedia e vivevo sulla essa anche a casa continuavo a viverequesta dimensione non staccando mai la spina dalla para-

lisi. Ruggero, il nome del mio personaggio, è ancorato al-la sua sedia, non vi finisce come gli altri, non è mai sta-

to un ragazzo che ha vissuto una vita prima in piedi,ma ha sempre camminato sulla sua sedia a rotelle

stabilendo un rapporto diverso dagli altri pazienti,che al contrario di Ruggero, ci sono finiti in altromomento. Le sue gambe sono la sedia a rotelle stes-sa.

Moisè, hai un bel ruolo, quello del duro...Sono il “cattivo” dei braccialetti rossi, unpersonaggio il mio che ha tutto un percor-so alle spalle non facile e che si porta die-tro dall’infanzia. Lasciato dalla famiglia,vive l’ospedale come il suo mondo e an-

che il suo modo di approcciarsi all’altro èsempre quello della lotta, dello scontro, men-

tre, in realtà, lui piange ed è triste nei momentida solo. I pochi amici che ha in realtà non so-

no veri amici, lo rispettano solo perché lui è illeader. Nell’interpretazione del ruolo ho cerca-

to di dare una dignità alle persone che vivono laloro condizione di perenne immobilizzazione sul-la sedia, e calandosi totalmente nel ruolo, com-pletamente si deve tralasciare una parte di sé per

sabato15 febbraio 2014

XIV

Interpreti di vita

Uno dei protagonisti della fortunata miniserie televisiva, diretta da Giacomo Campiotti, Moisè Curia

di Lucia De Cicco Di Rossano,la sua primaesperienzateatrale nasceproprionella cittàIntervistaall’indomanidella suaperformancetelevisivadel 9 febbraioscorso

Un calabresecon i “Braccialetti rossi”Un calabresecon i “Braccialetti rossi”

rivestire i panni di quella persona che è Ruggero, cercando di vi-verla e non per finta.

Com’è cambiato il rapporto con la tua città, Rossano?La mia città mi è stata tanto vicina, sostenendomi. I miei genitorivivono a Rossano e appena possibile ci ritorno con grande gioia, mipiace stare tra la gente e non vedo un distacco tra attore e persona,amo la gente nella normalità del mio essere. Tengo anche molto pre-cisare che a volte è un luogo comune credere che le famiglie sianocontro quando i figli rincorrono sogni così grandi come l’attore, lamia mi è stata tanto vicino e mi ha aiutato ad andare avanti lascian-domi la libertà di scegliere ciò che volevo fare, se non fosse statoper mia madre e mio padre forse non avrei continuato su questa stra-da.

Sei un credente?Sono un cattolico e mi piace tanto la figura di padre Pio. Ho visita-to i suoi luoghi e ho letto al riguardo. Appena mi è possibile fre-quento la chiesa nelle domeniche. Questo santo mi piace perché per-sona umile dedita agli altri, ha dato tanto al prossimo e lo vedo vi-cino al mio sentire personale. C’è una sorta di devozione verso dilui di là del Credo cattolico, ma come persona, l’uomo, e per ciò cheha rappresentato.

Una figura di attore e regista che ami particolarmente?Mi piace tanto cambiare essere totalmente un altro da ciò che sonoio e quindi anche gli attori e i registi che sanno impersonare ciò miattraggono. Come regista, un mito, per me è Clint Eastwood, a miopare il più grande del cinema contemporaneo.

sabato15 febbraio 2014

XV

Interpreti di vita

Un ricordo da maestro:Imma Guarasci

Moisè è sempre stato un ragazzo determinato... Una buona “ca-pa tosta calabrese”! Cosi ci dice la sua prima insegnante di reci-tazione Imma Guarasci: «Ricordo il giorno in cui mi ha contat-tata per iscriversi alla “Bottega di arti giovani”, scuola di teatroda me diretta e promossa dall’Associazione Maschera e Volto diRossano col patrocinio dell’UNICAL, del Comune di Rossano,della Provincia di Cosenza e della Regione Calabria. Moisè si èsempre distinto come allievo modello, ha sempre cercato di mi-gliorarsi, di accrescere le proprie conoscenze attraverso la lettu-ra, la visione di film e spettacoli che potessero iniziarlo al mon-do attoriale. Ha continuato con me la sua formazione, anche ol-tre gli appuntamenti della “Bottega”, raggiungendomi di martedìe giovedì a Cosenza, dove mi ero trasferita da qualche anno, perprepararsi a entrare in una scuola di teatro. I genitori lo accom-pagnavano ovunque io andassi a fare spettacoli e richiedessi lapresenza o il suo intervento artistico in qualità di allievo attore,e si fidavano completamente dei miei consigli. Moisè ha debut-tato nel 2009 a Rossano, presso il settecentesco teatro AmanteaPaolella, con la compagnia “Maschera e Volto” in Futurismoritifù,saggio-spettacolo finale della “Bottega di arti giovani”, omaggioal Futurismo; poi ha interpretato il ruolo di un soldato ne I Soldatidi Skanderbeg, altra produzione di “Maschera e Volto”. Ha poipreso parte, come protagonista, al cortometraggio Blur diFrancesco Madeo, alla cui realizzazione la compagnia “Mascherae Volto” ha collaborato e dato supporto. Tutto ciò che è venutodopo, la sua formazione a Roma presso l’Eutheca, i film di cuisarà protagonista e la fiction Braccialetti Rossi, è l’inizio di unalunga strada che ha intrapreso, percorrendo da solo la via del suc-cesso. Ma, sono convinta, che lui sa che io sarò sempre al suofianco! Lo scorso anno Moisè mi ha chiesto di curare la regia diun suo spettacolo teatrale, progetto che non sono riuscita ancoraa intraprendere ma che, a breve, mi auguro di portare a termine.Sono sempre stata convinta che il ruolo di un buon maestro nonè quello di essere l’artefice del successo di un allievo, ma lo stru-mento attraverso il quale esso stesso lo raggiunge, per mezzo unacrescita costante che deriva dai tuoi insegnamenti. Pertanto, de-sidero essere “attore non protagonista” in questi suoi meritati suc-cessi e continuare a essere per lui Il suo terzo occhio critico, l’in-segnante, che gli ha passato la staffetta, affinché, possa dare sem-pre il meglio di sé senza pretendere di essere arrivato al traguar-do, errore inconcepibile per un attore. Con tutto l’affetto e la con-divisione, auguro a Moisè Curia tante gare, tanti traguardi, tantisuccessi».

L’auspicata fusione tra le due realtà dell’area urbana Corigliano-Rossano passa anche e soprattutto attraverso l’eccellenza dell’e-spressione culturale ed artistica delle due città. È così che, nelmentre si discute della possibilità di costituire un comune unico,irrompe sulla scena una nuova opera teatrale che mira a squar-ciare definitivamente il leggendario “lenzuolo” che da sempre di-vide le due Città. “Timp russ a Russan e mulicatini a Crojiani -ovvero Le campane del Patire” è il titolo dell’esilarante comme-dia nata dall’unione dell’estro artistico della pluripremiata com-pagnia teatrale “Otto&Nove GranTeatro” e della storica compa-gnia coriglianese “Vincenzo Tieri”, che andrà in scena venerdì 21e sabato 22 febbraio, alle ore 21.00, al teatro Metropol diCorigliano.Una commedia originale sviluppata fondendo due testi in verna-colo, uno rossanese di Gianpiero Garofalo ed uno in corigliane-se di Atc Tieri, che racconta una storia che si snoda tra pregiudi-zi e campanilismo per poi concludersi con un finale inaspettato,attraverso il quale trasmettere l’importante messaggio che non bi-sogna temere il diverso, ma interagire con il resto del mondo, an-che quello più prossimo, che a volte sembra lontano, per arric-chirsi intellettualmente.Sono passati due anni dalla prima bozza del progetto - dichiaraGarofalo - che ha sicuramente l’ambizione di divertire, ma anchedi indurre alla riflessione. Sono soddisfatto del lavoro che siamoriusciti a svolgere, lavorando su due testi differenti, in vernacolo,dai quali ne abbiamo creato uno del tutto nuovo ed originale, dan-do vita ad una storia che nasconde l’alchimia vincente delle duecompagnie: portare in scena - conclude - rappresentazioni comi-che, quindi allegre ed ironiche ma con una morale forte che cispinge a sperare in un futuro migliore.I protagonisti, sul palcoscenico, saranno gli attori della nota com-pagnia teatrale “Otto&Nove GranTeatro” di Rossano e della sto-rica compagnia coriglianese Vincenzo Tieri, che porta il nome delpadre del famosissimo attore Aroldo ed è stata a lui intitolata pervolere dell’attore stesso.Nei prossimi giorni si terrà la conferenza stampa di presentazio-ne della commedia brillante in due atti, per la quale l’attesa è giàgrande.

Uniti dal Teatro“8&9” e “V. Tieri” in una commedia in vernacolo

© fonte Cmp agency Rossano