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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI SANTA MARIA NASCENTE E DI POZZALE Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL) Iscr. Trib. di Belluno n. 00/2013 – Direttore resp. don Diego Soravia, resp. ai sensi di legge don Lorenzo Sperti – Poste It., sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, c. 2, DCB BL – Stampa Ti- pografia Piave Srl Belluno. ANNO 1 - N. 3 - AUTUNNO  2013 Sentieri “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24) “Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace”. Papa Francesco Venga anche lei, padre: è gratis E’ domenica mattina e sto attraver- sando la piazza per recarmi in Chiesa per la Messa festiva. Vedo molto mo- vimento: è in corso un’iniziativa di volontariato per monitorare il cuore. Mi si avvicina una persona e “venga anche lei, padre: è gratis”, mi dice. Mi ha riconosciuto e mi offre la pos- sibilità d’un controllo alla salute. L’ho ringraziata per l’invito ma non potevo fermarmi anche perché la coda s’era allungata con la presenza numerosa di paesani e di ospiti. Sono entrato in sacrestia con l’eco dell’in- vito che m’era stato fatto “venga anche lei, padre: è gratis” ed ho pen- sato a quante volte m’era capitato di proporre lo stesso invito ai mie par- rocchiani non per un controllo della pressione o dei battiti del cuore ma per una presenza ed una partecipa- zione alla Messa festiva. M’ha fatto piacere vedere tante gente in coda per un controllo della salute, un controllo gratuito e serio. Non nascondo però il piacere che provo quanto esco di sacrestia e, ini- ziando la Messa, vedo la chiesa gre- mita di fedeli. Costoro si sono radunati proprio per ricevere un dono gratuito ed abbondante, un dono che non è una cosa, una rassicurazione momentanea, un oggetto ma niente- meno che una Persona, il Signore stesso autore della vita. Nella Messa la nostra vita, la nostra settimana, il nostro lavoro, la famiglia ed il paese incontrano la sorgente della Vita e così, con questo rifornimento, affron- tano la settimana entrante. Vorrei però sottolineare un altro aspetto partendo proprio da quell’in- vito ricevuto sulla piazza. Lì, una per- sona ha pensato bene di rivolgersi ai passanti invitandoli a qualcosa che loro stessi stavano vedendo. Quella persona era convinta che non bastava che i passanti vedessero i medici, i volontari, le schede da compilare; lei era lì per invitare, per incoraggiare per richiamare ulteriormente l’atten- zione e l’adesione all’iniziativa. Nella vita cristiana della Comunità ci dovrebbe essere la stessa situa- zione: non basta più il suono della campana e non arriva a tutti il mes- saggio del foglio settimanale; c’è bi- sogno che qualcuno, e più d’uno, ricordi ai cristiani di nome che è do- menica, che c’è la Messa, che la no- stra salute interiore ha bisogno d’un incontro, d’un controllo, d’un inco- raggiamento. Abbiamo bisogno di animatori pa- storali che propongano, che stimo- lino, che c’incoraggino ad essere cristani di fatto, capaci d’incontrare la Vita per poi essere maggiormente vivi, vivaci ed inseriti nella vita so- ciale dei paesi. Non basta la catechista e nemmeno il Parroco, non bastano i genitori: si spera che loro continuino il loro im- pegno ed offrano la loro testimo- nianza. C’è bisogno che altri laici fermino quel giovane o quella ra- gazza e dicano loro “Venite anche voi, giovani: è gratis”. C’é bisogno che l’allenatore di calcio dica “Vieni anche tu, centravanti: è gratis”. E’ bene che il commerciante dica al suo collega “Vieni anche tu: è gratis”. Non ci sarà un crollo degli affari se ti fermi un’ora per incontrare il Si- gnore; non perderai la partita al pal- lone se ti fermerai ad incontrare il Signore. Quell’invito poi non si ferma alla proposta della Messa domenicale - anche se l’incontro con il Signore e con la Comunità continua ad essere fondamentale - ma si estende a tutti i settori della vita personale: è un in- vito che investe il tempo libero, l’at- tività professionale, coinvolge tutta la settimana: tutto questo evidentemente non è gratuito ma richiede l’impegno e la costanza per cavar fuori da noi il meglio di noi stessi. Non possiamo prendere la tangenziale per non af- frontare la vita con le sue fatiche e le sue scelte. Ebbene “venite anche voi”, potrei dire per rendere più bella la vita di casa, il clima nella Comu- nità cristiana, l’affiatamento nelle sedi dove si decidono le scelte della vita pubblica. Momenti belli e in- tensi, gioe delicate e consolanti, in- croci difficili, dolori inaspettati, difficoltà non messe in conto: questa è la vita che dispensa con abbon- danza i suoi doni ma non risparmia a nessuno fatiche e croci. Anche le conflittualità piccole e grandi, se af- frontate con qualcuno che c’incorag- gia ad alzare Lo sguardo, vengono superate ed i risultati poi si vedranno e saranno abbondanti. “Venga anche lei, padre: è gratis”: ringrazio quella persona che m’ha fato quell’invito, un invito che ripro- pongo ai miei quattro lettori. don Diego

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Page 1: Venga anche lei, padre: è gratis · tensi, gioe delicate e consolanti, in - croci difficili, dolori inaspettati, difficoltà non messe in conto: questa è la vita che dispensa con

BOLLETTINO DELLE PARROCCHIEDI SANTA MARIA NASCENTE E DI POZZALEPiazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL)

Iscr. Trib. di Belluno n. 00/2013 – Direttore resp. don Diego Soravia, resp. ai sensi di legge don LorenzoSperti – Poste It., sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, c. 2, DCB BL – Stampa Ti-pografia Piave Srl Belluno.

ANNO 1 - N. 3 - AUTUNNO  2013

Sentieri “ “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24)

“Lasciamoci rinnovare dallamisericordia di Dio,

lasciamo che la potenza del suo amore trasformianche la nostra vita;

e diventiamo strumenti diquesta misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra,

custodire tutto il creato

e far fiorire la giustizia e la pace”.

Papa Francesco

Venga anche lei, padre: è gratisE’ domenica mattina e sto attraver-

sando la piazza per recarmi in Chiesaper la Messa festiva. Vedo molto mo-vimento: è in corso un’iniziativa divolontariato per monitorare il cuore.Mi si avvicina una persona e “vengaanche lei, padre: è gratis”, mi dice.Mi ha riconosciuto e mi offre la pos-sibilità d’un controllo alla salute.L’ho ringraziata per l’invito ma nonpotevo fermarmi anche perché lacoda s’era allungata con la presenzanumerosa di paesani e di ospiti. Sonoentrato in sacrestia con l’eco dell’in-vito che m’era stato fatto “vengaanche lei, padre: è gratis” ed ho pen-sato a quante volte m’era capitato diproporre lo stesso invito ai mie par-rocchiani non per un controllo dellapressione o dei battiti del cuore maper una presenza ed una partecipa-zione alla Messa festiva.

M’ha fatto piacere vedere tantegente in coda per un controllo dellasalute, un controllo gratuito e serio.Non nascondo però il piacere cheprovo quanto esco di sacrestia e, ini-ziando la Messa, vedo la chiesa gre-mita di fedeli. Costoro si sonoradunati proprio per ricevere un donogratuito ed abbondante, un dono chenon è una cosa, una rassicurazionemomentanea, un oggetto ma niente-meno che una Persona, il Signorestesso autore della vita. Nella Messala nostra vita, la nostra settimana, ilnostro lavoro, la famiglia ed il paeseincontrano la sorgente della Vita ecosì, con questo rifornimento, affron-tano la settimana entrante.

Vorrei però sottolineare un altroaspetto partendo proprio da quell’in-vito ricevuto sulla piazza. Lì, una per-sona ha pensato bene di rivolgersi aipassanti invitandoli a qualcosa cheloro stessi stavano vedendo. Quellapersona era convinta che non bastavache i passanti vedessero i medici, ivolontari, le schede da compilare; lei

era lì per invitare, per incoraggiareper richiamare ulteriormente l’atten-zione e l’adesione all’iniziativa.

Nella vita cristiana della Comunitàci dovrebbe essere la stessa situa-zione: non basta più il suono dellacampana e non arriva a tutti il mes-saggio del foglio settimanale; c’è bi-sogno che qualcuno, e più d’uno,ricordi ai cristiani di nome che è do-menica, che c’è la Messa, che la no-stra salute interiore ha bisogno d’unincontro, d’un controllo, d’un inco-raggiamento.

Abbiamo bisogno di animatori pa-storali che propongano, che stimo-lino, che c’incoraggino ad esserecristani di fatto, capaci d’incontrarela Vita per poi essere maggiormentevivi, vivaci ed inseriti nella vita so-ciale dei paesi.

Non basta la catechista e nemmenoil Parroco, non bastano i genitori: sispera che loro continuino il loro im-pegno ed offrano la loro testimo-nianza. C’è bisogno che altri laicifermino quel giovane o quella ra-gazza e dicano loro “Venite anchevoi, giovani: è gratis”. C’é bisognoche l’allenatore di calcio dica “Vienianche tu, centravanti: è gratis”. E’bene che il commerciante dica al suocollega “Vieni anche tu: è gratis”.Non ci sarà un crollo degli affari se tifermi un’ora per incontrare il Si-gnore; non perderai la partita al pal-lone se ti fermerai ad incontrare ilSignore.

Quell’invito poi non si ferma allaproposta della Messa domenicale -anche se l’incontro con il Signore econ la Comunità continua ad esserefondamentale - ma si estende a tutti isettori della vita personale: è un in-vito che investe il tempo libero, l’at-tività professionale, coinvolge tutta lasettimana: tutto questo evidentementenon è gratuito ma richiede l’impegnoe la costanza per cavar fuori da noi ilmeglio di noi stessi. Non possiamoprendere la tangenziale per non af-frontare la vita con le sue fatiche e lesue scelte. Ebbene “venite anchevoi”, potrei dire per rendere più bellala vita di casa, il clima nella Comu-nità cristiana, l’affiatamento nellesedi dove si decidono le scelte dellavita pubblica. Momenti belli e in-tensi, gioe delicate e consolanti, in-croci difficili, dolori inaspettati,difficoltà non messe in conto: questaè la vita che dispensa con abbon-danza i suoi doni ma non risparmia anessuno fatiche e croci. Anche leconflittualità piccole e grandi, se af-frontate con qualcuno che c’incorag-gia ad alzare Lo sguardo, vengonosuperate ed i risultati poi si vedrannoe saranno abbondanti. “Venga anche lei, padre: è gratis”:

ringrazio quella persona che m’hafato quell’invito, un invito che ripro-pongo ai miei quattro lettori.

don Diego

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DECALOGO PER GLI ITALIANI1. Fuggi la malinconia, che ti spinge a ripiegarti su dite e sul presente, invece di farti osare qualcosa dinuovo e di bello per tutti.

2. Scegli la via della pazienza, sapendo accettare i sa-crifici veramente necessari, personali e collettivi,come si fa in ogni famiglia dove il bene di ciascunoè il bene di tutti.

3. La tua pazienza sia attiva: non arrenderti agli in-successi, non accontentarti di ciò che già sei, ma im-pegnati a rendere la vita più giusta e bella per tutti,con audacia, generosità, intelligenza e creatività.

4. Abbi il coraggio di pensare in grande: non esserenostalgico del passato, prigioniero del presente esenza sogni per il futuro, ma cerca di sognare e di farsognare tutti perché il sogno cominci a diventare re-altà.

5. Se sei un politico, ama il bene comune più chel’interesse della tua parte e non farti guidare da alcunpregiudizio, ma obbedisci sempre alla verità.

6. Se hai responsabilità di governo, a qualunque li-vello, considera i bisogni dei poveri come loro dirittinei tuoi confronti.

7. Se sei un giovane, scommetti sul futuro del tuoPaese impegnandoti a dare il meglio di te con tutto iltuo coraggio e la tua intelligenza; se sei adulto, con-sidera ogni spesa per far studiare i giovani come l’in-vestimento più urgente e necessario, che non andràperduto.

8. Guarda al mondo intero come la casa di tutti: cu-stodisci l’ambiente, accogli lo straniero, im-pegnati perché siano garantiti i suoi diritti esia formato ai doveri che reggono la nostraconvivenza civile.

9. In ogni cosa cerca l’equità: chiedi più sa-crifici a chi più ha e offri maggior sostegno achi ha di meno; difendi sempre i più deboli,se puoi facendoti voce di chi non ha voce.

10. Se credi in Dio, affida al Signore con tuttoil tuo cuore il presente e il futuro del tuoPaese, l’Italia, e la tua vita intera, chieden-dogli che sia spesa il più possibile per il benedi tutti.

Bruno Forte

Sentieri 2

Per me Parroco è stata laprima estate a Pieve: occa-sione per guardarmi attorno,per conoscere, per leggere unpo’ la realtà paesana in un mo-mento particolare dell’anno.Fare la cronaca degli avveni-menti vissuti nei nostri paesifarebbe correre il rischio diaccentuare questo o quel-l’aspetto tralasciando altri mo-menti significativi di vitapaesana. Ecco però alcune re-altà che meritano di essere ri-cordate:- Le Messe domenicali più

partecipate. Specialmente aPieve, a Sottocastello, maanche a Pozzale, la presenzadegli Ospiti s’è vista ed hareso più solenne il nostro con-sueto incontro domenicale. IlParroco si augura che anchequalche nostro paesano, in va-canza, abbia fatto altrettantonelle Comunità dove egli eraalloggiato. La vita di fede in-fatti non va mica in vacanza!- La Mostra di Tiziano: èstato ed è tutt’ora l’eventoprincipale di quest’estate. Ac-canto agli Ospiti ed agliamanti dell’arte, fa piacere sa-pere che anche i nostri paesanihanno varcato la soglia del

Cos.Mo per ammirare un ca-polavoro del loro cittadino piùillustre.- Il Campeggio estivo a Co-pada. E’ un’esperienza moltosignificativa per i ragazzi e re-sterà certamente nei loro ri-cordi più vivi anche in futuro.Lo stare insieme, conoscersi,accettarsi, lavorare insieme,godere della natura, superarele difficoltà: sono solo alcunivalori che i genitori hanno po-tuto verificare nei loro figli alritorno scoprendoli più se-reni, più maturi, più pronti alservizio.

- Il volontariato all’opera.Dobbiamo essere orgogliosi diquelle persone che hanno te-nuto aperto il Santuario delCristo, di coloro che hannoaccolto i visitatori presso laCasa di Tiziano, l’affiatatogruppo di “guide” per la Mo-stra di Tiziano. Un paese èvivo nella misura in cui gliadulti si aprono agli altri, met-tendo in agenda i propri inte-ressi ma anche le necessitàdegli altri. Questo volontariatoha offerto un buon segnale cheindica vero amore per il pro-prio paese.

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Sentieri 3

Il proverbio accenna al rosso di seraper promettere bel tempo al mattinodopo; così da sempre si esprime lasaggezza popolare e ci lascia andare aletto con la speranza di un risvegliosereno. Oggi poi tutto sembra piùcontrollato e prevedibile con le mo-derne tecnologie che ci tolgono ilgusto della sorpresa quando ci dicononon solo che nevicherà ma anchequanta neve cadrà dal cielo.

La foto che campeggia in paginaperò... non è stata scattata alla serad’un qualsiasi giorno ma bensì almattino, al sorgere del sole: lo spet-tacolo delle nostre Dolomiti lo si am-mira con stupore nel cielo azzurro,nel rosso o nel rosa dei raggi di sole,nell’ombra che si ritrae sconfitta dalfascino dei primi raggi del sole.Con il nuovo giorno iniziano i lavori

della famiglia, tutto si mette in motocon la prospettiva di riempire benetutte le ore: il bel tempo mette buonumore anche a chi è alle prese con lamonotonia delle ore.

Se però guardo al territorio ed al-l’ambiente in cui vivo, in questo Ca-dore che ha davanti a sè il suo futuronon posso non pensare al buio chepersiste nelle vallate e nei paesi: ed ilbuio ha questi nomi: spopolamentodelle borgate, scarsità di matrimoni edi nascite, attività industriali e com-merciali che continuano a chiudere,piazze vuote là dove solo la fontanacontinua ad offrire acqua non si sa achi. “Bel tempo si spera”, diceva ilproverbio e poi continuava con “leore del mattino hanno l’oro inbocca”: saggezza antica e semprevera! E se invece ci mancasse la speranza,

se avessimo il motore delle motiva-zioni bloccato? Se ci mancasse l’in-ventiva? E se non fossimo più capacidi sognare in grande, di rischiare, di

credere che possiamo farcela anchese sarà difficile?

E se non fossimo più capaci di sa-crifici e ci mancasse la voglia di rim-boccarci le maniche? “Non lasciatevirubare la speranza” ha detto il PapaFrancesco ai giovani ed io l’indirizzoa tutti i paesani e a coloro che vivononelle nostre vallate. Non m’interessasapere se nel passato si stava meglioo peggio; mi sta a cuore invece chenell’oggi di ogni giorno ognuno sentache il bene proprio passa attraversol’impegno e la fatica di tutti.

Non possiamo essere spettatori se-duti di fronte alle scelte urgenti perdare un nuovo impulso ai nostripaesi,; non possiamo aspettare chesiano gli altri a risolvere i nostri pro-blemi, non possiamo accontentarci divivere di ricordi o brontolare per ciòche non va o per quello che ci portanovia: il bel tempo dipende da noi inlarga parte. Il domani sarà come noilo vogliamo, come noi lo program-miamo, come noi riusciremo a co-struirlo giorno dopo giorno.

E perché non cominciare con unapiccola serie di proposte concrete?Sono proposte che hanno il saporedella sfida, vanno controcorrente,possono scuotere dal torpore, spin-gono al cambiamento: riprendere asposarsi tra giovani, vincere la tenta-zione di andare via dai paesi, aprirsidi più alla vita, fare figli: senza bam-bini infatti ... il bel tempo sarà un’il-lusione! E perché non incoraggiarei Sindaci e gli Amministratori localia scegliere uno o due obiettivi co-muni e poi concentrare tutte le risorseper realizzarli? Andare controcor-rente sarà faticoso, sarà possibile:contando un po’ sulle nostre (povere)forze e molto sull’aiuto che può arri-vare dai centri del potere. Questo saràpossibile se saremo capaci di alcunitraguardi concreti e condivisi da tutti. “Giocate la vita per grandi ideali”ha suggerito Papa Francesco ai gio-vani; io lo propongo agli adulti, ai ge-nitori, agli Amministratori: ènecessaria una reazione coraggiosache ci scuota dal torpore, che ci sve-gli e ci faccia scoprire che il nostrodomani... comincia oggi!

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Sentieri 4

PIÙ SI TROVA, PIÙ SI CERCA

- G. Ravasi -

Quando uno non cerca più, perdeciò che ha trovato. Al contrario,più si trova, più si cerca. Bellequeste parole del Testamento filo-sofico di Jean Guitton (1901-1999), pensatore francese amicodi Paolo VI.

Una volta sul vestibolo di unachiesa ho letto questo cartello:«Vieni! Qui troverai tutte le rispo-ste!». Certo, c'è un senso in que-sta frase, ma c'è anche un rischioperché la verità non è una pietrapreziosa da acquistare e custodire,ma è un mare in cui immergersi enuotare.

***Un collega di Guitton, il saggista

Roland Barthes (1915-1980) ri-cordava che all'inizio si insegnacon sicurezza ciò che si sa; mapoi, cresciuti in sapienza, si pro-pone agli altri ciò che non si sa equesto vuol dire cercare. E se unonon cerca più, lentamente raggrin-zisce e dissecca anche ciò che hatrovato.

***La verità è di sua natura infinita

ed esige un lungo itinerario, pas-sando di luce in luce, mossi dal-l'inquietudine agostiniana che ciimpedisce di dormire sugli allori odi conservare freddamente la ve-rità conquistata, dimenticando cheessa è un seme fecondo. Anche levere certezze non sono mai similia un rigido teorema matematico oa un asserto perentorio; al loro in-terno conservano spazi per allar-garsi, spiragli oltre i quali scoprirenuovi orizzonti.

***Paradossalmente anche il dubbio

può diventare "quando non si scle-rotizza in un sistema, spegnendocosì ogni sua energia" uno sti-molo a procedere nella ricerca, unsale che condisce ciò che già sipossiede, un fremito per fortificarela stessa verità. «Una vita senzaricerca non mette conto d'esservissuta», diceva il Socrate di Pla-tone.

Le opere d’arte

Sono numerosi i visitatori della nostra Chiesa dedicata a SantaMaria Nascente; forse non tutti guardano i capolavori ereditatidal passato con l’occhio del credente: la Chiesa non è un museoma un luogo di preghiera, di silenzio, occasione per un camminointeriore. Ecco allora un particolare d’un’anta del flugelaltar (se-colo XV) presente in sacrestia: si tratta dell’Annunciazione del-l’Angelo a Maria. Il pittore ha fissato il momento in cui Maria sirende disponibile all’invito di Dio: “vuoi diventare la mamma delSalvatore?”. Alla risposta affermativa ecco l’intervento dello Spi-rito Santo sotto forma di colomba.

Invece di soffermarci sulla delicatezza dei tratti pittorici pen-siamo al coraggio di questa giovane donna, Maria: alla propostasorprendente ed inattesa Ella ha il coraggio di rischiare e di fi-darsi; Ella sa che Dio non prende in giro le persone, è certa chepresso Dio nulla è impossibile; è pronta a dire il suo “si”. Non sitira indietro, non accampa scuse -“non capisco, sono troppo gio-vane, perché proprio io e non la mia vicina di casa, come andràa finire, cosa dirò a Giuseppe” -: “Eccomi, sono la serva del Si-gnore”. Da quel giorno in poi a  Nazaret la storia della salvezzaha ripreso a correre verso la salvezza, verso l’incontro definitivodel Figlio di Dio con l’uomo.

Di fronte a questo quadro non posso non pensare a me e allamia disponibilità a compiere la volontà di Dio, a ragionare fidan-domi di Lui, a credere che il protagonista è Lui ma nulla Egli puòfare senza la mia disponibilità. Anch’io mi sento chiamato allascelta, alla risposta rischiosa, al coinvolgimento totale della miavita nella vita di Dio. Una giovane donna ha saputo fidarsi e de-cidersi per Dio e io, cosa faccio quando il bene richiede il miocoinvolgimento? Quali paure mi bloccano? E se fosse la mia fedead essere debole? Forse che non credo abbastanza da vederela presenza di Dio nella mia vita? Quante domande davanti aquesto quadro che da più di cinque secoli tante persone hannoammirato e poi, forse, si sono accontentati di lodare la generositàdi Maria senza pensare che Dio, ogni giorno, si aspetta un’iden-tica risposta anche da noi.

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Sentieri 5

ANAGRAFE DI PIEVEHanno consacrato il loro amore

alla Fonte dell’amoreFUORI PARROCCHIA:- in Santa Giustina di Auronzo: SPE-ROTTI CARLOTTA s’è sposataconAMANTE GIUSEPPE, l’8 giu-gno 2013.

- in San Vigilio di Vallesella:ANTO-NIACOMI GIORGIA s’è sposatacon DE CARLO VIRGINIO il 27luglio 2013.

GIUNTI AL TRAGUARDO DELL’ETERNITA’

14. FRISO ADRIANO, di anni 80,morto a Pieve di Cadore il 2 giugno.

15. CIOTTI CAROLINA, di anni84, morta ad Auronzo il 19 giugno.

16. ZANELLA GIACOMO, di anni86, morto a Pieve il 25 luglio.

17. TABACCHI LAURA, di anni84, morta a Pieve il 26 luglio.

18. TABACCHI FRANCESCA, dianni 96, morta a Pieve il 3 agosto.

19. SONAGGERE MARIA ROSA,di anni 72, morta a Pieve il 3 agosto.

20. MAMOLO AVELINA, di anni93, morta Pieve l’8 agosto.

ANAGRAFE DI POZZALE

Hanno cominciato a vivere con il Sacramento del Battesimo

3. HASAGIC MANUEL, di Bahru-din e di Noto Ninfa, nato a Pieve diCadore il 06.11.2006 e battezzato il28 luglio 2013.

4. HASAGIC MATTEO, di Bahru-din e di Noto Ninfa, nato a Pieve diCadore il 12.08.2009 e battezzato il28 luglio 2013. 5. BURDESE VITTORIA, di Ma-nuele e di Trainito Arianna, nata aChicago (USA) il 12 settembre 2012e battezzata l’11 agosto.

GIUNTI AL TRAGUARDODELL’ETERNITA’

5. ROSINA LIVIA FUMEI dianni 82, morta a Pieve il 19 luglio.

Prega, sorridi, pensami! Riflessione

di sant’Agostino sulla Morte

La morte non è niente. Sono solamente passato

dall’altra parte: è come fossi nascosto nella

stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l’unoper l’altro lo siamo ancora.

Chiamami con il nome che mihai sempre dato, che ti è familiare;

parlami nello stesso modo affettuoso

che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne

o triste. Continua a ridere

di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto

ci piacevano quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami! Il mio nome

sia sempre la parola familiare di prima:

pronuncialo senza la minimatraccia d’ombra o di tristezza.

La nostra vita conserva tutto il significato

che ha sempre avuto:è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.

Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri

e dalla tua mente, solo perché sono fuori

dalla tua vista? Non sono lontano,

sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.

Rassicurati, va tutto bene.Ritroverai il mio cuore, ne ritro-

verai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime

e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

21. GASPARONI ALSERIA, dianni 63, morta ad Auronzo il 19 ago-sto.

22. PERUZZETTO VANDA, dianni 87, morta a Pieve il 22 agosto.

23. ZENNARO MARCO di anni59, morto a Pieve il 24 agosto.

E’ bello passeggiare per le vie del paese ed imbattersi in poggioli e balconi fio-riti. La cura della casa e dell’ambiente rende vivibile la vita e rasserena le gior-nate faticose sia per l’ospite di passaggio sia per tutti i paesani.

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Sentieri6

l. Genitori-virus: trasmettono ai figli i virus della paura,della disistima, dell'incapacità ...2. Genitori-bancomat: basta che il figlio faccia una richiestasubito pronti ad accontentarlo, in tutto, anche in ciò che nonè necessario.3. Genitori-estintori: spengono gli slanci, la spontaneità, lacreatività dei figli.4. Genitori-Premio Nobel: hanno pretese troppo alte, scuola,sport, ecc., rispetto alle capacità dei figli.5. Genitori-cicala: parole d'oro, fatti di piombo.6. Genitori-struzzo: ingoiano tutto quello che viene propostodalla grancassa pubblicitaria e dagli psicologi.7. Genitori-pasta asciutta: si accontentano di far diventare"grossi" i figli, non "grandi".8. Genitori-shampoo: pensano di più all'apparire del figlioche al suo essere.9. Genitori-tarantolati: al primo starnuto del figlio lo vedonogià al camposanto.10. Genitori-francobollo: sempre incollati al figlio, gli im-pediscono di camminare sulle sue gambe e di volare con lesue ali.

A volte l'abitudine e la stanchezza, la paura diperdere un fragile equilibrio portano la coppia adaccettare la mediocrità del quieto vivere. Quandoinvece si vuole il vero bene l'uno dell'altro si è di-sposti a dire e ad ascoltare con franchezza e amorela verità sui propri sentimenti e rapporti.Beata la coppia in cui i due non si arrabbiano maicontemporaneamente.Beata la coppia in cui non si alza mai la voce, ameno che non ci sia un incendio o un ladro in casa.Beati gli sposi che accolgono i sentimenti dell'al-tro e li accettano come legittimi, senza negarli ominimizzarli.Beata la coppia dove si accettano sempre le di-scussioni e si aspetta che l'altro finisca di sfogarsi.Beata la coppia in cui si riflette bene prima di re-plicare, non ci si interrompe continuamente, si evi-tano il sarcasmo e le parole offensive.Beata la coppia in cui ciascuno sa mettersi neipanni dell'altro e cerca di capire il suo punto divista.Beata la coppia in cui non si rivanga mai il pas-sato.Beati gli sposi che sanno cogliere anche le paroleimplicite non dette.Beata la coppia che non va mai a dormire senzaprima aver risolto i propri dissidi.Beata la coppia in cui ciascuno dice, almeno unavolta al giorno, qualcosa di gentile all'altro.Beata la coppia in cui si sa ammettere di aver sba-gliato e si sa chiedere scusa.Beati gli sposi consapevoli che per litigare biso-gna essere in due e che pertanto sono sempre am-bedue un po' colpevoli.

(da: Guglielmoni-Negri, Le beatitudini in famiglia, LDC 2011)

Genitori guasta - figliI genitori educano o diseducano. O guastano i figli o li salvano.

Genitori salva - figliAttenzione alla differenza!

l. Genitori accoglienti: accettano pienamente il figlio. Cheimporta se non diventa un cavallo di razza, se non sbalordiràil mondo? L'importante è che sia se stesso e quindi felice.2. Genitori-tandem: lavorano insieme. La madre da sola nonbasta. Senza papà il figlio cresce a metà.3. Genitori-memoria di ferro: si ricordano d'essere stati, ungiorno, bambini anche loro.4. Genitori-salmoni: imparano dai salmoni ad andare anchecontrocorrente.5. Genitori-area di servizio: fanno ai figli il pieno di ciò checonta, di ciò che vale: il pieno di valori. Sanno che senza va-lori l'educazione non ha valore.6. Genitori-testa in ordine: prima il bambino, poi il pavi-mento pulito; prima il brillio interiore, poi il look. 7. Genitori-umili: sanno che c'è più mistero nel bambino chenel brevetto del mondo intero. Per questo sanno anche chenon si può educare senza chiamare in causa Dio che di mi-steri se ne intende.8. Genitori-festivi: subito dopo il gusto del latte, regalano alfiglio il gusto della vita.9. Genitori-cresciuti: il figlio vive a specchio. Se non vedeche bonsai, non diventerà mai una sequoia!10 Genitori sale: sono come il sale che scompare nella mi-nestra per renderla saporita. Hanno fatto il loro lavoro. Orail figlio può camminare da solo.

Complimenti!

Un “buon” litigio tra sposi

“Educare è molto impegnativo, a volte è arduoper le nostre capacità umane, sempre limitate.Ma educare diventa una meravigliosa missionese la si compie in collaborazione con Dio, che èil primo e vero educatore di ogni uomo”.(da “Educare” di Pino Pellegrino, Astegiano Editore)

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Sentieri 7

Una storia antica e sempre attuale

Questa è la storia di 4 persone, chiamate “Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno”.

C'era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto.

Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece, Qualcuno si arrabbiò

perché era il lavoro di Ognuno.Ognuno pensò che Ciascuno potesse farlo,

ma Nessuno capì che Ognuno l'avrebbe fatto.

Finì che Ognunoincolpò Qualcuno

perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

***Tutti tendiamo a scaricare

le nostre responsabilità sugli altri e se altri fanno esattamente come noi, cioè niente,

ci indigniamo.

Rev.do Mons. Arcidiacono Diego Soravia,Le sono molto grato per avermi mandato il nuovoBollettino Parrocchiale: Sentieri.Mi ha richiamato tanti cari ricordi del periodo che hotrascorso a Pieve di Cadore nel bel Santuario delCristo e nel Convento accanto ad esso. Ho trascorsoin esso ben nove anni, dal 1996 al 2005.La Comunità dei Religiosi Carmelitani Scalzi con-tava in quel periodo quattro religiosi che hanno avutoun rapporto sempre tanto cordiale con Mons. Arci-diacono Renzo Marinello. E' stato possibile, anchecon il suo aiuto, rinnovare il Santuario sia all'esternoche all'interno e creare, nel convento, un bel salonein cui più volte si facevano le riunioni delle personeche aderivano all'Ordine Carmelitano Secolare, al-l'Azione Cattolica, al gruppo Neocatecumenale, algruppo di preghiera mariano e a varie altre attività.Nel periodo estivo poi vari nostri religiosi venivano

per passare un periodo di vacanze in quel conventoche offriva la possibilità di un vero e stupendo pe-riodo di riposo con le passeggiate sulle varie cimeche circondavano il convento.Più volte Mons. Renzo Marinello partecipava allevarie celebrazioni che si facevano in Santuario o adincontri con i religiosi che si dedicavano all'assi-stenza dell'ospedale o all'attività nelle varie parroc-chie in cui venivano invitati per le celebrazionni e leconfessioni o nelle poche, purtroppo, comunità di re-ligiose. Un ricordo indelebile fra le persone ha la-sciato il nostro carissimo P. Nazareno Gremes, chepur anziano, si dedicava molto alle confessioni inSantuario e a recare la comunione a varie personeammalate che lo invitavano. La diminuzione delle vocazioni ci ha costretto a la-sciare il bel Santuario e il Convento. La speranza èche possa ancora essere di aiuto sia alla parrocchiacome pure alla comunità diocesana. Il Crocifisso delCristo ha sempre attirato tante persone non solo dalCadore, ma anche dal Comelico e da altre valli vi-cine. Le sono grato per l'apertura del Santuario alvenerdì giorno consacrato a Gesù Crocifisso e al sa-bato con la celebrazione della S. Messa nel giornoconsacrato alla Madonna. Che essi l'aiutino nel com-pito che il Signore le ha affidato.Le porgo, anche a nome dei confratelli carmelitani,i migliori auguri per un fecondo apostolato sia nellaparrocchia che nella forania del Cadore.Brescia: 04.07.13 P. Luciano Benedetti

Il bel Santuario e il Convento

Guardare in avantiM’ha fatto piacere ricevere la lettera di Padre Luciano

come anche alcuni apprezzamenti da parte di chi ha rice-vuto per posta i primi numeri di questa pubblicazione par-rocchiale. Ho pensato di rendere nota questa lettera perchéc’invita a guardare al Santuario ed al Convento del “Cri-sto” con lo sguardo rivolto al futuro più che al passato.

Ciò che è stato questo luogo di preghiera in tanti losanno ma non possiamo fermarci ai ricordi pur belli e si-

gnificativi di quando il Convento era animato dai padriCarmelitani. Guardare avanti significa chiedersi come ecosa fare di quel luogo e di quelle strutture per rendere unservizio al territorio.

Evidentemente chi scrive queste righe ha in mente unservizio che ha a che fare con la vita religiosa delle nostreComunità; non siamo interessati ad altre valorizzazioniche non siano di carattere pastorale per tutto il Cadore eper la Diocesi che è proprietaria del Convento. Luogo dipreghiera, d’incontri, occasione di formazione di laici pre-parati ad assumersi ruoli impegnativi nelle nostre Comu-nità, scambio con altre Comunità: ecco il futuro. Lospazio c’è ma le opportunità sta a noi saperle inventare.Per ora c’è un’unica certezza: lasciare tutto così com’è èun danno, non è un bene, anzi è un peccato.

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Sentieri 8

DIO E LA SEDIAUn vecchio signore miscre-

dente s’era recato dal parrocodella sua “parrocchia territoriale”per discutere su Dio. Il parrocoera occupato ma, essendo apertala porta del suo studio, quando lovide uscì per portargli una sedia epregarlo di attendere.

Quando si liberò, questo si-gnore entrò dicendogli: «Sonovenuto per contestarle il suo inse-gnamento e la sua fede, ma nell’at-tesa il mio atteggiamento si è fattopiù morbido, tanto che credo di avercambiato parere». Il prete glichiese: «Qual’è stata la ragione chelo ha reso più disponibile per undialogo più sereno e più costruttivosu un tema tanto importante?».

Al che, l’interlocutore rispose:«Il fatto che lei sia uscito dallo stu-dio per offrirmi una sedia!».

In tempi non facili per sposarsiecco che la Comunità ha fattofesta per alcuni anniversari dimatrimonio. Hanno ringraziatoil Signore per i 50 anni di matri-monio Renato Alverà e DibonaSandra e anche Cason Antoniocon De Lazzer Marisa.

Carla e Giuseppe hanno rin-graziato il Signore per i 25 annidi vita coniugale; Enrico e Ma-risa invece hanno pregato in-sieme alla Comunità, ringrazian-do il Signore per i 35 anni di ma-trimonio.

Sentire queste coppie rinnovarele promesse d’ amore, di fedeltà edi accettazione reciproca e farlocon tanta emozione e coraggiom’ha spinto a chiedere al Signoreidentico coraggio per i nostrigiovani. Sono tante le coppie checonvivono per i più svariati mo-tivi ma sono anche tante le situa-zioni che potrebbero essere“regolarizzate” davanti a Dio edalla Comunità solo se avessero unpo’ di coraggio per una scelta de-finitiva dei loro impegni, una

UNA GUIDA PREPARATANei mercoledì estivi, se qualcuno

entrava in Chiesa da Santa Maria inmattinata, avrebbe visto all’opera una“guida turistica” del tutto particolare.Si trattava di monsignor Renzo Mari-nello, nostro Arcidiacono emerito.Egli s’era offerto, su invito dell’Am-ministrazione Comunale, d’illustrareagli ospiti la storia e l’arte della no-stra Chiesa: e chi più di lui poteva of-frire ai visitatori notizie e indicazioniper comprendere la ricchezza artisticaconsegnataci dal nostro glorioso pas-sato? Vedere nuovamente mons.Renzo nella “sua” chiesa ha fatto pia-cere a tutti perché lì egli ha offertouna presenza pastorale per due de-cenni; i quadri e le pitture non sonoper lui solo delle opere d’arte di cuiandare orgogliosi ma anche segnidella fede d’un popolo che, attraversol’arte, riesce a innalzare lo sguardo edialogare con Dio. Noi non entriamoin Chiesa come in un museo; ciò chevediamo alla pareti e sugli altari sonodei segni che c’invitano ad andareoltre per incontrare l’Invisibile.

Grazie mons, Marinello per la suadisponibilità, siamo contenti di ve-derlo spesso tra di noi e, mentre lepromettiamo di pregare per lei lechiediamo anche il dono di poter pre-gare con lei in alcune particolari cir-costanze di vita parrocchiale.

La campana suonaper tutti

I gemelli Bridda annunciano la re-cita del Rosario nella Chiesa deiSanti Angeli. Con l’autunno lacampana degli appuntamenti co-munitari suona per tutti.

Foto Carla Livan

SPOSI IN FESTA

scelta benedetta dal Signore.Chiedo al Signore, con voi let-tori, il dono della riscoperta delsacramento del matrimonio:buona parte dell’attuale crisi po-trebbe trovare soluzione conquesta grande scelta che i gio-vani sono chiamati a fare. Essasarà segno che la paura del do-mani, le preoccupazioni per lavita di coppia, l’apertura alla vitanon sono difficoltà insormonta-bili: in coppia si affronta meglioogni avversità.

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Sentieri 9

AIUTARE AD ESSERENell’altro non si entra come in una fortezza,

ma come si entra in un boscoin una bella giornata di sole.

Bisogna che sia un’entrata affettuosaper chi entra come per chi lascia entrare,

da pari a pari, rispettosamente, fraternamente.Si entra in una persona non per prenderne possesso,ma come ospite, con riguardo, con ammirazione,

venerazione: non per spossessarlo,ma per tenergli compagnia, per aiutarlo

a meglio conoscersi, per dargli consapevolezzadi forze ancora inesplorate, per dargli una mano

a compiersi, a essere se stesso.don Primo Mazzolari

Nella celebrazione all’ingresso del mio nuovo ser-vizio in Parrocchia Il 20 gennaio avevo “rubato” ilpennello di Tiziano per dipingere la Comunità cri-stiana che portavo nel cuore e per la quale desideravodare il meglio di me stesso. Quell’immagine ha col-pito i presenti a tal punto che spesso me la ricordanoquando c’incontriamo in piazza o quando entrano inCanonica.Ora voglio ritornare a quell’esempio per riflettere

con i lettori su quale sia l’immagine di Pieve e di Poz-zale che mi sono fatta nei primi mesi della mia per-manenza. Certamente l’istantanea che propongo nonè completa e non esprime tutta la realtà dei paesi checontinuo a conoscere giorno dopo giorno. In partico-lare mi soffermerò sulle “zone d’ombra” che mag-giormente mi hanno colpito nei mesi scorsi. Prima ditutto vorrei tornare a Tiziano e, passando dal pennelloalla tavolozza, vedere i colori che egli, da impareg-giabile maestro, adoperava. A me sembra che le nostre Comunità siano mancantidi alcuni colori fondamentali e - se invece dei coloripassiamo alle persone - allora nel quadro d’insiemeprevale il grigio e le zone d’ombra.

kIl primo colore che manca è quello dei giovani:

quando vado a letto al termine della giornata, li vedoin piazza e li sento “vivaci” fino alle ore centrali dellanotte. Capisco il bisogno d’incontrarsi, di stare in-sieme, di conoscersi; tutto questo è un bene ed unanecessità mentre stanno mettendo le basi per il do-mani. Meno bene è quando, al mattino, la piazza mo-stra i segni inequivocabili di bevute e di disordine. E’questo il meglio che stiamo offrendo ai nostri gio-vani? E’ questo ciò di cui hanno bisogno? I genitoridove sono? E i soldi dove li vanno a prendere? Comemai non li vedi - evidentemente non tutti- impegnatinon solo nella vita parrocchiale ma nemmeno nellosport o nella scuola dove ci si accontenta del 6-?Mentre mi giro e rigiro nel letto mi chiedo cosa possofare e cosa offrire loro per una o più proposte alter-native. Non ho la risposta pronta se non la perplessitàdi fronte ad un fenomeno complesso.

kL’altro colore che mi sembra manchi e quello dei

ragazzi. Se venite a Messa potete notare i banchi tre-mendamente vuoti di giovani sotto i vent’anni. Qual-che raro chierichetto si fa coraggio ed entra insacrestia. Mi dicono che di domenica ci sono tantiimpegni sportivi e tante gare; certamente lo sport èsalute, è aggregazione, è fatica, è allenamento, è stiledi vita. Ma se lo sport impedisce di coltivare anchealtri valori allora.... diventa un ostacolo nella crescitaarmoniosa della personalità del ragazzo stesso. Lon-tano da me incolpare lo sport ed i dirigenti che, con

passione e nel volontariato, si mettono accanto ai ra-gazzi ed ai bambini; resto perplesso quando incon-tro solo sport ogni fine settimana: noi cristiani invecequel giorno lo chiamiamo “domenica”.Un’assemblea che prega senza i piccoli e senza i ra-gazzi è un’assemblea povera, è una comunità monca,non è una comunità! Il colore della giovinezza e del-l’adolescenza è fondamentale nel “quadro” della Co-munità e nemmeno Tiziano non sarebbe stato ilgrande Maestro senza questo colore fondamentalesulla sua tavolozza!

Cosa fare per accogliere a braccia aperte i nostri ra-gazzi per incontrare il Signore e trovare in Lui laforza anche per esprimersi al meglio nello sport e neivari hobby? Mo lo chiedo quotidianamente e poipenso che non farò nessun passo in avanti se non avròla collaborazione e l’esempio dei genitori. Per ora mi fermo qui ma prometto, nelle prossimepuntate, di scoprire alcuni colori - alcuni aspetti po-sitivi - che rendono più completa la tela che stiamopitturando insieme, e per fare questo, siamo tuttimaestri pittori, come il nostro grande Tiziano!

I chiaroscuri della Comunità

Foto Carla Livan

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Sentieri10

PER CAMBIARE IL MONDOQuand’ero giovane ero un rivolu-

zionario e tutte le mie preghiereerano: “Signore, dammi la forza dicambiare il mondo!”. Verso la mezza età, modificai la miapreghiera: “Signore, dammi la graziadi cambiare tutti quelli che vengonoin contatto con me. Anche solo la miafamiglia e i miei amici e sarò con-tento”. Ora, avanti negli anni, constatando

che la vita passa senza poter cambiarenulla, prego: “Signore, fa’ che cambime stesso!”. Avessi sempre e soltantopregato così! Se avessi sempre pre-gato così, avrei cambiato il mondo!

Bayazid

LA FELICITA’: Cos’è?Ecco la riposta data da una religiosa

della clausura. Ma se io dovessi dareuna mia personale risposta e se tu, let-tore, t’impegnassi a cercare una tuaconvinta risposta a quella domanda,come risponderesti?

Per me, potrei dire, la felicità è sa-pere chi sono, dove vado e da dovevengo. Sapere ché la mia vita appar-tiene a Qualcuno, è nelle mani diQualcuno e non sono frutto del caso.Sapere che sono creata, voluta,amata, salvata, redenta da Qualcuno.Che la mia vita è un progettod'amore, che è relazione con Qual-cuno che da sempre mi chiama al-l'esistenza, alla vita, all'amore e allacomunione con lui. E che questa re-lazione è anche per sempre, che que-sta chiamata alla vita è eterna, senzafine.In un certo senso, potrei dire, che lafelicità è questa certezza "ontolo-gica" di essere, di esistere-per-Qual-cuno, momento per mo- mento.Ovviamente, questo Qualcuno ha unnome preciso e per me è Dio, che perme ha dato il suo figlio Gesù Cristo.E che questo Dio è non solo l'essere,ma anche il bene, l'amore, come la ri-velazione cristiana, più che la meta-fisica, ci fa conoscere. È credere che questo Amore mi haraggiunto e mi raggiunge, "mivuole", mi ha liberato e mi libera dalmale e dal peccato, che sono il con-trario della felicità, e mi insegna lavia del bene. Ecco, la felicità è sapere che questacompagnia, la compagnia di Dio,non mi abbandona, non mi lasciasola, e imparare ad amare con lostesso amore con cui sono amata daDio, le persone, le cose, la realtà,ogni avvenimento.

UNENDO

LE FORZE

ARRIVANO

OTTIMI

RISULTATI

A

SOTTOCASTELLO

Martedì 6 agosto, alla presenzadel Sindaco e del Presidente dellaMagnifica Comunità di Cadore,nonché d’un ristretto gruppo dipersone, sono state benedette dueiniziative che ben esprimono lostile della collaborazione necessa-ria in tanti ambiti della vita so-ciale. L’Amministrazione Comu-nale ed il Gruppo dei Festeggia-menti di Sottocastello hannomesso insieme le energie prima ditutto per realizzare il restaurocompleto del portale artistico cheimmette nel cimitero comunale.

E’ stato fatto un lavoro metico-loso che ha riportato in bella vistalo splendore della pietra che evi-denziava lo scorrere del tempo edelle intemperie. Il lavoro è statoseguito dalla Soprintendenza.

L’altro frutto della collabora-zione lo si può ammirare a Villa-pera all’innesto della stradacomunale con la statale. E’ statocollocato un manufatto in legnoche offre il benvenuto a chi vuoldeviare per Sottocastello ed ap-prezzarne l’ospitalità.

Abbellire l’ambiente ed apprez-zarne le potenzialità è una sceltaindovinata e necessaria per dare ri-sposte convincenti al turismo. I nostri paesi hanno enormi po-

tenzialità che vanno riscopertedopo gli anni nei quali ci si eraconcentrati solamente nella pro-duzione di occhiali. E’ doverosoda parte di tutti un sincero plausoa chi ha lavorato e ha messo leproprie energie per il bene dellacomunità.

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Sentieri 11

Quest’estate sono andato a Copada e, appena arrivatolassù, ho avuto una buona impressione. Don Alex era ilsacerdote che celebrava la Messa e parlava sempre del ri-spetto e dell’altruismo; bisogna sempre avere una spe-ciale attenzione verso tutti, specialmente verso i piùdeboli. Mi sono divertito tanto facendo quest’esperienzache mi ha aiutato a scoprire il rispetto degli altri e la gioiadel vivere con gli altri. Spero che tutti coloro che an-dranno a Copada possano vivere in pienezza come è ca-pitato a me nei giorni belli del campeggio.

Rubens Genova

A COPADA: dieci fantastici giorni

***Arrivo previsto: ore 10.00: incontro con gli animatori escambio di saluti calorosi. Eravamo tre partecipanti. Do-vevamo scegliere la nostra tenda. Io ho scelto la numero2; era grande e molto spaziosa. Era appoggiata su unagrande pedana di legno ed era protetta da un’altra tendaenorme per non fare entrare la pioggia. Ho conosciuto lemie compagne: Caren, Martina e Silvia. Dormire in tendaè stato bellissimo, invece il risveglio meno; infatti ci sve-gliavano con due fischi: al primo bisognava alzarsi e ve-stirsi, al secondo bisognava uscire dalla tenda escambiarsi il motto della squadra. Seguivano i 20 giri at-torno al campo, quindi la colazione: latte con il ciocco-lato, tè caldo e latte bianco da bere: il tutto eraaccompagnato da mezzo panino con la marmellata o deibiscotti. Dopo un altro fischio si doveva andare a lavarela tezza e sistemare la tenda. La preghiera del mattino ini-ziava con una canzone, quindi ci si divideva in classi e sicominciava “raggio”: due animatori ci spiegavano ilVangelo del giorno. Loro poi ci davano un foglio dovescrivere le nostre riflessioni come lettera indirizzata aGesù. Questo tempo noi lo chiamavamo “deserto”.Al campo non mancavano le attività lavorative. Al mat-tino ogni squadra aveva un compito: cucina, controllarei picchetti delle tende, sistemare la strada, preparare per

Quest’anno ho partecipato al campeggio di Copada comeanimatrice: è stata un’esperienza da ricordare. Finalmentesono passata anch’io dall’”essere animata” all’”animare”ed è andata molto meglio di quanto mi aspettassi. Ho pas-sato dieci fantastici giorni in montagna insieme ad altrigiovani animatori e ovviamente a un numeroso gruppo diragazzini dagli 11 ai 13 anni.

Accompagnati dal prete del campo, Don Alex Vascellari,attraverso momenti di preghiera e riflessioni, abbiamo cer-cato di trasmettere ai nostri animati valori importanticome l’amicizia e il rispetto delle regole, sperando pos-sano portarli a casa con loro e continuare a viverli.

Un grande ringraziamento va alle nostre cuoche che, trai lavori della mattina e i giochi del pomeriggio, sono riu-scite ancora una volta a soddisfare a dovere il nostro ap-petito con i loro pasti sostanziosi.

Sono molto soddisfatta dell’esito di questo campo e giànon vedo l’ora che arrivi la prossima estate per iniziarneun altro, con nuovi animati e nuovi animatori. A tuttiquelli che si chiedono quale dei due ruoli sia il migliore,rispondo semplicemente che non c’è una vera risposta.Sono due belle esperienze e meritano di essere vissute en-trambe. Due realtà molto diverse, ma ugualmente edifi-canti e divertenti.

Beatrice Genovail falò, programmare i giochi. C’eraanche chi organizzava la liturgia conla scelta dei canti e i lettori delle pre-ghiere. Finalmente arriva mezzogiorno: le

cuoche cucinano benissimo. Tutti noimangiavamo con grande appetito.Dopo il solito fischio, si poteva an-dare a lavare i piatti. Seguiva il mo-mento più aspettato: la “Festa”; erail tempo libero in cui si poteva fare ditutto, anche ballare. La merenda con-sisteva in una tazza di tè freddo conmezzo panino e la nutella. A questopunto gli animatori presentavano igiochi che venivano fatti dopo cena.Verso le 10.00 di sera si accendeva ilfalò dove si buttavano i biglietti del“Deserto” per bruciare le nostremancanze. La giornata si chiudevacon una preghiera per poi andare aletto. Le esperienze più belle per me,a Copada sono state: stare con gliamici, conoscere altre persone e dor-mire in tenda.

Rita Ortese

Prima di giungere in centro a Pozzale ecco il benvenuto offerto dai fioripresso la sede della Regola; è un bel biglietto da visita per chi vi abita,per chi soggiorna per un breve periodo, per il turista di passaggio. Lacura dell’ambiente è un concreto segno di civiltà per un popolo.

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Sentieri12

TROVARE IL TEMPO

Trova il tempo di riflettere : é la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare:é il segreto

della giovinezza.Trova il tempo di leggere:

é la base del sapere. Trova il tempo

di essere gentile: é la strada della felicità.

Trova il tempo di sognare:é il sentiero che porta

alle stelle. Trova il tempo di amare: é la vera gioia di vivere.

Trova il tempo di essere felice:

é la musica dell’anima. -----

“Ogni istante può essere la piccola porta

attraverso la quale può entrare il Messia”.

PRESENZA QUARANTENNALE

La sala della Magnifica Comu-nità ha accolto gli Ospiti dellaCasa Santa Chiara ed alcuni nostripaesani in occasione dei 40 annidell’apertura della Cassa stessa.Mons Fiorenzo Fachini ha mode-rato l’incontro e le suggestioni deiprotagonisti di quell’esperienza dicui dobbiamo essere fieri per lapresenza nel nostro territorio e peril coinvolgimento che ha saputorealizzare nella cooperazione. Gliabitanti di Sottocastello hanno po-tuto vedere da vicino lo sviluppodi quella casa che ospita le per-sone diversamente abili di Bolo-gna. La promotrice ed anima dell’ini-

ziativa è la signora Aldina Balboniche ha appena ricevuto il signifi-cativo riconoscimento del “Net-tuno d’oro” dalle mani delSindaco di Bologna. Nella moti-vazione del premio è detto che“...Aldina Balboni ha dedicatol’impegno di una vita alle personein condizioni di fragilità e disabi-lità; per esse ha realizzato, nellospirito cristiano del servizio edella condivisione, forme di in-tervento sociale innovative; ha av-viato nuove risposte ai bisogniassitenziali, ha sempre posto alcentro dell’attenzione il rispetto eil servizio alla persona umana”.Ella, con i volontari ed il perso-

nale specializzato, offre alle per-sone con difficoltà il soggiorno inmontagna in una casa bella,ampia, aperta alla “periferia”: puòvivere la vacanza e la montagna

anche chi porta in sé i disagi e lesofferenze della vita. Il nostro Sin-daco, la signora Giotti, s’è con-gratulata con chi ha realizzatoquesto servizio e s’è detta orgo-gliosa di avere nel suo Comuneuna struttura che offre un servizioconcreto di solidarietà. L’Arcidia-cono ha invitato ad essere ricono-scenti per i circa 200 volontari chehanno scelto il Servizio Civile intutti questi anni ed hanno dato ilmeglio di sé perché altri si trovinoa loro agio tra di noi. Nel nostroComune ci sono anche altre espe-rienze di accoglienza dei ragazzi edegli adulti: ci sono strutture par-rocchiali e diocesane che offronol’opportunità di campi scuolaestivi o di ferie ma la realtà diSanta Chiara é unica perché si ri-volge a chi non potrebbe farcelada solo; è un servizio squisita-mente cristiano verso i più deboli.La Provvidenza, che di queste re-altà se ne intende, non lascia man-care la solidarietà e la gratuità chesostengono anche economica-mente la vita di casa.

L’Arcidiacono, convinto dellavalidità dell’esperienza, ha accet-tato di celebrare la festa di santaChiara insieme a tutti gli Ospiti edi loro parenti, la domenica 11 ago-sto. Nella preghiera fatta insiemeabbiamo chiesto al Signore di be-nedire non solo gli Ospiti attual-mente presenti ma anche tutticoloro che in questi primi 40 annihanno animato la Casa con il loroservizio ed il volontariato.

Come va la mostra?La mostra di Tiziano con il qua-

dro del Vescovo Pesaro e del papaBorgia è stato l’evento culturaledel Cadore durante tutta l’estate.C’é stato un notevole sforzo orga-nizzativo non solo per far arrivareuna delle opere giovanili di Ti-ziano ma anche per coordinare letante manifestazioni di contornoalla mostra stessa. Sarà compitodegli Organizzatori fare un bilan-cio esauriente sugli obbiettivi esulle finalità della mostra stessa.Da queste colonne invece parte unrinnovato invito ai paesani perchéapprezzino l’iniziativa, visitino lamostra e crescano nella cono-scenza del nostro grande pittore. Sta a noi saper apprezzare ciò

che abbiamo, sta a noi valorizzareper primi quanto desideriamo siagradito all’ospite ed al turista.

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Sentieri 13

QUANDO DIO TI CHIAMAQuando Dio ti chiama,

fa attenzione: Egli è esigente, domanda tutto. Non si può fare

una conversione a metà, la metà del cuore o di una parola,

la metà di un impegno o di una vita.

Tu lo sai, per Dio, quando chiama alla conversione,

la trasformazione è totale,è tutto il tuo cuore da trasformare,

è la tua vita, tutta la vita, che Dio attende.

Allora non risparmiarti,non mercanteggiare con Lui.

Se Dio ti chiama ad andare fino in fondo

nella tua vita di uomo, di donna,di sposo, di madre.Va’ e non esitare.

Assumiti i rischi della chiamata,i rischi di Dio,anche se perdi

la tua tranquillità.Certo, non è facile,

ma non te ne pentirai.Robert Ribe

C’entra o non centra?Fra i fenomeni del nostro tempo

quello che a me preoccupa di più è“l’ apatia culturale", la rinuncia ainterrogarsi sulla vita, sull'esistenza,sul nostro essere nel mondo, la rinun-cia a cercare la verità e alla convin-zione di poterla trovare, non solo conla nostra ragione ma con l'aiuto dellafede, come ci ha ben insegnato pro-prio Giovanni Paolo II. Perché, dovela ragione dorme o è spenta, anchela fede sonnecchia. Una fede sonno-lenta, una fede che non sia più "pas-sione" (proprio il contrario dell'"apatia"!) per la verità, per ciò che èumano, e desiderio di costruirla, que-sto è il pericolo che può minacciare ilcredente oggi. Una fede, cioè, che "non c'entra"

con la vita, che non si incontra piùcon la ragione, e quindi non è più av-ventura "appassionante" che impegnatutta la persona e penetra tutta la re-altà. La fede "c'entra" con tuttoquello che vivi, raggiunge e illuminatutti gli spazi dell'esistenza, per que-sto "appassiona" anche quando ri-chiede lavoro e fatica.

Alcuni volontari del gruppoAVO (associazione volontariospedalieri), intendono sensi-bilizzare la popolazione cado-rina sul tema del volontariatoalla persona da svolgersipresso l’ospedale di Pieve diCadore, Belluno o presso ilsoggiorno per anziani di Tai.

L’associazione, con l’aiuto dialcuni volontari, già operanti daanni presso l’ospedale SanMartino di Belluno, sentono edesiderano espandere il servi-zio anche ad altre strutture delCadore dove possono portareil loro contributo solidale agliammalati ed anziani degentipresso le nostre strutture.

Il corso, per le persone inte-ressate, è gratuito e si terrà inautunno presso la sala riunionidel San Martino a Belluno ecomprende 8 lezioni teorichetenute da docenti, medici e in-fermieri e un tirocinio praticopresso le nostre strutture ca-dorine.

Le persone interessate per ilCadore, possono rivolgersi adANDREINA (tel 3408599302),DARIO (tel 3472706153), se-greteria AVO sede Belluno (telFax: 0437/516614 martedì egiovedì 15.30 – 17.30) o visi-tando il sito http://www.avove-neto.org/sede/belluno/.Storia della sede di BellunoL’AVO di Belluno è nata nel1992 per volontà di 6 soci fon-

datori. Dopo il 1° Corso di For-mazione, tenutosi nel marzodello stesso anno, 32 aspirantivolontari affiancati da volontaridell’AVO di Cittadella, preseroservizio nei 3 Reparti di Geria-tria, Medicina, Infettivi.

L’anno seguente fu stipulatala convenzione con l’Unità Sa-nitaria. Grazie agli annualiCorsi di base, l’associazione ègradualmente cresciuta, rag-giungendo l’attuale ottantina divolontari. Ciò ha consentito diestendere il servizio a 10 Re-parti ospedalieri e alla Casa diRiposo per anziani.Una significativa iniziativa, tra

le molte, a cui l’AVO ha contri-buito è stato il progetto “Noi perloro” che ha permesso di do-tare il Reparto di Pediatria dell’O.C. Belluno di una postazionemultimediale attraverso laquale i bambini ricoverati pos-sono collegarsi con le scuolefrequentate e con le altrescuole ospedaliere italiane. Il13 giugno 2008 l’AVO ha invi-tato tutte le associazioni delVolontariato locale al semina-rio sul tema “Capaci di ascol-tare?” trattato da ClaudioLodoli dell’AVO delle Murge.Confidiamo nella sensibilità e

disponibilità nel donarsi ditante persone volenterose allequali si chiede un impegno di 2ore e mezza alla settimana.

Dario e Andreina

Anche tu puoi donare un sorriso!

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Sentieri14

Durante la celebrazione della Cre-sima, il 25 aprile, il nostro VescovoGiuseppe ci ga parlato del suo re-cente incontro con Papa Francescoe ci ha proposto un metodo, unmodo di pregare semplice ma effi-cace suggerito proprio dal nuovoPapa che, quando era vescovo diBuenos Aires ha composto questapreghiera esemplificandola con ledita della mano.

l. Il pollice è il dito a te più vicino.Comincia quindi col pregare per co-loro che ti sono vicini.Sono le persone di cui ci ricordiamopiù facilmente. Pregare per i nostricari è un dolce obbligo.

2. Il dito successivo è l'indice.Prega per coloro che insegnano,educano e curano. Questa categoriacomprende maestri, professori, me-dici e sacerdoti. Hanno bisogno disostegno e saggezza per indicareagli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue pre-ghiere.

3. Il dito successivo è il medio, ilpiù alto. Ci ricorda i nostri gover-nanti. Prega per il presidente, i par-lamentari, gli imprenditori e idirigenti. Sono le persone che gesti-scono il destino della nostra patriae guidano l'opinione pubblica... Hanno bisogno della guida di Dio.

4. Il quarto dito è l'anulare. La-scerà molti sorpresi, ma è questo ilnostro dito più debole, come puòconfermare qualsiasi insegnante dipianoforte. È lì per ricordarci di pre-gare per i più deboli, per chi hasfide da affrontare, per i malati.Hanno bisogno delle tue preghieredi giorno e di notte. Le preghiere per loro non sarannomai troppe. Ed è lì per invitarci apregare anche per le coppie sposate.

5. E per ultimo arriva il nostrodito mignolo, il più piccolo di tutti,come piccoli dobbiamo sentirci noidi fronte a Dio e al prossimo. Comedice la Bibbia, gli ultimi saranno iprimi. Il dito mignolo ti ricorda dipregare per te stesso... Dopo che avrai pregato per tutti glialtri, sarà allora che potrai capiremeglio quali sono le tue necessitàguardandole dalla giusta prospet-tiva.

M.P.

QUANDO NON SAI PREGARE ITINERARIO DI PREPARAZIONE

AL MATRIMONIOLa Pastorale Familiare del Cadore organizza alcuni incontri, presso

la sala della Canonica di Tai di Cadore per coppie di fidanzati e diconviventi in vista della celebrazione del sacramento del Matrimo-nio. Si inizia venerdì 11 ottobre, alle 20,30, e poi si continua per isuccessivi venerdì fino al 13 dicembre con l’animazione di alcunecoppie di sposi e del sacerdote.

Trovarsi insieme, guardarsi in faccia, condividere tanti aspetti delprima e del dopo il matrimonio, riflettere sulle proposte che la fedeoffre per alimentare il dialogo e la vita di coppia: ecco alcuni valoriche caratterizzano questi incontri.

Tra le tante scelte che i futuri sposi sono chiamati a fare, tra i tantipreparativi per la riuscita di quell’importante giorno bene venga unmomento in cui ci si ferma e si valutano alcuni aspetti di fondo: lasensibilità dei partecipanti e la loro storia personale diventano oc-casione di scambio e di crescita per ogni coppia. L’iniziativa sug-gerita dalla Pastorale Familiare può essere colta anche da quellecoppie che hanno scelto di stare insieme, di convivere o anche daquelle coppie che non hanno l’immediatezza della celebrazione delmatrimonio.

Per motivi organizzativi ci si può’ iscrivere telefonando a : Silvanae Tranquillo cell. 3297435945, Dora e Sergio cell. 3380815977,Margherita e Giuseppe tel. 0435 76515.

Basta alzare lo sguardo

Succede spesso di non accorgersi del bello che c’é attorno e sopra di noi;presi dalle mille occupazioni e preoccupazioni lasciamo perdere l’attimo giu-sto per ammirare un fiore, un tramonto, l’arcobaleno. Eppure, basterebbe al-zare lo sguardo per ammirare lo spettacolo della natura. Aveva veramenteragione il credente del salmo: “opere tutte del Signore, benedite il Signore”.

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Sentieri 15

QUESTIONARIOdi autovalutazioneper la dipendenza

dal gioco1) Hai mai preso in prestito ovenduto qualcosa per ottenere ildenaro con cui giocare?2) Quando giochi e perdi, sei tor-nato il giorno dopo per cercare divincere la somma persa?3) Hai mentito ai tuoi famigliari,amici o conoscenzerelativamente alle tue abitudini digioco?

4) Credi di avere un problemacon il gioco?5) Ha mai sentito l’impulso disottrarre denaro per giocare d’az-zardo?6) Ti sei mai sentito in colpa peril modo con cui giochi o perquello che ti accade quando gio-chi?

7) Hai mai sottratto tempo allafamiglia, agli amicio al lavoro a causa del gioco?8) Hai mai provato il desiderio dismettere di giocare, ma hai pen-sato di non poterei riuscire?

9) Il gioco ti ha causato problemidi salute come ansia, agitazione,disturbi del sonno?10) Hai mai giocato d’azzardopiù di quanto volessi?

Se hai risposto affermativamente

a tre o più domande potrestiavere un problema con il gioco

***Questa colonna può essere mo-tivo di riflessione in casa anchelà dove si pensa che il problemanon ci sia. E’ sempre meglio pre-venire certe situazioni senzadover, dopo, correre ai rimedinon sempre facili da realizzare.

Un giovane che partecipava ad unacorsa nel deserto, si perse e, nell’im-mensità abbacinante delle dune edelle rocce, non riuscì più a ritrovarel’orientamento. Non si perse d’animoe si incamminò coraggiosamente.Dopo qualche ora di vagabondaggioincerto, il sole e l’arsura, comincia-rono a martellarlo senza pietà. Leforze lo abbandonarono. Il giovanesmarrì la baldanza e si accasciò dietrouna roccia, proprio dove si incrocia-vano tre o quattro piste. «Acqua!» simise a biascicare fievolmente il gio-vane.

Passò un medico, famose per le suericerche, lo squadrò ben bene e poisentenziò: «Giovanotto, ricordati cheil tuo organismo ha bisogno di al-meno due litri di acqua al giorno.Quello che ti serve! Non quelle por-cherie che bevete voi!» Passò unoscienziato e ben volentieri gli spiegòle virtù dell’H2O (formula chimicadell’acqua) e il miracolo di quellemolecole che si univano a formare unelemento così utile. Sull’altra pista, arrivò un bravo prete

e tenne al giovane una predica sulfatto che il suo desiderio era legittimoe che l’acqua che così ardentementedesiderava doveva fargli pensare aqualcosa di più elevato. Passò ancheun ubriacone che mostrò al giovaneuna bottiglia di liquore, garantendo-gli beffardamente che era molto me-glio dell’acqua. Tutti passarono e siallontanarono sulle loro Land Rover,alzando nuvole di polvere. Il giovanerimase là, al crocevia, steso sulla sab-bia infuocata, a gridare, con vocesempre più debole: «Acqua»

Cosa regaliamo ai giovani dissetatidi Cristo e di ideali? Non spariamosopra le teste, ma seminiamo la Pa-rola. «Come la pioggia e la nevescendono giù dal cielo e non vi ritor-nano senza aver compiuto ciò per cuil’ho mandata, così ogni mia parola.»

***Nello scompartimento c’era solo un

anziano sacerdote, che bisbigliava ilsuo breviario. Ad una stazione entròun giovane dall’aspetto trasandato:capelli lunghi, jeans bisunti, scarpesformate. Ma soprattutto un giornalenotoriamente laicista e antiecclesialeche gli spuntava dalla tasca. Il sacer-dote seguì il giovane con un lungo edeloquente sguardo di disapprova-zione. Il giovane si sedette e comin-ciò a leggere il suo giornale.

Dopo un po’ alzò la testa e chiese:«Scusi, reverendo, che cos’è la di-spepsia?» «Ecco una buona occa-sione per fargli un po’ di predica»pensò il sacerdote e ad alta voce pro-seguì: «La dispepsia è una malattiaterribile che prende quelli che vivonomale, senza orari e ideali, conceden-dosi tutti i vizi e gli stravizi, che nonsi ricordano che Qualcuno ci vede eci giudicherà!»Il giovane seguiva il discorso con

curiosità e anche un po’ di appren-sione. «Ah» disse alla fine «perchéqui c’è scritto che il Papa ha la di-spepsia.»

-----A proposito: la dispesia è niente altroche una difficile digestione!

COSA REGALIAMO AI GIOVANI?

Cantare: un servizio importante

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Sentieri16

Per ricreare lavoro e sviluppo dob-biamo trovare un nuovo rapporto conil corpo. Con quello reale però, noncon quelli immaginari e immaginati,nostri e degli altri, che esaltiamo,aduliamo, idolatriamo, consumiamoe auto-consumiamo come merci fin-ché giovani e fiorenti, e che poi rifiu-tiamo, in noi e negli altri, quando siammalano, appassiscono, invec-chiano. Il tema del corpo, in partico-lare della sua eclissi, è fondamentaleper comprendere anche alcune dina-miche decisive nel mondo dellagrande impresa e della grande fi-nanza. Le istituzioni, economiche edi ogni tipo, possono diventare disu-mane quando perdono di vista l’es-sere umano concreto, quindicorporeo. La cultura contadina equella della fabbrica sono state cul-ture dure ma umane, anche perchéerano basate su incontri, e scontri, traesseri umani in carne ed ossa.

Quando i lavoratori, i clienti e i for-nitori, e magari i colleghi, diventanoinvece realtà astratte e lontane, e cosìchi decide su di loro non li incontra enon li vede (se non, magari, in tele-conferenza), accade che le personeinesorabilmente diventino soltantonumeri, algoritmi, costi. Perdono ilcorpo, e quindi non sono più vera-mente persone. Quando dell’altro non vedo il volto,il colore delle guance, il luccichiodegli occhi, non sento il suo odore;quando non gli stringo la mano esento se è sudata o tremula, diventaimpossibile fare scelte giuste e buoneche riguardano quelle persone. Si ta-gliano così 'teste', perché non sonoteste di persone vere, ma quelle di pu-pazzi, di icone sul computer, di ri-sorse umane. Ma quando non si vedenell’altro il suo corpo non si vedenulla di veramente umano, perchédire essere umano è dire corpo.

L’umile corpo dice meglio e più ditrattati di teologia o di filosofia, laricca ambivalenza della condizioneumana: qualcosa fragile come l’erbadel campo, ma fatto «poco menodegli angeli» (salmo 8). Il corpo èquello aurorale del Cantico ma anchequello declinante del Qoèlet: solo in-sieme capiamo cosa sia veramente ilcorpo e la relazione umana. Al tra-monto, anche quello del corpo, si ve-dono orizzonti invisibili all’aurora. Èla consapevolezza carnale di questanostra ambivalenza che ci impediscedi sentirci angeli senza corpo e quindiimmortali, o solo erba da calpestare.Prendere sul serio il corpo significadare dignità a tutti i suoi sensi, per-ché soltanto gli incontri che li atti-

vano tutti e cinque sono incontri ve-ramente e pienamente umani. Com-preso il senso del gusto: è ben notoche le comunità umane - dalla fami-glia alle comunità religiose alle im-prese - entrano in crisi quando nonmangiano più assieme. Far mangiarenella stessa tavola Don Abbondio eAgnese, manager e operai, è opera-zione tra le più difficili e rare.

È il corpo che dice il limite nostroe degli altri, quindi la vera alterità ereciprocità. Chi non ha fatto la (triste)esperienza di scrivere e inviare, inpreda a una crisi di permalosità,email o sms che contenevano parole e

'toni' che non avremmo detto, oavremmo detto diversamente e me-glio, se avessimo avuto di fronte l’al-tro in carne ed ossa? Espressionicome 'ti voglio bene' o 'lasciami inpace' dicono realtà molto diverse sescritte pigiando su una tastiera, o pro-nunciate guardando l’altro negliocchi, o, nel primo caso, prendendo-gli la mano. Non saremo capaci di unnuovo welfare, tantomeno economi-camente sostenibile, e quindi di unnuovo patto sociale per la cura e perla sanità, se non troveremo una nuovaamicizia con il corpo in tutte le suestagioni, con i suoi limiti.

Un malato davvero incurabile è chinon accetta l’invecchiamento, il de-cadimento e la morte, cioè la leggedel corpo e il suo tipico linguaggio.Non ci si salva veramente dalle ma-lattie amputando corpi ancora sani,ma accogliendo, facendo entrare den-tro la nostra casa, abitando, la realtàdel limite, e quindi della sofferenza,della vulnerabilità, della ferita (vul-nus), e della morte, che solo così puòdiventare «sorella nostra morte cor-porale».La prima e più profonda conoscenza

del mondo passa per il corpo, e non

Il limite e la potenzaAscoltare il corpo, ciò che ricorda e insegnasolo per i bambini. Conosciamo lecose toccandole, imponendo su diloro le mani. Il lavoro è in crisi perchéè in crisi il corpo vero, le sue mani ela sua tipica conoscenza feconda.Non ho mai conosciuto un intellet-tuale generativo di vita, che prima discrivere parole non le concepisse(concetti) nel travaglio. La nostra ci-viltà non sarà mai una civiltà capacedi fedeltà finché non si riconcilieràcon il corpo in tutte le sue stagioni.Ogni patto, a partire dal matrimonio,è un sì detto anche a un corpo, allesue benedizioni e alle sue ferite: èsempre una fedeltà incarnata. Comeogni vera riconciliazione ha bisognodi lunghi abbracci e di pianti comuni:non bastano telefonate, email, skype,lettere di scuse degli avvocati. «Epiansero insieme», ci dice il librodella Genesi a commento della ricon-ciliazione tra Giacobbe e suo fratelloEsaù, dopo lunghe lotte, ferite e in-ganni.

Ogni cultura che è stata capace di ri-sorgere ha saputo prima riconciliarsicon il limite e con la morte, perchéogni vera resurrezione porta in sé lestigmate delle ferite.

Dobbiamo riconciliarci con il corpo,se vogliamo riapprendere l’arte dellerelazioni incarnate, le sole vere,un’arte che oggi ha pochi allievianche perché rarissimi sono i maestri.E così assistiamo a un crescente anal-fabetismo relazionale, che sovente èdirettamente proporzionale al ruolooccupato nella gerarchia aziendale eorganizzativa. Sono le donne, inmodo speciale e unico le madri, le sa-pienti del corpo, del suo limite e nellasua potenza vitale straordinaria.Come lo sono gli infermieri e le in-fermiere, che i malati li conosconoperché - e quando - li toccano. «Laprima cura è il medico», mi disse undottore quando venne a casa per cu-rarmi e i sintomi sparirono non ap-pena iniziò a visitarmi.

Nei consigli di amministrazionedegli ospedali vorrei vedere le infer-miere, le suore e i carismi che hannoocchi capaci di vedere la benedizioneoltre la ferita del corpo, posti oggi oc-cupati da persone, lautamente remu-nerate, che in troppi casi i malati verinon li vedono, né tantomeno li toc-cano. Rimettiamoci allora all’ascoltodel corpo, di tutto il corpo e di tutti icorpi: hanno ancora tante cose da rac-contarci. Molte dimenticate, alcunebellissime. Tutte essenziali per laqualità della nostra vita.

Luigino Bruni (articolo tratto da Avvenire.it )