the mask - numero 13

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THE MASK A FULL MASCHERONI PRODUCTION

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Page 1: The Mask - Numero 13

THE MASK

A FULLMASCHERONIPRODUCTION

Page 2: The Mask - Numero 13

ELEZIONI AMMINISTRATIVE5 MAGGIOh11.00-13.00AUDITORIUM

LICEO L. MASCHERONI

#BERGAMO2014

MENÙ DELLOSTUDENTE

PANINOO

PIADINAO

FOCACCIA

COLAZIONECOMPLETA

(CAPPUCCIO & BRIOCHES)

BIBITA INLATTINA

€ 5

€ 2

+

FREE

Page 3: The Mask - Numero 13

editorialeMartina Salvi & Matteo Castellucci

dicembre 2014 - edizione i i i - numero xii i

Sky is the limit, sì, ma fino a che punto? Ognuno di noi si è posto questa domanda – va beh, magari non tutti, non fare quella faccia, animale – e forse qualcuno crede persino d’aver trovato una risposta. Anche senza guardare Interstellar. Che fra l’altro noi non siamo nemmeno andati a vedere.

Di risposte, in realtà, non ne abbiamo. E come potremmo? Forse ne sa qualcosa più di noi una certa Samantha Cristoforetti, alla quale non potete più far visita in Trentino perché adesso vive nello spazio, almeno per i prossimi sei mesi. Non è cosa da poco, per un paese che allo spazio ha guardato per primo, ma vede i suoi sogni esplodere troppo spesso prima della fine del conto alla rovescia, come la navicella Apollo1.

Ne sa qualcosa pure un certo Galileo. Prima di lui, il cannocchiale – eh sì, esisteva già – lo usavano solo per spiare le donzelle a bagno nella tinozza. Non lo avevano ancora costretto al silenzio dell’abiura, quando un giorno gli venne la balzana idea di puntarlo verso il cielo ed insieme allo stupore del

suo sguardo, che si perdeva per la prima volta nell’immensità dell’Universo, comparirono i grandi interrogativi che ancora oggi non trovano soluzioni definitive. E il viaggio sulla Luna cominciò a non essere più una missione riservata all’Astolfo dell’Orlando Furioso, ma anche noi ci dedichiamo alla frenetica ricerca di un senno che sembrava perduto.

Non bisogna necessariamente essere un astronauta o uno scienziato munito di lenti potenti e di coraggio per spingere la mente oltre i suoi limiti. Lo puoi fare anche quaggiù, sulla Terra. «Come?» ti chiederai. Desolati, non te lo sappiamo dire. Già porsi il quesito è un passo che sembrerà anche piccolo, ma accorcia il cammino verso traguardi così lontani da paralizzarti. L’astronave migliore di cui disponi è più vicina all’autobus che prendi ogni mattina di quanto tu possa pensare: è la tua immaginazione. Potrà suonare come una frase fatta, ma noi vogliamo credere che il titolo della canzone con cui abbiamo aperto questo editoriale sia una sciocchezza vasta quanto la galassia.

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#2 scuola

Alberto Loro

eugenio vs terminiIntervista al tecnico di laboratorio Eugenio

Cortinovis e al responsabile dei sistemi informatici Marco Termini

E’ contento del suo lavoro?EUGENIO: Si si!TERMINI: Si, sono molto felice di fare questo lavoro.

Come si vede all’interno dell’istitu-to?EUGENIO: Mi vedo come un educatore.TERMINI: Mi vedo come un professionista che si occupa di cose tecniche, ma d’altro canto ho fatto anche dei corsi di formazione come docente e quindi mi consi-dero anche un docente da un certo punto di vista.

Com’è il suo rapporto con i ragazzi e con i colleghi?EUGENIO: Buono, essendo poi papà ho anche dei riscontri nel mondo della scuola.TERMINI: Con i ragazzi alla gran-de, soprattutto ho un gran rappor-to con i rappresentanti d’istituto e con il personale mi trovo molto bene. E’ un bell’ambiente di lavoro.

Descriva il Mascheroni in una frase.EUGENIO: Una palestra della cultura.TERMINI: E’ una scuola impegna-tiva che però ti apre molte porte.

Due parole sulla scuola italiana.EUGENIO: Due parola appena? Ahahah Diciamo che la scuola italiana, partendo dall’asilo nido per arrivare all’università, ha

Marco Termini

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#3 scuola

sempre preparato bene i ragazzi. Speriamo che la scuola rimanga sempre pubblica al di là della posi-zione sociale. Io che vengo da una famiglia di 11 fratelli son dovuto andare subito a lavorare a 15 anni. Ho provato a studiare ma la vita dello studente non faceva per me, perché si stava a scuola 8 ore e poi bisognava studiare per altre 4 alla sera e non si viveva più.TERMINI: Diciamo che andrebbe un po’ rivista. Ci sono molte cose che non funzionano a partire dalla scelta del personale che a volte non viene scelto in base al merito.

Qual è il suo sogno nel cassetto?EUGENIO: Avrei fatto l’agraria e sarei diventato un agricoltore in una comunità di recupero di disabili. Avrei fatto sicuramente qualcosa nell’ambito del volonta-riato e del no-profit.TERMINI: Io ho studiato per fare questo lavoro e quindi sono felice così.

Un consiglio per noi ragazziEUGENIO: Tirate fuori sempre la vostra volontà, dite sempre no alle ingiustizie!TERMINI: Questi anni al Masche-roni sono duri, quindi impegnatevi che poi le soddisfazioni arrivano.

Curiosity timeDOMANDA AD EUGENIO: Si dice che lei porti sempre con sé una fiaschetta con la grappa pronta per ogni evenienza e che usi i san-dali con i calzini anche con la neve. E’ vero?EUGENIO: E’ vero, porto sempre una fiaschetta di grappa con me per disinfettare l’acqua inquinata! Si, uso sempre i sandali, ma senza calzini!

DOMANDA A TERMINI:Lei che ha fatto il Mascheroni può raccontarci qualche particolarità di questa scuola?TERMINI: Una sola cosa: le leg-gende che circolano su DV sono spesso vere.

Eugenio Cortinovis

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#4 scuola #5 scuola

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#4 scuola #5 scuola

a cura di Enrico Nicoli

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#6 scuola

Anita Cainelli

vita di un mascheroniano

Essendo una fautrice dell’ottimismo, ci tenevo ad iniziare con una sferzata d’e-nergia per tutti voi aspiranti Mascheronia-ni: dite addio a qualunque essere ultrater-reno vi faccia da protettore perché si sta preparando ad abbandonarvi. Se c’è un professore ostico vacante sarà il vostro ed è probabile che finirete nella classe più ge-lida della scuola. Detto questo, passerei ad argomenti più lieti, qualcosa che descriva la vera essenza della vita tra queste, ben più che quattro, mura.

B. Di terza afferma che le focacce sono ottime, a quanto ricorda (è a dieta). C. di quinta, con ammirevole spirito di collabo-razione, calato nel ruolo di rappresentante di istituto, con gesto ampio e paterno si sofferma, sfociando lievemente nel lirico, sulla bellezza dei compagni, la luce, l’ar-monia e le bidelle. E. di quarta invece am-monisce contro le gastriti da stress.

Negli anni, in rari momenti di illumi-nazione nirvanica, penserete che il vostro vero destino è gestire un b&b ai Caraibi: non temete, sarete repentinamente ribut-tati in una mischia di scienziati nucleari e ingegneri biochimici. Il primo anno ri-cordo essere stato all’insegna degli squilli di cellulare (adesso mi dimentico di riac-cenderlo e mi sorprendo ogni giorno della mia, pur modesta, salute, considerate tutte le maledizioni di cui sono stata certamente vittima a causa del discusso elettrodome-

stico) e di qualche scioccante evento come la volta in cui, essendomi chiusa in bagno, fui costretta ad inerpicarmi su per i muri del loculo e a calarmi oltre la porta. In se-conda si arriva usualmente tutti ringalluz-ziti, forti dei volgari epiteti con cui decine di persone si sono espresse a proposito del-la facilità dell’anno: la disillusione è amara da digerire ma si sopporta perché, dai, peggio di così non può andare. Inutile dire cosa succede in terza. È qui che psicologi, gastroenterologi e maestri di yoga iniziano a fare seriamente affari. In questo panora-ma, inaspettati raggi di sole nella foschia vi investiranno: verrete colpiti da perle di saggezza di rara levatura (come fulmini a ciel sereno) nei momenti più inaspettati, in fila alle macchinette, ai tavolini del bar, mentre si attendono le fotocopie . Come dice la professoressa P., l’importanza e le aspettative che gli studenti hanno verso la scuola li predispongono ad un grande impegno, garantiscono una formazione di base di qualità e predispongono ad un vir-tuoso percorso in seguito. E noi Masche-roniani, in fondo, ne siamo tutto somma-to consapevoli. Da notare l’epica fierezza di questi ragazzi che tengono a dare per scontato che la loro scuola sia incompara-bile a qualsiasi altra, sentimento che dà i natali ad una notevole ambizione e, si sa, il coyote corre benissimo anche nel vuoto finché non guarda in basso.

Appello alle nuove leve

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#7 scienza

fisica: questa (s)conosciuta

Interstellar ha riscosso davvero un gran successo, ma pochi di voi sapranno che non è il primo film con background scientifico accurato… Per chi è appassionato del genere consiglio infatti Gravity (2013), Sunshine (2007), 2001: Odissea nello spazio (1968), dedicati allo spazio, seppur con qualche imprecisione. Cosa ha di particolare e innovativo Interstellar? E’ una figata pazzesca, in poche parole. Il regista Christopher Nolan inserisce elementi di fisica con cognizione di causa e li spiega al pubblico con grande semplicità. Naturalmente l’equipe chiede consulenza al fisico Kip Thorne, da sempre interessato all’astro fisica, ai buchi neri e ai fenomeni più sconosciuti. Partendo dall’inizio si trova l’epidemia di un fungo sconosciuto che sta distruggendo i campi di grano americani e una serie di tempeste di sabbia causate dall’essiccamento del suolo: il primo evento si riferisce plausibilmente alla carestia delle patate avvenuta in Irlanda nell’800 per colpa del fungo Peronospora; il secondo alle Dust Bowl, vere tempeste di sabbia che attraversarono l’America negli anni ’30 del novecento e di cui vengono riportate vere testimonianze nel film. Nolan crea il contesto vero e

proprio per simulare una situazione di emergenza e da questo esordio costruisce i presupposti per le teorie scientifiche più serie: si sente il bisogno di trovare una “Terra 2” per vivere e l’unico modo è viaggiare in altri spazi. Si inseriscono i buchi neri e gli whormhole, unici possibili collegamenti con universi paralleli, ipotesi più famose della teoria della Relatività Generale. I Buchi neri sono una regione dello spazio-tempo, in particolare stelle di grande massa che esercitano una forza gravitazionale tale da non lasciar sfuggire dalla propria superficie neppure la luce. Gli whormhole, o Ponti di Einstein-Rose, sono invece dei cunicoli spazio-temporali che derivano da soluzioni valide dell’equazione di Einstein e che creano fenomeni mai registrati dagli esperimenti, connettendo lo spaziotempo in scorciatoie, ma per ora solo ipotetici. Stupefacente è stato l’impegno di Nolan nella creazione degli effetti speciali, la cui rappresentazione grafica ha impiegato più di un anno di lavoro e una ventina di scienziati. C’è un’ultima realtà da riconoscere al regista: il tentativo di conciliare la scienza con la cinematografia moderna, lavoro che viene sottovalutato da molti.

Excursus nel mondo scientifico di Interstellar

Valeria Poletti

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Francesco Rota

#8 attualità

Lo scorso 31 ottobre la giustizia italiana, se così la si può ancora chia-mare, ha dato l’ultima, sconsolante prova di aver perso ogni briciolo di eti-ca e moralità. Al termine del processo per la morte di Stefano Cucchi, durato quasi cinque anni, tutti gli imputati precedentemente condannati in primo grado sono stati assolti dal Tribunale di Roma per mancanza di prove.

Stefano era un ragazzo fragile, nel quale la triste esperienza della droga si sommava ad una sospetta anoressia.

La cronaca è nota: quando il 15 ottobre 2009 viene fermato e perqui-sito dalle forze dell’ordine, gli vengono trovati addosso discreti quantitativi di hashish e di cocaina; tenuto in custo-dia cautelare, il giorno seguente si pre-senta in tribunale tumefatto e con evi-denti difficoltà a camminare e parlare, ma nonostante ciò la custodia viene confermata e nei sei giorni successivi, anche per il suo rifiuto al ricovero, le sue condizioni continuano a peggiora-re, finché il 22 ottobre il suo cuore si ferma. Stefano, di sei chili più magro, presenta lesioni su tutto il corpo.

Dalle perizie emerge chiaramente che il decesso è stato causato da per-cosse, denutrizione e mancato sup-

porto medico; tutto ciò è testimoniato dall’oscenità delle foto pubblicate dalla famiglia...

Ha inizio allora il processo far-sa che coinvolge medici, infermieri e agenti penitenziari:

assolti praticamente subito questi ultimi insieme agli infermieri, il per-sonale medico viene condannato in primo grado, prima di essere anch’esso definitivamente assolto poco più di un mese fa.

A questo punto, poiché probabil-mente a poco serviranno i ricorsi su-bito presentati dalla famiglia Cucchi, viene da chiedersi che razza di Stato commette simili brutalità andando contro le sue stesse leggi, ma soprat-tutto non fa mea culpa davanti ai ma-dornali errori commessi da chi le leggi dovrebbe farle rispettare.

Stefano quella sera doveva essere fermato, perquisito, arrestato. Dove-va subire un processo, rispondere dei reati commessi e molto probabilmente trascorrere parecchi mesi in carcere. Nient’altro.

E se anche gli abusi di potere di chi dovrebbe difenderci restano impuniti, forse andrebbe fatta qualche riflessio-ne su quanto ci si possa sentire sicuri e tutelati da queste istituzioni.

quando lo stato non si mette in discussione

#9 attualità

Page 11: The Mask - Numero 13

#9 attualità

l'isisGiacomo Quarenghi

Cosa è e perchè ci fa così paura?

Non passa un giorno, di questi tempi, senza che i giornalisti cerchino di trasmetterci notizie allarmanti circa questo sconosciuto: lo si chiami stato islamico dell’Iraq e della grande Siria, ISIS, ISIL o soltanto IS, è capace di trasformare i sorrisi sulla faccia della gente in espressioni di terrore.

Definirlo è davvero difficile, L’O-NU vi ha fatto riferimento come a un’associazione terroristica e anche la maggior parte degli stati e la stampa mondiale ne hanno parlato come un gruppo jihadista, guidato dalla libera interpretazione del Corano.

Come spesso accade nei conflitti, la religione è solo il capro espiatorio che consente ad un ristretto numero di persone di arricchirsi, a discapito della maggioranza della popolazione, devastata dall’impatto che una guerra ha sulla vita quotidiana. Questa orga-nizzazione risponde a un volto, quel-lo di Abū Bakr al-Baghdādī, che il 29 giugno scorso ha deciso di dare uffi-cialmente vita al califfato. Oggi l’ISIS conta milioni di seguaci sparsi in tutto il mondo e, solo grazie ai giacimenti petroliferi di cui si è (illegalmente) im-possessato, guadagna tra i 3 e i 6 milio-ni di dollari al giorno. L’autoproclama-

zione del neonato stato islamico non è passato però inosservato tra i leader mondiali, i quali hanno subito manife-stato la loro disponibilità a mobilitare truppe e stanziare finanziamenti per opporsi al gruppo terroristico e tutela-re le minoranze non mussulmane nei territori conquistati.

Quello che si sta verificando è uno scontro molto più complesso rispetto a quelli a cui si è assistito in passato, regolati dal diritto internazionale dei conflitti armati. Il rispetto dell’avver-sario è completamente sparito, forse perché è una guerra in cui non ci sono stati sovrani con chiari alleati o nemi-ci ma “tagliagole” che, brutalmente, sgozzano prigionieri di guerra davanti agli obiettivi e uomini mascherati che minacciano l’uso di armi chimiche.

Non ci è dato sapere se la paura che la stampa cerca di inculcarci sia giustificata, ma che ci siano anche in Europa cellule dormienti pronte a se-minare il panico con attentati, è una realtà ormai sotto gli occhi di tutti.

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#10 attualità

Troppo spesso giungono alle nostre orecchie notizie riguardanti donne morte per mano di un uomo.Solo nel 2014 i casi di femminicidio, in Italia, sono stati 137.

Un dato agghiacciante. Questo numero non è che una parte di

una realtà terrificante: l’omicidio è infatti la tragica conclusione di situazioni, troppe volte celate dal silenzio, intrise di dolore e disperazione. Nel nostro paese è una donna su tre ad essere stata vittima – o ad esserlo tutt’ora – di violenze.

Quando sentiamo parlare della donna oppressa, privata dei diritti e della dignità,la nostra mente ci propone l’immagine di un volto velato,dal quale possiamo riconoscere solamente due occhi tristi. Per quanto possa sembrarci strano però, la veritá è che queste donne non vivono poi così distanti da noi; infatti la probabilità che la nostra dirimpettaia, la commessa o la farmacista siano

il silenzio può uccidere

costrette a subire violenze da parte del marito, del compagno, di un ex fidanzato o di un famigliare, sono del 33,3%. Raccapricciante.

Ogni volta che il numero delle donne uccise nell’ambiente domestico aumenta di un’unità, non posso fare a meno di chiedermi il perché. Perché hai sopportato fino a questo punto la situazione? Perché non te ne sei andata quando ancora potevi farlo? Qual è il motivo per il quale una donna al primo schiaffo, o addirittura alla prima minaccia, non si allontana? Che cosa la fa restare accanto al suo aguzzino,ripetendo “Sono caduta dalle scale” a figli,amici e colleghi, talmente tante volte, da arrivare quasi a convincersene lei stessa?

Secondo un’indagine tenuta dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), affiancato da esperti di vittimologia criminale, la Vittima giudica inconsciamente che,di fronte all’eventualità della perdita di uno stato di equilibrio (matrimonio, figli,etc.), subire maltrattamenti richieda un investimento psichico minore.

La donna non è colpevole, ha solo avuto la sfortuna di incontrare un mostro. È la condizione psichica in cui si trova che la porta a colpevolizzarsi, vergognarsi e a compiere l’errore più grave:non denunciare.

Martina Salvi

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#11 rubriche

Cammino spedito nel centro di Bergamo e respiro l’aria dell’inverno.

Il suo soffio gelido scorrazza silenzioso: permea le strade, attecchisce al cemento, gela sull’asfalto. S’insinua nelle viuzze, vortica e s’infrange contro le porte delle case.

L’inverno spalanca le mani e lascia cadere un velo di cupo torpore sui ritmi nervosi e frenetici degli abitanti, che si riversano disordinati e rumorosi per le vie della città.

Non guardano più il cielo, non riconoscono più l’aria: non vi camminano dentro, non la attraversano. Passano soltanto.

Io sto diventando uno di loro.Il mio, di tempo, si disperde,

rigorosamente ripartito e conteso tra gli impegni. Sono costretto a correre e comincio a vivere solo per questi: tra l’uno e l’altro, solo momenti transitori.

Eppure, posso: posso fermarmi.E ora sono davanti a una chiesa: è

piccola, ma la conosco bene. Di certo la conoscete anche voi.

Di fronte a me, una folla è in coda davanti all’ingresso. Sono tante figure alte, o forse sono quelle piccole piccole che le tengono per mano a ingrandirle così tanto. Così insofferenti, rivolgono un sorriso simulato ai bambini: sono in ritardo, sbrighiamoci.

Una mano si stringe a quella del genitore e freme. Nell’altra un pezzo di carta: le piccole dita lo cullano e lo accarezzano, senza osare stringerlo per l’infantile timore che sentono dentro di fargli del male.

Quante volte avrò portato lì la mia lettera, quando da piccoli scrivevamo a Santa Lucia: si andava in quella chiesa invisibile che compariva davanti ai nostri occhi una sola volta all’anno, quando ormai il vento gelato dell’inverno che intorpidiva le dita sospingeva, delicato, i fiocchi di neve.

In quella coda ci si mordeva le labbra: si scalpitava dentro, immobili fuori. Ma quando si entrava, si restava immobili ad ammirare quella bambina così fragile, che ci avrebbe portato i regali. Guardavamo con occhi pieni di meraviglia il suo viso muto e cinereo, e tutte le lettere lasciate da altri bambini, vagabondi dei sogni come noi, nella cesta davanti a lei.

Un momento di felicità raggiunta, un istante magico e meraviglioso.

Sorrido e ricordo. Mi fermo ancora un po’, quanto basta per vedere una mamma che se ne esce spazientita dalla fila con bambino. Lo strappa fuori:

«A Santa Lucia scriviamo una bella email. Così non perdiamo tempo!»

lettere rimpiazzateNiente più tempo per scrivere e sognare

Luca Baggi

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#12 cinema

Nicol Giraldi & Alessandra Tacchini

Recensione del mese: Il giovane favoloso

Cinemask

Martedi 18 Novembre. Ore 14.00. Come vere infiltrate ci imbuchiamo al cinema Capitol e, sfrecciando attraverso le orde di Mascheroniani, riusciamo ad accaparrarci due posti per “Il giovane fa-voloso”. La bravura del regista, che riesce a esprimere con intensità un personaggio controverso come Leopardi, si nota già dai primi minuti del film, tanto che in pochi istanti cala il silenzio (e non perchè ci sia-mo addormentati tutti). Infatti, anche se il film è lento, è impossibile annoiarsi: la bellezza dei paesaggi e le musiche rendono più attuale e comprensibile a noi ragazzi una storia che altrimenti sarebbe troppo lontana dalla nostra realtà. Veramente si-gnificativi sono i dialoghi fra i personag-gi, non inventati, ma tratti da vere parole pronunciate da Leopardi, che aiutano a rendere il film più realistico. Film che, oltre ad avere uno scopo didattico, ci in-segna anche il valore dell’amicizia che,

come quella che lega Ranieri a Leopardi, è un’amicizia che va oltre le difficoltà e le apparenze. Nonostante sia impegnativo, non possiamo negare che sia un capola-voro nel suo genere, perchè girare lungo-metraggi su personaggi realmente esistiti e di un’importanza storica pari a quella di Leopardi è sempre molto difficile; Mario Martone (il regista) non si è tirato indietro ed è riuscito a vincere questa scommes-sa, portando sul grande schermo un film interamente Italiano che non sia un cine-panettone (halleluja!). Il merito di questo successo va soprattutto a Elio Germano, l’attore protagonista, che ha interpretato Leopardi, mostrandoci alcune sfumature della personalità del che sui libri scolastici non sono approfondite.

Dobbiamo quindi ringraziare la scuo-la che propone attività interessanti, utili e di svago, dimostrando che il Mascheroni non è solo studio. VOTO: 7.5

memofilm i film da non perdere questo mese:

Lo Hobbit: la battaglia delle

cinque armate(17/12)

Il ragazzo invisibile (18/12)

Gone girl: l’amore

bugiardo (30/12)

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#13 cinema

24 anni, decine di nomination e amante della pizza. Queste solo le parole chiave per descrivere Jennifer Lawrence, una delle attrici più lanciate del momento. Si, Jen ha conquistato il cuore di tutti noi, non solo per la sua straordinaria bravura ma soprattutto per la spontaneità che la contraddistingue e la rende diversa dallo stereotipo Hollywoodiano. Se queste caratteristiche hanno contribuito a far crescere la sua fama è però grazie ad Hunger Games che ha raggiunto il successo. Infatti, interpretando l’eroina Katniss Everdeen, simbolo della ribellione dei Distretti di Panem contro una Capitol City tiranna, ma soprattutto una persona che rimane se stessa senza sforarsi di essere accettata dagli altri, Jennifer è diventata un modello per le nuove generazioni. E nel ruolo del Volto della ribellione la potremo vedere sia in questi giorni, con l’uscita del terzo capitolo della Saga,” Il canto della rivolta parte 1”, sia nel 2015 con il gran finale. In qualità di fan sfegatate

vi consigliamo caldamente di guardare i primi due film, se non li avete ancora visti, per poi andare al cinema per vedere quello che secondo noi è il film meglio riuscito dei tre fin ora prodotti, sia per la storia, che rispetto al primo capitolo è molto più coinvolgente e attuale, sia per la fantastica interpretazione di Jen (da pelle d’oca nella scena di “The hanging tree”).

Jen è quindi un’ottima Katniss Everdeen, ma non va dimenticato che la sua carriera non ruota solo intorno ad Hunger Game: infatti sta dimostrando di essere in grado di interpretare qualsiasi ruolo, aumentando la sua fama, rimanendo però una “normale” ragazza ventiquattrenne del Kentucky.

Personaggio del mese: Jennifer Lawrence, la “Ghiandaia Imitatrice”

NOME: Jennifer LawrenceNATA IL: 15 agosto 1990NAZIONALITÀ: StatunitenseFILM FAMOSI: Hunger Games (2012-2014), Il lato positivo (2012), American Hustle (2014), X-men (2011-14)PROSSIMI PROGETTI: Games: il canto della rivolta parte 2 (2015); Joy (2016); X-men (2016)PREMI E RICONOSCIMENTI: Oscar come miglior attrice protagonista per Il lato positivo (2013)

identikit

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Davide Floridi

computer a portata di mano

#14 tecnologia

TECNOLOGIA

Circa un mese fa è stato presenta-to Microsoft Band, il nuovo smartwa-tch di Microsoft; evento che chiude il rilascio della prima serie di “orologi intelligenti” da parte dei big della tec-nologia. Questi smartwatch consento-no di avere tutte le notifiche, comandi vocali e addirittura alcune applicazio-ni a portata di “polso”. D’ora in poi non sarà più necessario neppure estrarre il cellulare dalla tasca per rispondere ai messaggi, basterà fare un semplice “tap” sul nostro orologio. Gli smar-twatch sono il proseguo di un insieme d’invenzioni nel campo della telefonia e dell’informatica che tendono a porta-re il maggior numero possibile di ser-vizi fisicamente nelle mani degli uten-ti. Si è, infatti, gradualmente passati da apparecchi quali i computer, con cui s’interagisce principalmente per mezzo del mouse, a dispositivi por-tatili utilizzabili direttamente con le proprie dita. I nuovi cellulari e tablet, ma soprattutto l’interfaccia grafica dei loro sistemi operativi, sono studia-ti in modo da consentire all’utente di sviluppare il proprio lavoro facilmen-te, permettendo un rapido accesso a funzioni di ricerca, multitasking, fo-

tocamera, Web browser... È da notare che la tecnologia touch è sempre però più diffusa anche nei classici laptop e computer fissi. Tra gli esempi più si-gnificativi c’è un’interessante funzione, implementata nel nuovo Windows 10, che permette di aprire, chiudere e spo-starsi tra le finestre aperte passando tre dita sul touchpad. Un altro dispo-sitivo che porta tutto il sistema nelle mani dell’utente è il PC “Sprout” di HP, che abolisce tastiera e mouse fisici. Questo innovativo computer consente l’interazione tramite un touchscreen e una struttura tipo lavagna multime-diale che funge da tastiera o schermo secondario e introduce l’utente a una nuova esperienza d’uso 4D. Il proietto-re che viene utilizzato per lo schermo secondario è inoltre dotato di teleca-mere in grado di scannerizzare oggetti o pagine di libri e di digitalizzarli per consentirne il successivo riutilizzo. In questa direzione vanno anche i fa-mosi quanto esclusivi Google Glass, i computer a forma di occhiali, grazie alla cui tecnologia potremo, forse, ma-novrare i nostri PC con un semplice colpo d’occhio, un futuro non troppo lontano.

Page 17: The Mask - Numero 13

#15 moda

donne come Grace Kelly, Jennifer Aniston, Audrey Epburn o Rihanna (fidatevi, ho consultato diversi libri per accertarmi della correttezza dell’informazione). La seconda categoria si distingue per un incarnato con sottotono giallo, capelli biondo grano, castano dorato, rossi/arancioni (la tipologia chiara), oppure castane con riflessi ramati o caramello (la tipologia scura). Alcune famose esponenti sono: Cameron Diaz, Cate Blanchett e Cindy Crawford. Le calde sono valorizzate dall’oro giallo che otticamente risulterà in armonia con il loro incarnato; stesso discorso con l’oro bianco e l’acciaio per le fredde. Per vostra fortuna sappiate che in Italia le calde sono molto rare (con un’eccezione per la Sicilia).

Le ragazze fredde scure saranno valorizzate da colori freddi e intensi: bianco, nero, verde bottiglia, rosa shocking, bordeaux, viola melanzana, blu notte, argento; colori polverosi e pastello (sempre colori freddi) invece per le fredde chiare: celeste, malva, grigio, rosa tenui, verde pino. Per la calde i colori solari (che contengono tanto giallo): arancio, rosso fuoco, verde oliva, oro antico, caffè (per le scure); avorio, cammello, cioccolato al latte, corallo, albicocca (per le chiare). In linea teorica starete male con i colori della categoria opposta alla vostra e sappiate che il verde e il rosso evidenziano tutte le imperfezioni della pelle (come l’acne).

Moda

All’udire la parola “colorimetria” è probabile che vi tappiate le orecchie, straziati nel riecheggiare qualcosa di pericolosamente scientifico. Non temete, pur essendo incredibilmente scientifica, ha anche un certo fascino mistico che migliora l’insieme.

Molti avranno presente la trasformazione di Anne Hathaway nel film “Il diavolo veste Prada”, avrete forse pensato che fosse dovuta semplicemente al fatto che l’immeritevole ragazza passasse da maglioncini infeltriti a meravigliosi capi d’alta moda; ma il trucco non stava solo nella variazione di budget, piuttosto nell’uso scrupoloso della suddetta “scienza” a cui la costumista del film pare abbia fatto ricorso. La sostanza è questa: vestendoci con colori in armonia con i nostri (pelle, capelli e sapracciglia) esalteremo la nostra naturale “luminosità”, le nostre caratteristiche, e avremo un colorito più sano.

Passando al concreto, ecco a voi un sunto della materia: le persone si dividono in due categorie, colori caldi e colori freddi. La prima è caratterizzata da un sottotono di pelle rosato, che porta una tendenza ad arrossarsi facilmente; questi soggetti possono essere chiari: capelli dal biondo platino al biondo cenere (il classico “marroncino”), o scuri: chioma castano intenso. Per facilitarvi, appartenete a questa categoria se avete colori affini a

Anita Cainellidi che colore sei?

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gli stereotipi del mondo fantacalcistico

Andrea Forcella

#16 sport

In Italia l’attività ludica più prati-cata è il calcio. La seconda, perdonate la poca fantasia, è il fantacalcio.

Ogni lega ha i suoi personaggi, ma ci sono dei modelli standard che pro-veremo a presentare e descrivere nello spazio che abbiamo a disposizione.

L’esperto: conosce il numero di presenze e di gol in carriera di ogni giocatore di Serie A e dei più famosi sa anche raccontarti la biografia. La sua rosa è composta da giocatori sco-nosciuti come Pucciarelli o Rossettini proprio perché vuole mostrare la sua cultura calcistica. Arriverà sicuramen-te ultimo.

Il principiante: è il suo primo anno di fantacalcio e conosce solo l’undi-ci titolare della Juve, ma gli basta per formare una rosa competitiva anche attraverso l’aiuto di qualche amico in gamba. Occhio a non sottovalutarlo, se la fortuna è dalla sua parte può es-sere più spietato di Tiribocchi in area di rigore.

Il fanatico: non ha idea di cosa voglia dire il termine “oggettività”. Durante l’asta è disposto a spendere metà budget solo per il magazziniere della sua squadra del cuore, il suo an-

damento è dunque proporzionale alla posizione in classifica della squadra per cui tifa.

La vittima: è la classica persona fa-stidiosa che già dopo la prima giornata inizia a lamentarsi per gli infortuni e per la sfortuna che, guardacaso, col-pisce solo lui. Non fa altro che mugu-gnare e quando è troppo distante dalla vetta della classifica si ritira. Ricorda molto la figura di Mazzarri.

Lo sbadato: sentendo i compagni parlare di fantacalcio si accorge di es-sersi dimenticato di mandare la for-mazione. Succede circa una volta al mese. Una presenza che, indipenden-temente dalla qualità della rosa, non può ambire ai piani alti della classifica.

L’ignorante: in ogni lega di fan-tacalcio ce n’è uno. Il suo andamen-to in classifica è più altalenante della funzione del coseno. Ogni anno vuole avere la coppia d’attacco Miccoli-Mo-scardelli, anche se non giocano più in Serie A deve essere accontentato.

Se hai partecipato almeno una vol-ta a una lega devi rispecchiarti in uno di questi modelli. E ricorda, nel fanta-calcio qualsiasi dote o qualità non ti potrà essere in nessun modo utile se non sarai accarezzato dalla fortuna.

SPORT

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#17 sport

Champions League fase a gironi, penultimo atto: qualificazione di Roma e Juventus appesa ad un filo.

Sono già passate due giornate di calcio Europeo dall’ultima volta che ci siamo sentiti e,ormai, si è giunti agli sgoccioli della prima fase di scrematura del torneo. Rispetto alle prime partite, quest’ ultime sorridono sicuramente di più alla squadra di mister Allegri, che sembra aver trovato, anche in campo europeo, quella grinta e compattezza che era mancata sino a qualche settimana fa. La squadra della capitale, al contrario, compie qualche passo indietro rispetto alle prime apparizioni soprattutto per via dell’ultima partita giocata. In condizioni atmosferiche tutt’altro che semplici (10 gradi sotto zero, per intenderci) i Giallorossi non vanno oltre il pareggio, con un gol dal sapore molto amaro subito allo scadere del secondo tempo. Se, infatti, la sconfitta con il Bayern era già stata ampiamente preventivata da Totti e compagni, quest’ultimo mezzo passo falso complica non poco i piani di mister Garcia. La Roma, a questo punto, si giocherà la qualificazione alla fase successiva nel proprio stadio, contro una squadra, come il Manchester City, con singolarità eccezionali che non sempre, però, riescono ad andare a tempo nell’insieme d’orchestra diretto dall’esperto Pellegrini.

Discorso parzialmente differente per quanto riguarda la Juventus, ai Bianconeri, infatti, dopo le due vittorie di fila contro Olimpiakos e Malmoe basterà un pareggio per assicurarsi il passaggio del turno. Di contro, troveranno una squadra dall’appetito difficilmente saziabile che sicuramente non regalerà niente, a maggior ragione in questo caso, dove c’è in gioco il primo posto nel girone.

Occhi bene aperti, dunque, poiché una sconfitta in casa contro l’Atletico e una contemporanea vittoria dell’Olimpiakos potrebbe far clamorosamente sfumare la qualificazione all’ultima giornata.

Dopo quest’ultima partita, per tutte le squdre impegnate nella competizione, ci sarà una lunga pausa e il tutto riprenderà soltanto con l’arrivo del nuovo anno, con tutta probabilità nel periodo finale di Gennaio. Per ora non posso che lasciarvi con l’augurio che entrambe la squadre italiane passino il turno per rinvigorire, in questo momento così diffcile e di transizione, gli animi di tutto l’ambiente calcistico italiano.

la disfatta italianaLorenzo Bani

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Matteo Castellucci

Me ne vado, me ne vado ad Amsterdaaaam

#18 rubriche

mental movie vi

Al prof. Laffranchi, nostro eroe ed accompagnatore

I viaggi d’istruzione, distrazione o distruzione sono un istante memorabile dell’anno scolastico. Vivi tutto il giorno con la tua classe e dormi in alberghi così scadenti che, se li cerchi su Tripadvisor, le recensioni sono minacce di morte e pro-messe di vendetta contro i gestori. Di so-lito, sono così lussuosi che il quadro sopra al letto è un poster con le offerte dell’Euro-spin. La nostra gita di quinta è stata Am-sterdam e se fossi più bravo con le parole cercherei d’accompagnarvi con me lungo i canali specchio del cielo alberato o per le sue strade di pietra tappeto di pioggia, di dare fisicità alla pittura di Van Gogh che oltrepassa la tela e si muove sulla poten-za vibrata di pennellate ancora non dome. Farò il possibile.

Volo tranquillo, problemi solo quan-do il terrorista accanto mi ha chiesto se avessi qualcosa per l’ansia. «Sono sempre nervoso prima di dirottare» mi spiega. Lo ignoro come quella che ti piace ignora te. «Dimmi – insiste – siamo già sopra la Si-cilia?». Siamo diretti ad Eindhoven – gli spiego – e ha le stesse conoscenze geogra-fiche di Dora l’Esploratrice. Occhi spalan-cati e faccia barbuta incollati a una smorfia di terrore, si toglie il passamontagna e mi fissa sbalordito:«Ma come – fa –?! Non è il

volo per Malta?». Nego e continua a guar-darmi sconvolto. Mi infilo le cuffie, nulla. Metto in riproduzione Ink dei Coldplay, è sempre lì. Il personale di volo ha passato l’ora successiva a consolarlo e a dirgli che andrà meglio la prossima, può capitare a tutti. Adesso vende pacchetti di sigarette di cioccolato contrabbandate.

L’altro episodio spiacevole è avvenu-to dopo il decollo. Dovevo andare al ba-gno (#2), disperatamente. Rassegnato alla sconfitta, mi slaccio la cintura e mi affretto verso la toilet. Arrivo, sulla porta c’è una specie di divieto di accesso. Appare una hostess e mi fa che il segnale della cintura è acceso e non può aprirmi. La fisso con uno sguardo di fuoco e sento l’alien che mi incendia l’intestino ruggire disperato. Tor-no a sedere al mio posto. Turbolenza. Ho passato i minuti più brutti della mia vita: era un po’ come se dovessi partorire. Persa ormai ogni speranza, la spia infernale si spegne con un plinplon improvviso. Urlo di sollievo ed esulto. Corro verso il wc, pacche sulla spalla e incitamenti piovono dalle file. Appena in tempo: «You are my hero» alla tipa che me la sblocca e mi chiu-do dietro la porta del paradiso. Nell’istante stesso in cui penso che la sofferenza sia fi-nita, sento ovattata la voce del comandan-te. Non ci faccio caso, sarà una comuni-cazione di servizio. E invece si trattava di turbolenza, ancora. Non auguro a nessuno di trovarsi in quella situazione nei bagni

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#19 rubriche

di un aereo. È come essere sbattuti in un frullatore, mentre un movimento identico avviene nella tua pancia.

Atterrati. Le nostre camere si trovava-no al piano indigenza un residuato belli-co galleggiante: vista acqua sporca (ciò ha comportato inevitabili guerre con i cigni dell’Amstel) e con un bagno inadatto alla vita.

La città è stupenda, tranquilla e rilas-sata. È facile perdersi fra canali e ponti. Si passa dall’architettura ordinata all’aroma pungente e nauseante dei coffee shop. Il biglietto del tram da 2,80€ ed il traghetto gratis; stormi di ciclisti che non temono la morte nè lo scampanellio, ubriachi della velocità sulle loro piste ciclabili; la mattina buia, la pioggia sottile e fine che insegue le nubi per il cielo e il vento che te la schiaf-feggia addosso. E Starbucks continua a non azzeccare il tuo nome. I cartelli «non rubare» in italiano, nei negozi, mi ricorda-no quanto è piccolo il mondo. E gioco con la penna sul taccuino, metto in fila parole e cerco di riordinare i pensieri. L’atmosfera è come di sogno, appena prima di aprire gli occhi: realtà strana e fuggevole, che si sot-trae alle unghie avide di ricordi. Sopravva-lutata? Può essere. Per certo si vende bene e musei così non li vedremo mai in patria, penuria di soldi o idee. L’arte da vicino è tutta un’altra storia, un po’ come incontra-re per la prima volta una persona dal vivo. Entri sulle gambe dure di acido lattico da studente che passa troppe ore in piedi, esci che ancora devi ordinare una sfumatura appannata di concetti e impressioni, flash accecanti e immagini appena accennate. Ti rimetti l’occhiale da sole, fuori piove e

ti stringi nel cappotto: forse hai afferrato il concetto di immortalità e capito che con un pennello o una penna si fanno i solchi più profondi sulla tela della Storia, forse niente. Sarà che viaggiare è mettere colo-re su una cartina prima in bianco e nero, il profumo dei luoghi lontani da casa e la progressiva consapevolezza che essa è dove sei tu…

Quando l’aereo, con un balzo secco e poi la violenza della frenata, ritocca ter-ra, senti un po’ di tristezza. È tutto finito. Giorni di eternità sono ora frammenti di ricordo, il volume delle risate è un po’ più basso e il lume dei sorrisi più lontano. Sai che questa è l’ultima gita, forse potevi fare altro. Ti viene in mente che il viaggio della vita è uno solo, ma anche quanto è bello il mondo. E mentre la tua anima esplode bagliori in molteplici direzioni, abbrac-ciandosi e facendo lo stesso con ciò che la circonda, sai che non importa il biglietto o la classe: hai avuto dei compagni di viag-gio straordinari. E un giorno danzeremo tutti nella luce, per ora penso alla prossima meta.

Hasta el próximo número

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ipse dixitSTUDENTE: Prof, ha corretto le verifiche?COGI: Non rompermi i cog***ni!

MARENGONI: Voi pensavate di andare a capodanno a una festa a fare il trenino e a sniffare, vero?STUDENTE: Ci droghiamo profe!MARENGONI: Sarebbe la volta buona che fai un disegno decente!

D’AMICO: Fatelo il corso, è utile. Consiglio D’Amico.

MARENGONI: Tutto questo ridicolo tentativo occidentale di imitare la realtà è un po’ come avere come fidanzata una bambola gonfiabile.

MORO: Gli esami non sono come lo yogurt: non hanno la scadenza.

COGI: C, fai una cosa: impara a dire “vaffa***lo” in faccia. Non fare il falsone, non fare come i mezzi preti, i seminaristi laici.

GRAZIANO: Ah sì, ho sbagliato...Scusate ragazzi ma oggi sono in coca.

MARENGONI: Tu sei credente?STUDENTE: Beh, sì...MARENGONI: Tranquilla, non saremo mai amici ma io ti rispetto.

MATTINA: Signori, la matematica è come un maiale: non si butta via niente, si tiene tutto

MENÙ per loSTUDENTE

PANINOO

PIADINAO

FOCACCIA

COLAZIONECOMPLETA

(CAPPUCCIO & BRIOCHES)

BIBITA INLATTINA

�€ 5 �€ 2+

LiveGiovedi Venerdi e Sabato

dalle 20:30...APERITIVO in MusicaAperto anchela Domenica

Via Alberico da Rosciate 18/B - (zona questura)T. +39 035 0789129

LIVEmusic

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redazione

Redattori in questo numero:Alberto LoroAlessandra TacchiniAndrea ForcellaAnita CainelliCamilla BoldoriniDavide Floridi

Enrico NicoliFrancesco RotaLorenzo BaniLuca BaggiMartina SalviNicol GiraldiValeria Poletti

Direttore:Giacomo Quarenghi

Vicedirettore:Matteo Castellucci

Grafica:Alberto Piazzalunga

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Correttori di bozze:Martina Salvi Alessandro Tasca

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