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Sudhakar Nadkarni Razionalismo indiano La scuola di Ulm Sudhakar Nadkarni / pag. 6 Intervista / pag. 8 Ulm in India / pag. 12 L'istituto / pag. 1 Diffusione della filosofia di Ulm nel mondo / pag. 2

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A small book of sixsteen pages, A5 format, about the indian designer Sudhakar Nadkarni, his studies at ULM in the sixties and the application of rationalism and modernism in Indian industrial design.

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Page 1: Sudhakar Nadkarni Ulm

SudhakarNadkarni

Razionalismo indianoLa scuola di Ulm

Sudhakar Nadkarni / pag. 6

Intervista / pag. 8

Ulm in India / pag. 12

L'istituto /pag. 1

Diffusione della filosofia di Ulm nel mondo / pag. 2

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HochschulefürGestaltung

corso base tenuto da Josef Albers presso la Scuola di Ulm© Hans G. Conrad

La Hochschule für Gestaltung è un centro Internazionale per lo studio, lo sviluppo e la ricerca nell’ambito della progettazione dei prodotti industriali.

Per prodotti industriali vanno intesi da un lato gli oggetti des­tinati all’uso quotidiano, all’impiego amministrativo e scientifico, nonché in campo edilizio, e dall’altro i veicoli visivi e linguistici dell’informazione diffusi dai moderni massmedia. La HfG si artico­lava in quattro sezioni: Progettazione del prodotto, Comunicazi­one, Edilizia, Informazione. Aggregato alla HfG era l’Istituto per la cinematografia.

Gli studi duravano quattro anni — il primo dei quali era dedicato al Corso fondamentale, mentre gli altri tre consistevano nella frequenza di una delle sezioni — e potevano concludersi con un di­ploma rilasciato dalla HfG. L’insegnamento consisteva nell’attività progettuale pratica, in lezioni e in seminari.

Agli studenti venivano trasmesse nozioni e metodi scientifici rilevanti nel lavoro di progettazione. Una parte delle lezioni era in comune per gli studenti di tutte le sezioni, altre lezioni venivano invece impartite specificamente agli iscritti alle singole sezioni. L’insegnamento era integrato da conferenze tenute da docenti ospiti, scienziati e designer di fama.

La formazione al mestiere di designer doveva essere in pari tempo una formazione alla responsabilità sociale e culturale. L’impostazione pedagogica della HfG perseguiva una solida capac­ità professionale sostenuta da consapevolezza critica.

Accanto al settore pedagogico c’erano alla HfG degli istituti nei quali si affrontavano compiti di ricerca e sviluppo negli ambiti della progettazione del prodotto, dell’edilizia e della comunicazione, su incarico di varie industrie e organizzazioni.

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Scuola di Ulm

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La diàspora:

la diffusone della filosofia di Ulm nel mondo

La riflessione di partenza era, ed è, che quello che conta di un’istituzione che è stata una “Scuola” nel senso forte del termine, è ciò che è successo di coloro che ne hanno fatto parte, e quello che essi sono stati in grado di produrre, sia che si tratti di conseg­uenze che di reazioni o di revisioni. Anche proprio nella prospetti­va di confrontare, con questi ulteriori sviluppi, quello che i reperti documentali della scuola paiono affermare.

Nel caso di Ulm, inoltre, la chiusura ha prodotto un’autentica diaspora degli “ulmiani” in tutti i paesi del mondo, il che va ascritto peraltro a una caratteristica di partenza della scuola stessa e cioè al suo carattere profondamente cosmopolita: il ritorno stesso degli studenti al paese d’origine ha prodotto un fenomeno di propaga­zione non indifferente. A questo va aggiunto un ulteriore fattore dalla colorazione più specificamente politica: l’attrazione eser­citata su una certa parte della popolazione studentesca (e non solo studentesca) dalle situazioni pionieristiche proprie dei paesi del terzo mondo.

Prendendo in esame le nazionalità e i paesi di destinazione dei designer formatisi alla HfG (vedi pagina a destra), ho quindi deciso di analizzare il contributo che scuola ha potuto dare all’India, paese culturalmente molto lontano dalle idee modern­iste. In particolare, nella mia ricerca, ho scelto di concentrarmi sulla figura di Sudhakar Nadkarni e sul suo operato nel campo del disegno industriale. Ho trovato molto interessante osservare come sia riuscito ad applicare una razionalizzazione delle forme e del processo produttivo ad utensili — costruiti artigianalmente — tipici della tradizione indiana, migliorandone allo stesso tempo estetica, funzionalità e riuscendo ad addattarli ad una produzione seriale.

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Paesi di provenienza

dei protagonisti della diàspora

Austria

— Herbert Lindinger

Brasile

— Almir Mavigner

Giappone

— Kohei Sugiura

India

— Sudhakar Nadkarni

Italia

— Giovanni Anceschi

Polonia

— Hans Roericht

Svezia

— Kerstin Bartlmae

Svizzera

— Dominique Gillard

— Claude Schnaidt

U.S.A.

— William S. Huff

— Tomàs Gonda

Germania

— Michael Klar— Otl Aicher— Karl-Heinz Krug— Bernd Meurer— Gui Bonsiepe— Alexander Neumeister— Michael Conrad— Herbert Ohl— Gunter R. Schmitz

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Razionalismo indiano / Sudhakar N

adkarni Sono trascorsi diciassette anni da quando, a Ulm, venni “battez­zato” e accolto ufficialmente nella nuova scuo la del design. Era quella un'epoca di profonda riflessione e, al tempo stesso, di ac­ceso dibattito sull’argomento.

Una volta ultimati gli studi, feci ri torno in India animato dalla consape volezza di una missione: mi sentivo in vestito di una grossa responsabilità ed ero ansioso di comunicare ad altri quanto avevo imparato. In quel perio do, il mio Paese si av­viava all’industrializzazione: l’industria era occupa ta a far fronte a esigenze impellenti e gran parte dei problemi erano legati alla produzione. Era in atto il quinto piano quinquennale e una serie di pro getti di sviluppo avevano ormai rag giunto la fase dell’attuazione. La tesi da me svolta a Ulm mi fornì gli stru menti critici per valutare a fondo tali progetti.

Nel 1969, in collaborazione con un mio collega, avviai un programma di Design del Prodotto presso l’Indu strial Design Centre, una sezione stac cata dell’Indian Institute of Technolo gy.

Riflessioni sul “dopo Ulm”

Dopo aver conseguito il diploma in Arti Applicate all’Università di Bombay, Sudhakar Nadkarni studia a Ulm dove consegue il diploma in Disegno Indu striale.

Ha fatto parte di importanti comitati e associazioni: tra gli altri, l’Industrial Design Committee, sotto il patrocinio del Governo Indiano, il IV Gruppo di Lavoro dell’ICSID (International Council of Societies of Industrial De sign), di cui è stato anche Presidente del Comitato di Istruzione.

Nadkarni è anche membro del Con siglio per la Formazione del Design dell’India.

Cenni biografici

prof. Sudhakar Nadkarni

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Inizialmente, il programma si arti colava in quindici mesi di studio, che furono in seguito portati a ventiquattro, per un programma di Master volto a dare a ingegneri e architetti una formazione come designer.

La politica a cui si ispira l'attività dell’Industrial Design Centre — concentrare l’impegno sui prodotti a basso contenuto tecnologico — ci ha aiutato a fare coprendere ai nostri decision makers il ruolo fondamentale del design in quanto strumento per elevare il livello di vita della nostra società e non soltan to per fornire prodotti sempre nuovi all’esportazione. Oggi gli allievi dell'IDC lavorano a una vasta gamma di prodotti, da quelli realizzati su vasta scala a quelli prodotti su scala ridotta, dai beni di consumo ai beni strumentali quali, ad esempio, le macchine utensili. In pratica, si è delineata una tendenza ben precisa: fare di ogni allievo un desi­gner consapevole del proprio ruolo so ciale e in grado di conciliare le esigenze del fruitore con quelle della progetta zione ottimale.

Gli allievi ammessi a seguire il corso provengono dalle facoltà di architettu ra o di ingegneria e portano su di sé i segni delle annose carenze del nostro sistema scolastico. Per accostarsi alla profes­sione del designer, debbono dunque disimparare gran parte di quanto hanno appreso durante gli anni di studio.

Il primo compito del docente è ap punto formare persone in grado di pensare e di porvi interrogativi, di assorbi re informazioni vagliandole e rielabo randole in base al proprio giudizio. In una fase successiva, il docente illustra i materiali e le tecniche di produzi­one, per poi giungere al momento culminante della sua opera, quello in cui è chia mato ad impartire ai propri allievi i valori di professionalità che li porte ranno a identificarsi emotivamente con il loro ruolo di designer.

Per quanto ci riguarda, ritengo che ci troviamo in una posizione vantaggio sa, poiché godiamo di una certa libertà d'azione dal punto di vista accademico e, operando nell'ambiente tecnologico, abbiamo accesso alle soluzioni più nuo ve e avanzate, L'Industrial Design Centre, considerato uno dei più impor tanti del mondo, è stato segnalato dal l'UNESCO come modello di istituto di design nella regione asiatica.

Personalmente, mi riempie di soddisfazione poter contribuire allo sviluppo del design e, in generale, alla cre scita del mio Paese.di Sudhakar Nadkarni

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Razionalismo indiano / Intervista

We stayed in a chawl, community living. There were multiple families staying on my floor and our neighbor was a signboard painter. He painted hoardings at cinema halls. I used to help them. I studied in a municipal school and was quite interested in drawing and painting. Every­one used to ask me to draw something for them. I wasn’t so good in my studies and used to do side jobs related to drawing while studying.

Then I got admission in JJ School of Arts for commercial arts stream. For my diploma project I got state medal. My major was in layout and poster design. In our batch government of Maharashtra changed the rule and only 5 people passed as cut off limit was changed to 60%. At our time strength was 30. I remember a profes­sor called Mr. Mahajan who used to police us and keep a tab on who is coming in the college. That time the Director used to stay in the Rud­yard Kipling’s bungalow. I took up a job in Asiart Advertising post JJ School of Arts.

Vivevamo in un chawl, facendo vita di comunità. C’erano più famiglie che vivevano sul mio stesso piano e il nostro vicino era pittore di insegne. Dipinse cartelloni nelle sale cinematografiche. Io solevo aiutarlo. Ho studiato in una scuola comunale ed ero molto interessato al disegno e alla pittura. Tutti mi chiedevano di disegnare qualcosa per loro. Non ero così bravo nei miei studi ed ero solito fare lavori legati al disegno durante gli studi.

In seguito fui ammesso alla JJ School of Arts per il corso di arti pubblicitarie. Per il mio pro-getto di diploma ebbi la medaglia di stato. La mia specialistica fu in layout e poster design. Nel nos-tro lotto di governo del Maharashtra solo 5 per-sone passarono visto che il limite d’ammissione venne cambiato al 60%. A quel tempo eravamo in 30. Mi ricordo di un professore chiamato Mr. Mahajan che ci sorvegliava e teneva un registro su chi frequntava regolarmente. Ai tempi il diret-tore risiedeva nel bungalow di Rudyard Kipling. Trovai lavoro nel Asiart Adevertising post della JJ School of Arts.

Is there something in your childhood that influenced youto be a Designer?

C’è qualcosa che nellatua infanzia ti ha spintoa diventare un Designer?

Intervistadi Samiksha Kothari e Prerak MehtaMumbai, dicembre 2010

tratta da www.designinindia.net/design-thoughts/teachers/sudhakar-nadkarni/interview.html

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My friend Yashwant Chaudhary came back from Switzerland while I was working. He has done great work in symbol and logo design. For example the logo of the ICICI bank. He was my mentor. By this time I had done many exhibi­tions and he felt that I had a good 3­dimensional understanding. He suggested that I should go to ULM school which is very famous and will be apt for me. It was a tough decision as I already had a job. But, then I thought that I will go there for a year and come back. That time foreign exchange was very difficult. As I had done some murals for commonwealth games, RBI gave me a lot of foreign exchange but I didn’t have equivalent rupees to spend. That was good enough for buy­ing tickets. I was suggested to take up product design. My family also didn’t know what product design is. There I got state scholarship and could finish my studies.

Chi mi spinse fu il mio amico Chaudhary Yashwant, tornato dalla Svizzera mentre lavoravo. Ha fatto ottimi lavori nel campo del logo design. Ad esempio il logo della banca ICICI. Era il mio mentore. Fino a quel momento avevo fatto numerose mostre e lui sentì che avevo un buon senso della tridimensionalità. Mi suggerì che sarei dovuto andare alla scuola di ULM, che era molto famosa e adatta per me. Fu una decisione difficile, siccome avevo già un lavoro. Ma, poi, pensai che sarei andato lì per un anno per poi tornare indietro. Lo scambio di valuta estera a quei tempi era molto difficile. Dato che avevo fatto alcuni murales per i giochi del Common-wealth, RBI mi diede molta valuta estera, ma non avevo un equivalente in rupie da spendere. Bastò, però, per comprare i biglietti. Mi venne suggerito di intraprendere il corso di progettazione del pro-dotto. Nemmeno la mia famiglia sapeva che cosa fosse design del prodotto. Là ricevetti una borsa di studio statale e potei completare gli studi.

What made you chooseDesign as your career?

Cosa ti ha spintoa scegliere il Designcome attività lavorativa?

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While I was studying in Germany, my project guide was invited to set up NID in India. As soon as I finished my studies at ULM, I was asked to go to NID to teach. Teaching is not my forte. I am more comfortable on the drawing table. At this time NID was just coming up. Kumar Vyas and I started a product design program at NID. While I was studying at ULM, Kumar Vyas came there for 6 months from Royal College of Arts. My ideology at ULM was just fitting in back here as India was just developing and within the economy what can we improve. That's why we thought to start with the ULM philosophy rather than the American way of styling.

We had to do two degree projects at ULM — theoretical and practical. My theoretical project was — “How design can help in national planning and developmental programs”. I had a thought that we require a different approach then what was being followed at NID. This led to the setting up of IDC at the IIT Bombay campus.

Mentre studiavo in Germania, la mia guida progettuale fu invitata a organizzare NID in India. Appena finii i miei studi ad ULM, mi venne chiesto di andare ad insegnare al NID. L’insegnamento non è il mio forte. Sono più a mio agio sul tavolo da disegno. A quei tempi il NID era agli inizi. Kumar Vyas e io iniziammo un programma di product design presso il NID. Mentre studiavo a ULM, Kumar Vyas venne là per 6 mesi dal Royal College of Arts. La mia ideologia ad ULM stava prendendo piede mentre l'India era in via di sviluppo e ci chiedevamo cosa potevamo migliorare applicandola all’economia. Ecco perché pensammo di iniziare con la filoso-fia di ULM piuttosto che procede con lo stile Americano.

Dovemmo fare due progetti di laurea presso ULM — teorica e pratica. Il mio progetto teorico fu “Come il design può contribuire a una pianifi-cazione nazionale e nei programmi di sviluppo”. Ebbi il pensiero che necessitassimo di un approc-cio differente rispetto a quello seguito dal NID. Ciò portò alla creazione del IDC al IIT Bombay campus.

What part of your learning asa student do you rememberthe most?

Quale parte della tua carrieradi studente ti ricordi di più?

Razionalismo indiano / Intervista

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HfG (Hochschule für Gestaltung) has been my biggest influence. In JJ School of Arts you learn the skills, but the philosophies and intellectual schools of thoughts were learnt only at ULM. I am heavily influenced by German design — pu­rity, precision, details.

In terms of designers, I was influenced heavily by Professor Tomas Maldonado, the then dean of ULM school. He is the one who brought ULM to where it was. It was he who believed that design is an intellectual and social phenomenon. That design has got a methodology, the Bauhaus philosophy and others. I was also influenced by Guzzello. Also, the environment at ULM was very inspiring. One could see good products coming around.

HfG (Hochschule für Gestaltung) è stata la mia più grande influenza. Nella JJ School of Arts si imparano le tecniche, ma la filosofia e le scuole di pensiero intellettuale si apprendono solo ad ULM. Io sono fortemente influenzato dal design tedesco — purezza, precisione, dettagli.

In termini di progettisti, sono stato fortemente influenzato dal professor Tomas Maldonado, il decano d'allora della scuola di ULM. Egli è colui che portò ULM al livello che fu. Era lui che credeva che il design è un fenomeno intellettuale e sociale. Che il design ha una metodologia, la filosofia del Bauhaus e altri. Sono stato anche influenzato da Guzzello. Inoltre, l’ambiente in ULM è stato molto stimolante. Uno poteva ve-dere continuamente ottimi progetti intorno a sé.

Who are your major influences in your professional life?

Chi ti ha influenzato di più nella tua vita professionale?

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«Il gamela è un recipiente simile a una padella, utilizzato quotidi­anamente per il trasporto di vari tipi di materiali, quali calcestru­zzo, malta e mattoni. La nuova linea con profilo a ellisse facilita l’impilaggio con o senza materiale, per mette di afferrare più saldamente il contenitore con le mani, favorisce la fuoriuscita del materiale al momento del suo trasferimento e rende il gamela più comodo da reggere sul capo».

Gamela

Frullatore

per canna

da zucchero

«Un fresco succo di canna da zucchero, frullato e servito lungo le strade com merciali, è piuttosto economico, nu triente e può facilmente competere con bibite straniere come la coca­cola. Inoltre ciò procura lavoro a un gran numero di piccoli venditori. La nuova idea è costituita da un sistema di rac colta del succo entro bottiglie standard perfettamente chiuse, rendendolo completa­mente igienico. Il meccani smo frullatore è riorganizzato al fine di assicurare la separazione tra le parti meccaniche che necessitano di lubrifi cazione e lo spazio dove si frulla la can na da zucchero».

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«I carretti per la vendita ambulante, così spesso presenti nelle nostre città e paesi, sono parte importante della no stra cultura. Una “ri­progettazione”, piuttosto che un sistema alternativo (come i ristoranti), rappresenta un ap proccio culturalmente più equilibrato. Il valore funzionale del carretto è stato moltiplicato con parecchie combinazio ni per la vendita di svariati tipi di mer ci, come tè, pentole, sigarette, libri e riviste. Assai utili risultano il riposti glio posizionato a un’altezza adeguata e il tetto ripiegabile per proteggere dal sole».

Carretto

per la

vendita

ambulante

Chula

a carbone

«La stufa (chula) portatile a carbone è costituita generalmenteda un secchio e da uno spesso strato di materiale iso lante (cemento o fango). La stufa idea ta per il concorso indetto dalla Coal India presenta alcune caratteristiche particolari: tra le principali, il fatto che tra l’isolamento esterno in amianto e il recipiente dove brucia il carbone sia stato previsto un traferro che funge da isolante leg­gero e permette l’afflusso di aria calda».

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Razionalismo indiano / U

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«Le industrie indiane impiegano princi palmente manodopera per la produzio ne di scatole assemblate per mezzo di chiodi. È stata ideata una nuova mac china per inchiodare non alimentata da alcun tipo di energia: fornisce e posizio na i chiodi per mezzo di una molla, co me una “cucitrice”. I colpi di martello possono essere dati con minore atten zione e maggior precisione. Il tasso di produzione delle scatole può essere portato a 25 unità giornaliere per per sona, raddoppiando il reddito dell’ope raio».

Macchina

per

inchiodare

Elmetto

protettivo da

minatore

«Nei paesi tropicali, le miniere a cielo aperto comportano per gli operatori numerosi problemi connessi al calore e alla polvere. Il nuovo casco sfrutta la forma del cranio per aumentare lo spa­zio e l’aerazione tra la cinghia e la calot ta. Il respiratore munito di schermo protettivo è stato ideato tenendo conto di precise esigenze culturali dei mina tori, come, ad esempio, masticare pan (foglie di betel) o parlare tra loro, esi genze che avevano spinto in passato gli stessi minatori a rifiutare l’uso dell’e quipaggiamento di protezione».

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Nicola RivaCorso di Metodologia del progettoDocente Marco Tortoioli RicciAnno Accademico 2010/2011ISIA di Urbino