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Studi e ricerche
La nascita del centrosinistra e la Gran BretagnaPartito socialista, laburisti, Foreign Office
Ilaria Favretto
Scopo del presente saggio è la ricostruzione di come da Oltre Manica si sia guardato alla nascita del centrosinistra. Vengono dunque presi in considerazione i rapporti fra il partito laburista inglese e il partito socialista italiano negli anni cinquanta e sessanta e il ruolo giocato dall’ambasciata britannica a Roma dal 1956 in poi nel processo autonomista nenniano. Le fonti primarie utilizzate, materiale d’archivio del partito laburista e del Public Record Office, sono per lo più inedite: se infatti, per quello che riguarda gli anni subito dopo la fine della guerra, molti storici hanno attinto a piene mani da questi carteggi, non si può dire lo stesso per il periodo seguente. Stando agli studi attuali, risolta la questione di Trieste, dalla metà degli anni cinquanta in poi la Gran Bretagna scompare quasi compieta- mente di scena e gli Stati Uniti sembrerebbero essere gli unici ad aver esercitato una determinante ingerenza sul sistema politico italiano. Nessuno potrebbe mettere in discussione il fatto che il placet americano a scelte italiane, sia di carattere politico che economico, abbia avuto maggior peso rispetto a quello di qualsiasi altra nazione. Eppure, il fatto che fino ad adesso non siano stati presi in considerazione altri possibili attori internazionali rappresenta un vuoto storiografico ingiustificato. I documenti presi in esame in questo lavoro offrono nuove lenti attraverso cui si possono leggere con maggiore chiarezza atteggiamenti e scelte di Nenni all’indomani della svolta del 1956 e guardare da una nuova angolatura momenti importanti della vita politica italiana, in modo particolare il lungo e difficoltoso iter autonomistico percorso dal Psi dalla metà degli anni cinquanta in avanti in relazione alle spinose questioni dell’unificazione socialista e della nascita del centrosinistra. Nelle pagine che seguono vengono quindi ricostruiti l’interesse suscitato dal nuovo corso socialista e le ingerenze della diplomazia britannica e dei laburisti inglesi entrambi interessati, anche se per motivi diversi, a veder presto sorgere anche in Italia un forte partito socialdemocratico modello europeo.
This essay describes the British response to the coming o f the Centre-Left governments in Italy, through an examination o f both the Labour-Socialist relationships during the Fifties and Sixties and the influence played by the British embassy over Nenni’s “autonomistic” policy. Most o f the primary archival sources here being considered by the A. are first-hand materials. Indeed, several historians have largely drawn on these papers with respect to the first postwar years, but such is not the case o f the subsequent period. According to current studies, after the settlement o f the Trieste question Great Britain almost disappeared from the Italian scene, leaving entirely to the United States the task o f conditioning the political trend o f Rome.No doubt the American placet always weighed more than anyone else’s both at political and economic level, yet this is not, in the A.'s opinion, a good reason to overlook the role o f other possible foreign actors.The documents being dealt with in this work provide a new and clearer insight into Nenni's views and decisions since the 1956 turning point, opening up unprecedented perspectives on important moments o f the Italian political story, particularly the long and tormented “autonomistic” haul operated by the P SI since the mid-Fifties, with its salient efforts o f the Socialist unification and the forming o f a Centre-Left coalition. The following pages reconstruct the British attitude toward the new socialist course and the interferences exerted both by British diplomacy and the Labour Party, equally desirous — though fo r different motives — to welcome the birth o f a strong Social-Democrat party in the European style also in Italy.
Italia contemporanea”, marzo 1996, n. 202
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Fatti e documenti inediti sul centrosinistra
Per quello che riguarda lo stato attuale degli studi finora condotti sulla nascita del centro- sinistra, l’archivio del partito laburista inglese nonché i Foreign Papers conservati al Public Record Office rappresentano, senza dubbio, degli osservatori interessanti per alzare un velo su forze e voci fino ad ora ignorate e rimaste a torto dietro le quinte della storiografia esistente. Per cominciare dai carteggi del partito laburista, essi consentono di individuare la fitta rete di rapporti fra i due massimi leader del socialismo italiano e i maggio
ri rappresentanti del socialismo europeo. Tali rapporti finora sono stati solo accennati o addirittura ignorati dai testi relativi alla storia del Psi di questi anni1.
La letteratura esistente sulle vicende di questo partito si è da sempre dimostrata infatti poco interessata, e a torto, ad un’analisi dei collegamenti internazionali che il Psi intrattenne con i propri corrispondenti oltre confine. Gli unici lavori pubblicati finora che hanno cercato di far luce sui rapporti fra il partito socialista e la comunità internazionale socialista non vanno oltre gli anni cinquanta2. Manca di fatto uno studio più
Il presente saggio è una sintesi della tesi di laurea di chi scrive, discussa nel luglio 1994. Colgo l’occasione per ringraziare Luigi Bruti Liberati e Donald Sassoon per il prezioso aiuto e gli utili suggerimenti offertimi.1 Per quello che riguarda gli anni cinquanta e sessanta sono pochi i testi che fanno riferimento ai rapporti fra il Psi, l’Intemazionale socialista e il partito laburista. Si vedano innanzitutto le seguenti biografie: Michael Foot, A. Bevati, 1945-1960 (a Biography), voi. II, London, 1973; Janet Morgan (a cura di), The Backbench Diaries o f Richard Crossman, London, Hamis Hamilton and Jonathan Cape, 1981; Philip M. Williams, Hugh Gaitskell, London, Hamis Hamilton and Jonathan Cape, 1979; Pietro Nenni, Tempo di guerra fredda, diari 1943-1956, a cura di Giuliana Nenni, Domenico Zu- caro, Milano, SugarCo, 1981; Pietro Nenni, Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966, Milano, SugarCo, 1982. Si vedano inoltre: Cesare Rossi, Fabrizio Achilli, L'unificazione socialista. Una difficile stretta di mano, Milano, Palazzi, 1969 e Enzo Santarelli, Pietro Nenni, Torino, Utet, 1988. Meritano particolare menzione: Simona Colarizi, Storia dei partiti dell’Italia repubblicana, Roma, Laterza, 1994 e Maurizio Degl’Innocenti, Storia del Psi. Dal dopoguerra ad oggi, III voi., Roma, Laterza, 1993. In entrambi i testi viene offerta una maggiore contestualizzazione del percorso autonomista di Nenni nella cornice socialdemocratica europea; le proposte politiche avanzate dal Psi nell’ottica del centrosinistra vengono infatti messe in relazione al processo revisionistico che investi l’intero socialismo europeo dalla metà degli anni cinquanta in poi. È questo un raro esempio di lettura comparativistica della storia del socialismo italiano, che tende invece ad essere troppo spesso interpretata “in chiave nazionale” . Già nel 1976 Valdo Spini ebbe occasione di sottolineare come per molti anni ci si fosse rivolti alle vicende del movimento operaio e socialista trascurando non solo le connessioni internazionali del socialismo italiano ma anche la storia del socialismo in altri paesi. L’unico termine ammissibile di comparazione sembrò essere a lungo il leninismo una volta caduto il quale rimase il vuoto (cfr. Trent’anni di politica socialista (1946-1976). Atti del convegno organizzato dall'Istituto socialista di studi storici, Parma, gennaio 1977, Roma, Mondo Operaio - Ed. Avanti!, 1977, p. X). È indubbio che qualche passo in avanti in questo senso sia stato compiuto; rimangono tuttavia ancora molte le strade inesplorate, restando lo schema interpretativo comparativi- stico prerogativa di pochi.2 Enrico Deeleva, Nenni, Saragat, i socialisti italiani e la Sfio ( 1945-1948), in Jean Baptiste Duroselle, Enrico Serra, Italia e Francia (1946-1954), Milano, Angeli, 1988, pp. 172-173; Pietro Sebastiani, Laburisti inglesi e socialisti italiani. Dalla ricostruzione del Psi (up) alla scissione di palazzo Barberini, da Transport House a Downing Street (1943-1947), Roma, Quaderni Fiap, 1983; Antonio Varsori, L ’incerta rinascita di una tradizionale amicizia: i colloqui Bevin-Sforza dell'ottobre 1947, “Storia contemporanea”, 1984, n. 4, pp. 593-645; Antonio Varsori, Il Labour Party e la crisi del socialismo italiano (1947-1948), in Fondazione Brodolini (a cura di), I socialisti e l ’Europa, Milano, Angeli, 1989, pp. 159- 210; Antonio Varsori, La Gran Bretagna e le elezioni politiche italiane del 18 Aprile 1948, “Storia contemporanea”, 1982, n. 1, pp. 5-70; Alessandro De Felice, La socialdemocrazia e la scelta occidentale deUTtalia (1946-1947), “Storia contemporanea”, 1985, n. 1, pp. 5-43; Alfredo Cañavero, Pietro Nenni, i socialisti italiani e l’Internazionale socialista tra Est ed Ovest dopo la seconda guerra mondiale, in Les Internationales et les problème de la guerre au XX siècle, Roma, 1987; R. Steinenger, L ’Internazionale socialista dopo la seconda guerra mondiale. Germania, piano Marshall, Italia, in Marta Pe- tricioli (a cura di), La sinistra europea nel secondo dopoguerra 1943-1949 (atti del convegno internazionale 11-13 aprile 1980), Firenze, Sansoni, 1982; Mario Telò (a cura di), L ’Internazionale socialista. Storia, protagonisti, programmi, presente, futuro, Roma, Ed. L’Unità, 1990; si veda anche il numero monografico sul socialismo europeo nel primissimo
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approfondito sulle relazioni che Nenni, contemporaneamente alla svolta autonomista del 1956, cercò di tessere con i propri omologhi europei e che le ricerche, condotte attraverso questo studio, dimostrano essere tut- t’altro che da sottovalutare.
Il materiale d’archivio del partito laburista, il bollettino delFInternazionale socialista nonché la copiosa diaristica, frutto della diffusa passione nutrita dalla maggior parte dei politici inglesi per il lascito di memorie ai propri posteri, sono infatti tutti specchi in cui è stato possibile vedere riflesso il fermento e l’attenzione crescente, dal 1956 in poi, per questo partito sulla via della conversione non a caso spesso paragonato al “figliol prodigo” di ritorno a casa. La speranza di poter veder sorgere un forte partito socialdemocratico unificato secondo il modello del Labour Party e, in un secondo tempo, la prospettiva di una collaborazione intergovernativa fra il gabinetto Wilson e un governo in cui fossero presenti i due partiti socialisti italiani, spinsero il partito laburista a farsi attivo promotore della riunificazione delle forze socialiste con quelle di Saragat prima, e deH’mserimento del Psi nella compagine ministeriale poi.
Come accennato sopra, il partito laburista e l’Internazionale non sono i soli attori ad essere stati ignorati da chi fino ad ora ha voluto cimentarsi nella ricostruzione di quei complessi e allo stesso tempo estremamente dinamici anni della storia del socialismo italiano. Dalla lettura dei Foreign Papers conservati al Public Record Office emerge infatti in modo inequivocabile la grande attenzione
che da parte del governo inglese, anche se solo dal 1956 in poi, si prestò alla formula del centrosinistra vista come la possibilità di sostituire quella ormai consunta e sempre più insostenibile del centrismo. Dall’esame di questi carteggi, risulta chiaramente che vi fu una notevole discrepanza fra le valutazioni britanniche e quelle che contemporaneamente provenirono da parte americana. L’ambasciatore inglese Clarke, a Roma dal 1954 al 1962, si mantenne per tutto il periodo del suo mandato in Italia in una posizione tutt’altro che defilata rispetto al nascente dialogo fra Saragat e Nenni e al possibile inserimento del partito, che egli sperò di veder nascere dall’incontro dei due, in una compagine governativa.
Inutile dire che l’ambasciata inglese seguì l’evolversi dei rapporti fra Psdi e Psi sempre e solo in funzione degli effetti che ne sarebbero potuti derivare al quadro politico italiano, dal 1953 in poi alla ricerca di nuovi equilibri. Il destino del socialismo in Italia e altrove, come comprensibile, preoccupava ben poco; l’interesse per l’unione fra Saragat e Nenni, sempre a condizione che si compisse con le dovute garanzie, incontrò, a fasi alterne, il favore della diplomazia britannica esclusiva- mente interessata alla nascita di governi stabili e affidabili; l’incapacità della De di garantire dal 1953 in poi esecutivi solidi, nonché il marcato filoamericanismo di Fanfani furono tutti fattori che influirono sulla disponibilità da parte inglese a guardare con favore a qualsiasi soluzione che permettesse di veder uscire di scena i poco amati esponenti de
dopoguerra, “Annali Fondazione Brodolini”, 1988, n. 2. Si trovano accenni, seppur molto brevi, aU’Internazionale Socialista e al Psi prima della sua espulsione nel 1949 anche in Francesca Taddei, II socialismo italiano de! dopoguerra. Correnti ideologiche e scelte politiche 1943-1947, Milano, Angeli, 1984; Maurizio Punzo, Dalla liberazione a Palazzo Barberini. Storia del partito socialista italiano dalla ricostruzione alla scissione del 1947, Milano, Celuc libri, 1973; Paola Ca- ridi, La scissione di Palazzo Barberini. La crisi del socialismo italiano 1946-1947, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1990; Danilo Ardia, Il partito socialista italiano e il Patto atlantico, Milano, Angeli, 1976; Enrico Deeleva, I socialisti fra unità europea e politica dei blocchi, in Arturo Colombo (a cura di), La Resistenza e l ’Europa, Firenze, Le Monnier, 1984; Giuseppe Romita, Taccuini politici (1947-1958), Milano, 1980; Julius Braunthal, History o f thè International, 1943- 1968, voi. Ili, London, 1980; Guillame Devin, L'Internationale socialiste, Paris, Ed. Fondation Nationale de Sciences Politiques, 1993.
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mocristiani. Se per i laburisti inglesi e i socialisti europei la scelta autonomista del Psi significò innanzitutto poter colmare il vuoto della rappresentanza italiana nell’alveo dell’Internazionale socialista, costretta a constatare anno dopo anno la debolezza del partito di Saragat e il suo scarso radicamento nella classe lavoratrice, per l’ambasciatore Clarke l’abbandono del frontismo da parte del partito socialista volle dire la possibilità di veder sorgere ulteriori forze legittimate ad assumere cariche ministeriali che si potessero pertanto candidare a perno di nuove future coalizioni.
I rapporti che i due partiti socialisti italiani intrattennero contemporaneamente con Transport House3 e con l’ambasciatore inglese e la sua équipe portarono più volte i due interlocutori d’Oltre Manica se non ad una vera e propria concertazione di intenti perlomeno a scambi di vedute e ad episodiche “collaborazioni” . Specie da parte di Sir Ash- ley Clarke vi fu spesso la tentazione di servirsi degli uomini di Transport House e solo i frequenti moniti del Foreign Office, che da Londra non smise mai di ricordare l’inopportunità di disporre a proprio piacimento del- l’“ opposizione” , richiamarono i funzionari di Roma ad una maggiore cautela.
La totale sintonia di vedute riguardo alle questioni italiane, specie fino alla fine degli anni cinquanta, fra laburisti e governo britannico permise tuttavia all’ambasciata di godere dei frutti dell’operato laburista senza doversi esporre in prima persona se non in rari casi: infatti come fino al 1956 l’“apertura a sinistra” e la candidatura del Psi a partito di governo non solo incontrarono diffidenza ma suscitarono grande ap
prensione nelle stanze del Foreign Office, allo stesso modo rimase indiscussa la totale chiusura da parte laburista di fronte a qualsiasi tentativo da parte di Nenni di riconquistarsi il favore dei compagni inglesi. La conversione ad una minore intransigenza nei confronti dei socialisti giunse solo in seguito e in contemporanea presso entrambe le parti ovviando alle spiacevoli eventuali divergenze che ne sarebbero potute sorgere.
1953-1955: l’autonomismo di Nenni convince poco
In seguito alle elezioni del 1953 e all’evidente crisi della formula centrista, l’esigenza di trovare soluzioni alternative si fece sempre più incalzante. Nuovi spazi politici si aprirono al Psi il cui inserimento nella compagine governativa iniziò a rappresentare per molti l’unico rimedio al logoramento del blocco centrista. La distensione in atto sulla scena internazionale e la rinata elasticità del panorama politico interno ispirarono una vera e proria fase dinamica nel partito di Nenni che rimise in discussione, adeguandosi alla nuova realtà internazionale e interna, gran parte delle sue precedenti posizioni.
Parallelamente ad un ammorbidimento della propria politica estera e alla riscoperta di una maggiore autonomia dal Pei, il Psi tentò di riallacciare i rapporti, interrottisi bruscamente nel 1949, con le altre socialdemocrazie europee in particolare con il partito laburista da sempre referente primo per il socialismo italiano4. Per ancora parecchi anni a seguire nessuna concessione sarebbe stata
3 Quartier generale del partito laburista.4 I rapporti con Transport House erano andati deteriorandosi, si potrebbe affermare, fin dai primi anni della ricostruzione a partire dalla delusione di fronte all’atteggiamento conservatore assunto dal governo Attlee in merito al trattato di pace; [’Inghilterra laburista apparve allora sostanzialmente analoga a quella conservatrice ed imperialista d’anteguerra. L’appoggio che i laburisti dettero in seguito, su pressioni americane, ai socialisti saragattiani, in occasione delle elezioni del 1948 e l’espulsione dei quattro deputati inglesi che mandarono invece, contrariamente alla linea assunta dal partito, un telegramma d’auguri a Nenni, non fecero che alienare ulteriormente le simpatie del leader socialista e del
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fatta tuttavia al partito di Nenni come dimostra la dura reazione della leadership laburista alle aperture non autorizzate che dal 1953 in poi sembrarono provenire da parte dell’irrequieta sinistra bevanista. Il nuovo corso intrapreso dal Psi passò infatti tutt’al- tro che inosservato nelle fila del gruppo di Bevan, leader della sinistra laburista, la cui ritrovata politica terzaforzista5 costituì un importante punto di incontro e la possibilità per Nenni di tornare a dialogare, se non con tutto, per lo meno con una parte del prestigioso partito d’Oltre Manica. Comune era senza dubbio la forte avversione per i socialismi di “destra” presenti nei rispettivi paesi di cui Saragat e Attlee venivano considerati i maggiori responsabili6.
Bevan, colloquiando con Crossman di ritorno dall’Italia, dove aveva seguito per il “New Stateman and Nation” , settimanale della sinistra laburista, la consultazione elettorale del 1953, sostenne che di fondamentale importanza sarebbe stato per Nenni la formulazione di un concreto programma socio-economico con il quale rendere credibile la propria candidatura a partito di governo. Se lo scopo di Togliatti voleva essere quello di fare dei socialisti un “imbuto” attraverso il quale convogliare la classe lavoratrice verso il partito comunista, il leader socialista doveva piuttosto ambire all’esatto contrario7. La politica dell’“alternativa socialista” e del “dialogo con i cattolici” che Nenni lanciò al congresso di Milano del 1953 ebbero un’accoglienza più che positiva in Gran Bre
tagna, dove si pose il problema di quale aiuto si potesse offrire al leader socialista per facilitarlo nel suo difficile percorso. L’invito di Crossman e di alcuni esponenti della Fa- bian Society a Nenni per partecipare ad una conferenza a Londra scaturì non solo dalla speranza di un riavvicinamento fra il leader Psi ed il proprio partito, ma anche dal desiderio di offrire al Psi la possibilità di riscattarsi di fronte all’intera socialdemocrazia europea. L’intera vicenda è facilmente ricostruibile attraverso i carteggi del Foreign Office che segui con attenzione questa pericolosa deviazione di Transport House fino ad allora in totale sintonia con la politica di intransigente condanna nei confronti del socialismo frontista del Psi condotta dal governo britannico.
Venuto a conoscenza dell’invito, l’ambasciatore Clarke non esitò nei dispacci che inviò a Londra a dare voce alle proprie preoccupazioni. Nenni, in occasione di un recente incontro con il diplomatico inglese, si era richiamato, a riprova della bontà delle proprie posizioni anti-Ced, al crescente dissenso interno al Labour Party con chiara allusione alle posizioni di Bevan e alla sua proposta, riguardo al problema tedesco, di neutralizzazione invece che di riarmo. L’ambasciatore si disse convinto che il leader socialista non avrebbe esitato a prendere a conforto della propria politica neutralista l’esistenza di posizioni simili anche all’interno di un partito prestigioso come quello laburista, conquistando in tal modo una pericolosa legittima-
Psi nei confronti dei propri omologhi inglesi. Per diversi anni Transport House rimase la vera e unica responsabile della trasformazione dell’Internazionale socialista in uno “strumento di lotta contro l’influenza comunista e sovietica in Europa e in favore del blocco occidentale” . Si rinfacciò al governo britannico, ritenuto il vero responsabile dell’espulsione del Psi dal Comisco, di aver voluto “la scissione del socialismo internazionale trasformando il Comisco in organo d’intesa della socialdemocrazia occidentale, diretta e controllata ai fini della politica di potenza dell’Inghilterra” (cfr. D. Ardia, Il partito socialista e il Patto atlantico, cit., p. 223).s Contemporaneamente al riassestarsi da parte del Psi su posizioni neutraliste, nelle fila del partito laburista si cominciò a mostrare segni di insoddisfazione e di rivolta nei confronti della politica occidentalista che il proprio partito stava conducendo dal 1945 e che gli anni più duri della guerra fredda avevano spinto ad accettare tout court senza critica alcuna.6 P. Nenni, Tempo di guerra fredda, cit., p. 573.7 J. Morgan, The Backbench Diaries o f Richard Crossman, cit., p. 244.
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zione di fronte all’intera opinione pubblica8. Che dire poi delle possibili strumentalizzazioni a cui avrebbe potuto dare adito questa ripresa dei contatti fra i due partiti a scapito di Saragat e del Psdi?
I timori di Clarke si rivelarono tu tt’altro che infondati. Inutile fu ogni raccomandazione nei confronti della leadership laburista perché facesse sentire la propria voce mettendo in chiaro la politica ufficiale del partito9 e nei confronti delle maggiori testate perché presentassero l’imminente visita nei suoi “veri colori” 10. La stampa socialista e comunista seppe infatti abilmente sfruttare rincontro presentandolo come un’occasione di conferma della simpatia inglese per le posizioni dei rispettivi partiti11 e la direzione ufficiale del partito laburista dovette adoperarsi in modi diversi per riparare al danno provocato dall’irresponsabile gruppo di Bevan. Le sollecitazioni che dalla stessa ambasciata inglese provennero in questa direzione furono superflue. La politica di Transport House12 rimaneva d’incondizionato supporto al Psdi ed escludeva categoricamente qualsiasi tipo di riconoscimento al partito filo comunista di Nenni. Rassicurazioni in tal senso furono solertemente inviate al Psdi attraverso l’intervista che Noel Baker, esponente laburista in contatto con l’ambasciata, rilasciò a Radio Roma13 e attraverso la lettera a Saragat di
Morgan Phillips14.In visita in Italia nel marzo 1955 Herbert
Morrison, deciso a fare “qualcosa per i social- democratici” che fosse “utile sotto ogni punto di vista” 15, non si lasciò scappare un’altra preziosa occasione per ribadire nuovamente la scomunica del socialismo internazionale nei confronti di Nenni come si legge sul “Times” del giorno dopo il suo arrivo a Roma:
Il Signor M orrison ha reso noto al suo arrivo in aereoporto che non era sua intenzione incontrare Nenni, leader del partito socialista italiano, i cui legami con il partito comunista sono a tutti noti. Nel passato i socialdem ocratici hanno spesso guardato con grande disappunto al modo in cui alcuni esponenti laburisti hanno considerato Nenni, stretto alleato dei comunisti, piuttosto che Saragat alfiere del socialismo, nel senso inglese del termine, in Italia. È evidente che il Signor M orrison desidera chiarire una volta per tutte chi goda delle proprie simpatie concentrando le proprie attenzioni sul partito del Signor Saragat16.
La risposta all’invito da parte del Psi all’imminente congresso di Torino fu altrettanto netta nello stroncare qualsiasi pretesa di riavvicinamento. La lettera che Nenni inviò fu quasi sentita come una sfacciata provocazione dopo quanto era successo. Il leader socialista volle ribadire la fedeltà del proprio partito alla causa socialista nonostante l’esclusione dall’Inter-
8 Ashley Clarke a Harold Caccia (Home Department), 8 aprile 1954, in Public Record Office (d’ora in poi PRO), Fo- reign Office (d’ora in poi FO) 371, WT 1583/2.9 Minutes (con questo termine vengono archiviati i commenti apposti dagli uomini del Foreign Office agli incartamenti inviati loro da Clarke e dai suoi collaboratori) di P.I. Lake, 28 aprile 1954, in PRO, FO, 371, WT 1583/2.10 A. Clarke a H. Caccia, 15 aprile 1954, in PRO, FO 371, WT 1583/3.11 A. Clarke al Foreign Office, 27 luglio 1954, in PRO, FO 371, WT 1583/6.12 Quartiere generale del partito laburista.13 C.R.A. Rae (secondo segretario dell’ambasciata inglese di Roma) al Foreign Office, 23 luglio 1954, in PRO, FO 371, WT 1583/4.14 I contenuti di tale lettera chiarificatrice furono in loto concordati: Saragat fu infatti interpellato in proposito e tramite l’ambasciata ebbe la possibilità di mandare il proprio assenso alla bozza che Morgan Phillips gli fece pervenire, (cfr. Telegramma del Foreign Office a A. Clarke, ore 4. 10 pm, 23 luglio 1954 e telegramma di risposta di A. Clarke delle ore 6.55 pm dello stesso giorno, in PRO, FO 371, WT1583/5).15 Herbert Morrison a Samuel Rose, 26 gennaio 1955, in Archivio partito laburista (d’ora in avanti ALP), International Department (d’ora in avanti Int. Dept.), “Italy, Correspondence 1955-1963”.16 Mr. Herbert Morrison in Rome Met by Signor Saragat, “The Times” , 17 marzo 1955.
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nazionale; una estromissione che, con accento polemico, tornò a ricordare essere scaturita dalla violazione del principio di non ingerenza nelle questioni interne dei singoli partiti aderenti. Egli sottolineò inoltre la coincidenza di alcune posizioni del partito con quelle di alcune forze minoritarie presenti all’interno di partiti membri delFInternazionale nonché la necessità di superare antichi pregiudizi17.
Samuel Rose, responsabile dell’Internatio- nal Department, assunse toni decisamente duri nel corso della riunione in cui si discusse l’opportunità di partecipare al congresso di Torino. Nenni non avrebbe esitato nuovamente a strumentalizzare la presenza di una delegazione laburista ottenendo in tal modo “un’implicita benedizione della politica condotta dal 1948” 18.
Non solo venne declinato l’invito ma per evitare ogni possibile altro incidente o fraintendimento nel futuro, fu inoltre deciso che prima di fare qualsiasi passo verso il Psi, d’ora in avanti il Psdi sarebbe stato sempre prima consultato19. Le preoccupazioni di Matteotti che, venuto a conoscenza del rischio di vedersi nuovamente scavalcati, scrisse per assicurarsi che nulla venisse concesso ad un partito “ fuori dallTnternazionale”20, si di
mostrarono senza dubbio ingiustificate: non era certo ancora nelle intenzioni del movimento laburista volersi affiancare “ad un partito legato ai comunisti”21.
I “ trucchi” di Nenni e il pericolo comunista
La decisa esclusione di qualsivoglia apertura nei confronti del Psi incontrò il favore dell’ambasciatore Clarke contemporaneamente impegnato in questi anni nel sostegno della formula centrista nonché di uno dei pilastri su cui essa si fondava: il Psdi. Erano stati l’urgente “bisogno della nazione di un’azione sinceramente progressista che andasse a risolvere i forti disquilibri sociali esistenti” e la constatazione dell’assenza in Italia di un partito socialista forte come poteva essere quello laburista in Gran Bretagna a spingere Clarke a fare almeno un tentativo e mettere alla prova la presunta credibilità di Nenni nonché del Psi, candidatosi ormai dal 1953 a partito di governo22. L’incontro che grazie alla mediazione di Saragat aveva avuto luogo con il leader socialista nel gennaio 1954 si era rivelato però un totale fallimento23. Aveva commentato infatti lapidariamente l’amba-
17 Pietro Nenni alla segreteria del Labour Party (spedita il 25 febbraio 1955 ed arrivata il 2 marzo 1955), in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1955-1963”.18 “ Invitation from the Nenni Party”, in ALP, National Executive Committe Minutes dell’International Department tenutosi il 23 marzo 1955 (d’ora in poi Nee), microfiche n. 517.19 “ Invitation from the Nenni Party”, in ALP, Nec, microfiche n. 517.20 Telegramma di M. Matteotti, 23 marzo 1955, in ALP, Ini. Dept., “Italy, Correspondence 1955-1963” .21 Morgan Phillips a Saragat, 1° agosto 1954, cit. in Pietro Nenni, Tempo di Guerra fredda, cit., p. 630.22 “ Record of Conversation between Sir Ashley Clarke and Signor Nenni”, A. Clarke a G.W. Harrison (Foreign Office), 14 gennaio 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/7. L’incontro fra Nenni e l’ambasciatore inglese fu il primo episodio di riavvicinamento del leader socialista da parte dei rappresentanti della diplomazia del mondo occidentale dopo la parentesi frontista e l’isolamento che ne era conseguito per il Psi. Il Dipartimento di Stato americano autorizzò contatti con esponenti socialisti solo dal 1958 e tra l’altro continuando ad escludere Nenni che ebbe infatti il suo primo incontro con uomini dell’amministrazione Usa solo nel 1961. L’ambasciata britannica, forse per il ruolo secondario ricoperto sulla scena italiana rispetto a quello americano e la possibilità pertanto di poter agire in una posizione più defilata o forse semplicemente per la maggiore elasticità di un uomo come Sir Ashley Clarke rispetto all’intransigentissima ambasciatrice Usa Clara Boothe Luce, si dimostrò quindi decisamente più “spregiudicata” rispetto alla sorella d’oltre oceano che fu però debitamente informata dell’esito dell’ardito colloquio.23 “Record of Conversation between Sir Ashley Clarke and Signor Nenni” , A. Clarke a G.W. Harrison, 14 gennaio 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/7.
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sciatore nel resoconto che inviò a Londra:
Ritengo di aver ragione di credere, così come da sempre è stata nostra opinione, che nella situazione odierna un governo che includesse Nenni rappresenterebbe un estremo pericolo e forse solo l’anticamera di un regime comunista24.
Il confronto era riuscito a deludere il diplomatico inglese su tutti i punti toccati: Nenni confermò infatti l’opposizione del Psi in linea di principio a qualsiasi patto militare dicendosi tra l’altro deciso a votare contro la vicina ratifica in Parlamento della Ced. Le assicurazioni per cui nel caso fosse diventato ministro degli esteri, possibilità molto remota doveva aver pensato Clarke, “la sua politica sarebbe stata comunque di collaborazione con l’Occidente, in modo particolare la Gran Bretagna e la Francia, Stati Uniti compresi”, non furono abbastanza convincenti da dissolvere i dubbi nutriti dalla diplomazia britannica nei suoi confronti. Clarke si era alla fine convinto che la prospettiva di veder nascere in Italia una copia del partito laburista era decisamente lontana dal concretizzarsi. Come infatti aveva cercato di spiegargli Nenni,
non aveva senso paragonare la situazione del partito socialista in Italia con quelle esistenti nelle altre nazioni europee dal momento che non vi erano da nessun altra parte analoghe condizioni sociali. In nessun altro stato, neppure in Francia, vi erano la miseria degradante e la disoccupazione di massa riscontrabili in questa nazione25.
Il legame con il partito comunista trovava giustificazione nella storia italiana degli ultimi vent’anni; la stretta collaborazione nata
nella comune lotta al fascismo, ora più che mai, non aveva ragione di dissolversi26. Il leader socialista aveva escluso pertanto, in riferimento ad una puntuale domanda di Clarke, la possibilità di un’eventuale riunificazione con Saragat:
Ho chiesto se non vi fosse una qualche possibilità di riavvicinamento con alcuni segmenti del Psdi piuttosto che perseverare nell’alleanza con i com unisti. Ha risposto che ciò non sarebbe stato possibile. Prima di tutto a causa dell’atteggiamento dimostrato dal Signor Saragat, che egli ha descritto come troppo impulsivo ed impaziente e in secondo luogo per le enormi differenze che altri esponenti socialdemocratici hanno rispetto al Psi in termini di esperienze passate e “ formazione”27.
Clarke aveva messo nel cassetto, dopo r in contro con Nenni, l’idea di un partito socialista unito e cercato piuttosto di adeguarsi alla situazione esistente. Venuta meno la speranza di poter disporre di un Psi realmente redento, l’unica politica attuabile dal governo britannico sarebbe stata quella di incondizionato sostegno al governo di Sceiba dal cui successo sarebbe dipeso a sua volta il rafforzamento del partito di Saragat:
Scopo principale dovrebbe essere quello di convincere in sei mesi la nazione dei reali cambiamenti possibili avanzando in Parlam ento proposte in m ateria sociale, fiscale ed economica. Se sarà in grado di fare ciò, per lo meno nella sfera politica, avrà ottenuto il risultato di riabilitare il prestigio dei socialisti di Saragat con tu tte le conseguenze che questo po trà avere sul consenso goduto da Nenni. È chiaro che questo è uno degli obiettivi del presente governo28.
24 “Record of Conversation between Sir Ashley Clarke and Signor Nenni” , A. Clarke a G.W. Harrison, 14 gennaio 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/7.25 “Record of Conversation between Sir Ashley Clarke and Signor Nenni” , A. Clarke a G.W. Harrison, 14 gennaio 1954, loc. cit.26 “Record of Conversation between Sir Ashley Clarke and Signor Nenni”, A. Clarke a G.W. Harrison, 14 gennaio 1954, loc cit.27 “Record of Conversation between Sir Ashley Clarke and Signor Nenni” , A. Clarke a G.W. Harrison, 14 gennaio 1954, loc cit.28 A. Clarke a G.W. Harrison, 22 febbraio 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/22.
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 13
Il grande partito socialista sognato da Clarke sarebbe dovuto nascere dal potenziamento dell’attuale Psdi; a prescindere infatti dalla disponibilità da parte del Psi di giungere ad un accordo con il rivale partito socialdemocratico, il colloquio con Nenni aveva dimostrato l’inopportunità di qualsiasi convergenza fra lui e Saragat. Sarebbe stato un errore farsi ingannare dal prestigio personale acquisito dal leader socialista durante la Resistenza e dal fatto che negli anni trenta le sue idee fossero genuinamente socialiste senza alcuna contaminazione comunista; egli era ora “un prigioniero dei comunisti”29.
L’ambizioso obiettivo di poter assistere al rafforzamento del Psdi a scapito del Psi è da considerarsi sicuramente uno dei motivi che spinsero gli uomini del Foreign Office dal 1954 in poi a prodigarsi in numerosi sforzi a sostegno delle instabili coalizioni centriste. What Her M ajesty’s Government Can Do to Help è il titolo di un memorandum preparato dal Western and Southern Department (Foreign Office) con il preciso scopo di sostenere il governo Sceiba. Sebbene la Gran Bretagna non potesse permettersi alcun aiuto di carattere finanziario, molte altre sarebbero state le iniziative che avrebbe potuto promuovere: sostenere, per esempio, le richieste
italiane all’interno degli organismi della Nato e dell’Oece; aprire le porte al corposo flusso migratorio allentando in tal modo la pressione costituita dal problema della disoccupazione; risolvere al più presto la questione di Trieste; fornire infine un’assistenza tecnica e di know how per la formulazione delle necessarie riforme dell’amministrazione e del sistema sociale. Soprattutto un aiuto dal punto di vista psicologico avrebbe potuto incidere profondamente sulla forza di Sceiba e dei suoi ministri, Saragat compreso.
N on andrebbe infine mai dim enticata l’estrem a im portanza del fattore psicologico quando si ha a che fare con il popolo italiano. N on dovremmo mai perdere l’occasione di fare dei gesti simbolici. I contatti personali possono aiutare e sarebbe auspicabile che membri sia del governo che dell’opposizione potessero nell’avvenire fare di frequente visite in Italia30.
Anche solo una frase o una puntualizzazione in più che potesse solleticare l’orgoglio dei permalosissimi italiani — consigliava Clarke al segretario di stato — sarebbe bastata31.
Nacque da questo genere di considerazioni il viaggio del primo ministro Sceiba e del ministro degli esteri Martino a Londra nel febbraio 19 5 532. Fortemente voluto da Clar-
29 A. Clarke al Segretario di Stato Selwyn Lloyd, 15 aprile 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/33.30 “Memorandum Prepared by Western and Southern Dept.” , 18 marzo 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/30.31 “The Ambassador Reports in Detail on his First Five Months in Rome and Makes a Number of Suggestions for Improving Anglo-Italians Relations” , rapporto di A. Clarke al Segretario di Stato A. Eden, 15 aprile 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/35.32 Le relazioni angloitaliane del primissimo dopoguerra dovettero tener conto di non facili premesse: l’atteggiamento inglese di stampo colonialista ed imperialistico successivo allo sbarco alleato in Italia ben diverso da quello contemporaneamente tenuto dagli americani; il favore che Oltre Manica si era dimostrato negli anni trenta per Mussolini visto come l’uomo d’ordine adatto per una nazione, quale l’Italia, evidentemente considerata incapace di democrazia; l’anglofobia esistente ed estremamente diffusa frutto dell’intensa propaganda antibritannica di cui il popolo italiano fu nutrito e imbevuto negli ultimi cinque anni di vita del regime fascista; infine, le numerose ragioni di conflitto ancora esistenti all’indomani della fine della guerra: la sistemazione delle ex colonie italiane, la sorte del naviglio italiano assegnato alla Gran Bretagna, la determinazione del confine con la Jugoslavia. Sulle relazioni angloitaliane di questi anni si vedano fra i numerosi contributi: Agostino Degli Espinosa, Il Regno del Sud, Roma, 1973 (prima edizione, 1946); David Ellwood, L'Alleato nemico. La politica dell'occupazione angloamericana in Italia 1943-1946, Milano, Feltrinelli, 1977; Norman Kogan, L ’Italia e gli alleati, 8 settembre 1943, Milano, Lerici, 1963; Elena Aga Rossi, La politica degli Alleati verso l ’Italia nel 1943, “Storia contemporanea”, 1972, n. 4, pp. 847-895; Lamberto Mercuri, La Sicilia e gli Alleati, “Storia contemporanea”, 1972, n. 4, pp. 897-968; Robert M. Hathaway, Ambigous Partnership. Britain and America 1944-1947, New York, Columbia University Press, 1981; Elisabeth Barker, The British between thè Superpo-
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ke, anche a costo di scontrarsi con l’amba- sciatrice americana Luce che giudicò l’invito “ un po’ prematuro” 33, il viaggio, come la stampa stessa non mancò di cogliere, non sarebbe stato altro che una visita di cortesia, una preziosa occasione perché potessero ristabilirsi rapporti cordiali fra le due nazioni, dopo una lunga stagione di incomprensioni e scontri34.
Il successo all’estero di Sceiba e il prestigio che gli fu permesso di riconquistare alla nazione35 riuscirono in parte a compensare gli scarsi risultati ottenuti sul piano interno ma
i contrasti sempre più profondi determinatisi in seno alla maggioranza tra i partiti minori nonché all’interno della De portarono nel giro di breve ad una nuova crisi di governo. Il crollo della coalizione guidata da Sceiba destò grande disappunto nelle stanze dell’ambasciata inglese. Ogni colpa fu addossata al neo presidente Gronchi il cui atteggiamento, che si pensò dettato anche da poco nobili sentimenti di rivalsa nei confronti della figura di Sceiba che qualche mese prima non aveva appoggiato la sua candidatura al Quirinale, spinse a rimettere in discussione parte della
wers, 1945-1950, London, Macmillan, 1983; Guglielmo Negri, Stati Uniti e Gran Bretagna: la politica italiana, in Italia e Stati Uniti durante l'amministrazione Truman, Milano, Angeli, 1976, pp. 31-43; Aldo Berselli, Il Times di fronte al governo Badoglio, in Inghilterra e Italia nel '900, Atti del Convegno di Bagni di Lucca-ottobre 1972, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1977, pp. 129-169; Egidio Ortona, L ’esodo da Londra dell'ambasciata italiana nel 1940, “Storia contemporanea”, 1990, n. 1, pp. 173-182; Bruno Arcidiacono, La Gran Bretagna e il pericolo comunista: gestione, nascita e primo sviluppo di una percezione (1943-1944), “Storia delle relazioni intemazionali”, 1985, n. 1, pp. 29-65; Massimo De Leo- nardis. La Gran Bretagna e la monarchia italiana, “Storia contemporanea”, 1981, n. 1, pp. 57-134; M. De Leonardis, La Gran Bretagna e la resistenza partigiano in Italia 1943-45, Napoli, Ed. Scientifiche italiane, 1988; R. Absalom, Resistenza e contadini: tre missioni inglesi in Toscana, “Rivista di storia contemporanea” , 1988, n. 3, pp. 446-464; Lucio Ceva, L " ‘Intelligence britannico" nella seconda guerra mondiale e la sua influenza sulla strategia e sulle operazioni, “Storia contemporanea”, 1982, n. 1, pp. 99-122; Peter Sebastian, I servizi segreti speciali britannici e l'Italia 1940-45, Roma, Bonac- ci, 1986; Luca Riccardi, Nicolò Carandini. Il liberale e la nuova Italia (1943-1953), Firenze, Le Monnier, 1993; Enrico Serra, Tommaso Gallarati Scotti, diplomatico, “Risorgimento”, 1988, n. 2, pp. 103-114; Maria Teresa Di Paola, Diplomazia sindacale. La missione del Trades Union Congress in Italia nel 1944, “Italia contemporanea”, 1993, n. 191, pp. 277- 303; Christopher Seton-Watson, Il trattato di pace italiano. La prospettiva inglese, “Italia contemporanea”, 1991, n. 182, pp. 5-26; A. Varsori, Il trattato di pace italiano. Le iniziative politiche e diplomatiche dell'Italia, “Italia contemporanea”, 1991, n. 182, pp. 27-50; M. De Leonardis, La "diplomazia atlantica" e la soluzione del problema di Trieste (1952-1954), Napoli, Ed. Scientifiche italiane, 1992; J. B. Duroselle, Le conflit de Trieste 1943-1954, Bruxelles, Editions del’Institut de Sociologie de l’Université Libre de Bruxelles, 1966; Diego Decastro, La questione di Trieste. L'azione politica e diplomatica italiana dal 1943 al 1954, Trieste, Lint, 1981, 2 voli; Giampaolo Valdevit, La questione di Trieste 1941-1954. Politica internazionale e contesto locale, Milano, Angeli, 1986. Quando Clarke giunse in Italia nel 1954, il compito cui si trovò di fronte non si presentava fra i più semplici; egli svolse senza dubbio in quegli anni ed in seguito un ruolo essenziale nel ristabilire buoni rapporti fra i due stati. Nel dispaccio che redasse prima di abbandonare il proprio incarico nel 1962, compiaciuto degli enormi progressi compiuti dal paese, Clarke scriveva: “Lentamente — forse troppo lentamente — la leggenda del popolo del dolce far niente sta svanendo e al suo posto l’immagine di un popolo che lavora sodo, amichevole, solidale e per molti aspetti benestante sta prendendo forma nella nostra coscienza nazionale” (Resoconto annuale di A. Clarke al Foreign Office, in PRO, FO 371, CJ 1015/28).33 A. Clarke a J. Ward, 20 dicembre 1954, in PRO, FO 371, WT 1015/58.34 Signor Sceiba on Closer Links with Britain, Signiftcance o f London Visit, “The Times”, 13 febbraio 1955; Italian Visitor s, “The Times”, 15 febbraio 1955; Italian Ministers in London, “The Times” , 16 febbraio 1955.35 Le consultazioni periodiche che per esempio furono concordate tra Londra e Roma segnarono di fatto la fine del cosiddetto “spirito di Santa Margherita” per cui l’Italia, nei consessi internazionali da cui era fino a qualche mese prima esclusa, era rappresentata dalla Francia. Secondo quanto Churchill aveva dichiarato alla partenza di Sceiba e Martino da Londra, l’Italia era tornata a ricoprire il ruolo “di grande potenza” (cfr. Paolo Cacace, Vent’anni di politica estera italiana (1943-1963), Roma, Bonacci, 1986, pp. 458-459). A distanza di un mese Sceiba sarebbe stato invitato anche negli Stati Uniti. La sua presenza avrebbe avuto più un valore simbolico che una reale utilità così come il suo viaggio in Gran Bretagna non era andato oltre un carattere formale (A. Clarke al Foreign Office, resoconto della visita di Sceiba mandatogli da Washington, 14 aprile 1955, in PRO, FO 371, TI 0345/6).
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 15
benevolenza con cui era stata accolta la sua elezione36. Le illusioni di Gronchi di poter aprire al Psi dimenticandosi dello stretto legame che questo deteneva ancora con il partito di Togliatti giunsero quasi ad indispettire l’ambasciatore Clarke37.
Sebbene al congresso di Torino il Psi avesse in parte preso le distanze, almeno per quello che concerneva la politica estera, dal Pei38, ciò non poteva assolutamente essere considerato sufficiente per affidarsi ciecamente ai fautori del centrosinistra: solo la scomparsa di Nenni, la cui mentalità rimaneva “rigidamente marxista” , avrebbe eventualmente potuto riaprire il capitolo “apertura a sinistra” 39. Come d’altronde potersi fidare, come farsi incantare dai numerosi “ trucchi” ultimamente messi in atto da Nenni il cui solo scopo rimaneva quello di
accreditare un’immagine purtroppo lontana dalla realtà? Il viaggio di Nenni in settembre prima in Cina e poi in Unione Sovietica, ma soprattutto il colloquio che egli aveva preteso di avere prima della sua partenza con il ministro degli esteri Martino, erano stati una prima spia della sua intenzione di apparire come un normale leader d’opposizione “modello inglese” di fronte ad osservatori interni ed esterni, in modo da convincere della propria affidabilità40.
Esattamente un mese dopo, le dimissioni di Nenni dal movimento dei Partigiani della pace sarebbero state accolte dal “Times” come un’ennesima manovra, “un altro piccolo stratagemma per mantenere viva la convinzione nutrita da alcuni illusi moderati italiani” dell’opportunità di un governo di centro- sinistra41.
36 L’elezione di Gronchi era stata salutata, diversamente che nei circoli americani, come tutt’altro che “una scelta di cui dispiacersi” . Le sue velleità aperturiste verso il partito di Nenni non spaventavano perché egli mostrava con altrettanto vigore un acceso anticomunismo. In un colloquio con lo stesso Clarke il neo presidente aveva inoltre fatto in modo di rassicurare il diplomatico inglese sulla sua più assoluta indisponibilità a transigere di fronte alle posizioni neutraliste del partito socialista, (cfr. A. Clarke al Foreign Office, 20 aprile 1955, in PRO, FO 371, RT 1017/14; e A. Clarke al Foreign Office, 7 maggio 1955, PRO, FO 371, RT 1017/18).37 A. Clarke a J. Ward, 28 giugno 1955, in PRO, FO 371, RT 1017/35. L’articolo a cui Clarke si riferisce è un’intervista rilasciata da Nenni al “New York Flerald Tribune”, pubblicata il 28 giugno 1955, in cui il leader socialista aveva per l’ennesima volta confermato le proprie posizioni neutraliste. (cfr. “Comments on Artide in thè “New York Herald Tribune” Reporting an Interview with Nenni” , A. Clarke al Foreign Office, 28 giugno 1955, in PRO, FO 371, RT 1017/33).38 “Note from Mr. Watkins Consul at Turin on thè Psi Congress (31 March-3 Aprii)” , A. Clarke al Foreign Office, 21 aprile 1955, in PRO, FO 371, RT 1017/12. Si legge sul resoconto del console Watkins che partecipò in vece di Clarke al Congresso di Torino: “È ancora troppo presto per dire quali conseguenze ciò potrà avere nel futuro ma anche se l’alleanza con i comunisti dovesse rimanere in vigore, non vi è dubbio che il partito socialista, per quello che riguarda la politica estera, ha preso in parte le distanze dai comunisti” .39 Minutes al resoconto di R. Makins da Washington, 25 luglio 1955, in PRO, FO 371, RT 1017/44. Non era la prima volta che nelle fila della diplomazia inglese ci si augurava la scomparsa fisica del leader socialista; sull’onda del disappunto suscitato dal viaggio a Londra di Nenni nel 1954, grande era stato infatti il rammarico con cui si era accolta la notizia che l’incidente sul fiume che questi ebbe pochi giorni dopo il suo ritorno, non fosse stato altro che un bagno inaspettato senza ulteriori conseguenze (Minutes di P.I. Lake al resoconto di A. Clarke, 7 luglio 1954, in PRO, FO 371, WT 1583/10).40 A.D. Ross (Ambasciata a Roma) al Foreign Office, 19 settembre 1955, in PRO, FO 371, RT 1057/57. Nonostante le ripetute smentite da parte di Martino che si fosse trattato di un’iniziativa concertata di comune accordo e nonostante l’enfasi posta dal ministro sull’estraneità del governo italiano, il prestigio che ne ricavò Nenni fu notevole. “L’onore senza precedenti” , come scrisse il “Times”, di essere ricevuto da Chruscev a Yalta dove neanche Togliatti era mai stato invitato (Signor Nenni Meets Mr. Chruscev, Day at Yalta Villa, “The Times”, 16 ottobre 1955) ed altri particolari a cui la stampa straniera e italiana non mancò di dare eco, fecero del viaggio del leader socialista un vero successo. E tutto a scapito sempre di Saragat e del suo partito che come si legge sempre sul “Times”, rimanevano “le vittime più dirette di tutto ciò che sembrasse accreditare i socialisti nenniani come autentici progressisti con poco o niente a che spartire con i comunisti” (Signor Nenni’s Trip to Moscow, “The Times”, 22 settembre 1955).41 Signor Nenni’s Future, Resignation of "Partisans o f Peace" Office, “The Times”, 18 dicembre 1955.
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Diversamente dalla propria collega americana Clara Boothe Luce che di fronte alle frequenti crisi italiane non sembrava disdegnare la prospettiva di un’apertura a destra, l’appoggio del governo britannico sarebbe rimasto ora più che mai ancorato alla soluzione centrista; tutt’altro che da considerarsi superata, essa permetteva, grazie alla rigida esclusione delle estreme, di garantirsi un delicato equilibrio che era nell’interesse di Gran Bretagna e Stati Uniti mantenere42.
Qualsiasi segnale da parte delle potenze occidentali di maggior favore per l’estrema destra sarebbe una scelta ancora più infelice dal m om ento che le esporrebbe all’accusa di appoggiare in Italia i fautori di politiche reazionarie; i partiti di centro, fino a quando rimarranno uniti, sono in grado di raccogliere più voti dei comunisti, dei socialisti e dei partiti di estrema destra messi insieme43.
La svolta del 1956
AH’indomani del 1949, quando l’abbraccio del Psi con il Pei apparve irreversibile, scopo primo dell’Internazionale socialista e di Tran- sport House fu quello di sollecitare l’unione di tutte quelle forze socialiste anticomuniste44, che in tempi diversi avevano preso le distanze dai partiti di Nenni e Togliatti, in un unico
partito. Grazie alla mediazione di numerosi esponenti sia dell’Internazionale socialista che del partito laburista sorsero prima il partito socialista unitario (Psu) nel 1949 e dall’unione di quest’ultimo con il Psli di Saragat nel 1951 il partito socialista sezione italiana dell’Internazionale socialista (partito socialdemocratico italiano dal 1952)45. Nonostante la consapevolezza dello scarso radicamento del neonato Psdi nella classe lavoratrice, per alcuni anni si nutrì oltre confine la speranza che prima o poi questa nuova forza politica sarebbe stata in grado di svuotare il consenso goduto rispettivamente da Pei e Psi e trasformarsi in un grande partito della sinistra moderata modello Labour Party.
I risultati delle elezioni del 1953 e l’allontanamento della prospettiva della trasformazione del Psdi in un “grande partito socialista” , come Romita aveva auspicato dopo la sua nascita46, delusero senza dubbio le iniziali aspettative. In pieno clima da guerra fredda il Psdi non poteva però che rimanere l’unico e indiscusso rappresentante del socialismo italiano.
Quando di lì a pochi anni la questione dell’unificazione socialista conquistò le prime pagine di quotidiani italiani e internazionali, nel mutato clima internazionale della metà degli anni cinquanta, il partito laburista e con esso l’Internazionale socialista47 mostra-
42 La probabile spaccatura all’interno della De che ne sarebbe seguita avrebbe aperto dei varchi per il Psi il cui inserimento in una compagine governativa sarebbe stato a quel punto difficile da arginare.43 Minutes al resoconto di R. Makins da Washington, 25 luglio 1955, in PRO, FO 371, RT 1017/44.44 A parte il Psli, diviso a sua volta in tre correnti (la destra di Saragat, il centro di Mondolfo e Faravelli e la sinistra di Matteotti e Vassalli), vi erano l’Unione dei socialisti di Lombardo e il partito socialista unificato nato dopo la scissione della corrente autonomista di Romita che aveva abbandonato il Psi dopo la sconfitta delle forze centriste a Firenze nel maggio 1949.45 Si vedano a proposito i seguenti documenti: “Report on Italian Socialist Unification Congress, Florence, 4th-8th December 1949”, redatto da Denis Healey, in ALP, Int. Dept, “Italy, Correspondence 1949-1951”; “Unification of Italian Democratic Socialism, Report of Discussions which M.C. Bolle Had with the Psli and the Psu during his Stay in Rome (April 15-21)”, in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1949-1951”; “Appendix B (Relazione Conferenza di Copenaghen, giugno 1950), Italian Socialism”, in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1949-1951”.46 Giuseppe Romita, Congress o f Italian Social Democrats, “Socialist International Information”, 1 marzo 1952, n. 9,pp. 11-12.47 Dal 1945 al 1963 il partito laburista non ebbe rivali nel suo ruolo di leader alfinterno dell’Internazionale socialista: la special relationship dell’Inghilterra con gli Stati Uniti d’America, il prestigio derivatogli dall’esperienza di governo dal 1945 al 1951 per le importanti riforme introdotte nel campo economico-sociale, il forte radicamento nella classe lavo-
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rono fin da subito un forte interesse di fronte al dialogo che sembrò rinascere fra Psdi e Psi. La separazione dei due partiti costituiva un elemento di debolezza non solo per Saragat, costretto a vedersi relegato ai margini dell’organizzazione48, ma per la stessa Internazionale il cui prestigio è da sempre strettamente legato all’influenza dei suoi affiliati sulle masse lavoratrici49. Nenni aveva sicuramente fatto qualche passo in più sulla via della credibilità agli occhi dei severi partner europei: il XX congresso del Pcus del febbraio 1956 rappresentò per il leader socialista, sempre più convinto che la strada del Psi fosse quella dell’incontro con le forze cattoliche, una preziosa occasione per prendere le distanze dal Pei ed acquisire definitivamente la patente di democraticità al proprio partito. L’articolo Luci e ombre del Congresso di Mosca, apparso poco dopo su “ Mondo operaio” nel marzo 1956, rappresentò la prima di una serie di pubbliche prese di posizione che contribuirono indubbiamente ad accelerare e accreditare la sua svolta autonomistica50.
Non vi era dunque alcun motivo perché si dovesse guardare con sfavore alla possibilità
di veder risorgere in Italia una forte rappresentanza socialista capace nel lungo termine di riconquistare la leadership delle masse operaie. Gli appelli di Zagari, fra i più accesi sostenitori nel Psdi dell’unità socialista, affinché l’Internazionale socialista facesse da mediatrice fra socialisti e socialdemocratici, trovarono pertanto un interlocutore più che disposto ad accoglierli. I nemici del processo unitario non erano pochi come l’esponente socialdemocratico attraverso le diverse lettere che inviò ai propri colleghi europei e i diversi incontri che ebbe sempre con quest’ulti- mi cercò di far capire: vi erano innanzitutto la De e il Pei, consapevoli che un partito socialista unificato avrebbe rappresentato un temibile concorrente; vi erano poi il centro- destra Psdi con Saragat in testa e la sinistra Psi: se i primi temevano che l’unificazione avrebbe significato il proprio annullamento e finire nella braccia del più forte Psi51, i secondi iniziavano a mostrare sempre più insofferenza di fronte alle forzature che Nenni autoritariamente stava imponendo al partito verso quelli che consideravano passi falsi verso una pericolosa socialdemocratizzazione.
ratrice e la potente struttura organizzativa su cui poteva contare, gli permisero di dominare incontrastato il primo quindicennio della vita dell’Internazionale socialista ricoprendone le cariche più importanti (G. Devin, L'Internationale Socialiste, cit., p. 328). Per quasi vent’anni la politica dell’Internazionale coincise in modo pressoché totale con quella del partito laburista assorbendone risoluzioni, proposte o iniziative come nel caso dell’intervento in Italia. Specialmente nel biennio 1956-1957, l’azione dei laburisti e quella dell’Internazionale furono talmente intrecciate e coordinate da far dimenticare agli stessi socialisti italiani che si trattava pur sempre di due organismi separati; essi infatti rivolsero sempre appelli o eventuali richieste all’uno o all’altro come ad un unico interlocutore.48 Giuseppe Saragat, The Tragedy o f lialian Social Democracy, “Socialist International Information”, 12 dicembre 1954, n. 50, pp. 889-896.49 Un intervento di Saragat sul “Socialist International Information” riflette lo stato d’animo con cui il leader social- democratico segui il rinato interessamento dell’Internazionale per il Psi; era un dato di fatto, egli scrisse, che oltreconfine spesso non si fosse in grado di comprendere la peculiarità della situazione italiana: “il più grande problema in Italia resta l’esistenza di un partito socialista filocomunista con un’enorme forza organizzativa ed il consenso di qualcosa come tre milioni di elettori. Ciò risulta un fenomeno inspiegabile agli occhi degli stranieri che non conoscono la storia del socialismo italiano e la situazione economica del nostro paese. La più comune spiegazione che essi si danno ha il più delle volte a che fare con i socialdemocratici non considerati all’altezza del loro compito. Allo stesso tempo le virtù più alte vengono attribuite a Pietro Nenni, leader del partito filocomunista. (Giuseppe Saragat, Italy's Politicai Struc- ture, “Socialist International Information”, 14 febbraio 1957, n. 7, pp. 107-109).50 M. Degl’Innocenti, Storia del Psi dal dopoguerra ad oggi, cit., pp. 204-209.51 All’indomani delle amministrative del maggio 1956, la decisione della Direzione Psdi di partecipare a giunte centriste anche dove si sarebbe potuto aprire al Psi, rappresentò per Zagari l’ennesima prova di come la maggioranza socialdemocratica temesse l’unità socialista quanto la De (C. Rossi, F. Achilli, L ’Unificazione socialista, cit., pp. 56-57).
18 liaría Favretto
Solo l’interesse dell’Internazionale socialista e un suo conseguente intervento diretto o attraverso un suo affiliato come il partito laburista, avrebbero costretto le due parti a definire con maggiore chiarezza le loro reciproche posizioni. Zagari fu prima a Parigi nel luglio 1956. La missione in Italia di Pierre Commin che ne seguì fu la pronta risposta della Sfio che di lì a poco avrebbe coinvolto la stessa Internazionale. Commin, incontrandosi con Matteotti e Saragat, trovò quest’ultimo in “migliori condizioni di spirito” ' 2, rispetto probabilmente a quanto gli era stato riferito, ed anzi tornò dalla sua prima missione italiana piuttosto ottimista sulle prospettive di sviluppo dell’unificazione socialista.
Scrisse, poi, a Morgan Phillips, presidente dell’Internazionale socialista:
Sono giunto alla conclusione che le basi per una unificazione socialista su basi democratiche siano state poste e che questa potrà giungere a buon fine, conformemente alle aspirazioni dei m ilitanti socialisti di qualsiasi tendenza, se l’Internazionale socialista, come suo dovere, prenderà iniziative più ardite52 53.
Di iniziative ardite, si fece presto sapere, non se ne sarebbero potute prendere fintantoché non fossero state richieste ufficialmente dal direttivo del Psdi. Eventuali altri passi in Italia da parte dell’esponente francese, sebbene visti con estremo favore, dovevano rimanere a livello ufficioso54.
Gli sforzi di Zagari per richiamare l’attenzione dei propri partner europei ed invocare un loro intervento che non permettesse alla resistenze presenti sia nel suo partito che in quello di Nenni di avere la meglio su quelle realmente inclini ad una convergenza, si intensificarono nel frattempo sempre di più. Incontrando Mollet e Commin a Parigi il 6 agosto, e due giorni dopo a Londra Braa- toy55 e Phillips, rispettivamente segretario e presidente dell’Internazionale socialista, Zagari tornò a sollecitare un intervento ufficiale “ ad alto livello” 56. Creare oltre confine un vasto interesse nei confronti degli sviluppi delle vicende del socialismo italiano avrebbe reso più difficile al Psdi sovrapporre agli interessi dell’unità socialista quelli propri. I mesi a seguire avrebbero confermato le valutazioni di Zagari. Fu proprio infatti per anticipare la missione dell’Internazionale socialista, che Saragat accettò l’invito di Nenni — dapprima respinto — ad incontrarsi a Pralognan, almeno secondo la versione di Bruce Renton, corrispondente a Roma del “Daily Herald” e del “New Stateman and Nation” , che scriveva di tale incontro a Peter Ericsson, segretario delflnternational Department del partito laburista57.
L’incontro fra i monti della Savoia e la visita di Commin a Roma qualche giorno dopo58 segnarono una svolta definitiva della politica del Psdi nei confronti del processo unitario. Il grande interessamento della stampa e dell’o-
52 Pietro Nenni, Tempo di guerra fredda, cit., p. 741.53 Pierre Commin a Morgan Phillips, 10 luglio 1956, in ALP, Ini. Dept., “ 1956, Italy-Socialist Reunification Correspondence”.54 Bjarne Braatoy a Guy Mollet, 8 agosto 1956, in ALP, Ini. Dept., “ 1956, Italy-Socialist Reunification Correspondence”.55 Bjarne Braatoy ricoprì la carica di segretario dell’Internazionale dal 1956 al 1957.56 “ Italian Socialist Reunification”, Rapporto di Morgan Phillips per i membri del Bureau, 21 febbraio 1957, in ALP, Ini. Dept., “ 1956, Italy-Socialist Reunification Correspondence”.57 Bruce Renton a Peter Ericsson, 6 settembre 1956, in ALP, Ini. Dept., “ 1956, Italy-Socialist Reunification Correspondence”.58 Commin, già incontratosi “occasionalmente” (Pietro Nenni, Tempo di guerra fredda, cit., p. 747) con Nenni a Pralognan il giorno prima che arrivasse il leader Psdi, giunse a Roma il 2 settembre imprimendo una spinta decisiva al dialogo da poco avviato fra le due parti che fecero di tutto per cercare di meritarsi il plauso del delegato straniero: nelle due risoluzioni che gli vennero consegnate due giorni dopo, votate rispettivamente dagli esecutivi del Psdi e del Psi, i due
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 19
pinione pubblica ma soprattutto la mobilitazione della base del partito a favore dell’unificazione obbligarono, infatti, Saragat e la corrente di destra a rivedere le proprie posizioni in proposito59. Saragat chiese ufficialmente l’intervento dell’Internazionale e nel corso della riunione del Bureau del 20 settembre 1956 dell’Internazionale si decise di dare vita ad una sottocommissione il cui scopo sarebbe stato quello di promuovere e di seguire l’unità socialista italiana. Furono nominati membri di tale commissione Morgan Phillips, Commin e Adolf Schaerf del partito socialista austriaco60. L’atteggiamento tenuto fino ad allora dal Psdi, restio a coinvolgere alti rappresentanti del socialismo europeo nel timore di subire pressioni per giungere ad un accordo con il Psi giudicato ancora immaturo, si capovolse completamente. Gli esponenti socialdemocratici si trovavano ora fra coloro che più ad alta voce invocavano la mediazione dell’Internazionale61.
La repentina conversione di Saragat generò diffuso ottimismo oltre confine ma fu presto chiaro che esso sarebbe stato in parte da
ridimensionare. Le persistenti resistenze opposte dalla sinistra socialista, dietro le cui pressioni rinacque il patto di consultazione firmato fra Psi e Pei il 4 ottobre 195662, e la pretesa del Psdi di chiedere al Psi l’abbandono della politica frontista senza però cedere su quella centrista costrinsero, entro breve, ad una totale impasse il difficile riavvicinamento fra le due parti. Con grande attesa si iniziò a guardare ai vicini congressi di entrambi i partiti rispettivamente da tenersi nel febbraio successivo quello del Psi e in giugno quello del Psdi. Per Nenni in particolare il congresso di Venezia sarebbe stato decisivo: la nuova credibilità che egli stava cercando di conquistare al proprio partito sia sul piano interno che quello internazionale sarebbe dipesa strettamente dal consenso ricevuto dalla sua nuova linea63.
La conversione di Clarke al centrosinistra
Internazionale e partito laburista non furono i soli a seguire con interesse il riavvicinamen-
partiti si dichiararono entrambi a favore dell’unificazione a patto che si abbandonasse la politica frontista da una parte e quella centrista quadripartitica dall’altra (cfr. Long Road to Reunion-Italian Socialist Preliminaries, “The Times”, 6 settembre 1956; Socialist Cards on thè Table, “The Times”, 5 settembre 1956; si veda anche il Resoconto del Bureau dell’Internazionale Socialista del 20 settembre 1956, “Socialist International Information”, 29 settembre 1956, n. 39, pp. 676-677).59 Scrive Rossi a proposito di questa fase dei rapporti fra i due partiti: “[i due partiti] sembrano affrontare il grosso impegno dell’unificazione più perché trascinati dalle cose e dalle loro ammissioni del giorno prima, che non in quanto dirigenti e promotori di un disegno politico studiato e programmato” (cfr. C. Rossi, F. Achilli, L ’Unificazione socialista, cit., pp. 57-58).60 Resoconto del Bureau dell’Internazionale Socialista del 20 settembre 1956, “Socialist International Information”, 29 settembre 1956, n. 39, pp. 676-677.61 Matteotti, presente a Copenaghen in veste di rappresentante del Psdi, discusse per esempio con Morgan Phillips l’opportunità di una sua visita in Italia prima del futuro congresso del Psi; Saragat a sua volta scrisse attraverso l’ambasciata britannica a Gaitskell sollecitandone la presenza, presto, in Italia: “Visit to Rome by Member of thè Labour Party”, H.A.E. Hohler (ambasciata britannica a Roma) a W.H. Young (Southern Department, Londra), 21 Dicembre 1956, in PRO, FO 371, RT 1052/9.62 M. Degl’Innocenti, Storia del Psi dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 213.63 Nenni scrisse a Morgan Phillips il 28 dicembre 1956 per invitarlo di persona a partecipare ai lavori di Venezia in qualità di presidente delflnternazionale socialista nonché membro della commissione per l’unificazione socialista (analogo invito fu mandato a Commin e a Schaerf). L’esponente laburista, dopo essersi assicurato presso Saragat che la presenza di una delegazione dell’Internazionale socialista sarebbe risultata gradita anche al Psdi, accettò la richiesta del leader socialista a patto, però, che non gli si facesse aprire il congresso (“Italian Socialist Reunification”, Rapporto di Morgan Phillips per i membri del Bureau della SI, 21 febbraio 1957, p. 13, in ALP, Ini. Dept., “ 1956, Italy-Socialist Reunification Correspondence”).
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to fra Saragat e Nenni. Contemporaneamente al sorgere dell’interessamento da parte di Transport House per il processo unitario, avvenne pure la conversione a tale prospettiva da parte dell’ambasciatore Clarke che si arrese al “superficiale ed instabile”64 equilibrio delle maggioranze governative che ormai da più anni sedevano a Palazzo Chigi; egli pure iniziò a considerare come unica soluzione la possibile riunificazione fra Psdi e Psi in un grande partito socialista indipendente, perfettamente consapevole di tutte le conseguenze che dalla nascita di questo nuovo attore politico sarebbero derivate, prima fra tutte la fine del centrismo.
Al favore con cui da Roma si scrisse dei nuovi sviluppi del quadro politico italiano non corrispose altrettanto entusiasmo Oltre Manica. Gli uomini del Foreign Office si resero conto infatti che ciò che poteva arrecare vantaggio all’Italia non necessariamente coincideva con l’interesse della Gran Bretagna. Tenuto conto infatti che un nuovo partito socialista unificato sarebbe stato un probabile partito di governo, a Londra si incominciarono a nutrire forti dubbi che una sua leadership in una qualsiasi coalizione avrebbe potuto costituire un beneficio maggiore di quella esistente democristiana. Non si trattava tanto di doversi misurare con una sinistra al potere che il precedente del governo di Guy Mollet in Francia aveva dimostrato essere potenzialmente conciliabile con le esigenze del blocco occidentale; si trattava piuttosto di rinunciare a quella comoda continuità in politica estera a cui il monopolio democristiano aveva abituato i propri interlocutori stranieri. Perché mai, ci si chiese nella capitale inglese, contribuire in prima persona a promuovere un’alternanza fra destra e sinistra ed introdurre un elemento
in più di incertezza nella già confusa politica italiana?65 La profonda divergenza di vedute fra Foreign Office e ambasciata sarebbe tuttavia venuta meno l’anno seguente con l’ammissione da parte di Londra dei numerosi vantaggi rispetto agli svantaggi del centrosinistra e l’accoglimento di gran parte delle argomentazioni utilizzate da Clarke per sostenere la validità di tale formula.
Le elezioni amministrative di maggio ma soprattutto il XX congresso del Pcus segnarono per il diplomatico inglese “una svolta nella storia della sinistra italiana” , nonché “l’inizio di un nuovo capitolo per la politica italiana”66. La questione del riavvicinamento fra socialisti e socialdemocratici diventò all’improvviso “il nodo cruciale di qualsiasi valutazione nel lungo termine che riguardasse il futuro politico italiano” 67. Clarke rimase molto impressionato dall’articolo di Nenni pubblicato su “ Mondo Operaio” in seguito al rapporto di Chruscèv, di cui inviò alcuni stralci tradotti a Londra a dimostrazione del grande passo in avanti compiuto dal Psi: il partito socialista finalmente accennava a prendere le distanze dal partito comunista; il riconoscimento e l’accettazione piena del sistema democratico e parlamentare e le posizioni assunte in politica estera meno smaccatamente filocomuniste costituivano nuove premesse perché potesse tornare il dialogo fra i due partiti socialisti.
Il patto di consultazione che Nenni firmò con il Pei il 4 ottobre mise in tutta evidenza la posizione minoritaria della corrente autonomista all’interno di un partito ancora fortemente dominato da forze filocomuniste68. Lungi tuttavia dal voler rinunciare alla prospettiva dell’unione fra Nenni e Saragat e considerare definitivamente chiuso ogni possibile
64 A. Clarke al Foreign Office, 9 agosto 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/40.65 Minutes di D.E.T. Luard, settembre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/46.66 A. Clarke al Foreign Office, 9 agosto 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/40.67 A. Clarke al Foreign Office, 9 agosto 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/40.68 A. Clarke al Foreign Office, 17 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/60.
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 21
dialogo fra i due, Clarke riconfermò la sua totale fedeltà al disegno dell’unità socialista restando convinto che rimanesse l’unica alternativa a cui guardare per uscire dalla confusa ed instabile situazione italiana ed opporre un valido baluardo al pericolo comunista:
Se un partito socialista dalle indubbie credenziali democratiche e dal diffuso consenso potesse nascere in Italia, io penso che sarebbe di beneficio all’Italia e al mondo libero intero69.
La sfiducia crescente nei confronti della De rendeva di particolare urgenza la nascita di una “ seria alternativa democratica” , una nuova formazione politica affidabile in grado di rimpiazzare i da sempre non molto amati esponenti democristiani70.
Il congresso di Trento della De, tenutosi nell’ottobre 1956, venne significamente definito da uno dei collaboratori di Clarke “ il vero inizio della fine” . Hannaford, presente ai lavori, aveva scritto a Ward del Foreign Office:
N on vedo futuro per un partito il cui elettorato è per tre quarti costituito da donne, che non ha una chiara politica economica e, a causa della sua eterogeneità, non è in grado di form ularne una e che, in una nazione dalla tradizione laica e non religiosa, è riuscito a rimanere finora alla guida del paese solo caratterizzandosi negativamente come il più forte baluardo contro il comunismo e il fascismo71.
L’avversione provata per la De non era solo causata dalla “mancanza di idee e di programmi” del partito ma anche e forse soprattutto dalla profonda ostilità nei confronti del
suo segretario Fanfani. Simpatie nei suoi confronti, fin dai tempi della sua elezione a Napoli nel giugno 1954, non se ne erano proprio mai nutrite; il suo passato “clerico-fasci- sta” , la sua risaputa ambizione, l’impopolarità goduta nelle fila del suo partito, ma soprattutto la scelta di appoggiare in occasione dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica nel 1955 la candidatura di Merzago- ra, in tal modo spingendo una parte del suo partito ad allearsi con i socialisti, gli avevano definitivamente alienato ogni favore da parte inglese72.
Non era facile, sosteneva Clarke, intuire quale fosse la vera politica di Fanfani: sebbene in un confronto con l’ambasciatore, avvenuto i primi di gennaio del 1957, avesse per esempio sostenuto di aver rinunciato all’ambizioso progetto di portare il suo partito alla maggioranza assoluta per farne invece un perno attorno a cui si sarebbero potute appoggiare alternativamente destra e sinistra, indiscrezioni sul suo conto, di cui si era venuti a conoscenza all’ambasciata, lo indicavano addirittura come futuro golpista:
[...] lo scopo finale avrebbe dovuto essere una maggioranza assoluta democristiana ed un governo monopartititco De. Tale governo avrebbe raggiunto un accordo con la destra ed in seguito si sarebbe adoperato in modifiche della Costituzione rafforzando il potere dell’esecutivo; avrebbe soppresso il partito comunista e forse anche i socialisti; avrebbe allentato i legami con l’Europa occidentale e contato piuttosto su una speciale relationship con gli Stati Uniti. Sempre secondo queste voci tale piano avrebbe dovuto ricevere il supporto degli Usa e del Vaticano73.
69 A. Clarke al Foreign Office, 17 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/60.70 Guy Hannaford a J. Ward (Foreign Office), 19 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/62.71 G. Hannaford a J. Ward (Foreign Office), 19 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/62; A. Clarke al Foreign Office, 29 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/64.72 Reports on the “Apparent Confusion” in Italian Political Circles”, G. Hannaford al Foreign Office, 13 maggio 1955, in PRO, FO 371, RT 1017/23.73 “Sig. Fanfani Views on Internal Politics” , A. Clarke al Foreign Office, 16 gennaio 1957, in PRO, FO 371, RT 1015/1.
22 liaría Favretto
Da un uomo come Fanfani, privo com’era di “saldi principi”74, ci si sarebbe potuto aspettare questo ed altro. Vi era infine il suo filoamericanismo esasperato che induceva a pensare che sarebbe stato più filoinglese un governo al cui interno avessero avuto il predominio figure come Saragat e Nenni, che uno a leadership democristiana. Sarebbe rimasto certo il rischio, benché minimo, di assistere ad un presa di distanze dal blocco occidentale da parte di un nuovo partito socialista in cui confluisse il Psi; in tale situazione un ruolo determinante sarebbe stato giocato da Saragat se fosse stato capace di esercitare alFintemo della nuova forza politica un peso rilevante e, ancor prima nel corso delle trattative, se fosse riuscito ad imporre le proprie condizioni ai socialisti. Il governo inglese avrebbe avuto un valido alleato per garantirsi che un processo così delicato non potesse sfuggire di mano75. Se infatti il leader socialdemocratico fosse stato sostenuto in modo adeguato e i socialisti europei avessero continuato a dimostrare la dovuta intransigenza nei confronti di Nenni, tutto ciò sarebbe servito indiscutibilmente a evitare che la convergenza dei due partiti si rivelasse un’arma a doppio taglio per le potenze occidentali76.
Clarke pensò inizialmente che il miglior servizio che il governo inglese avrebbe potuto rendere alla causa dell’unità socialista sarebbe stato esercitare pressioni sul partito laburista perché esso stesso in prima persona scendesse in campo in veste di mediatore fra i due partiti77. Forti della leadership esercitata nell’alveo dell’Internazionale, essi avrebbero potuto farsi garanti che l’atteggiamento fino ad allora adottato, di totale sostegno delle condizioni poste da Saragat, non sarebbe mai stato abbandonato78. Una volta che i due partiti si fossero ricongiunti l’aiuto di Transport House avrebbe potuto anche assumere carattere finanziario79.
Dal momento però che il partito socialista chiedeva come condizione irrinunciabile per la riunificazione con il Psdi che quest’ultimo abbandonasse il governo in carica, un qualsiasi aiuto, anche solo di intermediazione al partito di Nenni, sarebbe stato interpretabile come sabotaggio nei confronti della figura di Segni, con il rischio di incrinare i buoni rapporti che ormai da qualche anno intercorrevano fra le due nazioni80. Il Foreign Office escluse pertanto ogni esplicita compromissione da parte del governo inglese, raccomandando anzi estrema cautela di fronte ai tentativi che sembravano provenire da parte di Psi
74 “Sig. Fanfani Views on Internai Politics”, A. Clarke al Foreign Office, 16 gennaio 1957, in PRO, FO 371, RT 1015/1.75 A. Clarke al Foreign Office, 11 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/58.76 A. Clarke al Foreign Office, 17 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/60.77 A. Clarke al Foreign Office, 17 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/61. Non si trattò in realtà di un’idea dell’ambasciatore. Fu Saragat, in uno dei suoi numerosi colloqui con l’ambasciatore inglese, a sottolineare come l’intervento laburista avrebbe potuto responsabilizzare Nenni spingendolo ad imboccare la strada giusta e a non commettere altri errori simili al rinnovato patto col Pei. Clarke si era detto anzi sorpreso e stupito che dopo anni in cui il partito laburista si era prodigato nel gettar fango su Nenni per invece innalzare il prestigio del Psdi fosse stata avanzata una simile proposta proprio dal leader socialdemocratico (A. Clarke al Foreign Office, 17 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/ 60).78 A. Clarke al Foreign Office, 17 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/61.79 Lettera di A. Clarke al Foreign Office, 17 ottobre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/61. Mrs. Luce aveva sottolineato come il fatto che la Uil già ricevesse aiuti economici dagli Stati Uniti non dovesse far ritenere scontato che anche un partito all’interno del quale vi fossero Nenni e i suoi uomini potesse ricevere denaro americano, sostegno che infatti aveva escluso con la massima categoricità. Saragat aveva discusso con l’ambasciatrice di un possibile aiuto da parte di alcuni industriali italiani che il nuovo partito che fosse nato dall’unione del Psdi con il Psi avrebbe potuto ottenere, ma era ormai sempre più probabile, scriveva Clarke, che i due leader socialisti avrebbero dovuto contare sulla generosità dai propri partner europei, laburisti compresi.80 W.H. Young a H.A.F. Holher (Roma), 10 dicembre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/69.
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 23
e Psdi, perché l’ambasciatore facesse egli stesso da tramite con il partito laburista81.
Di fatto l’ambasciata a Roma, anche se più sommessamente, avrebbe continuato a ricoprire un ruolo importante nel processo unitario socialista: le stanze della sede diplomatica inglese offrirono più volte ospitalità a incontri fra esponenti del Psi e del Psdi e gli uomini di Gaitskell. Di tali incontri, anche quando si svolgevano altrove, i diplomatici britannici furono sempre informati nei minimi dettagli82. L’ambasciatore e Transport House agirono negli anni a seguire più o meno esplicitamente come due alleati. Entrambi infatti, anche se per motivi diversi, avevano ragione di guardare con favore al processo di riavvicinamento fra i due partiti e medesimi furono gli sforzi perché un’eventuale riunificazione non rischiasse di risolversi in una pericolosa “socialistizzazione” del Psdi.
Il comportamento della delegazione di Transport House al congresso Psi del 1957 a Venezia suscitò per esempio non poche apprensioni sia nelle file della diplomazia inglese che ai vertici del partito laburista. Il preciso scopo di Bevan83, giunto nel capoluogo veneto con Crossman, fu fin dall’inizio quello di convincere Saragat, con le buone o le cattive, a non ritardare oltre l’unione con Nen-
ni84. In un incontro con Robens85, il leader socialdemocratico aveva, infatti, escluso che si sarebbe potuto parlare di riunificazione prima delle elezioni del 19 5 8 86. In modo particolare una conferenza stampa che Bevan tenne il 7 febbraio con ben 120 giornalisti suscitò grande scalpore. L’esponente laburista annunciò infatti che se il partito socialista ed il partito socialdemocratico non si fossero riuniti dopo il congresso, l’Internazionale Socialista si sarebbe trovata di fronte ad una “scelta dolorosa”87.
Dal momento che l’appoggio incondizionato dell’Internazionale era una delle carte più preziose che Saragat poteva giocare con il Psi per ottenere la riunificazione nei termini da lui stabiliti, termini più che condivisi sia da Transport House che dal Foreign Office, l’ultimatum di Bevan e le pressioni che in seguito questo esercitò su Saragat perché non posticipasse oltre l’ottobre dello stesso anno il congresso per la riunificazione dei due partiti, non poterono non ricevere una concertata smentita. In risposta alle sollecitazioni di Clarke, Morgan Phillips, anch’egli presente a Venezia in veste di presidente dell’Internazionale, sconfessò e deprecò il comportamento di Bevan, le cui dichiarazioni, si disse, non rispecchiavano certo la politica ufficiale del
81 “Socialist Reunification”, A. Clarke al Foreign Office, 5 novembre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/66; e H.A.F. Hohler a W.H. Young (Foreign Office), 28 novembre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/69.82 Saragat e Nenni stesso non dimenticarono mai quale comodo pulpito potesse rappresentare l’ambasciata di Clarke per accreditare le proprie posizioni e darvi la giusta eco specie nel caso del leader socialista a cui era ancora rigidamente precluso l’accesso ai canali diplomatici americani. Era stato per esempio l’incontro segreto che Clarke aveva avuto con Nenni nel dicembre 1956, l’occasione per quest’ultimo di aggiornare la diplomazia inglese dei suoi recenti ritocchi alla piattaforma programmatica socialista in fatto di politica estera (A. Clarke al Foreign Office, 26 novembre 1956, in PRO, FO 371, RT 1017/70).83 Le posizioni di Bevan e Nenni erano ormai molto vicine: entrambi a favore della neutralizzazione e demilitarizzazione della fascia centrale dell’Europa, secondo le linee che sarebbero state poi proposte nel Piano Rapacki, e critici nei confronti sia della politica sovietica che di quella americana, Michael Foot, biografo ufficiale dell’esponente laburista, scrive del loro incontro come quello di due uomini che “avevano ora molto in comune nonostante i diversi passati percorsi” ; si trattava, in definitiva, di un “felice rincontro di due socialisti il cui comune anti-fascismo risaliva ai tempi della guerra civile spagnola” (M. Foot, A. Bevan, 1945-1960 (a Biography), cit., p. 536).84 Report Congress, A. Clarke al Foreign Office, 14 febbraio 1957, p. 1, in PRO, FO 371, RT 1015/4.85 Esponente laburista, braccio destro di Gaitskell per i rapporti con i due partiti socialisti italiani.86 “Note on Conversation with Mr. Robens” , H.A.F. Hohler (ambasciata a Roma), 8 febbraio 1957, in PRO, FO 371, RT 1015/2.87 “Report Congress” , A. Clarke al Foreign Office, 14 febbraio 1957, p. 2, in PRO, FO 371, RT 1015/4.
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partito. Perché il dialogo fra Psi e Psdi non rischiasse di deragliare dai binari socialdemocratici, pilastro fondamentale della strategia laburista in Italia doveva rimanere il sostegno incondizionato a Saragat.
I successivi risultati contraddittori del congresso di Venezia allontanarono qualsiasi prospettiva di unione imminente fra Psdi e Psi. “Essi diedero la possibilità a Saragat di denunciare l’insincerità della conversione di Nenni e della sua corrente” , ricorda Crossman, ben consapevole che quella votazione avrebbe fornito argomenti al segretario del Psdi contro l’unificazione88. E così sarebbe stato.
Il processo unitario tramonta definitivamente
Tra il febbraio e l’aprile del 1957 la prospettiva dell’unificazione tramontò definitivamente nonostante gli sforzi della sinistra Psdi, dellTnternazionale socialista, del partito laburista e di Clarke per tenerla in vita. La scelta obbligata di consegnare il destino del processo unitario nelle mani del fidato Saragat rivelò presto infatti le sue contraddizioni. Il 2 marzo Robens giunse in Italia, come emissario di Gaitskell89, per assicurarsi che
il processo di riunificazione non si fosse davvero fermato come, forse, le dichiarazioni del Psdi e i resoconti della stampa potevano far supporre90. Saragat fu caldamente sollecitato a dichiararsi apertamente a favore di esso e a non posticipare oltre giugno il congresso91; solo in tal modo avrebbe potuto smentire le accuse di coloro che indicavano nel Psdi il vero ostacolo alla ripresa del dialogo fra le due parti92. Robens suggerì inoltre una pubblica dichiarazione da farsi al più presto in cui fossero denunciati nuovamente gli aspetti poco convincenti delle posizioni di Nenni93, con particolare riferimento alla politica estera, alla politica sindacale e, strettamente connessa a questa, ai rapporti con i comunisti. Condizione perché Saragat potesse continuare a ricevere l’appoggio laburista sarebbe stata la sua disponibilità ad accogliere i suggerimenti dei compagni inglesi: seppur con le dovute cautele, quindi, si chiedeva al leader socialdemocratico di proseguire sulla strada dell’unificazione94. Saragat non attese a lungo prima di dimostrare la propria determinazione a riportare il partito sui binari della collaborazione con flnternazionale socialista il cui favore per l’unificazione era stato manifestato troppo chiaramente perché si potesse eluderlo.
8 J. Morgan, The Backbench Diaries of Richard Crossman, cit., pp. 576-57789 Gaitskell diventò segretario del partito laburista in seguito alle dimissioni di Attlee nel dicembre 1955.90 “Conversation with Leading SocialDemocrats about the Socialist Reunification on Feb. 26”, Resoconto di H.A.F. Hohler, 7 marzo 1957, in PRO, FO 371, RT 1015/9.91 La posticipazione del Congresso del Psdi era giustificata dai suoi massimi esponenti dal fatto che cosi si sarebbe lasciato il tempo necessario a Nenni per imporsi alfinterno del proprio partito e vincere le ancora forti resistenze al dialogo con i socialdemocratici (cfr. “Conversation with Leading SocialDemocrats about the Socialist Reunification on Feb. 26”, Resoconto di H.A.F. Hohler, 7 marzo 1957, in PRO, FO 371, RT 1015/9).92 “Conversation with Leading SocialDemocrats about the Socialist Reunification on Feb. 26” , Resoconto di H.A.F. Hohler, 7 marzo 1957, in PRO, FO 371, RT 1015/9.93 L’incontro che egli ebbe con Nenni negli stessi giorni gli aveva ulteriormente confermato la necessità di esigere maggiore chiarezza da parte del Psi. Il leader socialista aveva riaffermato, infatti, l’impossibilità di creare da un giorno all’altro un sindacato esclusivamente socialista, come gli veniva richiesto a riprova della sua indipendenza dal Pei; quanto alla politica estera si era detto in perfetta sintonia con le posizioni laburiste confondendo, forse, come sottolineò poi Clarke, le posizioni di Bevan con la linea ufficiale del partito laburista. “Roben’s Visit to Rome”, A. Clarke a Sir William Hayter (Foreign Office), pp. 1-2, in PRO, FO 371, RT 1015/12.94 “Conversation with Leading SocialDemocrats about the Socialist Reunification on Feb. 26”, Resoconto di H.A.F. Hohler, 7 marzo 1957, in PRO, FO 371, RT 1015/9.
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 25
L’esecutivo Psdi del 7 marzo tornò a confermare l’importanza dell’unità socialista e la necessità di giungervi nei termini dei socialdemocratici le cui condizioni ricalcavano fedelmente quelle dettate dall’Internazionale Socialista. Nella dichiarazione di Saragat, in seguito pubblicata sul “Socialist International Information” , si legge:
I miei contatti, sia personali che per corrispondenza, con gli esponenti più alti del socialismo europeo mi autorizzano ad affermare che la riunificazione socialista riceverà fraterno appoggio da parte della Is solo a patto che questa si compia su una base rigorosamente socialdemocratica95.
Elencando le premesse per un possibile accordo con il Psi, Saragat fece riferimento a tutti i punti concordati con Robens: l’interruzione di qualsivoglia rapporto con il partito comunista; un formale impegno a che in un ragionevole lasso di tempo tutti i lavoratori socialisti si trovassero uniti in un unico sindacato immune dall’influenza comunista; una politica estera di indiscussa fedeltà al mondo occidentale96. Saragat concludeva affermando che il congresso del Psdi sarebbe stato convocato non oltre giugno e la presenza dei maggiori esponenti dell’Internazionale socialista non avrebbe permesso ad alcuno di “disattendere le proprie responsabilità”97. Questa stessa dichiarazione venne ri- pubblicata in forma di articolo su “ La
Giustizia” il 17 marzo e venne infine inviata a Transport House in coincidenza dell’Inter- national Sub-Committee del 19 marzo98. Eventuali dubbi sull’accoglimento da parte del Psdi delle richieste di Robens non si poterono proprio avere.
La lettera che Gaitskell, a pochi giorni dalla sua annunciata visita in Italia, ricevette dall’ambasciatore Clarke tornò però a mettere in discussione il reale impegno del Psdi sul terreno dell’unificazione. Lo spostamento a destra di Saragat appariva ormai sempre più evidente; sebbene egli e i maggiori esponenti della corrente di destra mantenessero viva, almeno in linea di principio, la prospettiva dell’unificazione socialista, di fatto, fin dai tempi di Pralognan, avevano continuato a non dimostrarsene particolarmente entusiasti se non addirittura ad ostacolarla99.
Sarà ancora Clarke a chiedere al Foreign Office di informare Gaitskell delle dimissioni di Matteotti del 17 aprile100, nonché della dichiarazione di Saragat secondo cui il capitolo della riunificazione sarebbe stato da considerarsi chiuso almeno fino alle elezioni del 1958 e la partecipazione Psdi al governo sarebbe perdurata fino a tale data 101. Il segretario laburista giunse in un momento in cui, come Nenni scrive nei suoi diari, l’unificazione, già malata, si trovava ormai a pezzi102.
95 Giuseppe Saragat, Statement on Italian Socialist Unity (made at the Bureau o f the Psdi, 7 March 1957), “Socialist International Information”, 23 marzo 1957, n. 12, pp. 246-247. Alla dichiarazione di Saragat seguiva una nota dell’In- ternazionale Socialista in cui si affermava che al congresso del Psdi di giugno sarebbe stata pronunciata l’ultima parola sulla questione della partecipazione socialdemocratica al governo e su quella della riunificazione.96 G. Saragat, Statement on Italian Socialist Unity (made at the Bureau o f the Psdi, 7 March 1957), “Socialist International Information”, cit.97 G. Saragat, Statement on Italian Socialist Unity (made at the Bureau o f the Psdi, 7 March 1957), “Socialist International Information”, cit.98 “Italian Socialist Reunification (Report Bureau SI, London, 1 March 1957, by Morgan Phillips)” , in ALP, Nec, Minutes deU’International Sub-Committee tenutosi il 19 marzo 1957, microfiche n. 582.99 A. Clarke a Hugh Gaitskell, 9 aprile 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/19.100 Matteotti si dimise il 17 aprile dopo essersi trovato completamente isolato nella relazione che presentò per il congresso e che comportava come punto principale l’uscita dal governo.101 Telegramma di A. Clarke al Foreign Office, 18 aprile 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/19.102 P. Nenni, Gli anni del centrosinistra, cit., p. 10.
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Calatosi in un clima di aspre polemiche, trascorse il suo soggiorno italiano ascoltando le diverse e contraddittorie voci dei protagonisti di questo difficoltoso processo unitario che invece di avanzare sembrava regredire.
L’incontro con Zagari, Matteotti e Lombardi ad una cena dell’ambasciata inglese offrì l’occasione alla sinistra Psdi e Psi autonomista di poter finalmente esporre le proprie posizioni e denunciare le resistenze provenienti dalla destra del Psdi, in primis da Sara- gat: la sua politica di wait and see altrimenti definita “politica da linea Maginot” avrebbe per sempre rimandato ogni possibile accordo con il Psi ed aumentato la sfiducia di quest’ultimo nella classe dirigente socialdemocratica103.
Agli sforzi compiuti dal partito socialista per allontanarsi progressivamente dal Pei non era corrisposta una rottura del Psdi con la De e con la politica centrista. Matteotti cercò di spiegare al leader laburista le ragioni delle proprie dimissioni e la necessità che il Psdi uscisse dal governo il prima possibile, in considerazione del mutamento sostanziale del quadro politico, rispetto al periodo in cui era primo ministro Segni. La discussione in Parlamento sui patti agrari aveva dimostrato come l’esistenza del gabinetto dipendesse sempre più dall’appoggio dei monarchici e dei comunisti. Solo un forte partito socialdemocratico avrebbe offerto una valida alternativa a questo stato di cose. Lombardi aggiunse che Saragat, perseverando nell’alleanza con la De, sarebbe stato responsabile non solo della mancata nascita di un polo al
ternativo, ma anche dell’avallo alla lunga marcia, che il partito di Fanfani stava ormai percorrendo da anni, verso la maggioranza assoluta.
Quanto ai rapporti Pci-Psi, un nuovo partito socialdemocratico, disse Lombardi, non sarebbe mai riuscito nel suo scopo prioritario, cioè quello di sottrarre voti ai comunisti, se non avesse attuato una politica realmente vicina alle masse. Un distacco brusco dal Pei e da organismi come la Cgil avrebbe sicuramente provocato un isolamento immediato dalla classe lavoratrice. Gaitskell avrebbe dovuto rendersi conto della situazione italiana, ben diversa da quella inglese; Lombardi citò ad esempio la condizione dei contadini in Sicilia:
N on aveva senso aspettarsi da questa gente la comprensione delle più sottili sfumature democratiche (quali popoli più avanzati sono in grado di com prendere). N on aveva senso aspettarsi che questa gente avrebbe vo ta to un partito alleato con forze clericali o il cui obiettivo principale fosse l’anticomunismo.
Ignorare tutto ciò e pretendere una totale rottura con il Pei significava alienarsi il consenso proprio di quelle persone i cui interessi un partito socialista era chiamato a difendere104.
Gaitskell si tenne ai margini della conversazione lasciando molto parlare i propri interlocutori; si limitò a ridimensionarne l’ottimismo dicendosi poco convinto del completo “ risanamento” dell’apparato del Psi105. Se era disposto a riconoscere le difficoltà che una completa rottura con il partito di To-
103 “Record of Conversation after Dinner Given for Mr. Gaitskell on Aprii 23”, G. Hannaford al Foreign Office, 10 maggio 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/29.104 “Record of Conversation after Dinner Given for Mr. Gaitskell on Aprii 23”, G. Hannaford al Foreign Office, 10 maggio 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/29.105 “Record of Conversation after Dinner Given for Mr. Gaitskell on Aprii 23”, G. Hannaford al Foreign Office, 10 maggio 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/29. Scrive Clarke di come Gaitskell fosse rimasto fortemente colpito dalla questione dei finanziamenti “ambigui ed inaccettabili” ricevuti sia dal Psi che dal Psdi. Gaitskell confessò all’ambasciatore le proprie perplessità sul fatto che il Psi avrebbe mai potuto rompere definitivamente con i comunisti alla luce delle perdite finanziarie a cui sarebbe andato incontro.
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gliatti poteva comportare sul piano sindacale, si oppose fermamente e risolutamente al mantenimento di giunte frontiste anche a costo, pericolo su cui aveva cercato di richiamare la sua attenzione Zagari, di perderle a vantaggio della democrazia cristiana106.
Il colloquio “freddo e formale” con Nenni non rivelò particolari sorprese. Gaitskell non fece alcuna concessione alle posizioni del leader socialista: Saragat poteva aver sbagliato a dichiarare chiuso il discorso deH’unificazio- ne fino alle elezioni, sebbene egli fosse convinto si trattasse, più che di una reale decisione, di un modo per spronare il Psi ad esporsi maggiormente, ma nulla, stando alla situazione interna del partito socialista, poteva dimostrare che perplessità e cautela da parte del Psdi non fossero più che legittime.
[...] egli ritenne le richieste socialdemocratiche nel complesso ragionevoli; era piuttosto irragionevole pretendere che i socialdemocratici abbandonassero il governo prima di vedere soddisfatte le proprie condizioni; il grande rischio rimaneva quello di dar vita ad un partito unificato che poi si rivelasse essere un fronte com unista107.
La visita di Gaitskell fu in definitiva una vittoria per Saragat che otteneva tra Faltro questa esplicita benedizione da parte del leader inglese in un momento delicato a pochi mesi dal congresso dove la maggioranza attuale si
sarebbe dovuta scontrare con una sinistra sempre più forte e agguerrita, decisa a ribaltare gli equilibri interni al partito108. Il leader socialdemocratico si trovava nella cosiddetta botte di ferro. Il timore che inevitabili strumentalizzazioni anche di minime aperture potessero danneggiare il Psdi avrebbe fatto si, anche nei mesi a seguire, che qualsiasi tentativo da parte di Nenni di cercare di conquistarsi propri spazi alfinterno della comunità internazionale socialista continuasse ad essere visto con estremo sospetto e circospezione. L’annuncio del leader socialista della sua imminente visita a Londra, fissata per l’8 ottobre, dove “egli avrebbe aggiornato i propri amici inglesi sulla questione delPunificazione socialista” , non fu per esempio accolto con particolare entusiasmo109. L’incontro con il partito laburista si proponeva di essere, secondo quanto riferiva la stampa di quei giorni, il primo di una lunga serie di riavvicinamenti con le maggiori socialdemocrazie europee; Vecchietti sarebbe partito qualche giorno dopo alla guida di un’altra delegazione alla volta della Scandinavia.
Considerata l’accoglienza offerta a Bevan al congresso di Venezia, sarebbe stato improponibile rifiutare a Nenni il colloquio che egli chiedeva di poter avere nella capitale inglese, tanto più che viaggio e spese di sistemazione sarebbero rimaste a suo carico a riprova del-
106 “Record of Conversation after Dinner Given for Mr. Gaitskell on Aprii 23”, G. Hannaford al Foreign Office, 10 maggio 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/29.107 A. Clarke al Foreign Office, 4 maggio 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/29.108 “Mr. Gaitskell’s Visit to Italy”, A. Clarke al Foreign Office, 30 aprile 1957, in PRO, FO 371, RT 1052/28. Il comportamento di Gaitskell provocò una vera e propria rivolta all’interno del partito laburista in una fase di grandi lotte fra correnti che utilizzarono anche la questione italiana per darsi battaglia. L’alleanza di Gaitskell con “l’ultrareazionario” ministro Rossi e l’appoggio dato alla politica di destra risultarono inaccettabili per Bevan e il suo gruppo che erano stati direttamente informati per telefono da Dino Gentili dei danni provocati al processo unitario da un simile atteggiamento. Crossman ricorda nei suoi diari di aver pensato che sarebbe stato buffo vedere il partito laburista spaccarsi sulla questione dell’unità socialista, (cfr. J. Morgan, The Backbench Diaries o f Richard Crossman, cit., pp. 596-597).109 “Report Nenni’s Recent Visit”, G.F.N. Reddaway a A.D. Ross (Foreign Office), 16 ottobre 1957, in PRO, FO 371, RT 1053/9 e RT 1053/11; H.A.F. Hohler (Roma) a J.M. Addis (Foreign Office), 19 settembre 1957, in PRO, FO 371, RT 1053/8. La risentita reazione di Saragat alla presenza del leader socialista laddove le sue scelte del passato non gli avrebbero dovuto consentire di stare, risultò evidente quando egli polemicamente non si presentò al Bureau dell’Internazionale socialista del 9 ottobre mandando al suo posto Gino Ippolito (cfr. “Report Nenni’s Recent Visit”, G.F.N. Reddaway a A.D. Ross (Foreign Office), 16 ottobre 1957, in PRO, FO 371, RT 1053/11).
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l’unilateralità dell’iniziativa. Grande fu l’apprensione perché questa forzata apertura al Psi potesse andare ad indebolire la posizione di Saragat. Clarke stesso si disse convinto dell’urgenza di riportare ad una situazione di parità i due leader socialisti e confidò nella dirigenza laburista perché senza bisogno di esplicite sollecitazioni intuisse ciò che era necessario fare:
Concordo che sia nel nostro interesse che il prestigio di Saragat non soffra alle spese di quello di Nenni e che un invito a Saragat da parte del partito laburista ristabilirebbe l’equilibrio [...]. Dal momento che è il partito socialdem ocratico e non quello socialista ad essere riconosciuto dall’Internazionale Socialista, ritengo possibile che anche senza nessuna particolare sollecitazione da parte nostra, il partito laburista compenserà il proprio invito al Sig. Nenni con uno seguente a Saragat110.
L’appoggio incondizionato che i dirigenti laburisti promisero a Saragat per cui, in cambio di un suo rinnovato impegno sul terreno deU’unificazione, egli sarebbe rimasto leader indiscusso del socialismo italiano a dispetto dei tentativi di Nenni di rompere questa pesante univocità, andava infatti nella stessa direzione delle speranze nutrite da Clarke di non veder svanire il suo sogno di un partito socialista, unificato senza però contemporaneamente temere di vederlo poi cadere nelle mani sbagliate.
Ciò che però non fu tenuto in considerazione da entrambi è che il partito su cui fu posta ogni speranza per l’unificazione era un partito che di unificazione stava chiaramente dimostrando di non voler sapere, almeno fino a dopo le elezioni del 1958111 e che non avrebbe avuto nulla da temere, in termini di appoggio, dal fatto di disattendere i “consigli” dell’ambasciatore; fintantoché il suo apporto alla coalizione governativa e pertanto alla stabilità del paese fosse restato determinante e non vi fosse stata un’altra forza politica su cui poter contare altrettanto ciecamente, nessuno avrebbe potuto imporgli nulla, né tantomeno metterne in discussione la politica seguita. Con la fine del 1957, un biennio apertosi con la reale convinzione di giungere all’unione dei due partiti entro breve si concluse con un nulla di fatto. Per chi potesse nutrire ancora speranze in proposito, i risultati del congresso Psdi dell’ottobre 1957 posero, come scrisse Nenni sull’“Avanti” , una “pesante pietra tombale sull’unificazione” 112.
La questione dell’unità socialista rimase avvolta per tutto il 1958 da un pressoché totale silenzio. La prigionia di Nenni all’interno di un partito ancora fortemente condizionato dalle correnti di sinistra e il rimposses- sarsi da parte di Saragat dei toni forti da crociata anticomunista resero impossibile ogni ulteriore dialogo fra le due parti. Nelle file dell’Internazionale e del partito laburista si
110 A. Clarke al Foreign Office, 9 ottobre 1957, in PRO, FO 371, RT 1053/9. Certo è che l’intraprendenza dimostrata da Nenni metteva ancor più in evidenza l’inerzia di Saragat che, abituato troppo bene dalle attenzioni che da sempre riceveva nei circoli inglesi e americani, mancava, a giudizio degli uomini del Foreign Office, del benché minimo spirito d’iniziativa. Non vi era infatti bisogno della mediazione dell’ambasciata per procurarsi un invito a Transport House né tantomeno aveva senso pretendere “tappeti rossi” ogniqualvolta vi fosse bisogno di contattare i compagni laburisti inglesi (cfr. Risposta a A. Clarke del Foreign Office, 11 ottobre 1957, in PRO, FO 371, RT 1053/9).111 Dell’ambiguità di Saragat si sarebbe presto preso atto. In un resoconto riassuntivo di quelli che furono i rapporti fra Labour Party e Psi dal 1947 al 1958 si legge a un certo punto: “Nel 1957 e nel 1958 partito laburista e Internazionale hanno offerto la propria mediazione in aiuto al processo di riunificazione socialista. Ciò ha comportato alcuni contatti con il Psi [...]. Nenni ed altri esponenti del Psi hanno in alcune occasioni incontrato rappresentanti del partito laburista ed anche Carthy membro dell’Intemazionale qui a Londra. Ciò non è sempre stato bene accolto dal Psdi sebbene tale mediazione sia sempre stata accettata in linea di principio” (cfr. “The Labour Party and thè Psi (Nenni)” , in ALP, Ini. Dept., “Italy, 1949-1951, 1954-1956, 1959, Correspondence, Newspapers etc., 1963, 1965”, busta 1958).112 P. Nenni, “Avanti!” , 24 ottobre 1957, cit. in C. Rossi e F. Achilli (a cura di), L ’Unificazione Socialista, cit., pp. 93- 94.
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segui con grande rammarico il mancato lieto fine degli sforzi compiuti fino ad allora. Scriveva per esempio nell’aprile 1958 Joseph Bra- cops, esponente del partito socialista belga in riferimento all’apparente crescita della socialdemocrazia in paesi come l’Inghilterra, la Germania, l’Olanda, la Svizzera, il Belgio e alla contemporanea debolezza dimostrata, invece, da altri partiti come il Psdi:
E un dato di fatto che in Francia e in Italia i partiti comunisti esercitino un forte ascendente sulla classe lavoratrice. Per quello che riguarda l’Italia, la disunità in cam po socialista sem bra esserne la maggiore causa e solo un partito socialista unito, che com prenda le forze del partito di Nenni e di Saragat, può rappresentare una alternativa a questo stato di cose113.
Lo stesso Clarke si dimostrò sempre più convinto che un partito socialista unito rimanesse davvero l’unica soluzione per mettere da parte un partito, la De, che proprio non riusciva a suscitargli nessuna simpatia114. Scrisse Clarke aH’indomani delle elezioni del 1958:
Gli oppositori della De in genere descrivono questo partito come reazionario e al servizio di interessi forti. N on vi è altra immagine migliore per descriverli che quella di una m arionetta nelle mani del Vaticano115.
La “più che inquietante tinta fascista” del governo Fanfani (luglio 1958) non fece che peggiorare l’opinione nutrita dall’ambasciatore nei confronti dei democristiani. Sicuramente sconcertò il numero di cariche che
Fanfani accumulò all’indomani della nascita del nuovo governo; egli infatti si trovava ad essere contemporaneamente capo del governo, ministro degli esteri e segretario della De. Sebbene si riconoscesse che si era comunque lungi da un ritorno al fascismo come alcuni paventarono, non poteva non destare qualche apprensione “ il fastidioso nonché evidente desiderio di Fanfani di dare vita ad una sorta di potere personale all’interno di Palazzo Chigi” 116.
Come il Foreign Office sembrò concordare, superando in tal modo ogni precedente titubanza e allineandosi quindi definitivamente alle posizioni di Clarke, solo una seria politica di riforme poteva allontanare per sempre il pericolo comunista117. Gli svantaggi di un partito socialista unificato al governo sarebbero stati numerosi: si sarebbe potuto infatti verificare un indebolimento della fedeltà atlantica; l’appoggio alla politica coloniale inglese sarebbe stato senza ombra di dubbio minore (sebbene si riconoscesse anche che le maggiori critiche che dall’Italia si erano levate dopo la questione di Suez fossero giunte da parte di frange della De e della Confindustria); infine vi sarebbe stato un inevitabile avvicinamento all’area di governo da parte del Pei a cui il nuovo partito non avrebbe probabilmente esitato a chiedere l’appoggio esterno di fronte all’impossibilità numerica di fare un governo da solo. Pur tuttavia si riconosceva che i vantaggi che ne sarebbero potuti derivare sarebbero stati maggiori. Si concludeva pertanto:
113 J. Bracops, Democratic Socialism in Europe Today, “Socialist International Information”, 19 aprile 1958, n. 16, p. 243.114 H.A.F. Hohler a Selwyn Lloyd, 15 maggio 1958, in PRO, FO 371, RT 1015/12.115 “General Report on thè Italian Elections” , A. Clarke al Foreign Office, 13 giugno 1958, in PRO, FO 371, RT 1015/17.116 H.A.F. Hohler a A.D. Ross (Foreign Office), e Minutes di K. Pridham, in PRO, FO 371, RT 1015/25.117 Grande fu l’intesa in questo periodo fra Clarke e Gronchi. Le pressioni che da sempre quest’ultimo esercitò a favore della formula del centrosinistra, diversamente dai primi anni cinquanta, ora incontravano l’indiscusso placet da parte dell’ambasciata inglese. Da sempre considerato una delle poche personalità politiche italiane degne di considerazione, egli ricambiò il diplomatico inglese e la sua équipe con una “speciale amicizia”, forse anche, come Clarke stesso sembra suggerire, per compensare i ben meno cordiali rapporti intrattenuti contemporaneamente con i colleghi americani (cfr. “Record of a Conversation between Guy Hannaford and Sig. Gronchi”, A. Clarke a A.D. Ross (Foreign Office), 12 maggio 1958, in PRO, FO 371, RT 1015/19; A. Clarke a S. Lloyd, 1 maggio 1958, in PRO, FO 371, RT 1052/2).
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Un partito socialista unito, liberatosi di qualsivoglia influenza comunista e schierato a favore dell’Alleanza atlantica, rappresenta nel lungo termine un miglior modo per contenere questi pericoli di quanto lo sia il presente schieramento. Pur riconoscendone rischi e svantaggi, il Governo di Sua Maestà dovrebbe pertanto guardare con favore al processo in atto di costituzione di tale partito118.
1959: la fine della “quarantena” per il Psi
La scissione del Muis (Movimento unitario di iniziativa socialista) e la formula enunciata in casa socialista dell’“unità nel Psi” 119 fecero cadere alla fine degli anni cinquanta ogni speranza di poter un giorno veder sorgere anche in Italia un grande partito socialdemocratico secondo il modello europeo. Le strade del partito laburista e dell’ambasciatore Clarke si divisero allora in modo inequivocabile. Mentre Clarke, vista cadere la prospettiva di una formale socialdemocratizzazione del Psi, rimise in discussione la bontà della formula del centro sinistra, Transport House rivelò una sempre maggiore disponibilità ad interloquire con il Psi a prescindere dalla mediazione da sempre costituita dal Psdi.
Il 1959 rappresentò un anno di svolta per il Psi. L’attenzione e il credito che Nenni sem
brava ultimamente ricevere da parte di alcuni circoli europei, non sfuggi allo stesso leader Psdi:
Ancora una volta le forze laburiste e democratiche in Europa e America stanno dimostrando un grande interesse per il Psi. Le polemiche a cui la sua ala anticomunista sta dando voce hanno risvegliato la speranza che al prossimo congresso Nenni possa ottenere la maggioranza sulla corrente filocomunista e che elementi di novità possano essere in trodotti nello scenario italiano120.
Il ruolo fondamentale svolto dal Psdi a partire dal 1947 di avanposto dei valori social- democratici in Italia non sarebbe mai stato dimenticato e messo in discussione; pur tuttavia a più di dieci anni di distanza, l’intransigenza dimostrata nei confronti del Psi e lo scarso riscontro nella realtà dei foschi scenari dipinti da Saragat, spinsero l’Internazionale ma soprattutto il partito laburista a svincolarsi da possibili veti socialdemocratici ed impostare una rete di contatti sempre più fitta con Nenni.
Molteplici sono le ragioni che spiegano la fine della quarantena in cui il Psi fu tenuto per così a lungo. Innanzitutto l’inequivocabile sconfitta delle correnti di sinistra: le trasfusioni di forze moderate al suo interno come
118 “Socialist Reunification in Italy. Sir Clarke Requests FO Views on this Subject”, Minutes di K. Pridham, in PRO, FO 371, RT 1015/26.119 Come stabilito in occasione del congresso di Napoli del 1959, il Psi d’ora in avanti non avrebbe più cercato il dialogo con il Psdi, ma sarebbe stato piuttosto propenso per una soluzione unitaria interna al Psi nel quale, si pensava, sarebbero potuti riconfluire quei segmenti di partito il cui anti-comunismo aveva allontanato nel 1947.120 G. Saragat, Italy’s New Government, “Socialist International Information”, 13 settembre 1958, n. 37, pp. 541-543. Nell’agosto 1958, di fronte alla possibilità di vedersi sostituiti dal Psi all’interno dell’Internazionale socialista, notizia ventilata dalla stampa italiana in seguito ad un incontro fra Robens e Nenni, Saragat aveva cercato di ridimensionare una prospettiva che egli pensava ben lontana dal potersi concretizzare. Sarebbe stato, infatti, più facile ad un cammello comune passare per la cruna di un ago che al cammello massimalista, di cui una gobba era democratica e l’altra comunista, entrare nell’Internazionale (G. Saragat, Riforma Sociale e Unità Socialista, “La Giustizia”, 3 agosto 1958, cit. in C. Rossi, F. Achilli, L ’Unificazione Socialista, cit., pp. 201-202). La sensazione però di un progressivo allentamento dell’appoggio laburista fu cosi vividamente percepita che Saragat, in occasione della sua visita a Parigi della fine del 1958, fu spinto a proporre al socialista francese Guy Mollet la creazione di un gruppo “latino” all’interno dell’Internazionale che fosse in grado di controbilanciare l’influenza e il potere del partito laburista (“Proposed Formation of a Latin Social Democratic Group by Saragat to Counter-Balance tha Influence of thè British Labour Party”, H.A.F. Hohler a J.M. Addis (Foreign Office), 23 ottobre 1958, in PRO, FO 371, RT 1015/27.); certo è che con la comparsa della prime crepe nei rapporti con Londra iniziava a risultare fastidioso il suo strapotere nell’alveo dell’Intemazionale.
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 31
quella dell’Unione dei socialisti indipendenti di Cucchi e Magnani nel febbraio 1957, quella del gruppo di Unità popolare, guidato da Vittorelli e Codignola, nel dicembre 1957, ed infine quella della sinistra socialdemocratica di Matteotti, Bonfantini, Faravelli, Za- gari nel giugno 1959, estesero la presenza autonomistica nel Psi fino a modificarne gli equilibri interni121. La presenza di nuove energie, il cui anticomunismo nessuno poteva mettere in discussione, rafforzò fortemente la posizione di Nenni. E un dato di fatto che la precarietà della sua linea negli anni precedenti aveva da sempre costituito un non irrilevante motivo di debolezza per il leader socialista anche e forse soprattutto di fronte al severo occhio straniero.
In secondo luogo vanno considerati il prestigio e la stima goduti all’estero da Matteotti per il nome e la persona e da Zagari per il ruolo di primo piano da sempre giocato nel promuovere presso l’Internazionale l’unità socialista. Le pesanti accuse contro il loro ormai ex-partito che questi fecero pervenire a Transport House alfindomani della scissione del Muis non poterono che incrinare ulteriormente il favore inglese nei confronti di Sara- gat122. Infine non vanno dimenticate la rispettabilità e la considerazione, prima impensabili, che Lombardi123 e Vittorelli, entrambi divenuti “volto internazionale” socialista dal 1959 in avanti, seppero conquistare al partito. Attraverso il loro attivismo e la loro intraprendenza sarebbero riusciti nel tempo non solo a riportare il Psi sulla scena euro
pea ma anche a conquistargli una delle prime file. Ma non si trattò solo di questo. Andavano infatti ormai maturando la condizioni per una ridefinizione dei compiti dell’Internazio- nale socialista e con essi, a tutto vantaggio del Psi, dei rapporti con i propri affiliati e non. I socialisti europei ripartivano, alla fine degli anni cinquanta, da una crisi assai seria: dopo le recenti sconfitte elettorali in Francia, Inghilterra e Belgio, essi si trovavano quasi ovunque all’opposizione fatta eccezione per i partiti scandinavi e per la socialdemocrazia tedesca124. Di fronte all’ondata conservatrice che seguì l’avvento di De Gaulle in Francia, la risposta dell’Internazionale socialista non poté che essere uno sforzo di coesione e unità al proprio interno ma anche e forse soprattutto con quelle forze precedentemente emarginate come il Psi, operazione resa possibile dalla nuova fase di coesistenza pacifica, ormai impostasi da qualche anno.
Il VI congresso, tenutosi ad Amburgo nel luglio 1959, rese evidente la “radicale trasformazione di struttura e di prospettiva” in corso nel socialismo internazionale125. Come scrisse Zagari, i partiti socialisti europei dinnanzi al muro contro muro della guerra fredda, in cui si definiva la politica internazionale, non avevano potuto schierarsi che su posizioni di crociata democratica contro la minaccia totalitaria che veniva dall’Est; anziché assumere una propria autonoma funzione internazionale, avevano gradualmente perso sempre più di vista “il carattere internazionalista e classista, come quello di rigenerazione democratica
121 E. Santarelli, Pietro Nenni, cit. p. 356.122 “Memorandum on thè Question of Socialist Unity along thè Lines I Discussed with thè Comrade Robens” , Mario Zagari a Hugh Gaitskell, estate 1958, in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1955-1963”.123 Rimasto ai margini della vita del partito per l’intera stagione frontista, Lombardi tornò ad esserne una voce protagonista in seguito alla svolta autonomista del 1956 di cui anzi fu quasi un simbolo. Le sue posizioni, come scrive Degl’Innocenti, erano rimaste dalla metà degli anni cinquanta in poi oggetto polemico della sinistra che attaccandole nella sua persona poteva colpire indirettamente anche Nenni senza tuttavia reclamarne le dimissioni. Proprio questo suo passato garantiva alla sua figura una presentabilità che gli aprì le porte di molti circoli europei primo fra tutti quello laburista (cfr. M. Degl’Innocenti, Storia del Psi dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 260).124 Mario Zagari, L ’Internazionale Socialista da Francoforte ad Amburgo, “Critica Sociale”, 5 agosto 1959, pp. 377-378.125 Mario Zagari, L ’Internazionale Socialista da Francoforte ad Amburgo, “Critica Sociale”, 5 agosto 1959, pp. 377-378.
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che avrebbero dovuto essere propri del movimento socialista internazionale”126.
Con la distensione in atto, questioni come la pace e il disarmo riconquistarono un’attualità e un’importanza impensabili solo qualche anno prima. L’Internazionale e con essa alcune delle socialdemocrazie più importanti si trovarono impegnate nel riadattamento di una politica estera forgiata dalle esigenze della guerra fredda a posizioni più sensibili alla nuova fase della “coesistenza pacifica” . Lo stesso partito laburista abbracciò nel 1959 una politica estera meno ortodossa e più aperta a proposte di marcato carattere distensivo127.
Le posizioni neutralistiche del Psi, lungi dal rappresentare un fatto isolato, non poterono più creare scandalo e ostracismo in partiti essi stessi diventati laboratorio di composite e ambigue posizioni in fatto di politica degli armamenti e questioni difensive.
Come scrisse Nenni, il rinnovato impegno europeistico e, intimamente legato ad esso, il ruolo distensivo che ogni partito socialista si sentiva chiamato a svolgere, ricollocavano le forze politiche presenti in Europa su un nuovo cleavage. La vera linea di divisione, secondo il leader Psi, non era più quella che opponeva tra di loro il blocco atlantico e quello di Varsavia, ma piuttosto quella che, entro i blocchi e fuori, separava chi era disposto a sostenere il metodo dei negoziati e della coesistenza pacifica da quanti, in un campo e nell’altro, accettandone fanatismo e intolleranza, perpetuavano 1’esistenza dei due blocchi128.
È in questo rinnovato clima che Nenni, conquistata la maggioranza al congresso di Napoli, cercherà di incrementare i rapporti con la sinistra europea privilegiando quelli con il Psu francese129 e l’ala radicale dei laburisti. Gli incontri organizzati dall’ “Express”, tenutisi nel mese di febbraio a Parigi e Londra fra il leader Psi, Mendés-France e Bevan, furono una delle prime occasioni per il leader socialista di discutere con i propri partner europei del futuro ruolo del socialismo in Europa130.
Il 14 febbraio 1959, con il viaggio di Lombardi a Londra, si inaugurò una nuova fase dei rapporti fra socialdemocrazie europee e partito socialista italiano. Proposito del Psi, d’ora in avanti, sarebbe stato quello di farsi conoscere il più possibile nella sua veste rinnovata e dissolvere le ultime resistenze o l’eventuale scetticismo nei confronti delle proprie posizioni.
Nel corso di una conversazione con Guy Hanna- ford al principio di questa settimana Lombardi ha detto che il Psi non ha particolare fretta di entrare a far parte delflntemazionale socialista. I socialisti punterebbero ad ottenere il placet per la propria ammissione entro la fine dell’anno. Prima di allora essi sperano che la riunificazione avrà avuto luogo dal momento che non guardano con particolare favore alla prospettiva di avere due partiti socialisti italiani nell’Internazionale [...]. Nel frattem po il Psi, sempre secondo quanto Lombardi ha riferito, darà gradualmente vita a rapporti bilaterali con i partiti socialdemocratici in Europa e partiti affini altrove per farsi meglio conoscere ed evitare nel futuro rischi di fraintendim ento di quelli che sono “gli ideali democratici” del partito131.
126 Mario Zagari, L'Internazionale Socialista da Francoforte ad Amburgo, “Critica Sociale”, 5 agosto 1959, pp. 377-378, p. 377.127 Gaitskell si trovò a rivedere alcune delle posizioni ufficiali del partito in materia di difesa e armamenti nel tentativo di giungere ad un compromesso con quelle voci interne al partito, non solo sempre più numerose ma anche sempre più rumorose, che invocavano la rinuncia unilaterale inglese agli esperimenti nucleari.128 P. Nenni, Le Prospettive del socialismo europeo, “Mondo Operaio”, giugno 1960, pp. 45-49.129 II Psu (parti socialiste unifié) nacque nel 1960 dall’unione del Psa (Parti socialiste autonome), l’ala antigollista della Sfio uscita dal partito nel 1958, la Ugs (Union de la gauche socialiste) fondata nel 1957 da Bourdet e Martinet, ed infine i radicali di Mendés-France (cfr. Giuseppe Mammarella, Storia d’Europa dal 1945 a oggi, Roma, Laterza, 1980, p. 339).130 M. Foot, A. Bevan, cit., p. 616 e P. Nenni, Gli anni del centrosinistra, cit., pp. 39-41.131 “Visit of Sig. Lombardi to UK to Meet Members of thè Labour Party”, da A.A. Stark a J.M. Addis del Foreign Office, 14 febbraio 1959, in PRO, FO 371, RT 1052/1. A Londra con Dino Gentili fino al 20 febbraio, Lombardi si incontrò con Gaitskell, Phillips, Healey e Crossman.
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 33
La disponibilità a capire, a conoscere e ad informarsi al di là dei giudizi aprioristici che generalmente venivano espressi nei confronti del partito socialista italiano costituiscono senza dubbio un elemento di novità nei rapporti fino ad allora intercorsi fra laburisti e socialisti132.
David Ennals, nuovo responsabile dell’In- ternational Department133, “ una mente fresca” , come Phillips al termine della “Pralo- gnan phase” (l’arco di tempo che va dall’agosto 1956, mese in cui avvenne l’incontro a Pra- lognan tra Nenni e Saragat, alla fine del 1957) aveva auspicato sarebbero dovuti essere tutti coloro che si fossero interessati da lì in poi ai rapporti Psi-Psdi134, dimostrò fin dal principio del suo incarico una migliore predisposizione rispetto ai suoi predecessori nei confronti del partito di Nenni. Già la risposta che l’International Department aveva mandato il 27 febbraio alla lettera di Matteotti in cui si spiegavano le ragioni del Muis, era stata una spia della maggiore elasticità e libertà goduta all’interno del partito. Ennals infat
ti invece che rinnegare, come ci si sarebbe potuti aspettare, un’ala scissionista che aveva pur sempre voltato le spalle ad un partito riconosciuto ufficialmente dalflnternazionale, non solo ringraziò per il memorandum “ di considerevole valore” inviatogli ma sollecitò pure ulteriori aggiornamenti e chiarimenti135.
Se Gaitskell dimostrò di continuare a considerare le posizioni di Nenni esclusivamente in relazione ai suoi rapporti e scontri con il Psdi136, Ennals iniziava a guardare al Psi attraverso nuove lenti, le stesse che i propri colleghi dell’Internazionale Socialista contemporaneamente stavano indossando, intravedendovi un valido ed importante apporto per la rinascita del socialismo occidentale nella sua controffensiva alla minaccia gollista. Risultava sempre più urgente arricchirsi di nuove energie; solo infatti colmando quei vuoti, che in Europa riguardavano special- mente i casi del socialismo francese e di quello italiano, la comunità internazionale socialista avrebbe acquisito forza sufficiente per
132 David Ennals a Riccardo Lombardi, 17 marzo 1959, in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1955-1963”.133 Paul Ericsson per motivi di salute era stato costretto a lasciare l’incarico agli inizi del 1958.134 “Report on Socialist International by Morgan Phillips (Bureau SI 25 aprile 1957)”, in ALP, Nec, Minutes dell’In- ternational Sub-Committee tenutosi il 14 maggio 1957.135 David Ennals a Matteo Matteotti, 27 febbraio 1959, in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1955-1963”.136 La posizione di Gaitskell per tutto il 1959 rimase fortemente ostile al Psi. A parte il noto anticomunismo viscerale da sempre nutrito dal segretario laburista, due sono le ragioni che spiegano il perseverare di Gaitskell nell’approccio predistensione. Innanzitutto, meno calato nella realtà dell’Internazionale di quanto per esempio potesse essere Ennals, Gaitskell rimase probabilmente estraneo o per lo meno più distaccato di fronte ai primi segnali di revisione che si iniziarono a percepire alla fine degli anni cinquanta in direzione di una politica più pacifistico-internazionalista. In secondo luogo, in quanto segretario del partito d’opposizione al governo britannico, egli rimaneva la figura di riferimento del Foreign Office i cui propositi di non interferire nelle politica laburista si dimostrarono nel corso di questi anni sempre piuttosto aleatori. Fintantoché infatti questa coincideva con la propria era facile affermare l’inopportunità di esplicite interferenze, che non si esitava però a legittimare ogniqualvolta atteggiamenti o affermazioni da parte laburista sembravano discostarsi da una linea conciliabile con quella del governo. Si guardi per esempio a ciò che avvenne in seguito al comportamento di Crossman a Napoli in occasione del congresso Psi del 1959: durante tale assise congressuale il delegato laburista non solo sollecitò a più riprese Matteotti ad abbandonare il proprio partito e ad unirsi il prima possibile al Psi, dimostrando in tal modo il proprio favore per la nuova formula enunciata in casa socialista dell “unità del Psi” ma dichiarò pure la sua ferma intenzione di riaprire il discorso dell’affiliazione del partito di Nenni all’Internazionale socialista; di fronte a questo preoccupante allentamento del supporto da sempre garantito al Psdi, Clarke ritenne quasi scontato contare sull’intervento di Gaitskell che infatti si adoperò immediatamente per un repentino riallineamento della politica del proprio partito a quella dell’ambasciata: cfr. “Socialist Party Congress — Press Artide by Richard Crossman, Grossly Exaggerated”, A. Clarke al Foreign Office, 18 gennaio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/4; “Saragat’s Difficulties with Nenni due to thè British Labour Party, Mr. Crossman. Conversation between Clarke and Saragat”, A. Clarke al Foreign Office, 31 gennaio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/12; H.A.F. Hohler a A.D. Ross (Foreign Office), 18 gennaio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/4 (c).
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imporre la propria voce su quanti minacciavano la pace mondiale. Si sarebbe guardato al Psi, d’ora in avanti, come “ riserva e speranza dell’Internazionale socialista” 137.
Durante tutto il 1960 il Psi partecipò a numerosi incontri e confronti con i massimi esponenti socialisti europei e riuscì a ritagliarsi definitivamente, sebbene pur sempre a livello ufficioso, il ruolo di leadership del socialismo italiano sulla scena europea. I continui moniti a guardarsi dall’inaffidabile partito di Nenni, moniti che con una certa costanza e continuità gli esponenti Psdi si premurarono di far pubblicare sul “Socialist International Information” , non erano evidentemente più in grado di esercitare l’influenza di un tempo. Il partito laburista, in prima fila, era ormai convinto che la posizione dei socialisti fosse sufficientemente chiara e anzi fosse sempre meno giustificata la sua separazione con il Psdi. Perché si potesse uscire dalla scomoda condizione di ufficiosità e sfruttare a pieno le potenzialità del ritrovato dialogo con questo partito finalmente tornato all’ovile, di fronte all’assenza di qualsivoglia prospettiva di imminente unione fra i due partiti, si giunse addirittura a pensare che l’unica soluzione potesse essere la doppia affiliazione138.
I colloqui che Lombardi e Vittorelli ebbero con Gaitskell e Healey durante lo loro visita a Londra (novembre 1959), seguiti dall’in
contro con Robens nel marzo successivo (marzo 1960), ma soprattutto la visita del leader Psi nella capitale inglese due mesi dopo139, contribuirono enormemente a far fare il passo decisivo ad Ennals che, sbilanciandosi infatti definitivamente, spinse perché la questione dell’ammissione del Psi venisse seriamente presa in considerazione. Con il preciso scopo di sondare gli umori dei propri partner europei, scriveva per esempio a H. Putzrath della Spd:
Questa settim ana Nenni è stato a L ondra ed è sta ta l’occasione per incontrarsi con G aitskell ed Healey ed alcuni altri esponenti del partito . N atu ra lm en te abbiam o discusso la questione del Psi e i suoi rapporti con l’In ternazionale e sembra che se qualche mese fa il Psi era contrario a ll’affiliazione con l’In te rn az io n a le140 ora abbiano in parte cam biato idea e non ho dubbi che essi accoglierebbero con favore la possibilità di essere ammessi nelle fila dell’In ternazionale sebbene perfettam ente consapevoli dei problemi costituzionali posti dalla doppia affiliazione. È senza dubbio opinione di molti di noi (sebbene la questione non sia sta ta ancora considerata dall’esecutivo) che si stia avvicinando il momento perché il Psi entri in un qualche modo a far parte dell’Internazionale [...]141.
Di fronte alla credibilità che il Psi percepì crescere oltre confine, l’inserimento nell’Internazionale socialista e la questione della riuni-
137 P. Nenni, Gli anni del centrosinistra, cit., p. 103.138 Gli anni 1960, 1961, e in parte il 1962 furono per il processo di unità socialista, come scrive Rossi, “gli anni del buio e del silenzio”, non certo perché esso fosse effettivamente morto ma perché i due partiti avevano voluto considerarlo tale e di conseguenza seppellirlo (C. Rossi e F. Achilli, L ’Unificazione socialista, cit., p. 241). Il congresso del Psi del marzo 1961, pur segnando una grande svolta in termini programmatici ed ideologici per il partito, registrò per esempio la totale assenza della tematica unificazionista. Una volta trasformatosi l’obiettivo dell’“alternativa a sinistra” in “apertura a sinistra” e accordo con la De, la nascita di un grande partito socialista perdeva l’urgenza con cui era stata vissuta nel passato (cfr. C. Rossi e F. Achilli, L'Unificazione socialista, cit., p. 268).139 Paolo Vittorelli a David Ennals, 8 marzo 1960, in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1955-1963”.140 Nenni scrive sui suoi diari che incontrando Carthy, segretario dell’Internazionale Socialista, la questione dell’ammissione del Psi era stata appositamente sorvolata (P. Nenni, Gli anni del centrosinistra - Diari 1957-1966, cit., pp. 118-119). Le perplessità del partito socialista a fare formalmente richiesta di rientrare a far parte della comunità internazionale socialista nascevano da due considerazioni; innanzitutto la paura di vedersi nuovamente respinti e quindi il timore che un rifiuto ufficiale, la cui eco sulla stampa non si sarebbe fatta attendere, sarebbe andato ad offuscare la loro immagine e questo proprio in un momento di crescita del loro prestigio a livello internazionale.141 David Ennals a H. Putzrath, 13 maggio 1960, in ALP, Int. Dept., “ Italy, Correspondence 1955-1963” .
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 35
ficazione persero tuttavia l’urgenza degli anni precedenti. Acquistò piuttosto importanza la sempre più stretta intesa che sembrava nascere con i compagni d’Oltre Manica.
L’asse Wilson-Nenni
Dal 1963 specialmente, in vista della nascita del primo governo di centrosinistra e della probabile vittoria laburista alle elezioni del 1964, emerse in tutta chiarezza l’interesse reciproco dei due partiti per la potenziale collaborazione che sarebbe potuta scaturire una volta che entrambi si fossero ritrovati in ruoli ben più decisionali rispetto a quelli fino ad allora ricoperti. Non si abbandonarono nel frattempo le speranze di poter vedere il partito socialista e quello socialdemocratico confluire un giorno in un’unica forza politica; la questione della riunificazione socialista passò tuttavia in secondo piano142.
Contando su una propria futura affermazione elettorale, Wilson143 e i suoi collaboratori videro con estremo favore la possibilità di dialogare in un futuro con un governo in cui fossero presenti i socialisti italiani. Le posizioni di quest’ultimi riguardo per esempio la questione della Multilaterale erano estre
mamente vicine a quelle laburiste e i vantaggi che ne sarebbero potuti derivare furono tut- t’altro che sottovalutati.
Alla luce di tali considerazioni, l’ostilità che Saragat non smise di dimostrare nei confronti del Psi provocò in casa laburista un totale capovolgimento delle parti. L’illuminante sintesi della politica condotta dal Psdi dalle elezioni dell’aprile 1963 in poi144, fatta dal senatore Tolloy, che giunse nella capitale inglese dopo poco, provocò per esempio la risentita reazione di Ennals. Paradossalmente ora era il Psdi a costituire un pericolo per la stabilità della democrazia italiana:
Ritengo che l’atteggiamento assunto dal Psdi sia d’estrema pericolosità: mentre Fanfani, i repubblicani, e il Psi sono a favore della continuazione del governo Fanfani di centrosinistra, la maggiore opposizione proviene dal Saragat. Egli insiste per un governo m onocolore De alla cui guida esclude possa esservi Fanfani. Si tratterebbe di un governo di destra; i partiti d ’opposizione sarebbero il Pei e il Psi e questo provocherebbe un riavvicinamento di Nenni ai comunisti proprio ora che sembrava determinato ad imboccare la strada opposta. Questa sembra essere una tattica congegnata in modo tale da creare confusione e polemiche con il Psi con tutte le pericolose conseguenze che tu tto ciò potrà avere sulla sinistra dem ocratica145.
142 A tale proposito la vittoria della formula del centrosinistra con il governo Fanfani del marzo 1962 aveva, per esempio, risvegliato l’interesse laburista. George Brown, rappresentante Labour al congresso Psdi del novembre 1962, non aveva mancato di sottolineare nel suo intervento l’attenzione con cui oltremanica si continuava a seguire la questione dell’unità socialista: “[...] Guardiamo con piacere al ruolo che il vostro partito sta giocando nella coalizione di centro- sinistra e non abbiamo mancato di cogliere il vostro apporto al recente pacchetto di leggi in materia sociale ed economica a cui tale governo ha dato vita, in modo particolare la nazionalizzazione dell’energia elettrica. [...] Seguiamo anche con altrettanto interesse la tendenza ad una crescente collaborazione fra le due ali del movimento socialista italiano [...]” .“Fraternal Greetings to 13th Congress of thè Psdi by Rt. Hon. George Brown M. P.” , 21 novembre 1962, in ALP, Int. Depl., “ Italy, Correspondence 1955-1963” .143 Harold Wilson successe a Gaitskell nel ruolo di segretario di partito quando questi mancò improvvisamente nel gennaio 1963.144 Come noto, in seguito al voto di sfiducia al governo Fanfani nel gennaio 1963, Saragat, pur rimanendo a favore di una riedizione del centrosinistra, si oppose alla partecipazione diretta dei socialisti al governo ritenendo che persistessero ancora troppe divergenze riguardanti la politica estera, quella sindacale e quella amministrativa. Cosi come la De riteneva “che si fosse troppo concesso al Psi” , allo stesso modo Saragat sosteneva che l’alleanza di Fanfani con i socialisti avesse indebolito la componente “democratica” dello schieramento di centrosinistra (cfr. Giuseppe Tamburrano, Storia e cronaca del centrosinistra, Milano, Rizzoli, 1990, pp. 230-238).145 David Ennals a Harold Wilson, 10 maggio 1963, in ALP, Int. Dept., “Italy, Correspondence 1955-1963”.
36 liaría Favre tío
Transport House colse a pretesto la visita di Nenni a Londra nel settembre 1963146 per ribadire il proprio favore all’ingresso del Psi in una coalizione governativa con il Psdi:
È ampiamente risaputo che il partito laburista sia a favore della partecipazione socialista assieme ai socialdemocratici in una futura coalizione governativa, questione che verrà discussa duran te il congresso Psi in ottobre147.
Clark, che partecipò insieme a Callaghan, dell’Overseas Department, al congresso Psi di Roma svoltosi dal 25 al 29 ottobre 1963, ebbe nuovamente l’opportunità di sottolineare l’importanza di una comunanza di vedute dei due partiti nell’ottica di una possibile collaborazione a livello internazionale:
Per quello che riguarda la difesa, il Psi ha accettato la partecipazione italiana alla N ato e considera il problem a delle basi straniere come risolto dopo la rimozione dei missili Usa dal suolo italiano.Si oppone a qualsivoglia forza atomica che sia europea o nazionale e, in linea con le posizioni del partito laburista, alla nascita di una Forza Multilaterale. Auspicherebbe piuttosto che all’interno della N ato si faccia ogni sforzo sulla via della distensione e del disarmo e appoggerebbe le proposte laburiste sul disimpegno148.
Non vi era dubbio che la contemporaneità di due governi uno laburista e uno a parte
cipazione socialista e socialdemocratica rispettivamente in Inghilterra e in Italia avrebbe costituito un vantaggio reciproco per i tre partiti:
Una stretta collaborazione e una chiara identificazione fra il partito socialista e il partito laburista procurerà ai primi quell’au torità e quel prestigio di fronte agli occhi delfopinione pubblica italiana grazie ai quali rafforzare la propria posizione governativa di fronte ad eventuali sabotaggi interni. Il ritorno dei laburisti al governo non potrà, a questo proposito, essere che di ulteriore aiuto149.
Allo stesso tempo i laburisti avrebbero acquisito un sostegno in più nella gestione degli affari internazionali in previsione del loro futuro rientro, dopo quasi quindici anni di assenza, a Downing Street:
Un governo di centrosinistra in Italia renderebbe di gran lunga più facile il compito di una amministrazione laburista nella gestione delle diverse questioni riguardanti l’Europa occidentale150.
In realtà sarebbe stata la partecipazione del Psi al nascituro governo a fare la vera differenza per i laburisti: la politica di Moro e di Saragat rimaneva infatti indiscussamente filo-atlantica ed incline ad accogliere per principio qualsiasi proposta americana. La fiducia che Wilson sembrava nutrire nei confronti dell’atteggiamento italiano riguar-
146 P. Nenni, Gli armi del centro-sinistra, cit., pp. 294-295.147 “Draft Press Statement” , 24 settembre 1963, in ALP, Ini. Dept, “ Italy, Correspondence 1955-1963”.148 Rapporto di J. Clark, 1“ novembre 1963, in ALP, Nec, Minutes dell’Overseas Department Sub-Committee tenutosi il 12 novembre 1963, p. 5, microfiche n. 770. Era ormai passato quasi un anno dall’articolo di Nenni pubblicato su “Fo- reign Affairs” nel novembre 1962, articolo che tra l’altro Ennals inviò a Callaghan prima che questi partisse per l’Italia; il leader Psi scegliendo come pulpito la prestigiosa pubblicazione americana, aveva enunciato ufficialmente le nuove posizioni del partito riguardo la maggiori questioni internazionali con riferimento particolare alla Nato. Di contro alle semplificazioni che la stampa statunitense era solita fare, aveva scritto Nenni, il partito socialista non avrebbe chiesto11 ritiro dell’Italia dall’alleanza atlantica per due ragioni: “Prima di tutto perché saremmo immediatamente accusati di demagogia; in secondo luogo perché pretendere il ritiro italiano nelle attuali circostanze vorrebbe dire andare a minare l’equilibrio europeo che, sebbene pericolosamente instabile, pur sempre contribuisce al mantenimento della pace fra i due blocchi” (P. Nenni, Where thè Italian Socialists Stand, “Foreign Affairs” , novembre 1962, n. 2, pp. 213-223).149 Rapporto di J. Clark, 1 novembre 1963, in ALP, Nec, Minutes dell’Overseas Department Sub-Committee tenutosi il12 novembre 1963, loc. cit.150 Rapporto di J. Clark, 1 novembre 1963, in ALP, Nec, Minutes dell’Overseas Department Sub-Committee tenutosi il 12 novembre 1963, loc cit.
La nascita del centrosinistra e la Gran Bretagna 37
do la questione dell’armamento multilaterale atomico dipendeva esclusivamente dal peso che il Psi avrebbe saputo esercitare sulla politica estera italiana151. Gli eventi seguenti gli avrebbero dato ragione; il leader Psi non avrebbe infatti deluso le aspettative dei compagni inglesi: negli accordi preliminari alla nascita del primo governo di centrosinistra programmatico (dicembre 1963), Nenni ottenne, di fatto, nonostante Moro e Saragat vi vedessero un indebolimento della posizione italiana in politica estera e La Malfa addirittura una sconfessione dell’atlantismo, di rimandare qualsiasi decisione riguardo la questione della Forza multilaterale al dopo elezioni in Inghilterra; egli riteneva che la quasi certa vittoria laburista avrebbe potuto infatti cambiare molte cose152. Nel gennaio 1964 a pochi giorni di vita del governo Moro la questione della Multilaterale diventò addirittura pregiudiziale della sopravvivenza stessa della nuova coalizione153. Nenni ave
va questa volta il cosiddetto coltello dalla parte del manico; gli americani avevano infatti fatto sapere, come egli riferì a Gordon Walker in visita a Roma, che il mantenimento dell’attuale governo aveva priorità rispetto ad un accordo sulla Mlf fra i partiti che ad essa aderivano154.
Un centrosinistra accolto tra perplessità e preoccupazioni
Alla sempre maggiore credibilità che Nenni seppe conquistarsi presso Transport House e l’Internazionale socialista corrispose da parte dell’ambasciata una totale chiusura nei suoi confronti e rispetto alla prospettiva di un possibile inserimento del suo partito in una coalizione governativa. Alla luce dell’operato dell’ambasciata per tutto il 1958, è stupefacente assistere alla repentina virata di Clarke compiuta in concidenza dell’“inci- dente Crossman” 155 che vide il diplomatico
151 P. Nenni, Gli anni del centro-sinistra, cit., pp. 294-295. I rapporti fra partito laburista e Psdi in questi anni sono ormai piuttosto freddi. John Ward (successore di Clarke all’ambasciata inglese dal settembre 1962) scrisse in uno dei suoi resoconti di come in un colloquio da poco avuto con Saragat, il leader socialdemocratico si fosse detto perplesso sul futuro del partito laburista e sul calibro dei suoi esponenti, dimostrando invece grande ammirazione per il governo conservatore al potere. Saragat aveva anche voluto prendere le distanze dall’atteggiamento diffuso fra i socialisti di agire dando per scontata una futura vittoria laburista; egli aveva inoltre sottolineato che, nel suo ruolo di ministro, le sue relazioni con il partito laburista sarebbero passate in secondo piano rispetto a quelle intrattenute con il governo inglese (“Report on Sig. Saragat New Italian Minister of Foreign Affairs” , J. Ward a H. Caccia, 9 decembre 1963, in PRO, FO 371, RJ 1051/5.). L’incontro del 4 febbraio fra Gordon Walker e Saragat, ministro degli Esteri del neonato governo Moro, avrebbe confermato agli inglesi come la vera spalla su cui contare in Italia per la creazione di un’asse trasversale europeo anti-Multilaterale fossero i socialisti di Nenni e non il Psdi. Ricorda il laburista inglese sui suoi diari: “Ho fatto presente le nostre riserve riguardo la Multilaterale e abbozzato la nostra proposta alternativa. Saragat ha detto di non aver mai riflettuto su tale alternativa [...]” . (Patrick Gordon Walker, Politicai Diaries 1932-1971, London, 1991, pp. 295- 296).152 P. Nenni, Gli anni del centrosinistra, cit., pp. 297-298 e 302.153 P. Nenni, Gli anni del centrosinistra, cit., p. 318. Scrive infatti Nenni in data 4 gennaio: “Incontro con Saragat [...] Ne ho approfittato per ribadire la mia avversione alla forza multilaterale. La condizione minima per noi è che non se ne parli prima delle elezioni inglesi e di quelle americane. Diversamente, noi dovremmo uscire dal governo interrompendo forse per sempre l’esperienza in corso prima che si abbia la prova della sua validità”.154 P. Gordon Walker, Politicai Diaries, cit., pp. 295-296.155 Scrisse Clarke dopo l’ennesimo colpo di testa della sinistra laburista al congresso Psi del 1959 (cfr. nota 136): “L’ambasciatore degli Stati Uniti si è detto preoccupato che il Psdi possa spaccarsi dietro le pressioni dei socialisti nen- niani. Al congresso di Napoli, Nenni ha chiaramente lanciato un appello alla sinistra socialdemocratica perché si unisca al proprio partito e fonti certe riferiscono che Crossman stesso abbia spinto Matteotti, maggiore esponente della sinistra Psdi, ad abbandonare il proprio partito ed unirsi al Psi. Condivido appieno le preoccupazioni dell’ambasciatore americano. È ancora troppo presto per esprimere dei giudizi sui risultati del congresso di Napoli e fintantoché non avremo
38 liaría Favretto
inglese condividere le resistenze americane circa la “benedizione” da impartire alla formula del centrosinistra. Le sue prime perplessità nascevano sicuramente dalla considerazione, a dispetto dei vantaggi che sarebbero venuti nel lungo termine, degli svantaggi nel brevissimo termine: l’abbandono da parte del Psdi della già traballante coalizione di governo, nonché una più che probabile scissione fra i democristiani156.
La formula deH’“unità nel Psi” pronunciata al congresso di Napoli, la probabile scissione interna al partito socialdemocratico e con essa l’indebolimento di un partito che era nell’interesse di tutti mantenere il più forte possibile fintantoché non si potesse disporre di un Psi sinceramente convertito, scossero ancora di più dalle sue precedenti posizioni il diplomatico inglese. La situazione di totale impasse a cui Clarke assistette dopo la caduta del governo Fanfani nel gennaio 1959, lo portò a rimettere in discussione parte delle valutazioni che avevano dominato i suoi dispacci dall’Italia fino a qualche mese prima e a riscoprire la validità della formula centrista se non addirittura del monocolore demo- cristiano:
Questa crisi ha senza dubbio messo in evidenza che la formula meglio funzionante in Italia è un governo di centrodestra che in modo graduale realizzi politiche di centrosinistra. Suppongo che tale formula sia stata utilizzata altrove ed in circostanze diverse! Certo è che con Zoli nel 1957-1958 ha funzionato perfettamente157.
La scissione del Psdi e la “posizione tattica” 158 in cui si trovava il Psi avrebbero per
messo al partito di Nenni di diventare nel giro di 18 mesi il secondo partito italiano. Ma il rafforzato Psi era ben diverso da quel partito socialista unificato a cui Clarke aveva pensato come potenziale sostituto della De. Invece che trovarsi di fronte ad una forte formazione politica la cui affidabilità nel caso di accesso a cariche governative sarebbe stata garantita dalla presenza dal fidatissimo Saragat, il diplomatico inglese assisteva al crescente rafforzamento di un partito che non aveva ancora fatto abbastanza per guadagnarsi il favore delle potenze occidentali e il cui unico scopo sembrava quello di sottrarre nel tempo uomini e consenso al Psdi.
Nonostante il Psi avesse accettato la Cee, le sue posizioni riguardo al Patto Atlantico rimanevano piuttosto ambigue: “non vi è alcun chiaro segno che egli abbia in un qualche modo modificato le sue posizioni in fatto di neutralismo” , scriveva Clarke, e sebbene in un’intervista al “Washington Post” Nenni avesse affermato che “la fedeltà al principio del neutralismo non doveva essere vista come incompatibile con la partecipazione italiana al Patto Atlantico” 159, l’incertezza che sarebbe derivata da una sua eventuale gestione della politica estera italiana avrebbe dovuto far riflettere gli stessi partiti socialisti europei prima di gridar vittoria come sembrava stessero facendo:
Il figliol prodigo sembra ora sulla via di ritorno verso casa ma solo ciò che accadrà nei mesi futuri po trà dirci qualcosa sulle sue reali intenzioni di com pletare tale percorso. N on vi è dubbio che i
prove certe sull’affidabilità delle politiche Psi, qualsiasi indebolimento dei socialdemocratici è senza dubbio deplorabile. Come se ciò non bastasse, un’eventuale spaccatura del partito di Saragat e la defezione anche solo di quattro o cinque esponenti della sinistra porterebbero certamente al crollo dell’attuale coalizione governativa. Non è nell’interesse di nessuno che ciò accada finché le posizioni del Psi non saranno più chiare”. (A. Clarke al Foreign Office, 22 gennaio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/6).136 A. Clarke al Foreign Office, 15 gennaio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/1.157 ‘‘Government Crisis in Italy”, A. Clarke al Foreign Office, 5 febbraio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/18.138 “Government Crisis in Italy”, A. Clarke al Foreign Office, 5 febbraio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/18.139 A. Clarke al Foreign Office, 3 febbraio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/15.
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partiti socialisti farebbero meglio a riflettere prima di uccidere il vitello grasso160.
Il riferimento così diretto alla comunità internazionale socialista non fu fatto a caso; non sfuggì infatti il miglioramento dei rapporti fra il partito di Nenni e l’Internazionale socialista e sebbene vi si vedesse un modo per facilitare il percorso autonomista del Psi, Clarke non nascondeva le proprie perplessità:
Se sono d ’accordo nel vedere i pericoli insiti nel perm ettere a Nenni di farsi strada troppo facilmente nei rispettabili circoli socialisti riconosco anche il rischio che i suoi sostenitori possano scoraggiarsi di fronte ad eccessivi ostacoli e manifesta diffidenza161.
Se Nenni poteva venire giudicato sincero e senza secondi fini, come poter credere all’infida corrente di sinistra in realtà probabilmente intenzionata a spaccare la De e a gettare le basi per un’operazione di tipo milaz- ziano?162 Inoltre se anche Nenni poteva essersi guadagnato l’etichetta di “ sincero democratico” , la sua non più tenera età non gli permetteva di sfoderare il necessario dinamismo e coraggio che una persona più giovane avrebbe avuto per condurre con sé tutto il partito:
[...] egli è ora troppo avanti con gli anni per mettersi alla guida di un nuovo corso. Risaputa è la sua debolezza e non è un’impresa facile rompere con i comunisti una volta che ti hanno avvolto intorno i loro tentacoli. Fallire significherebbe la
propria fine politica e ciò da sempre non è una cosa facile da chiedere ad un politico163.
A prescindere dallo scarso credito goduto dal partito di Nenni, vi erano numerosi altri motivi che spinsero Clarke ad abbandonare definitivamente la benevolenza con cui aveva guardato in passato alla formula del centrosinistra: innanzitutto il fatto che uno dei maggiori alfieri ne fosse Fanfani, la cui personalità non era di quelle che ispiravano “ totale fiducia” ; si aggiungeva poi la grande stima nei confronti della figura di Segni ormai quasi da un anno alla guida del nuovo governo nato dopo la caduta di Fanfani164.
Se fino al 1959 il diplomatico inglese si era detto convinto dell’inadeguatezza di un governo democristiano di fronte all’immane compito di avviare in Italia le necessarie riforme, ora aveva ormai completamente mutato idea e fatta sua la convinzione, già di uomini come Sceiba o Pella, che non fosse strettamente necessaria la presenza di forze politiche di sinistra per dare vita ad una legislazione progressista165.
Di fronte al primo serio tentativo di formare un governo aperto ai socialisti, dopo il crollo del governo Segni nel febbraio 1960, solo il fatto che l’incarico fosse stato affidato a Segni166 rincuorò l’ambasciatore e il fallimento che ne seguì gli fece, molto probabilmente, tirare un sospiro di sollievo. Allo stesso modo fu vista con favore la necessaria rinuncia da parte di Fanfani, a cui Gronchi diede l’mcarico dopo Segni, che dimostrava ancora una volta come i tempi per l’apertura a sinistra fossero prematuri
160 A. Clarke al Foreign Office, 3 febbraio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/15.161 A. Clarke al Foreign Office, 29 gennaio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/9.162 “Italian Socialist Party: Psi” A.F. Hohler a J. M. Addis, 17 settembre 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/33.163 “Nenni and Communism”, H.A.F. Hohler a J.M. Addis, 17 settembre 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/34.164 “Nenni and Communism”, H.A.F. Hohler a J.M. Addis, 17 settembre 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/34.165 “Nenni and Communism”, H.A.F. Hohler a J.M. Addis, 17 settembre 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/34.166 “Italian Government Possible Reasons for Crisis”, A. Clarke al Foreign Office, 10 marzo 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/14.
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e fosse improponibile cercare di imporre dall’alto questa svolta come il presidente Gronchi stava tentando di fare167.
Il giudizio su Fanfani sarebbe anche se di poco migliorato solo dopo la nascita del cosiddetto governo delle convergenze parallele nel luglio 1960. Non passarono inosservate infatti le posizioni decisamente più anglofile dell’esponente democristiano rispetto al passato168. Alla sua seconda esperienza al timone del governo, Fanfani mitigò notevolmente le “aperture” mediterranee che avevano suscitato tante polemiche in precedenza e si concentrò piuttosto sullo scenario europeo. Elemento decisivo al fine del favore inglese che l’esponente democristiano seppe conquistarsi, egli fu fra coloro che mostrarono maggiore interesse per l’adesione del Regno Unito alla Cee, giungendo in seguito a porre come pregiudiziale dell’accoglimento da parte italiana di qualsiasi proposta di Bruxelles, l’accettazione della Gran Bretagna all’interno della comunità europea169. L’operato al governo di Tambroni170 di riesumare vecchi dossier personali con cui ricattare gli avversari politici non servì certo ad accattivargli il favore degli inglesi, fu inoltre talmente deludente che al suo confronto anche Fanfani poteva risultare più capace.
Solo nel 1961, di fronte all’evidenza dei numeri, Clarke si sarebbe arreso all’inevita- bilità del centrosinistra. La liquidazione del governo Tambroni, la costituzione del go
verno Fanfani, la formazione di giunte di centrosinistra, indubbiamente rappresentarono uno spostamento dell’asse politico a sinistra di cui non si poteva non prendere atto. La politica estera emersa dall’assise congressuale Psi del marzo 1961 era ancora lontana dal poter soddisfare le esigenze occidentali171. Il neutralismo socialista rimaneva un ostacolo non irrilevante per procedere sul terreno del centrosinistra e non aiutavano certo a superare diffidenza e timori i frequenti colloqui che funzionari dell’ambasciata avevano con uomini come Malagodi; i foschi scenari che specie quest’ultimo era in grado di dipingere ai propri interlocutori inglesi sarebbero stati in grado di spaventare anche il più accanito aperturista: qualora i socialisti avessero fatto parte di una coalizione governativa, l’esponente liberale si diceva certo delfallontanam ento dell’Italia dalla Nato e dal blocco occidentale172.
Il congresso De svoltosi a Napoli nel gennaio del 1962 mise tuttavia il diplomatico inglese di fronte al fatto quasi compiuto. La mozione vincente approvò infatti la collabo- razione con il Psi. I democristiani espressero la propria convinzione che la partecipazione al governo del partito di Nenni avrebbe gradualmente allentato i suoi legami con i comunisti e avrebbe pertanto esteso nel lungo termine l’area democratica. Nonostante Clarke non potesse fare a meno di continuare a vedere i numerosi pericoli che vi sarebbero stati
167 Lettera di A. Clarke al Foreign Office, 21 aprile I960, in PRO, FO 371, RT 1015/15.168 A. Clarke a A. D. Ross (Foreign Office), 24 giugno 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/26.169 P. Cacace, Vent'anni di politica estera italiana, cit., pp. 530-533170 Provocarono grande apprensione fra Clarke e i suoi uomini i moti che scoppiarono a Genova in seguito al consenso dato da Tambroni al Movimento Sociale di tenere il loro congresso nel capoluogo ligure, medaglia d’oro della Resistenza. Il dubbio che si trattasse di una manovra del partito comunista volta a rovesciare il governo esistente si insinuò nelle menti degli osservatori inglesi specialmente dopo che impiegati del consolato di Genova riferirono di strani movimenti nelle vicinanze del quartier generale comunista da cui videro portar fuori numerosi contenitori di pietre. Solo in seguito si dovette ammettere che l’insurrezione scoppiata nel capoluogo ligure non fosse “la prima fase di un piano più vasto” (cfr. “Demonstrations in Italy. Organized by thè Communists” , 1 luglio 1959, in PRO, FO 371, RT 1015/19).171 A. Clarke al Foreign Office, 8 aprile 1961, in PRO, FO 371, CJ 1015/2.172 “Talk between Mr. D. Laskey and Sig. Malagodi on thè International and Domestic Situation”, W.N.H. Jones a M.K.D. Jamieson, 20 settembre 1961, in PRO, FO 371, CJ 1015/8.
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nel corso di questo processo di lenta integra-• • • 173 • "zione sistemica , opporre resistenza non
avrebbe più avuto senso. La Chiesa aveva ormai anch’essa abbandonato la sua precedente ostilità e il Dipartimento di Stato americano avrebbe dato di lì a poco il proprio placet ufficiale all’esperimento di centrosinistra attraverso un memorandum che presumibilmente, così come fu inviato all’ambasciata britannica, fece il giro delle corti diplomatiche più importanti:
[...] Il Psi ha assunto posizioni diverse dal Pei sulla questione della C om unità Europea e dell’Eura- tom, si è recentemente allineato alle posizioni del fronte occidentale riguardo le controverse questioni di Berlino, del Congo, delle Nazioni Unite, e ha risolutamente condannato la ripresa degli esperimenti nucleari da parte dell’Unione Sovietica. Ancora più im portante, i socialisti hanno gradualmente m utato le loro posizioni nei confronti della N ato, questione che più di ogni altra ha contato per quello che riguarda la loro “ inaccettabilità” in qualsiasi coalizione governativa173 174.
Da ultimo, l’elezione a presidente della Repubblica di Segni “fra i più accesi sostenitori in Italia della Nato, dell’Alleanza Atlantica così come dell’Unione Europea” 175 venne vista come una preziosa garanzia che nulla sarebbe cambiato nella politica estera condotta da un Italia nei cui palazzi vi fosse anche il Psi.
Clarke lasciò l’incarico all’ambasciata romana nell’estate del 1962. Nel resoconto che stilò passando in rassegna gli anni trascorsi in Italia egli si riappacificò con la formula del centrosinistra a cui in extremis diede il proprio assenso prima di partire:
Confesserò che negli ultimi sei o sette anni ho nutrito un certo scetticismo di fronte alla possibilità che, nella situazione attuale, il partito socialista potesse mai trasform arsi in un partito realmente democratico come il nostro partito laburista o il partito (marxista) socialista francese. O ra ho in parte m utato idea. Ho da sempre ritenuto che se ciò fosse stato possibile sarebbe stato di grande vantaggio per l’Italia e tutto sommato (nonostante il neutralismo socialista) per i suoi alleati all’interno della N ato. Il maggior rischio è sempre stato che il processo di transizione non avvenisse in modo sufficientemente graduale o con la dovuta accortezza. Da questo punto di vista l’attuale esperimento si presta a minori critiche rispetto ai precedenti tentativi. [...] Concludo pertanto che, qualunque siano stati i motivi che hanno spinto Fanfani a lanciarsi in questa impresa, essa sia da guardarsi con favore176.
Considerato che l’indebolimento del partito comunista fu uno dei motivi maggiori per cui il centrosinistra incontrò il favore inglese, le elezioni dell’aprile 1963 procurarono una profonda delusione a Sir John Ward, successore di Clarke dal settembre 1962. Con grande disappunto della diplomazia inglese, il successo del partito di Togliatti dimostrava ancora una volta che il binomio prosperità- elettorato moderato sembrava non funzionare in Italia:
Gli italiani, sebbene gli si debba riconoscere una lunga tradizione di civiltà, sono ancora terribilmente imm aturi quando si tra tta di politica [...]. M entre solitamente una diffusa prosperità tende ad annullare ogni forma di estremismo politico, l’effetto che sta avendo sugli italiani sembra essere piuttosto quello di aumentare l’invidia per coloro che sono piu fortunati e facoltosi 177.
173 “Christian Democratic Party Congress from 27 Jan-31”, A. Clarke al Foreign Office, 1 febbraio 1962, in PRO, FO 371, CJ 1015/3.174 “The Impending Government Crisis in Italy, Department of State Research Memorandum”, Memorandum redatto dal Dipartimento di Stato USA, 19 gennaio 1962 — 5 marzo 1962, in PRO, FO 371, CJ 1015/12.175 A. Clarke al Foreign Office, 6 agosto 1962, in PRO, FO 371, CJ 1015/28.176 A. Clarke al Foreign Office, 6 agosto 1962, in PRO, FO 371, CJ 1015/28.177 J. Ward al Foreign Office, 30 maggio 1963, in PRO, FO 371, CJ 1015/16.
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L’incremento di voti registrato dal Pei, lungi tuttavia dal consigliare il perseguimento di una strada diversa, confermava la validità della formula del centrosinistra. Cedere a soluzioni di centrodestra, come da più parti si invocava, avrebbe implicato forti rischi di una guerra civile178. La democrazia italiana ora più che mai dipendeva dal partito socialista. Dopo i fatti della famosa “notte di San Gregorio” ed il fallimento del primo tentativo di dare vita ad un governo di centrosinistra organico, le apprensioni sulla capacità di Nenni di riuscire ad imporre al partito la propria linea non poterono certo che aumentare. Il congresso Psi fissato per l’ottobre 1963 sarebbe stato a questo proposito decisivo:
Nenni è ora più che mai im pegnato nel difficile compito di condurre il Psi nell’area democratica. Sarà il suo destino quello di essere sconfessato dal partito in occasione del prossimo congresso in ottobre come già successe a T urati nel 1922 quando propose di collaborare con il partito popolare179?
Contrariamente alla pessimistiche previsioni nutrite presso l’ambasciata britannica che arrivò pure a sollecitare la partecipazione laburista per garantire al segretario socialista il
maggior sostegno possibile180, l’assise congressuale Psi segnò la vittoria dell’autonomismo sia sulla sinistra filocomunista che sul “dottrinario marxista” Lombardi. Il governo Moro venne alla luce dopo poco, salutato da Ward come un momento importante nella lotta contro il comuniSmo in Italia181.
La nascita di un governo di centrosinistra rappresenta l’ultimo round dello scontro fra democrazia cristiana e comuniSmo in Italia. È importante per tu tto il m ondo occidentale che tale esperimento vada a buon fine. Se dovesse fallire, la scelta rimarrebbe fra nuove elezioni, che non necessariamente potrebbero m igliorare la situazione, e un governo autoritario di centro-destra che potrebbe portare a seri scontri fra la popolazione182.
Molti sarebbero stati i modi con cui da parte inglese si sarebbe potuto aiutare il neonato governo: aiuti dal punto di vista economico e finanziario; facilitazioni dal punto di vista commerciale; incremento dei rapporti fra i rappresentanti delle due nazioni; consulenze da parte degli addetti dipartimenti perché la propaganda anticomunista si facesse più incisiva; da ultimo, si sarebbero potute esercitare pressioni sul partito laburista perché intensificasse i propri contatti con il Psi:
178 “ Demands and Threats made by the Italian Communist Party”, J. Ward al Foreign Office, 31 maggio 1963, in PRO, FO 371, CJ 1015/ 15.179 J. Ward al Foreign Office, 11 luglio 1963, in PRO, FO 371, CJ 1015/27.180 Incontrandosi con Guy Hannaford, dell’ambasciata britannica a Roma, Zagari aveva richiamato l’attenzione del diplomatico inglese su alcuni vantaggi che il centrosinistra avrebbe comportato; non solo avrebbe contribuito alla lotta contro il comunismo e alla sopravvivenza della democrazia italiana ma avrebbe anche facilitato le relazioni italo-inglesi ponendo una barriera ai diffusi sentimenti gollisti che rischiavano di far propendere l’Italia verso l’asse franco-tedesco. Scriveva Hannaford: “E un dato di fatto che i veri amici della Gran Bretagna in Italia siano le forze progressiste. Socialisti, repubblicani, radicali, la sinistra De sono e sono sempre stati anti-fascisti, anti-comunisti e filo-inglesi”. Era pertanto auspicabile che il partito laburista facesse di tutto per dimostrare il proprio favore ed interesse per l’alleanza in fieri fra socialisti e cattolici attraverso articoli, discorsi, ma soprattutto con una sicura presenza all’imminente congresso Psi. Dopo tutto, aggiungeva Hannaford, “L’Italia non è poi così male per venirci per una breve vacanza”. “Suggestions that a Labour Party Delegation Should Attend the Psi Congress in Rome in July”, G. Hannaford ad H. Caccia, 28 maggio 1963, in PRO, FO 371, CJ 1052/20.181 “Policy Towards Italy”, Minutes al resoconto di J. Ward (“The Struggle between Christian Democracy and Communism in Italy”, 22 novembre 1963) redatta da W. B. Ledwidge (Foreign Office), 31 dicembre 1963, in PRO, FO 371, RJ 1015/16.182 “Policy Towards Italy”, Minutes al resoconto di J. Ward (“The Struggle between Christian Democracy and Communism in Italy”, 22 novembre 1963) redatta da W. B. Ledwidge (Foreign Office), 31 dicembre 1963, in PRO, FO 371, RJ 1015/16.
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sarebbe stato d ’aiuto al fine di educare i socialisti ad un maggior senso di responsabilità e spingerli in tal modo ad abbandonare la loro mentalità da diciannovesim o secolo e i loro superati dogmi marxisti per acquisire piuttosto un più realistico atteggiamento di fronte ai problemi esistenti183.
Niente doveva rimanere intentato affinché la già più che avviata omologazione di questo partito al socialismo democratico europeo non subisse una pericolosa fase di arresto.
La fine dell’anomalia socialista italiana
Il pragmatismo che in casa socialista specie da parte di Nenni si seppe dimostrare e il corso più che moderato del tanto temuto centro- sinistra avrebbero dimostrato presto alla diplomazia inglese l’infondatezza di gran parte delle preoccupazioni nutrite.
Specie dopo la scissione del Psiup, il processo di socialdemocratizzazione del Psi non trovò più ostacoli di fronte a sé. Il partito modello socialdemocrazia europea che le potenze occidentali avevano a lungo sperato di veder sorgere anche in Italia sarebbe stato presto una realtà. Con la nascita del centrosinistra, cadde di fatto l’anomalia socialista italiana. L’accoglienza affettuosa da parte di Wilson in occasione della visita a Londra del luglio 1966 durante la quale Nenni venne definito dai compagni inglesi “una delle personalità più rilevanti del socialismo europeo” 184 e l’emozionante rentrée di qualche mese prima al congresso di Stoccolma dell’Internazionale socialista in cui il leader Psi ebbe la possibilità di annunciare l’imminente riunificazione con il Psdi, si potrebbero con
siderare come il “lieto fine” del lungo e travagliato percorso intrapreso da Nenni da ormai più di dieci anni. Il grande partito socialista unificato, tanto caldeggiato dai propri partner europei, era ormai alle porte e suscitava grande ottimismo non potendosene prevedere quella che sarebbe stata la breve durata. La riunificazione fra Nenni e Saragat sarebbe stata infine salutata dall’intera comunità internazionale socialista, da sempre impegnatasi nella mediazione fra i due leader, come “un contributo di straordinaria importanza nel rafforzamento della socialdemocrazia in Europa” e una “una grande vittoria sul capitalismo ed il comuniSmo” 185.
E d’obbligo, per concludere, procedere ad una valutazione critica di quanto l’intervento esterno dell’Internazionale socialista, del partito laburista e dell’ambasciata inglese abbia realmente influito sul cosiddetto processo di “socialdemocratizzazione” del Psi. Lungi dal negare il peso del ruolo esercitato da attori esterni nella politica italiana, mi preme sottolineare l’errore in cui si incorrerebbe nel considerare la linea politica e l’azione dei partiti, nel nostro caso del partito socialista, come frutto esclusivo di manovre ad esso esterne.
Le origini della svolta autonomista di Nenni, del processo di riunificazione nonché della candidatura del Psi a partito di governo, sono da cercarsi ben al di là delle pressioni provenienti da diplomazie e partiti da compiacere pur di accedere alla tanto agognata stanza dei bottoni. Lo strappo con il Pei e la formula del centrosinistra nascono, di fatto, da quasi un decennio di fermento teorico revisionistico che vide impegnati
183 “Policy Towards Italy”, Minutes al resoconto di J. Ward (“The Struggle between Christian Democracy and Communism in Italy” , 22 novembre 1963) redatta da W. B. Ledwidge (Foreign Office), 31 dicembre 1963, in PRO, FO 371, RJ 1015/16.184 “Policy Towards Italy”, Minutes al resoconto di J. Ward (“The Struggle between Christian Democracy and Communism in Italy” , 22 novembre 1963) redatta da W. B. Ledwidge (Foreign Office), 31 dicembre 1963, in PRO, FO 371, RJ 1015/16.185 P. Nenni, Gli anni del centrosinistra, cit., p. 657.
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esponenti socialisti della statura di Lombardi e Giolitti. Il partito socialista italiano, contemporaneamente a suoi omologhi in Europa come il partito laburista inglese e la Spd tedesca, pur mantenendosi in una cornice marxista, procedette coraggiosamente dalla metà degli anni cinquanta in poi ad un’analisi del mutato assetto socio-economi- co post-bellico e alla formulazione di nuove strategie per il movimento operaio. Di fronte alla nuova realtà del neocapitalismo e al mutato ruolo dello Stato, venne elaborata la strategia delle riforme di struttura, che altro non fu che il riconoscimento che il tempo “ del miraggio apocalittico dell’ora X” 186 era ormai passato e che erano invece ormai
maturi i tempi per una via pacifica al socialismo, attraverso le istituzioni parlamentari democratico-borghesi. La conquista dello Stato, si disse, poteva avvenire dall’interno attraverso le “ riforme rivoluzionarie” che una volta al governo il Psi si proponeva di portare a compimento. A prescindere da quello che poi realmente fu il centrosinistra è quindi importante non dimenticarsi i solidi presupposti teorici su cui esso nacque e il fatto che, lungi dal costituire una semplice formula politica che forze interne e esterne potessero costruire a tavolino, esso fu il portato di una precisa fase storica attraversata dalla nostra politica nazionale.187
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186 Resoconto Socialist International Bureau del 9 ottobre, “Socialist International Information”, 29 ottobre 1966, n. 20.
187 Antonio Giolitti, Riforme e Rivoluzione, Torino, Einaudi, 1957, p. 26.
Ilaria Favretto si è laureata in Storia moderna presso l’Università statale di Milano nel luglio 1994. Sta attualmente lavorando ad una tesi PhD presso il Queen Mary and Westfield College (University of London).
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