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Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale Facoltà di Sociologia Corso di laurea in Politiche e Servizi Sociali Cattedra di Valutazione delle politiche sociali Candidata Eleonora Pochi n° matricola 1094487 Relatore Correlatore Carmelo Bruni Alessandro Toni A/A 2013/2014

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Page 1: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello diintervento sociale

Facoltà di Sociologia

Corso di laurea in Politiche e Servizi Sociali

Cattedra di Valutazione delle politiche sociali

Candidata

Eleonora Pochi

n° matricola 1094487

Relatore Correlatore

Carmelo Bruni Alessandro Toni

A/A 2013/2014

Page 2: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi
Page 3: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Indice

Traumi psicologici nell'infanzia palestinese:

Il modello di intervento

Introduzione

1. L'Infanzia palestinese

1 .1 IL CONTESTO SOCIALE 7

1 .1.1 L'occupazione militare e l'embargo

1 .1.2 Crescere in un campo profughi

1 .1.3 Vivere nella striscia di Gaza

1 .2 I BAMBINI ARRESTATI E DETENUTI 15

1 .3 DISCRIMINAZIONI E VIOLENZE DA PARTE

DEI COLONI 23

1 .4 DEPORTAZIONE E DISTRUZIONE DELLE

ABITAZIONI 29

1 .5 LA VIOLENZA DOMESTICA 31

Page 4: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

1 .6 CONSEGUENZE SULLA SALUTE MENTALE

DEI MINORI 32

1 .6.1 Il trauma della discriminazione e

dell'umiliazione

1 .6.2 Traumi che coinvolgono i genitori

1 .6.3 Essere testimoni di violenza estrema

1 .6.4 Il trauma della demolizione della propria casa

da parte dell'esercito

1 6.5 Il trauma derivante dall'arresto e dalla

detenzione

1 6.6 Traumi tipici della Striscia di Gaza

2 . Traumi da guerra nell'infanzia e

nell'adolescenza: il PTSD

2 .1 TRAUMI NEI BAMBINI 47

2 .1.1 La malattia e i disturbi mentali come stigma

sociale

2 .2 IL DISTURBO POST-TRAUMATICO DA

Page 5: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

STRESS (PTSD) 54

2 .2.1 Assessment e terapia di traumi nell'infanzia e

nell'adolescenza

2 .2.2 Alcuni strumenti per il rilevamento del PTSD

2 .2.3 La valutazione diagnostica

2 .2.4 Il trattamento

3 . Un quadro teorico applicato al caso

palestinese

3 .1 IL CONFLITTO TRA GRUPPI 89

3 .1.1 L'apporto della sociologia alla Nonviolenza:

Durkheim e Galtung

3 .1.2 Cenni sul conflitto israelo-palestinese

3 .2 L'AMBIENTE E IL BAMBINO 113

3 .2.1 Le forze ambientali e lo sviluppo del minore: la

teoria di campo di Lewin

3 .2.2 Stile di attaccamento e PTSD

Page 6: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

3 .2.3 L'Ecologia dello sviluppo umano

4 . L'Intervento sociale in Palestina

4 .1 L'ASSISTENTE SOCIALE PALESTINESE 124

4 1.1 La formazione degli assistenti sociali

4 .1.2 Il ruolo delle Organizzazioni Non Governative

4 .2 PROTEZIONE DELL'INFANZIA IN

PALESTINA: IL MODELLO DI INTERVENTO

SOCIALE 132

4 .2.1 Intervento per bambini detenuti nelle carceri

israeliane ed ex-detenuti

4 .2.2 Intervento per bambini vittime della violenza

4 .2.2.1 Il caso di Gerusalemme Est

4 .2.2.2 Gli operatori sociali nelle scuole

4 .2.3 Interventi per bambini vittime della violenza

israeliana

4 .2.4 Interventi per orfani e bambini di strada

Page 7: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

4 .2.5 Come arriva il singolo caso ai Servizi sociali?

4 .2.6 Distribuzione dei servizi per tipologia di

istituzione

4 .2.7 Distribuzione dei servizi in base alle regioni, ai

distretti e all'area geografica

4 .2.8 Risorse umane per la protezione dei bambini

4 .3 IL MODELLO DI INTERVENTO PER LA

SALUTE MENTALE DEI BAMBINI 164

4 .3.1 La salute mentale in Palestina

4 .3.2 Soddisfare le esigenze di salute mentale dei

palestinesi

5 . Considerazioni finali

5 .1 CRITICITA' DELL'INTERVENTO

SOCIALE 172

5 .2 CONCLUSIONI 183

5 .2.1 Una buona ecologia dello sviluppo umano

Page 8: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

5 .2.2 L'importanza del supporto degli adulti nel

trattamento del trauma

5 .2.3 Riflessioni sul macrosistema: l'importanza della

Mediazione

Bibliografia 198

Page 9: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Introduzione

L'indagine svolta segue ad un esperienza diretta di

volontariato nei Territori Palestinesi Occupati vissuta

dopo diversi anni di attività giornalistica in merito,

assieme ad un crescente interesse e curiosità verso la

figura dell'assistente sociale in paesi “difficili”.

Nella prima parte il lavoro analizza i traumi da guerra

nell'infanzia e nell'adolescenza, con particolare

riferimento al Disturbo da stress post-traumatico.

Considera le conseguenze sulla crescita dei bambini

palestinesi dell'occupazione militare e delle pratiche

discriminatorie israeliane e si concentra sull'analisi del

modello di intervento sociale di assistenza.

Lo studio riguarda proprio i bambini poiché essi

rappresentano una potenziale ed efficace chiave di

volta per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano,

che da oltre 60 anni, attraverso sistematiche violazioni

dei diritti umani, nega loro una crescita serena.

Essi si trovano ad affrontare quotidianamente la

violenza in tutte le sue forme e soprattutto all'interno

1

Page 10: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

dei nuclei familiari, le violazioni dei diritti - anche

fondamentali -, il contatto con militari e check-point,

le restrizioni e limitazioni alla libertà di movimento,

gli attacchi militari, il carcere, la tortura.

Il quadro teorico di riferimento è costituito dai

contributi di Lewin e Bronfenbrenner, entrambi attenti

all'interazione tra il bambino e l'ambiente, quale

considerazione imprescindibile al fine di valutare lo

sviluppo dell'individuo. La psicologia sottolinea in

particolare quanto il supporto degli adulti nel

trattamento del trauma sia un fattore essenziale per

una corretta guarigione e crescita del minore. Ho fatto

riferimento anche al contributo della Sociologia

nell'ambito della Nonviolenza.

Il cuore dello studio è rappresentato da una

valutazione del modello di intervento sociale nei

Territori Palestinesi Occupati: i servizi sociali,

educativi e sanitari palestinesi si sono sviluppati negli

ultimi sessanta anni spesso come risposta e

tamponamento al conflitto, con l'enorme e grandioso

2

Page 11: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

contributo del terzo settore e spesso sotto l'influenza

degli aiuti internazionali. Il Ministero degli affari

Sociali, così come il Ministero dei Detenuti ed ex-

detenuti cercano, attraverso la programmazione di

politiche mirate, di fornire l'adeguata assistenza ai

minori palestinesi. Gran parte degli assistenti sociali si

trova a ricoprire diversi ruoli, ad esempio svolgendo

servizi di counselling o effettuando indagini sui casi e

allontanando i bambini dalla famiglia, se ritengono

che sia a rischio. Nonostante il duro lavoro, la rete dei

Servizi sociali risulta non sufficiente a soddisfare la

richiesta di assistenza. D'altra parte, non vi è alcun

modo per garantire ai bambini la protezione dalla

violenza, in un contesto di occupazione militare,

altamente discriminatorio. La crescente ondata di

disturbi mentali, innescata in particolare con la

seconda Intifada e con i bombardamenti nella Striscia

di Gaza (2008 e 2012), richiede un maggiore sforzo

da parte dei responsabili politici e dei pianificatori

sanitari e sociali nell'adottare un approccio più attento

alle esigenze della salute della comunità. Il lavoro

3

Page 12: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

mostra una valutazione del modello pubblico di

intervento sociale, analizzando le politiche sociali

indirizzate alla tutela dell'infanzia traumatizzata.

Conclude con un'analisi delle criticità e una riflessione

su una possibile ecologia dello sviluppo umano, che

permetta l'empowerment del popolo palestinese.

4

Page 13: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

1. L'infanzia palestinese

“I miei pensieri finiscono quando sento le grida dei bambini

fuori che dicono: 'Scappate, dividetevi, bussate alle porte, le jeep

dell'esercito israeliano stanno attaccando'” (Sarwa, 15 anni)

I minori palestinesi costituiscono il 52% del totale

della popolazione. Essi sono molto spesso vittime di

abusi e violenze, non è concesso loro un sereno

processo di crescita a causa dell'occupazione militare

e dell'apartheid. Si trovano ad affrontare

quotidianamente la violenza in tutte le sue forme e

soprattutto all'interno dei nuclei familiari, le violazioni

dei diritti- anche fondamentali -, il contatto con

militari e check-point, le restrizioni e limitazioni alla

libertà di movimento, gli attacchi militari, il carcere, la

tortura.

5

Page 14: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Nel 31% (dati 2011) delle 1131 comunità della

Cisgiordania insegnanti e scolari devono attraversare

uno o più check-point per raggiungere la scuola. Si

tratta di oltre 2.500 bambini2.

Ulteriori difficoltà sono state evidenziate nell'Area C e

nel settore H2 di Hebron, sotto il completo controllo

israeliano. Qui i bambini devono quotidianamente

attendere a lungo per i controlli dell'esercito, che

perquisisce i loro zaini e pone loro molte domande.

Oltre ad essere una routine altamente discriminatoria,

è anche psicologicamente stressante per i minori.

I minori non hanno spazi e momenti per svagarsi. E

sono considerati come adulti in qualsiasi tipo di

relazione. I minori detenuti si trovano nelle carceri

degli adulti, non essendoci centri di detenzioni per

minori, e vengono trattati come tali.

1 Mappatura a cura di Save the Children UK, UNICEF, e MoE

inclusa in Save the Children, Fact Sheet, Children’s Right to

Education in Armed Conflict, Ottobre 2011.

2 Save the Children, Save the Children in the Occupied

Palestinian Territory, Monitoring and Reporting Mechanism

2012–2013

6

Page 15: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

1.1 Il contesto sociale

L'occupazione militare e l'embargo

La povertà è molto diffusa in Cisgiordania e

soprattutto nella Striscia di Gaza, che deve fare i conti

con l'embargo economico imposto da Israele.

Una famiglia su tre vive in condizione di povertà e

una su quattro varca la soglia della povertà assoluta3.

Ossia il 58% dei palestinesi vivono sotto la linea di

povertà4. Com'è noto, la povertà porta ad aumentare la

diffusione della criminalità, soprattutto tra i giovani.

Sono circa 600.000 i bambini che vivono in povertà.

La quasi totalità delle famiglie povere è concentrata

nella Striscia di Gaza, soprattutto nella “buffer zone”,

nei campi profughi, lungo il muro israeliano, nell'Area

C, a Gerusalemme Est. Tutte aree ad alto rischio.

Hanno enormi difficoltà ad accedere a servizi di base

come l'assistenza sanitaria, il sostegno sociale,

3 Dati Palestinian Central Bureau of Statistics, 2007.

4 Save The Children UK, Child Rights Fact Sheet, Occupied

Palestinian Territory. Ottobre 2007.

7

Page 16: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

l'educazione e i servizi di protezione. L'Autorità

Palestinese incontra molte difficoltà nel garantire

alcuni importanti servizi a queste piccole comunità,

anche a causa dell'impossibilità di costruire

infrastrutture di base scaturita dal sistema dei permessi

a costruire governato totalmente dalle autorità

israeliane. Talvolta le famiglie non riescono a

soddisfare i bisogni di base dei loro bambini. 8 su 10

famiglie a Gaza sono attualmente dipendenti dagli

aiuti umanitari5. Occorre quindi porre l'attenzione

anche sui bambini ospitati nei campi profughi e quelli

che crescono nella Striscia di Gaza, contesti che

rappresentano le realtà più povere dei Territori

Palestinesi Occupati.

5 Palestinian National Authority, The Palestinian National

Authority Report on the Implementation of the Convention on

the Rights of the Child in the Occupied Palestinian Territory.

Dicembre 2010

8

Page 17: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Crescere in un campo profughi

Quasi un terzo dei profughi palestinesi registrati

dall'UNRWA, oltre 1.5 milioni di individui, vivono in

58 campi palestinesi riconosciuti in Giordania,

Libano, Siria, Striscia di Gaza e Cisgiordania,

compresa Gerusalemme Est. L'alta densità di

popolazione che caratterizza tutti i campi profughi

aggrava ancor più la precarietà nella quale si vive, a

causa di angustianti condizioni di vita, infrastrutture di

base inadeguate, strade e fognature fatiscenti.

I restanti due terzi dei profughi palestinesi registrati

vivono dentro o intorno alle città dei paesi ospitanti o,

come in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, spesso

nei dintorni dei campi ufficiali. Mentre la maggior

parte degli impianti dell'UNRWA, come scuole e

centri sanitari, si trovano nei campi profughi, un certo

numero sono al di fuori per assistere i profughi che

non hanno possibilità di accedere ai campi a causa del

sovraffollamento. Tutti i servizi dell'Agenzia

9

Page 18: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

umanitaria sono comunque disponibili per tutti i

profughi palestinesi registrati, compresi quelli che non

vivono nei campi6.

Vivere nella Striscia di Gaza

Secondo stime FAO, l'81% della popolazione di Gaza

vive al di sotto della soglia di povertà, con un dollaro

al giorno. L'attacco militare israeliano del 2008/2009

nella Striscia di Gaza, noto come “Piombo Fuso”, ha

causato una strage. Un'operazione di guerra con l'uso

di armi proibite ha causato, dal 27 dicembre 2008 al

18 gennaio 2009, oltre 5.000 feriti, 1.400 morti, di cui

l'83% civili. Oltre 300 bambini sono stati uccisi dai

bombardamenti7. La quasi totalità della popolazione

della Striscia è rimasta profondamente traumatizzata

6 United Nations Relief and Works Agency for Palestine

Refugees in the Near East. <http://www.unrwa.org/palestine-

refugees>

7 OCHA, The Umanitarian Monitor – OPT, N. 3 Gennaio 2009.

10

Page 19: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

dal pesante attacco dell'esercito israeliano, essendo

stati attaccati dal cielo, dalla terra e dal mare, senza

una via di fuga. L'impatto su una normale crescita

fisica è psicologica è forte. Inoltre, la Striscia è l'area

che registra la densità di popolazione più alta del

mondo, e il terrore dei civili è stato anche a causa

della chiusura dei loro confini, la Striscia è sigillata e

sottoposta ad embargo da Israele. Metalli e sostanze

cancerogene sono stati individuati nei tessuti di alcune

persone ferite durante le operazioni militari israeliane

del 2006 e del 2009. Hanno effetti tossici sulle

persone e danneggiano il feto o l’embrione nel caso di

donne incinte. Inoltre, una delle ricerche condotte

rileva la presenza di tossine nei crateri prodotti dai

bombardamenti israeliani a Gaza, indicando una

contaminazione del suolo che, associata alle precarie

condizioni di vita, in particolare nei campi profughi,

espone la popolazione al rischio di venire a contatto

con sostanze velenose8. Per i bambini della Striscia

8 De Giovannangeli U., La guerra di Gaza causa mutazioni

genetiche, L'Unità 14/05/2010.

<http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/335000/330958.xml?

11

Page 20: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

esistono ben poche possibilità di elaborare i traumi

subiti. Ancora oggi vi sono delle azioni militari nella

Striscia, tra cui si ricorda l'operazione “Pillar of

Defense” del novembre del 2012, che ha, tra l'altro,

severamente danneggiato le infrastrutture del sistema

educativo e il relativo svolgimento della vita scolastica

dei bambini. 285 scuole sono state semidistrutte dai

bombardamenti, incluse le 64 dell'UNRWA. 25.000

bambini si sono ritrovati senza una scuola. Circa

462.000 minori palestinesi abbandonano la scuola

prima del termine del normale percorso educativo9.

key=gaza+mutazioni+genetiche&first=1&orderby=1>

9 UN, Annual Report of the Secretary-General on Children and

Armed Conflict, 2013.

12

Page 21: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Più di due terzi dei minori residenti nella Striscia ha

reazioni da trauma e alti livelli di stress post-

traumatico: di questi oltre il 16% è affetto da incubi, la

maggioranza dei quali (76,7%) causati da paura.

A causa dell'operazione militare israeliana del

novembre 2012, il 45,54% dei bambini del nord della

Striscia di Gaza risulterebbe affetto da PTSD (Post

Trauma Stress Disorder). In questo contesto, i gruppi

di popolazione più vulnerabili necessitano di supporto

13

Campo profughi di Jebaliya, 01 dicembre 2012

Page 22: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

psicologico e psichiatrico specifico per il superamento

del trauma. Lo stato permanente di vulnerabilità e

marginalizzazione delle comunità beduine presenti

nell'area C, inoltre, alimenta un clima di insicurezza

nei più piccoli, che manifestano disturbi

comportamentali, aggressività, ansia e depressione.

14

Page 23: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

1 .2 I bambini arrestati e detenuti

Una delle situazioni più atroci in cui un bambino

palestinese può ritrovarsi è l'arresto e la detenzione.

Secondo un rapporto del Comitato pubblico contro la

tortura in Israele, organizzazione israeliana per i diritti

umani, il governo israeliano avrebbe torturato i

bambini arrestati, tenendoli in gabbie all'aperto

durante l'inverno. I bambini sospettati di reati minori

sono stati sottoposti quindi ad un "ingabbiamento

pubblico", minacce e atti di violenza sessuale e a

processi militari senza rappresentanza10.

Il Public Defender's office(DOP) ha recentemente

pubblicato i dettagli di una visita particolarmente

scioccante dai suoi avvocati in un centro di

detenzione. "Durante la nostra visita, svoltasi durante

una violenta tempesta che ha colpito tutto Stato, gli

avvocati hanno incontrato i detenuti, che hanno

10 Whitnall A., Israel government 'tortures' children by keeping

them in cages, human rights group says, The Indipendent

01/01/2014

15

Page 24: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

descritto loro un'immagine sconvolgente: nel bel

mezzo della notte decine di detenuti sono stati

trasferiti in gabbie di ferro esterne, costruite al di fuori

della struttura di transizione IPS a Ramla"11.

Il rapporto PCATI12 ha affermato: "La tortura è un

mezzo per attaccare i modi fondamentali di un

individuo di funzionamento psicologico e sociale",

come descritto nel protocollo di Istanbul. Inoltre, " la

tortura può influire direttamente e indirettamente su un

bambino. L'impatto può essere dovuto anche a causa

della tortura dei genitori o di familiari”.

Un metodo di tortura che viene utilizzato nelle

prigioni israeliane anche sui bambini è la "posizione

shabeh", per cui le braccia e le gambe sono distese, a

forma di croce, e gli arti sono immobilizzati da catene

molto strette che tagliano profondamente i polsi e le

caviglie della vittima. A volte i bambini sono tenuti

così per giorni, costretti a ritrovarsi addosso le loro

11 Ivi

12 Public Committee against torture in Israel, 31/12/2013

<http://www.stoptorture.org.il/en/node/1951>

16

Page 25: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

feci e la loro urina13. Israele è l'unica nazione che

persegue in maniera sistematica i bambini in tribunali

militari, non fornendo loro le garanzie di base del

giusto processo. Circa 500-700 bambini palestinesi,

alcuni di appena 12 anni, vengono arrestati, detenuti e

perseguiti ogni anno. La maggioranza dei bambini

detenuti, appartengono ai distretti di Ramallah e

Nablus.

Secondo dati raccolti dall'International Defence for

Children- Palestine, la maggior parte dei bambini

detenuti palestinesi sono accusati di aver lanciato

pietre. Nel 74% dei casi i minori subiscono violenza

fisica durante l'arresto, il trasferimento o

l'interrogatorio. I bambini israeliani non entrano

assolutamente in contatto con il sistema della corte

militare.

Dall'ultimo rapporto ONU sui diritti del fanciullo, il

13 Save The Children Sweden, One day in prison fells like a

year, 2003.

<http://mena.savethechildren.se/PageFiles/3731/One%20day

%20in%20Prison%20-%20English.pdf>

17

Page 26: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Comitato ha espresso “la sua profonda preoccupazione

per quanto concerne la presunta pratica della tortura e

dei maltrattamenti sui bambini palestinesi arrestati,

perseguiti e detenuti dall’esercito e dalla polizia, e per

il fallimento dello Stato nel porre fine a queste

pratiche nonostante le ripetute preoccupazioni

espresse al riguardo dai soggetti sottoscrittori del

trattato, dai detentori del mandato delle procedure

speciali e dalle agenzie delle Nazioni Unite.

Il Comitato sottolinea, con estrema preoccupazione,

che i bambini che vivono nei territori palestinesi

continuano ad essere arrestati sistematicamente nel

cuore della notte da soldati che danno indicazioni alla

famiglia urlando e trasportati bendati e con le mani

legate verso destinazioni ignote senza avere la

possibilità di salutare i genitori che raramente sanno

dove vengono portati i loro bambini; soggetti

sistematicamente a violenza fisica e verbale,

umiliazioni, segregazioni crudeli, chiusura di testa e

viso in un sacco, minacciati di morte, violenza fisica e

18

Page 27: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

aggressione sessuale nel confronti loro o di membri

della loro famiglia, limitati nella possibilità di recarsi

in bagno, cibarsi e bere.

Questi crimini vengono perpetrati dal momento

dell’arresto, durante il trasferimento e l’interrogatorio,

al fine di ottenere una confessione ma anche su base

arbitraria come testimoniato da numerosi soldati

israeliani, nonché durante la detenzione preventiva. In

alcuni casi, sono inoltre tenuti in isolamento, a volte

per mesi”14.

Secondo le testimonianze giurate di tre adolescenti,

nel febbraio del 2013 “un soldato ha spento una

sigaretta sul labbro di un ragazzino, mentre un altro

bruciato il braccio di Hendi, sempre con una sigaretta.

E' stato inoltre negato l'accesso a cibo, acqua e servizi

igienici per un lungo periodo”15. I tre ragazzini erano

14 UN Committee on the Rights of the Child, Concluding

observations on the second to fourth periodicreports of

Israel, adopted by the Committee at its sixty-thirdsession. 14

June 2013.

15 Defence for Children International Palestine, Detention

Bulletin - Issue 47, Novembre 2013 <http://us6.campaign-

archive2.com/?u=2806abbe43&id=9824ac2dc5>

19

Page 28: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

stati accusati di lancio di pietre. Anche la storia di

Nabil, è una delle tante:

“Prelevato nottetempo in casa per essere portato ad Asnar

II, costretto a giacere seminudo sulla spiaggia, sotto la

pioggia e al freddo, per un'ora e mezza, con gli occhi

bendati e le mani legate, poi sottoposto fino alle quattro del

mattino a un feroce interrogatorio, con percosse sui genitali

e su tutto il corpo e con la minaccia di essere rinchiuso con

cani feroci e serpenti; quindi nuovamente legato e bendato

e lasciato in piedi, senza cibo e senza acqua per tre giorni.

Era picchiato cinque volte al giorno. Se qualcuno vicino a

lui chiedeva dell'acqua, gliela portavano in una scarpa”16.

Negli ultimi dieci anni circa 7.000 bambini sono stati

arrestati, detenuti, perseguitati attraverso il sistema di

giustizia militare israeliano. Molti sono arrestati nel

cuore della notte, svegliati bruscamente dai soldati,

che sbattono violentemente le loro armi alla porta,

urlando al resto dei familiari di uscire dalla casa. Per

16 Testimonianza raccolta da Ahamad Baker, professore nel

Dipartimento di Psicologia dell'Università ebraica, in

Infanzia di Palestina. Salaam Ragazzi dell'Olivo, Brescia,

1993

20

Page 29: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

molti bambini è un trauma profondo. Mobili e finestre

sono spesso sfondati, i soldati urlano insulti e minacce

mentre costringono i familiari del bambino ad uscire

di casa. I bambini vengono prelevati con la forza e

solitamente ai familiari viene detto solamente “è

ricercato. Viene con noi”. Pochi bambini e genitori

vengono informati sul perché dell'arresto, del luogo in

cui lo porteranno e per quanto tempo.

Nel tragitto verso il luogo in cui verranno interrogati,

ai bambini sono legate le mani e bendati gli occhi. I

bambini subiscono violenze, abusi, maltrattamenti. A

nessuno di loro viene data la possibilità di essere

accompagnato da un avvocato o da un familiare17.

Secondo la legislazione militare israeliana, un

bambino tra i 14 e 15 anni, può essere condannato a

venti anni di carcere per aver tirato un sasso contro un

carrarmato o qualsiasi altro veicolo. Il grafico che

segue rappresenta la distribuzione dei minori in

riferimento alla durata del periodo di detenzione

17 UNICEF, Children in Israeli Military Detention.

Gerusalemme, Febbraio 2013.

21

Page 30: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

stabilito dalle sentenze. Secondo Defence for Children

Palestine il 90% dei minori palestinesi arrestati

subiscono torture.

22

Page 31: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

1 .3 Discriminazioni e violenze da parte dei coloni

I minori palestinesi sono esposti inoltre alla violenza e

alle quotidiane discriminazioni da parte di gran parte

dei coloni israeliani che risiedono negli insediamenti.

L'espansione degli insediamenti continua senza sosta e

l'atteggiamento impunito e violento dei residenti

israeliani non sembra manifestare cambiamenti18. Gli

insediamenti rappresentano un importante ostacolo al

processo di pace. Una missione d'inchiesta del

Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite

intrapresa nel 2012 ha concluso che l'esistenza di

insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania

rappresenta una violazione costante dei diritti dei

palestinesi, inclusi i diritti all'acqua, alla casa,

all'istruzione, ad una vita dignitosa. Nonché il diritto

all'autodeterminazione e alla non discriminazione, tra

gli altri.

18 UNRWA, Emergency Appeal Report, 2013.

<http://www.unrwa.org/userfiles/2013052621918.pdf>

23

Page 32: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Farahat, 9 anni, è solo un esempio degli innumerevoli

casi riscontrati: “Mentre guidavo l'asino della mia

famiglia in un cortile dietro casa mia – situata vicino

ad una stazione di polizia israeliana – 7 bambini si

sono avvicinati e mi hanno bloccato. Uno dei bambini

ha preso una pietra e l'ha puntata verso di me,

minacciando di colpirmi. Stava cercando di

intimidirmi. Da circa dieci metri di distanza ha tirato

la pietra verso di me e mi ha colpito sul naso e in

occhio. E' stato così doloroso che sono scoppiato in

lacrime e corso verso casa”. I sette bambini

aggressori, sono figli di coloni israeliani19. Farahat è

stato portato all'ospedale dai genitori, appena rientrato

a casa.

19 Defence for Children International Palestine, Case Summaries

2013. <http://www.dci-palestine.org/documents/case-

summaries-2013/#Farahat_R.>

24

Page 33: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Circa 1.000 coloni israeliani radicali di Yitzhar

terrorizzano 20.000 palestinesi dei villaggi circostanti

di Burin, Madama, Asira al-Qibliya, Urif, Einabus e

25

Farahat R. (9 anni) Aggredito il 20 ottobre 2013.

Località: Hebron

Page 34: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Huwara. "Più volte hanno raggiunto casa nostra -

racconta Um Majdi, di Asira al-Qibliya -. Alcuni di

loro tirano sassi contro di noi, altri appiccano incendi,

o slogan di odio che scrivono sui muri. Siamo in uno

stato psicologico di stress continuo"20.

Insediamenti come Yitzhar continuano ad espandersi

in tutta la Cisgiordania, con il sostegno del governo

israeliano. Ci sono circa 650.000 coloni vivono in

oltre 200 insediamenti in Cisgiordania e a

Gerusalemme Est.

Gli insediamenti hanno un profondo impatto sulla vita

dei palestinesi. Oltre alla perdita di terre sottratte

illegittimamente per gli insediamenti, la violenza dei

coloni, traducibile in pestaggi , sparatorie,

discriminazioni e distruzione delle proprietà sono un

evento comune nella vita dei palestinesi, compresi,

soprattutto, i bambini. I soldati israeliani spesso

20 Defence for Children International Palestine, Extremist

Israeli settlers of Yitzhar terrorize Palestinian villages.

23/12/2013. <http://www.dci-

palestine.org/documents/extremist-israeli-settlers-yitzhar-

terrorize-palestinian-villages>

26

Page 35: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

chiudono un occhio di fronte simili accadimenti, e,

peggio, in alcuni casi partecipano attivamente agli

attacchi civili da parte dei coloni.

"A volte sogno che ci portano insieme ai bambini dei

vicini, ci sparano e ci gettano in una fossa”21 racconta

Roa'a Abu Majdi, 12 anni.

“Ogni momento, ogni ora sono carichi di ignoto. Un ignoto

che talvolta è un'angoscia, umiliazione, o paura, o

vergogna, o disperazione, o tutte queste cose insieme.

Disperazione, soprattutto: disperazione di sentirsi piccoli e

impotenti, mai completamente al sicuro, spesso alla mercé

di una violenza o di una cattiveria imprevedibili, o anche

soltanto nel mirino di un'ostilità, di un'incoscienza, di

un'indifferenza incontrollabili. Disperazione di non sentirsi

mai protetti, difesi quanto vorrebbero. Eppure, padri,

madri, nonni, sorelle, fratelli, zii, vicini di casa, insegnanti,

tutti fanno l'impossibile per tenerli al riparo, per assicurare

loro un minimo di vita 'normale'. Purtroppo, non è

sufficiente. Che cosa sarà di questi bambini per i quali

sparatorie, uccisioni, coprifuoco, demolizioni di case, lanci

21 Ivi

27

Page 36: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

di gas lacrimogeni e tanti altri atti piccoli, o piccolissimi, di

quotidiana violenza, di quotidiana paura, di quotidiana

umiliazione e vergogna rappresentano l'unica realtà

conosciuta? Come diventeranno da grandi, quale genere di

persone saranno? Se lo domandano psicologi, educatori,

genitori, pedagogisti palestinesi, e con loro ce lo

domandiamo anche noi”22.

Le principali azioni violente degli abitanti delle colonie

verso la popolazione palestinese sono: la distruzione

delle grotte; il danneggiamento dei raccolti attraverso lo

spargimento di sostanze tossiche; l'arresto delle attività

agricole attraverso l'uso di armi da fuoco; il furto di

greggi e dei raccolti; l'avvelenamento delle cisterne

d'acqua e dei pascoli; i pestaggi di uomini, donne e

bambini; le minacce di morte; lo sbarramento delle vie di

comunicazione.

22 tratto da Musu M. e Polito E., I bambini dell'Intifada, Editori

Riuniti, Roma, 1991.

28

Page 37: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

1 .4 Deportazione e distruzione delle abitazioni

Nel 2012 c'è stato un aumento delle demolizioni a

Gerusalemme Est (64 casi), e del tasso di spostamento

delle famiglie a causa di demolizioni o sfratti forzati e

illegali (815 sono stati gli sfollati in Area C, senza

contare le comunità beduine). Il 2012 ha visto anche

un aumento di quattro volte del numero di nuovi

insediamenti israeliani nella Cisgiordania, 6.672

rispetto a 1.607 nel 201123.

La distruzione dell'abitazione è una delle cose che

sconvolge maggiormente i più piccoli, perché non ne

capiscono il senso e perché mina una base

fondamentale della loro sicurezza. I bambini che

hanno veduto crollare i muri della loro casa sotto l'urto

dei bulldozer o per esplosione, sembrano cambiare

d'improvviso carattere, da aggressivi diventano timidi

e viceversa. Ovviamente, queste sono solo le

23 UNRWA, Emergency Appeal Report, 2013.

<http://www.unrwa.org/userfiles/2013052621918.pdf>

29

Page 38: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

manifestazioni esterne del loro malessere.

“Essere cacciati dalla propria casa o assistere alla

demolizione ordinata dalle autorità israeliane, incide

significativamente in maniera negativa su una serie di

indicatori di salute mentale, tra cui il ritiro, disturbi

somatici, depressione o ansia, difficoltà sociali, alti

tassi di devianza, disturbi ossessivo-compulsivi e

pensieri psicotici, difficoltà di concentrazione,

delinquenza e comportamenti violenti"24.

Nella prima metà del 2013, secondo Peace Now e il

Central Bureau of Statistics di Israele, si sono

costruite illegalmente 1.708 unità abitative di

insediamento, un incremento del 70% rispetto allo

stesso periodo dell'anno precedente.

24 Save the Children UK, Broken Homes:Addressing the Impact

of House Demolitions on Palestinian Children & Families.

Aprile 2009.

<http://www.savethechildren.org.uk/sites/default/files/docs/Broke

n_Homes_English_low_res.pdf>

30

Page 39: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

1 .5 La violenza domestica

Anche all'interno delle loro comunità e delle loro case

i minori palestinesi sono esposti alla violenza.

Secondo una ricerca condotta dal PCBS nel 2007, le

aree rurali presentano una percentuale di violenza

domestica sui minori del 56%, seguito dal 50% nei

centri urbani e un 47% nei campi profughi25. La

violenza è intesa come strumento per controllare ed

educare i bambini. Proprio come lo era in Italia, è

parte del metodo di educazione di gran parte dei

genitori palestinesi. Molti specialisti infantili

affermano che l'alto tasso di violenza domestica è una

conseguenza diretta della violenza sofferta a causa

dell'occupazione israeliana e delle correlate restrizioni,

pratiche razziste, attacchi militari, incursioni, arresti.

Questi eventi “hanno avuto drammatiche conseguenze

nella tradizionale unità familiare delle famiglie estese,

che ha da sempre rappresentato il più efficace

25 Save The Children UK, Child Rights Fact Sheet, Occupied

Palestinian Territory, Ottobre 2007.

31

Page 40: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

meccanismo di coping per bambini e adulti26.

1 .6 Conseguenze sulla salute mentale dei minori

Il trauma della discriminazione e dell'umiliazione

Gli effetti prodotti dall'interazione del trauma

psicologico e PTSD con razzismo e discriminazione

sono complessi. Tenendo presente che il popolo

palestinese è sotto scacco di una pluriennale apartheid,

razzismo e discriminazione possono essere:

a) un fattore di rischio per l'esposizione a stress

traumatici

b) un elemento in grado di aggravare l'impatto di

traumi psicologici e di amplificare il rischio di PTSD

o di altri disturbi post-traumatici

26 Save The Children, Defence for Children International, Child

Rights Situation Analysis, Dicembre 2008.

32

Page 41: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

c) una fonte diretta di trauma psicologico27.

L'Università di Birzeit, in collaborazione con la

Quenn's University, ha pubblicato una ricerca che

dimostra come l'umiliazione indotta dal conflitto

costituisca un evento traumatico indipendente, con

ripercussioni sulla salute di chi la subisce e a

prescindere dall'esposizione ad altri eventi violenti e/o

traumatici. “L'umiliazione intenzionale, oltre ad essere

una profonda violazione della dignità e dei diritti

umani, è una tattica di guerra rilevante. Una persona

che è vittima di umiliazione cronica, ha tre volte di più

la probabilità di avere disturbi mentali”. Sulla base dei

risultati ottenuti, si è proposto l'inserimento

dell'umiliazione tra gli indicatori dello stato di salute

mentale, nelle ricerche che indagano le conseguenze

della guerra e dei conflitti sulla salute delle

popolazioni.

Bambini e adolescenti affrontano un evento stressante

27 Frueh C., Grubaugh A., Elhai J., Ford J., Disturbo Post

Traumatico Da Stress. Diagnosi e trattamento,

FerrariSinibaldi, Milano, 2013.

33

Page 42: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

con la propria soggettività, che dipende dall'età, dalle

esperienze passate, dalla presenza di adeguate figure

adulte di riferimento, del supporto sociale e dai fattori

ambientali. Le reazioni individuali sono il risultato

dell'interazione dinamica tra fattori appartenenti a

diversi livelli: biologico, psicologico,

sociale(familiare, amicale), e ambientale(politico,

educativo, economico, contesto di guerra)28.

Traumi che coinvolgono i genitori

La morte di un genitore o di un familiare è

un'esperienza vissuta da un numero considerevole di

bambini palestinesi. Solitamente la morte è attribuibile

all'uccisione diretta dovuta al fuoco dell'artiglieria o a

cause simili. E' noto che la morte violenta di una

persona cui il bambino è legato, genera nel minore

uno stress grave e delle reazioni depressive.

28 Caffo E., Emergenza nell'infanzia e nell'adolescenza.

Interventi psicoterapeutici e di comunità, MCGraw-Hill,

Milano, 2003.

34

Page 43: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Anche lunghi periodi di separazione dai genitori, in

contesti di violenza, è un'esperienza molto dolorosa

per i bambini, specialmente per i più piccoli (2-5

anni). La principale ragione di queste separazioni

riportata da buona parte dei bambini palestinesi è la

detenzione di uno dei genitori.

Essere testimoni di violenza estrema

Assistere ad un attacco militare, al bombardamento di

aree urbane, cercare di rifugiarsi dal fuoco

dell'esercito nelle vicinanze delle abitazioni e delle

scuole, o tra la folla durante una manifestazione

pacifica, i rastrellamenti nelle abitazioni e nei villaggi

da parte delle forze armate israeliane, sono

avvenimenti ordinari nella vita di gran parte dei

bambini palestinesi. Gli effetti di tale violenza

incrementano il livello d'ansia dei bambini, alcuni di

35

Page 44: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

essi sviluppano varie fobie e reazioni di panico29.

Molti minori palestinesi assistono all'intimidazione,

alla morte o all'arresto di qualcuno che è loro caro.

Altri vedono persone gravemente ferite da armi o

percosse. Spesso i genitori non sono a conoscenza di

ciò di cui i loro bambini son stati testimoni. Talvolta i

bambini più grandi, nell'intento di proteggere i loro

genitori, non condividono con loro lo shock subito.

Tali situazioni innescano forti sentimenti di paura,

sfiducia e rabbia. Secondo testimonianze dirette30, in

seguito ad un irruzione notturna dei soldati israeliani

in casa, una bambina di sei anni ha sviluppato una

sindrome acuta di stress post traumatico, con frequenti

attacchi epilettici e gravi difficoltà di apprendimento. I

militari hanno preso la piccola, alzandola e gettandola

con forza in terra, per farla smettere di piangere.

L'impatto sul pavimento, le ha causato seri danni

29 Macksound M., I bambini e lo stress da guerra. Come

affrontarlo? Manuale per genitori e insegnanti,. Edizioni

Scientifiche Ma.Gi, Roma, 1993.

30 Testimonianza raccolta sul campo da un ragazzo proveniente

dalla Striscia di Gaza

36

Page 45: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

celebrali.

Il trauma della demolizione della propria casa, da

parte dell'esercito

Come affermato dal più noto psichiatra palestinese, El

Sarraj, “la casa non è suolo un rifugio, è il cuore della

vita familiare. La distruzione della propria causa non è

solo un danno materiale, è un trauma connesso all'aver

perso un forte punto di riferimento e all'essere un

profugo”31.

Considerando solo Gerusalemme Est, circa 200 mila

coloni israeliani hanno preso forzatamente il posto dei

residenti palestinesi. Secondo il Committee Against

House Demolitions(ICAHD) per i palestinesi ottenere

permessi per costruire su terreni di loro proprietà è

quasi impossibile. Il 94% delle richieste di permesso

presentate da palestinesi sono rifiutate dalle autorità

israeliane, tanto a Gerusalemme Est quanto in tutta

l'Area C. Da gennaio ad aprile 2013, l'UNRWA ha

31 Humanitarian Practice Network, Humanitarian Exchange, N

28, Novembre 2004 pp.28

37

Page 46: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

riferito che oltre 90 persone, tra cui 49 bambini, sono

state sfollate dalle loro case a Gerusalemme Est. I

minori vittime di questo processo illegale, stanno

mostrando allarmanti sintomi di ansia e depressione,

che sfociano nel disturbo da stress post-traumatico.

“I bambini che hanno assistito alla demolizione della

propria casa presentano un netto peggioramento su

una serie considerevole di indicatori della salute

mentale, tra cui il ritiro, disturbi somatici, depressione

e ansia, difficoltà nelle relazioni interpersonali,

delusione cronica, atteggiamenti ossessivo-

compulsivi, difficoltà di concentrazione, devianza e

comportamenti violenti. Quando arriva un ordine di

demolizione e di evacuazione della casa, un bambino,

mentre va a scuola non sa se al suo ritorno troverà

ancora intatta la sua casa, non sapendo il giorno in cui

arriveranno i soldati accompagnati da bulldozer. E' un

costante stato di stress” fa notare Anan Srour,

psicologo clinico ed educativo al Palestinian

Counseling Center. “Una situazione simile ha

implicazioni su tutte le funzioni quotidiane del minore

38

Page 47: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

e i genitori non hanno l'energia e la forza psicologica

per rispondere alle esigenze del figlio”32. L'aiuto delle

Nazioni Unite alle famiglie le cui case vengono

illegalmente demolite, garantisce una continuità

almeno alla vita scolastica dei bambini.

“Le Nazioni Unite aiutano i poveri – dice Imran -, le

persone le cui vite sono state distrutte. Io non voglio

essere identificato come tale”. Il momento della

demolizione per molti bambini è altamente

traumatico: “Ricordo i soldati che ridevano e mi

prendevano in giro perché piangevo. Provavo ad

andare verso casa, ma mi bloccavano. Mi sveglio in

piena notte in preda al panico, con questa scena in

testa” conclude Imran33. Le famiglie le cui case

vengono demolite, sono costrette a riversarsi in campi

profughi. A causa di questi spostamenti forzati e

32 Al Monitor, Palestinian Children Traumatized After House

Demolitions, 05 Febbraio 2013 <http://www.al-

monitor.com/pulse/originals/2013/06/palestinian-children-

trauma-house-demolitions.html>

33 Save the Children UK, Broken Homes: Addressing the Impact

of House Demolitions on Palestinian Children & Families,

Aprile 2009.

39

Page 48: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

improvvisi, alcuni bambini diventano molto

vulnerabili e insicuri e sviluppano gravi reazioni

d'ansia, comprendenti ansie di separazione, disturbi

psicosomatici e, come Imran, disturbi del sonno.

Alcuni diventano tristi e nostalgici e rimpiangono la

loro vecchia casa. Altri rifiutano il nuovo ambiente e

diventano aggressivi34.

Trauma dell'arresto e della detenzione

Dalla seconda Intifada, più di settemila bambini sono

stati detenuti nelle carceri israeliane.

Durante il periodo di detenzione i bambini

interrompono improvvisamente la loro routine

quotidiana, lontano dalla loro famiglia.

L'esperienza della detenzione comporta un susseguirsi

di violenza, sia fisica che psicologica, compresa la

34 Macksound M., I bambini e lo stress da guerra. Come

affrontarlo? Manuale per genitori e insegnanti, Edizioni

Scientifiche Ma.Gi, Roma, 1993.

40

Page 49: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

tortura. I bambini passano il periodo di detenzione in

deplorevoli condizioni. L'esperienza traumatica della

reclusione influisce profondamente sul benessere

psicosociale del minore e si manifesta nello sviluppo

di livelli diversi di difficoltà nelle relazioni e in base

all'età e al sesso. Molti bambini subiscono abusi

sessuali che non hanno il coraggio di raccontare a

nessuno, quando vengono rilasciati, a causa di un

profondo senso di vergogna. Alcuni hanno accettato di

diventare collaboratori delle autorità militari israeliane

pur di non far sapere alle persone della propria

famiglia e del proprio villaggio che sono stati abusato.

Nella logica della violenza militare in carcere, l'abuso

sessuale è quindi usato come mezzo per costringere i

minori a collaborare35. La quasi totalità dei bambini,

quando escono dal carcere manifestano isolamento e

ritiro sociale, sentendosi diversi dai loro amici. I

sintomi più comuni sono la paura di affrontare la

35 Save The Children Sweden, One day in prison feels like a

year. 2003

<http://mena.savethechildren.se/PageFiles/3731/One%20day

%20in%20Prison%20-%20English.pdf>

41

Page 50: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

società, ansia e tensione, difficoltà di concentrazione,

difficoltà a comunicare con la famiglia e gli amici e a

reintegrarsi nel contesto scolastico, o lavorativo. A

fronte del tragico aumento del numero di bambini

bambini arrestati e detenuti, alcune associazioni di

professionisti hanno elaborato programmi di

riabilitazione post-trauma per il recupero psicosociale,

di cui si parlerà nel prossimo capitolo.

Traumi tipici nella Striscia di Gaza

“Ascoltano la radio, guardano la TV, vedono cadaveri,

sentono le bombe, il rumore assordante dei vetri delle

finestre che scoppiano, ascoltano storie di guerra.

Sono terrorizzati”.36

C'è stato un tragico deterioramento del benessere

psicofisico dei bambini dopo l'attacco militare

36 Eyad Sarraj, esperto di salute mentale e fondatore del Gaza

Community Mental Helt Programme.

42

Page 51: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

israeliano del 2008, Piombo Fuso, e quello del

novembre 2012. Secondo ricerche condotte da Sarraj,

la quasi totalità dei 950.000 bambini gazawi soffre di

sintomi psicologici e comportamentali propri del

PTSD, tra cui aggressività, depressione, enuresi,

flashback e un attaccamento psicotico alla madre o ad

un familiare. Il costante stato di conflitto, fa si che i

bambini siano profondamente e cronicamente

traumatizzati perché non riescono a risolvere il loro

trauma. Proprio per questo, secondo l'Oxfam

International(OI) “è molto difficile parlare di PTSD

quando il trauma continua a ripetersi e a mantenere

livelli di stress ricorrenti”.

Alcuni abitanti di Gaza, benché siano membri di una

società notoriamente conservatrice, stanno

cominciando a rifiutare la stigma legata alla malattia

mentale37.

37 Cunningham E., Growing up in Gaza, Global Post Gaza, 27

Novembre 2012.

<http://www.globalpost.com/dispatch/news/regions/middle-

east/israel-and-palestine/121126/gaza-children-toll-ptsd-

trauma-israel-strikes-conflict>

43

Page 52: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Fatima Qortoum nel 2008 aveva 9 anni. Ha visto

schizzare il cervello di suo fratello, a causa delle

schegge di una bomba e quattro anni più tardi, nel

bombardamento del 2012, l'altro fratello di sei anni è

rimasto ferito ai polmoni e alla spina dorsale. Ad oggi,

Fatima soffre di PTSD.

Uomini e adolescenti maschi, spesso faticano a

chiedere un supporto psicologico e d'altra parte, la

comunità non è sempre pronta ad accettare o fornire il

supporto adeguato al trauma.

“Non avevamo paura. Siamo abituati a tutto questo.

Mio padre ci disse in casa: 'Gli israeliani stanno

cercando di terrorizzarci, ma noi abbiamo la nostra

resistenza che li spaventa” ha raccontato Mohamed

Shokri, 12 anni.

“Ai bambini di Gaza è stata negata un'infanzia

normale a causa della insicurezza e instabilità del loro

ambiente. E non temporaneamente. Una cultura di

violenza e di morte pervade nella loro mente,

rendendoli più aggressivi e arrabbiati” fa notare Ayesh

44

Page 53: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Samour, direttore dell'ospedale psichiatrico di Gaza,

che insieme a quello di Betlemme è l'unico in tutto il

territorio palestinese38.

38 IRIN(Humanitarian news and analysis), OPT: Psycological

trauma, nightmares stalk Gaza children. Gaza 02 Febbraio

2010 <http://www.irinnews.org/report/87954/opt-

psychological-trauma-nightmares-stalk-gaza-children>

45

Page 54: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

46

Un bambino di 11 anni disegna l'arresto del padre (Fonte: I

bambini e lo stress da guerra, Unicef)

Un bambino di 10 anni, obbligato ad assistere ad atti di violenza

estrema (Fonte: I bambini e lo stress da guerra, Unicef)

Page 55: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

2. Traumi da guerra nell'infanzia e nell'adolescenza

“L’emozione del dolore cessa di essere sofferenza non appena

abbiamo una chiara e precisa immagine di essa”

Victor Frankl

2 .1 Traumi nei bambini

Con l'avanzare dei secoli le popolazioni civili sono

diventate sempre più palesemente il bersaglio favorito

delle guerre. Le vittime civili costituivano circa il 50%

delle perdite umane complessive nella Prima Guerra

Mondiale, il 66% nella Seconda Guerra Mondiale, il

90% nelle guerre odierne. Nel decennio 1985-1995 si

calcola che siano stati uccisi in guerra due milioni di

bambini. Un numero non ben quantificato, nell'ordine

47

Page 56: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

di decine di milioni, sono stati i casi di gravi traumi

psicologici nelle fasi dell'infanzia e dell'adolescenza39.

Il trauma psicologico da guerra non è una malattia. E'

una reazione normale ad un evento improvviso che

minaccia l'esistenza, e distrugge la vita fisica, mentale,

spirituale e sociale. In generale per “trauma” si intende

“un'esperienza personale e diretta di un evento che causa o

può comportare morte o lesioni gravi, o altre minacce

all'integrità fisica; o la presenza di un evento che comporta

morte, lesioni o altre minacce all'integrità fisica di un'altra

persona; o il venire a conoscenza della morte o lesioni

riportate da un membro della famiglia o da altra persona

con cui il soggetto è in stretta relazione”40.

Come specificato nel DSM stesso, questa definizione

assume connotazioni specifiche nel caso si tratti di un

bambino o di un adolescente.

Alcune reazioni al trauma variano in base all'età. I

39 UNICEF, I bambini della guerra, n 3/Collana Temi. Comitato

Italiano per l'UNICEF, 2000.

40 American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical

Manual of Mental Disorders IV, 1999.

48

Page 57: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

bambini fino ai cinque anni, sono di solito terrorizzati

di essere separati dai genitori, piangono, urlano,

tremano, restano immobili oppure non riescono a stare

fermi, tendono ad aggrapparsi alle persone più vicine.

Spesso assumono comportamenti regressivi, come

l'enuresi e/o la paura del buio. In questa fascia d'età i

piccoli sono altamente influenzati dalle reazioni dei

genitori all'evento traumatico.

I bambini dai sei agli undici anni possono manifestare

ritiro in loro stessi, comportamento indisciplinato e/o

difficoltà di attenzione e concentrazione. Possono

manifestare incubi, disturbi del sonno, paure

irrazionali, irritabilità, rifiuto di andare a scuola,

scoppi di ira, comportamenti violenti, dolori fisici

anche in assenza di un disturbo organico, problemi nel

rendimento scolastico. Altri disturbi ricorrenti sono

ansia, senso di colpa, depressione, apatia.

Gli adolescenti, dai dodici ai diciassette anni, possono

riportare reazioni simili agli adulti, compresi

flashback, incubi, ritiro emotivo, abuso di sostanze,

depressione, evitamento di ogni stimolo collegato al

49

Page 58: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

trauma, comportamento antisociale. Generalmente

manifestano isolamento, lamentele fisiche, pensieri

suicidi, rifiuto della scuola, disturbi del sonno, stato

confusionario41.

Le possibilità di coping di un soggetto in età evolutiva

sono ridotte rispetto a quelle di un adulto “sano”, a

causa di una maturità non ancora pienamente

raggiunta. Pertanto, l'intervento di soccorso o la

terapia in genere devono essere modulati sugli

specifici bisogni e competenze del soggetto42.

L'evento-guerra, ovviamente, è il più traumatico per il

bambino. Tutto il sistema sensoriale è allertato e viene

colpito profondamente: essere testimoni di massacri,

bombardamenti, invasioni militari; vedere soldati,

armi, spari, persone uccise; sentire le urla dei feriti,

sono tutte sensazioni sensoriali che si imprimono in

maniera indelebile nella memoria. Da simili eventi

scaturiscono emozioni forti come la paura, il dolore, la

41 Caffo E., Emergenza nell'infanzia e nell'adolescenza.

Interventi psicoterapeutici e di comunità, MCGraw-Hill,

Milano, 2003.

42 Ivi

50

Page 59: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

collera, il senso di impotenza, talvolta il senso di colpa

per essere sopravvissuti. I disturbi relativi alla salute

mentale nell'infanzia e nell'adolescenza sono,

purtroppo, molto più frequenti di quanto si pensi e

secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità,

nell'anno 2020, i disturbi neuropsichiatrici infantili

cresceranno proporzionalmente in ordine superiore al

50% a livello mondiale, divenendo una delle cinque

principali cause di malattia, morte e disabilità nei

bambini43.

La gravità del trauma è condizionata da sette fattori: la

violenza improvvisa di un evento traumatico, l'essere

vicini all'evento, la durata dell'evento, la ripetizione

dell'evento, il grado di brutalità, la conoscenza delle

vittime, la conoscenza degli assassini. Lo stress e lo

shock possono arrivare a turbare aree interiori che

contengono, per lo più, rappresentazioni emotive non

sempre facilmente verbalizzabili o non verbalizzate.

L'evitamento o, al contrario, la ripetizione ossessiva di

ricordi o comportamenti riguardanti il trauma,

43 Ivi

51

Page 60: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

sembrano essere due polarità frequenti nella sindrome

PTSD e, in generale, in tutti i disturbi post-

traumatici44.

La malattia e i disturbi mentali come stigma sociale

Come in gran parte del Medio Oriente, la cultura

palestinese ha le sue spiegazioni tradizionali per i

disturbi mentali. La convinzione comune è che la

malattia mentale è riconducibile al volere di forze

soprannaturali. Questa concezione ha radici religiose e

non può essere spiegata in termini psicologici o

psichiatrici.

In molti Paesi in via di sviluppo, inclusa la Palestina, i

disturbi mentali sono spesso fonte di paura. In alcuni

casi, questo porta la società al rifiuto dei malati

mentali, perché la malattia comporta uno stigma. Per

questa ragione i pazienti tendono a presentare stress

44 Sgarro M., Post Traumatic Stress Disorder. Aspetti clinici e

psicoterapie, Edizioni Kappa, Roma, 1997.

52

Page 61: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

emotivo o psicologico in forma di sintomi fisici come

mal di testa, coliche e/o mal di schiena. Questa

situazione porta a una notevole sottovalutazione della

malattia mentale. Gli operatori sanitari hanno solo di

recente iniziato a riconoscere l'origine politica e

ambientale delle malattie mentali.

53

Page 62: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

2 .2 Il Disturbo post-traumatico da stress(PTSD)

Un minore che ha vissuto una grave esperienza

traumatica può presentare disturbi anche dopo il

periodo che la letteratura definisce consono alla

autoguarigione.

I primi studi che hanno portato alla nozione di

Disturbo post-traumatico da stress sono stati compiuti

negli anni '70, a partire dalle indagini sui reduci dalla

guerra del Vietnam; hanno interessato dapprima la

psichiatria dell'adulto e, solo successivamente, si sono

estesi all'infanzia e all'adolescenza, in relazione sia

all'esposizione ad eventi catastrofici - guerre, calamità

naturali -, sia ad esperienze di maltrattamento, intra ed

extra-familiari. Il termine Post Traumatic Stress

Disorder è stato introdotto dal DSM III, inserito nel

novero di Disturbi d'Ansia. Questo genere di disturbi è

stato progressivamente allontanato dall'ambito

“nevrotico”, fino a confluire nell'ambito del modello

54

Page 63: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

generale dello stress, sia acuto che cronico45.

Alla luce di quanto stabilito dal DSM IV, se i sintomi

persistono per almeno due settimane, ma non più di

quattro, si può considerare la diagnosi di Disturbo

Acuto da Stress(ADS). Se i sintomi lamentati, sempre

correlati a rivivere un evento altamente traumatico,

perdurano per almeno quattro settimane, si può

considerare l'opportunità di una diagnosi di Disturbo

Post-Traumatico da Stress(PTSD).

I sintomi tipici del PTSD possono essere classificati in

tre categorie: intrusione, evitamento, attivazione.

- Intrusione. Ossia la tendenza a rivivere

continuamente l'evento traumatico a livello

cognitivo, ripensare continuamente all'evento;

emotivo, sentire che da un momento all'altro

l'evento possa ripetersi; percettivo, rintracciare

stimoli che ricordano l'evento in molti

momenti della giornata. Un bambino può

raccontare continuamente la sua esperienza

45 Sgarro M., Post Traumatic Stress Disorder. Aspetti clinici e

psicoterapie, Edizioni Kappa, Roma, 1997.

55

Page 64: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

traumatica, avere incubi e ripetere quanto

vissuto nel gioco. L'intrusione è caratterizzata

da flashback continui fatti di suoni, immagini,

odori. Questo disturbo si manifesta

specialmente prima di andare a dormire o

quando il bambino non è occupato.

L'intrusione provoca incubi notturni, difficoltà

di concentrazione, anoressia e disturbi

alimentari, sintomi regressivi, sintomi

dissociativi. Ad esempio, a sei mesi dall'evento

traumatico un bambino continuava a strofinarsi

il naso. La madre lo riteneva un tic, mentre in

realtà il piccolo continuava a sentire l'odore dei

cadaveri46.

- Evitamento. Tendenza al continuo evitamento

di persone, luoghi, pensieri, circostanze e

attività che ricordano il trauma. L'evitamento

può essere passivo o attivo. L'ottundimento

può essere considerato uno stato lieve di

46 Musu M. e Polito E., I bambini dell'Intifada. Editori Riuniti,

Roma, 1991.

56

Page 65: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

dissociazione e non è facile da rintracciare in

un bambino. Alcuni possono essere incapaci di

ricordare alcuni aspetti dell'evento, possono

isolarsi e/o non interessarsi ad attività che in

passato erano significative. Il bambino può

avvertire una sensazione di vuoto interiore. E'

pervaso dall'apatia, si sente privo di sentimenti

e incapace di essere felice. Può manifestare

rallentamento motorio, stanchezza cronica e

distaccamento dal proprio gruppo dei pari e da

qualsiasi attività ludica47. L'evitamento è

riconducibile a amnesie psicogene, fobie,

isolamento sociale. Il bambino cerca di evitare

qualsiasi cosa che gli ricorda l'evento

traumatico o di sopprimere del tutto il ricordo.

In questo ultimo caso la guarigione è più

difficile.

- Attivazione. E' clinicamente definita

“arousal” e comprende l'insonnia, l'irritabilità,

47 Ferrari A.- Scalettari L., I bambini nella guerra. Le storie, le

stragi, i traumi, il recupero, EMI, Bologna, 1996.

57

Page 66: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

scoppi d'ira, difficoltà di concentrazione,

ipervigilanza, disturbi del sonno. L'arousal

rappresenta i sintomi più semplici da rilevare48.

Rappresenta uno stato perenne di tensione

spiegato dalla paura che l'evento traumatico

potrebbe ripetersi all'improvviso e porta alla

riduzione delle difese immunitarie e ad

irritabilità, ansietà, aggressività, disturbi del

sonno, iperattività motoria.

Uno studio sui sopravvissuti alle persecuzioni naziste,

condotto da Krystal49, evidenzia la connessione tra il

trauma psichico con la frequente difficoltà

nell'espressione e nella tolleranza degli affetti:

“Come la maggior parte dei pazienti psicosomatici,

anche questi soggetti soffrono di alessitimia,

l'incapacità di identificare o verbalizzare stati affettivi.

48 Caffo E., Emergenza nell'infanzia e nell'adolescenza.

Interventi psicoterapeutici e di comunità, MCGraw-Hill,

Milano, 2003.

49 Krystal H., Massive psychic trauma, International

Universities Press, New York, 1968.

58

Page 67: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Un trauma psichico dell'infanzia porta ad un arresto

dello sviluppo affettivo, mentre un trauma in età

adulta porta ad una regressione dello sviluppo

affettivo. In entrambi i casi il risultato finale è che i

sopravvissuti a un trauma non possono usare gli affetti

come segnali. Qualunque potente emozione viene

vista come una minaccia del ritorno del trauma

originario, pertanto questi pazienti somatizzano gli

affetti oppure li curano abusando nell'assunzione di

farmaci50”.

La severità della sintomatologia post-traumatica

sembra essere molto spesso correlata, nei bambini

piccoli, a uno scarso adattamento dei genitori e/o della

famiglia. La risposta del bambino al trauma è tanto più

complicata quanto più i genitori – in particolare la

madre – presentino disturbi psicologici o la loro

reazione all'evento traumatico sia particolarmente

stressante. D'altra parte, quindi, i genitori possono

rappresentare un variabile moderatrice, positiva, degli

50 Sgarro M., Post Traumatic Stress Disorder. Aspetti clinici e

psicoterapie. Edizioni Kappa. Roma 1997

59

Page 68: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

effetti del trauma; aiutando il bambino a comprendere

quanto accaduto, recuperare il senso di sicurezza e

controllo, contenere l'ansia, sostenendolo con amore e

pazienza, incoraggiandolo. In genere, adulti empatici

possono aiutare i bambini a svolgere una serie di

funzioni adattive, poiché essi non hanno ancora

raggiunto il pieno sviluppo di alcune capacità

cognitive ed emozionali.

Secondo due studi, entrambi svolti su 1000 minori, i

bambini ebrei israeliani, molti dei quali sono stati

esposti alla violenza della società in cui vivono ma che

non sono stati allontanati dalle loro case, mostrano una

prevalenza dell'8% per il PTSD51. Una prevalenza

molto più alta, del 34%, è stata stimata tra i bambini

palestinesi, molti dei quali rifugiati52.

Perché si abbia una diagnosi di PTSD deve essersi

51 Pat-Horenczyk R., Abramovitz R., Peled O., Brom D., Daie

A., Adolescent exposure to recurrent terrorism in Israel: post

traumatic distress and functional impairment. American

Journal of Orthopsychiatry, n. 77, 2007.

52 Khamis V., Post-traumatic stress disorder among school age

palestinian children, Child Abuse and Neglect. 29- 2005

60

Page 69: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

verificata una esperienza che implichi la minaccia alla

vita o all'integrità fisica, propria o altrui, e a cui il

soggetto risponda con paura intensa, impotenza,

comportamento disorganizzato o agitazione53.

Le reazioni di bambini e adolescenti ad eventi ad un

trauma variano in base all'età, alle caratteristiche di

personalità, a seconda del grado di percezione della

realtà da parte del soggetto. In generale, i sintomi

caratteristici che risultano dall'esposizione ad un

trauma estremo, includono il continuo rivivere

l'evento traumatico, l'evitamento persistente degli

stimoli associati con il trauma, l'ottundimento della

reattività generale e sintomi constanti di aumento

dell'arousal. Il disturbo può risultare particolarmente

grave e prolungato quando l'evento stressante è ideato

dall'uomo54.

53 Telefono Azzurro, Vittime Silenziose. I bambini e gli

adolescenti di fronte alla guerra, al terrorismo e ad altri

eventi traumatici.

54 Sgarro M., Post Traumatic Stress Disorder. Aspetti clinici e

psicoterapie, Edizioni Kappa, Roma, 1997.

61

Page 70: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Per esempio, evitare il ricordo di esperienze

traumatiche può essere considerata una buona

strategia per farvi fronte, ma può anche rappresentare

un sollievo temporaneo che contribuisce a rendere

cronico il senso di paura e a tramutare una normale

reazione ad un evento traumatico in PTSD.

L'esposizione a fattori di stress traumatico può

comportare alterazioni fondamentali nel corpo e nella

mente dei bambini e in base all'esordio e la durata dei

62

(Telefono Azzurro, Vittime Silenziose)

Page 71: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

sintomi, si possono distinguere tre forme di PTSD:

acuta, quando la durata dei sintomi è inferiore ai tre

mesi; cronica, secondo la quale i sintomi durano 3

mesi o più; ad esordio tardivo, quando sono trascorsi

almeno sei mesi tra l'evento e l'esordio dei sintomi55.

Gli effetti medici a lungo termine di uno stress

straordinario non sono stati ancora definitivamente

provati, ma ci sono prove di alte frequenze di malattie

cardiovascolari e di ulcere nei soggetti traumatizzati.

Il PTSD è spesso accompagnato da altri disturbi:

sintomi depressivi, tendenza al suicidio, attacchi di

panico, personalità borderline, disturbi

dell'alimentazione e di somatizzazione, episodi

dissociativi.

Nel nuovo DMS è stato inserito un nuovo sottotipo di

PTSD dedicato esclusivamente ai bambini in età

prescolare, fino ai sei anni, il Post-Traumatic Stress

Disorder in Preschool children56.

Un elemento caratterizzante sarà l’inclusione del

55 Ivi

56 APA, <http://www.dsm5.org>

63

Page 72: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

criterio relativo al disagio clinicamente significativo o

alle menomazioni nei rapporti con i genitori, fratelli o

coetanei e altri caregiver e di disagio in ambiente

scolastico, poiché nell’età in questione, il

funzionamento sociale del soggetto risiede nel

contesto familiare e nelle relazioni con altri caregiver.

La ricerca, ancora non del tutto avanzata in

quest'ambito, ha evidenziato tra i tratti di personalità

che caratterizzano bambini e adolescenti traumatizzati,

una scarsa reattività alle situazioni di pericolo, una

costante assenza di paura e una tendenza all'eroismo.

A volte il trauma, secondo Janoff-Bulman, può

incidere sulla convinzione di essere invulnerabili,

riscontrabile nell'adolescenza57.

In una situazione post-traumatica, alcuni aspetti

ambientali, o psicosociali e relazionali, possono

svolgere un ruolo di aiuto psicologico e per

l'adattamento (al contrario, se presenti in maniera

57 Caffo E., Emergenza nell'infanzia e nell'adolescenza.

Interventi psicoterapeutici e di comunità. MCGraw-Hill,

Milano 2003

64

Page 73: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

negativa, possono considerarsi elementi di

vulnerabilità, nonché fattori di rischio). Tra di essi

spicca il sostegno sociale, cioè un aiuto psicologico,

materiale, informativo e cognitivo che il bambino può

avere in uno specifico momento della sua vita o al

momento del bisogno. Un adeguato sostegno quasi

sempre ammortizza l'impatto degli stressor e della

gravità dei sintomi58.

58 Flannery R.B., Social support and psycological trauma: a

methodological review, Journal of Traumatic Stress, N 3,

1990.

65

Page 74: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Assessment e terapia di traumi nell'infanzia e

nell'adolescenza

E' di fondamentale importanza la scelta dei criteri di

valutazione clinica, ma non solo, relativi alle

condizioni post-traumatiche. Nel 1998 l’American

Academy of Child and Adolescent Psychiatry ha

proposto una serie di misure pratiche per

l’accertamento e il trattamento dei bambini e degli

adolescenti con PTSD. Le linee guida contenute nel

documento consistono in:

- intervista con i genitori o i caregiver;

- ottenere il racconto dell’evento traumatico al fine di

classificare tale evento come stressor “estremo” ed

ottenere una “storia del trauma (o dei traumi)”

indispensabile per una corretta diagnosi;

- ottenere informazioni rispetto a eventuali stressor

precedenti, concomitanti o più recenti nella vita del

bambino;

- valutare la presenza di sintomi elencati nel DSM-IV

66

Page 75: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

per il PTSD attraverso gli strumenti previsti;

- ottenere informazioni rispetto ad eventuali sintomi

concomitanti, prestando particolare attenzione ai

disturbi ad elevata comorbilità con il PTSD;

- ottenere informazioni rispetto all’esordio dei sintomi

in relazione agli eventi traumatici identificati;

- ottenere informazioni rispetto alla reazione emotiva

dei genitori all’evento traumatico;

- ottenere informazioni sull’anamnesi psichiatrica e

medica del bambino;

- ottenere informazioni rispetto alla storia evolutiva

del bambino, in particolare sulla sua reazione ai

normali stressor (come la nascita di un fratellino,

l’inizio della scuola etc.) e sul livello del

funzionamento del bambino prima dell’evento

traumatico;

- ottenere informazioni sulla carriera scolastica del

bambino, soprattutto su eventuali cambiamenti del

comportamento a scuola, del livello di concentrazione,

del livello di attività, e del rendimento a partire dallo

stressor traumatico;

67

Page 76: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

- ottenere informazioni sulla storia familiare e

sull’anamnesi medico/psichiatrica dei membri della

famiglia”59.

Nella fase di assessment, ossia per l'accertamento del

trauma, è preferibile avvalersi di strumenti e di

protocolli diagnostici standardizzati.

Alcuni strumenti per il rilevamento del PTSD

Per bambini e adolescenti possono essere utilizzati la

PTSD Scale della Child Behavior Check List(CBCL),

di Achenbach (1991), che prende in considerazione i

punteggi di alcune sottoscale “internalizzanti” (ritiro,

ansia/depressione) ed “esternalizzanti” (problemi di

attenzione) e dei “problemi di pensiero”.

Il Child Post Traumatic Stress Reaction Index

59 Società Italiana di Neuropsichiatria dell'infanzia e

dell'adolescenza(SINPIA), Gruppo di lavoro sugli abusi in

età evolutiva, Linee guida in tema di abuso su minori,

Febbraio 2007

68

Page 77: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

(Fredrich e Pynoos, 1988); il Children’s Post-

Traumatic Stress Disorder Inventory di Saigh (1989);

l’Impact of Events Scale(IES) di Horowitz, Wilner e

Alvarez (1979); il Trauma Symptom Checklist for

Children(Briere John, 1996) strumento che consente di

rilevare la presenza di diversi disturbi legati allo stress

post-traumatico.

- Child Post Traumatic Stress Reaction Index(PTSD-

RI)

Il CSPR è utilizzato per misurare la severità dello

stress post-trauma nei bambini tra gli 8 e i 18 anni. E'

un'intervista strutturata e self-report di 20 item

composta da una scala di frequenza che va da “mai” a

“la maggior parte del tempo”. Nell'ultimo decennio,

molti studi stanno cercando un buon modo di adattare

questo questionario il più possibile vicino alla

situazione dei bambini palestinesi. “The effects of

chronic traumatic experience on Palestinian children

69

Page 78: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

in the Gaza Strip”60 è uno studio svolto da un team di

ricerca della University of Hertfordshire, con la

collaborazione di 17 ricercatori palestinesi ed egiziani.

Lo studio è stato svolto su 400 bambini della Striscia

di Gaza, di età compresa tra i 10 e i 18 anni, e

strutturato in due fasi. Nella prima sono stati

somministrati quattro questionari, alcuni creati

appositamente per rispecchiare al meglio le

circostanze locali, altri standard. Ai bambini sono stati

somministrati dei questionari basati sul Gaza

Traumatic Event Checklist(di cui sopra) e il Traumatic

Questionnaire Scale(Qouta e El-Serraj, 2004) relativo

alla difficoltà dell'evento vissuto o ad eventi a cui il

bambino ha assistito direttamente o per sentito dire.

60 University of Hertfordshire, 2006

70

Page 79: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

- Gaza Traumatic Event Checklist

La checklist è stata elaborata dal dipartimento di

ricerca del Gaza Community Mental Healt Program ed

era composta da 12 item rappresentanti gli eventi

tramatici ai quali un bambino poteva essere esposto.

La checklist può essere completata da bambini dai 6 ai

ai 16 anni e le risposte devono collocarsi

esclusivamente tra “Si” e “No”.

Uno studio condotto dal dipartimento di Psicologia

71

(Gaza Traumatic Event Checklist. Abu Hein, Qouta, El Sarraj. 1993)

Page 80: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

dell'Università di Granada e il Centro de Investigaciòn

Mente, Cerebro y Comportamiento, ha evidenziato

come i bambini che crescono nello stesso contesto

culturale ma in situazioni diverse, sono esposti ad

eventi traumatici differenti, con una frequenza e un

impatto diversi. Il target dello studio “Symptoms of

PTSD among Children living in war zones in same

cultural context and different situations”61 è

rappresentato da 381 bambini in età scolare –

maggiori di 6 anni - di Hebron, città emblema del

conflitto. Dal 1997 la città è stata divisa in due aree:

H1, sotto il controllo palestinese, e H2 sotto il

controllo militare isrealiano (nonostante

l'amministrazione sia palestinese) e in cui abitano oltre

35 mila palestinesi e 500 coloni. Il cuore della città è

stato trasformato in un insediamento israeliano. Per

valutare la presenza di sintomi PTSD sono stati

utilizzati anche in questo caso i questionari Gaza

Traumatic Event Checklist e il Child Post Traumatic

Stress Reaction Index. Dalla ricerca risulta che il

61 Journal of Muslim Mental Health, N 7, Issue 2, 2013

72

Page 81: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

77,4% dei bambini che vivono in Hebron presentano

sintomi di PTSD, moderati e anche severi. Il 20,5%

soffre di PTSD cronico. Risulta evidente la necessità

d'intervento.

La valutazione diagnostica

Soprattutto in contesti come quello dei Territori

Palestinesi Occupati è senz'altro necessaria una

standardizzazione degli interventi diagnostici e

terapeutici più efficaci nei casi di trauma dell'infanzia,

adattando però le modalità di combinazione degli

interventi ai singoli casi e alle risorse disponibili. La

gestione del trauma infantile richiede l'attivazione di

una grande macchina organizzativa. Non si tratta

esclusivamente di garantire terapia psicologica, ma di

assicurare un servizio di rete al quale concorrono più

professionisti. Ovviamente, data la complessità dei

traumi presenti nell'infanzia e nell'adolescenza

73

Page 82: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

palestinese, bisogna considerare l'urgenza

dell'intervento, ossia se sia urgente o programmabile.

Il lavoro di rete è una scommessa auspicabile, nonché

assolutamente necessario, per il futuro dei bambini e

ragazzi che si trovano ad affrontare situazioni come

quelle descritte nel precedente capitolo. Un intervento

multidimensionale, che può essere realizzato

esclusivamente attraverso una formazione integrata di

tutte le figure professionali coinvolte, compresi gli

insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado. Anche i

genitori dovrebbero essere coinvolti in momenti di

formazione, poiché insieme agli insegnanti

costituiscono una grande, se non la più grande, risorsa

per un bambino, interponendosi come mediatori nelle

sue interazioni con un ambiente che può esacerbare i

disturbi appena sorti e prevenendo, quindi, il

consolidamento dei sintomi. Il lavoro di rete è il più

grande fattore di prevenzione delle conseguenze a

medio e lungo termine, nonché degli impatti a breve

termine62.

62 Caffo E., Emergenza nell'infanzia e nell'adolescenza.

74

Page 83: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

E' proprio l'ampia variabilità dei singoli casi rispetto

all'offerta di configurazioni medico-psicologiche e

sociali, che rende una standardizzazione degli

interventi, diagnostico e terapeutico, molto complessa.

Tuttavia, l'esperienza clinica conferma che il lavoro

svolto da un équipe multidisciplinare, in cui

interagiscono in modo sinergico diverse figure

professionali, è la chiave di volta per un risultato

efficace63.

La fase diagnostica dovrebbe prevedere una diagnosi

integrata: medica, psicologico-psichiatrica, sociale.

Secondo la Società Italiana di Neuropsichiatria

dell'infanzia e dell'adolescenza, la diagnosi medica

comprende:

- anamnesi.

- esame obiettivo: visita pediatrica con particolare

attenzione allo stato nutrizionale, all'accrescimento,

Interventi psicoterapeutici e di comunità, MCGraw-Hill,

Milano, 2003.

63 Forresi B., Scrimin S., Caffo E., Primo soccorso psicologico:

guida all'operatività sul campo, Guerini e Associati, 2010.

75

Page 84: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

nei casi di incuria, alle lesioni fisiche recenti e

pregresse, in caso di maltrattamento fisico, e

valutazione ginecologica riguardante soprattutto l'area

genitale e anale, nel caso di abuso sessuale;

prevedendo eventuali consulenze delle specialità

pediatriche.

- documentazione fotografica delle lesioni, se presenti.

L'esame fisico del bambino deve essere condotto

nell'ottica di un equilibrio tra esigenze di non

omissione e, nel contempo, di non invasività e

riservatezza per il minore e per i familiari.

La diagnosi psicologico-psichiatrica presuppone la

costruzione di una relazione significativa all'interno

della quale si sviluppino:

- anamnesi psicologica, con particolare attenzione ai

segni clinici più ricorrenti nei bambini nelle diverse

fasce d'età.

- assessment individuale del bambino comprendente

colloqui clinici, somministrazione di test proiettivi,

protocolli diagnostici standardizzati (compresa la

76

Page 85: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

valutazione dei pattern di attaccamento: Strange

Situation, Strange Situation modificata, Separation

Anxiety Test).

- osservazione del gioco, individuale e in gruppo, di

bambini e osservazione della relazione con i genitori.

L’assessment familiare comprende una serie di

incontri con tutti i membri conviventi. Risulta

opportuno prendere in considerazione:

- la struttura organizzativa familiare;

- le risorse familiari, con particolare attenzione a

quelle relative alle capacità protettive;

- le psicopatologie individuali degli adulti membri del

nucleo familiare;

- le convinzioni e percezioni presenti nei vari membri

della famiglia.

Nonostante la letteratura riporti un insieme di

strumenti per l'accertamento del PTSD, non esiste

attualmente uno strumento universalmente accettato in

grado di fornire una diagnosi precisa o di permettere

77

Page 86: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

un attento monitoraggio.

Il rischio di non riuscire a diagnosticare il disturbo,

soprattutto quando si trattano bambini in età

prescolare, è rappresentato dal fatto che spesso i

genitori tendono a sminuire i sintomi del PTSD del

figlio. Gli insegnanti, di frequente, neanche se ne

accorgono. Alcuni clinici ritengono che “la maggior

parte dei bambini non siano in grado di riportare le

loro reazioni psicologiche dopo il trauma, salvo che

non siano poste loro domande specifiche sui vari

aspetti del trauma”64.

La diagnosi sociale, ossia l'indagine psicosociale, è

finalizzata a:

- verificare le condizioni di vita del bambino nella

famiglia e nel contesto;

- verificare la presenza di indicatori di rischio

psicosociale;

- contattare i Servizi che possono fornire indicazioni

64 Caffo E., Emergenza nell'infanzia e nell'adolescenza.

Interventi psicoterapeutici e di comunità, MCGraw-Hill,

Milano, 2003.

78

Page 87: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

sul bambino e/o sulla sua famiglia (Servizi di Salute

Mentale per età evolutiva e adulta, Volontariato

sociale, Strutture ospedaliere, ecc.);

La valutazione complessiva, che nasce da tutte e tre le

aree (medica, psicologica, sociale) permette di

raccogliere degli elementi da utilizzare per valutare il

danno psicologico e/o fisico in atto e l'eventuale danno

futuro, nonché elaborare un progetto di trattamento,

individuare le risorse individuali e familiari che

influiscono sulla possibilità di recupero.

79

Page 88: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Il trattamento

Il tempo sembra la cura migliore per guarire le ferite

ed alleviare un dolore, ma non sembra agire molto sul

trauma. Il tempo rimane fermo nella “stanza del

trauma”. E' quindi necessario un approccio specifico

per aiutare un bambino, così come un adulto, ad

affrontare e a rielaborare il trauma, riuscendo a trarne

sollievo. Eventi traumatici che hanno reso il bambino

indifeso, possono causare disturbi e ridurre la qualità

della vita dell'individuo anche nei decenni successivi.

Se non viene trattato, il trauma può causare malattie

psichiche croniche. La sofferenza mentale causa

restrizioni nella qualità della vita a lungo termine65.

I disturbi mentali e del comportamento turbano la vita

delle persone colpite e quella delle loro famiglie. La

sofferenza umana non può essere misurata ma ci si

può orientare sull'impatto di tali problemi grazie agli

strumenti che servono a valutare la qualità della

65 Ferrari A.- Scalettari L., I bambini nella guerra. Le storie, le

stragi, i traumi, il recupero, EMI, Bologna, 1996.

80

Page 89: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

vita(QQL). Il metodo consiste nel raccogliere le

impressioni sull'interessato su molteplici aspetti di vita

per valutare le conseguenze negative dei sintomi e dei

problemi. Si è constatato che la qualità della vita delle

persone colpite da problemi mentali rimane mediocre

anche dopo la guarigione, per l'effetto di fattori sociali

come il pregiudizio e la discriminazione, che

perdurano. Un recente studio dell'OMS66 ha

dimostrato che la mancata soddisfazione dei bisogni

sociali e funzionali di base era il fattore primario

predittivo di una cattiva qualità della vita nei soggetti

colpiti da gravi disturbi. I disturbi gravi non solo i soli

a nuocere alla qualità della vita. Anche l'ansia e gli

attacchi di panico hanno considerevoli ripercussioni,

in particolare sulle funzioni psicologiche.

Il PTSD può essere trattato attraverso la psicoterapia, i

farmaci, o entrambi. La scelta del trattamento dipende

dal soggetto traumatizzato, spesso c'è bisogno di

66 Organizzazione Mondiale Sanità, Rapporto 2001 OMS:

Mental Healt, new understanding, new hope.

81

Page 90: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

provare differenti combinazioni di trattamento per

ricercare la soluzione terapeutica migliore per il

soggetto67. Un buon lavoro terapeutico implica una

ottima collaborazione tra l'adulto e il bambino, per

consentire al piccolo di ritrovare fiducia nel mondo

adulto, quindi permettere di ritrovare la sua storia, il

proprio mondo interiore, l'autostima, ma soprattutto

capire che la sofferenza provocata dall'occupazione

militare è soltanto una parte del suo mondo e non la

totalità68.

Il terapeuta deve saper anche valorizzare le risorse del

minore, attraverso varie forme d'espressione, per

permettergli di dare continuità alla sua storia e

distinguerla in un passato, un presente e un futuro e

riflettere su se stesso, cosa che il trauma paralizza. Il

bambino deve essere aiutato a trovare delle

67 National Institute of Mental Healt, Post-Traumatic Stress

Disorder(PTSD), U.S. Department of Healt and Human

Services – National Institutes of Healt. NIH Publicatiion N.

08 6388.

68 Ferrari A.- Scalettari L., I bambini nella guerra. Le storie, le

stragi, i traumi, il recupero, EMI, Bologna,1996.

82

Page 91: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

spiegazioni all'accaduto di cui è stato vittima69.

Nonostante la letteratura riporti pochi studi evidence-

based sulla psicoterapia del PTSD nell'infanzia e

l'adolescenza, possono essere individuate alcune

componenti essenziali della terapia: l'esplorazione

diretta del trauma, l'uso di tecniche specifiche per la

gestione dello stress, l'esplorazione e la correzione di

attribuzioni errate al trauma, il coinvolgimento dei

genitori nel trattamento.

Il modello terapeutico riconosciuto più efficace nei

vari studi controllati per il PTSD è quello cognitivo-

comportamentale70.

L'approccio cognitivo afferma sostanzialmente che gli

individui costruiscono il loro sistema di conoscenze

ed affrontano le situazioni utilizzando schemi e

costrutti cognitivi personali. Questi contengono idee,

opinioni, credenze, informazioni captate dai vissuti,

atteggiamenti ed aspettative riguardo se stessi, gli altri

69 Ivi

70 Caffo E., Emergenza nell'infanzia e nell'adolescenza.

Interventi psicoterapeutici e di comunità, MCGraw-Hill,

Milano, 2003.

83

Page 92: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

e il mondo, il passato, il presente e il futuro.

Un'improvvisa esperienza traumatica “fa confrontare

le persone con qualcosa che contrasta con le

convinzioni di sicurezza e invulnerabilità contenute

nei propri schemi mentali”71. Un obiettivo

fondamentale delle psicoterapie cognitive è, appunto,

la reintegrazione del trauma vissuto entro gli schemi

mentali e le strutture cognitive, ripristinando quel

sentimento di sicurezza e di inviolabilità72.

Per buona prassi il terapeuta dovrebbe fornire

feedback che aiutano i minori e le loro famiglie a

capire ad affrontare gli effetti dolorosi del trauma. Per

bambini in età prescolare, il feedback può essere

proposto sotto forma di favole e racconti che offrono

una maggiore comprensione e la speranza di superare

il trauma73.

71 Creamer, et al., Reaction to Trauma: A cognitive processing

model, Journal of abnormal psychology, 1992.

72 Sgarro M., Post Traumatic Stress Disorder. Aspetti clinici e

psicoterapie, Edizioni Kappa, Roma, 1997.

73 Frueh C., Grubaugh A., Elhai J., Ford J., Disturbo Post

Traumatico Da Stress. Diagnosi e trattamento,

FerrariSinibaldi, Milano, 2013.

84

Page 93: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

“La terapia cognitivo-sperimentale focalizzata sul trauma è

stata sviluppata per ridurre i sintomi del PTSD e la

depressione attraverso la costruzione di competenze

cognitivo-comportamentali, l'esposizione terapeutica

graduale ai ricordi traumatici e la costruzione di una

narrazione degli eventi traumatici da condividere con i

genitori”74.

Questa terapia è composta da tre fasi: nella prima

prevede l'educazione del bambino e del genitore,

separatamente, sui sintomi del PTSD, sulle strategie di

coping, rinforzo positivo, monitoraggio continuo,

momenti di ascolto supportivo. Nella seconda il

terapeuta aiuta il piccolo a ricostruire l'esperienza

traumatica, identificata dal bambino come la più

traumatica, attraverso la narrazione. Questa fase mira

a far raccontare spontaneamente al bambino,

attraverso la parola o il disegno, in modo da

dimostrargli che è in grado di gestire la rievocazione

dei ricordi. Questo momento terapeutico non deve

74 Ivi

85

Page 94: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

essere un tentativo di recupero di ricordi perduti. Nella

terza fase, genitore e bambino mettono in pratica

quanto acquisito dalla terapia, imparando a gestire

qualsiasi tipo di ricordo problematico o situazioni

particolarmente stressanti. L'obiettivo del percorso

terapeutico è di ripristinare o costruire le competenze

di auto-regolazione che sono state bloccate o

danneggiate dal trauma e che sono un necessario

punto di partenza per il bambino, per il suo recupero

dal PTSD75.

La riabilitazione cognitiva si propone di aiutare il

paziente a modificare il suo modo di elaborare

l'informazione e il suo comportamento e ad esplorare i

suoi schemi personali76. La psicoterapia può essere

svolta in gruppo o singolarmente. Solitamente le

sedute hanno una durata che va dalle sei alle 12

settimane, ma può essere anche più lunga.

75 Frueh C., Grubaugh A., Elhai J., Ford J., Disturbo Post

Traumatico Da Stress. Diagnosi e trattamento,

FerrariSinibaldi, Milano, 2013.

76 Sgarro M., Post Traumatic Stress Disorder. Aspetti clinici e

psicoterapie, Edizioni Kappa, Roma, 1997.

86

Page 95: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Il trattamento del PTSD può prevedere anche un

approccio psicofarmacologico. L'assunzione di

farmaci sembra tuttavia incontrare alcune difficoltà,

tra cui la lenta risposta in alcune persone

traumatizzate. Secondo la letteratura scientifica, l'uso

di farmaci è suggerito in presenza dei seguenti

disturbi: disturbi del sonno, attacchi di panico,

sindrome depressiva e/o ansiosa, aggressività e in

genere per fornire un supporto al soggetto nel

controllare sintomi precisi. I farmaci più utilizzati

sono antidepressivi, benzodiazepine e antipsicotici.

Un aspetto fondamentale dell'incontro

psicoterapeutico, ed anche soltanto umano, con una

persona traumatizzata, scaturisce inevitabilmente

nell'interlocutore molte emozioni e pensieri. Questo

non riguarda solo lo psicoterapeuta, ma anche medici,

operatori sanitari e professionali - infermieri, assistenti

sociali, volontari - e anche le persone che hanno un

rapporto stretto con la persona traumatizzata. Al fine

di evitare degli errori verbali, non verbali, di

atteggiamento e di cura nella presa in carico di

87

Page 96: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

persone traumatizzate, è necessario conoscere

preventivamente gli aspetti del controtransfert per

essere in grado di rintracciarli e gestirli nel modo

adeguato77. Il controtransfert può insinuarsi

nell'interlocutore - psicoterapeuta, operatore sociale,

assistente sanitario - fino a generare una

traumatizzazione vicaria, che scaturisce dal contatto e

dall'interazione con persone traumatizzate.

Ovviamente ciò non accade sempre, ma è probabile

quando il professionista è eccessivamente coinvolto ed

identificato con il soggetto traumatizzato, oppure

quando il trauma del paziente rievoca particolari

emozioni, o se il professionista non ha una sufficiente

preparazione psicologica e professionale per trattare

soggetti con PTSD. I sintomi della traumatizzazione

vicaria possono essere depressione, cinismo, apatia,

ritiro sociale, irritabilità, senso di inutilità, stanchezza,

crisi esistenziali78.

77 Sgarro M., Post Traumatic Stress Disorder. Aspetti clinici e

psicoterapie, Edizioni Kappa, Roma, 1997.

78 Ivi

88

Page 97: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

3. Un quadro teorico applicato al caso palestinese

3 .1. Il conflitto tra gruppi

Il conflitto sociale secondo Glasl è “un interazione tra

agenti (individui, organizzazioni, etc.) in cui almeno

un attore percepisce un'incompatibilità con uno o più

altri attori”. Tale definizione implica un'asimmetria di

fondo nei ruoli di chi subisce l'incompatibilità e di chi

ne è la causa.

Il conflitto diviene “oppressione” in presenza di un

attore che limita l'autorealizzazione di persone, gruppi

o società senza che ci sia una controparte organizzata,

cosciente della limitazione e capace di intraprendere

azioni per metter fine all'incompatibilità79. Inoltre, se

79 Arielli E., Scotto G., Conflitti e Mediazione: introduzione a

89

Page 98: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

la limitazione dell'autorealizzazione di persone e

gruppi non ancora organizzati come attori è limitata da

vincoli strutturali, si tratta di conflitto latente.

Di norma, le componenti essenziali che si distinguono

all'interno di una formazione conflittuale sono la

contraddizione di base, rappresentata dalla

incompatibilità tra gli scopi degli attori; il

comportamento, ossia l'insieme delle azioni con cui gli

attori intendono condurre il conflitto per raggiungere i

propri obiettivi o impedire alla controparte di

raggiungere i suoi; gli atteggiamenti, ovvero le

percezioni e le emozioni degli attori preesistenti o

instauratesi con il conflitto.

Ogni agente percepisce bisogni materiali, come quelli

legati alla sopravvivenza e il benessere, e immateriali,

rappresentati dall'identità, l'appartenenza, la sicurezza.

Un atto di aggressione si riferisce, molto spesso, anche

alla dimensione psicologica e relazionale dell'agente

aggredito.

una teoria generale, Bruno Mondadori, Milano, 2003.

90

Page 99: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

E' stata data una spiegazione del fenomeno dell'ostilità

tra gruppi etnici attraverso la teoria della “frustrazione

-aggressività”, elaborata da Dollard et al. nel 1939.

Essi svilupparono un concetto della teoria

psicanalitica di Freud secondo cui le frustrazioni

possono portare all'aggressività – la cosiddetta

aggressività reattiva -. Secondo tale teoria la

frustrazione è la conseguenza dell'impossibilità di

raggiungere uno scopo. Ciò determina uno stato di

tensione psichica da cui scaturisce un accumulo di

aggressività, ossia uno stato di arousal che, superato

un certo limite, deve sfogarsi verso l'esterno.

Raramente è possibile riversare l'aggressività sulla

fonte della frustrazione, così essa viene dirottata sui

“capri espiatori”.

La successiva “teoria del capro espiatorio” di

Berkowitz (1989) riformula la teoria di Dollard,

analizzando l'aggressività. L'assunto di Berkowitz

parte dal principio che la frustrazione non è solo un

determinato stato di deprivazione oggettiva, ma tiene

conto della presenza di fattori che ostacolano le

91

Page 100: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

aspettative degli individui, nonché l'idea di essere

deprivati80. La teoria afferma che l'aggressività viene

spostata su bersagli deboli e più facilmente

danneggiabili, rispetto alla fonte effettiva della

frustrazione81.

Le teorie cognitiviste che si sono sviluppate

parallelamente al filone di teorie sulla struttura della

personalità – tra cui quella della “frustrazione-

aggressività – sostengono che un individuo attribuisca

caratteristiche a un gruppo etnico utilizzando gli

stereotipi, ovvero il “nucleo cognitivo dei pregiudizi”,

ossia l'insieme degli atteggiamenti, soprattutto

negativi, mostrati nei confronti di membri di gruppi

diversi. L'origine degli stereotipi è soprattutto sociale,

risiede nel contesto culturale, con la funzione di

motivare e razionalizzare il contesto sociale in cui

vive l'individuo82.

80 Brown R., Psicologia sociale dei gruppi, Il Mulino, 2005.

81 Di Pentima L., Culture a confronto: Relazioni, stereotipi e

pregiudizi nei bambini, Edizioni Unicopli, Milano, 2006.

82 Ivi

92

Page 101: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Nelle fasi più acute di conflitto c'è la tendenza a

radicalizzare la propria prospettiva, cadendo in uno

stato di “autismo sociale” in cui ogni differenza con

l'altro viene condannata. Le differenze vengono

enfatizzate, eliminando qualsiasi spazio per le

distinzioni sottili. La costruzione dell' “immagine del

nemico” è il classico caso di distorsione della

percezione reciproca. Da una logica che prevede una

differenza di posizioni si passa ad un'esclusione di

posizioni. Quando un conflitto arriva ad un grado di

escalazione alto – molto violento – la percezione

dell'altro diviene sempre più negativa. La controparte

viene vista come egoista e immorale.

Spesso si assiste a processi di deumanizzazione, in cui

l'altro viene visto come un nemico diabolico e non

viene più considerato come individuo, ma come

membro di un gruppo. “La propaganda nazista non

parlava 'degli' ebrei o 'dei' russi, ma sempre solo

dell'Ebreo o del Russo. La deumanizzazione arriva qui

a negare l'infinita diversità delle persone concrete,

sostituendovi l'immagine astratta del nemico o

93

Page 102: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

dell'inferiore”83.

L'apporto della sociologia alla Nonviolenza:

Durkheim e Galtung

Durkheim è stato uno dei primi a postulare teorie

sociologiche in merito alla risoluzione dei conflitti

armati e alla pace. Nel suo Kultur e Zivilisation

scriveva: “La civiltà è la pace secondo natura, mentre

l'assalto alla barbarie e quella sconfinata volontà di

devastazione è contro natura”84. Egli sviluppa le

proprie argomentazioni considerando il pacifismo

come risultato della solidarietà.

Egli critica la “mancanza di unità” del pacifismo

tradizionale, che reputa un pacifismo senza oggetto,

“disincarnato”. I pacifisti tendono a negare la patria,

83 Arielli E., Scotto G., Conflitti e Mediazione: introduzione a

una teoria generale, Bruno Mondadori, Milano, 2003.

84 Maniscalco M., Sociologia e Conflitti: dai classici alla peace

research, Altrimediaedizioni, 2010.

94

Page 103: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

ad essere internazionalisti, mentre per Durkheim la

“patria”85 è uno strumento fondamentale del vivere

civile. Secondo il suo pensiero, la strada per la pace è

chiara: inizia con una “difesa” delle patrie attuali,

passando per accordi che permettano il superamento

dei confini e la creazione di patrie sempre più grandi,

fino alla costruzione di un'unica patria mondiale.

“Le storie parlano del processo di allargamento delle

singole patrie perché questo movimento storico che è

andato avanti in questo modo per secoli dovrebbe

cessare di fronte alle nostre patrie attuali? Quali

qualità particolarmente intangibili esse hanno per

impedire che il processo continui? Mi domando se il

vero pacifismo non consista nel fare tutto quanto in

nostro potere per far continuare questo movimento,

ma pacificamente e non con la violenza e la guerra che

hanno dominato il passato. Naturalmente è un ideale

difficile da realizzare alla lettera. Non dobbiamo

illuderci che la guerra non giochi un suo ruolo in

85 L'Abate A., Consenso, conflitto e mutamento sociale:

Introduzione a una sociologia della nonviolenza, Franco

Angeli, Milano, 1990.

95

Page 104: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

queste trasformazioni, ma cercare in anticipo di agire

in modo da restringere il suo ruolo è uno scopo valido

da perseguire”86.

La visione di Durkheim auspica un fermento per una

crescita nell'opinione pubblica della necessità del

superamento di una concezione ristretta e chiusa di

“patria”, per un suo allargamento a livelli sempre

maggiori87. Durkeim ha contribuito allo studio

scientifico dei gruppi, analizzando l'impatto dei gruppi

sul comportamento sociale degli individui e spiegando

come un'azione individuale può essere spiegata da

forze sociali.

Il sociologo che ha contribuito di più allo sviluppo del

campo della sociologia della nonviolenza è J. Galtung.

Egli ha fondato e diretto uno dei primi centri di ricerca

per la pace, quello dell'Università di Oslo88. Galtung

sosteneva che molti piccoli cambiamenti nella stessa

86 Durkheim in “Pacifism and Patriottism”

87 L'Abate A., Consenso, conflitto e mutamento sociale:

Introduzione a una sociologia della nonviolenza, Franco

Angeli, Milano, 1990.

88 Ivi

96

Page 105: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

direzione possono portare a migliori risultati. Questo

principio nasce da una spiegazione differente dall'

“approccio rivoluzionario”:

“Affrontare solo i problemi di fondo è l'unico

approccio ad una soluzione più duratura, ma al tempo

stesso molta gente continuerà a soffrire per i problemi

più evidenti”. Egli postula un approccio complessivo,

che tenga conto di entrambi questi aspetti “Affrontare

entrambi i problemi è la politica giusta che mira sia ad

alleviare i dolori che a costruire una società

migliore”89.

89 Galtung in “I Blu e i Rossi, i Verdi e i Bruni: un contributo

critico alla nascita di una cultura verde” in I movimenti per

la pace. Gruppo Abele, Torino, 1986.

97

Page 106: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Cenni sul conflitto israelo-palestinese

Il conflitto arabo-israeliano affonda le sue radici nella

dichiarazione di Balfour(1917), emanata dalla Gran

Bretagna90, allora potenza coloniale in Palestina, che

riconobbe agli ebrei emigrati dall'Europa il “diritto di

formare uno Stato in Palestina”, negando così ai

palestinesi l'autodeterminazione. L'aspirazione

all'indipendenza politica dei palestinesi si scontrerà

drammaticamente, nei decenni successivi, con il

programma di un movimento politico, il sionismo91,

sorto in Europa con l'obiettivo di fondare in Palestina

uno Stato ebraico, grazie all'appoggio della Gran

Bretagna, che con Balfour autorizza una consistente

immigrazione. Distinguere il sionismo dall'ebraismo è

divenuto fondamentale nel momento in cui la politica

di aperta e brutale sopraffazione condotta da Israele

90 Quando il mandato britannico entrò in vigore, la Palestina

contava 757.182 abitanti, di cui 83.794 ebrei. Musu M. e

Polito E., I bambini dell'Intifada. Editori Riuniti, Roma 1991

91 Per approfondimenti: Musu M. e Polito E., Sionismo, Ebrei in

I bambini dell'Intifada. Editori Riuniti, Roma 1991 p. 233

98

Page 107: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

contro i palestinesi generi una visione distorta

dell'ebraismo, rischiando di alimentare nel resto del

mondo, insieme ad una legittima condanna,

deprecabili fenomeni di antisemitismo.

Già ai primi del novecento i palestinesi erano

considerati dai padri del sionismo, e futuri fondatori di

Israele, una stirpe inferiore semplicemente da

accantonare ed espellere, senza diritti, senza una

Storia, un non-popolo. Il piano di pulizia etnica dei

palestinesi prese vita alla fine del XIX secolo e non ha

mai trovato soluzione di continuità fino ad oggi, e

oggi come allora viene condotto con una crudeltà

senza limiti. Anche dopo il 1947, Israele continuò ad

espellere i palestinesi dai territori che l'Onu aveva

destinato allo Stato Palestinese. E l’immane tragedia

dello sterminio ebraico nell’Europa di Hitler diede

solo un impulso a quel piano, lo rafforzò, ma non lo

partorì92.

Già nel 1950 i profughi palestinesi erano quasi

ottocentomila. Oggi, considerando solo i profughi

92 Barnard P., Perchè ci odiano, Rizzoli, 2006.

99

Page 108: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

assistiti dall'UNWRA93, arrivano a cinque milioni.

Da oltre un secolo, lo Stato israeliano sta attuando una

politica di occupazione illegale della Palestina, al fine

di costruire insediamenti destinati ai cittadini

israeliani. Tale sistema evidenzia una profonda

disparità di trattamento in base alla razza, all'etnia e

all'origine nazionale, non finalizzata strettamente a

esigenze di sicurezza o ad altri giustificabili obiettivi,

che viola il divieto fondamentale di discriminazione

sancito dal diritto dei diritti umani94.

In occasione della nascita dello Stato di Israele, nel

1948, il Primo Ministro Ben-Gurion intensificò per

l'operazione di pulizia etnica.

“C’è bisogno ora di una reazione forte e brutale.

Dobbiamo essere precisi nei tempi, nei luoghi e nei

bersagli. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo

colpire tutti senza pietà, comprese le donne e i

bambini. Altrimenti non sarà una reazione efficace.

93 United Nations Relief and Works Agency for Palestine

Refugees in the Near East.

94 Human Rights Watch, Forget About him, he's not here, 5

febbraio 2012.

100

Page 109: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Durante l’operazione non c’è alcun bisogno di

distinguere tra chi è colpevole e chi non lo è”95.

Nel 1948, 1 milione e 400 mila palestinesi vivevano in

1.300 fra città e villaggi: in seguito alla proclamazione

dello Stato di Israele, più di 800mila persone sono

state espulse dalle loro terre, spinte verso i vicini paesi

arabi e altri luoghi del mondo. Secondo i documenti

storici, gli israeliani con gli anni hanno assunto il

controllo di 774 fra città e villaggi, distruggendone

53196. Letteralmente, il termine Nakba significa

“catastrofe”, intesa come un terremoto, l’eruzione di

un vulcano, il passaggio di un uragano. Ma in

Palestina ha assunto negli anni un significato diverso e

più profondo, che descrive quel drammatico processo

di pulizia etnica cui l’intera popolazione palestinese, a

95 Pappè Ilan, The Ethnic Cleansing of Palestine, Oneworld

Publications, Oxford 2006. Ilan Pappè è uno storico israeliano

e professore di Scienze politiche all'Università di Haifa. E'

autore di vari libri, tra cui The Making of the Arab-Israeli

Conflict(I.B. Tauris, 1994) e A History of Modern Palestine:

One Land, Two Peoples(Cambridge University Press, 2004).

96 64° anniversary of Nakba. Palestinian Central Bureau of

Statistics.

101

Page 110: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

partire dal 1948, è stata sottoposta, attraverso la

cancellazione e la distruzione di interi villaggi, e con

la deportazione forzata di persone verso i vicini paesi

arabi. Al pari di una catastrofe naturale, la Nakba

palestinese è stato il risultato di un piano militare

umano, scrive il Palestinian Central Bureau of

Statistics.

Un piano che ha portato, per esempio, ai terribili

massacri di Sabra e di Chatila, campi profughi

palestinesi in terra libanese97.

Scorrendo velocemente la Storia attraverso un

ventennio caratterizzato dal progredire

97 Uomini delle le milizie cristiano-falangiste libanesi entrano

nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila per

vendicare l' assassinio del loro neoeletto presidente Bashir

Gemayel. E inizia un massacro della popolazione palestinese

che durerà due giorni. Con gli israeliani, installati a duecento

metri da Chatila, a creare una cinta intorno ai campi e a

fornire i mezzi necessari all'operazione. Il bilancio, secondo

stime difficilmente verificabili, sarà di circa 3.000 vittime. Il

16 dicembre dello stesso anno, l’Assemblea generale delle

Nazioni Uniti, nel condannare nel modo più assoluto il

massacro, conclude che “il massacro è stato un atto di

genocidio’’. S.a., Il massacro di Sabra e Chatila,

<http://www.raistoria.rai.it/articoli/il-massacro-di-sabra-e-

chatila/10852/default.aspx>

102

Page 111: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

dell'occupazione israeliana della Palestina, si arriva

alla prima Intifada(1987-93).

Nel 1993 Yasser Arafat e Shimon Peres,

rappresentante dello Stato di Israele, siglarono gli

Accordi di Oslo, rappresentanti la conclusione di una

serie di negoziati di pace che miravano a risolvere il

conflitto arabo-israeliano. Sostanzialmente gli accordi

miravano al ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia

di Gaza e da alcune aree della Cisgiordania e a

garantire l'autogoverno palestinese in tali aree98. La

Cisgiordania è stata divisa in tre aree amministrative:

A, B, e C. Il controllo civile e militare dell'area A,

costituita da centri urbani palestinesi e da circa il 18%

dei territori della Cisgiordania, è stato trasferito

all'Autorità palestinese. Israele mantiene il controllo

militare sull'Area B, costituita dal 22% del territorio e

dalla maggior parte delle aree abitate dei villaggi

palestinesi, ma ha trasferito il controllo civile all'Ap.

98 Gli accordi successivi, noti come “Oslo 2”(1995), gli Accordi

di Wie(1998) e il Memorandum di Sharm el-Sheikh(1999) hanno

leggermente modificato la divisione amministrativa della

Cisgiordania.

103

Page 112: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Nel restante 60% della Cisgiordania(Area C), nei cui

circa 340.000 ettari ricadono insediamenti israeliani,

strade principali e piccoli villaggi e terreni agricoli

palestinesi, Israele detiene il pieno controllo su

sicurezza, urbanistica ed edilizia. Di fatto, Israele

permette ai palestinesi di realizzare case e terreni

agricoli, o di apportarvi migliorie, solo nell'1%

dell'Area C99.

Nel 2000, la tensione aumentò con il fallimento del

vertice israelo-palestinese di Camp David,

conseguente alla disfatta degli accordi di Sharm el-

Sheikh(1999), fino ad erompere con la provocatoria

“passeggiata” di Ariel Sharon, leader israeliano di

estrema destra, sulla Spianata delle Moschee, ossia al

Monte del Tempio, luogo situato nella parte vecchia di

Gerusalemme, di grande rilevanza religiosa sia per i

musulmani sia per gli ebrei, quindi al centro del

conflitto. Il gesto di Sharon, teso a reclamare la

sovranità israeliana sulla Spianata delle Moschee,

99 Collana Eterotopie, n. 150, L'Apartheid in Palestina: Il

rapporto Human Rights Watch sui territori arabi occupati da

Israele, Mimemis, Milano, 2012.

104

Page 113: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

rappresentò il casus belli dello scoppio della seconda

Intifada.

“La provocazione di Sharon non basta a spiegare quelle

migliaia di palestinesi che ieri, per il terzo giorno

consecutivo, si sono riversati nelle strade a protestare e a

lanciare sassi contro i soldati israeliani. Quella in corso è

una protesta spontanea, o forse l'inizio di un'insurrezione,

non orchestrata dall'Anp, che parte da lontano. E' il

risultato della frustrazione profonda per un negoziato che

ha offerto molto poco alla maggioranza della popolazione

palestinese, certo molto meno delle tante promesse fatte

sette anni fa dai paesi occidentali, dall'Anp e da Israele.

[…] I manifestanti sono avanzati ad ondate incuranti del

fuoco dell'esercito israeliano. Molti ragazzi sono stati

centrati in pieno petto e all'addome. Alcuni alla testa. E'

stato un tiro al bersaglio che non ha risparmiato persino le

ambulanze e il personale medico. Un barelliere di 28 anni,

Bassam Belbasi, è stato colpito alla testa e al torace ed è

morto dopo due ore di agonia in ospedale. Una sorte

terribile è toccata anche ad un bambino di 12 anni,

Mohammed Al-Okul, ferito mortalmente alla periferia di

Gaza insieme a suo padre che lo teneva per mano. I soldati

105

Page 114: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

hanno poi continuato a sparare impedendo ai medici di

prestare soccorso”.100

Nelle ore del coprifuoco durante la seconda Intifada, ,

Imnran Abu Hamdiyya, 17enne palestinese, fu

arrestato dai soldati ad Hebron. In quel periodo

l’esercito israeliano era solito usare pratiche molto

inusuali di tortura ed uccisione dei palestinesi. Il

ragazzino fu preso e messo di forza in una jeep.

“Come vuoi morire?” gli dissero porgendogli tre fogli

con scritto “ti spacchiamo la testa”, “ti gettiamo dalla

jeep”, “ti spariamo”. Imnran scelse di essere gettato

dalla jeep in corsa, così fu fatto101.

Durante la seconda Intifada almeno il 25% delle

vittime è stato rappresentato da bambini. Non

considerando quelli che non hanno incontrato la

morte, ma la violenza e l'inumanità dell'Apartheid.

Il sedicenne che vede la nonna scongiurare l'ufficiale

israeliano, baciandogli i piedi, e assiste subito dopo

100Giorgio Michele. Intifada in Palestina, fuoco sui dimostranti,

Il Manifesto, 01/10/2000

101Pochi E., Palestina: Un viaggio nell'apartheid, Solidarietà

Internazionale, 5/2013.

106

Page 115: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

alla sua uccisione a calci, il bambino terrorizzato che

si umilia a lucidare le scarpe del soldato, la

quattordicenne rapita e sottoposta a tentativi di ricatto

per farne una collaborazionista, il piccolo venditore di

frittelle ustionato dall'olio del padellone che una

pattuglia gli rovescia addosso, i due bambini costretti

a vagare nella notte tra cani randagi e fossati pieni di

rovi, i ragazzini che devono farsi la pipì addosso nella

tenda in cui vengono tenuti prigionieri perché

denuncino i loro compagni più grandi, il

quattordicenne che gioca con la morte una volta di

troppo e cade fulminato, i bambini del paese assediato

che vedono morire di fame gli animali, quelli che,

svegliati di soprassalto la notte, sono costretti insieme

con i padri e con i nonni a inneggiare ai soldati

israeliani, il neonato che vede la luce mentre la madre

è in manette102.

Sono solo alcuni degli episodi che caratterizzano la

vita, di ieri e di oggi, dei bambini nei Territori

102Musu M., Polito E. I bambini dell'Intifada, Editori Riuniti,

Roma, 1991.

107

Page 116: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Occupati. Le immagini dell'uccisione del dodicenne

Muhammad al-Durrah, mentre era aggrappato al padre

che cercava di proteggerlo sono divenute il simbolo

della sofferente realtà della seconda Intifada.

Muhammad fu ucciso da un cecchino che lo colpì alla

testa, il 30 settembre del 2000 nella Striscia di Gaza.

Dal 2000 la situazione si è ulteriormente aggravata a

causa di continui rastrellamenti, bombardamenti e

stragi nelle città e villaggi palestinesi per conto

dell'esercito israeliano. Il massacro di Jenin tra il 2 e il

108

Muhammad al-Durrah e suo padre. (Talal

Abu Rahmeh, reporter per France 2)

Page 117: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

19 aprile del 2002, ad esempio, provocò oltre 600

morti. Al fine di impedire la nascita di uno Stato

palestinese, Ariel Sharon dà il via alla costruzione di

un muro di separazione alto fin otto metri, controllato

da telecamere e sistemi di allarme elettronici. Un

“muro dell'apartheid”, chiamato dallo Stato israeliano

“barriera di sicurezza”.

Questo piano di costruzione di vari muri dividerà la

Cisgiordania in tre importanti ghetti abitativi, senza

alcuna continuità territoriale, i quali saranno a loro

volta suddivisi al loro interno in varie enclave separate

l'una dall'altra. Questi ghetti costituiranno così vere e

proprie isole, in un mare israeliano. Questi ghetti

sono: il ghetto settentrionale che comprende Nablus,

Jenin e Tulkarem; il ghetto centrale comprendente

Salfit e Ramallah; il ghetto meridionale comprendente

Betlemme e Hebron. Qalqiliya e Gerico,

completamente circondate dal Muro, sono due prigioni

a cielo aperto, così come diversi altri villaggi a ovest

di Ramallah e Salfit. Proprio come la Striscia di Gaza.

109

Page 118: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Gerusalemme Est è stata avvolta dal Muro al fine di

staccarla dal resto della Cisgiordania103. I palestinesi

residenti in Cisgiordania hanno non pochi problemi ad

entrare a Gerusalemme. Per loro è obbligatorio il

possesso di un permesso speciale e il passaggio ai

controlli presso uno dei quattro check-point che

circondano Gerusalemme. Per i cittadini israeliani e

per i coloni non sono previsti permessi speciali.

Il muro viene giustificato da Israele presso i media

internazionali come mezzo per prevenire gli attacchi

terroristici; perciò il governo israeliano lo chiama

“barriera di sicurezza”. In realtà l'origine del muro non

coincide con gli attacchi, ma faceva parte dei piani di

Sharon da molti anni. Il Muro è chiaramente illegale

secondo la legislazione internazionale sui diritti umani

e il diritto umanitario internazionale. Le violazioni del

diritto alla proprietà, alle cure mediche e all'istruzione

sono causate principalmente, se non unicamente, dalla

limitazione alla libertà di movimento. Dopo il 1993,

103Pengon(Rete Ong palestinesi), Stop the wall: il muro

dell'apartheid. Edizioni Alegre, Roma, 2004.

110

Page 119: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

con la firma degli accordi di Oslo, Israele ha imposto

una chiusura totale sulla West Bank e sulla Striscia di

Gaza che non è stata mai rimossa a causa

dell'implementazione di un sistema di permessi e di

checkpoint militari. Il sistema dei permessi imposto

richiede ai palestinesi di portare con sé documenti

d'identità di colori diversi a seconda dei luoghi in cui è

permesso viaggiare104.

Ben 98 check-point fissi ostacolano la libertà di

movimento dei palestinesi in Cisgiordania.

Il più conosciuto rapporto delle Nazioni Unite sulla

situazione umanitaria in Palestina, sottolinea che “i

palestinesi sono sottoposti a una infinità di chiusure,

coprifuoco, blocchi stradali e restrizioni che hanno

causato il quasi totale collasso dell'economia

palestinese, un aumento della disoccupazione e della

povertà, limitando l'accesso ai servizi essenziali come

acqua, assistenza medica, istruzione, servizi di

emergenza. Le restrizioni colpiscono quasi tutte le

104Ivi

111

Page 120: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

attività rendendo impossibile alla maggior parte dei

palestinesi di continuare ad avere una qualunque

parvenza di vita normale, e sottoponendoli a disagi

quotidiani, privazioni e affronti alla dignità umana”105.

Hani Amer, 46 anni, vive nel villaggio di Mas'ha nel

nord-ovest del distretto di Salfit: “Ci hanno trasformati

in schiavi, il giorno che hanno firmato gli accordi di

Oslo è stato il mio giorno di lutto. Fino a quel giorno,

nonostante tutto ciò che Israele aveva preso, eravamo

ancora persone i cui diritti venivano violati

dall'occupazione israeliana, e potevamo lottare per

essi; Oslo ci ha reso stranieri nella nostra terra,

mettendo gli israeliani dalla 'parte giusta' ”106.

105Bertini C., Personal Humanitarian Envoy of the Secretary-

General, Mission Report, 2002.

106Pengon(Rete delle Ong palestinesi), Stop the wall: il muro

dell'apartheid. Fatti, analisi, testimonianze, Edizioni Alegre,

Roma, 2004.

112

Page 121: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

3 .2 L'ambiente e il bambino

Le forze ambientali e lo sviluppo del bambino: la

teoria di campo di Lewin

Gli studi di Kurt Lewin considerarono il

comportamento umano nel suo contesto complessivo,

fisico e sociale. Per prevedere il comportamento

umano è necessario capire l'individuo nella sua

specificità e la situazione globale nella quale si trova.

E' necessario comprendere come l'interdipendenza tra

fattori soggettivi e fattori sociali e ambientali produca

l'azione concreta in un determinato tempo in un certo

luogo. Lewin elaborò la Teoria di campo, che mira a

spiegare questa interdipendenza.

Secondo tale teoria bisogna quindi definire lo “spazio

vitale”, ovvero l'insieme degli eventi suscettibili di

influire su una determinata persona, siano essi passati,

113

Page 122: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

presenti o futuri107. Il “campo psicologico” teorizzato

da Lewin è definito come una totalità di fatti

coesistenti nella loro interdipendenza e che possono

essere di tre tipi: lo “spazio di vita”, dato dalla persona

e dalla rappresentazione psicologica dell'ambiente

(dimensione soggettiva); i fatti sociali e/o ambientali,

processi che accadono nel mondo fisico e sociale

senza influenzare momentaneamente lo spazio di vita

(dimensione oggettiva); la “zona di frontiera”, ovvero

un confine tra la sfera oggettiva e quella soggettiva,

tra lo spazio di vita e il mondo esterno. Il

comportamento umano è un prodotto dell'interazione

tra persona e ambiente, ma è anche un elemento attivo

nella loro costruzione. Lewin postulò che così come

l'individuo e il suo ambiente formano un campo

psicologico, così il gruppo e il suo ambiente formano

un campo sociale. Nel “gruppo-campo” ogni individuo

è fonte di azioni che modificano le altre persone e il

gruppo, ma anche la sua azione viene modificata dalle

107Speltini G. e Palmonari A., I gruppi sociali, Il Mulino

Boglona, 2007.

114

Page 123: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

azioni e reazioni altrui.

Scrive Lewin: “Ciò che è importante nella teoria di

campo è il procedimento analitico. Invece di

raccogliere questo o quell'altro elemento isolato entro

una situazione, la cui importanza non può essere

valutata senza considerare la situazione nella sua

totalità, la teoria di campo trova vantaggioso, di

norma, prendere le mosse da una caratterizzazione

della situazione nel suo complesso”108.

Secondo Lewin questo approccio tende a considerare

anche l'influenza dei fatti sociali sul comportamento.

108Lewin K., Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, Il

Mulino, Bologna, 1972.

115

Page 124: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Stile di attaccamento e il PTSD

Il termine “attaccamento” è usato in psicologia in

relazione alle ricerche sullo sviluppo e sull'infanzia e

ai legami che si creano con le figure di accudimento.

Da studi come quello condotto da Shorey e Snyder109,

emerge che soggetti con uno stile di attaccamento

insicuro – evitanti, ambivalenti – soffrono più

facilmente dei soggetti sicuri di PTSD, depressione,

psicoticismo110.

I bambini che hanno un caregiver non sensibile e

presente crescono con la convinzione di non poter

influenzare il mondo esterno. Tale mancanza di fiducia

spinge i bambini insicuri ad essere dipendenti dagli

adulti.

Secondo Bowlby la qualità dello stile di attaccamento

del piccolo al caregiver, molto spesso la madre,

109Shorey H., Snyder C., The role of adult attachment styles in

psychopathology and psychotherapy outcomes, Review of

General Psychology, Vol 10, Marzo 2006.

110Attili G., Attaccamento e costruzione evoluzionistica della

mente: normalità, patologia, terapia, Cortina Editore,

Milano, 2007.

116

Page 125: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

determina l'evoluzione cognitiva del bambino, la base

su cui si sviluppano le competenze sociali. Ovvero,

dalla qualità della relazione bambino/caregiver

scaturisce la formazione delle rappresentazioni

mentali di sé e dell'altro, ossia i Modelli Operativi

Interni(MOI). “Ai Modelli Operativi Interni, è

strettamente associata la capacità di riconoscere i

segnali degli altri e di comunicare ina maniera efficace

i propri bisogni. I bambini sicuri, ad esempio, sono in

grado di interpretare correttamente i segnali altrui,

riuscendo a discernere le eventuali intenzioni ostili. I

bambini insicuri, invece, hanno difficoltà a

riconoscere le intenzioni degli altri e , nella maggior

parte dei casi, tendono a leggerne i comportamenti

come tentativi di danneggiamento”.

La qualità del legame di attaccamento contribuisce a

formare vari aspetti della personalità, come la

socievolezza, la fiducia e la capacità di negoziare con

successo situazioni conflittuali111.

111Di Pentima L., Culture a confronto: Relazioni, stereotipi e

pregiudizi nei bambini, Edizioni Unicopli, Milano, 2006.

117

Page 126: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Una nota ricerca112 di Klaus, Kennel e collaboratori,

evidenzia l'importanza del contatto precoce tra madre

e neonato. Analizza gruppi di madri cui viene

concesso un contatto precoce – un'ora subito dopo la

nascita e molte ore durante i tre giorni successivi -;

comparandoli con altri gruppi di madri sottoposte alla

normale procedura ospedaliera (un rapido saluto del

bambino appena nato e poi le visite per l'allattamento).

Da questa ricerca sono emerse differenze piuttosto

nette, sia a breve che a lungo termine, tra i due gruppi

di madri. A un mese di vita del bambino, le madri con

contatto precoce esprimono un comportamento più

affettuoso verso il piccolo, lo cullano e lo consolano

più frequentemente delle madri separate dai propri

neonati. Questa differenza si protrae anche fino ad un

anno di vita del bambino. Inoltre, a due anni dalla

nascita le madri con contatto precoce risultano avere

un legame comunicativo con i loro bambini più

articolato e ricco. La ricerca conclude che “esiste un

112Kennell J. Et al., Evidence for a Sensitive Period in the

Human Mother in CIBA Foundation Symposium n. 33,

Amsterdam, 1975.

118

Page 127: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

periodo critico per l'instaurazione dell'attaccamento

della madre al proprio figlio”. I processi che si

verificano all'interno di una diade evolutiva, come

quella madre-bambino – vanno considerati come

bidirezionali e reciproci. Le diadi evolutive

caratterizzano le relazioni interpersonali, che

rappresentano no degli elementi che costituiscono il

microsistema, teorizzato da Brofenbrenner nella teoria

ecologica.

119

Page 128: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

L'ecologia dello sviluppo umano

Punto di convergenza tra le discipline biologiche,

psicologiche e sociali, l’ecologia dello sviluppo

umano è un indirizzo di studio e ricerca che si propone

di indagare in modo nuovo l’interazione individuo-

ambiente. Urie Bronfenbrenner è attualmente il

principale rappresentante di tale orientamento.

“L’ecologia dello sviluppo umano implica lo studio

scientifico del progressivo adattamento reciproco tra un

essere umano attivo che sta crescendo e le proprietà,

mutevoli, delle situazioni ambientali immediate in cui

l’individuo in via di sviluppo vive, anche nel senso di

definire come questo processo è determinato dalle relazioni

esistenti tra le varie situazioni ambientali e dai contesti più

ampi di cui le prime fanno parte.”113

La tesi principale di Bronfenbrenner è che le capacità

umane e la loro progressiva evoluzione dipendono in

modo significativo dal più ampio contesto sociale e

113Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Il

Mulino, 2002.

120

Page 129: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

istituzionale in cui si svolge l'attività individuale e

pertanto non sono riconducibili a singoli elementi

secondo un rapporto lineare di causa ed effetto.

Secondo Bronfenbrenner, per comprendere lo sviluppo

di un bambino non è possibile distinguere le

caratteristiche individuali da quelle ambientali. B.

ipotizza un modello di sviluppo rappresentato da

sistemi concentrici legati tra loro da relazioni dirette o

indirette e ordinati gerarchicamente. All'interno delle

strutture concentriche si trovano il microsistema,

circondato dal mesositema, poi dall'esositema ed

infine dal macrosistema.

Il primo rappresenta le relazioni dirette, le interazioni

nell'ambito della famiglia e successivamente della

scuola e del gruppo dei pari. Nel microsistema le

attività, le relazioni interpersonali e i ruoli sono in

grado di orientare la crescita fisica e mentale

dell'individuo.

“Al fine di svilupparsi – intellettualmente, emotivamente,

socialmente e moralmente – un bambino ha bisogno, per

121

Page 130: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

ciascuno di questi aspetti, sempre della medesima cosa: di

prendere parte in attività progressivamente più complesse,

in modo regolare e per un periodo di tempo

sufficientemente lungo per la sua vita di bambino, in

compagnia di una o più persone con le quali il bambino

abbia sviluppato un attaccamento emotivo forte e reciproco

e che siano attivamente impegnate per garantirgli benessere

e sviluppo, preferibilmente per tutta la vita”114.

Il mesosistema è costituito dall'insieme delle relazioni

che legano due o più microsistemi organizzati in cui il

bambino vive e fa esperienze. Essi possono interagire

in maniera sinergica, entrare in conflitto o essere

indipendenti. Secondo Brofenbrenner gli esiti di

queste relazioni sono rilevanti per lo sviluppo del

bambino e uno degli ambiti più indagati riguarda le

relazioni tra la famiglia e il gruppo dei coetanei.

L'ecosistema è rappresentato da sistemi in cui il

soggetto non è direttamente coinvolto ma da cui viene

in qualche modo influenzato, ad esempio il luogo di

lavoro dei genitori. Particolarmente interessante è la

114Bronfenbrenner U., Making Human Beings Human, Sage

Publications, Londra, 2005.

122

Page 131: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

ricaduta che, secondo Brofenbrenner, hanno sull'esito

evolutivo del bambino sia il tipo di occupazione dei

genitori e la soddisfazione che ne ricavano, sia le idee

e i sistemi normativi e valoriali propri della loro

cultura.

Il macrosistema corrisponde alla situazione culturale

complessiva in cui sono inseriti i precedenti sistemi.

Un modello sovrastrutturale, un complesso di

rappresentazioni di tipo ecologico – usi, convenzioni,

rappresentazioni sociali, stereotipi culturali – prodotte

dalle istituzioni sociali comuni a una data cultura, che

offre dei modelli di riferimento sui quali gli individui

costruiscono la propria identità personale e sociale.

123

Page 132: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

4. L'intervento sociale in Palestina

“Protezione è diventare forte e resistere quando gli altri bambini

o gli adulti usano la violenza contro di noi. E' quando siamo

protetti dalle nostre paure, dall'invasione israeliana e

dall'arresto. Protezione significa sentirsi sicuri a casa con le

nostre famiglie, quindi non essere ulteriormente spaventati, e

considerare la scuola un rifugio sereno”115.

Mohammed, 13 anni

4 .1 L'assistente sociale palestinese

Negli ultimi 60 anni i servizi educativi, sociali e

sanitari palestinesi si sono sviluppati, spesso come

115Abitante a Gaza, testimonianza raccolta in occasione di un

Focus Group. Child Rights Situation Analysis, Dicembre

2008.

124

Page 133: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

risposta agli effetti del conflitto, sotto l'influenza del

terzo settore locale, nonché degli aiuti internazionali.

Dal 1994 i servizi erogati a livello centrale

dall'Autorità Palestinese sono stati finanziati da

donatori esteri, mentre l'UNWRA continua a garantire

istruzione, servizi sanitari e sociali a tutti i profughi

registrati.

Le quotidiane discriminazioni da parte dell'esercito e/o

dei coloni israeliani, i checkpoint e il sistema dei

permessi che impone gravi restrizioni alla libertà di

movimento, l'impatto della seconda Intifada sui

bambini e le loro famiglie, sono elementi che

costituiscono il contesto in cui opera la gran parte

degli assistenti sociali in Palestina. Può essere difficile

quindi sviluppare un ruolo professionale libero da

stereotipi verso “l'altro”, che minacciano un'

equilibrata integrazione dei professionisti del servizio

sociale, palestinesi e israeliani. Ci sono grandi

interferenze politiche che intaccano il processo di

cooperazione professionale116. Alcuni assistenti sociali

116Ramon S. et al., The Impact of Political Conflict on Social

125

Page 134: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

hanno dichiarato di avere enormi difficoltà per

spostarsi al fine di raccogliere informazioni utili alle

indagini sociali e talvolta sono costretti ad annullare

delle visite, poiché bloccati ai checkpoint. Tutto ciò fa

parte della routine quotidiana del loro lavoro,

generando stress e frustrazione per non riuscire a

seguire i minori assegnati nel modo adeguato.

Un assistente sociale può lavorare per conto del

governo, delle ONG o per l'UNRWA. I settori di

impiego per un laureato in scienze sociali sono

rappresentati dal lavoro nei campi profughi o nei

servizi per i profughi. I temi con cui ci si confronta

sono la violenza domestica, la giustizia minorile, la

disabilità, la salute mentale, la riabilitazione di

bambini ex-detenuti, il lavoro negli orfanotrofi. Alcuni

assistenti sociali intervistati hanno dichiarato di

svolgere attività straordinarie, come il counseling,

lavori di gruppo e l'intervento in situazioni di

emergenza117.

Work: Experiences from Northern Ireland, Israel and

Palestine, Oxford University Press, 2006.

117Ramon S. et al., The Impact of Political Conflict on Social

126

Page 135: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Nella pratica quotidiana, una delle più grandi sfide

etiche per un assistente sociale è contrastare il

diffondersi di pregiudizi nei confronti degli israeliani.

Essi mettono in atto varie strategie, come l'ascolto

passivo, tentando di infondere speranza per il futuro.

Un altra grande sfida è attivare processi di

empowerment per i giovani, molto spesso demotivati e

non consapevoli dei loro diritti.

L'UNICEF ha di recente sottolineato l'importanza

della rete di supporto informale, costituita dalla

famiglia e dai parenti del minore, che influisce

significativamente sul livello di protezione del

bambino. “Le strutture formali talvolta possono non

essere considerate necessarie o appropriate, poiché i

genitori e in generale i membri della famiglia allargata

, così come altri membri della comunità, garantiscono

protezione ai bambini attraverso ampi meccanismi

informali”118.

Work: Experiences from Northern Ireland, Israel and

Palestine, Oxford University Press, 2006.

118Save The Children, Mapping Child Protection Systems in

Place for Palestinian Refugee Children in the Middle East.

127

Page 136: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

La formazione degli assistenti sociali

Nonostante le criticità, la formazione degli assistenti

sociali prevede, in alcuni casi, anche lo studio di

numerose tecniche di intervento come il counseling, le

sedute individuali e di gruppo e l'intervento

d'emergenza in situazione di crisi. Si può sostenere

che una formazione adeguata sia essenziale alla buona

riuscita degli interventi. D'altra parte, molti assistenti

sociali palestinesi hanno dichiarato di aver bisogno di

più sostegno e formazione per alleviare il senso di

frustrazione degli utenti, spesso a causa del livello di

servizi che sono messi in condizione di offrire.

Poco dopo la fine della seconda Intifada, molti

operatori sociali hanno ricevuto una formazione

specifica in riguardo alle tecniche di Crisis De-

Briefing e della Eye Movement Desensitization and

Reprocessing, tecnica di alleviamento dei sintomi del

PTSD119. Questi brevi corsi sono stati realizzati grazie

SIDA 2011

119Ramon S. et al., The Impact of Political Conflict on Social

Work: Experiences from Northern Ireland, Israel and

128

Page 137: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

a finanziamenti internazionali.

Occorre precisare che il lavoro sociale non può

prescindere dalla propensione pacifica al dialogo per

la risoluzione del conflitto. In riguardo, è stato

realizzato un progetto, il Social Working Togheteher

Programme120, promosso dall'Università ebraica di

Gerusalemme e la Al-Quds University, di

Gerusalmemme Est, in cooperazione con la Jerusalem

Foundation. Entrambe le Università possiedono corsi

universitari in Servizio Sociale e attraverso questo

programma, gli studenti israeliani e palestinesi si

incontrano in una formazione comune attraverso una

serie di workshop, in cui si vengono trattate tematiche

fondamentali per qualsiasi assistente sociale: l'etica

professionale, il collegamento tra individuo e società,

il significato del lavoro sociale, il lavoro sociale nel

contesto più ampio socio-politico, fino ad arrivare alle

Palestine, Oxford University Press, 2006.

120Jerusalem Foundation, Training Leaders to be Agents of

Change, Agosto 2011.

<http://www.jerusalemfoundation.org/uploads/%5Csocial

%20workers%202010%20-%202011%20report.pdf>

129

Page 138: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

riflessioni sul conflitto, su come il lavoro sociale possa

contribuire ad una risoluzione pacifica.

I momenti di studio e discussione sul conflitto

costituiscono una parte importante del corso, benché

“a volte era molto difficile”, spiega il report finale121.

Questo genere di workshop è attivo da dieci anni ed è

stato messo a punto per una formazione al lavoro

sociale specifica per il contesto locale. Una formula

simile non potrebbe funzionare in contesti neutri.

Attualmente, non ci sono Master che riguardino il

lavoro sociale.

121 Ivi

130

Page 139: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Il ruolo delle Organizzazioni Non Governative

Le prime Organizzazioni non governative sono

comparse in Cisgiordania e Gaza a cavallo del

ventesimo secolo e dal 1960 hanno fornito una serie di

servizi sociali essenziali per sopperire l'assenza di uno

Stato, quindi di un intervento pubblico.

Si tratta di Servizi sanitari, Servizi per la salute

mentale, Istruzione, l'ambiente e servizi per le persone

con particolare esigenze. Le Organizzazioni Non

Governative(ONG) e le Associazioni hanno colmato

un profondo gap riguardo all'erogazione dei servizi,

sia per quanto riguarda la copertura e il finanziamento,

soprattutto in aree geografiche in cui l'Autorità

Palestinese non è in grado di fornire122.

122NGO Development Centre, A Strategic Framework to

Strengthen the Palestinian NGO Sector 2013-2017. Marzo

2013

131

Page 140: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

4 .2 Protezione dell'infanzia in Palestina: il

modello di intervento sociale

Il territorio palestinese non è omogeneo, integrato e

contiguo. E' frammentato dall'occupazione israeliana,

quindi risulta estremamente difficile applicare un

modello di intervento su tutta l'area. Inoltre, dove

sussiste il pieno controllo israeliano, non è garantita la

protezione stabilita dalla diritto internazionale.

Non tutte le misure di politica per la protezione

dell'infanzia sono scritte. La maggior parte della

documentazione è prodotta dal Ministero degli Affari

Sociali (MoSA). Molte altre istituzioni coinvolte,

agiscono in base a procedure non scritte, definite ad

hoc per un preciso trattamento o caso di abuso. Il

MoSA ha elaborato delle linee guida, in cui vengono

definite le categorie di bambini soggetti a violenza,

abuso e sfruttamento. “Il ministero lavora per la

protezione di bambini che vivono in circostanze

difficili, che compromettono il benessere fisico e

psicologico e la salute, come la perdita dei genitori e

132

Page 141: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

mancanza del loro supporto, esposizione a tutti i casi

di violenza fisica e psicologica”123.

Intervento per bambini detenuti nelle carceri

israeliane ed ex-detenuti

Per quanto riguarda le misure di intervento sociale per

i minori dopo la detenzione, la legge sui prigionieri

palestinesi ed ex-detenuti stabilisce che “il Ministero

dei Detenuti e degli Ex-detenuti (MoDEDA) ha il

dovere di garantire supporto finanziario, legale,

psicologico, sociale e medico agli ex-detenuti,

bambini inclusi”124.

In particolare, il supporto psicosociale viene fornito

dal Child and Youth Department attraverso

l'assegnazione di assistenti sociali, che conducono

123Art. 3, Systematic Guidelines for Child Care, Ministry of

Social Affairs(MoSA) 2004

124Art.3, Palestinian Prisoners and Ex-Prisoners Law, N 19.

2004

133

Page 142: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

varie attività, individuali e di gruppo. A partire dal

2008, secondo dati ministeriali, sono stati previsti

sedici assistenti sociali in Cisgiordania, uno per ogni

governatorato, con il compito di occuparsi della

riabilitazione psicosociale dei bambini ex-detenuti.

Gli assistenti sociali si occupano di aprire una cartella

di archivio per ogni bambino, seguendo e cercando di

soddisfare i loro bisogni sociali. L'intento è quello di

costruire un database che consenta di seguire ogni

soggetto in base al suo contesto di riferimento,

attraverso la redazione mensile di relazioni che

documentino l'andamento della riabilitazione125.

Inoltre, organizzano laboratori, offrono servizi di

supporto psicologico per facilitare il processo di

riabilitazione. Talvolta si avvalgono dell'intervento di

un medico. Inoltre, l'assistente sociale lavora a stretto

contatto con la famiglia del minore, per assicurare un

regolare reinserimento all'interno dell'ambiente

125Institute of Community and Publich Healt Birzeit University,

National Plan of Action Secratariat, Child Protection in the

Occupied Palestinian Territory. Structures, Policies and

Services. Aprile 2006

134

Page 143: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

domestico e comunitario.

Il MoDEDA collabora con il Ministero per gli Affari

Sociali (MoSA), per la riabilitazione di bambini

arrestati dall'esercito israeliano. In particolare, “Il

MoSA, in coordinamento con le agenzie governative e

non governative specializzate, si impegna a fornire

somme di denaro alla famiglia del minore, per il

periodo di detenzione del bambino, nonché un

assegno di supporto economico finché il giovane non

trova un posto di lavoro, ma solo se al momento del

rilascio il giovane abbia compiuto il diciottesimo anno

di età. Si occupa della produzione di materiale

informativo destinato alle famiglie di minori detenuti,

per orientarli in merito ai percorsi di riabilitazione126.

La tabella che segue mostra la distribuzione dei servizi

in base alla tipologia dell'assistenza offerta.

126Ministry of Social Affairs(MoSA),

<http://www.edrp.gov.ps/CYD/CYD % 20Main.htm>,

12.12.2013

135

Page 144: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Intervento per bambini vittime della violenza

La violenza domestica in Palestina provoca danni

ancora più profondi rispetto ad altri paesi. I minori

palestinesi sono esposti di frequente ad esperienze

traumatiche e, come spiegato precedentemente, la

capacità di coping, specialmente nei più piccoli,

dipende molto dall'ambiente familiare. L'abuso e la

violenza nelle mura domestiche molto spesso

traumatizzano doppiamente il bambino, che vede

136

Institute of Community and Publich Healt Birzeit

University, Aprile 2006

Page 145: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

allontanarsi fino quasi alla scomparsa, la speranza di

un futuro sereno127.

La Palestinian Child Law, adottata nel 2004, sancisce

il diritto dei bambini di “protezione da violenza,

abuso, maltrattamento e sfruttamento”. Essa implica

l'istituzione di un meccanismo di segnalazione e di

intervento per garantire la tutela dei minori128.

Il motore di questo meccanismo è il Childhood

Protection Department, unità del MoSA, che opera

attraverso il lavoro di numerosi assistenti sociali,

definiti “protection officers”, responsabili della

protezione dei bambini palestinesi. Secondo la Child

Law, questo genere di assistenti sociali ha la facoltà di

adottare eventualmente una serie di misure necessarie

per tutelare il bambino. Un protection officer può

indagare su un caso sospetto di violenza su un minore

e allontanare il bambino dalla famiglia, se ritiene che

il bambino sia a rischio.

127World Health Organization, Child abuse & neglect. 2002

<http://www.who.int/violence_injury_prevention/violence/neglec

t/en/print.html.>

128Art. 42-66, Palestinian Child Law. N. 7/2004

137

Page 146: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

La legge impone anche l'obbligo, per il MoSA, di

istituire dei centri di protezione a cui i protection

officers possono far riferimento in caso di emergenza.

A fronte degli alti tassi di violenza domestica su

minori, l'azione del MoSA – attraverso il Child

Protection Department - è stata quella di dispiegare in

Cisgiordania 13 assistenti sociali, circa uno per ogni

distretto, in qualità di protection officers.

Per quanto riguarda la Striscia di Gaza, non vi è

ancora una mappatura ufficiale dei servizi sociali,

risulta quindi difficile quantificare il numero esatto

degli assistenti sociali che vi operano. I centri di

protezione in tutta la Palestina sono tre, i due di

Ramallah e quello di Gaza sono sotto la piena gestione

del MoSA, quello di Betlemme ha una gestione semi-

governativa, con l'apporto di ONG internazionali. Il

centro di Betlemme è l'unico destinato a bambine e

ragazze.

Con la collaborazione di alcune ONG, tra cui EJ

YMCA, il MoSA gestisce un quarto centro a Gerico,

che fornisce accoglienza e formazione professionale ai

138

Page 147: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

bambini segnalati dagli assistenti sociali, in situazione

di indigenza. Nel marzo del 2008, il centro ospitava

2.373 minori. Inoltre, a livello governativo, in tre

distretti della Cisgiordania la polizia ha avviato

volontariamente un percorso formativo verso una

migliore protezione dei bambini. A tale scopo il nucleo

di polizia di Betlemme ha istituito la Child and

Family Unit, team composto da quattro assistenti

sociali agenti di polizia e un locale child-friendly

all'interno di una delle principali stazioni di polizia in

cui i bambini possono essere ascoltati, quindi

interrogati, in base alle esigenze.

Lo stesso processo è in corso nei distretti di polizia di

Hebron e Ramallah. Tutto questo è reso possibile

dalla buona collaborazione delle forze dell'ordine, che

hanno mostrato interesse a ricevere una formazione

sui diritti dell'infanzia e sulla pratiche adeguate da

adottare quando ci si rapporta con i minori129.

129Defence for Children International-Palestine, Interview with

Iman Salameh, agente di polizia e assistente sociale di

Betlemme, membro del Child and Family Unit nella stazione

di polizia di Betlemme. 12 Aprile 2008.

139

Page 148: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Negli ultimi anni, una fitta rete di attori governativi e

non governativi ha cominciato a cooperare in maniera

più sistematica per la protezione dei bambini,

promettendo quindi buoni risultati. La rete, lanciata

ufficialmente nel 2006, è supervisionata dall'UNICEF,

membro finanziatore, ed è chiamata Child Protection

Networks. Attraverso dei progetti pilota, la rete mira

alla creazione di unità operative locali costituite da

assistenti sociali, personale medico, avvocati e

rappresentanti di ONG e/o associazioni per garantire

un approccio multidisciplinare in risposta alla richiesta

di protezione. Due unità locali sono state create dalla

ONG Defence for Children International (DCI) ad

Hebron e Betlemme, mentre il MoSA si occupa di

quelle di Ramallah, Jenin e Gaza. Per queste ultime, il

ministero ha chiesto il supporto di DCI per il

miglioramento delle reti locali e il perfezionamento

della cooperazione tra i vari attori coinvolti.

Dalle interviste effettuate emerge che molti bambini

hanno confermato l'inefficienza del MoSA nel lavoro

di protezione nella Striscia di Gaza. Essi non

140

Page 149: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

sembrano essere neanche consapevoli dell'esistenza di

assistenti sociali e/o centri di protezione130.

La tabella che segue mostra la distribuzione dei servizi

in base alla tipologia dell'assistenza offerta.

130Testimonianze da un Focus Group di Defence for Children

International-Palestine. Aprile 2008

141

Institute of Community and Publich Healt Birzeit

University, Aprile 2006

Page 150: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Il caso di Gerusalemme Est

Come accennato in precedenza, Gerusalemme Est è

sotto il pieno controllo israeliano dal 1967, quindi

anche la legislazione in materia di protezione

dell'infanzia è quella dettata dalle istituzioni

israeliane131, quindi con un sistema diverso dalla

Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza.

Anche in Israele il MoSA è il principale organo

responsabile per la tutela dei minori, attraverso

l'attività degli assistenti sociali. Inoltre, anche a

Gerusalemme alcune stazioni di polizia hanno istituito

servizi minorili con personale specializzato. La

quantità dei servizi offerti ai minori è nettamente

superiore a quella fornita dalle autorità palestinesi.

A prima vista, sembra che i bambini palestinesi di

Gerusalemme Est possano godere quindi di un sistema

di protezione efficiente. Eppure non godono di un

adeguato sistema di protezione a causa del sistema

131The Arab Study Society, East Jerusalem Multi Sector Review

Project. Multi sector Strategy for East Jerusalem. Final

Report. Gerusalemme, Febbraio 2003

142

Page 151: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

discriminatorio messo in atto dalle autorità israeliane

nei confronti dei palestinesi che risiedono nella parte

Est della città: condizioni di estremo sovraffollamento,

quotidiane molestie da parte dei cittadini israeliani,

perdita di identità nazionale e condizione di

isolamento. Naturalmente, questo ambiente aumenta la

vulnerabilità dei bambini alla violenza in quanto può

creare tensione e rabbia anche negli adulti che

potrebbero poi agire con violenza nei confronti dei

bambini. I servizi forniti dalle autorità israeliane sono

insufficienti e inadeguati per far fronte all'elevato

numero di casi di violenza presenti in tale ambiente.

Inoltre, ci sono prove che le forze dell'ordine

governative hanno un'elevata propensione ad applicare

leggi, misure e pratiche in modo sistematicamente

discriminatorio nei confronti dei bambini palestinesi

rispetto a minori israeliani. Spesso gli agenti di polizia

non intervengono quando i bambini palestinesi hanno

bisogno di protezione, ad esempio in caso di bambini

tossicodipendenti, bambini mendicanti o minori

lavoratori. Anche i Servizi sociali sono inegualmente

143

Page 152: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

ripartiti, viste le differenti condizioni di vita della

parte Est. 49 assistenti sociali sono assegnati a

Gerusalemme Est, mentre 85 sono attivi nelle restanti

zone di Gerusalemme (Nord, Ovest e Sud

Gerusalemme)132.

Gli operatori sociali nelle scuole

Il Ministero dell'Educazione (MoE) non possiede

politiche scritte per la protezione dell'infanzia. Non ci

sono neanche regolamenti che disciplinino l'azione

degli insegnanti, i quali spesso usano la violenza

contro gli scolari. Il MoE si basa sul lavoro dei

counselor scolastici, che possono segnalare casi di

abuso o di bambini traumatizzati.

Tutti gli studenti partecipano a sessioni di gruppo con

il counselor, viceversa egli segue quotidianamente i

132Save The Children, Defence for Children International-

Palestine, Child Rights Situation Analysis. Right to Protection

in the Occupied Palestinian Territory. Dicembre 2008

144

Page 153: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

minori.

Ma non è semplice per un operatore sociale far fronte

a decine di casi diversi e problematici. Spesso gli

operatori non sono in grado di affrontare la situazione

a causa di una formazione professionale inadeguata133.

In questi ultimi anni si stanno realizzando progetti che

prevedono percorsi formativi professionali per i

school counselor.

Molte famiglie non riescono a sostenere il costo

dell'iscrizione a scuola dei loro figli e sono costrette

ad indebitarsi o a chiedere aiuto agli Enti di

beneficenza, che spesso fanno da ammortizzatori

sociali.

Anche nelle scuole gestite dall'UNRWA è prevista la

presenza di una figura molto simile allo school

counselor, che si occupa di fare visite domiciliari al

fine di elaborare un indagine che permetta di rilevare

un eventuale abuso e/o trauma e, nel caso, fornire il

necessario supporto psicologico134.

133Repossi A., Vi racconto cosa vuol dire studiare in Palestina.

Quaderni Cannibali, Ottobre 2011.

134Institute of Community and Publich Healt Birzeit University,

145

Page 154: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Interventi per bambini vittime della violenza

israeliana

I bambini dei Territori Palestinesi Occupati non

conoscono un giorno di vera pace. La memoria di una

Palestina libera è mantenuta viva dai loro nonni, dai

racconti tramandati dai più anziani. Il coinvolgimento

politico nella quotidianità è quasi inevitabile, anche

per i più piccoli, che così crescono troppo presto. I

bambini perdono il diritto ad avere un'infanzia

normale, sentendo prematuramente la necessità di

coinvolgersi emotivamente e praticamente nel

conflitto.

Un grande ostacolo ad una crescita serena dei bambini

è che, in una situazione cronica di conflitto, il

bambino percepisce i genitori come incapaci di

proteggerlo. Così, ogni volta che assiste

all'umiliazione dei suoi genitori, il suo sistema di

credenze e il suo sviluppo psicologico sono

National Plan of Action Secratariat, Child Protection in the

Occupied Palestinian Territory. Structures, Policies and

Services. Aprile 2006

146

Page 155: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

profondamente colpiti135.

Gli esperti affermano che la violenza domestica è una

conseguenza del contesto in cui vive la società

palestinese, caratterizzato dalla violenza giornaliera

perpetuata dall'esercito israeliano attraverso

incursioni, arresti, bombardamenti e restrizioni alla

libertà di movimento136. Anche alcune ONG che

operano a Gerusalemme Est hanno attribuito l'alto

tasso di violenza domestica all'estremo

sovraffollamento e alla repressione presente in tutti gli

ambiti della vita dei palestinesi di Gerusalemme137.

Mohammad Al-Salaymeh è stato ucciso nel dicembre

del 2012, nel giorno del suo diciassettesimo

compleanno. Era a casa con la famiglia, la mamma

gli chiese di andare a comprare una bella torta per

135Qouta S., El Serraj E., Prevalence of PTSD among

palestinian children in Gaza Strip. Arabpsynet Journal, N. 2

Giugno 2004.

136Vedi Cap. I

137Save The Children, Defence for Children International-

Palestine, Child Rights Situation Analysis. Right to Protection

in the Occupied Palestinian Territory. Dicembre 2008.

147

Page 156: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

festeggiare. Il ragazzino si avviò verso un piccolo

negozio vicino casa sua, nei pressi di un check-point.

Un soldato israeliano gli sparò. Il 12 dicembre è il

giorno in cui era nato, ma anche il giorno in cui fu

ucciso. Mohammad era un ottimo ginnasta e,

nonostante la giovane età, era riuscito a vincere

numerosi campionati importanti138.

Nonostante l'alto numero di bambini vittime della

violenza dell'esercito e dei coloni israeliani, o le cui

case sono state distrutte; ci sono poche politiche ed

interventi che mirano ad intervenire, sia

preventivamente che nella fase di riabilitazione.

Nessuna delle poche politiche esistenti è formulata a

livello interministeriale.

D'altra parte, non vi è alcun modo per garantire ai

bambini la protezione dalla violenza, in un contesto di

occupazione militare, altamente discriminatorio.

Ci sono, tuttavia, aree geografiche e alcune attività in

cui la probabilità di esporre i bambini alla violenza è

138Pochi E., Palestina: Un viaggio nell'apartheid, Solidarietà

Internazionale, 5/2013

148

Page 157: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

più alta.

Per quanto riguarda la protezione di minori post-

trauma sono altrettanto poche le politiche che

affrontano i bisogni dei bambini che sono stati esposti

alla violenza israeliana. Nelle linee guida del MoSA, i

bambini feriti e/o aggrediti gravemente dall'esercito

e/o dai coloni israeliani non rientrano nella lista dei

bambini “svantaggiati”, bisognosi di un intervento

sociale.

Invece, i bambini di famiglie le cui case sono state

demolite sono considerati casi di rilievo, secondo

quanto previsto dal Ministero. Dal documento che

stabilisce le linee guida di intervento per la protezione

dell'infanzia, s'apprende:

“Il ministero in coordinamento con le agenzie governative

e non governative specializzate il seguito di casi di arresto,

detenzione, danno e/o demolizione di case, al fine di

mettere in atto strumenti per la protezione della vita dei

bambini e del loro benessere fisico e mentale si impegna a:

fornire case sicure per coloro le cui case sono state

149

Page 158: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

distrutte, anche se per un periodo temporaneo, fino alla

nuova ricollocazione della famiglia, al fine di proteggere le

famiglie e i bambini dal vagabondaggio. Si impegna inoltre

ad elargire somme di denaro , adeguate al caso, e materiale

informativo affinchè le famiglie possano continuare a

condurre una vita normale”139.

La fornitura di case e/o alloggi temporanei alle

famiglie le cui case sono state distrutte è un intervento

fondamentale per il benessere dei minori, ma

purtroppo non può essere quasi mai attuato a causa di

gravi problemi finanziari del MoSA.

Per quanto riguarda i bambini feriti dall'esercito e dai

coloni israeliani, il Ministero dell'Istruzione non ha

impostato alcuna politica per rispondere alle esigenze

di questi minori140.

139Art. 71, Systematic Guidelines for Child Care, Ministry of

Social Affairs(MoSA) 2004.

140Institute of Community and Publich Healt Birzeit University,

National Plan of Action Secratariat, Child Protection in the

Occupied Palestinian Territory. Structures, Policies and

Services, Aprile 2006.

150

Page 159: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Interventi per orfani e i bambini di strada

I bambini di strada fanno parte della categoria di

minori che non godono delle cure familiari, come i

figli i cui genitori sono ignoti e quelli orfani.

La Child Law offre una forte protezione per questa

tipologia di minori. Ciononostante, l'intervento sul

campo, che rientra nelle mansioni esclusive del

MoSA, è quasi inesistente. Il numero degli orfanotrofi

è insufficiente e le competenze degli assistenti sociali

spesso sono inadeguate.

Secondo le linee guida ministeriali, il MoSA è

chiamato ad occuparsi “della cura, dell'educazione e la

protezione dei bambini svantaggiati attraverso la presa

in carico dei minori aventi diritto, da parte dei servizi

sociali”141.

La procedura per l'ammissione di un bambino in

istituto è delineata nelle linee guida: “premesso che il

bambino deve essere privato di cura della famiglia, il

141Art. 39, Systematic Guidelines for Child Care, Ministry of

Social Affairs(MoSA) 2004

151

Page 160: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

ministero emette un'autorizzazione per l'ingresso in

un istituto di assistenza. Una commissione valuta la

situazione del minore sulla base di un' indagine sociale

redatta da un assistente sociale e ne decide

l'ammissione”.

Tuttavia, gli orientamenti sono ancora poco chiari

sulla modalità di ammissione all'istituzionalizzazione.

Secondo il ministero sono ammissibili “i bambini privi

di cure familiari”, ma non c'è una chiara definizione di

ciò che si intenda per “bambini privi di cure

familiari”. Tuttavia, l'articolo 40 delle stesse linee

guida afferma che le condizioni necessarie alla

istituzionalizzazione sono che “il bambino deve aver

perso uno o entrambi i genitori e non c'è nessuna

figura tra i parenti in grado di occuparsene”142.

Il MoSA ha l'obbligo di supervisione e controllo di

tutti gli istituti di assistenza e degli orfanotrofi che

operano nel campo dell'istruzione o della cura di tali

bambini, anche di quelli gestiti da ONG.

142Ministry of Social Affairs, A Study of Orphanages Providing

Long Time Residential Care in Palestine. Agosto 2000.

152

Page 161: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Il ministero tiene dei corsi di formazione per il

personale che lavora in questo genere di strutture, in

cui si realizzano attività educative, ricreative,

professionali, di counseling.

I minori nati fuori dal matrimonio – con padre ignoto

– o abbandonati o persi, possono essere accuditi da

famiglie affidatarie. Presupposto per l'affidamento è

che “la coppia sia virtuosa e matura, nonché

consapevole dei bisogni del bambino”. Prima di

accettare la richiesta di affidamento, il ministero

svolge un indagine, della durata di circa due mesi. Al

ministero è riservata la facoltà di revoca

dell'affidamento, qualora la famiglia si riveli non

idonea o il bambino subisca violenze e abusi dagli

affidatari.

153

Page 162: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Come arriva il singolo caso ai Servizi Sociali?

Il singolo caso può raggiungere i servizi sociali in vari

modi. Dipende anzitutto da chi identifica il caso.

Sembrerebbe che almeno un terzo di casi di bambini

vittime della povertà, dell'occupazione e della

detenzione, sia segnalato dai genitori. Il resto verrebbe

154

Institute of Community and Publich Healt Birzeit

University, Aprile 2006

Page 163: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

identificato dal MoSA, dalle istituzioni scolastiche,

dalle ONG e in minima parte dalle forze dell'Ordine e

da medici specialisti. Circa il 15% dei casi vengono

identificati grazie ad attività di sensibilizzazione. Nel

complesso, manca un sistema di rilevamento dei casi,

molti dei quali non vengono scoperti.

155

Page 164: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

156Institute of Community and Publich Healt Birzeit

University, Aprile 2006

Page 165: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Distribuzione dei servizi per tipologia di istituzione

Quello che spicca dalla tabella che segue è la bassa

partecipazione delle organizzazioni caritatevoli e delle

ONG verso attività destinate al target dei bambini ex-

detenuti, che necessita di personale specializzato per

l'individuazione, la prevenzione e la gestione, nonché

la riabilitazione di tali casi.

Gli enti di beneficenza raggiungono una copertura del

50% nel settore dei servizi per la protezione dei

bambini, seguiti dalle ONG, le agenzie governative,

internazionali e poi dall'UNRWA. Gli Enti di

beneficenza sono meno strutturati delle strutture

governative e delle ONG, ma, essendo piccoli,

riescono a radicarsi bene nella comunità.

Durante la prima Intifada, la comunità, per lo più

politica, delle ONG, ha assunto un ruolo semi-

pubblico, occupandosi della fornitura di alcuni servizi

di base per la salute e l'istruzione.

Gli enti di beneficenza forniscono servizi per i minori

disabili oltre il doppio delle ONG, mentre la

157

Page 166: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

partecipazione del governo sembra essere solo del 4 %

e l'intervento dell'UNRWA dell'1,3%. Gli enti di

beneficenza si fanno carico anche di una grande

responsabilità per affrontare la povertà cronica ed

estrema e la cura per i bambini orfani, in maniera più

incisiva rispetto alle ONG.

158

Page 167: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

159

Institute of Community and Publich Healt Birzeit

University, Aprile 2006

Page 168: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Distribuzione dei servizi in base alle regioni, ai

distretti e all'area geografica

In Cisgiordania il 73% dei fornitori dei servizi è

concentrato al Centro e al Sud, con il maggior numero

di istituzioni a Gerusalemme, seguita da Ramallah,

Hebron e Betlemme. Solo il 27% dei servizi si trova

nella Valle del Giordano(Nord-est). Nablus, Qalqulia,

Gerico e Jenin, nonostante l'elevata necessità, hanno

una copertura irrisoria della rete di servizi sociali. A

Gerusalemme Est e Hebron si concentrano inoltre un

numero elevato di Enti di beneficenza, dediti alla cura

degli orfani e delle famiglie povere. Invece, le

organizzazioni che si occupano della riabilitazione di

minori ex-detenuti si concentrano principalmente a

Ramallah. Nella Striscia di Gaza, il 51,5% dei

fornitori di servizi sociali si trova a Gaza City.

In Cisgiordania, l'83% dei fornitori di servizi risiede

nei centri urbani, dove vive il 51% della popolazione.

Solo il 12% dei servizi è offerto nelle zone rurali, dove

si trova il 42% della popolazione. Il restante 5% dei

160

Page 169: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

fornitori di servizi è localizzato nei campi profughi,

dove staziona il 7,3% della popolazione.

Nella Striscia di Gaza, l'81% dei fornitori di servizi si

trova nei centri urbani, dove risiede il 62 % della

popolazione. Il 18% dell'assistenza è invece destinata

agli abitanti dei campi profughi, che rappresentano il

32% della popolazione della Striscia.

La distribuzione dei servizi per località sembra essere

altamente sproporzionata, in favore della popolazione

urbana, con oltre l'80% dei servizi erogati nei centri

urbani, in cui risiede in media, tra Cisgiordania e

Striscia di Gaza, il 55,4% della popolazione.

Nelle zone rurali e soprattutto quelle della

Cisgiordania, la percentuale della popolazione è 3,5

volte superiore a quella dei fornitori di servizi

sociali143.

143Institute of Community and Publich Healt Birzeit University,

National Plan of Action Secratariat, Child Protection in the

Occupied Palestinian Territory. Structures, Policies and

Services. Aprile 2006

161

Page 170: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

162

Institute of Community and Publich Healt Birzeit

University, Aprile 2006

Page 171: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Risorse umane per la protezione dei bambini

163

Page 172: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

4 .3 Il modello di intervento per la salute mentale

dei bambini

La salute mentale in Palestina

Circa il 60% della popolazione totale vive in 400

villaggi e 27 campi profughi. Il 47% della popolazione

ha un'età inferiore ai 15 anni e l'età media del territorio

è di 16.7 anni144. Il Ministero della Salute è l'agenzia

governativa responsabile delle politiche per la Salute e

il Benessere della popolazione palestinese.

Ciononostante, si occupano dell'offerta di servizi

sanitari anche le Nazioni Unite, attraverso la United

Nation Relief and Works Agency for Palestine

Refugees in the Near East (UNRWA), le

organizzazioni non governative e il settore privato. Le

misure di intervento per la salute mentale, sono decise

a livello centrale dal Ministero per della Salute

144Save The Children, Mapping Child Protection Systems in

Place for Palestinian Refugee Children in the Middle East.

SIDA 2011.

164

Page 173: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Mentale, responsabile della ideazione,

programmazione e implementazione delle politiche. Il

Ministero svolge un'attività di coordinamento tra i

diversi livelli, stabilendo delle linee guida indirizzate a

tutti i fornitori di servizi per la salute mentale.

Secondo dati ministeriali, nel 65% delle scuole,

primarie e secondarie, è presente un servizio di

counseling (part-time o full-time) e il 70% delle

scuole svolge delle attività di promozione della salute

mentale, anche come prevenzione per i disturbi

mentali. Non ci sono informazioni in riguardo ai

prigionieri con psicosi o ritardi mentali145.

Il Mental Health Services Organization Plan, da cui si

ricava la politica della salute mentale palestinese, è

stato formulato nel 2002-2003 ed ufficialmente

adottato nel 2004. I punti chiave della linea politica

intrapresa, ad oggi sono: sviluppare delle comunità

che offrono assistenza psicologica, ridimensionare gli

ospedali psichiatrici, garantire un'adeguata formazione

145WHO-AIMS Report on Mental Healt System in West Bank

and Gaza, World Healt Organization and Ministry of Healt,

Cisgiordania e Gaza, 2006.

165

Page 174: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

ai professionisti della salute mentale, rafforzare il

sistema di monitoraggio, coinvolgere i fruitori

d'assistenza e le famiglie, rafforzare l'attività di

advocacy e di promozione, di tutela dei diritti umani.

Il 2,5 % della spesa per i servizi sanitari palestinesi è

dedicato alla salute mentale, di cui il 73% è destinato

al funzionamento di ospedali psichiatrici, nonostante

oltre 1/3 della popolazione palestinese abbia bisogno

di cure per la salute mentale.

Ci sono solo due ospedali psichiatrici fondati per

disposizione del Governo, uno a Betlemme

(Cisgiordania) e l'altro a Gaza city (Striscia di Gaza).

Il primo ha una capacità di posti letto per 320 pazienti,

di cui il 30% sono pazienti epilettici cronici.

L'ospedale di Gaza, fondato nel 1979 e riabilitato nel

1994, dispone di 40 posti letto. Entrambi gli ospedali

usano un approccio biologico tradizionale, con terapie

farmacologiche convenzionali e, a Betlemme, è

prevista anche la terapia tramite elettroshock. I

pazienti e le loro famiglie hanno scarsa fiducia negli

istituti psichiatrici, che di solito sono visti come

166

Page 175: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

istituzioni di custodia in cui le persone “fastidiose e

spaventose” vengono messe in isolamento.

In riferimento alla formazione, solo l'1% dei tirocini

dei studenti di medicina è dedicato alla salute mentale,

comparato ad un 9% del settore infermieristico. Gli

agenti di polizia, i giudici e gli avvocati non ricevono

alcun tipo di formazione in materia di salute e tutela

del benessere psichico. La proporzione delle risorse

umane impiegate nel settore psichiatrico rispetto alla

popolazione rappresenta una situazione molto critica.

Risultano 32 psichiatri in tutto il territorio, ossia

neanche 1 ogni 100.000 abitanti; 36 psicologi,

equivalenti a 0.98 ogni 100.000 abitanti; 40 operatori

sociali; che in cifre equivalgono a 1 ogni 100.000

abitanti.

Negli ultimi anni, numerose agenzie si sono offerte di

monitorare la politica di educazione pubblica e di

svolgere attività finalizzate alla tutela della salute

mentale. Tra di esse, UNICEF, WHO, Organizzazioni

non-governative nazionali e internazionali, la

167

Page 176: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Cooperazione Internazionale Italiana e Francese.

Altri fornitori di servizi di salute mentale sono: il

Shamas Center, che sostiene le iniziative di

riabilitazione per i bambini cerebrolesi o gravemente

disabili; l'Unione delle Chiese internazionali; una

piccola rete di sostegno psicologico e servizi di

consulenza che compongono l'Unione del Medical

Relief , l'Happy Child Centro palestinese e il Centro

di Consulenza palestinese, che offre programmi per

bambini e giovani; un centro di Médecins Sans

Frontières per il sostegno e la riabilitazione dei

prigionieri politici a Hebron, in collaborazione con il

Ministero degli Affari Sociali, oltre a attività di

cooperazione con Terre des Hommes per l'assistenza

psicologica per bambini e un programma di sostegno

riabilitazione a Hebron per i pazienti mentalmente

disabili cronici.

Nella Striscia di Gaza, il Gaza Community Mental

Health Programme (GCMHP) è la prima iniziativa

non-governitiva che si è occupata di garantire

168

Page 177: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

supporto psicologico alla popolazione colpita da

traumi. La ONG è stata fondata da Eyad El-Sarraj,

scomparso lo scorso dicembre, che è stato una

preziosa risorsa della psichiatria palestinese e del

campo dell'attivismo per i diritti umani.

Il GCMHP adotta un approccio basato sulla comunità

per affrontare i problemi di salute mentale. Ha centri

su tutto il territorio della Striscia di Gaza ed offre

servizi attraverso i suoi team multidisciplinari, inoltre

si occupa di ricerca e offre corsi di formazione in

salute mentale comunitaria. Offre un master post-

laurea in salute mentale e dei diritti umani, unico nel

Medio Oriente146.

146Qouta S., El Serraj E., Prevalence of PTSD among

palestinian children in Gaza Strip. Arabpsynet Journal N. 2

Giugno 2004.

169

Page 178: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Soddisfare le esigenze di salute mentale dei

palestinesi

La necessità più evidente è un maggiore sforzo da

parte dei responsabili politici e dei pianificatori

sanitari, nell'adottare un approccio più attento alla

salute mentale della comunità, per fronteggiare la

crescente ondata di disturbi mentali, innescata in

particolare con la seconda Intifada e nella Striscia con

gli attacchi del 2008 e 2012. Ciò dovrebbe includere

sia ulteriori misure terapeutiche per ampliare e

migliorare la diagnosi e la cura, sia maggiori sforzi per

affrontare i fattori ambientali, ovviamente originati

dal contesto politico, che contribuiscono alla

diffusione di malattie mentali.

Per soddisfare i crescenti bisogni di salute mentale

della popolazione palestinese, un piano di salute

mentale nazionale, che coinvolga tutte le istituzioni

presenti sul territorio, è una componente

fondamentale. Un primo passo sarebbe quello di

integrare i servizi di salute mentale nelle cure sanitarie

170

Page 179: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

primarie. Ciò consentirebbe di facilitare l'accesso,

ridurre lo stigma, aumentare l'accettabilità e rafforzare

i sistemi di monitoraggio e di informazione. E' anche

un approccio più conveniente, dal momento che i

locali e il personale sarebbero già sul campo.

In secondo luogo, gli operatori sanitari che lavorano

nei servizi di assistenza primaria e di protezione

sociale dovrebbero ricevere una formazione sui

problemi di salute mentale. In particolare, riguardo

alla diagnosi precoce di disturbi mentali.

Infine, vi è la necessità di un'azione politica per

alleviare i fattori ambientali che contribuiscono a

problemi mentali, ossia di colloqui di pace adeguati e

la fine dell'occupazione147.

147Qouta S., El Serraj E., Prevalence of PTSD among

palestinian children in Gaza Strip, Arabpsynet Journal N. 2

Giugno 2004.

171

Page 180: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

5 . Considerazioni finali

5 .1 Criticità dell'intervento sociale

Secondo alcuni bambini intervistati le attività attuate

dal MoDEDA, indirizzate ai bambini arrestati e ex-

detenuti nelle carceri israeliane, non sono né adeguate

né sufficienti. Il numero di assistenti sociali non basta

ad affrontare adeguatamente tutti i casi di minori ex

detenuti e, di conseguenza, non tutti i bambini

beneficiano delle attività di riabilitazione. Ad esempio,

solo i bambini che sono stati detenuti per più di un

anno possono partecipare ad alcune delle formazioni

sociali e professionali offerte dal ministero148.

148Focus Group Report, Child Ex-Deteineed. Defence for

Children International-Palestine, Aprile 2008.

172

Page 181: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Inoltre, molti bambini non beneficiano del programma

di riabilitazione ministeriale poiché gli assistenti

sociali si limitano a seguire solo i bambini che

chiedono spontaneamente di ricevere un aiuto.

D'altronde, poco più di una decina di assistenti sociali

in tutta l'area della Cisgiordania, hanno il compito

gravoso di implementare il programma del MoDEDA.

In queste circostanze, è di rilevante importanza

l'azione delle ONG e delle associazioni palestinesi che

si occupano di tutelare i diritti dei minori ex-detenuti,

attraverso progetti di riabilitazione psicosociale, anche

se gran parte degli interventi non è legalmente

riconosciuta. Due ONG ben radicate sul territorio

hanno di recente avviato progetti di riabilitazione: il

Tratment and Rehabilitation Centre fot Victims of

Torture(TRC) e EJ YMCA. Entrambe le organizzazioni

gestiscono attività in tutta la Cisgiordania, con un

approccio simile a quello utilizzato dai programmi

ministeriali.

Queste organizzazioni hanno dato vita ad un team

173

Page 182: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

riabilitativo149, composto da vari professionisti, oltre

agli assistenti sociali, tra cui operatori di counseling,

psicologi e psichiatri. L'intervento mira alla cura del

trauma vissuto dai bambini durante la detenzione e, di

solito, viene formulato ad hoc per ogni soggetto,

prevedendo anche sedute di terapia individuale e

familiare. Nel caso in cui il team ritenga opportuno

l'allontanamento del minore dalla propria famiglia,

sono stati costruiti dei centri, con sede a Ramallah e a

Beit Sahour. A tal fine, EJ YMCA gestisce un centro

d'accoglienza che ospita i bambini per un periodo

massimo di tre mesi150. Purtroppo, nonostante i

risultati positivi del lavoro di entrambe le ONG, il loro

intervento riesce a raggiungere solo una piccola

percentuale di bambini ex-detenuti che hanno bisogno

di sostegno psicosociale. Inoltre, secondo le

testimonianze dei bambini intervistati attraverso

149Annaual Report Ramallah, Treatment & Rehabilitation

Center for Victims of Torture, 2003.

150Trojan V., Warriner M., The Social Rehabilitation of

Palestinian Child Ex-Detainees: A long run to freedom.

YMCA e SCS Gerusalemme, 2008.

174

Page 183: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

attività di focus group, questi sforzi non sembrano

essere sistematici. Molti bambini hanno espresso

sentimenti di crescente sfiducia nei confronti di coloro

che dicono di voler agevolare la loro riabilitazione

dopo il rilascio.

“Ci sono molte persone, specialmente provenienti

dall'estero, interessate a sentire le mie storie. Ma non credo

che ci sia qualche centro o persona che voglia veramente

aiutarmi. Una volta ho accettato di ricevere il loro aiuto.

L'organizzazione seguì il mio caso per qualche mese e poi

non ho più saputo nulla di loro”151.

Per quanto riguarda l'intervento per bambini vittime di

violenza, come stabilito dalla Child Law, è il MoSA il

principale attore responsabile per l'implementazione e

la supervisione dei programmi destinati alla

protezione dell'infanzia. Tuttavia, non riesce ad

assolvere pienamente il suo ruolo.

Quando i bambini scelgono di rivolgersi

151Testimonianza raccolta in occasione di un Focus Group ad

Hebron, Child Rights Situation Analysis, Dicembre 2008.

175

Page 184: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

spontaneamente al servizio di protezione a seguito di

abusi e/o violenze subite, molto spesso non trovano un

sistema di riferimento governativo funzionante.

Allo stesso tempo, il numero di protection officers

allocato per monitorare casi di violenza è inadeguato;

data la vulnerabilità dei bambini alla violenza nelle

loro case e nelle comunità. Anche i centri di

protezione esistenti non sono sufficienti ad ospitare i

molti minori bisognosi di protezione. Inoltre, vi è

l'assenza di una politica interministeriale sviluppata in

collaborazione con altri ministeri, come il Ministero

dell'Educazione e il Ministero della Salute152.

Sebbene la creazione di misure preventive rientri

nell'ambito di applicazione del MoSA, nella pratica

non è una priorità nell'agenda ministeriale. Il

Ministero non gode delle risorse finanziarie necessarie

per lavorare al meglio. Gli stipendi degli assistenti

sociali sono bassi e ciò causa spesso demotivazione,

152Institute of Community and Publich Healt Birzeit University,

National Plan of Action Secratariat, Child Protection in the

Occupied Palestinian Territory. Structures, Policies and

Services. Aprile 2006.

176

Page 185: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

non spronando gli operatori a fare ulteriori sforzi oltre

a quelli esplicitamente richiesti153.

Gran parte dei fondi ministeriali proviene da aiuti

internazionali che, inevitabilmente, condizionano lo

sviluppo a lungo termine delle politiche. Inoltre, i

vincoli culturali e sociali tradizionali compromettono

le attività degli assistenti sociali in campo. Oltre alla

mancanza di volontà dei familiari nel segnalare

episodi di violenza domestica (considerati come

“questioni private di famiglia”), la comunità non ha

ancora accettato l'autorità dell'assistente sociale, in

particolare in veste di protection officer del MoSA,

quindi con la facoltà di indagare senza autorizzazione

della polizia154.

Anche se la Child Law non assegna al Ministero

153Defence for Children International-Palestine, Interview with

Mohammed Al-Khatib, MoSA, Childhood Protection

Department. 26 Marzo 2008. Il rappresentate del MoSA ha

specificato nell'intervista che i bassi salari generano un alto

ricambio di risorse umane, con un impatto negativo a livello

relazionale, tra minore e assistente sociale, ma anche con la

comunità in genere.

154UNICEF, Child Protection in the Occupied Territories: A

National Position Paper. Gerusalemme, Giugno 2005.

177

Page 186: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

dell'Interno alcuna responsabilità legale in materia di

tutela dei minori, le forze dell'ordine devono

comunque assumersi responsabilità nei confronti della

protezione dei bambini. Come riportato in precedenza,

ci sono esempi di iniziative di valore intraprese dalla

polizia, in questa direzione.

Un grande ostacolo allo svolgimento del lavoro degli

assistenti sociali, sia governativi sia per conto di

ONG, è il sistema delle restrizioni di movimento

imposto dalle autorità israeliane. La presenza di

checkpoint e il sistema dei permessi richiesti per

accedere in determinate aree limita notevolmente

l'azione del MoSa e delle ONG.

In merito agli orfani e ai bambini di strada, per gli

assistenti sociali del MoSA non è facile fornire

l'assistenza adeguata ai bambini di strada a causa del

rifiuto della società, ma anche delle istituzioni, di

accettarli.

Questo rifiuto è particolarmente dannoso,

considerando le esigenze di questa categoria di

178

Page 187: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

bambini, spesso compatibili con la

istituzionalizzazione temporanea. Gli assistenti sociali,

attualmente, non riescono a identificare adeguati

contesti abitativi per i bambini di strada o a

reintegrarli nell'ambiente scolastico a causa di una

mancanza di strumenti e risorse.

I servizi offerti ai bambini orfani (CWFC), sono molto

simili a quelli forniti ai minori vittime di povertà

(CVP).

Sia Israele sia l'amministrazione palestinese, non

forniscono adeguate misure di prevenzione a riguardo.

In particolare, i bambini dovrebbero essere informati

circa le possibili conseguenze negative della

detenzione e dei diritti che spettano ai detenuti.

Ovviamente, in un contesto di occupazione militare, i

bambini non beneficiano di azioni di prevenzione

volte ad accrescere la conoscenza dei loro diritti e

sulle conseguenze della detenzione. E' evidente che il

governo israeliano non è disposto a attuare tutte le

misure preventive.

179

Page 188: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

La situazione è esacerbata ulteriormente dall'azione

dell'esercito e dai giudici israeliani, che violano

sistematicamente i diritti dei bambini.

D'altra parte, vi è una diffusa mancanza di conoscenza

tra i palestinesi, in merito ai regolamenti militari

israeliani oppure si trascura l'importanza di mettere al

corrente i bambini in riguardo a queste pratiche

illegali. Sia il governo sia alcune ONG stanno

programmando interventi di prevenzione, ma secondo

dichiarazioni del MoDEDA, non ci sono ancora i

fondi necessari all'implementazione155.

I bambini palestinesi sono gravemente esposti a

violenza, abusi, abbandono e sfruttamento nelle loro

case e nella comunità, in tutte le tre aree geografiche

analizzate, e non godono di una protezione adeguata.

In Cisgiordania (esclusa Gerusalemme Est) e la

Striscia di Gaza è principalmente a causa di un quadro

giuridico nazionale povero e un quadro politico ancora

155Save The Children, Defence for Children International-

Palestine, Child Rights Situation Analysis. Right to Protection

in the Occupied Palestinian Territory, Dicembre 2008.

180

Page 189: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

più scarno, una profonda instabilità politica interna, la

scarsità di Servizi sociali e giuridici forniti ai bambini,

fondi limitati sia a livello governativo sia non

governativo, e la mancanza di coordinamento

sistematico tra i diversi soggetti interessati. Nella zona

di Gerusalemme Est, la mancanza

dell'amministrazione palestinese combinata con le

pratiche discriminatorie delle autorità israeliane, il non

intervento delle agenzie ONU, rendono i bambini

palestinesi che vivono in questa area uno dei gruppi

più a rischio tra i minori palestinesi.

L'Autorità palestinese dovrebbe rafforzare i rapporti

tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, integrare le

disposizioni della Child Law con misure

maggiormente in linea con gli standard internazionali

di protezione dell'infanzia. Inoltre dovrebbe

considerare nuove strategie di finanziamento

governativo, in particolare del MoSA, per assicurare

interventi sostenibili nel tempo; considerare la

programmazione di politiche interministeriali. Le

agenzie ONU dovrebbero garantire un intervento di

181

Page 190: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

protezione dei minori in tutte le aree dei Territori

Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est156.

Nonostante siano evidenti gli sforzi

dell'amministrazione e della società civile, la qualità

del servizio e/o l'accesso dei cittadini non è ottimale, a

causa della mancanza di indicazioni politiche coerenti,

e della difficoltà di accesso da parte delle autorità

palestinesi in alcune aree geografiche particolarmente

emarginate. Inoltre, per rendere efficienti i servizi

forniti, ONG e associazioni hanno bisogno di

collaborare in maniera ancora più sinergica con il

MoSA, ma anche con gli altri attori pubblici

coinvolti157.

156Ivi

157Qouta S., El Serraj E., Prevalence of PTSD among

palestinian children in Gaza Strip. Arabpsynet Journal N. 2

Giugno 2004

182

Page 191: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

5 .2 Conclusioni

Per comprendere una situazione complessa come

quella dell'infanzia palestinese è necessario partire da

un approccio multidimensionale che tenga conto dei

complessi fattori che interagiscono nella situazione di

emergenza. L'emergenza, infatti, richiede l'intervento

di diverse professionalità a diversi livelli. Accanto al

livello clinico, analizzato precedente, è necessario

considerare quello psico-sociale e quello giuridico.

Nel caso in cui il trauma investa l'intera comunità, si

rende necessaria la collaborazione sinergica di agenzie

diverse, in primis servizi sanitari e sociali, forze

dell'ordine: un lavoro di rete che comprenda medici,

psicologi, assistenti sociali, professionisti legali e

agenti di ordine pubblico. Un intervento del genere

può essere definito interistituzionale e

multidisciplinare.

Le strutture e lo sviluppo delle politiche per la

protezione dell'infanzia appaiono insufficienti,

soprattutto a causa della mancanza di coordinamento

183

Page 192: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

tra i principali attori, governativi e non governativi,

che si occupano della fornitura di servizi sociali.

E' evidente la necessità di cooperazione tra il MoSA e

altri ministeri coinvolti nella protezione dell'infanzia,

come il Ministero dell'Educazione, il Ministero della

Sanità, il Ministero della Gioventù e dello Sport e il

Ministero della Giustizia. Nonché una collaborazione

maggiore con le agenzie delle Nazioni Unite, le ONG

e gli Enti di beneficenza. Secondo diverse istituzioni

palestinesi del settore c'è un forte bisogno di banche

dati e un sistema informativo, per rendere gli

interventi più efficaci e sostenibili nel tempo, nonché

per consentire la tracciabilità dei singoli casi.

L'apporto degli enti caritativi è di rilevante

importanza, fornendo istruzione e sostegno sociale alle

famiglie in gravi situazioni di povertà, ai bambini

orfani e/o traumatizzati; eppure non godono di alcun

supporto finanziario da parte di donatori internazionali

o governativi. In un pianificazione efficiente, gli enti

comunitari e di beneficenza dovrebbero essere un

partner indispensabile, pienamente coinvolto nei

184

Page 193: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

processi decisionali158.

Riguardo al lavoro sul campo svolto dagli assistenti

sociali, un problema ancora irrisolto è costituito dalla

mancanza di una stabile collaborazione tra assistenti

sociali israeliani e palestinesi, durante i periodi in cui

il conflitto diventa estremamente violento159.

Una buona ecologia dello sviluppo umano

Secondo Bronfenbrenner, affinché un bambino si

sviluppi in modo ottimale è necessario che vi sia fin

dalla nascita un’attività condivisa, progressivamente

sempre più complessa, tra il bambino e un essere

umano adulto, coinvolto con lui in una relazione

emotivamente significativa in cui “l’equilibrio di

potere si sposta gradualmente in favore della persona

158Ivi

159Ramon S. et al., The Impact of Political Conflict on Social

Work: Experiences from Northern Ireland, Israel and

Palestine. Oxford University Press, 2006.

185

Page 194: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

in via di sviluppo, fin quando quest’ultima acquisisca

opportunità sempre maggiori di esercitare un controllo

sulla situazione”160. Inoltre, è considerata necessaria la

presenza di un'ulteriore adulto, non necessariamente di

sesso diverso, che offra supporto e appoggio alla

relazione. Ne consegue che la famiglia è, per lo

psicologo americano, “di gran lunga il sistema più

perfetto, potente e più economico che esista per

mantenere umano l’essere umano”161.

L'altra condizione necessaria ad una buona ecologia

umana è rappresentata da politiche sociali che siano in

grado di permettere alla famiglia, attraverso il

riconoscimento sociale, la stabilità e il supporto, di

svolgere al meglio il proprio compito educativo. “La

politica sociale è una parte del macrosistema che

determina le proprietà specifiche degli eso, meso e

microsistemi che si danno a livello di vita quotidiana e

indirizzano il comportamento e lo sviluppo”.

160Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino

2002

161Ivi

186

Page 195: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Gran parte dell'opera Ecologia dello sviluppo umano e

del lavoro di ricerca di Brofenbrenner sono dedicati a

provare come tutti i livelli indicati condizionano lo

sviluppo del singolo individuo. Pertanto, sia le attività

di ricerca scientifica, sia gli interventi di carattere

socio-politico dovrebbero coinvolgere i diversi campi

dell'ecosistema.

Dopo la pubblicazione del 1979, Bronfenbrenner ha

continuato a lavorare alla sua teoria, rendendosi conto

della necessitò di inserire due ulteriori elementi, il

tempo e gli aspetti caratteristici degli individui:

temperamento, personalità e sistemi culturali e

valoriali. Si parla quindi di cronosistema, che tiene

conto dei cambiamenti che il tempo opera non solo a

livello individuale ma anche in termini di

trasformazioni ambientali, un struttura che consente

di identificare l'impatto che i precedenti eventi ed

esperienze di vita possono avere nel successivo

sviluppo dell'individuo162.

162Carpuso M., Progettare attività educative secondo la teoria

187

Page 196: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Bronfenbrenner ha conferito una interpretazione

innovativa alla questione del rapporto tra scienza e

politica, sostenendo che la scienza di base ha bisogno

della politica sociale più di quanto questa necessiti

della scienza di base.

Soltanto la conoscenza e l’analisi accurata della

politica sociale, e quindi delle tendenze e dei

cambiamenti in atto nell’ambiente in cui ha luogo lo

sviluppo, permette al ricercatore di indirizzare la

propria attenzione su quegli aspetti dell’ambiente

potenzialmente più significativi e critici per lo

sviluppo cognitivo e socioemotivo dell’individuo.

“La politica sociale ha il potere di influenzare il benessere e

lo sviluppo degli esseri umani in quanto determina le loro

condizioni di vita. L’aver realizzato questo mi ha indotto ad

un notevole coinvolgimento, negli ultimi quindici anni,

teso a far sì che la politica sociale del mio paese si

modificasse, si sviluppasse e fosse dotata dei mezzi adatti

in modo da influire sulla vita dei bambini e delle loro

dell'ecologia dello sviluppo umano, L'integrazione scolastica

e sociale Vol. VII n. 4, Settembre 2008.

188

Page 197: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

famiglie. L’aver testimoniato per e collaborato con politici

e funzionari governativi per quanto riguardava la

legislazione, mi ha portato ad una conclusione inaspettata:

l’interesse dei ricercatori per la politica sociale è essenziale

per il progresso dello studio scientifico dello sviluppo

umano”.163

Viceversa, le politiche sociali e l'intervento sociale

palestinese in genere dovrebbero porre maggiore attenzione

allo sviluppo umano inteso come un'ampia gamma di

elementi che appartengono al sistema di vita del bambino

coinvolto nell'intervento.

L'uso consapevole di questi elementi consente a educatori,

assistenti sociali e psicologi di sviluppare modelli di

intervento – di prevenzione, assistenza e riabilitazione -

coerenti ed efficaci, coinvolgendo i bambini e i ragazzi in

modo attivo e consapevole.

Buona parte delle attività di intervento sociale in Palestina

appaiono come attività molecolari, cioè come elementi

spezzettati che non consentono la ricostruzione di un senso

163Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino

2002 p. 382

189

Page 198: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

più ampio delle cose e quindi, di fatto, impediscono lo

sviluppo umano perché non assumono una significatività

progettuale o evolutiva. Questo profondo frazionamento è

riconducibile in primis all'occupazione militare israeliana,

che non permette omogeneità nella programmazione e

nell'attuazione delle politiche; poi alla carenza di risorse

finanziarie e alla conseguente mancanza di figure

professionali specializzate. Date le peculiarità del contesto

palestinese, sarebbe necessaria un'attività formativa più

intensa, rivolta anche agli operatori sociali e ai volontari,

che potrebbero supportare gli assistenti sociali e gli

psicologi nel seguire un numero elevato di bambini.

E' altresì indispensabile una maggiore attività di

prevenzione e di sensibilizzazione degli adulti.

Qualsiasi sia il settore d'intervento, le attività dovrebbero

assumere un carattere molare, ossia “un comportamento

che possiede un suo momento ed è percepito come dotato

di significato o intenzione da quanti partecipano”164.

Un aspetto importante delle attività molari riguarda la

qualità della loro percezione da parte del bambino. Non

bisogna cadere nell'errore di pensare che se una data

164Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino

2002 p. 35

190

Page 199: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

attività ha una senso per chi la promuove, essa debba

necessariamente assumere lo stesso grado di significatività

per le altre persone che vi assistono o vi prendono parte.

Ad esempio, nel contesto di riabilitazione e di cura molti

bambini sono sottoposti a terapie che non sempre vengono

spiegate in modo chiaro e adeguato. Il risultato è che essi

appaiono come attività molecolari.

Le attività molari variano in base a due ulteriori aspetti

soggettivi: la dimensione temporale – un'attività può essere

considerata sensata solo nell'immediato oppure dopo

qualche tempo – e la struttura finalistica – un'attività ha

maggior senso se viene percepita come il mezzo per

raggiungere un obiettivo preciso. La potenzialità evolutiva

di un'attività molare è maggiore se essa è collegata ad una

buona rete di relazioni interpersonali. Attraverso lo

svolgimento di attività molari e tramite la creazione di una

rete adeguata di relazioni interpersonali, il bambino si

muove verso un traguardo evolutivo importante, soprattutto

perché egli diviene capace – o viene rimesso in condizione

- di modificare e adattare consapevolmente la struttura

stessa del proprio ambiente di vita.

191

Page 200: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Anche i ruoli assumono una grande importanza nello

sviluppo umano perchè hanno il potere di modificare

comportamenti, aspettative e modi di relazionarsi. Quando

si riesce a rompere lo schema dato dalla ripetizione

costante dei ruoli, per esempio con una attività di gioco

particolare, ci si accorge che gli atteggiamenti dei bambini

che partecipano si modificano e che quei bambini sono

capaci di esibire comportamenti nuovi e originali proprio

grazie al cambiamento di ruolo165. Ne è un piccolo esempio,

il Freedom Theatre, fondato nel campo profughi di Jenin

durante la prima Intifada da Arna Mer Khamis, una donna

ebrea sposata con un palestinese. Il progetto, benchè non

svolga attività cliniche, porta avanti un’alternativa

quotidiana alla rabbia e alla frustrazione, attraverso la

creatività.

Secondo Brofendrenner i ruoli, le relazioni e le attività

molari costituiscono anche la base di qualsiasi sviluppo

umano. Pertanto questi tre aspetti potrebbero essere

utilizzati per definire le linee guida per l'elaborazione di

progetti di intervento sociale.

165Ivi

192

Page 201: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

L'elaborazione di nuovi ruoli, la creazione di nuove attività

molari e l'aumento delle relazioni interpersonali

significative sono tutti rivelatori dell'avvenuto sviluppo

personale e dell'intero sistema ecologico. Questi elementi

possono essere utilizzati, in via generale, come indici per

valutare l'efficacia evolutiva di un progetto e in modo

individuale per valutare l'evoluzione che un dato progetto o

programma può avere generato nei soggetti che vi

prendono parte. Il passo successivo che vorrei poter

verificare sul campo è quello di accertarmi se

effettivamente gli indicatori relativi a questi aspetti possano

essere utilizzati in modo efficace in ambito clinico e

pedagogico.

193

Page 202: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

L'importanza del supporto degli adulti nel trattamento

del trauma

Il trattamento iniziale del trauma in sé è semplice, in

fondo fa parte della comunicazione culturale.

Il problema per i bambini è che è una cosa dolorosa, e

tendono ad evitarla. Quindi è necessario che “siano gli

adulti ad organizzare il trattamento in maniera

sostenibile e responsabile: può essere fatto da

insegnanti, infermieri, dottori, operatori. I genitori

hanno bisogno di uno schema per farlo e di essere

seguiti. Quello che serve è un po' di conoscenze e una

forte convinzione che sia importante fare tutto ciò.

A volte agli operatori che vengono formati manca.

Forse nei posti più colpiti la priorità dovrebbe essere

rappresentata dal trattamento degli adulti”166 affinché

siano in grado di ammortizzare l'impatto del trauma

sui bambini e prevenire l'insorgere del PTSD.

Il semplice fatto di esprimere le sensazioni che

166Ferrari A.- Scalettari L., I bambini nella guerra. Le storie, le

stragi, i traumi, il recupero. EMI, Bologna 1996 p. 179

194

Page 203: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

accompagnano un evento traumatico, affrontando

l'orrore, è un passo basilare lungo la strada del

recupero. I bambini possono farlo in diversi modi, ad

esempio attraverso la cultura espressiva, con canzoni,

danze, narrazione di storie, disegni, recite di ruoli

etc... Per i bambini che già sanno scrivere, si può

pensare al metodo del “diario di bordo”, una tecnica

adottata spesso dagli insegnanti e che si basa sul

contributo alla guarigione implicato nello scrivere.

Altre tecniche sono gli scritti creativi, relazioni in

forma narrativa, composizioni. Pianificare e favorire

un processo, di quattro o sei settimane al massimo, in

cui i bambini possano raccontare, scrivere, disegnare,

drammatizzare i fatti traumatici, è un ottima prassi per

insegnanti, genitori, operatori sociali. Anche spronarli

a giocare e a muoversi, a prenderli in braccio e

rivolgere loro gesti d'affetto sono pratiche che

rientrano nell'assistenza umanitaria, indispensabili e

vitali al bambino. Dopo aver subito un trauma da

guerra, si deve anzitutto spronare il minore a vivere.

195

Page 204: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

Molti piccoli non trovano più ragione di vivere167.

Quando si verificano delle crisi un approccio

incentrato sul ripristino di un senso di continuità

relazionale fornisce uno scenario importante per

stabilizzare il bambino e l'adolescente

traumatizzato168.

Riflessioni sul macrosistema: l'importanza della

Mediazione

La parola mediazione indica un processo mirato a far

evolvere dinamicamente una situazione di conflitto,

aprendo canali di comunicazione che si erano bloccati

nel tentativo di giungere, attraverso un lavoro di

negoziazione e contrattazione che vede coinvolti più

167Ferrari A.- Scalettari L., I bambini nella guerra. Le storie, le

stragi, i traumi, il recupero, EMI, Bologna 1996.

168Frueh C., Grubaugh A., Elhai J., Ford J., Disturbo Post

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FerrariSinibaldi, Milano 2013.

196

Page 205: Traumi psicologici nell'infanzia palestinese: il modello di intervento sociale di Eleonora Pochi

soggetti le cui posizioni risultano dissonanti, ad una

intesa condivisa169. La mediazione mira a ristabilire il

dialogo tra le parti al fine di realizzare un progetto di

riorganizzazione delle relazioni che risulti

soddisfacente per tutte le parti coinvolte.

A partire dall'inizio degli anni ottanta si è diffusa l'idea

che molti conflitti sono causati dalla negazione di

bisogni umani fondamentali e che nessuna soluzione

può essere trovata se non si tiene conto di tali

bisogni170. Pertanto, in una situazione di negazione di

diritti e bisogni, non sempre è presente il prerequisito

del dialogo, necessario alla mediazione.

169Castelli S., La Mediazione. Teorie e tecniche, Cortina

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170Burton J. W., Conflict: Human Needs Theory. St. Martin's

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