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Tra immagine e sogno. I silenziosi giardini di Giuseppe Giorgi a cura di Carlo Fabrizio Carli Rocchetta, Piazzale Cairoli 27 maggio - 30 luglio 2006 Castellarano - Provincia di Reggio Emilia

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Tra immagine e sogno. I silenziosi giardini di Giuseppe Giorgi

a cura di

Carlo Fabrizio Carli

Rocchetta, Piazzale Cairoli27 maggio - 30 luglio 2006

Castellarano - Provincia di Reggio Emilia

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Enti promotoriComune di CastellaranoCircuito Castelli Matildici & Corti ReggianePro Loco di Castellarano

Progetto della mostraEster Lusetti

Traduzioni Donal Mc KennaKatia El Mogi

Organizzazione generaleGalleria Comunale d’Arte Contemporanea“La Rocchetta” di Castellarano

AllestimentoCorrado MeschiariDavide Baraldi

Ufficio StampaEster LusettiCorrado Meschiari

SegreteriaMaria Angela Rivi

Impaginazione graficaDaniele Morandi

Elaborazione informaticaIolanda GibelliniSimonetta Pellacani

Con il contributo di:

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I silenziosi giardini

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Quest’anno la Galleria Comunale “La Roc-chetta” apre con una prestigiosa mostrapersonale il cui tema è: “tra immagine esogno - I silenziosi giardini” di GiuseppeGiorgi.

In questa tarda stagione primaverile è unmomento culturale molto significativo per-ché le opere di Giorgi sono un inno allanatura e un invito a guardarla con occhinuovi.I paesaggi e i giardini con piante, cespugli,foglie, fiori, prati sono liberamente dispie-gati sulla tela e fissati in macchie di coloreche provocano emozioni e memorie di luo-ghi antichi.Nel percorso artistico-culturale legato allediverse forme dell’arte, avviato dopo ilrestauro della Rocchetta, sono numerose lemostre proposte: la grande mostra dell’i-

naugurazione e tante altre di pittura, scul-tura, raku, acqueforti, stampe, antiche cera-miche, archeologia: tutte importanti, signi-ficative ed apprezzate dai visitatori; questapersonale di Giuseppe Giorgi è un’ulterioretappa di questo cammino di valorizzazionedell’arte, della Rocchetta e del nostro Cen-tro storico medioevale, unico nel suogenere.Un sentito ringraziamento al sensibile cri-tico d’arte Carlo Fabrizio Carli, curatoredella mostra, all’amico pittore MaurizioRomani che mi ha fatto incontrare l’artista,a Corrado Meschiari prezioso collaboratoree allo sponsor che con il suo contributo hapermesso la realizzazione di questo evento.

L’assessore alla Cultura Ester Lusetti

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The silent Gardens

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This year La Galleria Comunale “La Roc-chetta” opens with a glamourous one-manpainting show in wich the main theme is:“between image and dream - The silent gar-dens” by Giuseppe Giorgi.

In this late spring season it represents a verymeaningful cultural event because Giorgi’sworks are a hymn to nature and an invitation towatch it with new eyes.Landscapes, gardens with trees, bushes, leaves,flowers, meadows are plainly spread on the can-vas and fixed in spots of colour rising emotionsand memories of ancient places.In the artistical and cultural course linked todifferent forms of art, started after the Rocchettarestauration there are many one-man show pro-posals: the great opening exhibition and many

others of painting, sculpture, raku, etchings,stamps, ancient ceramics, archeology: allimportan, meaningful and appreciated by visi-tors; this Giuseppe Giorgi’s one-man show is afurther on this path of art evaluation, of theRocchetta and our historical medieval, centreunique in its way.A sincere thank to the sensitive critic of artCarlo Fabrizio Carli, trustee of the exhibition,to the friend painter Maurizio Romani that letme meet the artist, to Corrado Meschiari, pre-cious collaborator and to the sponsor that withits contribution let us realize this event.

The councillor responsible for culture Ester Lusetti

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Tra immagine e sogno. I silenziosi giardini di Giuseppe Giorgi

La pittura di Giuseppe Giorgi si situa in unadimensione sospesa e sottilmente visionaria,dove il vero di natura e la restituzione mne-monica e mentale, ma pure onirica, di que-st'ultimo, si associano; un terreno, insomma,in cui l'immagine della realtà e le parvenze, ilsogno, vengono a fondersi l'una nell'altro. A differenza di quanto si potrebbe immagi-nare, osservando la matrice impressionistica(in quanto tutta fondata sul prensile balugi-nare dell'impressione retinica), del suolavoro, Giorgi non dipinge direttamente dalvero, d'après nature. All'artista il riscontroimmediato della realtà fenomenica con la suarestituzione pittorica sembra, infatti, un esitolimitativo, un autentico impoverimento,rispetto alla possibilità concessagli di variaree integrare il dato oggettivo. Il pittore si serveinvece di un filtro operativo costituito dallafotografia o da rapidi schizzi, che rielaborapoi nella calma riflessiva dello studio. Illuogo di elezione della pittura di Giorgi -come ebbi già occasione di affermare in unaprecedente occasione - è il giardino, luogosimbolico per antonomasia e microcosmoallusivo alle armonie edeniche. Ad interes-sare il nostro pittore non è, in realtà, il giar-dino cosiddetto all'italiana, mirabile idea-zione rinascimentale, fondato su una dispo-sizione ordinata, rigorosa, perfino architetto-nica, delle essenze arboree; ma quello all'in-glese, il più affine alla sensibilità romantica,in cui alberi, cespugli, fiori, lo stesso mantoverde, si succedono senza soluzione di conti-nuità, in un'armonica e libera composizione. Un giardino che introduce spontaneamenteall'inquadratura paesaggistica, senza perderedi vista, e meno che mai annullare, nell'inde-

terminato contesto verde, le singole indivi-dualità arboree e perfino floreali, con i loroapporti cromatici, le loro delicate tramesegniche, le loro gradazioni tonali. Trattan-dosi di uno dei temi più frequentati dalla pit-tura di ogni tempo, ogni quadro di Giorgi sipone quindi come una sfida (o, come megliosi avrà modo di vedere in seguito, come unaserie di sfide): innanzitutto quella di sapervedere e interpretare con freschezza diaccenti quanto è stato affrontato, disegnato edipinto, innumerevoli volte; apparente-mente, per sempre esaurito, a meno di accet-tare il destino della ripetizione.Ed è ben noto che molti, sia tra i critici che tragli artisti, in tempi più o meno recenti sonoarrivati proprio a questa conclusione, sanzio-nando la definitiva obliterazione - come unlinguaggio che abbia ormai fatto il suotempo - della pittura d'immagine e perfinodella pittura tout court.Giorgi non è affatto un passatista, segue eapprezza molti degli approdi estetici dellamodernità (e della postmodernità); ma restanondimeno legato alla pittura, consideran-dola una via espressiva che ha costante-mente improntato la vita dell'uomo lungotutta la sua esistenza. Esperienza che nonpuò essere altrimenti surrogata da altre, eche può realmente, ancora oggi, riempire eimprontare una vita. Del resto, potrebbe benricordare il nostro artista, non accade forse,in piena analogia, così con la vita? I gesti, isentimenti, le aspirazioni, le delusioni dell'e-sistenza umana sono, in fondo, sempre glistessi, eppure, ogni giorno, fortunatamente,l'esistenza si ripropone come un'avventurasempre nuova e coinvolgente. “Ogni volta che

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spunta l'alba - scriveva René Daumal - ilmistero è là, tutto intero': parole valide tantoper la vita, che per la pittura, che della vita èuna delle manifestazioni più seducenti e,forse, più significative e durevoli. Una con-ferma consolante di questa osservazione èofferta dal gran numero di giovani e giova-nissimi che, refrattari alle diagnosi di un pre-sunto, irrevocabile tramonto della pittura,proprio alla pittura e, in particolare, alla pit-tura d'immagine, tornano in questi anni adapplicarsi con passione.Eppure, innegabilmente, la pittura di Giorgisi configura come un'esperienza di frontiera,in quanto il suo legame - non foss'altro tema-tico - con il linguaggio della tradizioneappare particolarmente stretto. In effetti que-sto è vero solo in parte: il fatto è che i quadridell'artista laziale - assai spesso di piccole omedio-piccole misure - rifuggono dalladimensione della fretta e della sommarietà.Non sono, insomma, di quelli che si percepi-scono - come si dice - a colpo d'occhio; alcontrario essi chiedono con perentorietà diessere osservati, uno per uno, con calma eponderata attenzione. Solo in questo modoconsentiranno di venir percepiti nella elabo-ratissima stesura di segni, di presenze e ditracce cromatiche. Tale ricchezza segnica ecromatica, è pure consentita dalla elaboratatecnica pittorica di Giorgi, che abitualmenteassocia l'uso dell'acrilico a quello del pastelloa cera e della tempera. Sono i colori che, dis-ponendosi in un certo modo nello spazio,strutturano progressivamente la composi-zione. Analogamente al grande Bonnard -non a caso tra i referenti più amati dal nostropittore - che continuava a ritoccare i propri

quadri, anche quando erano già appesi allepareti delle gallerie, Giorgi si separa conriluttanza da un suo dipinto, che per lui nonè mai ultimato, ma sempre suscettibile diricevere una rifinitura, un nuovo accento dicolore. Pittura come un continuo lavoro diraccordo cromatico; come una continua ricu-citura di accordi: quasi un lavoro da musici-sta, destinato - in pratica - a non avere maiuna conclusione. E' noto che il verde sia ilcolore più riposante, che più induce una sen-sazione visiva di calma e senza alcun dubbioproprio da tale caratteristica della nota cro-matica prevalente deriva il sentimento digradevolezza che molti paesaggi trasmet-tono all'occhio dell'osservatore. Giorgiavrebbe potuto attenersi al registro sponta-neamente austero delle variazioni tonali diquel verde offertogli dalla vegetazione, checostituisce il motivo elettivo della sua pit-tura. Ed invece ha preferito scegliere la viadel cromatismo, anche acceso e squillante; lavia dell'esplosione della solarità, della luce,del colore. Anzi, sembra spesso che l'artistasi sia proposto l'obbiettivo di far combatterefra di loro i colori: un'autentica sfida, un'altradelle sfide pittoriche di cui si parlava pocosopra, e che l'artista accetta con determina-tezza.Come ogni sfida del virtuosismo, anche que-sta comporta dei rischi, anche gravi, comepotrebbe essere quello di un inturgidimentocromatico, di un ripiegamento sul pittoresco,sul deja-vu. A questo riguardo, occorre faredelle considerazioni: la prima riguarda laqualità - vorrei dire di più: la preziosità nonostentata, ma sostanziosa - della pittura delnostro artista, che ha ottenuto riconoscimenti

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critici e studiosi emunctae naris, da CesareVivaldi a Antonello Trombadori, da MarianoApa a Guido Giuffrè a Bruno Mantura, tantoper fare qualche nome. Un'altra potrebbe afferire all'approccio com-battuto e spesso sofferto da parte di Giorgicon la composizione, proprio all'opposto diun esercizio abitudinario e, per dire così, dimestiere. E poi c'è il forte coinvolgimentoesistenziale: i giardini e i paesaggi dipinti daGiuseppe Giorgi non costituiscono ambien-tazioni di un'astratta arcadia, sono luoghiche l'artista ha scoperto durante i suoi viaggiattraverso l'Europa, ovvero carichi di memo-rie: la casa nella campagna danese, quasimimetizzata dalla vegetazione giallastra;l'Orto botanico di Padova; le locande inglesi,con le facciate decorate con grandi ciotolegremite di fiori sgargianti; il piccolo lago inUngheria sotto una pioggia sottile, velato dinebbia sottile e struggente. Ma anche unaradura nei dintorni di Borbona, il paesenatale, tra Lazio e Abruzzo; inquadrature diVilla Pamphili, o ancora di qualche giardinoche cinge i villini del quartiere romano diMonteverde.Tutte le inquadrature di Giorgi sono silen-ziose e deserte, prive di presenze umane. E'spontaneo chiedersi il perché dell'assenza difigure, che pure, per secoli e secoli, costitui-rono l'icona pittorica per antonomasia. Perun poco ciò si deve ad esigenze propria-mente compositive, come riconoscevaArdengo Soffici a proposito dei propri pae-saggi toscani. Perché l'inserimento di pre-senze umane in composizioni dalla preva-lente vocazione georgica, sarebbe comunquevotato a restare ancillare, con l'unico risul-

tato di indebolire l'efficacia del dipinto. Ma sipuò pure ipotizzare da parte del nostro pit-tore il recepimento di una sia pur generica eparziale aura metafisica, che merita di essereacquisita tra i grandi apporti estetici dellamodernità; attitudine che ha operato ed ètuttora in grado di operare a largo spettro diinfluenze. Sedotto dalle vegetali presenze che costitui-scono le vere protagoniste dei suoi quadri,Giorgi potrebbe eleggere a proprio mottoaraldico il titolo di una raccolta di liriche delgrande poeta statunitense William CarlosWilliams, tradotta mirabilmente in linguaitaliana da Cristina Campo: Il fiore è il nostrosegno. Un segno, anzi un contrassegno dinobiltà; perché impegnandosi, per il fattostesso di fissarle sulla tela dipingendole, adassicurare un alito di perennità a quelle fra-gili e fugaci parvenze che hanno magariimpressionato la nostra retina in unmomento magico di rivelazione, Giorgiinterpreta in forma esemplare la vocazionepiù autentica e coinvolgente della poesia (edella pittura): quella di fermare il tempo, disconfiggere la morte.

Roma, aprile 2006.

Carlo Fabrizio Carli

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Between Pictures and DreamGiuseppe Giorgi’s silent Gardens

Giuseppe Giorgi’s painting sets in a suspendedand lightly visionary dimension, where the realof nature match with its mnemonic, mental andoneiric returning. It is a world, in fact, wherethe idea of reality start to melt with appearanceand dream.Differently from what we could think, consider-ing the impressionistic source of his work (allbased on the retinal impression), Giorgi doesnot paint straight from reality, d’après nature.The artist thinks in fact that the straightfor-ward impact of phenomenal reality with itspainting restitution is a limited result, a realdegradation towards the possibility of varyingand integrating the object.The painter instead uses an operative filter con-sisting in photos or quick drawings, which hewill elaborate again later, in the reflective calmof his studio.Giorgi’s favourite subject- as I alreadyremarked in a previous occasion-is the garden,which is par excellence a symbolic place andallusive microcosm of edenic harmonies.The real interest of our painter is not the Ital-ian-shaped garden, considerable creation ofRenaissance, based on a clear, accurate andarchitectural disposition of the arborealessences; yet the artist is interested in the Eng-lish-shaped garden, closer to romantic sensi-tivity and whose trees, bushes, flowers andgreen mantel, come one after the other, withoutsolution of continuity, in a free and harmoniccomposition.

It is a garden introducing spontaneously to thelandscape view, without missing or cancelling,in the undetermined green context, the singlearboreal and floral individualities, together

with their, colourings, fine fillings and differ-ent tone gradations.Since the subject has always been one of themost chosen in painting, all of Giorgi’s pic-tures represent a challenge (or a series of chal-lenges, as we will see later on) : first of all, thatof watching and interpreting with freshaccents what had already been painted indefi-nite times, something apparently extinguished,unless the painter decides to keep on with rep-etition.Afterall it is known, among artists and critics,that many have come to this conclusion, pun-ishing the possibilities of image painting andtout court painting, such as a language whichalready made its course.Giorgi is not a traditionalist at all, he followsand appreciates many of modernity and post-modernity aestethic approaches; yet he isbound to painting, considering it as anexpressing mean which has always determinedmankind way of life during their whole exis-tence.Painting cannot be replaced by any other expe-rience, and still it is able to fill and mark one’slife.Afterall, as our artist well remember us, lifeproceeds in perfect analogy, doesn’t it?Behaviours, feelings, aspirations delusion ofhuman existence are always the same but luck-ily our existence turns out to be a new andexciting adventure every day.“Any time the dawn rises-wrote RenéDumal-the whole mistery is right there:“true words for both life and painting; the lat-ter being one of the most charming, meaning-ful and everlasting displays Life.A comforting sign of this consideration is

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offered by the great number of young peopleand teen-agers, who are getting closer againthese years to painting, especially image paint-ing, applying themselves with passion.However, Giorgi’s painting sets no doubt as aborderline experience, since its thematic tiewith the language of tradition seems especiallystrong.This is actually true just for some aspects: theLatian artist’s pictures-most of time of little ormid-little dimension-escape from an idea ofhurry and summariness.They are not the kind of pictures you can get atfirst sight; on the contrary, they need to beobserved one by one, with calm and particularattention.Only doing that way it is possible to see thecomplicated filling of signs, objects and colour-ing traces.This richness in signs and colours is realizedby Giorgi’s elaborate painting technique, usu-ally putting together acrylic, wax pastel andtempera.Colours, displayed in a particular way in thespace, give progressively structure to the com-position.Equally to the great Bonnard-among the mostadmired artists of our painter-who kept on per-fecting his pictures, even when they alreadyhung in galleries, Giorgi reluctantly tears him-self apart from one of his pictures, which forhim is never finished but always ready toreceive a touching-up, a new accent of colour.Painting as a never –ending work of colourjoint, as a continuous re-serving of links:almost like a musician’s job-destined to haveno conclusion. It is known that green is themost relaxing colour, the one which most leads

to a visual sensation of calm and right fromthis characteristic derives the feeling of grace-fulness that many landscape give to theobserver’s eye.

Giorgi could have been faithful to the high reg-ister of those tonal variations of that greenoffered from vegetation, which is the leitmotivof his painting.He chose instead the way of colouring, evenbright and shrill, the way of explosion ofbrightness, light, colour. It looks like the artisthad decided to make the colours fight againstthemselves: a real challenge, one of those paint-ing challenges I spoke about right above, andwhich the artist accepts with determination.As any challenge of virtuosity, even this onehas its risks, sometimes grave , like a possiblecolouring swelling up, a yelding on pictur-esque, on deja-vu.As regards, some considerations must be done:the first concerns the quality-the meaningfuland non –boasted preciousness – of our artist’spainting, who has gained several rewardingsfrom critics and researchers emunctae naris,like Cesare Vivaldi and Antonello Trombadori,Mariano Arpa and Guido Giuffrè, Bruno Man-tura, just to name some of them.Another consideration could deal with Giorgi’ssuffered approach towards the composition, inopposition to a usual exercise.There is also the deep existential involvment :the gardens and landscapes painted by G.Giorgi are no settings of an abstract arcadia,but places the artist discovered during his jour-neys around Europe, then full of memories: thehouse in Danish countryside, almost camou-flaged in the yellowish vegetation; the botanical

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garden of Padova, the english inns with theirdecorated walls, full of bright flowers, the littlelake in Hungary, painted under the soft butdesperate rain and fog. There is also a clearingnear Borbona, his native village, between Lazioand Abruzzo. Images from Villa Pamphili, orfrom some other garden surrounding thehouses of the roman area of Monteverde.All Giorgi’s view are silent and desert, withoutany presence of human beings.It is quite normal to ask about the absence offigures, which for centuries, have been thepainting icon par excellence.For a while this is due to composing needs, asArdengo Soffici remarked talking about hisTuscan landscapes.Putting human presences in mainly georgiccompositions would definitely have the onlyresult of weakening the picture efficacy.It is also possible to think, for what concernsour painter, about a general and a partialmetaphysical dimension, which deserves to beconsidered among the aestethic contributionsto Modernity; this attitude has always createdmany influences in the world of painting. Charmed by vegetal presences which stand as athe real protagonists of his pictures, Giorgicould take as his own motto, the title of a lyricwork by the great America poet William CarlosWilliams, this work has perfectly been trans-lated in Italian language by Cristina Campo.Flower is our sign. A sign, or better to say amark of nobility; since having undertaken it,just by fixing them with paint on canvas, thepainter has conferred them an eternal dimen-sion. Painting those fragile and quick impressionswhich have struck our eyes in a magic moment

of revealing, Giorgi has perfectly interpretedthe most authentic and exciting vocation ofpoetry (and painting): that of stopping timeand defeating death.

Rome, april 2006.

Carlo Fabrizio Carli

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Le opere

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Mattino sui monti, 2006acrilico su tela, cm 60 x 100

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Radura a Villa Pamphili, 2005tecnica mista su carta, cm 35 x 50

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Palme a Monteverde, 2006tecnica mista su carta, cm 40 x 50

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Finestre tra i fiori, 2005acrilico su tela, cm 50 x 60

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Parco austriaco in autunno, 2006acrilico su tela, cm 50 x 80

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Autunno nell’orto botanico, 2006tecnica mista su carta, cm 30 x 50

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Finestra al mattino, 2006acrilico su tela, cm 60 x 40

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Caffè del parco, 2002acrilico su tela, cm 40 x 50

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Casa in Danimarca, 2006tecnica mista su carta, cm 35 x 50

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La sorgente, 2005tecnica mista su carta, cm 35 x 50

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Paesaggio rosso, 2005acrilico su tela, cm 60 x 70

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Laghetto con ninfee, 2006tecnica mista su carta, cm 50 x 30

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Sulla riva del Garda, 2005acrilico su tela, cm 45 x 70

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Tavolini tra i fiori, 2006tecnica mista su carta, cm 35 x 50

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Fontana a Villa Pamphili, 2001acrilico su tela, cm 80 x 100

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Prato con cipresso, 2006tecnica mista su carta, cm 40 x 30

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Cespuglio giallo, 2003acrilico su tela, cm 90 x 80

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La finestra e la sedia, 2002acrilico su tela, cm 40 x 30

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Piccolo lago in Ungheria, 2005tecnica mista su carta, cm 30 x 60

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Riflessi sul lago, 2005acrilico su tela, cm 50 x 60

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Tenda con fiori, 1999tecinica mista su carta, cm 40 x 50

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Rugiada a Villa Pamphili, 2002acrilico su tela, cm. 40 x 50

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Piccolo ristorante, 2006tecnica mista su carta, cm 35 x 45

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La serra sul lago, 2003acquatinta, cm 31 x 61

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Papaveri, 2005serigrafia, cm 70 x 40

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Bar, 2003serigrafia, cm 50 x 80

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Autunno, 2003serigrafia, cm 50 x 80

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Biografia

Giuseppe Giorgi nasce nel 1950 a Borbona, un piccolo paese appenninico del reatino; nel '54 la sua fami-glia si trasferisce a Roma, dove da allora abita e lavora, mantenendo comunque uno stretto legame coni luoghi d'origine.Durante gli anni del liceo due figure conquistano l'attenzione del giovane: Sestilio Piccari, insegnantedi disegno e lo scultore Franco Verroca, che lo avvia allo studio della figura e alla conoscenza dei mate-riali e delle tecniche plastiche. Per quanto riguarda il senso spaziale e costruttivo saranno determinantii cinque anni (1969 - 1974) di studi di architettura.A Roma insieme ad altri artisti del gruppo "Il collettivo", espone in varie gallerie (1969) opere che affron-tano la problematica sociale e politica che va sviluppandosi in quegli anni. Una sua opera riceve unodei premi della città di Monterotondo (1970) ed entra a far parte delle collezioni della Pinacoteca; nellagiuria è presente, fra gli altri, Carlo Levi che si complimenta con il giovane per i contenuti ed il rigoredelle opere presentate. Nel 1973 sarà conferito lo stesso premio ad un'altra sua opera Incontro. Sono del1971 le prime personali al Circolo Giornalisti e allo Studio 45 e del 1973 quella alla Galleria/LibreriaSignorelli.A Roma, la Galleria della Barcaccia, nel 1974, allestisce una mostra dell'artista e pubblica una mono-grafia curata da Franco Miele, che gli riconosce doti di naturale spontaneità nel trattare le diverse tematicheche eludono enfatiche citazioni, anche laddove si sofferma maggiormente sulla minuzia del particolare senza giun-gere a superflui virtuosismi.Partecipa alla Quadriennale nazionale d'arte del 1975 inserito nella sezione "Nuova Figurazione" con idipinti Occupazione e Due Donne. In una recensione della Quadriennale sulla rivista "Nuova Antologia",Ugo Moretti lo segnala all'attenzione del pubblico.E' determinante nel '79 un viaggio di studio a Parigi, dove ammira le opere dei grandi maestri impres-sionisti: nascono gli Omaggio a Monet, Ninfee e Riflessi sull'acqua. Alcune di queste opere, insieme ad altreche rappresentano malinconiche fanciulle con elementi di chiaro riferimento floreale, saranno presentinella mostra Expo Art di New York (1981). In tale occasione la Galleria dei Greci edita una monografiacurata da Cesare Vivaldi, che rintraccia nella pittura di Giorgi una tradizione chiaramente italiana… in Fat-tori e nei Macchiaioli anche se aperta alle influenze europee… di uno Steinlen o dei maestri Liberty.Negli anni Ottanta svolge un'intensa attività espositiva: personali in gallerie di Catania, Bolzano, Siena,Merano e Firenze; una mostra che si sposta da Düsseldorf a Basilea; varie edizioni della Expo Arte diBari. Nel frattempo visita Vienna, Amsterdam, Monaco, Parigi ed altre città europee: le suggestioni nor-diche si fondono alla solarità mediterranea negli sguardi delle fanciulle, nel paesaggio che le immerge:paesaggio dell'anima cui Giuseppe Giorgi affida le migliori doti di pittore memore di una complessa culturafigurativa, il fine-secolo europeo, con il suo sguardo decadente, simbolista…, secondo le parole di DuccioTrombadori nella presentazione al catalogo della mostra tenutasi a Roma nella Galleria Pinacoteca(1983).L'anno successivo, nella stessa galleria, allestisce una personale presentata da Vito Apuleo, che descrivel'autore con queste parole: Lontano da ogni isterismo e a volte sovranamente impartecipe del tumulto che attra-versa la vicenda figurativa, tende la sua delicata tela di riferimenti… per ritrovare voci più segrete e semplicità

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affettive di comunicazioni, non disturbate dal frastuono del contiguo….Dal 1985 al 1987 la Galleria dei Greci gli organizza personali a Cremona, Bergamo, Catania e lo presentaal pubblico romano e alla critica con la mostra Dai Giardini , dove fanno le prime apparizioni serre, edi-fici classici, ville venete, soggetti sapientemente indagati ed immersi in impalpabili atmosfere.La città di Taranto, in occasione dell'avvenuto restauro di una parte del centro storico, lo invita a pre-sentare una sua personale nell'ambito della rassegna Artisti a Via Cava, che offre una panoramica del-l'arte italiana contemporanea.La monografia Giuseppe Giorgi. Opere 1986 -1988, edita dalla Galleria dei Greci (1989), raccoglie il fruttodi intense rielaborazioni di luoghi conosciuti nel tempo e successivamente rivisitati dalla memoria,come sottolinea Mariano Apa nel saggio introduttivo: Giorgi per memoria ha da intendere 'vissuto interiore',ricordo perso nale… e ancora L'esistenza della memoria è una carezza tenera di caldo, vellutata cromia, siano pae-saggi di giardini inglesi…, siano luoghi aerei da palladiana evanescenza. Con la mostra tenutasi da Mitsuko-schi a Tokyo (1989) inizia un intenso rapporto con il Giappone attraverso la Galerie Sanbi che presentaalcune mostre personali e lo inserisce in varie collettive.Lo stesso anno ottiene il Premio Fatati della Città di Arrone e nel 1990 la Galleria dei Greci in collabo-razione con il Comune della Città di Ascoli Piceno, gli allestisce una personale nell'antica sala dei Mer-catori del Palazzo Comunale; nella presentazione al catalogo Guido Giuffré fa riferimento sempre allamemoria, questa volta unita al sogno: Stagioni senza tempo, autunni o primavere cui attingono le vie dei soli-tari silenzi, delle meditazioni accorate, dei sospesi aneliti…Ancora personali e rassegne in varie città d'Italia si susseguono dal 1991, tra le quali va segnalata L'A-quila. Immagine e memoria, presentata nel 1994 in Palazzo Cipolloni e documentata da un catalogo rea-lizzato con il contributo del Comune e dell'Amministrazione provinciale. L'artista nell'interpretazionedei luoghi e delle atmosfere cittadine più suggestive, accentua i valori cromatici e le scansioni spazialidel dipinto, ottenendo un'immagine intensa ed espressiva, più pittorica che realistica. Tale ricercadiventa dato essenziale ed immediato nel lavoro degli anni seguenti, presentato, in una monografia daltitolo Giuseppe Giorgi. Opere 1998-2000, da Luciano Arcangeli. La commistione fra architettura e paesag-gio ed i mezzi per la resa pittorica vengono così descritti: sulla struttura spesso rigorosamente ortogonale deifondali architettonici (intelaiature metalliche di una serra, prospetti con porte e finestre, muri o ringhiere) esso sidispone ammorbidendone e talvolta annullandone i valori geometrici e conferendole una continua vibrazione cro-matica. Ciò avviene attraverso una tecnica di grande levità, che ha il fondamento nella tempera e nel pastello, e cheanche quando adotta un medium diverso da questi ultimi, riesce a mantenere gli effetti di leggerezza.Un incontro fra la pittura di Giorgi e la poesia di Alfredo Martini è il tema del catalogo che si chiudecon i versi per Serra a Copenaghen (2004): …uno sguardo rapido attirato dai colori: trasparenze filtrate…l'ir-resistibile desiderio di bussare sul vetro….

La monografia I colori del silenzio, a cura di Carlo Fabrizio Carli e pubblicata nel 2005 dalle Gallerie"La Mimosa" di Ascoli Piceno e "Arte Pentagono" di Pescara, riassume le tematiche e le scelte pittori-che degli ultimi anni.

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Giuseppe Giorgi was born in 1950 in Borbona, a small town in the Reati Appenines. In 1954 his familymoved to Rome and, while he has lived there ever since, he is still strongly attached to his native town.While at school two figures had a particular influence on the young Giuseppe: Sestilio Piccari, his artteacher; and the sculptor Franco Verroca, who introduced him to the study of the figure and use of dif-ferent materials and tecniche plastiche. Studying architecture between 1969 and 1974 developed hissense of space and design. In Rome, together with other artists of the "Il collettivo" group, he exhibited works dealing with thesocial and political problems of 'Sixties in a number of galleries (1969). One of his works was awarded a prize by the city of Monterotondo (1970) and earned a place in the artgallery; among the panel of judges was Carlo Levi, who complimented the young artist on the contentand severity of his works. Another of his works, Meeting, won the same prize in 1973.1971 saw Giorgi's first individual exhibitions at the Circolo Giornalisti and Studio 45, with another atthe Galleria/Libreria Signorelli in 1963.The Galleria della Barcaccia in Rome organised an exhibition of the artist's work in 1974 and publisheda monograph by Franco Miele, who recognised a natural talent for spontaneity in the treatment of dif-ferent themes, not eches earlier styles, which can also concentrate only on the minutiae of the subject.In the 1975 Quadriennale Nazionale d'Arte two paintings, Occupazione and Two Women tured in the'New Representation' section. In a review of the Quadriennale in the 'Nuova Anthologia' magazine,Ugo Moretti brought Giorgi to the attention of the public.1979 brought about a trip to Paris, which would have a strong impact upon Giorgi. Homage to Monetand Nymphs and Reflections in Water were born out of admiration for the works of the great impres-sionist masters. Some of these works, together with others representing melancholy children with clearfloral elements, would appear at the New York Art Expo of 1981. On that occasion, the Galleria deiGreci published a monograph edited by Cesare Vivaldi, which found in Giorgi's painting a clearly Ital-ian tradition…in line with Fattori and Macchiaioli along with a European influence…of Steinlen or the Libertymasters.The 'Eighties were marked by an intense amount of exhibiting: personal exhibitions in Catania,Bolzano, Siena, Merano and Florence; a show that moved from Dusseldorf to Basel; numerous fairs atBari's Expo Art. In the meantime the artist visited Vienna, Amsterdam, Munich, Paris and other European cities: theNordic suggestion blends with the Mediterranean atmosphere in the gazes of children, in the land-scapes in which they are immersed: landscapes of the soul which Giuseppe Giorgi endows with the great-est of gifts that the mindful painter of a figurative and complex culture, in turn-of-the century Europe can give:with his decadent, symbolist gaze…, in the words of Duccio Trombadori in the introduction of the cata-logue of the exhibition held at the Galleria Pinacoteca in Rome, 1983.In the same gallery the following year, Giorgi exhibited a one-man exhibition presented by Vito Apuleo,who felt the artist to be Far from any hysteria and at times uncannily detached from the turmoil of figurative

Biography

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activity, he uses his canvas -to find voices both secret and movingly simple, undisturbed by the surrounding din.From 1985 to 1987 the Galleria dei Greci organised individual exhibitions of Giorgi's work in Cremona,Bergamo, Catania, and introduced hum to the Roman public and critics with the Dai Giardini exhibi-tion, , which saw the first appearance in his painting of greenhouses, classical buildings, Venetian vil-las, wisely explored subjects immersed in impalpable environments.The following year, the city of Taranto, on the occasion of the completion of a restoration project of thehistoric centre of the city, invited him to present an individual show as part of "Artisti a Via Cava",which offered a panorama of contemporary Italian art. The monograph "Giuseppe Giorgi. Works, 1986 - 1988", published by the Galleria dei Greci (1989), dealswith the fruit of an intense re-elaboration of places seen and subsequently revisited in memory, as Mar-iano Apa underlines in his introductory note: Giorgi 'relives' through memory, personal recollection…andagain the life of memory is a warm, tender caress, velvet chrome, whether of landsapes of Englishgardens…whether of aerial places of palladian evanescence.An exhibition held at Mitsukoschi in Tokyo (1989) marked the beginning of a close relationship withJapan through the Sanbi Galleries, which organised a number of both individual and collective exhibi-tions.In the same year Giorgi was awarded the Fatati Prize by the city of Arrone. In 1990 the Galleria deiGreci, in collaboration with the city council of Ascoli Piceno, organised an individual exhibition in theantique room of the Mercatori del Palazzo Comunale; in the introduction to the catalogue Guido Giuf-fre' makes further reference to memory, this time linked to dream: Timeless seasons, autumns and springswhich draw on paths of solitary silence, of heartfelt meditation, of suspended longings….Further exhibitions in various Italian cities followed, including L'Aquila. Image and memory, presentedin 1994 in Palazzo Cipollini and covered in catalogue published by Studio Atre, with the contributionof the city council and the provincial administration. In his interpretation of the most suggestive citylocations and atmospheres, the artist accentuates chromatic elements and the spatial dimensions of thepaintings, achieving an intense, aggressive image, more pictorial than realistic. This study, which hasbecome central in the more recent works, is presented in the monograph Giorgi. Works 1998 - 2000, byLuciano Arcangeli. The blending of architecture and landscape and the technique used are describedthus: the often rigidly botanical structure of the architectural backdrop (the metal framework of a greenhouse,facades with doors and windows, walls or fencing) is presented softly in such a way as to blur its geometric naturethat endows it with a vibrant chromatic vibrancy. This is achieved thanks to a very light technique in temperaand pastel, yet this lightness is maintained when other media are used.An encounter between the painting of Giorgi and the poetry of Alfredo Martini is the theme of the lat-est catalogue which closes with verses for Greenhouse in Copenhagen (2004): …a fleeting glance drawnby colours: filtered transparency…the irresistible desire to knock on the glass…

The monograph “The colours of silence” by Carlo Fabrizio Carli, published in 2005 by “La Mimosa” in AscoliPiceno and “Arte Pentagono” in Pescara, sums up the main themes and painting choices of the latest years.

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Mostre personali e Rassegne

1974 X Quadriennale d'arte, RomaGalleria Grafica della Barcaccia, Roma

1978 Galleria d'arte Balzana, SienaPalazzetto dell'Arte, Foggia

1979 Galleria d'arte Gries, BolzanoGalleria d'arte Club, Catania

1980 Galleria Kuperion, Merano1981 Expo Art, New York

Galleria La Nuova Vernice, Bari1982 Expo Arte, Bari1983 Galleria d'arte Pinacoteca, Roma1986 Galleria d'arte L'Angolo, Catania1987 Galleria Selfart, Roma

Arte Fiera, Bologna1988 Galleria dei Greci, Roma

Artisti a Via Cava, TarantoGalleria L'Incontro, CremonaGalleria Genus, San Benedetto del Tronto

1989 Sala Museo di San Marco, FirenzeGalleria Mitsukoschi, Tokyo

1990 Palazzo Comunale, Ascoli PicenoPremio Fatati della Città di Arrone

1991 Galleria dei Greci, RomaGalleria I Rioni, Porto Santo StefanoArte Fiera, Bologna

1993 Galleria Montmartre, ParmaGalleria d'arte L'Angolo, Catania

1994 Expo Arte, BariPalazzo Cipolloni, L'Aquila

1995 Palazzo Dragonetti, Pizzoli 1997 Galleria LI.ART., Palermo

Galerie Printemps, Tokyo1998 Anconarte

Expo Arte, BariArte Padova

1999 Galleria Arte Spazio, Sassari2001 Galleria La Nuova Forma, Lanciano

Associazione Culturale ATre, L'AquilaGalleria L'Incontro, Cremona

2002 Il Circolo degli Artisti, Acquavivadelle FontiGalleria Calcagno, CataniaGalleria Novecento, SalernoGalleria Valeno, Lucera

2003 Dir'Arte, ModicaLi.Art, Palermo

2004 Galleria L'Incontro, CremonaIl Circolo degli Artisti, Acquaviva delle FontiAnthologia. Studio delle arti floreali, RomaExpo Arte, BariArte PadovaExpo Arte, Viterbo

2005 Galleria Valeno, Lucera Galleria Marano, CosenzaExpo Arte, BariArte PadovaExpo Arte, Viterbo

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Ideazione grafica e impaginazione: publipress di Morandi Daniele, via Mazzini, 172/A, 41049 Sassuolo (Mo)

Finito di stampare nel mese di maggio 2006 presso:Litostampa La Rapida di Sala Enore & C. snc, via Garibaldi, 1/A, 42013 Casalgrande (Re)