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Intervista sul riuso nelle tecnologie + Riutilizza e Ricrea USO USO

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Intervista sul riuso nelle tecnologie

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Intervista sul riuso nelle tecnologie

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Riutilizza e Ricrea

USOUSO

Il progetto +USO è un invito ai cit-tadini alla rivalutazione dei rifiu-ti. Non è un insegnamento e non parla della raccolta differenzia-ta. +USO parla dell’arte del riciclo e del gioco, visti come un nuovo mezzo per invitare e sensibilizza-re il cittadino attraverso la testi-monianza di persone e laboratori creativi, per portarlo a rivalutare i rifiuti o gli oggetti di scarto, invi-tandolo a giocare e fare arte con questi. Da qui la scelta del naming +USO che nasce dallo studio del fattore R ossia: riduzione, riciclo, riuso, recupero, responsabilità.

Intervista a: Salvatore Carotenuto Informatico http://www.startupsolutions.ithttp://ultimoistante.wordpress.com

Salvatore Carotenuto, infrormatico e programmatore.Laureato all’Università degli Studi di Salerno. Lavora presso l’azienda Startup Solutions.Collabora con L’Università di Fisciano e non solo.

HackerSpace, HackSpace, HackLab, MakerSpace, CretiveSpace: è possibile dare una definizione univoca di tutti questi termini?

Direi di si. Tutti questi termini, in realtà, descrivono un fenomeno comune, ovvero quello di spazi, tipicamente laboratori, forniti di attrezzature per la costruzione, la sperimentazione e l’invenzione di oggetti spesso legati al mondo della tecnologia, dell’elettronica e della robotica.Questi spazi sono tipicamente autogestiti dai partecipanti, e na-scono in modo collaborativo a par-tire da mezzi, attrezzature e cono-scenze messi insieme dai membri stessi. Spesso infatti capita di trovare degli HackerSpace allesti-ti nei garage, o in qualche vecchio magazzino dismesso. Spesso si da il via all’esplorazione nel mondo dell’elettronica senza nemmeno conoscere esattamente la propria destinazione; si parte tutti insie-me solo per il gusto di esplorare, solo per dare sfogo alla propria

creatività.

La radice comune alle parole utilizzate per definire questi spazi, “Hack”, ri-chiama nella maggior parte delle persone l’immagine di “Hacker” inteso come soggetto dedito a crimini informatici. E’ così?

Decisamente no. In realtà, è tutta colpa dello stereotipo dell’”hacker” creato, negli anni, dal cinema. Sfi-do infatti chiunque abbia un mini-mo di conoscenze informatiche a definire almeno plausibili le “fes-serie” informatiche che vediamo troppo spesso nei film. (A parte qualche rarissimo caso...)In effetti il termine giusto per de-finire un pirata informatico è “Cra-cker”, ovvero colui che fa a pezzi le cose, ovviamente in senso ne-gativo. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di crimini infor-matici, e pertanto di criminali si tratta. Sfiderei chiunque a definire “figo” un ladro/scassinatore che, per quanto abile, gli vada a rubare in casa...Noi, invece, le cose le smontiamo per studiarle, e per creare cose “nuove” a partire da esse. Ma non smontiamo le cose degli altri, a meno che non siano questi ultimi a chiedercelo personalmente.

Ogni Hacklab si dà una missione distintiva. Il vostro progetto pare focalizzare sulla diffusione e promozione del significato originario del termine “Hacking”, inteso come “riutilizzo di oggetti per un uso diverso da quello previsto dal produttore”. E’ così?

Certamente. Siamo appassionati ma prima di tutto curiosi di tut-to ciò che ruota intorno al mondo dell’elettronica, dell’informatica, e della tecnologia in generale. Cre-diamo che la conoscenza arricchi-sca le persone e per questo debba essere condivisa. Hacking è cre-atività, immaginazione, continua ricerca di conoscenza.Per nostra natura, inoltre, siamo abituati a guardare agli oggetti (solitamente a qualsiasi oggetto) non come a “cose separate”, ma come delle componenti da met-tere assieme, e da poter adattare, per costruire delle entità nuove, talvolta innovative, e spesso con risultati inaspettati in fase iniziale.

E’ pensabile che un HackLab possa svolgere per i cittadini un’azione di pro-mozione, sensibilizzazione, educazione a pratiche innovative, che richiedono in alcuni casi anche nozioni non elementari di meccanica, informatica, elet-tronica per il riuso creativo di oggetti che hanno esaurito la funzione per cui sono stati prodotti? E attraverso quali canali?

Assolumente si. Crediamo che i requisiti fondamentali siano, sem-plicemente, curiosità e voglia di imparare. Crediamo che la teoria che è dietro a ogni componente elettronico o meccanico, o ad ogni software, possa essere studiata e fatta propria, divertertendosi e sperimentando allo stesso tempo.Ovviamente tutti i canali, dal sem-plice passaparola ai messaggi lanciati dalle istituzioni, ricoprono un ruolo importante nella diffusio-ne del nostro messaggio. Alcuni di essi, però, come ad esempio quel-li delle istituzioni e della scuola, sono più refrattari alle nuove “ten-denze” della società. Per questo motivo, cerchiamo di focalizzare la nostra attenzione sulla creazio-ne di fenomeni sociali “dal basso” (ovvero coinvolgendo le persone in modo diretto), consentendo loro di “toccare con mano” quello che è possibile realizzare con cose che, altrimenti, andrebbero irrimedia-bilmente (e immeritatamente!) a riempire le discariche.

Il cittadino perchè dovrebbe imparare a riutilizzare i materiali che solitamente butta? Quali sono i vantaggi?

Smontare un oggetto vuol dire an-che cercare di capire come esso sia fatto all’interno comprenden-done il funzionamento. In tal modo si inizia a guardare tutti gli ogget-ti non più come delle misterio-se “black box” che magicamente svolgono la funzione per cui sono stati progettati. Quando guardia-mo qualcosa, di qualsiasi natura essa sia, noi spendiamo anche pa-recchi minuti a chiederci quale sia il meccanismo che la faccia fun-zionare.Durante i workshop che teniamo regolarmente siamo soliti dire che tutti gli oggetti che gettiamo nel cassonetto possono in realtà ri-velarsi “miniere d’oro”. Smontan-do un oggetto, anche non funzio-nante, troviamo al suo interno una miriade di componenti elettronici e meccanici; molti di questi, se acquistati singolarmente, posso-no costare anche parecchi soldini. Dunque, abbiamo un sicuro van-taggio in termini economici.

I progetti di un HackLab restano un momento ludico-formativo circoscritto ad un periodo di tempo limitato o ambiscono a incidere sul tessuto sociale del contesto in cui operano?

Gli HackLAB sono fatti di persone e funzionano come centri per l’ap-prendimento e per la condivisione della conoscenza. E’ pertanto im-portante che vi sia una struttura dietro, necessaria sia per le attivi-tà formative sia per portare avanti progetti insieme. Aspiriamo a ope-rare in uno spazio che sia dispo-nibile sempre, in cui sia possibile dare inizio a nuove attività anche più volte l’anno.

Per il video: https://vimeo.com/user19892747/videos