uer magazine 2014

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u La musica: un dialogo oltre le parole u Non sei sola e non lo sarai mai! u Un cuore aperto per abbracciare il mondo u Un sogno che diventa realtà www.unier.it u Non sei un nemico! u I NostrI prImI dIecI aNNI u crederci sempre! u ricerca e ricerche all’Università europea di roma Edizione Speciale 10° anniversario

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I nostri primi dieci anni; Non sei un nemico!; Crederci sempre!; Ricerca e ricerche all’Università Europea di Roma; La musica: un dialogo oltre le parole; Non sei sola e non lo sarai mai!; Un cuore aperto per abbracciare il mondo.; Un sogno che diventa realtà; UER; Università Europea di Roma; Laboratorio di comunicazione; CEFI; Economia; Filosofia;Giurisprudenza; Psicologia; Roma

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u La musica: un dialogo oltre le parole

u Non sei sola e non lo sarai mai!

u Un cuore aperto per abbracciare il mondo

u Un sogno che diventa realtà

www.unier.it

u Non sei un nemico!

u I NostrI prImI dIecI aNNI

u crederci sempre!

u ricerca e ricerche all’Università europea di roma

Edizione Speciale

10° anniversario

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I NOSTRI DONI, LE NOSTRE SPERANZEsono passati dieci anni dalla nascita dell'Università Europeadi Roma. Quella che avete tra le mani non è una rivista istituzionaledel nostro giovane Ateneo. E’ una semplice raccolta diarticoli, scritti nella maggior parte dai nostri studenti. Con lasua spontaneità e il suo linguaggio semplice, vuole essereun modo per festeggiare insieme una tappa importante,frutto degli sforzi di tutta la comunità accademica.

Il fatto che questa pubblicazione sia espressione di unimpegno degli studenti ed esprima la loro vita e la lorosensibilità, testimonia un aspetto fondamentale del nostrostile di università: la centralità dello studente. Ogniprogrammazione, ogni riflessione educativa, ogni sforzoorganizzativo… sarebbe vano se non avesse questafondamentale intenzione di servizio alla formazione e allacrescita umana e professionale di ciascuno dei nostristudenti.

dicembre richiama a tutti il Natale, tempo di grandi doni.Ripensando al cammino percorso dal nostro giovaneAteneo, mi accorgo che sono tanti i “doni” che abbiamocercato di offrire ai giovani in questa prima tappa, contanto impegno e con tutti i limiti della nostra umanità.

Il primo che mi viene in mente è la speranza.“Per favore, non fatevi rubare la speranza!”, disse PapaFrancesco nel 2013, incontrando i giovani in vista dellaGiornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro.Quanta verità in queste parole del Santo Padre!

La nostra società sta vivendo un momento difficile. Negliultimi anni le nuove generazioni sono state abituate acredere sempre di meno nella speranza. I tassi didisoccupazione crescono in modo preoccupante ed èlegittima la domanda: cosa farò dopo la laurea? Ha sensostudiare, impegnarmi, dare il meglio di me se troverò poitutte le porte chiuse?Abbiamo il grande compito di mantenere viva in loro lasperanza. Non bastano le parole; serve l’impegno serio peroffrire loro una formazione ricca di contenuti scientifici e diquell'arricchimento umano che li prepari al meglio adaffrontare una realtà complessa. Il decimo anniversario èl’occasione perché tutta la comunità accademica, idocenti e i collaboratori amministrativi, accolgano conrinnovato entusiasmo questa sfida.

Un altro “dono” che mi viene in mente è la stima. Stimare igiovani è importante, affinché sentano che qualcunocrede nelle loro qualità e nel loro impegno.Proviamo un po’ a guardarci intorno. Sono tante,purtroppo, le occasioni in cui oggi i giovani vengono traditi,ingannati, utilizzati per raggiungere qualche scopo.

Basta accendere la televisione per vedere come si cerchicostantemente di strumentalizzarli, cercando di vendereloro qualche prodotto e bombardandoli di spotpubblicitari. I ragazzi hanno bisogno di essere finalmenteconsiderati per ciò che sono: esseri umani con un cuore, uncervello ed un’anima.

Grazie a…Chiara Alampi, Lanfranco Alcaro FalchiDelitala, Gianluca Agresta, David Apa,Beatrice Berardi, Lorenza Cannarsa, MatteoCastelvecchio, Gianmarco Cicconi, CarloClimati, Liborio Desantis, Francesco Di Rosa,Giorgia Di Ruzza, Valeria Falce, Marco Fasani,Ilaria Fazi, Filippo Marco Fiorentini, AlbertoGambino, Anna Innocenzi, MariangelaLamanna, Marco Ludovici, Samuele Maggi,Giorgia Marazza, Antonio Minicò, CarlottaPlez, Federico Rossi di Vinchiaturo

art directionFrancesco Cardillo

Foto di copertina:Titolo: UER peopleFoto by Francesco Cardillo

Università Europea di RomaVia degli Aldobrandeschi, 190 - 00163 RomaTel: 06 665431 - [email protected] - www.unier.it2

L’Università è un contesto privilegiato perché iragazzi possano sperimentare tutte le loropotenzialità di bene, anche attraverso gestisemplici: dall'impegno quotidiano nello studio enella formazione, all'aiuto che possono dare aglialtri, per esempio attraverso le attività diresponsabilità sociale e di volontariato. La raccoltadel sangue organizzata in Università quest’anno hasuperato nuovamente i record di studentidonatori: è solo una delle tante manifestazioni diquesta ricchezza di valori umani e spirituali chehanno nel cuore.Dieci anni sono soltanto un piccolo passo nella vitadell'Università Europea di Roma. La strada èancora lunga per crescere e cercare di offrire ainostri studenti un’università che risponda alle lorosperanze e li prepari ad affrontare il mondo, chesappia camminare al passo con i tempi e che siaispirata da una visione integrale, umana espirituale, della persona.

continuiamo a darci da fare per i nostri studenti,che sono la luce e la speranza del nostro avvenire!

P. Luca Maria Gallizia, L.C. Rettore dell’Università Europea di Roma

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SommarioPag.: 3 Sommario

Pag.: 4-5 I nostri primi dieci anni Pag.: 6-7 Non sei un nemico!

Pag.: 8-9 Crederci sempre! Pag.: 10 Ricerca e ricerche all’Università Europea di Roma

Pag.: 11 La musica: un dialogo oltre le parolePag.: 12-13 Non sei sola e non lo sarai mai!

Pag.: 14 Un cuore aperto per abbracciare il mondo.Pag.: 15 Un sogno che diventa realtà

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I nostri primi dieci anni Il Coordinatore Accademico, Prof. Alberto Gambino, ripercorre in questaintervista le tappe più significative dell’Università Europea di Roma

prof. Gambino, lei ha partecipato allafondazione dell'Università europea di roma.come è nata l'idea di dare vita ad una nuovauniversità?L'idea nasce dal naturale sviluppo di unapresenza universitaria che in quel momento, inItalia, era limitata al solo Ateneo Pontificio"Regina Apostolorum". L'allora Rettore dell'APRA,Padre Paolo Scarafoni, mi propose di fondareuna università "cattolica" che, diversamentedall’università pontificia, avesse riconoscimentonell'ordinamento giuridico dello Stato italiano.Padre Paolo intravedeva in questa nuovaistituzione la possibilità di incidere con maggioreefficacia nella formazione di giovani laici deditiagli studi universitari e, in definitiva, nel campodella promozione culturale, cristianamenteispirata, in seno alla società italiana. L'idea diPadre Paolo ha trovato terreno fertile nellaCongregazione dei padri Legionari, che eranogià presenti nel mondo con altre università concaratteristiche simili.

Quali sono i ricordi dei suoi primi giorni comedocente in questa giovane università?Già tenevo il corso di Filosofia del Dirittonell'Ateneo Pontificio, quindi per me non era unanovità frequentare l'ambiente e l'edificio in cuistava sorgendo l'Università Europea. Quello cheperò mi colpì subito era la sostanziale diversitàdei discenti, non più soprattutto seminaristi, magiovani laici con tutti i pregi, virtù e difetti diquell'età. In quel momento ero professore diDiritto privato a Napoli, dove le mie lezioni eranofrequentate da un migliaio di studenti; quandovenivo a svolgere le prime lezioni all'Europea, neltrovarmi in una classe di dimensioni ridotte, lasensazione era di avere davanti una grandeopportunità: contribuire in un rapporto diretto,direi quasi personale, alla formazione tecnica eumana di studenti. E poi, quale soddisfazionepoter liberamente svolgere la preghiera all'iniziodella lezione! Pur tra gli sguardi curiosi di nonpochi studenti... che però dalla lezionesuccessiva si alzavano rispettosamente perpregare assieme.

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Quali sono le tappe più significative di questiprimi dieci anni?certamente il giorno in cui avemmo notizia che ilMinistro dell'Università aveva firmato il decreto diistituzione dell’Università Europea di Roma.

Pur avendo già da tempo chiaro l'obiettivo, soloin quel momento si materializzò l'impegnoconcreto che ci avrebbe atteso. E, da questopunto di vista, per me, la seconda tappasignificativa fu proprio il trasferimento di ruolodall'ateneo napoletano a Roma, cherappresentava non solo una scelta accademica,

Il Prof. Alberto Gambino

Un incontro con Papa Giovanni Paolo II

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ma anche una scelta di vita, in quanto ladecisione di passare da una università statale aduna università cattolica è quasi sempreirreversibile. Una bella tappa è stata poi vedere inostri primi studenti laurearsi, con l’emozione,l’orgoglio e la visibile soddisfazione deicoordinatori di Psicologia, Storia eGiurisprudenza. Ricordo anche l'apertura dellafacoltà di Economia con le sua tribolazioni (trepresidi in appena sei anni) e, purtroppo, l'uscitadi scena di Padre Paolo, frutto di una situazionedi incomprensione. E’ un ricordo doloroso. Facomunque onore all'Ente promotore l'avereaccolto la proposta del Dipartimento diconfermare Padre Paolo tra i docentidell'Europea. La tappa più significativa, però, ciattende nei prossimi dieci anni: rafforzare, conrinnovato slancio, la nostra giovane università; ilnuovo Rettore, Padre Luca Gallizia si èsintonizzato, con prudenza e mitezza, su questoobiettivo.

Quanto è importante la formazione umana nelpercorso universitario degli studentidell'Università europea di roma?È decisiva. Siamo l'unica università italiana cheprevede nei suoi curricula contemporaneamentecorsi di formazione umana e attività divolontariato sociale. Sono due profiliindispensabili per la crescita dei giovani chesoltanto se competenti e ben preparati sul pianoumano sapranno dare una mano decisiva allasocietà italiana, oggi in crisi non solo da unpunto di vista economico.

che cosa direbbe ad un giovane, per invitarlo astudiare nell'Università europea di roma?di parlare con gli studenti che già ci sono stati!

dal 2005 ad oggi il mondo è cambiato,soprattutto grazie alle nuove tecnologie. stacambiando anche il mondo universitario? ecome cambia l'Università europea di roma?Le nuove tecnologie, soprattutto dellacomunicazione, vanno maneggiate con cura.Talvolta sono meri strumenti privi di contenuticulturali. In questo le università, specie quelleche hanno lauree umanistiche come la nostra,hanno davanti una grande sfida: ridarecontenuti alla tecnologia e alle professionalitàche le utilizzano. L'Università Europea ha investito nella ricerca,vincendo il più importante bando pubblicoitaliano (il c.d. PRIN) proprio con un progettosulle "Tecnologie dell'Informazione e dellacomunicazione come strumento diabbattimento delle barriere economiche,sociali e culturali".

Quali sono gli obiettivi per il futurodell'Università europea di roma?rafforzare il collegamento tra i nostri laureati eil mondo del lavoro. Poi, sul pianoaccademico, stiamo qualificando ancora più ilnostro corpo docente con le chiamate diprofessori ordinari ed associati, che sonol'architrave su cui poggia la qualità didattica.Infine c'è un sogno nel cassetto: aprire unafacoltà scientifica.

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Non sei un nemico!pensieri e riflessioni sulla cultura del dialogo,

dell’accoglienza e dell’incontro

L’Università Europea di Roma ha tra i suoi obiettivi principali la formazione della persona. Unaformazione che consenta non solo l’acquisizione di competenze professionali ad alto livello, mache orienti anche lo studente ad una crescita personale e morale e sviluppi uno spirito di servizioper gli altri. Per questa ragione gli studenti partecipano ad attività di responsabilità sociale, chescelgono liberamente tra le varie proposte dell’Ateneo. Fra queste c’è il Laboratorio dicomunicazione “Non sei un nemico!”, fondato e diretto dal giornalista Carlo Climati.

troppo spesso, oggi, il linguaggio della comunicazione utilizza toni esasperati e aggressivi. L’obiettivodel Laboratorio è quello di sensibilizzare i giovani ad una nuova forma di comunicazione, che nonveda nell’altro un nemico e che sia basata sul dialogo e su una serena accoglienza dell’altro.Il Laboratorio, teorico e pratico, esplora le diverse forme di comunicazione del mondo di oggi: dalgiornalismo ai social network, dalla musica alla radio, dalla televisione al dialogo nella vitaquotidiana.

“Non sei un nemico!” è il motto, l’idea di base del Laboratorio. I giovani sono incoraggiati a vederegli altri con uno sguardo nuovo, a creare linguaggi che possano rappresentare un ponte verso tutti,contribuendo all’abbattimento di muri, ostacoli, sospetti e diffidenze.

ecco le riflessioni di due studentesse che hanno partecipato al Laboratorio, sul tema della culturadel dialogo, dell’accoglienza e dell’incontro.

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I NOSTRI PRImI NUOvI AmICIL’essere umano è per sua natura un essere socievole che vive in comunità, e senza i suoi simili nonriuscirebbe a raggiungere la piena felicità. L’amicizia è infatti un legame molto forte , caratterizzato da una rilevante carica emotiva chefonda la vita sociale dell’individuo. Pertanto non esiste il vero nemico. La parola nemico è solo nella mente dell’uomo, il quale crea dei pregiudizi sui suoi simili chevengono giudicati molte volte dalle apparenze. Non vi è lo sforzo del singolo a conoscere ecomprendere il prossimo.purtroppo questo è un limite umano: ognuno di noi considera amiche le persone a lui più simili, piùaffini, e considera nemici coloro che hanno culture, idee e modi di vita differenti. Questi ultimi non devono essere considerati nemici, ma devono essere i primi nuovi amici, perchéproprio grazie a loro ciascuno può imparare e migliorare se stesso.Come afferma lo storico greco Diogene Laerzio in Vite dei filosofi : “Bisogna benificiare l’amicoperché diventi più amico, il nemico perché diventi amico …”.Nel passato vi sono stati dei casi di razzismo che hanno fatto vivere nel terrore del nemicogenerazioni di persone innocenti. Pensiamo all'antisemitismo contro gli Ebrei durante il periodonazista o alla violenza contro i neri che venne combattuta pacificamente da Martin Luther King.Anche al giorno d'oggi, purtroppo, vi sono casi in cui si manifestano situazioni spiacevoli didiscriminazione. si pensi, ad esempio, ai casi di bullismo presenti nelle scuole. I rapporti difficili tra i ragazzi non sonodovuti tanto a contrasti culturali ma a ragioni di carattere psicologico. Spesso infatti le vittime deiprepotenti sono gli studenti stranieri più fragili, magari appena arrivati in Italia e ancora disorientatinel nuovo ambiente. Vi sono anche episodi di razzismo al contrario, che spesso sono forme di reazione aggressiva alledifficoltà incontrate nell' inserimento. Bisogna quindi cercare di facilitare l’integrazione degli immigrati, con la speranza di costruire passodopo passo una società sempre migliore. g Ilaria Fazi

LA CIvILTà hA fATTO UN PASSO DECISIvOQuando l'altro, il diverso da noi, ci avvicina, siamo subito pronti a dargli dello straniero, e amanifestare tutta la nostra paura ed insicurezza attraverso un atteggiamento di superiorità. Osservando semplicemente le cronache, la realtà di egoismo in cui viviamo, il messaggio è unosolo. Lo straniero è diverso e per questo ci danneggia. Lo straniero non è un ospite gradito. A volte, addirittura, lo straniero è un nemico. La natura di “diversità” legata al termine di“straniero” è una diversità considerata molte volte ostile, e altre volte ritenuta da evitare. Inqualunque tempo, da parte di qualunque popolo, una diversità che spaventa. Il tiranno sopprime il popolo di cui ha paura. Il motivo per cui si disprezza lo straniero, il diverso, èperché se ne ha paura, una paura tremenda. al giorno d'oggi l'immigrazione ci offre un palese esempio dei motivi di questa paura infondata.Noi, in realtà, siamo spinti dallo stesso slancio vitale di tutti quelli che sono venuti qui per cercarela felicità. Non c’è nulla di più umano che aspirare alla felicità e fare di tutto per trovarla. La paura che questa felicità venga portata via, genera odio e rancore, e spinge l’uomo a vederenello straniero un “nemico”. Ma il vero nemico è il nostro orgoglio, è il nostro egoismo. Finché l’egoismo sarà presente in noi, lostraniero non diventerà mai ospite, e mai potremo dire di averlo accettato e amato come unfratello. Jean Daniélou ci ha dato una grande lezione di vita, di cui soprattutto in questi tempi dovremmoconservare la memoria: “La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il passo decisivo, il giorno in cuilo straniero, da nemico è diventato ospite... Il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite,allora qualcosa cambierà”. g Chiara Alampi

Le attività di responsabilità sociale di quest’anno sono: Progetti Caritas, Angeli per un giorno, Gioventù eFamiglia Missionaria, Il Cantiere, Villa Letizia, Associazione Andrea Tudisco ONLUS, Fondazione AlessandraBisceglia “W ALE” ONLUS, Associazione Donatori Volontari di Sangue EMA Roma, Fondazione BancoFarmaceutico ONLUS, U.N.I.T.A.L.S.I., Laboratorio di Comunicazione, Corti Europee, European YouthCongress, Progetto Etiopia. 7

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Crederci sempre!La bellissima avventura della squadra di pallavolo dell’Università Europea di Roma

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La nostra università, da due anni, ha permessola realizzazione di uno dei progetti piùentusiasmanti al quale io abbia partecipato: lapallavolo!La pallavolo è un gioco di squadra, di personeche attraverso il lavorare insieme giorno dopogiorno, trovano il loro equilibrio e la complicitàche dà loro la forza di conquistare centimetrodopo centimetro il campo avversario, e conpazienza, grinta e volontà vincere una partita.Giocare in una squadra significa ancherispettare le regole, abbracciare l’onestà edavere la possibilità di esprimere se stessiattraverso un gioco, che oltre ad essere undivertimento è al tempo stesso unaresponsabilità, un impegno.

La pallavolo può essere anche definita unosport di comunicazione, dove dodici persone siscambiano idee, pareri, suggerimenti, pensierisu come poter fare meglio; è attraverso ildialogo che si incoraggia e che si incita ilcompagno a non mollare e a pensare allaprossima azione.

La squadra di pallavolo dell’Università Europeadi Roma è stata una sperimentazione. Prima didue anni fa non c’era nessuna squadraformata per partecipare ad un campionatouniversitario. Non sapevo, quindi, comesarebbe potuta andare, chi erano i compagnicon i quali avrei giocato, se mi sarei integrata,se mi sarebbe piaciuto come ambiente. Tutte paure che dopo il primo allenamentoinsieme non ho più percepito.

Eravamo tutti felici di intraprendere qualcosa dinuovo, e le persone con le quali stavo iniziandoquesta esperienza erano tutte fantastiche,disponibili e di animo umile.

Un altro requisito fondamentale per potergiocare a pallavolo è proprio l’umiltà. Lapresunzione in campo non premia, porta soloarroganza, discordia e tensione nel gruppo.Essere umili vuol dire anche saper rispettare lascelta dell’allenatore, saper riconoscere leproprie capacità e i propri limiti, avere fiducianegli altri che giocheranno in campo e chedaranno il meglio per vincere.

Oltre ad essere diventati compagni di squadrache lavorano insieme per raggiungere unobiettivo, oggi, noi tutti, Anna, Andrea, Renato,Marco Fabio, Filippo, Francesco, Matteo, Sara,siamo amici. Ed è proprio grazie a questaprofonda conoscenza che siamo riusciti avincere un campionato universitario.

Il rito di convivialità che c’era dopo ogniallenamento e dopo ogni partita, ci ha donatomomenti di spensieratezza, di condivisione diesperienze, e la possibilità di vivere lo sportcome persone e non soltanto come giocatori. La nostra invincibile unione ci ha permesso dirialzarci in finale con due set a nostrosvantaggio e riconquistare punto dopo punto,set dopo set, il match finale. Le emozioni che cihanno accompagnato in questi momenti sonostate sconforto, paura e rabbia per un errore,ma al tempo stesso anche grinta, volontà eforza.

Ma la salita al podio non sarebbe statapossibile senza la coordinazione el’incoraggiamento dell’allenatrice Sara Matteo.Lei ci ha supportato nei momenti difficili, disconforto, e quando pensavamo che tutto eraperduto, ci ha dato la forza per guardareavanti. L’importante era “crederci sempre”qualsiasi fosse stato il risultato. Lei ci hainsegnato che bisogna “giocare per divertirsi”,che solo con il sorriso e la grinta si possonoraggiungere i risultati, e che una sconfitta non èuna perdita personale, ma un motivo in più perimparare dagli errori. g Giorgia Di Ruzza

Giorgia Di Ruzza, studentessa premiata come miglior giocatrice

del torneo di pallavolo 2013

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LO SpOrt EdUca aLLa vIta

Anna Innocenzi, studentessa di Psicologia, hapartecipato al torneo di pallavolo delle università edè stata considerata la migliore giocatrice del torneo.

anna, quali sono gli aspetti più belli edappassionanti nell'attività sportiva della pallavolo?Gioco a pallavolo da dieci anni e posso assicurarviche è uno sport che non smette mai di stupirmi! Cisono diversi aspetti appassionanti come il dover"lottare su ogni punto", il "crederci sempre" e il"buttarsi" su ogni pallone. Uno degli aspetti più belliper me è che si tratta di uno sport di squadra dovetutti collaborano, pur mantenendo ognuno ilproprio ruolo. Non c'è posto per i personalismi ol'azione individualistica. Se non si collabora e non siinteragisce… non si segna il punto vincente!

che cosa ha rappresentato, per te, lapartecipazione al torneo di pallavolo?Beh, sicuramente una sfida. Nata come un semplice"mettersi in gioco" con un po' di amici, si è trasformatain un obiettivo da raggiungere che ha richiestoimpegno, sforzo e sacrificio da parte di tutti, perprovare a raggiungere il sogno della vittoriafinale..che l'anno scorso è diventato realtà.

Qual è il tuo più bel ricordo di questa esperienza?Sicuramente la finale.. Ci siamo ritrovati sullo stessocampo dell'anno scorso, in cui la sconfitta ci avevalasciato in bocca una grande amarezza..ma questavolta abbiamo gestito il timore, l'ansia e il nervosismosenza perdere di vista l'obiettivo e credendoci. Nonvorrei farvi ora il resoconto della gara, ma per chi l'havista è stata coinvolgente: stavamo perdendo 2 set a0 ed e' finita 3 a 2 per noi... Sicuramente e' stato unmatch combattuto, fino in fondo. Abbiamo avutoanche delle piccole discussioni tra noi durante l'anno,ma siamo riusciti a superarle aspirando tutti all'obiettivocomune, che era la crescita della squadra e il possibileraggiungimento della vittoria finale.

Approfitto ora per ringraziare tutti i compagni disquadra, l'allenatrice e il dirigente che hannocontribuito a rendere questa esperienza fantastica,aiutandoci sempre a credere di potercela fare. g

L’UNIVersItà e Lo sportL’Università Europea di Roma ha organizzatoalcune manifestazioni sportive che hanno riscossogrande interesse e partecipazione di pubblico.Il 27 settembre 2014, a Villa Pamphili, si è tenuta laFesta dello Sport dell’Università, con una garapodistica amatoriale.

Questa festa, con il patrocinio di Roma Capitale -Municipio XII, è nata per raccogliere fondi dadestinare ad una delle associazioni no profit checollaborano con l’Università Europea nell’ambitodelle attività di Responsabilità Sociale.

Il 25 ottobre 2014 si è tenuto l’incontro “Lo sport…ben oltre lo svago”, con il patrocinio del PontificioConsiglio per i Laici, del Centro Sportivo Italiano edel Coni. Atleti di diverse discipline sportive hannomesso in luce la bellezza della propria esperienzaed offerto un messaggio di speranza alle nuovegenerazioni.

Il 9 novembre 2014 è partita dall'UniversitàEuropea di Roma la manifestazione ciclistica ascopo benefico "Pedala per un sorriso", che hadato a tutti la possibilità di partecipare ad unagara insieme a ciclisti professionisti come IvanBasso ed altri. L'obiettivo dell'iniziativa è statoquello di sostenere l'organizzazione dicooperazione umanitaria "Aiutali", che realizzaprogrammi e progetti di sostegno economico perpaesi in via di sviluppo.g

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Anna Innocenzi, studentessa premiata come miglior giocatrice del

torneo di pallavolo 2014

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“Siamo come nani sulle spalle di giganti, cosìche possiamo vedere più cose di loro e piùlontane, non certo per l'altezza del nostrocorpo, ma perché siamo sollevati e portati inalto dalla statura dei giganti”: con questaimmagine Bernando di Chartes dipingeva inmodo assai felice il processo innovativo, unpercorso cioè che è sempre frutto di scambio,collaborazione e arricchimento reciproco.

Già nel XII secolo era chiaro che la direzione egli avanzamenti della ricerca sono fortementecondizionati dal contesto e dall’ambientecircostante, perché è sul relativo bagaglio diconoscenze e saperi che una specifica linea diricerca si innesta e ad essa attinge.

Un esempio felice è rappresentatodall’Università Europea di Roma. Qui saperi,esperienze e conoscenze diverse, oracomplementari ora separate, si mescolano perconfluire nel Dipartimento di Scienze Umane epoi rifluire nelle ricerche dei dottorandi, deiricercatori e dei docenti.

Il risultato è presto detto. Le ricerche sirinnovano grazie all’incontro e al confronto,approdando a risultati incoraggianti, spesso nonprevisti, a volte sorprendenti.

Ne elenco alcuni tra molti. Ed in particolare, pensoai risultati della ricerca scientifica dei docenti delDipartimento, tanto apprezzati da far risultare l’UEResempio virtuoso nel panorama universitarionazionale. Penso alla nostra giovane Rivistainformatica DIMT, a cui collaborano molti deiricercatori e docenti dell’UER ed il cui valorescientifico è stato riconosciuto e accreditato alivello nazionale.

Il pensiero corre ad un recente progetto in tema dicorporate governance, governo societario eparità di genere, che si giova delle competenzecomplementari di una decina dei nostri docenti eche per la serietà dell’iniziativa e l’autorevolezzadei relatori, è patrocinato dalla Presidenza del

Ricerca e ricercheall’Università Europea di RomaUna fucina di idee che si rinnova grazie all’incontro e al confronto

Consiglio: che ha addirittura deciso di presentarnei risultati sempre in una sede istituzionalenell’ambito del Semestre Italiano di Presidenza delConsiglio dell’Unione Europea.

Potrei continuare a lungo.

Chiudo, e non a caso,ricordando il progetto diricerca di interesse nazionale (riconoscimentonazionale assai prestigioso) in tema di Horizon 2020e societàinclusive,innovative esicure, di cuil'UniversitàEuropea ècapofila e alqualepartecipanomolti dei nostridocenti,ricercatori edottorandi.

Nell’ambito diquestoprogetto sonostateorganizzateimportantiiniziative, la più recente delle quali è unConvegno su “Le nuove frontieredell’innovazione tra diritto d’autore e brevetto”,che si è tenuto a Roma sempre nell’ambito delSemestre Italiano di Presidenza del Consigliodell’Unione Europea e al quale è intervenutol’On. Dario Franceschini, Ministro dei Beni edelle Attività Culturali e del Turismo.

A testimonianza che la nostra è una giovane estimolante Università, una ricchissima fucina diidee e di stimoli.

g Valeria FalceProfessore associato di Diritto dell’economia,Università europea di Roma

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La Prof.ssa Valeria Falce

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Il jazz è una forma musicale in cui l'improvvisazionecostituisce una caratteristica fondamentale.Girando per le città degli Stati Uniti è possibiletrovare molti locali dove ascoltare questo tipo dimusica. Durante l'ultimo viaggio nella “grandemela” ho potuto avvicinarmi a questo genere.Ecco qual è stata la mia esperienza.

tra le varie attività che la città di New York puòoffrire, non si può rinunciare di certo ad una seraal Fat Cat. Questo è uno dei locali jazz più famosidella città, ed è facilmente raggiungibile da TimeSquare. Piano piano le forti luci della piazza siallontanano e lasciano il posto ad un'atmosferamolto più scura ed europea.Scesa una piccola scala si arriva al locale Fat Cate la prima cosa che colpisce è la varietà dipersone che si possono incontrare. Molti voglionosolo passare una bella serata ascoltando musica,giocando a biliardo o bevendo qualcosa. Ma cisono anche tante persone che sonoaccompagnate da strumenti. In questo locale è possibile ritrovare la vera naturadel jazz. Ogni sera musicisti che provengono daogni parte della città si ritrovano a suonare conaltre persone che fino a quel momento eranosconosciute.

Appena il primo comincia a suonare, gli altri loseguono, creando e adattando note e melodie inquello che diventa un incontro e una conoscenzacomune.Anche chi non suona partecipa a questaconoscenza con il semplice ascoltare musica, chediviene un modo per comprendere i musicisti eciò che provano in quel momento.Quella sera non c'è stato bisogno di parlare.Bastava ascoltare, perché la musica non è solo uninsieme di note, ma un linguaggio universale checi consente di condividere ed esprimere quelloche sentiamo, anche quando le parole non ce lopermettono.g Gianmarco Cicconi

La musica: un dialogooltre le paroleSuonare significa incontrarsi, creare nuove amicizie ed abbattere ogni

barriera

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Non sei sola e non lo sarai mai!Tante donne sono vittime del mercato della prostituzione. ma non bisognaarrendersi. E’ sempre possibile spezzare le catene di questa schiavitù

Non avere paura, perché fuori da quella vitac'è gente che è pronta ad accoglierti, aporgerti una mano, che non ti giudica per ciòche fai e per quello che hai fatto, ma solo perla donna che sei. La vita di strada è una vitapericolosa. Non sai mai chi ti trovi davanti nétanto meno chi c'è dietro a tutto questo. Ma tucombatti.

combatti per quei sogni che hai accantonatoper scelta di altri, per i tuoi cari e per il tuofuturo. Ma soprattutto combatti per te stessa,perché solo tu hai la forza di reagire! Potrannoportarti via tutto, ma non il tuo essere, non i tuoisogni. Il corpo è il tempio dell'anima, un qualcosa diintoccabile, di delicato. La scelta di deciderechi può toccarci spetta soltanto a noi. E la notte, mentre pensi che sei sola, mentretutto questo potrà sembrarti un incubo e vorraisvegliarti, tu renditi conto che sola non sei...non lo sarai mai. 12

Vendersi. È ciò che la donna è disposta a fareoggi. Si arriva a vendere il proprio corpo, percercare di andare avanti. Ci sono persone aquesto mondo che gestiscono dei veri e propri“traffici” di donne, considerandole merce discambio, oggetti... dimenticando che in realtàquelle donne stanno offrendo loro stesse ad altrepersone. I motivi per cui ci si avvicina allaprostituzione sono essenzialmente due: soldi osbaglio. Molte donne o anche ragazze vengonoprese, prelevate dai loro paesi, di norma i piùpoveri, persuase dal fatto che questi mercenaripromettono loro una vita agiata, la libertà, ildenaro.

In realtà promettono una vita da schiava, una vitasenza valore, senza pudore, una vita legata alpiacere di altri dove tu, donna, sei essenzialmenteuna in mezzo a tante. Nessuno ti considera cometale. Sei una scelta, una decisione di un uomo chenon conosci e che non vuole conoscerti per ciòche sei... ma solo per quello che hai. Sei pagata per farlo, ma i soldi che fai in realtà nonsono i tuoi. Perché è un circolo vizioso. Ti dirannoche questa è l'ultima volta e poi sarai libera,invece non è cosi. Ti ripeteranno le stesse cosemiliardi di volte, ti inganneranno e ti userannoperché per loro sei una macchina da soldi. Nonavrai contatti con i tuoi cari, perché saraicontrollata a vista. Non potrai contattare nessuno.Non deciderai dove vivere, dove dormire e dovemangiare. Ti sposterai da un paese all'altro senzapoter mai chiamare un luogo “casa”.

ti sposterai di continuo. Verrai messa su unmarciapiede di notte aspettando che qualcuno tinoti. Dormirai in casa con altre cento ragazze chevivranno le tue stesse paure. Anche loro nonsapranno come uscirne... anche loro ormaipensano di rassegnarsi a questa vita, impostaglida chi non conoscono, da chi non sa dimostrareaffetto. Sarai chiamata “prostituta”. Sarai derisa,sarai usata. A nessuno importerà quello che tupensi o quello che tu provi. Ma tu non arrenderti.Tu sai quello che sei, tu sai CHI sei! Sei una donna,un essere fragile con la grinta di un leone, un fiorein mezzo a tanti, ma che sa distinguersi. Quindibattiti, perché anche tu hai dei diritti, anche se tidiranno che non è vero. Sei viva, anche se non vivicome vorresti, ma questo può cambiare.

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chi porge una mano c'è sempre, ed è prontoa sostenerti e a cancellare quel male che altri tihanno fatto.g Giorgia Marazza

UN docUmeNtarIo sUI mercaNtI dI aNImeDomenica 6 aprile 2014, all’Università Europea diRoma, si è tenuta la proiezione del documentarioamericano “Nefarious, il Mercante di anime”diretto e prodotto da Benjamin Nolot.

Il documentario mette in luce la cruda realtàdella tratta delle donne e come questa siadrammaticamente diffusa in ogni continente.Interviste, riprese e storie di vita scoprono lemaschere fatte di sorrisi e mascara, sotto le qualiè possibile trovare solo la solitudine di ogni donnasfruttata, dimenticata da una sensibilità socialeincapace di porre fine a questa schiavitù.

Al fine di risvegliare la nostra attenzione e permettere in discussione metodi e teorie capaci diregolamentare o risolvere questa disagio, il registasottolinea in modo marcato come vienealimentato il fenomeno della prostituzione, dadove provengono le donne e come è strutturatoil sistema criminale dietro le quinte di ogni stradao appartamento.La proiezione gratuita all’Università Europea diRoma è stata promossa dal Rotaract Club RomaEUR in collaborazione con l’AssociazioneSchiavitù Mai Più e da un insieme di associazioni digiovani e istituzioni che sono sensibili alla tematicain esame. g

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Un cuore aperto perabbracciare il mondoStoria di un viaggio alla scoperta di nuove culture e di valori comuni

mentre mi ritrovo a scrivere questo articolo, mi accorgo che sono passati esattamente tre mesi da una delleesperienze più significative della mia vita. Ancora ricordo il momento in cui, mentre ero all’università, miarrivò una telefonata dalla segreteria che mi proponeva di partecipare ad un progetto extrauniversitario aMadrid. Solo la parola “Madrid” dentro di me ha scatenato un meccanismo per cui la mia bocca non riusciva adire altro che “SÌ”. Pur non sapendo tutto quello che mi stava aspettando. Ma di lì a poco, lo avreiscoperto, un po’ impreparato, un po’ ritrovandomici dentro all’improvviso.. ma ad oggi posso dire che èstato senz’altro meglio così.

La IUVE Fundación è un’organizzazione spagnola che hacome obiettivo quello di cambiare il mondo (assolutamentenon una cosa così ambiziosa come potrebbe sembrare)attraverso la promozione dei (veri, aggiungo io) valori tra igiovani ed attraverso un aiuto concreto alle persone che piùlo necessitano. E come lo fa? Oltre a varie attività cheorganizza durante l’anno, la IUVE programma un seminarioestivo con studenti provenienti da vari paesi d’Europa(quest’anno Romania, Spagna, Portogallo ed Italia), dove iragazzi devono confrontarsi su temi attuali e importanti qualiquello della crisi, non solo economica, quello della libertàumana e così via. In questo seminario si alternano momenti di cineforum, didibattiti, di presentazione delle situazioni dei singoli paesipartecipanti, ma anche momenti di svago e di unione tra iragazzi. Prima ho detto “valori veri”. Ma quali sono? Quellidella solidarietà, dell’amore fraterno, dell’aiuto al prossimo,della pace, del venirsi incontro, dell’accettarsi, tutto quelloche può rientrare nel Bene, eticamente e moralmenteparlando. Personalmente posso dire che tutto ciò si è realizzato anche esoprattutto conoscendo e scoprendo culture diverse dallanostra, nelle quali ho potuto riscontrare analogie e differenzecon occhio attento e con un cuore aperto.

più vado avanti, più penso che avrei mille cose da scrivere!Ma vorrei concludere con una cosa che ho detto a Collado Mediano, il comune in cui alloggiavamo,l’ultima sera: sono partito per questa esperienza non conoscendo praticamente nessuno, neanche gli altriragazzi della nostra università che erano stati coinvolti.. ma questo non ha spaventato né me né loro.

Già dal secondo giorno eravamo unitissimi, liberi di fare e dire quello che più ci sentivamo, sentendoci anostro agio come in una vera Famiglia. A Madrid e nelle più di trenta persone che ho conosciuto, holasciato un pezzo grande del mio cuore, ma non la considero assolutamente una perdita, perché da tuttiquanti ho ricevuto esattamente lo stesso. 21/07/2014 – 30/07/2014: Grazie di cuore a tutti per tutto!g Filippo Marco Fiorentini

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Un sogno che diventa realtàUn ex studente racconta il suo percorso dall’università al mondo dellavoro

era il 3 dicembre 2012 quando terminai gli studi in Economia. Penso che il 110 e lode sia stato uno dei piùbei doni di Natale che abbia regalato ai miei genitori. Ricordo che gli amici e i parenti erano tutti in festaper quell’occasione. Quei momenti li porterò sempre nel mio cuore! Hanno lasciato un segno importante dentro di me anche i giorni successivi alla laurea. L’adrenalina si eratrasformata in energia pura e ogni giorno lo trascorrevo a studiare i siti web e i bilanci di tutte le aziendealle quali inviavo il mio curriculum vitae. Penso di aver “navigato” almeno cento aziende, ma ricevevo solo risposte di “corretta ricezione” delcurriculum. Cominciarono a contattarmi solo dopo l’8 gennaio, a ferie concluse.Ricordo che ero particolarmente felice di sentirmi ricercato dalle aziende. Voleva dire che gli studi fattirisultavano interessanti e che il mio profilo era in linea con le attese aziendali. Non posso dimenticare,però, anche quella sensazione di solitudine che provavo nella ricerca del primo lavoro. Non erano (non lo sono ancora oggi) giorni sereni per i neolaureati italiani. Questa strana sensazione,però, si frantumò quando ricevetti una chiamata dall’Ufficio Job Placement dell’Università Europea diRoma. In quel momento capii che non ero mai stato solo. Infatti la dott.ssa Cinzia Ruffino si era attivata per meprima ancora della mia laurea e mi chiamò per propormi un colloquio con Ferrovie dello Stato ItalianeS.p.A.

Mi recai alla selezione nei primigiorni di febbraio e dal 26 dellostesso mese iniziò la miaesperienza nelle Ferrovie. Dopo mesi di stage, sono statoassunto a tempo indeterminatoall’interno della Struttura Fiscaledella Direzione AmministrazioneFinanza e Controllo di TrenitaliaS.p.A. Lavoro insieme ad ungruppo di colleghi giovani conalte competenze professionali,che mi vengono trasmessegiorno dopo giorno.Rimasi stupito ogni volta che,affrontando le selezioni nellevarie aziende, mi venivanochieste le mie esperienze dicarattere umanitario e sociale.Capii solo in quei momentiquanto fossero importanti leesperienze vissute in Messicocon Gioventù Missionaria o nellecase famiglia di Angeli Per UnGiorno, non solo a livellopersonale e quindi di crescita

intima e individuale, ma anche interpersonale, ossia nel mondo lavorativo. Ho ben capito che oggi le aziende cercano giovani determinati, che escano con il massimo dei voti maanche con grandi qualità umane e di carattere interpersonale. Saper lavorare con gli altri non vuol diresolo trasmettere competenze ma anche condividere una missione e una visione aziendale.Ringrazio l’Università Europea di Roma per tutto quello che mi ha dato. Auguro a tutti gli studenti didedicarsi allo studio e di concentrarsi al massimo sia su ogni parola scritta che su ogni sguardo cheincontrano nelle attività di responsabilità sociale. g Gianluca Agresta

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