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Strutture, cenni La struttura portante di una casa unifamiliare è normalmente in muratura o a gabbia di cemento armato, salvo rare eccezio- ni (strutture metalliche, lignee, ibride, etc.,) che qui non sono trattate. Non sono nemmeno trattate le strutture composte di elementi prefabbricati, perché non ha alcun senso pratico il loro impiego nella minima dimensione edilizia, propria del tema dell'esercitazione. Una struttura in muratura portante è, basicamente, composta da una serie di setti murari paralleli che sostengono i solai orizzontali; i setti murari possono essere interrotti (da bucatu- re, vani, etc.), ma devono essere collegati da travi (normal- mente in c.a.), per fornire un appoggio continuo ed ininterrot- to ai solai. Considerazioni di ordine statico, legate alla necessità di opporsi alle spinte orizzontali (soprattutto a quelle sismiche, etc.), chiedono spesso che altri setti murari, analogamente ro- busti, siano disposti ortogonalmente a quelli portanti, per for- nire un irrigidimento alle strutture; queste murature, che non hanno la funzione di portare i solai, si chiamano di contro- ventamento e possono anche svolgere funzioni di tampona- mento; una struttura così composta si chiama "a scatola mu- raria". Tutti gli altri muri di un edificio a muratura portante (cioè i tampon;imcnti puri e i tramezzi) non hanno alcuna fiinzione stat ica. Coltic. eser?rpio di yi~unto derto, vcili Itr /Z.slicrick 11011\(, i11 /,.l. Kill~tz, tzc.11i1 p(~xit~i/ ipli (ic(.(it//o.

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Strutture, cenni

La struttura portante di una casa unifamiliare è normalmente in muratura o a gabbia di cemento armato, salvo rare eccezio- ni (strutture metalliche, lignee, ibride, etc.,) che qui non sono trattate. Non sono nemmeno trattate le strutture composte di elementi prefabbricati, perché non ha alcun senso pratico il loro impiego nella minima dimensione edilizia, propria del tema dell'esercitazione. Una struttura in muratura portante è, basicamente, composta da una serie di setti murari paralleli che sostengono i solai orizzontali; i setti murari possono essere interrotti (da bucatu- re, vani, etc.), ma devono essere collegati da travi (normal- mente in c.a.), per fornire un appoggio continuo ed ininterrot- to ai solai.

Considerazioni di ordine statico, legate alla necessità di opporsi alle spinte orizzontali (soprattutto a quelle sismiche, etc.), chiedono spesso che altri setti murari, analogamente ro- busti, siano disposti ortogonalmente a quelli portanti, per for- nire un irrigidimento alle strutture; queste murature, che non hanno la funzione di portare i solai, si chiamano di contro- ventamento e possono anche svolgere funzioni di tampona- mento; una struttura così composta si chiama "a scatola mu- raria".

Tutti gli altri muri di u n edificio a muratura portante (cioè i tampon;imcnti puri e i tramezzi) non hanno alcuna fiinzione stat ica. Coltic. eser?rpio di y i~unto derto, vcili Itr /Z.slicrick 1 1 0 1 1 \ ( , i11 /,.l. Kill~tz, tzc.11i1 p (~xi t~ i / ipli (ic(.(it//o.

Una struttura a gabbia in c.a., analogamente, risulta dall'ac- coppiamento di strutture a telaio parallele (le cui travi -A- portano i solai), collegate da altre travi orizzontali (-B-), che sono normalmente di minor altezza e che servono solo per ir- rigidire la struttura.

la

La struttura a gabbia è intrinsecamente più omogenea e conti- lF[ r: -

solidale nua della agli struttura altri e rnuraria: collabora ogni alla elernento resistenza (pilastro, del tutto, trave) come, è

I - per esempio, si intuisce dai diagrammi di deformazione di 1; - telai sollecitati da forze orizzontali o verticali concentrate

(vedi a lato). Si cornpreiide quindi come le strutture a gabbia siano tanto più snelle di quelle murarie; peraltro elasticità ed omogeneità le rendono anche buone trasmettitrici di suono e

, calore (e questa è una delle loro caratteristiche più negative). Tutte le murature in una struttura a gabbia in c.a. sono portate

C (non portanti) e quindi devono essere assai leggere (tali sono infatti i muri di tarnponamento e i tramezzi); le travi di bordo (-B-) servono anche, spesso, a sostenere i l loro peso. Si vedu l'esempio del Paul Mellori Cenfer di L.I. Kahn nella pagiria a fronte; si noti la rastremazione dei pilastri verso l'alto (che segue la dimrnuzione dei car-ichi) e la grande trai.lc or izzonrale, all'altezza del primo solaio, che sostiene il carico del pilaslro ceritrcrlc..

-n.b.- Quanto fin qui detro serve solo per infrodurre ordinata- niente gli argomenti successivi, ma è assolufamenfe somma- ,-io: tiori si è terzirto co~ilo delle struttur-e a setti in c.a., che sorro iri cl~ralclie rrio(1o assintilabili alle str-irttirre rnurorie, né tli l~rllc le iirfiiri~c .solrizioiii ~rrislc c.lre ci sorro ofJe~-ic, cltrllrr sto- i.i(r t /<,/ / ' (~/ i / i : ir~, [, [-lrcr .solio i lr p~.oiic.o tr.v.vtri c.oti~/iirii

Strutture verticali

a -Muri portanti I muri portanti sono murature su cui poggiano altre strutture (solai, coperture, altri muri in elevazione); essi possono esse- re realizzati con molti materiali diversi: mattoni, pietra (che in Sicilia è comunemente tufo), blocchetti di cemento etc.. Lo spessore di queste murature cresce in funzione del peso sostenuto e quindi anche in funzione dell'altezza del muro so- vrastante; questo accrescimento degli spessori (o meglio, que- sta rastremazione dei muri, come più correttamente si dice, descrivendoli dal basso in alto) può essere trascurato in edifi- ci di limitata altezza come quelli del nostro caso. Normal- mente, nelle case unifamiliari, lo spessore delle murature por- tanti è di circa 20-30 cm, costante per tutta l'altezza; questo si ottiene, se si usano i mattoni, disponendoli a due teste (come, per esempio, negli schemi illustrati a lato), oppure, se si usano blocchi di tufo o di cemento (che sono di spessore più elevato), disponendoli ad una testa. Nel caso, abbastanza ec- cezionale, che i carichi che la muratura debba sopportare siano veramente ridotti, si possono prevedere murature più sottili: per esempio in mattoni ad una testa (spessore 12 cm). -n.b.- Si possono realizzare anche murature portanti più spes- se, ricorrendo a disposizioni a 3 o 4 teste (per i mattoni) etc.; simili massicce strutture murarie sono però del tutto desuete. Si realizzano rnurature portanti anche in cemento armato (questo è detto con qualche approssimazione, perché si tratta strutture verticali dotate di continuità con quelle orizzontali); queste si chiamano setti in c.a. ed hanno, sempre nel nostro caso, uno spessore ridotto (15-20 cm). Tutte le murature sopradescritte hanno scarsissime capacità di coibentazione termica, per cui quando i muri portanti sono disposti con una faccia (o parte di essa) verso l'esterno della casa essi devono diventare: b-Muri portanti coibentati, cioè associati ad uno strato coi- bente (che può essere anche un vuoto) e ad una muratura leg- gera (in mattoni forati o altro), disposta sul lato interno alla casa; così essi diventano una variante più robusta dei muri di tamponamento (spessore totale 35-40 cm, se sono in mattoni, blocchetti in c.a. o tufo; 25-30 cm, se sono setti in c.a.). E anche possibile realizzare murature portanti coibentate ricor- rendo a un accoppiamento di due muri portanti ad una testa, separati da uno strato coibente (spessore totale, circa 30 cm). C-Muri di tamponamento Questi sono muri che chiudono la casa all'esterno; non hanno alcuna funzione portante, sono invece buoni coibenti termici. Essi sono i n genere composti da una muratiira cstcrna solida (mattoni ad 1 testa, tufo, pannelli in c.a.) e di ridolto spessore (12-15 cm), da una camera d'aria, o da u n riempimento di materiale coibente leggero di circa 5-10 cm, e da u n muro in- terno leggero di circa 8-10 cm; nell'insieme i l loro spessore varia fra 30 e 35 cm; lo strato interno e quello esterno di que- ste murature si riuniscono (per esempio, ai lati delle finestre) in soluzioni particolari, dette spalle (vedi disegno a pag. 7). d-Tiamezzi Questi non hanno alcuna funzione portante e servono solo a dividere gli ambienti, all'interno della casa; si reslizzaiio in iiiaitoni forati, i n paiinclli di gcsso c siiiiili cc! Iiiiiiiio uiio spcssorc ridotto (1 0 crii, cori I'iriioriaco); quiiiitlo scrvc u i i

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Pilastri e setti Questi sono elementi portanti isolati: si chiamano pilastri se hanno una sezione orizzontale tendente alla centralità, setti se hanno una sezione rettangolare, con un lato assai più lungo dell'altro; la loro sezione varia in funzione della resistenza del materiale, del carico che sorreggono e della loro altezza libera. Se sono realizzati in muratura hanno, anche nel nostro caso, forti dimensioni: per esempio, il minimo pilastro praticamen- te realizzabile in mattoni UNI, per un'altezza libera di 3-4 ml,

1 ha la disposizione rappresentata nella figura a lato (è il pila- stro -e-, di circa 38 x 38 cm) ed il minimo setto, sempre in mattoni, è di circa 25 x 50 cm. Se sono realizzati in c.a.? le loro dimensioni invece si riduco-

l 2 no; mai però diventano inferiori a 25 x 25 cm (né minori di un diametro di 30 cm, nel casi di pilastri tondi).

e) Anche in questo caso l'elemento che più influenza la sezione del pilastro è l'altezza libera: per esempio, un pilastro di 25 x 25 cm può essere sufficiente a resistere alle sollecitazioni in una casa a tre piani, se ad ogni piano esso è solidale alle travi orizzontali; se però dovesse sostenere la sola copertura della casa, attraversandone lo spazio senza contatti con altre stmt- ture, cioè con un'altezza libera di 10 ml, esso dovrebbe di- ventare assai più robusto ( per esempio, 45 x 45 cm).

-n.b.- Questo fenomeno di instabilità alla compressiorte (ca- rico di punta) riguarda, seppure i r z modo diverso, tut/e le srrutirtre compresse: esso dipende dal matet-iale, dalla geo- nietr-ia della sezione della slr-uttura cot?rl>i-essa, dalla suo snellezza, dal modo con cui è viticolata alle eslr-et~iilà, dai ca- richi; fare sempre attenzione alle stt-rrtfut-e, e ai pilastri, trop- po sollili. Si possono realizzare pilastri anche i n metallo, seppure non siano particolarmente in uso nell'edilizia residenziale unifa- rniliare corrente; questo ha un senso solo se tutte le strutture orizzontali ( travi, solai, coperture), o almeno parte di esse, siano anche esse metalliche. Comunque, per le stesse considerazioni di cui sopra, i pilastri metallici non saranno mai più sottili di 15 cm di diametro, se sono tubolari, o di 15 x 15 cm, se scatolari o HPE.

Strutture orizzontali

In una casa unifamiliare moderna si utilizzano prevalente- mente strutture orizzontali (travi, cordoli e solai) in cemento armato. Qualche volta si usano solai in ferro, specialmente se si vo- gliono coprire luci grandi con strutture leggere (magari costi- tuite da travi reticolari metalliche); anche altre strutture rela- tivamente complesse (metalliche o in legno) come capriate e simili, archi in legno lamellare, etc., sono abbastanza in uso per realizzare coperture particolari. -n.b.- Per queste strutture, che qui non sono trattate, &re riferimento ai testi indicati in bibliografia. Se tutte le strutture orizzontali ragionevolmente probabili, nel nostro caso, sono in cemento arrqato, questo vale a mag- gior ragione per le travi e i cordoli. E infatti possibile che la struttura metallica di un solaio o di una copertura sia appog- giata su travi o cordoli di c.a.; è impossibile, o quasi, il con- trario. Non sono qui trattati nemmeno archi e volte, che sono il modo tradizionale, e quasi del tutto desueto, di realizzare strutture orizzontali associate a strutture murarie; sono però comuni le aperture ad arco in setti murari (vedi a lato) ed al- cuni tipi di volte, purché di limitata luce e curvatura, che possano essere considerate come configurazioni particolari di normali solai o solette in c.a. Travi La trave è l'elemento primario delle strutture orizzontali cor- renti; si ricorda che la sua resistenza dipende da numerosi fattori: dal carico e dalla sua distribuzione, dalla luce, dai vincoli, dal materiale costituente la trave, dal suo momento d'inerzia. L'ultimo di questi fattori è connesso alle caratteri- stiche geonietriche della sezione della trave e impone, i n linea generale, di adottare sezioni in cui l'altezza sin mag- giore della larglzezza; vedi schema a lato. Naturalmente esistono numerosi tipi di travi (sagomate, reti- colari, complesse, etc.) che però difficilmente si usano nella minima edilizia residenziale; quindi, qui ci si riferisce esclu- sivamente a travi ordinarie e rettilinee. Queste semplici travi in c.a. (come quelle in legno, che però si usano assai raramente) hanno sezione rettangolare. Le travi in ferro, di minore uso per la loro più difficile con- nessione con le strutture portanti murarie, hanno normalmen- te sezioni scatolari o IPE o HPE, vedi a laio. Travi in c.a. ordinarie Queste travi normalmente sono dimensionate con una lar- ghezza pari (o leggermente inferiore) a quella dei pilastri a cui sono vincolate o dei setti murari su cui poggiano: sono quindi larglic, in genere, 20 o 30 cm mentre la loro altezza dipende dal carico, dalla luce, etc. Ci si può oricntare per dimensionare l'altezza di una trave (che sostenga solai ordinari di luci medie e senza carichi par- ticolari), con tutte le cautele del caso, calcolando che essa sia all'incirca 1/10 o 1/12 della sua luce. Si possono anche usare travi a spessore, cioè travi completa- mente annegate nell'altezza del solaio, ma esse (seppure di USO corrcnic C, talvolta, obbligato) sono, per quanto detto soprii, sv;irii;iggiosc: ricliicdoiio i i i i i t niolio iiiiiggiorc qii;iiiiiiii ( l i Icrro c ( l i ccnicnio c(l Iiiinno iin;r sczionc niolio I;irya (cori {111:1 L I I ~ L . ~ ~ i ~ . i ~ , I ~ I : I ~ ~ I o I - L . ) .

Architravi e piattabande Per architrave si intende una trave posta sopra un apertura (porta, finestra) in un setto murario; non c'è quindi alcuna differenza con quanto detto a proposito delle travi ordinarie; in questo caso è, però, abbastanza frequente l'uso di architra- vi metalliche, specialmente in aperture isolate o ricavate da murature esistenti. Un particolare disposizione dei mattoni (o dei conci di pie- tra), quale quella raffigurata qui sotto, si chiama piattabanda e fornisce, per piccole luci (massimo 1,50 ml), la stessa presta- zione di una architrave, costituendo uno schema statico in qualche modo assimilabile a quello dell'arco; il suo uso è molto limitato ed ha senso solo se essa è realizzata in muratu- re a facciavista. Piccole piattabande semplificate, composte di mattoni verticali paralleli, annate da sottili tondini metalli- ci, sono comuni per sostenere le velette (cioè le piccole por- zioni di muro che coprono il m110 delle serrande awolgibili, nelle finestre ricavate in murature di tamponamento); questa disposizione è possibile solo per il limitatissimo peso che deve essere sostenuto.

Cordoli Elementi di regola in cemento arinato, analoghi a travi, salvo che per la disposizione dei ferri (e quindi per la funzione sta- tica), i cordoli sono strutture orizzontali di irrigidimento e di collegamento. Sono disposti perirnetralmente ai solai, lungo le direttrici di appoggio sulle murature portanti (-a-), oppure sono inseriti orizzontalmente (-b-) nelle stesse murature (a quote intermedie fra i solai), per irrigidirle e ripartire omoge- neamente i carichi. I cordoli sono strutture dormienti, cioè ap- poggiate sempre su murature; ne mantengono ovviamente lo spessore ed hanno una limitata altezza (10-20 cm).

Solai Va ricordato che in una casa unifamiliare moderna si usano quasi esclusivamente solai in c.a. tradizionali (vedi pagg. 11 e 14): questo vale sia per i solai intermedi (-A-, nel disegno sotto), sia per il solaio al piano terra (-B-; qui un normale so- laio sollevato dal suolo, che sotto la casa viene alquanto sca- vato,'sostituisce gli antiquati ed inaffidabili vespai), sia per le coperture piane (-C-, che sono costituite da un solaio ricoper- to da strati coibenti, di impermeabilizzazione, etc.), sia per la copertura (-D-, dove ancora un normale solaio viene disposto con la giacitura inclinata, associato eventualmente ad una breve soletta che realizza lo sporto del tetto).

Una soluzione alternativa comune per i tetti, che però non cambia sostanzialmente le cose, è quella di prevederli come strutture leggere inclinate (ancora sottili solai i n c.a, o metal- lici) appoggiate su solai piani tradizionali (-A-).

È bene che ci si abitui a considerare che, nel progetto, ai vari solai vanno attribuiti spessori complessivi al finito (solaio + strati di allettamento dei pavimenti + coibentazioni etc.) assai dissimili; specialmerlte bisogna ricordare che i solai di co- pcrtrcra, una volta finiti, risultano assai più spessi degli altri (uncire di 15-20 cm), non tanto per motivi strutturali, quanto per la presenza degli strati di coibentazione. Come già accennato a pag. 9, i solai in ferro sono, seppure raramente, ammissibili (nei casi -A- e soprattutto in copertu- ra, quando siano sostenuti da soluzioni particolari come ca- priate etc.). I solai i n legno, invece, sono del tutto fuori tlcll'iiso corrcntc, siilvo forse i l caso i n cui si iidoiiino sirutiii- rc di copertura (archi o capriate) di legno (spcsso larnellare) c.11~- ~ I ~ ~ ~ O I I ~ : I I ~ O ~ c s s i ~ l ~ r c ( 1 1 sol;^^^ (li III:IIC~I;IIC o ~ i i o , y c ~ ~ c o .

Solai in cemento armato tradizionali (vedi pag. 14) Questi sono strutture miste, composte di travetti in c.a., getta- ti in opera o prefabbricati, con interposti elementi leggeri di laterizio. A dispetto della loro apparenza di lastre omogenee, essi sono invece strutture totalmente disomogenee, pensabili sempre come associazioni di più travi (travetti) parallele, accostate l'una all'altra. Questo impone di fare molta attenzione alla loro disposizio- ne: se, per esempio, vogliamo realizzare un solaio rettangola- re ABCD e disponiamo i travetti secondo la direzione Ai3 (di- segno 1) dobbiamo osservare che i lati AD e B C saranno quelli su cui si appoggia il solaio; per cui, al di sotto, dovre- mo prevedere una struttura muraria continua o una trave, mentre quello che c'è al di sotto dei lati AB e CD (muri di tamponamento, vuoti, infissi, etc.) sarà del tutto indifferente alla statica del solaio; tutto questo ovviamente si inverte, se (disegno 2) cambiamo la direzione della tessitura. Quale delle disposizioni è la migliore? Se la distanza AD è molto grande (più di 6-7 ml), probabilmente è meglio il caso del disegno 1; soprattutto perché oltre quelle dimensioni non si possono più usare solai in c.a. normali e bisogna ricorrere a strutture più complesse ed onerose. Altrimenti vanno fatte altre considerazioni, che riguardano l'intera struttura dell'edificio ed anche la sua immagine archi- tettonica. Se, specificando l'esempio, poniamo che il solaio sia poggia- to solo sui quattro pilastri posti in ABCD, avremo: nel caso 1, un solaio sottile (perché di luce breve) e le travi AD e BC alte, robuste e più costose (perché di luce lunga); nel caso 2, u n solaio più spesso e le travi AB e CD più snelle. Non ci sono quindi argomenti decisivi a favore di una soluzione, salvo forse che in genere si tende a scegliere per travi ridotte; quello che conta veramente è l'architettura dello spazio co- perto, che viene assai fortemente determinata dalla direzione e dall'ingombro visivo delle travi.

A 0 A E

Le scelte sulla disposizione si complicano anche nel caso dei buchi da realizzare nei solai, per i vani scale, etc. E' ovvio che la bucatura X, qui accanto illustrata, è assai fa- cilmente realizzabile: essa risulta dall'eliminazione, senza iiltrc coriscgucnzc, di alcuni travetti; mcntrc la bucatura Y C

D C irrcalizzabilc, a mcrio di iion sosicricre tu t t i i travctti monchi coi1 cliic iillcriori slriilliirc ( i i i i i r i . o ~ r ; i \ ~ i ) cli\l~oxtc i i i h i i o i I i i t i .

Se poi non si vuole ingombrare tutto lo spazio sottostante con strutture, non resta che realizzare altre travi aggiuntive: per esempio, le travi AB e DC, che portano ancora due nuove travi, parallele alle AD e BC (vedi il disegno 3); oppu- re le travi XY e ZW, a cui appoggiare dei travetti ruotati A B A

(vedi il disegno 4). La complicazione architettonica e tecnica di queste soluzioni X Y

diventa evidente: nascono strutture miste, con travi principali e secondarie, dove le prime sono tormentate anche da carichi x W

ripartiti irregolarmente sulla loro lunghezza. tl C o C

3 4

Solai in c.a. prefabbricati (vedi pag 14) Per luci più forti di 7-8 m1 (e quindi assai raramente nel no- stro caso) si possono usare solai ottenuti dall'assemblaggio di elementi prefabbricati (anche precompressij di varia conformazione: a pannelli o a copponi ad U o a T. Ne risultano. in quest'ultimo caso (solai formati da copponi), strutture orizzontali dalle tipiche sezioni nervate; l'altezza e l'interasse di queste nervature, data la varietà degli elementi componenti che si possono adottare, è molto variabile. Analoghi solai newati possono essere ottenuti anche gettan- do in opera i l cemento su casseforme variamente sagomate. Altri solai (vedi pag.15) Rimandando allo studio della scienza delle costruzioni per ogni approfondimento, si sottolinea che quanto detto a pro- posito della tessitura dei solai in c.a. vale, nelle linee genera- li, anche per molti altri tipi di solaio, quali quelli in ferro (con laterizi o con lamiere grecate, etc.) e quelli in legno, che sono, bisogna notarlo, strutture ancora più frazionate e diso- mogenee di quanto non siano i solai in c.a. Solette Queste sono, a differenza di tut t i gli altri tipi di solaio, lastre quasi omogenee di c.a., gettate su cassaforme piane, con uria distribuzione interna dei ferri tale da garantirne la resistenza anche i n condiziorii particolari ed irregolari di carico e di vincoli. Si usano normalmente solo in alcuni punti speciali quali: scale, balconi, etc. che, per motivi vari (irregolarità geome- trica, sbalzi, etc.) non possano essere risolti altrimenti. Sono, per piccole luci, strutture sottili (12-20 cm), molto pe- santi e molto elastiche; quiridi sono ottime (il clie è negativo) ~ l . t i . s l ~ i c ~ ~ i ~ l . i c i ( l i . s i i o l i o c ( l i ctilol-c, d ifctto clic ii prcscritc iiiiclic rici iioriilali solai i n C . ;i. c Iiitcrizi. niii i i i n~isurir assai I I ~ C I I O c \ , i c l c ~ ~ ~ c .