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Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92 del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme. 16º anno - n. 166 - dicembre 2007 “... incisioni eseguite con una punta su una superficie dura, per lo più mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...” segue a pagina 4 L’ALTA VALLE TRA “GRANDI” E “PICCOLI” SOGNI una brutta storia, comunque! di Tullio Clementi segue a pagina 2 DARFO BOARIO TERME: SEMINARIO DI STUDI SU DON MILANI “la parola ai poveri” con la collaborazione di Luigi Mastaglia Nella mattinata di lunedì 29 ottobre, a Darfo Boario Terme, in una sala del Garden stipata di operai e studenti, entra in scena il priore di Barbiana. Si tratta di una iniziativa (un esperimento, dice un’organizzatrice) promossa da alcune categorie della Cisl (Filca, Fim, Scuola, Pensionati e Femca) nell’intento di ritornare, a quarant’anni dalla morte, sulla storia e sul pensiero di don Lorenzo Milani, che “entra in scena” letteralmente, grazie al Gruppo il “bene comune” Da una parte un popolo elettorale, riunificato sotto i pallidi, e tuttavia ambiziosi, vessilli del Partito democratico, ormai approdato verso la “terra promessa” del potere; dall’altra le tribù della diaspora, alla disperata ricerca di un segno cui valga la pena di appartenere, se non proprio di sottomettersi. Nel mezzo il Bene Comune. Quel Bene Comune per il quale, secondo Noam Chomsky, diventa radicale perfino Aristotele quando dice che ogni vera democrazia deve assumere il modello di quello che noi oggi de- finiamo lo “stato sociale”, ma in «una forma estrema», aggiunge Chomsky. Radicalismo! Una parola usata come un’invet- tiva (quasi come un corpo contundente). Una parola che s’è cercato di esorcizzare anche nella recente assemblea della Sinistra (senza ulteriori aggettivi viene meglio) in Sala ’89, a Boario Terme, venerdì 9 novembre, dicendo che alla base ci stanno solo e semplicemente alcuni concetti valoriali come pace, ambiente, diritti sociali e laicità dello Stato. Ma se sono sufficienti questi quattro requisiti per essere definiti radicali, allora non c’è che da auspicare un po’ di radicalismo anche nelle ambizioni veltroniane quando pensa al New Deal (perché vogliamo sperare sia questa l’America cui pensa il segretario del Partito democratico), a quel New Deal del presidente Roosevelt il quale, per dirla ancora con Chomsky, consapevole che la gente non avrebbe tollerato oltre la grave situazione, «la- sciò il potere ai ricchi ma li vincolò a una sorta di contratto sociale». Quasi una rivoluzione! Il radicalismo del Bene Comune, in sostanza! Un radicalismo nei confronti del quale rimane però aperto un timore, attorno ai mestieranti della Politica (che si infiltrerebbero perfino in un partito leninista), e un quesito: che c’entrano i lobbisti come Dini, Mastella e Di Pietro? Che vi sia un gruppo organizzato o una singola persona (che Bresciaoggi ha già provveduto a etichettare come “il corvo”) dietro il volantino firmato da un pseudo “Comitato dei piccoli so- gni”, non pare affatto rilevante, rispetto alle de- nunce snocciolate. Denunce tanto circostanzia- te, in qualche caso, da far passare in second’or- dine perfino la forma di fatto anonima in cui vengono formulate e, quindi, da scatenare una (forse insperata) levata di scudi da parte dagli “imputati” – i sindaci di Temù e Pontedilegno ed i “coordinatori comunali” di Forza Italia al- l’interno degli stessi comuni –, al fine di rintuz- zare punto per punto le accuse. «Illazioni e palate di fango che hanno creato un clima di sospetto nei nostri confronti e nei confronti di tante persone che stimiamo», di- chiara il sindaco di Pontedilegno, Mario Bez- zi, al giornalista di Bresciaoggi (26 ottobre 2007), ed il sindaco di Temù, Corrado Tomasi, rincara la dose affermando che si tratta di «vi- gliacchi perché non hanno avuto il coraggio di confrontarsi a viso aperto». la Camunia gastronomica in Fiera a Modena (Monica Andreucci, a pag. 9) il “trenino” della Valcamonica (Damiano Di Simine, a pag. 8) un altro consumo è possibile (Margherita Moles, a pag. 11) cittadini in rivolta a Ono... (Valerio Moncini, a pag. 12) dalla storia alla farsa Nella cosiddetta “Italia da bere”, quando i craxiani mutuarono parte di una frase di An- tonio Gramsci, “L’ottimismo della volontà”, aggiunsero una punta di veleno all’altra metà, al “Pessimismo della ragione”: «quello – dissero – lo lasciamo ai comunisti». Il concetto è stato rispolverato nei giorni scorsi da Berlusconi che, all’affermazione di Fini e Casini, «Serve un progetto che non sia solo demagogia e populismo», risponde: «A noi va benissimo: Noi ci teniamo gli elettori e loro si tengono il progetto». i “sette nani”, ovvero, sindaci sull’orlo di una crisi di nervi... (Bruno Bonafini, a pag. 3) «... Che il potere si prenda e si detenga con le canne dei fucili o con il controllo lobbistico dell’economia, dell’informazione e dell’istru- zione erano per il priore di Barbiana due facce della medesima medaglia. In questo senso Don Milani è irriducibile ad una qualsiasi parte, ed anche, credo, alla sua stessa Chiesa a cui restava fedele perché, solo lì, gli veniva garantito il perdono dei suoi peccati (e della sua privilegiata giovinezza...)». (Adriano Moratto)

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Page 1: una brutta storia, comunque! - siti.voli.bs.itsiti.voli.bs.it/graffiti/2007/Dicembre.pdf · lobbisti come Dini, Mastella e Di Pietro? Che vi sia un gruppo organizzato o una singola

Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme.

16º anno - n. 166 - dicembre 2007

“... incisioni eseguite con una punta su una superficiedura, per lo più mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...”

segue a pagina 4

L’ALTA VALLE TRA “GRANDI” E “PICCOLI” SOGNI

una brutta storia, comunque!di Tullio Clementi

segue a pagina 2

DARFO BOARIO TERME: SEMINARIO DI STUDI SU DON MILANI

“la parola ai poveri”con la collaborazione di Luigi Mastaglia

Nella mattinata di lunedì 29 ottobre, a Darfo Boario Terme, in una sala del Garden stipata dioperai e studenti, entra in scena il priore di Barbiana.Si tratta di una iniziativa (un esperimento, dice un’organizzatrice) promossa da alcune categorie dellaCisl (Filca, Fim, Scuola, Pensionati e Femca) nell’intento di ritornare, a quarant’anni dalla morte, sullastoria e sul pensiero di don Lorenzo Milani, che “entra in scena” letteralmente, grazie al Gruppo

il “bene comune”Da una parte un popolo elettorale, riunificatosotto i pallidi, e tuttavia ambiziosi, vessilli delPartito democratico, ormai approdato verso la“terra promessa” del potere; dall’altra le tribùdella diaspora, alla disperata ricerca di un segnocui valga la pena di appartenere, se non propriodi sottomettersi. Nel mezzo il Bene Comune.Quel Bene Comune per il quale, secondo NoamChomsky, diventa radicale perfino Aristotelequando dice che ogni vera democrazia deveassumere il modello di quello che noi oggi de-finiamo lo “stato sociale”, ma in «una formaestrema», aggiunge Chomsky.Radicalismo! Una parola usata come un’invet-tiva (quasi come un corpo contundente). Unaparola che s’è cercato di esorcizzare anchenella recente assemblea della Sinistra (senzaulteriori aggettivi viene meglio) in Sala ’89, aBoario Terme, venerdì 9 novembre, dicendoche alla base ci stanno solo e semplicementealcuni concetti valoriali come pace, ambiente,diritti sociali e laicità dello Stato.Ma se sono sufficienti questi quattro requisitiper essere definiti radicali, allora non c’è cheda auspicare un po’ di radicalismo anche nelleambizioni veltroniane quando pensa al NewDeal (perché vogliamo sperare sia questal’America cui pensa il segretario del Partitodemocratico), a quel New Deal del presidenteRoosevelt il quale, per dirla ancora conChomsky, consapevole che la gente nonavrebbe tollerato oltre la grave situazione, «la-sciò il potere ai ricchi ma li vincolò a una sortadi contratto sociale». Quasi una rivoluzione!Il radicalismo del Bene Comune, in sostanza!Un radicalismo nei confronti del quale rimaneperò aperto un timore, attorno ai mestierantidella Politica (che si infiltrerebbero perfino in unpartito leninista), e un quesito: che c’entrano ilobbisti come Dini, Mastella e Di Pietro?

Che vi sia un gruppo organizzato o una singolapersona (che Bresciaoggi ha già provveduto aetichettare come “il corvo”) dietro il volantinofirmato da un pseudo “Comitato dei piccoli so-gni”, non pare affatto rilevante, rispetto alle de-nunce snocciolate. Denunce tanto circostanzia-te, in qualche caso, da far passare in second’or-dine perfino la forma di fatto anonima in cuivengono formulate e, quindi, da scatenare una(forse insperata) levata di scudi da parte dagli“imputati” – i sindaci di Temù e Pontedilegnoed i “coordinatori comunali” di Forza Italia al-l’interno degli stessi comuni –, al fine di rintuz-zare punto per punto le accuse.«Illazioni e palate di fango che hanno creatoun clima di sospetto nei nostri confronti e neiconfronti di tante persone che stimiamo», di-chiara il sindaco di Pontedilegno, Mario Bez-zi, al giornalista di Bresciaoggi (26 ottobre

2007), ed il sindaco di Temù, Corrado Tomasi,rincara la dose affermando che si tratta di «vi-gliacchi perché non hanno avuto il coraggio diconfrontarsi a viso aperto».

la Camunia gastronomica inFiera a Modena

(Monica Andreucci, a pag. 9)

il “trenino” della Valcamonica(Damiano Di Simine, a pag. 8)

un altro consumo è possibile(Margherita Moles, a pag. 11)

cittadini in rivolta a Ono...(Valerio Moncini, a pag. 12)

dalla storia alla farsaNella cosiddetta “Italia da bere”, quando icraxiani mutuarono parte di una frase di An-tonio Gramsci, “L’ottimismo della volontà”,aggiunsero una punta di veleno all’altra metà,al “Pessimismo della ragione”: «quello –dissero – lo lasciamo ai comunisti».Il concetto è stato rispolverato nei giorniscorsi da Berlusconi che, all’affermazione diFini e Casini, «Serve un progetto che nonsia solo demagogia e populismo», risponde:«A noi va benissimo: Noi ci teniamo glielettori e loro si tengono il progetto».i “sette nani”, ovvero, sindaci

sull’orlo di una crisi di nervi...(Bruno Bonafini, a pag. 3)

«... Che il potere si prenda e si detenga conle canne dei fucili o con il controllo lobbisticodell’economia, dell’informazione e dell’istru-zione erano per il priore di Barbiana duefacce della medesima medaglia. In questosenso Don Milani è irriducibile ad unaqualsiasi parte, ed anche, credo, alla suastessa Chiesa a cui restava fedele perché,solo lì, gli veniva garantito il perdonodei suoi peccati (e della sua privilegiatagiovinezza...)». (Adriano Moratto)

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2 dicembre 2007 - graffiti

ARTE RUPESTRE IN VALCAMONICA (di Franco Gaudiano)

romanità... camunaConcludo il ciclo delle mie escursioni nel passato dei Camuni con una nota sulla singolare espe-rienza di dominazione romana in Val Camonica. Qui l’impero s’impose non tanto con la forza,come altrove in terra gallica (esistono versioni “illuminanti” in proposito, dai testi storici di Ce-sare a quelli fumettistici di Asterix), quanto con una chiara e ferma volontà di offrire ai Camunniun’alternativa migliore di quella rimasta ai nostri valligiani a seguito delle invasioni celtiche.L’operazione romana includeva non solo favorevoli scambi oggettistici ed economici, ma anchesfarzi mai visti prima, giochi gladiatori, spettacoli teatrali, terme di lusso e divertimenti parago-nabili a quelli delle grandi città. Tutto questo però richiedeva la sostituzione delle principali divi-nità locali con figure eroiche e divine del mondo latino. La statua di “Minerva”, oggi conservatanel museo archeologico di Cividate, costituisce un caso esemplare. Questa Minerva camuna haben poco a che vedere con la bellicosa controparte di matrice ellenica che uscì armata dal craniospaccato di Zeus. Assomiglia più a una dea sanatrice, collegata alle acque sacre delle Alpi. Nonper niente la sua statua fu posta presso le grotte e le sorgenti tra l’odierna Breno e Cividate, insostituzione di divinità acquatiche-femminili dell’antica terra camuna (cf. Graffiti 5/07).Indirettamente i Romani ci dimostrano quanto importante dovesse essere stata la Val Camoni-ca nel periodo antecedente al loro arrivo, quella cosiddetta età del Ferro, tanto celebrata nel-l’arte rupestre, quando questa Valle era al centro di scambi culturali e “cultuali” con paesi ditutta Europa. Se i Romani da un lato soppressero la consuetudine di incidere la pietra (salvopoche eccezioni, per lo più brevi iscrizioni, non esiste vera e propria arte rupestre latina),d’altro canto il trattamento speciale riservato ai Camuni e al loro territorio attesta una sorta di“sacro rispetto”, come a dire, noi siamo militarmente i più forti, ma se voi ci accogliete di buongrado noi vi trattiamo con guanti dorati. I Romani usarono la pietra, talvolta persino blocchi dipietre incise, per costruire magnifici templi e monumenti. Fecero grandi opere di bonifica, mi-gliorarono la rete viaria e soprattutto costruirono una urbe di stampo romano senza eguali intutto l’arco alpino. La chiamarono Civitas Camunnorum unendo, anche nel nome, l’idea dicittà latina e rispetto per la località, affiancando a un reggente romano un duumviro camuno,fornendo la Civitas di un foro, teatro, anfiteatro, terme e pare anche un capitolium, dove losfoggio del potere economico e amministrativo romano prevaleva sulla bellicosità della Lupa,che altrove fece stragi di Galli e… galletti anti-romani.Ipotizziamo dunque che l’odierna Cividate fosse il principale centro romano-camuno della Vallee fungesse da portale d’ingresso – o forse di chiusura – a quell’immenso tempio all’aperto cheera la zona mediana della Val Camonica, con centinaia di migliaia di incisioni sacre scolpite tra idue monti che oggi chiamiamo Badile e Concarena. I Romani non ce ne vogliano, ma con tutto ilrispetto per la loro civiltà, la nostra era arrivata prima e ancor oggi risplende sopra la loro.

dalla prima pagina

una brutta storia...A quest’ultima invettiva del sindaco Tomasi,però, avevano gia parato anticipatamente glistessi autori del volantino scrivendo: «Noicontinueremo con queste denunce anonime,che restano tali per paura di ritorsioni...».Tomasi, poi, sentirà l’ulteriore necessità dichiarire che: «Lavorando da tempo nel settoredell’edilizia mi pare legittimo aver costruito unimmobile sulla proprietà della mia famiglia in-vece di cederlo a un’immobiliare» (Bresciaoggi,26 ottobre 2006).E dopo la levata di scudi dei sindaci, eccoquella dei “coordinatori comunali” di ForzaItalia, Giuseppe Pasina ed Ennio Donati, che,dopo aver spronato Bezzi e Tomasi ad andareavanti, a continuare verso il “Grande sogno”,aggiungono che «la politica è una cosa seria...»,che «abbiamo costruito una squadra» e, quindi,che «la partita si vince tutti assieme».Una brutta storia, insomma, dalla quale non sivede altra via d’uscita se non quella prospet-tata dallo stesso “Comitato dei piccoli sogni”con la sua esortazione conclusiva: «SignorPrefetto di Brescia, cosa aspetta ad interveni-re?». Non foss’altro, aggiungiamo noi, che persalvaguardare, assieme alla dignità degli ammi-nistratori, anche la decenza nella pubblica am-ministrazione ovvero, come scrivono i coordi-natori di Forza Italia, ripristinare la «fiducianell’alleanza civica, innovativa, trasversale edinamica, con i sindaci Bezzi e Tomasi».

Franco Gaudiano, l’autore dei brani sull’arterupestre camuna pubblicati negli ultimi mesisu Graffiti, scrive anche narrativa storico-fan-tastica sul passato della Val Camonica.Con il racconto Il mistero della Rosa Camu-na, di prossima pubblicazione con l’editriceKeltia di Aosta, continua a promuovere lavalle anche oltre i suoi confini. Con i miglioriauguri della nostra Redazione.

dieci piccoli sindaci (in meno)Un varesotto si lamenta del taglio delle Comunità Montane. Ha ragione. Le Comunità Montane,e anche quelle Marine, non vanno eliminate. Vanno trasformate in macro comuni. Le Comunitàraggruppano di solito otto/dodici piccoli comuni ai quali forniscono servizi. Dieci piccoli sindacipossono diventare uno, dieci piccoli geometri comunali uno e così via. È il dimezzamento deipani e dei pesci e dei funzionari pubblici. La Comunità Montana si trasforma e i piccoli comunispariscono. Nei piccoli comuni comandano le piccole famiglie, sempre quelle, da decenni. Sonoprincipatini ereditari semi autonomi. In Italia ci sono 8.100 comuni, 7.061 sotto i 10.000 abitan-ti. Le Comunità Montane sono 356 e costano 800 milioni all’anno. Se ogni Comunità includessein media 10 comuni elimineremmo circa 3.000 comuni. Padoa Schioppa se ci sei batti un colpo.

Caro Beppe, vorrei chiederti se sei concorde al taglio delle Comunità Montane mediante ilcalcolo del Governo. Premetto che il territorio italiano presenta una morfologia troppo diversada poterlo gestire in ugual modo da nord a sud. Detto questo, secondo la normativa ipotizzata,verranno tagliate le Comunità Montane di Bognanco e di Susa, mentre si salveranno quelle diSanremo e di Amalfi. Come è possibile per esempio che nel Varesotto vengano tagliate trecomunità montane su quattro perché considerate nella fascia alpina? I dirigenti romani, forsenon sanno che rientrano in quella prealpina?... non sarebbe opportuno applicare gli stessi pa-rametri di taglio come se fosse in quella appenninica? Le altezze sono identiche! Noi varesotti,saremmo ben lieti di essere “tagliati” se tutto il male dell’Italia fosse causato da noi. Tutti glialtri Enti, tipo Bim e Municipalizzate, sono assolutamente irrevocabili... noi invece inutili.Un ultimo esempio... la Comunità Montana Valli del Luinese, dà lavoro a disagiati, gestisce iservizi ecologici di 16 comuni, aiuta le piccole realtà rurali come il Curiglia, Pino, Tronzano...tutti inferiori a 400 abitanti. Mi sta bene il taglio, ma chi si occuperà di tutte queste problema-tiche? Siamo già una realtà di confine troppe volte dimenticata...ed ora?. Grazie. Massimo M.

dal blog di Beppe Grillo, 22 novembre 2007

ABBONAMENTO 2008:ordinario: • 15,00 - sostenitore: • 25,00.Gli abbonati sostenitori riceveranno inomaggio un libro sulla Valcamonica.

Versare sul c.c.p.44667335 (intestatoal l ’Associazioneculturale Graffiti),tramite l’allegatobollettino.

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graffiti - dicembre 2007 3

AMBIENTE & DINTORNI (di Guido Cenini)

energia e ambienteSono stato sollecitato da più parti a prendere posizione sulla centrale a biomasse di Sellero.Ho effettuato una visita insieme a funzionari dell’Arpa, anche per essere sicuro dal punto divista tecnico. Non ho riscontrato al momento nulla di pericoloso. Dico al momento perché nonsono un veggente per sapere quali saranno le intenzioni dei gestori attuali o di quei francesi chegià hanno cominciato a metterci il piede. Quello che è certo è che se vorranno cambiare tipo dicombustibili, diversi dall’attuale legno vergine e di scarto, dovranno chiedere altro tipo di auto-rizzazioni, che non saranno solo provinciali, ma dovranno allargarsi al regionale ed al naziona-le, ma soprattutto dovranno modificare completamente l’inceneritore attuale. Allora e solo difronte a queste intenzioni, bisognerà attrezzarci, vedere e contestare. Per ora sto ai fatti.Il problema attuale mi sembra piuttosto essere il rifornimento di legname e su questo certa-mente si possono esprimere diverse critiche. Cosa fanno i consorzi forestali? Perché non ripu-liscono i boschi tutto l’anno invece di far lavorare gli operai solo per 150 giornate a costruirestrade boschive che ormai non servono più a nessuno o a lavorare per terzi? Perché esistonosei consorzi forestali per mantenere sei direttivi e sei presidenti?La magnifica Comunità di Val di Fiemme è una sola in tutta la valle e mantiene in vita un boscoeccezionale ed una efficiente centrale a biomasse. Se la Tsn di Sellero continuerà sul percorsoper cui ha avuto origine, avrà il nostro consenso, anche perché i parametri di lavorazione e diinquinamento sono nella norma, ma soprattutto perché le fonti di approvvigionamento energe-tico non sono molte. Se cambierà strategia saremo sicuramente vigili e dall’altra parte. Lascia-mo stare il petrolio, per il resto e per ora, possiamo puntare nella Camunia solo sul solare,pannelli solari e fotovoltaici dappertutto; non credo nell’eolico da noi per motivi ambientali edeconomici; sono possibili nuove piccole centraline idroelettriche sugli acquedotti e poco altro;non tralascierei le biomasse, se sono solo tali e se si garantisce un buon approvvigionamentocon la coltura del bosco camuno. Non facciamo troppo affidamento neanche sul metano, non èinfinito e non sarà a basso costo nei prossimi anni.Bisogna guardare all’Alto Adige, ancora una volta, per capire come si stanno preparando alfuturo energetico, partendo dalla costruzione delle case, isolate, riscaldate naturalmente e conforte risparmio energetico. Ed anche molte sovvenzioni da parte dell’ente pubblico.

UN “RIMEDIO” (CONTRO LA “LOTTIZZAZIONE”) PEGGIORE DEL MALE

sindaci sull’orlo di una crisi di nervidi Bruno Bonafini

Qualcuno li ha definiti i sette nani. La visionepolitica effettivamente non sembra quella dichi domina gli avvenimenti da grandi altezze.Costituire una seconda azienda pubblica per iservizi alla persona in Valle, tra soli 7 comuni,dopo che già ne è stata approntata una sotto ilcoordinaqmento della Comunità montana conl’accorpamento di 35 comuni valligiani su 42,non sembra una mossa di alto profilo. Il livel-lo è quello delle baruffe chiozzotte.Ed è un palese autogol, per i sette sindaci, sesi considera il momento, caratterizzato da dif-fusi sentimenti di antipolitica, con tutto un“dagli addosso” a quanti, politici e ammini-stratori, spendono e spandono i soldi pubblicimoltiplicando enti, consigli di amministrazio-ne, poltrone ed emolumenti, considerati terre-no fertile per affari e clientele parapolitiche.una scelta che mostra tutto il nervosismoche ancora cova nei duri e puri del centrode-stra dopo il fallimento del tentato ribaltonein comunità montana, a conclusione diun’estate rovente di proclami e minacce, disperanze e ambizioni per qualcuno dei pro-tagonisti. il tutto conclusosi nientemeno checon il rafforzamento politico e numerico diquelli che dovevano essere mandati a casa. E

con finale “perdita di pezzi” di quanti eranpartiti per suonare....Cividate, Borno, Piancogno, Losine, Angolo,Darfo, Cimbergo, i sette comuni della sceltascismatica sono, tra quanti in Valle di maggio-ranza leghista o forzaitaliota, quelli che piùhanno “investito” nel tentativo di ribaltare lamaggioranza negli enti comprensoriali. Traloro qualcuno ne ha fatto un tormentone per-sonale, fin dall’inizio della “legislatura”, aven-do pure fatto salti mortali in passato, trasmi-grando da sinistra a destra, quando il momen-to sembrava favorevole a quest’ultima, per es-sere dalla parte giusta – quella in cui ci fosseposto a sedere – nel momento giusto. Ma sba-gliando parte e/o momento.Lo scisma trova certamente la sua “causa occa-sionale” in una scelta discutibilissima della largaalleanza che governa gli Enti comprensoriali (ene determina, qualcuno dice lottizza, le carichenelle società e negli organismi derivati in pro-porzione al peso nella maggioranza). Quella discegliere con logica politica un vertice aziendaleche le legge prescrive debba essere dotato diprecise competenze ed esperienze tecnichespecifiche rispetto al ruolo dell’azienda, che diservizi alla persona si deve occupare.

Ma la reazione dei sette sindaci sembra stru-mentale e, quanto ad effetti amministrativi,come rimedio è peggiore del male. Da un lato,perchè lo sdegno sia credibile occorre che chigrida allo scandalo abbia un indiscutibile pas-sato di verginità politica rispetto al peccatoche si rimprovera all’avversario. E mi chiedochi possa lanciare la prima pietra.D’altro lato, creare una seconda struttura, conspese fisse di gestione doppie, e alte per la ri-dotta platea dell’utenza, decurta le disponibili-tà economiche per i servizi alla persona e bru-cia l’eventuale maggior “produttività” di unaconduzione affidata a persone di competenzaspecifica (ammesso che i transfughi sappianosottrarsi davvero alla tentazione di una nominapolitica). Una loro presenza critica e di rigoro-so controllo all’interno di una Azienda unicaavrebbe certamente prodotto di più e avrebbedavvero consentito di misurare competenze erisultati.E di agire di conseguenza.Insomma, la convinzione che ci si trovi difronte ad una reazione nervosa, ad una ripiccastizzosa, più che ad una scelta ponderata edopportuna, sembra fondata. Ma le inevitabilibattute hanno un amaro retrogusto: la consa-pevolezza che a pagarne le conseguenze sa-ranno i cittadini e la qualità dei loro servizi. Inun settore tra i più delicati.

«Come volevasi dimostrare, il Csm si accingea trasferire due magistrati, Clementina Forleoe Luigi De Magistris: quelli che si sono occu-pati di D’Alema, Latorre, Prodi e Mastella.Se sotto il governo Berlusconi il Csm avessetentato di trasferire i magistrati che indagava-no su di lui, si sarebbe parlato di “regime”.Oggi, a parti invertite, silenzio di tomba.Quando Berlusconi fa porcate, da sinistraqualche grido di allarme si leva. Quando leporcate vengono da sinistra, Berlusconi nonstrilla: propone larghe intese. Ora le largheintese le anticipa il Csm. Vedi l’unanimitàcon cui membri laici e togati, di destra e disinistra, hanno votato l’apertura della praticadi trasferimento della Forleo...».

Marco Travaglio, l’Unità

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4 dicembre 2007 - graffiti

Teatro Rondinera Castelfranco di Rogno – conl’ausilio di una voce narrante e di un attore cheinterpreta il priore di Barbiana – che introduce iltema attraverso il linguaggio teatrale.Mario Ghidoni della Filca, dopo aver ringra-ziato la Scuola che ha permesso l’incontro congli Studenti delle quinte delle superiori di Dar-fo e di Breno, entra subito nel tema cercandodi attualizzarlo: «Chi di noi vive l’esperienzadella pratica sociale e sindacale, chi esercital’insegnamento, non può non sentirsi scossoda questi insegnamenti, che ribaltano spessole nostre convinzioni, togliendoci la pace. Perquesti motivi – aggiunge Ghidoni, prima di as-sumere il ruolo del moderatore – ci siamo vo-luti regalare e vogliamo regalare questa inizia-tiva di conoscenza e di approfondimento, incompagnia di amici che hanno conosciuto evissuto con Don Lorenzo».Sono infatti presenti al convegno EdoardoMartinelli, già ragazzo di Barbiana e che,«dopo essere stato contaminato da Don Loren-zo, oggi fa l’educatore a Prato» e Daniele Roc-chetti, teologo presso l’ufficio studi delle Aclidi Bergamo, profondo conoscitore di Don Mi-lani. «Doveva essere qui con noi anche FrancoBentivogli già Segretario Nazionale Fim e Se-gretario Confederale Cisl – continua il relatore–, ma purtroppo è stato colpito da un gravelutto famigliare (ha perso un figlio)».Il lavoro che ci accingiamo a fare su Graffitinon è certo dei più gratificanti, nel senso che ildover scegliere quali brani pubblicare e qualino di interventi che meriterebbero ben più am-pio spazio, comporta due problemi non indif-ferenti: l’arbitrarietà del redattore e, quindi, ilrischio di mortificazione di quei relatori chehanno detto anche altre cose, oltre a quellepubblicate; ma non c’è alternativa, né in que-sto né in altri giornali, la necessità della sintesiè condizione essenziale, per quanto tiranna.

il potere della parolaDaniele Rocchetti, nel suo lungo e appassiona-to intervento, esordisce dicendo che «Don Mi-lani è un profeta e contemporaneamente uomodel suo tempo, con il suo carattere complessoed aspro, con le sue convinzioni profondamen-te radicate. Credo che imparando a distinguereciò che è autentico da ciò che è obsoleto si rie-sca a cogliere nell’insegnamento di Don Milaniil nocciolo che ancora oggi è attuale.[...] Don Milani – continua Rocchetti – im-magina che per conquistare i giovani serva ilcalciobalilla, il pallone, e propone anche lascherma (ricordandosi delle tradizioni fami-gliari) ma, si rende conto che la gente nonl’intende, non è padrona della parola. Il pote-re è legato alla cultura ed alla padronanza del-la parola. Scriverà: “La parola è la chiave fa-tata che apre tutte le porte”. Il padrone, nonè chi ha più soldi di te ma chi ha più paroledi te. I poveri conoscono un numero limitato

dalla prima pagina

“la parola ai poveri”di parole, il padrone, il ricco conosce millevocaboli più di te”.Allora decide di lasciar perdere pallone e cal-ciobalilla e fonda una scuola che lui definiscecosì, in una lettera ad un suo amico nel 1953:“La scuola popolare vera è la pupilla destradel mio occhio destro, è durata quattro anni equest’anno seguita addirittura anche d’estate,è nata come scuola e lo è stata fino a pocotempo fa, poi è diventata una specie di ditta,una chiesa, una loggia massonica, un cenacolodi apostoli, non mi riesce di descrivertelabene, è qualcosa di tutto questo e niente ditutto questo. Gli avventizi sono stati unasessantina ma i fedelissimi sono forse 12. Ilpiù piccolo è di anni 16, il più vecchio 25, glialtri sono tutti intorno ai 19; sono operai econtadini, sono iscritti a partiti ed a sindacativari, alcuni vengono completamente dall’altrasponda, altri dall’altra ancora; alcuni vivonoin grazia di Dio altri in grazia di Satana, altriservono due padroni; in comune hanno poco,un bel progresso che hanno fatto è statoquello di capire e rispettare l’avversario, èstato capire che il male e il bene non sonotutti da una parte, che non bisogna mai cre-dere né ai comunisti né ai preti, che bisognaandare sempre controcorrente e litigare contutti. E poi i valori dell’onestà, della lealtà,della generosità e del disinteresse politico,insomma, bravi figlioli”.Voi capite che uno così a San Donato nel 1951che sostiene che è la lingua che impedisce allepersone di essere uguali... È la lingua, dirannoi ragazzi in Lettera a una professoressa cherende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e in-tendere l’espressione altrui. Ragazzi, noi oggiabbiamo la scuola dell’obbligo, ma questascuola è frutto di una Legge del 1962; prima,molti sono arrivati a conseguire la terza mediagrazie alle scuole popolari, sorte dopo l’espe-rienza di Barbiana, la cui frequenza è stata fa-cilitata dalla felicissima intuizione dei sindaca-ti che conquistarono il diritto allo studio conle 150 ore che permisero, a centinaia di miglia-ia di persone, l’accesso all’istruzione. La pa-rola è la chiave fatata che apre ogni porta...».

l’esperienza di BarbianaEdoardo Martinelli, pur confessandosi «ab-bastanza emozionato», riesce ad offrire unlungo e ricco ricordo della sua esperienza di-retta a Barbiana: «Se dovessi esprimere indue parole la sua figura, direi che il Priore èun Mistico tradito dalla passionalità. Andareal periodo della morte mi ricorda due ereditàimportanti: la prima quando ci dice “avetevisto, nella vita mi hanno perseguitato, dopola morte mi esalteranno, ricordatelo! difende-temi da ogni sorta di mistificazione”. Su que-sto aspetto vorrei richiamare la vostra atten-zione, perché ritengo molto importante met-tere a fuoco la figura che già nell’intervento

di Daniele è emersa, il miracolo di Barbianava ricondotto a quelle poche anime, a quelpiccolo mondo, alla cultura contadina.[...] Ricordo un intervento di Raniero La Vallein questo senso: Barbiana non è il luogo del-l’esclusione ma il luogo dell’inclusione. Bar-biana non è il luogo della disperazione ma illuogo dove si prende coscienza. Barbiana nonè il luogo dove la gente è muta, ma il luogodove il collettivo è pensante, dove la comunitàdiventa il contenitore della progettualità, quin-di una scuola che giustamente si lega alla vita.[...] Ecco perché, aderendo ai bisogni, alle ri-sorse del popolo, prima affiancherà alla plu-riclasse un doposcuola e poi metterà su unascuola di avviamento professionale e badacaso, non è un laboratorio minimo, l’abbiamointuito anche dalle letture che sono state fat-te: falegnameria; officina; studio fotografico;videoproiettore; le lingue imparate in linguamadre; i ragazzi che vanno all’estero e por-tano le risorse; io l’inglese l’ho imparatocon le canzoni di Bob Dylan, il Francesecon quelle di Brassens. Quindi il laboratoriodi Barbiana, non è un laboratorio minimoma un laboratorio massimo.[...] Questa è una società malata che ha persoil senso delle cose, direbbe Don Lorenzo Mi-lani, perché si investe più nel superfluo chenell’essenzialità. Quindi la scuola sarà lascuola per i progetti per il territorio, e lascuola di Barbiana che costruisce la strada, èla scuola che costruirà l’acquedotto per por-tare l’acqua nelle case, è la scuola che co-struirà la scuola perché Barbiana è quel luogodove il momento della fruizione dello stru-mento didattico coincide con il tempo e illuogo dove lo si produce. Quindi è una scuo-la dove la vita e l’apprendimento combacia-no. Se voi andate a Barbiana vedrete che lesedie, i tavoli, gli scaffali, ma anche le mono-grafie proiettate sui muri della scuola, quellepiccole ricerche sono frutto di una scuola, diun collettivo pensante che produce non soloi propri strumenti didattici, pensate allostrumento per fotografare l’eclissi di luna.Oppure con che strumentazione arriva ilPriore a insegnare la musica, proiettando lenote su un muro bianco e introduce più chel’apprendimento meccanico il piacere diascoltare la musica classica.È questo connubio tra piacere e apprendimen-to che introduce un concetto di tempo/scuola

segue a pagina 5

«... Ma chi ha il coraggio di chiamar lecose per nome? I pochi che davveroseppero qualcosa, che furono abba-stanza pazzi da prodigare il loro cuore,da rivelare al popolo il loro sentimentoe le loro opinioni, furono tutti crocifissio arsi sul rogo...». (Wolfgang Goethe)

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graffiti - dicembre 2007 5

che non è più riassumibile in quelle propostedella “Lettera a una professoressa” ormai vec-chia e stantia, anche se vi consiglio di leggerla.Don Milani lavorava in un’epoca di emergen-ze, ma quando lui arrivò alla prima scuolaportò il gioco del pallone, il tennis, il calcioba-lilla, il fioretto, cioè tutte quelle che erano lerisorse di casa sua.

eredità feconda per il sindacatoEd ecco uno stralcio dell’intervento di FrancoBentivoglio, letto da Giacomo Meloni.«Don Milani non inventò un nuovo progettopolitico, ma fu veramente un rivoluzionario;egli volle agire profondamente su una situa-zione di grave disuguaglianza di sapere e dicultura tra i cittadini, che considerava la veradiscriminante della povertà, “che non si misu-ra nella quantità di pane, casa, caldo, si misuranel grado di cultura e dell’azione sociale”.Più d’ogni altra cosa è stato un educatore cheha dato la parola ai poveri, perché ottenesse-ro il rispetto della propria dignità di persone eperché fossero effettivamente sovrani nellostato, artefici della costruzione della società edella realizzazione dei diritti.Don Milani riteneva la scuola importantenon per aggiungere al nome un “dott. o uning.”: “a noi interessa colmare l’abisso di dif-ferenza e la principale sta nel possesso dellaparola, della lingua, della cultura”. Il suoobiettivo non era di fare di ogni operaio uningegnere, né di ogni ingegnere un operaio,ma quello di far sì che l’essere ingegnere nonimplichi essere più uomo.Don Milani ha dato una risposta, partendodal Vangelo, allo sfruttamento del lavoro mi-norile, alla violazione sistematica delle leggisul lavoro, alla prepotenza e all’arbitrio neiposti di lavoro, dove i lavoratori, bambini opadri di famiglia, sono solo forza lavoro, dalicenziare, cacciare, con un cenno, ad nutum,così come interpretavano le leggi i padroni. Esoprattutto, alla mancanza di rispetto per ladignità del lavoratore che si traduceva in unasua sistematica umiliazione. Esiliato a Bar-biana istituirà una scuola per i figli dei conta-dini, che diverrà una pietra miliare per qual-siasi strategia di riforma e di cambiamento in-centrata sulla persona e costituirà una criticasevera per le istituzioni a partire dalla scuo-la. Soprattutto cinque furono i cardini delmessaggio e della testimonianza di Don Mi-lani, che sintetizzo:

la scuola: una scuola per far crescere i ragaz-zi senza discriminarli, per farli più uomini, piùliberi, più consapevoli, più cristiani, più giusti.Una scuola che aiuti a spiegare le proprie ragio-ni e a ragionare. Una scuola che non ha paura diprendere posizione, che ha in onore la politicae il sindacato come strumenti moderni capaci didifendere gli ultimi e le loro ragioni.

il sindacato: il sindacato si batte per la dife-

sa della libertà delle persone, nella difesa delladignità del lavoro, nella sua concretezza, nelsuo essere fatica e al tempo stesso strumentodi dignità sociale e di conquista di cittadinan-za. Gli obiettivi della scuola di Barbiana eranodiventare da grandi o maestri o sindacalisti. Isindacalisti sono persone che “hanno decisodi spendere la loro vita per gli altri”.

l’eguaglianza: una eguaglianza che guarda alladiversità dei bisogni; ”non c’è nulla che sia in-giusto quanto far le parti uguali tra diseguali”.

le forme di lotta non violente: lo sciopero eil voto “sono lotte che approvo e sono nonviolente. Lo sciopero è un’arma. Non ha nulla ache vedere con la beneficenza. Somiglia piutto-sto alla spada dei cavalieri medievali che venivaconsacrata sull’altare in difesa dei deboli e deglioppressi. Un’arma incruenta. La sua istituzio-ne, diffusione e consacrazione legale è gloria delnostro secolo e onora la classe operaia... ed èuna affermazione di dignità umana”.

il primato della coscienza: educare a guidar-si con la coscienza e non con l’obbedienza cie-ca, pronta, assoluta.La traduzione civile e quotidiana dei valorievangelici, la denuncia e la testimonianza delledisuguaglianze da parte di Don Milani furonoper molti di noi il nostro Capitale, e il nostrolibretto rosso. Quello di Don Milani è stato uncontributo alla cultura sindacale di quel tempoche si innestava nella nostra vocazione sociale enella nostra coscienza di sindacalisti cislini.Se l’esperienza di Don Milani suscitò paura eirritazione nei conservatori inveterati e reazionipesanti di ogni categoria (le peggiori vennero daparte dei settori più conservatori delle gerarchieecclesiastiche e della magistratura), nei confron-

ti delle forze giovani, intellettuali e sindacali,suscitò interesse e stimolo per nuove analisi enuove lotte per la promozione umana».

sintesi di alcuni interventiACHILLE PIANTONI (Fnp-Cisl) «Ho avutomodo di parlare direttamente con Padre Bal-ducci e gli ho detto: la religione c’insegna asopportare pazientemente le persone molestema se c’è ingiustizia non è possibile soppor-tare. Don Milani ha lottato in tutta la sua bre-ve vita contro le ingiustizie ed ha insegnato aisuoi ragazzi che l’ingiustizia è un male socialeda combattere. Ho seguito con attenzione gliinterventi a questo seminario e ho avuto l’op-portunità di rivivere con voi, una parte signifi-cativa della vita e delle opere di Don Milani. Èstata un’esperienza commovente».ALESSANDRO PONI (Fim-Cisl): «I lavoratori, ipoveri, non ce la fanno più a dare risposta aiproblemi quotidiani, i salari bassi, i problemidella famiglia, i problemi della casa, i problemidi stare dentro la Comunità ed essere ascolta-ti. C’è bisogno che il Sindacato, ma anche leOrganizzazioni sociali, la politica, sappianoascoltare questi segnali d’inquietudine dei no-stri tempi, per dare risposte positive a questiproblemi non bisogna rinchiudersi, non è ilrancore, non è il rifiuto, ma bisogna operareperché milioni di persone agiscano per ridaresenso ad una società che non si preoccupa piùdi loro; a ridare vita ad un mondo che si spe-gne nei suoi valori, dove tutto è un numero etutto è vuoto. Quando si cambia il mondo?Quando si parte dalla persona. Sono stati im-portanti per Don Milani i suoi allievi, quantosi cambia nella società, nella vita di ogni gior-no, se si da spazio alla persona, al suo cuore,alla sua essenza, è questa la forza. Si cambiaquando tutti i componenti la società, soprat-tutto i più deboli, possono esprimere le loroproblematiche e se scatta la solidarietà deglialtri verso chi ha problemi. Se si assume unpunto di vista diverso e si curano comporta-menti solidali si riesce a modificare la societàed a trasformarla, a renderla più giusta. Questal’attualità del pensiero, della vita e delle operedi Don Milani che ha insegnato queste cose aisuoi allievi, ma è un richiamo che tocca tuttinoi, e soprattutto alla mia organizzazione sin-dacale, raccogliere gli insegnamenti e declinarecoerentemente e pazientemente quanto DonMilani ci ha insegnato. La sua è un’esperienzadi vita che ci parla, che continua a inquietarci,che ci deve impegnare contro l’ingiustizia».UNO STUDENTE: «Che differenza c’è tra ilmondo della scuola attuale, la scuola di Bar-biana ed il pensiero di Don Milani?».UNA STUDENTESSA: «Don Milani sostenevache nella scuola dell’obbligo non doveva essercila bocciatura. Non mi sembra un elemento cosìpositivo per la crescita delle persone».

da pagina 4

“la parola ai poveri”

... e vivere meglioCommentando il recente libro di Tony Judt,Dopoguerra. Come è cambiata l’Europadal 1945 a oggi, Sergio Luzzato scrive sulCorriere della Sera (“Siamo europei, tenia-moci il welfare”) che «lo Stato sociale, nel-l’Europa del dopoguerra si diede per com-pito non soltanto di garantire le istituzioni ei servizi necessari a un Paese sicuro e benregolato, ma anche di migliorare le condizio-ni di vita della popolazione e, al limite, dicorreggere una troppo iniqua distribuzionedelle ricchezze». Commento arricchito dauna breve “istantanea” sull’autore che «co-nosce troppo bene il mondo che si estendepoco lontano dalle finestre del suo studiodi New York, appena fuori WashingtonSquare, per poterne rimanere incantato. Saquanto quel mondo sia fatto di alienazione,di disvalori, di sofferenza. Perciò spera chegli europei trovino il modo di rinnovare lascommessa vincente del loro dopoguerra:lavorare meno degli americani, guadagnaremeno, e vivere meglio».

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6 dicembre 2007 - graffiti

Fax

CEDEGOLO

geniale o diabolico?Gli automobilisti abbastanza vecchi da averpercorso la Valcavallina negli anni Sessanta ri-corderanno lo striscione che, all’inizio di SanPaolo D’Argon, invitava alla prudenza conuna semplice, e tuttavia efficace, esortazione:«Per favore, andare adagio».Nei giorni scorsi ci ha provato il Comune diCedegolo, tramite alcuni pannelli elettroniciche indicano la velocità cui sta viaggiandol’automobilista di turno. Congratulazioni! So-prattutto per la scelta coraggiosa di andarecontro corrente, ovvero: la prevenzione re-sponsabile in alternativa alla repressione. Ameno che non sia stato piazzato anche un oc-culto rilevatore di velocità, a scopo repressivo(e di cassa), prima di quello palese (e gentile).In tal caso, piuttosto che geniale l’originaleiniziativa sarebbe diabolica.

VALCAMONICA E SEBINO

il fronte sud-occidentaleNel gennaio 2006 il sindacato confederale edella Funzione pubblica del comprensorio ca-muno-sebino, al fine di «rivalorizzare e poten-ziare il Distretto Ovest Bresciano consenten-do una piena funzione operativa, implementa-re le tipologie di attività oggi escluse dal De-creto e dotare lo stesso di autonomia logistica,nel rispetto delle competenze del Dipartimen-to» e, quindi, «avere in dotazione i mezzi e lerisorse per svolgere nel migliore dei modi pos-sibili le proprie competenze anche specialisti-che per affrontare le forti criticità presenti sulterritorio», chiedeva alla direzione regionale eprovinciale dell’Arpa (Agenzia Regionale perla Protezione dell’Ambiente) la disponibilità adiscutere nel merito le problematiche solleva-te, ritenendo pertanto utile «interessare il Pre-sidente della Comunità Montana di Valleca-monica, che ci legge per conoscenza, affinchésia disponibile a convocare un incontro per af-frontare il problema sollevato».La vicenda, però, non deve aver fatto moltastrada, visto il carattere del recente sollecitoda parte dello stesso sindacato comprensoria-le, che nel novembre scorso scriveva: «I se-gnali che riusciamo a percepire ci dicono che,da allora, la situazione non è migliorata e cipare, anzi, che si stia procedendo lentamente

al definitivo smantellamento del distretto. Anostro avviso occorre che lo stesso vengaprioritariamente istituito in via definitiva, oc-corre poi rivalorizzarlo e potenziarlo consen-tendone una piena funzionalità operativa. Ènecessario dotare lo stesso di autonomia logi-stica, oltre che delle risorse (di personale e diattrezzature) per svolgere nel migliore deimodi possibili le proprie competenze anchespecialistiche per far fronte alle forti criticitàpresenti sul territorio». Le stesse organizza-zioni sindacali, quindi, hanno sollecitato anco-ra una volta il presidente della ComunitàMontana di Valle Camonica a «convocare unincontro per affrontare il problema».

DARFO BOARIO TERME

non solo “acqua”Il gruppo della “Civica” dopo aver più volte«offerto alla maggioranza collaborazione e di-sponibilità», ha distribuito nei giorni scorsi aicittadini un volantino in cui denuncia di aversempre trovato soltanto porte chiuse. A que-sto punto “La Civica” stessa «chiede la con-vocazione di un Consiglio comunale aperto»,in cui la proprietà delle Terme si possa con-frontare su un piano industriale credibile. Inquella sede, quindi, «i nostri consiglieri illu-streranno le proposte già contenute nel pro-gramma elettorale».E si tratta di proposte non certo prive di uncerto interesse, che vanno dal traffico («noalla rotonda davanti alle Terme»; sì alla bretel-la della superstrada e al ponte Boario-Isola; sìalla variante per la Val di Scalve; sì alla pedo-nalizzazione – almeno in estate – del centro diBoario; sì ai collegamenti pedonali protetti eal verde fra la stazione, le Terme e il Palazzodei Congressi) al riassetto urbanistico territo-riale: «valorizzare l’ambiente (lago Moro, par-co Luine, Monticolo, grande parco fiumeOglio-Isola); riqualificare il piazzale della sta-zione di Boario e via Manifattura; migliorarel’arredo urbano con aree verdi e nuovi par-cheggi; valutare lo spostamento dell’Imbotti-gliamento, e del traffico degli autotreni, nellazona industriale per creare un nuovo polo ter-male e del benessere in centro a Boario».Occorre quindi – continua il comunicato della“Civica” – progettare una “città turistica etermale” prevedendo, oltre al riassetto del ter-ritorio, nuove strutture termali-sanitarie e peril benessere, nuove collaborazioni tra pubblicoe privato e un piano per il reperimento dei fi-nanziamenti necessari».In tal senso, continua “La Civica”, «è perciòindispensabile coinvolgere tutte le risorse del-la nostra città facendo ricorso alle più alteprofessionalità disponibili e affidando lo stu-dio del rilancio di Boario Terme a veri espertidel settore». Questo, conclude il comunicato,«è “progettare in grande” per trasformare ilmomento di crisi in un’occasione di rinascita».

VALCAMONICA E VALTELLINA

dal punteruolo al mouseLa Valcamonica e la Valtellina, che «unitamen-te agli altri siti alpini del Monte Bego, dell’Al-to Adige e del vallese svizzero, costituisconola principale area d’arte rupestre europea eduna delle principali a livello mondiale», nel-l’ultimo weekend di novembre hanno promos-so un convegno intervalligiano (in parte a Ti-rano e in parte a Edolo) sul tema “L’arte rupe-stre nelle culture pre e protostoriche delleAlpi camuno-valtellinesi e dei Grigioni”.Un convegno che mirava «ad aggiornare lo sta-to delle ricerche alla luce delle scoperte degli ul-timi anni» e, per altro verso, «ad individuare ecomprendere le caratteristiche ed i parallelismitra i tre siti rupestri rappresentati da Valcamo-nica, Valtellina e Grigioni: la prima ricca di oltre300.000 figurazioni, le altre con testimoni dialta caratura simbolico-concettuale che comple-tano ed arricchiscono il quadro complessivo».Un convegno che, secondo le intenzioni deipromotori, potrebbe dare alcune risposte adinterrogativi in merito ai regionalismi attuali,in rapporto alla «visione complessiva del ter-ritorio alpino che avevano i popoli qui inse-diati» e, quindi, al «perché qui si è sviluppatoquesto grande fenomeno di espressività arti-stica». Ovvero: «Si può parlare di un unicobacino etnico-culturale con strette connessionianche territoriali o piuttosto di gruppi chehanno, in relativa autonomia, creato forme ar-tistiche (l’arte rupestre) simili?». Ovvero:«Quali le differenze e le continuità tra le variearee?». Va infine segnalato che il convegno si èavvalso di una vastissima “platea” di sponso-rizzazioni, pubbliche e private.

MANIFESTAZIONE PER LA PACE

“no Dal Molin”Nei giorni 14, 15 e 16 dicembre, leggiamo suuna nota diffusa tramite mailing list da GinoMorandini (in collaborazione con “Tapioca”),«si terrà a Vicenza un’importante manifestazio-ne internazionale per la pace, organizzata dalmovimento “No Dal Molin”, movimento che,per chi non lo sapesse, da un anno a questaparte si impegna contro l’allargamento della lo-cale base militare americana. La manifestazionevera e propria – continua la nota – si terrà il 15dicembre, mentre negli altri due giorni ci saràspazio per una serie di approfondimenti e di-battiti». Seguono quindi informazioni per gliaspiranti partecipanti alla giornata del 15 di-cembre: «Stiamo organizzando un pullman chepartirà dalla Valle nella mattinata di sabato 15 erientrerà nella serata dello stesso giorno, quan-do avrà termine il corteo che sfilerà per le vie ele strade vicentine». Ed infine, un auspicio:«Come già lo scorso 17 febbraio, speriamo cheanche questa volta sapremo metterci in gioco euscire dalla nostra sonnolenza, riempiendo ilpullman e partecipando numerosi ad un appun-tamento davvero importante».

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graffiti - dicembre 2007 7

DAL CONSIGLIO REGIONALE

consumatori... spolpatiSecondo i consiglieri regionali Arturo e Osval-do Squassina, «il provvedimento che regola leaperture degli esercizi commerciali va a disca-pito anche delle piccole attività, dei consuma-tori e dell’ambiente». La nuova legge, infatti,viene giudicata come «un vero e proprio rega-lo alle lobbies del commercio», che «produrràmolti problemi ai molti attori coinvolti: con-sumatori, lavoratori e commercianti stessi».Come è noto, le giornate festive di apertura inun anno sono state portate a 32, da 13 che era-no, ed essendo il provvedimento «a favore so-prattutto dei grandi centri commerciali», a farnele spese saranno le piccole e medie attività, maa subire contraccolpi, sempre secondo i dueconsiglieri regionali, «saranno anche i consuma-tori, visto che le aperture sono per lo più pre-viste per le prime domeniche del mese, quandospendere è certamente più facile rispetto a unpaio di settimane dopo», oltre ai lavoratori«impiegati nelle grandi strutture, soprattutto iprecari, costretti ad una sempre maggiore fles-sibilità». Senza contare, infine, conclude lanota, «che l’aumento del traffico indotto dalprovvedimento peggiorerà le condizioni am-bientali, dato che le grandi strutture commercia-li sono per lo più collocate proprio nei centrinevralgici già normalmente congestionati».

SAVIORE DELL’ADAMELLO

scacco al... re?Dopo la stravagante ipotesi degli specchiin alta quota per portare il sole nella frazio-ne di Valle anche nei mesi invernali, sarebbefin troppo facile, oggi, fare del sarcasmo sul-l’ultima boutade dell’amministrazione comu-nale di Saviore dell’Adamello: vendere un’im-mensa porzione di territorio al confinanteTrentino per fare cassa (e che cassa!).Le cose poi hanno assunto una piega diversa,grazie ad un responso referendario che, a sor-presa (e a dispetto dell’esito “bulgaro” nelleultime elezioni), ha bocciato la proposta degliamministratori, comunali e comunitari.Probabilmente ha vinto «la storia» (o anchesolo il rispettoso vincolo con la tradizione),come afferma Italo Bigioli (valsavioresed’adozione e animatore della locale sezione diAmici della Natura) e, forse, si è messo sottoscacco (per una volta, almeno) l’affarismosenza scrupoli. Chissà? Ma è certamente unapartita persa per l’ambientalismo ecologico.Basta attraversare il bosco della Valsaviore epoi quello del Trentino, per rendersene conto.

MALEGNO

il diavolo e l’acqua santaVerrebbe da pensare a leggendarie compara-zioni d’altri tempi, quando per definire un so-dalizio di tale natura non si disdegnava di sco-modare diavoli e acquasantiere.

In realtà, nell’affiatamento con cui operanol’Amministrazione comunale e il Parroco inquel di Malegno per l’annuale gestione del pre-mio “per la solidarietà e la pace, Mites terrampossident”, giunto ormai alla sua terza edizione,vediamo poco diavolo e ancor meno acqua san-ta, fortunatamente. Tutt’al più si potrebbe ag-giungere, forzando magari un po’ il concetto,che ad entrambe le parti si addice la definizioneche amava dare di sé uno dei presidenti brescia-ni del Cln, Mario Marchetti: «Cristiano senzachiesa e socialista senza partito».Se poi il prodotto di tale sinergia tende a ma-turare soprattutto nell’ambito di quel cristia-nesimo delle origini (il riconoscimento per il2007, infatti, è andato alla Caritas di DarfoBoario Terme e a Luciano Cominotti, un mis-sionario che opera da anni in Mozambico) po-trebbe significare solo e semplicemente che ivalori del cristianesimo sociale si vanno affer-mando in misura inversamente proporzionaleal tramonto del socialismo nella sua dimensio-ne laica, forse perché i suoi odierni demiurghisono troppo impegnati nella gestione dei fa-migerati Centri di permanenza temporanea enella fabbricazione di armi da guerra come for-midabili “strumenti di pace”.

CIVIDATE CAMUNO

ex FranzoniL’ultimo incontro tra le Rappresentanze sin-dacali e il sindacato di categoria con la direzio-ne dell’Azienda ha sancito la definitiva smobi-litazione in quel di Cividate Camuno dellaFranzoni Filati, che si rafforza invece a Esine,assumendo anche una parte degli ex dipenden-ti di Cividate. La ditta Morandini, che ha rile-vato gli immobili dismessi dalla Franzoni, haottenuto dall’amministrazione comunale diCividate Camuno anche la proprietà della exstrada pubblica che passa(va) tra la vecchia ela nuova proprietà, con qualche timida prote-sta da parte della minoranza consiliare, che,pur non contestando l’operazione, aspiravaad un maggior coinvolgimento.

CAMUNIA

una valle al... manganeseLa notizia è esplosa come un fulmine a ciel se-reno: il morbo di Parkinson colpisce in Valca-monica con potenza quasi triplicata rispettoalla media italiana, e la causa sarebbe da ricer-carsi nell’esposizione prolungata all’inquina-mento da manganese, un minerale i cui com-posti, già usati dagli egizi nella fabbricazionedel vetro e dagli spartani per conferire una du-rezza particolare alle loro armi, è diventatonegli ultimi due secoli un componente essen-ziale nella produzione di acciai ed altri mate-riali ferrosi. Ed ecco che i conti tornano, semettiamo in fila i Parkinson di oggi e la Valca-monica siderurgica del secolo scorso.Quel che non torna, invece, è la repentinapreoccupazione mostrata dal direttore del-

l’Asl camuno-sebina, soprattutto se pensiamoche le stesso Ente (quando si chiamava ancoraUssl), promosse un importante convegno(Sala Liberty delle Terme di Boario, 29 no-vembre 1992), in collaborazione con la Catte-dra di Medicina del Lavoro di Brescia e l’Isti-tuto di Medicina del Lavoro dell’Universitàdegli Studi di Milano, con il contributo della“Comunità europea del Carbone e dell’Accia-io” dal quale emergeva, tra l’altro, che «le con-centrazioni urinarie di manganese dei lavorato-ri delle ferroleghe sono risultate significativa-mente più elevate rispetto a quelle del gruppodi riferimento...», e che «in occasione di espo-sizioni anche non particolarmente elevate,l’eliminazione urinaria di manganese tende adaumentare in modo proporzionale ai livelli ae-rodispersi del minerale...».Ergo: è “soltanto” una lacuna culturale quelladel direttore Asl, o dobbiamo pensare ad unatto di... genuflessione verso quanti sarebberoapparsi con tanto di nome e cognome anchesenza essere citati, qualora si fosse anche soloaccennato all’ormai antica data della “novità”?

VALCAMONICA

perché “morti bianche?”Mercoledì 14 novembre un giovane di 26anni, Francesco Conforti, perde la vita in uncantiere dell’alta Valcamonica. Il giorno suc-cessivo, alla Lucchini di Castro, muore unoperaio 42enne, Luciano Volpi, schiacciatoda una pressa nello stesso reparto in cui seimesi fa aveva perso la vita Vittorio Bendotti.Nella stessa giornata muore un giovane ope-raio albanese, Kledis Jahja, che lavorava inun’acciaieria di San Zeno, ma dipendente daun’impresa di Pisogne.Cgil, Cisl e Uil, mentre «invitano le lavoratricie i lavoratori e quanti vorranno aderire, ad unasottoscrizione straordinaria, devolvendo mez-z’ora di lavoro ai familiari dei lavoratori chesono morti sul lavoro e che lasciano moglie efigli», esortano le Rappresentanze sindacaliunitarie ad «organizzare dal 16 novembre al30 novembre 2007 assemblee in tutti i luoghidi lavoro per mettere al centro il valore dellavoro», come «bisogno essenziale per potervivere e non per morire» e, quindi, anche inragione di quanto emergerà dalle assemblee,non escludono il ricorso ad «una successivamobilitazione generale per affermare la sicu-rezza sul lavoro e il valore della vita».

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8 dicembre 2007 - graffiti

ritorno in piazzaSecondo Amnesty international, con le ca-riche nelle piazze e nelle strade, i pestaggialla scuola Diaz e le torture nella casermadi Bolzaneto, nel luglio 2001 a Genova, fumessa in atto «la più grave violazione deidiritti democratici in un paese occidentaledopo la seconda guerra mondiale». Infatti,è scritto nella Costituzione italiana che «Icittadini hanno diritto di riunirsi pacifica-mente e senz’armi» (art. 17/1) e che «Èpunita ogni violenza fisica e morale sullepersone comunque sottoposte a restrizio-ne di libertà» (art. 13/4).Perciò, sabato 17 novembre, rispondendoall’invito della Comunità di San Benedettoal Porto, ho preso il treno per andare nellacittà ligure a manifestare in sostegno dellelibertà civili e della domanda di verità e giu-stizia sulla repressione delle trecentomilapersone che parteciparono alla mobilitazio-ne contro i “padroni del mondo” del G8.Mi sono mescolato ai cinquantamila delcorteo che era aperto dallo striscione “LaStoria siamo noi” con cui i promotori han-no voluto ricordare un evento storico di«straordinaria potenza e di innovazionedelle forme di partecipazione politica».Così, in pace ma con qualche brivido, horipercorso alcuni dei luoghi dove, sei annifa, avvennero le violenze di squadristi indivisa e l’uccisione di Carlo Giuliani legit-timate dal governo di allora. Che farà l’at-tuale? (Pier Luigi Fanetti)

PERCHÉ NON DOVREBBE FUNZIONARE ANCHE DA NOI, COME IN VAL VENOSTA?

il “trenino” della Valcamonicadi Damiano Di Simine (presidente regionale di Legambiente)

In Lombardia abbiamo una ferrovia - la Brescia- Iseo - Edolo - che svolge una molteplicità difunzioni, dal collegamento metropolitano traBrescia e la Franciacorta all’accesso turistico allago di Iseo e ai comprensori sciistici di Apricae Ponte di Legno dell’Alta Valcamonica, cheavrebbe grandi potenzialità per sviluppareun’offerta di mobilità su ferro e supportare unsistema di mobilità collettiva fortemente poten-ziato rispetto allo stato attuale.Questa ferrovia ha anche un ramo (Iseo-Rova-to) attualmente dismesso al trasporto di pas-seggeri, che si immette direttamente sulla lineaMilano-Venezia e che, se venisse ripristinato,consentirebbe rapidi ed efficienti collegamentinon solo con Brescia, ma anche con Milano econ l’intera fascia pedemontana.Purtroppo questa ferrovia non ha ancora co-nosciuto un rilancio effettivo, i passeggeri tra-sportati sono largamente inferiori alle poten-zialità, sebbene la congestione stradale lungo icentri perilacustri e i flussi turistici legati aiweek end sulla neve siano sempre più un pesoper le comunità locali. Nonostante gli investi-menti effettuati sulla linea, il materiale rotabileè vetusto e ben poco confortevole, gli orari ele coincidenze sono particolarmente penaliz-zanti, non esiste un ‘marketing’ orientato aidiversi segmenti di domanda.

Una sorte che non pensiamo debba essere ac-cettata passivamente, in primo luogo da noiambientalisti: ritengo che sia altamente qualifi-cante per una associazione come Legambienteavviare una campagna per chiedere che la Bre-scia-Edolo non diventi un ramo secco ma che– al contrario – rappresenti una grande occa-sione per rendere un po’ più sostenibile lamobilità nel vasto territorio attraversato, mi-gliorando l’accessibilità turistica del territoriodi Sebino e Valle Camonica.Si tratta in altre parole di dimostrare che losviluppo (della qualità della vita dei pendola-ri e dei viaggiatori, della promozione turisti-ca) può essere coniugato con la sostenibilitàambientale. Qualcuno penserà che è difficile

ottenere un simile risultato. Indubbiamentelo è, ma non è nemmeno impossibile: perquesto il Circolo di Legambiente Franciacortaorganizzerà una visita ad un’altra ferrovia,quella della Val Venosta (Vinschger Bahn) daMerano a Malles, che negli anni ’90 se lapassava anche peggio della Brescia Edolo(tanto da venir chiusa e disarmata dalle FS).Ebbene, proprio la mobilitazione degli am-bientalisti locali è stata uno degli elementiche ha portato la Provincia di Bolzano aprendere in mano la situazione e a ripristina-re un servizio, realizzato con mezzi modernie con alti standard di confort, di servizi e dipuntualità, tanto che oggi i treni sono lette-ralmente ‘presi d’assalto’ dai viaggiatori. Seci sono riusciti loro, perchè non dovrebbefarcela anche Brescia?!

DALLE SPONDE DEL SEBINO ALL’UNIVERSITÀ DI LIONE

stato d’assedioL’università ha riaperto. Ma é il modo che fa la differenza. Dopo tre setti-mane di blocco sono arrivati i poliziotti a liberare il nostro diritto allostudio. È triste in ogni caso fare il defilé davanti a dei soldatini in tenutaanti sommossa... Scudi per farsi spazio in mezzo ai ragazzi, i quali, ancorapiù intestarditi e inferociti restano sulla porta battendo le mani e facendo volare qualche insulto.Anche le botte sono arrivate, come la dimostrazione più democratica dell’irrazionalità. La li-bertà di azzittire, la libertà di usare della violenza contro chi rappresenta lo stato.Ma dove siamo arrivati.. a che punto. Persino per andare in mensa devo mostrare la carta dellostudente. Questo documento mi contraddistingue, mi fa sentire qualcuno e mi evita rogne... mida il diritto. In ogni caso é fastidioso doverlo esibire anche quando, per andare al bagno, devipassare da un blocco di edifici all’altro.Ci sono professori che si sentono quasi presi in ostaggio. E non hanno tutti i torti. Evitano difare lezione e ti lasciano simpatiche relazioni da 15 pagine da fare a casa.L’altro giorno per uscire dall’università ho saltato il muro, come una ladra , approfittando delfatto che stavano cominciando ad occupare il giardino i manifestanti. Gli altri studenti, come topinel labirinto, hanno cominciato a cercare un’uscita; le avevano tutte bloccate per la nostra sicu-rezza, per evitare l’«assedio». Povera Francia... abbiamo fatto un passo indietro, o anche di più...Io quasi me la ghigno, osservo tutto con distacco e con aria decisa passo davanti ai poliziotti,nascosta dietro ai miei Ray-ban e pronunciando qualche piccolo insulto (come “fascisti”) borbot-tando in italiano. È come nel gioco “non si muove una foglia”, quando devi passare nel tunnel digente consapevole che potresti prenderle da un momento all’altro se scatta qualche cosa.Ovvio. Non mi succederà niente. Mi piace osservare ma non cerco il pericolo... diversamenteda quanto hanno fatto i miei colleghi francesi davanti alla biblioteca stamattina.Bene mes amis... un bacione dalla vostra Mària, sempre più delusa e sempre meno stupita difronte agli eventi. (Maria Grazia Balducchi)

Genova con noi(PLF - 17 novembre 2007)

Ci portò il trenoal mare serenoun giorno autunnaledi vento maestrale.

Cinquantamila làa chieder verità.Dove fu scontroc’è stato incontro.

«Sognate e mirate sempre più in alto di quelloche ritenete alla vostra portata. Non cercatesolo di superare i vostri contemporanei o ivostri predecessori. Cercate, piuttosto, disuperare voi stessi». (William Faulkner)

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graffiti - dicembre 2007 9

DAL NOSTRO INVIATO A... (di Monica Andreucci)

sciare o mangiare?Fiera di Modena: l’evento in cui stavolta siamo andati a cercare tracce camuneè “Skipass”, annuale fiera dedicata al “circo bianco”. 25.000 metri quadri disuperficie espositiva, 160.000 visitatori ed un allestimento tra i più spettacolari (la Vostra inviataha fatto la prima sciata della stagione, su una delle piste innevate ed attrezzate per l’occasione!)fanno della 4 giorni d’inizio novembre l’appuntamento più atteso e seguito.Sempre ai massimi livelli lo spazio espositivo della Lombardia, e pure se purtroppo non c’èmai un poster delle nostre incisioni o panorami, con piacere la presenza della Vallecamonica siè avvertita. Oltre al carosello dalignese, ben visibile sia con il plastico degli impianti da Vezzaal Tonale ed oltre sia con quei bei ragazzi di Francesco Bosco e Claudio Novembrini, oltre allarappresentanza in dèpliants ed operatori di Montecampione, facevano bella mostra di sé suldesk della Provincia anche altre cose nostrane. Riguardo alla neve, purtroppo, non altro se siesclude il comprensorio Gaver-Maniva (ma promosso, perfino con pubblicità sul catalogo uf-ficiale, dalla Valtrompia). Però stan maturando aspetti molto interessanti della tipicità locale: ilturismo naturalistico e quello enogastronomico.Sulla rivista Prealpi Orobiche, edita in quel di Bergamo in veste davvero prestigiosa, nelnumero di ottobre-novembre in distribuzione gratuita c’erano due begli articoli dedicati allanostra Valle. Uno è firmato dall’Agenzia Territoriale per il Turismo e sviluppa gli aspetti,appunto, ambientali mentre l’altro è di Alberto Franchini sull’arrampicata sportiva in ValSalarno. In edicola, per chi volesse leggerli, la testata si trova ancora.Capitolo a parte sul mangiare camuno, illustrato da due brochure ben fatte sulle “settimanedella gastronomia” (giunte alla sesta edizione) e sui “sapori e saperi” tipici. In entrambi i casi ècoinvolto in prima “persona” il Gruppo Ristoratori della Vallecamonica, formatosi in seno allaConfesercenti bresciana, col supporto di Comunità Montana, Camera Commercio e Provincia.Pur salutando con piacere l’iniziativa, che ha trovato sinceri consensi tra i visitatori dellamanifestazione modenese, sul tema andrebbero fatte alcune considerazioni di caratterelocale…che rimandiamo ad altro spazio.

CURIOSANDO NEGLI STAND GASTRONOMICI CAMUNI ALLA FIERA DI MODENA

cibo camuno: spaghetti alla chitarra!?di Monica Andreucci

Abbiamo già presentato le iniziative legate al-l’enogastronomia tipica, nuova promettentefrontiera del turismo indigeno. Ricordate?Sono stati pubblicati – e tuttora in distribu-zione – due opuscoli molto curati, col contri-buto degli Enti Locali, sulle “Settimane dellagastronomia camuna” e sui “Sapori e saperi diVallecamonica” promossi dal Gruppo Ristora-tori nostrani formatosi in seno alla Confeser-centi bresciana. Entrambi portano, come coor-dinamento, il nome di Silvano Nember.Sfogliando le belle pagine (indubbiamente godi-bilissime e di grande effetto) in cui sono pre-sentati i ristoranti e loro menù proposti, chinon conosce il cibo camuno dovrebbe farseneun’idea, che purtroppo però non risulta sem-pre fedele alla nostra storia. Eppure sta scrittochiaramente nell’apertura, a firma congiuntaAlessandro Bonomelli e Edoardo Mensi: «Intutte le specialità che si potranno degustare…si specchia lo spirito millenario e la cultura delterritorio… un appuntamento imperdibile pertutti gli amanti della cucina tradizionale…».Peccato veniale nel caso della pubblicazionetargata Cissva, che diffonde le ricette creativepartecipanti al concorso “Quando la cucinaincontra l’arte casearia”, dal quale vengononuove idee per l’utilizzo dei nostri formaggi.Pur se l’immagine scelta per testimonial – una

gommosissima Gabriella Carlucci – forse nonè proprio segno di grande genuinità (almenofisica), va meglio nell’evocazione dei sapori.Anche lì, però, si trovano eccessive conces-sioni alla nouvelle cuisine, come la “concassédi pomodoro” (pelati a dadini conditi, insom-ma) o il “coulis di fragole” (frullate, passate ezuccherate in salsa, tutto qua). Ci sono sìmolti piatti storici, ma si poteva evitare di farrivoltare il buon Artusi nella tomba: dalla finedell’800, infatti, cercò di valorizzare l’arte cu-linaria italiana e tipica depurandola appuntodai troppi francesismi sintomo di stupida, in-giustificata dipendenza enogastronomica!Non va meglio con le “Settimane”, l’altro opu-scolo. Chiedendo lumi agli anziani della Valle,su certi piatti la risposta è davvero stupita,come, tra parentesi: iniziamo con un incredibile“Risotto al lichene e Bagoss” (Che siamo, ren-ne?) per poi andare allo “Silter con marmellatapiccante di mele cotogne” o alla “Ricotta conmarmellata di cipolle rosse” (Mai sentite!),come peraltro l’aceto o “aspretto” di lampone,per non parlare poi della “mousse di rabarbaroe fragole” o della “zuppetta fredda di castagnecon gelato al ginepro” per le quali i nonni siscandalizzano. Ma il top, quello che assoluta-mente con la cucina camuna non c’entra nelmodo più assoluto, è un primo condito con sfi-

lacci di cinghiale in umido: vi si propongono in-fatti degli ottimi “spaghetti alla chitarra”!?Già, già, genuinamente tradizionali. Però del-l’Abruzzo, e non diciamo quale ristorante li hamessi nel menù; cari buongustai cercateli daDarfo al Sebino. Li troverete grandi al palato,molto meno nel cuore.

Festival d’esportazioneAnche il festival “Dallo sciamano alla show-man”, al pari degli skipass e della cucina ca-muna pare ormai destinato all’esportazione,visto che il discreto indice di popolarità dicui gode, in camunia ed oltre, non riesce acompensare il basso indice di gradimentonella stanze del Palazzo. Nulla di trascen-dentale, intendiamoci. Anzi, sarebbe straor-dinario che fossero proprio degli sciamani (odegli showman) a rompere il cerchio... magi-co e diventare i primi “profeti in patria”.

Pasolini diceva «io so», era rivoluzionario.L’Italia di oggi, praticamente in coro, dice «losapevo», ed echeggia come un suono fesso. Ilcaso Rai-Mediaset è soltanto l’ultimo in cui il«si sapeva» è risuonato tonante e potente.[...] Naturalmente il «si sapeva» ha una suastraordinaria peculiarità: assolve in qualchemodo ciò che si sapeva, anestetizza il fatto.Se lo conoscevi già, e ci vivevi in mezzo, esei qui a raccontarlo e a dire «si sapeva»,vuol dire che non era così grave [...].Michele Serra si è giustamente augurato chegli anticorpi arrivino durante la malattia, nondopo, a fare gli spiritosi e a dire «lo sapevo».Però è un fatto che quando gli anticorpi arri-vano puntuali, quando qualcuno si agita unpo’ e dice «io so», invece di dire dopo «losapevo», viene trattato come un mezzo mat-to. Chi dice «io so» in tempo reale è sempreminoranza, o trattato come un rompicoglio-ni. Qui si parla di infedeltà aziendali e asser-vimenti politici, ed è grave. Ma rallegriamo-ci: ci sono cose ancor più gravi su cui pochioggi dicono «io so» e molto domani diranno«lo sapevo». Le future pensioni dei lavorato-ri instabili saranno da fame. Io lo so. Losanno anche gli economisti, che comincianoa valutare le curve dei consumi di una cate-goria a venire, già prevista dalle statistiche,quella dei pensionati poveri. Dire «lo sape-vo» tra dieci o vent’anni sarà soltanto unabeffa in più. Eppure la sensazione è che chidice «io so» prima, o durante, passa sempreper incendiario, ideologico, guastafeste eprovocatore. Insomma, un irrequieto che di-sturba il manovratore. Lo stesso manovra-tore che tra qualche anno dirà «lo sapevo»

da un corsivo di Alessandro Robecchi

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10 dicembre 2007 - graffiti

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ANCORA UN’OCCASIONE PERDUTA PER IL TURISMO BASSO CAMUNO?

benvenuti a Boario (ex) Termedi Monica Andreucci

Chissà quanto ci vorrà per cambiare intesta-zioni ed indirizzi, i biglietti da visita dei resi-denti e tutti i loro documenti personali: pareinfatti che tra un po’ i darfensi dovrannosmontare i cartelli stradali per togliere quel“Terme” finale. Le lettere di licenziamentoper i 36 lavoratori dello stabilimento curativosono davvero partite… non c’è male comebatosta per la città intera!Di tutti i commenti che andiamo leggendo edascoltando sui mass media, tra le note più effi-caci è quella letta su “Gente Camuna”, il perio-dico diretto dall’ex Preside Nicola Stivala cheporta le notizie ed i commenti dalla Valle almondo intero. Rivolto agli emigranti abbonati oalle associazioni culturali degli stessi dovunquesiano, l’otto facciate spicca per la vastità deitemi raccontati solitamente con obiettività elinguaggio chiaro, ma pure con commenti maieccessivi seppur taglienti. Tra parentesi è cu-rioso come un “non camuno” sappia egregia-mente rappresentare questa nostra terra, per dipiù all’opinione pubblica internazionale.Tornando alle Terme, nell’articolo citato silegge papale papale: “«Sembra infatti che la“crisi” [correttamente messa tra virgolette, adinstillare il dubbio sulla sua verità] sia iniziataquando l’Amministrazione di Darfo non haassecondato le mire edilizie all’interno del

parco». Touche! Ecco l’inghippo, tanto percambiare di tipo urbanistico: tutta quell’arealibera in pieno centro non poteva, dannazione,passare inosservata alla speculazione, cosache invece è caratteristica vincente a TrescoreBalneario. Sarebbe straordinario se restassea parco, tra l’altro con piante secolari dienorme pregio, e invece chissà quali schi-fezze già stanno progettando, orgasmo diasfalto e cemento che chiameranno “valoriz-zazione architettonica”.Un’altra occasione perduta, nel turismo diBoario. Quella che poteva essere la culla del-l’ospitalità della Valcamonica tutta – grazie aduna dotazione di alberghi eccezionale di cuibastava curare l’accessibilità nel territorio,qualche corsa di trasporto pubblico in più epoche navette intelligenti – è diventata inveceun peso per l’economia locale. «Alcune inizia-tive promozionali […] erano state previste

negli anni Ottanta – ancora stralciando dall’ar-ticolo –, tra queste il collegamento con gli im-pianti sciistici di Borno ed il Funny Film Fe-stival». Il primo progetto fu abbandonato, loricordiamo, perché “costava troppo” e non sivalutarono invece i tanti vantaggi possibili;quanto all’FFF: «Per alcuni anni aveva richia-mato tanta gente ed aveva reso nota la cittadi-na in tutt’Italia [ed oltre, ricordiamo peresempio l’anteprima di un film americano!], siè interrotto perché si spendeva troppo», so-prattutto da bilanci istituzionali.Quindi la conclusione è grande spunto di ri-flessione: «Ma devono essere solo gli Entipubblici a sobbarcarsi gli oneri dello sviluppodi un paese?».

«Credere nello sviluppo integraledell’uomo all’interno del mondo dellavoro significa credere nel ruoloimportante e predominante dellapolitica rispetto all’economia.È una speranza, orientata cristiana-mente, che necessita di un’iniezionedi fiducia e, soprattutto, di una classepolitica che abbia come imperativomorale e sociale il servizio alla “cittàdell’uomo”». (Paolo Erba)

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graffiti - dicembre 2007 11

LA CLASSIFICA DEL MESE (a cura di Gastone)

amministratori con le... ali di piomboVoto 1 ai comuni di Angolo, Borno, Cimbergo, Cividate, Darfo, Losine e Piancogno. La costitu-zione di un’altra società per i servizi alla persona è solo una questione politica. Tanti avevano(ed hanno) dubbi sulla recente operazione degli enti comprensoriali, ma rifare un altro errore èancora più illogico.Voto 2 a Giampiero Bressanelli. Il presidente della centralina a biomassa di Sellero ha disertatol’iniziativa del comitato AttivaMente. Sottrarsi ad un confronto pubblico su una questione cosìspinosa è la via più facile, ma fa aumentare ancora di più i sospetti su quello che si vuole bruciare.Voto 3 a Bruno Piccinelli, ex amministratore delegato della Lozio Risorse Spa. Anziché fareautocritica sull’operato della sua società, accusa il sindaco Claudia Fiorani di non aver investi-to abbastanza. Come se l’ente pubblico, già di per se indebitato, debba ripianare sempre ecomunque i buchi del privato.Voto 4 al Comune di Saviore. Quando la politica sfugge di mano. Si pensava ad un plebiscito afavore della cessione dei prati al Trentino, invece i pochi votanti alla consultazione hannorespinto l’operazione. Mai sottovalutare l’opinione dei cittadini.Voto 5 al Comune di Borno. Il traballante sindaco insiste sulla costruzione da zero, con lacompartecipazione dei privati, della nuova casa di riposo. Non è più utile ed economico ri-strutturare ciò che già esiste?Voto 6 alla finanziaria del governo Prodi. La riduzione del numero dei membri dei consigli diamministrazione e la deroga di un anno sulla partenza dell’Ato stanno portando benefici allaVallecamonica. In Secas e a Vallecamonica Servizi sono saltate un po’ di teste e i comuni com-missariati sull’acqua tirano un sospiro di sollievo.Voto 7 alla Pia Fondazione di Vallecamonica. L’ampliamento della struttura, con la creazione diuna comunità temporanea di alloggio, risponde ad un’esigenza molto diffusa nel nostro territorio.Voto 8 alla Biblioteca di Pisogne. La festa dei diritti umani quest’anno aveva come tema il lavoro ed ilprecariato. Programma ricco di dibattiti, mostre, teatro e proiezioni. Molto buona la partecipazione.Voto 9 all’opposizione consiliare di Ono San Pietro. Raccogliere ben 450 firme contro unprovvedimento del sindaco (regolamento di fruizione delle strade di campagna) significa fargliperdere un sacco di consensi e metterlo idealmente in minoranza. Complimenti.Voto 10 ad Alberto Minelli. Con una lettera al Giornale di Brescia invita i sindaci camuni a control-lare le concessioni edilizie, soprattutto in merito ai sottotetti non abitabili che vengono spacciati (evenduti) come abitabili. Una piaga diffusa, soprattutto, tra le immobiliari dell’Alta Valle.

Un incontro importante sta segnando questastagione. Stiamo parlando della partecipazionead una piccola comunità di consumatori critici,soprattutto in campo alimentare, ma non solo,che opera in Valle Camonica da alcuni anni, fa-cendo dell’andare a far la spesa un’azione alta-mente consapevole e politica nel senso estesodel termine. La comunità si è costituita in GAS(gruppo di acquisto solidale), gruppo informalee fortemente operativo, ma non solo.Le scelte sono guidate da ricerca, formazione,riflessioni. Sono state elaborate delle prioritànella scala dei prodotti da acquistare: locali,biologici, equo e solidali, da cooperative so-ciali. Si dà molta attenzione alla scelta delproduttore, considerando che la conoscenza,la stima personale nei suoi confronti possaessere una garanzia di qualità. Ci si affezionaai piccoli produttori e ci si appassiona allastoria dei loro prodotti. Si stanno coinvolgen-do i produttori locali con lo scopo di ridurrela filiera del prodotto, passaggio importantis-simo per inquinare di meno, limitare i traspor-ti, assicurarsi la freschezza dei prodotti. Si

preferiscono i prodotti biologici, più salutari erispettosi dell’ambiente, e si ritengono impor-tanti le condizioni di lavoro di chi produce alledipendenze di un datore di lavoro.Attualmente i soci del GAS di Valle Camonicasono circa 35 famiglie. Considerate le composi-zioni dei nuclei e le persone esterne che fannoriferimento ai soci, si stima di fornire in questomodo 140 persone. I fornitori sono una venti-na, di cui i locali 6. Si è dislocati lungo tutta laValle Camonica, a distanze superiori ai 50 Km.Ci si affida perciò alla posta elettronica, checonsente di mettere in rete produttori ed acqui-renti, ordini e conti. Ci si incontra una volta almese per valutare l’operato, affrontare questio-ni di principio, allargare e consolidare la propriaazione. Anche attraverso corsi di formazione,utili ai soci, ma anche ad un pubblico più vasto.I prodotti arrivano alla Cooperativa Azzurradi Darfo. Si è affidato allo SFA, servizio diformazione all’autonomia di persone disabili,il lavoro di smistamento della merce, ricono-scendo all’Ente una percentuale che viene rica-ricata sui prezzi.

Un lavoro prezioso, che sta costruendo una retedi nuovi legami in Valle. Ed anche nuove pro-spettive. Sicuramente un’azione controcorrente,impegnata e ribelle, nell’era della proliferazionedei supermercati, degli outlet, degli ipermercati.Le nuove piazze impersonali. Continuano asorgere come funghi ad ogni angolo di questaValle, mangiando territorio e deturpandolo.Come se non bastasse, ancora aperta la partitadi chi vorrebbe costruire, tra Costa Volpino eGratacasolo, il più grande centro commercialed’Italia, da parte della Carrefour, multinaziona-le francese. Un mostro per grandezza, ma so-prattutto per le conseguenze sul territorio, sul-l’economia, sulla salute, sui modelli di compor-tamento, sulle condizioni di lavoro deidipendenti,...Sì, perché proprio le catene dellagrande distribuzione stanno sperimentando as-sunzioni selvagge, contratti fondati su odiosi ri-catti, sul non rispetto dei diritti dei lavoratori,con orari di lavoro basati sulla flessibilità piùspinta, ad esclusivo vantaggio della proprietà.Un’azione di contrasto allo spietato controllo(per noi e per i piccoli produttori) delle grandisocietà finanziarie sui prodotti alimentari e suiloro prezzi. Ci dicono che le scelte economichedelle grandi finanziarie oggi spingono poderosiinvestimenti di capitale su beni di origine agri-cola, quali zucchero, mais, grano, caffè, provo-cando speculazioni ed aumento dei prezzi.Speculazioni che spesso diventano frodi, comeci veniva raccontato sul giornale La Repubblica,nei mesi scorsi, rendendo visibili le conseguen-ze dell’economia globale, senza controlli, nellacomposizione dei cibi che consumiamo: moz-zarella di bufala (venduta come tale), preparatae trattata con un siero importato dalla Bolivia aprezzi stracciatissimi, che giunge da noi ormainerastro, dopo un lungo viaggio, e quindi tratta-to con calce per renderlo bianco, come fresco.Alla faccia della nostra salute!È stupefacente allora che un gruppo di perso-ne, già nel 2001, dopo avere ascoltato France-sco Gesualdi in un incontro pubblico, abbia de-ciso di opporsi concretamente, dando vita adun gruppo di lavoro e d’opinione, che meritaattenzione. La nostra attenzione. Quella di unpubblico, quanto meno sensibile. Sullo sfondole parole del maestro. «Si scrive consumo criti-co si pronuncia controllo democratico [...]; lapolitica si fa in ogni momento della vita: al su-permercato, in banca, sul posto di lavoro, al-l’edicola, in cucina, nel tempo libero scegliendocosa e quanto consumare, da chi comprare,come viaggiare, a chi affidare i nostri risparmi,rafforziamo un modello economico sostenibileo di saccheggio, sosteniamo imprese responsa-bili o no; sosteniamo un’economia solidale e deidiritti o un’economia di sopraffazione recipro-ca». (Gesualdi - Altreconomia 11/03).

FRANCESCO GESUALDI: «LA POLITICA SI FA IN OGNI MOMENTO DELLA VITA»

un altro consumo è possibiledi Margherita Moles

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12 dicembre 2007 - graffiti

GRAFFITIvia Silone, 8 (c/o Tullio Clementi)25040 DARFO BOARIO TERME

[email protected]://www.voli.bs.it/graffiti

VALCAMONICA ON-LINE (di Mario Salvetti)

la “sostenibilità” di Bienno (http:www.bienno.info)

«Proseguendo il cammino intrapreso verso la certificazione ambientaleEmas II, Bienno ha deciso di rendere sostenibili anche i suoi itinerarituristici. Attraverso la costituzione di un Centro Permanente per ilTurismo Sostenibile, che coinvolgerà soggetti pubblici e privati dellamedia Vallecamonica, e lo sviluppo dell’idea del borgo albergo (unaricettività diffusa nel borgo medioevale con un unico punto di riferi-

mento centrale), Bienno darà vita ad itinerari turistici dedicati, in modospecifico, ad anziani, disabili e scuole e darà evidenza ai relativi impatti

ambientali sul territorio. Lo svolgersi del progetto, strutturato attraverso quattro tavoli dilavoro, potrà essere monitorato attraverso questo sito internet».Così il sindaco, Germano Pini, presenta il nuovo portale di Bienno, che è l’illustrazione del-l’iniziativa turistica finanziata dalla Regione.Dalla home page, attraverso cinque collegamenti interni, è possibile leggere interamente la docu-mentazione tecnica degli interventi (“Il progetto”), avere informazioni sulla zona (“Il territorio”,“Accoglienza”, “Dove siamo”) e capire cosa offre il paese della Valgrigna, in termini di proposteculturali (“Offerte turistiche”). Molto professionale la grafica ed ottime le fotografie.

in Redazione: Bruno Bonafini, GuidoCenini, Valeria Damioli, Valerio Moncini.hanno collaborato: Monica Andreucci,Maria Grazia Balducchi, Tomaso Castelli,Damiano Di Smirne, Pier Luigi Fanetti,Gastone, Franco Gaudiano, Luigi Mastaglia,Margherita Moles, Mario Salvetti.Direttore responsabile: Tullio Clementi.

Disegni e vignette di Staino, Ellekappa,Vauro, Vannini e altri sono tratte daiquotidiani: l’Unità, il Corriere della Sera, ilManifesto, la Repubblica, dal periodicoLinus e dalla Rivista del Manifesto

Tel. 030.45670Fax: 030.3771921Brescia - Via Luzzago, 2/bwww.radiondadurto.orgFREQUENZE:dal lago a Capodiponte: 100.100da Capodiponte a Edolo: 99.90da Edolo a Pontedilegno: 100.00

prossima trasmissione: MERCOLEDÌ 26 DICEMBRE

dalle ore 18,30 alle ore 19,20

Ono S.Pietro: amministratori indifficoltà, cittadini in rivoltaL’ultimo casus belli è il “Regolamento viabilità agro-silvo-pastorale”.Solo a Ono San Pietro in meno di una settimana sono state raccolte

450 firme (60% degli elettori) sotto una proposta tesa ad allentare glieccessivi vincoli e l’assurda uniformità, per tutti i comuni, delle norme

contenute nel regolamento-tipo elaborato dalla Comunità Montana. Tale re-golamento si fonda su presupposti obsoleti e superati dalla realtà.Essendo venuta meno quasi del tutto l’attività primaria anche in Valcamonica, appare del tuttoanacronistico e fuorviante rimanere ancorati ad una classificazione delle strade meramente nomi-nalistica. Oggi tali strade vengono usate prevalentemente per attività di tempo libero e solo inminima parte per occupazioni agro-silvo-pastorali.Se anche in passato fossero stati posti limiti, all’uso dei percorsi di montagna, come quelli au-spicati dal regolamento-tipo, oggi ci troveremmo migliaia di ruderi abbandonati, disseminati sulterritorio al posto di un ingente patrimonio edilizio minore fatto di baite riattate, utilizzate sì perattività che nulla hanno a che vedere con l’attività agricola, ma che comunque garantiscono unpresidio attivo al territorio montano.Gli amministratori si giustificano sostenendo che «il regolamento, è imposto dalla Regione Lom-bardia alla Comunità Montana e dalla stessa è stato elaborato per tutti i comuni della Valle. Nonapprovarlo significa rinunciare a tutte le forme di contributo previste per la viabilità agro-silvo-pastorale, scelta che amministrazioni responsabili, che hanno a cuore il bene di tutti i cittadini,non possono certo fare». È questo un punto essenziale che mette in discussione l’autonomia deiComuni come rappresentanti degli interessi delle comunità locali.Perché Regione, Provincia e Comunità Montana, con il ricatto del taglio ai contributi o l’invio di

commissari, dovrebbero coartare la liberaespressione di voto degli amministratori locali?E perché gli amministratori locali dovrebbero as-sumere sempre l’atteggiamento dei clientes checol cappello in mano andavano ogni mattina, adelemosinare la benevolenza del potente di turno?Questo però succedeva, più di duemila annifa, nella Roma antica. Oggi succede con la vi-cenda Ato per la gestione dell’acqua, succedecon la viabilità, e se gli amministratori localicontinueranno nella posizione prona, succe-derà anche in futuro ogniqualvolta le istitu-zioni sovrapposte lo vorranno.Per la verità non tutte le Amministrazioni lo-cali si sono adeguate: alcuni comuni, eviden-temente dalla schiena più dritta, hanno detto“No”. Certo che se a resistere rimangono inpochi, le coercizioni istituzionali avrannosempre partita vinta. (Valerio Moncini)

ecco il... truccoDall’ultimo numero di Vox: «Arriva trafe-lata da Darfo Boario Terme. Difficile es-sere in orario e perfette per le 11 del mat-tino a Milano. Faccia smunta, capelli spi-ritati legati malamente in una codina stri-minzita, Monica Rizzi siede sugli scrannidella Lega in consiglio regionale e aspettache la seduta prenda avvio. Poi come perincanto svanisce. Intanto i consiglieri ap-provano, bocciano, fanno e disfano. Doveè stata Monica Rizzi per tutto il tempodel consiglio?».Già, dov’è stata Monny? Forse all’inaugu-razione dei nuovi locali, cessi compresi, diqualche casa di Riposo, o forse della Tac diEdolo? È forse andata alla cerimonia di in-vestitura dei nuovi Cavalieri Templari Pada-ni, cerimonia presieduta, tra scintillii di spa-de di latta e al grido di dür per dürà, dalGran Cerimoniere Caparini Senior (per ap-profondimenti vedi Più Valli Tv)? Niente ditutto ciò. Oggi non si inaugura! «Verso lafine della mattinata e della seduta lei riappa-re, bella come Claudia Schiffer prima di sfi-lare: trucco perfetto e capello vaporoso».Purtroppo non basta un buon parrucchiereper cambiare una testa; quello al massimo cipuò mettere un po’ di lacca. (v.m.)

«... E Alessandro andò da Diogene. Lotrovò sdraiato al sole. Diogene, sentendotanta gente che veniva verso di lui, si sol-levò un po’ e guardò Alessandro. Questilo salutò affettuosamente e gli chiese seavesse bisogno di qualcosa che potessefare per lui. “Scostati dal sole?, rispose ilfilosofo...». (Plutarco)