storia dei manifesti pubblicitari

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http://blog.girlpower.it/graficaefantasia/storia-dei-manifesti- pubblicitari/ sabato settembre 18, 2010 22:13 Storia dei Manifesti Pubblicitari Posted by graficaefantasia Fra tutti i mezzi di cui si avvale la tecnica pubblicitaria per comunicare i propri “messaggi” ce n’è uno in particolare che merita la nostra attenzione per l’interesse della sua storia e la qualità dei suoi risultati: è il manifesto murale, un genere che conosciamo tutti perché è diventato ormai da tempo un elemento tipico del paesaggio urbano. Il vero e proprio manifesto come lo concepiamo oggi comparve nell’età romantica, cioè nell’Ottocento, sia come conseguenza allo sviluppo del commercio e delle comunicazioni in seguito alla rivoluzione industriale, sia grazie all’invenzione della cromolitografia. L’ARTE DEL MANIFESTO E’ NATA IN FRANCIA I primissimi manifesti al servizio dei prodotti industriali furono ancora in nero, e costituiti di solo testo. L’avanguardia nel campo del manifesto a colori fu invece rappresentata da quella particolare industria che è il mondo dello spettacolo, nelle sue varie forme. E non è un caso se i primi manifesti di questo tipo furono realizzati proprio a Parigi; una città ricca di teatri, di ritrovi e cabarets. Parigi era inoltre anche la capitale di tutti i movimenti pittorici dell’Ottocento, e dunque l’ambiente ideale perché quello era stato fino allora un semplice strumento di comunicazione si tramutasse in un genere particolare di arte applicata, cioè di pittura al servizio della pubblicità. I teatri, i circhi, i café chantants, commissionando i loro manifesti ad artisti, tracciarono il solco su cui poi si lanciarono i fabbricanti e i commercianti con un numero sempre crescente di prodotti da far conoscere. Le personalità che ebbero una parte in primo piano in questa fase del manifesto francese e poi europeo sono: Eugène Grasset, Jules Chéret e Toulouse-Lautrec. Attraverso le loro opere, il manifesto si delinea nelle sue caratteristiche fondamentali e costanti. Toulouse-Lautrec in particolare conferì a questo genere pittorico una patente di nobiltà trasferendo nei suoi manifesti i personaggi, lo stile, l’atmosfera dei suoi quadri. Verso il 1890 l’arte del manifesto si imponeva già con caratteristiche così definite e con un tal numero di esemplari che, fra i tanti ‘movimenti’ artistici nati in Francia, possiamo includere a buon diritto anche un vero e proprio ‘movimento del manifesto’. Dalla Francia si diffuse in Europa e negli Stati

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http://blog.girlpower.it/graficaefantasia/storia-dei-manifesti-pubblicitari/sabato settembre 18, 2010 22:13Storia dei Manifesti PubblicitariPosted by graficaefantasiaFra tutti i mezzi di cui si avvale la tecnica pubblicitaria per comunicare i propri messaggi ce n uno in particolare che merita la nostra attenzione per linteresse della sua storia e la qualit dei suoi risultati: il manifesto murale, un genere che conosciamo tutti perch diventato ormai da tempo un elemento tipico del paesaggio urbano.Il vero e proprio manifesto come lo concepiamo oggi comparve nellet romantica, cio nellOttocento, sia come conseguenza allo sviluppo del commercio e delle comunicazioni in seguito alla rivoluzione industriale, sia grazie allinvenzione della cromolitografia.LARTE DEL MANIFESTO E NATA IN FRANCIAI primissimi manifesti al servizio dei prodotti industriali furono ancora in nero, e costituiti di solo testo. Lavanguardia nel campo del manifesto a colori fu invece rappresentata da quella particolare industria che il mondo dello spettacolo, nelle sue varie forme. E non un caso se i primi manifesti di questo tipo furono realizzati proprio a Parigi; una citt ricca di teatri, di ritrovi e cabarets. Parigi era inoltre anche la capitale di tutti i movimenti pittorici dellOttocento, e dunque lambiente ideale perch quello era stato fino allora un semplice strumento di comunicazione si tramutasse in un genere particolare di arte applicata, cio di pittura al servizio della pubblicit.I teatri, i circhi, i caf chantants, commissionando i loro manifesti ad artisti, tracciarono il solco su cui poi si lanciarono i fabbricanti e i commercianti con un numero sempre crescente di prodotti da far conoscere.Le personalit che ebbero una parte in primo piano in questa fase del manifesto francese e poi europeo sono: Eugne Grasset, Jules Chret e Toulouse-Lautrec.Attraverso le loro opere, il manifesto si delinea nelle sue caratteristiche fondamentali e costanti.Toulouse-Lautrec in particolare confer a questo genere pittorico una patente di nobilt trasferendo nei suoi manifesti i personaggi, lo stile, latmosfera dei suoi quadri.Verso il 1890 larte del manifesto si imponeva gi con caratteristiche cos definite e con un tal numero di esemplari che, fra i tanti movimenti artistici nati in Francia, possiamo includere a buon diritto anche un vero e proprio movimento del manifesto.Dalla Francia si diffuse in Europa e negli Stati Uniti parallelamente agli altri movimenti artistici e allo sviluppo industriale e commerciale.IN ITALIAIn Italia la storia del manifesto commissionato dallindustria porta il nome delle officine grafiche Ricordi.Nellatelier della Ricordi, costituitosi nel 1896, lavor un gruppo di artisti diretto da Adolfo Hohenstein.Il sodalizio con la ditta Mele, per la quale le Officine Grafiche realizz una serie di manifesti per circa venti anni, nacque in un clima caratterizzato dal lavoro di equipe, in cui gli artisti lavoravano fianco a fianco con i tecnici riproduttori.Per i magazzini Mele furono realizzati centinaia di manifesti dei quali scrisse anche Eduardo Scarfoglio.In un celebre manifesto di Marcello Dudovich del 1912 una coppia sullo sfondo ammira la dama in primo piano, che a sua volta fissa chi guarda il manifesto. E unidea pubblicitaria precisa: lammirazione per il modello. I cartellonisti erano Dudovich, Cappiello, Metlicovitz, Sacchetti, Terzi, ai quali si aggiunsero Mauzan, Nomellini, Palanti, Laskoff.Da queste officine uscir uno dei capolavori di Hohenstein: il grande manifesto per la Tosca, caratterizzato da un gioco di luci e ombre melodrammatiche e dal curioso serpentello sulla O della scritta in stile liberty.Il linguaggio dei primi cartellonisti liberty, e le immagini sono ancora allegoriche ( per esaltare lindustria spesso si fa ricorso alla mitologia).Eppure gi i primi artisti del cartellone pubblicitario capiscono lesigenza di distaccarsi dallo stile illustrativo e, forse spronati dalle esigenze dellindustria, scoprono quella sintesi di gusto pi moderno, che caratterizza il messaggio pubblicitario. Sono molti gli artisti che si muovono nellambito della cartellonistica teatrale, operistica (ad esempio il manifesto per il film Cabiria dipinto da Leopoldo Metlicovitz) ma in questa breve analisi lattenzione rivolta alla pubblicit industriale. In questo ambito si muove Aleardo Terzi, uno dei pionieri delle Officine Ricordi.Dopo un primo periodo in cui prevalse nelle sue opere la figura allegorica, Terzi ci consegner due capolavori della storia del manifesto dItalia: la scimmia che si lava i denti col Dentol del 1914 e il cucciolo con il pennello in bocca della Max Meyer & C del 1921.Nei primi decenni del secolo passato, si affacciano nel panorama italiano altri autori come Mauzian, il futurista Depero, Leonetto Cappiello.Nei cartelloni di Cappiello composti quasi sempre di una sola figura, possibile leggere quel sintetismo dellidea pubblicitaria che, abbandonata la prima parentesi illustrativa, (il Cinzano del 1910, il Bitter Campari del 1921)va diffondendosi in tutti gli artisti del manifesto, e che lo stesso Cappiello, in unintervista del 1934, descriver con chiarezza: la soluzione grafica deve rendere impossibile la dissociazione dellidea dalla forma.Cappiello lavorer molto in Francia dove firmer, fra gli altri, i manifesti-capolavoro per lo Champooning Ocap del 1929 e per il Buillon Kub del 1931, allapice della comunicazione visiva e analogica fra soggetto e scritte.In Francia si afferma un altro italiano, Severo Pozzato, in arte Sepo, che tornato in Italia fonder una scuola del manifesto a Livorno. E suo il famoso manifesto del panettone Motta.Un altro artista di valore che si impose in Francia e che entrer a far parte della storia del manifesto italiano Federico Seneca. Famosi i suoi manifesti per la Perugina, Buitoni. Ricordiamo quello della Pastina Glutinata Buitoni del 1929 caratterizzato da una sintesi del tutto personale e da una rara efficacia pubblicitaria.Nel secondo dopoguerra Seneca si inserir sul palcoscenico cartellonistico coni manifesti per lE.N.I.. Il cane sputafuoco a sei zampe su fondo giallo apparir su tutte le strade dItalia. Negli anni venti e trenta avviene la trasformazione tecnica nellesecuzione e nella stampa del manifesto, che influenzer inevitabilmente anche laspetto estetico dei lavori. Si abbandonano la litografia e la cromolitografia e si passa alla fotomeccanica, in cui anche i colori pieni vengono ottenuti con la sovrapposizione di pi retini.La litografia era stata inventata nel 1793 da Senefelder come procedimento per la riproduzione di opere darte, per evitare gli alti costi della xilografia. Ma tale procedimento attrasse molti artisti fra i quali Daumier, Manet, Toulouse-Lautrec, fra gli italiani Appiani, Fontanini, e divenne col tempo una tecnica con una propria dignit espressiva.Nel 1833 il processo litografico era stato messo a punto da Brisset con linvenzione del torchio litografico a stella e nel 1836 da Engelmann che metteva a punto la cromolitografia. In queste tappe bisogna leggere linizio della storia del manifesto, il mezzo di informazione o di comunicazione culturale o di propaganda o pubblicitaria, che per circa un secolo si affider ai procedimenti litografici per la stampa.Nel secondo dopoguerra i cartellonisti si fanno pi attenti agli indirizzi tecnologici del disegno industriale, e le nuove tecnologie aumenteranno le possibilit espressive. Ma il concetto che sta alla base di ogni manifesto pubblicitario, che si era formato agli inizi del XX secolo, rimane immutato. La lettura deve essere immediata, passeggera, sintetica, dal forte potere seduttivo. E uno schizzo che nasconde un lungo discorso, a detta di molti uno scandalo ottico. Dino Villani, autore di un interessantissimo libro dal titolo Storia del manifesto pubblicitario, lo defin, con una felice espressione, la sirena di carta.LA PRIMA GUERRA MONDIALENel 1914 lo scoppio del primo conflitto mondiale impresse una brusca svolta allo stile cartellonistico.Gran parte della propaganda del governo edella campagna per larruolamento volontario o per le sottoscrizioni di guerra pass per manifesti murali, caratterizzati da composizioni semplici edi immediata leggibilit, oltre che da messaggi schietti e diretti.In Inghilterra il manifesto pi famoso del tempo fu Your Country Needs You, stampato per invitare i cittadini a dare il proprio contributo allesercito nazionale: un austero Lord Kitchener, ministro della Guerra, punta il dito direttamente verso lo spettatore, guardandolo con piglio severo.Limmagine fu poi ripresa dal manifesto americano I Want You (1917), di James Montgomery Flagg, e ritorn ancora anni pi tardi, in tempo di pace, in svariati annunci pubblicitari.GLI ANNI 20 E 30I manifesti degli anni Venti e Trenta riflettono le molteplici influenze artistiche dellepoca: futurismo, cubismo, surrealismo, dadaismo, Art Dco.Tra i principali cartellonisti si ricordano i francesi Cassandre e Jean Carlu e lo statunitense E. McKnight Kauffer. Famosa la campagna pubblicitaria di Cassandre per le ferrovie francesi, nella quale treni e linee ferroviarie sono rappresentati in un elegante stile geometrico semiastratto (Nord Express, 1927).In Italia, si distinse la produzione di Fortunato Depero, caratterizzata da grande inventiva e precisione di disegno.In questo periodo si afferm anche luso di stampare manifesti per il cinema e la progettazione grafica di manifesti cominci a essere riconosciuta come genere artisticamente autonomo.Gli artisti dadaisti attivi a Berlino (in primo luogo John Heartfield e George Grosz) e il suprematista El Lissitskij realizzarono i primi manifestifotografici e sperimentarono luso del fotomontaggio.Grandi innovazioni vennero dallattivit del Bauhaus a Weimar, Dessau e Berlino, con la trasformazione dei caratteri del testo in immagine esteticamente rilevante. Lopera di Herbert Bayer, statunitense di origini austriache, rappresent un traguardo di raffinatezza nella grafica del manifesto che rimase a lungo insuperato.Gino Boccasile fu in Italia il cartellonista pi rappresentativo dellera fascista: illustr i costumi della societ italiana di regime, seguendolevoluzione del gusto e delle mode, e si prest a farsi portavoce della retorica propaganda fascista durante la seconda guerra mondiale.Tra i moltiartisti e grafici che in tutto il mondo sostennero il proprio paese con manifesti dimpronta nazionalista si pu ricordare ad esempio il pittore statunitense di origine russa Ben Shahn.IL SECONDO DOPO GUERRANegli anni immediatamente successivi alla guerra, il manifesto conobbe una stagione di grande fermento, alla quale concorsero con le loro opere alcuni artisti di fama mondiale: ricordiamo ad esempio gli spagnoli Pablo Picasso e Salvador Dal, il francese Henri Matisse, lo svizzero Max Bill, lo statunitense Roy Lichtenstein. Un ruolo di primo piano fu rivestito inoltre dai grafici americani, tra cui vanno citati almeno Saul Steinberg, Peter Max, Milton Glaser e Tomi Ungerer.La diffusione della pubblicit televisiva e radiofonica, e la pubblicazione di immagini fotografiche su giornali e riviste hanno negli ultimi decenni ridotto drasticamente limportanza del manifesto e limitato lintervento di artisti di altre discipline nella cartellonistica.Le agenzie pubblicitarie, tuttavia, hanno reagito alla crisi del medium puntando su manifesti perlopi fotografici di grande raffinatezza e qualit, caratterizzati da immagini e slogan molto efficaci, elaborati dagli studiosi della comunicazione di massa.