tempo della terra, tempo uomo

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Tempo della terra, tempo dell’uomo Linee di ricerca selezionate: Cibo sostenibile Pedagogia ambientale e Sostenibilità educativa Licei Manzoni – Varese – a.s. 2014-2015

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Tempo della terra, tempo

dell’uomoLinee di ricerca selezionate:

Cibo sostenibile

Pedagogia ambientale e Sostenibilità educativa

Licei Manzoni – Varese – a.s. 2014-2015

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Uomo-Natura: la magia di un incontro

L’uomo-Mago (Rinascimento)

L’uomo-Scienziato (Rivoluzione scientifica)

L’uomo-Ragione (tra dualismo cartesiano e soluzione spinoziana)

L’uomo-Sensazione (Empirismo)

Lo sguardo dell’uomo cambia e come vede la natura?

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Uomo-Natura: la magia di un incontro

Rinascimento – uomo/natura - Dialogo e previsione

Rivoluzione scientifica - uomo/natura – Studio fisico

Razionalismo – uomo/natura - Spinoza: Deus sivenatura (Homo sive natura?)

Empirismo – uomo/natura - Uomo è natura

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Pedagogia sostenibile

La proposta di una Pedagogia Verde:

La riflessione pedagogica deve sviluppare un’interpretazione critica di quel riduzionismo educativo per cui gli ecosistemi naturali hanno una dignità meramente strumentale alle esigenze del mercato globale, che pretende di dettare le sue leggi in ogni parte del mondo (Malavasi)

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Educazione sostenibile

Il pensiero degli uomini deve nuovamente rivolgersi agli ordinamenti elementari della loro esistenza terrestre alla ricerca del regno di senso della terra

La terra serba dentro di sé, nel proprio grembo fecondo, una misura interna; infatti la fatica e il lavoro, la semina e la coltivazione che l’uomo dedica alla terra fertile vengono ricompensati con giustizia mediante la crescita e il raccolto

Il valore del nuovo nomos della Terra (Schmitt)

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Educazione sostenibile

La Terra è ambiente, ma anche le culture umane, il diritto e le pratiche educative sono ambiente

dimensione sistemica del termine ambiente

misura formativa del sentire ambientale:

educazione al sentimento della vita

educazione al senso dell’agire umano

in quanto possibilità e compito

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«Le qualità migliori della natura umana, come i fiori in boccio, si possono conservare

solo avendone la massima cura. Eppure noi non trattiamo né noi stessi

né gli altri con tanta tenerezza.»

Henry D. Thoreau

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La visione antiecologica della vita

IL TEMPO DELL’UOMO

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'La gente non vive più sulla nuda terra. Le loro mani non raccolgono più fiori ed erbe, i loro occhi non si alzano più per ammirare la bellezza del cielo, le loro orecchie sono sorde al canto degli uccelli, l'olfatto è reso insensibile dai gas di scarico e il senso del gusto ha perso il piacere dei semplici sapori della natura. Tutti e cinque i sensi sono stati alienati dalla natura. Le persone sono lontane dalla vera umanità. Il progresso ha provocato una confusione materiale e una distruzione spirituale. L'obiettivo della mia filosofia della "non-azione" è quella del ritorno ai villaggi del vero uomo, dove la gente possa tornare alla forma originale della natura e gustare le gioie genuine. Io definisco il programma per raggiungere tutto questo semplicemente come «Agricoltura per tutti» .’

Masanobu Fukuoka

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All’origine della nostra visione antiecologica della vita si rintraccia l’idea platonica e poi cartesiana secondo la quale il problema dell’essere umano sarebbe tutto condensato nella sua vita mentale. Questa visione sarebbe aggravata da una asimmetria assiologica tra i due ordini di realtà: la realtà mentale varrebbe più di quella materiale.

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RIDISEGNARE IL CERCHIO

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« Il bello e il brutto, il letterale e il metaforico, il sano e il folle, il comico e il serio... perfino l'amore e l'odio, sono tutti temi che oggi la scienza evita. Ma tra pochi anni, quando la spaccatura fra i problemi della mente e i problemi della natura cesserà di essere un fattore determinante di ciò su cui è impossibile riflettere, essi diventeranno accessibili al pensiero formale. »

(Gregory Bateson, Dove gli angeli esitano)

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INTRAPRENDERE UNA NUOVA STRADA

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«L’insegnamento scientifico ispirato al paradigma cartesiano offre allo sguardo un mondo senza vita, privo di odori, sapori, colori, sensazioni . E quando viene meno la percezione delle qualità risulta difficile mantenere sia la sensibilità estetica che quella etica.» ( Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli)

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EDUCARE AL PARADIGMA ECOLOGICO

• promuovendo la costruzione di un’immagine organicistica della natura come trama complessa di relazioni in cui tutto è interconnesso

• Incoraggiando alla costruzione del sapere come ricerca delle relazioni che uniscono le varie unità viventi

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• promuovendo uno stile cognitivo di tipo sistemico

• recuperando l’esperienza diretta delle cose

• favorendo modalità epistemiche nuove dove emerga il sentimento dell’empatia nei confronti del mondo vivente

• sviluppando la coscienza del limite del sapere umano

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« Il sapere da cercare è la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni del mare, le foreste di sequoia e le connessioni e i consigli umani»

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“Il ritorno alla terra è necessario per ragioni politiche. Per ragioni umane. La democrazia autentica cresce dal terreno come le piante. E’ fertilizzata dall’attenzione delle persone.Il potere viene dalla terra, dal basso.''

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«La nostra vita è intervallata da continui "eventi improvvisi" che rapiscono l'attenzione: lo squillo del telefonino, una frase sentita alla tv in sottofondo, il bip dell'arrivo di una email.Al contrario, quando siamo a contatto con la natura non veniamo distratti, possiamo concentrarci meglio e diamo una tregua alla nostra mente, che così ritrova slancio. La tecnologia moderna a cui ci sottoponiamo ogni giorno è impegnativo per il cervello e la sua capacità di attenzione esecutiva, quella che ci consente di applicarci a uno scopo, inibendo altre azioni o pensieri e scegliendo di volta in volta a quale obiettivo applicarci.

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"Staccare" immergendoci nella natura è come riempire di nuovo il serbatoio della capacità di attenzione, svuotato dal continuo oscillare fra mille impegni e attività».

David Strayer, psicologo dell'università dello Utah

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CRONACA DI UN’ ESPERIENZA (1)

VILLA MYLIUS12 DICEMBRE 2014Classi 3DS 3AS

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Abbiamo sperimentato una valorizzazione dell’esperienza sensoriale

Abbiamo accolto l’invito ad attivare il corpo per cercare una relazione sensoriale col mondo fino a sentirsi «natura che scruta la natura»

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Entra in contatto con la natura!

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Il silenzioASCOLTARE LA VOCE DELLA TERRA

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«Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, paroleNon linguaggio, mi recai sull’isola innevata.Non ha parole la natura selvaggia.Le sue pagine non scritte si estendonoIn ogni direzioneMi imbatto nelle orme di un cerbiatto.Linguaggio non parole.»

Transtromer

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LA PASSEGGIATA

SENTIRE LA VOCE DELLA TERRA

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L’ INCONTRO

FARSI ALBERO

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«Sempre accade quando noi non ci siamo.L’albero all’improvviso vien fuori pieno di vita nell’aria»

May Serton

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LA PASSEGGIATA MEDITATIVA

concentrarsi sul presente

ascoltare il proprio respiro

percepire la terra sotto i piedi cercando di mettere a fuoco il proprio equilibrio

lasciarsi guidare dall'intuito e dall'io interiore scavalcando limiti abitudini o proibizioni della mente

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• rimanendo in piedi osservare una piccola porzione di prato, fotografando cosi una prima impressione

• abbassarsi lentamente senza distogliere lo sguardo, diventeranno evidenti molti particolari che non si erano notati prima

• chinarsi e avvicinarsi fino a rilevare ulteriori particolari di ciò che si credeva di aver già visto bene , ci si stupirà di quanto ancora si può scoprire

LA SORPRESA NASCOSTA

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L’ASCOLTO

ascoltare gli alberi

trovare un posto nel bosco che ispiri in modo particolare

prestare attenzione ai suoni che si possono cogliere senza sforzo

cercare poi man mano di captare tutti gli altri fino a quelli minimamente percettibili

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• scegliere un albero da cui si è particolarmente attratti e disporsi in piedi davanti ad esso, con le mani appoggiate al tronco

• alzare la testa in modo da poter osservare i movimenti dei rami e delle foglie

• lasciar espandere la propria attenzione all' albero nel suo insieme per poter percepire come si muove

• lentamente il corpo si farà partecipe di quel movimento e vi si abbandonerà

PERCEPIRE I MOVIMENTI DELL’ALBERO

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• scegliere un albero e descriverlo generalmente• descriverlo poi nei particolari: foglie, fiori , frutti...• chiedersi quale atteggiamento interiore suscita• se fosse una persona? cosa si vorrebbe domandargli?

LE QUALITA’ DELL’ALBERO

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non come un semplice esercizio fisico, non solo come avventura dei piedi, ma come avventura della mente.

Le escursioni nei boschi devono prendere la forma di «odissee contemplative» in cui si esercita la mente a tenere il pensiero presso le cose.

CAMMINARE NELLA NATURA

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LA RIFLESSIONE SUI PRIMORDI

L’ARCHETIPO DELL’ALBEROLA DEA MADRE

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IL CULTO DELLA GRANDE MADRE

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INNO A ISIDEPerché io sono colei che è prima e ultimaio sono colei che è venerata e disprezzata, io sono colei che è prostituta e santa,io sono sposa e vergine,io sono madre e figlia, io sono le braccia di mia madre,io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli,io sono donna sposata e nubile, io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito, io sono colei che consola dei dolori del parto.Io sono sposa e sposo, e il mio uomo nutrì la mia fertilità,io sono Madre di mio padre,io sono sorella di mio marito, ed egli è il figlio che ho respinto.Rispettatemi sempre, poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica.

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Il culto della Grande Madre risale al Neolitico e forse addirittura al Paleolitico.

Ipotetica divinità femminile primordiale presente in quasi tutte le mitologie, attraverso essa si manifesta la terra, la generatività, il femminile come mediatore tra l'umano e il divino.

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Lungo le generazioni, la Grande Dea, pur continuando ad esistere e ad avere culti propri, assumerà personificazioni distinte legate all'amore sensuale , alla fertilità delle donne, alla fertilità dei campi, alla caccia.

Inoltre, siccome il ciclo naturale delle messi implica la morte del seme, perché esso possa risorgere nella nuova stagione, la grande dea è connessa anche a culti legati al ciclo morte-rinascita e alla Luna, che da sempre lo rappresenta.

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Dall'uomo primitivo, Homo sapiens, e per moltissimo tempo; dal 30.000 a.C. fino ad almeno al 3.000 a.C., l'umanità ha fatto ricorso alla "Dea Unica", ed è solo dal 3.000 a.C. ad oggi che si è sostituita nell'immaginario collettivo la figura del Dio maschio, che ha comunque assorbito in sé qualità del tutto femminili, come quella della creazione e del dare la vita, mentre la Dea è stata relegata al ruolo di madre o sposa o sorella del Dio, o come avviene per la religione cattolica, di Madre vergine

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Psicologia e simbolismo della grande madre

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Nella psicologia di Jung la Grande Madre è una delle potenze numinose dell'inconscio, un archetipo di grande ed ambivalente potenza, distruttrice e salvatrice, nutrice e divoratrice.

In Erich Neumann l'archetipo della Grande Madre (tendenzialmente conservativo e nemico della differenziazione) è il principale ostacolo allo sviluppo del Sé individuale, che per conquistare la propria parte femminile deve sviluppare le proprie capacità di separazione ed autoaffermazione.

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«La magica autorità del femminile, la saggezza e l'elevatezza spirituale che trascende i limiti dell'intelletto; ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l'istinto o l'impulso soccorrevole; ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l'abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica; ciò che genera angoscia, l'ineluttabile» (Jung)

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CRONACA DI UN’ESPERIENZA (2)

VEGONNO 19 DICEMBRE 2014CLASSI 3DS 3AS 2AS

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RISCOPRIRE LA RITUALITA’

IL RINGRAZIAMENTO

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PAROLE ALLA NATURA

IL DONO

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Alla natura: versi liberi

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Ricordi d’infanziaOh albero, tu che con le tue fronde rinfreschi le mie calde giornate estive,rimembro quando piccina salivo sui tuoi possenti rami e mi divertivo ad ascoltare lo stormir degli uccelli.Quanta malinconia mi rievoca il suono argentino delle tue foglie variopinte sospinte dal vento.Quanta pace provo ancor al vedere gocce di neve cadere placidamente dai tuoi spogli rami.E quanto allietava lo sguardo, lo schiudersi di quei minuscoli e rosei fiorellini. Immutato resta il dolce succo dei tuoi piccoli frutti che uso ancor cogliere dai tuoi generosi rami.Eleonora Tovagliaro classe 2As

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Il sole che penetra tra i tuoi ramiMi allungo, ti tocco con le maniAppoggiato alla tua cortecciaNel cuore mi apri una brecciaQui la natura primeggiaMentre sto a sentire la brezzaSotto i miei piedi il nulla e poi naturaSu di te è comparsa ogni pauraTocco ogni tuo singolo ramoE finalmente capisco nella vita cosa amoTu sei il mio alberoSento il tuo spirito magicoE mi sorprendo il tuo essere tacito, taciturnoMentre il sole scalda il freddo notturnoLo spirito è primordialeGrazie all’essenza primordiale

Senza nome classe 2As

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Onore alla natura Che ci guarda e ci curaChe nonostante traditaContinua a darci la vitaNoi la roviniamo e la sporchiamoAnzi che accarezzarla la strappiamoRoviniamo il mondo in cui viviamoMa dentro di noi nello spirito moriamo

Senza Nome classe 2As.

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Primavera di tenerezzaVolta celeste rivolgo a te il mio ridente sguardoTu abbracci il sorriso mio.Ti fondi con i tuoi dolci rami.Ti inchini verso di me.Accarezzi le chiare mani.Attendo,Mi allungo e finalmente posso ricambiare il tenero contatto.Stringo con dolce intensità le tue braccia ruvide.Lascio scorrere pensieri,Emozioni nel fiume dei ricordi.Ed ecco, in quel momento avverto una mano familiare sfiorando la mia con un alito di vento caldo, amorevole.Nonnina mia,sei tu!Lacrime di gioia, e nostalgia rigano il mio viso.RiversandoleSul ramo ritornano verso l’alto,Facendo capolino.Tu afferri il ramo salutandomi,Un raggio di sole illuminaIl tuo commosso e radioso volto.Senza Nome Classe 2As

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IL LEGAME PRIMORDIALE

LA TERRA E IL CORPO

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TEHE VISION OF THE RED INDIAN PEOPLE

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The ideas and visions of the Red Indian people remain only in the form of speeches written down by white interpreters .This is an extract from one of them .The students have analyzed and commented it in class finding in the poetic words of the Red Man a deep and intense ecological lesson:

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“We are part of the earth and the earth is part of us,The fragrant flowers are our sisters,The reindeer ,the horse,The great eagle our brothers.

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The foamy crests of waves in the river, the sap of meadow flowers,the pony’s sweat and the man’s sweatIs all one and the same race ,our race.

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All things are bound together, All things connect.What happens to the EarthHappens to the children of Earth.Man has not woven the web of life. He is but one thread.Whatever he does to the webHe does to himself.”

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Il corpo e il suo legame con l’universo

Il caso dei Canaci

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Salvator Dalì , Viso paranoico

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Presso i Canaci ,il corpo deriva i suoi caratteri dal regno vegetale.Parcella non separata dell’ universo ,che lo circonda ,esso intreccia la sua esistenza con alberi, frutti ,piante.Ubbidisce alle pulsazioni del vegetale ,confuso con quella Gemeinschaft alles lebendigen(comunità di tutto ciò che vive) di cui un tempo parlava Cassirer.

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Kara definisce nel contempo la pelle dell’ individuo e la scorza dell’ albero.L’unità della carne dei muscoli (piè) rimanda alla polpa o al cuore dei frutti.La parte dura del corpo, l ossatura,ènominata nello stesso modo del cuore del legno.

IL CONCETTO DI «KARA»

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I frammenti di corallo lasciati sulle spiaggie.Sono le conchiglie terrestri o marine, che servono ad identificare le ossa simili a quelle che circondano i cranio.I nomi delle diverse viscere attingono ugualmente all’ambito di un vocabolario vegetale.I reni e le altre ghiandole interne al corpo portano il nome di un frutto, la cui sembianza è vicina alla loro.I polmoni, il cui involucro ricorda la forma dell’albero simbolo dei Canaci-Kuni sono identificati sotto questo nome.

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Per quanto riguarda gli intestini sono assimilati agli incroci delle liane che popolano la foresta.Il corpo non è concepito dai Canaci come una forma o una materia isolate dal mondo, ma partecipa interamente di una natura che, contemporaneamente, lo assimila e lo circonda.Il legame con il vegetale non è una metafora, bensì un’ identità di sostanza.Numerosi esempi presi dalla vita quotidiana dei Canaciillustrano molto bene il gioco di questa semantica corporale.Di un bambino rachitico, si dice che germoglia giovane, simile in questo ad una radice .

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Nella cosmogonia canaca , ogni individuo sa da quale albero della foresta è nato ognuno dei suoi antenati.L’albero rappresenta l’appartenenza al gruppo poiché radica l’individuo alla terra dei suoi antenati, e gli assegna un posto singolare in mezzo alla natura, confuso tra gli infiniti alberi che popolano la foresta.(«Derive. Antropologia del corpo» Giuffré editore,Maurice Leenhardt)

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Gli organi di senso

L’uomo è affettivamente al mondo… L’umore colora i gesti e la sensorialità , modifica l’attenzione alle cose,indispone o rende disponibile,filtra gli avvenimenti.

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La VISTA: organo di senso della modernità

Simmel, nel suo Excursus sulla sociologia dei sensi, osserva che le percezioni sensoriali, con le caratteristiche che distinguono ognuna di esse, formano la base della socialità. Ma la recezione sensoriale del mondo non si limita alla conoscenza di questi tratti, una certa qualità affettiva si inserisce intimamente nella sua azione.. ..

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Un alone emotivo attraversa ogni scambio e s’appoggia sulle intonazioni della voce, la qualità dell’esistenza, le maniere d’essere, la messa in scena delle apparenze, ecc. gli scambi di sguardi sono i più significativi e questo tanto più che la vista è il senso privilegiato della modernità.

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L’ALBERO GENEALOGICO

In analogia con il corpo le cui braccia sono rami e i piedi radici, e strettamente connesso all’ albero come simbolo del fato, carattere particolare assume l’albero genealogico.

L’albero cresce diramando i suoi rami come i discendenti di una famiglia e anno dopo anno si aggiunge ad un altro e in tal modo l’albero rivela la sua età.

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IL TEMPO DELLA TERRA

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LA TERRA NUTRICE

L’UOMO E IL CAMPO

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CRONACA DI UN’ESPERIENZA (3)

VISITA AL MULINO RIGAMONTICUNARDO 5 DICEMBRE 2015CLASSI 4DS 2AS

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IL MULINO RIGAMONTI

Il mulino Rigamonti, conservato in perfette condizioni ed ancora funzionante, è posto lungo una roggia derivata dal torrente Margorabbia.Nel 1787 Pasquale Ajmetti di Ganna investì a titolo di livello perpetuo Carlo, figlio di Gerolamo Rigamonti, un mulino con annesso un torchio da olio. Nel 1891 furono poste le basi per la costituzione della società "Fratelli Rigamonti" per l'attività - così come recita il certificato rilasciato dalla Camera di commercio di Varese - "di oleificio per la fabbricazione degli olii di semi e muli-no di granoturco, commercio al minuto di semi e panelli, farina di granoturco e cascami". Pietro, Luigi ed Ettore si adoperarono per estendere e consolidare il commercio coi paesi vicini: sorsero così depositi a Luino, Lavena, Ponte Tresa e Mesenzana.

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Il mulino serviva i contadini e i proprietari che vi portavano il granoturco, che macinato forniva la farina per la polenta piatto principe nell'alimentazione del passato. Fino al 1951presso il mulino veniva prodotto anche olio di noci il mulino è tutt'oggi proprietà della famiglia Rigamonti ed ancora oggi è possibile visitare la sala macine. L'attuale proprietario, Riccardo Rigamonti produce e vende farina integrale, crusca, farina da polenta, fine e grossa. Nel 2010 il Mulino Rigamontiè stato riconosciuto dalla Regione Lombardia "negozio di storica attività" ed è oggi meta di visite da parte di scolaresche e appassionati.

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LA DEA DELLE MESSI

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IL GRANO

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Il grano o frumento (detto anche tritico)è un genere della famiglia delle graminacee.

Esso è un cereale di antica coltura(vi sono tracce in Iraq, risalenti a 5000 anni fa).

Cresce ovunque, tranne che nelle fasce tropicali.

La pianta produce infiorescenze in spighe composte.

I frutti sono cariossidi e, se macinati, producono farina.

Il termine italiano viene usato per indicare sia la pianta che le cariossidi di tali piante

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Significato e simbologia

La pianta del grano simboleggia il ciclo delle rinascite. Poiché il cereale prima di nascere in primavera resta sepolto sotto terra, è l’analogia del passaggio dell’anima dall’ombra alla luce. Il grano è il simbolo della fecondità’‘

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Demetra

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Nella mitologia greca, Demetra la dea dei cereali e delle messi, è rappresentata con la fronte cinta da una corona di spine di grano. Demetra era l’iniziatrice dei misteri di Eleusi ( questi misteri erano divisi in grandi e piccoli. I piccoli misteri erano una preparazione ai grandi misteri e si celebravano presso Atene. I misteri eleusini conferivano una sorta di noviziato. Dopo un certo lasso di tempo il novizio era iniziato ai grandi misteri, che erano tenuti di notte. In questi misteri le cerimonie erano collegate con l’evoluzione degli astri e il susseguirsi delle stagioni), illustrando l’alternarsi delle stagioni. Il ciclo vita-morte evocato dal grano traspare, con uguale significato, anche nell’immagine di Osiride, dio egiziano dei cereali e della morte.

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Persefone

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Persefone,era l’ unica figlia di Demetra la quale, essendo molto gelosa della figlia, la custodiva come un prezioso tesoro rifiutando di concederla in sposa, nonostante delle divinità come Apollo ed Ares si fossero fatti avanti.

Accadde però che il Dio degli inferi, Ade, si fosse stancato di condividere le tenebre del suo antro da solo, e fosse quindi in cerca di una sposa: fu così che Zeus, Padre di tutti gli dei, trovò per lui proprio Persefone.

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Sapendo che Demetra non avrebbe mai acconsentito, Ade rapì Persefone e con l’inganno, affinché rimanesse per sempre al suo fianco, le diede un melograno: in questo modo infatti, mangiando qualcosa nell’Ade, chiunque vi rimaneva intrappolato per sempre. Intanto Demetra, impazzita per il dolore, cercò la figlia per ogni dove.Nessuno poteva rivelarle dove fosse nascosta Persefone, poiché questi erano gli ordini di Zeus.Demetra allora decise di far diventare sterile la terra.Zeus, che non poteva permettere una simile sventura, decise di stringere un patto con Demetra: l’accordo prevedeva che Persefone sarebbe rimasta sei mesi con lo sposo e altri sei con la madre, in modo da rispettare il matrimonio con Ade e contemporaneamente curare la terra insieme a Demetra.

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il mito di Persefone, come tutti i miti, nonostante li si racconti da secoli e nonostante l’apparente semplicità, riconferma la sua atemporalità, la sua capacità di parlare all’uomo di ogni epoca e di ogni età poiché parla all’anima, le cui necessità, nonostante il trascorrere dei secoli e dei millenni, rimangono immutate.

Ci conferma inoltre la validità del linguaggio simbolico e la sua enorme potenzialità nel trasmettere il suo significato universale, che seppur trasmesso con parole e forme differenti, mantiene intatto il suo messaggio originale.

Cosa ci insegna, dunque, il mito di Persefone?

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Il mito di Persefone insegna a condurre la nostra esistenza rispettando le leggi della natura. In particolare la ciclicità e l’avvicendarsi delle stagioni, costituiscono l’esempio di come dobbiamo essere in grado di rinnovarci e di migliorarci.

Nella simbologia Demetra rappresenta la saggezza e la Natura in fiore; Persefone è l’anima che quando cade nella materia, simboleggiata dagli Inferi, diventa cieca agli insegnamenti

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La sacra spiga

Nell’ antichità la sacra spiga di grano era un attributo di Osiride: lo stesso mito egizio della sua uccisione e successiva dispersione delle sue membra richiamava idealmente la semina. Si narra che nacquero, infatti, dal corpo del Dio, ventotto spighe: sette volte quattro, come simbolo di eterna abbondanza

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La festa della luce e del raccolto

La spiga dorata è anche il simbolo stesso dell’Estate. Generalmente dopo il Solstizio, durante la Festa della Luce e del raccolto, i campi biondi seccati dal sole subiscono la mietitura: la Luce sulla Terra si è trasformata in grano, ed il grano è Vita, è Energia. Il ciclo del Calendario Sacro prevede ora che alcuni chicchi vadano a morire nei solchi della terra e lì trascorrano i mesi bui intorno al Solstizio d’Inverno. Il dualismo cosmico della luce e del buio va a celebrare ancora una volta il dramma della Vita e della Morte.

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Uno degli insegnamenti dei riti misterici dionisiaci, isiaci ed eleusini era proprio questo: in un solo seme che muore c’è il germe della vita, così come nel Sole invernale e apparentemente sconfitto c’è già la sua rinascita. A partire dal Solstizio invernale le giornate crescono gradualmente ed il Sole cresce ad ogni passaggio meridiano fino all’apoteosi trionfale dell’inizio dell’Estate, con l’ingresso nel segno materno del Cancro. Ma proprio in quell'attimo trionfale, il Sole allo zenit sul Tropico del Cancro inizia la sua lenta e continua discesa, cominciando a trasferire una parte crescente della sua energia vitale al mondo infero, in cui, silenzioso e oscuro, il seme celebra la sua morte e prepara la sua resurrezione come spiga.

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«Cosi il simbolismo primaverile della crescita della vegetazione dal vaso della terra e il simbolismo dell’estrazione del grano come seme del ‘mondo sotterraneo’ si rinforzano a vicenda.»

-La Grande Madre-