the daily david - it

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«The more Davids, the less chances for Goliaths» VOL. MMXII. DA.VI.D GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012 FOR FREE.– No. 37‘463 © 2012 The Daily David Printed in St. David Lunedì 16.01.2022: sole e cielo blu da 1300 metri. A basse quote generalmente cielo gri- gio con elevati valori di polveri fini. Tra 1300 e 1600 metri tempo soleg- giato con valori fuori stagione. Martedì 17.01. 2023: anticipo di primavera. Temperature massime fino a 15 gradi accelerano lo scioglimento del perma- frost nelle Alpi. Pericolo di piene nel- le valli: le acque di disgelo potrebbero causare inondazioni. Mercoledì 18.01. 2033: tempo da lupi anziché diver- timento in pista. Forti precipitazioni e altri eventi me- teorologici estremi caratterizzano la giornata in tutto il Paese. Localmente nevicate o grandine con temperature sopra lo zero. Giovedì 19.01.2044: inverno mediterraneo. In pianura inizialmente ampie distese nuvolose, poi in prevalenza soleggiato. Condizioni meteo primaverili con ele- vate temperature. Noccioli e forsizie in fiore. Venerdì 20.01.2035: tempo coperto e foschia. Nuvolosità per banchi di nebbia alta causata da smog e polveri fini. L’isoterma di 0° sale a 3500 metri. Sabato 21.01.2070: fine settimana apocalittico. Ulteriore aumento della temperatura, molto secco e drammatico innalza- mento del limite del permafrost in tutto il Paese. Frequenti franamenti. Domenica 22.01.2055: dov’è finito l’inverno? La temperatura aumenta ancora, tempo secco e ulteriore drammatico innalzamento del limite del perma- frost in tutto il Paese. La Direzione di Greenpeace Sviz- zera sul tema dell’indipendenza e perché si tratta di una scelta irri- nunciabile. In tempi come questi bisogna sapersi profilare come un autentico Davide che rimane fedele ai propri principi. Azioni creative, resistenza nonviolenta e coraggiose confrontazioni determinano il suc- cesso nella lotta contro i Golia glo- bali. Pagina 3 L’indipendenza di Greenpeace Intervista con i Direttori di Greenpeace Greenpeace dimostra costantemente la propria indipendenza politica ed economica e la sua incorruttibi- lità nelle iniziative contro le grandi imprese nazionali e multinazionali che inquinano spudoratamente il nostro mondo. Taluni Golia come Nestlé, Esso, UBS, Nike, Adidas, Mattel, Novartis hanno già accolto le rivendicazioni d’impegno per l’ambiente di Greenpeace. La storia ha dimostrato che un Davide indipendente riesce a battere qualsiasi Golia. Greenpeace segue questa linea dal 1971. Nel nostro impegno nonviolento per un mondo ecologico, sociale e giusto rimane per noi fonda- mentale l’indipendenza rispetto a governi, partiti politici e gruppi d’interesse economici. Questo sia nei numerosi e coraggiosi interventi contro la pesca pirata, tra cui dei pescatori di frodo europei lungo le coste africane, sia nell’opposizione alla deforestazione illegale nelle foreste vergini da parte di grandi imprese o nella denuncia della lotta per l’accaparramento delle materie prime delle multinazionali nell’Artide. Pagina 2 La meteo: possibili previsioni invernali Economia: La multinazionale svizze- ra Danzer Group implica- ta in violazioni dei diritti umani. Pagina 5 Un eroe svizzero: Davide convince Hasbro ad annunciare una nuova politica d’acquisto di carta. Pagina 5 Clima ed energia: Mayak, Sewersk e le vie della perdizione dell’Axpo. Pagina 4 Davide ha stile 5 grandi della moda voglio- no rinunciare a sostanze chimiche pericolose. Pagina 5 Tendenze: Insieme con- tro il nucleare 2012; chi, come, dove, cosa? Pagina 4 Davide per sempre: l’inizio del movimento di Greenpeace nel 1971. Striscione durante la piena del Danubio del 2009 Riserve di materie prime: giù le mani dall’Artide Il 1° dicembre, gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato uno speciale benvenuto ai rappresentanti di Shell, BP, ConocoPhillips, Statoil e Nuna- Oil. Lo scorso 1° dicembre, i convenuti per l’incontro dei rappresentanti delle in- dustrie petrolifere con il Ministero del petrolio e delle risorse minerarie della Groenlandia per discutere del futuro delle riserve di materie prime nell’Ar - tide, sono stati accolti da attivisti di Greenpeace. Per sensibilizzare le indu- strie petrolifere sui pericoli delle trivellazioni al Polo Nord, gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato una propria conferenza. Gli ospiti in arrivo sono stati gentilmente invitati a recarsi al primo piano spiegando loro che la conferenza era stata spostata al piano inferiore. I manager di Shell, BP, Cono- coPhillips, Statoil e NunaOil si sono così ritrovati ad assistere a una presen- tazione sui rischi delle trivellazioni negli abissi marini dell’Artide anziché a trattare la vendita delle riserve di materie prime. Il nostro servizio sulla distruzione e il saccheggio nell’estremo Nord del nostro pianeta a pagina 4 Nessuna licenza di trivellazione: striscione a Copenhagen, 1° dicembre 2011 «The more Davids, the less chances for Goliaths» VOL. MMXII. DA.VI.D GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012 FOR FREE.– No. 37‘463 © 2012 The Daily David Printed in St. David Stop Stop al nucleare! Mettiti nei panni di . Ci sono ancora molti Golia. Sostieni Greenpeace al sito diventare-davide.ch o greenpeace.ch PER IL NOSTRO 40° COMPLEANNO FAREMO UNA GITA RILASSANTE IN BARCA.

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The Daily David by Greenpeace Switzerland

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Page 1: The Daily David - IT

«The more Davids,

the less chances

for Goliaths»

VOL. MMXII. DA.VI.D GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012 FOR FREE.–No. 37‘463 © 2012 The Daily David Printed in St. David

wird man nicht. David ist und bleibt man. Unterstütze uns bitte weiterhin im Kampf gegen die Goliaths dieser Welt.

Lunedì 16.01.2022:sole e cielo blu da 1300 metri.A basse quote generalmente cielo gri-gio con elevati valori di polveri fini. Tra 1300 e 1600 metri tempo soleg-giato con valori fuori stagione.

Martedì 17.01. 2023:anticipo di primavera.Temperature massime fino a 15 gradi accelerano lo scioglimento del perma-frost nelle Alpi. Pericolo di piene nel-le valli: le acque di disgelo potrebbero causare inondazioni.

Mercoledì 18.01. 2033:tempo da lupi anziché diver-timento in pista.Forti precipitazioni e altri eventi me-teorologici estremi caratterizzano la giornata in tutto il Paese. Localmente nevicate o grandine con temperature sopra lo zero.

Giovedì 19.01.2044:inverno mediterraneo.In pianura inizialmente ampie distese nuvolose, poi in prevalenza soleggiato. Condizioni meteo primaverili con ele-vate temperature. Noccioli e forsizie in fiore.

Venerdì 20.01.2035:tempo coperto e foschia.Nuvolosità per banchi di nebbia alta causata da smog e polveri fini.L’isoterma di 0° sale a 3500 metri.

Sabato 21.01.2070:fine settimana apocalittico.Ulteriore aumento della temperatura, molto secco e drammatico innalza-mento del limite del permafrost in tutto il Paese. Frequenti franamenti.

Domenica 22.01.2055:dov’è finito l’inverno?La temperatura aumenta ancora, tempo secco e ulteriore drammatico innalzamento del limite del perma-frost in tutto il Paese.

La Direzione di Greenpeace Sviz-zera sul tema dell’indipendenza e perché si tratta di una scelta irri-nunciabile. In tempi come questi bisogna sapersi profilare come un autentico Davide che rimane fedele ai propri principi. Azioni creative, resistenza nonviolenta e coraggiose confrontazioni determinano il suc-cesso nella lotta contro i Golia glo-bali. Pagina 3

L’indipendenza di Greenpeace

Intervista con i Direttori di Greenpeace

Greenpeace dimostra costantemente la propria indipendenza politica ed economica e la sua incorruttibi-lità nelle iniziative contro le grandi imprese nazionali e multinazionali che inquinano spudoratamente il nostro mondo. Taluni Golia come Nestlé, Esso, UBS, Nike, Adidas, Mattel, Novartis hanno già accolto le rivendicazioni d’impegno per l’ambiente di Greenpeace.

La storia ha dimostrato che un Davide indipendente riesce a battere qualsiasi Golia. Greenpeace segue questa linea dal 1971. Nel nostro impegno nonviolento per un mondo ecologico, sociale e giusto rimane per noi fonda-mentale l’indipendenza rispetto a governi, partiti politici e gruppi d’interesse economici. Questo sia nei numerosi e coraggiosi interventi contro la pesca pirata, tra cui dei pescatori di frodo europei lungo le coste africane, sia nell’opposizione alla deforestazione illegale nelle foreste vergini da parte di grandi imprese o nella denuncia della lotta per l’accaparramento delle materie prime delle multinazionali nell’Artide. Pagina 2

La meteo:possibili previsioni invernali

Economia:La multinazionale svizze-ra Danzer Group implica-ta in violazioni dei diritti umani. Pagina 5

Un eroe svizzero: Davide convince Hasbro ad annunciare una nuova politica d’acquisto di carta. Pagina 5

Clima ed energia: Mayak, Sewersk e le vie della perdizione dell’Axpo.

Pagina 4

Davide ha stile5 grandi della moda voglio-no rinunciare a sostanze chimiche pericolose. Pagina 5

Tendenze: Insieme con-tro il nucleare 2012; chi, come, dove, cosa? Pagina 4

Davide per sempre: l’inizio del movimento di Greenpeace nel 1971.

Striscione durante la piena del Danubio del 2009

Riserve di materie prime: giù le mani dall’ArtideIl 1° dicembre, gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato uno speciale benvenuto ai rappresentanti di Shell, BP, ConocoPhillips, Statoil e Nuna-Oil.

Lo scorso 1° dicembre, i convenuti per l’incontro dei rappresentanti delle in-dustrie petrolifere con il Ministero del petrolio e delle risorse minerarie della Groenlandia per discutere del futuro delle riserve di materie prime nell’Ar-tide, sono stati accolti da attivisti di Greenpeace. Per sensibilizzare le indu-strie petrolifere sui pericoli delle trivellazioni al Polo Nord, gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato una propria conferenza. Gli ospiti in arrivo sono stati gentilmente invitati a recarsi al primo piano spiegando loro che la conferenza era stata spostata al piano inferiore. I manager di Shell, BP, Cono-coPhillips, Statoil e NunaOil si sono così ritrovati ad assistere a una presen-tazione sui rischi delle trivellazioni negli abissi marini dell’Artide anziché a trattare la vendita delle riserve di materie prime.

Il nostro servizio sulla distruzione e il saccheggio nell’estremo Nord del nostro pianeta a pagina 4

Nessuna licenza di trivellazione: striscione a Copenhagen, 1° dicembre 2011

«The more Davids,

the less chances

for Goliaths»

VOL. MMXII. DA.VI.D GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012 FOR FREE.–No. 37‘463 © 2012 The Daily David Printed in St. David

Stop Stop al nucleare!

Mettiti nei panni di . Ci sono ancora molti Golia.Sostieni Greenpeace al sito diventare-davide.ch o greenpeace.ch

PER IL NOSTRO 40° COMPLEANNO FAREMO UNA GITARILASSANTE IN BARCA.

Page 2: The Daily David - IT

Public Eye Awards 2011 Davos: Daniel Domscheit-Berg, OpenLeaks (s), Bru-no Heinzer, Greenpeace (c), Oliver Classen Dichiarazione di Berna (BD) (d)

Un vero Davide è e rimane indipendente.

Brent Spar, una colossale torre d’ac-ciaio giallo-rossa nel Mare del Nord, gommoni in bilico su altissime cre-ste d’onda, potenti getti da cannoni ad acqua puntati sugli attivisti di Greenpeace, elicotteri volteggian-ti sopra la piattaforma: sono ormai passati 16 anni, ma molti serbano ancora il ricordo di quei fatti. E que-sta è una delle particolarità di que-sta campagna contro l’affondamen-to della piattaforma di carico del greggio Brent Spar in disarmo che la Shell voleva far sparire nelle ac-que del Mare del Nord. Greenpeace, grazie alla sua ostinazione, è riusci-ta ad impedirglielo.Nessun’altra campagna ha raggiun-to, convinto e coinvolto un tale numero di persone. Non solo: per la prima volta i consumatori stessi sono riusciti a portare una grande impresa come la multinazionale petrolifera Shell a rinunciare alla propria arroganza nei confronti dell’interesse pubblico e ad assu-mere la responsabilità nei confronti dell’ambiente. Molti automobilisti semplicemente non si fermavano

più alle stazioni di rifornimento della multinazionale petrolifera, esprimendo così l’indignazione per la decisione della compagnia di smaltire i propri rifiuti in mare. Dopo 52 giorni di proteste la Shell ha rinunciato al piano di affondare, con la Brent Spar, la prima piatta-forma nell’Atlantico Nordorientale. In realtà non si trattava allora solo di questa piattaforma arrugginita, ben-sì di complessivamente 400 colossi d’acciaio nell’intero Mare del Nord. Alla Brent Spar avrebbero dovuto far seguito sui fondali d’alto mare centinaia di altre piattaforme. Ma il fallimento del primo tentativo è sta-to un segnale. Nel 1998 gli Stati co-stieri hanno deciso, dopo estenuanti trattative, di porre fine allo smalti-mento di installazioni petrolifere in disuso nell’Atlantico Nordorien-tale. Greenpeace aveva così portato a compimento la sua campagna con successo. Dalla Brent Spar, altre 30 installazioni sono state smantellate sulla terraferma. Un successo di Da-vide contro Golia. Un documentario al sito diventare-davide.ch

Davide vs. Golia nel 21° secolo

Per fare questo ci vogliono Davide indipendenti e incorruttibili: occupazio-ne della Brent Spar 1995.

Greenpeace dimostra fin dalla sua fondazione che un impegno a tutela dell’ambiente efficace e credibile è possibile solo come organizzazione indipendente. L’indipendenza e l’incorruttibilità iniziano dal finanzia-mento. Perciò Greenpeace non accetta alcun finanziamento da parte di società di capitale, partiti ed enti pubblici. Le donazioni di singoli so-stenitori non costituiscono solo il fondamento dell’organizzazione ma sono anche un importante fattore di successo, come mostra l’articolo seguente.

Tramite una campagna crossme-diale, Greenpeace cerca da metà novembre nuovi Davide disposti a sostenerla nella impari battaglia contro grandi imprese nazionali e internazionali e Stati corrotti, po-tenti «Golia». La campagna è basata sulla me-tafora «Davide contro Golia», che descrive il confronto non violento tra due avversari assai disuguali. Essere Davide è una scelta che si-gnifica non piegarsi di fronte ad

avversari molto potenti o grandi sfide.Greenpeace accetta da 40 anni questo confronto. E con successo! Basti pensare alla moratoria sulla caccia commercia-le alle balene (in Giappone, Islan-da e Norvegia), al divieto mondiale dello smaltimento di scorie radio-attive e di scarico e incenerimento di rifiuti industriali in alto mare, alla rinuncia di multinazionali come la Nestlé all’impiego di olio

di palma proveniente dalla distru-zione della foresta pluviale. Eppure il nostro pianeta continua ad essere saccheggiato. Ma i successi menzionati non sa-rebbero stati possibili senza l’aiuto di innumerevoli sostenitori.

Greenpeace Svizzera desidera cogliere quest’occasione per rin-graziare tutti i suoi sostenitori! Grazie mille!

Chi tra le grandi imprese si distingue per condizioni di lavoro disumane, danni ambientali causati per negligen-za, disinformazione mirata o violazio-ne dei diritti umani non ha scampo: in apertura del Forum Economico Mon-diale (WEF) alla fine di gennaio 2012 a Davos, i principali misfatti azienda-li finiscono sulla Shortlist dei Public Eye Awards 2012. In questo modo puntiamo i riflettori sul lato oscuro delle imprese, attiriamo l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sui lati più vergognosi e contribuiamo al

successo delle campagne delle ONG. Più di una multinazionale ha già dovu-to fare i conti con la pressione dell’o-pinione pubblica in seguito a questa poco ambita pubblicità nei media e nel Social Web!

Per i Public Eye Awards 2011, più di 50.000 persone in tutto il mondo hanno partecipato alla votazione su in-ternet per l’assegnazione del People’s Award.

Di più al sito publiceye.ch

«The Award goes to…»La Dichiarazione di Berna e Greenpeace Svizzera sono di nuovo a cac-cia di imprese in tutto il mondo che puntano al massimo profitto senza assumersi alcuna responsabilità e che si distinguono per una condotta deplorevole dal punto di vista sociale ed ambientale.

GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012PAGINA 2

Rappresentazione di un Golia. © Anatolij Pickmann Illunet GmbH

Page 3: The Daily David - IT

GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012 PAGINA 3

«Il nostro principio supremo» Greenpeace è una delle uniche due autentiche organizzazioni non governative in Svizzera. I due condirettori di Greenpeace Svizzera, Verena Mühlberger (VM) e Markus Allemann (MA), illustrano le particolarità di Greenpeace e quali sono i fondamenti della sua capacità d’azione nel futuro. Inoltre, svelano le iniziative previste per il difficile anno 2012. Intervista: Salomé Blanc

La condirettrice Verena Mühlberger ha deciso di impegnarsi in Greenpeace perché si tratta dell’or-ganizzazione ambientalista più radicale e versatile della Svizzera.

Un’azione di Greenpeace con 600 attivisti promossa in collaborazione con l’artista Spencer Tunick sul ghiacciaio dell’Aletsch ha convinto il condirettore Markus Allemann: Yes We Can.

Conferenze sul clima fallimen-tari, peste nera nell’Atlantico, Fukushima. Qual è il bilancio di Greenpeace per il 2010 e il 2011?

VM: Una crisi segue l’altra. Alla gra-ve crisi ambientale si sovrappone ora anche quella economica. E la politica è incapace di soluzioni.

MA: Ed è proprio in una situazione che richiede una svolta come ques-ta che Greenpeace è importante. Noi sappiamo agire. Diciamo come stanno le cose e proponiamo obiet-tivi radicali. Questo è possibile solo perché non siamo in vendita per nessuno, mai. Noi non nascondia-mo che il nostro stile di vita non è più sostenibile. Che è giunto il mo-mento di non sprecare altro tempo. Greenpeace deve impegnarsi con tutte le sue forze per virare il timone verso un altro futuro.

Quali sono per Greenpeace le sfide per il 2012?

MA: A livello internazionale è pri-oritaria la protezione dell’Artide. In nessun caso devono iniziare in quella regione le trivellazioni per l’estrazione petrolifera nelle acque profonde. Non meno importante è la resistenza contro la deforestazione. Noi coinvolgiamo la gente del posto, affrontiamo le imprese, intervenia-mo a livello politico in occasione di negoziati internazionali per ottenere pagamenti compensativi.

E Greenpeace Svizzera?

VM: In Svizzera svolgiamo un ruolo molto particolare. Abbiamo le nostre priorità ma collaboriamo principal-mente alle campagne internazionali. Da noi hanno sede ditte globali come Nestlé o Glencore.

MA: Greenpeace Svizzera è, dopo la Germania e l’Olanda, la terza finan-ziatrice di Greenpeace International, ancora prima dell’Inghilterra e degli USA. Qui da noi deve diventare real-tà la svolta energetica. Vanno attuate le misure giuste, non semplicemen-te sostituite le centrali nucleari con centrali a gas. Noi chiediamo una produzione di corrente decentrata e rinnovabile mediante le «nuove rin-novabili». Gran parte dell’energia dev’essere ottenuta dal sole.

VM: Per il solare non è necessario deturpare il paesaggio. Noi chiedia-mo un programma di impianti sui tetti. Con i «Progetti Solare Giova-ni» sui tetti Greenpeace ha maturato da anni un’effettiva competenza nel settore. Questa tecnologia può esse-re applicata su larga scala. In ques-to settore collaboriamo con ditte e autorità, ma dobbiamo impegnarci anche nell’ambito del monitoraggio e porre chi ostacola i progressi in quest’ambito direttamente di fronte alle proprie responsabilità.

Greenpeace viene spesso defini-ta come un marchio. Orbene, i marchi li troviamo al supermer-cato. A me interessano i conte-nuti all’acquisto. Cosa distingue Greenpeace da altre organizzazio-ni ambientaliste?

VM: La nostra assoluta indipen-denza. Noi siamo indipendenti fi-nanziariamente e nei contenuti.

Non accettiamo denaro dallo Stato o dall’economia. Anche nel caso di cooperazioni non ci lasciamo toglie-re da nessuno il diritto alla critica. L’indipendenza è la nostra maggiore forza.

Non esistono quindi accordi del tipo: «Se ci date una somma tot per la tal campagna ce ne staremo zitti e buoni per un po’»?

VM: Noi non stipuliamo mai con-tratti con i nostri sostenitori. Abbi-amo una politica assai rigorosa in materia di donazioni. Accettiamo de-naro solo da privati e da fondazioni. In caso di donazioni anonime da die-cimila franchi indaghiamo dapprima sulla provenienza del denaro; per questo abbiamo liste di controllo e avvocati.

MA: Di tutte le organizzazio-ni ambientaliste, Greenpeace è la meglio attrezzata. Noi facciamo opera di sensibilizzazione e informa-zione, ma gestiamo anche colloqui d’approfondimento e, diversamente da altri, Greenpeace con i suoi atti-visti cerca anche il dialogo diretto confrontativo. Questo è importante anche per le collaborazioni con alt-re organizzazioni ambientaliste. Un possibile esempio: se la federazione mantello dell’economia Economie-suisse intende ostacolare la tassa sul CO2, Greenpeace può fare pressione affinché Economiesuisse alla fine ac-cetti di negoziare con il WWF.

Una distribuzione dei ruoli tra am-bientalisti?

VM: Non si tratta solo di un ruolo, ma della nostra identità. Come con Davide e Golia. Noi ci alziamo in pi-edi e diciamo: qui c’è qualcosa che distrugge l’ambiente, e a noi non sta bene. E poi abbiamo il coraggio e la sfrontatezza di affrontare gli inqui-natori dicendo loro che o sono dis-

posti a risolvere la questione nel di-alogo o passiamo al confronto. Noi siamo Davide. Ecco cosa contraddis-tingue Greenpeace.

MA: A me piace molto quest’idea di Davide come piccolo uomo astuto.

Ma allora perché queste rinunce? Il denaro non potenzierebbe la ca-pacità di lotta di Davide?

VM: Greenpeace è e rimane indi-pendente dall’economia, dallo Stato e dalla politica. Nessuno o quasi è così rigoroso con i finanziamenti azi-endali come noi. Ancora più raro è il rifiuto di contributi pubblici. Non ac-cettiamo nemmeno i gettoni di pre-senza. D’altronde, non assumiamo politici attivi né li nominiamo nel Consiglio di fondazione.

MA: L’indipendenza è la base delle nostre campagne. Secondo la Welt-woche, in Svizzera esistono solo due autentiche ONG, ossia organizzazio-ni non governative che non vengono sostenute in qualche modo dallo Sta-to: Amnesty e Greenpeace. Più d’una volta abbiamo rifiutato anche somme cospicue di diverse centinaia di mig-liaia di franchi.

Potete fare un esempio?

MA: Sì, certo! Quando l’Axpo e il «Blick» hanno promosso qualche anno fa l’azione «Spegniamo le luci», l’AXPO ci ha proposto di accettare metà del ricavo, circa 5000 franchi. Abbiamo gentilmente declinato.

Eppure: è davvero necessario rifi-utare contributi delle aziende?

MA: È il prezzo che dobbiamo paga-re per mantenere la libertà d’azione. Solo così possiamo far valere i nos-tri punti di vista contro chiunque in qualunque campagna. Questa libertà nella conduzione delle campagne ci

permette di impiegare tutti gli stru-menti di cui disponiamo per raggi-ungere i nostri obiettivi. Se avessimo qualche inciucio con Nestlé o Axpo, saremmo meno liberi e non saremmo più credibili.

VM: Greenpeace è un’organizzazione in cui singole persone si impegnano in prima persona e si assumono ri-schi per le proprie convinzioni. Con i donatori, è la stessa cosa. Singole persone ci affidano il loro denaro per esprimere la propria convinzio-ne. Credo che questa cosa esprima coerenza.

Greenpeace non ha mai violato il principio d’indipendenza?

VM: Mai. È il nostro principio sup-remo.

Il 2012 sarà presumibilmente un anno difficile dal punto di vista economico. Cosa significa questo per Greenpeace, anche dal lato fi-nanziario?

VM: In un periodo di crisi come questo Greenpeace deve fare di più e deve contare su maggiori forze.

MA: Appunto perché lo Stato, la politica e l’economia non sono in grado di risolvere i problemi. Ecco perché un’ONG indipendente come Greenpeace è così importante.

Altri tempi, altri mezzi. Non sa-rebbe ora di ripensare i principi di Greenpeace?

VM: Noi manteniamo i nostri prin-cipi proprio perché sono questi che ci rendono forti. La situazione attu-ale dimostra che abbiamo ragione. Basta pensare come dagli intrallazzi tra economia e politica sia risultata la crisi bancaria.

MA: Greenpeace sta per indipen-

denza e trasparenza; obiettivi chia-ri e assunzione di responsabilità se qualcosa andasse storto. Certo che adattiamo i nostri strumenti. Noi off-riamo nuove possibilità d’impegno. Siamo molto attivi nei media sociali. La Nestlé ha ceduto alla campagna sull’olio di palma in seguito ai «Mi piace» di Facebook e alle centinaia di migliaia di e-mail!

Per il 2012 molti si aspettano una valanga di critiche rivolte alle or-ganizzazioni no profit e alle ONG.

VM: Più che altro la critica investirà la politica, lo Stato e l’economia. Greenpeace svolgerà in tutto questo un ruolo importante. Il metro di giu-dizio sarà ciò che noi facciamo con-cretamente.

MA: Come istituzione promuovia-mo la massima trasparenza interna. Greenpeace pubblica un rappor-to sulla sostenibilità e un rapporto annuale in cui sono esposti anche i nostri salari. Noi andiamo ben oltre le esigenze minime di legge e sotto-poniamo i nostri conti a una revisio-ne ordinaria, anche se non saremmo obbligati a farlo. Per tutto questo ab-biamo adottato lo standard internazi-onale INGO Accountability Charter. Ciò che facciamo è verificabile da chiunque.

Gli avversari di Greenpeace sono ricchi, abili e furbi.

MA: Noi in quarant’anni d’attività ci siamo fatti più abili e furbi di loro. L’immagine di «Davide» della nostra campagna attuale lo esprime bene. Abbiamo sviluppato un bel po’ d’astuzia. E ci siamo globalizzati. Prendiamo per esempio la campagna sull’olio di palma. Sono bastate 8 set-timane di campagna per costringere Nestlé a reagire. Questo perché si è trattato di una campagna globale. I loro barometri di popolarità aveva-no toccato livelli critici. Un secondo esempio: la campagna internaziona-le per la protezione delle acque nel-la produzione d’abbigliamento. Per questa campagna abbiamo lavorato a livello planetario simultaneamente nel web e come gruppo di pressione. In cooperazione con altre organizza-zioni abbiamo denunciato un mar-chio dopo l’altro portandoli a for-mulare precisi impegni: Puma, Nike, Adidas, C&A…

In concreto: quali sono i progetti di Greenpeace per il 2012?

VM: La svolta energetica in Svizze-ra. Su questo punto non molliamo. Inoltre, nella vicina Francia nel 2012 ci saranno le elezioni e l’abbandono del nucleare dovrà essere un tema. Alcune centrali atomiche sono vi-cine alla Svizzera. Saremo pertanto molto attivi nella Svizzera romanda.

MA: Poi partiremo per l’Artide. E qui entra in gioco la nostra flotta. Abbiamo appena varato una nuova nave. Ma su questo punto non posso ancora svelare di più. Oh, e la nostra responsabile svizzera della Campa-gna Foreste Asti Roesle continua a occuparsi del Congo e di nuovo della Russia dove una filiale dell’Ikea sta dissodando una preziosa foresta ver-gine. Le foreste boreali sono grave-mente minacciate.

Page 4: The Daily David - IT

Annunciarsi ades-so alla Energy AcademyIl corso «Energy-Academy» della durata di due giorni vi informa sul-le opzioni fondamentali del futuro energetico e vi indica le condizioni e le soluzioni per la politica energetica elvetica: come copriamo il fabbisogno

d’elettricità senza danneggiare l’esse-re umano e l’ambiente? Quali opzioni esistono e come facciamo a far valere le migliori? Cosa possiamo fare cia-scuno singolarmente?

Artide: la competizione per le riserve di materie prime

Devastazione e saccheggionell’estremo Nord

I manager dell’industria petroli-fera e del gas stanno puntando la loro attenzione su una delle ultime grandi riserve di materie prime non ancora sfruttate: l’Artide.

Anche se i gravi disastri ambien-tali come nel Golfo del Messico nell’estate del 2010 dovrebbero ormai aver reso evidente che la tecnologia dell’estrazione in ac-que profonde comporta un ele-vatissimo rischio per l’ambiente e la popolazione e non è in realtà governabile, non vengono tratte le debite conseguenze. Nella regione del Polo Nord, ancora più sensibile agli effetti della fuoriuscita di pe-trolio, si continua allegramente a trivellare, spesso anche senza piani anticatastrofe in caso di incidenti petroliferi.

Il Mare Polare cela in profondi-tà e sotto i suoli costieri coperti da permafrost grandi quantità di gas metano legato sotto forma di idrato (o clatrato) di metano soli-do in condizioni di alta pressione, temperature fredde e presenza di molecole d’acqua. In seguito al riscaldamento globale, lo sciogli-mento dei ghiacci e il ritiro del

permafrost la pressione sull’idrato, simile al ghiaccio, diminuisce con conseguente rilascio di gas metano nell’atmosfera. Devastante, se con-sideriamo che una molecola di gas metano (CH4) provoca sul clima un effetto 21 volte più dannoso di una molecola di biossido di carbonio (CO2).

I fattiUn metro cubo di idrato di metano può immagazzinare 164 metri cubi dell’inquinante gas metano.Nelle sole regioni costiere dell’A-laska si stima la presenza di 40 – 60 miliardi di metri cubi d’idrato di metano.A livello mondiale si stima una quantità doppia del gas serra me-tano rispetto al totale di tutti i gia-cimenti di gas naturale e petrolio.

Il rapido scioglimento dei ghiacci

Dove un tempo nella stessa stagio-ne si ergevano al cielo imponenti lastroni di ghiaccio, oggi brilla la spuma dell’acqua azzurra dell’o-ceano. L’effetto del riscaldamento del clima è qui pressoché raddop-piato rispetto alla media globale. Lo strato di ghiaccio si è ritirato più rapidamente di quanto previsto dai ricercatori fino alla cosiddetta estensione minima del ghiaccio

estivo. Un esperto in materia, il dott. Peter Wadhams dell’Univer-sità di Cambridge, ritiene addirit-tura che entro il 2020 il Mar Gla-ciale Artico potrebbe presentarsi in estate del tutto privo di ghiacci.

Gli Stati si preparano al sac-cheggio

Quando i ghiacci si saranno ri-tirati dall’Oceano Artico, inizie-rà la lotta tra gli Stati confinanti per rivendicazioni territoriali e lo sfruttamento delle risorse. Si sup-pone che qui esistano maggiori giacimenti di petrolio e gas che in tutta l’Arabia Saudita e nel Canada messi insieme. Nessuna meraviglia quindi che alcuni Stati abbiano già iniziato ad aumentare la presenza militare nella regione dell’Artide. Le prime avvisaglie dei possibili conflitti internazionali si sono già avute con la crisi tra la Russia e la Danimarca (Groenlandia). Chi riu-scirà a dimostrare di quale piatta-forma continentale fa parte la dor-sale di Lomonosov sul fondale tra la Siberia e la Groenlandia farà va-lere il diritto di sfruttamento delle materie prime. In realtà, la regione dell’Artide è un bene comune da proteggere.

In russo «Mayak» significa «faro». Un nome simbolico: Mayak è in ef-fetti uno dei luoghi più contaminati da radioattività e quindi una delle regioni più pericolose del pianeta. Mayak è, per restare all’immagine simbolica del faro, un esempio illu-minante del fatto che le nostre cen-trali nucleari non producono solo vapore acqueo. È da questo centro di riprocessamento dell’industria atomica russa che le centrali nucle-ari svizzere si riforniscono di una parte delle barre di combustibile radioattive. Una prima impressione di quanto in realtà sia sporca l’ener-gia nucleare svizzera è emersa dal servizio televisivo andato in onda nell’ambito del programma «Run-dschau» nel mese di settembre 2010. Per documentare la situazio-ne sul posto, nel novembre del 2010, Greenpeace si è recata nuovamente a Mayak con un team di scienzati e giornalisti. È stato impressionante constatare le condizioni disastrose in cui vivono le persone laggiù. Il suolo, l’acqua e l’aria sono grave-mente contaminati da radioattività. Le conseguenze per la popolazione sono devastanti. Il numero di aborti

spontanei e il tasso di tumori sono sensibilmente superiori alla media e i decessi prematuri sono frequen-ti.

Un anno dopo, il 15/09/11 la situa-zione non è migliorata e l’Axpo, contrariamente ai suoi ripetuti an-nunci pubblici, non ha creato mag-giore trasparenza. Anzi, lo scanda-lo si aggrava, poiché come è stato reso noto da un altro servizio della Rundschau di ieri, l’impresa ha già concluso un nuovo contratto per forniture di uranio dalla Russia: l’uranio per il combustibile della centrale nucleare di Leibstadt pro-viene da un anno dall’impianto ato-mico di Seversk che causa, come quello di Mayak, un inquinamento a largo raggio della regione circo-stante. Questo fatto è noto da tem-po e dimostrato da ricerche scienti-fiche a cui hanno preso parte anche scienziati svizzeri.

Il 12/11/11 ecco finalmente una buona notizia. L’Axpo annuncia con un comunicato stampa la so-spensione delle importazioni di uranio dal contestato impianto di

riprocessamento di Mayak. L’Axpo ha motivato questa decisione con la mancanza di trasparenza nelle condizioni di produzione del com-bustibile in quell’impianto. Nella misura in cui l’Axpo dimostra così di voler far dipendere il proprio ri-fornimento di uranio dalla politica di trasparenza e d’informazione del fornitore, si tratta finalmente di un passo nella giusta direzione. Tut-tavia, appare sorprendente il fatto che l’Axpo intende continuare a ri-fornirsi di uranio da Seversk, dove i rifiuti radioattivi vengono iniettati direttamente nel terreno, cosa evi-dentemente permessa dal diritto russo ma impensabile in qualsiasi Paese europeo. L’approvvigiona-mento di uranio da Seversk è in netta contraddizione con la sban-dierata volontà dell’Axpo di impe-gnarsi per una maggiore sosteni-bilità. Sotterrare semplicemente le scorie atomiche non ha nulla a che vedere con la sostenibilità. Negli scorsi mesi Greenpeace ha portato alla luce diversi indizi che mettono in dubbio l’ecocompatibilità della produzione di uranio a Mayak e Seversk.

Mayak – un faro ammonitore contro l’energia nucleareMAYAK E SEWERSK: le vie della perdizione dell’Axpo. Un reportage sulle due località e su come l’Axpo si contorce per non agire. Il servizio è di Florian «Davide» Kasser.

Lo scorso maggio (2011) migliaia di persone hanno partecipato alla pacifica marcia di protesta nelle vicinanze della centrale atomica di Beznau. Quest’anno, un’analoga manifestazione è prevista per do-domenica 11 marzo, anniversario del disastro nucleare di Fukushima.

La marcia prevede un tragitto in prossimità della centrale di Mühle-berg. Noi chiediamo l’immediato spegnimento del fatiscente reatto-re di Mühleberg! Questa centrale rottame presenta gravi carenze dal

punto di vista della sicurezza, come crepe nell’involucro del nucleo, sistemi d’emergenza insufficien-ti in caso di eventi sismici e piene ed estrazione dell’acqua di raf-freddamento unicamente dall’Aar.

Ecco perché vi invitiamo a par-tecipare numerosi con le vostre famiglie e i vostri amici per lan-ciare un segnale inequivocabile per un rapido abbandono del nu-cleare e un futuro rinnovabile!

Info al sito menschenstrom.ch!

Di più al sito greenpeace.ch/energyacademy

Il più grande parco eolico della Svizzera potrebbe presto sorgere nei Grigioni. La società che lo progetta assieme alla Società elettrica della Città di Zurigo Ewz , la Altaventa, intende istallare ad alta quota nella Surselva almeno 40 pale eoliche. Teoricamente gli impianti sarebbero in grado di fornire elettricità a tutte le economie domestiche del Canton Grigioni. Attualmente sono in corso misurazioni del vento per ottenere

un quadro più completo del poten-ziale produttivo. Greenpeace Sviz-zera partecipa alle riunioni della tavola rotonda sul progetto e inten-de contribuire attivamente affinché possa essere realizzato al più presto e integralmente. Con progetti del genere riusciamo ad abbandonare rapidamente la pericolosa e sporca produzione di energia nucleare!

I Grigioni puntano sull’energia eolica!

- 11 marzo 2012 – insieme contro il nucleare!

La manifestazione del maggio 2011 (vicino a Beznau)

Cartello di pericolo a Muslyumovo Village, Russia

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Page 5: The Daily David - IT

In base alla nuova politica, d’ora in poi la Hasbro intende rinunciare a fibre di carta di dubbia origine e richiede inoltre dai fornitori esplici-tamente che non intrattengano o in-tendano intrattenere rapporti d’affari con la APP.La Hasbro ha inoltre dichiarato di voler incrementare negli imballag-gi di giocattoli l’impiego di carta certificata FSC e riciclata. L’elenco delle imprese che hanno deciso di troncare i rapporti commerciali con la APP si allunga sempre più e com-prende anche molte marche note.Tra le ultime che hanno risposto all’appello si possono menzionare:– la Tchibo, la quinta azienda al

mondo del settore della torrefazi-one di caffè

– la Montblanc, produttore di artico-li per scrivere di lusso

– The Warehouse, il maggiore gruppo di grandi magazzini della Nuova Zelanda

Un successo: materiale d’imballaggio senza legno proveniente da foreste pluviali

SOS abitanti dei mari in pericolo

Rappresentazione di un Golia.

Smascherato il Danzer Group

I diritti umani e la protezione dell’ambiente sono beni troppo pre-ziosi per lasciarli all’arbitrio delle multinazionali. Tra i sostenitori del-le organizzazioni promotrici c’è an-che il Ex Consigliere agli Stati Dick Marty. Lo specialista in materia di diritti umani ha chiesto alla Svizze-ra, anche nell’interesse della propria reputazione, di stabilire condizioni chiare.

La Glencore nel Congo, la Triumph in Tailandia, l’Axpo in Russia: c’è sempre qualche impresa svizzera in conflitto con le sue attività all’este-ro con i diritti umani e gli standard ambientali.

Le circa 50 organizzazioni dei di-ritti umani e umanitarie, sindacati, organizzazioni ambientaliste, asso-ciazioni femminili e azionisti critici riunite in seno all’alleanza chiedono «regole chiare per le multinazionali in tutto il mondo». Con questa cam-pagna e una petizione indirizzata al Consiglio federale e al Parlamento esigono norme vincolanti per ob-bligare le imprese che hanno la loro sede in Svizzera al rispetto dei dirit-ti umani e dell’ambiente dappertutto nel mondo.

Un esempio di multinazionale sviz-zera implicata in violazioni dei di-ritti umani è la Danzer.

Nel porto di Caen, gli attivisti di Greenpeace hanno scoperto un ca-rico navale di legname tropicale proveniente dal Congo e importato dalla compagnia del legno Danzer con sede a Baar/ZG. Gli ambienta-listi hanno attirato l’attenzione sulla

violazione dei diritti umani da parte del gruppo Danzer con vernice rossa e le parole «Forest Crime».

Nella Repubblica Democratica del Congo i conflitti tra compagnie del legno e comunità locali sono spes-so gestiti dalle prime con violenza. Le prove e le testimonianze rac-colte da Greenpeace dimostrano violazioni dei diritti umani inau-dite, nelle quali è coinvolta anche la Danzer.

Secondo quanto documentato da Greenpeace, la notte del 2 maggio 2011, circa 60 soldati e agenti di po-lizia hanno aggredito la comunità forestale di Yalisika, nel villaggio di Bosanga (nella provincia del Bumba-Equateur). Il raid si è concluso con la morte di un abitante del villaggio - Frederic Moloma Tuka - e numerose violenze sessuali, anche su minori. Diverse altre persone sono state pic-chiate, mentre 16 persone sono state arrestate e portate via.

Ma cosa c’entra la Svizzera con tutto ciò? Il gruppo Danzer opera nell’a-rea dal 1993, attraverso la filiale Si-forno, e nel 2005 aveva firmato un protocollo di «responsabilità socia-le» con i capi tradizionali (‘cahiers des charges’) impegnandosi a co-struire una scuola e un ambulatorio.

Danzer non ha mai mantenuto l’impegno (che ha valore legale) mentre ha continuato ad abbattere alberi e a portar via tronchi.

Una nuova alleanza di ONG chiede «Diritto senza frontiere»

La nave di Greenpeace Esperanza è attualmente impegnata in un tour di tre mesi nel Pacifico. L’equipaggio e gli attivisti cercano di fermare il saccheggio delle risorse ittiche.

Marchi di moda atossici!

Retrospettiva - agosto 2011: le anali-si di Greenpeace dell’abbigliamento sportivo e del tempo libero di Adidas & Co dimostra che gran parte degli indumenti di marca testati a livel-lo mondiale contengono residui del gruppo tossico di sostanze chimiche nonilfenoli etossilati (NPE). I nonil-fenoli etossilati sono stati trovati da laboratori indipendenti su mandato di Greenpeace nei due terzi dei pro-dotti analizzati (52 articoli su 78 ac-quistati).Cinque articoli inquinati delle marche Adidas, Nike, Puma, H&M e Calvin Klein provengono da negozi svizzeri. Greenpeace invita l’industria tessile a bandire tutte le sostanze chimiche pericolose dalla produzione. Puma e Nike hanno reagito subito promet-tendo di accogliere le rivendicazioni di Greenpeace, Adidas e H&M sono seguite dopo. Il nonilfenolo (NP) ri-sultante dal NPE è un perturbatore endocrino tossico per gli organismi acquatici già a basse concentrazioni. Anche se non è noto un effetto diret-to sulla salute dei consumatori degli articoli esaminati, non si sa ancora nulla sugli effetti a lungo termine.«L’industria tessile produce un pro-blema ambientale e sanitario glo-bale», afferma Matthias Wüthrich, esperto di Greenpeace per le sostanze chimiche. «Le acque reflue contenen-ti nonilfenolo inquinano l’acqua po-

tabile di milioni di persone in Paesi produttori come la Cina. Anche se in Svizzera l’impiego di questa sostanza chimica è in ampia misura vietata, il nonilfenolo si libera in seguito al la-vaggio dei prodotti importati, di modo che questo perturbatore endocrino inquina le acque e danneggia la salu-te delle persone anche in Svizzera.»

Greenpeace esige un più deciso in-tervento in considerazione del grave problema dell’inquinamento delle ac-que e quindi tempi più brevi e agende più concrete per l’eliminazione dei prodotti chimici più pericolosi dalla filiera.L’intero settore deve rendersi conto che la moda sporca non ha futuro. I produttori di articoli di moda sanno ormai che chi non rinuncerà entro breve a sostanze chimiche problema-tiche rischia di perdere la fiducia dei consumatori. Grazie all’impegno del pioniere cinese Li-Ning che ha accol-to le rivendicazioni di Greenpeace, abbiamo buone speranze di riuscire a convincere anche il settore tessile cinese dell’importanza di un futuro atossico. Dopo gli impegni assunti da ditte come Adidas, Nike, Puma e H&M ora Greenpeace può annuncia-re, con la condiscendenza di C&A e Li-Ning, un altro successo della cam-pagna. Una vittoria di Davide contro Golia.

Spettacolare vittoria di Greenpeace in cinque set: dopo Puma, Nike, Adidas e H&M, anche la catena d’abbigliamento C&A e il marchio sportivo cinese Li-Ning hanno reagito alla campagna mondiale di Greenpeace contro i «panni sporchi». Il passo indietro compiuto dai due giganti del settore tessile e la road map congiunta per un futuro senza veleni recentemente pubblicata sono passi importanti in tal senso. Le imprese tessili intendono modificare entro il 2020 le loro politiche aziendali nel senso della totale esclusione dell’impiego di sostanze peri-colose lungo l’intera filiera di fornitura e produzione.

Le cattive notizie per la Asia Pulp and Paper (APP) si susseguono a ritmo serrato. Sempre più imprese in tutto il mondo disdicono i loro contratti con questo distruttore di foreste senza scrupoli. Al seguito di Mattel e Lego, ora anche la Hasbro come terzo produttore di giocattoli ha reso noto una nuova politica d’acquisto della carta.

Di più al sito greenpeace.ch/energyacademy

Gli oceani, che danno al nostro pianeta visto dallo spazio un colore blu, coprono il 70 per cento della su-perficie terrestre. Sono la maggiore fonte alimentare del mondo. Il con-sumo annuo mondiale di pesce am-monta a 110 milioni di tonnellate. Ciò comporta conseguenze: secon-do stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura FAO, l’80 per cento dei principali stock ittici è già sfrut-tato al massimo delle sue capacità, sfruttato in eccesso o esaurito.Il motivo? La pesca industriale. Oggi gli oceani sono solcati da 3.5 milioni di pescherecci che svuota-no rapidamente i mari. Più è veloce il collasso delle popolazioni ittiche, più i metodi di cattura si trasforma-no in raffinata e implacabile mac-china da guerra.Per la cattura del tonno la pesca con il palangaro impiega ogni anno fino a 1.4 miliardi di ami con 1.4 miliar-di di pesci usati come esche. Con la pesca a strascico vengono trainate nei mari reti con un’apertura grande come 5 campi di calcio che riesco-no a catturare fino a 600 tonnellate di pesce tra cui enormi quantitativi di cattura accessoria. Prima di es-sere ributtati agonizzanti a mare, agli squali vivi vengono staccate le pinne, che valgono molto sul mer-cato asiatico. Per salvaguardare gli stock ittici selvatici, sempre più specie di pesci vengono allevate in acquacoltura; attualmente si tratta già del 47 per cento del fabbisogno. Una soluzione perfetta? Purtroppo no! Gran parte dei pesci commes-tibili più ricercati sono predatori: per 1 kg di salmone d’allevamento occorrono 4 chili di pesce pesca-to trasformato in mangime: molto pesce è così trasformato in poco pesce. Un altro problema è costi-tuito dai danni ambientali causati spesso dagli allevamenti di pesce: per i gamberetti per esempio ven-gono abbattute in Asia e America latina intere foreste di mangrovie mentre in Vietnam l’allevamento del pangasio comporta il sacrificio

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– la Delhaize, il secondo distributore al dettaglio del Belgio e proprieta-rio di Food Lion negli USA

– la Metcash, una delle principali ca-tene di supermercati dell’Australia

– Cartamundi, leader mondiale nel settore delle carte da gioco

– inoltre, il gruppo bancario ING ha sospeso la fornitura di prestazioni finanziarie a una delle società della APP.

Questi nomi completano un elenco che comprende anche Nestlé, Adi-das, Kraft, Unilever, Tesco, Carre-four, Auchan e Metro Group, che hanno già adottato provvedimenti contro la APP mediante adattamen-ti nella propria filiera di fornitura. Staples, il gruppo americano attivo nel commercio al dettaglio, ha es-presso chiaramente la propria opi-nione sull’APP quando ha parlato di una «grande minaccia per il nostro marchio». Il numero di aziende che condivide quest’opinione aumenta

sempre più. Nonostante la perdita di questi clienti e una reputazione sempre più ammaccata, l’APP con-tinua ad agire come se nulla fosse, incurante delle perdite. Il recente Greenpeace Tiger’s Eye Tour ha documentato considerevoli disbos-camenti di foreste pluviali nelle con-cessioni dell’APP a Sumatra. Sono state dissodate anche aree conside-rate biotopi per la sopravvivenza della minacciata Tigre di Sumatra e torbiere di una profondità superiore ai tre metri che in base alla legge in-donesiana sono considerate protette. In due concessioni APP sono stati osservati dissodamenti con il fuoco, anch’essi vietati dalla legge. Mentre succede tutto questo, la Divisione PR della APP vuole far credere al mondo con una pubblicità sopra le righe di impegnarsi in modo soste-nibile per la tutela della natura. Dif-ficile da credere, anche chiudendo entrambi gli occhi.

di interi paesaggi fluviali.

Fosche previsioni per i nostri mari e ancora peggiori per le nostre po-polazioni ittiche, ormai a rischio d’estinzione. Ma c’è anche una buo-na notizia: esiste una soluzione! Per evitare una ulteriore riduzione della diversità delle specie e un’ulteriore distruzione di biotopi insostitui-bili occorre un’utilizzazione eco-logica e sostenibile degli oceani. Greenpeace si impegna per una rete mondiale di riserve marine protette e chiede rigorosi provvedimenti di regolamentazione della pesca per quanto concerne le quote e i met-odi di cattura. Il 40 percento dei

«grandi ecosistemi marini» vanno delimitati come aree protette. Oggi, meno dell’uno per cento del mare è efficacemente protetto.Ma ogni singolo può fare qual-cosa. La pesca è un commercio come ogni altro: la domanda regola l’offerta. Le decisioni che prendia-mo al ristorante o nel supermercato influenzano direttamente la diver-sità nei mari e la salute del nostro pianeta azzurro.

Se vogliamo mangiare del pesce anche in futuro, doppiamo istitui-re oggi riserve marine e promuo-vere una pesca ecologica sosteni-bile!

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Rappresentazione di un Golia.

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Ciò che è iniziato 40 anni fa con un pic-colo gruppo di ambientalisti indignati, è oggi diventata una rete mondiale di persone che perseguono tutte lo stes-so obiettivo: agire in maniera nonvio-lenta e creativa contro la devastazione dell’ambiente da parte dell’economia e della politica che troppo spesso fanno i loro affari a spese della natura. An-che a 40 anni siamo sempre pieni d’e-nergia quando si tratta di proteggere il nostro pianeta dallo sfruttamento dei suoi sensibili ecosistemi. Negli scor-si quattro decenni abbiamo imparato ad attuare nuove forme d’intervento e a promuovere soluzioni. Sappiamo mobilitare l’opinione pubblica contro

la devastazione dell’ambiente e porre gli inquinatori di fronte alle loro re-sponsabilità. Ogni singolo successo per la protezione della Terra ci raffor-za nella nostra volontà di continuare con caparbietà e ostinazione la nostra lotta. Per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti. 40 anni – e sempre pieni d’energia! Se diamo uno sguardo alle pietre miliari degli ultimi 40 anni, pos-siamo indubbiamente affermare che si tratta di una storia di successi. Da-gli anni della fondazione a oggi, l’or-ganizzazione ha raggiunto importati traguardi. Anche se Greenpeace non è accolta ovunque a braccia aperte, oggi esistono sedi in tutto il mondo per po-

ter intervenire sul posto laddove più è necessario. Il numero delle persone che aderiscono al nostro impegno per una gestione sostenibile delle risorse naturali aumenta di giorno in giorno. Con ogni sostenitore, ogni voce in più il nostro lavoro ottiene più forza. Questa forza ci occorrerà anche in fu-turo per porre i decisori della politica e dell’economia di fronte alle loro re-sponsabilità. Il nostro impegno per un futuro ecologico, sociale ed equo sarà necessario ancora per molto tempo – e questo vale anche per la storia di Greenpeace. C’è ancora molto da fare!

Dal gennaio 2009, Greenpeace impie-ga propri collaboratori per il recluta-mento di nuovi membri per strada – in precedenza, avevamo affidato questo compito a un’agenzia esterna. Abbia-mo preso questa decisione nella con-vinzione che in questo modo siamo in grado di fornire agli interessati un’in-formazione ancora più competente e approfondita sul nostro lavoro. I nostri

dialogatori diretti, come sono chiama-ti questi collaboratori, sono anche un punto di riferimento permanente per chi è già aderente a Greenpeace. Ave-te cambiato indirizzo, desiderate rice-vere la nostra e-newsletter, avete una domanda, volete farci una proposta? I nostri dialogatori sono sempre a vostra disposizione e vi aiuteranno con com-petenza e cordialità.

Happy Birthday:40 anni Greenpeace

Dialogatore: il vostro interlocutore per strada.

Guida TV: le avventure di Davide al cinema.

Qualcosa di straordinario (Big Miracle)L’ecologista Rachel Kramer (Drew Barrymore) cerca di soccorrere 3 balene grigie californiane rimaste intrappolate sotto i ghiacci del Cir-colo Polare Artico in Alaska. Un film che unisce superpotenze riva-leggianti e simula le difficoltà di un’azione di salvataggio. Imperdi-bile per gli amici della natura.Nei cinema in Svizzera dal 24.2.2012

Al cinemA

Le balene sono il simbolo della bellezza e della diversità della vita nei mari. Ma le nazioni baleniere Giappone, Norvegia e Islanda massacrano ogni anno migliaia di esemplari. Greenpeace si batte da più di 30 anni in mare e alle con-ferenze internazionali contro la caccia ai cetacei. A tal fine occorre l’istituzione di un santuario globale per le balene e la rigorosa difesa del divieto di commercio della carne di balena in vigore.

Rete FoRestA

Greenpeace chiede a Nestlé di con-cedere un break alla foresta vergine indonesiana e agli oranghi e a non più acquistare olio di palma prove-niente dalla distruzione della fore-sta vergine.

cAnAle mARe telechimicA

Due dozzine di persone si sono spo-gliate il 23 luglio 2011 davanti al NikeStore di Basilea togliendosi i «panni sporchi» per rivendicare una mag-giore assunzione di responsabilità da parte di Nike e di altri leader di mercato del settore degli artico-li sportivi. Sulla nuda pelle delle e dei manifestanti si poteva leggere la rivendicazione «Detox» (disintossi-care).

I filmati e il trailer del lungometraggio (Big Miracle) possono essere visionati al sito diventare-davide.ch.

Dialogatori al lavoro (2011)

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© GreenpeaceDiether Vennemann

IL NOSTRO 40° COMPLE-ANNO LO FESTEGGEREMO CON UNA PICCOLA ARRAMPICATA.

Reto, sei da anni donatore di Gre-enpeace. Perché hai deciso di so-stenere proprio Greenpeace?

Reto Kestenholz: L’impegno di Greenpeace per la protezione della na-tura è per me fondamentale. Senza un ambiente intatto è minacciata la vita di tutti. Purtroppo c’è chi si ostina a non capirlo. Io ammiro il coraggio e la coerenza che distingue Greenpeace da altre organizzazioni importanti.

Cosa significa per te come rider pro-fessionista l’ambiente? Qual è il tuo rapporto con la natura?

RK: Ovviamente per me come rider professionista di snowboard sono importanti inverni freschi con molta neve, per cui le conseguenze del cam-biamento globale del clima mi toccano direttamente e certamente mi fanno ri-flettere. Ma credo che sarebbe davvero un po’ miope da parte mia se volessi limitarmi ad argomentare dal punto di vista del rider, perché il cambiamento del clima è all’origine di un’infinità di altri problemi come le inondazio-ni o i periodi di siccità che possono costringere intere popolazioni a mi-grare – con le ben note conseguenze!

Quali valori rappresenti nella scena dello snowboard?

RK: La scena dello snow non è più da un pezzo un gruppo omogeneo di gio-vani avventurieri. Oggi ci puoi trovare i caratteri più diversi, dalla personalità alternativa al consumatore di tendenza. È difficile quindi individuare valori co-muni. Tuttavia, personalmente vorrei trasmettere che con meno ricchezza e meno pretese possiamo essere più felici e che dobbiamo perlomeno apprezzare lo standard di vita alle nostre latitudini.

Lo snowboard affascina i giovani. Credi che i giovani d’oggi siano sen-sibili ai problemi ambientali?

RK: Da un lato ho l’impressione che per i giovani d’oggi sia molto difficile resistere alle tentazioni dell’enorme of-ferta di consumo attuale. D’altra parte mi sembra che mai come ora si discu-ta tra i giovani di protezione dell’am-biente e modelli alternativi di società.

È possibile sensibilizzare i giovani sull’ambiente tramite lo snowbo-ard?

RK: Ritengo che possa essere un buon canale ma non che lo sia necessaria-mente. Nella vendita di prodotti d’e-quipaggiamento ad esempio è possibile puntare su modelli riciclati o rispettosi dell’ambiente. Su ridegreener.com si spiega a chi pratica gli sport invernali come ci si può divertire snowbordando o sciando consapevoli dell’ambiente. Ma alla fine ci vuole sempre un profon-do interesse personale e un grande im-pegno per cambiare davvero qualcosa!

Dal 2011 sei anche membro del Club d’Inspiration di Greenpeace Svizze-ra. Quale contributo credi o speri di poter dare in quel consesso?

RK: Questa cerchia estremamen-te interessante e davvero ispirante deve permettere soprattutto di crea-re reciproca comprensione. Da parte mia posso ad esempio spiegare cosa accade nel mio settore e come si po-trebbero sensibilizzare le persone nel mio settore sulle tematiche ambientali.Abbiamo discusso a lungo quanto si possa o si debba essere radicali per la-vorare con efficienza, ottenere risultati e allo stesso tempo non doversi vendere.

Reto Kestenholz

Autoritratto nel treno (2011)

Intervista con Reto Kestenholz, rider professionista di snowboard e da 10 anni fedele sostenitore di Greenpeace.

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Rapporto speciale sugli eventi atmosferici estremiGreenpeace rinuncia esplicitamente al sostegno finanziario della Confedera-zione, dei Cantoni e di imprese per man-tenere la completa indipendenza. Ecco perché per noi è importante l’impiego efficiente di ogni franco di donazione:

All’origine di queste condizioni atmos-feriche estreme c’è il cambiamento cli-matico. Questa è la conclusione a cui giunge il nuovo rapporto speciale (nov. 2011) sugli eventi meteorologici est-remi (Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation - SREX) del Consig-lio dell’ONU sul clima IPCC. I ricercatori dell’IPCC avvertono che gli effetti degli eventi estremi e delle catastrofi natura-li come conseguenza del cambiamento del clima sono stati finora notevolmente sottovalutati. Anche se gli scienziati del clima esitano tuttora a comprovare la dipendenza di singoli eventi dal cambia-mento del clima, può nondimeno essere dedotta una relazione tra il cambiamento climatico e l’aumento di eventi estremi.

Tre tipi di eventi estremi

Il rapporto distingue tra tre tipi di eventi estremi:

- l’aumento degli eventi atmosferici est-remi

- l’aumento dei danni dovuti a estremi meteorologici

- nuovi eventi estremi in seguito al ris-caldamento del clima

Per ciascuno dei tre tipi esistono esempi recenti. In primo luogo, gli esperti han-no esaminato estremi atmosferici che si rafforzano in seguito al cambiamento del clima o che molto probabilmente si rafforzeranno in futuro, tra cui ondate di caldo, siccità e catastrofi di piene. La ca-nicola record registrata a Mosca nel 2010 può verosimilmente essere ricondotta alla tendenza a lungo termine di riscaldamen-to del clima. L’ondata di caldo nella regi-one di Mosca ha superato anche l’estate del secolo del 2003 in Europa che ha causato migliaia di vittime. Nella Russia occidentale le conseguenze sono state rac-

Varo e viaggio inaugurale della Rainbow Warrior III

La nuova ammiraglia di Greenpeace stabilisce standard ecologici

Con il varo della Rainbow Warrior III, Greenpeace presenta oggi la sua nuo-va imbarcazione per le campagne. Dal febbraio 2012, la Rainbow Warrior III farà rotta lungo la costa orientale degli Stati Uniti dove sosterrà diverse cam-pagne locali di Greenpeace. Il tour con-tinuerà in seguito alla volta del Brasile passando per il Messico.

La Rainbow Warrior III è una delle im-barcazioni più rispettose dell’ambiente della sua classe: con cinque vele e complessivamente 1300 metri quadrati di velatura, la nave raggiunge i 14 nodi. Solo in condizioni meteorologiche sfa-vorevoli vengono accesi i motori die-sel a basso consumo. L’acqua potabile è ottenuta dal mare e le acque reflue sono depurate a bordo. Tutti i materiali a bordo sono scelti secondo criteri eco-logici, escludendo per esempio il PVC ed essenze tropicali. La Rainbow War-rior III dispone di quattro gommoni e di una piattaforma di atterraggio per elicotteri.

«Anche con la Rainbow Warrior III interverremo in tutto il mondo con-tro la distruzione dell’ambiente», ha dichiarato Kumi Naidoo, Direttore di GreenpeaceInternational. «La nuova nave è la promessa che ci impegneremo anche in futuro per un avvenire verde e pacifico.»

Investimenti

Greenpeace Members 1/gennaio 2012, esce quattro volte l’anno. La pubblica-zione è destinata a tutti i sostenitori di Greenpeace (quota annua da CHF 72.–). Edizione / redazione: Greenpeace Sviz-zera, Heinrichstrasse 147, casella postale, 8031 Zurigo, telefono 44 447 41 41, fax 044 447 41 99, greenpeace.ch, stampato su carta riciclata, allegato certificato con l’Angelo Blu, conto postale 80-6222-8. I nostri dialogatori per strada sono volen-tieri a disposizione per le vostre domande e proposte. Non esitate ad interpellarli.

Da 33 anni la Rainbow Warrior è il simbolo dell’impegno mondiale di Greenpeace per un mondo migliore. Il 14 ottobre 2011 ha avuto luogo il varo nel cantiere navale di Brema. La Rainbow Warrior III è la prima nave di Greenpeace progettata appositamente per portare avanti le nostre campagne e costruita secondo i più moderni standard tecnici ed ambientali.

Impressum 2012

Corso «Diventa-re Davide»

Greenpeace ha adottato numerosi provvedimenti e investito conside-revoli somme negli scorsi anni per risparmiare energia e utilizzare ener-gie rinnovabili. La principale misura è stata la sostituzione del riscalda-mento ad olio con un riscaldamento a pellet nell’ufficio di Zurigo. Altre migliorie ecologiche sono state mi-sure di isolamento costruttivo (se-gnatamente nuove finestre), il riforni-mento elettrico da fonti rinnovabili e l’impiego coerente di carta riciclata.

Nel 2010 le emissioni di CO2 di Greenpeace sono state ridotte del 30% rispetto all’anno precedente. Il nostro obiettivo primario è un’ulte-riore riduzione delle emissioni annue di CO2. Tuttavia, in tempi brevi non sarà possibile nemmeno per noi svol-gere le nostre attività completamen-te senza emissioni di CO2. Abbiamo perciò deciso di compensare le nostre emissioni anche quest’anno con l’ac-quisto di certificati CDM Gold presso la South Pole a un valore di compen-sazione raddoppiato. Concretamente Greenpeace sostiene così un proget-to di parco eolico a Taiwan. Siamo tuttavia coscienti che a lungo termi-ne la compensazione del CO2 non è una soluzione al problema del clima.

Per ridurre ulteriormente le nostre emissioni di CO2 negli anni 2011 e 2012 abbiamo avviato e in parte già attuato ulteriori misure: dall’inizio dell’anno Greenpeace dispone di un sistema di videoconferenza che ci consente lo scambio diretto con nu-merosi altri uffici di Greenpeace. In tal modo riduciamo ancor più il numero di voli e viaggi in treno per partecipare a incontri internazio-nali. Nel corso del 2012 ridurremo inoltre il volume degli stampati, in-crementando la comunicazione per via elettronica con i nostri membri.

Sostenibilità

Greenpeace organizza nel 2012 per la seconda volta il corso «Cambiare il mondo, 1, 2, 3…». Durante il corso, aderenti e volontari imparano a impe-gnarsi efficacemente per gli obiettivi ecologici e a promuovere la coopera-zione nel gruppo.Greenpeace vuole abilitare i partecipan-ti a progettare essi stessi campagne, a realizzare azioni e a organizzare gruppi di base. Saranno trattati in particolare temi come campagne e azioni, la gestio-ne di progetti e la metodica di gruppo «Interazione centrata su un tema». Il corso per l’ottenimento dell’attestato di «riformatore del mondo diplomato » è proposto nell’ambito del nostro pro-gramma di corsi per volontari. L’espe-rienza ci ha insegnato l’importanza del-la collaborazione, soprattutto quando si tratta di temi complessi come il cam-biamento del clima, l’abbandono del nucleare, la protezione delle foreste e degli oceani ecc. Ecco perché vogliamo condividere il nostro sapere e investire nella formazione di volontari.Altre informazioni all’indirizzo: [email protected]

Corsi 2012

1a Metodica di gruppo

Compiere passi avanti insieme17.-19.2. 12

1b Metodica di gruppoCompiere passi avanti insieme31.3.-1.4.12

2 Gestione di progettiIl filo rosso del successo 23.-24.6. 12

3 Community organizing -Campagning 7.-8.7.12

4 Cosa occorre per un’azione8.-9.9. 12

Tempeste, ondate di calore e nubifragi aumenteranno in intensità e frequenza

Acidificazione come conseguenza del cambiamento globale del clima

GREENPEACE MEMBERS 1/JANUARY 2012PAGINA 8

13%

7%3%

76%

Gli attivisti di Greenpeace solcano i mari fin dalla prima campagna contro i test di bombe atomiche sulle isole Ale-utine nel Pacifico settentrionale. Dalle navi di Greenpeace sono partiti i gom-moni degli attivisti per posizionarsi da-vanti agli arpioni dei cacciatori di bale-ne, bloccare lo scarico in mare di rifiuti tossici e scorie radioattive o protestare contro il trasporto di legna tropicale tagliata illegalmente. La costruzione

della Rainbow Warrior III è stata finan-ziata mediante più di 100.000 singole donazioni. I donatori potevano sceglie-re per quale parte dell’imbarcazione o dell’equipaggiamento andava impie-gato il denaro messo a disposizione. Complessivamente il progetto è costato 23 milioni di euro. In segno di gratitu-dine per i sostenitori, la Rainbow War-rior III ha dapprima veleggiato attorno alle coste europee.

La nuova Rainbow Warrior III sos-tituisce la Rainbow Warrior II che ha fatto parte della flotta di Greenpeace per 22 anni. Nel settembre 2011, la Rainbow Warrior II è stata consegna-ta all’organizzazione umanitaria locale «Friendship» e ribattezzata «Rongdho-nu» (arcobaleno in benaglese). Come ospedale galleggiante porta ora soccor-so in zone colpite già oggi dalle conse-guenze del cambiamento climatico.

La nuova ammiraglia di Greenpeace: la Rainbow Warrior III.

Campagne di protezione dell’ambiente 76% Gestione membri e banca dati 3%Amministrazione / Direzione 7% Reperimento fondi 13%

colti scarsi ed enormi incendi di boschi.

In secondo luogo, si tratta di eventi la cui pericolosità o i cui effetti aumen-tano indipendentemente dal cambia-mento del clima, come per esempio un accresciuto rischio di inondazione in seguito all’aumento dell’edificazione in prossimità delle coste. Le città costiere asiatiche sono considerate particolarm ente vulnerabili. La capitale della Tai-landia è appena stata sommersa dalla peggiore alluvione degli ultimi 50 anni. Non è ancora possibile stimare le dram-matiche conseguenze per Bangkok, dove sono rimasti sott’acqua per settimane in-teri quartieri della metropoli milionaria. Oltre 13 milioni di tailandesi sono col-piti dall’inondazione e più di 500 perso-ne sono decedute a causa dell’alluvione. Si sta già pensando di abbandonare Bangkok come capitale della Tailandia.

In terzo luogo è stata affrontata la questi-one della formazione di nuovi fenomeni meteorologici. Questi nuovi fenomeni ed eventi estremi in conseguenza del cambi-amento del clima potrebbero avere conse-guenze devastanti. Potrebbero così mani-festarsi uragani in regioni finora rimaste risparmiate. Ad esempio, a inizio novem-bre 2011 si è scatenato sull’Europa meri-dionale uno spaventoso vortice di bassa pressione che ha causato precipitazioni torrenziali in Italia. Fiumane alluvionali hanno allagato le strade di Genova. Gli impetuosi torrenti hanno trascinato con sé e ucciso almeno 16 persone. I meteorologi non escludono che in seguito al riscalda-mento del Mediterraneo possano formarsi in futuro uragani o almeno tempeste a ca-rattere d’uragano anche in quella regione.