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Tracce del Tempo Norma Picciotto

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Tracce del Tempo Norma Picciotto

"Le sue fotografie sono così belle che non hanno bisogno di ulteriori commenti."

Arturo Schwarz

NORMA PICCIOTTO. TRACCE DEL TEMPO

dal 29 marzo al 23 aprile 2011

Mostra fotografica a cura di Gigliola Foschi

opere diNorma Picciotto

testi a cura diLiliana PicciottoGigliola Foschi

progetto graficoDonatello Occhibianco

stampa a cura diAugusto Papini

in collaborazione conMuseo Fondazione Luciana Matalon

Foro Bonaparte, 67 - [email protected] www.fondazionematalon.org Tel. +39 02.878781 +39 02.45470885

Tracce del Tempo Norma Picciotto

Con il Patrocinio di

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Norma Picciotto: Tracce del tempo Liliana Picciotto

Norma Picciotto è nata da un’antica famiglia sefardita di mercanti che viaggiava per il Mediterraneo tra le sponde del Nord Africa e il vicino Oriente. È normale che nelle sue opere questa identità emerga continuamente.È come un rovello interiore che si manifesta in un pensiero, in uno scatto fotografico, in uno sguardo, in una reminiscenza, come fosse lo sfondo dell’anima: Masada, le tombe dei Patriarchi ad Hebron, i rotoli del Mar Morto, Tel Aviv che sorge dal deserto ne sono l’espressione compiuta.

Norma parla del suo mondo interiore, racchiuso in una bolla trasparente: è come se ci parlasse dalla sua pancia, fattasi trasparente come nell’antico Midrash. Da quell’oblò della coscienza lei guarda fuori il mondo che la circonda, ma allo stesso tempo permette allo sguardo degli altri di penetrare dentro di lei.È una grande operazione di comunicazione che affascina e rapisce.

Venuta dal mondo della fotografia giornalistica, dove lo scatto tende a rapire l’attimo che fugge senza fare domande alla realtà che si sta immortalando (una realtà che si potrà percepire, a distanza, solo dal contesto) ora, nella sua maturità, l’autrice posa sguardi più meditati sulla realtà.E quando la realtà non le piace la lavora, la trasforma, la trasferisce in mondi lontani.

Questa possibilità, regalata dal computer all’arte fotografica , è da lei sfruttata a fondo.Ecco che abbiamo davanti a noi 38 opere, frutto di un grande lavoro di sintesi operato su migliaia di scatti fatti in tutto il mondo, che lei percorre in lungo e in largo in cerca di ispirazione.

Al centro, con i suoi occhi, con il suo corpo, ora giovanile, ora maturo, c’è lei che si racconta e ci racconta i suoi sentimenti, una specie di diario per immagini.Ogni opera fotografica è inserita in un contesto logico, sembra quasi che ognuna di esse non possa stare da sola senza la sua seguente o senza la sua antecedente tanto la narrazione di sé è serrata.

I contesti scelti da Norma come sfondo sono ora il deserto, ora le grandi città, ora i grandi fiumi dell’Amazzonia, ora i muri sbrecciati delle antiche case marocchine, luoghi carichi di valori e testimonianze ai quali conferisce leggerezza immettendovi bolle trasparenti e flottanti nelle quali troviamo lei e, quasi, entriamo anche noi.Per migrare con l’immaginazione in un “altrove” di sogno.

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Tracce del Tempo Gigliola Foschi

TRACCE DEL TEMPO è un atlante personale giocato sul filo dei ricordi e delle emozioni, è il racconto di un viaggio nel mondo, e un percorso di autoanalisi dentro la storia e i vissuti dell’autrice. Un viaggio che l’ha portata anche sulle tracce delle proprie radici ebraiche, in Israele, in una Gerusalemme vista attraverso una lente visionaria, ma da cui emergono frammenti significativi del suo passato di “città celeste”. Dopo essere stata, tra gli anni Settanta e Novanta, una delle principali protagoniste milanesi del fotogiornalismo d’inchiesta, dal 2000 Norma Picciotto ha deciso con coraggio di rinnovare radicalmente il proprio linguaggio fotografico. Lontane dai reportage che l’avevano fatta conoscere in passato, le immagini di questa mostra si offrono come apparizioni, come un esercizio poetico in cui si fondono liberamente, quasi fluttuando, incontri e ricordi, sogni e visioni oniriche. Nate da un complesso e attento montaggio digitale – con stratificazioni multiple di immagini scattate in giro per il mondo e di suoi ritratti trovati nell’album di famiglia – queste opere sfruttano la libertà espressiva offerta oggi dal digitale, ma non rinunciano al valore di testimonianza della fotografia. Per quanto manipolate in modo digitalmente accurato, infatti, le fotografie di Norma Picciotto non perdono le loro caratteristiche di attestazione di realtà e non si tramutano in una semplice, oltre che inutile, creazione libera e fantasiosa. Ogni sua immagine, realizzata con fotografie giustapposte e sovrapposte, mette in gioco una duplicità, una coesistenza stratificata di realtà e tempi diversi, che si confrontano fino a creare un nuovo mondo visivo sospeso tra passato e presente, desideri e realtà. Un mondo a volte doloroso: come quando l’autrice fa emergere suoi malinconici e intensi ritratti di adolescente tra pareti sommerse da scritte stratificate, quasi avvertisse la necessità di sdoppiarsi, di rivedere il proprio passato dal di fuori per comprenderlo meglio. Ma in altri casi questo stesso mondo può rivelare un aspetto sognante ed evocativo: là dove l’artista si rivede fanciulla o donna matura che esce dal mare, mentre i gabbiani volano nel cielo azzurro, come a indicare un sogno di libertà fisica ed emozionale senza barriere.Il suo è sempre un diario per immagini, dove Norma Picciotto fonde l’uno sull’altro vari frammenti di ricordi, in un dialogo costante tra sé, il proprio immaginario e i luoghi che ha incontrato viaggiando. Un dialogo dove il corpo e il volto di Norma si confrontano con gli intonaci delle pareti, con porte irte di spuntoni che paiono volerla ferire, con scritte che sembrano ingoiarne le fattezze. Vedendo tali immagini torna in mente un passo di L’occhio e lo spiritodi Maurice Merleau-Ponty: “Visibile e mobile, il mio corpo è annoverabile fra le cose, è una di esse, è preso nel tessuto del mondo e la sua coesione è quella di una cosa”1. Ma una cosa che – nel caso della nostra autrice – è stata scelta in quanto carica di memoria, come lo è appunto una parete scrostata o zeppa di graffiti, dove il suo sguardo può trovare segni che rimandino a vissuti recenti o passati. Nel lavoro di Norma Picciotto non c’è infatti nessuna fuga verso dimensioni puramente oniriche, ma un continuo interrogarsi sul proprio mondo interiore, mantenendosi però vicina alla realtà che la tocca, che le penetra sottopelle. E’ come se lei volesse seguire gli insegnamenti impartiti dal padre del rabbino Elio Toaff: “Se vuoi dormire tranquillo, ogni sera prima di andare a letto guardati allo specchio”2 – diceva

1 Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo Spirito, SE, Milano, 1989, p.19

2 Elio Toaff con Alain Elkann, Essere Ebreo, Bompiani, Milano, 1994, p.41

al figlio. E Norma si guarda nello specchio dei suoi ritratti trovati nell’album di famiglia, come un’apparizione che si scruta e ci scruta, quasi volesse approfondire sempre più la percezione che ha di sé. Un’operazione che però avviene senza mai indulgere, insistere troppo sul lato autobiografico, perché sempre, contemporaneamente, il suo volto si confonde o emerge dalle cose. Non per nascondersi, ma per ribadire un senso di intima unione col mondo, a volte sofferta e sofferente, a volte gioiosa o ricca di rimandi nella memoria. A suggerire un’apertura verso una dimensione poetica è una bolla di sapone che, simile a una lente d’ingrandimento un po’ magica, sottolinea e incornicia i suoi ritratti, oppure fa apparire particolari di luoghi ed elementi significativi della storia ebraica, dal deserto israeliano a una Gerusalemme evocata solo attraverso alcuni dettagli. Resa coerente da uno stile e da una poetica unitaria, Norma Picciotto propone infatti due ricerche unite dal filo rosso della memoria: da una parte un percorso nel proprio vissuto grazie anche al recupero di immagini che la ritraggono da bambina fino all’età adulta; dall’altra una sorta di ispirato e lirico omaggio alla cultura ebraica e a Israele. Nata da un’antica famiglia sefardita, l’autrice non può non ricordare che tradizionalmente gli ebrei pregano per la ricostruzione di Gerusalemme e per la riunione degli esiliati in Israele. Così come sa intimamente che la parola Galùth (“Diaspora”) – se per un gentile, un non ebreo, ha un sapore neutro, privo di echi profondi – ricorda invece a ogni ebreo l’esilio millenario del proprio popolo, la peregrinazione inesausta dei corpi e delle menti. In questa serie di immagini dedicata a Israele, Norma Picciotto ritorna nella “sua” terra per ritrovarla, per trasformare le sue immagini in una sorta di omaggio alla storia e alla cultura di quella che fin dai tempi di Abramo è stata chiamata “Terra promessa”. Tornando in un Paese così carico di memoria, Norma Picciotto “sale” innanzitutto a Gerusalemme.E tra le luci di Gerusalemme Norma lascia come miticamente intravedere, aleggiare, la tomba di Abramo, il patriarca che per primo ha riconosciuto l’esistenza del Dio unico e ha obbedito alla sua chiamata, mettendosi dalla Mesopotamia in cammino verso la Terra promessa. Poi, tra le palme lambite dal vento del deserto, Norma fa emergere la magnifica sinagoga di Casale Monferrato, dove si stabilì un nutrito nucleo di ebrei sefarditi dopo la cacciata dalla Spagna, nel 1492. Mentre dall’accampamento romano che attaccò la fortezza di Masada (luogo simbolo della resistenza ebraica, ai confini del deserto di Giudea) lascia di volta in volta che si staglino, come risorgendo dal male, il nuovo e avveniristico padiglione del Museo d’Arte di Tel Aviv; ma anche una Gerusalemme ritratta con la sua tipica vegetazione di ulivi e cipressi; e pure antichi testi ebraici che, alzandosi in volo, paiono voler portare nel mondo la Parola scritta, la storia e la cultura non solo di Israele, ma dell’intera umanità.

Legàmi

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Masada non cadrà una seconda volta - shenit Mazada lo tippol #1 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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Masada non cadrà una seconda volta - shenit Mazada lo tippol #2 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

Masada non cadrà una seconda volta - shenit Mazada lo tippol #3 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

Sulle ali della cultura - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

Una casa per il libro - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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Roveto ardente #1 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

Patriarchi #1 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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Patriarchi #2 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

Tradizione -2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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Evoluzione - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

Roveto ardente #2Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

L’enigma

L’enigma #1 - Identità e futuro - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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L’enigma #2 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

L’enigma #3 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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L’enigma #4 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

L’enigma #5 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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L’enigma #6 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

L’enigma #7 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

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L’enigma #8 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

L’enigma #9 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

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L’enigma #10 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

L’enigma #11 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

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L’enigma #12 - 2010Stampa su kristalrec cm 100x70 - 1/8

L’enigma #13 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

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L’enigma #14 - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

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L’enigma #15 - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

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L’enigma #16 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

L’enigma #17 - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

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Il Sogno

Il sogno #1 - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

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Il sogno #2 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

Il sogno #3 - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

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Il sogno #4 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

Il sogno #5 - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

Il sogno #7 - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

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Il sogno #6 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

Il sogno #8 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

Il sogno #9 - 2010Stampa su kristalrec cm 75x50 - 1/8

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Il sogno #10 Benedizione - 2010stampa su Kristalrec cm 75x50 - 1/8

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Norma Picciotto Note biografiche

È nata a Milano nel 1953, dove vive e lavora. Nel 1973 fonda insieme a Giancarlo De Bellis, che diventerà suo marito, l’agenzia De Bellis: una tra le più note agenzie fotogiornalistiche di Milano che realizzava foto di cronaca per i principali quotidiani e periodici italiani: dal Corriere della Sera a Panorama, L’Espresso e l’Unità. Giornalista pubblicista dal 1973 Norma Picciotto, con i suoi reportage realizzati per l’Agenzia De Bellis, documenta la storia complessa di Milano dagli anni Settanta fino agli anni Novanta. Racconta le manifestazioni di piazza che spesso degeneravano in guerriglia urbana, ma anche le lotte operaie e gli scioperi generali. Documenta gli Anni di Piombo con i processi alla Brigate Rosse e a Prima Linea, così come l’avanzata del femminismo, con le sue manifestazioni. Documenta gli aspetti politici della società italiana, gli eventi di cronaca nera e giudiziaria, ma non trascura di realizzare anche ricerche di costume e di ritrarre alcuni dei personaggi dell’arte e della cultura più in vista dell’epoca (come Eugenio Montale, Carla Fracci o Carmelo Bene).

In parallelo al lavoro di reporter s’impegna a dare un’impronta internazionale all’agenzia De Bellis che da sola, non avrebbe potuto avere una struttura così solida come quella di molte agenzie estere. Per potenziare la presenza sul mercato della De Bellis ottiene la rappresentanza in Italia di alcune tra le più importanti agenzie di fotogiornalismo europee e americane, tanto che nel 1991 stringe anche un accordo con l’agenzia France Press Photo, la più avanzata in campo tecnologico, ed importa per la prima volta in Italia le fotografie d’attualità da tutto il mondo in formato digitale. La De Bellis, grazie a questo importante accordo, sarà quindi la prima agenzia in Italia a ricevere in tempo reale le foto della prima guerra del Golfo.Chiusa l’agenzia nel 2000, Norma Picciotto inizia a viaggiare e a fotografare luoghi e persone in giro per il mondo, non più legati ad eventi giornalistici, ma riprende e dilata singoli dettagli che sono rappresentativi di atmosfere e stili di vita. Riprende frammenti di realtà e ritratti di persone comuni che utilizzerà nelle sue creazioni. Nello stesso tempo si appassiona all’elaborazione digitale delle immagini di cui sperimenta e approfondisce le potenzialità espressive.

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