studio di ottimizzazione di un processo di nichelatura … · 2013. 7. 11. · degli alternatori....
TRANSCRIPT
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTÀ DI INGEGNERIA
DIPARTIMENTO DI PRINCIPI E IMPIANTI DI INGEGNERIA CHIMICA
“I. SORGATO”
TESI DI LAUREA IN INGEGNERIA DEI PROCESSI INDUSTRIALI E DEI MATERIALI
(Laurea triennale DM 270/04 – indirizzo Processi Industriali)
STUDIO DI OTTIMIZZAZIONE DI UN PROCESSO DI
NICHELATURA CHIMICA
Relatore: Ing. Fabrizio Bezzo
Correlatore: Dott. Roberto Martucci
Laureanda: FABIANA ZANIER
ANNO ACCADEMICO 2010 – 2011
Riassunto
Questa tesi costituisce un resoconto dell‟attività di tirocinio svolta presso l‟azienda Molex-
Zetronic di Padova, durante la quale è stato studiato un processo industriale di nichelatura
chimica.
Il fine ultimo dell‟indagine consiste nel tentativo di razionalizzare il funzionamento
dell‟impianto, presente in azienda, adibito alla deposizione di una lega nichel-fosforo su un
dato numero di dissipatori di calore (denominati heatsink) destinati all‟elettronica di potenza
degli alternatori. Si tratta di un‟ottimizzazione sia da un punto di vista strettamente
quantitativo, cioè rivolta al numero di pezzi nichelati per ogni ciclo produttivo, sia in termini
di bagno esausto e di minimizzazione degli sprechi di soluzioni reagenti non consumate.
La ricerca, effettuata mediante test in laboratorio, ha delineato l‟impatto che la variazione di
temperatura, pH, numerosità dei pezzi e concentrazioni iniziali dei reagenti nel bagno causano
sui risultati di processo. Le prove sperimentali condotte hanno inquadrato le condizioni di
lavoro ottimali riscontrando la possibilità di un vantaggioso incremento del volume produttivo
in impianto del 20%, con conseguente riduzione del costo di fabbricazione per singolo
dissipatore. Al contrario non è emerso un approccio valido per rendere minimi gli scarti di
nichel e fosforo nel bagno destinato allo scarico ma sicuramente è migliorata, per gli addetti
aziendali, la conoscenza dei meccanismi di reazione, essenziale per una più corretta gestione
del processo.
Indice
INTRODUZIONE .................................................................................................................... 1
CAPITOLO 1 Processo di produzione e obiettivi del lavoro di Tesi .................................. 3
1.1 L‟AZIENDA ....................................................................................................................... 3
1.2 OGGETTO DELL‟ANALISI ............................................................................................. 4
1.3 LA NICHELATURA ........................................................................................................... 5
1.3.1 La nichelatura chimica .................................................................................................. 6
1.3.1.1 Meccanismo di reazione ......................................................................................... 6
1.3.1.2 Struttura e caratteristiche del nichel chimico ......................................................... 8
1.3.1.3 Temperatura e pH nella nichelatura chimica .......................................................... 9
1.4 L‟IMPIANTO DELL‟AZIENDA ...................................................................................... 10
1.5 IL CONTROLLO DI QUALITÀ DEL PRODOTTO ........................................................ 14
1.6 OBBIETTIVO E PIANO DI LAVORO ............................................................................ 15
CAPITOLO 2 Definizione del piano sperimentale ............................................................. 17
2.2 LO SCALE-DOWN DEL PROCESSO ............................................................................... 17
2.2.1 Il reattore e la strumentazione ..................................................................................... 17
2.2.2 L‟agitazione ................................................................................................................. 19
2.2.3 La scelta dei pezzi e la disposizione ............................................................................ 20
2.2.4 La sgrassatura e l‟attivazione ...................................................................................... 21
2.2.5 Il bagno ........................................................................................................................ 21
2.3 L‟AUTOCATALISI ........................................................................................................... 22
2.4 MISURA DEI PARAMETRI DI VALUTAZIONE .......................................................... 23
2.4.1 Analisi dello spessore di nichel ................................................................................... 24
2.4.2 Analisi della percentuale di fosforo............................................................................. 24
2.4.3 Analisi di rugosità ....................................................................................................... 25
2.4.3.1 Rugosimentro ....................................................................................................... 26
2.4.3.2 Procedura di bonding ........................................................................................... 27
2.4.4 Analisi del bagno (titolazione) .................................................................................... 27
2.4.4.1 Titolazione di fosforo ........................................................................................... 27
2.4.4.2 Titolazione di nichel ............................................................................................. 28
2.4.5 Valutazione dell‟aspetto visivo ................................................................................... 28
2.5 PROCEDIMENTO IN LABORATORIO .......................................................................... 30
CAPITOLO 3 Risultati e discussione .................................................................................. 31
3.1 PROVE A VARIAZIONE SINGOLA ............................................................................... 31
3.1.1 Modifica di temperatura .............................................................................................. 32
3.1.2 Modifica di pH ............................................................................................................ 36
3.1.3 Modifica del numero di pezzi ...................................................................................... 40
3.1.4 Modifica delle concentrazioni iniziali nel bagno ........................................................ 43
3.2 PROVE A VARIAZIONE INCROCIATA ........................................................................ 46
3.3 COMMENTO DEI RISULTATI ....................................................................................... 49
CONCLUSIONI ..................................................................................................................... 51
APPENDICE ........................................................................................................................... 53
BIBLIOGRAFIA .................................................................................................................... 61
RINGRAZIAMENTI ............................................................................................................. 63
1
Introduzione
A livello industriale una pratica diffusa è il rivestimento di superfici metalliche mediante un
diverso materiale, che va così a migliorare le proprietà della base. Il procedimento che vede la
deposizione di una copertura di nichel è detto nichelatura e può essere effettuato con diverse
tecniche: deposizione chimica, deposizione elettrochimica, placcatura, metodo per diffusione,
ecc.. La prima soluzione operativa citata è quella adottata dall‟azienda Molex-Zetronic per la
deposizione di una lega nichel-fosforo sulla superficie di alcuni dissipatori di calore
(denominati heatsink) destinati all‟elettronica di potenza degli alternatori.
L‟obiettivo della Tesi, che costituisce un resoconto dell‟attività di tirocinio svolta presso
Molex-Zetronic, è lo studio dell‟impianto aziendale di nichelatura chimica e la ricerca delle
condizioni operative che ne ottimizzano il funzionamento. La richiesta di razionalizzazione
coinvolge due aspetti del processo: il volume produttivo, di cui se ne cerca una
massimizzazione, e la composizione del bagno residuo a fine nichelatura, che deve prevedere
una minimizzazione del quantitativo di nichel e fosforo.
Il raggiungimento di questo doppio fine ha reso necessaria l‟indagine dell‟impatto che le
variabili principalmente coinvolte, temperatura, pH, numerosità dei pezzi e concentrazioni
iniziali nel bagno di nichelatura, e le rispettive modifiche di queste hanno sugli heatsink
nichelati e sulle loro caratteristiche.
La tesi è strutturata in tre Capitoli. Il Capitolo 1 contiene una preliminare presentazione
dell‟azienda a cui segue la descrizione degli oggetti del processo di nichelatura chimica (gli
heatsink) e delle caratteristiche richieste, la spiegazione del processo chimico che sta alla base
della reazione e infine l‟illustrazione dell‟impianto presente in azienda. I Capitoli 2 e 3
introducono la fase sperimentale del lavoro. Il Capitolo 2 illustra l‟allestimento dello scale-
down in laboratorio del processo industriale, riporta lo schema operativo usato, gli strumenti e
i metodi con i quali, a fine nichelatura, avviene la valutazione dei parametri degli heatsink
ottenuti. Il capitolo 3 invece è dedicato alle prove sperimentali condotte in laboratorio
variando temperatura, pH, numero di pezzi e concentrazioni dei reagenti, alla tabulazione (in
esteso in Appendice) e alla discussione dei relativi risultati.
Infine, nelle Conclusioni, si rinnovano e commentano gli esiti ottenuti proponendo la
configurazione ottimale delle variabili emersa dallo studio condotto.
Capitolo 1
Processo di produzione e obiettivi del
lavoro di Tesi In questo capitolo viene innanzitutto presentata l‟azienda e gli ambiti produttivi verso i quali è
orientata. Segue una descrizione del prodotto, oggetto dell‟analisi, e del processo di
trattamento chimico che subisce, con relativo sguardo all‟impianto presente in azienda.
Infine, vengono illustrate le caratteristiche del prodotto e dell‟impianto che devono essere
garantite al termine dello studio e il piano di lavoro scelto.
1.1 L’azienda
Molex Incorporated è una multinazionale con 39 aziende produttrici situate in 16 paesi diversi
che opera nel campo dell‟elettronica, offrendo un catalogo produttivo di oltre 100000
prodotti. In particolare la Molex Zetronic S.r.l., situata in zona Padova Est opera nel campo
delle connessioni elettroniche.
Figura 1.1 Foto dell’azienda ospitante (“Molex Zetronic S.r.l.)
L‟attività dell‟azienda è completamente integrata e si basa sulla progettazione (CAD),
meccanizzazione (CAM) e ingegnerizzazione (CAE): opera sulla progettazione e lavorazione
del prodotto, sulla creazione di prototipi, sulla produzione industriale ed, in particolare, sullo
ZetronicRevised.
4
stampaggio metallo, stampaggio plastica, finiture galvaniche, assemblaggio e
confezionamento. Tutto questo avviene in un unico sito.
Le tecnologie dell‟azienda si basano sullo stampaggio dei metalli con presse ad alta velocità,
sullo stampaggio a iniezione di materiali termoplastici, co-stampaggio di metalli e materiali
termoplastici, trattamenti galvanici in continuo, trattamenti galvanici discontinui, deposizioni
chimiche selettive, assemblaggi automatici, confezionamento in nastri plastici preformati,
totale controllo automatico nel processo e successivo imballaggio.
I prodotti Molex sono destinati a quattro settori del mercato:
Automobilistico con principali clienti Visteon (OEM: Ford, RSA, VW, Jaguar,
Hyundai), Magneti Marelli (OEM: Fiat, Alfa, PSA, Mistubishi), Bitron (OEM: Fiat),
Valeo (OEM: RSA, VW, Fiat, PSA, Mercedes, Ford), Delphi (OEM: Fiat, Opel, Ford,
Volvo, VW), Yazaki (OEM: Fiat), Leoni (OEM: Opel), Borg Warner (OEM: Ford,
GM), Continental (OEM: Ford, RSA), Autoliv (OEM: Ford, Jaguar, Daimler) , Bosch
(OEM: VW), Behr Hella (OEM: PSA), PSA.
Delle telecomunicazioni.
Del consumo industriale.
Delle applicazioni domestiche.
1.2 Oggetto dell’analisi
Il periodo di tirocinio in azienda ha visto come oggetto dello studio un prodotto denominato
heatsink (H/S). Come il nome lascia trasparire, si tratta di un componente avente la funzione
di dissipatore di calore che trova la sua applicazione nell‟automobile, in particolare
nell‟elettronica di potenza degli alternatori.
Le tipologie in produzione sono due, come illustra la Figura 1.2a, identificate con i codici
m111 e m112; entrambe sono costituite prevalentemente in acciaio, presentano un formato
simile, quadrato con due alette laterali, ma estensione superficiale differente a seconda del
pezzo finale di destinazione. In Figura 1.2b sono riportati due differenti “brush holder”(porta
spazzole per alternatore di auto, dotati di condensatori e dissipatore di calore) che
rispettivamente includono un heatsink ad aletta corta ed uno ad aletta lunga.
Figura1.2 (a).Esempi di heatsink m111 e m112. (b) Esempi di“brush holder” con
heatsink m111 e m112.
(a) (b)
5
La superficie dell‟heatsink, per adempiere alla sua funzionalità, deve essere rivestita da uno
strato di nichel (nichel – fosforo per la precisione).
Inizialmente, l‟azienda usava, a tal fine, il metodo di deposizione elettrolitico. Tuttavia i
dissipatori erano soggetti a numerose manipolazioni durante il processo che potevano essere
causa di danneggiamenti superficiali. Inoltre, la movimentazione dei pezzi avveniva in
rotabarili al cui interno erano presenti gli elettrodi per l‟elettrodeposizione; il contatto
necessario tra questi ultimi e gli oggetti in produzione era una fra le cause più frequenti di
difettosità superficiali, come graffi, strisciature ed ammaccature, inaccettabili per l‟uso nelle
tecniche di “bonding” utilizzate dal cliente. Risultava essenziale quindi, a ciclo terminato,
una selezione dei singoli pezzi per ottemperare alle richieste di qualità del cliente (zero difetti)
con i conseguenti, significativi aggravi di costo.
Per ovviare a ciò l‟azienda ha concordato con il cliente un cambio di processo passando da
una deposizione elettrolitica a una deposizione del nichel – fosforo per via chimica, tecnica
che si basa su meccanismi di reazione chimica, senza l‟apporto di corrente elettrica, sfruttando
l‟azione di sostanze riducenti sugli ioni Ni da depositare e che Molex già adoperava nel ramo
della componentistica elettronica (ad esempio per contenitori di quarzi, diodi e transistor di
potenza destinati a prodotti per i settori automobilistico, delle telecomunicazioni, del consumo
industriale e delle applicazioni domestiche).
1.3 La nichelatura
Pratica diffusa a livello industriale è il rivestimento di superfici metalliche mediante un
diverso materiale, le caratteristiche del quale sono funzionali all‟uso del prodotto. In tal modo
il prodotto ottenuto conserva le proprietà meccaniche della base, ma acquista proprietà quali
resistenza alla corrosione, all‟usura, saldabilità, conducibilità ecc, proprie della copertura.
Se poi si considera che i materiali più ricercati per le loro prestazioni chimiche sono tra i
metalli più cari, la strategia di creare un film superficiale di questi, senza costituirne l‟intero
oggetto, è apprezzabile in termini di consumo e risparmio economico.
A tale fine, per gran parte dei materiali di rivestimento, possono essere distinte diverse
tecniche con cui procedere:
- la nebulizzazione (o metallizzazione) consiste nello spruzzare il componente di
rivestimento, previamente fuso e vaporizzato; è un metodo valutato positivamente per
la velocità di deposizione, ma non troppo efficiente in termini di compattezza e
aderenza.
- La placcatura avviene mediante la sovrapposizione a caldo di fogli metallici.
6
- La diffusione prevede l‟esposizione del supporto a un‟atmosfera creata dalle polveri
del metallo protettivo o dai suoi vapori.
- La deposizione elettrolitica si effettua in una cella di elettrolisi, nella quale il materiale
da rivestire è il catodo mentre il composto di copertura è l‟anodo.
- La deposizione chimica avviene per immersione del materiale da rivestire in un bagno,
senza corrente, ove la deposizione si attua per affinità chimica fra il materiale e
l‟elemento di rivestimento disciolto nel bagno sotto forma di sale.
In questa sede è di interesse il processo di nichelatura come semplice e sintetica risposta
all‟esigenza di “nobilitare” il prodotto, sia da un punto di vista estetico sia sotto l‟aspetto
tecnico-funzionale.
La nichelatura rende il composto più lucido e splendente, esercitando, soprattutto nell‟ambito
commerciale, maggiore attrazione sugli acquirenti.
Contemporaneamente tale copertura svolge un‟azione protettiva del manufatto: lo difende da
corrosione e ossidazione, ne rallenta l‟invecchiamento opponendosi al progressivo degrado.
1.3.1 La nichelatura chimica
Come esprime il nome stesso, questo rivestimento è governato da un processo di natura
chimica, specificatamente ossidoriduttiva, e risulta molto vantaggiosa per il pezzo finale il
quale guadagna maggiori benefici, in termini di proprietà chimico-fisiche, rispetto alla
tradizionale tecnica elettrochimica.
In aggiunta il processo risulta sostanzialmente più affidabile ed economico per effetto di una
maggior rapidità di esecuzione, minor complessità delle apparecchiature, minor pericolo di
danneggiamento dei pezzi per difetti vari (urti, graffi accidentali, schermature, scariche di
corrente, ecc..) riscontrabili nel metodo galvanico.
1.3.1.1 Meccanismo di reazione
Il nichel che va a costituire il deposito viene introdotto in soluzione sotto forma di suoi sali
(cloruro di nichel, NiCl2) per poi precipitare, in un secondo momento, grazie ad una riduzione
chimica autocatalitica.
L‟agente riducente è identificabile nello ione ipofosfito (H2PO2- ), presente nel bagno come
ipofosfito di sodio (NaH2PO2 ).
Non è possibile spiegare con una singola scrittura e quindi un‟unica cinetica il meccanismo in
gioco, bensì è identificabile una serie di reazioni che concorrono al risultato finale:
H2PO2- + H2O→H2PO3
- + H2 (1.1)
Ni2+
+ H2→Ni + 2H+
(1.2)
7
2H2PO2- + H2→2H2O + 2OH
- + 2P (1.3)
2H+ + 2e
-→H2 (1.4)
Il meccanismo evidenziato dalle reazioni precedenti si può riassumere nella seguente reazione
complessiva (1.5):
H2PO2- + Ni
2+ + H2O→Ni + 2H
+ + H2PO3
- (1.5)
Nelle trasformazioni (1.1), (1.2), essenzialmente in parallelo, gli ioni ipofosfito vengono
cataliticamente ossidati a ioni fosfito, generando idrogeno gassoso, e provocando la
simultanea riduzione a nichel metallico dei cationi nichel.
La (1.3) e la (1.4) descrivono due fenomeni che possono essere considerati secondari:
rispettivamente la riduzione e precipitazione del fosforo in ambiente acquoso e la formazione
di bolle d‟idrogeno.
La stechiometria indica che ogni n moli di nichel si liberano 2n moli di idrogeno, tale
proporzionalità però non viene mai pienamente raggiunta a livello sperimentale dove il
rapporto H2/Ni2+
cade tra 1.76 e 1.93.
Si è menzionato il concetto di reazione autocatalizzata in riferimento al fatto che, nella
letteratura tecnica, i metalli dell‟ottavo gruppo (VIII) del sistema periodico sono considerati
agenti catalizzatori di deidrogenazione. Tale appellativo è giustificato nel caso di elementi più
elettropositivi del nichel (ad esempio ferro e alluminio), i quali, a reazione avviata ,si
ricoprono di un sottile film attivo come risultato dello spostamento di cariche, espresso nella
(1.6) :
Fe + Ni2+
→Fe2+
+ Ni (1.6)
Ingrediente che riveste un ruolo fondamentale è lo ione ipofosfito che esercita la sua azione
trasformandosi a sua volta in ione fosfito mediante i due stadi:
H2PO2-→PO2
- + H2
(1.7)
PO2- + H2O→H2PO3
- (1.8)
dove, due atomi di idrogeno vengono sottratti all‟ipofosfito e il metafosfito, così generato, con
acqua produce il fosfito.
Queste ultime reazioni sono state trascritte in forma ionica, per evidenziare i cationi e gli
anioni coinvolti, ma, come citato, il fosforo è caricato in vasca come ipofosfito, generalmente
alcalino, e le (1.7), (1.8) sono più correttamente espresse dalle relazioni (1.9) e (1.10):
NaH2PO2→ NaPO2 + H2 (1.9)
8
NaPO2 + H2O→ NaH2PO3↔Na+ + H
+ + HPO3
2- (1.10)
La presenza essenziale del fosforo, nelle forme sopra indicate, si riflette inevitabilmente nella
composizione del deposito che non è semplicemente costituito da nichel ma, appunto, da una
lega nichel-fosforo. La velocità con cui si distribuisce l‟amalgama e il tenore di fosforo sono
funzione diretta dell‟abbondanza di fosfito e ipofosfito nel bagno.
L‟ipofosfito è quasi completamente ossidato a fosfito (il rapporto è generalmente inferiore a
1:1) e, nei confronti dell‟azione riduttiva che esercita sul nichel, ha un rendimento di circa il
33%: per rilasciare una mole di metallo ne sono quindi necessarie ben tre di ipofosfito.
La nichelatura chimica è un processo molto sensibile alla presenza di ioni e agenti estranei.
Tale caratteristica può incidere negativamente, se ci si riferisce a veleni e inibitori, ma diversi
studi hanno dimostrato la possibilità di sfruttare favorevolmente questa sensibilità.
Sempre più in uso è l‟adozione di additivi, in soluzione, che agiscono da stabilizzatori
(arsenico, antimonio e bismuto da 0 a 100 mg/l), riducendo il pericolo di decomposizione del
bagno, da splendogeni (sali di ammonio, elio, metano,..)per alleviare l‟opacità dei depositi, o
da acceleranti (acido acetico CH3COOH, e succinico COOHCH2CH2COOH) per stimolare la
cinetica.
1.3.1.2 Struttura e caratteristiche del nichel chimico
La procedura di deposito per via chimica ha come principale conseguenza la generazione di
una copertura costituita da una lega nichel-fosforo e non dal singolo metallo.
Inizialmente si pensava che il fosforo fosse distribuito senza regolarità, come un solido
amorfo, nel nichel, ma il metodo di diffrazione elettronica ha poi dimostrato il contrario: la
struttura è cristallina, costituita da α-nichel, che corrisponde alla conformazione esagonale
compatta, con il fosforo in posizione interstiziale.
In letteratura si trova che, all‟aumentare della temperatura e del tempo di riscaldamento, si
può avere una cristallizzazione nel composto intermetallico Ni3P, e quindi una situazione di
equilibrio metastabile tra la soluzione solida granulare e tale forma molecolare.
In termini quantitativi un deposito che possiede circa il 7% di fosforo evolverà in circa il 42%
di Ni3P in una matrice di nichel, ma questo solo a seguito di un trattamento termico specifico
di incrudimento (l‟H/S non subisce tale processo).
Ipotizzando di sezionare trasversalmente gli H/S nichelati il rivestimento appare lamellare,
organizzato in strisce che differiscono per il contenuto di fosforo, anche se non c‟è ancora una
spiegazione unanime all‟oscillazione periodica della presenza di tale elemento.
Proprio in questa particolare organizzazione interna risiede la causa delle differenti proprietà
chimiche e fisiche del manufatto finale.
9
Un deposito di nichel chimico possiede una durezza pari a quella dei migliori acciai induriti.
Questa dipende soprattutto dal contenuto di fosforo, dall‟età media del deposito e dalla storia
del trattamento termico.
È possibile infatti aumentare la durezza effettuando una ricottura del pezzo rivestito, fino a
valori termici molto elevati, funzioni del tempo di manipolazione. In letteratura viene
riportato 400°C come valore di temperatura corrispondente alla massima durezza, oltre questo
punto si ha un calo progressivo, che porta a definire la durezza a caldo del nichel chimico
inferiore a quella nel nichel elettrolitico. La spiegazione fisica sta ancora una volta nella
presenza di fosforo il quale abbassa il punto di fusione della lega,che viene raggiunto, durante
la lavorazione termica, prima di quello del nichel puro.
La percentuale di P è di fondamentale importanza anche nella possibilità di rendere il prodotto
resistente all‟attacco corrosivo: il rivestimento nichel-fosforo ha una bassissima porosità,
forte aderenza superficiale e riesce a sigillare completamente il materiale preservandolo dalla
corrosione.
L‟azione difensiva del nichel chimico è superiore a quella fornita dal nichel elettrolitico, ma
sperimentazioni dimostrano che questa proprietà può subire considerevoli cambiamenti in
funzione della composizione del bagno: il nichel chimico ottenuto da soluzioni ammoniacali è
infatti inferiore come valore protettivo a quello ottenuto in ambiente acido, probabilmente per
l‟insorgere accidentale di piccoli pori.
1.3.1.3 Temperatura e pH nella nichelatura chimica
Come accade nella quasi totalità dei processi chimici, temperatura e pH acquistano un peso
non indifferente nel meccanismo che conduce la reazione.
Ogni incremento termico provoca un‟accelerazione e un progressivo aumento della velocità,
che spesso rischia di sfociare nella decomposizione del bagno stesso. Lavorare a temperature
elevate è quindi preferibile, per incentivare la cinetica, ma tenendo presente i vincoli
dell‟ebollizione della soluzione e della resistenza dei materiali d‟impianto.
Riprendendo in considerazione i passaggi elementari, citati nel meccanismo di reazione, ed in
particolare le (1.1) e (1.2), è possibile notare come la soluzione avanzando diviene man mano
sempre più acida per produzione di ioni H+. Questi ultimi agiscono da agenti ossidanti nei
confronti del nichel, secondo la seguente scrittura,
Ni + 2H+→Ni
2+ + H2 (1.11)
e nel momento in cui la (1.11) raggiunge la stessa velocità della (1.2) la deposizione di nichel
si arresta. Per permettere che il processo proceda continuamente si effettuano aggiunte di
agenti neutralizzanti che aiutano a mantenere valori pressoché stabili di pH.
10
In letteratura è tabulato come intervallo ottimo, per la riduzione di nichel in soluzione acida,
un pH tra 4.5 e 5.5, scelto considerando la parziale insolubilità del nichel fosfito, funzione
inversa sia della temperatura che del pH del bagno. Il fosfito, generato dall‟ossidazione
dell‟ipofosfito, sta in soluzione finché viene raggiunto il suo limite di solubilità
(approssimativamente 0.007 mol/l), precipitando poi in forma semicolloidale; anche in questo
caso l‟introduzione di specifici agenti complessanti può essere efficace per innalzare la
solubilità minima ed evitare il precipitato.
1.4 L’impianto dell’azienda
La linea adibita al processo di nichelatura chimica, visibile in Figura 1.3, è costituita da
quindici vasche specifiche ognuna con un‟assegnata funzione che concorre al risultato finale.
Gli heatsink da nichelare (3250 pezzi m111) attraversano l‟impianto all‟interno di un
rotabarile, che come il nome stesso suggerisce non è altro che un contenitore cilindrico
orizzontale in grado di ruotare su se stesso, sostenuto da un paranco. Lo spostamento del
paranco e quindi del rotabarile tra una vasca ed un‟altra e l‟ordine di queste da seguire è
regolato da un software di controllo elettronico (PLC).
Le prime vasche che gli H/S incontrano nel percorso, entrambe con volume di 950 litri,
contengono due soluzioni sgrassanti di soda caustica, la prima mantenuta ad una temperatura
compresa tra 40 e 60 °C, la seconda tra 50 e 70 °C. Come è possibile vedere nello schema di
Figura 1.3. Linea adibita al processo di nichelatura chimica, nella quale sono visibili
le vasche e il paranco giallo per il trasporto dei rotabarili.
11
processo, in Figura 1.4, queste due postazioni si trovano una all‟inizio e una al termine della
linea di impianto. Pertanto, il paranco dopo aver lasciato sostare il rotabarile per 20 minuti
nella prima sgrassatura, ed averlo spostato qualche istante in acqua di rete per un risciacquo,
lo riaggancia e lo solleva, scorrendo sulle guide laterali fino all‟estremità opposta. Dopo
essere stato immerso, per altri 20 minuti, nella seconda sgrassatura, il rotabarile è calato
prima in un‟altra vasca di lavaggio con acqua di rete, per effettuarne una prima pulizia, e poi
in una di acqua demineralizzata, per detergere in misura maggiore gli heatsink ed impedire
accidentali salificazioni. Il passaggio in acqua risulta essenziale al fine di eliminare i residui
di sgrassatura che, per “trascinamento”, andrebbero ad inquinare i bagni successivi.
Un‟altra fase, preliminare alla nichelatura chimica, è l‟attivazione acida in un bagno di 550
litri di acido cloridrico (HCl al 10%), mantenuto a temperatura ambiente e a pH minore di 3.
Qui i pezzi vengono privati degli ossidi superficiali e di eventuali inizi di ruggine,
stazionando per 18 minuti. Successivamente attraversano delle nuove vasche di lavaggio,
rispettivamente con acqua di rete e demineralizzata.
A questo punto i dissipatori di calore sono pronti per la deposizione chimica di nichel
superficiale e quindi il paranco trasporta il rotabarile alla prima vasca di nichelatura
lasciandolo in tale postazione per 50 minuti (pari al tempo di reazione).
All‟interno di tale vasca, del volume di 180 litri, a temperatura mantenuta tra i 75 e gli 80 °C,
è presente il cloruro di nichel (2.2 litri a 405 g/l), l‟ipofosfito di sodio (2.2 litri a 500 g/l) e
l‟agente tampone costituito di soda caustica e acido succinico. Queste soluzioni vengono
preparate e tenute in fusti di 300 litri, dopodiché da ogni fusto la soluzione, tramite pompe
dosatrici, è aspirata e riversata nelle dosi volute nella vasca di reazione.
Da sottolineare è che l‟impianto usato in Molex non prevede la partenza e il circolo di un
unico rotabarile per volta; ogni ciclo produttivo vede partire in sequenza quattro rotabarili di
H/S (ricordando che ogni sgrassatura dura 20 minuti, un nuovo rotabarile inizierà il percorso
ogni 30 minuti circa). Dopo che tutti e quattro i rotabarili hanno terminato il percorso,
l‟impianto si ferma e la soluzione esausta viene mandata allo scarico.
Terminato il tempo della reazione di deposizione il paranco recupera il rotabarile, lo sciacqua
nella sequenza di acqua di rete e demineralizzata, e si sposta tornando all‟estremità iniziale
della linea di processo. Qui è necessario l‟intervento di un operatore che sganci il rotabarile
dal paranco e lo fissi ad una struttura mobile, per dirigerlo ad un‟ultima vasca, esterna alla
linea, visibile in Figura 1.5, dove avviene lo scarico degli heatsink nichelati in acqua a 5 μS.
I pezzi trascorrono, in tale luogo, un tempo massimo di 5 minuti; segue una sgocciolatura ed
una successiva asciugatura in rototurbina, con segature di mais, per evitare la presenza di
aloni dovuti alla rimanenza di gocce: la durata di tale fase è di 20 minuti, 10 minuti senza
l‟apporto di aria calda, ed altri 10 minuti in atmosfera riscaldata.
12
Fig
ura
1.4
Sch
ema a
blo
cchi
del
l’im
pia
nto
di
nic
hel
atu
ra c
him
ica.
I ro
tabari
li p
erc
orr
ono l
e va
sch
e nel
l’ord
ine
illu
stra
to p
art
endo d
all
’est
rem
ità d
est
ra
(1°s
gra
ssatu
ra),
raggiu
ngen
do l
’ult
ima v
asc
a a
sin
istr
a (
3°s
gra
ssatu
ra)
e to
rnando p
oi
vers
o i
l punto
iniz
iale
(L
ava
ggio
fin
ale
in a
cqua d
emin
erali
zzata
).
IMP
IAN
TO
NIC
HE
L C
HIM
ICO
Aspirazio
ne c
am
ino 1
3A
spirazio
ne c
am
ino 1
5
Para
metr
id°
Be
7 ÷
12
d°
Be
3 ÷
6N
iCl2
2000 g
(2,5
lt a
405g/lt)
d
° B
e
4 ÷
9d°
Be
4 ÷
9
Analiz
zati
gr/
l
70 ÷
110
gr/
l
80 ÷
220
NaO
H
10 l a
l 30%
+ s
uccin
ico
%
4
÷ 5
%
4
÷ 5
pH
> 1
2
pH
< 3
Na Ipofo
sfit
o 2
500 g
(2,5
lt a
500 g
/l)
p
H
> 1
2pH
>
12
T°C
= 5
0 ÷
70
T°C
Am
bie
nte
T°C
= 7
5 ÷
80
T
°C 4
0 ÷
60
T°C
40 ÷
60
Vol. 9
50
V
ol.
550 l
Vol. fin
ale
180 l
Vol. 9
50 l
Vol. 9
50 l
vasca s
carico
Contr
olli
H//
S c
on
LT =
liv
ello
H
2O
5 m
icro
S
TT=
Tem
pera
tura
con a
llarm
e
3
Sg
rassatu
ra
Lavag
gio
Lavag
gio
A
ttiv
azi
one
Lavag
gio
Lavag
gio
1
Nic
hel
2
Nic
hel
3
Nic
hel
4
Nic
hel L
avag
gio
Lavag
gio
Lavag
gio
2
Sg
rassatu
ra 1
S
gra
ssatu
ra
rete
Dem
i
HC
L
re
te
D
em
i
finale
finale
r
ete
rete
D
em
i
LTTT
TTTT
TTTT
TTTT
LTLT
LTLT
LTLT
13
Ogni vasca presente in linea è munita di un sensore di livello (TL, in Figura 1.4) e di un
sistema di sensori di temperatura (TT, in Figura 1.4) direttamente collegati al software, in
modo tale che al paranco non viene dato il comando di inserimento del rotabarile in vasca
fino a quando l‟altezza della soluzione non è appropriata e la temperatura nei “range” stabiliti.
Generalmente nell‟industria è diffusa la tecnica a ripristino del bagno che, non elimina la
soluzione a fine nichelatura ma, mediante ridosaggio dei componenti in continuo, ne permette
il riutilizzo in cicli successivi. Molex invece adotta un metodo “ad esaurimento”: il bagno
chimico delle vasche di nichelatura viene formulato, dosando i composti in una determinata
quantità di acqua e per un dato numero di pezzi, dopo di ché, terminati i 50 minuti di processo
(ovvero quando tutti gli H/S hanno raggiunto in media lo spessore di deposito richiesto), la
soluzione “esausta” viene scaricata verso il depuratore.
Considerato che la cinetica che presiede la reazione, attivata a una data temperatura, tende ad
esaurirsi con il calo progressivo dei reagenti (cloruro di nichel e ipofosfito di sodio), è
Figura 1.5 Vasca finale per lo scarico degli heatsink dai rotabarili. In secondo piano
si nota il display del PLC di controllo.
14
inevitabile, al termine della reazione, la presenza di residui di nichel e fosforo nel bagno;
l‟eliminazione di tale soluzione deve quindi essere seguita con particolare attenzione.
Uno degli obiettivi dell‟indagine condotta sarà proprio minimizzare la concentrazione di
nichel e fosforo al termine di ogni ciclo produttivo.
1.5 Il controllo di qualità del prodotto
Si distinguono determinate caratteristiche che l’heatsink deve possedere per poter svolgere al
meglio la propria funzione, e che è quindi d‟obbligo monitorare e mantenere all‟interno di
fissate specifiche.
I parametri principali di valutazione, controllati a campione dopo ogni ciclo produttivo, sono
lo spessore del deposito di nichel, la percentuale di fosforo nel deposito, la rugosità del pezzo
e il suo aspetto visivo.
Come già citato, a causa della particolare struttura del deposito, lo spessore di nichel e la
maggior o minor presenza di fosforo sono strettamente connesse alla resistenza alla
corrosione, alla resistenza all‟usura e alla durezza finale del prodotto.
Entrambe inoltre concorrono, assieme alla rugosità, all‟efficacia o meno della procedura di
bonding per la saldatura di fili di alluminio: l‟esistenza di impurità o di zone ossidate, alti
valori di rugosità e quindi la presenza di asperità più o meno marcate, sono, in sede di
saldatura, cause di una labile o addirittura mancata aderenza dell‟alluminio.
Il controllo, per evitare una troppo elevata rugosità, deve focalizzarsi sull‟accoppiamento
deposito-superficie: un elemento difettoso è determinato dalla presenza di un cattivo deposito
su una cattiva superficie, oppure anche da una buona superficie con cattivo deposito.
L‟aspetto infine non è solo correlato all‟impatto visivo del produttore e poi dell‟acquirente ma
è indice della linearità del deposito. Un heatsink lucido e grigio (in gergo interno aziendale
“color canna di fucile”) ha sicuramente una struttura di deposizione più regolare di un
componente invece grigio chiaro e opalescente.
La procedura sperimentale adottata prevede il controllo di tali variabili di prodotto e, per
confronto con i valori limiti riscontrati in un campione standard scelto (Tabella 1.1), la
valutazione positiva o negativa del pezzo.
15
Tabella 1.1. Specifiche alle quali devono attenersi gli heatsink fabbricati nel processo in linea.
Proprietà Valore minimo Valore massimo
Spessore di Nichel [μm] 2.5 5
% di Fosforo 8 12
Rugosità (Ra) ≤0.4
Rugosità (Rt) ≤10
Aspetto visivo “grigio canna di fucile”
Per campioni standard si intendono i pezzi (H/S) prelevati da un lotto approvato dalla
produzione corrente, del quale sono noti i parametri chimico-fisici di processo e misurate le
caratteristiche di prodotto.
1.6 Obbiettivo e piano di lavoro
La qualità del prodotto e l‟attenersi alle specifiche definite è un aspetto essenziale della
produzione da considerare come obiettivo primario, cui si affianca anche la necessità di
rendere l‟impianto il più produttivo possibile.
L‟ottimizzazione dell‟impianto verterà sia sul controllo del processo di scarico del bagno
esausto, e quindi sulla minimizzazione delle concentrazioni al termine della reazione, di
nichel e fosforo, sia sul tentativo di massimizzare il volume produttivo di heatsink.
Le variabili che influiscono sul risultato di processo possono essere distinte in due macro
categorie: da un lato, intervengono fattori di impianto quali la capacità dei rotobarili e delle
vasche, la compatibilità di tempi e volumi delle lavorazioni a monte e a valle della
nichelatura; dall‟altro, è impensabile svincolare gli effetti produttivi dai fattori chimico-fisici,
come la concentrazione dei composti chimici, il tempo di permanenza, la temperatura e il pH
del bagno.
Nel tempo le produzioni che si sono susseguite in azienda hanno visto principalmente una
variazione nel numero di pezzi, fabbricati e nichelati, legata a mutamenti della specifica del
prodotto (dimensioni, forma, spessore richiesto, ecc..) o in generale a fattori impiantistici,
senza modificare le regole empiriche per i fattori chimico-fisici.
Sostanzialmente, quindi, non si è mai condotto uno studio organico su come tali fattori
impattassero sul risultato finale a prescindere dai vincoli strutturali e logistici dettati dalle
apparecchiature.
Con questa tesi ci si ripropone di analizzare le condizioni di lavoro, in modo da chiarire in che
modo ed in che misura le variabili chimico-fisiche citate impattano sul processo e di
formulare dei suggerimenti in merito a come queste devono essere modificate per migliorare
il processo stesso.
16
Il fulcro dello studio verterà quindi nel prendere in esame le seguenti variabili:
- Temperatura
- pH
- numero di pezzi
- concentrazione in g/l dei principali composti chimici.
Al variare (secondo lo schema fissato dal piano di sperimentazione) di ciascuna di esse,
verranno misurati gli effetti sulle proprietà precedentemente discusse (parametri di
valutazione):
- spessore del deposito rispetto al campione standard
- percentuale di fosforo rispetto al campione standard
- rugosità rispetto al campione standard
- aspetto visivo (lucentezza, uniformità)
- residuo di nichel e fosforo nel bagno esausto
Da notare che tra le variabili non figura il tempo in quanto esso rimarrà, per scelta, uguale al
tempo di ciclo usato in produzione ( 50 minuti).
17
Capitolo 2
Definizione del piano sperimentale
Questo capitolo descrive il punto di partenza del piano di sperimentazione cioè l‟allestimento
della campionatura di laboratorio e gli ostacoli incontrati, per riprodurre il più fedelmente
possibile in scala ridotta le reali condizioni di produzione. Vengono analizzati poi, nel
dettaglio, i singoli passaggi seguiti per la misura dei parametri di valutazione delineando, per
ciascuno, la metodica e la strumentazione adottati, le difficoltà e le considerazioni inerenti.
Infine, è proposta in maniera schematica la sequenza di operazioni adoperata in laboratorio,
con le opportune variazioni di variabili (temperatura, pH, numero di heatsink e concentrazioni
iniziali di composti chimici), in tutte le prove eseguite.
2.2 Lo scale-down del processo
Quando ci si appresta allo studio di un processo già esistente e in marcia su scala industriale,
il primo ostacolo che si incontra è riuscire riprodurre in laboratorio un‟apparecchiatura,
ovviamente di dimensioni notevolmente ridotte, che generi dei prodotti confrontabili.
Comprensibilmente non è possibile condurre le prove direttamente nell‟impianto sia per il
rischio di interferire con la produzione corrente, sia perché si tratterebbe di uno spreco inutile
di tempo e materiale.
Come descritto, la nichelatura chimica degli heatsink avviene in un impianto in linea,
costituito da una serie di vasche, ognuna adibita a una particolare fase di lavorazione,
attraversate sequenzialmente dal rotobarile che contiene i pezzi.
In laboratorio tale successione di operazioni è eseguita manualmente, sotto cappa aspirante e
con mezzi tipici in dotazione ad un laboratorio chimico.
2.2.1 Il reattore e la strumentazione
La scelta del contenitore adatto e degli strumenti necessari deve essere valutata in relazione
alle condizioni operative. Facendo costante riferimento alla produzione in linea, è noto che le
temperature alle quali si opera sono sicuramente superiori ai 70°C: per portare il bagno in
queste condizioni si è fatto uso di un fornello elettrico a piastra termoregolabile e, per
assicurare un riscaldamento dell‟intera massa, si è scelto di immergere il recipiente, sede della
18
reazione, a „bagnomaria‟ all‟interno di un secondo, di dimensioni maggiori, in contatto con la
sorgente di calore, come illustrato in Figura 2.1.
Si è scelto un beaker di reazione con capacità di un litro e per quello esterno un volume
cinque volte maggiore.
È essenziale, prima dell‟innesco, durante la reazione e al termine di questa, monitorare
costantemente temperatura e pH. Per quanto riguarda il primo parametro l‟attenzione non
deve essere solo rivolta alla rilevazione locale, ma bisogna assicurarsi che siano resi minimi i
gradienti di temperatura interni effettuando, come è visibile nelle Figure 2.2a e 2.2b, la
misurazione a diverse altezze del serbatoio.
Figura 2.1 Disposizione del baker di reazione a bagnomaria in un recipiente di 5litri,
posto a sua volta a contatto con un fornello elettrico a piastra termoregolabile.
Figura 2.2 (a) Misurazione di temperatura appena al di sotto del pelo libero della
soluzione.
(b) Misurazione di temperatura in prossimità del fondo del beaker di reazione.
(a) (b)
19
Il controllo di temperatura e pH è stato effettuato in contemporanea mediante l‟uso di un pH-
metro digitale, prestando cautela, a reazione avviata, a non prolungare il tempo di permanenza
della sonda per il rischio di nichelatura delle parti metalliche.
Per avvicinarsi il più possibile ai risultati d‟impianto si è partiti da valori di temperatura
attorno ai 78 °C e da un pH piuttosto acido (pH = 5).
2.2.2 L’agitazione
Durante la reazione si sviluppa idrogeno, le cui bolle di gas, aderendo alla superficie, possono
ostacolare la deposizione di nichel; è opportuno quindi che la soluzione, nei pressi degli
oggetti, sia mescolata/agitata per impedire tale rischio.
Nel caso in esame la scelta ottimale di agitazione del fluido avrebbe richiesto l‟approntamento
di una apparecchiatura più complessa cosa non fattibile in considerazione dei ristretti tempi di
sperimentazione previsti. Si è quindi ripiegato su una soluzione più semplice, ma che alla
fine è apparsa ugualmente confacente, utilizzando un agitatore magnetico combinato con una
opportuna disposizione spaziale dei pezzi immersi nel reattore.
L‟agitazione del fluido avviene con una ancoretta in materiale ferro-magnetico posizionata sul
fondo del beaker e soggetta ad un campo magnetico rotante generato da un dispositivo
inserito nel fornello riscaldante.
La rotazione indotta nell‟ancoretta mette in rotazione/agitazione il fluido nel reattore.
Esempi delle diverse tipologie di ancora magnetica sono illustrate in Figura 2.3a, mentre la
2.3b raffigura l„ancoretta nel sistema di laboratorio allestito.
La scelta delle dimensioni e della velocità dell‟ancora è stata dettata semplicemente
effettuando una serie di tentativi e valutando visivamente in quale situazione l‟azione
risultava soddisfacente.
2.3 (a) Tre tipologie di ancoretta magnetica che differiscono per dimensioni e forma.
(b) Foto dall’alto del beaker di reazione con immersa l’ancoretta magnetica
responsabile dell’agitazione.
(a) (b)
20
2.2.3 La scelta dei pezzi e la disposizione
L‟azienda produce due tipologie di dissipatori di calore (m111 e m112) di diverse dimensioni,
per lo studio si è scelto il modello m111 prodotto in 3250 unità ad ogni ciclo. Conoscendo il
rapporto volumetrico tra l‟impianto reale (bacino di nichelatura di 180 litri) e quello
sperimentale (contenitore di reazione di 1 litro), il numero di pezzi per litro si calcola
dividendo la quantità del rotobarile (3250 pz) per il rispettivo volume produttivo (180 litri).
Il numero standard da usarsi nei test è risultato così di 18 pezzi/litro.
In linea gli heatsink attraversano le vasche all‟interno di rotabarili e quindi risultano in
continuo moto gli uni rispetto agli altri, tale configurazione è pressoché impossibile da
riprodurre e numerose prove sono state condotte per capire quale strategia adottare.
Durante i primi tentativi si è operato disponendo la totalità dei pezzi da trattare affiancati e
annodati lungo un filo di rame, incurvato ad “U” nel momento dell‟immersione nel bagno.
La valutazione dello spessore di nichel depositato, adottando tale sistemazione, ha fornito
valori fortemente dispersi: l‟aspetto visivo è risultato pessimo e una buona percentuale di H/S
presentava ampie parti di superficie prive di deposito. Alla luce di queste considerazioni il
metodo è stato giudicato insoddisfacente e scartato.
Negli esperimenti successivi i dissipatori di calore sono stati collocati sempre su filo di rame
ma suddivisi in catene verticali di diverse lunghezze e i parametri di valutazione hanno
riscontrato un notevole miglioramento.
Il metodo ottimale scelto è stato infine posizionare su ogni catena lineare di rame tre heatsink,
Figura 2.4a. Si adoperano, per 18 heatsink, sei catenelle della medesima dimensione,
assicurandosi che, una volta calate nel recipiente, Figura 2.4b, la superficie da nichelare sia
orientata verso il centro. Solo in questo modo l‟effetto di miscelamento è analogo per la
totalità dei componenti in esame.
Figura 2.4 (a) Esempi di catenelle di filo di rame con tre
heatsink ciascuna. (b) Catenelle di heatsink immerse all’interno
del sistema di reazione allestito.
(a)
(b)
21
Durante i primi test effettuati si è fatto uso di H/S che avevano subito l‟operazione di
sbavatura, operazione prevista dal ciclo industriale per eliminare le bave di tranciatura. Tale
operazione è effettuata ad umido ed in presenza di piccoli cilindretti di ceramica. La
rotazione in buratto elimina le bave ma opacizza un po‟ la superficie dei pezzi. Ciò avrebbe
reso molto meno evidente eventuali deposizioni di diversa granulometria per cui è stato
deciso di usare pezzi subito dopo stampaggio, esenti da sbavatura, la superficie dei quali è
lucida.
2.2.4 La sgrassatura e l’attivazione
Gli heatsink, che arrivano dallo stampaggio, giungono all‟impianto di nichelatura unti d‟olio
(olio usato come lubrificante nello stampaggio) e per tale motivo, prima di passare al processo
di deposizione, è previsto un pretrattamento di sgrassatura.
In linea, le prime vasche che il rotabarile incontra sono riempite di soluzioni sgrassanti (in
questo caso soda caustica). Il meccanismo di rimozione dell‟olio dalla superficie dei pezzi
avviene in quanto le molecole di sgrassante possiedono una parte idrofila ed una idrofoba
(oleofila); è questa porzione molecolare a fissarsi sull‟olio e a provocarne la dispersione in
acqua.
Vasche adibite alla sgrassatura si alternano infatti a vasche con acqua di lavaggio, per
eliminare i residui del bagno di sgrassatura che per “trascinamento” andrebbero ad inquinare i
bagni successivi.
Ai bagni di sgrassatura seguono i bagni di acido cloridrico (HCl al 10%) per attivare i pezzi
(ovvero per rimuovere ossidi superficiali ed eventuale inizi di ruggine) e per adeguare il pH a
quello acido del bagno di nichelatura. In laboratorio, molto semplicemente, la situazione
descritta è stata riproposta mediante un recipiente di soda ed uno di acido cloridrico,
posizionati vicino al rubinetto di acqua corrente: le catenelle di heatsink costruite per le prove,
prima di essere immerse nel baker di reazione, sostavano per un tempo analogo (1 minuto)
nella sgrassatura e nell‟attivazione, fermandosi, nel passaggio tra l‟una e l‟altra, qualche
secondo al di sotto del getto d‟acqua di risciacquo.
2.2.5 Il bagno
La procedura di scale-down dell‟impianto a misura di laboratorio non si esaurisce nella scelta
della strumentazione. Anche il bagno chimico, dove ha luogo la deposizione, deve essere
riprodotto adeguatamente.
L‟apparecchiatura in linea presenta un volume di 180 litri per la vasca di nichelatura,
all‟interno della quale sono inseriti nelle debite quantità e concentrazioni cloruro di nichel
(2.2 l a 405 g/l, range ammesso 380-420 g/l), ipofosfito di sodio (2.2 l a 500 g/l, range
ammesso 480-520 g/l) e acido succinico (5 l), per un totale di 9.4 litri.
22
In laboratorio i composti chimici sono dosati secondo la medesima ricetta di produzione, con
gli stessi rapporti grammi/litro, per costituire il bagno standard. Il calcolo verte quindi su una
semplice proporzione volumetrica (equazione (2.1)) tra il quantitativo d‟acqua e dei singoli
composti rispettivamente su scala industriale e su scala ridotta di analisi:
VH2O : Vx = VH2O, lab: Vx, lab (2.1)
dove VH2O è la dose di acqua in impianto, corrispondente a 170.6 litri, VH2O, lab è il volume
d‟acqua di un litro in cui avviene la reazione in laboratorio; Vx e Vx,lab indicano
rispettivamente le dosi delle soluzioni (NiCl2, NaH2PO2, Acido Succinico) nella realtà
industriale e in quella di sperimentazione.
Tabella 2.1 Tabella riassuntiva delle quantità di ciascun componente del bagno
chimico rispettivamente nell’impianto industriale in linea e nella scala ridotta di
sperimentazione in laboratorio.
Soluzioni Quantità in impianto [litri] Quantità in laboratorio [litri]
NiCl2 2.2 0.013
NaH2PO2 2.2 0.013
HOOCCH2CH2COOH 5 0.029
Avendo a disposizione tutti i dati, Vx lab (quantità dei componenti nel beaker da un litro)
assumerà i valori di 13 ml per il cloruro di nichel, 13 ml per l‟ipofosfito di sodio e 29 ml per
l‟acido succinico, come riportato in Tabella 2.1.
2.3 L’autocatalisi
Uno dei problemi incontrati con maggiore frequenza durante le analisi è stato il rischio di
incorrere nella decomposizione spontanea della soluzione.
La deposizione di nichel per via chimica sfrutta un processo autocatalitico di riduzione del
metallo, provocata dall‟ipofosfito di sodio (NaH2PO2 H2O), in cui gli oggetti stessi immersi
nel bagno fungono da catalizzatori.
Essenziale si dimostra il controllo analitico della soluzione al fine di prolungare la vita e
l‟efficienza del bagno e quindi la riuscita del processo.
Il primo parametro oggetto di monitoraggio è la temperatura in quanto il surriscaldamento
locale è una delle principali cause di degrado. Se da un lato è vantaggioso operare alle
temperature più alte possibili, dall‟altro i vincoli strutturali e materiali di costruzione, il punto
di ebollizione del bagno e la tendenza alla decomposizione ne limitano l‟innalzamento.
23
L‟attenzione va quindi rivolta all‟impostazione della piastra di riscaldamento che non deve
cedere eccessivo calore al fondo del serbatoio. Generalmente questa è regolata in modo da
non superare i 90 °C misurati sul fondo del reattore e non deve subire variazioni a processo
avviato.
La disposizione iniziale ha previsto l‟inserimento del beaker di reazione a „bagnomaria‟, nel
recipiente da cinque litri, posto sopra la sorgente termica; il fatto che le superfici inferiori (del
beaker interno e del recipiente esterno) risultassero in contatto diretto si è tradotto in un
troppo elevato flusso termico e quindi in un‟accelerazione incontrollata della reazione.
Identificata la causa del problema, la ricerca della soluzione ha portato all‟introduzione di
piccole sfere di vetro, distribuite sul basamento, sufficienti per mantenere un minimo distacco
delle basi e tenere sotto controllo la temperatura.
Ulteriore cautela deve essere dimostrata nei confronti dell‟ancoretta magnetica adottata per
garantire la miscelazione della soluzione, la cui velocità, se eccessiva, movimenta il bagno
generando bolle d‟aria troppo numerose e calde.
Altri parametri che occorre considerare sono le concentrazioni dei componenti chimici
(principalmente sodio ipofosfito e nichel). L‟ipofosfito funge da riducente per la reazione. Se
presente in dosi maggiori, rispetto agli standard delineati, aumenta la frazione di metallo in
deposizione su tutte le superfici a disposizione, comprese le pareti del recipiente. Tali nuclei
di sedimentazione di nichel diventano centri di nichelatura a loro volta innescando la
pericolosa autocatalisi.
Il fenomeno descritto si è verificato ripetutamente, costringendo ogni volta all‟annullamento
della prova, prima di intuire che la radice del problema risiedeva nella non perfetta pulizia del
beaker da tracce di nichel.
Infine, il valore del pH è in diretta relazione con la velocità di deposizione e con la
decomposizione spontanea; un aumento oltre il valore di regime è pericoloso perché
impedisce il controllo del meccanismo.
2.4 Misura dei parametri di valutazione
L‟attinenza, degli attributi degli heatsink fabbricati, alle specifiche definite dall‟azienda,
giustificate dalle richieste dei clienti, è di primaria importanza e richiede un monitoraggio
costante. Visto l‟elevato volume di produzione, in linea si è costretti ad affidarsi a valutazioni
statistiche, attraverso una verifica a campione: al termine di ogni ciclo, solo un campione
della produzione globale viene sottoposto ai test. In laboratorio, il numero limitato di
componenti nichelati (18 H/S ogni bagno standard) permette il controllo pezzo per pezzo.
Di seguito sono fornite le spiegazioni degli strumenti e dei metodi utilizzati per misurare lo
spessore di nichel, la percentuale di fosforo, la rugosità e l‟aspetto visivo. Viene descritta
anche la procedura per la valutazione del bagno residuo.
24
2.4.1 Analisi dello spessore di nichel
Per eseguire un‟analisi quantitativa e precisa dell‟elemento nichel si adopera la tecnica XRF
(Fluorescenza a Raggi X), la cui strumentazione è mostrata in Figura 2.5. Il metodo è molto
diffuso in ambito industriale e permette di svolgere uno studio elementare non distruttivo di
una vasta gamma di elementi (tra i quali appunto anche il nichel).
Il funzionamento è basato sul fenomeno fisico dell‟emissione secondaria (fluorescenza)
caratteristica di ogni elemento, quando viene debitamente eccitato da una radiazione.
L‟energia e l‟intensità di tale emissione consentono di determinare lo spessore e il rapporto tra
i costituenti presenti in lega.
Al termine della scansione dei campioni sottoposti all‟indagine, il calcolatore fornisce
un‟inquadratura dei parametri registrati rapportati alla tolleranza imposta per l‟articolo .
Lo spessore minimo di nichel, nel deposito degli heatsink m111, è stimato essere 2.5 μm,
mentre la presenza massima attorno a 5 μm.
2.4.2 Analisi della percentuale di fosforo
Registrare il quantitativo di fosforo, presente nella lega, significa nel contempo cautelarsi nei
riguardi di una serie di proprietà, dipendenti appunto dalle proporzioni di questo elemento.
Al crescere della dose di fosforo si registra, da un lato un incremento di durezza del
rivestimento, e dall‟altro un calo nella densità del deposito e un peggioramento della duttilità
di quest‟ultimo che diviene sempre più fragile e friabile.
La valutazione dell‟abbondanza di tale costituente ricorre allo strumento Shimadzu EDX
(Figura 2.6) simile a quello impiegato nello studio del nichel, dotato di una sonda a
fluorescenza di raggi X. Sfrutta l‟interazione energetica tra i fotoni, emessi dal corpo eccitato,
e un cristallo apposito (monocristallo di silicio drogato con litio) che conduce alla produzione
Figura 2.5 Fischerscope a fluorescenza di raggi X per la misurazione dello spessore
di nichel depositato.
25
di corrente elettrica, poi successivamente amplificata. Collegato ad un calcolatore fornisce in
uscita valori in percentuale in peso di fosforo.
È, per certi versi, più sofisticato del Fischerscope, richiede il mantenimento di un‟atmosfera
interna ad alto vuoto ed una temperatura di -192°C, mediante azoto liquido, ma è anche molto
più efficiente per l‟analisi quali-quantitativa contemporanea di diversi elementi in minime
dosi.
2.4.3 Analisi di rugosità
Viene qui presentato il metodo usato in azienda per l‟analisi della scabrezza superficiale degli
heatsink, specificando però che, nello studio condotto in laboratorio, si è optato per non
sottoporre gli heatsink nichelati all‟analisi di rugosità; la scelta è stata conseguente alla
decisione di usare pezzi esenti dal processo di sbavatura (paragrafo 2.2.3) e quindi con trama
superficiale non direttamente correlabile all‟effettiva produzione.
Nella ricerca della buona qualità dei prodotti fabbricati un parametro importante è il grado di
finitura delle superfici lavorate.
Quelli che all‟occhio umano possono apparire come rivestimenti perfetti, esenti da errori, se
esaminati mediante uno strumento ottico a sufficiente ingrandimento, rivelano scabrosità
dovute a solchi e creste, che determinano scostamenti locali allontanando l‟aspetto esteriore
reale da quello idealmente previsto.
Nel caso della nichelatura degli heatsink il deposito di nichel, oltre a risentire della rugosità
del substrato può, per natura del processo di deposizione, essere più o meno rugoso. Una più
alta rugosità è in contrasto con un buon bonding e offre minor protezione alla corrosione.
Figura 2.6 Shimadzu EDX-720, sonda a fluorescenza a raggi X per la misura della
percentuale di fosforo nel deposito.
26
Tramite analisi visiva e controllo della rugosità del pezzo si può stabilire un parametro di
riferimento affinché lo stesso superi le specifiche del cliente.
2.4.3.1 Rugosimentro
Lo strumento adoperato per la misurazione dei difetti microgeometrici è il rugosimetro.
Generalmente è composto dalle seguenti parti:
Tastatore. È la parte a diretto contatto con la superficie; il trasduttore a questo
associato può essere induttivo se interpreta le variazioni di altezze misurate come
variazione di tensione, oppure ottico se invece la stessa funzione è eseguita valutando
la riflessione di una radiazione.
Unità di traslazione. È l‟unità adibita alla movimentazione dello strumento e quindi
del tastatore; il percorso dipende dalla geometria del pezzo e dalle posizioni in cui si è
interessati a rilevare la rugosità.
Unità elettronica. Gestisce i comandi di movimentazione e di rielaborazione dei dati.
Il funzionamento consiste nell‟amplificazione delle oscillazioni, cui è soggetto il tastatore di
diamante a punta sferica a seguito delle microirregolarità incontrate e nella conversione di
queste in segnale elettrico mediante un trasduttore; tali segnali elettrici vengono amplificati,
elaborati e tradotti in unità di rugosità.
Sugli heatsink il tastatore del rugosimetro viene disposto in tre modalità differenti in modo da
attraversare la superficie orizzontalmente (Figura 2.7a), verticalmente (Figura 2.7b) e
diagonalmente (Figura 2.7c), fornendo in uscita due valori, “Ra”, corrispondente alla media, e
“Rt”, differenza tra la cresta più alta (“Rp”) e la più profonda riscontrata (“Rv”).
Le richieste funzionali hanno portato ad imporre 0.4 e 10 come limiti accettabili per “Ra” e
“Rt”.
Figura 2.7 (a) Rugosimetro in posizione orizzontale sulla superficie dell’H/S. (b)
Rugosimetro in posizione verticale sulla superficie dell’H/S. (c) Rugosimetro in
posizione diagonale sulla superficie dell’H/S.
(a) (b) (c)
27
2.4.3.2 Procedura di bonding
La lavorazione che risulta maggiormente disturbata se il grado di finitura superficiale non è
ottimale, è la bondatura, termine che deriva dall‟inglese bond, cioè legame. La tecnica wedge
bonding consiste sostanzialmente in una saldatura mediante ultrasuoni di fili di alluminio.
L‟apparecchiatura è dotata di un trasduttore ad ultrasuoni che provoca la vibrazione di un
cuneo (wedge), sul quale è disposto il filamento; tale azione genera per attrito calore tale da
creare un‟interdiffusione tra atomi di nichel e di alluminio.
Gli strati atomici risultano compenetrati e i due elementi uniti da un intimo collegamento che
giustifica la denominazione stessa di legame (bond).
2.4.4 Analisi del bagno (titolazione)
Uno degli obbiettivi preposti allo studio è quello di riuscire a minimizzare il quantitativo di
nichel e fosforo nel bagno esausto, ricordando che la procedura usata in Molex è un impianto
“ad esaurimento” e non “a ripristino”.
In ogni prova l‟immersione degli heatsink nel bagno è stata preceduta dall‟analisi della
soluzione mediante titolazione, per la ricerca delle concentrazioni di cloruro di nichel e
ipofosfito di sodio; analogamente la stessa indagine è stata svolta a termine del processo, una
volta trascorso il tempo di reazione ed estratti i pezzi nichelati. Da sottolineare come il
quantitativo di nichel e fosforo finale, che risulta mediante tale procedura, corrisponde alla
dose di questi elementi rimasta nel bagno senza aver reagito.
Di seguito sono riportate le procedure di titolazione per la determinazione di fosforo
(ipofosfito di sodio) e di nichel (cloruro di nichel).
2.4.4.1 Titolazione di fosforo
Si prelevano dal beaker di nichelazione 25cc di bagno e li si deposita in un matraccio tarato
da un litro, portando successivamente tale sistema a volume con acqua distillata.
Si sottraggono quindi 5cc di questa soluzione diluita e li si versa in una beuta da 250 cc,
munita di tappo conico in vetro. Si prepara, a parte, dell‟acido cloridrico 6N, diluendo con
acqua 520 cc di acido cloridrico concentrato 37%, fino al volume di un litro, e se ne
aggiungono 25 cc nella beuta di analisi. Si addizionano quindi 25 cc di soluzione standard di
iodio 0.1 N e, una volta ripuliti i bordi del contenitore ed averlo tappato, lo si ripone mezz‟ora
al buio. Tale particolarità di conservazione è dovuta al fatto che lo iodio è un elemento
fotosensibile e quindi in assenza di luce si evita il degrado della soluzione. Trascorso il tempo
indicato si può iniziare la titolazione con soluzione standard di sodio tiofosfato 0.1 N fino al
colore giallo chiaro. Per facilitare l‟individuazione del punto di viraggio si immettono 3 cc di
indicatore di salda d‟amido e si continua a titolare con sodio tiofosfato 0.1 N fino al viraggio
28
limpido incolore. Raggiunto l‟aspetto trasparente della soluzione si registra il volume di
titolante (sodio tiofosfato 0.1N) e inserendo tale valore nell‟equazione:
[2.5 - (cc di tiofosfato × 0.1)] × 424 = g/l di sodio ipofosfito (2.2)
si calcola la concentrazione di ipofosfito. Considerato che il peso molecolare del sodio
ipofosfito è 87.98 g/mol e quello del fosforo 30.9 g/mol, mediante la seguente relazione si
ottiene la concentrazione finale in termini di fosforo residuo:
g/l di sodio ipofosfito × (PM fosforo / PM sodio ipofosfito) = g/l di fosforo (2.3)
2.4.4.2 Titolazione di nichel
In una beuta da 250 cc, si isolano 2 cc del bagno di reazione e si diluiscono con 70 cc di H2O;
si aggiungono poi in successione 10 cc di ammoniaca concentrata, una punta di spatola di
muresside e mezza spatola di sodio floruro. La muresside, o porporato d‟ammonio, è un sale
d‟ammonio dell‟acido purpurico molto usato come indicatore e come facilitante
nell‟individuazione del viraggio di una soluzione titolata: dona inizialmente una colorazione
rossa ma, quando è completamente legata al metallo oggetto della titolazione, devia verso il
violetto intenso. Si prosegue titolando con EDTA M/10 fino al passaggio dal grigio al violetto
netto.
Il volume di EDTA M/10 moltiplicato per un fattore di 2.93 fornisce la concentrazioni di
nichel totale nel bagno. È necessario poi trasformare il risultato in concentrazione di cloruro
di nichel. Le relazioni sono le seguenti:
cc EDTA M/10 × 2.93 = g/l nichel totale (2.4)
(Ni totale) × 4.4004 = g/l di cloruro di nichel (2.5)
Considerato che il peso molecolare del cloruro di nichel è 129.60 g/mol e quello del nichel
58.69 g/mol, mediante la seguente relazione si ottiene la concentrazione finale in termini di
nichel residuo:
g/l di cloruro di nichel × (PM nichel / PM cloruro di nichel) = g/l di nichel (2.6)
2.4.5 Valutazione dell’aspetto visivo
A differenza degli altri parametri di valutazione, citati finora, l‟aspetto esteriore dell’heatsink
nichelato non è giudicato sulla base di metodi scientifici ma la sua determinazione è sempre
involontariamente influenzata dall‟operatore che esegue l‟analisi.
29
Macchie, strisce, zone esenti da nichelatura, annerimenti localizzati sono evidenti anche
dall‟occhio meno esperto, mentre l‟assegnazione di una tonalità piuttosto che un‟altra
necessitano di una certa dimestichezza.
Alle gradazioni cromatiche riscontrate è stata assegnata una “nomenclatura” che distingue le
diverse sfumature grigie assunte dalla superficie nichelata: grigio scuro, grigio, grigio “canna
di fucile”, grigio chiaro. Tra queste l‟aspetto auspicabile è quello corrispondente al grigio
“canna di fucile” (Figura 2.8a) più luminoso e lucido degli altri.
Ripetute volte i test di laboratorio (in particolare quelli iniziali) hanno fornito pezzi
dall‟aspetto maculato, opaco e spesso con “bruciature” alle estremità, tutti difetti estetici
dovuti principalmente alla disposizione degli heatsink nel bagno e alla limitata
movimentazione della soluzione; due esempi sono riportati in Figura 2.8b.
Tra le imperfezioni più frequenti compaiono anche l’opalescenza, l’iridescenza e la
lattescenza. L‟opalescenza, definita “trasparenza lattiginosa”, è dovuta alla luce, che passa
attraverso il deposito con una rifrazione caotica, risultante da due distinte rifrazioni,
producendo un effetto nebuloso. L‟iridescenza invece descrive la presenza di riflessi
superficiali ( alle volte dei colori dell‟iride, da qui il nome) causati dalla presenza di piani
sfalsati o leggere fratture, spesso originati da fenomeni termici non controllati. La lattescenza
è anch‟essa frutto di un fenomeno ottico anomalo, questa volta di diffusione, indice di una
copertura di nichel non troppo uniforme.
Figura 2.8 (a) Esempio di due heatsink di tonalità grigio “canna di fucile”; da
notare l’elevata lucidità di tali pezzi che riflette addirittura l’immagine di chi ha
scattato la foto. (b) Esempio di due heatsink opachi e macchiati che non hanno
superato il test dell’aspetto visivo
(a) (b)
30
2.5 Procedimento in laboratorio
In Figura 2.9 è proposto, mediante uno schema a blocchi, il procedimento descritto nel
capitolo e usato nelle analisi di laboratorio.
Tale sequenza di operazioni ha permesso il raggiungimento di una ripetitività dei risultati
soddisfacente e confrontabile, in termini di parametri di valutazione, con la produzione in
linea.
Figura 2.9 Schema del procedimento usato in laboratorio.
Immergere gli H/S disposti sulle
catenelle nel bagno di reazione.
TEMPO di reazione: 50 minuti.
Monito
rare T
EM
PE
RA
TU
RA
e pH
.
Estrazione degli H/S.
Tabulare TEMPERATURA e pH finali.
Prep
arazione b
agno
Pre
par
azio
ne
cam
pio
ni
Racco
lta dati b
agno
R
acco
lta
dat
i ca
mpio
ni
Pro
cess
o
Analisi:
FOSFORO nel bagno
NICHEL nel bagno.
Analisi:
SPESSORE di nichel
PERCENTUALE di fosforo
ASPETTO VISIVO.
Asciugare e separare i pezzi.
Risciacquo in acqua (lavaggio finale).
Inserire l‟ancoretta magnetica nel becker
e accendere la piastra (avvio
dell‟AGITAZIONE e del
RISCALDAMENTO).
Preparare il BAGNO di nichelatura:
Nicl2 13 ml, NaH2PO2 13 ml, acido
succinico 29 ml (ciascuno nelle debite
concentrazioni).
Preparare le catenelle di H/S: tre
heatsink per filo di rame.
Pochi minuti prima dell‟avvio del
processo immergere le catenelle 1
minuto in NaOH (sgrassatura).
Risciacquare le catenelle per qualche
secondo (lavaggio).
Immergere le catenelle 1 minuto in HCl
al 10% (attivazione acida).
Monitorare TEMPERATURA e pH fino
ai valori richiesti per la prova.
31
Capitolo 3
Risultati e discussione
Questo capitolo è dedicato alla descrizione delle prove effettuate per chiarire l‟impatto che
ogni variabile provoca sul processo.
Vengono prima proposti gli esperimenti, condotti variando una singola grandezza tra
temperatura, pH, numero di H/S e concentrazione dei composti chimici e mantenendo costanti
le restanti; sono presentate le registrazioni, i commenti e le elaborazioni grafiche dei
parametri di valutazione degli heatsink nichelati, con riferimento ai dati in Appendice.
Infine, sono riportati i risultati relativi alla seconda fase dei test di laboratorio, dedicata alla
variazione accoppiata delle citate variabili, al fine di riscontrare, effettivamente, quali
condizioni risultino buone e proponibili e quali da scartare.
3.1 Prove a variazione singola
Una volta trovato lo schema operativo opportuno è necessario consolidare il metodo di
analisi, ripetendo più e più volte il procedimento per essere certi che la stabilità delle
operazioni si rifletta in un‟altrettanta stabilità dei risultati, confrontabili con quelli che si
hanno in impianto. Si è così giunti all‟identificazione della configurazione standard delle
variabili in gioco, nonché al riferimento per le successive indagini di processo.
La Tabella 3.1 riporta le condizioni definite di progetto (design), cioè i valori delle variabili
(numero di dissipatori di calore, temperatura, pH, e concentrazioni iniziali di cloruro di nichel
e di ipofosfito di sodio) alle quali bisogna tendere per ottenere lo standard considerato valido.
La Tabella 3.2, invece, rappresenta le condizioni operative del test di laboratorio, per la
nichelatura chimica di 18 H/S, scelto come riferimento per le analisi. Sono tabulate le
condizioni reali di lavoro che si è riusciti ad ottenere, registrate all‟inizio e al termine
dell‟esperimento, gli spessori misurati del nichel depositato su ogni heatsink, lo spessore
minimo, medio, e massimo riscontrato nel lotto; seguono i quattro valori estremi (due minimi
e due massimi) di percentuale di fosforo nel deposito, le concentrazioni di nichel e fosforo
non reagiti residue nel bagno di fine nichelatura e l‟aspetto visivo medio degli H/S ottenuti.
Tali parametri sono il punto di partenza e di confronto per le prove che vedono mutare, prima
singolarmente poi in modalità incrociata, le variabili temperatura, pH, concentrazione dei
chimici e numerosità dei pezzi.
32
N° heatsink T design (°C) pH design
NiCl2
[g/l]
NaH2PO2
[g/l]
18 78-80 5.2 405 500
T rif. iniziale (°C) 78.7
pH rif. iniziale 5.28
N° heatsink 18
Spessore heatsink
(μm)
[3.78 3.67 3.62 3.56 3.62 3.8 3.81 3.81 3.7 3.56 3.59 3.62 3.93 3.6 4 3.64
4.05 3.6]
Spessore min (μm) 3.56
Spessore max (μm) 4.05
Spessore med (μm) 3.72
T rif. finale (°C) 76
pH rif. finale 4.4
%P min (m/m) 9.152
%P min (m/m) 9.21
%P MAX (m/m) 9.236
%P MAX (m/m) 9.331
Ni residuo (g/l) 1.18
P residuo (g/l) 1.2
Aspetto visivo Lucido, cdf
Ogni prova prevede la compilazione di una scheda operativa strutturata in modo analogo a
quella appena proposta per il test di riferimento.
Qui di seguito per ogni esperienza effettuata si procede al commento dei risultati mediante la
lettura di grafici, i cui dati sono estrapolati dalle relative schede operative riportate a fine
capitolo in Appendice.
3.1.1 Modifica di temperatura
Modificare la temperatura significa cambiare la cinetica del processo accelerando o
rallentando il meccanismo di reazione. Il punto focale risulta quindi la temperatura d‟innesco
Tabella 3.1 Tabella riassuntiva che riporta le condizioni definite di progetto (design),
cioè i valori delle variabili (numero di dissipatori di calore, temperatura, pH, e
concentrazioni iniziali di cloruro di nichel e di ipofosfito di sodio) che identificano lo
standard considerato valido.
Tabella 3.2 Tabella che riporta le condizioni operative del test di laboratorio,
effettuato per la nichelatura di 18 H/S, scelto come riferimento per le successive
analisi. Sono tabulati: le condizioni reali, iniziali e finali, dell’esperimento, lo
spessore di nichel misurato per ogni heatsink, lo spessore minimo,massimo e medio
riscontrato nel lotto; i quattro valori estremi(due minimi, due massimi) delle
percentuali di fosforo nel deposito, le concentrazioni residue di nichel e fosforo non
reagiti nel bagno e l’aspetto visivo medio dei pezzi. La scrittura “cdf”, nella
definizione dell’aspetto visivo, è un’abbreviazione della nomenclatura usata in
azienda“grigio canna di fucile”.
33
della procedura di deposizione, corrispondente, nel caso in esame, alla situazione termica del
bagno al momento dell‟immersione degli heatsink.
Da alcune prove preliminari è emerso che l‟intervallo di variazione ragionevole per la
temperatura oscilla tra gli estremi 74°C e 82°C e che un incremento della temperatura di 2 °C
è tale da comportare effetti evidenti nel deposito, specificatamente nello spessore di nichel e
nella percentuale di fosforo.
Prendendo come intervallo standard di riferimento 78-80 °C, e considerando che al di sopra
degli 82°C (valore già limite) il processo in laboratorio non è più controllabile, si sono scelti
per le analisi i quattro intervalli di temperatura 74-76 °C, 76-78 °C, 78-80°C (standard) e 80-
82°C. Per ogni intervallo si esegue un esperimento con temperatura iniziale interna
all‟intervallo considerato.
Rimandando alla Tabella A in Appendice, si riportano qui di seguito i grafici esplicativi del
comportamento dei parametri di valutazione (spessore, %P, e concentrazioni finali di nichel e
fosforo) al modificarsi della variabile termica, con gradienti di 2°C.
Considerando la Figura 3.1, che riporta gli spessori di ogni heatsink, per i diversi intervalli di
temperatura, emerge una leggera dispersione del dato. Si è scelto di inserire una linea di
tendenza (regressione lineare) per ogni scarto termico per facilitare la lettura dell‟immagine.
Figura 3.1 Grafico che riporta l’andamento degli spessori di nichel al modificarsi
dell’intervallo termico adottato.
2,8
3
3,2
3,4
3,6
3,8
4
4,2
4,4
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
Sp
esso
re d
i n
ich
el (
μm
)
numero di heatsink
74-76°C
76-78°C
78-80°C
80-82°C
Regr lin (74-76°C)
Regr lin (76-78°C)
Regr lin (78-80°C)
Regr lin (80-82°C)
34
All‟aumentare della temperatura di inizio processo, la reazione di riduzione degli ioni nichel,
presenti nel bagno come cloruri, spinge maggiormente nella direzione dei prodotti
provocando un accrescimento dello spessore di nichel nel deposito.
Tuttavia appare evidente come i dati, relativi agli spessori degli H/S nichelati, nei range 76-
78°C e 78-80°C non sono graficamente indistinguibili. Ciò è spiegabile considerando che la
variabilità estrinseca della deposizione non viene modificata oscillando tra 76°C e 80°C. Lo
spessore medio che si deposita infatti è molto simile (3.73 e 3.76 con un errore strumentale
del 5%).
L‟andamento dello spessore di nichel depositato in funzione della variazione termica può
risultare ancora più chiaro riportando sul grafico non i valori di tale parametro per singolo
heatsink ma facendo riferimento ai valori medi, minimi e massimi. L‟interpretazione grafica è
stata data in termini assoluti (Figura 3.2a) ed in termini percentuali (Figura 3.2b). La prima
rispecchia l‟andamento già visto nella Figura 3.1, nonché un incremento dello spessore del
deposito con la temperatura, mentre la seconda focalizza l‟attenzione sulla dispersione dei dati
dei test, rispetto al valore medio calcolato, mettendo in evidenza i punti dove la differenza, tra
curva dei massimi e dei minimi rispetto alla media, è minore.
Anche la precipitazione del fosforo è influenzata positivamente dall‟intervento della
temperatura: come dimostra la Figura 3.3, il fosforo precipita in dosi superiori,
amalgamandosi al nichel in percentuali più elevate.
2,5
3
3,5
4
4,5
70 75 80 85
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
Temperatura (°C)
min
med
max
75
80
85
90
95
100
105
110
115
70 75 80 85
Sp
esso
ri d
i n
ich
el
per
cen
tuali
Temperatura (°C)
min
med
max
Figura 3.2 Andamento degli spessori di nichel minimi e massimi rispetto al valore
medio in termini assoluti (a) e in termini percentuali (b).
(a) (b)
35
Questo aumento non è però graduale: in corrispondenza del passaggio tra 76-78°C e 78-80°C
si ha un‟impennata nel valore percentuale di fosforo probabilmente conseguente al
superamento di barriere energetiche secondarie.
Al termine di ogni processo il bagno di nichelatura esausto è stato sottoposto a titolazione per
individuare la concentrazione residua di nichel e fosforo non reagiti. La Tabella 3.3 riprende,
dalle schede operative di fine capitolo, i valori risultati da tale procedura per ogni analisi
condotta nei diversi range termici.
Tabella 3.3Concentrazioni finali di nichel e fosforo (g/l) nei bagni esausti di
nichelatura a diverse temperature iniziali, calcolate mediante tecnica di titolazione
Temperatura (°C) 74-76 76-78 78-80 80-82
[Ni]finale (g/l) 1.27 1.16 1.18 1.06
[P]finale (g/l) 1.36 1.31 1.2 1.15
Portando a grafico i dati (Figura 3.4) emerge chiaramente come, dal punto di vista
dell‟obiettivo di minimizzazione degli scarti chimici, lavorare alle alte temperature comporta
una riduzione, nel bagno di eliminazione, di entrambi gli elementi chimici in esame.
Il fosforo cala quasi linearmente all‟aumentare della temperatura mentre il nichel tra i 76°C e
gli 80°C non subisce grosse variazioni.
8,2
8,4
8,6
8,8
9
9,2
9,4
9,6
% d
i fo
sforo
%Pmin1 %Pmin2 %Pmax1 %Pmax2
74-76°C
76-78°C
78-80°C
80-82°C
Figura 3.3 Grafico che riporta l’andamento delle percentuali di fosforo al modificarsi
dell’intervallo termico adottato.
36
L‟aspetto visivo degli heatsink nichelati non è, nell‟intervallo complessivo tra 74°C e 82°C
considerevolmente influenzato dalle variazioni termiche: tutti i pezzi appaiono lisci e color
grigio “canna di fucile” come richiesto.
Complessivamente l‟aspetto termico influisce positivamente su tutti i parametri di valutazione
presi in esame e questa considerazione potrebbe indurre ad aumentare notevolmente la
temperatura d‟esercizio delle vasche in impianto per cercare la massima efficienza. Un‟ipotesi
di incremento non è da scartare, ma non bisogna sottovalutare il pericolo di decomposizione
della soluzione e dell‟innesco di autocatalisi del bagno, che diviene molto più suscettibile
quando si sale oltre gli 80 °C.
3.1.2 Modifica di pH
La seconda variabile presa in esame è il pH del bagno di nichelatura; il riferimento è stato
individuato in condizione acida della soluzione, con valore di pH all‟incirca 5.2 (temperatura
78-80°C e 18 pezzi).
Per realizzare concretamente la variazione di tale parametro, in laboratorio, si è adoperato
acido succinico in forma polverulenta, per acidificare le condizioni nel beaker di reazione,
mentre per salire nella scala dei pH, verso la zona basica, si è fatto uso di soda caustica.
Immettendo pochi granelli dell‟acido e poche gocce di soda, quasi istantaneamente mescolati
dall‟azione di agitazione provocata dall‟ancoretta magnetica, si ottiene una rapida
modificazione di pH, registrata continuamente dalla sonda del pH-metro.
Regolare il pH, secondo le diverse esigenze di indagine, si rispecchia in un intervento di
modificazione della cinetica di processo, considerato che la velocità di sviluppo di idrogeno
molecolare, di deposizione di nichel e di fosforo sono funzione dell‟acidità del bagno.
1,00
1,05
1,10
1,15
1,20
1,25
1,30
1,35
1,40 C
on
cen
trazi
on
e re
sid
ua (
g/l
)
(74-76)°C (76-78)°C (78-80)°C (80-82)°C
Ni
p
Figura 3.4 Grafico che riporta l’andamento delle concentrazioni finali di nichel e
fosforo nel bagno residuo al modificarsi dell’intervallo termico adottato.
37
Per comprendere l‟andamento dello spessore di nichel e della percentuale di fosforo nel
deposito è necessario considerare il meccanismo reattivo; da questo emerge come
l‟ossidazione degli ioni ipofosfito a ioni metafosfito, reazione (3.1), il simultaneo
aggregamento degli ioni metafosfito con acqua per generare ioni fosfito, reazione (3.2), e la
riduzione di ioni nichel a nichel metallico, reazione (3.3), sono complessivamente favoriti da
un alto pH della soluzione.
H2PO2-→PO2
- + H2
(3.1)
PO2- + H2O→H2PO3
- (3.2)
Ni2+
+ H2→Ni + 2H+
(3.3)
La Figura 3.5 (ottenuta dalla Tabella B riportata in Appendice) fornisce una rappresentazione
grafica immediata di tale fenomeno che, concretamente, conduce ad una crescita dello
spessore di nichel più la soluzione diviene basica. Si nota come le due curve parametriche
riferite al pH 5.2 e al pH 5.5 non si scostano troppo l‟una dall‟altra, conseguenza del fatto che,
in questa posizione della scala di acidità, una variazione di pH di 0.3 circa non ha rilevanti
impatti sullo spessore del deposito.
Le osservazioni appena espresse consiglierebbero di aumentare il pH di reazione per
incentivare la deposizione di nichel; la Figura 3.6a e la Figura 3.6b (relative alla Tabella B in
Appendice) mostrano invece come lo scostamento dei picchi massimi e minimi di nichel,
rispetto al valore medio di spessore di quest‟ultimo, cresca spostandosi verso tenori basici. Fa
eccezione la situazione a pH 5.2 (il riferimento), che presenta scarti accettabili. La Figura 3.6a
da una rappresentazione del comportamento in termini assoluti, cioè per mezzo dei valori
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
4,5
5
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
Numero di heatsink
pH 4
pH 4.5
pH 5.2
pH 5.5
pH 6
Figura 3.5 Grafico che riporta l’andamento degli spessori di nichel al modificarsi del
pH del bagno.
38
massimi, minimi e medi effettivamente rilevati, la Figura 3.6b in percentuali della media. Di
conseguenza è preferibile mantenere un valore di pH intermedio che garantisca uno spessore
di nichel adeguato approssimativamente costante su tutti gli heatsink.
A differenza delle reazioni elementari viste precedentemente la reazione (3.4), che descrive la
riduzione e conseguente precipitazione di fosforo, è rallentata da un pH alto.
2H2PO2- + H2→2H2O + 2OH
- + 2P (3.4)
Ecco spiegato il motivo, in termini di cinetica, per il quale, come evidenziato in Figura 3.7
(ottenuta dalla Tabella B in Appendice), più il bagno è basico minore risulta la percentuale di
fosforo nel deposito.
1,5
2
2,5
3
3,5
4
4,5
5
3,00 5,00 7,00
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
pH
min
med
max
75,0
80,0
85,0
90,0
95,0
100,0
105,0
110,0
115,0
3,00 5,00 7,00
Sp
esso
ri d
i n
ich
el
per
cen
tuali
pH
min
med
max
(a) (b)
Figura 3.6 Andamento degli spessori di nichel minimi e massimi rispetto al valore
medio in termini assoluti (a) e in termini percentuali (b).
39
Al termine di ogni test, effettuato in diverse condizioni di pH, sono state eseguite le analisi dei
bagni esausti e tabulati i residui di nichel e fosforo presenti (Tabella 3.4).
Tabella 3.4 Concentrazioni finali di nichel e fosforo nei bagni esausti di nichelatura a
diversi valori di pH iniziali, calcolate mediante tecnica di titolazione
pH 4.00 4.5 5.2 5.5 6
[Ni]finale (g/l) 1.69 1.73 1.18 1.23 0.95
[P]finale (g/l) 1.02 1.16 1.2 1.31 1.41
I risultati di titolazione, espressi in forma grafica in Figura 3.8, rispecchiano ciò che avviene
nel deposito. La crescita del pH causa, sugli heatsink, il depositarsi di uno spessore maggiore
di nichel e quindi nel bagno di scarto si presenta una presenza minore di tale elemento; allo
stesso tempo, la percentuale di fosforo in lega cala e l‟elemento si ritroverà in concentrazioni
maggiori nella soluzione a fine reazione.
Nel grafico l‟intersezione delle curve corrisponde al punto ottimale di lavoro (pH 5.2) dove
entrambi gli elementi, fosforo e nichel, sono minimi al termine del processo.
La valutazione dell‟aspetto visivo ha evidenziato come per valori troppo basici gli heatsink
tendano essere più opachi e lattiginosi, probabile conseguenza di un deposito più spesso ma
meno regolare e ordinato.
Figura 3.7 Grafico che riporta l’andamento delle percentuali di fosforo al modificarsi
del pH del bagno.
7,5
8
8,5
9
9,5
10
10,5
11
% d
i fo
sforo
%Pmin1 %Pmin2 %Pmax1 %Pmax2
pH 4
pH 4.49
pH 5.2
pH 5.5
pH 6.02
40
3.1.3 Modifica del numero di pezzi
Si prenda in considerazione la Tabella 3.2 ed in particolare le caselle dedicate alla
registrazione dello spessore medio degli heatsink e delle concentrazioni finali di nichel e
fosforo nel bagno di reazione. Tali valori delineano uno spessore di nichel adeguato e delle
concentrazioni finali dei reagenti, ovviamente ridotte rispetto alla partenza, ma ancora buone.
Proprio a conseguenza di tale evidenza sperimentale riscontrata, non è stata scartata l‟ipotesi
di un‟indagine che ha come obiettivo l‟aumento della numerosità degli heatsink. La
possibilità di ottenere risultati soddisfacenti con un numero di pezzi maggiore si tradurrebbe
sicuramente in una miglior produttività dell‟impianto (in termini di pezzi/ora) e
potenzialmente in un calo delle concentrazioni residue nel bagno da mandare allo scarico.
Si è scelto di operare con una variazione cautelativa, del numero di heatsink, del 15% e, per
dare completezza e affidabilità allo studio, si è operato sia con un incremento che con una
diminuzione di tale percentuale rispetto allo standard. Sono state quindi condotte un certo
numero di prove con 15 heatsink (decremento del 15% rispetto a 18) e altrettante con 21
heatsink (incremento del 15% rispetto a 18).
Concretamente si è continuata ad adottare la tecnica di disposizione mediante catenelle, di filo
di rame, rispettivamente con tre pezzi ciascuna: cinque catenelle per 15 H/S, sette catenelle
per 21 H/S.
Per lo studio del comportamento dei parametri, quali gli spessori di nichel, le percentuali di
fosforo, le concentrazioni finali dei bagni di reazione e l‟aspetto visivo dei pezzi si fa
riferimento alla Tabella C, riportata in Appendice, nella quale sono inserite le schede
operative relative a due prove per ogni variazione nel numero di pezzi.
0,75
0,95
1,15
1,35
1,55
1,75
1,95
3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00 6,50
Con
cen
trazi
on
e re
sid
ua (
g/l
)
pH
Ni
P
Figura 3.8 Grafico che riporta l’andamento delle concentrazioni finali di nichel e
fosforo nel bagno residuo al modificarsi del pH iniziale del bagno.
41
Modificare la quantità di dissipatori nel bagno corrisponde a mutare la superficie a
disposizione per la deposizione della lega nichel-fosforo: intuitivamente più pezzi significano
maggiore superficie, sulla quale nichel e fosforo possono distribuirsi, viceversa meno pezzi
calano l‟area predisposta alla nichelatura.
Non essendo in alcun modo intaccata le cinetica del processo, in quanto temperatura e pH
restano inalterati se confrontati con lo standard, la dose di nichel che precipita durante la
reazione non cambia. Tuttavia il nichel presente in soluzione, che generalmente si consuma
quasi totalmente durante i cinquanta minuti di reazione, tende a distribuirsi più equamente
possibile su tutta la superficie; si ottiene quindi, al crescere degli heatsink nel beaker, uno
spessore minore del deposito, ma comunque in specifica, come evidenzia la Figura 3.9.
Ancora più immediata è la lettura di questo fenomeno nella Figura 3.10a, che evidenzia
l‟andamento dei valori minimi e massimi di spessore, nelle sei prove prese in esame, rispetto
alla media di ogni test. In Figura 3.10b gli stessi dati sono espressi in termini percentuali
(dove i valori medi di ogni prova corrispondono al 100%).
È evidente come gli scostamenti dagli spessori medi siano di piccole entità a conferma del
fatto che le condizioni, di temperatura, pH e concentrazioni dei reagenti in uso (corrispondenti
a quelle standard) sono molto affidabili e minimizzano la dispersione del dato.
2,5
3
3,5
4
4,5
5
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
Numero di heatsink
15 pz a
15 pz b
18 pz a
18 pz b
21 pz a
21 pz b
Figura 3.9 Grafico che riporta l’andamento degli spessori di nichel al modificarsi del
numero di pezzi nichelati.
42
Il comportamento del fosforo differisce totalmente da quello discusso per il nichel, senza
presentare cambiamenti legati alla modificazione della numerosità dei pezzi da nichelare
(Figura 3.11). La spiegazione è nella particolare struttura del deposito e nel ruolo regolatore
del rapporto Ni/P in lega, che si mantiene sempre pressoché costante se non muta la cinetica
della reazione. Non essendo presenti modificazioni cinetiche (perché il numero di pezzi
modifica solo la superficie a disposizione), la quantità di fosforo nel deposito in realtà
aumenta se il nichel cresce (diminuzione del numero di pezzi), e viceversa scende se questo
cala (aumento del numero di pezzi): Ni/P si mantiene così costante.
2,5
3
3,5
4
4,5
5
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
15 H/S 18 H/S 21 H/S
min
med
max
75
80
85
90
95
100
105
110
115
spes
sori
di
nic
hel
per
cen
tuali
15 H/S 18 H/S 21 H/S
min
med
max
(a) (b)
Figura 3.10 Andamento degli spessori di nichel minimi e massimi rispetto al valore
medio in termini assoluti (a) e in termini percentuali (b). 1 e 2 15 pz, 3 e 4 18 pz, 5 e 6
21 pz.
9,1
9,15
9,2
9,25
9,3
9,35
9,4
9,45
9,5
9,55
% d
i fo
sforo
%Pmin1 %Pmin2 %Pmax1 %Pmax2
15 pz (a)
15 pz (b)
18 pz (a)
18 pz (b)
21 pz (a)
21 pz (b)
Figura 3.11 Grafico che riporta l’andamento delle percentuali di fosforo al
modificarsi del numero di heatsink nichelati.
43
L‟aspetto visivo non muta con significatività tra 15, 18 e 21 pezzi, a conferma che il deposito
(nichel-fosforo) è distribuito regolarmente.
Dimostrato quindi che la quantità di nichel e fosforo che precipitano sono unicamente
funzione di parametri correlati alla cinetica del processo e che la variabile numero di pezzi
non appartiene a questa categoria, è chiaro come le concentrazioni finali di tali elementi non
subiscono variazioni importanti (Figura 3.12).
Lo studio ha chiarito come, al modificarsi della quantità di oggetti da nichelare, il
bilanciamento di massa dei composti avvenga solo sullo spessore e non sulla composizione
dello scarico, cioè sulla concentrazione di reagenti non reagiti presenti in esso. Adottare, cioè,
questa modifica in impianto può portare ad un guadagno in termini di pezzi/ora ma non giova
al problema dello spreco di chimici nel bagno esausto.
3.1.4 Modifica delle concentrazioni iniziali nel bagno
Viene qui presentata l‟ultima esperienza con variazione di un singolo parametro rispetto allo
standard: la modifica delle contrazioni iniziali nel bagno.
In realtà tale sequenza di operazioni non rispecchia quella effettivamente adottata.
Disponendo già di considerazioni valide, in merito agli effetti provocati da mutamenti di
temperatura, pH e numero di H/S, si è preferito analizzare dapprima in modo incrociato pH e
temperatura, e poi, nelle condizioni ottimali, riscontrate in quest‟ultima analisi, indagare
l‟impatto suscitato dalla modificazione delle concentrazioni.
In questo caso le condizioni di riferimento sono modificate e le prove sono condotte a
temperatura compresa tra 76°C e 78°C e pH 4.75.
0,5 0,6 0,7 0,8 0,9
1 1,1 1,2 1,3 1,4
Con
cen
trazi
on
e re
sid
ua (
g/l
)
15H/S 15H/S 18H/S 18H/S 21H/S 21H/S
Ni
P
Figura 3.12 Grafico che riporta l’andamento delle concentrazioni finali di nichel e
fosforo nel bagno residuo al modificarsi del numero di heatsink nichelati.
44
Sono state preparate tre soluzioni madre di ipofosfito di sodio, rispettivamente alla
concentrazione di 400 g/l, 500 g/l, 600 g/l, e tre soluzioni madre di cloruro di nichel alle
concentrazioni di 305 g/l, 405 g/l e 505 g/l.
Con riferimento alla Tabella D, in Appendice, la Figura 3.13 evidenzia il comportamento
dello spessore di nichel in risposta alle variazioni del bagno. Assumendo 405 g/l e 500 g/l
come composizione standard, una riduzione sia di ipofosfito sia, in misura maggiore, di nichel
cloruro, abbassa notevolmente lo spessore. Viceversa, aumentando la quantità di tali reagenti
in soluzione, si verifica una crescita dello spessore, senza però allontanarsi troppo dallo
standard. Ciò fa ipotizzare che il valore medio di quest‟ultimo sia già prossimo ai massimi, in
tali condizioni operative.
La Figura 3.14 sottolinea come ipofosfito e cloruro agiscano in modo opposto sulla
percentuale di fosforo in lega: quest‟ultima subisce un calo al crescere della concentrazione di
nichel cloruro e un incremento all‟aumentare della concentrazione di ipofosfito.
Inserire nel bagno di nichelatura chimica le specie in proporzioni diverse da quelle standard
adottate, agisce sull‟andamento della reazione, assegnando di volta in volta il ruolo di
2,8
3
3,2
3,4
3,6
3,8
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
Numero heatsink
NiCl2 (305 g/l)
H2PO2 (400 g/l)
NiCl2/H2PO2 stdandard
H2PO2 (600 g/l)
NiCl2 (505 g/l)
Regr lin (NiCl2 (305
g/l))
Regr lin (H2PO2 (400
g/l))
Regr lin (NiCl2/H2PO2
standard)
Regr lin (H2PO2 (600
g/l))
Regr lin (NiCl2 (505
g/l))
Figura 3.13 Grafico che riporta l’andamento degli spessori di nichel al modificarsi
della concentrazione delle soluzioni reagenti iniziali.
45
reagente limitante al composto presente in difetto. Così, ad esempio, nel caso della
modificazione dell‟ipofosfito, nella condizione 405 g/l NiCl2-400 g/l NaH2PO2, l‟ipofosfito
arresta la reazione venendo consumato quasi del tutto a differenza del cloruro che rimarrà in
esubero nel bagno finale; mentre nella condizione 405 g/l NiCl2-600 g/l NaH2PO2, è il cloruro
l‟agente limitante che si consuma in quantità pari alla prova standard, lasciando questa volta
un eccesso di fosforo.
I comportamenti appena descritti, e i corrispondenti per la variazione della concentrazione del
cloruro di nichel, sono rappresentati graficamente in Figura 3.15 e tabulati in termini
quantitativi in Tabella D (in Appendice). In entrambi i casi l‟intersezione delle distribuzioni è
in corrispondenza della composizione 405 g/l di NiCl2 e 500 di NaH2PO2, definita per questo
ottimale.
Non si registrano nelle varie prove modifiche sostanziali dell‟aspetto visivo.
8
8,5
9
9,5
10
10,5
11
11,5
12
Per
cen
tuali
di
fosf
oro
%Pmin1 %Pmin2 %Pmax1 %Pmax2
NiCl2 (305 g/l)
H2PO2 (400 g/l)
NiCl2/H2PO2 standard
H2PO2 (600 g/l)
NiCl2 (505 g/l)
Figura 3.14 Grafico che riporta l’andamento delle percentuali di fosforo al
modificarsi delle concentrazioni iniziali delle soluzioni reagenti.
46
3.2 Prove a variazione incrociata
Lo studio dell‟incidenza delle singole variabili in gioco, nella dinamica di processo, è
essenziale ma non sufficiente per poter capire in quale situazione la reazione procede al
meglio. Si affiancano così una serie di test con modificazione contemporanea di più
parametri.
Nel caso preso in esame si è notato, a conferma di quanto in letteratura già genericamente
suggerito, come i maggiori effetti siano conseguenti a variazioni di pH e temperatura. Le
prove, così dette incrociate, quindi, hanno avuto come oggetto di analisi la variazione di
queste ultime. L‟utilità di questo studio è richiesta anche dalla necessità di avere delle linee
guida d‟azione sicure sulla modalità di gestione del pH della reazione, in relazione alle
inevitabili variazioni termiche stagionali.
I range termici scelti precedentemente nelle prove a variazione della temperatura iniziale del
bagno sono 74-76°C, 76-78°C, 78-80°C, 80-82°C. Scartando il primo (74-76°C), in quanto
rischioso per la possibilità di un mancato innesco della reazione, e quello corrispondente allo
standard (78-80°C) perché già studiato, restano due gli intervalli dove operare (76-78°C e 80-
82°C). Per il pH, secondo quanto appreso nello studio della singola variabile, si è scelto di
partire da un valore minimo di 4.25 (non più 4 che porta, come visto, fuori specifica in difetto
per lo spessore di nichel) fino ad un massimo di 5.25 (non oltre per non sforare in eccesso
nello spessore di nichel), con un incremento di 0.25.
Con riferimento alla Tabella E, riportata in Appendice, vengono analizzati in contemporanea i
parametri di valutazione e i relativi grafici, riscontrati nelle prove a variazione di pH nei due
intervalli termici considerati. Conoscendo già quale comportamento inducono singolarmente,
0 0,2 0,4 0,6 0,8
1 1,2 1,4 1,6
250 350 450 550
Con
cen
trazi
on
i (g
/l)
Concentrazione iniziale (g/l)
Ni
P
0 0,2 0,4 0,6 0,8
1 1,2 1,4 1,6
350 450 550 650
Con
cen
trazi
on
i (g
/l)
Concentrazione iniziale (g/l)
Ni
P
(a) (b)
Figura 3.15 Grafico che riporta l’andamento delle concentrazioni finali di nichel e
fosforo nel bagno residuo (a) al modificarsi della concentrazione iniziale di NiCl2 con
NaH2PO2 costante a 500 g/l, (b) al modificarsi della concentrazione di NaH2PO2 con
NiCl2 costante a 405 g/l.
47
pH e temperatura, sull‟aspetto visivo e sulle concentrazioni residue si è scelto di tralasciare
questi parametri.
Figura 3.16 Grafico che riporta l’andamento degli spessori di nichel al modificarsi
del pH nel range termico 76-78°C.
2,5
3
3,5
4
4,5
5
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
Numero di heatsink
4,25
4,5
4,75
5,00
5,25
Regr lin
(4.25) Regr lin
(4.50) Regr lin
(4.75) Regr lin
(5.00) Regr lin
(5.25)
Figura 3.17 Grafico che riporta l’andamento degli spessori di nichel al modificarsi
del pH nel range termico 80-82°C.
2
2,5
3
3,5
4
4,5
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Sp
esso
ri d
i n
ich
el (
μm
)
Numero di heatsink
4,25
4,5
4,75
5,00
5,25
Regr lin
(4.25) Regr lin
(4.50) Regr lin
(4.75) Regr lin
(5.00) Regr lin
(5.25)
48
Operando a temperature inferiori si nota come permane il comportamento di crescita dello
spessore di nichel all‟aumentare del pH, ma a questo si somma un‟accelerazione del processo
di deposizione. Le linee di tendenza, in Figura 3.16, evidenziano questo fenomeno, risultando
sempre più distanti tra loro al calare dell‟acidità della soluzione (lo spessore cresce non
linearmente), e poi avvicinandosi d‟improvviso nel passaggio da 5 a 5.25 di pH (si è raggiunta
una situazione limite di spessore per queste condizioni di nichelatura). Nel range termico
superiore (80-82°C) si registra un notevole spostamento dell‟asse verticale (Figura 3.17) verso
valori maggiori: gli spessori medi, a ciascun pH, figurano notevolmente accresciuti senza
scendere, neanche per valori prossimi al pH 4, sotto i 3μm.
Per quanto riguarda il tenore di fosforo nella lega del deposito entrambe le Figure 3.18a e
3.18b confermano il comportamento, già incontrato, di riduzione della percentuale di tale
elemento al tendere alla basicità del bagno.
Risulta evidente anche come i valori minimi della percentuale di fosforo siano ben più alti
nell‟intervallo termico superiore (tra 80°C e 82°C) rispetto a quelli tra 76°C e 78°C.
All‟aumentare della temperatura di esercizio cresce il quantitativo di fosforo in lega, ma la
Figura 3.18b indica come limite per la percentuale massiva di fosforo un valore di circa
10.5%.
Prendendo in considerazione i valori minimi, medi e massimi registrati in ognuna delle prove
è possibile valutare, per entrambe le situazioni termiche, il punto operativo ottimale e il
relativo valore di pH.
7
8
9
10
11
Per
cen
tuale
di
fosf
oro
%Pmin1 %Pmin2 %Pmax1 %Pmax2
4,25
4,5
4,75
5
5,25
8,5
9
9,5
10
10,5
11
Per
cen
tuali
di
fosf
oro
%Pmin1 %Pmin2 %Pmax1 %Pmax2
4,25
4,5
4,75
5,00
5,25
(a) (b)
Figura 3.18 Grafico che riporta l’andamento delle percentuali di fosforo al
modificarsi del pH (a) nel range termico76-78°C, (b) nel range termico 80-82°C.
49
In Figura 3.19a la situazione migliore ricade tra 76°C e 78°C a pH 4.75 (si fa notare che è
proprio questo lo standard assunto per le prove a variazione singola di concentrazione dei
reagenti, paragrafo 3.1.4 ), mentre in Figura 3.19b è il valore minimo di pH 4.25 a dare
risultati meno dispersi.
3.3 Commento dei risultati
Le prove condotte hanno evidenziato come tra i parametri di valutazione considerati per ogni
heatsink (spessore di nichel nel deposito, percentuale di fosforo nella lega, aspetto visivo e
concentrazioni finali nella soluzione di nichelatura) siano maggiormente influenzati dalle
modificazioni controllate delle condizioni operative lo spessore di nichel nel deposito e la
percentuale di fosforo. Inevitabilmente correlato al comportamento dei due parametri citati è
anche il quantitativo residuo di nichel e fosforo nel bagno esausto. Mentre l‟aspetto estetico
delle superfici nichelate non subisce sostanziali modifiche se non nelle condizioni limite di
lavoro (ad esempio a pH 6).
Per l‟aspetto termico, il limite minimo inferiore e il limite massimo superiore di lavoro, al di
fuori dei quali il processo non dà garanzia di buon risultato, sono stati individuati in 74°C e
82°C. Internamente a questo range la Figura A evidenzia la presenza di un intervallo ottimale
tra 76°C e 80°C e di due bande, una inferiore (74-76°C) e una superiore (80-82°C), meno
affidabili della centrale ma da non respingere a priori. Consigliabile è rimanere nella zona
definita ottimale. Accidentali fuoriuscite da questa sono controllabili e sopportabili se si
limitano ai margini “cuscinetto”(74-76°C,80-82°C).
(b) (a)
Figura 3.19 Andamento degli spessori di nichel minimi e massimi rispetto al valore
medio in termini percentuali (a) nel range termico 76-78°C, (b) nel range termico 80-
82°C.
75,0
80,0
85,0
90,0
95,0
100,0
105,0
110,0
115,0
4 4,5 5 5,5
Sp
esso
ri d
i n
ich
el
per
cen
tuali
pH
min
med
max
75
80
85
90
95
100
105
110
115
4 4,5 5 5,5
Sp
esso
ri d
i n
ich
el
per
cen
tuali
pH
min
med
max
50
74°C 76°C 80°C 82°C
Il pH si è dimostrato un agente “forte” in grado cioè di far subire alle caratteristiche dei pezzi
(ovvero quelle proprietà considerate nello studio come parametri di valutazione),
modificazioni sostanziali. Anche in questo caso (Figura B) sono stati individuati i border-line
operativi che evidenziano tra pH 4.75 e pH 5.5 la situazione ottimale.
4.5 4.75 5.5 6
L‟analisi effettuata modificando il quantitativo di heatsink nichelati ha dimostrato come il
numero di pezzi vada a variare il tenore di fosforo e di nichel senza avere effetti sul bagno
finale di nichelatura. Un cambiamento del 15% del volume produttivo (in aumento e in calo)
ha comunque condotto alla fabbricazione di dissipatori con caratteristiche adeguate alle
specifiche richieste.
Per quanto riguarda le concentrazioni iniziali delle soluzioni reagenti l‟analisi in laboratorio
ha messo in luce che sia le caratteristiche monitorate degli heatsink nichelati, sia le
concentrazioni residue nel bagno di scarico trovano vantaggio nella composizione della vasca
di nichelatura a 405 g/l di NiCl2 e 500 g/l di NaH2PO2.
Complessivamente il lavoro sperimentale ha permesso il raggiungimento di una miglior
comprensibilità e conoscenza delle dinamiche di processo chiarendo l‟impatto che causano le
variabili maggiormente coinvolte nella reazione.
Figura A Range termico per il processo di nichelatura chimica.
Figura B Range di pH per il processo di nichelatura chimica.
51
Conclusioni
L‟obiettivo del tirocinio svolto presso l‟Azienda Molex-Zetronic è consistito nello studio di
un processo industriale di nichelatura chimica e nell‟ottimizzazione di questo, sia dal punto di
vista del volume produttivo, cioè dei pezzi/ora prodotti, sia in termini di sprechi nel bagno
residuo, cioè della presenza di chimici non reagiti mandati comunque allo scarico.
Per effettuare lo studio, svolto attraverso attività di sperimentazione presso il Laboratorio
Chimico dell‟azienda, si sono prese in considerazione le variabili temperatura, pH, numero di
pezzi (denominati heatsink) e concentrazioni iniziali delle soluzioni reagenti. Si è voluto
cercare di capire quanto la situazione operativa dell‟impianto in marcia fosse lontana dalle
condizioni ottimali di lavoro, indagando su come le modificazioni apportate alle variabili
considerate impattavano sui risultati di processo.
Sono stati individuati in 74°C e in 82°C rispettivamente il limite minimo inferiore e il limite
massimo superiore di lavoro, al di fuori dei quali il processo non dà garanzia di un buon
risultato. L‟intervallo ottimale riscontrato, all‟interno del quale è consigliabile rimanere, è tra
76°C e 80°C. Lo studio ha quindi confermato, però con miglior definizione degli intervalli, le
scelte termiche già in uso nell‟impianto aziendale.
Per la scelta del pH i margini di sicurezza operativa sono posti tra pH 4.5 e pH 6, e la
situazione ottimale indicata è tra 4.75 e 5.5. Per questa variabile la condizione adottata in
laboratorio e ricercata in impianto (pH 5.2) ricade nella configurazione ottimale riscontrata
nello studio.
Per le concentrazioni delle soluzioni reagenti sia le caratteristiche monitorate degli heatsink
nichelati, sia le concentrazioni residue nel bagno di scarico trovano vantaggio nella
composizione della vasca di nichelatura a 405 g/l di NiCl2 e 500 g/l di NaH2PO2. Tali
concentrazioni rispecchiano la configurazione già in uso in impianto.
I risultati dello studio, condotto in “team” con il personale di laboratorio e di produzione
dell‟azienda e riassunti nel Cap. 3 di questa tesi, sono stati presentati e discussi con la
direzione dell‟azienda stessa.
L‟obiettivo di ottimizzazione riferito ad un aumento del volume produttivo dell‟impianto è
stato raggiunto. Le prove hanno dato conferma di come sia possibile agire con un incremento
del numero di heatsink nichelati in ogni rotabarile, senza creare scompensi ai parametri di
valutazione dei dissipatori stessi. Successivamente infatti alla presentazione delle conclusioni
dello studio, l‟azienda ha optato per incrementare del 20% il volume produttivo; constatando,
con successo, la fabbricazione di heatsink comunque nel rispetto delle specifiche affiancata da
un guadagno in termini di pezzi/ora.
52
Viceversa il tentativo di minimizzare il quantitativo di composti chimici non reagiti nel bagno
destinato allo scarico non ha effettivamente trovato una soluzione. Il comportamento dei
residui di nichel e fosforo procedeva in maniera opposta, in modo tale da non poter calare
l‟uno senza inevitabilmente innalzare l‟altro; oppure le condizioni delle variabili, necessarie
per rendere minimi gli scarti, agivano negativamente sugli heatsink e sui parametri di
valutazione di questi. Non si è potuto quindi suggerire un approccio valido per risolvere la
questione dei residui di nichel e fosforo.
Al di là dei risultati conseguiti, l‟aspetto forse più significativo di questa attività sperimentale
è stato quello di migliorare in tutti gli addetti la conoscenza dei meccanismi di deposizione
dando altresì le indicazioni per una gestione più corretta del processo.
53
Appendice
Tale sezione riporta in tabelle le condizioni operative dei test di laboratorio analizzati nel
Capitolo 3, effettuati modificando in modalità controllata le variabili di processo. Per ogni
prova sono tabulati: le condizioni teoriche ricercate, le condizioni reali, iniziali e finali,
ottenute nell‟esperimento (temperatura e pH); lo spessore di nichel misurato per ogni
heatsink, lo spessore minimo, massimo e medio riscontrato nel lotto. Seguono i quattro valori
estremi (due minimi, due massimi) delle percentuali di fosforo nel deposito, le concentrazioni
residue di nichel e fosforo non reagiti nel bagno e l‟aspetto visivo medio dei pezzi.
Nella parte dedicata alla descrizione dell‟aspetto visivo compare la terminologia “cdf” che è
un‟abbreviazione della nomenclatura usata in azienda grigio “canna di fucile”.
54
Tabella A Schede operative delle prove effettuate mantenendo pH, numero di heatsink e concentrazioni iniziali
dei reagenti costanti e variando la temperatura iniziale del bagno. La colonna evidenziata rappresenta la prova
assunta come riferimento.
T ideale iniziale (°C) 74-76 76-78 78-80 80-82
pH ideale iniziale 5.2
T reale iniziale (°C) 74 76.2 78.7 80.7
pH reale iniziale 5.2 5.2 5.28 5.23
N° heatsink 18
Spessore 1 (μm) 3.47 3.88 3.78 4.08
Spessore 2 (μm) 3.46 3.72 3.67 3.96
Spessore 3 (μm) 3.23 3.85 3.62 4.23
Spessore4 (μm) 3.31 3.93 3.56 3.88
Spessore 5 (μm) 3.59 3.48 3.62 4.11
Spessore 6 (μm) 3.17 3.72 3.8 4.02
Spessore 7 (μm) 3.34 3.89 3.81 3.98
Spessore 8 (μm) 3.46 3.9 3.81 4.05
Spessore 9 (μm) 3.43 3.64 3.7 4.3
Spessore 10 (μm) 3.34 3.48 3.56 4.09
Spessore 11 (μm) 3.34 3.55 3.59 4.06
Spessore 12 (μm) 2.94 3.78 3.62 3.78
Spessore 13 (μm) 3.60 3.58 3.93 3.8
Spessore 14 (μm) 3.33 3.91 3.6 4.26
Spessore 15 (μm) 3.09 3.79 4 4.09
Spessore 16 (μm) 2.97 4.02 3.64 3.66
Spessore 17 (μm) 3.33 3.76 4.05 3.94
Spessore 18 (μm) 3.43 3.86 3.6 4.25
Spessore min (μm) 2.94 3.48 3.56 3.66
Spessore max (μm) 3.6 3.93 4.05 4.26
Spessore med (μm) 3.32 3.76 3.72 4.02
T finale (°C) 70.2 74 76 74.2
pH finale 4.46 4.57 4.4 4.51
%P min (m/m) 8.424 8.551 9.152 9.2
%P min (m/m) 8.433 8.6 9.21 9.3
%P MAX (m/m) 8.531 8.71 9.236 9.4
%P MAX (m/m) 8.615 8.77 9.331 9.5
Ni residuo (g/l) 1.27 1.16 1.18 1.06
P residuo (g/l) 1.36 1.31 1.2 1.15
Aspetto visivo Lucido, cdf Lucido, cdf chiara Lucido,
cdf Lucido, cdf
55
Tabella B Schede operative delle prove effettuate mantenendo temperatura, numero di heatsink e concentrazioni
iniziali dei reagenti costanti e variando il pH iniziale del bagno. La colonna evidenziata rappresenta la prova
assunta come riferimento.
T ideale iniziale (°C) 78-80
pH ideale iniziale 4 4.5 5.2 5.5 6
T reale iniziale (°C) 78.2 78.3 78.7 78.1 78.1
pH reale iniziale 4 4.49 5.28 5.5 6.02
N° heatsink 18
Spessore 1 (μm) 1.95 1.97 3.78 3.9 4.52
Spessore 2 (μm) 1.77 2.07 3.67 3.89 4.56
Spessore 3(μm) 1.9 1.84 3.62 3.74 4.76
Spessore 4 (μm) 1.86 2.06 3.56 3.44 4.13
Spessore 5 (μm) 1.9 2.11 3.62 3.43 4.71
Spessore 6 (μm) 1.78 2.04 3.8 3.58 4.68
Spessore 7 (μm) 1.84 2.12 3.81 3.49 4.66
Spessore 8 (μm) 1.88 2.03 3.81 3.75 4.92
Spessore 9 (μm) 1.86 1.97 3.7 3.6 4.56
Spessore 10 (μm) 1.79 2.01 3.56 3.76 4.21
Spessore 11 (μm) 1.92 1.94 3.59 3.96 4.5
Spessore 12 (μm) 1.81 1.97 3.62 3.78 4.59
Spessore 13 (μm) 1.85 1.98 3.93 3.45 4.11
Spessore 14 (μm) 1.81 2.01 3.6 3.56 4.56
Spessore 15 (μm) 1.88 1.99 4 3.7 4.72
Spessore 16 (μm) 1.83 1.86 3.64 3.66 4.49
Spessore 17 (μm) 1.88 2.01 4.05 3.53 4.4
Spessore 18 (μm) 1.84 2.02 3.6 3.67 3.96
Spessore min (μm) 1.77 1.84 3.56 3.3 3.96 Spessore max
(μm) 1.95 2.12 4.05 3.96 4.92 Spessore med
(μm) 1.85 2.00 3.72 3.66 4.50
T finale (°C) 75.3 76 76 75.4 76.3
pH finale 3.87 4.2 4.4 4.97 4.8
%P min (m/m) 10.709 9.677 9.152 8.6 8.36
%P min (m/m) 10.677 9.709 9.21 8.522 8.35
%P MAX (m/m) 10.417 9.417 9.331 8.46 8.221
%P MAX (m/m) 10.349 9.449 9.236 8.47 8.231
Ni residuo (g/l) 1.69 1.73 1.18 1.23 0.95
P residuo (g/l) 1.02 1.16 1.2 1.31 1.41
Aspetto visivo
Lucido, cdf
Lucido, cdf
Lucido, cdf
Lucido, grigio chiaro
Lattiginosi, grigio chiaro
56
Tabella C Schede operative delle prove effettuate mantenendo pH, temperatura e concentrazioni iniziali dei
reagenti costanti e variando il numero di heatsink nel bagno. La colonna evidenziata rappresenta la prova
assunta come riferimento.
T ideale iniziale (°C) 78-80
pH ideale iniziale 5.2
T reale iniziale (°C) 78.3 78.3 78.4 78.7 78.3 78.4
pH reale iniziale 5.22 5.23 5 5.28 5.24 5.16
N° heatsink 15 18 21
Spessore 1 (μm) 4.37 4.81 3.77 3.78 2.95 3.29
Spessore2(μm) 4.48 4.76 3.64 3.67 3.42 2.86
Spessore3(μm) 4.36 4.6 3.82 3.62 3.08 3.16
Spessore4(μm) 4.53 4.82 3.97 3.56 2.96 3
Spessore5(μm) 4.33 4.63 3.92 3.62 3.24 3.16
Spessore6(μm) 4.77 4.29 3.99 3.8 3.13 3.22
Spessore7(μm) 4.36 4.79 3.62 3.81 3.06 3.12
Spessore8(μm) 4.37 4.81 3.41 3.81 3.25 3.25
Spessore9(μm) 4.06 4.12 3.66 3.7 3.12 2.81
Spessore10(μm) 4.34 4.83 3.77 3.56 3.28 3.22
Spessore11(μm) 4.34 4.55 3.52 3.59 3.25 3.41
Spessore12(μm) 4.00 4.52 3.84 3.62 3.12 2.83
Spessore13(μm) 4.39 4.77 3.59 3.93 3.09 3.24
Spessore14(μm) 4.16 4.5 3.53 3.6 2.94 3.47
Spessore15(μm) 4.37 4.13 3.63 4 2.92 3.44
Spessore16(μm) 3.57 3.64 2.97 2.92
Spessore17(μm) 3.7 4.05 3.3 3.01
Spessore18(μm) 3.62 3.6 2.98 3.08
Spessore19(μm) 3.1 3.33
Spessore20(μm) 3.14 3.31
Spessore21(μm) 3.04 3.27 Spessore min
(μm) 4 4.12 3.41 3.56 2.92 2.81 Spessore max
(μm) 4.77 4.83 4.02 4.05 3.42 3.47 Spessore med
(μm) 4.35 4.60 3.70 3.72 3.11 3.16
T finale (°C) 75 75.8 75 76 75.6 74
pH finale 4.46 4.68 4.5 4.4 4.31 4.46
%P min (m/m) 9.352 9.333 9.166 9.152 9.169 9.222
%P min (m/m) 9.367 9.346 9.23 9.21 9.177 9.35
%P MAX(m/m) 9.422 9.455 9.3 9.236 9.279 9.344
%P MAX(m/m) 9.511 9.5 9.32 9.331 9.311 9.5
Ni residuo (g/l) 1.23 1.13 1.21 1.18 1.15 1.17
P residuo (g/l) 1.19 1.22 1.3 1.2 1.29 1.18
Aspetto visivo
Lucido, cdf chiara
Lucido, cdf
Lucido cdf chiara
Lucido, cdf
Lucido, cdf chiara
Lucido cdf chiara
57
Tabella D Schede operative delle prove effettuate mantenendo pH, temperatura e numero di heatsink costanti e
variando le concentrazioni iniziali dei reagenti nel bagno. (a) Variazione della concentrazione di NiCl2. (b)
Variazione della concentrazione di NaH2PO2 .La colonna evidenziata rappresenta la prova assunta come
riferimento.
T ideale iniziale (°C) 76-78
pH ideale iniziale 4.75
T reale iniziale (°C) 77 77.3 77.2
pH reale iniziale 4.75 4.75 4.71
N° heatsink 18
Spessore 1 (μm) 3.14 3.66 3.57
Spessore 2 (μm) 2.99 3.52 3.58
Spessore 3 (μm) 3.24 3.72 3.69
Spessore 4 (μm) 2.92 3.6 3.48
Spessore 5 (μm) 2.84 3.62 3.61
Spessore 6 (μm) 3.1 3.58 3.58
Spessore 7 (μm) 3.1 3.63 3.62
Spessore 8 (μm) 3.2 3.6 3.65
Spessore 9 (μm) 2.97 3.59 3.68
Spessore 10 (μm) 3.15 3.58 3.58
Spessore 11 (μm) 2.92 3.66 3.75
Spessore 12 (μm) 3.08 3.53 3.74
Spessore 13 (μm) 3.32 3.73 3.6
Spessore 14 (μm) 3.13 3.58 3.66
Spessore 15 (μm) 3.17 3.66 3.59
Spessore 16 (μm) 3.06 3.46 3.59
Spessore 17 (μm) 2.85 3.59 3.42
Spessore 18 (μm) 3 3.68 3.77
Spessore min (μm) 2.84 3.46 3.58
Spessore max (μm) 3.32 3.73 3.77
Spessore med (μm) 3.07 3.61 3.62
T finale (°C) 74.1 76.8 72.8
pH finale 4.31 4.23 4.31
%P min (m/m) 11.4 9.5 9.1
%P min (m/m) 11.8 9.2 9
%P MAX (m/m) 11.2 9.2 8.8
%P MAX (m/m) 11.5 9.3 8.9
NiCl iniziale(g/l) 305 405 505
NaH2PO2-iniziale(g/l) 500 500 500
Ni residuo (g/l) 0.05 1.21 1.48
P residuo (g/l) 1.38 1.15 1.2
Aspetto visivo Lucido, cdf Lucido, cdf chiara Lucido, cdf
(a)
58
T ideale iniziale (°C) 76-78
pH ideale iniziale 4.75
T reale iniziale (°C) 77 77.3 76.9
pH reale iniziale 4.75 4.75 4.74
N° heatsink 18
Spessore 1 (μm) 3.18 3.66 3.73
Spessore 2 (μm) 3.39 3.52 3.7
Spessore 3 (μm) 3.31 3.72 3.44
Spessore 4 (μm) 3.08 3.6 3.49
Spessore 5 (μm) 3.29 3.62 3.39
Spessore 6 (μm) 3.32 3.58 3.34
Spessore 7 (μm) 3.12 3.63 3.55
Spessore 8 (μm) 3.26 3.6 3.37
Spessore 9 (μm) 3.22 3.59 3.59
Spessore 10 (μm) 3.18 3.58 3.52
Spessore 11 (μm) 3.32 3.66 3.44
Spessore 12 (μm) 3.28 3.53 3.55
Spessore 13 (μm) 3.32 3.73 3.69
Spessore 14 (μm) 3.17 3.58 3.54
Spessore 15 (μm) 3.31 3.66 3.49
Spessore 16 (μm) 3.25 3.46 3.84
Spessore 17 (μm) 3.18 3.59 3.59
Spessore 18 (μm) 3.31 3.68 3.56
Spessore min (μm) 3.08 3.46 3.34
Spessore max (μm) 3.39 3.73 3.84
Spessore med (μm) 3.25 3.61 3.55
T finale (°C) 75.9 76.8 75.3
pH finale 4.28 4.23 4.2
%P min (m/m) 8.3 9.5 9.9
%P min (m/m) 8.4 9.2 9.4
%P MAX (m/m) 8.4 9.2 9.9
%P MAX (m/m) 8.3 9.3 9.6
NiCl iniziale(g/l) 405 405 405
NaH2PO2-iniziale(g/l) 400 500 600
Ni residuo (g/l) 1.34 1.21 1.19
P residuo (g/l) 0.03 1.15 1.35
Aspetto visivo Lucido, cdf chiara Lucido cdf chiara Lucido, cdf
(b)
59
Tabella E Schede operative delle prove a variazione incrociata di temperatura iniziale e pH iniziale del bagno.
(a) Intervallo termico 76-78°C. (b) Intervallo termico 80-82°C.
T ideale iniziale (°C) 76-78
pH ideale iniziale 4.25 4.50 4.75 5.00 5.25
T reale iniziale (°C) 76.9 77.8 78 77 77.5
pH reale iniziale 4.26 4.49 4.75 5.02 5.26
N° heatsink 18
Spessore 1 (μm) 2.74 2.91 3.48 3.77 4.02
Spessore 2 (μm) 2.56 2.98 3.3 4.11 4.25
Spessore 3 (μm) 2.7 3.02 3.39 4.16 4.33
Spessore 4 (μm) 2.61 2.85 3.38 4 4.38
Spessore 5 (μm) 2.59 2.74 3.44 3.68 4.17
Spessore 6 (μm) 2.72 2.9 3.32 3.96 4.18
Spessore 7 (μm) 2.42 3.1 3.35 4 4.13
Spessore 8 (μm) 2.7 3.07 3.44 4.05 4.21
Spessore 9 (μm) 2.56 2.64 3.43 4 4.01
Spessore 10 (μm) 2.68 2.95 3.31 4.09 4.38
Spessore 11 (μm) 2.67 2.91 3.45 4.22 4.1
Spessore 12 (μm) 2.69 2.87 3.37 3.74 4.18
Spessore 13 (μm) 2.62 2.81 3.4 3.8 4.24
Spessore 14 (μm) 2.67 3.09 3.25 3.91 4.04
Spessore 15 (μm) 2.49 2.68 3.46 4.21 4.14
Spessore 16 (μm) 2.63 2.85 3.34 4.01 4.38
Spessore 17 (μm) 2.67 2.84 3.32 4.04 4.39
Spessore 18 (μm) 2.65 2.76 3.43 3.72 4.23
Spessore min (μm) 2.42 2.64 3.25 3.68 4.01
Spessore max (μm) 2.74 3.1 3.48 4.22 4.39
Spessore med (μm) 2.63 2.89 3.38 3.97 4.21
T finale (°C) 74.5 75.1 74 75.2 74.8
pH finale 4.06 4.13 4.36 4.77 4.75
%P min (m/m) 10.1 9.8 9.3 9.2 8.1
%P min (m/m) 10.3 9.6 9.3 9 8.1
%P MAX (m/m) 9.9 9.7 9.3 9.2 7.8
%P MAX (m/m) 10.1 9.6 9.6 9.2 7.7
(a)
60
T ideale iniziale (°C) 80-82
pH ideale iniziale 4.25 4.50 4.75 5.00 5.25
T reale iniziale (°C) 80.7 80.9 80.9 80.9 80.7
pH reale iniziale 4.25 4.51 4.76 4.99 5.25
N° heatsink 18
Spessore 1 (μm) 2.85 3.37 4.01 4.64 4.73
Spessore 2 (μm) 3.03 3.46 4.19 4.31 4.4
Spessore 3 (μm) 2.99 3.34 4.14 4.2 4.19
Spessore 4 (μm) 3.1 3.38 4.12 3.96 4.35
Spessore 5 (μm) 3.02 3.31 4.01 4.7 4.53
Spessore 6 (μm) 3.07 3.13 3.95 4.66 4.64
Spessore 7 (μm) 3.09 3.37 4.06 4 4.34
Spessore 8 (μm) 3.1 3.37 3.69 4.2 4.28
Spessore 9 (μm) 3.07 3.42 4.11 4.17 4.07
Spessore 10(μm) 3.01 3.22 4.11 4.3 4.4
Spessore 11 (μm) 2.96 3.39 3.89 4.7 4.42
Spessore 12 (μm) 3.00 3.27 4.06 4.17 4.54
Spessore 13 (μm) 3.06 3.28 3.96 4.65 4.38
Spessore 14 (μm) 3.06 3.04 3.8 4.31 4.46
Spessore 15 (μm) 3.00 3.45 4.05 4.7 4.58
Spessore 16 (μm) 2.95 3.16 3.95 4.67 4.45
Spessore 17 (μm) 2.98 3.31 4.11 4.58 4.21
Spessore 18 (μm) 3.03 3.28 4.04 4 4.23
Spessore min (μm) 2.85 3.04 3.69 3.96 4.07
Spessore max (μm) 3.1 3.46 4.19 4.67 4.73
Spessore med (μm) 3.02 3.31 4.01 4.38 4.40
T finale (°C) 77.5 78 77.2 77 77.2
pH finale 3.98 4.07 4.15 4.17 4.51
%P min (m/m) 10 10.2 9.5 9 8.9
%P min (m/m) 10.2 10.3 9.9 9.2 9.1
%P MAX (m/m) 10.3 10.4 10.2 10.2 10
%P MAX (m/m) 10.4 10.5 10.5 10.3 10.6
(b)
61
Bibliografia
1. Federico Werth (1900). Galvanizzazione pulitura e verniciatura dei metalli e
galvanoplastica in generale, Ulrico Hoepli- Manuali Hoepli, Milano.
2. Eugenio Bertorelle (1977). Trattato di galvanotecnica II. Hoepli editore.
3. P. Canu (2011), Appunti dalle lezioni di Ingegneria delle Reazioni Chimiche.
4. P. Canu (2003),Cinetica chimica per l’ingegneria.
5. L. Conte (2011), Appunti dalle lezioni di Strumentazione analitica e di processo.
6. P. Forzatti, L. Lietti (2001), Strumentazione industriale chimica vol.2., Cusl,
Milano.
7. Buondì, Pasqualetto, Rosin, Procedure analitiche per bagni galvanici, Molex
Zetronic, Padova.
8. Buondì, Pasqualetto, Rosin, Procedure di controllo per finiture galvaniche, Molex
Zetronic, Padova.
9. R. Martucci, Valutazione del processo di nichelatura chimica di particolari
metallici, Padova.
10. Diego Colombo, Nichelatura chimica, Università di Trento.
Siti web
http://www.ing.unitn.it(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.famarnichel.it(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.technonichel.com(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.molex.com(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.nicasil.it(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.atotech.com(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.chimica-cannizzaro.it(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.simarsrl.com(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.chem4tech.it(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.avvitoservice.com(ultimo accesso: 28/10/2011)
http://www.galenotech.org/cinetica 5.html(ultimo accesso:
28/10/2011)
http://itchiavari.org/chimica/materiali/titolazione(ultimo
accesso: 28/10/2011)
http://molecularstation.com(ultimo accesso: 28/10/2011)
63
Ringraziamenti
Al termine della presente Tesi desidero rivolgere un sincero ringraziamento a tutti coloro che,
in momenti diversi e in vari modi, mi hanno dimostrato il loro prezioso aiuto nella
realizzazione di questo lavoro.
Innanzitutto un sincero ringraziamento al Prof. Fabrizio Bezzo, relatore di Tesi, per la
disponibilità dimostrata e per i puntuali consigli tecnici che mi ha offerto.
Merita un ringraziamento particolare il Dott. Roberto Martucci, correlatore e tutor aziendale,
per la sua costante presenza durante il tirocinio in Azienda e per l‟immediata disponibilità a
qualsiasi richiesta durante la stesura della Tesi.
Doveroso è esprimere la mia gratitudine a Rudy, Marco e Carlo, presenze fondamentali
durante il periodo di tirocinio in Molex. Grazie per la pazienza quotidianamente dimostratami,
per la sempre pronta collaborazione, per gli indispensabili insegnamenti e i gli immancabili
suggerimenti.
Un grazie a tutto lo Staff Molex per aver contribuito nel rendere l‟esperienza del tirocinio
un‟opportunità di crescita e di stimolo all‟acquisizione di nuove competenze, in un clima
accogliente e piacevole.
Desidero ringraziare di cuore i miei genitori per il costante supporto, per la disponibilità e le
affettuose attenzioni che mi hanno dimostrato, soprattutto quest‟anno, sopportando sempre
pazientemente la mia tensione.
Grazie a mia sorella Elisa che spero mi perdoni per non esserle riuscita a dare, in questo
periodo, tutto il tempo e le attenzioni che avrei voluto.
E infine il ringraziamento più speciale a Federico che, con le sue "iniezioni di fiducia" e il suo
sorriso, mi è sempre stato vicino trasmettendomi entusiasmo e grinta. Grazie per avermi
tranquillizzata, sopportata ed esserci stato sempre, senza esitazione, in ogni situazione avessi
bisogno. Grazie.