vita nuova

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VITA NUOVA Capitolo I In quella parte del libro de la mia memoria, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica, la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’asemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia. Un prosimetro: È il I testo di una certa ampiezza composto da Dante È un componimento misto di prosa e di versi Dante seleziona le poesie più significative che aveva composto negli anni precedenti (quelle più adatte ad indicare una storia d’amore esemplare) e le collega con capitoli in prosa, che raccontano le principali tappe della storia d’amore. In tutto sono 31 componimenti: 25 sonetti, 5 canzoni e 1 ballata. Quasi tutte le poesie sono accompagnate da una «divisione», cioè un’analisi in prosa (nuclei tematici) Dunque la struttura di base è: Capitolo narrativo in prosa con funzione introduttiva Lirica Analisi della poesia in prosa Nei componimenti che seguono la morte di Beatrice (dal cap. XXXI), la divisione precede la lirica Epoca di composizione: Prosa e versi non sono stati scritti nello stesso periodo I capitoli in prosa sono degli anni 92-94, mentre la composizione delle liriche va dal 1283 fino (almeno) al 1293 (le rime composte per la donna gentile devono essere posteriori al 1293, anno in cui Dante, nel Convivio, scrive di averla incontrata) Un'autobiografia idealizzata Se volessimo definirla in termini moderni, potremmo dire che la Vita nova è un romanzo autobiografico: racconta l’amore di Dante per una ragazza, Beatrice, dal primo incontro fino e oltre la morte di lei In realtà, il dato biografico è idealizzato e trasfigurato, perché Dante vuole: Ricavare dalla vicenda contingente il suo significato spirituale più profondo e autentico Ricavarne un insegnamento utile per il protagonista e per i lettori La vicenda biografica assume così un valore simbolico e universale I modelli Per la struttura, il modello più immediato è il De consolatione philosophiae di Severino Boezio, molto noto nel Medioevo, un testo che Dante nel Convivio dice

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Vita Nuova

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VITA NUOVA

Capitolo IIn quella parte del libro de la mia memoria, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica, la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’asemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Un prosimetro:È il I testo di una certa ampiezza composto da DanteÈ un componimento misto di prosa e di versiDante seleziona le poesie più significative che aveva composto negli anni precedenti (quelle più adatte ad indicare una storia d’amore esemplare) e le collega con capitoli in prosa, che raccontano le principali tappe della storia d’amore. In tutto sono 31 componimenti: 25 sonetti, 5 canzoni e 1 ballata.Quasi tutte le poesie sono accompagnate da una «divisione», cioè un’analisi in prosa (nuclei tematici)Dunque la struttura di base è:

Capitolo narrativo in prosa con funzione introduttiva Lirica Analisi della poesia in prosa

Nei componimenti che seguono la morte di Beatrice (dal cap. XXXI), la divisione precede la lirica

Epoca di composizione:Prosa e versi non sono stati scritti nello stesso periodoI capitoli in prosa sono degli anni 92-94, mentre la composizione delle liriche va dal 1283 fino (almeno) al 1293 (le rime composte per la donna gentile devono essere posteriori al 1293, anno in cui Dante, nel Convivio, scrive di averla incontrata)

Un'autobiografia idealizzataSe volessimo definirla in termini moderni, potremmo dire che la Vita nova è un romanzo autobiografico: racconta l’amore di Dante per una ragazza, Beatrice, dal primo incontro fino e oltre la morte di leiIn realtà, il dato biografico è idealizzato e trasfigurato, perché Dante vuole:

Ricavare dalla vicenda contingente il suo significato spirituale più profondo e autentico Ricavarne un insegnamento utile per il protagonista e per i lettori

La vicenda biografica assume così un valore simbolico e universale

I modelliPer la struttura, il modello più immediato è il De consolatione philosophiae di Severino Boezio, molto noto nel Medioevo, un testo che Dante nel Convivio dice di aver letto per trarne conforto dopo la morte di Beatrice; anche lo scopo consolatorio può essere derivato da questo prosimetron L’idea di parlare di sé in prima persona ha alle spalle un altro testo religioso e filosofico fondamentale nella cultura medievale nella cultura medievale, le Confessioni di sant’AgostinoDante stesso ci informa di aver meditato, dopo la morte di Bea, un altro testo frutto della sapienza antica, il Laelius, de amicitia di Cicerone. A questo testo si può ricollegare il tema centrale della VN: l’amore disinteressato, che non può esistere senza la virtù e che ha in sé la propria ricompensaI modi con cui Dante celebra la «santificazione» della protagonista e il tono della narrazione si avvicinano ai procedimenti narrativi della letteratura agiografica Ma la tradizione culturale principale a cui si rifà Dante è quella della lirica cortese I legami con la lirica corteseIl tema principale, l’amore, e i sotto-argomenti (la riflessione teorica sulla natura dell’amore, l’indagine dei moti dell’animo innamorato, ecc.)Le vidas (biografie di trovatori) e le razos (introduzioni in prosa ai canzonieri provenzali), per la struttura

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Il pubblico a cui Dante si rivolge, a partire da Cavalcanti, a cui è dedicato il poemaI temi dell’amor cortese (fin’amor): l’innamoramento, le qualità e il comportamento di chi ama e dell’amata, gli effetti d’amore, il motivo degli occhi e dello sguardo, attraverso cui l’amore colpisce; il motivo della donna-schermo, quello dell’elogio (più sulle qualità intellettuali e morali che sulla bellezza fisica, piuttosto stilizzata), quello della gentilezza (qualità morale e non sociale) come qualità propria di chi ama (Guinizzelli)

Cap IIL’incontro avviene quando Dante è quasi alla fine del suo nono anno, e Beatrice all’inizioBea viene definita gloriosa donna della mente (padrona della sua mente, ormai assunta nella gloria celeste) È chiamata Beatrice da molti, che non conoscono il significato autentico del nome che pronuncianoÈ vestita di rosso scuro, colore nobilissimo, modesto e decoroso, e ornata in modo adatto alla sua età

Amore signoreggia la sua anima, che è immediatamente a lui unita.Il suo dominio è così sicuro e incontrastato, per la potenza che gli conferisce l’immaginazione del poeta, costantemente rivolta verso Beatrice, che è costretto a soddisfare in tutto e per tutto la sua volontàE amore gli impone di cercare di vedere quell’angiola giovanissima; per cui Dante la cerca…La vede, e ritiene che di lei si possa dire Ella non parea figliuola d’uomo mortale ma di deo E sebbene l’immagine di Beatrice, che stava continuamente con lui, incoraggiasse Amore a dominarlo, mai permise che Amore lo governasse senza il fidato consiglio della ragioneMa ora Dante abbandona questi ricordi della giovinezza per passare a quelli relativi ad un’età maggiore.

Numero 9Dunque, il cap. II si apre con 2 perifrasi astronomiche che indicano – attraverso l’età – l’anno in cui i 2 si videro per la I volta. È il 1274: Dante e Bea hanno 9 anniL’insistenza sul 9 non è casuale: è un numero fortemente simbolico, perché – come spiega Dante stesso nel cap. XXIX - discende dal 3 che è il numero della Trinità ed è lo fattore per se medesimo de li miracoliLa scansione temporale degli incontri di Dante e Bea seguirà il n° 9 anche nel cap. III, dove si parla del II incontro, a 9 anni esatti dalla I apparizione della gentilissima (1283). Persino le ore richiamano il 9Il 9 ritornerà nel cap. VI, quando Dante ricorderà di aver scritto un sirventese sulle 60 donne più belle di Firenze; qui Bea occupava appunto il IX posto

Cap III2° incontro con beaAvviene dopo 9 anni dal primo incontroBea, mirabile donna, è vestita di colore bianchissimo Non è sola: assieme a lei ci sono 2 gentili donne di età più maturaBea volge gli occhi verso Dante, molto paurosoEra donna di ineffabile cortesia, oggi ricompensata nell’aldilà

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Concede il saluto, e Dante raggiunge il massimo della felicità (mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini della beatitudine) L’incontro è avvenuto alla nona ora del giorno

Il salutoLa situazione è tipicamente stilnovistica: la donna passa per via e con il suo saluto diventa dispensatrice di salvezza eterna (mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine)L’identità tra «saluto» e «salute spirituale», come sappiamo, si trova già in Guinizzelli (Io vogl(io) del ver la mia donna laudare)La funzione salvifica di Bea percorre tutta la VN: come preannuncia il suo nome, Bea è donna angelicata, veicolo di felicità eternaIn questo II incontro sono stati colti echi della trasfigurazione di Cristo: Bea diventa speculum Christi Dunque l’appagamento di Dante è di natura spirituale e dipende unicamente dalla donna: egli è il termine delle azioni di lei (volse li occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso, le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi)Per effetto del saluto il poeta cade in una sorta di estasi mistica (come inebriato) che lo spinge a cercare la solitudine nella sua camera (anche in Petrarca la camera è rifugio ideale per sfogare i tormenti della passione amorosa)

La visioneUna volta in camera, Dante si addormenta. Durante il sonno gli appare una meravigliosa visioneVede dentro la sua camera una nuvola rossastra. Dentro la nuvola vede un signore dall’aspetto temibile (Amore) ma lieto in volto. Questi dice varie cose, ma Dante ne intende poche, tra cui Io sono il tuo signoreTra le braccia tiene una figura nuda, addormentata, avvolta in un panno color sangue. Guardandola bene, Dante si accorge che questa è la donna del saluto/salute, che il giorno prima l’ha salutatoE vede che il «signore» tiene in una mano una cosa ardente; poi dice al poeta che è il suo cuorePoi sveglia la donna e le fa mangiare l’oggetto (il cuore); la donna lo mangia esitandoQuindi Amore si mette a piangere e si allontana con la donna verso il cieloE Dante si sveglia per l’angoscia

Dopo il risveglioDante riflette sull’ora del sogno: era la IV ora della notte (22), cioè la prima delle ultime 9 oreDecide di scrivere un sonetto per chiedere ad alcuni famosi rimatori (tutti «fedeli d’amore») il loro parere sul sognoSegue il sonetto…Come spiega nella «divisione», esso si articola in 2 parti: saluto (salutatio) (ai cuori nobili e innamorati) e richiesta di risposta (petitio) in nome del loro padrone (Amore)

racconto del sogno (narratio)Poi fa cenno alle risposte dei poeti, fra cui quella di Cavalcanti (Vedeste, al mio parere, onne valore); da questa corrispondenza è nata – osserva Dante – la loro amicizia.Quindi scrive che essi gli diedero varie risposte, ma nessuna era quella giusta. La vera interpretazione è ora nota a tutti.

Cap IVDante riferisce che… l’anima era sempre impegnata a pensare a Beatrice … dopo questo sogno/visione

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lo spirito naturale era impeditoCosì Dante diventa progressivamente sempre più debole (divenni in picciolo tempo poi di sì frale e debole conditione)…A molti amici pesa la sua vista; molti altri sono invidiosi e cercano di sapere ciò che lui vuole invece nascondereEgli comunque conferma che Amore – che sempre lo comanda secondo lo consiglio della Ragione - era il responsabile di quello struggimento (Amore era quelli che l’avea così governato), ma non rivela il nome della ragazza.

Cap VUn giorno accade che Dante vede Bea in una chiesa (io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine), durante una celebrazione in onore della Madonna. Dante la guarda…… ma nella linea retta che va dagli occhi del poeta a Bea (e nel mezzo di lei e di me per la recta linea) siede una gentil donna di molto piacevole aspetto, che si meraviglia molto degli sguardi di Dante e lo guarda – a sua volta – spessoMolti si accorgono degli sguardi di questa donna e pensano che sia lei la responsabile del «deperimento» di DanteIl poeta capisce l’equivoco, ne è contento (mi confortai molto, assicurandomi che lo mio secreto non era comunicato lo giorno altrui per mia vista) e decide di sfruttarlo: finge (per alquanti anni e mesi) di essere innamorato di questa donna, che lui fa schermo de la veritade.Compone inoltre – per lei – alcune poesie in volgare, che però non trascrive…

Cap IV-IXNel VI Dante rivela di aver scritto in quel tempo una pìstola sotto forma di serventese in cui elencava i nomi delle 60 donne più belle di Firenze; e in alcuno altro numero non sofferse lo nome della mia donna stare se non in su lo nove, tra li nomi di queste donne. Poi la donna-schermo deve partire da Firenze. Dante compone per l’occasione un sonetto di lamento, O voi che per la via d’Amor passate. Dopo la partenza della donna, muore una donna giovane, che Dante si ricorda di aver visto assieme a Bea. Così, molto addolorato, compone 2 sonetti: Piangete, amanti, poi che piange Amore e Morte villana, di Pietà nemica.Amore in abito di pellegrino gli appare in una «immaginazione» e lo invita a procurarsi un nuovo, simulato amore; gli indica anche il nome di questa donna.

Cap XDi ritorno da un viaggio, Dante cerca appunto questa seconda donna-schermo indicata da AmoreMa la finzione va tanto oltre nei commenti della gente da superare i limiti della convenienza (in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini de la cortesia) Dante ne è molto addoloratoA causa delle maldicenze, Beatrice toglie al poeta il suo saluto, fonte di beatitudine: quella gentilissima, la quale fue distruggitrice di tutti li vizi e regina de le virtudi, passando per alcuna parte, mi negò lo suo dolcissimo salutare, ne lo quale stava tutta la mia beatitudine

Cap XIIl poeta afferma che quando Bea appariva da qualche parte…

egli sperava di ricevere da lei il saluto, e così non restava in lui alcun sentimento di inimicizia era pervaso da carità, che gli faceva perdonare chiunque l’avesse offeso a qualunque domanda avrebbe risposto «Amore»

Nell’imminenza del saluto… uno spirito d’amore distruggeva tutti gli altri spiriti sensitivi spingeva fuori gli spiriti della vista e ordinava loro di andare ad onorare la donna si insediava al loro posto così, chi avesse voluto conoscere Amore, poteva farlo semplicemente guardando negli occhi del poeta

E quando Bea salutava… Amore per eccesso di dolcezza faceva sì che il corpo del poeta – completamente sotto il suo comando – si

muoveva come cosa grave inanimata

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Nel saluto di Beatrice risiedeva la beatitudine del poeta,

che però spesso eccedeva la sua attitudine a contenerla

Cap XII-XVIXII: la seconda visione di Amore in sognoAmore invita Dante a scrivere versi per Beatrice senza rivolgersi direttamente a lei, ma capaci di chiarirle l’equivoco, usandolo come intermediario. Il poeta mette in pratica il suggerimento, scrivendo Ballata, i’ vo’ che tu ritrovi Amore XIII: 4 pensieri sul valore di Amore 4 pensieri sulla natura di amore tolgono il sonno a Dante

1) Amore buono (trae lo intendimento del suo fedele da tutte le vili cose)2) Amore non buono (quanto lo suo fedele più fede li porta, tanto più gravi e dolorosi puncti li conviene passare) 3) Amore dolce (lo nome d’Amore è dolce a udire…) 4) Amore amaro (la donna, per cui Amore ti stringe così, non è come l’altre donne, che leggieramente si muova

del suo cuore)Non sapendo decidere tra queste 4 concezioni, Dante soffre moltoXIV: l’episodio del gabboLa visione di Beatrice ad un pranzo di nozze provoca un malore di Dante, che viene deriso dalla gentilissima insieme alle donne presenti (gab = derisione). Per indurre a compassione, il poeta scrive il sonetto Con l’altre donne mia vista gabbate. XV: confronto di pensieriDante è tormentato da 2 pensieri:

1) Un pensamento forte, che lo esorta a smettere di cercare di vedere Beatrice2) Un pensiero umile che lo invita a continuare a vederla

XVI: continua la sofferenza…

Cap. XVII – XVIIIDopo aver composto 3 sonetti in cui si rivolgeva direttamente a Beatrice e raccontava quasi tutta la sua sofferenza, Dante decide di ripigliare materia nuova e più nobile che la passata. È indotto a farlo da un incontro con alcune donne, e in particolare dal colloquio con una di loro.Queste donne conoscevano bene i sentimenti del poeta. E Dante si trova per caso a passare vicino a loro. Viene chiamato da una di queste, una donna di molto leggiadro parlare. Questa gli chiede a che scopo continua ad amare Beatrice, visto che non riesce a sostenere la sua presenza. Allora Dante risponde di aver avuto fin qui come fine lo saluto di questa donna, e che in quello dimorava la sua beatitudine che era fine di tutti i suoi desideri. Ma poiché la donna ha deciso di negargli il saluto, Amore ha posto la sua beatitudine in ciò che non gli può essere negato, cioè in quelle parole che lodano la donna. Così Dante decide di prendere per matera del suo parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima…

Donne ch’avete intelletto d’amore È la canzone che inaugura il nuovo «stilo della loda», che Dante ha deciso di abbracciare dopo la negazione del saluto da parte di Beatrice.Lo stilo della loda scaturisce dall’intuizione del valore assoluto della poesia in lode di madonna, indipendentemente dalla remunerazione dell’amore provato.La canzone segna il superamento della prima adesione allo Stilnovismo guinizzelliano e l’apertura di un percorso poetico nuovo e originale.Questo testo dà a Dante grande notorietà. Non a caso sarà citato da Bonagiunta da Lucca nel XXIV del Purgatorio come poesia che definisce la nuova corrente.

La terza fase: la morte e la trasfigurazione di Beatrice Anche nella fase delle rime in lode Dante riferisce di presagi della scomparsa di Beatrice. Tra questi spicca un sogno funebre e apocalittico, che narra in toni cupi e drammatici la morte della donna (cap. XXIII).

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Il presagio si avvera. Arriva al poeta la notizia della morte di Beatrice (cap. XXVIII): lo segnore de la giustizia chiamoe questa gentilissima a gloriare sotto la insegna di quella regina benedetta virgo Maria, lo cui nome fue in grandissima reverenzia ne le parole di questa Beatrice beata. Dante dichiara di non voler parlare dell’evento; si sofferma invece sul significato del numero 9: secondo l’usanza nostra, ella si partio in quello anno de la nostra indizione, cioè de li anni Domini, in cui lo perfetto numero nove volte era compiuto in quello centinaio nel quale in questo mondo ella fue posta, ed ella fue de li cristiani del terzodecimo centinaio. Dunque il 9 pare aver accompagnato Bea dalla nascita alla morte: Bea stessa era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade. La morte di Bea apre una nuova fase della produzione in versi di Dante, orientata a rappresentare variamente il dolore per la perdita (XXVIII-XXXIV) A distoglierlo dalla sua solitudine angosciosa è un nuovo incontro: una gentile donna, giovane e bella molto lo guarda da una finestra, mostrando compassione per la sua pena. Poi per alquanto tempo, con ciò fosse cosa che io fosse in parte ne la quale mi ricordava del passato tempo, molto stava pensoso, e con dolorosi pensamenti, tanto che mi faceano parere de fore una vista di terribile sbigottimento. Onde io, accorgendomi del mio travagliare, levai li occhi per vedere se altri mi vedesse. Allora vidi una gentile donna giovane e bella molto, la quale da una finestra mi riguardava sì pietosamente, quanto a la vista, che tutta la pietà parea in lei accolta.Il poeta stesso si intenerisce per la propria sventura. (XXXV)Dante si compiace di incontrare la donna gentile, che gli ricorda Beatrice (XXXVI), ma si accorge che la vista di lei è diventata un piacere, che contrasta con il dolore per la morte della sua amata (XXXVIII): Ricovrai la vista di quella donna in sì nuova condizione, che molte volte ne pensava sì come di persona che troppo mi piacesse; e pensava di lei così: "Questa è una donna gentile, bella, giovane e savia, e apparita forse per volontade d’Amore, acciò che la mia vita si riposi". E molte volte pensava più amorosamente, tanto che lo cuore consentiva in lui, cioè nel suo ragionare. Dante dunque, è preda di un conflitto interiore: da un lato, stanco di soffrire, vorrebbe abbandonarsi alla consolazione del nuovo amore; dall’altro prova rimorso a rinnegare Bea. È l’amata stessa a venirgli in aiuto, apparendogli in sogno in una nuova visione (nelle vesti rosse del primo incontro), che sbaraglia il «malvagio desiderio» e fa chiarezza nella sua mente. Il suo cuore prova pentimento e vergogna (XXXIX).Contra questo avversario de la ragione si levoe un die, quasi ne l’ora de la nona, una forte imaginazione in me, che mi parve vedere questa gloriosa Beatrice con quelle vestimenta sanguigne co le quali apparve prima a li occhi miei; e pareami giovane in simile etade in quale io prima la vidi.Allora cominciai a pensare di lei; e ricordandomi di lei secondo l’ordine del tempo passato, lo mio cuore cominciò dolorosamente a pentere de lo desiderio a cui sì vilmente s’avea lasciato possedere alquanti die contra la costanzia de la ragione: e discacciato questo cotale malvagio desiderio, sì si rivolsero tutti li miei pensamenti a la loro gentilissima Beatrice. In un sonetto scritto su richiesta di 2 donne gentili, Oltre la spera che più larga gira, Dante descrive l’ultimo approdo del suo spirito alla contemplazione della sua donna, in Paradiso (XLI)E annuncia il proposito di smettere di scrivere, riservandosi per il futuro, se Dio glielo consentirà, di dicer di lei quello che mai fue detto d’alcuna (XLII).

Cap XLI

Seguiamo Dante nella «divisione»:1. La prima parte indica dove va il pensiero del poeta. È Dante stesso a interpretare il termine «sospiro» come

«effetto del pensiero». Questo pensiero nasce dal cuore, cioè dall’amore, e va oltre (oltre … passa) l’ultimo dei cieli che si muove, cioè arriva fino all’Empireo, sede di Dio e dei Beati.

2. La seconda parte spiega perché va lassù: a tirare il pensiero verso l’alto è una intelligenza nova, cioè una facoltà intellettiva che prima il pensiero non conosceva e ora è conferitagli da Amore e dal dolore (piangendo). Intelligenza nova è espressione-chiave, che rimanda all’idea dell’amore come atto intellettivo (Donne ch’avete intelletto d’amore) e come rinnovamento esistenziale (il titolo del libello Vita nova)

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3. La terza parte descrive l’oggetto della visione e spiega che lo spirito è peregrino perché nell’Empireo esso è lontano dalla sua patria, la terra. Siamo di fronte ad un excessus mentis, cioè ad un’uscita della mente dai confini terreni, secondo un’esperienza tipica dei mistici. Lo spirito contempla (mira, verbo legato per radice a mirabile, miracolo) la donna, connotata da immagini di luce (riceve luce, per lo suo splendore) e di onore.

4. 4. Nella prima terzina il poeta spiega che la visione di Beatrice è superiore alla sua capacità di comprensione. Sono ancora le condizioni tipiche dell’esperienza mistica, in cui il contatto col divino non può essere compreso dai limiti dell’intelletto umano. Dante esprime questa esperienza con la metafora del dialogo tra 2 aspetti della sua persona: la parte che è salita in Paradiso, il «sospiro» o «spirito» (i 2 termini alludono all’anelito vitale) e il cuore addolorato, che non comprende ma ascolta. La situazione sarà tipica della terza cantica della Commedia: la visione mistica del Paradiso non si può comprendere né tenere a mente, ma il cuore ne conserva una traccia, nella forme di una dolcezza inesprimibile. Il sentimento va oltre l’intelletto.

5. 5. Nell’ultima parte Dante afferma che, benché non possa intendere la nuova essenza di Beatrice (la sua mirabile qualitade), sa per certo che è lei l’oggetto del suo pensiero, e conclude rivolgendosi alle donne, destinatarie della sua lirica.

Conclusioni (del sonetto di qui sopra XLI)Il tema del sonetto è l’elevazione dello spirito che, attraverso l’Amore, diventa virtù intellettiva in grado di abbandonare la dimensione terrenaLa conoscenza di Beatrice coincide con l’esperienza mistica della visione (v. le parole-chiave vede, mira e le immagini di luce)Questa conoscenza oltrepassa i limiti della mente umana: il suo discorso è troppo sottile (difficile) per l’intelletto. A comprendere, anche se in modo imperfetto, la visione è invece il cuore, affinato dall’esperienza dell’amore e del dolore.Nella prima quartina ricorrono verbi ed espressioni di movimento (gira, esce, su lo tira); l’avverbio oltre si collega con la prima parola del verso successivo, passa. La frequenza delle espressioni di moto indica l’incalzare del desiderio, l’ansia dello spirito di liberarsi e raggiungere l’oggetto desiderato, là dove disira. Con l’inizio della II quartina il movimento si ferma (è giunto); seguono i termini della visione: vede, mira. Nell’ultima parte emerge il tema della parola (mi ridice, parla, lo fa parlare, ricorda): l’insistenza su questo campo semantico rafforza il tema della difficoltà di comprendere e comunicare l’esperienza mistica, la contemplazione della gloria di Beatrice. Qui è approdato, dopo un lungo e doloroso cammino, l’amore terreno.

Cap XLII

Si può dire – semplificando – che la Vita nuova comincia simbolica e finisce allegorica

La parte «in vita» di Beatrice rappresenta infatti l’affermazione del simbolismo medievale: esiste una corrispondenza diretta e immediata tra mondo dei valori (trascendenza) e mondo dei fenomeni (immanenza); il mondo dei fenomeni ha significato solo in quanto in esso si manifesta l’esistenza del mondo dei valori. Così i fenomeni sono considerati simboli dei valori. Beatrice è la manifestazione più esplicita di questo modello di conoscenza. L’esaltazione delle corrispondenze numerologiche rientra in questa concezione del valore simbolico delle qualità terrene.La morte di Beatrice non distrugge la possibilità di stabilire un contatto tra mondo dei fenomeni e mondo dei valori, ma implica la necessità di una ridefinizione profonda dei modi in cui si realizza questa comunicazione. La dimensione allegorica richiede maggiore razionalizzazione; la sfera dei valori, prima raggiungibile senza mediazioni grazie alle apparizioni beatificanti di Beatrice, ora deve essere conquistata per mezzo di una ricerca complessa da compiersi attraverso le esperienze terrene.