strategia e tattica di gioco (calcio)

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WWW.ALLENATORE.NET - WWW.ALLENATORE.NET - WWW.ALLENATORE.NET STRATEGIA E TATTICA DI GARA Preview STRATEGIA E TATTICA DI GARA L UCA PRESTIGIACOMO ….. purtroppo, durante una gara, si possono verificare particolari situazioni “critiche”, le quali sono caratterizzate dalla difficoltà tattica o psicologica della squadra in una o entrambe le fasi di gioco. Per quanto la squadra si sia preparata alla partita nel corso della settimana, e per quanto essa sia organizzata, queste situazioni negative possono presentarsi ugualmente, magari generate dalla sfortuna o dal fatto che la squadra si trovi in un giorno “no”. All’allenatore è richiesta, a tal riguardo, un’abilità specifica nel saperle affrontare al meglio, apportando i dovuti correttivi tattici se necessario. Non c’è dubbio che un allenatore completo deve possedere tale abilità. Un tecnico bravissimo nel dare un‘organizzazione generale di qualità alla squadra e nel preparare la partita, ma che non è in grado di saper leggere la varie situazioni della gara che vedono la propria squadra in difficoltà, oppure di porvi rimedio, è sì un tecnico d’alto livello, ma non può ritenersi giunto al termine della propria maturazione professionale. Questo perché, alla fine, il momento clou del calcio è proprio la gara, e saperla gestire al meglio non è certo un fattore trascurabile. Ciò nonostante si sia affermato in molte parti di questo libro che, comunque, i compiti principali di un allenatore hanno tempo e luogo nelle sedute settimanali d’allenamento. Comunque, è facile vedere partite in cui una squadra denota gravi difficoltà per un certo arco temporale, e la prima aspettativa di tifosi e osservatori, più o meno neutrali, è proprio quella di vedere l’allenatore che effettua le più disparate modificazioni tattiche, a partire dalle sostituzioni di riserve con titolari. Se l’allenatore, a seguito delle sue operazioni, riesce ad ottenere i risultati, allora viene idolatrato, mentre se la situazione non varia, viene accusato di non saper leggere le partite. Quest’ultimo giudizio del pubblico si verifica a maggior ragione quando davanti ad una situazione critica l’allenatore non effettua, agli occhi del pubblico, alcun correttivo. In seguito a ciò, occorre dire che non è corretto giudicare un allenatore solo per questa sua responsabilità, i n quanto bisogna tener conto di tutte le altre,

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Strategia e Tattica Di Gioco (Calcio)

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STRATEGIA E TATTICA DI GARA

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LUCA PRESTIGIACOMO ….. purtroppo, durante una gara, si possono verificare particolari situazioni “critiche”, le quali sono caratterizzate dalla difficoltà tattica o psicologica della squadra in una o entrambe le fasi di gioco. Per quanto la squadra si sia preparata alla partita nel corso della settimana, e per quanto essa sia organizzata, queste situazioni negative possono presentarsi ugualmente, magari generate dalla sfortuna o dal fatto che la squadra si trovi in un giorno “no”. All’allenatore è richiesta, a tal riguardo, un’abilità specifica nel saperle affrontare al meglio, apportando i dovuti correttivi tattici se necessario. Non c’è dubbio che un allenatore completo deve possedere tale abilità. Un tecnico bravissimo nel dare un‘organizzazione generale di qualità alla squadra e nel preparare la partita, ma che non è in grado di saper leggere la varie situazioni della gara che vedono la propria squadra in difficoltà, oppure di porvi rimedio, è sì un tecnico d’alto livello, ma non può ritenersi giunto al termine della propria maturazione professionale. Questo perché, alla fine, il momento clou del calcio è proprio la gara, e saperla gestire al meglio non è certo un fattore trascurabile. Ciò nonostante si sia affermato in molte parti di questo libro che, comunque, i compiti principali di un allenatore hanno tempo e luogo nelle sedute settimanali d’allenamento. Comunque, è facile vedere partite in cui una squadra denota gravi difficoltà per un certo arco temporale, e la prima aspettativa di tifosi e osservatori, più o meno neutrali, è proprio quella di vedere l’allenatore che effettua le più disparate modificazioni tattiche, a partire dalle sostituzioni di riserve con titolari. Se l’allenatore, a seguito delle sue operazioni, riesce ad ottenere i risultati, allora viene idolatrato, mentre se la situazione non varia, viene accusato di non saper leggere le partite. Quest’ultimo giudizio del pubblico si verifica a maggior ragione quando davanti ad una situazione critica l’allenatore non effettua, agli occhi del pubblico, alcun correttivo. In seguito a ciò, occorre dire che non è corretto giudicare un allenatore solo per questa sua responsabilità, in quanto bisogna tener conto di tutte le altre,

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che messe insieme sono sicuramente più rilevanti. E’ comunque preferibile un tecnico capace di dare un gioco e una precisa mentalità alla propria squadra ma che ancora non riesce a risolvere le situazioni critiche di una gara, piuttosto che uno che effettua modifiche una dopo l’altra (e che quindi viene apprezzato dal pubblico) ma che non riesce a mandare in campo una squadra presentabile dal punto di vista estetico e in termini di organizzazione tattica. Anzi, si può pensare che proprio il verificarsi di situazioni critiche di carattere tattico (come per esempio l’incapacità della squadra di rendersi pericolosa in attacco), può essere un buon metro di valutazione della scarsa capacità del tecnico di organizzare la propria squadra da tutti i punti di vista. Più se ne verificano, e più l’allenatore in questione deve proporsi di migliorare la competitività della propria squadra, a prescindere dai correttivi che al momento apporta per risolverle. Bisogna peraltro tenere conto, come detto all’inizio, che le situazioni critiche possono verificarsi anche in quelle squadra generalmente ben organizzate. Poi, è necessario affermare che un allenatore dotato di personalità e di idee calcistiche ben delineate, non deve farsi influenzare dall’atteggiamento critico del pubblico. Succede spesso che un tecnico effettui sostituzioni e cambi tattici solo per “far contenta” la critica, anticipandone i comportamenti che essa può tenere in caso di sconfitta della squadra. In tal modo, cerca di attenuare le proprie responsabilità in caso di fallimento, già sapendo ciò che la critica gli imputerebbe. Quindi, un tecnico non deve farsi manovrare da persone che probabilmente del suo lavoro poco sanno, proseguendo invece per la propria strada consapevole di essere il vero e unico giudice del proprio operato. Di conseguenza, egli deve leggere la partita nel miglior modo possibile, effettuando solo le modifiche che giudica veramente utili e necessarie per raddrizzare i momenti di difficoltà. Nel caso non riesca a risolverli, e si reputi responsabile di tale esito negativo, deve comprenderne i motivi al fine di poter maturare da questo punto di vista, affrontando al meglio la prossima gara. Per crescere sotto questo aspetto, l’allenatore, nel rivedere a posteriori la partita giocata dalla propria squadra, deve analizzare a freddo le situazioni critiche con le quali si è scontrato, valutando non solo l’efficacia delle mosse da lui effettuate ma considerando altresì quelle che avrebbe dovuto operare. Le situazioni critiche nascono appunto dalla difficoltà della squadra nell’esecuzione di una o entrambe le fasi. Per quanto riguarda il percorso del capitolo, si inizierà con la descrizione delle possibili mosse tattiche e più in generale delle “armi” di ogni tipo che

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l’allenatore ha a disposizione per risolvere i momenti di difficoltà della squadra. In particolare, ci si soffermerà sul limite entro il quale è lecito effettuare cambiamenti. Poi, si tratterà nello specifico il problema delle situazioni negative che l’allenatore deve affrontare. Tale trattazione inizierà con alcune considerazioni generali su queste situazioni, soffermandosi in particolare sulla corretta lettura della partita che il tecnico deve effettuare per rilevarle. Si prenderanno poi finalmente in considerazioni le varie situazioni critiche che si possono presentare. Per ognuna di esse verrà fornita una breve spiegazione coi fattori che le possono generare, e, soprattutto, si evidenzierà quale dovrà essere il comportamento del tecnico per tentare di risolverle. IL VENTAGLIO DEI MEZZI A DISPOSIZIONE DEL TECNICO PER RIMEDIARE ALLE SITUAZIONI CRITICHE Prima di elencare e spiegare le mosse a disposizione del tecnico per rimediare alle situazioni critiche, bisogna fare alcune considerazioni su fino a che punto gli è lecito cambiare e in quale modo. Prima di tutto, bisogna ricordare che ci sono alcuni elementi dell’organizzazione di una squadra che nella normalità non devono variare: la mentalità e l’atteggiamento in termini di offensività, il modulo, il sistema difensivo, l’impostazione generale della fase offensiva soprattutto in termini di modalità di costruzione del gioco. Quindi, non bisogna aspettarsi che il tecnico cambi modulo o atteggiamento della squadra con semplicità e disinvoltura quando le situazioni non sono veramente disperate. Infatti, cambiare fisionomia tattica alla squadra non può che metterla in ulteriore difficoltà e confusione, creando un effetto negativo ancora peggiore di quello originato dalla situazione critica alla quale si è tentato di porre rimedio. In secondo luogo, occorre fare una considerazione di etica sportiva che dovrebbe impedire ai tecnici di chiedere ai propri giocatori determinati atteggiamenti negativi al verificarsi delle situazioni critiche. Infatti, bisogna sempre tenere conto che un importante obiettivo di una squadra di calcio, e quindi del suo allenatore, è quello di offrire uno spettacolo gradevole a coloro che osservano la gara, soprattutto gli spettatori neutrali. Se le squadre giocassero costantemente male, nel giro di pochi mesi gli spalti si svuoterebbero e il calcio perderebbe di importanza e seguito. Questo dovere di non speculare sul risultato, adottando comportamenti tattici rinunciatari e sgraditi a chi vuol davvero vedere

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giocare a calcio (e non assistere a una guerra di posizione) è avvalorato dall’idea positiva che il risultato stesso deve premiare chi se lo merita. Quindi, ogni team deve fare del suo meglio per guadagnarsi il risultato, che deve essere conseguente alla prestazione delle squadre in campo e non una entità numerica indipendente dal resto. Se si vince giocando male per parte della gara (e una squadra difensiva, in quanto tale, non gioca sicuramente bene nel senso globale, anche se a parere di alcuni è da apprezzare in quanto abile nel distruggere il gioco altrui), oppure speculando sul risultato dopo essere passati in vantaggio, non bisogna considerarsi bravi ma solo fortunati, mostrando inoltre la sensazione di aver trasgredito a quel “contratto” non scritto che gli spettatori richiedono, in virtù di aver acquistato il biglietto valido per tutti i novanta minuti e non solo per parte di essi. Bisogna quindi giocare in maniera attiva per tutta la gara, accettando il risultato finale, anche se questo è negativo. Capita spesso di vedere squadre che attaccano, anche spettacolarmente, fino a che passano in vantaggio, per poi chiudersi volontariamente, rinunciando a giocare. Queste squadre fanno quindi trasparire la loro vera identità pragmatica, secondo la quale “l’attaccare” e “il difendere” sono strategie egualmente valide per raggiungere il risultato, loro unico obiettivo, strategie da utilizzare alternativamente a secondo delle situazioni. Quindi, bisogna sì cercare di porre rimedio alle situazioni critiche anche tramite l’uso di mosse tattiche, al fine di raggiungere l’obiettivo del risultato, ma tali mosse devono essere tali da non precludere l’altro obiettivo-dovere sopra enunciato. Di conseguenza, la mossa tattica di chiudersi in difesa dopo essere passati in vantaggio, o di far avanzare la squadra avversaria puntando esplicitamente sul contropiede, non sono da considerarsi idonee a questo doppio obiettivo. Infatti, anche l’obiettivo di portare a casa il risultato non è agevolato da questo comportamento: il modo migliore per farlo è continuare ad attaccare anche se si sta vincendo, nello spirito che “la miglior difesa è l’attacco”. Iniziando a parlare di queste mosse a disposizione del tecnico, bisogna subito dire che esse non sono solo di natura tattica, ma anche psicologica e comunicativa. Infatti, l’allenatore, per porre rimedio alle varie situazioni critiche, non ha solo a disposizione “strumenti tattici” come, per esempio, le sostituzioni o l’inversione dei giocatori in campo. Il tecnico può avvalersi di consigli e raccomandazioni, ma anche di incoraggiamenti e di altri comportamenti psicologici già visti nel corso dei precedenti capitoli.

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Ora, analizziamo tutte queste mosse, evidenziandone le modalità e i contesti d’uso. Per evitare ripetizioni, non saranno qui trattate nei dettagli le singole situazioni in cui è utile effettuarle, dato che esse saranno oggetto di studio in seguito. Per cui, quando si analizzeranno tutte le situazioni critiche, verrà detto, per ognuna di esse, quali sono le mosse più appropriate per risolverle.