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[STUDIO GEOMORFOLOGICO - P.C.S. – PARGHELIA (V.V.)] novembre 2012
Geol. Dr Domenico Putrino
INDICE
1 – PREMESSA E METODOLOGIA DI STUDIO
2 – LOCALIZZAZIONE DELL’AREA
3 – CARATTERI DI GEOTETTONICA GENERALI
4 – SISMICITÀ
5 – MORFOLOGIA DELLA COSTA
6 - GEOMORFOLOGIA
7 - GEOLOGIA
8 – CARATTERISTICHE CLIMATICHE
9 – IDROLOGIA ED IDROGEOLOGIA
10- CARTA CLIVOMETRICA
11- CARTA DELLA FATTIBILITÀ E DELLE AZIONI DI PIANO
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1 – Premessa e metodologia di studio
L’Amministrazione Comunale di Parghelia con Delibera n° 137 del 29.11.2011 ha affidato
allo scrivente il compito di redigere lo Studio Geomorfologico al PCS (Piano Comunale Spiaggia) .
Il PCS costituisce lo strumento di pianificazione a livello comunale delle aree ricadenti nel
demanio marittimo, rimanendo perciò escluse le are sottratte alla competenza regionale dal
DPCM 21.12.1995. L'ambito di intervento del Piano è sostanzialmente la porzione di demanio
marittimo definita come spiaggia, fino alla battigia così come delimitato nel SID e come trasposto
nelle tavole di Piano allegate alla presente relazione.
Lo studio ha interessato, nello specifico, la fascia costiera che si interpone tra i Comuni di
Zambrone a nord e Tropea a sud, includendo il tratto di competenza demaniale e le aree di più
immediata influenza. E’ evidente che per talune analisi, in particolare dove i processi
morfogenetici mostravano di avere origine o dipendere da fenomeni esterni, lo studio non si è
limitato alla fascia suddetta ma si è esteso alle aree marginali.
Dopo aver eseguito le opportune ricerche biblio-cartografiche ed il riesame di indagini e
studi precedenti, lo studio si è sviluppato attraverso il rilevamento geologico-geomorfologico di
dettaglio e la redazione di specifiche carte tematiche di analisi per arrivare ad una carta della
pericolosità e fattibilità delle azioni di piano sulla quale sono riportati gli elementi più significativi
evidenziati dalle analisi ed ai quali possono essere associati fattori preclusivi o limitativi dell’uso
del territorio.
Gli allegati elaborati cartografici, redatti in Scala 1.5000 comprendono:
7.1 Inquadramento 7.2 Cartografia PAI 7.3 Carta litologica 7.4 Sezioni litologiche tipo 7.5 Carta geomorfologica 7.6 Carta del sistema idrografico 7.7 Carta clivometrica 7.8 Carta della fattibilità e delle azioni di piano.
Attraverso gli stessi elaborati grafici e cartografici di sintesi è stata così operata una
discriminazione di massima delle aree del territorio comunale diversamente caratterizzate sotto il
profilo della pericolosità geomorfologica, con distinzione e graduazione delle condizioni che
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possono influenzare, da un livello massimo (fattori escludenti) ad uno minimo (fattori limitanti,
fattori favorevoli) le scelte dello strumento di pianificazione comunale.
Per quanto concerne la pericolosità sismica locale, in considerazione della tipologia del
Piano e degli obiettivi che lo stesso si pone, ovvero l’utilizzo delle aree ricadenti dentro il demanio
marittimo ai soli fini della balneazione nel periodo estivo, tenuto conto che non sono previste
strutture fisse di alcun tipo, ma solo attività temporanee facilmente rimovibili (ombrelloni, sdraio,
asciugamani, docce.. ecc ) non si rende necessaria la zonizzazione sismica.
Per le finalità e per le metodologie adottate lo studio, in nessun caso, può essere utilizzato
per scopi diversi o in sostituzione degli studi geologici e geotecnici destinati alla realizzazione di
opere di ingegneria, per i quali, invece, è obbligatorio eseguire indagini e prove specifiche come
previsto dalle NTC 2008 e s.m.i. L’utilizzo o la citazione, anche parziale, dei dati riportati in questo
studio deve essere esplicitamente approvata dallo scrivente.
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2 – Localizzazione dell’area
Il Comune di Parghelia ricade nella Provincia di Vibo Valentia lungo la fascia tirrenica
meridionale, tra i comuni di Tropea a Sud e quello di Zambrone a nord, così come si evince dalla
figura che segue.
Fig 1 – Territorio di Parghelia estrapolato da Google Maps
In particolare lo studio interessa le aree poste all’interno del demanio marittimo, comprendendo
la fascia di territorio delimitata dal SID.
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3 – Caratteri di geotettonica generali
L’area in studio è ubicata sul versante tirrenico della Calabria centro meridionale delimitata
dall’altopiano granitico del Monte Poro che costituisce una porzione del dominio montuoso delle
Serre localizzato tra Catanzaro a Nord, la valle del Mesima ad Ovest e la Piana di Gioia Tauro a sud
e la costa ionica ad est. I processi tettonici legati al sollevamento della catena sono riferibili a fasi
post-alpine: la fase del Miocene superiore e la fase medio-pliocenica. Più recenti fasi compressive
sono state attribuite all’attività tettonica pleistocenica (Ghisetti, 1979; Meulenkamp et al., 1986;
Van Dijk & Okkes, 1991). In tale visione il promontorio di Capo Vaticano verrebbe, quindi, a
rappresentare una struttura ad horst, interrotta a sud dal graben del Mesima e a nord dal sistema
di faglie che si protrae fino a Pizzo. Durante il suo sollevamento si sono formati i diversi ordini di
terrazzi che da Monte Poro, a raggiera, degradano verso il Mar Tirreno. Ad un sistema principale di
faglie che ha dato origine all’Horst di Monte Poro si evidenziano una serie di faglie trasversali a
questa, con andamento parallelo alla costa le cui evidenze sono da associare alle scarpate che
raccordano i vari terrazzi immergenti verso il Tirreno.
L’altopiano del Poro rappresenta, quindi, l’elemento strutturale e geomorfologico più
importante in questa vasta area a cui Cortese diede il nome di “regione del Poro”; trattasi di un
vasto falsopiano compreso tra le quote 500 e 700 metri s.l.m. esteso fino all’abitato di Vibo
Valentia; le propaggini nord occidentali della dorsale di Monte Poro arrivano fino alla costa
formando il promontorio di Capo Vaticano. Il raccordo tra l’altopiano e il mare si concretizza
attraverso 4 o 5 ordini di terrazzi di varia ampiezza, rappresentativi delle fasi di ritiro del mare
nonché di fasi marcate del sollevamento orogenico del sistema Appenninico. Tra i principali
terrazzi si succedono, partendo dall’alto, quello su cui vi sono gli abitati di Spilinga, Caria e
Zaccanopoli (ca. m 400-450 s.l.m.), poi vi è quello di Brattirò (ca. m 320-340), quello di Ricadi e
Sant’Angelo (ca. m 260-290), quello di Zambrone (ca. m 210-240), quello di San Costantino,
Conidoni e Paradisoni (ca. m 150-190) e infine quello posto lungo il mare sul quale sorgono Tropea
e Parghelia (m 50-80). Le serie marine depositatisi durante il Miocene, che ricoprono le rocce più
antiche, sono rappresentate da calcarenitiche e sabbie. All’interno di questi sedimenti si
rinvengono di frequente fossili di coralli, molluschi, echinodermi (Clypeaster), e talvolta di squali e
grandi mammiferi marini (Sirenidi). La sequenza è chiusa dai depositi clastici del Pliocene e quelli
quaternari in facies continentale.
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4 – Sismicità
Riguardo la sismicità allo stato attuale il territorio comunale di Parghelia appartiene alla
Zona 1 della Mappa sismica indicativa della zonizzazione del territorio italiano in base
all’Ordinanza 3274 del Marzo 2003 ed a quella successiva delle NTC 2008, secondo un coefficiente
sismico C = 0,1 e grado di sismicità S = 12, quindi, secondo i criteri e metodi della I Categoria
Sismica. Nel più recente Rapporto Conclusivo Zonazione Sismogenetica ZS9, le zone-sorgenti della
Calabria fino allo stretto di Messina (zone da 65 a 72 in ZS4) sono state modificate in due nuove
zone, una sul lato tirrenico della regione (zona 929) e una sul lato ionico (zona 930). La figura
mostra il modello proposto in relazione al contenuto informativo di DISS 2.0.
L’esistenza di queste due distinte zone rispecchia livelli di sismicità ben differenti. I
terremoti con più elevata magnitudo hanno, infatti, interessato i bacini del Crati, del Sabuto e del
Mesima fino allo Stretto di Messina (Zona 929) Tra questi spiccano la sequenza del 1783 e i
terremoti del 1905 e 1908. Viceversa sul lato ionico della Calabria solo 4 eventi hanno superato un
valore di magnitudo pari a 6. Il 4 febbraio 2008 sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le
nuove Norme Tecniche per le Costruzioni elaborate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
L'allegato A di tali Norme prevede che l'azione sismica di riferimento per la progettazione
(paragrafo 3.2.3) venga definita sulla base dei valori di pericolosità sismica proposti sul sito
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dell’INGV al termine del Progetto S1. Queste stime di pericolosità sismica sono state
successivamente elaborate dal Consiglio Superiore per ottenere i parametri che determinano la
forma dello spettro di risposta elastica; tali parametri sono proposti nell'allegato A del Decreto
Ministeriale.
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5 – Morfologia della costa
Dal punto di vista morfologico e quindi anche dell’evoluzione geomorfologica, la costa
oggetto di studio è un continuo alternarsi di rientranze e promontori che rendono unico ogni
singolo segmento che la compone. Non omogenea, presenta caratteristiche sostanzialmente
differenti. Una prima diversità è legata ai sedimenti che costituiscono il litorale; per circa 1/3
quest’ultimo è rappresentato da una spiaggia ciottolosa (fig 2) i cui frammenti derivano dallo
smantellamento delle rocce che affiorano nell’immediato retro costa, a tratti con scogli di
dimensioni notevoli (Scoglio Palombaro, Scogliera di Vardano “I ringhi”, Scoglio d’a Madonna, le
Taverne ecc). La restante porzione il litorale assume le sembianze di una spiaggia sabbiosa , a
luoghi isolata e posta all’interno di insenature naturali (marina di Michelino) a tratti più estesa
come quelle che si collocano ai due estremi del territorio comunale, ovvero Spiaggia di
San’Antonio ai confini con Tropea (Fig. 3) e la Spiaggia di Bordila ed il litorale delle Fornaci ai
confini con Zambrone. Ed è proprio ai due estremi del litorale parghelese che la costa alta,
impostata sulle antiche rocce granitiche, si allontana dal mare lasciando spazio ad una pianura
costiera più ampia, ormai stabilizzata per l’intervento dell’uomo che l’ha antropizzata, ma più
specificatamente per la ormai lontananza dal mare e per la differenza di quota che la rende
inaccessibile all’azione erosiva del moto ondoso.
Fig. 2 - Litorale roccioso con tratti di costa a falesia - Scoglio del Palombaro
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Fig.3 - Litorale sabbioso - Spiaggia di Sant’Antonio
Fig. 4 – Alternarsi di rientranze e sporgenze
Il litorale, nel tratto di costa da Pizzo fino a Capo Vaticano è stato inserito ai sensi della L.R.
n.13 del 21.4.2008 all’interno delle aree marine da proteggere. L’area dell’intervento risulta
essere interessata o posta nelle vicinanze di due siti SIC presenti nell’elenco del Decreto del
Ministero dell’Ambiente del 25.3.2005 ai sensi della direttiva 92/43/CEE.
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6 - Geomorfologia
Composizione litologica delle rocce, assetto tettonico, differente erodibilità, permeabilità
dei litotipi condizionano i molteplici assetti geomorfologici che caratterizzano il litorale parghelese.
Si è ritenuto utile effettuare una suddivisione in tratti, grossomodo, omogenei del litorale per
spiegarne le peculiarità, le possibili evoluzioni unitamente alle restrizioni che derivano da
situazioni locali piuttosto che condizioni generali.
Fig. 5 Segmento di litorale: dal porto di Tropea agli scogli della Ringa – Spiaggia di Sant’Antonio
Il primo segmento costiero, partendo da sud-ovest, è quello che si interpone tra il porto di
Tropea e gli scogli della Ringa (Spiaggia di Sant’Antonio) per una lunghezza di circa 950 metri. In
queste aree l’accesso alla spiaggia è facilitato dal Torrente la Grazia, che alla foce scorre poco
inciso all’interno del suo alveo, dalla maggiore lontananza dal mare dei versanti rocciosi di
retrocosta, dalla presenza di depositi alluvionali ormai stabilizzati. Il litorale sabbioso si presenta
regolare, con una leggera concavità in prossimità del porto di Tropea. La profondità della spiaggia
è variabile da 20 a oltre 60 metri. Dai dati riportati nel PAI il tratto costiero in studio, nella sua
quasi totalità, è in gran parte in erosione e solo una porzione ridotta in ripascimento (cfr tav. 7.2).
Opere a mare (pennelli e barriere soffolte ben evidenti nella ortofoto) hanno di fatto ridotto
l’erosione e protetto l’arenile; si potrebbe, quindi, pensare ad una locale inversione di tendenza in
questo tratto di costa, favorita da alcuni eventi alluvionali particolarmente intensi che hanno
colpito il basso tirreno meridionale tra il 2010 e il 2011 producendo un cospicuo ripascimento
naturale che ha fatto avanzare la linea di costa di diversi metri, a luoghi fino ad oltre 20. La figura
che segue rappresenta la sovrapposizione della base aerofotogrammetria e dell’attuale linea di
riva (in blu), sulla foto aerea del PAI.
Fig.6 Sovr. della base aerof. utilizzata per il PCS e della linea di riva rilevata nel Dic 2011 su ortofoto del PAI 2001.
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La riduzione degli apporti solidi da parte dei torrenti legata in parte alla regimentazione dei
corsi d’acqua ed in parte ai cambiamenti climatici degli ultimi 20 anni, la realizzazione de braccio a
mare del porto di Tropea, unitamente all’azione incessante dei venti di libeccio e di maestrale che
tendono ad allontanare i depositi verso il mare aperto, non fanno sperare in una inversione di
tendenza definitiva verso il ripascimento generalizzato di questo ambito ma piuttosto a
cambiamenti temporanei legati a condizioni parossistiche come gli eventi alluvionali dei trascorsi
inverni. Un certo equilibrio della linea di riva è possibile per effetto della protezione dal moto
ondoso derivante dai pennelli esistenti i quali inducono alla cattura dei sedimenti sabbiosi
trasportati (long shore transport) per effetto componente orizzontale del moto ondoso.
Problematiche ancora irrisolte si rinvengono nel tratto di spiaggia in prossimità degli Scogli
della Ringa; il rilievo della linea di riva del Dicembre 2011 ha consentito di accertare un leggero
aumento della spiaggia, poco significativo e con tutta probabilità da attribuire unicamente
all’evento alluvionale dell’ottobre 2010 dove sono confluiti i depositi erosi lungo il bacino del
Torrente Bardano, piuttosto che ad una vera e propria tendenza naturale al ripascimento.
Dal punto di vista geomorfologico il tratto di litorale indagato non presenta particolari
problematiche per ¾ del suo sviluppo (spiaggia di Sant’Antonio), dove il versante roccioso si
estende in posizione arretrata rispetto alla spiaggia stessa e non è in grado di produrre
penalizzazioni di alcun tipo.
Diversa è la situazione nel tratto terminale della stessa spiaggia in prossimità della piccola
rientranza accanto agli scogli della Ringa, dove il versante presenta libertà morfologiche con
possibilità che si verifichino fenomeni franosi sotto forma di dissesti per crollo, rotolamento e/o
distaccamento di porzioni di roccia disarticolate dall’ammasso roccioso. A conferma di quanto
detto l’area è censita, nella cartografia ufficiale del PAI, come Zona R3, così come si evince dallo
stralcio di figura ___. Per quest’area la
limitazione all’utilizzo è dettata dalla possibilità
che si verifichino crolli improvvisi anche
indipendenti da cause esterne. L’accesso alla
spiaggia avviene dal mare o da una scalinata
privata che sale su per il versante .
Fig.7 - Stralcio PAI – Aree a rischio frana
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Il secondo segmento costiero è quello che corre tra la Spiaggia di Michelino e il promontorio della
Tonnara, prima che inizi la Spiaggia di Bordila, sviluppandosi da sud ovest verso nord-est per circa
3,0 km
Fig. 8 Tratto di litorale compreso tra la Spiaggia di Michelino e la Spiaggia di Bordila
In questo tratto di costa l’accesso al mare è reso difficile dall’angustità del versante roccioso che,
con acclività elevate si sviluppa fino a ridosso della battigia; la spiaggia è ciottolosa con presenza
di scogliera naturale emersa e sommersa, ed è stretta e discontinua, facilmente superata dal moto
ondoso durante fenomeni marini anche non particolarmente intensi. Una serie di strade private,
molte delle quali non carrozzabili, direttamente connesse con i vari resort che si sviluppano su
terrazzi sovrastanti la costa, consentono di raggiungere il litorale. Per gran parte del suo sviluppo,
quindi, la costa assume ancora la conformazione di una falesia attiva, e solo più a nord, dove gli
scogli o i pennelli fungono da protezione , ricomincia la spiaggia sabbiosa, ancorché ridotta.
Dal punto di vista geomorfologico la costa a falesia rappresenta certamente un elemento di spicco
e di fatto localmente anche limitativo all’utilizzo del territorio. Laddove le classi di pendenza
assumono valori angolari importanti, dove la vegetazione rupestre e mediterranea è assente, la
roccia molto fratturata, ovvero ancora dove l’azione dell’uomo ha modificato l’assetto originario
per la realizzazione di strutture piuttosto che di strade resesi necessarie per collegare i vali villaggi
alla costa, sono possibili situazioni di rischio legate a possibili distacchi di blocchi di rocce
disarticolati dal substrato. La foto che segue è esplicativa di quanto appena detto.
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Fig 9 Falesia attiva: distacchi di blocchi rocciosi dai versanti di retrocosta
Per quest’area la limitazione all’utilizzo è dettata dalla possibilità che si verifichino crolli improvvisi
anche indipendenti da cause esterne.
Il terzo segmento costiero è quello che corre a sud-est di Punta Tonnara interessando
tutto il tratto della Spiaggia di Bordila per una lunghezza di circa 1800 m. In queste aree l’accesso
alla spiaggia è facilitato dai modesti dislivelli tra la porzione di territorio che si trova a monte della
Strada Provinciale e la costa. Il versante roccioso, a partire da Punta Tonnara tende ad allontanarsi
dalla costa dando spazio ai depositi sabbiosi dunali. La profondità della spiaggia è variabile da 30
ad oltre 200 metri, ma la porzione di litorale ancora mobile, ovvero soggetta all’azione del moto
ondoso, è ridotta a poche decine di metri. Dai dati riportati nel PAI il tratto costiero in studio,
nella sua quasi totalità, è in erosione (cfr tav. 7.2). Opere a mare (pennelli e barriere soffolte ben
evidenti nella ortofoto) hanno di fatto ridotto l’erosione e protetto l’arenile per un breve tratto.
Dal punto di vista geomorfologico il tratto di litorale indagato non presenta particolari
problematiche; per l’intero sviluppo il versante corre in posizione molto arretrata rispetto alla
spiaggia stessa e non è in grado di produrre penalizzazioni di alcun tipo.
Fig. 10 Tratto costiero Spiaggia di Bordila
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7 - Geologia
Le formazioni affioranti all’interno del territorio in studio sono prevalentemente
rappresentate da rocce cristalline ascrivibili al Paleozoico ricoperti dai depositi alluvionali
stabilizzati e non, e dalle sabbie eoliche.
Complesso quarzo monzonitico e granitico.
Si rinvengono in affioramento lungo la scarpata di retro costa e sono rappresentati da
rocce intrusive a composizione variabile tra la quarzo-monzonite ed il granito, con frequenti
intervalli pegmatitici ed aplitici. Si tratta, quindi, di rocce cristalline a struttura granulare
ipidiomorfa, a grana media e grossolana, ricche di biotite, spesso alterate in superficie. Il grado di
alterazione è quasi sempre molto elevato ed è da attribuire sia ai lunghi periodi di continentalità
quanto allo stress tettonico subito durante le fasi pre-plioceniche (disturbo sismo-genetico). A
luoghi la roccia assume le sembianze di un sabbione in disfacimento, facilmente disgregabile
manualmente con resistenza ai processi erosivi fortemente ridotta.
Depositi alluvionali stabilizzati e dei corsi d’acqua
Affiorano estesamente in corrispondenza della spiaggia di Sant’Antonio ed occupano gli
alvei di tutti i corsi d’acqua che sfociano a mare nel tratto di costa parghelesi. Quelli presenti in
prossimità della foce del Torrente la Grazia, in destra idraulica, sono ormai stabilizzati ed
interessati da intense attività umane a carattere agricolo e secondariamente urbanistico. Sono
costituiti da ciottoli e sabbie quarzose non diagenizzate e quindi facilmente erodibili sia dall’azione
operata dal moto ondoso quanto dall’azione operata dallo stesso torrente in occasione di piene
importanti. I depositi presenti negli alvei dei rimanenti corsi d’acqua sono rappresentati da sabbie
e ciottoli di svariate dimensioni, a luoghi anche metriche. Questo fa intuire la grande capacità di
trasporto che hanno questi corsi d’acqua che quantunque sottesi da bacini piuttosto modesti,
durante fenomeni temporaleschi intensi e continuati raggiungono velocemente portate
considerevoli aumentando, di fatto, la capacità di trasporto ed il potere erosivo-deposizionale.
Depositi di litorale
Quelli presenti in prossimità del confine con Zambrone, lungo la Spiaggia di Bordila sono
rappresentati da dune e sabbie eoliche mobili e stabilizzate; non esiste una netta differenza
granulometrica tra i due depositi; quelle ancora esposte all’azione incessante del moto ondoso si
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presentano rimaneggiate e modificano continuamente la morfologia, mentre quelle ormai
stabilizzate dall’azione esercitata dall’uomo non subiscono, oggi alcuna variazione. I depositi
presenti lungo il tratto costiero tra la Spiaggia di Michelino e la Spiaggia di Bordila sono
rappresentati da ciottoli e blocchi di svariate dimensioni fino a veri e propri scogli, in parte
sommersi in parte emersi. Il moto ondoso esercita, su questi depositi, un azione continua di
rimodellamento, favorita dai fenomeni di alterazione a cui la roccia esposta e soggetta.
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8 – Caratteristiche climatiche
Il clima dell’area investigata è tipico degli ambienti mediterranei con periodi di siccità tra
Giugno e Agosto e piogge distribuite nel periodo tra ottobre e marzo con massimi in autunno dove
sono possibili fenomeni temporaleschi anche di notevole intensità. La temperatura media annua
della stazione termo-pluviometrica di Tropea è di 27,9°;
la media annua delle precipitazioni è di 665 mm
(Ciancio, 1971). Nella tabella seguente sono riportati i
principali dati delle stazioni pluviometriche e
termometriche presenti nel territorio (P = precipitazione
media annua, T = temperatura media annua), utilizzando
un periodo di tempo quarantennale.
Stazione di
misura
Periodo di
osservazione
Altitudine
(m)
Temperatura
(°)
Precipitazioni
(mm)
Tropea 46 51 27,9 665
Pizzo Calabro 45 107 855
Joppolo 37 185 865
Briatico 45 25 870
Sulla base della classificazione bioclimatica di Rivas-Martinez la stazione di Tropea e in
generale tutta l’area di studio rientra nella regione bioclimatica termo-mediterranea superiore
caratterizzata da vegetazione forestale potenziale di boschi termofili di sclerofille inquadrabili
nella classe dei “Querceta Ilicis”, dominati dalla presenza del leccio (Quercus ilex) e aspetti di
macchia mediterranea a euforbia arborea (Euphorbia dendroides), lentisco (Pistacia lentiscus), ecc.
Le temperature sono elevate in estate mentre in inverno non si hanno mai condizioni di
freddo intenso anche quando il territorio è esposto ai venti provenienti dai quadranti
settentrionali.
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9 – Idrologia ed idrogeologia
Il reticolo idrografico dell’unità fisiografica in esame è rappresentato da una serie di torrenti,
fiumare e varie incisioni di vario ordine. L’assetto geostrutturale condiziona il reticolo idrografico
impostato anche in corrispondenza di alcune evidenti discontinuita tettoniche come nel caso del
Torrente la Grazia.
Fig. 11 Reticolo idrografico dell’area di interesse compreso tra il Bacino del Torrente la Grazia a Sud Ovest (confine con Tropea) ed il Bacino Rivo Cocomerara a nord-est (confine con Zambrone).
I corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale di Parghelia, da Sud Ovest a Nord est sono:
Nome Sup. Baci.
Imbr. kmq
Pend.
Med %
Q.Med.
m
Ord.
Hort.
Bacino
1 T.te La Grazia 11,615 25,22 417,43 3/4
Bacino T.ne della Grazia
Bacino Rivo Cocomerara
I
Litorale Comune di Parghelia
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2 V.ne Bordano/
Palombaro
1,6796 21.20 230,54 2
3 Torrente Armo/Pigna 3,8767 27.16 320,68 3
4 Torrente
Cannamele/Contura
1,0803 21.71 198,67 2
5 Torrente degli Spenti 2,6000 15,4 416,88 1
Fosso Rizzina,
Torrente San Nicola
6 Torrente Petrosa 2,0827 25.57 314,35 3
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7 Rivo Santo 1,0681 22,56 288,81 3
8 Rivo Costa Bordila IV
0,8301 26,8 132,11 1
Rivo Costa Bordila III
Rivo Marina Bordila II
Rivo Marina Bordila I
9 Rivo Cocomerara II 0,8534 19,54 219,21 2
Rivo Cocomerara I
Fig. 12 Tabella relativa ad alcune caratteristiche geomorfiche dei corsi d’acqua le cui caratteristiche principali consistono nella brevità del corso e nella variazione del regime, con portate salienti da fine ottobre a marzo e molto modeste nel periodo estivo.
Come si evince dallo stralcio di fig. 13 e dalla Tav. 7.6 di progetto, gran parte dei corsi
d’acqua che scorrono all’interno del territorio comunale di Parghelia nascono ben oltre i confini
amministrativi.
Fig. 13 Sovrapposizione dei limiti amministrativi sul reticolo idrografico
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Se si fa eccezione per il Torrente la Grazia che ha un bacino ampio se rapportato ai rimanenti
8, con una superficie di 11,6 kmq , i restanti hanno una superficie compresa tra 0.8 kmq (Rivo
Marina di Bordila e Rivo Cocomerara) e 3,8 kmq (Torrente Armo). Senza fare ricorso a calcoli
idrologici particolari, non necessari in questo studio per gli obiettivi che il Piano stesso si pone e
per i quali si rimanda al PSC comunale e a studi territoriali più ampi, quantunque in presenza di
organismi idrografici piuttosto modesti con indice di Horton-Strhaler mai superiore a 3 (se si fa
riferimento ai dati pubblicati dal PAI ed acquisiti su base cartografica 1:25.000 mentre su base
topografica più dettagliata il T.nte la Grazia dovrebbe in realtà avere un numero di Horton = 4 ), la
natura geologica dei terreni, costituiti da rocce cristalline facilmente erodibili a causa delle
vicissitudini tettoniche e dei lunghi tempi di esposizione agli agenti idro-meteorici, il basso grado di
permeabilità delle rocce che costituiscono l’ossatura del bacino, la forte acclività dei versanti e
delle aste che li sottendono (altezza media del Torrente la Grazia e San Nicola pari 417 m) che
conferisce alle acque elevata velocità e notevole capacità erosiva, la denudazione dei suoli,
l’elevata antropizzazione del territorio (che ha aumentato le superfici impermeabili, ridotto gli
spazi naturali e circoscritto entro alvei “minuscoli” i corsi d’acqua in prossimità dei nuclei abitati),
ed infine l’intensificazione degli eventi alluvionali che assumono, ormai, carattere temporalesco
rendono il territorio fortemente vulnerabile ed il valore del rischio che ne deriva elevatissimo per
le attività umane che dentro tale territorio si svolgono. Gli elementi suddetti fanno intuire che si è
in presenza di un regime torrentizio fortemente condizionato dalle precipitazioni (e quindi attivo
prevalentemente nei periodo autunnale ed invernale con maggiore intensità nei mesi che corrono
tra ottobre e gennaio), i cui volumi di acqua che si raccolgono e confluiscono nelle relative aste,
arrivano a mare in tempi brevissimi con portate generalmente elevate e con un altrettanto
trasporto solido; a parità di altre condizioni, infatti in bacini con pendenze maggiori l'acqua scorre
più rapidamente, si infiltra nel terreno con minore facilità ed è causa di piene importanti ed
improvvise.
E’ chiaro che non è possibile attribuire al rischio che ne deriva (Pericolosità * Vulnerabilità *
Valore) un “carattere di imprevedibilità”, considerato che sono note sia le condizioni geomorfiche
del reticolo idrografico sia le caratteristiche geomorfologiche dei bacini che sottendono il territorio
comunale quanto tutti gli altri parametri ed indicatori generici che direttamente o indirettamente
partecipano ad aumentare il rischio finale.
Le piene, che pertanto si verificano in concomitanza di precipitazioni intense e continue,
presentano una fase di concentrazione rapidissima che in breve fa aumentare la portata d’acqua e
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di conseguenza la capacità di trasporto di materiale detritico a valle. Non necessita effettuare delle
previsioni e calcoli probabilistici sui possibili risvolti che un evento alluvionale potrebbe
comportare; è sufficiente fare memoria degli eventi alluvionali che si sono ripetuti tra l’ottobre del
2010 e febbraio del 2011. La quantità d’acqua copiosa che si è riversata in un lasso di tempo
relativamente breve nel basso-medio tirreno calabrese, ha causato un evento alluvionale
devastante che ha procurato enormi danni alla cittadinanza e messo in “ginocchio” l’intera
cittadinanza, interrompendo le comunicazioni e devastando interi villaggi che sorgono lungo le
sponde dei corsi d’acqua.
Scarso interesse, ai fini del rischio, deriva dal regime idrogeologico; le caratteristiche dei
terreni fanno si che non si rinvengano falde idriche importanti. Sono presenti emergenze
sorgentizie, a carattere variabile, lungo i principali impluvi laddove le acque che si infiltrano
intersecano il pendio e vengono a giorno favoriti da una differenza di permeabilità relativa locale,
legata a condizioni di fatturazione minore (rocce) ovvero a intervalli meno permeabili intercalati
nei depositi sedimentari mio-pliocenici.
La forte vulnerabilità del territorio, legata alle condizioni sopra descritte ed attribuibile
genericamente a fattori naturali, sono aggravate da incaute attività umane che hanno antropizzato
il territorio, occupato gran parte degli letti fluviali e, di conseguenza, ridotto la larghezza naturale
degli alvei fatti scorrere all’interno di sezioni ridotte a luoghi “tombate”; ne è un esempio classico
il Torrente di Bardano (dove tra l’altro si sono verificate condizioni estreme di criticità durante la
scorsa alluvione) che in prossimità del centro urbano scorre all’interno di un alveo rivestito in c.a.
la cui larghezza che non supera il metro e che, subito a valle del ponte della FFSS, viene intubato
per un lungo tratto prima di riemergere e, con un brusco salto di quota, sfociare a mare.
Fig 14 foto dell’alveo del T.te Bardano sotto il ponte della Ferrovia fatto scorrere in una sezione in cls larga poco più di 1 m e foto del tratto intubato subito a valle dello stesso ponte, dove si è verificata l’ostruzione con i conseguenti danni.
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Il confronto tra le due foto di fig. 14 e quelle di fig. 15 fanno intuire immediatamente come è del
tutto irrazionale pensare di far scorrere, in una sezione così ridotta e tra l’altro non naturale, un
corso d’acqua che ha un potere erosivo e di trasporto solido elevato e che nella sua porzione
libera e semi-naturale si muove entro un letto decisamente più ampio e importante.
Fig. 15 L’alveo naturale del T.nte Bardano nel tratto finale fino alla foce e nelle sue aree a monte
In tale contesto, che appare generalizzato se riferito ai principali corsi d’acqua escludendo da
questi alcuni rivi e fossi la cui influenza è decisamente marginale, sono possibili le seguenti
considerazioni per ciò che attiene il piano spiaggia:
- ai sensi dell’art. 96 lettera f del R.D. 523/1904 è da escludere qualsivoglia attività di scavo
o realizzazione di strutture fisse entro una fascia di 10 metri a partire dal piede dall’argine
naturale del corso d’acqua per tutto il suo tratto e quindi anche nella porzione che corre
dentro le aree demaniali oggetto del presente studio; nel particolare valgono le indicazioni
riportate interamente nelle norme al Piano Spiaggia e comunque le norme più restrittive
richiamate da altre norme in materia paesaggistica, archeologica ecc...
- non è possibile la realizzazione di lidi e la balneazione nelle aree circoscritte nella Tav.
7.10 come aree a rischio caduta massi o aree in frana censite dall’ABR nel’ambito del PAI.
In questi zone la possibilità che si verifichino crolli di blocchi lapidei disarticolati
dall’ammasso roccioso è possibile anche al di fuori di eventi calamitosi esterni. I limiti
inseriti includono la fascia di rispetto di metri 10.
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10- Carta clivometrica
Per carta delle pendenze s'intende un documento che visualizza su supporto cartaceo le
pendenze di una data area, riunite in classi di intervallo predefinito e per la cui elaborazione
esistono vari metodi, alcuni dei quali derivanti da modelli digitali del terreno altri che si basano su
metodi semi-digitali o manuali. La modellazione attraverso elaboratori che utilizzano i DTM (DTM,
Digital Terrain Model) ovvero modello digitale del terreno, è una rappresentazione in 3 dimensioni
della morfologia di un territorio. La tecnica più diffusa per la creazione di un modello digitale del
terreno è quella del TIN (Triangulated Irregular Network). La struttura TIN, come lo stesso nome
suggerisce, rappresenta una superficie con una serie di elementi triangolari non sovrapposti. Un
TIN viene creato da una serie di punti (detti mass points), aventi valori di coordinate x,y,z. Dove x e
y sono le coordinate planimetriche e z la quota. Tali punti possono essere rappresentati da: - punti
quotati, nodi delle curve di livello. Tale modalità di ricavare la carta, quantunque possa risultare
valida soprattutto a scala di paesaggio, risulta meno adatta a scala comunale dove le
considerazioni e l’utilizzo successivo necessita di una certa omogeneità con variazioni non
necessariamente così dettagliate come possono essere quelle che si ottengono con una
modellazione digitale dove le minime variazioni vengono ad essere incorporate all’interno delle
entità areali definite dai poligoni .Proprio partendo da queste considerazioni si è optato per la
realizzazione di una carta delle pendenze con metodi semi-digitali.
Le evidenze morfologiche, confortate dalla possibilità di usufruire di uno volo in scala
1:5.000, hanno permesso di redigere detta carta. Considerato che, come detto in premessa, per
valutare correttamente alcuni fenomeni direttamente connessi all’evoluzione della spiaggia era
necessario studiare anche le fasce marginali, lo studio del territorio si è spinto oltre il limite
demaniale, il che ha portato sostanzialmente a distinguere più classi di pendenza da quelle che
genericamente ci si sarebbe potuti aspettare nello studio di un litorale. Esempio tipo è riportato
nello stralcio di fig. 16 mentre la tavola completa è riproposta nell’elaborato 7.7.
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Il territorio è stato, quindi, suddiviso in 5 classi di pendenza secondo lo schema riportato di
seguito.
Fig. 16 Stralcio carta delle Pendenze
In realtà la classe 5 raggruppa in se 3 classi di pendenza (tra 50 e 80% tra 80 e 100% e > 100%) ma
per le finalità che questo studio si propone si è preferito unificare le tre classi così da consentire
una più facile lettura del territorio e una minore difficoltà nell’utilizzo della stessa per la
costruzione di carte derivate.
Dalla realizzazione della tavola sono state tratte le seguenti considerazioni:
- la totalità delle aree comprese all’interno della fascia demaniale impegna le due classi di
pendenza poste agli estremi della scala. Oltre l’90% del litorale rientra nella I° classe di pendenza
con acclività inferiori al 10% mentre la restante porzione impegna aree con pendenze superiori
all’50%. Ciò è ampiamente giustificato considerato che 3 chilometri di costa sono rappresentati da
falesie attive con spiagge ciottolose e scogliere emerse e sommerse, poco accessibili, dove la linea
del SID si estende fino a toccare la base della scarpata.
- i depositi che costituiscono le aree a pendenze inferiori al 10% sono rappresentati da sabbie
rimaneggiate dal moto ondoso (Spiaggia di Bordila e Spiaggia di Sant’Antonio) e da depositi
rocciosi rappresentati da blocchi di svariate dimensioni oltre che da scogliere a luoghi in
continuazione con il versante sovrastante (dalla Spiaggia di Michelino fino a nord est di Punta
Tonnara). Pendenze superiori al 50% sono tipiche dei versanti impostati sui termini lapidei
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11- Carta della fattibilità e delle azioni di piano
Confrontando ed incrociando gli elementi rappresentati nelle diverse tavole di analisi, è
stata ricavata la carta della fattibilità per le azioni di piano. Trattasi, quindi, di una carta derivata
ricavata utilizzato un sistema informativo computerizzato (GIS) che permette l'acquisizione, la
registrazione, l'analisi, la visualizzazione e la restituzione di informazioni derivanti da dati geografici
di base. L’utilizzo della tecnica GIS ha consentito di estrarre, trasformare e visualizzare dati spaziali
in modo rapido associando a questi una o più descrizioni alfanumeriche.
Partendo dalla carta geomorfologica sovrapponendo alla carta delle pendenze si è quindi
studiato ed analizzato il territorio individuando quali i fattori escludenti e quali i fattori limitanti
alle attività pianificate.
Sono state individuate 4 aree con gradi di fattibilità differenti:
Classe I: Fattibilità senza particolari limitazioni:
La classe comprende quelle aree che non presentano particolari limitazioni all'utilizzo per le quali
sono destinate senza particolari limitazioni
Classe II: Fattibilità con modeste limitazioni
La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate modeste limitazioni all'utilizzo per le
quali sono destinate; in realtà rientrano in quest’ambito le superfici incluse all’interno delle aree di
attenzione derivanti da zone di attenzione del PAI - Rischio Idraulico. L’inserimento di queste aree
in questa classe è dettato dal tipo di utilizzo che il Piano prevede, ovvero lidi con sdraio,
ombrelloni, posa asciugamani senza la possibilità di realizzazione di strutture fisse di alcun genere.
L’utilizzo di tali superfici per attività temporanee è previsto anche dalle Norme di Attuazione PAI
all’art. 21 lettera “j”.
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Classe III: Fattibilità con consistenti limitazioni
La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni all'utilizzo per
le quali sono destinate. Rientrano in quest’ambito:
- le aree acclivi dei versanti rocciosi di retro costa che vengono lambiti, a luoghi, dalla linea
demaniale;
- le zone in frana censite dal PAI a rischio R3. trova applicazione l'art. 17: Disciplina della aree a
rischio R3 e delle aree in frana ad esso associate delle Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia
PAI (Testo aggiornato approvato dal Comitato Istituzionale in data 02.08.2011 pubbl. sulla G.U. del
01.12.2011 Parte I e II)
Le limitazioni sono legate all’elevata acclività del pendio unitamente a condizioni generali di
instabilità. Se ne esclude l’utilizzo per qualsiasi attività anche temporanea.
Classe IV: Fattibilità con gravi limitazioni
La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate gravi limitazioni all'utilizzo per le
quali sono destinate. Rientrano in questa classe:
- le aree a rischio caduta massi
In queste ultime aree non è ammessa la realizzazione di lidi o il rilascio di concessioni ed è
sconsigliata ogni forma di balneazione per possibile caduta di massi.
Palmi, li Novembre 2012 Il tecnico
Geol. Domenico Putrino