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Editore Reclam Edizioni & Comunicazione srl . viale della Lirica 43 . 48124 Ravenna . Iscrizione al Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8/11/2004 . Redazione 0544.271068 . [email protected] . Pubblicità 0544.408312 . [email protected] CASA BELLA CASA | TOPOGRAFIA E STORIA | BENI COMUNI | CITTÀ E QUARTIERI | PROGETTARE IL TERRITORIO | SPAZI DELLA CULTURA ALL’INTERNO offerte immobiliari con ANNUNCI fotografici INFORMAZIONI AFFARI E ABITARE RAVENNA n. 88 marzo 2014

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topografia e storia

beni comuni

città e quartieri

progettare il territorio

città e visioni

spazi della cultura

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contenuti

Il restauro attentodi una villa sulle colline

di Oriolo dei Fichi

La terra buonadelle Ammonite dopo

la “grande rotta”

Paesaggio, Costituzionee Partecipazione

secondo Salvatore Settis

Via di Roma: dopola grande storia, l’arte

la musica e il teatro

Il destinodei luoghi:

la Piazza

Progetto Antonioni.Il paesaggio infrantodi “Il deserto rosso”

«La verità del reale trasmutata in forma»

Intervista a Piero Dosi

Universo . La Rocca 12 . Agenzia Romagna . Agenzia Futura 13 .

Idea Casa 14 . Scor . Fratelli Savorani 15 .

Ponte Nuovo . Mondocasa 16 .Eurocase . Case d’Autore 17 .

Assocase . Studio Effe 32 .MC & Partners . Mazzini Casa 33 .

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casa bella casadi Paolo Bolzani

di Pietro Barberini

di Maria Paola Patuelli

di Chiara Bissi

di Enrico Gaudenzi

di Marina Mannucci

di Marina Mannucci

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fotografieMARZO 2014

RAVENNA INTERNI TC:Layout 1 17/03/14 22:28 Pagina 2

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MARZO 2014

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8 novembre 2004

Direttore responsabile: Fausto Piazza

Consulenza redazionale: Paolo Bolzani

Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Pietro Barberini, Roberta Bezzi, Chiara Bissi, Alberto Giorgio Cassani, Enrico Gaudenzi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini (grafica),Marina Mannucci, Luca Manservisi, Domenico Mollura, Serena Simoni.

Progetto grafico: Quadrastudio - www.quadrastudio.info

Referenze fotografiche: Alberto Giorgio Cassani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani,

Redazione: tel. [email protected]

Editore: Reclam Edizioni e Comunicazione srlviale della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544.408312 [email protected] - www.reclam.ra.itDirettore generale: Claudia Cuppi

Stampa: Grafiche Baroncini - Imola - www.grafichebaroncini.it

edizione di Ravenna

ControcopertinaEcco gli esiti dell’accorto restauro di una villa padronale sullecolline faentine firmato dai giovani architetti Nicola Mon-tini e Gian Luca Zoli (Faenza, 1975 e 1972) dell’omonimoStudio faentino, recentemente assunti alle cronache na-zionali per il “Premio Giovane Talento dell’Architettura Ita-liana”. Dove si incontrano rispetto del preesistente e note-voli soluzioni di sostenibilità energetica.

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CASA BELLA CASA

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di Paolo Bolzani

L’argomento di queste incursioni in case d’autore è il re-stauro di una villa padronale di inizio Novecento, postasulle prime colline faentine, non lontano dalla torre me-dievale di Oriolo dei Fichi. Firmano l’opera i giovani ar-chitetti Nicola Montini e Gian Luca Zoli (Faenza, 1975 e1972) dell’omonimo Studio faentino, recentemente as-sunti alle cronache nazionali per il “Premio Giovane Ta-lento dell’Architettura Italiana”, conferito da una Com-missioni in cui figuravano il Presidente dell’OrdineNazionale, Leopoldo Freyrie, lo storico e critico dell’ar-chitettura Pippo Ciorra e l’architetto Cino Zucchi. La villa rappresenta l’emergenza di un complesso ruralecostituito inoltre dal fienile e dal cosiddetto “basso co-modo”, un corpo di fabbrica rurale un tempo adibito astalla e ricovero degli animali da cortile, reciprocamenteaccostati tra loro lungo un lieve pendio che parte dallacima, dove si erge il corpo padronale, il cui restauro con-clude il recupero del complesso rurale. Nell’ampio terrenoin fregio ai fabbricati si trova anche una piscina e unospazio cucina-pranzo ad uso esterno, condivisi da tre nu-clei residenti, appartenenti alla stessa famiglia. La villa èa sua volta il risultato della risistemazione novecentescadi una preesistente casa colonica, dal toponimo Frati diSotto, in cui si mostrava l’intenzione della proprietà diinizio secolo di innalzarne il rango architettonico da fab-bricato a corpo dominicale, lavorando su modanature,

Il corpo di fabbrica padronale si sviluppa su tre piani, in base al tipico

schema planimetrico tripartito, con zona giorno e un bagno al pianoterra, zona notte e due bagni al primopiano e infine uno studiolo al secondopiano, da cui ha inizio una fascinosa

scala in ferro in lamiera stampata che conduce al solarium,

da cui lo sguardo gode del belvederedel territorio pedecollinare e della pianura faentina.

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Il restauro attento di una villasulle colline di Oriolo dei Fichi

L’opera dei giovani architetti faentini Nicola Montini e Gian Luca Zoli,

“Premio Giovane Talento dell’Architettura Italiana” 2013

cornici e nuovo balconcino in cemento. Si sviluppa su tre piani,in base al tipico schema planimetrico tripartito, con zona giornoe un bagno al piano terra, zona notte e due bagni al primopiano e infine uno studiolo al secondo piano, da cui ha iniziouna fascinosa scala in ferro in lamiera stampata che conduceal solarium, da cui lo sguardo gode del belvedere del territoriopedecollinare e della pianura faentina. «L’intervento ha avutoinizio con un consolidamento strutturale ai solai e alle fonda-zioni – spiegano i progettisti – con posa inoltre di micropalinel terreno cedevole». Sono stati quindi recuperati i due diversitipi di solaio presenti: in legno e tavelle di cotto, presenti incucina e in tutto il piano primo, viceversa in tavelloni e putrelledi ferro nel soggiorno e nel bagno a piano terra. «Si è poi av-viato il recupero delle coperture – riprende il racconto di Mon-tini e Zoli – con eliminazione dei controsoffitti in canniccio egesso, fortemente ammalorati dalle infiltrazioni, e la successivamessa in evidenza della struttura portante della copertura,fino alla posa di un nuovo tetto ventilato. A ciò hanno fatto se-guito il rifacimento degli intonaci esterni e qualche nuova par-tizione interna, effettuata con alcuni tramezzi e l’apertura echiusura di alcune porte. Nel rispetto dell’impianto distributivodegli ambienti interni, si è creato un nuovo bagno nel sottoscalaal piano terra e un altro nella zona notte. Infine è stato realiz-zato un nuovo soppalco su un disimpegno al piano primo, intravi in ferro e doppio tavolato incrociato in rovere massello.Successivamente sono state realizzate le finiture interne, primofra tutti l’intonaco interno termico a calcina bianca e fine. Dalla già avvenuta demolizione degli intonaci interni si è potutoleggere la stratigrafia parietale, tematizzando in questo ognidisomogeneità e ogni suggestione possibile; Il che ha datomodo di elaborare alcune intuizioni e farle diventare materialedi progetto. Una squadra di restauratori ha operato diretta-mente sulla facciata, recuperando tutti gli elementi decorativi,

A sinistra, foto piccola: l’edificio all’inizio delcantiere; si possono notare le diverse lesioni

presenti sulle murature esterne (antecedenti agliinterventi strutturali) e i segni del consolidamento

del solaio del primo piano.Foto grande: esterno a recupero ultimato. L’intonaco

MGN di Nigra Padoana lasciata a vista (nontinteggiato) conferisce al’insieme, senza

manometterne la percezione, la morbidezza eirregolarità tipiche di un edificio storico.

Qui sopra: gli architetti Montini e Zoli

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CASA BELLA CASA

dai fregi alle cornici, dalle inferriate al balcone, dalla me-ridiana al ripristino della scala in cemento bocciardato diinizio Novecento». Le finestre sono in abete massello, lac-cato a poro aperto e con vetri basso emissivi altamenteperformanti. Al piano terra sopra l’impianto di riscalda-mento a pavimento, è stato realizzato un «cocciopestorosso, levigato in opera e trattato in modo da renderlomonolitico e lasciato volutamente a vista per aumentarnela capacità termica e per rimandare alla tradizione localedei pavimenti in battuto e alle graniglie degli anni Cin-quanta, senza però cadere nel folclore». Al primo piano la pavimentazione è in parquet di rovereposato a spina di pesce continua, mentre nella zona studiosono state recuperate le pavimentazioni esistenti in tavelledi cotto rosso originali. Quindi è stato realizzato un im-pianto di riscaldamento a radiatori, ma integrato nel dise-gno degli arredi. Grande attenzione è stata posta al dise-gno dettagliato degli arredi fissi e degli infissi, realizzatisu misura da una ditta artigiana di falegnameria, che hainoltre restaurato il portone originale d’ingresso a dueante. Come raccontano i due progettisti, «viene adeguatoil profilo del controtelaio degli infissi esterni artigianaliprevedendo che lo stesso faccia anche da coprifilo». Inoltreè «ammorbidito il punto di sovrapposizione con la mura-tura perché meglio si sposa con gli sguinci dei vani finestraesistenti. La finitura prevede una laccatura opaca il cuistrato di finitura è stato realizzato a pennello tono su tonocon le pareti. Aderenti agli infissi esterni sono collocate le

zanzariere a scomparsa, i cui telai risultano dello stessocolore dell’infisso. Esternamente gli oscuranti esistenti,originariamente di tipologia e colore eterogeneo, sonostati integralmente sostituiti con scuri in massello com-posti da doghe verticali di dimensioni disomogenee, tipi-che della tradizione artigianale storica e così realizzati alfine di ottenere un effetto più morbido e meno di produ-zione». Ed ancora, «sono stati disegnati buona parte degliarredi fissi: la cucina, la libreria-camino a tutta altezza apiano terra, i mobili bagno, il sistema di vetrine interne e,come già introdotto, tutti gli infissi interni ed esterni. La zona giorno prevede in sala una grande parete-libreriain cui è inserito un caminetto. I materiali impiegati sono

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Dalla già avvenuta demolizione degliintonaci interni – spiegano i due

progettisti - si è potuto leggere lastratigrafia parietale, tematizzando inquesto ogni disomogeneità e ogni

suggestione possibile; Il che ha datomodo di elaborare alcune intuizioni efarle diventare materiale di progetto.

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A sinistra: sala da pranzo vista dalla cucina e dal soggiorno. La continuità dal pavimento permette una maggiorecompenetrazione degli spazi evitando l’effetto soglia.

Sopra: la cucina con il soffitto dell’ambiente sabbiato per recuperare i materiali originari e le loro cromie. L’illuminazione è delegata agli elementi (ditta Lucifero’s) aggettanti installati sopra agli arredi.

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CASA BELLA CASA

lamiera di ferro verniciata che definisce i montanti verticalie la posizione di scaffalature e campiture fisse o apribiliin listellare di legno impiallacciato di rovere laccato aporo aperto. La bocca del camino viene aumentata visi-vamente attraverso lastre di Rosso Verona che compon-gono una cornice a sguincio, tema ricorrente del disegnodegli interni. Nella sala da pranzo la necessità di conte-nimento di oggetti e stoviglie trova soluzione in una sortadi panca che chiude tutto il lato lungo. Il legno in roverelaccato tono su tono con le pareti prevede, come pertutto il resto della casa, un taglio a 45 gradi dei bordi peraumentare il senso di leggerezza e di mancanza di gra-vità». Ovviamente grande cura non poteva essere dedi-cata alla cucina, che – come ammettono Montini e Zoli –è stata «colonizzata dall’arredo: su un lato alla zona dilavoro rivestita da un top in marmo di Carrara e copertada una serie di pensili che simulano una cappa in mura-tura, si contrappone sull’altro lato la zona di contenimentodei cibi e della cottura al forno. La luce radente dall’altopermette un’ottima visibilità durante la preparazione ecottura dei cibi». Stessa puntuale attenzione viene ap-plicata al bagno a piano terra, «introdotto da un infissoverniciato in ferro e vetro satinato», il cui interno è «ca-ratterizzato da una parete in mattoni lasciata a vista chesottolinea tre profondità: una rivestita da una porta invetro di contenimento di un piccolo sgombra-roba, una

seconda ad arco occupata dal piano lavabo incassato sudi un piano in Rosso di Verona, una terza, meno profonda,che accoglie i due sanitari». Infine al primo piano ecco un ulteriore cammeo storico:«gli infissi interni prevedono una reinterpretazione deicosiddetti infissi a Madonna ovvero di infissi appoggiatiagli stipiti e non montati tra di essi. Il materiale è semprelegno di rovere laccato a poro aperto tono su tono con le

A sinistra: Distributivo della zona notte e camera matrimoniale. La pavimentazione è in Lamparquet di rovere montato a spinapesce finitura all’acqua. A destra: Il corridoio della zona notte e camera singola con soppalco accessibile attraverso una scala

a elica realizzata su disegno. Al di sotto di questo ambiente è stato ricavato un secondo bagno.

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Al piano terra sopra l’impianto diriscaldamento a pavimento, è stato

realizzato un «cocciopesto rosso, levigatoin opera e trattato in modo da renderlomonolitico, lasciato volutamente a vista

per aumentarne la capacità termica e perrimandare alla tradizione locale dei

pavimenti in battuto e alle graniglie deglianni ‘50, senza però cadere nel folclore».

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pareti». Per quanto riguarda i bagni al piano, uno è «finitoin ardesia verde a spacco e l’altro in mosaico a pasta ve-trosa, prevedono entrambi il disegno dei mobili bagno.Nel primo caso, la luce dall’alto in corrispondenza delvano doccia enfatizza il gioco dei chiaroscuri e il mobilesottosta a questa regola attraverso il colore verde scurodella laccatura del rovere, nell’altro caso il colore biancofa da padrone e investe tutto: pareti, sanitari, mobili e fi-niture dei rivestimenti. Si sfruttano i centimetri per il con-tenimento degli oggetti e degli accessori da bagno, iltutto possibilmente a scomparsa o, meglio, integrato neldisegno complessivo». La grande attenzione al dettagliosi rivela ancora una volta nel «disegno delicato della rin-ghiera verniciata che conduce allo studiolo, diviso dal re-sto della casa da un infisso in ferro e vetro e in cui un ba-samento in arredo di contenimento del calorifero fungeda parapetto. La porta a “L”, con perno di rotazione asoffitto e pavimento, facilita il passaggio obliquo atte-nuando l’incombenza della parete esterna». Il progetto si mostra debitore delle ormai consolidatetecnologie ecosostenibili, dai pannelli solari posti sultetto atti a coprire «il 50% del fabbisogno di acqua caldasanitaria», alla «caldaia a condensazione posta a pianoterra, accessibile da una porta a scomparsa, integratanella libreria realizzata su disegno». La libreria del sog-giorno cela inoltre una predisposizione «per la trasfor-mazione del camino esistente in termo camino», che «per-metterà, soprattutto nelle mezze stagioni, di produrreacqua calda durante l’uso del focolare; tale soluzionetecnologica, ad alto grado di sperimentazione se integrataad un impianto come quello utilizzato prevede, oltre alcollegamento con la centrale termica, la presenza di unvaso di espansione atto al contenimento dell’acqua caldain eccesso proveniente dal camino». L’area attorno allavilla è stata interessata da una sistemazione a giardino,a partire dal marciapiede perimetrale, lastricato in pietradi Luserna a spacco, mentre gli stradelli carrabili e pedo-nali sono stati realizzati in ghiaino su telo in tessuto non

Ovviamente grande cura non potevaessere dedicata alla cucina,

che – come ammettono Montini e Zoli -è stata «colonizzata dall’arredo:

su un lato alla zona di lavoro rivestita da un top in marmo di Carrara

e coperta da una serie di pensili chesimulano una cappa in muratura,

si contrappone sull’altro lato la zona di contenimento dei cibi e della cottura

al forno. La luce radente dall’altopermette un’ottima visibilità durante la preparazione e cottura dei cibi».

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CASA BELLA CASA

CREDITI:Committente: Matteo Montini, Chiara PausiniProg. architettonica e direzione lavori:arch. Nicola Montini, arch. Gian Luca ZoliProg. ed esec. Sicurezza: Arch. Nicola MontiniImpresa esecutrice: Eurostruzioni 2002 (S.M.C.A)Prog. impianti termici: Studio EnergiaIntonaci: MGN s.r.l. (fornitura)Fornitura e posa infissi e arredi:Plazzi Falegnameria Artigiana s.a.s.Imp. installatrice impianti idraulici: M. MontiImp. installatrice impianti elettrici: Stelux s.n.c.Fornitura pareti-vetrate: Vetreria DoflaFornitura pavimento in getto: T.i.m.e. s.r.l.Fornitura rivestimenti e parquet: Stilwood s.r.l.Carpenteria e arredi metallici: Lama il fabbroSuperficie utile lorda: 240 mq circa

Sopra: viste del bagno del piano terra con le finiture inmarmo rosso di Verona e le vetrine metalliche.

In alto a destra: Studiolo ricavato nell’ultimo piano. Una vetrina con porta a “L” permette la compartimentazione

dell’ambiente.

tessuto. La delimitazione di quest’ultima pavimentazionerispetto all’area cortiliva è definita da una lamiera di ferrozincata e verniciata, bloccata da rinfianchi di cemento. «Acompletamento di tutto il lavoro - concludono gli architetti -sul bordo del lotto che più avvicina alla vista della torre me-dievale di Oriolo sul crinale opposto, il gazebo in legno esi-stente invita alla contemplazione del panorama; sotto diesso vengono recuperate quattro sedute e un tavolo in ce-mento e mosaico in ceramica originale degli anni della tra-sformazione novecentesca della villa».

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LA ROCCA

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Viale della Lirica, 61 - 4° Piano . Ravenna . tel. 0544.404047fax 0544.406721 . www.agenziafuturasrl.it . [email protected]

CENTRO STORICO (ADIAC. LOGGETTA LOMBARDESCA) Appartamento molto luminoso da ri-modernare, 140 mq calpestabili, conterrazzo di circa 40 mq, accessibiledal salone. Ampio ingresso, salone(mq. 60 circa), cucina abitabile, 3letto (2 matrimoniali e una doppia), 2bagni finestrati, ampio disimpegnonotte, ripostiglio, balcone. Postoauto coperto. Risc. autonomo. Certif.Energ. G Ep. 250,70 Rif. sito 34€ 330.000,00

ZONA GALLERY Appartamento di ampie dimensioni(mq calp.112), in parte già ristruttu-rato: ingresso, sala, cucina abit. (mq14), 3 letto (2 matrim. e 1 doppia),ampio ripostiglio/lavand. finestrato, 1bagno finestrato con doppio lavello evasca, disimpegno notte attrezzabileper armadi a muro, 2 balconi; can-tina e garage. Impianto elettrico anorma. Infissi nuovi con vetrocamerae ante a rbalta. Zanzariere. Aria con-diz. zona giorno e notte. Certif. Energ.“C” Ep. 71,83 Rif.sito 92€ 210.000,00

ZONA VIA ZALAMELLA

In contesto signorile, appartamento diampie dimensioni, molto luminoso, darimodernare, posto al 3° ed ultimopiano con ascensore. Ingresso, sala,cucina abitabile, tinello/pranzo, 4 letto(2 matrimoniali e 2 singole), 2 bagni, 3balconi, armadio a muro nel disimpe-gno notte; cantina e garage doppio.Ampio parco condominiale. Risc. cen-tralizzato con contacalorie. Zona tran-quilla. PRONTA CONSEGNA! Certif.Energ. “E” Ep. 251,62 Rif.sito 91€ 285.000,00

VIALE DELLA LIRICA Appartamento di recente costruzione,ben tenuto, posto a PT, con ampiogiardino. Composto da: sala, cucinaabitabile arredata, 2 letto, bagno fine-strato, ripostiglio, porticato verandato;posto auto coperto e cantina. Risc. aut.Aria condizionata. Certif. Energ. Classe“D” EP 128,99 Rif. sito 112€ 240.000,00

ZONA COMET Appartamento ben tenuto al 4° pianosu 5: sala con ang. cottura (arredato),1 letto matrim., bagno finestrato condoccia, armadiatura nel disimp. notte,terrazzo abitabile. Posto auto copertoe cantina. Risc aut. Impianti a norma.Aria condizionata. Certif. Energ. “ C”Ep. 89,06 Rif.sito 97€ 128.000,00

ZONA V.LE ALBERTI

Appartamento ben tenuto, di ampiedimensioni, posto al 1 piano di 3, conascensore: ingresso, sala (31 mq) conaccesso a terrazzo, cucina abitabilecon ripostiglio e balcone a loggia, 3letto (2 matrimoniali e 1 singola), 2 ba-gni finestrati; cantina e garage. Risc.aut. Impianti a norma. Contesto con-dominiale ottimamente tenuto e am-pio parco condominiale molto curato.LIBERO VELOCEMENTE. Certif. Energ.Classe “D” EP 92,29 Rif. sito 99 € 245.000,00

CLASSE

Luminoso appartamento all’ultimopiano di edificio storico completam. ri-strutturato con un intervento di recu-pero e restauro conservativo, immersonel verde dell’ampio parco condom. eubicato nella zona archeologica diClasse. La porzione immobiliare in ven-dita, ottimamente tenuta, è compostada ingresso; ampia sala (MQ. 36,30) ;cucina abit. (MQ. 11,21); 2 letto con-fortevoli; 2 bagni finestrati con docciae vasca; terrazzo in falda; ampia can-tina finestrata; garage e posto auto diproprietà. Tutto parquet, tetto in le-gno ventilato, finiture sobrie ed ele-ganti, aria condiz., videocitofono, risc.aut. , impianti a norma. Certif. Energ. “F” Ep. 191,29 Rif.sito 111€ 295.000,00

QUARTIERE NULLO BALDINI

Casa indip. da ristrutturare, di circamq. 200 calpestabili, disposta su duelivelli fuori terra. L'immobile insiste sulotto di terreno edificabile di totali mq.460, il cui indice di edificabiltà con-sete di raddoppiare la superficie abi-tativa. Zona tranquilla e ben servita.Certif. Energ. G Ep. 391,52 Rif. sito 74€ 340.000,00

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MARZO 2014

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A 2 KM DA RAVENNA

Villa di nuova costruzione, molto bella,con ambienti spaziosi, tecnologica-mente all’avanguardia. Giardino su 3lati per circa 130 mq., bel soggiorno, cu-cina ampia di oltre 18 mq., con uscita sulportico con camino, bagno ampio condoccia e zona lavanderia. 1° P. compo-sto da 3 camere da letto di cui una ma-trimoniale e due camere di oltre 11 mq.,bagno con vasca e doccia. Piano se-minterrato collegato direttamente dallazona giorno composto da garage per 2auto e zona cantina predisp. a lavande-ria. Risc. a pavimento, pannelli fotovol-taici e solari, predisp. domotica e clima.Finiture pregiate. € 360.000,00

RAVENNA (BORGO MONTONE)

Splendida villa di campagna, realiz-zata da recupero di casale rurale, com-pletamente ristrutturato con parco al-berato di oltre 10.000 mq. Al pianoterra ci affacciamo sul portico, acce-diamo all’ingresso che da accesso adun salone con camino (70 mq), la cu-cina grande, il salotto, bagno, uno stu-dio e la lavanderia. La zona notte ècomposta da 3 ampie letto matrim.e 2bagni. In corpo staccato ampio ga-rage, cantina e portico. Imp. a norma. Info in ufficio

S. ROCCO

Prossima costruzione di ATTICO in pa-lazzina di sole 5 unità. L’app.to si svi-luppa in modo esclusivo su tutto il 2°piano ed è libero su tutti i lati. Servitodall’ascensore che lo collega fino allacantina al P. interrato. Dimensioni in-terne generose e degne di una dimoraesclusiva: ingresso arioso che suddi-vide la zona giorno da quella notte,salone di oltre 40 mq., cucina/pranzomolto vivibile con accesso a terrazzoampio e godibile. La parte notte è com-posta da 3 belle camere da letto. Ilprogetto prevede la presenza di 3 ba-gni e di un balcone. Al PT troviamo ilgarage ed il posto auto. Classe A+. Info e planimetrie in ufficio.

RAVENNA, S. BIAGIO

Bell'appartamento ristrutturato recen-temente in piccola palazzina al 2° edultimo piano: ingresso, soggiorno conbalcone, cucina abitabile con balcone,disimpegno, bagno/lavanderia, 3 letto,bagno con doccia e balcone. P.T. ga-rage e cantina. Risc. autonomo. Zonamolto bella tranquilla e vicina al cen-tro, servita dalla vicinanza di scuole,asili, supermercati e negozi in genere."F" 208,40. Rif 1313613 € 230.000,00 tratt.

MARINA ROMEA

Villa d’angolo con cortile. La villetta alpiano terra è composta da veranda incui troviamo un salotto ed una cucinamolto spaziosi, mentre all’interno sisviluppa un soggiorno con camino edil bagno con la doccia. 1° piano 2 letto,balcone, uno studio ed il bagno. Im-pianti a norma, climatizzata, allarme,arredata. Zona tranquillissima. € 250.000,00

ZONA VIA DEI POGGI

Casa bifamiliare indip., abbinata ad unlato con cortile su 3 lati. Il PT ha un dop-pio ingresso ed è composto da an-drone, 4 stanze, 2 bagni. Al 1°P. acce-diamo a disimpegno, sala, cucina abit.,balcone, 3 letto e bagno. Sottotetto usoripost. Casa ben conservata, con finituredegli anni ’60. Zona molto silenziosa.Informazioni in ufficio.

A 12 KM DA RAVENNA (DIREZ. SUD)

Signorile splendida villa del ‘700 ristrut-turata di c.a 330 mq su area esterna di c.a3.000 mq; suddivisa in 3 unità abitative, 2al PT, dove rimangono i lavori di finitura dacompletare, e una al 1° P. completamenterifinita. Il restauro è stato fatto conser-vando i caratteri distintivi storici ma utiliz-zando le tecnologie odierne. Esterno mat-toni originali faccia a vista, solaiocoibentato, travi e tavelle originali, par-quet in ogni ambiente e tante finestre pertanta luce. Servizio in corpo staccato. Info in ufficio € 470.000,00 tratt.

Ravenna, via degli Spreti, 71 . tel. 0544 501515 . cell. [email protected]

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TROVACASA PREMIUM

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RAVENNA CENTRO STORICO

Casa di pregio ben tenuta in zonatranquilla: ingresso, ampia sala, cu-cina abitabile, guardaroba, studio ebagno. Al primo piano tre ampie ca-mere da letto servite da altrettantibagni, cabina armadio e ampia ter-razza abitabile che affaccia sulla corteinterna di proprietà. Ampia tavernacon zona servizi. Piccola depandancealla quale si accede dalla corte in-terna. Classe energetica in lavora-zione. Info in agenzia

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RAVENNA SANT’ANTONIOVENDESI CASA ABBINATA CON IN-GRESSO INDIPENDENTE E GIARDINOPRIVATO, COMPOSTA DA: INGRESSO,SALA CON BALCONE, CUCINA ABIT.,DISIMPEGNO NOTTE, DUE LETTO E

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Casa abbinata da un lato, con ingressoindipendente e giardino di proprietà,ristrutturata, composta da: P.T In-gresso, cucina con ripostiglio nel sot-toscala, sala con armadio a muro e ba-gno. 1°P due camere da letto di cuiuna con cabina armadio e ampio ba-gno. Aria condiz., parquet nelle stanze.Cantina e possibilità di posto auto incortile. Classe energ. in lavorazione.€ 245.000,00

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Si affitta NEGOZIO di 100 MQ ca. condue ampie vetrine.Info in agenzia

RA CENTRO STORICO VIA ORIANIAPPARTAMENTOal 4°P con splen-dida vista emolto luminoso:ampio ingresso,sala, cucina abi-tabile, due ca-mere da lettomatrim., stanzaripostiglio/ca-

bina armadio, bagno con finestra edue balconi scoperti e uno verandato.Cantina e deposito biciclette comune.Risc. autonomo e ascensore.€ 158.000,00

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CASA EX COLONICA di 280 mq ca su 2livelli ristrutturata, su terreno recintatodi 1500 mq ca, oltre ad ampi servizi eporticato. € 590.000,00

C. STORICO QUARTIERE SANT’AGATAVendesi bilocale alpiano terra con ga-rage. Classe ener-getica in lavora-zione€ 95.000,00

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Appartamento darimodernare, al1°P, composto da:ingresso, cucinaabit., ampia sala,tre camere da lettomatrim. e servizi.Risc. aut. e cantinadi proprietà.

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IDEA CASA TC:TC 13/03/14 19:12 Pagina 14

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MARZO 2014

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RAVENNA, CENTRO STORICOIn complesso di recente realizzazione,vendesi bilocale arredato compostoda soggiorno con angolo cottura, ba-gno, camera da letto matrimoniale,ampio terrazzo/giardino, cantina. Ri-scaldamento autonomo. Classe energetica E, kWh/m2/anno146,29. Rif. 883€ 135.000,00 tratt.

RAVENNA CENTRO STORICOIn piccola palazzina proponiamo invendita delizioso appartamento dinuova costruzione, con garage, ter-moautonomo composta da ingresso,soggiorno con angolo cottura e bal-cone, disimpegno notte, camera ma-trimoniale con balcone e bagno. Classe energetica D, kWh/m2/anno120,38. Rif. 681€ 190.000,00

RAVENNA, BORGO S. BIAGIOIn condominio molto signorile anni’80, vendesi ampio appartamento al 3°ed ultimo piano, composto da: in-gresso, soggiorno, cucina, balcone, trecamere da letto, due bagni, garage.Riscaldamento autonomo, ascensore.Classe energetica F, kWh/m2/anno209,29. Rif. 877€ 250.000,00

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Bellissimo appartamento open spacesu due livelli, la zona giorno sul primopiano composta da: ingresso indipen-dente, soggiorno pranzo e cucina a vi-sta, camino nel soggiorno e tre bal-coni, di cui uno con barbeque, bagno;nel piano mansarda due vani con ca-bine armadio, balcone e servizio. Ga-rage e giardino al piano terra. Utenzeautonome.(I.R.). Classe energetica E, kWh/m2/anno143,30. Rif. GSC66 € 265.000,00

MARINA DI RAVENNA

Appartamento al secondo piano,composto da soggiorno con angolocottura, ampio terrazzo/loggia, di-simpegno, ampia camera da letto, di-visibile con parete attrezzata oltre agarage al piano interrato. OTTIME rifiniture. Classe energetica A, kWh/m2/anno33,80. Rif. SC3€ 335.000,00

RAVENNA CENTRO STORICOAmpio appartamento al quarto pianocon ascensore, composto da ampioingresso, cucina, tinello, pranzo, sog-giorno, tre camere da letto, 3 bagnioltre a garage doppio al piano terra.Utenze autonome, spese condomi-niali € 2.900,00 circa compresi con-sumi acqua e riscaldamento. Classe energetica E, kWh/m2/anno138,72. Rif. 102GSC€ 400.000,00

RAVENNA CENTRO STORICOCasa tipica del centro storico, dispo-sta su tre piani, da ristrutturare. Al piano terra è composta da in-gresso indipendente, ripostiglio, salacon vetrata sul giardino interno, ba-gno e magazzini/garage; al primopiano c'è un'ampia zona giorno concucina a vista, balconcino collegatocon scal esterna al giardino interno,disimpegno notte, 2 camere e bagno;al piano mansardato ci sono il sog-giorno/pranzo con terrazzino vista suitetti, cucina, bagno e camera matri-moniale. Classe energetica F, kWh/m2/anno185,42. Rif. CGSC1€ 480.000,00

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RAVENNA, CENTRO STORICO

Proponiamo in vendita immobile diprestigio con corte privata (possibilitàdi accesso a due auto) composto da:Piano Terra: ingresso, cucina abita-bile, sala da pranzo, ampio disimpe-gno, bagno, salotto con camino. PianoPrimo: 2 ampie camere matrimoniali,studio, bagno, ampio disimpegno conarmadi a muro. Sottotetto con servizioe ripostiglio. Classe energetica “F”KWh/m²/anno 191,79 (Rif.: 9210)€ 450.000,00

RAVENNA, BORGO SAN ROCCOSi vende tipica casa del borgo abbi-nata ad un lato, risalente ai primi anni’50 da rimodernare. Piano terra: in-gresso, soggiorno con camino, cucina,servizi e giardino su 2 lati di circa 65mq. Piano primo: 2 camere, bagno.Classe Energetica “G” EP TOT. 566,80Kwh/m²/anno (Rif: 0131)€ 135.000,00

RAVENNA, ZONA VIA RUBICONEAppartamento in vendita al pianoprimo composto da: ingresso, ampiosoggiorno con balcone, cucinino-ti-nello con terrazzo coperto, disimpe-gno notte, 3 camere, bagno, riposti-glio. Garage e cantina. Risc. apavimento.Classe Energetica “F” EP TOT 179,72Kwh/m²/anno (Rif. 9183) € 185.000,00

RAVENNA, ZONA COMET

In palazzina di recente costruzione sivende appartamento con giardinoposto al piano terra: ingresso, sog-giorno, cucina, bagno, 2 camere.Cantina e garage. Classe energetica CIPE 86,30 KWh/m²/anno€ 240.000,00

RAVENNA, ZONA DARSENA

Monolocale con soppalco ottima-mente rifinito al quinto ed ultimopiano con ascensore con riscalda-mento autonomo; zona pranzo bendifferenziata dalla zona giorno, anti-bagno-bagno, zona notte in sop-palco. Completamente arredato, ga-rage e posto auto scoperto.Classe Energetica “D” Ipe 90,34Kwh/m²/anno (Rif. 9194) € 150.000,00

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PONTENUOVOVilletta cielo terra finiture anni 80 bentenuta, composta da ingresso, bagno,ripostiglio, garage, giardino; Primopiano e utlimo ampio disimpegno, salacon camino, cucina abitabile, disim-pegno notte, 2 camere da letto, ba-gno, 2 balconi, sottotetto uso ripClasse G ipe 321,12€ 195.000,00

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PONTENUOVO Appartamento finiture anni 80 se-condo piano composto da - sala concucina a vista di circa 30 mq., due am-pie camere da letto, un bagno, piccolobalcone, cantina ciclabile, posto autocondominiale. Classe G€ 105.000,00

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La terra buona delle Ammonite

Dalla rotta del 1839 alla cassa di colmatache cambierà l’economia dei luoghi

Allungata sulla strada provinciale Santerno-Ammonite la lo-calità è censita nel 1359 fra i beni dei Polentani: Vallis Amo-nita. La presenza di un canale “Da Polenta”, ora fossato inparte tombato a nord dell’abitato, in dialetto fos d’Pulenta,forse porta il ricordo dell’antica dominazione. Il nome de-riva (A. Polloni, Toponomastica Romagnola, 1966) dal latinomunitus, munire, rinforzare un argine. Munita nel significatodi difesa è forse meno plausibile di “chiusa”. Il termine ro-magnolo munì chiudere, murare un’apertura, ma anche col-mare, riempire una buca o un avvallamento del terreno. Iltermine corrente, nel dialetto è Agli Amunid, le Ammonite,che la paretimologia popolaresca (e scherzosa) spiega così:nel luogo vi era in passato un edificio religioso dove veni-vano inviate (a meditare…) le monache “ammonite”! Arginerinforzato o fossa colmata, l’origine del nome è legata allamorfologia del terreno, interessato allo scorrimento diacque. Nel gigantesco “domino” fluviale avviato nei pressidi Russi da Federico II di Svevia nel 1240, il Lamone vieneinalveato in un nuovo cavo per Forcolo (Piangipane) e in-viato a spagliare nella valle Bertina. Successivamente il La-mone, dal castello di Raffanara (Palazzo San Giacomo) ècondotto nell’alveo “secchissimo” del Senio-Santerno. Que-sto fiume proseguiva per Santerno il cui toponimo sembra

proprio da ricondurre al transito fluviale. Per quasi due se-coli sono attivi entrambi i rami del Lamone. Quello più amezzogiorno, da Godo a Piangipane, viene tagliato più voltea scopo bonificatorio. Non si può escludere che il flumenAnimo fosse cavedonato a nord-est (lasciando il toponimodi Borgo Anime?). Il ramo settentrionale, quello di Ammo-nite spaglia nelle grandi valli di San Vitale, in quella parte diesse, chiamata Fenaria, vicina a Savarna. Un documentod’epoca veneziana (metà del XV secolo) attesta questo trac-ciato: Santerno, Ammonite, Mezzano (Mezzan de Po) e Sa-varna. Il cavedone di Borgo Anime, alimentato sempremeno, si spegnerà del tutto. Da allora Ammonite è sulla de-stra del Lamone, che nella storia porta il nome di Alamon,Animo, Anemo, Raffanara, Faentino, Alamonis, Amone. L’in-sediamento si consolida con l’inalveamento del Lamone nelPrimaro da Savarna a Sant’Alberto, promosso dai Veneziani,che potenziano questa via di traffico dopo il loro arrivo nelravennate (anno 1441). La Serenissima avvia importanti la-vori di bonifica e miglioramento idraulico dei terreni alla de-stra del Lamone. Questi contratti prevedono l’assegnazionedi ampie tenute agricole: in cambio gli assegnatari, le fami-glie nobiliari veneziane, costruiscono case rurali provviste distalle e magazzini. È un vero e proprio “progetto di finanza”,

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di Pietro Barberini

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che, nel giro di mezzo secolo mette a coltura centinaia di et-tari con avviate produzioni di grano e canapa. Da Santerno ad Ammonite fino a Savarna, alla conclusionedella dominazione veneziana (1509) vasti insediamenti agri-coli dei Mocenigo, Venier, Soranzo, Giorgi, Donati e Conta-rini favoriscono la crescita della popolazione nellecampagne attorno ad Ammonite. L’attuale toponimo “le ve-neziane” ricorda un vasto insediamento di fine Quattro-cento, due chilometri a levante di Ammonite. Fino alSeicento la zona viene interessata dall’appoderamento divaste tenute ecclesiastiche e nobiliari, dove i Rasponi fannola parte del leone, esercitando il loro potere senza troppiscrupoli, avvalendosi di “cagnetti” o “mascalzoni”: da cuiforse trae origine il cognome “Mascanzoni”. Il XVII Sec. vedeuna marcata contrazione economica e demografica che faarretrare le produzioni agricole e la bonifica idraulica chenel secolo precedente avevano regalato terre. Le numeroserotte fluviali, disalveamenti ed esondazioni creano notevolidanni, soprattutto a valle di Ammonite dove il Lamone ser-peggia pigramente prima di riversarsi a fatica in mare. Il car-dinale Legato Giulio Alberoni fra i vari interventi che adottanel suo breve ma intensissimo mandato (1735 - 1740), pro-muove il taglio del Lamone dirigendone la foce a scirocco.Un provvedimento che facilita l’uscita del flusso d’acqua,

adottato per evitare l’interrimento del nuovo porto e del suocanale Naviglio (il Candiano). Purtroppo i problemi del fiumerisiedevano nella sua eccessiva lunghezza che ne impedivail regolare deflusso. Il punto di massima altezza sul piano dicampagna dell’alveo supera i 2 metri poco a monte di San-terno. La pensilità e lo scarso cadente del letto favoriscononumerose rotte, due delle quali sono documentate dal ri-cercatore Paolo Piccinini, curatore e “custode” dell’archivioparrocchiale di Santerno: «Una prima volta il fiume ruppe il18 marzo 1729 all’altezza del Borghetto (ora carraia Bezzi).Non sono censiti gravi danni materiali. La rotta fu chiusa il10 luglio dello stesso anno. Nello stesso punto, a Santerno,sempre sull’argine destro del Lamone, il giorno 8 marzo del1731 si verificò una rotta che fu risanata il 20 aprile dellostesso anno». Le notizie riportate da Piccinini permettonobrevi considerazioni sugli eventi primaverili, maggiormenteviolenti e per questo dannosi per la fragilità degli argini, manon può essere taciuto il livello di efficienza dei Genieri edidraulici pontifici nell’intervenire per ripristinare la difesadel territorio. Gli elementi che portano alla piena “secolare” si verificanola mattina del 7 dicembre 1839. Una data che cambierà lastoria e la geografia di Ravenna e di gran parte del suo ter-ritorio.

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Nella pagina a sinistra, due scorci del paese di Ammonite conla piazzetta dedicata “alla grande rotta” del 1839

che cambiò volto alla località, e la facciata della parrocchia.In questa pagina, vista dall’argine del Lamone

dei margini del paese a ovest, e del corso del fiume.A fianco, alcune abitazioni di Ammonite, all’incrocio

fra la strada maestra e la via Bacinetta.

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TOPOGRAFIA E STORIA

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In alto, veduta aerea della zona di Ammonite con, a sinistra, una grande ansa del fiume Lamone.

Una singolare salita nella bassa, lungo via Bacinetta, che “scavalca” un tratto d’argine

del vecchio alveo del fiume Lamone.

Ecco il racconto della grande rotta (e di quello che seguì)La rotta rappresenta una data cardine per Ammonite perché il borgo saràinteressato per più di mezzo secolo dai grandi lavori di regimazione fluviale e di bonifica di tutto il comparto meridionaledella Cassa di Colmata del Lamone.

Dopo oltre un secolo dalla diversione dell’Alberoni, la rotta delle Am-monite favorisce il cambiamento radicale di tutto il territorio a Nord diRavenna. Al culmine di un autunno dalle continue piogge, il Lamonerompe gli argini. Una valanga di acqua si dirige verso Ravenna ed allagamigliaia di ettari di terreni, molti dei quali coltivati. Così si legge in unoscritto d’archivio attribuito a Filippo Lanciani, ingegnere capo del GenioCivile di Ravenna: «Ma questo fiume, che doveva più tardi far parlaremolto di sé, irrequieto per i soprusi ricevuti, non contento dei percorsicapricciosi che gli uomini volevano continuamente a ad ogni costo fis-sargli, obbligato a ricevere nel suo alveo ristretto le acque torrenzialiprecipitosamente cadenti dalle pendici dello spogliato Appennino, co-stretto a fare un giro tortuoso per giungere al suo destino, si ribellò atante limitazione di libertà ed il 7 Dicembre 1839,durante una straordi-naria piena, ruppe, per un fontanazzo, l’argine destro nella località de-nominata Ammonite in vicinanza della villa Santerno. E siccome ilLamone, in quel tratto, aveva il fondo più alto del piano delle campagnevicine riversò su di esse tutte le acque, aprendosi, attraverso l’arginestesso, una bocca di 250 metri. I danni prodotti dalla violenza delleacque furono enormi ed il tronco del fiume inferiore alle Ammonite futalmente danneggiato che non sarebbe stato più possibile riattivarlosenza l’esecuzione di costose opere» La commissione di tecnici, nominati dal governo pontificio, nei sei annisuccessivi ipotizza di costituire, a partire dalla “rotta”, una cassa di col-mata, articolata in quattro recinti principali, per permettere alle torbidedel Lamone di bonificare circa ottomila ettari di terre basse e paludose.Un’opera grandiosa, che, secondo le previsioni, non si sarebbe com-piuta in meno di cinquant’anni. Venne subito abbandonato il progettodi chiudere la grande falla e il «nuovo» corso delle acque, racchiuso fradue argini alti due metri sul piano di campagna, giunse alle valli di S.Egi-dio che sono le prime ad essere colmate. In questa fase iniziale, un ar-gine meridionale difese le colture lungo la via Faentina, Camerlona e lazona a Nord Ovest di Ravenna. Il dosso lasciato da questi argini è tut-tora visibile ad Ammonite in via Bacinetta e Canaletta, a Piangipanepresso il Cimitero degli Alleati (Allied War Cimitery) e a Camerlona al-l’incrocio con la “Reale” (SS 16), dove il dosso, seguendo la via Ferragùattraversa la via Canalazzo e si perde poi fra le colture verso Oriente.L’intera bonificazione del Lamone venne racchiusa per 40 chilometri daun canale circondariale, con il duplice scopo di difesa ed adduzionedelle acque.

La cassa di colmata del Lamone fu determinante anche nel tracciarenuovi scenari socio-economici. Ai proprietari delle terre espropriate,che chiedevano risarcimenti e si lamentavano dei mancati guadagni,fu concessa, come indennizzo, la facoltà di impiantare colture risicole,vista l’abbondanza di acqua corrente. Questo favorì una grande diffu-sione delle risaie, una coltura molto redditizia, anche se “all’azzardo”poiché il Genio Civile si riservava la facoltà di allagare o svuotare i cassi,per mantenere gli equilibri idraulici utili alla bonificazione. I concessio-nari spesso elevavano gli arginelli, impedendo così gli effetti della col-mata e prolungando i tempi della bonifica, rispetto al previsto mezzosecolo. Nonostante questi sforzi, le risaie all’azzardo non riuscirono adimpedire al fiume di riempire anche i canali d’alimentazione dei cassi ecoltivare il riso diventò sempre più difficile. Il paesaggio è cambiato e sulle nuove terre fertili, discese dalle collinedella valle del Lamone, trovano spazio nuove colture: cereali, erba me-dica e, nei terreni meno fertili, la barbabietola da industria: per lavo-rarla vengono costruiti, all’inizio del secolo, gli zuccherifici di Mezzanoe di Classe; mitici stabilimenti circondati da densi vapori, nelle mattu-tine attese di lunghe file di carri trainati da buoi. I terreni via via bonifi-cati, a rotazione, vennero sottoposti a colture asciutte. Sulle terre dellabonifica, si affermò il cosiddetto paesaggio della larga a coltivazioneomogenea, con al centro la grande boaria in contrapposizione alle vec-chie terre appoderate a colture promiscue, tipiche della piantata pa-dana, con filari di viti spesso maritate all'olmo e all’oppio (acerocampestre). La bonifica non contribuì soltanto a cambiare il paesaggio, mutò anchel'aspetto sociale di intere zone rurali. Le centinaia di uomini, che peranni lavorarono ad innalzare argini, a costruire opere di canalizzazione,distribuzione e scolo delle acque, entrarono da protagonisti, in quellanuova fase della vita agricola. La mezzadria cedeva il posto al lavoro agiornata, disgregando l'economia contadina e creando nuove forze,che alcuni proprietari terrieri, come la contessa Pasolini definì la «classeminacciosa dei braccianti».Altre opere bonificatorie furono attuate, sempre nel corso dell'Otto-cento, grazie ad interventi statali. Fu progettato l’escavo del canale indestra Reno, una grande opera di bonifica drenante della bassa pia-nura lughese, a tutti noto come “scolo delle acque chiare”. La realizza-zione dell’intero tracciato, ultimato negli anni Trenta, portò allo scolo,per caduta naturale, delle terre circostanti, quindi alla ruralizzazionedei terreni, posti fra i setti fluviali di Santerno e Senio, ora destinati pre-valentemente alla frutticoltura.

Testo stralciato dal saggio di Pietro Barberini e Osiride GuerriniScritture d’acqua e terra

(Le carte del Gufo, Longo Editore, 2000, Ravenna)

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TOPOGRAFIA E STORIA

Nelle due mappeSettecentesche, inevidenza, il lungo

tracciato del fiumeLamone e delle

zone limitrofe di bonifica.

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I “fanghi” delle alluvionihanno portato nuoveterre e nuovo lavoro e nell’attualeAmmonite se nepercepiscono ancora le tracce

Il fiume Lamone con la sua erbosa sponda è una lineaverde parallela alla strada punteggiata di abitazioni. L’edi-ficato s’infittisce quando si attraversa “il fiume” del 1839:la chiesa è stata costruita sulla sponda destra della devia-zione. In posizione baricentrica si stacca verso est via Ba-cinetta: questo è il punto dove scorreva l’acqua del fiume(fino al 1898, quando l’inalveamento meridionale viene de-finitivamente interrotto).Poco più avanti, a fianco di una piccola costruzione (la bot-tega della parrucchiera) una stretta carraia corre a sinistraverso il fiume: è via Maratoni sulla sponda nord della de-viazione. Seguendo la stretta via Bacinetta si nota ancoraun segno netto che pare contenere il rilevato dell’inalvea-mento naturale: una “strada” che le acque “fangose” delLamone hanno tracciato. La grande colatura brulicante diuomini e carriaggi nei mesi successivi alla rotta, si spingeda Ammonite a Camerlona e lascia tracce della sua pre-senza. Un’impronta viva che attraversa le terre dove al-meno sei generazioni di contadini hanno utilizzato zollebuone o cattive, spianando e tracciando linee di scolo checorrono ancora sulle pendenze originarie.Il tempo si è sedimentato in strati sottili, sovrapposti intrame ordinate.Gli idronomi sono frequenti: via Bacinetta, via Canaletta ea sud-est via Tagliata, che termina nei pressi di via Canala.Strati come di vernice che coprono e conservano abitudinie funzioni, stemperando o sottolineando contrasti. Coloriantichi e pitture moderne a marcare cesure e aperture: ilgiallo della pista ciclabile, il blu dei cartelli che indicano levie, il rosso dei triangoli e sul bordo rotondo dei divieti…Le case ri-copiano un tessuto tirato fra il fiume e via San-terno-Ammonite: un paese “lungo” e semplice, che si per-corre nei due sensi di marcia, verso la valle o andandoincontro alle colline che soltanto nelle giornate più chiaresi intravvedono dalla sponda del fiume. Le strade ricor-dano nei nomi i proprietari dei terreni: Maratoni, Fabbri eTaroni. Via della Risaia tracciata da poco ricorda quella pra-tica agricola assai diffusa ai tempi della bonifica, come col-tura di transizione per passare alle produzioni“all’asciutto”.

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BENI COMUNI

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Le giornate ravennati

di Salvatore Settis

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A proposito di Paesaggio, Costituzione e Partecipazione

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di Maria Paola Patuelli

Ci sono occasioni, nella vita di una città, che saranno ricordateper la loro intensità culturale e civile.È il caso delle due giornate – il 17 e il 18 febbraio 2014 – cheSalvatore Settis, con grande generosità, ha dedicato a Ra-venna. La serata del 17 febbraio, nella sala Muratori della bibliotecaClassense, è stata aperta da una premessa che già contenevail senso di tutto l’impegno culturale e civile con cui Settis dasempre opera, come studioso e intellettuale pubblico: “Sonoqui per diverse ragioni. Per la Biblioteca Classense, per lastraordinaria importanza che questa biblioteca ha; per il vo-stro impegno in difesa della Costituzione; per le studentessee gli studenti che incontrerò domani: e per voi, cittadine ecittadini, che siete qui”.In effetti la sala Muratori era stracolma di pubblico attento epartecipe, che, dopo la lectio di Settis, ha attivamente par-tecipato con domande e dialogo, e con applausi – alla fine –che non finivano più.I temi centrali della lectio.

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L’Italia è stata il primo paese che ha inserito “il paesag-gio” in Costituzione, ma è il paese – in particolare l’EmiliaRomagna – che ha il consumo di territorio più alto di Eu-ropa. Un primato che non può non rattristare noi emilianiromagnoli, ma è un primato poco presente nella coscienzacollettiva.La nuova carta geologica italiana non è stata completataper l’interruzione dei fondi ministeriali e per la maggiorparte del territorio italiano esiste solo la carta geologicapredisposta a fine Ottocento da Quintino Sella.Un paradosso italiano – l’ennesimo – ci mostra quindiun’ altissima tradizione costituzionale e una bassissimapratica di coerenza costituzionale. Grave è la lontananza fra etica, economia e diritto, in unpaese, l’Italia, che già Goethe vedeva come paesaggiodivenuto nel tempo sintesi fra natura e cultura, in cui l’ar-chitettura è/era diventata seconda natura. Prima che l’Italia esistesse come nazione unita, già esi-steva come giardino d’Europa, così la chiamava Dante,innamorato del paese a cui donò la sua lingua. L’Italia unitaria ha faticato a darsi leggi, visto che il Regnodi Sardegna, contrariamente ad altri stati italiani, nonaveva leggi di tutela. La prima legge di tutela dello Statounitario fu fatta da un nostro concittadino, il ministroLuigi Rava, nel 1909. Rava ebbe fra i principali collabora-tori Corrado Ricci, anch’egli ravennate, soprintendente aRavenna della prima Soprintendenza istituita in Italia. Diquesta tradizione ravennate non c’è sufficiente memoria“popolare”, nella nostra città, se non per merito della Bi-blioteca Classense e del Mar. Quelli di Rava e Ricci eranoanni in cui – come Settis ricorda – i migliori intellettuali,che spesso erano anche parlamentari, si impegnavano asostegno del valore pubblico e non privatistico delle “an-tichità e belle arti”. Sono gli anni in cui vengono istituitele Soprintendenze, che l’attuale presidente del Consigliodice che sarebbe opportuno sopprimere. Tanto per accelerare tempi e togliere di mezzo lungaggini.Questo sembra infatti essere il metodo del “fare” ren-ziano.La nostra Costituzione fece invece memoria della prece-dente legislazione liberale che anche il ministro Bottaitenne presente nelle leggi del 1939. Era una memoria sto-rica consapevole della tradizione comunale delle città ita-liane che gareggiavano in bellezza, non avendo dimenti-cato che il diritto romano di cui si sentivano eredi limitavala proprietà privata quando c’era di mezzo la pubblicautilità. Fu una prima importante intuizione e pratica legi-slativa del bene comune, un filo non interrotto che con-nette tradizione romana e civiltà comunale.Tutto questo, purtroppo, nella memoria, cultura, consa-

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Pagina a sinistra, zona del Mausoleo di Teodorico eDarsena di città.

Tutte le foto del servizio sono di Alberto Giorgio Cassani

pevolezza, responsabilità di chi da anni governa, destra osinistra, si è perduto. Quando è avvenuta la cesura fracultura e politica? Quando si è interrotta una tradizione?La risposta, per quanto non facile, credo ci sia e sono con-vinta che meriterebbe pubbliche e insistite riflessioni,come Settis ci invita a fare, per rafforzare una attiva co-scienza civile che comunque in Italia esiste da più di ventianni, da quando il disastro ambientale, il consumo di ter-ritorio, i continui sfregi al paesaggio si sono fatti semprepiù violenti ed evidenti.Esistono in Italia 30 mila associazioni che da tempo sisono accorte che l’art. 9 della Costituzione, che tutela ilpaesaggio e il patrimonio storico è artistico, è disatteso.Come tanti altri articoli, in realtà. Sono quindi numerosele azioni popolari attivate da cittadinanze attive che,con-sapevoli della propria responsabilità di fronte a ciò chedanneggia la comunità, praticano la adversary democracy,l’interazione civile che non limita la partecipazione al voto.È il diritto alla resistenza che la Repubblica partenopeadel 1799 aveva praticato e che stiamo riscoprendo in que-sti anni. In realtà in questo tempo di gravissima crisi di fi-ducia nei confronti delle istituzioni e dei partiti, una crisiche rischia di minare in modo irreparabile la democrazia,la adversary democracy potrebbe salvarla, se le Istituzionisi ponessero in intelligente ascolto. Se. Ma spesso nonaccade.Il tema della responsabilità e della azione popolare è statomolto presente anche nell’incontro del 18 febbraio. Sal-vatore Settis ha incontrato studentesse e studenti di 13classi di quasi tutti gli Istituti superiori di Ravenna. È statoun dialogo intenso di più di due ore fra Settis e 300 stu-denti. Un vero e proprio “spettacolo” civile, quello di unagioventù che era in silenzioso ascolto quando parlava Set-tis, e attiva nel dialogo con numerose domande, sia quellepreparate dopo lo studio del libro di Salvatore Settis Pae-saggio Costituzione Cemento. La battaglia per l’ambientecontro il degrado civile, che quelle libere e spontanee cheSettis ha vivamente sollecitato. Tutte domande belle e in-telligenti, a testimonianza di quanto sia vuoto lo stereotipoche vuole la gioventù attratta solo dalla cultura della im-magine e del divertimento. Quando le occasioni di studioe approfondimento vengono proposte, la gioventù c’è,eccome. E sa riconoscere, in genere, l’oro vero dall’orofalso.I temi emersi dal dialogo sono stati numerosi. Dalla di-sneyficazione di molti luoghi italiani, all’art.9 della Costi-tuzione, quello dedicato al paesaggio, che vide la profondasintonia fra due padri costituenti, Concetto Marchesi eAldo Moro, due intellettuali, uno comunista, l’altro demo-cristiano. L’Italia si è trovata spesso vicina a cadere nelbaratro, e anche oggi non ne è lontana, ma è auspicabile

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BENI COMUNI

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che non sia vicino il suo sapersi risollevare, come altrevolte nella storia. Quella della Costituente fu sicuramenteuna grande stagione, in cui l’Italia seppe risollevarsi.Settis ha quindi consegnato alla gioventù un messaggioforte. «L’Italia si risolleverà. Il prima o il dopo dipende davoi».Solo cittadine e cittadini responsabili potranno fare pres-sione perché diventino prioritarie questioni che le Istitu-zioni trascurano, o, peggio, monetizzano trasformandolein merce: l’ambiente, il paesaggio, i beni storici e artistici,che sono tutti beni comuni. Responsabilità etiche ed este-tiche possono influenzare la politica, dall’interno e dal-l’esterno.A conclusione, una giovane ha insistito per avere da Settisuna risposta: «Quale è il suo paesaggio ideale?». Nella risposta Settis ha dato un’altra grande lezione. «Ilmio paesaggio ideale cambia a seconda dei luoghi cheattraverso, perché ogni paesaggio è storico, come bensappiamo in Italia, la patria dei tanti diversi e splendidicampanili». Da difendere da ogni aggressione, con azionipopolari e civili.A conclusione di questo incontro ho ripensato a movimentiche a Ravenna si sono mossi per opporsi a devastazionidel paesaggio o allo stravolgimento di luoghi e della loroaura. Ne ho in mente alcuni, altri ci saranno stati o ci sonoche non sono in grado di indicare ma sui quali varrebbeforse la pena soffermarsi per fare memoria e per non di-sperdere il senso di importanti esperienze civili.Quando si cominciò a parlare di Mirabilandia, alla finedegli anni Ottanta – a proposito di disneyficazione – sicreò un movimento di ambientalisti, sostenuto anche daalcuni cittadini, che condussero una campagna di sensi-bilizzazione sulla inopportunità di appesantire un territoriofragile, fra cave di sabbia e pineta, non lontano dalla pi-neta dove Dante ha “sognato” gli ultimi canti del Paradiso.

Chiedemmo aiuto anche a Lucio Gambi, altro grande ra-vennate, che sconsigliò l’impresa. Inutilmente. Viabilitàe rotonde contornano così da allora la terra delle meravi-glie, Mirabilandia, appunto.Un altro movimento, all’inizio degli anni novanta, tenneduro e ebbe la meglio, salvando una delle ultime dunenaturali di Marina di Ravenna, amato luogo della nostrainfanzia. La Duna vive – così si chiamò il movimento –pose le prime basi per una cittadinanza attiva che poicontinuò a monitorare il paesaggio e a segnalare punticritici di aggressione all’ambiente e ai luoghi.Negli stessi anni ci fu l’ipotesi di collocare un grosso ga-zebo per la vendita di cibo e articoli turistici nel mezzodel giardino di piazza dell’Arcivescovado, di fronte al Mu-seo Arcivescovile che ospita la Cappella Arcivescovile conmosaici di bellezza assoluta e la cattedra d’avorio di Mas-simiano. Un giardino piccolo e raccolto, uno spazio pre-zioso del centro storico, che ama il silenzio. Architetti, in-tellettuali, cittadini chiesero al Vescovo di non procedere,e il Vescovo si fermò.Un’ultima storia, che mi sta molto a cuore. Qualche annofa migliaia di cittadini di Mezzano, a suo tempo importanteborgo bracciantile, hanno firmato una petizione per sal-vare il Teatro costruito dalla cooperativa braccianti nelprimo dopoguerra. Un teatro altrimenti destinato ad es-sere trasformato in appartamenti. Per fortuna la Soprin-tendenza ha posto un vincolo, e la situazione è per il mo-mento ferma. Una storia alta e intensa, quella del teatrodi Mezzano. I braccianti mezzanesi vivevano in case umilie spesso poverissime. Di fronte ai primi profitti, nel 1919discussero in assemblea come investirli. «Costruiamocase per i braccianti o un Teatro?». Vinse il teatro, perchédi cultura avevano bisogno come del pane. Nella partebassa del teatro costruirono magazzini per il grano e ilvino che poi vendevano per finanziare le attività del so-

prastante palcoscenico, da loro inte-ramente costruito. Nel 1921 il teatrofu inaugurato con una recita del DonPasquale. Alcuni braccianti impara-rono a memoria arie dell’opera di Do-nizetti che poi cantavano a squarcia-gola per le strade e nelle campagne.Le pietre e il popolo, direbbe TomasoMontanari. Le pietre che si fanno po-polo, per la sua dignità e crescitaumana. C’è materia per tenere apertaquesta storia, che è veramente, ora,nelle mani del popolo mezzanese enon solo.La lezione civile che Settis ci ha datoci invita a continuare nella resi-stenza.

Una immagine del convengo. Da destra: SalvatoreSettis, Paola Patuelli e ALberto Giorgio Cassani.

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LE AZIENDE INFORMANO

AG Edile nasce ad Alfonsine nel 2007, dall’esperienza venten-nale di Alfredo Allia nel settore. Oltre ai più tradizionali serviziedilizi, la ditta propone moderne ed innovative soluzioni perchi desidera ristrutturare la propria casa con un occhio di ri-guardo per il portafogli. Molteplici le soluzioni per rinnovare ipavimenti con l’applicazione di resine oppure per dare nuovavita alle pareti con intonaci stampati. «Sono soprattutto i piùgiovani ad apprezzare queste nuove tecniche di grande effet-to – afferma il titolare Allia che svolge la sua attività in tuttala Romagna, così come nel Ferrarese –. Ma anche fra i più ma-turi c’è chi è stanco di uno stile tradizionale e preferisce por-tare nella propria abitazione una ventata di novità». Eseguireun pavimento in resina è una valida alternativa ai più classiciparquet o piastrelle. I vantaggi economici e funzionali sonoevidenti in quanto non è necessario infatti spendere soldi esollevare un polverone con pesanti lavori di demolizione. Laresina viene infatti applicata sul vecchio pavimento che vieneopportunamente levigato, prima di posare uno strato di ap-pena tre millimetri. Il risultato è molto apprezzabile sotto ilprofilo estetico: un pavimento uniforme e omogeneo, senzafughe, che dona continuità e modernità agli ambienti. La resi-na si presta sia per i pavimenti interni, con un effetto liscio elucido, sia per gli esterni. In quest’ultimo caso, si adottano al-cuni particolari accorgimenti, quali l’antiscivoloper evitare una difficile aderenza in caso dipioggia. I prodotti utilizzati sono inoltre “carra-bili”, ossia compatibili con il parcheggio del-l’auto, senza alcun problema. La stessa resinache viene utilizzata per i pavimenti, trova un ot-timo impiego anche per i piani cottura e i pianidi appoggio dei bagni, proprio per la buona ro-bustezza e resistenza a graffi e urti. Gli intonacistampati sono invece un modo diverso di deco-rare le stanze, dando un tocco insolito alle pa-reti normalmente tinteggiate. AG Edile è ingrado di realizzare – con lo stesso spessore di

un intonaco – mattoncini bianchi che adesso sono molto ri-chiesti, ma anche qualsiasi altro tipo di mattone faccia a vi-sta, rocce, blocchi in tufo e sabbia artificiali ed effettipalladiani. Decorazioni che si prestano non solo per i muri dipareti ma anche per rifinire camini, colonne e pilastri di variotipo. Molto vantaggiosi da un punto di vista sia funzionale siaestetico sono anche i decori in sughero – disponibili in tutti icolori e sempre di uno spessore minimo di appena tre milli-metri –, con cui si riesce anche a nascondere eventuali crepenelle facciate e nei muri. Per queste sue caratteristiche, si puòutilizzare il sughero anche su termo cappotti in quanto garan-tisce impermeabilizzazione. Tante idee dunque per abbellire la propria casa a costi conte-nuti. «Con la crisi del mattone – aggiunge Allia – si costruiscesempre meno. Un tempo progettare e realizzare case nuoveera la nostra principale attività, ora lavoriamo maggiormentecon i privati per ristrutturazioni, grazie anche agli incentivistatali che consentono di recuperare il 50 per cento delle spe-se sostenute nel corso degli anni. Così abbiamo studiato del-le soluzioni che consentono alle persone di abbattere i costidelle demolizioni, senza per questo far venir meno il bell’ef-fetto finale. Interventi efficaci ma molto meno invasivi che so-no l’ideale anche per tutte quelle persone che tendono a

rinviare i lavori di ristrutturazione per lapaura di mettersi in casa artigiani per trop-po tempo, proprio per i disagi che ne deri-verebbero».

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PONTE NUOVOAppartamento di recente costruzionecon ingresso indipendente e giardinoprivato ad angolo, composto da sog-giorno di mq 24, cucina, 2 camere daletto, 2 bagni, garage e cantina; ri-scaldamento autonomo, clima, ot-timo stato d’uso. Classe energetica “F” EP 185,67 € 215.000,00

ZONA SAN BIAGIOAppartamento in ottimo stato d’usocomposto da: ingresso, soggiorno,cucina abitabile, balcone, 2 camereda letto (una matrimoniale e unadoppia), bagno, garage ampio e po-sto auto, riscaldamento autonomo,clima. Classe energetica “G” EP 245,28€ 178.000,00

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Dopo le periferie urbane e le recenti espansioni del forese, ovveroporzioni di territorio di non facile lettura, senza il supporto di fontistoriche e di testimonianze rilevanti, l’ingresso nella città storica perla presenta rubrica, che osserva e ricuce antiche trame e nuovi di-segni urbani fra quartieri storicizzati, nuovi insediamenti e localitàin divenire, avviene da via di Roma, asse viario, al contrario, riccooltre modo di monumenti e custode della memoria di antiche vesti-gia. La strada più lunga del centro storico, un rettilineo di 1.116 metriricorda Giuseppe Morini nello Stradario storico di Ravenna, delimi-tata da due porte monumentali, si presenta sovrabbondante di me-morie storiche e offre specie nella parte che conduce a Porta Nuovaun’uniformità di fronti con palazzi imponenti e signorili. Dall’epocaantica, la storia cittadina ha più volte mostrato di prediligere la via,

CITTÀ E QUARTIERI

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Via di Romadopo la grande storia,

l’arte, la musica e il teatro

Monumenti inestimabili legati ai fasti del dominio

Teodoriciano e palazzi di gran pregio nella quiete

di oggi raccontano il passato della città e oggi

la sua vitalità culturale

di Chiara Bissi

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MARZO 2014

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Alcune vedute lungo la Via di Roma. A sinistra, il corso verso Porta Nuova.

In questa pagina, dall’alto, l’edificio del Liceo Classico, la vecchia fornace dell’ex sede Amga,

al centro di un progetto di riqualifcazionedella coop Acmar, fermo da tempo

per la scoperta di vestigia archeologiche legate al dominioveneziano. Una scorcio della via da Porta Serrata;

Palazzo Rava, già residenza del senatore ravennatefautore nei primi del ‘900 della legge

sulla tutela del paesaggio.

oggetto di un’attenzione particolare, tanto da avere più e piùdenominazioni nel tempo. Nel 1935 appare l’attuale nome, dal1881 fino ad allora la via divenne Corso Giuseppe Garibaldi.Negli anni Trenta del Novecento la dedica all’Eroe dei duemondi fu trasferita nell’attuale piazza, che prima portava ilnome di Dante Alighieri. Prima del 1881 la strada aveva duedenominazioni: fino a via Paolo Costa si chiamava Strada diPorta Serrata, aperta nel 1585 in occasione della costruzionedella nuova porta, mentre per il solo tratto da via Paolo Costaa Porta Nuova già dal 1861 aveva preso il nome di Corso Gari-baldi, in sostituzione dell’antica Strada del Corso, teatro dellasfilata dei carri mascherati durante il Carnevale, tradizione tut-tora in uso grazie all’opera delle parrocchie della città. Non ri-mane invece traccia alcuna del Palio, con corse di cavalli che siteneva ancora nel Settecento in occasione della festa di San-t’Apollinare e di San Vitale, con partenza da fuori Porta Nuovae arrivo all’incrocio con via Paolo Costa. La denominazione piùantica conosciuta per via di Roma è quella di Platea Major perla presenza di palazzi imperiali ed edifici governativi in epocateodoriciana e bizantina. In tempi moderni solo la viabilità hanuovamente diviso la via spezzando la continuità dell’unica di-rettrice nord sud della città. Ad oggi l’incrocio con viale Farinidefinisce i due sensi di marcia opposti. Alla Platea Major si as-socia l’individuazione della Fossa Augusta, il canale artificialescavato in epoca romana per collegare il porto, posto a sud-estdella città, e il ramo principale del Po. La mutevolezza del con-dizioni idrografiche è documentata da fonti storiche a partireda Strabone, Plinio, Sidonio Apollinare, Giordane che ripor-tano la presenza della vicina via Popolia e di sistemi di navi-gazione verso la laguna veneta. Il tombamento successivodella Fossa Augusta avrebbe dato luogo proprio al segno ur-bano della Platea Major. Ricostruzione non condivisa da tuttigli archeologi e studiosi di storia ravennate. Un contributo

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CITTÀ E QUARTIERI

nuovo arriva dal ritrovamento di una domus romana proprio suvia di Roma, in prossimità del liceo Classico nel 2011 in occa-sione dello scavo per l’installazione della seconda isola ecolo-gica interrata di Hera. Dato che sposterebbe la localizzazione inquel luogo di un corso d’acqua. Le ricostruzioni e le risultanze inpossesso degli studiosi avevano fatto pensare che in quel sitonon vi fossero preesistenze. I mosaici pavimentali emersi nelcorso dello scavo sono in via di allestimento nel complesso diSan Nicolò a cura di RavennAntica. Raccontare di via di Roma si-gnifica attraversare le tante pagine di storia cittadina, mentreoggi, per un lungo tratto, accoglie il traffico cittadino e per laparte che conduce a sud si allarga e dirada l’intrusione delleauto, lasciando tempo ai pedoni di cogliere la lunga teoria diedifici monumentali che si mostrano ancora oggi preziosi e unici.A questi si affiancano palazzi nobiliari in larga parte recuperatie ben conservati da palazzo Rava a palazzo Serena Monghini.Dalle residenze private, numerose infatti sono le riqualificazioniche hanno permesso la suddivisione di interi stabili in più unitàabitative di pregio con ampi giardini nascosti, si passa ai tantiservizi per i cittadini presenti. Tre le scuole materne, la stataleBuon Pastore, la privata Il Paese delle Meraviglie provvistaanche di un nido e la comunale Garibaldi anch’essa associata aun nido sulla vicina via Santi Baldini; per finire con la scuolamedia Damiano. Oltre all’infanzia la casa protetta Garibaldi ga-rantisce la tutela e la cura degli anziani. In ambito culturale sisegnalano l’istituto musicale pareggiato Giuseppe Verdi, il tea-tro Rasi, la biblioteca della Provincia con annessi uffici, l’archi-vio del Novecento, la sala conferenza del Corso con la sala perle proiezioni cinematografiche e il museo d’arte della città Mar.Attraversata parzialmente dalle linee di bus (1;2;3;7;70;80), al-l’inizio del Novecento era percorsa invece dal Tramway Ravenna– Forlì Meldola. In prossimità delle due porte ha visto nasceredue farmacie, mentre una piccola rete di negozi integra l’offertadi un supermercato MiniCoop e di un grande magazzino comeCoin. Trova sede lunga la via anche l’associazione di categorieAscom Confcommercio. Dietro al complesso monumentale diSanta Maria in Porto i giardini pubblici offrono un polmoneverde, una zona attrezzata per bambini, e il planetario. Due al-berghi, l’ostello Galletti Abbiosi e palazzo Bezzi hotel, arricchi-scono l’offerta turistica cittadina. Non è possibile descrivere tuttii monumenti che si affacciano su via di Roma a cominciare dalle

Dall’alto: palazzi e palazzine su via Roma con le facciatedipinte dei tipici colori ravennati; la facciata della chiesa di

San Salvatore, più nota come Palazzo di Teodorico, con sullo sfondo il campanile di Sant’Apollinare Nuovo;

la basilica di Santa Maria in Porto; La Loggetta Lombardescasede del Mar, il museo d’arte della città

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due porte Serrata quella a nord, murata, dice Corrado Ricci nellaGuida di Ravenna, dai Polentani per scongiurare la profezia chevoleva la loro uscita dalla città dal lato nord, fatto verificatosicon l’arrivo della Serenissima nel 1441. La porta ricostruita fra il1582 e il 1585 fu ripristinata dopo un crollo nel 1621. Porta Nuovaa sud eretta in sostituzione dell’antica porta di San Lorenzo, nel1580 nei secoli successivi fu soggetta a nuovi interventi acqui-sendo l’aspetto odierno. Questa vide l’arrivo dell’esercito alleatonel dicembre del 1944 in procinto di entrare da via di Roma e davia Ravegnana. Impossibile soffermarsi sulle chiese, la secondaguerra mondiale distrusse, vicino a Porta Serrata l’edificio condecorazioni musive di San Vittore, lasciando spazio, nel dopo-guerra, a una ricostruzione dai caratteri massivi. Le bombe spaz-zarono via anche la caserma in prossimità di Porta Nuova,rimasto a lungo un rudere sinistro su via di Roma. Scomparsada secoli anche la chiesa di San Salvatore posta in prossimitàdel cosiddetto palazzo di Teodorico. In epoca napoleonica fu-rono sconsacrate le chiese di Santa Barbara e di Santa Chiaracon annesso convento. In quest’ultima, ha preso corpo il teatroRasi, centro dedicato alla ricerca e alle molteplici espressionidella contemporaneità e gestito da Ravenna Teatro. Da SantaChiara furono strappati gli splendidi affreschi trecenteschi discuola riminese ora conservati al museo Nazionale. Di indicibilebellezza la basilica di Sant’Apollinare Nuovo, con l’ampia deco-razione parietale in mosaico sulla navata maggiore, voluta dal regoto Teodorico nel VI secolo, e indicata fra gli otto monumenticittadini patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Proseguendoverso sud si arriva alla cinquecentesca chiesa di Santa Maria inPorto con la facciata settecentesca disegnata da Camillo Morigiain pietra d’Istria, che conserva all’interno l’effige in marmo dellaMadonna greca, bassorilievo che la leggenda vuole riemerso dalmare in età medioevale. Infine la Loggetta Lombardesca, il mo-nastero di Porto costruito fra il 1495 e il 1525 di impronta vene-ziana che ospita il museo d’arte della città. Alla pinacoteca, ilmuseo affianca una assidua attività espositiva con mostre di ca-rattere nazionale e un centro di documentazione del mosaico.Dei palazzi imperiali di età teodoriciana utilizzati dagli esarchinon vi è più traccia se non dai rilievi archeologici del passato,ma il quieto aspetto urbano, l’alternarsi dei colori tipici delle fac-ciate dei palazzi ravennati, la presenza di un vero polo culturalee gli echi di un passato luminoso donano alla via il primato chela colloca a buon diritto, fra le più belle della città.

MARZO 2014

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CITTÀ E TEMPO

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IDEE E PROGETTI

di Emilio Rambelli

Secondo appuntamento, giovedì 20 marzo, nelle Cantinedi Palazzo Rava a Ravenna, della serie di conferenze "Isedici - il ruolo dell'architettura contemporanea", pro-mossa dalla nostra rivista in collaborazione con il GruppoRavimm, a cura di Emilio Rambelli. Si tratto di un nuovofra confronto non solo fra diverse generazioni di progettisti(giovani e senior) ma in quest'occasione fra attività pro-fessionale privata e nella pubblica amministrazione. Pro-tagonisti dell'incontro, che prevede anche una mostra dielaborati aperta nelle sale di Palazzo Rava dalle ore 20, ildirigente dell'Unione di Comuni della Bassa Romagna,Gabriele Montanari e lo studio Angeli e Brucoli di Faenza.

Gabriele Montanari, dopo aver svolto una im-portante collaborazione con il Dipartimento di AnalisiEconomica e Sociale della Facoltà di Architettura di Ve-nezia, è entrato nel 1998 nella pubblica amministra-zione. Ha lavorato nel comune di Massa Lombarda finoal 2003, poi a Bagnacavallo ed infine nell'Unione deicomuni della bassa Romagna, occupandosi di pianifi-cazione e di edilizia. All'interno di programmi di riqua-lificazione urbana e piani di recupero, ha realizzatoprogetti di opere e spazi pubblici. Attualmente è impe-gnato nella redazione e nell'aggiornamento continuo

I Sedicie il ruolo dell'architettura contemporanea,

fra pubblico e privatoSeconda conferenza alle Cantine di Palazzo Rava

Progetti e realizzazioni del dirigente dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna, Gabriele Montanari

e dello studio faentino di Nadia Angeli e Matteo Brucoli

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degli strumenti di pianificazione dell'Unione, oltrea seguire direttamente i progetti relativi ai centristorici, ai beni culturali e al paesaggio dei nove co-muni della Bassa Romagna. Ecco il tema del suo intervento: «Capacità, imma-ginazione, volontà personali e regole, tutto deveconvergere per realizzare un risultato architettonicodi rilievo. Il racconto di un “fatto” di architetturaavvenuto 35 anni fa (9-10-78), mette in luce le di-namiche che portano alla realizzazione di un pro-getto importante o al suo fallimento. Conoscere ecapire cos'è successo per trovare lo spazio tra leggie norme di oggi, dove sviluppare progetti di archi-tettura. Il ruolo della pubblica amministrazione edelle sue commissioni è sempre più in discussione,l'incertezza sociale, economica e culturale, è l'ar-tefice della forma di quello che si costruisce. Vo-lontà deboli, scarsa attenzione al contesto, regolenon sempre efficaci, sono le premesse di progettiimmotivati e spesso deludenti. Le motivazioni pro-gettuali sembrano sempre più evanescenti, daresenso ai progetti passa anche dal recupero deglielementi presenti e non visti delle nostre città. Pen-siamo insieme cosa dobbiamo fare, partendo dalracconto di un caso che farà discutere.

Vedute del centro storico di Lugo e Bagnacavallo, i due più importanticentri della Bassa Romagna dove opera Gabriele Montanari nel campo

della pianificazione urbanistica. Sotto, una soluzione per un parcheggio pubblico a Lugo.

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TROVACASA PREMIUM

I Sedici Il ruolo dell’Architettura contemporanea

Ciclo di conferenze organizzate e promosse dal Gruppo Ravimm - Le Cantine di Palazzo Rava e dalla rivista dell’abitare TrovaCasa Premium (edizioni Reclam),

con il patrocinio del Comune di Ravenna e Ravenna 2019Coordinatore: Emilio Rambelli - Nuovostudio

Info Ilaria Siboni - [email protected] - cell. 338 1584910

Comune di Ravenna

Espongono Intervengono

Giovedì 27 febbraioCasavecchia e Muratoria Montini e ZoliRavenna Faenza

Giovedì 20 marzoGabriele Montanari Angeli e BrucoliUnione Comuni Bassa Romagna Faenza

Giovedì 17 aprileClaudio Piersanti Burroni e DapportoFaenza Ravenna

Giovedì 15 maggioPaolo Rava Panbianco e PretolaniComune di Forlì Forlì

Giovedì 19 giugnoDavide Cristofani Lazzarini e PinoniFaenza Faenza

Giovedì 18 settembreFrancesca Proni Studio EllevuelleComune di Ravenna Forlì

Giovedì 6 novembreTeprin Associati Inout ArchitetturaRavenna Ferrara

Giovedì 4 dicembreEmilio Agostinelli Piraccini e BaldacciSoprintendenza di Ravenna Cesena

Calendario 2014

Tutti gli incontri si terranno presso Le Cantine di Palazzo Rava - Via di Roma 117 - Ravenna

Apertura mostra ore 20, inizio conferenza ore 21

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Nadia Angeli e Matteo Brucoli fondano lostudio associato 'angeli e brucoli architetti' con sede aFaenza nel 2011. Lo studio si occupa di progettazione ar-chitettonica e urbana, disegno di interni e di elementi diarredo. L'interesse per il patrimonio edilizio esistente eper le nuove tecnologie legate all'efficienza energeticaha portato in questi anni a confrontarsi in particolare conil tema del recupero edilizio e dell'integrazione di impiantiad alta efficienza in strutture esistenti. La progettazionesi sviluppa attraverso un continuo e proficuo rapporto dicollaborazione tra committente e progettista, con un vi-cendevole apporto di esigenze, conoscenze e visioned'insieme. Particolare attenzione è dedicata alla fase rea-

lizzativa e alla direzione lavori, nella convinzione cheogni buon progetto trovi il suo compimento solo nellacostruzione. Lo studio ha al proprio attivo varie realizza-zione sia in ambito residenziale che terziario e di servizi.Entrambi i soci fondatori si sono laureati nel 2004 pressola Facoltà di Architettura dell'Università di Ferrara. Pa-rallelamente all'attività professionale Nadia Angeli e Mat-teo Brucoli, con la creazione insieme a Renato Ciccarellidella start-up "Venerdì17", lavorano dal 2012 alla rea-lizzazione di "Site and Place", social network dedicatoall'architettura costruita geolocalizzata. In occasione della conferenza, Angeli e Brucoli presen-teranno 4 loro lavori realizzati sia in ambito residenzialeche industriale in Romagna, Toscana e Marche.

Due interni diabitazioni

ristrutturate suprogetto dello

studio ANgeli eBrucoli.

Sotto, una originaleriqualificazione

di una sedeindustriale.

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PROGETTARE IL TERRITORIO

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PROGETTARE IL TERRITORIO

di Enrico Gaudenzi

Il destino dei luoghi

la piazzaA partire dall’antichità

classica è lo spaziopubblico per antonomasia

ma, in tempi recenti e in ambiti urbani periferici

rischia di smarrire la suaidentità, per diventare un

modello astrattosenz’anima e senza

funzioni: una sorta di “non luogo”.

Nello scorso numero di TrovaCasa abbiamo dato avvio aquesta nuova sezione della rivista dedicata al Destino deiLuoghi, introducendo alcune considerazioni legate al temadella pianificazione e dello sviluppo delle città. In questaseconda puntata inizieremo ad indagare alcuni luoghi spe-cifici del territorio, partendo dal più nobile di tutti: la piazza.Nella storia urbanistica italiana, la piazza può essere definitacome l’elemento generatore della città, sia per la sua col-locazione (gli antichi romani la posizionavano di regola al-l’incrocio tra i due assi viari principali, il cardo e il decumano)che per il suo ruolo; essa da sempre ha rappresentato lascena della vita collettiva, il luogo dell’incontro e delloscambio e spesso è testimonianza di un illustre passato. Questo luogo fu un’invenzione urbanistica ad opera degli

antichi Greci, che durante il periodo della Polis (Città Stato)individuarono all’interno della città un luogo ampio doveconcentrare le principali attività legate alla vita della co-munità. Il nome dato a questo spazio fu Agorà, che in grecoantico significa assemblea. L’Agorà infatti era il luogo in cui si tenevano le assembleedei cittadini per discutere le scelte politiche e per deciderein merito alle leggi, ma rappresentava anche il centro eco-nomico della città, in quanto luogo deputato al commer-cio.Per gli antichi romani l’Agorà divenne il Forum e mantenneun ruolo di primaria importanza all’interno della città, cheoltre ad ospitare le attività di governo, di culto e di com-mercio, doveva simboleggiare la grandiosità dell’Impero

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MARZO 2014

grazie alla magnificenza degli edifici ospitati. In epoca Me-dievale e più precisamente nel periodo dei Comuni, nacquela piazza italiana, nell’accezione in cui è giunta ai giorni no-stri.Nelle città medioevali italiane le piazze rappresentavano iluoghi di socialità e riconoscimento collettivo, ma a diffe-renza del modello classico del Foro romano, in cui le diversefunzioni di centro politico, di commercio e di culto eranoospitate in un unico luogo, le piazze medioevali si distin-guevano in tre modelli canonizzati: la piazza civica, simbolodel potere temporale (governo dell’uomo) e dominata dalpalazzo comunale, la piazza della cattedrale, simbolo delpotere spirituale (governo dell’anima) coronata dal Duomo,e la piazza del mercato (spesso denominata Delle Erbe),centro della vita economica. Nel passaggio dall’età medioevale al Rinascimento la piazzacivica finì per prevalere sugli altri due modelli, in quanto di-venne lo strumento di ostentazione del potere politico delleSignorie, che con i sontuosi palazzi sottolineavano il distaccodal popolo, ormai relegato alla frequentazione della menonobile piazza del mercato. Dall’epoca rinascimentale fino alla caduta del fascismo, lapiazza ha rappresentato il luogo in cui il potere si mostravaal popolo, con l’unica eccezione legata al periodo del Risor-gimento, in cui divenne il simbolo del popolo che agisce etorna protagonista della scena politica. Il periodo che vadal dopoguerra fino agli anni ’80 del secolo scorso confermòla piazza come cuore pulsante della vita cittadina, luogodel ritrovo, del dibattito politico e dello scontro sociale.Spesso l’esigenza di ricavare spazi di sosta per i veicoli, havisto la trasformazione di quella che era la piazza del mer-

cato in parcheggio, con il conseguente decentramento deimercati nelle zone periferiche. Negli ultimi vent’anni, la nascita di nuove “centralità perife-riche” (centri commerciali, multisala etc.), legate alle dina-miche del vivere veloce e all’intensificarsi dell’uso dell’au-tomobile, e il trasferimento del dibattito politico sul piccoloschermo, hanno contribuito a far perdere alla piazza queiruoli funzionali per i quali era nata. Dopo questo breve excursus sulla storia della piazza italiana,proviamo a porci qualche domanda sul ruolo della piazzaoggi: trova ancora un senso la realizzazione di nuove piazze?Esistono forse nuovi modelli per le piazze contemporanee?Come abbiamo visto, la piazza ha rivestito nel corso dellastoria ruoli e funzioni ben precise; ma oggi cosa rimane? Imercati del bestiame non si fanno più, tantomeno per for-tuna le adunanze di regime e nuovi spazi che celebrino lagrandiosità del “potere” risulterebbero anacronistici se nonfuori luogo. Possiamo sicuramente affermare che ancora oggi le piazzedei centri storici mantengono un ruolo simbolico, legatoalla storia delle città; vengono vissute in modo diverso ri-spetto al passato, non sono più i luoghi del commercio edella vita politica, ma sono luoghi di ritrovo e di svago, ap-prezzati per le loro qualità intrinseche. Le piazze dei centristorici sono spazi conclusi, delimitati da monumenti e palazzie sono nate e sono state progettate per accogliere la gente;per l’insieme di questi motivi mantengono ancora oggi unalto grado di appeal. La stessa considerazione non la si può fare per le piazze dinuovo impianto. Come già detto nello scorso numero, laregola generatrice delle periferie italiane è stata dettata ini-

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PROGETTARE IL TERRITORIO

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In apertura del servizio il dipinto “La cittàideale”, (autore ignoto, fine 1400) conservato

nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino.In questa pagina tre scorci di piazze storiche

italiane : piazza del Campo a Siena, piazza SanMarco a Venezia e piazza del Popolo a Ravenna.

zialmente dell’esigenza abitativa e successiva-mente da quella speculativa, per cui nell’emergenzadel momento si è tentato grossolanamente di ri-produrre in modo iconografico i luoghi tipici dellacittà, senza in realtà interrogarsi sul nuovo ruolo diquesti e sulla loro effettiva utilità. Che senso haavuto la realizzazione delle desolate piazze perife-riche, spesso coronate da fontane dalle sagomeincomprensibili o da brutti monumenti? Abbiamo sintetizzato la storia della piazza, proprioper sottolineare come questa sia nata da un’esi-genza di carattere funzionale e non per disegnareun “quadrato” all’interno di una mappa. Sembraquasi che negli ultimi sessant’anni in Italia si siapersa la memoria del passato e che la Piazza daprotagonista della storia del nostro paese, sia di-venuta un semplice spazio ricavato sul foglio dicarta, privo di funzioni e riempito con qualche og-getto insignificante. Oggi forse occorre interrogarsi sul ruolo che questospazio riveste per la società contemporanea. Se icommittenti pubblici continueranno a proporre mo-delli di piazze prive di funzioni e autoreferenzialicon la pretesa che possano diventare luoghi di in-terazione e di incontro, il risultato non potrà cheessere quello di ritrovarsi spazi poco attrattivi edesolanti. Oggi il ruolo della piazza intesa comeluogo di socializzazione, di scambio e di confrontoè sempre più interpretato da uno spazio non fisicoe globale che si chiama web. La piazza del nuovomillennio probabilmente sarà un luogo meno caricodi significati e più capace di accogliere e attrarregrazie alle funzioni che ospiterà. Nazioni di recente formazione come gli Stati Unitie l'Australia, durante il loro periodo di antropizza-zione, non hanno mai fatto proprio il concetto dipiazza, semplicemente perché non ve n'è stata lanecessità; i loro centri abitati si sono sviluppatilungo le strade, in quanto le città rappresentavanoman mano un nuovo limite della frontiera che avan-zava. Finiti i tempi di esplorazione e di conquistadi nuovi territori, oggi queste nazioni offrono a mioavviso spunti di riflessione molto interessanti sultema dei luoghi pubblici, proprio in virtù del fattoche il loro approccio nei confronti di questi nuovispazi è scevro di condizionamenti dettati dal pas-sato e guidato prevalentemente dall’esigenza didar vita a luoghi funzionali, piacevoli da vivere e

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PROGETTARE IL TERRITORIO

soprattutto “contemporanei”.Concludo con una citazione di Walter Gropius, che racchiudee sintetizza un concetto di piazza che ancora oggi resta va-lido: una piazza può dirsi tale in virtù della presenza umana.

«Ero appena tornato da un viaggio nel Messico, dove erorimasto molto colpito dall'intensa vita del Cuore nei vil-laggi messicani. Ognuno di essi possiede una piazza piut-tosto grande con portici tutto intorno, e la gente è semprelì a comprar nelle botteghe, a pettegolare, mentre i giovanifanno la corte alle ragazze. Questo è il vero centro dellavita del villaggio. Provai a spiegare ai miei studenti chevaleva la pena di studiare questo elemento e che dovrebbeessere possibile creare anche negli Stati Uniti Cuori diquesto genere. Ma gli studenti rifiutarono la mia propostaperché pensavano che l'idea di una piazza circondata daportici appartenesse troppo al passato e che non fosseadatta alla vita di oggi. Così io mi domandai se l'aver sug-gerito un tale argomento non era dovuto al fatto che ioavevo una mentalità d'altri tempi. Ora però so che rifiuta-rono la mia proposta perché non sapevano di che cosa sitrattava: non avevano mai visto una cosa simile, non l'ave-vano mai sperimentata, perciò non potevano capirla. Nonmolto tempo dopo ricevetti una lettera da uno di essi, unragazzo molto dotato, che era stato in Italia ed avevavisto Piazza San Marco. Ne era rimasto così impressionatoche mi scrisse ricordando la nostra discussione».(W. Gropius, Discussione sulle piazze italiane, trad. it. Mi-lano 1954).

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Dall’alto, tre piazze periferiche a Ravenna: piazza dei Carabinieri,piazza La Malfa e piazza Bernini.

In basso due recenti interventi dedicatial tema della piazza,Federation Square a Melbourne in Australia (a sinistra)

e Superkilen a Copenaghen in Danimarca.

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Gentile Sindaco di Ravenna, ripensial progetto di piazza Kennedy...

Le scrivo a nome della petizione che ha raccolto adoggi quasi 500 adesioni, per esplicitare le ragioni delnostro dissenso nei confronti del nuovo progetto di ri-qualificazione dell’esistente Piazza Kennedy. Per unprogetto di tale importanza in uno spazio che fa partedell’identità storica della nostra città, ci saremmo aspet-tati, da parte dell’Amministrazione Comunale, un pro-cedimento partecipativo che coinvolgesse tutti i cittadini.Non fu l’Amministrazione a promuovere con gli asses-sori all’urbanistica “La Darsena Partecipata”, lanciandolo slogan “La Darsena che vorrei”? Questo progetto avrebbe dovuto chiamarsi “La PiazzaKennedy che vorrei”. Lascia dunque stupiti il metodoche è stato applicato a un progetto di riqualificazionecome questo che ha invece fortissimi connotati popo-lari. C’è evidentemente un rapporto inversamente pro-porzionale tra la fattibilità di un’opera pubblica e la par-tecipazione dei cittadini. E per questo motivo che ciopponiamo fermamente alla realizzazione del nuovoprogetto per Piazza Kennedy così com’è stato conce-pito dall’ufficio tecnico del Comune, e sarà nostro im-pegno analizzarne nel dettaglio tutti gli aspetti tecnici eformali, per valutarne il rispetto delle normative urbani-stiche vigenti. Mediato da organi istituzionali, chiede-remo alla Soprintendenza per i Beni Architettonici laverifica del nulla osta relativo all’intervento di riqualifi-cazione per accertarci come sia stato possibile l’otte-nimento dei permessi per un progetto che così poco siarmonizza con l’eleganza degli edifici che formano lapiazza stessa, evidenziando che a poca distanza sitrova il magnifico battistero Neoniano, inserito nella listadei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'Unesco. Poi-ché le tanto discusse “forche” non palesano un ruolodecorativo, ci si chiede a quale scopo siano state pen-sate (non certo per ricordare agli animi nostalgici ivolumi degli edifici scomparsi). Piazza Kennedy ha pur-troppo un precedente che è il nuovo progetto di PiazzaVerdi a La Spezia la cui morfologia ha delle similitudiniallarmanti con il progetto del Comune di Ravenna (èstata soprannominata piazza delle forche). I cittadini diLa Spezia hanno condotto una battaglia, che si con-cluderà con l’udienza che si terrà il 29 aprile di fronte alTar Liguria che se, come penso, si concluderà positi-vamente sarà un precedente che nessuno potrà igno-rare. Le ricordo che l’identità nazionale degli italiani sibasa sulla consapevolezza di essere custodi di un pa-trimonio culturale che non ha eguali nel mondo e che ilvalore estetico-culturale non può essere subordinatoad altri valori, compresi quelli economici. Colga questapetizione come un’occasione per ascoltare i suoi citta-dini e non vincoli il risultato a impegni contrattuali e fi-nanziamenti economici prestabiliti. Nell’attesa di un suoriscontro le invio i miei più cordiali saluti.

architetto Michele Tarroni,studio Stanton - Williams, Londra

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CITTÀ E TEMPO

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CITTÀ E VISIONI

“Il deserto rosso”, progetto di Fabrizio Varesco,

fotografia di Alberto Giorgio Cassani,elaborazione grafica di Nicola Varesco.

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Il paesaggio infranto di

Il deserto rossoIntervista a Fabrizio Varesco

sul “Progetto Antonioni”

“Anatomia di un capolavoro. Il deserto rosso di MichelangeloAntonioni” è il titolo delle due giornate che, nel dicembre2013, hanno visto una serie di incontri e proiezioni presso ilCinema Corso di Ravenna, offrendo una panoramica appro-fondita sul rapporto tra il film, il suo regista e la città di Ra-venna. A cinquant’anni dalla realizzazione del capolavoro diMichelangelo Antonioni gli approfondimenti hanno affrontatoanalisi riguardanti il linguaggio, l’arte, l’architettura, il pae-saggio, l’industria, la memoria, la storia, l’immagine e la pro-iezione nel contemporaneo di uno dei film più importantidella storia del cinema e dell’arte contemporanea. L’iniziativaè stata curata da Fabrizio Varesco per Ravenna Cinema, al-l’interno del progetto “Ravenna Screen. 2013 un anno di ci-nema” in convenzione con il Comune di Ravenna. Fra i prota-gonisti delle giornate, il regista e collaboratore di AntonioniCarlo Di Carlo, Guido Guidi, maestro della fotografia contem-poranea, gli attori Ivano Marescotti e Gianfranco Tondini, ilfilm-maker e saggista Jonny Costantino, gli architetti e studiosidi Antonioni Lucio Fontana e Alberto Giorgio Cassani, il pittoreRoberto Pagnani, il musicista Tony Rusconi, le fotografe Ca-terina Morigi e Caterina Biancolella e Marcello Landi, dirigentescolastico del Liceo Artistico “P.L. Nervi - G. Severini”.L’impegno profuso nella promozione dell’attività artistica diMichelangelo Antonioni continua anche quest’anno con ilprogetto di Fabrizo Varesco: “Il paesaggio infranto de Il de-serto rosso”. Il progetto fa parte delle iniziative di Ravenna 2019 e vedecome partners l’Ufficio Attività Cinematografiche del Comunedi Ravenna e l’Associazione “Ravenna Cinema”. Sono previstecollaborazioni con l’Associazione “Michelangelo Antonioni”,la Cineteca di Bologna/Archivio Pier Paolo Pasolini, il Comunedi Matera, l’Istituto Luce e Teche Rai.

Incontro Fabrizio Varesco e gli chiedo le sue impressionisulle due giornate di incontri e proiezioni dedicate ad An-tonioni nel 2013Le due giornate sono nate da una proposta che avevo fattoper Ravenna Capitale ancora un paio di anni fa. Ritenevoimportante per la nostra città che questo capolavoro dellastoria del cinema fosse stato girato a Ravenna nel 1963. Ilfilm, uscito nel 1964, è risultato vincitore del Leone d’Oro aVenezia e quest’anno ricorre proprio il cinquantenario del-l’uscita del film nelle sale. Mi era perciò sembrato importante

analizzare e capire alcuni passaggi e circostanze relative alfilm e al nostro territorio. Una ricerca non solo da un puntodi vista esclusivamente paesaggistico, anche se il film de-scrive fondamentalmente un paesaggio: territoriale, psico-logico ed umano. La mia è stata una proposta essenzial-mente per promuovere la presenza di un’opera d’arte,considerata da tutti uno dei capolavori dell’arte contempo-ranea e che è stata realizzata nella nostra città. Da questaproposta ho messo a punto alcune idee ed ho pensato diiniziare quest’avventura dentro il film, un’“anatomia”, pro-prio come se Il deserto rosso fosse un corpo-territorio daesplorare. Nelle due giornate, attraverso le testimonianzedei relatori intervenuti, sono stati raccolti stimoli e sugge-stioni legati al film che ci hanno permesso di capire qualisono le caratteristiche che definiscono un capolavoro ri-spetto ad una “semplice” opera. È stato ricomposto un puz-zle fatto di una serie di frammenti relativi alla costruzionedel film: luoghi, persone, iniziative, conferenze, racconti etestimonianze. Le due giornate, che si sono concluse conla visione integrale del film, in una sala piena di gente, mihanno fatto capire quanto questo capolavoro sia rimastosentimentalmente nel cuore di molti ravennati.

Ci puoi anticipare come si articolerà la seconda fase delprogetto prevista per il 2014?Il progetto è andato avanti ed abbiamo cominciato a lavorareintorno ad altre esplorazioni del film anche per il 2014. C’è incantiere l’idea di un film documentario su Il deserto rossoche è legato ad un progetto più ampio che è quello della Ci-neteca delle memorie, inserito a sua volta all’interno dei pro-getti di Ravenna 2019.

di Marina Mannucci

«Cominciando a capire il mondoattraverso l’immagine, capivo l’immagine, la sua forza, il suo mistero»

Michelangelo Antonioni

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Sopra: Nicola Varesco, manifesto del Convegno “Anatomia di un capolavoro: Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni”, Ravenna, Cinema Corso, 6-7 dicembre 2013. In basso: “Miraggio di fabbrica”, particolare del cancello del Magazzino “T”, Darsena di città.Pagina a destra: interno del Magazzino “T”, Darsena di città. Foto di Alberto Giorgio Cassani.

CITTÀ E TEMPOCITTÀ E VISIONI

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In che cosa consiste la Cineteca delle memorie?La Cineteca delle memorie consiste nella raccolta, catalo-gazione analisi e rivisitazione di tutta una serie di materialicinematografici, come pellicole, video, super 8, tutti i variformati che si sono alternati e sono cambiati negli anni, diquello che riguarda il nostro territorio, partendo dal dato difatto che la Storia viene sempre più raccontata e analizzata,oltre che sui supporti cartacei, attraverso l’analisi delle im-magini e quindi anche dei materiali cinematografici. Que-st’anno ne avremo una dimostrazione, essendo il centenariodella Prima guerra mondiale; vedremo quanto sia stata im-portante, in questo caso, la documentazione per immagini.Lo Stato italiano, in quel frangente storico, documentò gliavvenimenti bellici per immagini attraverso riprese (docu-mentari, cinegiornali film) in modo scientifico. La Primaguerra mondiale è stata il primo grande evento storico do-cumentato attraverso il linguaggio cinematografico. Conl’Ufficio cinema del Comune di Ravenna e con lo storicoGiorgio Stambulis abbiamo pensato che la Cineteca dellememorie fosse un luogo-archivio indispensabile per gli sto-rici del futuro.(1) Soprattutto in un’epoca di grandi cambia-menti: pensiamo ad esempio alle “nuove memorie” che ar-rivano, tutti i giorni, nel nostro territorio. Un territorio chenon è più fatto esclusivo dei ravennati: i nativi parlano oraanche altre lingue e la loro memoria viene da paesi lontani.Ma tornando al film documentario, collegato al progettodella Cineteca, esso vuole raccontare come Ravenna e i ra-vennati hanno vissuto le riprese del film di Antonioni. Unaprima parte verrà prodotta quest’anno con un’indagine sullazona dove è stato girato Il deserto rosso – mi riferisco allazona della Darsena e dell’Anic. Parallelamente verranno rac-colte testimonianze di persone che hanno visto ed hannocollaborato alla realizzazione del film. Molti fotografi hannoraccolto un’indagine fotografica su questi luoghi e sulle lorotrasformazioni in questi decenni. La cosa interessante è chequesto lavoro potrebbe anche farci capire come quel sogno– raccontato in maniera artistica da Antonioni, il sogno del-l’industria e del progresso, per il quale valeva la pena radereal suolo anche una pineta per dare spazio all’industria – sisia trasformato. Capire perché in quegli anni fu fatta quellascelta, attraverso i personaggi del film che rappresentanoognuno una categoria sociale che ha accettato o rifiutatodei compromessi con le idee dell’epoca. Ravenna, attraversoquesto film-documentario, potrebbe essere in grado di spie-gare anche la contemporaneità e, attraverso quest’analisi,diventare cartina di tornasole di eventi storici sociali ed eco-nomici per l’Italia e per l’Europa. Infine, tra il 2014 ed il 2015,si dovrebbe girare il documentario con il supporto di unaltro partner che è subentrato: Matera, altra città candidataa Capitale Europea della Cultura per il 2019. Il deserto rosso,come detto, è stato presentato al Festival del Cinema di Ve-nezia nel 1964 ed ha vinto davanti a Il Vangelo secondoMatteo di Pier Paolo Pasolini, girato appunto a Matera. Que-sto ci permette di capire il livello di cinema che avevamo inquegli anni. Si è pensato potesse essere interessante avviareun’analisi di confronto e di contrasti tra questi due capolavoridel cinema italiano e alla delegazione di materani, che ab-biamo incontrato, l’idea è piaciuta molto. Sempre per que-st’anno è prevista un’altra iniziativa, una performance visivacostruita basandosi sulla proiezione simultanea di questidue film, una vicinanza che diventa quasi compenetrazione.Questa suggestione non sarà data solo dal contatto delleimmagini ma anche dal mix dell’audio e del suono. Sonodue film in cui si usa molto il silenzio cinematografico. Que-sto rapporto darebbe vita ad un altro film. Proiettandoli in

loop, cioè a ciclo continuo, si realizza una vera e propriaperformance visiva che potrebbe durare durare anche ven-tiquattro ore. Essendoci uno scarto sulle lunghezze dei duefilm, mandandole di continuo, continuamente cambiano an-che i rapporti tra le immagini e mutano anche le coincidenze.Si creerebbe di conseguenza un’altra forma di attenzione edi lettura. Attraverso un’analisi comparativa così azzardatapotremmo rischiare di trovare qualcosa di ancora più pro-fondo in entrambi i film.

Avevi pensato ad un luogo per questa performance?Sì, il luogo ideale a cui ho pensato è il capannone T allaDarsena, perché si presta fisicamente, avendo lo sfondosul Canale. Poi, uscendo, irrompono alla vista le torri Hamon. L’altra proposta legata alla possibilità che Ravenna diventiCapitale Europea della Cultura nel 2019 è quella di dipin-gere di rosso proprio le torri di raffreddamento dell’ex Sa-rom, facendole diventare monumento dell’archeologia in-dustriale oltre ad essere anche un omaggio a Il desertorosso. Un segnale per mettere in evidenza questi due segniforti visivi e storici della città che non possiamo cancellare.Se tutte le volte dobbiamo far finta di cominciare unanuova avventura, senza la memoria del passato rischiamodi non andar più da nessuna parte. Alcune suggestioni delpaesaggio nella nostro territorio, come natura e industria,sono molto forti e contrastanti ed Antonioni le aveva bencomprese. In questo caso la torre che può essere vistocome pugno nello stomaco visivo, dipinta di rosso si erge-rebbe a simbolo che non nasconde. Antonioni diceva “c’èpoco da fare questo è il nuovo bello”. Credo, infine, vadacompreso una volta per tutte l’importanza del cinema edel concepire una “sala fisica” come un museo in cui sipossano vedere delle opere d’arte chiamate film.

Note

1. Bolesław Matuszewski, cineasta polacco, già nel 1898 pubblicò aParigi un opuscolo dal titolo Une nouvelle source pour l’histoire. Créa-tion d’un dépôt de cinématographie historique, che in seguito ampliònel volume La photographie animée, ce qu’elle est, ce qu’elle doitêtre. Lo stesso “sogno” fu ripreso da diversi cineasti, tra cui David W.Griffith, che auspicava che nel futuro i film avrebbero preso il postodei libri di storia. Nel 1947 fu la volta di Sigfried Kracauer, che pubblicòCinema tedesco. Dal “Gabinetto del Dottor Caligari” a Hitler, con ilsottotitolo Storia psicologica del cinema tedesco. Egli sosteneva cheattraverso la storia del cinema si potevano ricavare le disposizionipsicologiche profonde di un popolo in una fase specifica della suastoria. Secondo Kracauer c’era un rapporto profondo fra l’evoluzionedel cinema e l’evoluzione della società.

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TROVACASA PREMIUM

Ravenna. Progettato dall’architetto Piero Giovannini dello

studio HYD di Venezia, con la collaborazione dell’inge-

gnere Matteo Simoncelli per gli arredi interni, ROSSOCORSA

si colloca sopra la concessionaria Range Rover di Ra-

venna dietro il Cinema Teatro Astoria e vicino al Pala de

André. In un mondo sempre più alienato dal consumo

dove la moda è stata capace di sfumare i contorni del-

l’individuo fino a farlo diventare maschera dell’apparenza

sociale, si è creato un locale antropocentrico, dove gli uo-

mini sono specchi delle loro idee e non dei loro nomi. Qui,

l’interesse dei titolari, giovani e forse un po' “choosy”, è ri-

cordare al cliente che siamo le emozioni che siamo ca-

paci di vivere attraverso una ricerca enogastronomica e

musicale in continua evoluzione. Ravenna, città dalla sto-

ria e dalla morfologia uniche, da sempre si posa vanitosa

agli scatti assetati dei viandanti. Eppure non fa mai nulla

per sé stessa e crede di poter vincere ogni cosa per la sua

intrinseca capacità di brillare, mentre ti osserva stanca di

sapere tutto. Un teatro difficile ed allo stesso tempo per-

fetto per creare un ambiente moderno denso di rivolu-

ROSSOCORSA TC:Layout 1 18/03/14 00:23 Pagina 56

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zione. ROSSOCORSA non farebbe parlare molto di sé a

Berlino, Parigi o Bruxelles, ma a Ravenna è impossibile non

notarlo, poiché tinge di un rosso acceso il grigio delle fab-

briche quanto l’oro dei mosaici. Fa parte del progetto

cucinasenzabarriere® della Società ravennate Holiday

Chef che si propone di abbattere tutte quelle barriere

che, ancora oggi, limitano l’intelligenza umana. NO ai te-

matismi che dividono le varie discipline, NO alle barriere di

mobilità e lingua che dividono le persone. In questo “Sa-

lotto dell’Edonismo” si può parlare ed ammirare l’Arte che

ogni giorno va in scena grazie al talento dello Chef

Matteo Bellini, ascoltare una Musica capace di rapire o

leggere un buon libro accompagnato da deliziosi finger-

food dolci o salati ed un buon vino. E questo dalle 12 alle

24 continuativamente come in un locale di una capitale

europea. Perché ogni ora è buona per bere un buon

caffè o per lasciarsi coccolare da un dolce appena sfor-

nato o da un piatto ricercato e prendersi una pausa da

questo flusso incessante che ci obbliga, forse controna-

tura, a vivere come macchine scarnificate e perfette.

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CITTÀ E TEMPO

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SPAZI DELLA CULTURA

«Ogni opera d’arte è la verità del reale trasmutata in forma»Intervista all’artista Piero Dosi

Lo studio di Piero Dosi

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«Non è un lavoro... è un lavoro ed allo stesso tempo

un gioco. C’è un momento del quadro che mi dico

non ce la faccio a farlo, a finirlo, poi diventa brutto, poi, passato

un certo momento, basta che ioriesca a indovinare,

a cercare certi aspetti di un volto,che tutto il resto si illumina,

anche quello che deve ancora farsi».

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CITTÀ E TEMPOSPAZI DELLA CULTURA

È una domenica d’autunno, sono a cena in compagnia dicari amici; tra questi Massimo Casamenti e sua moglie. Trauna portata e l’altra Massimo inizia a parlarmi del suo amicopittore Piero Dosi e mi mostra i suoi quadri; insieme sfo-gliamo i cataloghi di alcune mostre. Un bel racconto che miincuriosisce. Chiedo a Massimo se secondo lui Piero Dosipotrebbe essere disposto a rilasciarmi un’intervista. Sono iprimi di gennaio con Massimo ed Alberto che, ormai daanni, realizza le fotografie per le mie interviste, siamo appenagiunti a Lugo per l’incontro con Piero. Entriamo nel suo stu-dio, il suo viso è materia scolpita, ha modi riservati, ma èfulmineo nel cogliere il mio sguardo puntato con interesseverso le sue opere sparse e mi accompagna a “sfogliare” isuoi quadri più recenti appoggiati ovunque. Ed inizia il suoracconto. L’arte-lavoro-gioco di Piero Dosi inizia negli annianni Settanta, un impegno che sarà sempre affiancato dauna seria dedizione in campo politico. Gli esordi lo vedonopredisposto in modo naturale alla pratica del disegno figu-rativo usato però con una funzione anti-realistica. Non passainosservata la sua attenzione costante alla rappresentazioneintrospettiva del volto umano che tradotto in pittura resti-tuisce come una sorta di verità interiore. Tanti gli autoritratti,tutti caratterizzati da uno studio puntuale, con un’attenzionequasi ossessiva ai dettagli, a fattori espressivi che, se purspesso sono volutamente alterati, mantengono intattol’ethos dell’artista. Da ogni volto ritratto sembrano sprigio-nare parole non dette. Osservo in silenzio occhi che spiccanotra i colori accesi delle tante tele, sguardi che parlano fraloro e a chi li guarda. Nel tempo, nei quadri di Piero Dosi siè imposta con forza la necessità del colore e della luce qualemodo per trasmettere le umane intuizioni. Sulle sue tele il

colore ottenuto da una densa materia pittorica si trasmutain forma che comunica.«Quando ero piccolo dipingevo sui quaderni, sui fogli; setrovavo delle immagini sui giornali, facevo molta attenzionea riprodurle uguali. Ad Imola ho frequentato le medie ed ilginnasio in collegio dai preti, è stato un periodo in cui sonostato abbastanza male, non sapevo come fare a uscire di lì.Una cosa abbastanza difficile da descrivere, ne sono uscitomolto male. Poi mi sono iscritto al Liceo Artistico di Ravenna,ed è stato molto meglio, perché c’erano “questi signori”».Piero mi indica Massimo Casamenti e sorride. Dalle parolescarne, essenziali ma profonde con le quali Massimo e Pieroricordano come sia nata la loro amicizia e quanto importantesia stata anche la militanza politica del gruppo di apparte-nenza, comprendo l’affetto e la stima che uniscono questidue umane-persone. «Quando sono andato per la primavolta al Liceo Artistico, ho frequentato il primo giorno, ma ilgiorno dopo sono rimasto a casa, avevo paura di tutto. Poiho ripreso e, per fortuna, ho conosciuto “questi signori” –ed ancora una volta indica Massimo – e veramente mi sonotrovato bene». Non posso non cogliere un serio senso digratitudine da queste parole. «Sono stati anni belli, nonsolo a Ravenna, ma anche quando nel ’69 alcuni di noi sisono trasferiti a Firenze; alcuni si erano iscritti alla Facoltàdi Architettura, io era andato per una borsa di studio. Suc-cessivamente sono tornato a Lugo continuando a spostarmitra Firenze e Ravenna».

È in questo periodo che ha iniziato a dedicarsi al suo la-voro?«Non è un lavoro... è un lavoro ed allo stesso tempo un

di Marina Mannucci

Piero Dosi e alcune sue recenti opere

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Particolare di un’opera.

gioco. C’è un momento del quadro che mi dico non ce la fac-cio a farlo, a finirlo, poi diventa brutto, poi, passato un certomomento, basta che io riesca a indovinare, a cercare certiaspetti di un volto, che tutto il resto si illumina, anche quelloche deve ancora farsi. Quando inizio un quadro ho le ideegià abbastanza chiare, cioè, voglio dire, non che qualcosanon cambi, ma in genere la struttura, l’idea del quadro rimanela stessa e questo mi aiuta molto, sia nel tempo che ci im-piego, sia nell’esecuzione. Io ci dormo con i miei quadri, meli sogno. Poi me li guardo, osservo se c’è qualcosa da cam-biare, qualche linea da aggiungere da togliere. Il quadro che“si sta facendo” mi diverte molto, mi tiene compagnia; al-l’andare in giro da qualche parte, preferisco rimanere con imiei quadri».

Nei suoi quadri il colore ha un rilievo importante!«I quadri che ha Massimo in casa sono molto fotografici efigurativi, vogliono poca materia e riguardano un periodoormai lontano. A un certo punto mi è piaciuto sbaraccaretutto, sapevo che non ce l’avrei fatta ad andare avanti condei quadri di quel tipo, quel periodo è stata una specie dimia microricerca. Poi ho cominciato a stancarmi e sonopassato a far questi disegni a macchie di colore con sempreperò l’intenzione di usare il mio volto, più che per fare degliautoritratti, per vedere un po’ dove cadesse la luce, dove ivolumi. Sul tavolo del mio studio ho mucchi di forme, didisegni che ho fatto e che rivado a pescare quando devodipingere».

Quindi tutti i disegni e gli schizzi che mi ha fatto vedereservono come spunto?

«Quasi sempre, quando li ho fatti erano disegni a sé, poi, aun certo punto, li ho utilizzati come un tesoro. Erano disegnifatti negli anni passati, per quasi tutti gli anni ’80».Durante l’intervista Piero Dosi parla del suo lavoro d’artistacome fosse un gioco. Questa sua definizione mi fa riaffiorarealcuni passaggi del pensiero del filosofo tedesco Hans GeorgGadamer elaborati nella sua opera Wahrheit und Methode.Grunzüge einer philosophischen Hemeneutik (Verità e Me-todo). Non nella genialità dell’autore né in quella del fruitoresi offre la verità dell’opera d’arte, ma nell’essere in se stessaun gioco (Spiel) compiuto, nei tre sensi che Gadamer specificariferendosi all’etimo e all’uso metaforico che il termine hanella lingua tedesca. Il gioco è prima di tutto una auto-rap-presentazione, un movimento autonomo in se stesso, conregole proprie non finalizzate ad altro, per cui più che giocare,si è giocati; secondariamente il gioco fa pervenire i giocatoriallo loro auto-rappresentazione e, infine, è un rappresentareper qualcuno, è sempre rivolto allo spettatore. Nell’operad’arte si esprime un gioco in cui il mondo viene trasformato.Ed ancora Gadamer ci ricorda che «il linguaggio dell’arte èperentorio, ci si rivolge con un significato preciso, e tale suaperentorietà apre le porte al gioco delle nostre facoltà cono-scitive».Si sta abbassando la luce e, dopo aver fatto le fotografiedello studio di Piero, andiamo in un bar appartato in centroa Lugo, ci sediamo ed ascoltiamo i racconti pacatamenteesposti da Piero mentre sorseggiamo delle bevande.

Tutte le foto sono di Alberto Giorgio Cassani

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ABITARE LʼHABITAT

CITTÀ SOSTENIBILE

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Il condominio nelle città è nato per condividere tra più famiglie spa-zi e servizi (e spese) che, nelle abitazioni signorili, erano a disposi-zione dell’unico proprietario e della sua servitù. Il codominio di tan-ti affittuari o proprietari di appartamenti è l’invenzione della cittàborghese, dei nuovi ceti sociali che hanno abitato le città industria-li, gli operai, il ceto medio impiegatizio, i professionisti. Oggi, nellecittà italiane, dai condomini sono troppo spesso scomparsi gli spa-zi comuni e le portinerie, i cortili dove giocavano i bambini sono sta-ti invasi dalle automobili e dai box, privatizzando progressivamentelo spazio pubblico, nuovi appartamenti sono stati costruiti più o me-no legalmente nei sottotetti comuni. I condomini in affitto sono qua-si scomparsi dal mercato della casa in Italia, eppure il condominiopermette ancora oggi di ridurre i costi della vita in città e soprattut-to di vincere la solitudine.In questi anni insieme alla popolazione, sono cambiate le abitazio-ni: nuovi servizi, numerosi apparecchi, ambienti interni più salubri ebelli. Ma se le abitazioni sono migliorate, seguendo l’incrementodel benessere degli abitanti, lo stesso non si può dire degli spazi co-muni e della qualità della vita relazionale tra gli abitanti. Insomma lavita in condominio deve ritrovare nuova forza, conciliando realizza-zione dei desideri dei singoli con la forza delle relazioni di vicinato,la libertà con nuova socialità.Le nuove sfide del vivere sostenibile nella città del futuro favorisco-no il condominio rispetto all’abitazione isolata. Facciamo degliesempi. Il riscaldamento in questi ultimi decenni ha abbandonato lacaldaia centralizzata per consentire a ciascuno di regolare l’impian-to secondo i propri ritmi di vita.Oggi ci si è invece resi conto che il riscaldamento centralizzato èmolto più conveniente per le seguenti ragioni:• Il costo d’acquisto delle singole caldaie è superiore a un moderno

impianto centralizzato;• Il costo dei singoli contratti di gestione e fornitura di combustibi-

le è superiore a un unico contratto;• Il costo dell’elettronica di controllo e distribuzione della spesa tra

i condomini è diminuito e rende un impianto centralizzato piùflessibile rispetto a quelli d’appartamento.

Come fare affinchè l’efficienza entri nelle nostre case

Che cosa impedisce agli italiani di scegliere efficienza energetica etecnologie in grado di utilizzare fonti rinnovabili per le loro case?Disinformazione, inerzia, pigrizia, troppe regole poco rispettate euna burocrazia faticosa. La maggior parte delle case italiane ha piùdi 50 anni, ma a partire dagli anni ’80 il recupero edilizio attrae il

60% degli in-vestimentinell’interocomparto e diefficienzaenergeticanon vi è quasitraccia. Tutto

ciò è assai strano se si pensa che il potenziale di risparmio energe-tico nei condomini italiani è attivabile a costo zero, anzi spesso a co-sto negativo: 1 euro investito nella sostituzione dei vetri ne restituisce oltre 4.1 euro speso per isolare tetti o sostituire caldaie ne rende più di 2.1 euro investito per l’isolamento delle pareti, per sostituire finestreo nell’istallazione di impianti solari termici ne rende 1 e mezzo.

Quali e come sono le difficoltà che incontriamo

Gli utenti spesso considerano l’investimento in campo energeticosoprattutto come una potenziale perdita economica. I tecnici delsettore non sono sempre in grado di proporre interventi realmenteadeguati e tendono a considerare ogni innovazione come una pos-sibile fonte di complicazioni. Ci sono poi le gravi difficoltà di acces-so al credito, e l’irrisolto connubio proprietari-affittuari, in cui gli uninon investono perché non beneficerebbero in bollette, gli altri per-ché l’immobile non è loro. Senza contare le difficoltà insite neglistessi strumenti previsti dalla normativa italiana per favorire gli in-terventi di messa in efficienza, perché usati impropriamente o affa-ticati da tempi troppo lunghi di applicazione (per esempio la Certifi-cazione energetica, il Contratto servizio energia, i Certificati bianchi,il Conto energia, le Esco).

Come è possibile concretamente agire

1. Snellire la burocrazia: Normativa, certificazione, standard mi-nimi: serve una normativa semplice ed efficace; una Certifica-zione energetica obbligatoria, lo abbiamo visto non è sufficien-te; un piano nazionale per l’efficienza energetica nell’ammini-strazione pubblica che coinvolga le amministrazioni locali nel-l’abbattimento delle barriere all’efficienza (di cui, in parte, siscoprirebbero ahimè responsabili).

2. Una questione di soldi: occorre definire un sistema di regole eincentivi definiti nel lungo periodo (almeno 10 anni) perché siachiaro che gli aiuti pubblici sono transitori e aiutano i cittadinia mettersi in regola con disposizioni normative vincolanti cheverranno introdotte al termine del periodo di incentivazione.

3. Formazione e sensibilizzazione: a questi macrointerventi si de-ve affiancare un efficace lavoro di informazione dei cittadini eformazione dei tecnici, la presenza di energy-manager nei con-domini più grandi. Va spezzato il nesso tra convenienza dei for-nitori a vendere combustibile e l’indifferenza dell’amministra-zione.

4. Amministrazioni condominiali: Sarebbe opportuno prevedereuna remunerazione certa all’amministratore, nel caso di inter-venti strutturali che riducano i consumi di energia. Tale remu-nerazione dovrebbe peraltro essere proporzionale ai risparmiconseguiti e non all’investimento necessario, in modo tale dafavorire gli interventi più remunerativi in termini energetici.

Riqualificazione energetica dei condomini

Superare i limiti e i pregiudizi che condizionano le riqualificazioni per ottenere un vero risparmio

e un notevole abbattimento delle emissioni di Co2.

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Da dove partire

Gli edifici pubblici devonoessere esempio di efficien-za energetica. La Direttiva32 del 2006 assegna alsettore pubblico un ruoloesemplare “Il settore pub-blico può avviare progettipilota di efficienza energe-tica e favorire un compor-tamento dei lavoratori effi-ciente sotto il profilo ener-getico”. Per soddisfarequesti principi generali, sidovrebbe partire da fonda-mentali presupposti:• l’obbligo di esporre visi-

bilmente la certificazione energetica per edifici pubblici apertial pubblico;

• l’adozione per tutti gli edifici pubblici di nuova realizzazione,di livelli minimi di efficienza superiori del 20% rispetto allanormativa in vigore;

• il settore pubblico potrebbe richiedere che per i propri edificipossano intervenire solo tecnici qualificati sull'efficienzaenergetica, in modo da stimolare la realizzazione di corsi diformazione.

In questo quadro risulterebbero facilitati:• la predisposizione di piano efficienza amministrazione pubbli-

ca quale strumento per l’amministrazione stessa di scopriredifficoltà ed opportunità dell’efficienza;

• il trasferimento di obiettivi di riduzione di CO2 a livello regio-nale rafforzando il quadro amministrativo in tema di efficien-za.

Da quanto sopra il quadro che emerge è assai complesso e pernulla entusiasmante. Nonostante il nostro paese abbia anticipatoil tema dell’efficienza energetica già nei primi anni ’90 l’antipati-co vizio di non portare a termine e non fare rispettare la normati-va ha, di fatto, munito il paese di regole numerose e poco rispet-tate, di incentivazioni generose ma contraddittorie. Questo haportato con sé una generazione di tecnici confusi e preoccupati arientrare nella norma più che concentrati a pensare e realizzaresoluzioni efficienti ed innovative, di cittadini informati ma immo-bilizzati.Ciò a cui noi oggi dovremmo aspirare è proprio a questo. Attivareil maggior numero di cittadini per promuovere l’efficienza energe-tica nel proprio condominio. La tecnologia esiste, l’azione è sicu-ramente conveniente dal punto di vista economico. Si tratta di ve-nire a capo della diffidenza dei propri vicini di casa, del proprioamministratore, di selezionare tecnici competenti che non disin-centivino gli interventi più efficienti per installare tecnologia tra-dizionale, di farsi largo nelle pratiche burocratiche per la realizza-zione degli interventi, per l’accesso alle incentivazioni, ai finan-ziamenti.Non è evidentemente semplice. Le grandi sfide non sono riserva-te ai grandi ma sono destinate a tutti. Spesso l’azione locale di chiè riuscito a venire a capo a tutto questo serve da apripista nellasoluzione delle barriere più di qualsiasi provvedimento legislati-vo. Essere riusciti con la propria azione e convinzione ad integra-re un impianto solare termico o fotovoltaico nel proprio condomi-nio costituisce un esempio, identifica e stimola i tecnici del luogo,rende l’amministrazione pubblica disposta ad approvare nuoviimpianti.

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Marco Turchetti[Progettare Sostenibile -

Ravenna] [email protected]

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MERCATO IMMOBILIARE

Fiscalità, incertezza politica, adeguamento dei prezzi e mancatofinanziamento da parte delle banche sono tra i principali fattoriche hanno contribuito a rallentare la ripresa del mercato immobi-liare nel nostro Paese. Rimane quindi alta l’attenzione da partedel mondo politico/finanziario così come dei cittadini, che nel mat-tone individuano ancora un investimento a lungo termine piùsolido di tanti altri, nei confronti dei provvedimenti in grado di in-tervenire positivamente su questo tipo di criticità. Per quanto ri-guarda la fiscalità immobiliare in vigore dal nuovo anno, se da unlato non ha certo entusiasmato il decreto legge col quale il Consi-glio dei Ministri ha autorizzato i Comuni ad aumentare la nuovatassa locale sulla casa (la Tasi) fino al 3,3 per mille per l'abitazioneprincipale e fino all'11,4 per mille sugli altri immobili, le buone no-tizie riguardano l’acquisto da privati, che registra l’abbassamentodi un punto percentuale in materia di imposta di registro (chescende dal 3 al 2%), e l’entità delle imposte catastali e ipotecarie,entrambe ridotte da 168 a 50 Euro. Più complessa e sfidanteappare la valutazione circa l’adeguamento dei prezzi e le conse-guenti possibilità di fare incontrare domanda e offerta. Una valu-tazione di ampio respiro non dovrebbe infatti limitarsi a individuarenegli effetti deflattivi della crisi le uniche opportunità: al contrario,è nella creazione di nuovi mercati che potranno porsi basi solideper il futuro, dal punto di vista economico come da quello - nonmeno importante - etico e sociale. Un nuovo mercato potrà nascerecoordinando le politiche abitative delle città italiane, l’elaborazionedei piani regolatori, l’uso dei volumi esistenti in un nuovo mododi pensare il futuro e il modo di abitare, utilizzando il territoriosenza consumarlo ulteriormente (si veda ad esempio il PRG a Vo-lume Zero del Comune di Firenze, che privilegia il recupero di im-mobili vuoti e inutilizzati) ma anzi migliorandolo interpretandocon sensibilità e lungimiranza le esigenze delle persone: se com-prare casa sembra un sogno, acquistarne una da ristrutturare puòdiventare possibile e conveniente, con un differenziale di prezzofra un’abitazione da ristrutturare e una appena rifatta che può va-riare tra il 14 e il 27 per cento. E come dovremmo criticare in modocostruttivo il dato recentemente pubblicato dal quotidiano ingleseThe Guardian, secondo il quale in Europa oltre 11 milioni di casesono vuote, quasi 3 milioni delle quali solamente sul territorio ita-liano? Per immaginare un futuro sostenibile, valorizzando le note-voli risorse del presente, dovremo essere in grado di accordare lacompravendita di un immobile a una più ampia idea di servizi e diresponsabilità sociale, tali da rendere un contesto abitativo e unacittà davvero smart. «Fra gli aspetti positivi che comporta il pensarealla città in ottica smart - scrive Piero Fassino nella premessa delVademecum per la Città Intelligente (Anci/Forum Pa) - uno deiprincipali è sicuramente il riferimento a una visione organica diriorganizzazione urbana, che permetta di integrare, valorizzare eindirizzare verso obiettivi comuni soluzioni e interventi che, dasoli, rischiano di generare quell’effetto presepe che oggi caratte-rizza la maggior parte delle esperienze: tanti progetti, spesso disicuro valore dal punto di vista tecnologico, ma che rimangonosperimentazioni isolate incapaci di cambiare realmente in meglio

la qualità della vita quotidiana dei cittadini». Il mercato dei mutui,da ultimo, può fornire una spinta propulsiva alla realizzazione delcambiamento: la domanda continua nel suo trend di crescita e lebanche sembrano essere sempre nuovamente interessate allavendita di questi prodotti, grazie alla costante diminuzione delrendimento dei titoli di Stato. Si inserisce in questo contesto ilsuccesso del Plafond Casa, un fondo di 2 miliardi di euro annun-ciato dal Governo Letta nello scorso novembre e messo a disposi-zione dalla Cassa Depositi e Prestiti per sopperire alla mancanzadi liquidità del sistema bancario e per rilanciare il mercato immo-biliare italiano. Il fondo è diventato operativo a inizio gennaio perle sole banche aderenti alla convenzione tra ABI e CDP tra le quali,oltre al gruppo Unicredit, spicca la presenza di istituti radicati sulnostro territorio quali Cassa di Risparmio di Ravenna e CreditoCooperativo Ravennate ed Imolese. Da un punto di vista stretta-mente pratico, chi desidera usufruire del Plafond Casa può rivol-gersi a una delle banche aderenti e presentare la propria richiestadi mutuo alle condizioni stabilite mensilmente dalla CDP: il tassoofferto, che varia in funzione della durata del finanziamento ri-chiesto e della solidità finanziaria della banca aderente alla con-venzione, per un mutuo a tasso variabile di durata trentennaleoscilla tra il 2,45% e il 3%. Bisogna tuttavia ricordare che allospread richiesto dalla Cassa Depositi e Prestiti la banca aderentepotrà applicare un ulteriore spread nonché le spese di istruttoria,perizia, incasso rata, servizi gestiti dall’istituto stesso e che po-tranno portare il costo complessivo del mutuo (il Taeg) oltre il 3%.Alla luce di queste considerazioni, il mercato immobiliare si con-ferma come un ambito dalle criticità chiare, sulle quali è possibileintervenire con provvedimenti efficaci e in grado di garantire be-nefici duraturi. La crisi non diventa quindi solamente un’opportu-nità per l’acquisto del singolo, ma anche un momento di confrontoe programmazione condivisa per ripensare un mercato socialmenteresponsabile, integrato con le diverse politiche e più vicino allavita di noi cittadini.

Marco SopraniResponsabile Editoria e Comunicazione

FIAIP Emilia-Romagna

Dalla fiscalità immobiliare al Plafond Casa, fino

all’innovazione urbanistica.Ce ne parla l’esperto della Fiaip

della provincia di Ravenna.

CONSULENZA E INTERMEDIAZIONE IMMOBILIARE

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