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La prima e la seconda assemblea (2) Ieri e oggi, opinioni a confronto (3) Dove va l’economia della cultura (6) Torino, una nuova città (7) Troppo rapide concessioni (8) M9 Progetti selezionati (10) Le collezioni: tesoro da scoprire (11) Venezia Metropoli alla ricerca di una governance trenta giorni La newsletter della Fondazione di Venezia 0/2011

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La prima e la seconda assemblea (2) Ieri e oggi, opinioni a confronto (3) Dove va l’economia della cultura (6) Torino, una nuova città (7)Troppo rapide concessioni (8)M9 Progetti selezionati (10)Le collezioni: tesoro da scoprire (11)Venezia Metropoli alla ricercadi una governance

trenta giorniLa newsletter della Fondazione di Venezia

0/2011

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Sommario

001 Editoriale

004 Venezia Metropoli alla ricerca di una governance

004 Una nuova lettura di Venezia Giuliano Segre

008 Le metropoli sono il centro dello sviluppo Marino Folin

010 Cosa manca a Venezia Stefano Micelli

011 Le erogazioni della Fondazione

011 Goodbye Keynes?

012 News dalla Fondazione

Fondazione di Venezia | Newsletter | 0/11 3

Quello che state sfogliando è il primo numero di “trenta giorni”, la newsletter della Fondazione di Venezia.Dopo alcuni numeri zero siamo all’esordio in pubblico, anche se per arrivare a una definizione più compiuta dovremo attendere an-cora qualche tempo.Ci si chiederà l’utilità di una (ennesima) newsletter. Siamo som-mersi da e-mail e da pubblicazioni, e in generale siamo letteral-mente inondati da informazioni.Già nel 1968 il sociologo canadese Herbert Marshall McLuhan ave-va teorizzato il cosiddetto villaggio globale: “le nuove forme di co-municazione - scriveva - specialmente radio e televisione, hanno trasformato il globo in uno spazio fisicamente molto più contratto di un tempo, in cui il movimento di informazione da una parte all’altro del mondo è istantanea”. Oggi questo concetto è ancora più attuale grazie ad Internet. Ma quantità non vuol dire certo qualità. Ci troviamo anzi nella par-ticolare situazione in cui non si riesce più - vista la mole disponibile - a selezionare la bontà di un’informazione, l’attendibilità di una fonte. Per questo abbiamo pensato che uno strumento che infor-masse sull’attività delle Fondazioni - quella di Venezia per quanto ci riguarda - fosse importante. Nonostante questi soggetti si accinga-no a compiere vent’anni, c’è ancora tanta confusione sul ruolo, sui compiti, sull’utilizzo del patrimonio e delle rendite, sui settori d’at-tività, sui princìpi di autonomia che ne regolano il funzionamento.Sperimentiamo dunque per questa via un ulteriore modo di comu-nicazione esistenziale, meno burocratico degli atti ufficiali, più ar-monico dei singoli comunicati stampa, più immediato del sito web, più articolato nei temi e nelle opinioni. Certo l’obiettivo è quello di rendere più accessibili dall’esterno i criteri ed i modi del lavo-ro di tanti che sul Rio Novo e altrove nella provincia di Venezia operano quotidianamente, in parte producendo immediatamente (senza mediazioni, cioè) utilità sociale nei tre settori di intervento (educazione, ricerca, cultura), in parte collaborando (per quanto è nelle nostre possibilità) allo sviluppo economico del territorio, in parte ancora finanziando meritorie iniziative altrui, sovente artico-late nelle comunità locali. Ma alla fine anche consentendo a noi stessi (amministratori e collaboratori) di fermarci a riflettere sul percorso della nostra “azienda”, mai definito una volta per tutte e sempre rielaborato dalla volontà e capacità di tutti per raggiungere i fini statutari e di legge di questa peculiare fondazione.Augurandomi di ricevere da tutti voi segnalazioni e contributi, vi auguro buona lettura.

editoriale

Appuntamento con la Fondazione di Veneziadi Giuliano Segre

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Una nuova lettura di VeneziaGiuliano SegrePresidente della Fondazione di Venezia

Nell’immaginario collettivo la città di Venezia è spesso ristretta ai confini del centro storico e alle 117 isole del suo ar-cipelago. Ne sono noti e magnificati i palazzi, i ponti, i campanili, le aree pubbliche e gli spazi privati, vi sono variamente frequentati gli oltre qua-ranta splendidi musei e il mondo co-nosce in profondità gli eventi culturali che ogni anno si dispiegano sulla lagu-na; ogni pietra di Venezia, da Ruskin in poi, è ovunque nota, censita, cele-brata. Tutto intorno a questi pregi invece il nulla, come se i più di 400 kmq che restano del quindicesimo più vasto comune italiano fossero deserti. Invece essi ospitano da soli la popola-zione della diciassettesima città italia-na per numero di abitanti ed è proprio qui che si stanno configurando i più significativi cambiamenti economici e infrastrutturali del Nord Est italiano. La città di Venezia, nella sua espres-sione in terraferma che tutti noi co-nosciamo con il nome di Mestre, sta affermandosi come centro di gravità di quell’area metropolitana, la cui struttura a rete innerva le province di Venezia, Padova e Treviso, tra le più produttive dell’intero sistema paese, e che si candida a nuova capitale di un’«Euroregione» che, superando i limiti del Triveneto, si spinge anche oltre i confini nazionali. Tutto inizia nel novembre 1989. Da quella data infatti si apre con irruen-za un fenomeno che per la verità ser-peggiava addirittura fino dagli anni sessanta: l’apertura delle terre venete all’Est europeo. Dopo la caduta del Muro autoveicoli con tutte le targhe dei paesi della Europa comunitaria e della nuova Europa dell’Est percor-rono nei due sensi un “valico” che non ha alternative e che si concentra in uno straordinario budello di sette chilometri e mezzo che “divide” l’au-tostrada Torino-Trieste, senza alcuna possibile alternativa, movimentando mediamente quasi duecentomila vei-

Sviluppare la capacità di innovazione, migliorare la mobilità e i collega-menti tra Padova, Venezia e Treviso, riconoscere e integrare nei program-mi politici i temi ambientali, nonché dotarsi di un sistema di governance metropolitana.Sono le raccomandazione su Venezia Metropoli dell’OCSE, Organizza-zione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. L’analisi “OCSE Territorial Review: Rapporto su Venezia Metropoli”, è stata presentata ai primi di marzo da Mario Pezzini, Direttore del Centro Sviluppo dell’OCSE e da Marino Folin, Presidente della Fondazione Ve-nezia 2000 e Consigliere d’Amministrazione di Fondazione di Venezia, e si inserisce all’interno di una serie di studi tematici sulle regioni metro-politane condotti da OCSE con l’obiettivo di delineare e diffondere presso i governi nazionali raccomandazioni riguardo alle politiche da adottare per migliorare governance e competitività.All’incontro hanno partecipato anche Cesare De Michelis, presidente del-la casa editrice Marsilio, per i cui tipi è stato pubblicato il rapporto, e Ste-fano Micelli, direttore della Venice International University.Il rapporto, attivato dal Presidente della Fondazione di Venezia Giuliano Segre, che ne ha seguito lo sviluppo scientifico, è il secondo realizzato da OCSE su una metropoli italiana dopo Milano nel 2006 ed il 22esimo che riguarda le aree metropolitane.Nell’area metropolitana interconnessa di 2,6 milioni di abitanti che com-prende le province di Padova, Venezia e Treviso, si ascrive ben un quar-to dell’export nazionale, si registrano un PIL pro capite di quasi 40.000 dollari annuali (al livello di Toronto e Barcellona), e livelli di produttività del lavoro paragonabili a quelli di Francoforte, Londra, Monaco e Tokyo.

rapporto ocse

Venezia Metropoli alla ricerca di una governance

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Il tasso di crescita economica dell’area è comparabile a quello di Londra, Stoccolma e Houston, collocandosi – per incremento economico – tra i primi dieci posti in Europa. In particolare, tasso annuale di crescita eco-nomica – pari al 3% – supera del 50% la media delle regioni metropoli-tane OCSE e, tra il 1995 e il 2005, è stato tre volte superiore a quello di Randstad in Olanda e di un distretto hi-tech come Seattle.Il rapporto OCSE Territorial Review si conclude offrendo al sistema di governo della città-regione di Venezia le sue valutazioni e raccomanda-zioni, proponendole come sfide per incrementare ulteriormente la com-petitività. Come accennavamo all’inizio, in primo luogo sarebbe importante svi-luppare la capacità di innovazione, ad esempio fornendo servizi di busi-ness development in grado di facilitare l’ingresso delle PMI nei mercati globali, e potenziare l’inclusione nel mercato del lavoro. Fondamentale è anche il miglioramento della mobilità e dei collegamenti tra Padova, Venezia e Treviso, ad esempio implementando una rete metropolitana di trasporti, riducendo la dispersione urbana o agevolando i collegamen-ti inter-aziendali all’interno della città-regione. Visti i vantaggi derivan-ti dall’agglomerazione e dalla densificazione per le economie basate sui servizi, l’integrazione metropolitana deve infatti diventare una priorità. Infine, secondo l’OCSE, la città-regione Venezia dovrebbe riconoscere e integrare nei programmi politici i temi ambientali, nonché dotarsi di un sistema di governance metropolitana, che consentirebbe di migliorare il processo di policy rispetto alla definizione dei programmi, alla formula-zione e all’approvazione di proposte, e alla loro attuazione e monitorag-gio.

A pagina 2, un momento della presentazione del rapporto Ocse presso la Fondazione di Venezia.A pagina 3, al centro, l’immagine della mobilità esprime graficamente la città metropolitana (tratta dal Rapporto, pag. 34).In alto, il direttore del Centro Sviluppo dell’Ocse Mario Pezzini.In basso, la copertina del rapporto, pubblicato da Marsilio.

La “Territorial Review” di Venezia è parte di una serie di studi tematici sulle regioni metropoli-tane, condotti dal Territorial Development Policy Committee dell’OCSE. Il rapporto su Venezia Metropoli è il secondo realizzato da OCSE su una metropoli italiana dopo Milano nel 2006 ed il 22esimo che riguarda le aree metropolitane.

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coli al giorno e producendo con quella congestione un disastro eccezionale.Pur con un deplorevole ritardo, nel febbraio 2009 apre un semplice rad-doppio autostradale e sboccia una nuova realtà territoriale: cade la più forte corrente di traffico est-ovest degli anni duemila e torna l’agibilità del territorio. Si presenta un nuovo volto urbano: circolazione più aperta, pene-trazione più facile, allargamento della città dovuto ad un massiccio flusso di interventi finanziari pubblico-pri-vati orientati verso il nuovo ospedale a nord, la creazione di un moderno quartiere direzionale, commerciale e universitario a sud-est e quell’inter-vento di rigenerazione urbana di un ettaro nel pieno centro della città del quale la Fondazione è progettista e re-alizzatrice. Ora porto e aeroporto (en-trambi di grande taglia, essenziale per l’Italia) portano la città di terraferma subito a contatto con il mondo econo-mico, accoppiando questa qualità di terziario avanzato sia alla funzione capoluogo amministrativo e di termi-nale mondiale di attività culturali del-la città storica, sia alla dimostrazione di efficienza prototipale espressa dal progetto Mose sulla frontiera della di-fesa dalle acque. Su queste considerazioni si chiude l’evidenza del passato sulla città di Venezia. Si apre invece il nuovo ca-pitolo di Venezia metropoli, dove la grande nebulosa urbano-rurale del Veneto troverà un punto di unione per compattare le sue virtù. Il primo e fondamentale problema di quest’area riguarda la mancata gerarchizzazio-ne del territorio, che rende evidente la mancanza di un centro identitario e produce un pulviscolo abitativo che si esprime in quella “città infinita”, tutta case, fabbriche e piccoli appezzamenti coltivati, dove la trama ordinata degli insediamenti preindustriali è stata consumata dallo sviluppo recente. Lo spazio urbano del Veneto resta così frammentato in più di venti città mi-nori di taglia ragguardevole fra i venti ed i trenta mila abitanti, oltre ai sette capoluoghi di Provincia e a un paio di

In questa pagina, due immagini di come sarà l’M9, il Museo di Mestre, uno dei progetti qualificanti della città metropolitana. A fine 2010, grazie ad un concorso internazionale di architettura, è stato scelta la soluzione proposta dallo studio Sauerbruch Hutton (Germania). Nel grafico, in confronto alle regioni metropolitane OCSE, il tasso di crescita economica di Venezia può essere comparato a quello di Londra, Stoccolma e Houston, collocandola nella top ten delle migliori performance. Nonostante i livelli di produttività del lavoro della città-regione Venezia siano ancora inferiori del 4% rispetto alla media delle regioni metropolitane OCSE, sono comunque paragonabili a quelli di città come Francoforte, Londra, Monaco e Tokyo.Nella pagina accanto, una tabella dei distretti produttivi della città metropolitana.

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città oltre i cinquantamila abitanti. Il nuovo punto di aggregazione va definendosi nell’area cen-trale che connette Padova, Treviso e Mestre capiente di qua-si due milioni di abitanti, ormai capaci di percorrerla come si transita da un quartiere all’altro in qualsiasi grande cit-tà: si tratta di un’area a lungo frazionata da sentimenti di concorrenza urbana inesistente, che sta per esser unificata spazialmente dalle aperture del sistema autostradale e della ferrovia metropolitana regionale. A questa realtà ha dato corpo formale il nuovo Piano Territoriale Regionale di Co-ordinamento della Regione Veneto che finalmente prende posizione individuando nel “bilanciere” Padova-Venezia il principale centro motore della realtà veneta contempora-nea. Qui la perimetrazione amministrativa non è interessante ed è anzi fuorviante. La struttura amministrativa dell’I-talia unificata centocinquanta anni orsono risente della geometria burocratica napoleonica, poi trascritta nella Co-stituzione del 1948, che ripartiva omogeneamente lo Stato in entità territoriali minori. La normativa ora in corso di definizione della Città metropolitana prevista dall’art. 114 della Costituzione nel processo di strutturazione federali-sta della Repubblica non aggiunge però molto all’esistente e non prefigura un livello di governo coerente con il caso specifico della Venezia metropolitana. Tuttavia l’argomento non è rilevante: come in ogni esperienza mondiale non è la guaina amministrativa il momento creatore della struttura spaziale, ma viceversa è questa che prima o poi da origine

a quella. Non è quindi alle viste – almeno per un tempo consistente – l’esistenza di un Sindaco metropolitano per questa area in formazione, ma nello stesso tempo modi e strutture amministrative locali andranno indubbiamente configurandosi su quella scala, soprattutto nella prestazio-ne dei servizi di pubblica utilità. Una realistica espressione geografica invece può essere in-dividuata in una semplice figura geometrica che traccia sul territorio un esagono, i cui lati sono assai corti, fra i nuclei urbani di Chioggia, Padova, Castelfranco, Treviso, San Donà, Mestre. Rispetto a questa area la città storica di Venezia è sia la matrice che un complemento: appare come un elemento di una città complessa, tanto quanto lo è la struttura storica di Amsterdam rispetto al Randstad olandese. Esattamente come quella, la “città-anello” veneta non ha un centro, ma diversi luoghi di evoluzione dell’an-tica civiltà veneziana che producono forti categorizzazioni lungo l’anello: un’area portuale industriale, un aeroporto intercontinentale, un luogo delle funzioni di governo e am-ministrative, una diffusa presenza di PMI nel contorno, un ambito culturale mondiale, un luogo del design e della moda, un sistema universitario di rilievo e un cuore agrico-lo ancora di un certo rilievo; fra poco con il Mose anche una sorta di Afsluitdijk, un globale sistema di difesa a mare. A questa city-region è dedicata la volontà di ricerca per il territorio e di crescita della società che la Fondazione di Ve-nezia offre a chi vi vive e a chi presto vedrà riemergere il ruolo capitale della città.

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A sinistra: i cantieri del Mose, al largo di Venezia. Al centro: il progetto per il nuovo polo ospedaliero di Padova. A destra il progetto del complesso Treviso 2.

Il ventesimo secolo è stato il seco-lo delle grandi città, metropolis, gross stadt. Esiste uno studio im-portante che Weber ha scritto alla fine dell’800, alle soglie del ‘900 appunto, “The Growth of Great Cities”, su questo fenomeno che cominciava ad impressionare il mondo di allora, il gigantismo delle città. Una questione che per quasi tutto il 20° secolo viene vista in termini negativi. Famoso è il piano di Abercrombie sulla grande Londra alla fine della prima guerra mondiale: l’obiettivo era quello di contenere lo sviluppo di Londra. La grande città era vista come qual-cosa che doveva essere contenuto, e le scelte di piano erano coerenti con questa idea.Qualcosa inizia a cambiare verso la fine del ventesimo secolo, quando invece si comincia a comprende-re che la grande città non ha solo aspetti negativi e alcune scelte di piano che si fanno a Londra e a Barcellona sono di densificazione: si tratta dei primi tentativi di ri-conoscere e riqualificare la grande

città. Una pietra miliare è uno stu-dio di Sassen Saskia del 2004, “Le grandi città nell’economia globale”. Questo testo dice che nell’econo-mia globale, all’interno della quale noi oggi viviamo, le metropoli sono il centro dello sviluppo. Viene cioè totalmente rovesciata la visione ne-gativa precedente, e la città viene considerata come promotore di svi-luppo, dove si elaborano delle idee, è il centro dei mercati finanziari, da cui partono i flussi delle relazio-ni significative e di crescita, dove si concentra l’innovazione. Questo è lo scenario all’interno del quale noi ci siamo posti quando ci siamo interrogati su Venezia.Esiste una dimensione metropoli-tana di Venezia? Quale è? Che sen-so ha? Devo dire che la Fondazione Venezia2000, per merito anche del suo presidente e grande anima-tore Giuseppe De Rita, da sempre si è posta il problema per ciò che concerne le prospettive di crescita, di sviluppo, il futuro di Venezia. L’idea è stata quella di vedere Ve-nezia all’interno di un sistema di

reti, lunghe, brevi, nodo di un si-stema di relazioni extra nazionale che coinvolge in modo particolare i paesi del prossimo Est europeo, più vicino a noi. Agli inizi del 2008 l’Ocse - che dagli inizi degli anni 2000 sta conducendo una serie di studi, le “Territorial Reviews” sulle città metropolitane - ha chiesto al Co-mune di Venezia se era interessa-to o meno a sviluppare uno studio analogo a quello condotto sulla città di Milano (l’unico che l’Ocse abbia svolto per l’Italia) sull’area di Ve-nezia. La Fondazione di Venezia, sentita dal Comune, si è dichiarata

Le metropoli sonoil centro dello sviluppoCom’è cambiata l’idea di città nel XX secolo

Marino Folin

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La sua popolazione è più ricca della media della popolazione italiana, con un PIL pro capite (pari a 32.941 USD) paragonabile a quello di Toronto o Barcellona

molto interessata allo studio e di fatto ha finanziato il lavoro affidan-do alla Fondazione Venezia 2000 e alla Venice Interntional University il compito di predisporre i materia-li istruttori.Ciò che emerge dallo studio è che effettivamente c’è una dimensione, una struttura, un sistema territo-riale complesso, di rango metropo-litano nell’area che, grosso modo, comprende le tre province di Tre-viso, Padova e Venezia (nel senso che i confini non sono esattamente quelli delle tre province), un’area metropolitana che ha una dimen-sione di 2 milioni e sei di abitanti, quindi non piccolissima. Quando parliamo di Venezia me-tropoli quindi noi non ci riferiamo alla Venezia di cui parlava France-sco Sansovino nel sedicesimo seco-lo, quando scriveva la sua guida di Venezia Città nobilissima. Si tratta di una cosa più vasta. E’ che questa metropoli, di duemilioni e seicen-tomila abitanti, ha alcuni indicatori riferiti alle altre grandi aree metro-politane dell’area Ocse (quali il sag-gio di crescita ed il pil pro capite) che la pongono ai primi livelli, ai primi gradi del range delle città metropolitane dell’area Ocse. Il fat-to è che questa città metropolitana però ha anche alcuni aspetti critici.Il rapporto dell’Ocse, come sempre avviene, non si limita a esaminare, a dare un’analisi, ma fornisce al-cune raccomandazioni (già citate precedentemente in questa pub-blicazione) per superare gli aspet-ti conflittuali che ancora esistono all’interno dell’area metropolitana per diventare effettivamente tale, per sviluppare al meglio le sinergie e le potenzialità che ha al suo in-terno.

Marino Folin, già rettore dello

IUAV di Venezia, è presidente della

Fondazione Venezia2000 e consigliere

d’amministrazione della Fondazione di

Venezia.

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Cosa manca a Venezia per diventare un’area metropolitanaQuestione ignorata dall’agenda politica

Stefano Micelli

La «Territorial Review» di Venezia è l’ultima di una se-rie di studi tematici sulle città metropolitane che l’OC-SE ha avviato nel corso degli ultimi dieci anni e che ha consentito di mettere insieme un database di parametri particolarmente utile per chi vuole confrontarsi con il tema delle politiche dello sviluppo della città.

La Venezia messa a fuoco dall’OCSE non è la città sto-rica (che oggi conta più o meno 60.000 abitanti). Non è nemmeno la somma del comune e della sua Provin-cia (che oggi potrebbero effettivamente diventare città metropolitana). La scelta dell’OCSE è stata quella di puntare sulle tre province di Padova, Treviso e Venezia che, dati alla mano, rappresentano lo spazio della mo-bilità per chi vive in questo territorio. Un’area da oltre 2,5 milioni di abitanti, capace negli ultimi quindici anni di una crescita economica analoga a quella di città come San Diego, Sidney e Stoccolma, chiamata oggi a un salto di qualità necessario per dare risposte alle grandi trasformazioni che hanno segnato il sistema industriale dell’intero Nord Est.

Le criticità di questa area metropolitana sono messe bene in evidenza dalle tabelle comparative proposte nel rapporto. La prima riguarda il livello di educazione della popolazione residente: rispetto alle grandi aree metro-politane del mondo Venezia non ha abbastanza laureati. In materia di “tertiary education” la città metropolitana ha risultati che sono un terzo rispetto alle capitali più competitive (Madrid, Tokio e Parigi superano il 30%) e supera solo Smirne e Istanbul (che hanno un tipo di po-polazione completamente diverso). La seconda riguarda l’età della popolazione residente. L’area metropolitana di Venezia ha una popolazione over 65 che rappresen-ta un terzo della popolazione lavorativa (15-64). Peggio di Venezia solo Torino e poche altrte città giapponesi. Terzo aspetto: è una città metropolitana che non riesce a includere le donne nel mercato del lavoro. Anche su questo punto Venezia è in fondo alla classifica OCSE, lontanissima dalle città del Nord Europa che presidiano i piani alti della graduatoria. In ultimo le infrastrutture per la mobilità. Un’area metropolitana che si rispetti ha una metropolitana, un sistema di mobilità alternativo

alla macchina che consenta ai residenti di muoversi con facilità. Su questo tema l’OCSE segnala ritardi importanti.

Il dibattito che ha seguito la presentazione del rap-porto ha ragionato principalmente sulle specificità dell’area, soprattutto da un punto di vista istituzio-nale e politico. In sintesi: perché non si riesce a porre nell’agenda politica di quest’area il tema della città come tema della crescita e dello sviluppo? Per-ché la gente su questi temi non presta attenzione?

Personalmente non credo sia un tema solo venezia-no. Le nostre città stanno rapidamente uscendo da tutte le principali graduatorie sulla qualità della vita che ogni anno vengono stilate a livello internazio-nale. Se si guarda con attenzione alle tabelle OCSE si vedrà che la città di Venezia è quasi sempre in compagnia di Milano, Torino e Napoli (altre città italiane nel database OCSE). Il problema è naziona-le. Come rimettere lo sviluppo delle grandi città al centro di un dibattito sul futuro del paese?

Stefano Micelli è dean di Venice International University e

professore associato di economia e gestione delle imprese

presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Quest’articolo è estratto dal blog firstdraft, www.firstdraft.it

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Sono oltre 122 i milioni di euro che la Fondazione di Venezia ha erogato dall’origine al 2009. Distinte in interventi diretti, partnership e contributi, le cifre se-gnalano senza tema di smentite il ruolo attivo che la Fondazione ha avuto nella vita culturale, scientifica e dell’istruzione per tutto il territorio.Lo statuto dell’istituzione veneziana, infatti, prevede che i tre settori in cui può operare sono - tra quelli previsti dal D.Lgs 153/99 e successive modifiche e integrazioni - quello dell’educazione, istruzione e for-mazione; ricerca scientifica e tecnologia; arte, attività e beni culturali.Ebbene, le erogazioni nel settore dell’istruzione e for-mazione ammontano a 40.867.286 euro, così suddivi-si: poco più di 10 milioni di euro in interventi diretti, quasi 26 milioni in partnership e 4 milioni e 600mila euro in contributi.Importanti anche gli interventi nel campo della ricer-ca scientifica, con oltre 14milioni di euro di erogazio-ni. In particolare, gli interventi diretti assommano a 6.773.000 euro, quelli in partnership a 5.526mila euro, i contributi a 2.230.000 euro.La parte del leone la fanno le erogazioni nel campo dei beni e delle attività culturali, con oltre 43 milioni di euro erogati dal 1993 al 2009. Gli interventi diretti am-

fondazione di venezia

Erogazioni per 122 milioni di euroI dati dal 1993 al 2009

montano a 8.387.000 euro, quelli in partnership a 31 milioni di euro, i contributi a 3.443.000 euro. Ci sono inoltre altri 24 milioni di euro che sono stati erogati in altri settori. Questa cifra ricomprende due “contri-buzioni contrattuali”: l’ammontare di 6.692.513 euro erogati alle fondazioni di comunità costituite nella provincia di Venezia che decidono autonomamente la propria area di intervento e l’ammontare di 8.982.799 euro per gli accantonamenti effettuati annualmente secondo quanto previsto dalla L. 266/91 sul Volonta-riato e dal protocollo Acri per il Progetto Sud.

Goodbye Keynes? Le riforme per tornare a crescere

Goodbye Keynes? Le riforme per tornare a crescere è il saggio di Franco Reviglio che si propone di valutare i pregi, ma anche i limiti strutturali e di visione sul futuro della manovra di bilancio per il biennio 2011-12, indicando quali politiche sono necessarie per ridurre il debito pubblico e tornare a crescere. Alla presentazione del saggio (edito da Guerini e associati), avvenuta il 14 mar-

zo scorso e moderata dal direttore del Gazzettino Roberto Papetti, sono inter-venuti monsignor Bryan Ferme, Rettore Studium Generale Marcianum, Agar Brugiavini dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Franco Reviglio, ordinario di Economia pubblica all’Università di Torino, è stato senatore, Ministro delle Finanze (1979-1981), Ministro del Bilancio (1992-93) e presidente-amministratore del-egato dell’Eni (1983-89). E’ consigliere generale della Fondazione di Venezia.

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Dove va il teatro pubblico? (parte seconDa)

Abbado – Ambrosini – Angelini – Barbieri – Bettinello – Bevilacqua – Bino – Cagli – Capitta – Carlotto – Castellani/Raimondi Cherubini – Chiarot – Colombo – Curino – Dall’Ongaro – De Capitani – De Ana – Dellbono – De Martino – Donati Estero – Fedele – Fofi – Foletto – Gallarati – Gallina – Girardi – Girondini – Juvarra – Lanza Tomasi – Malaguti – Malosti Mancuso – Mangolini – Marchiori – Martone – Menni – Messinis – Minardi – Munaro – Musu – Nanni – Orselli – PacorPaganelli – Pastore – Ponte di Pino – Ricci/Forte – Rizzardi – Saravo – Segre – Solbiati – Syxty – Vacchi – Vacis – Vallora – Vlad

trenta giorni - newsletter0/2011 - aprile 2011

A cura diGiuliano [email protected]

Contributi diGiuliano Segre, Stefano Micelli, Marino Folin

Crediti fotograficip. 6-7: © immagini tratte dal Rapporto su Venezia Metropoli, Marsilio, 2010; p. 9: © Lo schema è una elaborazione della società Sistema, 2011p. 12: © L’immagine in basso è il logo del Festival delle Città Impresa.

VeneziaMusica e Dintorni. E’ in distribuzione il numero 39 della rivista edita da Euterpe, la società controllata dalla Fondazione che si occupa di performing arts. Segna-liamo altri 58 interventi sul teatro pubblico, all’interno della secon-da parte dell’inchiesta dedicata al senso e alla funzione del teatro pubblico oggi (nel primo numero, uscito a gennaio 2011, gli interventi erano stati 84). Tra gli altri contri-buti, vale la pena segnalare quelli di Mario Martone, Goffredo Fofi, Mario Messinis e Pippo Delbono. Il focus è dedicato alla opera inedita di Luca Francesconi, compositore e direttore artistico della Biennale Musica, che debutterà alla Scala con Quartett, tratto dall’omonima pièce teatrale di Heiner Müller, il più grande drammaturgo tedesco del secondo Novecento. Per infor-mazioni: tel. 041 2201932; www.euterpevenezia.it

Il mio nome è Musa. Nella pri-mavera inoltrata del 2010 si è con-clusa la terza edizione di “Parole in forma scenica”, il laboratorio di scrittura teatrale inserito nel-le Esperienze di Giovani a Teatro (iniziativa ideata da Fondazione di Venezia e curata da Euterpe Vene-zia). Nel corso degli anni sempre più urgente era emersa da parte dei curatori la necessità che i te-sti prodotti dai diversi gruppi tro-vassero, ad opera di professioni-sti, una loro collocazione scenica. Grazie all’incontro con Babilonia Teatri, uno dei gruppi di punta del-la scena italiana, è nata l’idea che fossero proprio loro, attraverso un laboratorio, a farsi carico dei risul-tati di quell’esperienza, che aveva dato luogo a tre differenti interpre-tazioni dell’archetipica figura della Musa in epoca contemporanea. Le tre drammaturgie conclusive sono

dunque state affidate alla compa-gnia veronese, che, dopo un lavo-ro di analisi capillare per ciascuna delle tre, ha portato a “Il mio nome è Musa”, opera che sarà messa in scena in prima assoluta il 19 aprile 2011 presso il Teatro Fondamenta Nuove. Per informazioni: 041 2201930 – 34; www.giovania-teatro.it

Far viaggiare le idee. Il Nor-dest sta vivendo un’ulteriore fase di cambiamento. Le reti fisiche, di relazione, di idee e creatività, han-no assunto un ruolo determinante nella creazione di valore. Nella sua quarta edizione il Festival delle Cit-tà Impresa si propone di mettere al centro il grande tema delle infra-strutture e delle reti (fisiche e im-materiali) sulle quali la metropoli candidata a Capitale Europea della Cultura 2019 dovrà poter contare per far viaggiare le idee e le merci delle nuove industrie creative. L’Al-ta Velocità ferroviaria è l’emblema di un ritardo che il Nordest deve colmare in brevissimo tempo. Un ruolo parimenti centrale sarà eser-citato da altre reti di comunicazio-ne: dalla metropolitana di superfi-cie all’accesso alla banda larga.Il Festival esplorerà quindi le diver-se tematiche che permettono di farviaggiare le idee e si articolerà in un insieme di iniziative, incontri e riflessioni di carattere economico, culturale e artistico, su una plura-lità di questioni connesse al tema della mobilità di idee, persone e merci, alla quale parteciperà anche la Fondazione di Venezia. Il Festi-val, in programma dal 27 aprile al 1° maggio, è organizzato da Nor-desteuropa.it e dal Corriere della Sera.Per informazioni: http://www.festi-valdellecittaimpresa.it

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