testi sulla regina di saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare salomone...

24
1 Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura-studio di Canova (2000) Dall'Antico Testamento (traduz. italiana della CEI) 1 Re 10 Visita della regina di Saba – 1 La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi. 2 Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato. 3 Salomone rispose a tutte le sue domande, nessuna ve ne fu che non avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone. 4 La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone, il palazzo che egli aveva costruito, 5 i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi dignitari, l'attività dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza fiato. 6 Allora disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza! 7 Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita. 8 Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza! 9 Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia». 10 Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la regina di Saba a Salomone. 11 Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro in Ofir, portò da Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose. 12 Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo. 13 Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi. La ricchezza di Salomone – 14 La quantità d'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti, 15 senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell'Arabia e dai governatori del paese. 16 Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro, 17 e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò tre mine d'oro, e il re li collocò nel palazzo della Foresta del Libano. 18 Inoltre, il re fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro puro. 19 Il trono aveva sei gradini; sullo schienale c'erano teste di vitello; il sedile aveva due bracci laterali, ai cui fianchi si ergevano due leoni. 20 Dodici leoni si ergevano di qua e di là, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno. 21 Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d'oro; tutti gli arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo di Salomone l'argento non si stimava nulla. 22 Difatti il re aveva in mare la flotta di Tarsis, oltre la flotta di Chiram; ogni tre anni la flotta di Tarsis portava carichi d'oro e d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini. 23 Il re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i re della terra. 24 In ogni parte della terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25 Ognuno gli portava, ogni anno, offerte d'argento e oggetti d'oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli. I carri di Salomone – 26 Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città per i carri e presso il re in Gerusalemme. 27 Fece sì che

Upload: dokhue

Post on 16-Feb-2019

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

1

Testi sulla regina di Saba

da affiancare alla lettura-studio di Canova (2000)

Dall'Antico Testamento (traduz. italiana della CEI)

1 Re 10

Visita della regina di Saba – 1La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo

alla prova con enigmi. 2Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato. 3Salomone rispose a tutte le sue domande, nessuna ve ne fu che non avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone. 4La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone, il palazzo che egli aveva costruito, 5i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi dignitari, l'attività dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza fiato. 6Allora disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza! 7Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita. 8Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza! 9Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia». 10Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la regina di Saba a Salomone. 11Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro in Ofir, portò da Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose. 12Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo. 13Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi.

La ricchezza di Salomone – 14La quantità d'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno

era di seicentosessantasei talenti, 15senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell'Arabia e dai governatori del paese. 16Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro, 17e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò tre mine d'oro, e il re li collocò nel palazzo della Foresta del Libano. 18Inoltre, il re fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro puro. 19Il trono aveva sei gradini; sullo schienale c'erano teste di vitello; il sedile aveva due bracci laterali, ai cui fianchi si ergevano due leoni. 20Dodici leoni si ergevano di qua e di là, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno. 21Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d'oro; tutti gli arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo di Salomone l'argento non si stimava nulla. 22Difatti il re aveva in mare la flotta di Tarsis, oltre la flotta di Chiram; ogni tre anni la flotta di Tarsis portava carichi d'oro e d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini. 23Il re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i re della terra. 24In ogni parte della terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava, ogni anno, offerte d'argento e oggetti d'oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli.

I carri di Salomone – 26Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e

dodicimila cavalli, distribuiti nelle città per i carri e presso il re in Gerusalemme. 27Fece sì che

Page 2: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

2

in Gerusalemme l'argento abbondasse come le pietre e rese il legname di cedro tanto comune quanto i sicomòri che crescono nella Sefela. 28I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del re li compravano in Kue. 29Un carro, importato da Muzri, costava seicento sicli d'argento, un cavallo centocinquanta. In tal modo tutti i re degli Hittiti e i re di Aram vendevano i loro cavalli.

1 Re 11 – LA DEGENERAZIONE DEL REGNO

Le mogli di Salomone – 1Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di

Sidòne e hittite, 2appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: «Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dei». Salomone si legò a loro per amore. 3Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore. 4Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dei stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre. 5Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 6Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre. 7Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 8Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dei. 9Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto il cuore dal Signore Dio d'Israele, che gli era apparso due volte 10e gli aveva comandato di non seguire altri dei, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore. 11Allora disse a Salomone: «Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito. 12Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio. 13Ma non tutto il regno gli strapperò; una tribù la darò a tuo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città da me eletta».

I nemici esterni di Salomone – 14Il Signore suscitò contro Salomone un avversario, l'idumeo

Hadàd che era della stirpe regale di Edom. ... Ecco il male fatto da Hadàd: fu nemico di Israele e regnò su Edom. 23Dio suscitò contro Salomone un altro avversario, Razòn figlio di Eliada, che era fuggito da Hadad-Ezer re di Zoba, suo signore. 24Egli adunò gente contro di lui e divenne capo di una banda, quando Davide aveva massacrato gli Aramei. Quindi egli prese Damasco, vi si stabilì e ne divenne re. 25 Fu avversario di Israele per tutta la vita di Salomone.

Conclusione del regno – 41Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono

descritte nel libro della gesta di Salomone. 42Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto Israele fu di quaranta anni. 43Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide suo padre; gli succedette nel regno il figlio Roboamo.

Dal Nuovo Testamento (traduz. italiana della CEI)

Matteo 8 38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose: 39«Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.

Page 3: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

3

41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona! 42La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!

Luca 11 29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. 30Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. 31La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. 32Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui.

Dal Midrash al libro dei Proverbi (Lassner 1993: 11-13, 161-162) Secondo un'altra interpretazione il verso Ma la sapienza da dove si trae? (Giobbe 28:12) si riferisce alla regina di Saba, che avendo udito della sua sapienza, disse: “Andrò a vedere se è vermente sapiente.” Come avvenne che sentì della sua sapienza? La Scrittura dice: La regina

di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi (1Re 10:1). E cosa significa con enigmi? Geremia Bar Shalom racconta che lei gli disse: “Sei tu il Salomone di cui ho sentito parlare? Il Salomone il cui regno e sapienza sono giunti fino alle mie orecchie?” “Sì”, rispose e lei disse: “Tu sei un sapiente. Sapresti rispondere ad una mia domanda, se te la faccio?”. Rispose: “perché il Signore dà la sapienza; dalla sua bocca esce scienza e prudenza (Proverbi 2:6).” 1) Lei, allora, gli chiese: “Cosa sono? Sette escono e nove entrano, due danno da bere ma solo uno ne gode.”. Rispose: “Non c'è dubbio. Sette sono i giorni del ciclo mestruale, nove i mesi della gravidanza, due i seni che allattano e uno il neonato.” Lei gli disse allora: “Tu sei un sapiente. Risponderesti ad un'altra mia domanda, se te la faccio?” Rispose: “perché il Signore

dà la sapienza...” 2) Gli chiese: “Cosa significa? Una donna dice a suo figlio: ‘Tuo padre è mio padre. Tuo nonno è mio marito. Tu sei mio figlio ed io sono tua sorella’.” Le rispose: “No c'è dubbio: le figlie di Lot!” (Genesi 19:31-35) 3) A questo punto lei volle metterlo alla prova in un altro modo. Gli presentò dei bambini di uguale età, tutti vestiti allo stesso modo. “Distingui i maschietti dalle femminucce!”, gli disse. Salomone fece cenno ai suoi servi di portargli noci e grani arrostiti, che cominciò poi a distribuire tra i bimbi. I maschietti, che erano un po' più sfacciati, li prendevano e li mettevano nelle vesti. Le bambine, più ritrose, li mettevano nei loro copricapo. Al che rispose: “Questi sono i maschietti e queste le femminucce.” A questo punto, lei esclamò: “Tu sei davvero sapiente.” 4) Lo volle però ancora mettere alla prova in un altro modo e gli presentò un gruppo di uomini, alcuni dei quali erano circoncisi e gli altri impuri. “Distingui i circoncisi dagli impuri!”, gli disse. Salomone diede ordine al Sommo Sacerdote di aprire l'Arca dell'Alleanza. I circoncisi si piegarono metà della loro altezza e subito si riflesse sul loro volto lo splendore di Dio. Gli incirconcisi del gruppo caddero, prostrandosi completamente a terra. Subito rispose: “Questi sono gli impuri e quelli i circoncisi.” La regina gli chiese allora: “Come hai

Page 4: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

4

fatto a indovinare?” “Lo sapevo dalla storia di Balaam”, perché è scritto: Oracolo di Balaam,

figlio di Beor, oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e

conosce la scienza dell'Altissimo, vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai

suoi occhi (Numeri 24:15-16). Se Balaam non fosse caduto, non avrebbe visto niente. Se l'esempio di Balaam non vi sembra accettabile, potete trarre isneganemtno dalla vicenda di Giobbe. Quando i suoi amici vennero a confortarlo, subito disse loro: “Anch'io ho senno come

voi e non sono da meno di voi [let.: non cado al di sotto di voi]” (Giobbe 12:3)

Dal Targum Sheni (Secondo Targum) del Libro di Ester

Un racconto su Salomone è inserito nella traduzione aramaica (targum) di Ester 1:2:

Ester 1 1Al tempo di Assuero, di quell'Assuero che regnava dall'India fino all'Etiopia sopra centoventisette province, 2in quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo regno nella cittadella di Susa, 3l'anno terzo del suo regno fece un banchetto a tutti i suoi principi e ai suoi ministri... L'espansione narrativa è cagionata dal riferimento al trono del sovrano persiano Assuero in Ester 1:2 e assume la forma di un vero e proprio midrash in aramaico; il “traduttore” inserisce un inno i cui versi iniziano in ordine alfabetico da alef a taw e da taw a alef, una descrizione dettagliata del trono e delle sue vicissitudini. Fatto da Hiram re di Tiro per Salomone, fu poi trasportato da Shishak in Egitto, preso come bottino dal sovrano assiro Sennacherib e concesso a Ezechia a Gerusalemme, rubato da Nabucodonosor e portato a Babilonia, dove fu ereditato dai persiano Dario e Assuero. A proposito del suo possessore originale si narra tra il resto:

Una volta, mentre il re Salomone risentiva degli effetti del troppo vino bevuto, mandò inviti a tutti i re d'Oriente e Occidente che si trovavano vicino alla terra d'Israele e li ospitò tutti nel sui palazzo. Sempre in stato di ebbrezza, ordinò che gli fossero portati gli strumenti a corda, i cimbali, i tamburi e le arpe che un tempo suonava suo padre Davide. Salomone, allegrotto, ordinò che si presentassero davanti a lui le bestie selvatiche, gli uccelli del cielo, i rettili della terra, i demoni, gli spiriti e le Lilith. Fece in modo che danzassero in sua presenza così da mostrare la sua grandezza a tutti i re presenti. Gli scribi di corte le chiamavano per nome e tutte le creature si radunavano spontaneamente intorno a lui, senza essere legate né condotte da uomini. Quella volta, cercarono l'upupa tra gli uccelli ma non la trovarono. Il re, allora, adiratosi, le ordinò di presentarsi o l'avrebbe messa a morte.. L'upupa rispose dicendo: “Ascolta, mio signore, re della terra, sì che la mia voce giunga alle tue orecchie. Da tre mesi ho escogitato un piano e l'ho messo in atto. In tutto questo tempo non ho né mangiato né bevuto, ma ho volato sul mondo guardandomi intorno. Mi dicevo, – ci sarà forse una terra o un regno che non paga tributo al re mio signore? – Guardai in giro e ad Oriente vidi una terra la cui capitale si chiama Kitor: la polvere è là più preziosa dell'oro e l'argento è comune come lo sterco nei mercati; gli alberi, piantati durante la creazione, sono lambiti dalle acque del paradiso. Ci sono molti abitanti e tutti portano corone sulla testa. Vengono dal paradiso e non sanno cosa sia la guerra né come usare l'arco e le frecce. Ho visto una donna che li governa. Si chiama la regina di Saba. Perciò, con il parere favorevole del re, mi cingerò i fianchi come un guerriero, mi leverò e andrò nella città di Kitor, nella terra di Saba, dove legherò i re e incatenerò i sovrani con catene di ferro. Poi li porterò al re mio signore.” Piacquero queste parole al re, che fece chiamare gli scribi di corte per scrivere una lettera da legare all'ala dell'upupa. A questo punto, l'upupa prese il volo e chiamò a raccolta gli altri uccelli che l'accompagnarono fino alla città di Kitor nella terra di Saba. Sul far del mattino, la regina di Saba uscì per prestar culto al giorno, ma gli uccelli le coprivano il sole. Sorpresa e perplessa, si strappò le vesti. L'upupa allora scese e la regina notò che aveva una lettera legata all'ala, la aprì e la lesse. Era scritto: “Saluti dal sottoscritto, il re Salomone. La pace sia con te

Page 5: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

5

e con i nobili della tua terra, oh regina di Saba! Certamente tu sai che il Signore dell'Universo mi ha reso re di tutte le bestie dei campi, degli uccelli del cielo, dei demoni, degli spiriti e delle lilith. Tutti i re, d'Oriente e Occidente, Settentrione e Meridione, vengono a presentarmi i loro omaggi. Se verrai da me per salutarmi, ti accoglierò con più onore di qualsiasi mio ospite regale, ma se ti rifiuti di presentarti a me per omaggiarmi, manderò contro di te generali, armate e cavalieri. Potresti chiedere quali generali, armate e cavalieri ha il re Salomone, ebbene sappi che le bestie dei campi sono i miei generali, gli uccelli del cielo i miei cavalieri, demoni, spiriti e lilith le mie armate che verranno a strangolarvi nei vostri letti. Le bestie vi uccideranno nei campi e gli uccelli del cielo divoreranno la vostra carne.” Quando la regina di Saba sentì le parole della lettera, si stracciò di nuovo le vesti. Mandò a chiamare gli anziani e i nobili e disse loro: “Sapete cosa mi ha mandato il re Salomone?” Risposero: “Non conosciamo nessun re Salomone né rispettiamo la sua autorità.” Lei, però, non aveva fiducia in loro e così non li ascoltò. Fece caricare tutte le navi con doni, perle e pietre preziose. La regina gli inviò anche seimila giovinetti e giovinette, nate lo stesso anno, lo stesso mese, lo stesso giorno e alla stessa ora. Erano inoltre di identica statura e costituzione ed erano vestiti di porpora tutti allo stesso modo. Scrisse poi una lettera per Salomone e gliela mandò con loro. Era scritto: “Dalla città di Kitor alla terra d'Israele ci vogliono sette anni di viaggio, ma per le mie richieste e domande, arriverò in tre anni.” E così, dopo tre anni, la regina di Saba arrivò dal re Salomone. Quando lui sentì che stava arrivando, mandò incontro a lei Benayah figlio di Yehoyada. Era bello come la stella del mattino che brilla splendida nel firmamento ed elegante come i gigli che ornano le rive di un laghetto. Quando vide Benayah figlio di Yehoyada, la regina scese dal suo cavallo e lui le chiese “Perché scendete?” “Non sei tu il re Salomone?”, chiese. “Non sono il re Salomone – rispose – ma soltanto uno dei suoi servi.” Subito lei si rivolse ai suoi nobili e disse loro questo proverbio: “Se non si vede il leone, si vede il suo giaciglio. Così, se non si vede Salomone, allora si vede la bellezza di chi gli sta accanto.” Benayah figlio di Yehoyada la accompagnò dal re. Quando Salomone sentì che stava per arrivare, andò a sedersi in una stanza di cristallo. Quando la regina di Saba lo vide, pensò: “Il re sta seduto nell'acqua.” Così sollevò la sua veste per attraversare l'acqua e nel fare questo scoprì le sue gambe e il re si accorse di quanto erano pelose. Le disse pertanto: “Sei una donna stupenda, ma i peli sono cose da uomini. Il tuo aspetto è piuttosto spiacevole.” Allora la regina di Saba gli disse: “Re, mio signore, Ti sottoporrò tre indovinelli. Se li risolverai, saprò che sei un uomo sapiente. Altrimenti, sei come tutti gli altri uomini.” “Cosa è? Una bacinella di legno e una padella di ferro; getta pietre ma fa scaturire acqua.” “Una scatola per il trucco!”, rispose. Gli chiese poi: “Cosa è? Come polvere viene dalla terra e di polvere si nutre. Scaturisce come acqua ma accende le case.” Rispose: “È la nafta!” Tornò a chiedergli: “Precede ogni cosa, vagisce e piange, si piega come le canne, è la gloria dei nobili e la rovina dei poveri, gloria dei morti e rovina dei veloci, gioia per gli uccelli, ma tormento dei pesci. Cosa è?” “Il lino”, rispose. A questo punto, la regina esclamò: “Io non

avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno

visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla

prosperità, superi la fama che io ne ho udita. Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri! (1Re 10:7-8)” Salomone, allora, la accompagnò in un appartamento della residenza reale. Quando ebbe visto la ricchezza e lo splendore, lodò Dio e disse: “Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è

compiaciuto (1Re 10:9) nel porti sul trono del potere perché tu governi con rettitudine e amministri la giustizia.” Offrì in dono al re oro e argento finissimo e lui le concesse tutto ciò che desiderava.

Page 6: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

6

Dallo Pseudo Ben Sira (Lassner 1993: 18-20, 167-168)

Che generi di desideri soddisfacesse il re Salomone, ce lo racconta esplicitamente un testo ebraico medievale che ha per protagonista un giovane ebreo, il sapiente Ben Sira, non privo di capacità profetiche. Nabucodonosor, venuto a sapere della sua sapienza (all'età di cinque anni conosceva a memoria già tutta la Bibbia e il Talmud), ordina ad un esercito intero, con migliaia di cavalieri, di andarlo a prendere. Come messaggio, il sovrano assiro fa riportare al giovane un verso di Geremia “Gli ho concesso anche le bestie dei campi perché lo servano.” [Geremia 27:6 Ora ho consegnato tutte quelle regioni in potere di Nabucodònosor

re di Babilonia, mio servo; a lui ho consegnato perfino le bestie selvatiche perché lo servano]. Il bimbo di sette anni si prende gioco dell'esercito e rispedisce al mittente le migliaia di cavalieri con un coniglio, la cui testa è completamente rasata e reca la scritta: “Ecco una bestia dei campi per servirla, come da sua richiesta!” Minacciando l'incolumità del coniglio, l'imperatore riesce finalmente a far venire il giovinetto a corte.

Nabucodonosor chiese a Ben Sira come era stata rasata la testa del coniglio. Rispose: “Prodigio della calce.” Il re chiese allora cosa intendesse e Ben Sira rispose: “Una schiuma per la depilazione. Si prepara in questo modo: si mischia la calce con l'arsenico. Questo è il ‘prodigio della calce’, ma se vuoi davvero sapere, chiedi a tua madre e ti dirà come si fa.” “Mia madre!” sbottò Nabucodonosor. Ben Sira spiegò: “Quando tua madre, la regina di Saba arrivò, portando un tributo, ad ascoltare la sapienza di Salomone. Lui la trovò bellissima e desiderava unirsi a lei. Ma la trovò eccessivamente pelosa – era un tempo in cui le donne israelite non avevano peli sulle parti del corpo che sono normalmente coperte da vestiti. Così, Salomone disse ai suoi servi: ‘Portatemi calce e arsenico.’ Portarono della calce e la setacciarono. Triturarono l'arsenico e lo mescolarono con la calce. Fecero così e, quando Salomone vide tua madre, la sua pelle era purissima e senza peli. Fece quindi con lei secondo i suoi desideri. Immediatamente dopo, lei disse: ‘Fino a quando sono venuta e ho visto coi miei occhi, non credevo che fosse vera neppure la metà delle cose che mi avevano detto. La tua ricchezza e la tua sapienza superano tutto ciò che mi era stato riferito.” A questo punto, Nabucodonosor chiese a Ben Sira: “Chi ti ha raccontato queste cose?” “Ci sono arrivato da solo – rispose – perché sono un profeta figlio di profeta.” [il giovane ben Sira rovescia quanto il profeta biblico Amos dice di sé stesso in Amos 7:14: “Non ero profeta, né

figlio di profeta; ero un pastore e raccoglitore di sicomori”]

Dal Corano, Sura XXVII La sura della formica

Nel nome di Dio, clemente misericordioso! 1Ṭ. S. Questi sono i Segni del Corano, d'un Libro Chiarissimo, 2Guida e Buona Novella ai credenti, 3i quali eseguono la Preghiera, e pagano la Dècima e fermamente credono alla vita dell'Oltre. 4Per vero a quei che non credono nella Vita dell'Oltre abbiam fatto parer belle le loro azioni, e brancolano nel buio come ciechi. 5Son quelli che avranno il peggior dei castighi e che, nella Vita dell'Oltre, saranno i maggiori perdenti. 6E certo tu ricevi il Corano da parte d'un Signore saggio sapiente! 7Rammenta quando Mosè disse alla sua gente: "Ho scorto un fuoco, e vàdo a portarvene qualche notizia, o un tizzone ardente, che vi possiate riscaldare".8E quando arrivò a quel fuoco s'udì un grido: "Sia benedetto Chi è nel Fuoco e Chi è attorno al Fuoco' E sia gloria a Dio, Signor del Creato' 9Mosè, in verità lo sono Iddio, il Potente, il Saggio' l0Getta la tua verga'" E quando la vide agitarsi come dei ǧinn, voltò il dorso e più non si rivoltava. "O Mosè' Non temere, disse Iddio, ché non temono, alla presenza Mia, i Miei Inviati' 11Ma chi ha agito iniquamente, e poi sostituisce al male il bene, ebbene lo sono indulgente clemente. 12Metti dunque la mano nel seno, e ne uscirà bianca, senza alcun male; questo sarà uno dei nove Segni che saran mandati a Faraòne e al suo popolo, perché sono un popolo d'empi". 13E quando giunsero loro i Nostri Segni evidentissimi, dissero: " Questa è pura magìa l'' 13E li

Page 7: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

7

rinnegarono, benché l'animo loro fosse certo della loro verità per iniquità ed orgoglio: però mira qual fu la fine dei corrottori' 15E già demmo a David e a Salomone la scienza, e dissero: "Sia lode a Dio, il quale ci ha prescelto sopra molti Suoi servi fedeli'" 16E Salomone fu erede di David e disse: «O uomini! Ci è stato insegnato il linguaggio degli uccelli e parte ci fu data d'ogni cosa: è certo, questo, evidente favore divino». 17E tutti i suoi eserciti si radunarono avanti a Salomone, eserciti di ǧinn e di uomini e d'uccelli. E avanzarono in truppe distinte, 18finché, allorché giunsero alla Valle delle Formiche, disse una formica: "O formiche! Entrate nelle vostre case, che Salomone e le sue truppe non abbiano a calpestarvi, senza saperlo' " 19Sorrise allora Salomone delle loro parole e disse: "Signore, concedimi che io Ti ringrazi dei favori che Tu hai accordato a me e ai miei genitori, e che compia opere buone a te accettevoli, e fammi entrare, per Tua misericordia, fra i tuoi servi buoni' " 20Poi passò in rivista gli uccelli e chiese: "Com'è che non vedo l'ùpupa? Sarebbe essa assente? 21La punirò allora di durissima pena o la sgozzerò, a meno che non mi porti una giustificazione esplicita e chiara!" 22Ma essa non tardò molto a tornare e disse: " Ho abbracciato col mio lungo sguardo quel che non può abbracciare il tuo, o Salomone, e ti porto dal Saba. notizia sicura: 23ho trovato che laggiù regna una donna, ricca d'ogni cosa, che possiede un trono stupendo. 24E ho trovato che lei e il suo popolo adorano il Sole in luogo di Dio, e Satana ha fatto sembrar belle agli occhi loro le loro azioni, e li ha traviati dalla Via, sì che non vanno sul retto cammino, 25e ciò fece acciocché essi non adorino Iddio, il quale manifesta i segreti nei cieli e sulla terra, e sa tutto quel che celate e quel che palesate. 26Dio! Non c'è altro dio che Lui, Signore del Trono Sublime!" 27Disse Salomone: " Vedremo ora se hai detto il vero o se sei de' bugiardi. 28Và con questo mio scritto e lancialo sul popolo dei Saba, poi allontanati da loro, e sta a vedere quel che risponderanno!'' 29Disse la regina; "O mia corte! Mi è stato gettato un nobile scritto, 30che viene da Salomone e che dice: 'In nome di Dio, clemente misericordioso! 31Non vi levate superbi contro di me, bensì venite a me, sottomessi a Dio!", 32E aggiunse la regina: "O mia corte! Ditemi il vostro parere in tale questione, ché nessuna questione deciderò senza che voi ne siate testimoni!'' 33Risposero: "Noi siam gente forte e prodezza grande abbiamo, ma il comando spetta a te: pensa dunque tu a decidere!" 33Disse la regina: "Quando i re entrano in una città, la devastano, e i nobili suoi riducono a miserabili: così faranno quelli con noi. 35Ma io invierò loro, un dono e starò a vedere che cosa mi riporteranno i miei messi". 36Ora., quando il messo giunse a Salomone, questi disse: "Mi venite in aiuto con ricchezze? Quel che Iddio mi ha dato è migliore di ciò che voi mi offrite, eppure vi gloriate del vostro dono! 37Ritorna dai tuoi! Ché ora noi verremo a loro coi nostri eserciti, ai quali non potranno resistere, e li cacceremo dalla loro terra miseri e disprezzati!" 38Poi disse: "O mia corte! Chi di voi mi porterà il suo trono prima che essi vengano a noi sottomessi al Signore?" 39Un ‘ifrīt di fra i ǧinn disse: "Te lo porterò io, prima che tu ti alzi dal tuo seggio, ché io ben capace sono di fado, e fidato". 40E un ǧinn che conosceva la Scrittura disse: "Io te lo porterò, prima ancora che torni a te il tuo sguardo". E quando Salomone vide il trono posato presso di sé disse: "Questo è un favore divino, per provarmi e vedere se son grato od ingrato: poiché chi è grato a Dio lo fa a suo stesso profitto e chi è ingrato. nessun danno può fare al Signore, ché Egli basta a se stesso ed è generoso". 41E disse ancora: "Trasformatele il trono, così vedremo se essa è ben diretta o priva di Guida". 42Quando la Regina giunse, le fu detto: "È così il tuo trono?" Rispose: " Sembra che lo sia !" "Ma la vera scienza, ribatté Salomone, è stata data a noi prima che a lei, e ci siam dati a Dio. 43Mentre gli esseri che essa adora in luogo di Dio l'han distolta dal Vero, poiché era di gente infedele!" 44E le fu ancora detto: "Entra nel palazzo!" E quando essa lo vide lo credette una gran distesa. d'acqua, e si scoprì le .gambe. Ma Salomone le disse: "È un palazzo pavimentato di cristalli!'' Allora la regina esclamò: "Signore! Io ho fatto torto a me stessa, ma ora, come Salomone, mi dò a Dio, il Signor del Creato!"

Page 8: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

8

Dalle Storie dei profeti di al-Ṭarafī (Cordova 997-1062; Tottoli 1997:146-165)

Come in vari ambienti giudaici, anche nella tradizione islamica si sono conservati commenti al Corano, che integrano lo stile allusivo del testo sacro con spiegazioni e dettagli narrativi. Ne nasce un vero e proprio genere letterario, le storie dei profeti, che attingono da varie fonti, talvolta dalle opere di autori citati per nome – alcuni sono grandi autorità negli studi coranici – talvolta da tradizioni anonime, nate sul solco della tradizione orale giudaica o dalla fantasia di esperti cantastorie.

Ha detto Dio Grande e Potente nel Corano: E donammo a Davide Salomone. Quale splendido servo di Dio! Ei si volgeva spesso pentito al Signore! (Cor. 38.30) E ha detto: E mettemmo ancora alla prova Salomone e ponemmo sul suo trono un corpo. Poi egli si pentì e disse: «Perdonami, Signore, e donami un regno quale non converrà più a nessuno dopo di me averne uno simile, ché Tu sei in verità il Donatore generoso». E soggiogammo a lui il vento, che correva al suo comando, ovunque ei lo dirigesse, leggero, e i demoni tutti, costruttori e pescatori di perle (Cor 38: 34-37). Sostengono gli esegeti che la prova a cui il Grande e Potente sottopose Salomone fu di mettere sul suo trono il corpo di un demone dalle sembianze umane, che si dice avesse nome Ñakhr oppure Âṣaf. Questo accadde perché Dio ordinò a Salomone di costruire il tempio di Gerusalemme. «Costruiscilo» gli fu detto, «in modo che non vi si senta il rumore del ferro». Salomone cercò di eseguire l'ordine, ma non ci riuscì e allora gli fu detto: «Nel mare c'è un demone di tal nome» ed egli si mise a cercarlo. Nel mare vi era una sorgente a cui il demone si recava una volta ogni sette giorni. Accadde però che l'acqua di questo pozzo si seccò e vi fu messo dentro del vino. Il demone arrivò il giorno della sua visita e si trovò di fronte questo vino. Disse: «Sei di certo una bevanda gustosa, ma corrompi chi è tranquillo e accresci la stupidità di chi è stupido». Poi se ne andò finché non fu preso da una grande sete e quindi tornò indietro alla sorgente e ne bevve finché il vino ebbe la meglio sulla sua mente. Fu allora che gli venne mostrato l'anello, o gli venne impresso il sigillo sulle spalle, tanto che il demone si sottomise perché il potere di Salomone era nel suo anello. Il demone fu così portato a Salomone che gli disse: «Ci è stato ordinato di costruire questo tempio e ci è stato imposto di costruirlo senza che vi si senta il rumore di ferro».1 Il demone portò allora delle uova di upupa, vi mise sopra un bicchiere, e quando arrivò l'upupa, prese a guardare le sue uova senza poterle toccare. Allora l'upupa andò a prendere un diamante, lo portò al bicchiere e con esso lo tagliò finché potè raggiungere le sue uova. Presero così all'upupa il diamante e si misero a tagliare con esso la pietra. Salomone, quando voleva entrare nella ritirata o nel bagno, era solito farlo senza il suo anello. Capitò un giorno che Salomone si diresse al bagno insieme a quel demone, Ñakhr, quando vi fu quel peccato commesso da una delle sue donne. Entrò nel bagno e diede al demone il suoanello, ma egli lo gettò in mare, dove lo inghiottì un pesce. Subito sparì il potere da Salomone e fu dato al demone che prese le sembianze di Salomone. Il demone arrivò e si sedette sul suo trono e sul suo seggio, dato che gli fu dato potere sul dominio di Salomone, ad eccezione delle sue donne. Costui prese a far da giudice tra di loro, ma essi iniziarono a disapprovare alcune delle sue decisioni, tanto che dissero: «Il Profeta di Dio è stato tentato». Tra di loro vi era un uomo che disse: «Per Dio, lo metterò alla prova!» e, rivolto a Salomone, disse poi: «O profeta di Dio - poiché egli ai suoi occhi era il profeta Dio -, a uno di noi è capitato di trovarsi in stato di impurità durante una notte fredda, e di aver tralasciato di lavarsi intenzionalmente fino al sorgere del sole. Credi che sia sbagliato?». «No» rispose costui. Tale

1 Si veda 1 Re 6:7: “Per la sua costruzione si usarono pietre lavorate e intere; durante i lavori nel tempio non si

udì rumore di martelli, di piccone o di altro arnese di ferro.”

Page 9: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

9

situazione continuò per quaranta giorni, finché il profeta di Dio non trovò il suo anello in pancia al pesce e tornò. Ogni ǧinn o uccello che se lo trovava di fronte si prostrava davanti a lui. Alcuni esegeti sostengono che Salomone avesse cento donne, tra cui ve ne era una che era la sua favorita e la più fidata per lui. Così, quando aveva bisogno di far le abluzioni o doveva soddisfare un bisogno, si toglieva il suo anello e non lo affidava a nessun altro se non a quella donna. Costei venne da lui un giorno e gli disse: «Tra mio fratello ed un'altra persona vi è una controversia ed io vorrei che tu decidessi a suo favore». «Va bene» rispose Salomone, ma poi non lo fece e per questo fu afflitto. Quel giorno Salomone le diede il suo anello fino a che non fosse uscito dal bagno, ma, invece, al posto suo uscì il demone sotto le sue sembianze, dicendole: «Dammi l'anello!». La donna glielo diede tanto che il demone andò a sedersi al posto di Salomone. Quando poi uscì Salomone e le chiese di dargli l'anello, la donna ribattè: «Ma non l'hai preso prima?» «No!» rispose Salomone, e se ne andò vagando confuso, mentre il demone rimase a governare la popolazione per quaranta giorni, finché poi Dio restituì a Salomone il suo anello dalla pancia di un pesce e in questo modo gli restituì il suo regno. Sostengono alcuni esegeti che Salomone aveva un figlio e temeva per lui i demoni, perché i demoni avevano deciso di porre fine alla situazione in cui si trovavano con la morte di Salomone e avevano detto: «Se gli rimarrano in vita dei figli, la condizione in cui ci troviamo non cesserà». Per questo Salomone portava il cibo a suo figlio fra le nubi dove l'aveva fatto innalzare, per pietà di lui, ma il figlio poi morì e fu messo sul suo trono. E' possibile che ciò sia tra le compensazioni per il peccato di Salomone, dato che Dio lo colpì nel figlio. Sostiene invece Ibn ‘Abbas, Dio abbia misericordia di lui, che il peccato per cui Dio lo punì fu che Dio Grande e Potente gli aveva ordinato di sposare solo israelite, e Salomone sposò una donna non di loro, ma che era invece di quelli che adorano gli idoli. A Salomone piaceva molto, e lei gli disse: «Mio padre mi amava molto e quando è morto ne sono rimasta affranta e non riesco a darmene pace. Se tu mi permettessi di fare un'immagine con le sue sembianze e di metterla in casa, di certo ne avrei sollievo quando la vedo». Salomone le diede il permesso di farlo e così lei lo prese come idolo, che continuò ad adorare nella sua casa per quaranta giorni. Dio lo punì per questo, togliendogli il regno per quaranta giorni, in relazione ai giorni in cui era stato adorato l'idolo in casa sua. E disse: «Perdonami, Signore, e donami un regno quale non converrà averne uno simile più a nessuno dopo di me (Cor. 38:35), a nessuno degli uomini, e per me in questo vi sarà un segno che mi indichi che Tu mi hai perdonato e mi hai restituito la mia profezia». Dio esaudì la richiesta che egli aveva avanzato, dato che gli sottomise il vento e questo fu un potere che non fu concesso più a nessuno dopo di lui. Il vento correva al suo comando,ovunque ei lo dirigesse (Cor. 38:36), soffice, profumato e veloce, ed era il vento del sud, che soffiava dove egli voleva. Soffiava di mattina con Salomone da Gerusalemme, girava con lui verso Qazwin, poi lasciava con lui Qazwin e trascorreva la notte a Kabul. Ha detto infatti Dio Grande e Potente nel Corano: E a Salomone sottomettemmo il vento, il vento che percorrea il cammino d'un mese al mattino, il cammino di un mese la sera (Cor. 34:12), e i demoni tutti, costruttori epescatori di perle (Cor. 38:37). I costruttori facevano per lui quel ch'egli voleva, palazzi, statue, piatti ampi come abbeveratoi di cammello (Cor. 34:13), mentre i pescatori di perle estraevano per lui gemme dai mari e gli altri facevano per lui piatti e pentole. Quelli tra di loro che erano invece ribelli erano in catene, accoppiati in catena (Cor. 38:38), ovvero quelle catene che legavano le mani al collo. E così ha detto Dio nel Corano: Questo è il Nostro dono, dispensalo o siine avaro, senza renderne conto (38:39). Ciò significa che Dio gli disse: «Questo è il regno che ti abbiamo dato; danne ciò che vuoi di esso a chi vuoi e rifiuta ciò che vuoi a chi vuoi, senza renderne conto né alcun obbligo».

Page 10: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

10

Ha poi detto Dio: Rammenta quando gli furono presentate sul far della sera le cavalle dal piede leggero (38:31), ovvero i cavalli. Racconta a tale proposito infatti Ibrahim al-Taymi (morto 710 c.ca) che questi erano venti cavalli muniti di ali. Sostiene invece Ibn Zayd che questi cavalli li fece per Salomone il demonio, da una delle distese del mare, in modo da distrarlo per mezzo loro dalla preghiera del pomeriggio. Altri sostengono invece che questi cavalli vennero da lui dal bottino di un esercito che egli possedeva; Salomone fu occupato dal loro arrivo, fino a che tramontò il sole, e così gli sfuggì la preghiera del pomeriggio. Si tramanda da ‘Alī ibn Abī Tālib, Dio si compiaccia di lui, che gli fu chiesto quale fosse la preghiera di mezzo ed egli rispose: «È la preghiera del pomeriggio ed è quella per cui fu messo alla prova Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza». Disse infatti Salomone secondo il Corano: Fino a che s'avvolse (Cor. 38:32) il sole nel velo della notte (38:32), ovvero fino a che scomparve nel suo tramonto. Tramanda Ibn Mas‘ūd che scomparve il sole dietro uno smeraldo: il colore verde del cielo proviene da esso. E disse in seguito Salomone: «Riconducetemele dunque!» (cor. 38:33), ovvero le cavalle, e prese così a tagliar loro i garretti e i colli (38:33), vale a dire iniziò a tagliare le criniere e i colli dei cavalli per amore. Si dice inoltre che picchiò i tendini dei garretti e i colli dei cavalli tagliandoli, ma Dio Grande e Potente ne sa di più, a proposito di questo taglio e come fu. E Salomone fu erede di Davide e disse: «O uomini! Ci è stato insegnato il linguaggio degli uccelli e parte ci fu data di ogni cosa» (Cor. 27:16). Egli fu erede di Davide sia nel sapere che aveva ricevuto nel suo libro, sia nella regalità per cui era stato scelto al di sopra del suo popolo. Infatti Salomone fu messo, dopo suo padre Davide, al di sopra degli altri figli di suo padre, e disse: «O uomini! Ci è stato insegnato il linguaggio degli uccelli» (27:16). Tramanda Muḥammad ibn Ka‘b al-Quraẓī (morto 735 ca) che l'esercito di Salomone era lungo cento parasanghe, venticinque erano di uomini, venticinque di ǧinn, venticinque di animali e venticinque di uccelli. Egli possedeva mille case di cristallo su un tappeto di legno, in cui vi erano trecento donne libere e settecento schiave. Salomone ordinò al vento impetuoso di innalzare tutto questo, e ordinò al vento leggero di portarlo. Dio gli ispirò, mentre stava viaggiando tra cielo e terra: «Io ho aumentato il tuo potere, facendo in modo che nessuna creatura possa dire qualcosa senza che il vento non te la riferisca». Per quanto riguarda le parole che pronunciò la formica che si rivolse a Salomone, secondo il Corano, ‘che Salomone e le sue truppe non abbiano a calpestarvi!’ (Cor. 27:18), esse significano ‘che non vi distruggano, vi uccidano e vi riducano in pezz’ o qualche altro sinonimo di questo calpestare che significhi distruzione. Si dice che queste formiche di Salomone fossero simili a mosche. E sorrise, ridendo, Salomone delle loro parole (27:19). A questo proposito va aggiunto che il ridere dei profeti è in realtà, nella maggior parte dei casi, solo un sorridere. Poi Salomone passò in rivista gli uccelli e chiese: «Com 'è che non vedo l'upupa?» (Cor. 27:20). Tramanda Abū Miǧlaz (m. 720 ca.) che Ibn ‘Abbas si sedette insieme a ‘Abdallāh ibn Salām (m. 663), chiedendogli dell'upupa, e per quale ragione Salomone venne da essa e proprio essa cercò tra tutti gli uccelli. Raccontò allora ‘Abdallāh ibn ‘Abbās che Salomone si accampò durante il suo tragitto, senza sapere quanto distante fosse l'acqua più vicina a lui. Chiese Salomone: «Chi sa quanto è distante l'acqua più vicina?» «L'upupa lo sa» gli fu risposto,e per questola cercò. Tramanda Ibn ‘Abbās che Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, aveva seicento troni. I più nobili dell'umanità giungevano e si sedevano attorno a lui, poi giungevano i più nobili ǧinn e si sedevano vicino agli uomini. Poi Salomone chiamava l'ombra ed essa li riparava, chiamava il vento ed esso li portava, coprendo in una sola mattina il percorso di un mese. Mentre era in viaggio, se aveva bisogno di acqua e si trovava in una terra arida, allora chiamava l'upupa che subito arrivava e beccava nella terra da cui si poteva arrivare all'acqua. Quindi arrivavano i demoni che strappavano via la terra così come si toglie la pelle quando si scuoia e poi tiravano fuori l'acqua. Si racconta che questa upupa vedeva

Page 11: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

11

l'acqua sotto la terra così come si vede l'acqua attraverso il vetro. Quando Salomone cercò l'upupa, chiedendo di lei alla gru che a quel tempo era il comandante degli uccelli, essa rispose: «O profeta di Dio! Non l'ho mandata io in alcun posto, né so dove essa sia». Allora Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, si arrabbiò e giurò di punirla o di sgozzarla. La sua punizione per gli uccelli era togliere le piume delle ali e lasciarli al sole senza le piume addosso. Sentenziò allora Salomone: «La punirò o sgozzerò a meno che non mi porti una giustificazione esplicita (Cor. 27:21), una prova chiara che dimostri che aveva una scusa». Ma essa non tardò molto (27:22), ovvero l'upupa rimase assente per un periodo non lungo. Salomone allora chiese della sua lontananza e della sua assenza, e l'upupa rispose: «Ho abbracciato col mio lungo sguardo quello che non può abbracciare il tuo (27:22), ho raccolto tante informazioni che tu non conosci, e ti porto da Saba notizia sicura (27:22), ovvero sono giunta dalla città di Saba con una notizia veritiera». Questa notizia portata dall'upupa divenne una giustificazione agli occhi di Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, che così, grazie ad essa, le cancellò la punizione promessa, perché Salof!lonenon scorgeva sulla terra nessuno che avesse un regno oltre a lui stesso. Nonostante questo, Salomone, Dio lo benedica, era un uomo a cui piaceva la guerra santa e così, quando l'upupa gli segnalò l'esistenza di un regno in un luogo che non apparteneva a lui e abitato da un popolo di miscredenti che adoravano altri che Dio, pensò che per lui, muovendo loro guerra santa, vi sarebbe stata una grande ricompensa sia in questo mondo che nell'altro, con la possibilità di unire quest'altro regno al suo. La giustificazione dell'upupa si dimostrò veritiera e corretta fu la prova della sua assenza da Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza. Disse quindi l'upupa a Salomone: «Ho trovato che laggiù regna una donna (Cor. 27:23), che regna sulla gente di Saba». Racconta Qatada che era una donna di nome Bilqīs bint Sharāḥīl la ḥimyarita, di cui un genitore era un ǧinn. L'estremità di uno dei suoi piedi era come lo zoccolo di un animale ed ella regnava su un regno immenso. Gli uomini scelti del suo consiglio erano in tutto trecentododici, e ognuno di questi aveva ai suoi comandi diecimila uomini. Si racconta inoltre che Bilqīs avesse con sé mille qayl, e qayl significa sovrano; con ogni qayl vi erano centomila uomini, ma Dio ne sa di più. Bilqīs viveva in una terra di nome Ma’rib, a tre giorni da Sanaa, e si racconta che attraversasse il suo regno ogni venerdì, esaminando le questioni dei suoi sudditi e giudicando in quello che avevano bisogno. Possedeva un trono alto verso il cielo trenta cubiti, fatto di diversi tipi di oro, argento e varietà di gemme e preziosi, con sopra colonne di oro rivestite di seta sottile, in modo che ella potesse vederli da dietro senza esser vista. Quando aveva giudicato i casi della gente, rientrava nel suo castello, senza più uscirvi finché non tornava quel giorno. Il significato delle parole usate dall'upupa nella descrizione, ‘ricca d'ogni cosa’ (Cor. 27:23), è che a Bilqīs era stata data ogni cosa che viene data a sovrani come lei a questo mondo. ‘Possiede un trono immenso’ (27:23) significa invece immenso nel peso e nelle dimensioni, tanto che non ve ne erano di simili. L'upupa quindi disse: «E ho trovato che lei e il suo popolo adorano il sole in luogo di Dio, e il demonio ha fatto sembrar belle agli occhi loro le loro azioni» (27:24).Disse infine l'upupa: «Ho abbracciato col mio lungo sguardo quel che non può abbracciare il tuo» (27:22), fino a «Dio! Non c'è altro dio che Lui, Signore del Trono sublime!» (27:26). E Salomone, rispondendo quando ebbe concluso e si fu giustificata, si rivolse a essa con queste parole: «Vedremo ora se hai detto il vero o se sei dei bugiardi (27:26), per tutto quello che hai detto e la giustificazione che hai portato. Va con questo mio scritto e lancialo sul popolo di Saba, poi allontanati da loro, e sta a vedere quel che risponderanno» (27:28). È riportato nel commentario coranico (di Ṭabarī) che Bilqīs aveva un lucernario rivolto verso il sole quando sorgeva, così che Bilqīs si prostrava ad esso. Tuttavia giunse l'upupa e vi si posò sopra, ostruendolo, tanto che il sole ritardò ad entrare finché Bilqīs non iniziò a vedere.

Page 12: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

12

L'upupa allora le tirò il foglio da sotto l'ala e poi volò via, proprio mentre Bilqīs aveva iniziato a vedere il sole. La lettera giunse così a destinazione e Bilqīs la lesse. In essa vi era quello che ha menzionato Dio: Da Salomone: «In nome di Dio, clemente misericordioso! Non vi levate superbi contro di me, bensì venite a me, sottomessi a Dio!» (27: 30-31). Così del resto sono le lettere dei profeti, Dio li benedica, basate sulla concisione, prive di prolissità, ma fornite di eloquenza e saggezza. Bilqīs riunì i nobili del suo popolo, ovvero la corte, e quando furono riuniti, disse: «O mia corte! Mi è stato gettato un nobile scritto», e Bilqīs lo definì nobile perché la lettera aveva il sigillo e non erano sigillate che le lettere dei re. Quando l'ebbe letta loro, disse: «Ditemi il vostro parere in tale questione, spiegatemi cosa fame, poiché nessuna questione deciderò senza che voi ne siate testimoni!» (27:32) Aggiunse poi la regina: «Quando i re entrano in una città, la devastano, e riducono i nobili suoi a miserabili (27:34), e la distruggono, uccidendone gli abitanti». Questa fu la risposta di Bilqīs alle parole dei notabili riportate nel Corano: ‘noi siamo gente forte’ (27:33). Questo significa che Bilqīs disse: «Non mi sento al sicuro: se sarete sconfitti e sarà invaso il vostro paese, quando questo accadrà a nulla vi gioverà la vostra forza, poiché essi riducono i nobili a miserabili» e aggiunse poi: «E così faranno quelli» (27:34). Per questo rimase in cuor suo il timore per quella lettera e disse: «Io invierò loro un dono e starò a vedere che cosa mi riporteranno i miei messi» oppure disse: «Io invierò loro un dono (27:35) per mettere alla prova Salomone e sapere se è un re oppure un profeta» e aggiunse inoltre: «Se è un profeta non accetterà il regalo e sarà soddisfatto di noi solo se lo seguiremo nella sua religione, se è invece un re accetterà il regalo e poi la smetterà». Racconta Ibn ‘Abbās che Bilqīs ordinò a dodici ragazzi di assumere sembianze femminili, tingendo mani, piedi e pettinatura e vestendo abiti da ragazza, e ordinò invece a dodici ragazze che si tagliassero i capelli e vestissero abiti da ragazzo, dando loro incarico, una volta davanti a Salomone, di parlare proprio come uomini. Bilqīs gli mandò inoltre vari tipi di profumo e di seta e altro ancora, inoltre gli mandò due perle, una bucata e sinuosa e l'altra senza buco. Gli mandò anche un bricco d'oro avvolto nella seta e una brocca d'acqua, dicendo al suo messaggero, che era, a quanto si dice, una donna: «Fermati davanti a lui, tu e anche chi sarà con te, e non sederti se non al suo ordine. Se è un tiranno non ti ordinerà di sederti, mentre se è gentile e giusto ti ordinerà di sederti». Disse inoltre Bilqīs al suo messaggero: «Digli anche di infilare un filo nella perla forata, poi di bucare l'altra senza usare un pezzo di ferro né tramite l'intervento d'uomo o ginn, di distinguere tra maschi e femmine ed inoltre di riempire la brocca aggiungendo acqua che non sia né acqua della terra né del cielo». Quando il suo messaggero, insieme a quelli che stavano con lui, entrò al cospetto di Salomone, tutti rimasero in piedi, ma Salomone disse: «Chi vuole rimanga in piedi e chi vuole si sieda». Allora tutti si sedettero e il messaggero riferì il messaggio. «Chi fa entrare un filo in questa perla?» chiese allora Salomone. Rispose un verme che stava davanti a lui: «Lo farò io, se in cambio tu farai in modo che il mio pane quotidiano sia nell'umidità». «Ti è concesso» rispose Salome e il verme eseguì. «Chi buca la perla integra?» chiese poi e rispose il tarlo: «Io la bucherò, se tu in cambio farai in modo che il mio pane quotidiano sia nel legno». «Ti è concesso» rispose ed il tarlo eseguì. Poi Salomone ordinò che fosse portata acqua davanti ai ragazzi e alle ragazze, ed ordinò loro di far le abluzioni. Per quanto riguarda le femmine, ognuna di loro prendeva l'acqua con la mano sinistra e la vuotava sul braccio destro, poi ne prendeva ancora e la vuotava anche sul braccio sinistro. Così riconobbe i maschi dalle femmine. Gli fu quindi presentata la brocca e allora Salomone diede ordine che i cavalli fossero fatti correre affinché si affaticassero e fluisse il loro sudore. Salomone ordinò di riempire quella brocca con il loro sudore, poi prese dei vasi d'oro che aveva vicino a sé e li gettò in mezzo allo sterco, e quindi trattò con sufficienza, davanti al messaggero, i doni che gli aveva portato.

Page 13: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

13

Disse infatti al messaggero di Bilqīs: «Mi venite in aiuto con ricchezze? Quel che Dio mi ha dato è migliore di ciò che voi mi offrite, ciò che mi ha dato con la profezia ed il regno è migliore di quello che ha dato a voi, ovvero i beni terreni, eppure vi gloriate del vostro dono!» (27:36). Tramanda Ibn ‘Abbās che arrivò l'upupa con la lettera di Salomone ed il messaggero tornò da Bilqīs e la informò di quello che aveva visto di persona a proposito di Salomone. Disse allora la regina alla sua gente: «Questo proviene dal cielo e non siamo in grado di opporci a lui, non abbiamo alcun possibilità contro di lui». Poi Bilqīs giunse al suo trono e lo mise nel posto più remoto di sette casse, una dentro l'altra. Incaricò il corpo di guardia di sorvegliarlo e quindi iniziò a mostrar favore nei confronti di Salomone. L'upupa partì con le notizie su Bilqīs e la sua nuova inclinazione verso di lui, e Salomone disse allora alla corte: «Chi di voi mi porterà il suo trono prima che essi vengano a noi sottomessi al Signore?» (27:38), ovvero ‘obbedienti e già diventati musulmani, quando ciò non mi sarà lecito’, perché Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, voleva prendersi il trono quando era possibile prenderlo, dato che, se essi fossero giunti da musulmani, non sarebbe stato legale prendere quello che possedevano. Uno spiritello di fra i ǧinn disse: «Te lo porterò io, prima che tu ti alzi dal tuo seggio, ché io son ben capace difarlo, e fidato, te lo porterò prima che ti alzi dalla seduta del tribunale». Salomone infatti presenziava all'amministrazione della legge fino a metà del giorno. Le parole dello spiritello ‘io san ben capace di farlo, e fidato’ (27:39) significano invece 'capace di trasportarlo e fidato per i vari tipi di perle, oro e argento che contiene’. Gli rispose Salomone: «Voglio che tu sia il più veloce possibile». Ha detto inoltre Dio: E disse uno che conosceva la scrittura (27:40), ovvero il Nome Supremo, ma sostiene Ibn ‘Abbās che questa scrittura a cui allude il Corano fosse invece l'invocazione ‘O Vivente o Eterno’, oppure si dice che fosse ‘O Supremo e Nobile, O nostro Dio e Dio del creato insieme, Dio unico’. Racconta al-Ḥasan che costui era un uomo musulmano la cui invocazione era esaudita, e infine si dice che il suo nome fosse Asaf ibn Barkhiya, che disse: «Io te lo porterò prima ancora che torni a te il tuo sguardo» (27:40). Questa affermazione significa: ‘prima che ti raggiunga quello che i tuoi occhi avvolgono e che tu lo veda’, ma si dice anche che significhi: ‘prima che venga a te quello che si trova all'estremità della tua vista’. Venne così il demone a prostrarsi ed invocò: «Nel Nome Supremo di Dio, o Vivente, o Eterno!». Il trono di Bilqīs sprofondò sotto terra finché giunse presso il seggio di Salomone. Disse Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, allo spiritello: «Solleva la tua testa, perché Dio ha già portato il trono». E quando lo vide posato presso di sé,ovvero quando Salomone vide il trono che stava davanti a lui, giunto da Ma’rib fino alla regione siriana dove lui si trovava, disse: «Questo è unfavore del mio Signore, che mi ha dato privilegio ed è un suo dono che Egli mi ha offerto per provarmi e vedere se son grato o ingrato» (27:40). E disse ancora Salomone: «Trasformatele il trono, così vedremo se essa è ben retta o di quelli che son privi di guida». Tramanda Ibn ‘Abbās che, allorché giunse da lui il trono, Salomone disse infatti, per metterla alla prova: «Cammuffatele il trono, aggiungendone e togliendone, così vedremo se è intelligente e riconoscerà che è il suo trono, o se è di quelli che son privi (27:40) di intelligenza e non riconoscerà il suo trono». Si racconta che Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, le cammuffò il trono e diede ordine di costruire un palazzo. Lo fece per lei perché i demoni lo avevano informato che ella non era intelligente e che i suoi piedi erano come lo zoccolo d'asino. Salomone volle così conoscere se era vero quello che gli era stato riferito a questo proposito e scoprì che era di una solida intelligenza.

Page 14: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

14

Quando la regina giunse, le fu detto: «È così il tuo trono?» «Sembra che lo sia!» rispose (27:42). Secondo questa risposta che riporta il Corano, ella perciò dubitò e disse che era solo simile a esso, perché l'aveva lasciato dietro di sé. E le fu detto ancora: «Entra nel palazzo!» E quando essa lo vide lo credette una gran distesa d'acqua, e si scoprì le gambe (27:44). Si racconta che Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, quando questa donna venne da lui perché lo voleva incontrare, ordinò ai demoni di costruirgli un palazzo che avesse la forma di una distesa di cristalli, e sotto cui far poi scorrere l'acqua, per mettere alla prova la sua intelligenza in questo modo, quasi come lei stessa aveva, fatto, quando gli aveva inviato ragazzi e ragazze, perché distinguesse i maschi dalle femmine, e per rivalsa per tutto questo. Così Salomone ordinò di costruire il palazzo e i demoni glielo fecero di vetro, come se fosse acqua, di colore bianco. Quindi fece mandare l'acqua sotto di esso e vi mise in mezzo, per sé, un trono su cui egli si sedette e attorno al quale si affaccendavano uccelli, ǧinn e uomini, e poi lefu ancora detto: «Entra nel palazzo!», affinché potesse mostrarle un regno più potente del regno di lei ed un potere più forte del potere di lei. Ella quando lo vide lo credette una gran distesa d'acqua, e si scoprì le gambe, perché era certa che fosse acqua in cui sarebbe sprofondata. Le disse perciò Salomone: «È un palazzo pavimentato di cristalli!» (27:44) È una costruzione rivestita di vetro bianco». Quando Bilqīs fu infine al cospetto di Salomone, egli la esortò ad adorare Dio e la rimproverò perché adorava il sole invece che Dio. Bilqīs rispose come un'atea e Salomone cadde prostrato perché considerava terribile quello che lei aveva detto, e così anche tutta la gente si prostrò. Bilqīs rimase stupefatta quando vide Salomone fare questo, e quando egli rialzò la testa le disse: «Te misera, che cosa hai detto!», ma fu poi dimenticato quello lei aveva detto, perchè Bilqīs ribattè: «Signore! Io ho fatto torto a me stessa, ma ora, come Salomone, mi dò a Dio, il Signore del Creato» (27:44). Si fece così musulmana e la sua conversione fu piena. Sostiene Muḥammad ibn Ka‘b al-Quraẓī che i ǧinn avevano paura che Salomone sposasse Bilqīs e volevano farlo rinunciare a lei. Così gli dissero: «Un suo piede è come il piede di un asino e sua madre era dei ǧinn». Salomone tuttavia volle averne la prova e sapere la verità di quanto gli avevano detto a questo proposito. Per questo ordinò di costruire il palazzo di cristallo ed esso fu realizzato. Poi vi arrivarono gli animali marini, pesci e rane. Quando Bilqīs vide il palazzo, disse: «Il figlio di Davide non ha trovato altro modo per uccidermi che farmi annegare?». Infatti lo credette una gran distesa d'acqua, ovvero un bacino d'acqua, e si scoprì le gambe: aveva gambe e piedi tra i più belli mai visti. Quando Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, l'ebbe sposata, Bilqīs gli disse: «Non mi sono mai passata con una lametta!». Allora disse Salomone ai demoni: «Cercate qualcosa che faccia sparire la peluria». «La crema depilatoria» risposero prontamente. Salomone fu il primo che fece la crema per depilarsi e la mise sulle sue gambe e dove ne aveva bisogno, ma Dio ne sa di più. Salomone, Dio lo benedica e gli conceda salvezza, aveva collo corto, gambe lunghe e schiena corta.

L’invenzione della croce nella Legenda aurea di Iacopo a Varazze

“La tradizione ci ha consegnato la Legenda aurea come una monumentale raccolta di storie di santi cui un candore di gusto antico serve a compensare una straordinaria rozzezza intellettuale, degna del Medioevo (come piace ancora immaginare) che l'ha prodotta. Ma le cose non stanno così. L'autore (1228 ca. - 1298) era persona di qualità intellettuali straordinarie, le cui responsabilità che oggi diremmo istituzionali danno chiare indicazioni: vescovo di Genova dal 1292, già priore dell'intera Provincia domenicana di Lombardia dal 1267, in momenti di violentissime tensioni religiose, sociali e politiche, ebbe incarichi di notevole responsabilità in Francia e in Ungheria, a contatto con alcune fra le persone di massimo spicco culturale ed intellettuale del momento. Né va dimenticato che accanto alle opere di contenuto pienamente religioso, Iacopo seppe scrivere una notevolissima Chronica civitatis Ianuensis, che intreccia con abilità storia politica e storia religiosa, nel contesto della storiografia comunale, in grande fioritura negli ultimi decenni del Duecento.

Page 15: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

15

Dalla sua Legenda aurea non ci si può dunque aspettare quel tono da Fioretti di san Francesco che tradizionalmente le si attribuisce: anzi tutto il suo sforzo sta nel ricondurre a un principio unificante le disparatissime tradizioni di vite di santi secondo un gusto sistematico che è proprio della cultura domenicana. Le vite non saranno raccolte a caso, o secondo la loro importanza locale, o secondo la loro tipologia formale o culturale, ma ricondotte al circolo dell'anno liturgico, per costruire un solo grande monumento di esempi di vita, che si dispongono con naturalezza secondo le partizioni dell'anno: il disegno sfugge alla lettura delle singole vite, e si ricompone nel grande quadro generale. Le 182 vite dei santi si propongono come modelli, non strettamente imitabili, ma portatori di valori. Anche qui è l'immagine d'assieme ad assumere pregio superiore a quello del singolo racconto. Vite di apostoli, che vivono nella Sacra Scrittura (storia sacra) e si incamminano nella storia del popolo cristiano; vite di martiri, che riportano all'età imperiale, e richiamano virtù e atteggiamenti del filosofo; vite di confessori che, senza giungere alla morte violenta, professano verità che l'età di Iacopo vuole richiamate e fissate (e perciò nessun ingenuo candore, ma deliberate scelte); vite di monaci, ambientate in zone ormai non più cristiane, portatrici di valori di pensiero e di rinnovamento in tutta la sloria della Chiesa; vite di prostitute, che mostrano l'infinita capacità di svolta e di volontà che sta negli atti umani, guidati da scelte coscienti e inconsce; vite di santi contemporanei o quasi, che testimoniano come i modelli non appartengano al solo passato. Non tutto si esaurisce nella lettura: la Legenda aurea cosituì per molto tempo anche il normale repertorio narrativo cui fecero riferimento, oltre agli uomini di teatro, anche pittori, scultori, artigiani. Le raffigurazioni dei santi richiamano immediatamente, al di là dei normali attributi iconografici prima interessarono e influenzarono la maggior parte della pittura europea fino al Settecento, contesti narrativi che li qualificano, con riferimenti chiari che sfuggono altrimenti all'osservazione superficiale” (risvolto di copertina di Vitale Brovarone 1995).

Si chiama Invenzione della Santa Croce il giorno in cui si ritiene che la Santa Croce sia stata trovata da Seth, figlio di Adamo, nel Paradiso Terrestre, come racconteremo, poi da Salomone sul monte del Libano, dalla regina di Saba nel tempio di Salomone, dai Giudei nell'acqua della piscina e nella ricorrenza di oggi da Elena sul Monte Calvario. Si legge infatti nel Vangelo di Nicodemo che essendosi Adamo ammalato, suo figlio Seth andò alle porte del Paradiso e chiese l'olio del legno della misericordia con cui ungere il corpo del padre e riacquistargli la salute. Gli apparve l'rcangeo Michele che gli disse: «Non-darti pena, per aver l'olio della misericordia perché non potresti averlo in nessun modo finché non siano trascorsi 5500 anni». (Si crede che da Adamo fino alla Passione di Cristo siano passati 5199 anni). Si legge anche altrove che un angelo gli procurò un rametto e gli disse di piantarlo sul monte del Libano. Invece, in una storia apocrifa greca si legge che l'angelo gli diede del legno dell'albero con il cui frutto peccò Adamo, dicendo gli che quando avrebbe fruttificato suo padre sarebbe guarito: ma, ritornato, trovò il padre morto e piantò il ramo sulla tomba del padre, dove diventò un grande albero che visse fino al tempo di Salomone. Lascio giudicare ai lettori se queste storie siano vere, dal momento che questo racconto non è riportato da alcuna cronaca o storia autentica. Salomone poi, vedendo un albero così bello, lo fece tagliare per metterlo nel palazzo della foresta; ma, come dice Giovanni Belethi, non c'era posto m cui potesse essere sistemato: o era troppo lungo o era troppo corto, e quando lo si tagliava della misura giusta, sembrava così corto da non servire piu a nulla. Per la rabbia gli oprai lo presero e lo buttarono su di uno specchio d'acqua, perché servisse da passerella. Quando poi venne la regina di Saba ad ascoltare la sapienza di Salomone, mentre stava per attraversare quello specchio d’acqua, vide in spirito che il Salvatore del mondo sarebbe stato appeso a qul legno e dunque non volle calpestarlo e anzi lo adorò. Si legge invece nella Historia Scholastica che la regina di Saba vide quel tronco nel palazzo della foresta, e dopo essere ritornata alla sua casa informò Salomone che a quel tronco sarebbe stato appeso un uomo per la cui morte il regno dei Giudei sarebbe stato distrutto. Salomone allora tolse il tronco da quel luogo e lo fece sotterrare nelle più profonde viscere della terra. Molto tempo dopo, in quel luogo fu costruita una piscina probatica dove i Natmei lavavano le vittime e si dice che non solo per la discesa di un angelo ma anche per la virtù di quel legno le acque in quella piscina si muovevano e guarivano i malati.

Page 16: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

16

Quando poi stava avvicinandosi la passione del Signore, si dice che questo tronco fosse venuto a galla e i Giudei vedendolo lo presero e prepararono la croce del Signore. ...

La regina di Saba, il pavimento di cristallo e il tronco galleggiante (Pennacchietti 2000)

Il testo di Pennacchietti (2000) è riprodotto qui di seguito, con qualche lieve cambiamento; per le note e i rimandi bibliografici, si veda l'originale.

1. La regina di Saba nelle scritture La regina di Saba fa parte, assieme ad Eva, Sara, Agar, Rebecca e Susanna, del ristrettissimo cerchio di personaggi femminili dell'Antico Testamento che figurano sia nella letteratura giudaica, sia nelle letterature ispirate al cristianesimo, sia nelle letterature islamiche. Questa situazione di privilegio le deriva dal fatto di essere nominata nella santa scrittura di ognuna delle tre religioni rivelate. Il tono con cui viene narrato il suo incontro con il re Salomone varia però da un libro sacro all'altro in modo considerevole. I brani che riguardano la regina di Saba nell'Antico e nel Nuovo Testamento sono informati al più irenico universalismo. Nel libro dei Re e nelle Cronache essa viene descritta come una donna intelligente, saggia e generosa e non si accenna affatto alla sua appartenenza a un popolo di Gentili idolatri. Nei Vangeli l'episodio della regina di Saba, che «venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone», è addirittura portato come prova della predilezione che Dio ha per i pagani che hanno abbandonato l'idolatria. Assieme ai Niniviti convertiti da Giona, la «regina del Sud» come essa viene chiamata, giudicherà alla fine dei tempi e condannerà la generazione di Gesù, che non ha saputo accogliere un messaggio di salvezza ben più importante di quello di Giona e di Salomone. Al contrario, nel Corano (27:16-44) l'episodio della regina di Saba viene proposto, in una cornice favolosa, come un esempio della vana sapienza dei politeisti. Nonostante il suo acume e la sua dottrina, essa non regge di fronte alla «vera Scienza» che Iddio conferisce ai suoi fedeli. Tutto il brano coranico è così pervaso da uno spirito di rivalsa e di condanna della presunzione e dell'arroganza degli idolatri. La regina di Saba, comunque, si converte. Un'altra differenza che si coglie nei brani dei testi sacri delle tre religioni che riportano l'episodio della regina di Saba riguarda il modo in cui ne viene presentata la protagonista. Nell'Antico Testamento e nel Corano essa è una donna superba, dotata di un'intelligenza straordinaria. Ma ecco una prima differenza: nel testo ebraico è la regina che mette alla prova la sagacia del re con i suoi astcu'si enigmi; viceversa nel Corano è Salomone che, con due prodigi, saggia le capacità di discernimento della regina. Nulla del genere si ritrova nei Vangeli. Qui la regina di Saba è una donna pia, assetata di sapienza e disposta ad affrontare ogni difficoltà per perseguire il suo ideale di perfezione. Alla sua presunta propensione per gli enigmi o per le scienze occulte non si fa assolutamente cenno. Ecco le premesse da cui si snodano, con sensibili divergenze, ricorrenti contatti e innesti sorprendenti, i filoni narrativi intorno all'incontro della regina di Saba con Salomone presenti nella letteratura giudaica e nelle letterature cristiane e islamiche. 2. Sotto il segno dell'Upupa Per quanto possa apparire strano, oltre ai dati vetero-testamentari ed evangelici di cui si è detto sopra, sui versanti giudaico e cristiano la leggenda della regina di Saba non affiora prima del X secolo, in pieno medioevo. Sembrerebbe che per quasi un millennio le letterature ufficiali del giudaismo e del cristianesimo abbiano opposto un tenace ed ostinato silenzio ad ogni tradizione popolare sull'incontro di Salomone con la regina sabea.

Page 17: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

17

È ragionevolesupporre tuttavia che già nel corso del primo millennio a.c. siano fioriti in Palestina racconti e leggende sulla potenza e la saggezza del successore di Davide, sugli enigmi della regina del Sud e sul supposto matrimonio dei due mitici sovrani. Alcune di queste leggende probabilmente contenevano dettagli che, in epoche successive, in presenza di una diversa sensibilità religiosa, potevano offendere l'immagine vulgata di Salomone, massima personificazione della saggezza umana. Fatto sta che dei rapporti del re con la regina di Saba non riferiscono né il Talmud di Gerusalemme, né quello di Babilonia, né i Midrashim più antichi, né infine gli altri generi di letteratura rabbinica. Sul fronte cristiano, ben più ampio e articolato di quello giudaico, la situazione non era affatto differente. Una convenzione non scritta impediva di trattare pubblicamente un argomento ritenuto tabù. Si comprende, in questa prospettiva, quanto siano preziose la testimonianza dei versetti coranici relativi alla regina di Saba e quella dei commentatori e dei predicatori del primo Islam che hanno toccato questo argomento. Tra l'altro, la più antica tradizione islamica conferma la bontà e l'antichità delle versioni della leggenda che hanno trasmesso i manoscritti giudaici medievali. All'epoca di Muhammad, profeta dell'Islam, la leggenda doveva essere ben radicata nell'immaginario collettivo delle popolazioni dell'Arabia. Molti dei sedentari della penisola, soprattutto nello Yemen, erano di confessione israelitica e nelle frange settentrionali del deserto, in Siria e in Mesopotamia, diverse tribù nomadi avevano abbracciato il cristianesimo. Per questo il testo coranico non ha bisogno di dilungarsi in particolari. Con luminosi sprazzi allusivi esso descrive l'essenziale della situazione, evocandola alla mente degli ascoltatori. Poche parole, insomma, in confronto a quelle spese nello stesso brano in eulogie e in dichiarazioni di sottomissione all'unico Dio. Dalla tradizione giudaica e dai primi commentari del Corano si può ricostruire la trama che segue. Salomone, amante del vino e dei banchetti, decise, un giorno in cui era particolarmente allegro e ben disposto, di stupire i re a lui più vicini facendoli assistere ad una magica danza a cui presero parte animali del cielo e della terra assieme a spiriti e demoni. Mancò all'appello l'upupa, che si giustificò dicendo di aver appena scoperto all'estremità del mondo un paese ricchissimo governato da una donna. Se Salomone avesse acconsentito, l'avrebbe condotta ai suoi piedi incatenata. Il re, compiaciuto, affidò all'uccello una lettera in cui ingiungeva alla regina di venire ad ossequiarlo; altrimenti gli uccelli, gli spiriti e i demoni al suo comando avrebbero conquistato il suo paese. La regina rispose con una lettera e ricchi doni e si mise tosto in viaggio. Giunta a Gerusalemme dopo sette anni di cammino, si presentò alla porta della reggia, dove Salomone pensò bene di darle il benvenuto nelle terme reali. La regina, sorpresa da quell'insolita accoglienza, scambiò per uno specchio d'acqua il pavimento del bagno del re - che immagino lucido e imperlato di condensa - sicché, nell'atto stesso di varcare la soglia, essa sollevò il lembo della veste di quel tanto che riteneva giusto per non bagnarla. Quell'istante di smarrimento della regina bastò al re per ammirarne le gambe, ma anche per accorgersi della loro eccessiva pelosità. Non contento, il re la provocò con un apprezzamento tutt'altro che garbato: «La tua bellezza è quella delle femmine, ma i tuoi peli sono quelli dei maschi. Ebbene, i peli sono belli per un uomo, ma disdicevoli per una donna». La regina, colpita nell'orgoglio, reagì sottoponendo Salomone a una sfilza di enigmi, ma con sincero stupore dovette riconoscere la superiore intelligenza del re, che li aveva risolti con estrema facilità. Allora lodò e adorò l'unico Dio e, avendo ricevuto da Salomone tutto ciò che maggiormente desiderava, si congedò dal re.

Questa, in sostanza, è la trama del racconto contenuto nel Targūm Shenī, una raccolta di omelie in aramaico sul libro di Ester, che si ritiene sia stata composta tra la fine del VII e l'inizio dell'VIII secolo, sebbene non sia documentata prima dell'XI sec. Ciò che distingue questo racconto da ogni altra versione giudaica o islamica è un dettaglio che depone in favore della sua antichità. Qui infatti Salomone riceve la regina nelle sue terme private, là in un edificio di vetro o in un palazzo pavimentato di cristallo. Non è una differenza da poco, anche se il risultato è identico: indipendentemente dall'ambiente in cui è entrata, la regina ha avuto in ogni caso l'illusione di trovarsi davanti a una distesa d'acqua.

Page 18: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

18

Ritengo comunque più facile che nella fantasia il pavimento lucido di un bagno si trasformi nel pavimento di vetro o di cristallo di un palazzo incantato, che non viceversa. 3. Le versioni giudaiche e islamiche: un racconto eziologico Un tratto dominante in tutte le versioni, giudaiche o islamiche che siano, è la trasposizione della figura di Salomone dalla dimensione del mito, che le compete nella Bibbia, a quella del meraviglioso e dell'esoterico. Ecco perché nel racconto compare con singolari mansioni l'esile figura dell'upupa. Quest'uccello, delicato ma vistoso per l'alto ciuffo erettile, è simbolo dell'universo sottile dove tutto è possibile. Esso fa parte delle sterminate schiere di animali del cielo e della terra, di demoni e di spiriti, che obbediscono agli ordini del re, che gli costruiscono magnifici palazzi e che si spostano da un capo all'altro del mondo, portandogli ciò che desidera. Salomone ne conosce la lingua e ha con loro sovrana dimestichezza. Per contrappeso all'esaltazione dei poteri soprannaturali che Dio concesse al re di Giuda, la figura della regina di Saba è stata in qualche modo demonizzata e presentata, nel migliore dei casi, in modo ambiguo. La tradizione giudaica diretta la considera né più né meno come una strega, mentre quella mediata dai commentatori coranici la presenta come una creatura ibrida, che partecipava della natura degli umani e di quella dei demoni. Come tale, essa sarebbe stata contrassegnata da caratteristiche androgine, accuratamente celate, come un'eccessiva peluria negli arti inferirori. A questo proposito gli esegeti coranici hanno raccolto la voce secondo cui i ginn sottomessi a Salomone gli avrebbero fatto credere che la regina nascondesse sotto le vesti delle zampe d'asino. Ben si comprende allora che il re abbia messo a punto una delle sue più brillanti trovate per verificare l'insinuazione dei ginn: l'illusione dello specchio d'acqua nelle sue terme o nel suo palazzo pavimentato di cristallo. 3.1. Due epiteti insolenti 3.1.1. «La Pelosa» Sull'espediente messo in opera da Salomone per scoprire la natura umana o demonica della regina gravita in effetti tutto l'impianto narrativo delle versioni giudaiche e islamiche. Come se, del favoloso incontro a Gerusalemme dei due sovrani, importasse realmente una sola cosa: le voci sull'eccessiva villosità delle gambe della regina. Che le streghe o le femmine dei demoni siano irsute è credenza radicata nel Vicino Oriente non meno che nel resto del mondo. Philby ha tuttavia suggerito che l'interesse suscitato dalla supposta pelosità della regina di Saba sia dovuto a un'interferenza esterna del tutto accidentale: la regina sabea sarebbe stata confusa con una famosa regina araba sul cui aspetto fisico sono circolate voci ingenerose. Lo studioso britannico accennava a Zenobia, la regina di Tadmor, cioè di Palmira. L'ipotesi di Philby merita di essere presa in considerazione per almeno tre ragioni. Tanti sono infatti i possibili punti di contatto tra la regina di Saba e Salomone da un lato, e la regina del III sec. d.c., dall'altro. a) Sia nell'Antico Testamento sia presso Giuseppe Flavio è documentata la credenza che Palmira sia stata costruita da Salomone. Tale credenza è riportata nella tradizione giudaica posteriore. b) Testi giudaici e testi islamici sostengono che la regina di Saba è stata sepolta a Palmira. c) La regina Zenobia è conosciuta dalla tradizione araba con il soprannome di az-Zabbā’ “la pelosa”. Ora, grazie alla documentazione epigrafica, sappiamo che si tratta di un equivoco. In realtà Zenobia non fu mai chiamata “la pelosa”, né in aramaico né in greco. Il suo nome nella lingua di Palmira era Bat-Zabbay, e ciò mi induce a pensare che, a lungo andare, la tradizione orale abbia trasformato fino a renderlo irriconoscibile un nome di cui non si afferrava più il significato. In una leggenda giudaica, in cui si accenna a Zenobia, essa viene chiamata

Page 19: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

19

Zamzamay. Altrove invece ne è stata reinventata l'etimologia collegando l'elemento Zabbay alla radice aramaica e araba ZBB che significa «essere peloso». Si è formato in questo modo il soprannome arabo az-Zabbā’ e l'epiteto aramaico corrispondente che probabilmente lo ha preceduto. Una volta trasferita sulla figura della regina di Saba, l'imperfezione fisica attribuita alla regina di Palmira avrebbe favorito la nascita di un racconto eziologico. Come si rese conto Salomone che la regina del Sud aveva le gambe pelose? 3.1.2. «Quella dalle zampe d'asino» All'ipotesi di Philby circa l'identificazione della regina di Saba con Zenobia ne contrappongo un'altra a cui non mi sembra si sia già pensato. Nelle Antichità Giudaiche Giuseppe Flavio (38-c. 102 d.c.) chiama la regina di Saba Nikaule o Nikaulis e la indentifica, citando Erodoto, con una regina egiziana vissuta forse alla fine della VI dinastia. Sennonché Erodoto la chiama Nitokris. Per questa ragione la critica è unanime nel considerare Nikaule/Nikaulis come un errore scrittorio già presente nel manoscritto delle Storie di Erodoto che Giuseppe Flavio avrebbe consultato. I nomi propri greci Nikaule e Nikaulis, non altrove attestati, potrebbero rappresentare una reinterpretazione rispettivamente di *NQWLH e di *NQWLYS. È in questo modo che ricostruisco la resa in scrittura ebraica o aramaica di due soprannomi che i Greci usavano dare ad Empusa, il demone di sesso femminile noto per avere le gambe di un asino. Si tratta di Onokole e di Onokolis “quella dalle membra asinine”. Ci si chiederà che cosa abbia a che vedere con la regina di Saba e Salomone quest'ambigua e terrificante figura. Eppure il Testamento di Salomone, un'opera giudeo-cristiana che viene datata dal I al III sec. d.c.,2 menziona proprio Empusa in relazione ai due augusti personaggi. È vero che nel Testamento essa non viene chiamata né Empusa né Onokole/Onokolis, bensì Onoskelis; ma la cosa non cambia molto, perché anche questo soprannome significa “quella dalle gambe asinine”. Il medesimo testo giudeo-cristiano ci informa che Onoskelis (= Onokolis = Nikaulis) partecipò attivamente alla costruzione del tempio di Gerusalemme e che la regina di Saba fu tra coloro che per primi ne visitarono i cantieri. Sappiamo inoltre che la demone Onoskelis aveva con Salomone un rapporto molto stretto. Difatti, quando il re le chiese quale angelo avesse il potere di "trattenerla", essa rispose che quello era lo stesso angelo custode del re. Comprendiamo allora perché i commentatori coranici considerino essenziali nell'economia del racconto le voci diffuse dai demoni, secondo cui la regina di Saba nascondeva sotto le vesti delle zampe d'asino. I demoni temevano infatti che Salomone si infatuasse di quell'essere ambiguo e seducente, una loro pericolosa rivale, e le rivelasse i suoi arcani segreti. Di qui la curiosità del re e l'astuto accorgimento da lui impiegato per accertarsi della vera natura della regina. D'altra parte la tradizione islamica ha sempre chiamato la regina di Saba Bilqīs, un nome che già Silvestre de Sacy nel 1827 e J. Halévy nel 1905 hanno collegato con la Nikaulis di Giuseppe Flavio. Ora che possiamo risalire all'epiteto di Onokolis “quella dalle estremità asinine”, siamo anche in grado di ricostruire con un margine maggiore di verosimiglianza l'ipotetica trafila di trasformazioni a cui è stato sottoposto il soprannome in una scrittura araba ancora priva di segni diacritici: [Onokolis] *NQWLYS [Nikaulis] > *BQWLYS > *BQLYS > BLQYS [Bilqīs]. Anche la tradizione araba conserverebbe dunque il ricordo di un'antica sovrapposizione e confusione della regina del Sud, ormai demonizzata, con la figura mitologica di Empusa.

2 Versione inglese in: http://www.esotericarchives.com/solomon/testamen.htm. Sulla datazione del Testamento

di Salomone si veda: http://www.st-andrews.ac.uk/~www_sd/date_tsol.html.

Page 20: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

20

Alla luce di questa ipotesi le versioni giudaiche e islamiche della leggenda della regina di Saba si configurano nuovamente come un ra'cconto eziologico. Esso avrebbe avuto lo scopo di confermare o smentire l'assimilazione della regina con un demone femminile dalle zampe d'asino. D'altra parte il Testamento di Salomone, con l'epiteto Onoskelis, e la testimonianza di Giuseppe Flavio, con il nome Nikaulis, sembrano riportare molto indietro nel tempo il periodo di formazione della leggenda. Essa potrebbe essere nata in Palestina già nel I sec. d.c., se non in epoca anteriore, in un ambiente popolare in larga misura ellenizzato. Di conseguenza, ritornando a Zenobia, ritengo più probabile che non sia stata lei, con l.a sua presunta pelosità, ad ispirare la nostra leggenda, bensì al contrario che la nostra leggenda abbia sostanzialmente contribuito a diffondere e radicare nel folclore vicino-orientale l'insolente soprannome che i posteri hanno dato alla regina di Palmira. Ancora un'osservazione riguardo alle zampe d'asino che avrebbe avuto la regina di Saba. Questo motivo rispunta inatteso nell'Europa centrale del XII sec., ma in modo curiosamente modificato. La regina si sarebbe distinta per pedes anserinos et oculos lucentes ut stellae “piedi d'oca e occhi lucenti come stelle”. La cosa si spiega facilmente ipotizzando l'errore di uno scriba (asininos, aserinos). Sta di fatto che, nella pittura del XV e del XVI sec. dei paesi dell'Europa centrale, può capitare di vedere rappresentata la regina di Saba con piedi d'oca mentre attraversa il ruscello che la separa da Salomone. Ancora nel XVIII sec. esistevano in Francia quattro statue della regina di Saba con i piedi d'oca, la cosiddetta “reine Pédauque”. 4. La leggenda cristiana: un racconto profetico

Sul versante cristiano si registrano, riguardo alla leggenda che ci interessa, due orientamenti molto diversi, che corrispondono l'uno al cristianesimo orientale, l'altro al cristianesimo occidentale. 4.1. In seno al cristianesimo orientale la più nota è rappresentativa versione della nostra leggenda è certamente quella etiopica. Essa costituisce il nucleo e la parte iniziale della “Gloria dei Re” (Kebra Nagast), un'opera degli inizi del XIV sec. che è ritenuta fondamentale dagli Etiopici.3 Qui il racconto, di chiara derivazione araba, è stato accuratamente spogliato di ogni elemento meraviglioso e fantastico, persino degli indovinelli. Lo scopo era quello di conferirgli una parvenza di storicità, dato che doveva narrare l'origine della dinastia etiopica dei Salomonidi. L'upupa, per esempio, diventa un commerciante di nome Tamrin che descrive alla regina di Saba la gloria del re di Giuda. Il tema privilegiato è ovviamente quello del rapporto amoroso tra i due sovrani. Salomone ricorse a ogni stratagemma pur di sedurre la regina. Durante il viaggio di ritorno essa partorì un bambino di nome Menilek, destinato a diventare il capostipite dei Salomonidi. In seguito egli tornò a Gerusalemme, da dove prelevò l'Arca dell'Alleanza, e fu incoronato re di Etiopia in Aksum. 4.2. In seno al cristianesimo occidentale si rilevano invece degli sviluppi assolutamente originali, che solo in parte ricalcano il solco dell'elaborazione giudaica ed islamica della leggenda. Nell'area greco-bizantina la leggenda è documentata a partire dalla seconda metà del IX secolo e si caratterizza per l'identificazione della regina di Saba con Sabbe o Sambethe, la cosiddetta Sibylla Hebraea, che avrebbe vaticinato l'avvento di Gesù Cristo. In questo contesto il motivo degli indovinelli sottoposti a Salomone dalla regina di Saba è ancora

3 La traduzione inglese di E. A. Wallis Budge (London, 1932) è disponibile in rete: http://www.sacred-

texts.com/chr/kn/.

Page 21: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

21

rilevante. Al contrario, la versione emersa in area latina qualche secolo più tardi rinuncia agli indovinelli e si innesta nel complesso e articolato disegno della “Storia del legno della Croce”. 4.3. Il ciclo narrativo noto come “Storia del legno della Croce” si presenta per scritto in Francia verso la fine del secondo terzo del XII secolo. Essa si riallaccia tuttavia ad opere apocrife e parabibliche dei primi secoli dell'era cristiana, facendo risalire la storia del sacro legno addirittura al momento in cui Seth ne piantò il seme sulla tomba di suo padre Adamo. La leggenda si conclude con il trionfale ritorno della Croce a Gerusalemme il 14 settembre 629, dopo 14 anni di cattività in Persia, dove era stata sequestrata dal re sasanide Cosroe II Parvīz. In questo amplissimo arco di eventi, l'incontro di Salomone con la regina di Saba viene recuperato come un episodio a sé stante. Meglio di ogni altro scrittore, nel XIII secolo l'ha descritto Iacopo da Varazze nella Legenda Aurea. [...] 5. La regina vista da Piero della Francesca La più illustre rappresentazione pittorica di questo racconto è senza dubbio il ciclo di affreschi che dal 1452 al 1459 Piero della Francesca ha eseguito nella chiesa di San Francesco in Arezzo, sulle pareti del coro. La regina di Saba vi viene raffigurata nel registro mediano, in due scene all'interno dello stesso riquadro sulla parete alla destra di chi entra. Nella metà di sinistra la regina compare inginocchiata in adorazione davanti a una grossa trave messa di traverso su un torrente in aperta campagna. La circondano silenziose e attonite le dame di corte, mentre di fianco sullo sfondo i palafrenieri attendono con i cavalli. Nella metà di destra viene invece illustrato, nel fasto della reggia salomonica, l'incontro dei due sovrani. Riguardo al particolare del torrente su cui la trave funge da ponte, sia Piero della Francesca sia i suoi predecessori si sono palesemente allontanati dal dettato della Legenda Aurea. Qui infatti si afferma in modo esplicito che la tuve fu collocata attraverso uno specchio d'acqua interno alla città di Gerusalemme e che in quello stesso posto, in futuro, sarebbe stata allestita la piscina miracolosa. Sullo stesso registro mediano, ma sulla parete di fondo del coro, a destra della stretta finestra gotica, compare la scena del “trasporto del sacro legno”. Vi sono dipinti tre operai che spostano con fatica la pesante trave che hanno appena estratto dalla piscina. Manca invece la rappresentazione del tronco galleggiante, né viene raffigurata la regina nel momento in cui guada il corso d'acqua, essendosi rifiutata di calpestare la passerella. 6. Il tronco galleggiante Ritengo che nella elaborazione latina dell'episodio della regina di Saba siano confluiti integrandosi a vicenda quattro motivi distinti: (a) un motivo comune sia alla tradizione giudaica sia a quella islamica; (b) un tema desunto dalla tradizione bizantina, e (c-d) due motivi presenti solamente nella tradizione giudaica. Condivisa da tutte le versioni giudaiche e islamiche e fatta propria dalla versione cristiana latina è certamente l'idea che tra la regina e Salomone, ormai tanto vicini da potersi riconoscere l'un l'altra, si infrapponga una distesa d'acqua che deve essere comunque attraversata. È vero che nelle versioni suddette la distesa d'acqua è solo illusoria, ma che la circostanza è sostanzialmente irrilevante. Dalla tradizione bizantina è stato preso lo spunto per presentare la regina sabea come una donna ispirata e con il dono della profezia: come la sibilla Sabbe, essa avrebbe preconizzato la passione e la morte di Gesù, “figlio di David”. È sintomatico che per Giovanni Beleth la regina si sarebbe chiamata Saba, proprio come nel Testamento di Salomone. Sarebbe invece un motivo esclusivamente giudaico, perché assente nelle versioni islamiche, il motivo del “tronco galleggiante”. Nella leggenda latina esso è rappresentato dalla trave di

Page 22: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

22

cedro che, la vigilia della Crocifissione, emerge all'improvviso dal fondo della Probatica, scuotendone le acque con uno scroscio di onde. A onor del vero, Beleth sostiene che la piscina tempore passionis Christi desiccata fuit, sicché il legno della Croce vi sarebbe apparso sul fondo asciutto. Ma mi sembra un dettaglio superfluo, anche in considerazione del fatto che la piscina sarebbe già stata svuotata al tempi di Salomone, quando si trattò di sotterrare il fatidico tronco nel fondo dello stesso specchio d'acqua. Ancora di origine giudaica mi sembra essere l'immagine suggestiva del tronco che affiora d'un tratto in mezzo a una piscina dove nessuno se lo aspettava. Essa potrebbe essere stata evocata dal XIX indovinello che un testo giudaico mette in bocca alla regina di Saba. Mi riferisco al tronco che viene gettato in uno specchio d'acqua, vi affonda e ne emerge, sporgendone fuori con un'estremità: XIX. La regina quindi ordinò che le fosse portato un tronco segato di cedro e chiese a Salomone di indicarle in quale delle due estremità fossero state le radici e in quale i rami. Lui le disse di gettarlo nell'acqua ed ecco che un'estremità affondò mentre l'altra restava a galla. La parte che era affondata corrispondeva alle radici e quella che rimaneva in alto corrispondeva ai rami. Trovo suggestiva l'ipotesi di Schechrer, secondo cui l'indovinello sarebbe stato ispirato da 1Re 5:22-23, un brano relativo alla costruzione del tempio da parte di Salomone: 22Chiram mandò a dire a Salomone: “Ho ascoltato il tuo messaggio; farò quanto desideri riguardo al legname di cedro e al legname di abete. 23I miei servi lo caleranno dal Libano al mare... ” Comunque sia, il XIX indovinello potrebbe aver acceso la fantasia di un ignoto scrittore latino, tardoantico o medievale, offrendogli lo spunto per arricchire di un ulteriore episodio l'avvincente intreccio della leggenda del legno della Croce. In un certo senso la regina di Saba è divenuta la precorritrice di un'altra celebre regina, Sant'Elena. Come la madre di Costantino il Grande ha rinvenuto il legno della Croce alcuni secoli dopo il sacrificio di Cristo, così la regina sabea lo avrebbe scoperto quasi un millennio prima. In questo modo si sarebbe colmata almeno in parte l'enorme lacuna temporale che va dalla morte di Adamo, sulla cui tomba spuntò il germoglio dell'albero santo, fino alla crocifissione di Cristo, fulcro della storia della salvezza. L'“invenzione” della Croce, il suo recupero dalle mani dei Persiani e la sua restituzione al Santo Sepolcro rappresentano così i capitoli conclusivi di un racconto di amplissimo respiro. 7. La piscina miracolosa e l’upupa

7.1. Apprendiamo dal Vangelo di Giovanni (5:2), nell'episodio del paralitico miracolosamente guarito da Gesù, che a Gerusalemme, in prossimità della porta del Tempio detta "Porta del Gregge", esisteva una piscina con cinque portici. Per la vicinanza con quella porta o perché si suppone che i suddiaconi del Tempio vi lavassero gli ovini destinati al sacrificio, essa in greco veniva detta "probatica" ossia "del gregge". Non era comunque una vasca d'acqua come altre che esistevano in città. Si riteneva infatti che in certi momenti un angelo del Signore discendesse nella piscina e ne agitasse le acque: il primo infermo che fosse riuscito a tuffarsi nella piscina in quell'istante sarebbe guarito da qualsiasi malattia. D'altro canto, l'anonimo pellegrino di Bordeaux, che visitò Gerusalemme nel 333-334 d.c., ci informa che, a fianco della piscina Probatica, c'era un santuario rupestre dove si venerava Salomone vincitore dei demoni. Secondo la tradizione fu proprio in quella grotta che Salomone aveva soggiogato i demoni per affidare loro la costruzione del Tempio. Circa la cattura e l'asservimento di quei demoni si dilunga il Testamento di Salomone. Ai tempi di Costantino I (m. 337), quando i luoghi di culto dei Giudeo-Cristiani passarono in mano ai Cristiani Gentili sostenuti dall'imperatore, la "cripta" salomonica fu chiusa e gli oggetti che vi venivano venerati, in primo luogo l'“anello di Salomone”, furono trasferiti al

Page 23: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

23

Santo Sepolcro da poco eretto. La pellegrina Egeria, che visitò Gerusalemme nei primi anni del V sec., riferisce che ogni Venerdì Santo l'anello magico vi veniva presentato al bacio della folla. Nello stesso secolo sulla Probatica fu costruita una magnifica basilica a tre navate. La Probatica fu dunque per lungo tempo, certo già da epoca precristiana fino all'inizio del IV sec. d.c., non solo un luogo dove avvenivano guarigioni miracolose, ma anche la sede di un culto medico-magico incentrato su Salomone e sul suo potere di neutralizzare l'influenza dei demoni sulla salute degli uomini. Ne fanno fede i numerosi amuleti salomonici di età romana che sono stati trovati in Palestina e il contemporaneo Testamento di Salomone, che sembra essere stato scritto proprio a Gerusalemme. La connessione tra il culto salomonico e le guarigioni che avvenivano nella piscina appare evidente. Ciò detto, non stupirà di ritrovare in tutte le versioni giudaiche, islamiche e cristiane della leggenda della regina di Saba il motivo della distesa d'acqua, vera o presunta, che la regina ha dovuto attraversare per raggiungere il re. Secondo il Targūm Shenī essa è la superficie umida e luccicante delle terme di Salomone, secondo il Corano un lucido pavimento di cristallo, infine secondo la Legenda Aurea essa è lo specchio d'acqua (lacus) dove in seguito fu sistemata la piscina miracolosa (postea probatica piscina ibidem facta est). 7.2. Veniamo ora all'upupa di cui parlano le versioni giudaiche e islamiche della leggenda. Ritengo che anche in questo caso sia utile consultare il Tertamento di Salomone per comprenderne il significato. Questo uccello infatti potrebbe essere una metamorfosi del demone di un vento rovinoso d'Arabia di cui narra il testo giudeo-cristiano. Qui si racconta che Salomone mandò a catturare questo demone per conto di un re dell'Arabia e che lo fece rinchiudere e "sigillare" in una borraccia di pelle. Quando glielo portarono a Gerusalemme sul dorso di un cammello, il re lo liberò affinché spostasse e collocasse nel Tempio un'enorme pietra angolare, altrimenti inamovibile. Ebbene, il testo greco del Testamento di Salomone chiama questo demone Ephippas, un nome proprio di persona altrimenti noto come Ephippos “Efippo”, che significa “cavaliere”. Ho l'impressione tuttavia che Ephippas altro non sia che un adattamento intervenuto prima del XV sec., quando l'opera apparve per la prima volta per scritto. Probabilmente, al posto di Ephippas, un tempo c'era Épopos, che in greco significa “upupa”. Oppure, ammesso che il nome Ephippas sia originario, esso deve essere stato presto confuso con Épopos, che non era parola sconosciuta in ambito arameofono (siriaco <’pwpws>, neoaramaico nordorientale hapūpkā). Che Salomone avesse potere su un vento specifico, particolarmente violento, è d'altronde confermato da tre passi del Corano (21:81“E a Salomone poi assoggettammo il vento che correa tempestoso...”; 34:12 “E a Salomone sommettemmo il vento che percorrea il cammino d'un mese al mattino, il cammino d'un mese la sera...”; 38:36 “E soggiogammo a lui il vento, che correva al suo comando, ovunque ei lo dirigesse, leggero”). Ritengo quindi che la tradizione orale abbia trasformato un rovinoso vento d'Arabia (con relativo demone), chiamato Épops o Épopos, nell'upupa messaggera di cui parlano testi redatti sia in ebraico sia in giudeo-aramaico sia in arabo. Quando Salomone chiese ad Ephippas quale fosse l'angelo che aveva il potere di contrastarlo, il demone rispose: “Colui che sarà partorito da una vergine e che verrà crocifisso...”. Un'altra profezia, dunque, come quella della regina di Saba e della sibilla Sambethe, uno dei tanti motivi eterogenei che si intrecciano e si intersecano, coinvolgendo Salomone nella storia del sacro legno della Croce. 8. Prima e dopo Costantino Le rilevanti differenze che si colgono tra i due grandi filoni narrativi della leggenda della regina di Saba, quello giudaico e islamico da una parte e quello cristiano dall'altra, sembrano ricondursi a un'epoca piuttosto remota.

Page 24: Testi sulla regina di Saba da affiancare alla lettura … terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava,

24

Le versioni giudaiche e islamiche della leggenda, con la loro conformità all'ideologia e al contenuto dei Testamento di Salomone (I-III sec. d.c.), riflettono a mio avviso il clima culturale e dottrinale che dominava a Gerusalemme prima dell'Editto di Milano (313), in un periodo in cui nella Città Santa era ancora prevalente la corrente giudeo-cristiana. Al contrario la versione cristiana, che nel XIII sec. ha trovato la sua più compiuta espressione nella Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, sembra rispecchiare il nuovo orientamento spirituale e la sostanziale riorganizzazione della chiesa di Gerusalemme che hanno indotto iniziative memorabili come la riedificazione della basilica del Santo Sepolcro ad opera di Costantino e l'“invenzione” del legno della Croce da parte di sua madre Elena. In questo nuovo contesto culturale si spiega agevolmente l'inserimento della leggenda della regina di Saba, in qualità di racconto profetico, nel gran quadro della "Storia del legno della Croce", Ecco che nei cicli pittorici medievali la regina sabea compare non lontano da Costantino ed Elena. Ma, a dispetto dei cambiamenti ufficiali promossi dai Cristiani Gentili obbedienti all'imperatore, l'elemento semitico locale ha continuato a favoleggiare sui demoni, gli spiriti e le regine pelose che animavano la corrusca e variopinta corte di Salomone. Gli echi di questa favolosa leggenda sono stati infine catturati e propagati all'infinito dalle pagine sacre del Libro dell'Islam.

Bibliografia

Canova, G. (a c. di), Ṯa‘labī. Storia di Bilqīs regina di Saba, Venezia: Marsilio, 2000. Lassner, J., Demonizing the Queen of Sheba: Boundaries of Gender and Culture in Postbiblical

Judaism and Medieval Islam, University of Chicago Press 1993. Pennacchietti, F.A., “La regina di Saba, il pavimento di cristallo e il tronco galleggiante”, Sincronie.

Rivista semestrale di letterature, teatro e sistemi di pensiero 4.7, 2000: 48-64. Tottoli, R. (a c. di), al-Ṭarafī. Storie dei profeti, Genova: il melangolo, 1997. Vitale Brovarone, A. e L. ( a c. di), Iacopo da Varazze. Legenda aurea, Torino: Einaudi, 1995.