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WWW.DEMOCRATICA.COM O ggi i catalani daranno il loro verdetto col voto in elezioni regolari. Come sempre quando si aprono le urne sono possibili sorprese e forse in questo caso più di altri, vista la sequenza di eventi degli ultimi mesi. Con questa cautela si possono però fare alcune ipotesi sulla base della storia elettorale della Catalogna e dell’osservazione degli avvenimenti da parte degli studiosi che hanno seguito la campagna. Il primo elemento da monitorare sarà la partecipazione al voto. Di quanto salirà rispetto al livello già molto alto del 74,9% del 2015? E’ tale la tensione che si respira, pari a quella di elezioni politiche generali, che ci può aspettare persino l’80%, secondo gli studiosi. Questa mobilitazione aggiuntiva, in linea di massima, dovrebbe favorire gli anti secessionisti perché voterebbero persone di famiglie non catalane di nascita, spesso disinteressate alle regionali. L’esito potrebbe quindi dipendere più dalla rimobilitazione di astenuti che non da spostamenti di voto tra l’uno e l’altro partito. In partenza sembra quindi da escludere lo scenario del tutto inedito sin qui di una maggioranza assoluta in voti del fronte secessionista. Quelli più probabili restano o la conferma degli equilibri uscenti (secessionisti con una sola maggioranza relativa in voti e una maggioranza assoluta solo in seggi) o addirittura un ridimensionamento dei secessionisti che potrebbero perdere anche la maggioranza dei seggi. Questo divario tra voti e seggi è dovuto al fatto che la provincia di Barcellona che è quella meno favorevole ai secessionisti è sottorappresentata in seggi rispetto agli elettori. PAGINA 2 Testa a testa Sondaggio Swg Il M5s riduce i consensi, Pd a meno di un punto percentuale. Renzi: “Abbiamo la squadra più affidabile” Catalogna, l’ora della verità L’EDITORIALE Stefano Ceccanti n. 96 giovedì 21 dicembre 2017 “L’inverno è il periodo dell’anno che favorisce maggiormente l’immaginazione. È una stagione psicologica, oltre che temporale” (Sting) A PAGINA 3-4 La difficile impresa. Rischio chiusura se non salta il ricorso ILVA SEGUE A PAGINA 6 Dopo la rottura fra Governo e Regione a causa della scelta del Governatore pugliese, la viceministra Bellanova ammonisce: “Se si blocca tutto a pagare saranno lavoratori e cittadini” A PAGINA 7 Perché l’Europa accusa Varsavia POLONIA

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Page 1: Testa testa - partitodemocratico.it · Sondaggio Swg Il M5s riduce i consensi, ... Puglia non ritira il ricorso contro il Piano ambientale l’Ilva di Taranto chiuderà il 9 gennaio

WWW.DEMOCRATICA.COM

Oggi i catalani daranno il loro verdetto col voto in elezioni regolari. Come sempre quando si aprono le urne sono possibili

sorprese e forse in questo caso più di altri, vista la sequenza di eventi degli ultimi mesi.Con questa cautela si possono però fare alcune ipotesi sulla base della storia elettorale della Catalogna e dell’osservazione degli avvenimenti da parte degli studiosi che hanno seguito la campagna.Il primo elemento da monitorare sarà la partecipazione al voto. Di quanto salirà rispetto al livello già molto alto del 74,9% del 2015? E’ tale la tensione che si respira, pari a quella di elezioni politiche generali, che ci può aspettare persino l’80%, secondo gli studiosi. Questa mobilitazione aggiuntiva, in linea di massima, dovrebbe favorire gli anti secessionisti perché voterebbero persone di famiglie non catalane di nascita, spesso disinteressate alle regionali. L’esito potrebbe quindi dipendere più dalla rimobilitazione di astenuti che non da spostamenti di voto tra l’uno e l’altro partito.In partenza sembra quindi da escludere lo scenario del tutto inedito sin qui di una maggioranza assoluta in voti del fronte secessionista. Quelli più probabili restano o la conferma degli equilibri uscenti (secessionisti con una sola maggioranza relativa in voti e una maggioranza assoluta solo in seggi) o addirittura un ridimensionamento dei secessionisti che potrebbero perdere anche la maggioranza dei seggi. Questo divario tra voti e seggi è dovuto al fatto che la provincia di Barcellona che è quella meno favorevole ai secessionisti è sottorappresentata in seggi rispetto agli elettori. PAGINA 2

Testa a testa

Sondaggio Swg Il M5s riduce i consensi,Pd a meno di un punto percentuale. Renzi: “Abbiamo la squadra più affidabile”

“Catalogna, l’ora della verità

L’EDITORIALE

Stefano Ceccanti

n. 96giovedì

21 dicembre2017

“L’inverno è il periodo dell’anno che favorisce maggiormente l’immaginazione. È una stagione psicologica, oltre che temporale” (Sting)

A PAGINA 3-4

La difficile impresa. Rischio chiusura se non salta il ricorso

ILVA

SEGUE A PAGINA 6

Dopo la rottura fra Governo e Regione a causa della scelta del Governatore pugliese, la viceministra Bellanova ammonisce: “Se si blocca tutto a pagare saranno lavoratori e cittadini”

A PAGINA 7

Perché l’Europa accusa Varsavia

POLONIA

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2 giovedì 21 dicembre 2017Il partito

È testa a testa Pd-M5sIl Partito Democratico a meno di un punto percentuale dal Movimento di Grillo

Renzi: il Pd ha la squadra più forteL’intervista di oggi a Tgcom24

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3 giovedì 21 dicembre 2017Economia e lavoro

Cosa può succedereil 9 gennaio?

ESAME DEL TARsu sospensiva e ricorso

contro il decreto governativopresentati da Regione Puglia

e Comune di Taranto

ACCETTAZIONESOSPENSIVA

RINVIO A GIUDIZIO NEL MERITO(sentenza tra 2-3 anni)

scadonoi termini Aia

chiusuradell’impianto Ilva

chiusuradell’impianto Ilva

sospensioneinvestimenti

di AmInvestco

prosecuzionedegli investimenti

di AmInvesto

se lo Stato garantisceche AmInvesto, in

caso di ricorso accolto, sarà indennizzata

dei soldi spesi

2,2 miliardidi euro

Se il ricorsofosse accoltol’investitoreperderebbe

tutti i soldi investiti

Fonte: ministro Sviluppo economico

Salviamo l’IlvaLavoro e ambiente si possono conciliare

Su Sulla vicenda Ilva “nes-suno può assumersi la responsabilità di girar-si dall’altra parte”. Du-rante la registrazione di Terrazza Pd, che andrà

in onda oggi alle 18 dalla pagina Fa-cebook del Partito Democratico, la viceministra dello Sviluppo econo-mico Teresa Bellanova ha lanciato un monito affinché a Taranto si ar-rivi alla migliore soluzione sia dal punto di vista del piano industriale che ambientale.

Dopo la giornata di ieri, con il brusco botta e risposta tra il ministro Carlo Calenda e il governatore del-la Puglia Michele Emiliano e la con-seguente interru-zione del tavolo al Mise, ora la vi-ceministra punta a riprendere il confronto. Doma-ni è previsto, infat-ti, un nuovo tavolo tra azienda e sindacati, con la mediazione del go-verno, che produrrà un calendario di incontri. Ma serve, ha chiarito Bellanova, la “leale collaborazione” tra tutte le istituzioni.

“A Emiliano dico: non andiamo avanti con le provocazioni, è il mo-mento della responsabilità”, ha di-chiarato la viceministra secondo la quale ora “è il momento di ridare la salute ai cittadini e salvaguar-dare i posti di lavoro”. La posizio-ne di Emiliano “pur considerando positive le informazioni date dal governo le ritiene non soddisfacen-ti” e quindi Regione e Comune non intendono ritirare il ricorso al Tar. “Noi siamo arrivati finalmente alla

fase in cui si possono fare gli inter-venti” ma se il decreto – che preve-de metodi e tempi degli interventi e degli investimenti su Taranto – ver-rà bloccato dal Tar non ci saranno investimenti: “C’è un rischio Bagno-li una realtà che non dà lavoro ma che distribuisce inquinamento”.

Due le questioni centrali del de-creto del governo che prevede 5 mi-liardi e 400 milioni di investimento per far ripartire l’Ilva. Da una parte ci sono i lavori sui parchi minerari che corrispondono per dimensioni a 28 campi di calcio: “Abbiamo chie-sto a Mittal – ha spiegato Bellanova – di far anticipare i lavori sui parchi minerari con una copertura econo-mica che Arcelor Mittal restituirà

quando entrerà in posses-so degli impianti Ilva”.

Con questi lavori – che dureranno al-

meno 24 mesi – si impedirà la diffu-sione delle polve-ri dell’acciaieria nell’aria, salva-guardando così la

salute dei suoi abi-tanti.L’altro punto fon-

damentale è quello dei lavoratori. Al momento

l’accordo prevede l’assorbimento di 10mila dipendenti anche se Bel-lanova è “impegnata sul confronto per aumentare il numero di lavora-tori”, lavoratori che “manterranno le stesse condizioni economiche e di inquadramento”.

Il problema, secondo Bellano-va, è di “approccio e di superficia-lità. Dietro ai numeri ci sono delle persone. Bisogna assumersi delle responsabilità” perché “più si ina-sprisce il confronto su un provvedi-mento giudicato innovativo, più si rafforza la posizione dell’azienda e si indebolisce quella dei sindacati”.

Teresa Bellanova

a TerrazzaPd: “Nessuno può

girarsi dall’altra parte”

Silvia Gernini CONDIVIDI SU

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4 giovedì 21 dicembre 2017

Calenda: “Il ricorso è da ritirare. C’è un rischio di chiusura”

“Io non lavoro con la spada di Damocle del ricorso.

Oltre questo non sono capace ad andare”. È stato questo il commen-to del ministro dello Svi-luppo economico Car-lo Calenda al termine dell’incontro al Mise con il presidente della Regio-ne Puglia Michele Emi-

liano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. Incontro che si è interrotto per volontà dello stesso ministro, dopo aver avuto la conferma che il governatore pugliese e dal sindaco non ritire-ranno il ricorso al Tar sul piano ambientale dell’Ilva. Al no di Emiliano e Melucci, Calenda ha annunciato di “andare avanti con l’investitore, ma se la condizione è che lo Stato metta una garanzia contrattuale sull’operazione, allora non posso fare as-sumere allo Stato la responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare il conto del ricorso”. Se permane la misura sospensiva presentata al Tar insieme al ricorso da Comune di Taranto e re-gione Puglia “e il 9 gennaio venisse accolta, inizia il processo di spegnimento dell’Ilva“, ha avvertito il ministro.

Economia e lavoro

Melucci ed Emiliano: “Fondamentale la decarbonizzazione”

Il governatore pu-gliese Michele Emi-liano e il sindaco Rinaldo Melucci

hanno impugnato il de-creto con il quale a fine settembre il governo ha modificato il piano am-bientale. “E’ illegittimo”, ha detto il governatore indicando la proroga prevista a prescrizioni già di fatto scadute. Una

mossa che scontenta tutti, governo e sindacati. Con il risultato di lasciare il sito di Taranto appeso alla decisione del Tar. “Da quando rivolgersi a un giudice per chiedere la tutela della salute dei propri cittadini è un atto irresponsabile?” è il commento del Emiliano aggiungendo “Andremo avanti senza paura per chie-dere la decarbonizzazione dell’Ilva e tutelare la salute di lavo-ratori e cittadini e per evitare che e Taranto debba morire per lavorare”.

26 luglio 2012 La Procura di Taranto impone il sequestro preventivo degli impianti Ilva. L’accusa mossa alla famiglia Riva è di disastro ambientale doloso.

Dicembre 2012: il governo emana un decreto legge che autorizza l’Ilva a commercializzare i prodotti finiti e semilavorati che erano stati posti sotto sequestro.

2012-2015 In tre anni la vicenda Ilva vede il varo di diverse leggi. Contro il primo decreto i giudici di Taranto hanno addirittura sollevato questioni di incostituzionalità, respinte poi dalla Consulta. Con il decreto sulla Terra dei fuochi approvato a febbraio 2014 si cerca di reperire le risorse necessarie all’adeguamento ambientale dell’azienda.

23 luglio 2015 Sul piano giudiziario, udienza dopo udienza, si è arrivati alla richiesta di 47 rinvii a giudizio.

5 giugno 2017 Dopo l’uscita di scena della famiglia Riva, l’Ilva viene messa in vendita e lo scorso giugno la cordata Arcelor-Marcegaglia si aggiudica la partita. Gli asset del Gruppo

vengono ufficialmente destinati alla Am Invesco: 85% Arcelor e 15% Marcegaglia.

Nei mesi successivi il ministero dello Sviluppo economico avvia un tavolo sul piano industriale presentato da ArcelorMittal

29 settembre 2017 Viene pubblicato il nuovo Piano Ambientale sulla Gazzetta Ufficiale, un testo che modifica il precedente (datato 14 marzo 2014), sul quale però il presidente della Regione Michele Emiliano presenta un ricorso al Tar.

31 ottobre La trattativa portata avanti dal governo ottiene dei risultati concreti:

l’azienda conferma i livelli salariali attuali, 10mila assunzioni e un

investimento di 1,15 miliardi per il Piano ambientale. Ma la Regione ancora non ritira il suo ricorso al Tar.

20 dicembre 2017 Arriva l’avvertimento del ministro

dello Sviluppo Economico Carlo Calenda: se la Regione

Puglia non ritira il ricorso contro il Piano ambientale l’Ilva di Taranto

chiuderà il 9 gennaio.

Le tappe della vicenda

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5 giovedì 21 dicembre 2017Economia e lavoro

Con un investimento complessivo di 10 milioni di euro e poco meno di un anno di lavoro, ieri è stato inaugurato un nuovo stabilimento

da 2000 metri quadrati per la produzione di calzature a marchio Tod’s ad Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Una delle aree devastate dal sisma del 24 agosto 2016.

Il nuovo stabilimento darà lavoro ad al-meno 100 persone. Sono giovani del posto ma anche dei centri vicini dell’area monta-na, che possono così avere un futuro e una speranza di vita nel loro luogo di origine, senza essere costretti ad andarsene

All’inaugurazione era presente il presi-dente del Consiglio, Paolo Gentiloni: il pre-mier è entrato nella struttura per visitare lo stabilimento e salutare gli operai presenti ed è stato accolto da un lungo applauso. “Ci saranno scarpe ‘Tod’s’ con il marchio ‘Arquata’. Ringrazio la famiglia Della Valle. Grazie a questa azienda marchigiana osti-natamente legata al territorio,” ha spiega-to Gentiloni, inaugurando ad Arquata del Tronto il nuovo stabilimento Tod’s sorto proprio nell’area del Terremoto.

“Abbiamo mantenuto la promessa e in 11 mesi questo stabilimento è nato. Agli amici imprenditori dico di prendere il sito di Arquata come esempio. Possiamo im-pegnarci nel sociale senza fare politica e costruire altri 10-15 aziende nei territori ter-remotati per dare lavoro, ridare speranza e futuro alla gente“: lo ha dichiarato Diego Della Valle, durante la cerimonia di inaugu-razione. “Generalmente si fa polemica su chi, fra privato e pubblico, fa cosa. E’ Na-tale e dico semplicemente che insieme si può fare molto nell’interesse di tutti”.

Ad Arquata la rinascita

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6 giovedì 21 dicembre 2017

Catalogna. Il momento della verità

Persino nelle due occasioni in cui a governare in coalizione furono i socialisti, con Mara-gall e Montilla, pur essendo essi i più votati, in seggi aveva prevalso di poco Convergencia

y Uniò, allora autonomista ed oggi seces-sionista, grazie alla sovrarappresentazio-ne delle altre province.

Anche la ripetizione dello scenario precedente rivelerebbe comunque che la maggioranza dei catalani votanti è an-ti-secessionista con una smentita radicale della retorica prevalente in questi mesi. Se perdessero anche la maggioranza dei seggi sarebbe una vera e propria debacle, la maggioranza silenziosa si sarebbe pre-sa una colossale rivincita sulla narrazione della coalizione uscente.

Se questo fosse il quadro, quali dei tre partiti anti-secessionisti potrebbe essere favorito?

Non il Pp perché nettamente situato a de-stra e perché è al Governo a Madrid, cosa che suscita un inevitabile distacco da parte della popolazione catalana, anche quella anti-secessionista. Dovrebbero invece av-vantaggiarsene Ciudadanos perché par-tito centrista più fresco e con una leader molto efficace nella passata legislatura ed

anche i socialisti che con Miquel Iceta hanno aperto in modo del tutto inusuale le liste con un accordo eletto-rale sia verso il centro (candidando i democristiani di Uniò, allontanatisi dalla nuova linea di Convergencia) sia verso si-nistra, con alcuni provenienti da Podemos e dal mondo ex comunista. In termini di voti forse dovrebbe avvantaggiarsene più Ciudadanos, che però ha una posizione più

drastica e polarizzata sulla questione cen-tro-periferia, mentre i socialisti, che sono tradizionalmente federalisti, potrebbero rivelarsi poi baricentrici nel difficile mo-mento di costruzione di alleanze post-elet-torali.

Sull’opposto versante, quello secessio-nista, la gara interna dovrebbe stavolta vedere vincente coloro che sono storica-mente più coerenti su questa posizione,

ossia Esquerra, mentre il Pdecat di Pui-gdemont che col nome di Conver-

gencia y Uniò è sempre stato il partito con più seggi stavolta

dovrebbe soccombere. Re-sta poi l’estrema sinistra della Cup che però è sto-ricamente minoritaria.

In mezzo con posizio-ni poco comprensibili e cerchiobottiste Pode-mos, che dovrebbe per-

dere alcuni voti (molti di più ne ha persi nel resto

della Spagna a causa di que-sta ambiguità), anche se la sua

collocazione baricentrica, esterna ai due fronti potrebbe pesare in modo si-

gnificativo in seguito sulle alleanze post-e-lettorali.

Sulle coalizioni future regnerà per set-timane, con tutta probabilità, l’incertezza più assoluta, ma almeno domani sera sva-nirà quella sui voti.

Mondo

Stefano CeccantiSegue dalla prima

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Sulle coalizioni

future regnerà per settimane

l’incertezza

Attesi un ridimensionamento dei secessionisti e una crescita di Ciudadanos e socialisti grazie alla partecipazione

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7 giovedì 21 dicembre 2017

9 giugno Carles Puigdemont, presidente della Generalitat de Catalunya dal o gennaio 2016, annuncia un referendum indipendentista per il primo ottobre.

6 settembre Il parlamento catalano

approva la “Legge del referendum di

autodeterminazione vincolante sull’indipendenza

della Catalogna”, che predispone i passi successivi

in caso di vittoria del sì alla consultazione. I

partiti anti indipendentisti abbandonano l’aula per

protesta. Puigdemont firma la convocazione del

referendum, che viene sospeso il giorno successivo

dalla Corte costituzionale spagnola.

20 settembre La Guardia Civil spagnola arresta 14 alti funzionari del governo catalano impegnati nell’organizzazione del referendum e sequestra quasi dieci milioni di schede elettorali. Gli indipendentisti protestano in piazza a Barcellona e Puigdemont dichiara di voler procedere comunque con il referendum.

29 settembre Gruppi di genitori catalani,

studenti e attivisti dipendentisti

occupano le scuole dove verranno allestiti

i seggi per garantire che il primo ottobre

rimarranno aperte per il voto nonostante

il divieto imposto dall’ordine dei giudici.

1 ottobre Si svolge il referendum sull’indipendenza con forti tensioni tra governo centrale e il governo regionale catalano. Vota il 43% degli aventi diritto, il 92% vuole l’indipendenza. Il governo centrale spagnolo ha negato ogni validità alla consultazione.

10 ottobre La maggioranza indipendentista

del Parlamento catalano sottoscrive un testo,

esclusivamente politico e senza applicazione effettiva, che

dichiara la costituzione della Repubblica catalana come Stato

indipendente e sovrano.

17 ottobre Il Tribunale costituzionale, deliberando all’unanimità, annulla definitivamente la legge regionale istitutiva del referendum, in quanto lesiva della supremazia della Costituzione, della sovranità e dell’indissolubile unità della nazione spagnola.

27 ottobre Il Senato spagnolo approva

l’applicazione dell’art. 155 con il conseguente

commissariamento della regione. Vengono indette nuove elezioni

nella comunità autonoma per il 21 dicembre 2017.

LE TAPPE DELLA CRISI

Si vota dalle 9 alle 20 5.554.394 Gli aventi diritto

136.444 Gli elettori che votano

per la prima volta

38 Le liste presentate

18 I candidati indipendentisti

alle elezioni incriminati per “ribellione” e “sedizione”

I numeri delle elezioni in Catalogna

Perché l’Ue sta processando la Polonia

Non era mai accaduto prima ma le circostanze lo imponevano. La Commissione europea ha invocato l’articolo 7 dei Trattati Ue contro la

Polonia, a causa della contestatissima rifor-ma della giustizia varata dal governo ultra-conservatore presieduto da Andrzej Duda. La legge, che di fatto pone la Corte Suprema e al-tri organi giudiziari sotto il controllo dell’Ese-cutivo, ha rotto l’ultimo argine che ancora te-neva a freno l’azione dell’esecutivo europeo.

L’articolo invocato dalla Commissione pre-vede la messa in stato d’accusa di uno stato membro e avvia un processo che può avere conseguenze molto pesanti per la Polonia. In palio c’è la sospensione del diritto di voto nel-le istituzioni europee e l’interruzione dei fi-

nanziamenti Ue.Per ora Duda,

nel l ’eventuale tentativo di ricu-cire allo strappo, potrebbe solo va-lutare una mo-difica della con-testata riforma e un cambio di re-

gistro del suo partito di riferimento nel par-lamento, Diritto e Giustizia. Da quando è sa-lito al potere nel 2015, infatti, il suo governo ha varato una serie di leggi fortemente lesive della libertà e della democrazia e che hanno attirato le attenzioni preoccupate dei governi europei.

Tra queste la riforma della corte costituzio-nale e la riforma dei media, una delle prime leggi varate dal partito di destra guidato da Jarosław Kaczyłski e anche una delle più

controverse. Conosciuta anche come legge di San Silvestro, perché varata l’ultimo giorno del 2015, ha imposto il controllo del ministro del Tesoro sulle nuove nomine e l’immediata sospensione di tutti i membri delle direzioni nonché dei consigli d’amministrazione dei media pubblici.

Il ravvedimento dell’esecutivo polacco è tanto improbabile, quanto auspicabile. Tut-tavia il processo previsto dall’articolo 7 sarà lungo e tortuoso. Con la mossa della Commis-sione si è avviato un iter che farà un primo importante passo nella primavera del pros-simo anno quando il Consiglio dell’Unione Europea dovrà decidere se votare a favore della proposta della Commissione. Per farla passare servirà l’ok di 22 stati su 28. Solo a quel punto l’avvertimento invocato ieri, as-sumerà carattere formale e potrà minacciare realmente il governo polacco.

Giacomo Rossi CONDIVIDI SU

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8 giovedì 21 dicembre 2017

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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutiloni

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