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Dott. LUCA VERTICILO
Psicologo Clinico – Psicoterapeuta – Docente di diagnostica clinica Istituto Terapia Familiare
Coordinatore Area Riabilitativa IRCCS “E. Medea” (TV)
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Treviso - 22 Novembre 2009
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� Atteggiamento psicologico del
Soccorritore
� Bisogno psicologico del paziente
�Il COMPORTAMENTO
�EMOZIONI
� La COMUNICAZIONE efficace
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Il contesto operativo
È necessario ricordare che il contesto
operativo nel quale opera il soccorritore è
caratterizzato fondamentalmente da
imprevedibilità, evoca dolore e rischio e
spesso non è semplice per i soccorritori
fronteggiare gli aspetti emotivi correlati allo
stress generato dall’evento.4
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È importante che il soccorritore sia in
grado di gestire e decifrare i suoi stessi
sentimenti ed impulsi al fine di non
trasmettere e comunicare paura sia a
chi gli sta di fronte che agli operatori
stessi.
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Il Volontario nel suo intervento deve saper:
� Trasmettere al soggetto la necessaria tranquillità e lacompetenza nell’intervento
� Trasmettere al soggetto sicurezza nelle manovre disoccorso
� Trasmettere al soggetto (quando possibile)l’importanza della sua partecipazione per lavalutazione e per il giusto intervento, rendendolopartecipe dello stato di fatto del soccorso;
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Atteggiamento psicologico del soccorritore
�Valutare con sensibilità interventi chepossano togliere il soggetto da situazioni didisagio (per esempio sarà attento a coprirenudità, saprà evitare sguardi fissi verso ilsoggetto o addirittura verso le parti delcorpo colpite/ferite, saprà allontanare condiscrezione e cura, eventuali sguardiindiscreti della “gente curiosa”, raccogliereeventuali oggetti personali e mostrarli alsoggetto per tranquillizzarlo)
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Atteggiamento psicologico del soccorritore
Il Volontario nel suo intervento deve saper:
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�Mantenere sotto controllo lo statoclinico del soggetto senza mostrareeccessiva preoccupazione anche esoprattutto negli interventi critici;o quando la situazione è inpeggioramento.
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Atteggiamento psicologico del soccorritore
Il Volontario nel suo intervento deve saper:
�Fare domande al soggetto per poteravere informazioni sull’accaduto (avolte indispensabili all’arrivoall’ospedale) e per mantenere lo stato diveglia assieme alla tranquillitànecessaria per una buona ripresa delsoggetto.
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Atteggiamento psicologico del soccorritore
Il Volontario nel suo intervento deve saper:
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�Dovrà chiedere, ma non con eccessivainsistenza, “come si sente?” oppure “ vameglio?”, quindi saprà quali domande fare equali non fare perché non opportune e soloindiscrete; non insisterà con domandeaperte/varie se il soggetto è affaticato, mapiuttosto con domande che richiedonorisposte brevi per mantenere lo stato diveglia senza compromettere il quadroclinico
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Atteggiamento psicologico del soccorritore
Il Volontario nel suo intervento deve sapere che:
�Sin dai primi istanti il volontario dovràparlare al soggetto facendosiriconoscere (identità e qualifica) e, se ilsoggetto mostra miglioramentiemozionali, parlare per descrivere gliinterventi che si accinge a svolgere.
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� Ascoltare in sinergia con l’equipaggio le esigenzedel soggetto, rispettando ruoli e mansioni
� Rassicurare il soggetto, all’arrivo presso lastruttura ospedaliera, della professionalità deimedici che si prenderanno cura di lui, e della pro-fessionalità di questi ultimi nel proseguire ciò chedai volontari è stato iniziato durante l’opera diprimo soccorso.
� Trasmettere al soggetto disponibilità,comprensione, umanità e solidarietà.
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Atteggiamento psicologico del soccorritore
Il Volontario nel suo intervento deve saper:
UMANITÀ
”… prevenire e lenire le sofferenze delle persone,rispettare la persona, proteggerne la vita e lasalute..” in tutte le circostanze.
In un’accezione generale, è il Principio nel qualeaffonda le sue radici l’attività dei VdS della CroceRossa Italiana
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La SOFFERENZA di una persona non è
legata soltanto ad una malattia fisica o ad un
incidente materiale ma anche a situazioni di
disagio o circostanze emozionali che
possono essere assimilate a delle “ferite
psicologiche”.
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SOFFERENZA è:
Patimento, tormento, sentire dolore; la
condizione di chi soffre per cause
fisiche o psichiche; provare qualcosa
che porta disagio, dolore.
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Solidarietà è:
� Lo sforzo attivo e gratuito, il cui obiettivo è alleviare
sofferenze e disagi di chi è nel bisogno
� È il rapporto di comunanza tra le persone pronte a
collaborare tra loro, ad assistersi nella piena
condivisione e responsabilità
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IL COMPORTAMENTO
Con il termine comportamento si intende l’insieme delle
risposte che l’organismo animale dà in conseguenza a
stimolazioni esogene e/o endogene. E’ l’espressione di
una vasta rete di eventi di ordine biologico e
psicologico, altamente integrati a molti livelli.
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� E’ provocato sempre da uno stimolo (imput) e può
modificarsi con il tempo e l’esperienza. Il
comportamento non va valutato in maniera astratta,
ma legato ad una specifica attività dell’individuo o dei
gruppi
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IL COMPORTAMENTO
� In genere il comportamento collettivo ha come
fondamento o motivazione la soluzione di un
problema, di una difficoltà. Si possono evidenziare, in
emergenza, comportamenti collettivi adatti e non
adatti
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IL COMPORTAMENTO
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Comportamenti collettivi adatti
Sono quelli caratterizzati dal persistere e/o dal
riorganizzarsi delle strutture di quel gruppo sociale,
quali ad esempio gli uffici comunali, le scuole, gli
ospedali
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Comportamenti collettivi inadatti
� Sono quelli caratterizzati da una risposta non logica enon razionale; producono conseguenze pericolose perla sicurezza delle vittime e degli stessi soccorritori. Lereazioni più frequenti sono quelle di “commozione-inibizione-stupore” e quella da “panico”. Icomportamenti collettivi, in generale, possono essereriferiti alle zone dell’evento e alle fasi dell’evento, aseconda che si consideri l’asse dello spazio o l’asse deltempo
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Comportamenti in riferimento alle zone:
� zona d’impatto: i superstiti sono pochi e hanno
comportamenti cosiddetti di “commozione-inibizione-
stupore.
� zona di distruzione: le persone colpite possono
manifestare comportamenti inadatti quali indecisione,
azioni inutili e non coordinate, fuga centrifuga,
panico.
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� zona marginale: le persone in questa zona possono
avere comportamenti di inquietudine, incertezza,
angoscia; questa è una zona di importanza
fondamentale nella quale l’elevato numero di persone,
aventi scopi diversi, potrebbe dare origine al panico.
� zona esterna: possono esservi comportamenti che
aumentano il disordine, causati dalla gente che cerca
di andare verso il centro; necessità di misure d’ordine
chiare e precise.
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EMOZIONI
� Le emozioni sono da considerarsi dei “cambiamenti in
preparazione all’azione” e possono nascere solo da fatti
che abbiano un determinato significato. Quei fatti che
possono costituire uno stimolo significativo;
ovvero, che tocca gli interessi del soggetto.
Un’emozione può essere letta, anche se non detta
(linguaggio non verbale).
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PAURA
Si dice che una delle pulsioni fondamentali dell’uomosia la paura. Cioè, quell’emozione che attiva in noicomportamenti di risposta al “pericolo”. La pauraquindi, ha una precisa funzione biologica: serve aproteggere l’organismo per prepararlo all’azione; perprepararlo a dare una risposta; per metterlo nellacondizione di attivare una re-azione anche fisica difronte ad un accadimento non previsto ed improvvisoche interrompe il ciclo emozionale ed esistenziale delvissuto quotidiano di ogni individuo.
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paura� una situazione di crisi intensa e profonda, di forte
tensione quale è un’emergenza, che attiva meccanismi
psicologici capaci di destrutturare il comportamento,
fa sì che questa emozione originaria di salvaguardia, la
paura, possa degenerare in panico. Vi sono,
ovviamente, livelli e/o gradi diversi di manifestazione
e sperimentazione personale della paura e ciò dipende
dalla nostra personalità, dalle nostre esperienze e dalle
nostre conoscenze.29
PANICO� E’ forse il livello più estremo della paura. E’ una
sensazione acuta, è una reazione emotiva intensa chedestruttura il comportamento, impedisceall’organismo di elaborare una strategia di salvezza e didare una risposta positiva allo stimolo negativo. E’ ilrisultato dell’incapacità temporanea dell’individuo dicontrollare la propria paura. La risposta al pericolo èuna risposta emozionale, che si traduce in uncomportamento in genere dannoso per la salvaguardiadell’individuo.
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panicoIl panico provoca l’abbassamento -fino anche al livello
zero- dello stato di coscienza, della soglia diattenzione, della soglia di vigilanza, della facoltà diragionamento e della capacità del corpo di rispondereai comandi del cervello. Il panico moltiplica in modoesponenziale il numero delle vittime, porta a reazioniprimitive di fuga incontrollata, provoca reazionisconsiderate di violenza o anche di suicidio collettivo.Il panico è una “sensazione acuta” è “paura di morire”.Una volta scatenato, non si argina.
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CHI SCEGLIE DI FARE IL VOLONTARIO
DEVE
� · “CONOSCERE”
� · RISPETTARE E CONDIVIDERE LE REGOLE DEL GRUPPO
� · ESSERE SEMPRE MOLTO CAUTO
� · NON PRENDERE DECISIONI AFFRETTATE
� · RISPETTARE ORDINI E CONSEGNE del diretto SUPERIORE
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Deve:� NON GIUDICARE GLI ORDINI DELLE AUTORITA’ in fase
operativa
� · ESSERE CONSAPEVOLE DELLE PROPRIE REALI POSSIBILITA’
� · RICORDARE che fra le persone colpite potrebbero esserci dei PORTATORI DI HANDICAP
� · NON PRENDERE MAI INIZIATIVE PERSONALI
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CHI SCEGLIE DI FARE IL VOLONTARIO
Lo porto in ospedale in macchina …
Chiamata di soccorso da un automobilista che vede unanziano in auto non cosciente. Arriviamo sul posto: ilfiglio stava portando il padre in ospedale maimprovvisamente ha perso coscienza e polso. Spessoil padre lamentava dispnea e tante volte non hannovoluto disturbare il 118, questa volta è successoqualcosa di diverso.
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Una storia …
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Il servizio è stato svolto bene, la rianimazione in modo coordinato, aggressivo e completo sotto ogni punto di vista... anche quello relazionale.Mentre eravamo ancora in strada il figlio ci ha aiutato, ha sorretto il lenzuolo in modo da nasconderci agli astanti e creare quell'ombra utile alla visione della traccia sul monitor, è rimasto inflessibile, presente, sicuramente cosciente di quello che stavamo facendo. Partiamo per l'ospedale, codice 3 intubato, si chiudono i portelloni dell'ambulanza e il figlio crolla: piange, si dispera, ora quella forza che lo rendeva presente si spegne e le emozioni scoppiano; si chiude il portellone dell'ambulanza ed è come aver separato i due, come se quel contatto visivo fosse sufficiente a mantenere la speranza di uno verso l'altro.
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Partiamo per l'ospedale, il figlio viene accompagnato dalla polizia giunta sul
posto per regolare il traffico. Lasciamo il paziente al pronto soccorso e
qualcuno ci viene a dire che il figlio è fuori che sta male.
E adesso assisto a qualcosa di bello: il medico che era con me e che ha svolto
tutto l'intervento entra nella stanza dove era stato accompagnato il figlio del
signore, accanto a lui un poliziotto che lo ha accompagnato lì. Il medico si
siede accanto a lui, si mette al suo livello e si presenta come persona
chiedendo a lui il proprio nome: Maurizio. Inizia un bel dialogo non fatto di
compassione o pietà ma di amore e desiderio di starli accanto, desiderio di
stare lì ben consapevoli di quanto doloroso sia perdere un padre.
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Il signore ha pianto, ha avuto tempo di chiedere e di vedersi
rispondere rispetto ai propri dubbi e incertezze ma anche
rispetto al proprio operato per averlo caricato in auto senza
chiamare il 118. Nessun giudizio ma tanta comprensione per
quello che era successo. Mi sono sentito orgoglioso di essere in
turno con quel medico e ho pensato a tante cose: all'efficacia
di quello stare lì solo per il motivo di essere sensibile,
disponibile e aver provato sulla propria pelle la perdita di un
genitore che permette tanta comprensione. Quanti altri PSI o
counsellor scendono dalla cattedra o solo per essere dottori
ritengono di saper fare e quanto altro occorre per stare vicino!37
Riflessioni:Accanto alle sofferenze fisiche esistono ancheimportanti sofferenze psicologiche, e se leprime appaiono del tutto evidenti perqualsiasi evento critico (una catastrofe, unincidente stradale, una diagnosi infausta, lamorte sul lavoro ecc.) le seconde, anche senascoste e misconosciute, sono in grado dideterminare sofferenze anche per periodilunghi dopo la fine dell’evento scatenante.
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… ancor più catastrofico del … ancor più catastrofico del … ancor più catastrofico del … ancor più catastrofico del sisma è quelsisma è quelsisma è quelsisma è quel terremoto che terremoto che terremoto che terremoto che né si vede né si ode, né si vede né si ode, né si vede né si ode, né si vede né si ode, quelquelquelquel terremoto che avviene terremoto che avviene terremoto che avviene terremoto che avviene dentro …dentro …dentro …dentro …
(Petrone, 2002, p.105)
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CHE COS' E' LA COMUNICAZIONE ?
Una prima definizione elementare dicomunicazione è la seguente:
"TRASFERIMENTO D’INFORMAZIONI DA UN EMITTENTE AD UN RICEVENTE
A MEZZO DI MESSAGGI
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Shannon, Weaver "La teoria matematica della comunicazione“ 1971
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Chi comunica elabora un messaggio che
per lui ha un significato.
Lo fa in riferimento ad un codice
determinato, ovvero ad un complesso
di simboli organizzato.
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Ciò significa che …
Chi riceve il messaggio fa
riferimento allo stesso codice
dell'emittente ed è quindi in grado
di decodificarlo.
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Messaggio
FeedbackINFORMAZIONE DI RITORNO
�Consente di verificare l’avvenuta comprensione del messaggio�Permette di calibrare la risposta.
Processo Comunicativo
•Esprimere il messaggio•Verificare che giunga al destinatario
•Verificare che il destinatario lo riceva e gli dia giusto significato•Sollecitare ecomprendere la reazione del destinatario.
Può avere diverse configurazioni, in relazione alla sua
codificazione semantica
EmittenteDestinatario
•Ricevere il messaggio•Interpretarlo•Valutarlo•Rispondere
L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre
fa colazione in una tavola calda affollata , o il
passeggero d’aereo che siede con gli occhi
chiusi, stanno entrambi comunicando che non
vogliono parlare con nessuno né vogliono si
rivolga loro la parola, e i vicini di solito
“afferrano il messaggio” e rispondono
lasciandoli in pace
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P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Studio dei modelli interattivi delle
patologie e dei paradossi, Roma, Astrolabio, 1971
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NON È POSSIBILE NON COMUNICARE
L’attività o l’inattività, le parole o ilsilenzio hanno tutti valore dimessaggio: influenzano gli altri equesti, a loro volta, non possononon rispondere a questecomunicazioni e in tal modocomunicano anche loro.
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OGNI COMUNICAZIONE PRESENTA UN ASPETTO DI CONTENUTO E UNO DI RELAZIONE
Ad esempio, i messaggi
“E’ importante che togli il piede dalla frizione gradatamente e dolcemente”
oppure
“Togli di colpo la frizione e rovinerai la trasmissione in un momento!”
recano lo stesso tipo di contenuto (aspetto di notizia), ma hanno un livello estremamente differente di relazione
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GLI ESSERI UMANI USANO DUE
DIVERSE MODALITA’ DI
COMUNICAZIONE:
verbale e non verbale
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E’ importante sottolineare che la
comunicazione non verbale incide in misura
notevole (fino oltre il 90% in alcuni casi) sulla
corretta percezione del messaggio da parte
del destinatario e sugli effetti che egli porrà in
essere conseguentemente.
In caso di dissonanza tra la componente
verbale e quella non verbale di un messaggio,
ciò che prevale è la componente non verbale
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� E’ importante che le parole facciano parte di un
linguaggio comune.
� Ogni forma gergale o tecnica rischia di non essere
compresa e di creare confusione.
� La comunicazione verbale costituisce il 20 – 30%
del messaggio
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Comunicazione verbale
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Comunicazione paraverbale
Caratteristiche della voce e modo di pronunciare il messaggio
Tono RitmoVelocità VolumePause Silenzio
La comunicazione paraverbale costituisce il 35 – 40% del messaggio
Sono gli indici più affidabili per scoprire la menzogna
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Comunicazione non verbale
Tutti gli altri canali comunicativi
Gesti SguardoEspressioni del viso SorrisoPostura Movimenti delle maniOrientamenti del corpo Odori e profumiAbbigliamento (divisa)
La comunicazione non-verbale costituisce il 35 – 40% del messaggio
Si tratta di segni in parte comprensibili e in parte ambigui
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Ascolto empatico
EMPATIAEMPATIA
Capacità di immedesimarsi con gli stati d’animo e con i pensieri delle altre Capacità di immedesimarsi con gli stati d’animo e con i pensieri delle altre personepersone
Loro emozioniLoro emozioni
Loro prospettiva soggettivaLoro prospettiva soggettiva
Condividere loro sentimentiCondividere loro sentimenti
“mettersi nei panni dell’altro, mantenendo però i piedi nelle proprie scarpe”.
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COMUNICARE, PRODUCE SEMPRE
UN EFFETTO, IMPARARE A GESTIRE
LA COMUNICAZIONE E IMPARARE
A GOVERNARE I PROCESSI
INFORMATIVI È ELEMENTO
ESSENZIALE NELLA GESTIONE
DELL’EMERGENZA.53
Il soccorritore più che mai deve possedere il
“senso del limite”:
Non è possibile capire tutto, ma risulta importante “stare attenti a tutto”.
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