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Articoli sui RadicaliRubrica1 Avvenire 28/02/2017 FABO / UNA TRAGEDIA CHE FA MALE E DIVIDE 5
1 Avvenire 28/02/2017 IL RISPETTO DOVUTO (G.Savagnone) 7
1 Avvenire 28/02/2017 IO ACCANTO A LUI PER DUE ANNI "POI HA MOLLATO" 8
2 Avvenire 28/02/2017 LETTERE - CHI VUOLE DAVVERO MIGRAZIONI IRREGOLARI 10
6 Avvenire 28/02/2017 I TG RISPOLVERANO LA FORMULA PANINO (U.Folena) 12
7 Avvenire 28/02/2017 "ASSOCIAZIONE" E "ISTITUTO" COSCIONI DIVISA SULLE STRATEGIE 13
7 Avvenire 28/02/2017 IL DDL. SOLUZIONE COMUNQUE NON AUTORIZZATA (A.Picariello) 14
7 Avvenire 28/02/2017 Int. a A.Gambino: "SI FORZA IL NOSTRO ORDINAMENTO" (F.Ognibene) 15
7 Avvenire 28/02/2017 QUELLE BUGIE SULL'EUTANASIA "LO STATO NON REGOLA ISUICIDI" (A.Picariello)
16
1 Corriere della Sera 28/02/2017 DJ FABO, UN MORSO PER MORIRE (V.Piccolillo) 18
2 Corriere della Sera 28/02/2017 Int. a M.Welby: "IO SPERAVO SE NE ANDASSE QUI MA LO ATTENDEVAUN'AGONIA LENTA" (A.Trocino)
20
2 Corriere della Sera 28/02/2017 QUANDO SI PARLA DI EUTANASIA O DI SEDAZIONE (C.Marrone) 21
3 Corriere della Sera 28/02/2017 LE RISATE E GLI ABBRACCI CIRCONDATO DAGLI AMICI "GIURATECHE IN AUTO METTERETE LE CINTURE" (G.Fasano)
22
5 Corriere della Sera 28/02/2017 "AVEVA GIA' FATTO LE PRATICHE POI LARA CI HARIPENSATO" (Al.ar.)
24
5 Corriere della Sera 28/02/2017 L'ULTIMO VIAGGIO DEGLI ITALIANI (A.Arachi) 25
29 Corriere della Sera 28/02/2017 LA SCELTA DI DJ FABO - LETTERA 27
1 Giorno/Resto/Nazione 28/02/2017 MUOIO ABBANDONATO DALLO STATO (L.Tavecchio) 28
2/3 Giorno/Resto/Nazione 28/02/2017 CAPPATO: "TORNO IN ITALIA, ANDRO' ADAUTODENUNCIARMI" (M.Consani)
31
4/5 Giorno/Resto/Nazione 28/02/2017 I CONFINI DELL'ETICA 32
1 Il Dubbio 28/02/2017 DJ FABIO MUORE E ACCUSA: "L'ITALIA HA POCOCORAGGIO" (S.Musco)
35
1 Il Dubbio 28/02/2017 HA FINITO COME VOLEVA: CON DIGNITA' ORA LA LEGGE(M.Coscioni)
37
1 Il Dubbio 28/02/2017 UNA SCONFITTA LO STATO NON PUO' DARE LA MORTE(G.Quagliariello)
39
1 Il Fatto Quotidiano 28/02/2017 FABO MUORE, I POLITICI BLATERANO (F.Sansa) 41
2 Il Fatto Quotidiano 28/02/2017 MINA WELBY: "SUBITO LA LEGGE SU TESTAMENTO E TRATTAMENTI" 44
2/3 Il Fatto Quotidiano 28/02/2017 VOLONTA' CERTA DEL MALATO, SEDAZIONE: LIMITI E RISCHI PERMEDICI E PARENTI (R.Rotunno)
45
3 Il Fatto Quotidiano 28/02/2017 IL SOLITO ADINOLFI: "VOLETE IL SISTEMA SVIZZERO CHE SOPPRIMEUN DISABILE A LISTINO PREZZI?"
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4 Il Fatto Quotidiano 28/02/2017 FINE VITA, DIECI ANNI BUTTATI IN PROMESSE E VETI INCROCIATI(W.Marra)
48
4 Il Fatto Quotidiano 28/02/2017 LA SINTESI IMPOSSIBILE DEL PD: COS'E' LA SINISTRA? (F.D'esposito) 50
1 il Gazzettino 28/02/2017 DJ FABO HA VINTO: UNA DOLCE MORTE CON IL SUICIDIO ASSISTITO 51
3 il Gazzettino 28/02/2017 QUELL'ULTIMA NOTTE TRA PAURE E SCHERZI 53
1 il Giornale 28/02/2017 Int. a E.Mentana: "MA PASSATA L'EMOZIONE SI TORNERA' A NONDECIDERE" (S.Zurlo)
55
1 il Giornale 28/02/2017 SUICIDIO COLLETTIVO (A.Sallusti) 57
2 il Giornale 28/02/2017 DA ADINOLFI ALLA BINETTI ALLA ROCCELLA LA CROCIATA DEGLIULTRA' INVADE I SOCIAL (R.Scafuri)
58
2/3 il Giornale 28/02/2017 L'ADDIO DI FABO E' UN ATTO D'ACCUSA: "FINISCE L'INFERNO NONGRAZIE ALLO STATO" (A.Cuomo)
59
3 il Giornale 28/02/2017 TESTAMENTO BIOLOGICO, LEGGE DI CINQUE ARTICOLI PERDECIDERE SULLE CURE (G.De Francesco)
61
Sommario Rassegna StampaPagina Testata Data Titolo Pag.
Articoli sui RadicaliRubrica4 il Giornale 28/02/2017 EUTANASIA A 10MILA EURO MA SE SI CAMBIA IDEA NON
RIMBORSANO NULLA (N.Materi)62
1 Il Giornale d'Italia 28/02/2017 RISPETTO, SENZA STRUMENTALIZZARE (I.Traboni) 64
1 il Manifesto 28/02/2017 FINE VITA (E.Martini) 66
1 il Manifesto 28/02/2017 IL PARLAMENTO ASCOLTI LA LOTTA DI DJ FABO E GLI ALTRI(F.Gallo)
68
3 il Manifesto 28/02/2017 IL TESTO ARENATO ALLA CAMERA MA SENZA EUTANASIA (E.ma.) 69
3 il Manifesto 28/02/2017 IN UN ANNO ALMENO 50 PERSONE EMIGRATE PER MORIRE (L.Fazio) 70
1 il Mattino 28/02/2017 "LASCIO UN INFERNO DI DOLORE" (C.Guasco) 71
1 il Mattino 28/02/2017 Int. a L.D'avack: D'AVACK: SEDAZIONE E ACCANIMENTO SERVE UNALEGGE (G.Di Fiore)
74
1 il Mattino 28/02/2017 LA CLINICA SVIZZERA DOVE LA MORTE COSTA 13MILA EURO(C.Massi)
76
2/3 il Mattino 28/02/2017 ETA' MINIMA E CONSENSO DEL MALATO IL PARLAMENTO SI DIVIDEE NON DECIDE (F.Pacifico)
78
5 il Mattino 28/02/2017 IL RADICALE CAPPATO SI AUTODENUNCIA, RISCHIA IL CARCERE(D.Regno)
80
1 il Messaggero 28/02/2017 Int. a M.Cappato: CAPPATO: LA POLITICA SPINGE CHI SOFFRE SULLAVIA DELL'ESILIO (C.Mangani)
81
1 il Messaggero 28/02/2017 UNA MORTE ACCUSA IL PARLAMENTO (C.gu.) 83
2 il Messaggero 28/02/2017 "DOLCE MORTE" CON 10 MILA EURO OGNI ANNO PARTONO INCINQUANTA (C.Massi)
85
3 il Messaggero 28/02/2017 "L'ULTIMA NOTTE INSIEME SPERAVO NON FINISSE MAI" (C.Guasco) 87
4 il Messaggero 28/02/2017 TESTAMENTO BIOLOGICO, ORA SI ACCELERA MA L'EUTANASIARESTA FUORI DALLA LEGGE (A.Calitri)
89
1 Il Secolo XIX 28/02/2017 FABO, IL SUICIDIO SPACCA LA POLITICA I RADICALI: UMANACOMPRENSIONE DA MATTARELLA
91
1 Il Secolo XIX 28/02/2017 LA LIBERTA' DI SCEGLIERE E' AFFIDATA ALLO STATO DI DIRITTO, LAPOLITICA DEVE GARANTIRLA (L.Battaglia)
94
1 Il Secolo XIX 28/02/2017 MA NON CHIEDETE CHE IL COMPITO DI SPEZZARE UNA VITA POSSATOCCARE A UN MEDICO (P.Becchi)
96
5 Il Secolo XIX 28/02/2017 DAL COLLE "COMPRENSIONE UMANA" MA NESSUN INTERVENTODIRETTO (F.Grignetti)
98
5 Il Secolo XIX 28/02/2017 LO SCORSO ANNO PER 50 ITALIANI LA DOLCE MORTE IN SVIZZERA 99
20 il Sole 24 Ore 28/02/2017 PER DJ FABO SUICIDIO ASSISTITO IN SVIZZERA (M.Bartoloni) 100
1 il Tempo 28/02/2017 DI FABO MUORE IN SVIZZERA CON L'EUTANASIA 101
1 il Tempo 28/02/2017 LA MATURITA' DEGLI ITALIANI (M.Coscioni) 103
9 il Tempo 28/02/2017 "COSTRETTO ALL'ESILIO. PERDE LA POLITICA" (S.Liburdi) 105
4 Italia Oggi 28/02/2017 BIOTESTAMENTO AL VOTO DOPO TRE RINVII 106
1 La Croce Quotidiano 28/02/2017 UCCISO E STRUMENTALIZZATO 108
4 La Croce Quotidiano 28/02/2017 #FABO IMMOLATO A UN WELFARE SPIETATO (D.Vairani) 109
1 la Gazzetta del Mezzogiorno 28/02/2017 DOLCE MORTE, ASPRI SCONTRI 111
1 la Gazzetta del Mezzogiorno 28/02/2017 SALVIAMO LA "PIETAS" PER CHI MUORE IN ESILIO 112
2 la Gazzetta del Mezzogiorno 28/02/2017 CHI LO HA AIUTATO RISCHIA FIN0 A 12 ANNI DI GALERA 113
2 la Gazzetta del Mezzogiorno 28/02/2017 DOMINA I'HASHTAG #EUTANASIA SUI "SOCIAL?? COMMOZIONE ERABBIA
114
3 la Gazzetta del Mezzogiorno 28/02/2017 "PRIMA ARRIVA IL SONNO POI IL CUORE SI FERMA" 115
36 la Gazzetta dello Sport 28/02/2017 FABO E' MORTO IN SVIZZERA COS'E' IL SUICIDIO ASSISTITO E INQUANTI LO SCELGONO?
116
Sommario Rassegna StampaPagina Testata Data Titolo Pag.
Articoli sui RadicaliRubrica1 La Notizia (Giornale.it) 28/02/2017 Int. a M.Riccio: DJ FABO LE SUONA AL PARLAMENTO SUI DIRITTI
RESTIAMO UN PAESE DA MEDIOEVO (G.Velardi)118
2/3 La Notizia (Giornale.it) 28/02/2017 L'ULTIMO VIAGGIO DI FABIANO IN CERCA DI UNA FINE DIGNITOSA(G.vel.)
121
1 La Nuova Sardegna 28/02/2017 "SOLLEVATO DA UN INFERNO DI DOLORE" 122
3 La Nuova Sardegna 28/02/2017 IN 2 ANNI 115 MALATI IN CLINICHE ELVETICHE 125
3 La Nuova Sardegna 28/02/2017 ORA CAPPATO RISCHIA 12 ANNI DI CARCERE PER AVERLO AIUTATO 126
3 La Nuova Sardegna 28/02/2017 SI RIACCENDE LA POLEMICA PARLAMENTO SOTTO ACCUSA 127
4 La Nuova Sardegna 28/02/2017 DERIU, IL CATTOLICO LIBERALE AMICO DI PANNELLA"L'ACCANIMENTO TERAPEUTICO VA LIMITATO"
128
1 la Repubblica 28/02/2017 L'ADDIO DI DJ FABO ORA LA LEGGE (P.Colaprico) 129
1 la Repubblica 28/02/2017 PERDONACI PER QUELLO CHE NON ABBIAMO FATTO (R.Saviano) 131
3 la Repubblica 28/02/2017 Int. a M.Cappato: "LO SO, RISCHIO IL CARCERE PERCIO' MIAUTODENUNCIO" (C.p.)
132
4 la Repubblica 28/02/2017 IL DIZIONARIO DEL FINE VITA (M.De Luca) 133
1 la Stampa 28/02/2017 IL DOVERE DI SCONFIGGERE L'IPOCRISIA (L.La Spina) 135
1 la Stampa 28/02/2017 IL SUICIDIO DI FABO SCUOTE L'ITALIA (N.Zancan) 136
2/3 la Stampa 28/02/2017 NEL 2016 CINQUANTA ITALIANI HANNO SCELTO LA DOLCE MORTEANDANDO OLTRE CONFINE (F.Amabile)
139
3 la Stampa 28/02/2017 DAL COLLE "COMPRENSIONE UMANA" MA NESSUN INTERVENTODIRETTO (F.Grignetti)
140
7 la Stampa 28/02/2017 LA POLITICA DIVISA SENZA SPERANZA DI INTESA (M.Sorgi) 141
1 La Verita' 28/02/2017 VELENO DI STATO (M.Belpietro) 142
2/3 La Verita' 28/02/2017 HA MORSO UN PULSANTE PER DIRE BASTA, IL SUICIDIO DI DJ FABO(A.Pedrielli)
143
2 Libero Quotidiano 28/02/2017 CERTIFICATI, VISITE E 10MILA EURO: ECCO COME SI FA (S.Levy) 145
2/3 Libero Quotidiano 28/02/2017 HA MORSO UN PULSANTE ED E' MORTO COME CHIEDEVA 146
4 Libero Quotidiano 28/02/2017 SONO 8 LE PROPOSTE SUL FINE VITA DIMENTICATE IN PARLAMENTO(E.Paoli)
147
35 Libero Quotidiano - Ed. Milano 28/02/2017 SALA SU DJ FABO "LA SUA BATTAGLIA VA CONTINUATA" 148
1 L'Unione Sarda 28/02/2017 DJ FABO, UN ESILIO DI MORTE 149
3 L'Unione Sarda 28/02/2017 L'URLO SU FACEBOOK: "LIBERI DI MORIRE CON DIGNITA'" 152
1 L'Unita' 28/02/2017 DUE IDEE DI SOVRANITA' SUL PROPRIO CORPO (L.Manconi) 153
2/3 L'Unita' 28/02/2017 "VERGOGNA" E "GRAZIE", LE ULTIME PAROLE DI DJ FABO(D.Vaccarello)
155
2 L'Unita' 28/02/2017 Int. a M.Coscioni: "LA POLITICA E' PAVIDA, IL PAESE E' PIU'AVANTI" (F.Fantozzi)
157
3 L'Unita' 28/02/2017 Int. a E.Fattorini: "TEMPI DIFFICILI, LA LEGGE NON PUO' RISOLVERETUTTO" (Fed.fan.)
158
Temi di interesse dei RadicaliRubrica1 il Foglio 28/02/2017 PERCHE' DIRE DI NO ALLA CODIFICAZIONE PER LEGGE DELLA
CULTURA EUTANASICA (G.Ferrara)159
1 Corriere della Sera 28/02/2017 LA LEGGE CHE CI MANCA (P.Battista) 161
1 Giorno/Resto/Nazione 28/02/2017 QUANDO LA VITA E' UNA TORTURA (A.Cangini) 162
1 il Giornale 28/02/2017 DATECI UNA LEGGE GENTILE MORIRE E' UN NOSTRO DIRITTO(G.Guerri)
163
1 il Giornale 28/02/2017 NO, LA VITA E' TROPPO SERIA PER FAR DECIDERE I POLITICI(R.Cammilleri)
164
Sommario Rassegna StampaPagina Testata Data Titolo Pag.
Temi di interesse dei RadicaliRubrica2 il Giornale 28/02/2017 Int. a P.Vinciguerra: "POTER SCEGLIERE COSI' IL MALATO SI SENTE
VIVO"165
4 il Giornale 28/02/2017 CATTOLICI DUBBIOSI: "COSI' VINCE LA MORTE" (S.Sartini) 166
5 il Giornale 28/02/2017 E MONTANELLI DISSE: "UNA FINE DIGNITOSA E' UNA SCELTA DILIBERTA'"
167
1 il Manifesto 28/02/2017 LEGITTIMITA' DELL'ULTIMO SOGNO (S.Thanopulos) 168
1 il Mattino 28/02/2017 A CHI SPETTA LA SCELTA DI MORIRE (A.Masullo) 169
1 il Messaggero 28/02/2017 UN GROVIGLIO IDEOLOGICO BLOCCA LE LEGGI DELL'EUTANASIA(C.Nordio)
171
1 il Sole 24 Ore 28/02/2017 LA MORTE NON PUO' ESSERE UN DIRITTO MA E' NECESSARIOTROVARE MEDIAZIONI (F.D'agostino)
172
1 il Sole 24 Ore 28/02/2017 SENZA UNA LEGGE SUL FINE VITA ABUSI E PRATICHE E NONTRASPARENTI (G.Corbellini)
173
3 la Repubblica 28/02/2017 Int. a D.Lenzi: "ORA SUBITO LA LEGGE MA ANCHE CON QUELLASAREBBE DOVUTO ANDARE ALL'ESTERO" (C.Pasolini)
174
4 la Repubblica 28/02/2017 Int. a P.Morino: "DA NOI OLTRE 1.600 MALATI TERMINALI COSI'OFFRIAMO LORO UN ADDIO DIGNITOSO" (M.Bocci)
175
45 la Repubblica 28/02/2017 IL MEDICO RISPONDE 176
48 la Repubblica 28/02/2017 LIBERI DI NASCERE, LIBERI DI MORIRE (C.De Gregorio) 177
1 la Stampa 28/02/2017 "BASTA SOFFRIRE" "LA LIBERTA' NON E' FARE COME VUOI" (F.pol.) 178
1 la Stampa 28/02/2017 IN BELGIO SI PUO' MA PER DUBLINO E' UN OMICIDIO (M.Bresolin) 179
3 la Stampa 28/02/2017 ASSE TRASVERSALE PER LA LEGGE, MA NCD NON CI STA 181
5 la Stampa 28/02/2017 Int. a G.Bassetti: "OGNI VITA PERSA E' UNA SCONFITTA PER TUTTIDIALOGHIAMO COI LAICI COME NEGLI ANNI 70" (A.Tornielli)
182
1 Libero Quotidiano 28/02/2017 IL LIBERO ARBITRIO E' LEGITTIMATO PERFINO DA DIO (V.Feltri) 183
1 Libero Quotidiano 28/02/2017 IN ITALIA PUOI MORIRE SOLTANTO SE NON VUOI (A.Dell'orto) 185
Sommario Rassegna StampaPagina Testata Data Titolo Pag.
Il fatto. Il giovane dj tetraplegico e cieco accompagnato da un radicale,che poi si autodenuncia. Scienza&Vita: diciamo no all'eutanasia di Stato
Fabo, una tragediache fa male e divideSuicidio assistito in Svizzera. È polemica politicaÈ morto ieri mattina in una delle sedi di Dignitas,
la società privata svizzera che garantisce la morteper «suicidio assistito» in cambio di 10mila euro.Fabiano Antoniani, i139enne milanese noto come"dj Fabo", tetraplegico e cieco, è stato ucciso daun preparato letale. l'aveva accompagnato il ra-dicale Marco Cappato, che si è auto-denunciato.
PRIMOPIANO ALLE PAGINE 5, 6 E 7 Fabiano Antoniani: aveva 39 anni
Dj Fabo è morto. «Sconfitta per tutti»Il giovane in Svizzera accompagnato da un radicale: «Ha morso un pulsante»
VIVIANA DALOISO
Con tutto se stesso gridava di volere la morte,Fabiano. Lo chiedeva, lo pretendeva dallo Sta-to. Ieri mattina è morto. Stringendo fra i den-
ti un pulsante che ha lasciato scorrere nelle sue veneun farmaco letale. In Svizzera. Accanto alla sua mam-ma, alla fidanzata Valeria, a qualche amico inossida-bile arrivato da Milano. Quelli che lo amavano incon-dizionatamente, e che lo conosceva davvero le suepassioni (i cani, le moto, la musica, l'Oriente). Quelliche negli ultimi tre anni - dal giorno maledetto del-l'incidente che lo aveva piegato, rendendolo cieco e in-chiodandolo a un letto - lo avevano accarezzato, con-solato, sostenuto. Ognuno a suo modo.«In viaggio verso l'universo».Earmuncio fa capolino sulprofilo Facebook di dj Fabo a metà settimana scorsa: «In
viaggio verso l'universo». Accanto c'è il simbolo di unrazzo. Partono le telefonate: nel quartiere di Milano do-ve Fabiano è nato, e vive, tutti sono scossi dalla sua vi-cenda. «Ma cosa succede?». «Fabo è partito», risponde chi
è passato a casa a fargli gli auguri di compleanno. Quel-la sera lui confida ai presenti il suo progetto. La data fis-sata è già da allora il 27 febbraio, in coincidenza col di-battito sul fine vita in programma in Aula. Che poi sal-ta, però. Fabo è arrabbiato, gira un altro video (è il ter-zo in poche settimane) per dire che non è giusto, che èuna vergogna non poter morire in Italia come vorreb-be lui (e come anche la legge sulle Dichiarazioni anti-
Monsignor Paglia
(Pontificia
accademia della
vita): non si
strumentalizzi
questo dramma
cipate di trattamento cheauspicava non prevede af-fatto): ucciso, per suo vole-re, da qualcun altro. Tuttorimane sospeso fino a do-menica. Quando il prota-gonista della storia diventa,a pieno titolo e infine sottoi riflettori, qualcun altro.Il ruolo dei radicali. Entrain gioco Marco Cappato,volto e cuore dell'Associa-zione radicale Luca Coscio -
ni. Da tempo il gruppo è instretto contatto con Fabiano: lo consiglia, lo affianca, lomette in contatto con i media, lentamente soppianta l'é-quipe di assistenza domiciliare che lo segue da anni. Edè Cappato che annuncia al grande pubblico che dj Faboè in Svizzera, lui che lo ha accompagnato oltre confine,lui che sta seguendo gli esami in clinica. Ieri, ancora, ec-co Marco Cappato che twitta la morte di Fabiano, ecco-lo a raccontarne i particolari («ha scherzato», «aveva pau-
ra di non riuscire a mordere il pulsante», «ha raccoman-dato a tutti di mettere le cinture al volante»), eccolo pron-
to addirittura ad autodenunciarsi al suo ritorno in Italia«per dare conto dei miei atti e assumermi tutte le re-sponsabilità». La morte del giovane milanese, d'altron-de, è l'ennesima occasione - dopo il caso Welby, dopo ilcaso Eluana - di tornare all'attacco sull'eutanasia: «Fa-bo è evaso dalla gabbia della sua lunga notte senza fine,ma per farlo è stato costretto all'esilio, ad abbandonare
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Quotidiano
Articoli sui Radicali
Codic
e a
bbonam
ento
:
Pag. 5
la propria casa, la propria patria, e subire un dolorosoviaggio di ore verso un Paese straniero che riconosce di-ritti negati in Italia» spiega Cappato. E ancora «Fabo haottenuto il diritto a morire senza soffrire, ma ci sono tan-ti, tantissimi cittadini che non hanno questa possibilità».«Una sconfitta per tutti». E invece no, per le strumenta-lizzazioni adesso non ci deve essere spazio. Prima di tut-
to c'è la morte di Fabiano. «Che è una sconfitta per tutti,una sconfitta della vita, una sconfitta umana - spiega ilpresidente della Pontificia accademia della vita Vincen-zo Paglia -. Non si è riusciti ad aiutare chi diceva di nonfarcela più. La vicenda va letta in profondità, ponendo-ci sempre davanti alla grande domanda dell'amore e delsenso della vita. Tutti noi non abbiamo saputo rispon-dere a questa domanda». La morte di Fabo allora «ci chie-
de di crescere nell'amore, quell'amore che aiuta a cam-biare». Gli fa eco il teologo Bruno Forte, segretario del Si-
nodo sulla famiglia, ricordando che un tema così com-plesso e delicato come il fine vita «non deve essere maiaffrontato nel segno dell'emozione per un singolo caso».E sottolineando anche che la posizione della Chiesa inmerito si articola tra due grandi no («quello all'eutana-sia ma anche all'accanimento terapeutico») e tra duegrandi sì, («alla promozione di condizioni di qualità del-la vita per tutti e specialmente per i malati in situazioniparticolarmente drammatiche e a terapie che siano pro-porzionate e adeguate»).Il dolore più grande. La salma di Fabiano intanto re-sta in Svizzera. «Serviranno 48 ore per espletare le pra-tiche per il suo rilascio», sussurrano dai corridoi del-la clinica, la Dignitas di Fork, una decina di chilome-tri fuori Zurigo. «Vivere degnamente. Morire degna-mente» recita il cartello. Fabo è morto.
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La vicenda Prima l'annuncio suFacebook, poi il videodell'AssociazioneLuca CoscioniFabiano Antoniani s'èspento ieri alle 11.40dopo una lungabattaglia per ottenerela morte. Con luimamma e fidanzata
LA VICENDA DI DJ FABO
La scelta del 40enne di porre fine alla propria vita
Fabiano Antoniani,
milanese, 40 anni
ha un incidente
in auto
La sua auto impatta
con un altro mezzo
che procedeva sulla
corsia di emergenza
13
GIUGNO
2014
20
GENNAIO
2017 Chiede
ai parlamentari
di regolamentare
il fine vita
Fabiano, detto
dj Fabo, rimane
tetraplegico
e perde la vista
26
FEBBRAIO
2017
" Alle 11.40Cappato
annuncia che
dj Fabo è morto
Dopo numerosi
appelli caduti
nel vuoto, si reca
in Svizzera
27
FEBBRAIO
2017
Ad accompagnarlo
c'è Marco Cappato,
dell'associazione
Luca Coscioni
.--
1/4.22.E 99
CENTRO STUDI SUL COMA
De Nigris: il vero problemaè il diritto all'assistenza per tutti
«La morte del Dj Fabo è una sconfitta per tutti». Non hadubbi Fulvio De Nigris, direttore Centro Studi per laricerca sul Corna-Gli amici di Luca onlus, associazioneche attraverso la "Casa dei Risvegli" assiste persone chesono uscite dal corna. «Per la società civile e per lapolitica - aggiunge - che ancora una volta non è riuscitaa raccogliere un problema, quello del "fine vita" che vaanalizzato nel suo complesso: dal diritto di cura, allaconvivenza con la malattia, al morire bene e alla libertà discelta». Secondo De Nigris non bisogna contrapporre il
fine vita al diritto di cura: «Ci ritroviamo sempre in questodibattito, ma la verità è che c'è una mancanza diapproccio e che la politica non è in grado di farsi caricodi un problema complesso». Per De Nigris, è necessarioanalizzare tutto il percorso di cura nelle gravissimedisabilità, nell'autodeterminazione come nei casi didisturbi della coscienza dove entrano in campo legamifamiliari e affettivi, fino al fine vita. «Se non facciamoquesto sforzo - spiega - non riusciremo mai a definirciPaese civile che tutela tutti i cittadini anche quelli piùfragili. Fabo non aveva più tempo di attesa, così come letante persone con disabilità che chiedono cura eattenzione, di non avere tagli economici sui fondi per laloro assistenza, di essere annoverati cittadini di serie Acome tutti quanti dovremmo essere».
PROTAGONISTA Un Trame tratto dal primo videoappello di Fabiano Antoniani, in arte di Fabo, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella
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EDITORIALE
SUICIDIO ASSISTITO, PROPAGANDA, CIVILTÀ
IL RISPETTODOVUTO GIUSEPPE SAVAGNONE
Quando è in gioco il mistero del-la morte di un uomo, il primo at-to di rispetto sarebbe quello ditacere. Così, davanti a quella diFabiano Antoniani, (in arte DjFabo), il giovane uomo di 39 an-ni rimasto cieco e tetraplegico a
seguito di un grave incidente stradale avvenu-to nel 2014, il più serio commento sarebbe ilsilenzio. Ma, nel circuito mediatico-politico, in cui tut-te le forme di pudore sono sistematicamentetravolte dalla logica dello spettacolo, anchequesta dolorosa fine è diventata, prima anco-ra di verificarsi, una notizia, un evento pubbli-cizzato a gran voce su tutti i mezzi di comuni-cazione e strumentalizzato ideologicamenteper sostenere una tesi precostituita, la legitti-mità del suicidio assistito e, in ultima istanza(perché è a questo che esplicitamente si ten-de), dell'eutanasia. E forse già questo clamore,a prescindere dallavalidità o meno della tesi inquestione, potrebbe indurre a diffidare del con-cetto di "dignità della vita e della morte" a cuii sostenitori dell'eutanasia si rifanno anche inquesta occasione.Per quanto ci riguarda, noi qui non abbiamonulla da dire sulla tragica scelta di questa per-sona. La visione cristiana a cui cerchiamo di i-spirarci ci ha insegnato che non abbiamo al-cun diritto di giudicare, noi, un essere umano,anche quando i suoi comportamenti non cor-rispondono alla nostra idea di bene e di male.Vogliamo invece fare qualche considerazionesui toni indignati che traboccano dai titoli edalle argomentazioni di diversi giornali. In es-si si insiste con incredula costernazione, sulfatto che il nostro Paese è rimasto l'unico, del"civile Occidente", a giudicare illecita l'inter-ruzione artificiale della vita di una persona,probabilmente - si dice - per il persistere di u-na tradizione di matrice cattolica. Ancora unavolta, prescindiamo dal valore intrinseco del-la rivendicazione, per limitarci a constatare ladebolezza di questo motivo di scandalo. È ve-
ro. L'Italia forse è l'unica democrazia matura anon ammettere alcuna forma di eutanasia. Maè rimasto anche l'unica a non alzare muri perbloccare l'ingresso dei migranti e a continua-re a spendere soldi per cercare di salvare viteumane dalla morte per annegamento. Sonodavvero sicuri quegli opinionisti e quei politi-ci che l'essere rimasti gli unici a fare questescelte (entrambe volte all'estrema difesa dellavita) sia una prova di inciviltà?
Anche il fatto che Dj Fabo abbia dovuto anda-re in Svizzera per attuare il suo progetto di sui-cidio assistito - su certi quotidiani sembrereb-be questo il fatto più grave - non prova assolu-tamente nulla, come non lo prova per il ricor-so all'utero in affitto e per tante altre "libertà"che chi va all'estero si può permettere e, graziea Dio e alle leggi della Repubblica (per quantosi cerchi di forzarle o di aggirarle), in Italia no...
Per legittimare e trasformare in teorema quel-lo che ai nostri occhi è innanzi tutto il dram-ma dell'uomo Fabo si citano, a sproposito, i ca-si di Welby e di Eluana Englaro. A sproposito,perché nel caso Welby, se non ci fosse stata laconfusione dovuta alla strumentalizzazione i-deologica (che lo presentava all'opinione pub-blica come un tipico esempio di eutanasia), sisarebbe potuto valutare il peso nel suo caso diquell'accanimento terapeutico che anche lamorale cattolica condanna e, di conseguenza,il diritto etico della persona di rinunziare all'u-so di mezzi eccezionali e senza speranza diguarigione. Nellavicenda Englaro, invece, nonci fu alcuna decisione della povera donna sul-la sua morte, ma - ancora una volta - una mon-tatura mediatica che, enfatizzando una frasedetta molti anni prima e tralasciando molti al-tri aspetti della sua vita (come i fatti raccoltinella contro-inchiesta giornalistica di "Avve-nire" dimostrarono), decretò non il distacco diuna spina mail rifiuto dell'alimentazione e del-l'idratazione a un organismo che era perfetta-mente in grado di vivere senza particolari cu-re. Esempio del tutto inappropriato, perciò, dilibertà di decidere di sé e della propria vita.
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IL RISPETTO DOVUTO
C i può e si deve discutere di DichiarazioniL, anticipate di trattamento (Dat), che moltichiamano "testamento biologico"... In un Pae-se democratico le decisioni nascono da un lea-le confronto delle opinioni. Qui ce ne sono, dal-l'una e dall'altra parte, che meritano di essereprese in considerazione. Ma quelle che abbia-mo appena esaminato non rientrano in que-sta categoria.Sono solo chiasso, volto a frastornare e sugge-stionare l'uomo della strada, che ha l'impres-sione di trovarsi di fronte a una violenza inau-dita, quando invece si tratta di una questioneoggettivamente problematica, da affrontaresenza preventive demonizzazioni di chi non lapensa come noi e avendo ben chiaro che è lavita il valore da affermare e da difendere e nonla morte. Uno stile che costituirebbe una buo-na pratica di rispetto, ormai divenuta rara, ver-so i vivi, oltre che verso i morti.
Giuseppe SavagnoneRIPRODUZIONE RISERVATA
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Il racconto Io accanto a luiper due anni«Poi ha mollato»
BELLASPIGA A PAGINA 6
Accanto a Fabo per due anni
«Poi ha smesso di lottare»Parla il fisiatra: «Non siamo riusciti a fermarlo»
no detti... Non giudico quanto è suc-cesso poi, questi sono temi di assolu-ta delicatezza e talmente legati alla si-tuazione di ogni singolo individuo cheè impossibile dettare regole generali,ma certamente questo epilogo è unasconfitta per tutti: la scienza medica faprogressi impensabili per miglioraree allungare la vita, ma nessuno è sta-to in grado di dare a Fabo la motiva-zione sufficiente a continuare ad a-mare la sua».Perché è questa la profonda questio-ne: «In decenni a contatto diretto conpazienti come Fabo - continua Mai-nini - vediamo che il problema è ave-re o non avere qualcosa per cui valgala pena vivere. Penso a tante personecome lui, anche più sofferenti, che a un
certo punto trovano la spinta per vo-ler proseguire sulla strada della vita, ein questo non ci sono regole o auto-matismi, sarebbe troppo facile: nondipende dalla gravità della malattia,non è nemmeno una questione di fe-de, il contesto familiare incide (se sisentono amati o non amati), ma poi o-gni storia è a sé. Ecco perché fare u-na legge su situazioni così mutevolisignificherebbe voler dare confininetti e cose che non possono averli».E chi, come i radicali, si approprianomediaticamente di queste storie u-mane «per farne cassa di risonanzaideologica», vanno a innestarsi in «e-quilibri che noi sappiamo essere de-licatissimi. Ci vuole un solo istanteper passare dalla speranza alla di-sperazione, dalla voglia di vivere aquella di morire».È quello che è successo a Fabo. I pri-
mi mesi accettava di buon grado il pia-no riabilitativo ideato su misura per
lui da Mainini, perché ancora spera-va. A dargli la forza era il suo caratte-re, quella energia vitale che prima del-
l'incidente, avvenuto nel 2014, lo ave-va fatto vivere a mille. «Credeva nellapossibilità di migliorare, si era affida-to anche a terapie sperimentali. Poi hacapito che, almeno ad oggi, la medi-cina non era in grado di ridargli le suefunzioni. Caduta la speranza, non hatrovato qualcosa per cui valesse la pe-na vivere anche così».Non è una colpa, semmai è una sfor-tuna. Perché nessuno sa dire come a-vrebbe reagito al posto suo, e nem-meno dove trovare le parole per resti-tuire la speranza a chi, dalle piste didiscoteche chiassose e affollate, pas-sa al buio di una vita cieca e immobi-le. «Per questo guai a chi giudica- pro-segue il fisiatra di Fabo -. Ma anche achi strumentalizzale situazioni di que-sti pazienti. Le ideologie campano sul-
la falsa concezione che esistano ilbianco o il nero, invece la realtà è com-
plessa . In vent'anni di lavoro sui di-sabili gravissimi abbiamo visto di tut-to. Abbiamo una paziente che si defi-nisce atea, da anni attaccata a un ven-tilatore, ma sostiene che la sua vita èpiena. Abbiamo poi molti malati di Sla,
e solo due ci hanno chiesto di non es-sere tracheotomizzati, com'è già lorodiritto senza bisogno di leggi nuove,quindi li seguiamo con cure palliativeper morire naturalmente, senza alcu-na eutanasia ma anche senza soffrire:è la volontà di una persona lucida chedice "questa cura straordinaria nonla voglio". Lo prevede la Costituzio-ne e anche il catechismo. Un caso co-me quello di Fabo, tra centinaia di di-sabili, non ci è mai capitato prima: la
LUCIA BELLASPIGA
Sono stati fino all'ultimo i gran-di amici di Fabiano Antoniani,che anche loro chiamano Fabo.
Dal novembre del 2015, quando è tor-nato a casa dall'ospedale dopo l'inci-dente, sono stati con lui ogni giornodandogli cura, sollievo ed ascolto: «E-ravamo a casa sua cinque giorni a set-timana, c'erano il fisioterapista, l'in-fermiere, un ausiliario, all'inizio an-che la logopedista e una psicologa, dicui, però, poi ha deciso di fare a me-no. Ho scritto io il suo piano di riabi-litazione e lui collaborava con moltavolontà, aveva una gran voglia di far-cela. Poi è successo qualcosa». Ange-lo Mainini, medico fisiatra, è il diret-tore sanitario della "Maddalena Gras-si", fondazione laica di diritto priva-to, specializzata nell'assistenza do-miciliare ai disabili gravi e attrezzataper i casi più complessi.«In venti anni di attività abbiamo ac-compagnato la vita e la morte di cen-tinaia di persone come Fabo o in con-dizioni analoghe - spiega lo speciali-sta - e attualmente seguiamo ancheun centinaio di bambini». Tra questi -scopriamo - anche Matteo Nassigh, ilragazzo ormai 19enne che non parlaed è completamente immobilizzato,ma che dalle nostre pagine domenicaaveva lanciato un ultimo appello pro-prio a Fabo: «Non andare a morire, noidue possiamo migliorare il mondo».«Eultimavolta che siamo andati da luiè stato venerdì, il giorno prima dellasua partenza per la Svizzera. C'era an-che il cappellano, don Vincent, chia-mato da Fabo, non so che cosa si sia-
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stragrande maggioranza chiede di ri-cevere tutte le cure possibili per unavita pienamente degna, e purtropponon le hanno. Questo è il grande di-ritto inascoltato, vivere, ma non vie-ne difeso con la forza con cui si re-clama un diritto di morire».Persino la Lombardia, che è un'isola fe-lice, copre buona parte dei costi altis-simi di assistenza ai disabili gravi, maad esempio basta che il paziente instato vegetativo abbia un lieve miglio-ramento perché il carico venga spo-stato sulle famiglie. «Perché coloro che
si battono per la morte di pochi non sibattono al fianco di queste povere ma-
dri, che noi vediamo letteralmentesvenarsi per i figli? Sono una folla bi-sognosa e abbandonata».La storia di Fabo non è finita qui. Chivoleva usarla per fini ideologici da quicomincia. «Mi autodenuncerò appe-na rientro in Italia», annuncia dallaSvizzerail radicale Marco Cappato. Fa-
bo si è suicidato in Svizzera come già
altri italiani, Cappato gli ha dato unpassaggio in macchina, ma tenta lacarta del coinvolgimento e del marti-rio, «rischia 12 anni di carcere», ripe-tono per inerzia i tigì.Ciò che vede Mainini trai suoi pazientidi Sla e di altre patologie degenerati-ve è che «all'inizio molti pensano divoler morire, ma con il tempo il giudi-zio nel 99% dei casi muta, strada fa-cendo cambiano le priorità e, con ilgiusto accompagnamento, riesconoad apprezzare ciò che quella loro nuo-
va vita può offrire. Se attorno hannopersone che amano e scadenze atte-se con gioia, come la nascita di un ni-potino o la laurea di un fig,lio, anche so-
lo riuscire a fare quel sorriso o muo-vere la testa li appaga pienamente».Ora che Fabo non c'è più, il pensierodel medico va alla disperazione di suamadre, «al dolore immane con cui al-l'inizio ha fatto ciò che poteva per fer-mare la decisione del figlio», ma poinon ha potuto che assecondarlo e aiu-tarlo. «Penso a cosa sarà subito dopo»,diceva al medico piangendo. E oggiche quel dopo è arrivato «spero soloche abbia vicino persone capaci diconsolare il suo cuore».
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Parla lo specialista in
assistenza domiciliare Angelo
Mainini, 5 giorni
su 7 a casa Antoniani:
«All'inizio Fabiano aveva
voglia di farcela»
La Fondazione laica
Maddalena Grassi in vent'anni
di attività ha accompagnato
oltre 100 disabili gravissimi:
«Famiglie che vanno
sostenute»
La testimonianzaDj Fabo era seguito dal2015 da un'equipe difisioterapisti a domicilio:«L'ultima volta lo abbiamovisto venerdì scorso, ilgiorno prima che partisseper la Svizzera. C'era ancheil cappellano, hanno avutoun lungo colloquio. Ma luinon aveva più speranza»
Efr~«Un dolore immenso
da non strumentalizzare»
Non strumentalizzate il «dolore immenso» di Fabo
«per fame una battaglia politica e ideologica». Difronte alla tragedia l'Aiart, l'associazione deglispettatori e dei cittadini mediali, sottolinea ilrischio di queste ore. «Saremmo voluti intervenire
dopo il servizio delle lene del 22 febbraio che haraccontato la sua storia - spiega MassimilianoPadula, presidente dell'Aiart - ma abbiamopreferito il silenzio per rispettare la vicendapersonale che trascende ogni singolo giudizio.
Oggi, però, sentiamo di sottolineare il rischio diun cortocircuito informativo che strumentalizzi ildolore immenso di questo giovane, per farne unabattaglia politica e ideologica».
L'Aiart non intende entrare nei dettagli del casospecifico ma, prosegue Padula, «avvertiamol'urgenza di stigmatizzare una televisione e ungiornalismo che destrutturano il sensoautentico della vita servendosi di sofferenzeestreme. Puntare esclusivamente sull'emozionenon aiuta lo spettatore a discernere.Occorrerebbero ben altri approfondimenti», chetrattassero il tema del fine vita in modo plurale,«attraverso una narrazione rispettosa e fedele ditutte le storie». (U.Fo.)
MEDICO II fisiatra Angelo Mainini
Una delle immagini di dj Fabo impegnato negli esercizi di riabilitazione quotidiana. L'équipe guidata da Mainini lo seguiva dal 2015
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a voi la " arola
Chi vuole davveromigrazioni irregolari
Gentile direttore,le scrivo mentre è già sera in questo ve-nerdì 24 febbraio 2017. Non posso anda-re a letto senza fare una menzione ad ho-norem a Paola Clemente, 49 anni, tre figlie,
che è morta in Puglia stroncata da un in-farto nella vigna nella quale lavorava allaacinellatura per 27 euro al giorno, sfruttatadalla "massara" (caporale femmina) chedegli 85 euro che le avrebbe dovuto pagarene tratteneva 58. La coraggiosa donna emadre che si alzava alle 3 del mattino perrecarsi al lavoro, manteneva col suo mi-sero salario tutta la famiglia. Dimostra-zione vivente che, pure in cambio di unapaga indegna accettava (come gli immi-grati, e nonostante lo si neghi come nonpochi italiani) l'unico tipo di lavoro che leveniva offerto. Riflettiamo sul perché trop-
pa gente desidera ardentemente mano-dopera extracomunitaria, che non può ri-bellarsi all'indegno sfruttamento perchéper lo più irregolare.
Fiorella Merello GuarneroGiusto, gentile e cara signora Merello. So-no d'accordo con lei. Vorrei anche che lariflessione si allargasse, e faccio il possi-bile perché avvenga, al perché troppa gen-te e soprattutto troppi politici (xenofobi opavidi, comunque irresponsabili) conti-nuano a permettere una immigrazioneclandestinizzata dalle aree di espatrio for-zato per guerra, dittatura e fame mante-nendo ostruiti praticamente tutti i cana-li regolari per l'ingresso in Italia come ri-fugiati o come lavoratori. I fautori del-l'immigrazione irregolare, grandi com-plici e sponsor di fatto dei trafficanti diesseri umani e dei "caporali" di ogni sor-ta, sono tutti coloro che non ne permet-tono una ben regolata, governata da u-manità e legalità. Ci vogliono corridoi u-manitari per profughi di guerra e perse-guitati e flussi controllati per le migra-zioni economiche. E dovremmo ricor-darci tutti che quest'ultime sono le stes-se a cui in Europa e nel mondo si sono sot-toposti con speranza, ma senza gioia, tan-ti nostri connazionali. (mt)DJ FABO: RAGIONE E CUOREESIGONO UNA RISPOSTACaro direttore,
il dj Fabo è morto, sollevato da un infernodi dolore come nella sua ultima dichiara-zione. A lui va la mia preghiera, la doman-da che Dio prenda tra le sue braccia il suocorpo ferito e lo guarisca per l'eterno. Fa-bo ha voluto scegliere la morte, certo di po-ter trovare in essa la liberazione da tanto do-lore. Il suo gesto estremo è l'espressione diuna esigenza di libertà e di vita, quella dicui è fatto l'uomo: prendere sul serio que-sta esigenza è cercare di sentire la vita de-gna anche in condizioni drammatiche. Ecosì tutti di nuovo ci misuriamo con la do-manda di che cosa o chi sia all'altezza del-le nostre esigenze fondamentali. Se non cirimanesse che la morte, vorrebbe dire chenon vi è risposta alle nostre esigenze piùve-
re. E questo né la ragione né il cuore pos-sono accettarlo!
Gianni MereghettiAbbiategrasso (Mi)
IL CASO PIETOSO DI FABOE L'EUTANASIACaro direttore,trovo rivoltante il modo con cui si sta cer-cando di strumentalizzare il caso pietosodi Fabo al fine di esercitare pressioni suiparlamentari italiani perché si decidano avarare norme legislative non solo sul finevita, ma anche sull'eutanasia. Come perWelby, ancora una volta si sfrutta il casosingolo, anzi direi un esempio estremo, perregolamentare altri casi che solo apparen-temente sono analoghi. Il caso del dj Fabo,infatti, non può essere ricompreso nellacategoria dei malati terminali, i quali inol-
tre nella maggioranza dei casi non chie-dono affatto di morire anticipatamente,semmai di non essere abbandonati da me-dici, familiari e amici nei loro letti di soffe-renza e, talvolta, di disperazione. Un altroaspetto del problema riguardai medici. Laprofessione medica non può ridursi a quel-la di puri prestatori di opera richiesta dalpaziente (o dai familiari che, come nel ca-so Englaro, si arrogano il diritto di inter-pretare in maniera univoca la volontà deiloro congiunti) Al medico non è un barista.Il medico ha una missione, ben definita dalgiuramento di Ippocrate. E non può allon-tanarsene per il solo desiderio di guada-gno, appiattendosi sulle istanze di una cul-
tura dominante che sempre più vuole at-teggiarsi ad arbitra, in qualsiasi fase dell'e-sistenza umana, della vita e della morte.
Roberto BernacchiaMondolfo (Pu)
DJ FABO E CERTI RADICALI:
SUICIDIO ASSISTITO A OROLOGERIA
Gentile direttore,non c'è che dire, nel loro genere, certi ra-dicali sono dei geni, geni del male ma sem-pre geni. Lo dimostra il signor Cappato cheha magistralmente sfruttato a fini propa-gandistici la tristissima vicenda del pove-ro dj Fabo, che sopraffatto dal dolore erafforzato nel suo scoramento ha deciso dimorire. La strategia è consistita nel far coin-
cidere il suicidio assistito di Fabo con unacruciale pausa di riflessione nell'iter parla-mentare del disegno di legge sulle dichia-razioni anticipate di trattamento che è se-gnato da diverse e gravi ombre, ma non èun testo sull'eutanasia. È evidente che loscopo è ottenere il massimo effetto propa-gandistico. Il rischio è che non poche per-sone, apprendendo da media orientati iparticolari della vicenda, saranno indottea pensare che in fondo è stato un gesto diumana pietà porre fine al dolore di un gio-vane uomo diventato tetraplegico e cieco,mentre ben pochi si porranno l'interroga-tivo: ma è davvero così scontato che la vi-ta di un tetraplegico cieco sia non degna diessere vissuta?
Alberto MercadanteSI PUÒ MORIRE DIGNITOSAMENTE
SENZA ACCANIMENTO NÉ EUTANASIA
Caro direttore,credo che in un Paese civile, prima di par-lare di eutanasia, si debba costruire un si-stema sanitario ed assistenziale vero, chenon abbandoni i malati! Affinché non si ar-
rivi a scegliere l'eutanasia perché si è ri-masti soli nel proprio dolore, nella piùprofonda disperazione! Quando una per-sona sofferente decide di porre fine alla vi-
ta, occorre fare silenzio e meditare nelprofondo sul come abbia maturato questascelta e farsi tutti un esame di coscienzaper capire se, come società, potevamo far-lo sentire meno solo nel dolore e nella ma-lattia. Per quanto possiamo desiderarlo, e-
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liminare dalle nostre vite la malattia e lasofferenza è impossibile; dovremo semprefarci i conti prima o poi (solo quel demo-nio di Hitler si illudeva di eliminare dalmondo la malattia uccidendo tutti i mala-ti). Non vorrei mai uno Stato che preferi-sce applicare l'eutanasia (assai più "eco-nomica" in tutti i sensi) piuttosto che spen-dere soldi e risorse umane, sociali, per as-sistere il malato con dignità fino alla fine dei
suoi giorni. Perché si può morire dignito-samente, senza accanimento terapeuticoe senza eutanasia!
Francesco Bellusci, infermiereBalsorano (Aq)
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In tv quasi tutti schierati
I tg rispolverano
la formula paninoUMBERTO FOLENA
Me. Metti in fila le parole usate dai tg per raccontare leultime ore di Dj Fabo e rimangono due sillabe, asciuttee brevi come il bip che segnala: il cuore non batte più,<fine». La notizia ieri a metà giornata era data, com-
prensibilmente, in apertura da tutti. Singolare l'assonanza traRai e Mediaset. Il Tg2 ricorda che il radicale Marco Cappato «èstato con lui fino alla fine»; il Tg5 sottolinea che Fabo «se ne è an-dato libero fino alla fine», qualunque cosa significhi. L'antefattoperò è il servizio di raro equilibrio con cui la sera precedente il tgdiretto da Mimun aveva dato conto della morte annunciata eanche dell'ultimo appello del disabile 19enne Matteo a Fabo ri-suonato sulle pagine di 'Avvenire"; il Tgl ricorda con enfasi cheFabo «sollecitava una legge sul fine vita».I telegiornali hanno il merito, con rare eccezioni, di controllare l'altotasso emotivo della notizia. Ma nessuno, sempre con rare eccezioni,sa o vuole nascondere da che parte sta: per il testamento biologico,certo, ma anche per il suicidio assistito (quello di Fabo in Svizzera),
forse perfino per l'eutanasia. La tentazione è troppo forte per il Tg2che stupisce con una tecnica da giornalismo sgradevolmente militante:
il 'panino". Dopo aver dato la notizia, riporta alcune reazioni: pri-ma tre decisamente favorevoli all'eutanasia; poi la voce critica di Ga-sparri di Fi; infine, a chiudere, Di Maio del M5S.
"Panino" pure per il Tgl, anche se meno smaccato. Si comincia conun'intervista a Cappato, poi si spiegano i termini della questione e sidenuncia la lentezza del Parlamento, infine Paola Rifletti come vocedi mezzo e Benedetto Della Vedova come ultima, a chiudere il panino.
Piace molto la metafora del "viaggio", tentazione irresistibile se si par-la di chi corre incontro alla morte di propria volontà.Il TgLa7 indulge
nella facile retorica: «Ha scelto di fare presto... Si definiva vivace, unpo' ribelle, poi precipitato in una notte senza fine... Ha deciso di par-tire per il suo viaggio estremo». La lettura è fin troppo facile: partireper il viaggio estremo è un atto vivace e ribelle, insomma positivo, in-dice di una personalità forte, gesto da ammirare e forse esemplare.
Studio Aperto (Italia 1), da parte sua, definisce Fabo «artista te -traplegico» , che voleva «uscire dalla gabbia» e «ha riacceso l'at-tenzione sulla mancanza di una legge in Italia». L'unica voce dicommento è quella pro-suicicio assistito di Della Vedova.Il viaggio, dunque. Per uscire dall'inferno del dolore. Verso la fine. Ecommenti asciutti, anche se attentamente studiati per sostenere l'eu-
tanasia sull'onda dell'emozione di una morte programmata. Ma èun'emozione priva di partecipazione. Un'emozione che lascia il cuo-re gelido. Le voci sono distanti. E subito si passa ad altro.
RaiTg24 e SkyTg24 dedicano a loro volta due corposi servizi specia-li cucinati alla vigilia. Per la Rai, Gerardo D'Amico mette insieme E-luana Englaro eWelby, il cardinale Bagna,sco e Bettimelli (Medici cat-tolici), Coscioni e Quagliarello. Una equilibrata polifonia, lasciandole parole provocatrici di Dj Fabo in coda, come commiato. Super pa-nino imbottito invece quello di Sky, dal titolo "L'ultimo viaggio" (ap-punto). Fabo va in Svizzera «per essere sollevato dall'inferno del do-lore» e inchiodare alle proprie responsabilità una «politica sorda e i-nerte». Informa lodevolmente delle varie leggi in Europa e la situa-zione in Parlamento. Ma racconta di Welby, Nuvoli ed Englaro; dà laparola a Filomena Gallo dell'Associazione Coscioni; e se aveva co-minciato con le parole di Fabo, termina con quelle di Javier Bardem
nei panni di Ramón Sampedro in uno dei film più ideologici sul-l'eutanasia, Mare dentro di Alejandro Amenàbar. Giusto perché nonci siano dubbi su come la si debba pensare.
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RADICALI «Associazione» e «Istituto»Coscioni divisa sulle strategie
Se si resta alle dichiarazioni, chiedono la stessa cosa:
legalizzare la scelta sul momento e il modo per
terminare la propria vita. Ma le differenze nella
galassia radicale, che con il dramma di Fabo ha
riconquistato il centro della scena, emergono appena
si approfondiscono le strategie. «Fabo non era un
politico né un attivista, non aveva alcun interesse di
usare il suo caso per altri analoghi. C'era una via
italiana, quella di Welby: ma si è preferito andare in
Svizzera...». Maria Antonietta Farina Coscioni, vedova
di Luca, al quale è intitolata l'omonima associazione
sotto le cui insegne Marco Cappato ha accompagnato
Fabo a morire, è misurata ma lascia trasparire il suo
dissenso sulla strategia dell'ex compagno di battaglie
radicali. Ex, perché a ridosso della separazione
interna (partito pannelliano di qua, radicali boniniani di
là, e Cappato tra loro) è nato l'Istituto Coscioni
guidato da Maria Antonietta. In dissenso con
l'Associazione. E se alla fondatrice è chiaro che
«hanno creato l'associazione "Eutanasia legale" per
non causare problemi alla "Luca Coscioni"» lo è meno
il fatto di «creare associazioni per un servizio a
pagamento» (10mila euro per morire, parole dello
stesso Cappato). Con la domanda, legittima, su «che
fine fanno questi soldi». (F.O.)
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Nel testo in discussione alla
Camera si parla delle
Disposizioni anticipate di
trattamento. Ferma la proposta
dell'associazione Coscioni
diritto di revocare in qualsiasi momento ilconsenso prestato, anche quando - ecco ilpassaggio più discusso - la revoca com-porti l'interruzione del trattamento, ivi in-cluse la nutrizione e l'idratazione artifi-ciali». Al Punto 3 invece vengono regola-mentate le Dat, trasformate da mere di-chiarazioni a disposizioni del tutto vinco-lanti per i medici: «Ogni persona maggio-renne e capace di intendere e di volere - èscritto - in previsione di una propria futu-
ra incapacità di autodeterminarsi può, at-traverso disposizioni anticipate di tratta-mento ("Dat"), esprimere le proprie con-vinzioni e preferenze in materia di tratta-menti sanitari nonché il consenso o il ri-fiuto rispetto a scelte terapeutiche e a sin-goli trattamenti sanitari ivi comprese lepratiche di nutrizione e idratazione artifi-ciali. Può altresì indicare una persona disua fiducia ("fiduciario") che ne faccia leveci e lo rappresenti nelle relazioni con ilmedico e con le strutture sanitarie».Altra cosa invece l'eutanasia attiva. La pro-posta presentata in merito dall'Associa-zione Luca Coscioni, ma ancora ferma,prevede che la richiesta di eutanasia «siamotivata dal fatto che il paziente è affettoda una malattia produttiva di gravi soffe-renze, inguaribile o con prognosi infaustainferiore a diciotto mesi».
Angelo PicarielloRIPRODUZIONE RISERVATA
La drammatica vicenda di Dj Fabo èun «triste evento che rischia di crea-re confusione con situazioni diver-
se da regolamentare con le Dat o il Biote-stamento», sostiene anche Carlo AlbertoDefanti, primario emerito dell'OspedaleNiguarda di Milano e medico di Eluana. Ilnuovo testo in discussione alla Cameranon consentirebbe comunque di autoriz-zare in Italia l'eutanasia passiva praticataper Dj Fabo in Svizzera.Sono due i passaggi cruciali della propo-sta in discussione sul testamento biologi-co. «Ogni persona maggiorenne e capacedi intendere e di volere - è scritto al punto1- ha il diritto di accettare o rifiutare, in tut-
to o in parte, qualsiasi accertamento dia-gnostico o trattamento sanitario indicatodal medico per la sua patologia o singoliatti del trattamento stesso. Ha, inoltre, il
Il ddl. Soluzione comunque non autorizzata
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«Si forza il nostro ordinamento»Il giurista Gambino: attenzione a chi attacca il solidarismo
Il presidente nazionale
di Scienza & Vita invita
a non assecondare
la strategia di chi cerca
la legalizzazione
dell'eutanasia anche
con l'autodenuncia
FRANCESCO OGNIBENE
Una storia giàvista: il caso dram-matico, la sua esibizione me-diatica, la richiesta di una leg-
ge costruita in un certo modo propriomentre il Parlamento ne discute, lapressione su un'opinione pubblica e-sposta per giorni a un bombarda-mento in una sola direzione. Passanole generazioni, ma i radicali - pur di-visi e orfani del fondatore-non cam-biano. Compresa l'autodenuncia delloro esponente Marco Cappato che hapreparato la morte di Fabiano Anto-niani. Una strategia alla quale il giuri-
sta Alberto Gambino, presidente diScienza &Vita, invita a non prestare ilfianco. «L obiettivo dei radicali - spie-
ga - è certamente di creare un casocercando di dimostrare quanto "l'Ita-lia è indietro" perché aiutando un sui-cidio si rischia l'incriminazione».Non basta la morte di un uomo? Co-sa si vuole ottenere?Il massimo dell'attenzione intorno al-l'eventualità che l'aver accompagna-to Fabo a morire all'estero integri gli e-
stremi della compartecipazione a unreato. In Italia il suicidio assistito è san-
zionato dal Codice penale, così comel'omicidio del consenziente. E se l'at-tività preparatoria dell'azione crimi-nosa si compie in Italia va perseguitadalla legge italiana. Non sappiamo co-s'è successo nei giorni precedenti allaconclusione di questavicenda, ma sesi dimostrasse che c'è stata un'indu-zione al suicidio organizzando il viag-gio e i rapporti con la struttura in Sviz-
zera, tutto ciò integra un reato.Come incide il fatto che la morte siaavvenuta all'estero?Se la preparazione dell'atto si svolgein Italia il diritto penale persegue inbase alla nostra legge anche il compi-mento dell'intero fatto criminosocompiuto in Svizzera perché si è dataassistenza a un atto suicidario. Per ipenalisti non sarebbe strano che si a-prisse un fascicolo su questa notiziadi reato. Facciamo però attenzione,perché è proprio quello che i radicali
GIURISTA Alberto Gambino
vogliono.È già partito il coro di chi chiede agran voce una legge per casi comequesto...C'è un'evidentissima strumentalizza-zione di questa vicenda, e purtropponon solo da parte dei radicali. Il dise-gno di legge sulle Dichiarazioni anti-cipate di trattamento, così com'è orain Parlamento, non prevede forme nédi eutanasia attiva né di suicidio assi-stito, ma - con tutti i suoi aspetti criti-ci - contempla l'eutanasia passiva, ov-vero la possibilità di interrompere lanutrizione assistita su richiesta del pa-
ziente senza neppure specificare checi si dovrebbe trovare davanti a con-dizioni di terminalità. Nel caso di Fa-bo non si trattava di malato termina-le, e neppure ci si è limitati a inter-rompere trattamen ti sanitari o sup-porti vitali ma al paziente è stato sot-toposto il preparato necessario perdarsi la morte.Cosa prevede il nostro ordinamento?
Dobbiamo rallegrarci che in Italia vi-ga un sistema a impianto solidaristi-co: davanti a patologie e disabilità laCarta costituzionale ci indica la stra-da dell'accoglimento, del sostegno,dell'accompagnamento, del servizio,della cura. Non ci offre altri percorsiperché il principio cui è ispirata espri-me una conquista di civiltà: significache non Fabo male decine di migliaiadi disabili in Italia non possono sen-tirsi un peso per la società, indotti a
pensare che la loro non sia una vitapiena di dignità. Elevare un caso spe-cifico aregolain fatto di disabilità è in-sidioso e scorretto. Le leggi infatti di-spongono in casi generali e astratti, se
invece si vuole costruire una legge apartire da un caso-limite si va a intac-care un intero sistema dell'assistenzache invece fa leva sul principio soli-daristico. Ci si confronti con le nume-rosissime situazioni di disabilità, si ab-bia il coraggio di chiedergli se posso-no accettare che per loro un giorno cisia l'eventualità dell'eutanasia. È undiscorso molto delicato, sul quale nonsono ammessi infingimenti.Èimmaginabile la legalizzazione del-
la morte "a richiesta"?Se larichiesta dopo questo caso è di in-
serire nella legge oltre all'eutanasiapassiva già prevista- ma non accetta-bile - anche una forma di eutanasiaattiva si finisce per ribaltare tutto lospirito sul quale si regge il nostro or-dinamento, e anche l'impalcatura del-la sanità italiana, che con tutti i suoi li-miti è uno dei migliori sistemi al mon-do. Al suo posto, si vorrebbe importa-re un sistema sul modello impostatosull'individualismo e a un'autodeter-minazione assoluta non bilanciata daaltri princìpi. È un sistema che lascia
soli i suoi cittadini quando avrebberopiù bisogno di non sentirsi tali.Tra le libertà della persona andrebbe
prevista anche quella di scegliere lapropria morte?Le libertà non le fanno né le elimina-no le leggi ma sono un dato di natura,e non è detto debbano essere attuatedall'ordinamento. Non tutto ciò che èlibero deve essere disciplinato da unalegge. Se entrasse in vigore unanormache autorizza il suicidio assistito que-sto diventerebbe un diritto del pa-ziente che potrebbe esigere dal medi-co un atto agli antipodi del solidari-smo cui è ispirato il nostro sistema giu-
ridico e sanitario. E inevitabilmentediventerebbe una prassi con la qualesi risolvono situazioni ritenute un pe-so per la società.
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Quelle bugie sull'eutanasia
«Lo Stato non regola i suicidi»Il caso Fabo irrompe nel contronto sul fine vita«No all'uso strumentale di una storia drammatica»
silenzio e rispetto e non di essere utilizzata po-liticamente in alcun modo», dice l'esponente diDemocrazia solidale. «Non si possono fare leleggi sulla base dei casi estremi». Il disegno dilegge aspetta solo i pareri delle commissionicompetenti prima di arrivare all'esame del-l'Aula. «In particolare le commissioni Giustiziae Affari Costituzionali ci hanno chiesto tempofino al 2 marzo. Quindi dal 3 daremo il manda-to al relatore». Ma - ricorda Marazziti - anche sela legge fosse già approvata, il caso limite di DjFabo non avrebbe trovato soluzione perché sitratta di suicidio assistito, che non può esser di-sciplinato dalla sanità pubblica italiana». Tut-tavia, il testo così com'è, attraverso il sistemadelle Dat, crea non pochi interrogativi sul ri-schio di introdurre l'eutanasia passiva. Doma-ni dovrebbe esserci una nuova riunione dei ca-pigruppo per definire l'ordine dei lavori. Ma-razziti, che si è già impegnato per allungare itempi di discussione, assicura che ci sono an-cora margini di mediazione.Gian Luigi Gigli, deputato di Demos e presi-dente del Movimento per la Vita, parla di «ope-ra di sciacallaggio» da parte dell'associazione
Luca Coscioni, ricordandoche la legge in discussione«avrebbe consentito a DjFabo di morire di stenti, permancata alimentazione e i-dratazione, ma non per sui-cidio assistito farmacologi-co». Tuttavia, prosegue Gi-gli, «si vuole sfruttare que-sta legge come grimaldelloper arrivare all'obiettivo disempre: l'eutanasia attiva».La vicenda di Fabo, sostie-ne Paola Binetti dell'Udc,
«riempie tutti noi di doloree tristezza, ma nel ddl in discussione siamo tut-ti concordi nel dire no all'eutanasia. Si discutesolo se esplicitarlo o meno. Ma quel che appa-re dal modo in cui è stata data la notizia dimo-stra quanto sia necessario che nella legge siascritto chiaramente "no" all'eutanasia».«Se la risposta al dolore umano diventa il suici-dio assistito ogni forma di disperazione potràessere risolta con l'eutanasia», interviene Eu-genia Roccella di Idea. «Lo Stato poteva fare dipiù - auspica Raffaele Calabrò di Ap - ma noncerto assisterlo al suicidio». Mentre Alessandro
ANGELO PICARIELLO
ROMA
Il dibattito sull'onda dell'emozione per il ca-so della morte in Svizzera di Dj Fabo, inve-ste anche la discussione in corso per la leg-
ge sul "testamento biologico". Ma si tratta diun'opera di mistificazione comunicativa, dalmomento che il testo in avanzata fase di di-scussione in commissione Affari sociali dellaCamera si occupa delle Dat, le "disposizioni an-
ticipate di trattamento" (sarebbe meglio parla-re di "dichiarazioni"), rese - a differenza del ca-so di cui si parla - in precedenza, in stato di pie-
na coscienza e da far valere in caso di incapa-cità di intendere e di volere o di stato vegetati-vo. Fioccano, rivelatrici, le affermazioni di chivorrebbe riconosciuto per legge il diritto chi,come dj Fabo, chiede inve-ce, in piena coscienza, di far
ricorso all'eutanasia attiva.Marco Cappato, presiden-te dell'Associazione LucaCoscioni, che ha dato perprimo l'annuncio dellamorte nella clinica svizzera,
annuncia che oggi andrà adautodenunciarsi per «aiutoal suicidio». Mentre Micae-
la Campana, responsabileDiritti del Pd spinge perampliare il contenuto dellalegge in esame: «Questa vi-
cenda ci aiuta a fare una riflessione ulteriore -auspica -, proprio mentre in Parlamento si di-scute il disegno di legge sulle Disposizioni an-ticipate di trattamento».«Vergogna!», grida il neo-leader di Sinistra ita-liana Nicola Fratoianni. Il sottosegretario agliEsteri Benedetto Della Vedova chiede di costi-tuire, sul fine vita, «un quadro giuridico in cuila libertà di tutti possa essere rispettata e a-dempiuta». Ma, avverte Maurizio Lupi, capo-gruppo di Ap alla Camera, «non esiste un dirit-to alla morte e un obbligo dello Stato di procu-rarla, se richiesto».Un invito a non fare uso strumentale dell'emo-zione viene da Mario Marazziti, presidente del-la Commissione in cui la legge sul fine vita è indiscussione. «È una storia di dolore che merita
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Pagano della Lega vede il «solito omicidio a o-rologeria». Ma se Luca Zaia parla per Fabo di«avvilente espatrio», il leader Matteo Salvini nefa anche un problema economico: «Molte fa-miglie - sostiene - arrivano a scegliere l'euta-nasia perché non ce la fanno a far fronte di ta-sca propria». Per Forza Italia parla il capogrup-po Renato Brunetta: «Serve una legge - dice - ma
no a forzature». «La discussione riprenda - glifa eco dal Senato Maurizio Gasparri - ma no alsuicidio di Stato».
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Marazziti: «Non si possono
fare le leggi sulla base dei
casi estremi, ma questa
vicenda non avrebbe
comunque trovato
soluzione con le norme
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L'ORDINE DEI MEDICI
«Non possiamo dare la morteLo dice il Codice deontologico»
I medici non possono favorire nessun atto che possaprovocare la morte, come precisa il Codicedeontologico. Sulla contrarietà all'eutanasia da parte
dei camici bianchi non ci sono dubbi. Ma la morte diDj Fabo è una sconfitta per tutti, perché vuol dire chenon siamo riusciti a fare abbastanza per aiutare e daresollievo a lui e ai suoi familiari». Così MaurizioScassola, vicepresidente della Federazione nazionale
degli Ordini dei medici (Fnomceo). Deciso anche
l'intervento del Forum sociosanitario cristiano: »Inun'epoca in cui avanza una patologica interpretazionedell'autodeterminazione, è indispensabile promuoverela cultura della vita come grande bene indisponibile»ha commentato il medico e presidente Aldo Bova.
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Suicidio assistito La fine in una struttura svizzera. Il giornale dei vescovi: non è libero, è defunto
Dj Fabo, un morso per morireUn pulsante tra i denti: «Via da un inferno». Cappato: mi autodenuncio
Dj Fabo, 4o anni tetraplegico, ha scelto ierimattina il suicidio assistito in una clinica sviz-zera per «fuggire da un inferno di dolore».
da pagina 2 a pagina 5 ArachiFasano, Marrone, Piccolillo, Trocino
Fabo, le accuse a Roma e l'addioScoppia la polemica sul fine vitaIl messaggio: «In Svizzera senza aiuto dello Stato». Poi il suicidio assistito. Cappato: mi denuncio
ROMA il dj Fabo non c'è più. Fabiano Antoniani,40 anni, cieco e tetraplegico da due anni e mez-zo per un incidente stradale, ieri alle n.40 hascelto di andar via, mordendo un pulsante perattivare la somministrazione di un farmaco le-tale. Via tweet, il suo j'accuse: «Sono finalmen-te arrivato in Svizzera, purtroppo con le mie for-ze e non con l'aiuto dello Stato». Infine l'addioal segretario dell'associazione Luca Coscioni:«Volevo ringraziare una persona che ha potutosollevarmi da questo inferno di dolore, di dolo-re, di dolore. Si chiama Marco Cappato e la rin-grazierò fino alla morte». «Ha scelto di andar-sene rispettando le regole di un Paese che non èil suo. Ora è libero», rimarca Cappato, che an-nuncia: «Mi autodenuncerò». Rischia 12 anni dicarcere per aver contribuito al suicidio assistito.
«Una storia di dolore che merita silenzio»,dice Mario Marazziti, presidente della commis-sione Affari costituzionali, dove giace la leggesul fine vita. Ma nessuno tace. La politica si di-vide, tra chi concorda con la battaglia radicaleche «non tocca allo Stato decidere» - con iparlamentari pd che chiedono di discutere su-bito il Biotestamento («La politica deve guarda-re fn faccia le persone», preme Ettore Rosato)- e i cattolici. «Una società davvero civile non
dà l'eutanasia ma si sforza di dare un senso allafragilità», scrive Famiglia Cristiana. E ancora:«Qualcuno ha detto che Fabo ora è libero e chelo Stato italiano ha perso. Fabo non è libero, èmorto» dice il direttore di Avvenire Marco Tar-quinio in un video sul sito del quotidiano dellaCei. Gian Luigi Giglio (Movimento per la vita)configura una sorta di «omicidio di consen-ziente». E Adinolfi usa un paragone choc: «Hit-ler almeno i disabili li uccideva gratis».
Salvini chiede di «garantire la libera scelta,ma assicurare una vita dignitosa a chi vuolecontinuare a combattere». Il candidato alle pri-marie pd, Michele Emiliano, chiede di dar voceagli italiani «ancora capaci di capire cosa è piùgiusto». Per il ministro Orlando «oggi non ègiornata per discutere di eutanasia». Luigi DiMaio, M5S, attacca: «Abbiamo chiesto la calen-darizzazione in Aula ma non c'è più un Parla-mento». Anche se la norma fosse già stata ap-provata, però, non sarebbe servita a Fabo: il sui-cidio assistito non è previsto. Lo sottolinea Pao-la Binetti (Udc) parlando di vicenda «dolorosa»che, però, non ha a che vedere con il ddl in cui«l'intera commissione dice no all'eutanasia».Virginia Piccolillo© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Le tappe
L'incidente stradaleIl 13 giugno 2014 dj Fabo (vero nome
Fabiano Antoniani), un passato da broker e
da assicuratore, sta tornando a casa - in
auto-dopo una serata in un locale.Mentre guida gli sfugge di mano il
telefonino. L'uomo si china per raccoglierlo
ma perde il controllo del veicolo che sbanda
e finisce per impattare contro un'altra
vettura che nel frattempo procedeva sulla
corsia d'emergenza alle porte di Milano. Il dj
viene sbalzato fuori dall'abitacolo e riporta
lesioni gravissime
L'appello a MattarellaFabo deve essere assistito in tutto, ha
difficoltà nel deglutire e non riesce a fare
praticamente nulla. Il 19 gennaio scorso
- dalle pagine del Corriere della Sera
- lancia un appello rivolgendosi al capodello Stato Sergio Mattarella. «Signor
presidente, sono diventato ciecoe tetraplegico a causa di un incidente in
macchina. In questi anni ho provato a
curarmi, ma senza risultati. Da allora misento in gabbia. Vorrei poter scegliere di
morire senza soffrire»
elle nessuno dei parlamentaa " "ia t coraggio
La critica ai parlamentariDopo quell'appello - sotto forma di filmatorealizzato con l'Associazione Luca Coscioni
- il 4 febbraio scorso Fabo torna a dire la
sua per commentare la situazione di stallo
normativa che lo riguarda. «Ho sentito che
il Parlamento ha rinviato di tre settimane la
legge sul testamento biologico e c'è il
rischio che tutto vada perso - dice -.scandaloso che i parlamentari non abbiano
Il coraggio di prendere la situazione in
mano per tanti cittadini che vivono
Come me»
L'ultimo viaggioDomenica scorsa Marco Cappato,
dell'Associazione Luca Coscioni, scrive che
sta accompagnando Fabo in una clinica
svizzera perché l'uomo ha chiesto di morire.
Il suicidio assistito è avvenuto nella
struttura dopo una visita medica e
psicologica che è servita a confermare la
sua volontà di morire, così come richiede la
normativa elvetica in materia. Fabo si è
spento ieri alle 11.40: ha spinto con lelabbra il pulsante per attivare la
somministrazione del farmaco letale
Le regole o
" ItaliaA oggi
è vietata
ogni formadi eutanasia
e di assistenza
al suicidio.
Sul tema sono
state avanzatediverse
propostedi legge
" OlandaNel 2001
diventail primo Paese
al mondo
a consentiresia l'eutanasia
sia il suicidio
assistito(con età
minima di 12anni)
consentel'aiuto al suici-dio su esplicita
richiesta del-
l'interessato.
La prestazione
è garantita
anche
ai cittadini
stranieri
" BelgioLa legge
che legalizza
l'eutanasia
è entrata
in vigore nel
2002. Dal 2014
è legale anche
l'eutanasia sui
minori, senza
restrizionidi età
" Svizzera La legge
" GermaniaViene ammes-
sa l'eutanasiapassiva (se
senza scambiocommerciale).
Consentitaanche quella
attivase è chiara
la volontà
del paziente
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Mina Welby «Io speravose ne andasse quMa lo attendevaun'agonia lenta»
ROMA Mina Welby, dieci
anni dopo la morte diPiergiorgio, che effetto lefa la storia di dj Fabo?
«Provo una grandecompassione. Speravo chepotesse essereaddormentato in Italia,come Piergiorgio. Ma nonsi poteva. L'agonia per luisarebbe durata a lungo.Come la sofferenza dellafidanzata Valeria. Unmedico aveva proposto dinon far più mangiare miomarito, lui che si nutriva apurè. Piergiorgio ha dettono: "Non voglio che miamoglie veda la mia agoniaper 15 giotni"».
La prima volta che suomarito le ha detto chevoleva morire?
«Non me l'ha detto. L'hoscoperto sul forumeutanasia, nel 2002».
L'hanno mai accusata diessere stata egoista?
«No. Ma io sono statadavvero egoista. Per moltotempo ho lasciato solo miomarita Ho fatto finta diessere d'accordo con lui,ma lui sapeva che erocontraria intimamente allasua scelta. Cercavo dimantenerlo in vigore. Glipreparavo manicaretti. Luimi guardava: "Mina, perchéfai questo? Lo sai che nonprovo più piacere, che nonc'è più niente da inventare.
Ho avutotutto. Maora basta,non ho piùla libertà,vogliomorire inquestastanza".Sono stataegoista,
perché non lo volevolasciare andare».
SI rivolse al presidenteGiorgio Napolitano.
«Sì e lui ci rispose. Dalpresidente Mattarella non è
Mina Welby
(foto Ansa)
arrivata risposta a Fabo:non lo capisco il suosilenzio. Forse èaddolorato. Forse nonsapeva cosa rispondergli».
Anche allora c'eraMarco Cappato.
«Sì, è un bravo ragazzo.Ricordo il suo pianto equello di Pannella, quandomorì Piergiorgio. Io non hoversato una lacrima. Ma hoasciugato le loro».
Non pianse?«No, avevo elaborato il
lutto. Piergiorgio eraandato, stava in pace.Seguiva il volo dei falchi,vedeva le miserie umanedall'alto, da lontano».
Alessandro TrOd1110© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domande&risposte
Quando si parladi eutanasiao di sedazione
Quando il dolore diventa in-sopportabile o la malattia de-genera in modo irrimediabile,poter decidere di porre fine al-la propria sofferenza e andar-sene con dignità è una scelta acui non tutti hanno accesso.Quali sono le modalità per ar-rivare al fine vita? Il tema ha le-gato tanti volti che hannocombattuto per una legge chein Italia ancora non c'è.
i Che farmaci hanno usatoI_ per dj Fabo?
Dj Fabo in Svizzera, alla cli-nica Dignitas, ha scelto il suici-dio assistito. In modo autono-mo ha spinto con la bocca unpulsante per attivare l'immis-sione del farmaco letale, ilpentobarbital, potente barbi-turico che diventa mortale sela dose supera i 3 grammi. «È
molto amaro, in genere viene
somministrato anche un anti-vomito e per garantire il deces-
so si diluisce in acqua una do-se di 4 volte superiore a quellaletale», spiega Mario Riccio,anestesista presso l'Ospedaledi Cremona. In pochi minuti ilpaziente entra in corna pro-fondo, la medicina paralizza larespirazione e la morte so-praggiunge nel giro di mez-z'ora. Un altro farmaco utiliz-zato è il propofol, lo stessoanestetico somministrato aMichael Jackson.
Come morì PiergiorgioWelby?
Immobile a letto per la di-strofia muscolare, Welby di-ventò un simbolo del rifiutodell'accanimento terapeuticoe per il diritto all'eutanasia.Morì nel giro di un'ora, il zo di-cembre 2006, dopo che rane-
stesista Mario Riccio, dell'As-soeiszione Coscioni, lo sedò epoi ,pot stacco il ventilatore.
ri Perché nel caso Englarot> si usò l'interruzione del -
l'alimentazione forzata?Eluana Englaro trascorse 17
anni in corna vegetativo. Ma, adifferenza di tutti gli altri, nonera in grado di parlare. Le suevolontà furono riconosciutesolo dopo anni di battaglie. Sicongedò dal mondo il 9 feb-braio del 2009 a Udine tre gior-ni dopo l'interruzione dell'ali-mentazione forzata.
4 In che cosa consiste la se-dazione profonda?
Oggi in Italia non c'è unalegge sul fine vita, ma di frontea situazioni che diventanosempre più complicate esiste
la legge 38 del 2010 che dà le li-nee guida per la sedazione pal-liativa, che dovrebbe garantirea pazienti terminali per i qualinon sono più possibili le cure,la possibilità di «redazionepalliativa profonda continua».«Non è considerata eutanasia
perché cambiano tempi eobiettivi - chiarisce Tomma-so Ciacca, direttore del repartodi Anestesia dell'Ospedale diOrvieto -: il paziente vieneaddormentato per non co-stringerlo a soffrire, non perprovocare la morte». Su richie-sta del malato, viene sospesaogni tipo di terapia. La mortesopraggiunge per graduale in-sufficienza respiratoria entro72 ore. Di recente si è affidato allasedazione profonda Dino Bet-tamin, 71 anni, macellaio trevi-giano malato di Sla. Ha com-battuto a lungo contro la suamalattia, ma dopo un crollo hachiesto di dormire fino allamorte. Il 5 febbraio è stato se-dato con un cocktail di morfi-na e altri farmaci, con lo stessoprotocollo adottato per i mala-ti terminali di cancro. Non glifu staccato il respiratore, no-nostante la legge lo consenta,perché era terrorizzato all'ideadi morire soffocato.
Cristina Marroneoloonni 17,11, DICPOMITA
" La parola
DAT Sono le «Disposizioni anticipate di tratta-mento» al centro del ddl che ha avuto il pri-mo via libera dalla commissione Affari so-ciali della Camera: prevede la possibilità diesprimere le proprie convinzioni e prefe-renze in materia di trattamenti sanitari
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Il racconto
dalla nostra inviataGiusi Fasano
Le risate e gli abbraccicircondato dagli amici«Giurate che in autometterete le cinture»
PFAFFIKON (ZURIGO) Anche l'an-
ziana infermiera, che pure neha visti tanti di malati termi-nali venuti fin qui a morire, ie-ri mattina si è commossa da-vanti a quel giovane uomo chediceva parole d'addio agli ami-ci, alla madre, alla fidanzata.Era come se Fabiano Antonia-ni, per tutti dj Fabo, avesse pa-ura di arrivare in ritardo all'ap-puntamento con la morte.Aveva fretta di andare e unasola preoccupazione: non riu-scire a mordere il pulsante cheavrebbe avviato il conto allarovescia della sua vita.
Ma voleva morire, dispera-tamente. «Tornare libero, fuo-ri dalla gabbia del mio corpo»,come diceva lui. E i muscolidella sua bocca hanno obbedi-to. La pozione letale è passataattraverso il sondino, ventiminuti dopo era tutto finito.
«Adesso voi magari miprenderete per scemo», hadetto agli amici salutandoliper un'ultima volta, «ma devodirvi una cosa molto impor-tante: quando guidate allac-ciate sempre le cinture, vi pre-go, non potete farmi favorepiù grande...». I soccorritoriipotizzarono che lui non
l'avesse quando lo trovarono,fuori dalla sua auto, la nottedell'incidente che lo rese cie-co e tetraplegico.
Era il 13 giugno zom. Da al-lora Fabo ha respirato, più chevissuto. Ha provato a recupe-rare, a tenere duro, ma Menteè servito a niente e alla fine,immobile e cieco, ha suppli-cato il mondo intero perché loaiutassero a realizzare il suounico sogno, morire. Volevafarlo nel suo Paese, nella suacasa. E invece ha dovuto arri-vare fin qui, in questo angoloanonimo a circa una trentinadi chilometri da Zurigo, inquesto cubo azzurro su duepiani e senza nemmeno un'in-segna, che tutti chiamano«clinica». Cinque ore di viaggio inmacchina con l'amico MarcoCappato, poi la camera con idivani bianchi, i cuscini colo-rati, la stufa di ghisa, e ciotolepiene di cioccolatini e tantaluce. Valeria, la donna dellasua vita, gli ha descritto ognicosa e come sempre era lì ac-canto a lui ad accarezzarlo, aridere delle sue battute, a te-nergli la mano. «Vorrei chequesta notte non finisse
mai...», ha scritto sul suo pro-filo Facebook l'ultima nottedel suo Fabo.
Ieri mattina la visita medicafinale, poi colazione a base diyogurt e ancora una volta Fa-biano a tenere su il morale ditutti, con le sue battute: «È più
buono che da noi in Italia, seper caso non riuscissi a morirene porto un po' a casa». E poiore a rievocare momenti di va-can7e lontane raccontati millee mille altre volte: «Ti ricordidi quel giorno che...». Si ricor-da, sì. Fabo ha sempre ricor-dato ogni cosa perché, a diffe-renza del suo corpo, la suamente non ha mai smesso difunzionare. Ha avuto quasi treanni per pensare e ripensarealla sua vita prima dell'inci-dente e in tutto quel tempo, albuio e nell'immobilità, la me-moria ha ripescato ricordi se-polti dalle stagioni.
È capitato, in questi giornisvizzeri, che qualcuno degliamici non riuscisse a trattene-re le lacrime ma hanno fatto ditutto perché lui non lo sapes-se. Fabo era Fabo, lui non leavrebbe volute, né avrebbemai sopportato che qualcunolo trattasse con compassione.
Sognava di morire perché lasua esistenza era diventatasoltanto un «inferno di dolo-re, di dolore, di dolore» perdirla con le parole registratenel suo ultimo video.
Ha ringraziato chi doveva,ha salutato tutti, ha detto a Va-leria parole d'amore e ha mes-so assieme tutta la forza chegli rimaneva per avvicinare labocca a quel pulsante. Per av-vicinare il suo dolore alla mor-te.
«Non c'è nessuna fretta. Leici dica solo un'ultima volta sedavvero è sicuro fino in fondodi quello che sta facendo» gliaveva chiesto l'infermiera do-po aver preparato il sondinoche avrebbe portato il farma-co mortale nel suo corpo. Nonha avuto un istante di esita-zione: «Sì». Sul retro della clinica azzur-ra qualcuno ha lasciato sacchipieni di materiale medico usa-to. Ce n'erano cinque, ieri po-meriggio. Ogni sacco un pa-ziente che se n'è andato. Sia-mo nell'area industriale, i ca-mion entrano ed esconodall'edificio accanto e il rumo-re che fanno stona con un luo-go che, in un mondo perfetto,meriterebbe silenzio.© ©PRODUZIONE RISERVATA
La fidanzataValeria gli ha tenutola mano fino all'ultimo:«Vorrei che questanotte non finisse mai»
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La sede " Dj Fabo hascelto il suicidio
assistito nella
struttura della
Dignitas, in
Svizzera
" Il fabbricato,rivestito diacciaio azzurro,
si trovanella zona
industrialedi Pfaffikon,
a circa 25
chilometrida Zurigo
Marco Cappato Segui
Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto diandarsene rispettando le regole di un Paeseche non è il suo.
L'annuncio Il messaggio - pubblicato ierimattina sul suo account Twitter
ufficiale - di Marco Cappato(foto piccola a sinistra) in cui viene
reso pubblico il decesso, in una
clinica svizzera, di dj Fabo. Il tweet
è stato scritto alle 11 e 45
Alla consoleFabiano
Antonianiin una foto
scattata primadell'incidente
del 2014.
Aveva lavorato
come broker
prima di
diventare dj
con il nome
d'arte di Fabo
(Photomasi /
Karma Press)
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Non voleva
usareil computerSi era fattaspedirei moduli
per postae li avevacompilati,sbagliandoQuindi erarimastain attesadelle nuovecopie dallaSvizzera
Roma
«Aveva già fallo le pratichePoi Lara ci ha ripensato»
/A ara è morta fra le braccia di suomarito Alberto. Nel suo Paese.Nella sua casa di Roma. Nel suo
" letto. Le pratiche per andare atogliersi volontariamente la vita inSvizzera nella clinica della dolcemorte le aveva fatte tutte. Ma hacontinuato a farle e rifarle, scriverle eriscriverle, senza mai spedirle. Ci haripensato, come una modernaPenelope. Quando aveva iniziato, lamalattia le stava divorando lostomaco. Le strozzava la gola. Leoccludeva il colon. Camminare eradiventata un'impresa che con ilpassare dei giorni si trasformava inqualcosa di impossibile. Ladisperazione le aveva fatto alzare iltelefono. Un numero - quellodell'Associazione Luca Coscioni -che Lara aveva in testa da tempo. Daquando il suo medico avevasocchiuso gli occhi davanti alla suaultima radiografia e non avevaneanche balbettato qualche parola disperanza. Di conforto, sì, ne avevaprofuse di parole, e le aveva garantitoche - nonostante tutto - la sua vitasarebbe durata ancora a lungo. Alungo. Era stata questa parola a far
prendere a Lara la decisione dellaSvizzera, impossibile pensare di poterresistere a tanta sofferenza. Suomarito Alberto l'aveva assecondata,per quell'amore inossidabile che lilegava ormai da trentadue anni. Ilprimo passo per andare a morirenella clinica dove è morto ieri dj Faboè quello dell'iscrizione, costacinquanta euro entrare nella listadella clinica Dignitas. Poi ci sono imoduli da compilare. Lara non avevamai voluto usare il computer perquelle pratiche. Come fosse ancoranell'altro secolo, si era fatta spedireinfatti per posta i moduli. Poi li avevacompilati, sbagliando. E quindi avevadovuto attendere i nuovi moduli chedalla Svizzera arrivavano per postadavanti all'incredulità deiresponsabili della clinica che nonavevano mai avuto a che fare con unpaziente senza computer e senzaInternet. Ma Lara ha continuato così,prendendo in giro il suo dolore,giorno dopo giorno, fino a quando lamorte l'ha raggiunta nel suo letto, frale braccia di Alberto.
AL Ar.Q RIPRODUZIONE RISERVATA
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L'ultimo viag
degli italiani
"
O Nel 2016 sono stati 150quelli che hanno sceltodi morire in Svizzera«Pochi alla fine rinunciano,il costo è di 10 mila euro»
ROMA Dj Fabo non è un caso isolato. Sono alme-no 150 gli italiani che soltanto nel 2016 hannovarcato la frontiera e raggiunto la Svizzera pertrovare la morte volontariamente. Dolce morte,si dice. Morte dignitosa preferiscono dire loroche, strozzati da malattie che non lascianoscampo, decidono di lasciare questa terra.
Un numero preciso non si può calcolare. Mauna stima attendibile si può fare, grazie alle as-sociazioni che in Italia aiutano e informano chisceglie il suicidio assistito in Svizzera dove -come è noto - è concessa questa morte che danoi è invece proibita. Due associazioni per tut-te: l'Associazione Luca Cosciotti - che è la stes-sa che ha accompagnato in Svizzera dj Fabo - ela Exit Italia.
«Soltanto nel 2016 sono state 1.17 le personeche si sono rivolte a noi per aiuto e per informa-zioni, personalmente a Marco Cappato e a MinaWelby», dice Filomena Gallo, segretaria dell'As-sociazione Luca Coscioni. E poi spiega: «Nonsappiamo quante siano andate poi effettiva-mente in Svizzera. Però sappiamo che quandoabbiamo provato a ricontattarle ci hanno rispo-sto soltanto in 17».
«E in base a questo calcolo -- spiega Filome-na Gallo - che si può stimare in cento il nume-ro delle persone che hanno scelto di suicidarsiin Svizzera nel 2016». A queste si aggiungono
quelle che si sono rivolte all'Associazione Exit.«Sono in media una cinquantina l'anno», ga-rantisce Emilio Coveri, presidente dell'Associa-zione Exit Italia, e da questo conteggio sfuggo-no altre associazioni più piccole e i pazienti chedecidono di fare da soli le pratiche.
Non sono pratiche facili. Non sono praticheeconomiche. Per poter avere in Svizzera unamorte volontaria assistita non bastano diecimi-la euro, perché sicuramente ci si deve aggiun-gere il costo del trasporto e del soggiorno, vistoche non si arriva in una clinica come la Dignitasdove è andato dj Fabo e si fa tutto in un giorno.
Poi, quando tutte le pratiche burocratichesono state esaurite, per morire davvero bastanodieci minuti appena, si beve una soluzione a ba-se di Pentobarbital di sodio e nemmeno il tem-po di passare in rassegna la propria vita chequesta è già finita fra le lenzuola di una clinicasvizzera.
Ma in genere prima di arrivare alla dose leta-le bisogna trascorrere diversi giorni in Svizzerain attesa della dolce morte. Soprattutto bisognarispondere molte volte al medico che - perlegge - ripeterà di continuo al paziente la stes-sa domanda: «Ha cambiato idea? Vuole desiste-re? Tornare indietro si può in qualsiasi momen-to». Ma sembra che una volta arrivati lì ben po-chi abbiano deciso di tornare indietro.Alessandra Arachl
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" La parola
SUICIDIO ASSISTITO Differisce dall'eutanasiaperché l'atto finale deltogliersi la vita vienepraticato dal paziente enon dal medico o da altrisoggetti terzi che loassistono solo per quantoriguarda la preparazionedei farmaci e gli aspettipratici e legali del ricovero
117
Persone
che nel 2016 si
sono rivolte
per aiuto e per
informazioni
sulla morte
volontariaall'Associazio-
ne Luca
Coscioni o
direttamente aMarco Cappato
e a Mina Welby
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Vìsì ce.)
Lucio Magri Il fondatore del «manifesto» ha scelto di morire nel
novembre 2011 a Bellinzona, in Svizzera, grazie all'aiuto di un
medico amico. Aveva 79 anni (foto Aldo Liverani)
Dominique Velati L'infermiera 59enne del Novarese è morta il15 dicembre 2015 a Berna. Era attivista dei Radicali che hanno
dichiarato di averla aiutata a ottenere il suicidio assistito
Eugenio Carmi ll pittore è morto in una clinica di Lugano il 16febbraio dell'anno scorso: il giorno dopo, suo 96esimo
compleanno, si sarebbe dovuto sottoporre a suicidio assistito
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LO DICO AL CORRIERE
EUTANASIA
La scelta di Dj Fabo
Caro Aldo, il caso di Dj Faboche volendo morire(suicidarsi!) ha dovuto a suespese recarsi in Svizzera ecreare problemi giuridici adaltri (il radicale MarcoCappato) fa intendere chestiamo vivendo in uno dei piùgrandi paesi ipocriti é illiberalidel mondo.
Giorgio Mancadori, Milano
Di fronte a una condizione disofferenza intollerabile einguaribile un uomo puòdecidere di porre fine alla suavita oppure no. La sua libertàva garantita, custodita,favorita. La sua dignità (nonquella imposta a morali,filosofie o ideologie) varispettata. L'unico giudice,per prendere determinatedecisioni, è la coscienzadell'uomo. Se in quellacoscienza alberga uno spiritoformato nei valori più alti(umanità, giustizia, amore,solidarietà) la scelta saràmaggiormente ponderata esarà possibile la ricerca diuna vita altra da quellafinora vissuta.
Paride AntonlazzlConegliano (Tv)
Nessun tribunale può imporresofferenze a un essere umanoche ha come unica colpa ilvolervi porre fine. E uno Statoche non legifera su unprincipio tanto chiaro è unoStato incivile.
Roberto BeillaVermezzo (Mi)
Al di là delle opinioni contano ifatti ed i fatti sono che laproposta di legge per il «Finevita» giace da due anni incommissione affari socialisenza che mai nessuno deipolitici che oggi blaterano afavore si sia interessato asmuoverla, dato che il farloavrebbe messo in discussionele prospettive elettorali di unelettorato di cui non possonoessere certi gli orientamenti inun caso tanto delicato.
Alessandro MezzanoRoma
Nessuno di noi sa come rea-girebbe nelle condizioni di Fa-bo. La sua scelta, che ha com-mosso la sua generazione enon solo, merita il rispetto ditutti. Facile parlare quando si èsereni e in buona salute. Mipermetto solo di ipotizzare -senza giudicare - che quellascelta sarebbe stata forse diver-sa se Fabo avesse avuto un fi-glio di cui potere ancora ascol-tare la voce.
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EU Gurii?ziA IERI IL SUICIDIO ASSISTITO DI DJ FABO. SCOPPIANO LE POLEMICHE
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Dj Fabo, l'ultimo morso al dolore«Vado via dall'inferno in terra»Svizzera, morto il 40enne tetraplegico: il pulsante premuto con la bocca
Luca TavecchioMILANO
CI AVEVA provato un paio dì setti-
mane fa rivolgendosi direttamen-te al presidente Mattarella. Tuttoinutile. Anzi, la risposta arrivatadal Parlamento venerdì era statoun altro rinvio sulla legge sul bio-testamento. L'ennesimo, insop-portabile rinvio. Che per lui, djFabo, inchiodato a letto, al buioda quasi tre anni, in attesa di po-ter uscire da quella prigione incui un terribile incidente stradalelo aveva costretto, dev'essere statodoloroso come un pugno.Così Fabiano ha deciso: con quel
L'ANNUNCIOL'associazione Coscioni:
«Se ne è andato con le regole
di un Paese non suo»
filo di disperata voce che ancoragli rimaneva, ha gridato in un ulti-mo messaggio video tutta la rab-bia contro la vergogna di un Parla-mento che non trova il coraggiodi occuparsi «delle persone chesoffrono», ed è partito per la Sviz-
zera. Accompagnato da MarcoCappato dell'associazione LucaCoscioni, dalla fidanzata Valeria
Imbrogno e dalla delusione peruno Stato che l'a obbligato a scap-pare per liberarsi «da una torturainsopportabile e infinita», ha la-sciato Milano domenica mattina.
HA AFFRONTATO quella che la
stessa associazione Luca Coscioniha definito «l'umiliazione di undifficile trasporto» (Fabiano eraimmobile su un letto, attaccato alrespiratore) e nel pomeriggio didomenica è arrivato a destinazio-ne: una palazzina di due piani af-facciata sul piccolo lago di Pfaffi-kon, poco fuori Zurigo. Il cui no-
me, Dignitas, rappresentava in de-finitiva il suo ultimo desiderio:andarsene per propria scelta, condignità, appunto. «Sono finalmen-te arrivato in Svizzera e ci sono ar-rivato, purtroppo, con le mie for-ze e non con l'aiuto del mio Sta-to», aveva comunicato domenicasu Twitter, tramite l'accountdell'associazione Luca Coscioni.
CONFORTATO e sostenuto dallepersone che hanno combattutocon lui questa lunga battaglia, haaffrontato tutto l'iter elaboratodalla legislazione svizzera. Modu-li da compilare, visite mediche e
psicologiche, colloqui con i dotto-ri durante i quali vengono spiega-ti tutti passaggi da affrontare pri-ma della fine.Ed è stato ieri mattina che Fabia-no ha chiuso con quello che consi-derava da tempo un vivere senzavita. E ha dovuto farlo, come pre-vede la legge elvetica, con un ge-sto autonomo e volontario. Un ge-sto che per lui, tetraplegico, è po-tuto arrivare solo tramite un mor-so. È stato quell'ultimo movimen-
to della bocca a liberarlo. Non pri-ma di aver ringraziato Cappatoper averlo «sollevato da questo in-ferno di dolore».
UN MORSO sul pulsante per azio-nare l'immissione del cocktail le-tale di farmaci. Un morso al buioche, ha raccontato chi era con lui,lo ha messo molto in ansia «per-ché temeva, non vedendo il pul-sante, di non riuscirci. Poi peròha anche scherzato». Dopo que-st'ultimo sforzo, nel giro di qual-che minuto, Fabiano si è addor-mentato per scivolare finalmente,senza soffrire, nel silenzio che de-siderava da tempo. L'annunciodella morte è arrivato nella tardamattinata: Fabo si è spento alle11.40. Lasciando i suoi familiariliberi di piangere una morte, que-sta volta davvero definitiva.
I CONFINI DELL'ETICAQUESTIONE DI COSCIENZA
La passione per la musicae l'appello a MattarettaDj Fabo, 40 anni appena compiuti,
tetraplegico dopo un pauroso incidente,appassionato di musica, si era appellatoa Mattarella per il fine vita
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Abbandonatodallo Stato
Sono arrivato in Svizzerae ci sono arrivato,purtroppo, con le mieforze e non con l'aiuto delmio Stato. L'unico graziea Marco Cappato
Prima delta fine
E se non dovessi riuscircivorrà dire chetornerò a casa mia,
portandomi dietro un po'di yogurt, visto chequi in Svizzeraè molto buono
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Appello e consiglio
Non prendetemi
per scemo ma devochiedervi un favore:
mettete sempre lecinture. Non potete farmiun favore più grande
IN CONSOLLEDj Fabo duranteun'esibizione. Sopra con lasua fidanzata negli ultimigiorni della sua vita prima diandare nella clinica svizzera.A sinistra: unamanifestazione a Romasull'eutanasia
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L'ACCOMPAGNATORE L'ESPONENTE DEI RADICALI. «IO RESPONSABILE, RACCONTERÒ COME L'HO AIUTATO A FARLA FINITA»
Cappato: «Torno in Italia, andrò ad autodenunciarmi»mi MILANO
FABIANO gli ha chiesto e aiuto elui lo ha accompagnato nell'ulti-mo viaggio verso la Svizzera. Cin-que ore di macchina, partenza daMilano, Marco alla guida e Fabonella sua carrozzina. E quandotutto è finito, tocca a lui, il radica-le Marco Cappato, tesorieredell'associazione Luca Coscioniche da anni si batte per la libertàdi cura e di morte dignitosa, co-municare a tutti con un tweet cheFabiano se n'è andato.Pochi minuti dopo, la sua voce ècommossa ai microfoni di Radioradicale. Prima di morire, dj Fa-bo ha voluto ringraziarlo pubbli-camente. «Credo che dobbiamonoi ringraziare lui - dice Cappato- perché la disponibilità e volontà
di rendere pubblica la sua storiaavrebbe anche potuto mettere inpericolo la possibilità di fare quel-lo che voleva. Invece questo non èsuccesso e Fabiano ce l'ha fatta».
ANCHE se per morire, come ha ri-cordato lo stesso esponente radica-le, è dovuto andare in un Paeseche non è il suo. «E stato un viag-gio comunque difficile, cinqueore di macchina nelle sue condi-zioni. Ma è stato molto determina-to e poi ha avuto la possibilità dipassare questi ultimi due giornicon le persone che lo amano. Cre-do sia stata la cosa più importanteper lui, insieme alla possibilità diandarsene quando ha voluto».Per riuscirci senza violare i proto-colli applicati in Svizzera, ha do-vuto fare tutto da solo. «Anche
qulla è stata una scelta complicata- spiega Cappato - perché nellesue condizioni non poteva pren-dere con le mani il bicchiere dacui doveva bere. E quindi ha do-vuto attivare con la bocca un mec-canismo complicato, all'inizioaveva anche paura di non riuscir-ci. Poi ha fatto una prova, si è resoconto che ce la faceva e così si ètranquillizzato».Fino all'ultimo Fabiano è rima-sto sereno e deciso. «Con gli ami-
ci ha fatto battute e scherzato finoalla fine - racconta l'esponente ra-dicale - raccomandando a tutti dimettere sempre le cinture quandosi va in macchina. Lui vittima diquel drammatico incidente».
POI anche Cappato lo ha salutato,perché le ultime ore Fabo le hatrascorse nell'intimità dei suoi fa-miliari e dei suoi amici. «Le auto-rità di polizia dovranno constata-re il decesso e la conformità dellaprocedura con le regole in vigorequi in Svizzera, poi il cadavere sa-rà messo a disposizione della fami-glia per le scelte che vorranno fa-re». A quel punto, l'esponente ra-dicale tornerà in Italia a riprende-re la sua battaglia per una leggesul testamento biologico e - chis-sà - sull'eutanasia, che per il mo-
mento sembrano lontane.Luì stesso rischia di dover pagarele conseguenze in sede penale peril suo aiuto a una persona che in-tendeva togliersi la vita. «Sto tor-nando a Milano, dove domani (og-gi, ndr) andrò a raccontare alle for-ze dell'ordine come ho aiutato Fa-bo», scriveva ieri sera su twitter.Lui chenon molto tempo fa avevaaccompagnato in Svizzera unasua compagna radicale malata dicancro. «Ho già detto che mi presenteròper dare conto pubblicamente diquello che ho fatto sotto la mia re-sponsabilità. Credo ci siano prin-cipi costituzionali di libertà pre-minenti anche sulla lettera dellalegge. Ma questo, ovviamente lovedremo». Mario Consani
LIBERTÀ CONTRO LA LEGGE
«Certi principi costituzionalidevono essere preminenti
rispetto alle norme»
Focus
Aiuto al suicidio:si rischiano 12 anni
Marco Cappato rischia diandare a giudizio per«agevolazione al suicidio»per cui la pena massima è di12 anni. Ma pur essendo unreato in Italia«l'agevolazione al suicidio»non è così scontata lacondanna. C'è il precedentedi una coppia italiana cheandò in Ucraina perpraticare la maternitàsurrogata (vietata in Italia)che fu assolta in Cassazione.Come fu proscioltol'anestesista del caso Welby
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I CONFINI DELL'ETICATUTTI I NODI
Affondo del giornale dei vescovi«Dj Fabo non è libero, è morto»
«Qualcuno ha detto che Fabo ora è liberoe che lo Stato italiano ha perso. Fabonon è libero, è morto»: sono parole deldirettore di 'Avvenire , Marco Tarquinio
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Ap
�pe:ic;dei Meú;ci e de ri gli operato sanii
SO I testamerleli
4 i>Eutanasia attiva
Si rischiano 15 anniL'EUTANASIA comprende, tecnicamente,tutti gli interventi medici, attivi o passivi,volti a interrompere la sofferenza di unapersona malata terminale, previo suoinequivocabile consenso. Ma la leggefa distinzione tra interventi attivi(somministrare un farmaco letale) e passivi:il caso di Dj Fabo è totalmente diversodall'interruzione volontaria delle cure,della respirazione forzata, di nutrizionee idratazione forzate, che riguardanotra gli altri i casi Welby ed Englaro. Questacondotta, seppure tra mille polemiche edecine di sentenze dei tribunali, in Italiaè consentito. L'eutanasia, invece, vienegiuridicamente considerata un interventoattivo, senza il quale il paziente, seppure incondizioni drammatiche, sopravviverebbe.In Italia ciò costituisce reato. Nello specificosi tratta di omicidio del consenziente,previsto all'articolo 579del Codice penale che commina la penadella reclusione da sei a quindici anni.
11 paziente può rifiutare ogni trattamentoTestamento biologico, l'ultima propostaLICENZIATA dalla commissione Affari sociali della Camera più di una settimana fa, laproposta di legge sul testamento biologico dovrebbe approdare nell'Aula non prima dilunedì prossimo. Il testo unificato, che introduce le Dat, Dichiarazioni anticipate ditrattamento, e ha subìto numerosi rinvii, prevede che il paziente possa rifiutare anchela nutrizione e l'idratazione artificiale. Tra le modifiche apportate durante l'esame incommissione, una in particolare ha fatto molto discutere. Ovvero, l'introduzione neltesto del riferimento alla 'tutela della vita'. L'articolo recita: «La presente legge tutelala vita e la salute dell'individuo». Si dispone poi che nessun trattamento sanitario puòessere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato dell'interessato.
Via libera all'iniezione letaleOlanda e Belgio gli apripista
SONO quattro, secondo gli ultimi aggiornamenti del Centred'information sur l'Europe, i Paesi del Vecchio continenteche hanno legalizzato il suicidio assistito e l'eutanasia attiva.A Svizzera, Olanda, Belgio e Lussemburgo si aggiungono,nel resto del mondo, Cina, Colombia e Giappone.La prima legge, che legalizza l'eutanasia, è stata approvatanell'aprile del 2001 nei Paesi bassi. In Belgio la normasul via libera all'eutanasia è entrata in vigore nel settembre 2002:è praticabile anche sui minori. In Spagna sono ammessiil suicidio assistito e la sospensione dei trattamentisanitari (eutanasia passiva). Quest'ultima praticaè parzialmente legale anche in Francia.
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41¦Lommul
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Cure palliative per i malatiMa in troppi restano esclusi
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Rebus idratazioneCattolici in trincea
IN TEMA di Dat l'elemento di maggiorfrizione tra laici e cattolici, o almenofra le componenti più intransigentidei due schieramenti,riguarda la considerazionedell'alimentazione/idratazione artificialequale trattamento sanitario.Per i primi lo è e pertanto il pazientepuò fame oggetto di disposizionenel suo biotestamento, per i secondi no.Il disegno di legge, che dovrebbeapprodare in Aula alla Camerala prossima settimana,sposa l'approccio più laico.Questo ha comportato uno scontro notevoleall'interno della commissione Affari socialidi Montecitorio. Una decina di giorniLa i deputati cattolicihanno abbandonato anzitempoi lavori dell'organismo internodella Camera, riunito in seduta notturnaper terminare la discussione sul ddL
LA LEGGE 38/2010 tutela e garantisce «l'accesso alle curepalliative e alla terapia del dolore da parte del malato (...) al finedi assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia dellapersona, il bisogno di salute, l'equità nell'accesso all'assistenza,la qualità delle cure e la loro appropriatezza». I trattamentipalliativi solitamente possono essere effettuati a casa del malatograzie all'impiego di équipe specializzate. Ciò comportaun risparmio significativo sui costi della sanità, attraverso unadiminuzione di ricoveri ospedalieri e accertamenti diagnosticiinappropriati. Restano tuttavia dei problemi circa l'applicazionedella legge nel nostro Paese, se è vero che ancora accedealle cure pallative solo il 30% dei malati oncologici.
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Da Lucio Magri alla militante radicaleOltre la frontiera per smettere di soffrireIl nome più celebre è quello di Lucio Magri, il giornalista ferrareseche nel 1969 fondò il giornale comunista 'Il Manifesto'. Nel 2011,vinto dalla depressione, si recò a Bellinzona per sottoporsi al suicidioassistito. Stesso destino per la militante radicale, Dominique Velati
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FINE IN UNA CLINICA SVIZZERA. CON LUI IL RADICALE MARCO CAPPATO
DJ FABO MUORE E ACCUSA:«L'ITALIA HA POCO CORAGGIO»
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¦= morto come aveva deciso. Fabio Antonian i, 39 an-
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11.40, in Svizzera, dove si era recato per fare ricorso al
suicidio assistito. Ci è arrivato con Marco Cappato, del-l'associazione Luca Coscioni, che ha annunciato la mor-
te su Twitter: «Ha morso un pulsante per attivare l'im-missione del farmaco letale. Poi ha scherzato». Prima di
andarsene si è detto «sollevato da un inferno di dolore
ma non grazie allo Stato». E in Italia è polemica sullamancanza di una legge sul fine vita. PAGINE 2 E 3
IL SUICIDIOASSISTITO È AVVENUTO IN SVIZZERA. ITALIA SOTTO ACCUSA: MANCA UNA NORMATIVA
Alle 11.40 di Fabo è morto:«Via da un inferno di dolore»SIMONA MUSCO
Alla fine è morto cosìcome aveva deciso.Fabio Antoniani, 39
anni, da tutti conosciuto co-me Dj Fabo, se n'è andato ie-ri, alle 11.40, in Svizzera,dove è volato per fare ricor-so al suicidio assistito. Unapossibilità che il suo Paese,l'Italia, non gli ha dato.Dj Fabo era cieco e tetraple-gico dall'estate del 2014, acausa di un gravissimo inci-dente stradale. Alla clinica"Dignitas di Forck", vicinoa Zurigo, ci è arrivato ac-compagnato da Marco Cap-pato, tesoriere dell'associa-zione Luca Coscioni, che haannunciato la morte del39enne su Twitter. «Ha mor-so un pulsante per attivare
l'immissione del farmaco le-tale - ha raccontato -, eramolto in ansia perché teme-va, non vedendo il pulsanteessendo cieco, di non riu-scirci. Poi però ha anchescherzato». Oltre a Cappatoinsieme a lui c'erano la ma-dre, la fidanzata e gli amicipiù stretti. Era stato lui stes-so, con un video messaggio,a raccontare il suo arrivo inSvizzera. «Ci sono arrivato,purtroppo, con le mie forzee non con l'aiuto del mioStato», ha detto poco primadi iniziare il percorso versola morte. Prima di andarseneha descritto la sua situazio-ne come «un inferno di do-lore», dal quale è sfuggitosoltanto con l'aiuto di Cap-pato, che ha ringraziato. Hascelto di andarsene «rispet-tando le regole di un Paese
che non è il suo», ha spiega-to l'attivista. «L'attenzione ela possibilità di scelta chesognava in Italia, Fabo l'hatrovata in Svizzera. Al miorientro in Italia - ha aggiunto- andrò ad autodenunciarmi,dando conto dei miei atti eassumendomene tutte le re-sponsabilità».La sua storia ha rilanciato ildibattito in Italia sull'euta-nasia, un dibattito già segna-to dalle storie di Eluana En-glaro e Piergiorgio Welby manon ancora risolto per viadelle polemiche suscitatedai cattolici sul tema. Il Par-lamento sta attualmente esa-minando la legge sul testa-mento biologico, depositatail 15 febbraio alla Camera.Una proposta fortemente so-stenuta dall'associazione"Luca Coscioni" a sostegno
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della libertà di scelta, una li-bertà, denunciano le asso-ciazioni, fortemente com-promessa.«Ci sono deputati che fannoostruzionismo, sperandoche non si faccia in tempoad approvare la legge primadelle elezioni. È il momentodi farsi sentire», si legge nel-l'appello.Ma Dj Fabo ha dovuto af-frontare un viaggio lungo edoloroso per porre fine allapropria sofferenza, aggiun-gendo fatica alla fatica giàvissuta per vedersi ricono-sciuti certi diritti. «Fabo è li-bero, la politica ha perso -hanno sottolineato ancoraCappato e Filomena Gallo,anche lei dell'associazioneCoscioni -. L'esilio dellamorte è una condanna inci-vile.Compito dello Stato è assi-stere i cittadini, non costrin-gerli a rifugiarsi in soluzioniillegali per affrontare una di-sperazione data dall'impos-sibilità di decidere dellapropria vita morte. Chiedia-mo che il Parlamento affron-ti la questione del fine vitaper ridurre le conseguenzedevastantiche questovuoto nor-mativo hasulla pelle della gente». Unaquestione che anche moltimedici sostengono, per dareai malati l'ultima parola sul-la propria vita. La battagliava avanti da 25 anni, dallanascita della Consulta dibioetica, nel 1992, quandofu preparata una carta di au-toderminazione dei malati.Il primo disegno di legge ri-sale al 1996 ma quella legge,contrariamente ad altri Pae-si, ancora non c'è. «Dj Fabo,se n'è andato con lo stessocoraggio e dignità con cui havissuto - hanno dichiaratoRiccardo Magi, Michele Ca-pano e Antonella Soldo, ri-spettivamente segretario, te-soriere e pre-sidente diRadicali Ita-
liani -. Lesue ultime parole sono unalezione a un Parlamento ir-
responsabile e, al tempostesso, un appello a non
smettere di lottare perchéanche in Italia i cittadini sia-
no liberi di scegliere». DaiRadicali, nel 2013, è arrivata
una proposta di legge di ini-ziativa popolare per la lega-lizzazione dell'eutanasia e ilriconoscimento del testa-mento biologico, ma il Par-lamento continua a rinviarela discussione. Dj Fabo,dunque, ora, «ha fatto delsuo corpo e del suo doloreuno strumento di lotta de-mocratica e di resistenza aun crudele proibizionismo».
CON LUI LA MADRE,LA FIDANZATA,ALCUNI AMICI EIL RADICALE MARCOCAP PATO CHEINSIEME ALL'UOMO -TETRAPLEGICO E NONVEDENTE - HA FATTOIL VIAGGIO FINO ALLACLINICA DIGNITAS:«ORA ANDRÒ ADAUTODENUNCIARMI»
UN'IMMAGINE,TRATIA DAL PROFILO FACEBOOK DELL'ASSOCIAZIONELUCA COSCIONI, DEL DJ FABO, FABIANO ANTONIANI,DIVENTATO CIECO ETETRAPLEGICO A CAUSA DI UN INCIDENTESTRADALE. L'UOMO, 39 ANNI È MORTOIN UNA CLINICA SVIZZERA GRAZIE AL SUICIDIO ASSISTITONELLA PAGINA A SINISTRA,DUE FRAMES DELL'APPELLO DI DJ FABO
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A FAVORE Ha finito come voleva:con dignità Ora la legge M. ANTONIETTA FARINA COSCIONI
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1 "
m trattare le questionifine vita, in queste ore, si citano i
casi di Luca Coscioni, Piergiorgio Welby,Eluana Englaro... Sono vicende, tra lora
diverse. In comune hanno un enormecarico di sofferenza, e un impegno civilee politico, per la conquista di diritti ne-gati. Fino a quando una vita è degna diessere chiamata tale?
ibtardadi NON VOLEVA PIÙ VIVERE PRIGIONIERO DI UN BUIO SENZA SPERANZA
Ha finito di soffrirecon dignitàOra serve una legge
MARIA ANTONIETTA FARINACOSCIONI*
Ha chiesto di poter sceglieredi morire senza morire, Dj
Fabo, nell'appello rivolto giornifa al presidente della Repubblica.E ieri, in una clinica svizzera, hadato pratica esecuzione alla suavolontà di porre fine a unasofferenza per lui insopportabile,inutile, senza speranza.Nel trattare le delicate questionidel fine vita, in queste ore, sicitano i casi di Luca Coscioni,Piergiorgio Welby, EluanaEnglaro... Sono vicende, tra lorodiverse. In comune hanno unenorme carico di sofferenza, e unimpegno civile e politico, per laconquista di diritti negati. Altempo stesso sono percorsi estorie diverse; e il primo dovere èquello di fare chiarezza, noncontribuire a sollevare polveronia beneficio di quanti hanno tuttol'interesse a confondere e creareconfusione.Chiariamo, allora, che non si staparlando di eutanasia. Qui siparla del diritto di ciascuno di
noi di poter stabilire fino aquando una vita è degna di esserechiamata tale; se appartiene allasfera dei diritti anche quello dinon soffrire, quando questasofferenza è disperazione senzascopo e ragione; se rientri tra idiritti di ciascuno la facoltà di"liberarsi" di un corpo vissutocome un'opprimente involucroestraneo: il diritto a unaliberazione simile a quellainvocata da papa Giovanni PaoloII: «Lasciatemi tornare alla casadel Padre»; volontà giustamenterispettata.Dj Fabo in piena, lucida,coscienza, ha espresso la suavolontà: non voleva più vivereprigioniero di un corpo che loparalizzava, preda di un buioinfinito e senza speranza. Hascelto di morire in una clinicasvizzera; forse ha pensato che lìla sua sofferenza sarebbeterminata prima, forse si saràsentito più "garantito"; forse avràpensato che in questo modoavrebbe maggiormente"illuminato" una questione di cuisi preferisce, nel "Palazzo" nondiscutere; la si elude, la si ignora.Recentemente un malato di Sla,
Dino Bettamin, ha chiesto diessere profondamente sedato, dinon essere più risvegliato, einfine, senza soffrire, è morto. Lasua volontà è stata pienamenterispettata e non poteva che esserecosì.Anche per Piergiorgio Welby si èproceduto a sedizione;successivamente l'anestesistaMario Riccio ha provveduto astaccare il respiratore che loteneva in vita meccanicamente, ePiergiorgio ha potuto "liberarsi"senza soffrire.Il professor Mario Sabatelli,primario del "Gemelli" di Romaci ricorda che il rifiuto delle curenon è eutanasia ma «unaquestione di buona prassimedica. Già oggi la legge, laCostituzione e il codicedeontologico lo consentono.Anche il Magistero della Chiesa èchiaro: non c'è un diritto dimorire ma sicuramente un"diritto a morire in tutta serenità,con dignità umana e cristiana"».La decisione, spiega il professor
Sabatelli, spettasolo al malato:
«Può valutare sela ventilazione
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meccanica ètrattamentoproporzionatoalla propriacondizione equindi non lesivodella propriadignità di vita.Chi accetta hadiritto ad essereassistito a casa,aiutato dalleistituzioni. Chirifiuta ha diritto amorire condignità».Questo, insomma,è un punto fermo.Il problema si pone quando ilpaziente non si trova più nellacondizione di esprimere la suavolontà, quando con l'aggravarsi
della sua condizione, purrestando lucido non può piùcomunicare. Qui, sì, si registrauna carenza tutta da colmare.Occorre che le disposizionianticipate di trattamento, lasciatequando si è in condizioni difarlo, siano rispettate quandoquesta volontà non si può piùesprimerla. E' soprattutto qui, ilvuoto legislativo.Eutanasia, fine vita, accanimentoterapeutico non sono la stessacosa, sovrapponibili. Ognuno diquesti termini, nel concreto,assume significati diversi, comediversi sono i protagonisti-vittime, pur se accomunati daidentica sofferenza e desiderio divivere (e morire) in dignità. Unodegli scopi dell'Istituto di cuisono presidente è appunto
questo: creare occasioni emomenti di discussione,confronto, dibattito - che laquotidiana cronaca ci dimostraessere quanto mai urgenti enecessari - per affrontare questetematiche: delicate, cherichiedono attenzione,sensibilità, senso diresponsabilità. Quella attenzione,sensibilità e senso diresponsabilità di cui larghissimaparte della classe politica sembranon possedere. Eppure, come giàaccaduto per il divorzio e l'abortosi ha ragione di credere che ilpaese che siamo sia molto più"avanti", più maturo econsapevole di quanto si creda.
PRESIDENTE ISTITUTOLUCA COSCIONI
SI PARLADEL DIRITTODI CIASCUNODI NOI DI POTERSTABILIRE FINOA QUANDO UNA VITAÈ DEGNA DI ESSERECHIAMATA TALE; SEAPPARTIENE ALLASFERA DEI DIRITTIANCHE QUELLODI NON SOFFRIRE
che nessuno dei parlamentaabbia il coraggio
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Una sconfittaLo Stato non puòdare la morte
GAETANO QUAGLIARIELLO
I l cittadino può (e deve) rivendicaredalla comunità statuale assistenza nel-
le proprie condizioni di vita. Non si puòinvece chiedere che lo Stato si faccia di-spensatore di morte, non si può confon-dere la libertà dell'uomo con l'istituzio-nalizzazione di un diritto esigibile a mo-rire. Se così fosse, il capo dello Stato do-vrebbe garantirne il concreto esercizio.
IL MESSAGGIO SOTTINTESO È CHE CI SIANO VITE DEGNE E VITE CHE SONO INDEGNE
Una sconfittaLo Stato non puòdare la morte
GAETANO QUAGLIARIELLO
sempre difficile affrontareG un tema che attiene così pro-fondamente all'essenza dell'uo-mo sull'onda di un caso emoti-vamente straziante. E il disagioaumenta quando la morte di unapersona viene accompagnata,nell'opinione pubblica, da unosanna liberatorio il cui messag-gio sottinteso, probabilmente in-consapevole, è che ci siano vitedegne e vite che degne non sono,e che porre fine a una vita consi-derata "indegna" sia l'unico mo-do per restituirle, nell'attimoestremo, la sua dignità.Poiché tuttavia è la legalizzazionedell'omicidio del consenziente, omeglio l'istituzionalizzazione delsuicidio assistito somministratodallo Stato ("eutanasia" suona me-glio, ma di questo si tratta) il ri-sultato che dalla battaglia pubbli-ca sul dramma di Fabiano Anto-niani si vorrebbe far discendere,allora vi sono considerazioni dallequali non ci si può esimere.Quando una persona decide di to-gliersi la vita, quando si arriva a
considerare la morte come unicarisposta al dolore umano nono-stante si sia circondati d'amore, èsempre una sconfitta. Non solosua, ma di tutta la comunità allaquale la persona si rapporta cometutto rispetto al tutto.Ciò che è in questione quando sidiscute di eutanasia è però il rap-porto tra la persona e quella parti-colare comunità giuridicamente esolidalmente organizzata che vasotto il nome di Stato, e il cui or-dinamento è in qualche modo lospecchio della società che è chia-mato a regolare. Il cittadino può(e deve) rivendicare dalla comu-nità statuale assistenza nelle pro-prie condizioni di vita, tutela nel-le sue fragilità, cura nelle sue in-fermità, sostegno nell'esercitare lapropria libertà, aiuto nelle diffi-coltà piccole o grandi, talvoltagrandissime, che l'esistenza ponedi fronte a ciascuno. Non si puòinvece chiedere che lo Stato si fac-cia dispensatore di morte, non sipuò confondere la libertà dell'uo-mo con l'istituzionalizzazione diun diritto esigibile a morire che inquanto tale porrebbe in capo alloStato il dovere di garantirne ilconcreto esercizio. In caso contra-
rio - se cioè accettassimo l'idea diuno Stato che dà la morte su ri-chiesta - sigleremmo un dramma-tico atto di rinuncia a una societàorientata alla vita e fondata sulprincipio di solidarietà.Rifiutare l'eutanasia significa forsecomprimere la libertà dell'uomo?Assolutamente no. Esiste una sfe-ra di inalienabile e incomprimibi-le libertà personale, esiste la liber-tà di rifiutare una cura, e - se siprescinde dalla morale cristiana esi considera la vita nella propriadisponibilità - tecnicamente puòesistere persino la libertà di suici-darsi. Tutto questo attiene a unambito intimo di libertà che ap-partiene a ciascuno, ed è ciò che,ad esempio, rende incomparabil-mente diversi i casi Englaro e Wel-by ripetutamente evocati in que-ste ore. Piergiorgio Welby era af-fetto da una malattia degenerativae, in stato di piena coscienza, havolontariamente rinunciato allepratiche terapeutiche che gli con-sentivano di restare in vita. Elua-na viveva uno stato vegetativo edè stata indotta alla morte per famee per sete, non per interruzione diterapie, presumendo di ottempe-rare a un'asserita volontà (non cer-
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to un consenso informato) rico-struita ex post sulla base di unaopinione espressa quasi vent'anniprima, nel pieno del vigore giova-nile, di fronte allo shock per l'in-cidente occorso a un amico finitoin coma. Ancora ieri il papà Beppino En-glaro ha affermato "Eluana riven-dicava un diritto costituzionale".Con tutto il rispetto, e senza ad-dentrarmi in questa sede nelle te-stimonianze di chi l'ha amorevol-mente curata, se mai nel suo casosi trattasse di un "diritto costitu-zionale" (e non credo che la mortedi Stato per fame e per sete appar-tenga a questa categoria), è qual-cun altro che lo ha deciso per lei.Nel caso di Fabiano si è trattato diuna situazione ancora diversa.Non c'erano in corso terapie som-ministrate alle quali il dj Fabo po-tesse rinunciare: c'era una morteda procurare attivamente attraver-so sostanze letali. Non c'entraniente dunque la libertà di cura,non c'entra niente neppure ladrammatica decisione di un uomo
di togliersi la vita. C'entra la riven-dicazione di un diritto a morireper mano dello Stato e la conse-guente aspettativa che lo Statopossa somministrare attivamentela morte, inconcepibile per unasocietà orientata alla vita.Un'ultima notazione. In questeore il dramma di Fabiano e deisuoi cari è stato impropriamentesovrapposto al dibattito in corsoalla Camera sulla (brutta) leggesulle dichiarazioni anticipate ditrattamento, il cosiddetto testa-mento biologico. Si è detto che sequella legge fosse già stata appro-vata il dj Fabo avrebbe potuto mo-rire in casa sua esercitando i suoidiritti di cittadino. Non è vero,perché le dichiarazioni anticipateriguardano persone in stato di in-coscienza, incapaci di intendere edi volere, e non era questo il caso.C'è tuttavia un particolare che miha molto colpito. Uno dei puntifondamentali di discussione sultestamento biologico è infatti l'op-portunità o meno che le dichiara-zioni anticipate, depositate maga-
ri anni prima, abbiamo caratterevincolante per il medico o, al con-trario, siano un elemento da con-siderare nell'assumere una deci-sione che tenga conto di moltepli-ci fattori quali ad esempio il pro-gresso medico-scientifico. Per unautentico liberale l'idea di dichia-razioni anticipate vincolanti è unaaberrazione, perché nega in radicela possibilità che per l'uomo il fu-turo sia sempre aperto. Per i so-stenitori della morte di Stato queltestamento è invece una specie diprogrammazione inviolabile an-che alla luce di dati che dovesseroapertamente contraddirlo. DallaSvizzera, dove si trovava con djFabo, Marco Cappato ha ricono-sciuto, come da protocollo, cheFabiano avrebbe potuto cambiareidea fino all'ultimo istante.Un'ammissione forse involonta-ria, da parte di un programmatoreintegralista della vita e della mor-te, che il futuro dell'uomo non èun piano quinquennale ma l'im-prevedibile svolgimento di unavita fatta di sorpresa e di meravi-glia. Chissà se ora alla Camera sene ricorderanno.
NON È VERO CHE SE CI
FOSSE STATA LA LEGGESULLE DICHIARAZIONIANTICIPATEDITRATTAMENTO,IL COSIDDETTOTESTAMENTO BIOLOGICO,DJ FABO SAREBBEPOTUTO RESTARE A CASA
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IN ESILIO Il dj aiutato a spegnersi in una clinica svizzera "senza l'aiuto del mio Stato"
Fabo muore, i politici blateranoio anni di false promesse: non abbiamo neppure il testamento biologico
beriFirmAiinF in e
_ attenzione e la possibili :a : ..s:.-:griava in Italia, FaboSvizzera. #i=aboUrerc i-'gliberiFinG.AllaFdn e
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1977-2017 n video su Twitter di Fabiano "Fabo" Antoniani Ansa
" "Sono pronto, spero diriuscire a premere il pul-sante per uscire da questoinferno di dolore", le ulti-me parole di Fabiano. Conlui gli amici di sempree la fidanzata Valeria: "Lalibertà, sempre"
¦ Marco Cappato (Ass. Co-scioni) rischia 12 anni dicarcere per averlo aiutato.Il Parlamento sui temibioetici è immobile, ma ie-ri i politici si dolevano pernon aver fatto una legge
D'ESPOSITO, MARRA, ROTUNNO
E SANSA A PAG. 2 - 3 - 4
L'ULTIMO GIORNO Il Dj si è spento nella clinica svizzera, con amici e parenti
Fabo morde il pulsantee scivola verso la fine
» FERRUCCIO SANSA
inviato a Zurigo
6 S6 pero solo di riuscire apremere il pulsante".Dj Fabo, però, ce l'hafatta. Nonostante non
vedesse e i muscoli lo tradissero.Voleva "uscire dalla gabbia del
corpo". Ha premuto forte il tastoche gli ha mandato nelle vene l'a-nestetico. E in due minuti il respirosi è fatto lento, un soffio. Alle 11,40di ieri mattina è finita: "Lo so, a-
desso è libero", dice la sua Valeria."Ha scelto di andarsene rispettan-do le regole di un paese che non è
il suo", twitta Marco Cappato.Fabo è dovuto venire a Pfaffi-
kon, in questa periferia di Zurigo,metà campagna e metà capanno-ni, centri commerciali. In una co-struzione squadrata, disegnatacon il righello, un prefabbricato dilamiere azzurre. Intorno una sie-pe fittissima per fermare glisguardi. Accanto una fabbrica dimacchine industriali e un barettosquallido con un nome che pareassurdo: "Blue Oasis".
Fabo ha trascorso qui l'ultimanotte anche se isuoi occhi forsenon la distingue-vano più. Ma lapelle sì, sentiva il
fresco che arrivada sud, dallemontagne. Hadormito, forse,accanto a unapersona che ha a-mato tanto. Valeria che su Face-bok ha scritto: "Vorrei che questanotte non finisse mai". Ma il mat-tino è arrivato: "Sono pronto", hadetto Fabo. Poi uno yogurt: "Chebuoni sono gli yogurt svizzeri, se...non riesco a schiacciare il bottonee torno a casa me ne porto qual-cuno", ha cercato di scherzare. Eci hanno provato anche i suoi a-mici, quei ragazzoni con i jeans avitabassa, la felpa e il bomber scu-ro che con Fabo hanno condiviso
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le notti al Tango di Milano egli an-ni velocissimi del Giambellino:"Mate lo ricordi il tizio che era ve-nuto in vacanza con noi quell'e-state?", tenta uno. Fabo ribatte:"Ma tu parli sempre...".SONO TUTTI insieme: gli amici, lepersone che ha amato. La mammache cerca di alzare il bavero dellagiacca per non far vedere il dolore.E Valeria che da quasi dieci annicondivide con lui la vita. Prima edopo l'incidente. Davvero labuonae la cattiva sorte. "Sempre, però, lalibertà". Tutti in una stanza di po-chi metri quadrati, le pareti pastel-lo, il divano e perfino i cioccolatini.Le tende bianche sono abbassateper non lasciar entrare tutta la lucedi questa giornata di una bellezzache ferisce. In fondo vedi i montiaccecanti di neve.
Fabo raccoglie il respiro, parlaancora: "Non prendetemi per sce-mo, ma volevo dirvi un'ultima co-sa". Cala il silenzio. E lui: "Allac-ciatevi sempre la cintura in auto.Non potete farmi un favore piùgrande". Mapoi entra il medico, davverosta per finire. Davvero è arrivato ilmomento. E meno male, per unavolta, che Fabo non vede perché isuoi amici hanno lafaccia paonaz-za, cercano di soffocare i sin-ghiozzi. "Gli avrebbe fatto malevederli soffrire e poi lui non sop-portava di essere compatito", ri-
corda un amico cercando di co-prirsi con il cappuccio.
Chissà, forse qualcuno spera an-cora che Fabo cambi idea.
"È sicuro?", chiede il medico."Sì, sì", fa segno Fabo. Vuole an-dare, che la sofferenza finisca.Che abbia termine questa attesa.Gli amici si fanno indietro. Restachi ha condiviso la vita con Fabo.Accanto a loro Marco Cappatodell'associazione Luca Coscioni.Potrebbe ancora ripensarci Fabo,potrebbe non riuscirci. Ma vuoleandare, addenta forte. L'apparec-chio accanto a luisi avvia, il tubici-no si riempie del-la soluzione diPentorbital di so-dio. Sale lungo iltubo, entra nelcorpo. E dopo po-chi minuti Fabia-no Antoniani se
ne va. Non chiudegli occhi, forse perché non vede omagari perché la fine vuole af-frontarla così.
Gli amici, i parenti si allontana-no uno stretto all'altro. MarcoCappato siede sulla verandadell'hotel Quer, dall'altro lato del-la strada, dove sotto le luci inter-mittenti trovi insieme i giovani ra-gazzi di Pfaffikon e chi sta per af-frontare l'eutanasia. Cappatochiede un bicchiere d'acqua, poi
un altro: "E stata una grande emo-zione. Forte. Dura. Però sento diaver fatto la cosa giusta... perchéera quello che voleva".
I ragazzi dell'associazione LucaCoscioni fanno sentire l'ultimomessaggio registrato da Fabo. Unpo' forse per prolungare la presen-za: "Sono finalmente arrivato inSvizzera e ci sono arrivato, pur-troppo, con le mie forze e non conl'aiuto del mio Stato. Volevo rin-graziare unapersonachehapotutosollevarmi da questo inferno di do-lore, di dolore, di dolore". È Marco
Cappato che ora rischia dodici an-ni di carcere. È lui che ha accom-pagnato Fabo per evitare che altrirestassero inguaiati. No, Valeria, iparenti, gli amici sono arrivati do-
po. No, nessuno ha aiutato aschiacciare il pulsante. Solo Fabo.
Sono le 11,40 in Barzloostrasse aPfaffikon, un trattore attraversa ilcampo tra i capannoni, una coppiapassa parlandosi fitto fitto, mentredall'officina Lobag Maschinen ar-rivano suoni sordi.
E le tapparelle bianche dellastanza 2 del centro Dignitas si ab-bassano. "Tutto regolare, domani il cor-po sarà restituito alla famiglia",dice il poliziotto che esamina lecarte. Intanto dalla porta del cen-tro si affacciaunaragazzatedesca,le mani sul viso, il vestito rosso enero che trema dai singhiozzi. Letapparelle di un'altra finestra siabbassano di nuovo.
Gocce di dolore
La fidanzata: "Vorrei
che questa notte nonfinisse più". Cappato
rischia la condanna
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"0"Vigialigii\
de"
Tl
I volti di una vita
Sopra, Dj Fa-
bo con la fi- danzata Va- leria e le im- magini trat- te dell'ap-
pello video al presiden- e Mattarella Ansa
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LA MOGLIE DI PIERGIORGIO
Mina Welby: "Subitola legge su testamentoe trattamenti"
"SONO ACCANTO A VALERIA e la
stringo forte. Fabo ha avuto la suascelta libera, purtroppo in Svizzera e non e-
ra il suo Paese e mi dispiace". Lo ha detto
all'agenzia Dire Mina Welby, la moglie diPiergiorgio Welby, morto nel dicembre del2006 dopo una grave e lunga malattia che
alimentò il dibattito sul fine vita. "I cittadiniitaliani dovrebbero essere vicini a lui e a Va-
leria - ha detto ancora Mina -. Credo che,con me, si possa fare una battaglia per ot-
tenere una legge sul testamento biologico,
sulle disposizioni sui trattamenti sanitari".Alla notizia del decesso di Dj Fabo e delcommento di Marco Cappato secondo ilqua le" ha scelto di andarsene rispettando le
regole di un Paese che non è il suo", Mina
Welby ha osservato che "è un peccato, vo-gliamo un Paese che ci sia vicino e lo deve
essere anche la politica". In questi giorni a
Palermo la vedova di Piergiorgio Welby ha
assistito allo spettacolo teatrale Sospesi tracieloe terra:"Abbiamo affrontato più volte in
pubblico l'argomento delfine vita' e abbia-mo visto che la gente vuole una legge che
aiuti a scegliere come essere curati o a non
esserlo a fine vita".
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Codice penale Le cautele del dottore: rischia l'omicidio del conseziente
Volontà certa del malato, sedazione:limiti e rischi per medici e parenti
» ROBERTO ROTUNNO
Con il Parlamento italiano che daanni decide di non decidere inma-
teria di finevita, a creare il nostro qua-dro normativo sono tre diverse fonti:gli articoli 13 e 32 della Costituzione,le carte internazionali e le sentenzedei giudici. La politica, insomma, peril momento si è fatta daparte nello stabilire checosa può e che cosa nonpuò chiedere un pazien-te. Né tantomeno che co-sa rischia un medicoqualora non rispetti ledisposizioni fornite dalmalato.
C'è un punto di par-tenza, però, sul qualenon sembrano essercidubbi: nessuno può es-sere obbligato a sotto-porsi a un trattamentosanitario non desiderato. Cionono-stante, anche le proposte di legge indiscussione rischiano di indebolire,attraverso alcune espressioni un po'ambigue, questo assunto. I continuirichiami alla "tuteladella vita", per esem-pio, oppure o il riferi-mento alla scelta "con-divisa" con il medico.Eppure, è da una normacostituzionale (articolo32) che deriva il diritto a
rifiutare terapie nonvolute.
Il problema è che,mancando ancora unalegge chiara, non vieneassicurata nella pratical'applicazione di quelprincipio scritto nella Carta. "L'in-tervento normativo - spiega il radi-cale Marco Cappato - dovrebbe ob-bligare dottori e strutture sanitariead adeguarsi alle scelte della perso-
na". Oggi invece non sono previstesanzioni per chi si rifiuta e il risultatoè che, di fronte a un sanitario non di-sposto ad assecondare il malato, lestrade da percorrere sono due: il ri-corso per via giudiziaria, che costatempo e soldi, oppure la ricerca di unaltro ospedale.IL MEDICO che invece è pronto a "stac-care la spina", in ogni caso, deve muo-versi con molta cautela perché c'è ilrischio di incorrere nel reato di omi-cidiodelconsenziente.Dunque, comecomportarsi? Innanzitutto, le volontàdel malato devono essere inequivoca-bili. Il più semplice dei casi si ha in pre-senza di unapersona che -benché conun quadro clinico disperato - resti ingrado di intendere e volere, quindipossa comunic are direttamente la suavolontà. L'episodio più famoso è quel-lo di Piergiorgio Welby che dieci annifa è stato aiutato a interrompere le cu-re dal dottore cremonese Mario Ric-cio. Quest'ultimo è uscito indenne siadal procedimento disciplinare sia dal-l'inchiesta penale. Il motivo è che nonha indotto il decesso di Welby attra-verso la somministrazione di farmaci,ma si è limitato a sedarlo e a spegnere- su precisa richiesta - il ventilatoreautomatico. La "sedazione palliativaprofonda continua" porta il pazientead addormentarsi; non è di per sé la
causa dellamorte, ma è evidente chevenga pratic ata al fine di avviare, per
esempio, l'interruzione dell'ali-mentazione e dell'idratazione. Que-sta correlazione apre grandi discus-sioni sul piano etico e filosofico. "Lapratica -spiega Riccio - dura dai treai cinque giorni. Non è un'eutanasiasul piano tecnico e giuridico ma èchiaro che faccia parte delle opera-zioni che porteranno alla morte del
paziente. È per questoche la politica ha pauraanche solo a nominarlanelle proposte di legge".Unalinea di demarcazio-ne troppo sottile, insom-ma, che spesso porta apercepire come inscin-dibili l'atto di sedare ilmalato e il decesso diquest'ultimo. Lo dimo-
stra la storia di Monte-belluna, in Veneto, doveuna donna ha chiesto diinterrompere l'idrata-
zione previa sedazione. Imedici hanno dovuto ribadire chenon è stata eutanasia.
Che succede invece nell'ipotesi incui il malato non sia capace di inten-dere e volere? In quel caso si fa ri-ferimento alle disposizioni antici-pate di trattamento (Dat), il cosid-detto testamento biologico. Comedicevamo, però, senzaunalegge nonesistono sanzioni per chi non lo ri-spetta. Il testo proposto da DonataLenzi (Pd), tra l'altro, prevedrebbela possibilità di aggirare le volontàmesse per iscritto dal malato se, do-po la redazione della Dat, sono so-pravvenute cure innovative. Anco-ra, quando non c'è nemmeno il te-
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stamento biologico, è necessario ri-costruire le disposizioni del malatoattraverso le testimonianze (comenel caso di Eluana Englaro).CHE COSA, INFINE, di certo non si
può fare in Italia? Il suicidio assi-stito, cioè la predisposizione delpentabarbital un farmaco letaleche, per intenderci, ieri ha ingeritoDj Fabo. "Noi suggeriamo di rical-care la legislazione elvetica - affer-ma Emilio Coveri di Exit Italia - maintanto sarebbe un buon inizio se sidepenalizzasse la condotta di chiaccompagna un proprio caro inSvizzera". Oggi il parente rischia diessere incriminato per istigazioneal suicidio, oppure omicidio delconge7i ente
NO_
La Costituzione
Per la Carta
nessuno può
essere obbligato a
curarsi, ma senza
norme è difficile
da garantire
Il caso
WelbyPiergiorgioWelby foto-
grafato primadella mortenella sua casanel 2006Ansa
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Il solito Adinolfi: "Volete il sistema svizzeroche sopprime un disabile a listino prezzi?"
DJ FABO È MORTO. Ora la no-
stra domanda è semplice: spe-culando su questa tragedia, che legge
volete? Volete il sistema svizzero che
sopprime un disabile a listino prezzi?Iniezione di pentobarbita l, pratiche e
funerale, 18 mila euro tutto incluso.Volete sfruttare l'onda emotiva perottenere questa vergogna? Hitler al-meno i disabili li eliminava gratis". Sul
proprio profilo Facebook, Mario Adi-nolfi, commenta così la scelta del dj.Ovviamente le parole di Adinolfi han-
no suscitato diverse polemiche. Ha ta-
gliato corto Marco Cappato, dell'As-sociazione Luca Coscioni, l'uomo cheha accompagnato Dj Falbo in Svizzera.
Al TgZero di Radio Capital che gli ha
chiesto un commento, Cappato hadetto: "Le parole di Adinolfi? La diffe-renza tra un disabile gasato e ammaz-zato in un campo di concentramento e
un malato terminale che sceglie di in-
terrompere quella che considera unatortura non merita nemmeno di essere
spiegata".
"Hitler almeno li eliminava gratis"
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PRESE IN GIRO Un Parlamento incapace di decidere
Fine vita, dieci anni buttatiin promesse e veti incrociati0012006 la politica promette una legge sul testamento biologico. Sempre rinviata
nell'opinione pubblica, nonc'è una legge. "Siamo di fronteal suicidio di un Parlamento,sempre più svilito, che abdicaalle proprie responsabilità e siautosospende dalla sua fun-zione legislativa", scrivevaFa-miglia cristiana il 24 novem-bre 2008. Parlava del caso diEluana Englaro (in coma dal1992, quando aveva2l anni): larichiesta del padre di inter-rompere le terapie diventòmateria peraule giudizia-rie. Il dibatti-to (e l'impo-tenza) dellapolitica an-dava avantigià da un po'.Era il 2006quando Pier-giorgio Wel-by, malato di Sla, dopo che laProcura di Roma aveva dichia-rato inammissibile la sua ri-chiesta di porre fine all'"acca-nimento terapeutico", a causadel vuoto legislativo, chiese almedico Mario Riccio di stac-cargli il respiratore. "Sonocontrario all'eutanasia eall'accanimento terapeuticoche diventa una forma di an-goscia in molti casi", disseall'epoca il premier RomanoProdi. "Credo che il dolore u-mano vada rispettato e nonstrumentalizzato. Non è unproblema legislativo è un pro-blema di costume". Il testa-mento biologico era uno deipunti del programma della suaUnione. Eccolo: "Vogliamocostruire un sistema di garan-zie per la persona malata. Traqueste il rifiuto dell'accani-mento terapeutico e del dolorenon necessario. Lo strumentopiù efficace, per rendere effet-tivo quel diritto, è la Dichiara-
zione Anticipata di Volontà (oTestamento Biologico)". Il di-battito riprese nel 2007, col ca-so di Giovanni Nuvoli, sardo,anche lui malato di Sla: il tri-bunale respinse la sua richie-sta di staccare il respiratore e i
carabinieribloccarono ilmedico chevoleva aiu-tarlo. Nuvolisi lasciò mo-rire di fame edi sete. Ini-ziarono lepromesse. "E
luana, arrivata dopo che le erastata interrotta l'alimentazio-ne forzata, in seguito a un'en-nesima sentenza, della Cassa-zione. Una storia che è diven-tata un film: La Bella addor-mentata di Marco Bellocchio.Il governo (Berlusconi) avevacercato di intervenire con undecreto (che Napolitano nonfirmò) "per impedire l'ucci-sione diun essereumano" (pa-role dell'allora premier). Wal-ter Veltroni ammoniva: "Lapolitica deve impegnarsi inParlamento per cercare di ap-provare una legge sul testa-mento biologico" (3 febbraio2009). Bersani intimava: "Siprovveda subito ad approvareuna legge" (9 febbraio 2009).Morta Eluana, la legge sparì.Dario Franceschini nel suo di-scorso di insediamento comesegretario "transitorio" Pd(1'11 ottobre 2009) invocava"laicità" sul testamento biolo-gico. Non se ne fece niente.
Oggi c'è una legge sull'euta-nasia incardinata in commis-sione Affari sociali da febbraiodell'anno scorso. E un'altra sultestamento biologico (relatri-ceDonataLenzi) che dopo set-timane di ostruzionismo èpassata in commissione Giu-stizia e Affari costituzionalidella Camera per i pareri. Do-veva essere calendarizzata inaula per marzo. Chissà se lo sa-rà ad aprile. Renzi (che avevapromesso una legge sul temagiàinpassato), nell'Assembleanazionale del 19 febbraio ha ri-preso l'argomento: "Il Paeseha bisogno di avere delle ri-sposte su argomenti puntuali,difficili. Il testamento biologi-co non è una passeggiata. Maciò che è giusto vafatto". Diecianni dopo: un altro leader, una
nuova promessa.
» WANDA MARRA
66 a politica ha ilcompito di guar-dare in faccia i
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problemi dellepersone. La legge sul testa-mento biologico va in questadirezione. Vogliamo fare diquesta una legislatura dei di-ritti". Questa dichiarazione èdi ieri ed è del capogruppo Pdalla Camera Ettore Rosato.Peccato che la legislatura siaquasi alla fine e il Pd (primacon Letta, poi con Renzi) go-verni da quasi 4 anni. Insom-ma, è solounapromessa, comeavviene da un decennio a que-sta parte tutte le volte che uncaso di cronaca arriva a ricor-dare che in Italia non c'è nes-suna legislazione sul fine vita.Eppure la questione - comedimostra il caso di Dj Fabo -non è piccola e irrompe nelleesistenze di molte famiglie i-taliane: può riguardare la vit-tima di un incidente o chi at-traversi la fase terminale di u-na malattia, senza possibilitàdi scampo, ma con un'agoniastraziante che si prolunga.
LE DEFINIZIONI parlano di eu-
tanasia, suicidio assistito, te-stamento biologico, accani-mento terapeutico. Territorigrigi, che riguardano il confinetra la vita e la morte, in cui nelvuoto del diritto la scelta - sot-tovoce - viene demandata allasensibilità di un medico o a so-luzioni di "fortuna", tipo quel-le raccontate nel film Miele diValeria Golino: la protagoni-sta (Jasmine Trinca) per lavo-ro (illegale) fornisce aiuto a chivuole morire. Eppure, nono-stante il cinema e il dibattito
giusto appro-vare un testo sul testamentobiologico in tempi ragionevo-li", diceva Anna Finocchiaro,allora capogruppo dell'Ulivoal Senato, il 30 marzo 2007.1121 aprile dello stesso anno Pie-ro Fassino, all'epoca segreta-rio dei Ds, si lasciava andare aun'espressione che 10 anni do-po suona piuttosto comica:"Dobbiamo costruire le condi-zioni per un confronto cheporti a soluzioni condivise". Ildisegno di legge (a firma Fi-nocchiaro e Ignazio Marino)allora slittò a dopo l'estate. Laprima estate del rinvio. Sedentro l'Ulivo prima e il Pd do-po, le posizioni erano distanti,a destra ci pensava EugeniaRoccella, sottosegretario alWelfare, ad assicurare che"sul testamento biologico siarriverà a un testo condivisodel Pdl" (29 settembre 2008).Con lei Angelino Alfano ("ilParlamento è chiamato ariempire questovuoto norma-tivo", 14 febbraio 2008) e Fa-brizio Cicchitto.BALZAVA agli onori delle cro-nache Gaetano Quagliariello,che in Senato urlava "l'hannoammazzata" alla morte di E-
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AL_
MIELE
Una 30enneper lavoro
procura la
"dolce" morte
- .MARE DENTRO
Con un tuffo il
protagonistadiventa
tetraplegico
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E121
mn_u,tytd QOLLARf
BASY
BELLA
ADDORMENTAI
La storia
di Eluana
Englaro
LE INVASIONI
BARBARICHE
Ultimi giorni di un malato terminale
KILL E
M
FUNSE Ek
MILLION
DOLLAR BABY
Una pugile
finisceparalizzata
KILL ME
PLEASE
Una clinicaper suicidio
assistito
PIERO FASSI NO
Dobbiamo costruirele condizioni per unconfronto che ci portia soluzioni condiviseLeggi con cui la
libertà si eserciti senza
lacerare la società
Corsi e ricorsi
Nel 2008 "Famiglia
cristiana" denunciava:
"Il Parlamento abdica
alle sue responsabilità"
Era il 2009
GaetanoQuagliariello,
in Senato, par-lò di omicidioper il casoEnglaroLaPresse
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COMMENT
LA SINTESIIMPOSSIBILEDEL PD: COS'È
LA SINISTRA?
» FABRIZIO D'ESPOSITO
p, erché noncoínvolge-re "il popolo delle
o primarie su quei te-mi come pacs, eutanasia,ricerca sullestaminali embríona- lí, fecon- dazione assistita, aborto, chespaventano ilPalazzo ma non ícittadini?". Domanda at-tualissima, non è vero? Eche incrocia sia la tragediadiF abo , sia le primarie dem
del 30 aprile. Bene.Questa proposta la fece
dieci anni fa Marco Cap-pato, allora radicale dellaRosa nel Pugno. Invano.Era il 15 dicembre 2006.Nove giorni dopo arrivò lamorte di Piergiorgio Wel-by. Al governo c'era l'U-nione di Prodi e il fatidicoPartito democratico eragiàinnuce,pronto a nasce-re. Nei due lustri successi-vi, però, nonostante pro-messe e mesi di dibattito, la
politica non ha combinatonulla sul finevita e a stentoè riuscita a mettere insie-me una legge sulle unionicivili, che ancora mancavain una democrazia occi-dentale degna di questonome. Colpa soprattuttodella sintesi impossibile diquella creatura innatura-le, dalla prospettiva dei te-mi etici, che è stata e con-tinua a essere il Pd. Diecianni fa, finanche Paola Bi-netti era nel P d. Francesco
Rutelli difese il clericali-smo dei teodem così: "Sen-za i cattolici, l'Unione (poiil Pd, ndr) sarebbe mino-ranza". Svelato l'arcano.
L'altro giorno, su Re-pubblica, Eugenio Scalfa-ri ha sostituito la sua ome-
lia domenicale con un'in-terminabile intervista aWalter Veltroni (che diecianni fa disse ai sostenitoridi Welby riuniti in una ve-glia: "Consideratemi convoi") sulla maledizionescissionista della "sini-stra", aproposito dei nuovidemoprogressisti. Veltro-ni ha usato proprio questotermine per riferirsi al Pd:"sinistra". Ma di quale si-nistra parla? Sono forse disinistra Franceschini,Fioroni, Guerini, Delrio,Bindi? Ecco perché la sin-tesi tra "le culture politi-che" del Novecento è im-possibile su questi temi. Indieci anni non sono riuscitinemmeno adaccordarsisuun compromesso per il te-stamento biologico. Figu-riamoci il caso di Fabo , che
è altro ancora.O RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL CASO
Di FABO Fabiano Antoniani
Dj Fabo ha vinto:
una dolce morte
con il suicidio assistito
Dj Fabio è morto ieri matti-na. Il giovane tetraplegicoha ottenuto quello che chie-deva da tempo: un suicidioassistito in una clinica Sviz-zera. Con i denti ha premutoil bottone che avviava lasomministrazione del farma-co letale. Con lui i genitori,la fidanzata e alcuni amici.
Massi, Guasco e Perino
alle pagine 2 e 3
all'estero
VERSO IL DECESSO
Due notti di degenza,visite mediche, colloqui:
«Lasciatemi andare»
�
\\
L'ACCUSA «Ci sono arrivato,
purtroppo, ma senzal'aiuto del mio Stato»
Dj Fabo, morte in Svizzera
«Vado via da un inferno»Provato da quasi tre anni di dolore tremendo, ha scelto il suicidio assistito
Claudia Guasco
PFAFFIKON (Zurigo)
Ora del decesso: 11,40. Fabia-no Antoniani - Dj Fabo fino agiugno 2014, quando un inci-dente l'ha inchiodato in unletto - è morto ieri mattina inuna linda clinica in Svizzera,schiacciando con i denti ilpulsante che ha rilasciato ifarmaci. Due notti di degen-za, le visite, i colloqui con glipsicologi e la volontà di anda-re fino in fondo: «Lasciatemiandare», ha ripetuto finoall'ultimo, senza tentenna-
menu.Le sue ultime parole sono
state un omaggio a chi lo haaiutato: «Ringrazio chi mi hasollevato da questo inferno didolore». Ma anche un'accusaa chi lo ha lasciato solo: «Sonoqui senza l'aiuto dello Stato».
La clinica della buona mor-te è a una ventina di chilome-tri da Zurigo, un cubo di centometri quadri in muratura elaminato blu immerso nel ver-de di Pfaffikon. Sembra unconfortevole alberghetto sviz-zero, se non si pensa a ciò cheaccade all'interno. E anchedentro ogni particolare dà
conforto: le pareti chiare, illetto spazioso, la musica cheacompagna l'ultimo respiro.
Qui ogni anno vengono amorire centinaia di persone, anovembre 2011 la scelse co-me ultima meta anche il diret-tore del Manifesto Lucio Ma-gri. Per Dj Fabo rappresenta-va la liberazione da un'esi-stenza che non consideravapiù tale: cieco e tetraplegico,ha implorato più volte di "tor-nare libero", chiedendo aiutoa tanti, fino all'ultimo appellorivolto al presidente della Re-pubblica Mattarella: «Fatemi
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uscire da questa gabbia».L'ennesimo rinvio delle nor-
me sul biotestamento lo han-no convinto a rompere gliindugi e sabato scorso è parti-to per Pfaffikon, accompagna-to in auto da Marco Cappatodell'Associazione Luca Co-scio'. Un giorno e mezzo permorire secondo il protocollodella clinica Dignitas, che pre-vede le visite dei medici e unavalutazione psicologica, l'assi-stenza dei volontari e l'abbrac-cio di chi lo ama.
Voleva andarsene senza do-lore, tornare a volare e così èstato, racconta Cappato: «So-no sicuro di aver fatto la cosagiusta. Fabiano è morto sere-no, è ciò che desiderava. E'stata dura ma ha avuto la sualibertà».
Fabo era uno spirito libero,lo ricordano gli amici, non sirassegnava alla sua prigionia.
Non vedeva, non si muove-
va, usciva di rado accompa-gnato in sedia a rotelle dallafidanzata Valeria. LeonardoTumiotto, ex nuotatore diven-tato dj, ha messo i dischi conlui la sera dell'incidente.
«Spesso mi torni in menteFabo, quella maledetta nottesuonammo insieme, fianco afianco, un disco te, un discoio, risate, felicità. Ci siamosalutati, era notte fonda. Unabbraccio, un saluto, poi iltragico incidente, il buio, lavita cambia in un attimo. Seiun esempio per tutti quelliche ti circondano», è il suoultimo messaggio all'amico.
Posta una foto di Fabiano inconsolle, la cuffia attorno alcollo, le braccia tatuate:«Ciao Fabo. Suona con gliangeli. Ora sei in pace». Fabia-no, è il ricordo di chi gli èstato accanto negli ultimi dueanni e mezzo di dolore, «èstato un grande nella vita enella morte».
Per lui «massimo rispetto»,gli rende merito Beppino En-glaro, il papà di Eluana. Mac'è chi non nasconde che lasua scelta è stata «una sconfit-ta per tutti, perché vuol direche non siamo riusciti a fareabbastanza e a dare sollievo alui e ai suoi familiari», affer-ma Maurizio Scassola, nume-ro due della Federazione na-zionale degli Ordini dei medi-ci.
Chi cura, spiega, «non puòfavorire nessun atto che pos-sa provocare la morte, comeprecisa il codice deontologi-co. Sulla contrarietà all'euta-nasia da parte dei camicibianchi non ci sono dubbi. Lanostra reazione alla vicenda èquella di una grande parteci-pazione al dramma personalee al dolore della famiglia. Pernoi rimane inaccettabile, pe-rò, qualsiasi atto di accompa-gnamento attivo alla morte daparte di un medico».© riproduzione riservata
111 FARO Fabiano Antoniani con la fidanzata Valeria in un momento felice
LA TESTIMONIANZA
Accompagnato da Marco Cappato:«È morto sereno ma è stata dura»
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Quell'ultima nottetra paure e scherziIn stanza con mamma, fidanzata, 5 amici: non ha mai esitato
L'ADDIO II decesso è avvenuto in mezz'ora
Verrà cremato oggi, poi il rientro in ItaliaPFAFFIKON (Zurigo) - Lamamma, la fidanzata Valeria ecinque amici. Tutto il mondo diFabiano Antoniani, quarant'an-ni compiuti il 9 febbraio, èriunito nella stanza al primopiano della clinica affacciatasul lago. Il sole splende, ilpanorama è magnifico, ma luinon può vederlo. L'unica cosache chiede è essere liberato daldolore ed è quello che fanno imedici della Dignitas, con cele-rità e competenza. Tanto cheultime ore di Dj Fabo primadell'eutanasia sono troppo po-che per chi lo ama: «Vorrei chequesta notte non finisse mai»,scrive Valeria sabato notte.
Prima di arrivare a questoletto dove il suo respiro si èfermato per sempre, la stradadi Fabiano è stata complicata edolorosa. Non voleva più vivere,si è confidato con la compagna ela madre, tramite Valeria hacontattato Marco Cappato. Tra idue si è creato un rapporto difiducia e insieme hanno decisodi lanciare l'appello per unamorte dignitosa. Un primo mes-saggio, poi due, tre. Tutti cadutinel vuoto. Così, il giorno del suoultimo compleanno, Fabo ama-reggiato prende la sua decisio-ne: «Andiamo in Svizzera - dicea Cappato - La politica non si fasentire. Voglio impegnarmi inprima persona, voglio che lamia storia personale sia d'esem-pio». Il meccanismo viene atti-vato, arriva il via libera dallaSvizzera. Si può partire. Cappa-
to alla guida, Fabiano sul sedileposteriore, affrontano il viaggioverso Zurigo. L'atmosfera eraserena. Niente lacrime, si racco-manda fin dall'inizio Fabiano,ed è il primo a dare il buonesempio. Affronta la missionecon spirito battagliero e il suoprimo messaggio è di denuncia,come ha promesso: «Sono final-mente arrivato in Svizzera e cisono arrivato, purtroppo, con lemie forze e non con l'aiuto delmio Stato». La stanza riservata a Dj Faboè spaziosa. Oltre al suo letto adue piazze, ci sono un divano eun divano letto. I cioccolatinisono sparsi ovunque, sul tavoli-no e sulle mensole, un dolceconforto per chi lo accompagnae in via del tutto eccezionalepasserà con lui l'ultima notte.Di solito i parenti del malato sispostano negli hotel vicini, que-sta volta gli sono accanto finoall'ultimo. Una notte di dolore,ma anche di battute e di scher-zi: «Certo che lo yogurt qui inSvizzera è proprio buono. Senon riesco a morire me lo portoin Italia». La sua paura piùgrande era proprio questa: chequalcosa andasse storto e la suamissione non andasse a buonfine. «Era sereno ma all'iniziodelle procedure, sempre convin-to di voler andare avanti, era inansia perché temeva di nonriuscire a mordere il pulsanteche avrebbe attivato l'immissio-ne del farmaco letale. Era preoc-cupato perché la sua cecità nongli permetteva di vedere dove
fosse collocato con esattezza ilpulsante», racconta Cappato. Imedici, per legge, non possonocompiere alcun atto che portialla morte del paziente. Deveessere lui a bere la pozione difarmaci, ma poiché Fabiano eratetraplegico una macchina lo hafatto al posto suo. L'ultima deci-sione è comunque avvenuta at-traverso un atto volontario:stringere con i denti il bottoneche ha attivato il meccanismo.
Non ha mai esitato, nemmenodi fronte agli psicologi obbligatidalla prassi a convincere ilmalato a desistere dall'eutana-sia. E' stato sottoposto a diversicolloqui, l'ultimo, quello decisi-vo, tra le nove e le dieci di ierimattina. Il mix di medicine eragià pronto, acquistato in farma-cia. La morte è arrivata in menodi mezz'ora e alle 11,40, da unastanza vicino a quella di Fabo,Cappato dato l'annuncio suTwitter: «Ha scelto di andarse-ne rispettando le regole di unPaese che non è il suo». Alle 17in clinica si presenta la poliziaper certificare il decesso e uncarro funebre a portare via ilcorpo di Fabiano. Probabilmen-te a Zurigo, dove potrebbe esse-re cremato già stamane primadi rientrare in Italia. La mam-ma, la fidanzata e gli amici sene vanno, nessuno dice unaparola. Li accompagna l'ultimoconsiglio di Dj Fabo: «Non pren-detemi per scemo, ma devochiedervi una cosa importante.Mi raccomando, quando andatein macchina allacciate semprela cintura». C.Gu. © riproduzione riservata
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L'eutanasia in Europa
Gran Bretagna
Suicidio assistito
autorizzato in casi
estremi
Svezia
Eutanasia passiva
legale dal 2010
IL GLOSSARIO
Eutanasia (attiva)
Decesso provocato da somministrazione
di farmaci
Belgio
Legale dal 2002.
Dal 2014 anche
per i minori
Francia
amme
Parzialmessa nte111~
-».. "
l'eutanasia passiva
Spagna
Ammessi eutanasia
passiva e suicidio
assistito
Fonte: Centre d'information sur l'Europe
Eutanasia passiva
Interruzione trattamento che tiene in vita
il malato (nutrizione e idratazione artificiale)
Suicidio assistito
Atto autonomo di porre fine alla propria vita
con mezzi forniti da un medico
Lussemburgo
Legale dal 2009
su richiesta
del malato
Olanda
Legali dal 2001
eutanasia
e suicidio assistito
Germania
Eutanasia passiva
legale dal 2015
Svizzera
Legale il suicidio
assistito
ANSA luentimatil
4 "1N
40 ANNI Fabiano Antoniani era cieco e tetraplegico dopo l'incidente d'auto del giugno 2014
L'ULTIMA NOTTE Con gli affetti più cari
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«Ma passata l'emozione
si tornerà a non decidere»di Stefano Zurlo a pagina 6
l'intervista » Enrico Mentana
«Otto anni dopo Eluanapolitici sempre fermiper non perdere voti»Il giornalista spiega come nulla sia cambiato:«Da loro solo promesse sull'onda dell'emozione»Stefano Zurlo
" Sono passati otto anni. Maemozioni e giudizi attraversa-no il Paese come allora, taglian-dolo in due. Dj Fabo come Elua-na Englaro. La sera del 9 febbra-
io 2009, appena saputo dellamorte della ragazza, EnricoMentana cercò di portare il suoMatrix in prima serata. Non ciriuscì e allora si dimise fragoro-samente da Mediaset.
Direttore, partiamo dal tuoaddio a Canale 5.«No, non voglio parlare di
quello che è successo a me, madi cosa accadde quel giorno».
La mattina del 9 febbraio igiornali dedicavano artico-li su articoli a Eluana. Anco-ra viva.«Appunto. Il Corriere della
sera arrivava fino a pagina 8,Repubblica raccontava ildramma di Eluana per 9 pagi-ne, lo stesso faceva il Giorna-le. L chiaro?»
Da allora non è cambiatoniente?«La politica ha buttato via 8
anni».Il Palazzo ha accantonato ilproblema?«I politici affrontano i grandi
temi in emergenza, poi, appe-na la tensione scende, mettonoqueste questioni fra parentesi».
Perché?«Mah, è un po' come l'inver-
no precoce. Non sanno cosamettersi».
Hanno paura di prenderefreddo?«Temono di scontentare
l'elettore moderato o quelloprogressista; non vogliono ini-micarsi il vescovo di turno. So-prattutto non hanno più pro-grammi, ma solo programmitelevisivi. La politica è inade-guata, ridotta a una poltiglia».
Scusa direttore, ma la politi-ca è mediazione e sul finevita è difficile trovare unpunto di compromesso.«Vero. L quasi impossibile
mediare, ma una decisione bi-sogna prenderla».
Anche se provocherà unalacerazione dentro la socie-tà?
«Pure le leggi sull'aborto esul divorzio hanno lacerato ilPaese, ma questo non ha impe-dito che venissero approvate».
Qualcuno sostiene che la le-gislazione attuale è più chesufficiente. Una posizionedi realismo o di ipocrisia?«Ma di cosa stiamo parlan-
do? Noi oggi ci soffermiamosu questa storia perché il pro-tagonista è dj Fabo, ma chissàquanta gente è andata in que-sti anni in Svizzera».
Forse chi è "emigrato" nonvoleva clamore. Non c'è ilrischio di una strumentaliz-zazione?«Queste problematiche arri-
vano in parlamento perchè cisono già nella società. Accantoa Eluana mi vengono in mente
Le frasi
Le leggi su aborto
e divorzio hanno
lacerato il Paese,
ma questo non
ha impedito che
si approvassero
nrP L'argomento
è indigesto,
ma deputati
e senatori devono
prendersi le loro
responsabilità
altri nomi: Luca Coscioni, Pier-giorgio Welby, invece ogni vol-ta si ricomincia daccapo».
I politici?«I politici fanno i vicegiorna-
listi: inseguono un titolo. Poirimuovono».
Rimaniamo sul tema: laChiesa sostiene che la digni-tà umana non viene maimeno, i laici ritengono chein certe situazioni una per-sona abbia Il diritto di dire:ora basta. Come si fa?«Sdrammatizziamo».Sdrammatizziamo?«Ma sì, usiamo l'intelligenza
e non foderiamoci di obiezio-ni. Non infarciamo i nostri di-scorsi di "ma se poi"...
Direttore, la fai facile?«Mano, ogni volta è così. Sul-
le unioni civili sembrava doves-se succedere il finimondo».
Invece?«Non è successo niente».Una legge non cambia lamentalità?«Sì, ma la norma coglie un
fenomeno che già c'è. Chissà
quante persone sono stateaiutate dai medici a morire.In silenzio».
L'aborto, secondo i critici,è diventato un contraccetti-
vo.«Dobbiamo scrivere leggi
che non calpestino la libertàdi coscienza. La norma deverispettare anche chi la pensain un altro modo».
La legge dettata, anzi impo-sta quasi col ricatto del cla-more e delle lacrime, dai ra-dicali?«Ma dai, i radicali sono lo
zero virgola».Ma dal punto di vista cultu-rale non hanno vinto?«Sì, hanno vinto».
Allora vogliono stravincere?Ma no, i radicali sono stati
un po' i nostri fucilieri di ma-rina sulla bioetica, argomen-to indigesto per i parlamen-tari. Ma adesso basta con ledeleghe: deputati e senatorisi prendano le loro responsa-bilità».
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SCELTE
La sera
del 9 febbraiodel 2009, Enrico
Mentana,
appenasaputodella mortedi Eluana
Englaro
cercò
di portareil suo
programmaMatrixin prima
serata
Non ci riuscì
e allora
si dimiseda MediasetOggi spiega
perché,
proprio
come allora,
i politicipreferiscono
astenersi
dal prenderedecisioni
su questo
tema
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DJ FABO MORTO IN SVIZZERA
Suicidio collettivoL'eutanasia diventa una bagarre tra i politici
ma nessuno fa nulla. Così perdiamo tuttidi Alessandro Sallusti
Dj Fabo è morto ieri alle 11.40 in una clini-ca svizzera dove praticano l'eutanasia.Aveva 39 anni, e da tre era cieco e com-pletamente paralizzato in seguito a un
incidente stradale. Voleva morire, uscire dalla «gab-bia di dolore» e l'aveva chiesto di recente anche alpresidente Mattarella. L'ha ascoltato solo MarcoCappato, esponente radicale dell'associazione Lu-ca Coscioni che si batte per il diritto alla morte deimalati terminali. Il viaggio in Svizzera, le visite, die-cimila euro e ieri la fialetta letale, azionata con labocca. In Italia il suicidio assistito è vietato, e il soloagevolarlo è reato grave (si rischiano fino a dodicianni di carcere).
Questi i fatti, che scuotono le coscienze e il mon-do politico incapace di affrontare la questione (daanni giacciono progetti di legge contro l'accanimen-to terapeutico e sui trattamenti di «fine vita»). Pos-siamo giudicare Dj Fabo per quello che ha fatto suse stesso? Ognuno è ovviamente libero di farlo, ionon lo faccio perché - come sosteneva anche Mon-tanelli - rivendico il diritto di scegliere come e quan-do morire. Ma vorrei che accadesse in silenzio, sen-
za disturbare lo Stato, psicologi, media e tribunali.Non vorrei la compassione, a volte gli insulti, deicattolici integralisti né l'applauso fuori luogo deilaici incalliti. Vorrei che accadesse nel mio letto eche qualcuno che mi ha voluto bene mi tenesse lamano mentre scelgo di accelerare il corso della vitache se è stata vissuta è comunque sufficiente.
Oggi questo diritto non l'abbiamo. In alcuni casipossiamo prendercelo clandestinamente, senza car-te bollate e senza inguaiare nessuno. Ma non sem-pre è così. E allora? Non credo nell'etica collettiva,tanto meno in quella universale. Dalla procreazio-ne all'amore fino alla morte, ogni Stato si comportacome crede. Ciò che è illegale in Italia è permessoaltrove e viceversa: nell'era della globalizzazione ireati assoluti restano davvero pochi. Il resto è opina-bile e aggirabile. Capisco i rischi e gli abusi che unalegge sul «fine vita» potrebbe comportare, vista laquantità di parenti serpenti e di depressi in circola-zione. Ma autorizzare senza tante istruttorie il «finevita» in grembo (legge sull'aborto) e negarlo in ma-lattia terminale è da ipocriti. Se manteniamo l'acca-nimento terapeutico, almeno togliamo quello giudi-ziario per chi, per se stesso o per i suoi cari, decidediversamente. Sia in vita sia in morte mi sento piùsicuro nelle mani dei miei che in quelle dello Stato.
INCIDENTE Dj Fabo era cieco e tetraplegico dal 2014
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I TONI DEL DIBATTITO
Da Adinolfi alla Binetti alla Roccellala crociata degli ultrà invade i socialL'ex deputato Pd cita Hitler. Cbaoqui: «Fabo è un vigliacco»Roberto Scafuri
Roma Il sonno della ragione genera mostri.O forse è il dolore. O forse la sensibilità estre-
ma. O forse l'eccitazione della fede.Ultime ore prima dell'eutanasia di Dj Fabo. Il
web notturno è una trappola. La deputata udcBinetti, twitta il saluto un po' sgangherato alragazzo, ma la si può comprendere. «Fabo nonrinunciare a vivere! A suo tempo... Verrà la mor-
te e avrà i tuoi occhi. No all'eutanasia e noall'accanimento terapeutico». Sono all'incircale nove di sera, la vita continua. Cinguetta laBinetti, pochi istanti dopo: «Forza Roma: mo-stra all'Inter cosa puoi fare ora che sei sicura diavere uno Stadio tutto tuo!...». Novanta minutidopo: «La vittoria della Roma sull'Inter vale pertre e per tre motivi...». Potenza della fede.
Un popolarissimo collega del dj Fabo, tal Ani-
ceto, nel frattempo posta il suo doloroso pensie-ro. «Sono stato malissimo...». Commovente vici-
nanza di spirito. O forse no: «Una persona fin-ché ha un barlume di vita, merita di vivere e inqualunque modo e condizione...». E ancora:«Non si meritava la morte...». Serpeggiano dub-
bi, la lucidità perde colpi: ma non è stato ilpovero Fabiano a scegliere per sé? Aniceto èinebetito dal dolore: «Mi dispiace dirlo ma Mar-
co Cappato non è Gesù Cristo. Non ci si puòarrogare il diritto di portare a morire una perso-na». Dunque c'è un mandante e un killer.
Ne ha ingombrante coscienza Mario Adinol-fi, a suo tempo fondatore d'un quotidiano irtod'uncini: la Croce. Oggi twitta: «È una mattan-za nazista». Adinolfi muove contro la Svizzera e
gli stati «filo». Passi felpati. «Volete il sistemasvizzero, che sopprime un disabile a listinoprezzi?... Hitler almeno i disabili li eliminavagratis...». Travolto dall'onda emotiva? No, die-tro c'è uno studio (per fortuna bannato da Face-book dopo l'invio). «Tra il 1939 e il 1941 - scrive-
va Adinolfi - l'Ente Pubblico per la Salute delTerzo Reich disinfettò (uccise) 70.273 malatigravi (disabili fisici e psichici), al ritmo di 23mi-
la l'anno. La legge sull'eutanasia in Olanda eBelgio ha prodotto circa 15mila morti nel 2016,
su una popolazione inferiore della metà rispet-to a quella della Germania nazista... Se passa-no leggi sull'eutanasia, puoi stare sotto Hitler ola finta democrazia, scelta non c'è... chi nonproduce va eliminato». Anche Francesca Chao-qui va all'affondo su Facebook: «Io sto con quel-
li che lottano, e dj Fabo è un vigliacco non un
eroe». In un dibattito di peso come questo, nonmanca Eugenia Roccella, radicale «convertita»,oggi ossessionata dal pensiero dell'eutanasia.«La morte di un figlio è un dolore meno atrocedella tetraplegia? La depressione profonda èmeno grave della cecità?», si chiede come a unmercato del dolore. E l'angoscia si taglia a fette,
un tanto il chilo.
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IL FINE VITA II caso
L'addio di Faboè un atto d'accusa:
«Finisce l'infernonon grazie allo Stato»
Alle 11.40 di ieri l'ex dj è morto in una clinicasvizzera. Per praticare l'eutanasia ha dovutomordere un pulsante. Un cocktail di farmaci
l'ha prima addormentato, poi in mezz'oragli ha fermato il cuore. Con lui il radicale
Marco Cappato: «Andrò ad autodenunciarmi»di Andrea Cuomo
ti_
a preso la vita a morsiper trentasette anni,per poi prendere a mor-
si la morte in un attimo. Quellamorte che ha voluto chiamarelui perché lei sembrava esserse-ne dimenticata. Fabiano Anto-niano, dj Fabo, è morto ieri alle11,40 in una clinica svizzera,mordendo con l'unica partedel corpo che poteva muovere,la bocca, il pulsante che ha da-to via libera all'immissione nelsuo corpo del cocktail di farma-ci che lo ha prima addormenta-to e in mezz'ora ucciso. Perqualcuno, come Roberto Savía-no, è un «cristo», per altri unaspecie di codardo.
Formalmente si è suicidato,firmando con i denti forti daquarantenne la sua ultima vo-lontà. Si chiama suicidio assisti-to. Anzi, in Svizzera, dove l'exdj reso cieco e tetraplegíco qua-si tre anni fa da un incidentestradale è espatriato per morireda esule in uno chalet lugubre-mente vezzoso, la definisconoburocraticamente «assistenzamedica alla morte volontaria».Chi ha affiancato Fabo nel suoatto estremo ha preparato tuttoper bene (diciamo per bene)ma è stato lui stesso a staccarsila spina da solo. Altrimenti sa-rebbe stata eutanasia, che an-che in Svizzera è un reato. For-se è ipocrisia, forse un male ne-cessario, comunque una roulet-te russa con tutti i proiettili al
loro posto. La clinica Dignitas ha una ca-sella postale a Forch, una locali-
tà di montagna nel cantone diZurigo, e da lì chi ha la vistavede il lago, non Fabo. Lui ci èarrivato sabato scorso, anchese solo domenica si era sparsala notizia. Un viaggio in auto-mobile di cinque ore e passa,una piccola comitiva del dolo-re travestita da sollievo e alle-gria composta da lui e dalla suafretta di arrivare e da MarcoCappato dell'associazione Lu-ca Coscioni. Sarà lui ora a ri-schiare 12 anni di galera, e perrischiare meglio si autodenun-cerà alle autorità italiane comeaveva già fatto nel dicembre2015 quando aveva portato amorire Dominique Velati, una
militante radicale malata termi-nale. Per molti un tour opera-tor della morte, per altri uneroe. E Fabo era tra questi ulti-mi e infatti a Cappato ha volutodedicare uno degli ultimi mes-saggi rilanciati dai social net-work: «Volevo ringraziare unapersona che ha potuto sollevar-mi da questo inferno di dolore.Questa persona si chiama Mar-co Cappato e lo ringrazierò finoalla morte. Grazie Marco, gra-zie mille». La madre Carmen,la fidanzata Valeria, i parenti egli amici sono rimasti a casa,per non rischiare di incorrereanche loro nelle ire peraltroblande di una legge confusa einsufficiente.
Una volta in Svizzera Faboera stato visitato una prima vol-
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Pag. 59
ta dai medici che, seguendouna lugubre liturgia, devonodapprima esaminare la docu-mentazione clinica, poi parlarecon l'aspirante suicida e cerca-re di capire quanto forte sia lavolontà di togliersi di mezzo. Equella di tanti non lo è abba-stanza, se è vero che, come di-ce Cappato, più di uno si accon-tenta di capire che il salto nelbaratro è un'opzione possibile,e una volta stabilito questo sene allontana rasserenato tor-nando a casa da vivo. Ma la vo-lontà di Fabo era forte e chiarae, dopo un giorno concesso perripensamenti che non lo han-no nemmeno sfiorato, ieri quelmorso l'ha dato, dopo aver te-muto che, non vedendoci, man-casse il pulsante e dopo avercianche scherzato su, per farsil'ultima risata.
L'uomo magro e tatuato chea torso nudo mixava di bruttoera finito in quella che lui chia-mava «la mia gabbia» il 13 giu-gno 2014, in un incidente stra-dale terribile, uno schiantomentre tornava a casa dopouna serata in un locale dell'hin-terland milanese. Inizialmenteaveva lottato ma quel giovaneuomo che amava definirsi ribel-le e che aveva avuto già tantevite, da broker da geometra, daassicuratore, da motociclista,non sentiva di essere fatto pervivere senza luce e attaccato aun corpo inerte, al guinzagliodi un tubo infilato in gola chelo faceva respirare. E ha smes-so presto di combattere. Deci-dendo che la sua libertà sareb-be stata la morte, in un postolontano dal suo Paese o magarianche ucciso da un amico di-sposto a tirargli un colpo di pi-stola in testa. Ma non ce n'èstato bisogno. «Sono finalmen-te arrivato in Svizzera - scriveva
CAUTELE
I familiari del 39enne
sono rimasti in Italia per
non essere incriminati
domenica su twitter - e ci sonoarrivato purtroppo con le mieforze e non con l'aiuto dello Sta-to». Quello Stato che si è impan-tanato in una inerzia che è co-
munque peggiore di qualsiasilegge dovesse essere fatta perregolamentare quel misteronel mistero che è la fine vita.
1119 TP90 Fregatene della della noia,
dei problemi, della malattia, della
tetra plegia, dell'essere cieco e della sfortuna Ora basta Metti un disco
e balla finché
non avrai più
forza, finché ogni goccia di
sudore avrà lasciato il tuo corpo, non starai più in piedi e cadrai
circondato dai
sogni più belli
Senza alzarti
più, È questa
la morte che ho sempre sognato
IN CONSOLLE
Dj Fabo è
morto, comeaveva deciso
per metterefine a
un'esistenza
fatta solo
di pena
e dolore
Ma è morto
lontano,
in una clinica
in Svizzera
Il suicidio
assistitoè stato
eseguito
dopo unavisita medica
e psicologica
che è servita
a confermare
la sua
volontà
di morireSi è spento
alle 11.40 di ieri mattina
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Pag. 60
Testamento biologico,legge di cinque articoliper decidere sulle cureNorme sulla scelta del singolo su idratazionee alimentazione in Aula questa settimana
Gian Maria De Francesco
Roma La complessa materia le-gislativa del testamento biolo-gico e dell'eutanasia è nellemani del Movimento 5 Stelle.Anche se i testi non sono anco-ra giunti in Aula, saranno i gril-lini il vero ago della bilancia inquanto la base M5s si è espres-sa favorevolmente sulla piatta-forma Rousseau a settembre(circa 20mila voti quasi tutti fa-vorevoli), mentre la compo-nente centrista della maggio-ranza e il centrodestra sonomolto critici. In particolare, la commissio-ne Affari sociali della Cameraquesta settimana dovrebbe da-re mandato alla relatrice Dona-ta Lenzi (Pd) a riferire in Aulasulla proposta di legge sul «bio-testamento», abbreviazione di
Dichiarazione anticipata ditrattamento. Il testo, compo-sto di cinque articoli, consentea ogni cittadino di formularele proprie disposizioni sui trat-tamenti sanitari e di esprimere«il consenso o il rifiuto rispettoa scelte diagnostiche o terapeu-tiche e a singoli trattamenti sa-nitari, ivi comprese le pratichedi nutrizione e idratazione arti-ficiali». Tale dichiarazione andrà de-positata presso un notaio, unpubblico ufficiale o un medicodel Servizio sanitario naziona-le e potrà essere sempre revo-cabile. Contestualmente do-vrà essere indicato il «fiducia-rio», cioè la persona che facciale veci del malato incapace diautodeterminarsi nelle relazio-ni con le strutture sanitarie. Ilbiotestamento sarà vincolanteper i medici curanti del malato
che potranno non attenervisinel caso in cui «sussistano tera-pie non prevedibili all'atto del-la sottoscrizione, capaci di assi-curare possibilità di migliora-mento delle condizioni di vi-ta». Se, però, dovessero insor-gere divergenze di opinioni trafiduciario e medico, spetteràal giudice interpretare il piùcorrettamente possibile le vo-lontà del paziente. Nel mo-mento in cui il testo sarà di-scusso dall'Aula lunedì prossi-mo sorgeranno nuove polemi-che sulla facoltà concesse aipazienti di interrompere l'idra-tazione e la nutrizione.
Molto più indietro il dibatti-to parlamentare sull'eutanasiache consta di quattro propostedi legge non ancora unificatedelle quali la più nota è quelladi iniziativa popolare promos-sa dall'Associazione Luca Co-
scioni, gemmazione del Parti-to radicale. Questi testi amplia-no lo spettro dello dichiarazio-ne anticipata di trattamento aitrattamenti eutanasici, ma conun limite fissato nella cosiddet-ta «eutanasia attiva», cioè l'in-tervento diretto del medico inassenza di specifica dichiara-zione. Le proposte di legge, in-vece, normano l'«eutanasiapassiva», cioè la sospensionedelle terapie che tengono in vi-ta un paziente con prognosi in-fausta inferiore a 18 mesi (incui rientrano, a buon diritto,l'alimentazione e l'idratazio-ne) e il suicidio assistito, comequello somministrato a Fabia-no Antoniani in Svizzera. La ve-ra portata di queste pdl è ladepenalizzazione dei reati diomicidio del consenziente e diistigazione al suicidio per il fi-duciario e per il medico coin-volti.
COSÌ NEL MONDO
111 "
Usa* " Colombia
Cina
" Eutanasia Attiva
Somministrazionedi farmaci che
provocano la morte
Rinuncia alle cure
Possibilità al pazientedi interrompere le terapie
" Suicidio assistito
Possibilità per un pazientedi uccidersi con farmaci
in strutture dedicate
Regno Unito
Portogallo
Norvegia
Danimarca
Svezia "
Olanda
" Germania
" "
Belgio "Lussemburgo
"
Svizzera Francia
Spagna
"
Finlandia
Rep. Ceca
Austria Ungheria
IN ITALIA eutanasia
e suicidio assistito sono
illegali. Sul tema sono
state presentate varieproposte di legge
*suicidio assistito in Oregon, Vermont, Washington
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Eutanasia a 10mila euroMa se si cambia ideanon rimborsano nullaViaggio nelle cliniche elvetiche che offronoassistenza. Con funerale e cremazione inclusi
IL RACCONTO
d i Nino Materi
A
somiglia a una casa-fa-miglia. Arredata in mo-do spartano ma con gu-
sto. Molte piante e quadri naifalle pareti. All'esterno un giar-dino fiorito. Dalle finestre si ve-dono le montagne. Una delle«stanze dell'eutanasia» è qui,in Canton Ticino. Chi arriva sache questo è un viaggio con bi-glietto di «sola andata». Prece-duti da una cartella clinica checertifica «l'inguaribilità dellapatologia», gli «esuli del suici-dio assistito» vengono anchedall'Italia. Hanno compilatoun test di ammissione. Si sonosottoposti a varie visite medi-che. Sedute psicologiche percapire se si è davvero «motiva-ti». E infine, dettaglio non mar-ginale, si è messa mano al por-tafoglio. «Come si procede una voltapresa la decisione?», domandala giornalista di quotidia-no .net. Risposta: «Mandi la tuadocumentazione sanitaria aBasilea. L necessaria la provadi diagnosi di malattia incura-
bile. Poi arriva quella che chia-mano la luce verde. Da quelmomento hai il permesso discegliere quando andare. Nelmio caso molto presto. Ma pro-
prio stamattina un amico miha detto: Paola, c'è ancora que-sto e quest'altro da fare. E vabene, facciamolo. Comunquepuoi cambiare idea fino all'ulti-mo istante. Solo che non ti ri-danno indietro i soldi». I «sol-
L'ITER Test, colloqui, visite e
infine un bicchiere pieno
con gocce di pentobabital
di» non sono spiccioli, ma ben10 mila euro (comprensivi divisite e anche di funerale e cre-mazione). È la somma che lasignora Paola Cirio, 54 anni, to-rinese, dichiara di aver versatoa una delle tre organizzazionisvizzere che si occupano di eu-tanasia per poter essere accom-pagnata al suicidio assistito.Paola, colpita da sclerosi multi-pla, fa anche lei parte dell'asso-
ciazione «Luca Coscioni»,quindi sa quel che dice. E, lesue, sono parole che lascianoil segno: «Mi hanno fatto capi-re che andando in Svizzera po-tevo decidere da sola. Ho det-to: bene, lo faccio, perché hopensato che quando la malat-tia mi paralizzerà non avròneanche la forza di buttarmidalla finestra. Ci ho pensato alsuicidio, sa? Due volte. Un gior-
no avevo deciso di lanciarmidal terrazzo di un mio amicoche abita al nono piano. Nonho avuto il coraggio. E ho an-che pensato che gli avrei crea-to un sacco di problemi. Un'al-tra volta ho immaginato di la-sciarmi cadere sotto un treno.Una mia amica lo aveva fattoper una pena d'amore e il tre-no l'ha tagliata in due. Ho avu-to paura. Mi sono detta che do-veva esistere un sistema menoviolento. L'ho trovato».
Nel nostro Paese ci sono al-cune associazioni che metto-no in contatto chi si trova nellestesse condizioni di Paola conle cliniche del «fine vita» (inrealtà si tratta di semplici am-bulatori) dove si svolge l'ulti-ma fase del «trattamento». Uniter lungo, e curato nei minimidettagli, che comincia da unasemplice richiesta di informa-zioni e può concludersi con unbicchiere di pentobabital. Ba-stano poche gocce e la morte,indolore (almeno così assicura-no i medici) sopraggiunge nelgiro di pochi minuti. Solo lapersona che ha deciso di direaddio per sempre alla vita puòprendere quel bicchiere dal co-modino e portarlo alla bocca.Nessuno può farlo al suo postoe se in quell'estremo gesto l'éq-uipe sanitaria coglie un cennodi indecisione, l'intera opera-zione si blocca. Gli psicologitornano in campo e i colloquicon l'aspirante suicida ripren-dono in maniera serrata. Tutto
ruoto sempre attorno alla stes-sa domanda: «È proprio con-vinto di non voler più vivere?».Nella maggior parte dei casi il«paziente» risponde sì e allorail protocollo letale si rimette inmoto; ma non di rado è acca-duto che persone si alzasserodal letto avendo cambiatoidea. In tal caso i primi ad esse-re contenti sono le associazio-ni pro-eutanasia che però, anorma di «contratto», non so-no tenute a restituire la som-ma già incassata.
Tra le associazioni elvetiche(tutte teoricamente no -profit)che con maggiore professiona-lità si occupano di eutanasialegalizzata ci sono la Ex Inter-nationl di Berna, la Dignitas diZurigo e la Life Circle di Basi-lea. Ogni anno bussano alle lo-ro porte circa 1.400 persone divaria nazionalità e almeno uncentinaio di loro sono italiani:un trend in costante crescita,monitorato con attenzione daExit Italia che da anni fa da tra-mite fra le strutture elvetiche ei nostri connazionali costretti a«migrare» per far cessare l'«in-ferno» in cui si sono stancati divivere. «Inferno», eccola la pa-rola terribile usata ieri ancheda «dj Fabo» prima di ingerirele gocce di pentobabital: un«inferno» che Fabo ha abbina-to a un complemento di specifi-cazione, sempre lo stesso, ripe-tuto tre volte: «di dolore», «didolore», «di dolore». E chi sia-mo noi per criticare o, peggio,condannare un uomo devasta-to dalla sofferenza?
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REAZIONI CONTRASTANTI
Cattolici dubbiosi: «Così vince la morte»Il direttore di «Avvenire»" uno Stato civile non può arrivare a togliere la vita
Serena Sartini
«Non ha vinto la libertà, ha vinto lamorte». Il mondo cattolico reagisce conrispetto e dolore per la drammatica mor-te, avvenuta in Svizzera, di dj Fabo, chie-dendo ora che siano evitate strumenta-lizzazioni. La Cei e la Santa Sede noncommentano ufficialmente, si preferiscela via del silenzio per non prestare il fian-co alla politicizzazione. Tuttavia, il gestoin sé va condannato. t quanto prevedela stessa dottrina cattolica. «È un casoevidente di suicidio - afferma al Giorna-le Maurizio Calipari, portavoce di Scien-za e Vita, associazione della Cei - un sui-cidio maturato in una situazione umanaed esistenziale assolutamente pesante edevastata da una grave malattia soprag-
IN ITALIA Chi li accompagna
oltreconfine
rischia il carcere
giunta da un incidente. Rimane il fattoche si tratta della scelta della persona dichiudere la sua vita. La chiesa con chia-rezza ha sempre condannato questo ti-po di azione e di scelta - prosegue Cali-pari - e questo non coincide con un giu-dizio della persona. t una forma di offe-sa e di distruzione della vita umana, alpari dell'aborto. Per noi la vita è dal con-cepimento fino al suo termine natura-le». Ma una cosa è il tema del suicidioassistito, altra è la discussione in corsoin Parlamento sul testamento biologico.«Questa vicenda è stata strumentalmen-te messa in relazione all'attuale disegnodi legge in discussione alla camera. Tut-tavia - spiega il portavoce - l'attuale te-sto non prevede assolutamente il suici-dio assistito e anche con una legge del
ALL'ESTERO
genere, dj Fabo non avrebbe potuto fareciò che ha fatto in Svizzera. Il disegno dilegge in Parlamento non prevede né ilsuicidio assistito né l'eutanasia attiva.Prevede, purtroppo, delle forme di euta-nasia omissiva, attraverso il rifiuto di so-stegni vitali». Il direttore di Avvenire,Marco Tarquinio, affida la sua posizionea un video-editoriale pubblicato sul sitodel quotidiano: «La vita è un valore chetrova fondamento nella nostra costitu-zione. Uno Stato civile non può dare ofar dare la morte. Non può farlo con laguerra, con la pena capitale, con l'abban-dono della persona, non può farlo conl'eutanasia. Questo è un bene che dob-biamo difendere e tutelare». Sulla stessalinea anche Famiglia Cristiana e Massi-mo Gandolfini, del Family Day.
Per la legge italiana chi ac-compagna in Svizzera unapersona intenzionata a sotto-
porsi a eutanasia, rischia ilcarcere con un'accusa gravis-
sima: istigazione al suicidio.
Un reato che prevede, nel no-
stro Paese, la reclusione dacinque a dodici anni. Il codice
parla chiaro: «Chiunque ne
agevola in qualsiasi modol'esecuzione», ma è da capire
se quel «qualsiasi modo» pos-
sa applicarsi tecnicamenteanche ad un passaggio in au-
to. Nel caso di «dj Fabo», ad
esempio, il giovane ha ricevu-
to il cocktail mortale in Svizze-
ra, dove questa pratica è leci-
ta. Ciò nonostante la sua vi-
cenda accende in ogni caso i
riflettori sulla questione deltestamento biologico (su cui
c'è una proposta di legge la
cui discussione in aula allaCamera è stata ulteriormente
rinviata) e dell'eutanasia.
Anche i depressi
vengono accettati
per la scelta finale
L'eutanasia in Svizzera, Olan-
da e Belgio è applicabile an-che a ogni tipo di «sofferenze
insostenibili» e irreversibili,incluse quelle dei pazientipsichiatrici. Ultimo caso che
ha fatto scalpore, quellodell'eutanasia del politico Lu-
cio Magri, affetto da una gra-
ve e cronica forma di depres-
sione. La stragrande maggio-
ranza dei casi riguarda co-munque malati fisici, princi-
palmente oncologici - 4.000SU 5.516 nel 2015 - ma il nu-
mero di richieste da parte di
persone affette da disturbipsichiatrici è in aumento, enon senza causare polemi-
che. Secondo il professorClaudio Mencacci presidente
della Società italiana di Psi-chiatria, «la maggioranza del-
le malattie psichiatriche sono
in gran parte episodiche enon sono necessariamentestabili e incurabili».
UNITIDALL'AMORE
Dopo anni
di terapiesenza esito,
Fabo (nella
foto con la
fidanzata che
non si è mai
staccata da
lui neppureun istante),
aveva chiesto
alle istituzioni
di intervenire
per normarel'eutanasia
e permetterea ciascun
individuo diessere libero
di scegliere.
Di qui
anche un
video-appello
al presidentedella
Repubblica
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LA VICENDA DEL DJ FABO MORTO IN SVIZZERA E I SOLITI PALADINI DELL'EUTANASIA
Rispetto, senza strumentalizzareRispetto. Innanzitutto rispetto per un gio-
vane, un uomo che è morto: la vicenda
del dj Fabo, che ha deciso di darsi lamorte in Svizzera, merita tutto il rispetto umano
di questo mondo. E nessuno può permettersi
di giudicare il gesto del povero Fabiano. Detto
questo, proprio perché viviamo in un Paese
ancora civile (checché ne dicano i sostenitori
dell'eutanasia e di altre forme contro la vita),
neppure è lecito fare silenzio attorno a questa
vicenda. O, peggio ancora, cavalcarla per (sta-
vamo per scrivere "ignobili", ma faremmo
esattamente il loro gioco) fini a metà tra ilpolitico e l'ideologico.
No, la morte di un uomo - di qualsiasi uomo
- non può essere strumentalizzata. E invece è
proprio quello che sta accadendo da quando
Fabiano aveva annunciato l'intenzione di andare
in Svizzera. Una strumentalizzazione che assume
anche toni oltremodo fuori luogo, il che la dice
lunga sulla connotazione politica che taluni
stanno assurdamente cercando di dare alla
morte di Fabiano: in Italia il dibattito è intorno
alla legge sul testamento biologico, cosa ben
diversa dall'eutanasia. Alla Camera deve arrivare
un testo di legge che non comprende nessun
articolo sull'autorizzazione al suicidio assistito,
altro che le chiacchiere montate ad arte suiritardi del legislatore per bloccare l'eutanasia e
continuare a far vivere gli italiani in un Paese
retrogrado.
Quelli che stanno spingendo - e purtroppo, ri-
petiamo, cavalcano la morte di Fabo - forse
non sanno, o fanno finta di non saperlo, che
l'iter della legge è fermo su un punto benpreciso, ovvero valutare se è possibile o meno
assimilare l'idratazione a una terapia e la con-
seguente possibilità di sospenderla per deter-
minare la morte del paziente. Possono girarla
come vogliono, ma questa legge non parla di
eutanasia ma dell'eventuale introduzione di
forme di terapia palliativa che arrivano fino alla
seriazione profonda, per evitare a pazienti in-
curabili di soffrire senza alcuna speranza. Infine,
c'è la possibilità di raccogliere una volontàpreventiva e revocabile da parte del paziente di
non sottoporsi all'accanimento terapeutico.
Cosa ben diversa dal suicidio assistito. E da
tutte le strumentalizzazioni di queste ore.
Igor Traboni
(Altro servizio a pagina 3)
CIECO E TETRAPLEGICO DOPO UN INCIDENTE, HA SPINTO LUI IL PULSANTE CON IL FARMACO LETALE
Dj Fabo si è dato la morte in SvizzeraL'ex parlamentare Marco Cappato, che lo ha accompagnato: "Adesso mi autodenuncio"
Tante le polemiche, tra pro e contro, ma anche le richieste di fare silenzio sulla vicenda
i morto in Svizzera FabianojAntoniarti, noto come dj
Fabo, cieco e tetraplegicoin seguito ad un incidente
d'auto accaduto tre anni fa. Antonianiaveva deciso di recarsi in Svizzeraper essere sottoposto all'eutanasia."Fabo è morto alle 11,40, ha sceltodi andarsene rispettando le regole,di un paese che non è il suo": hascritto l'ex parlamentare radicaleMarco Cappato, dell'associazioneCosconi sul suo profilo Facebook.Lo stesso Cappato all'Ansa ha poidetto: "Fabo ha morso un pulsanteper attivare l'immissione del far-maco letale: era molto in ansia per-ché temeva, non vedendo il pulsanteessendo cieco, di non riuscirci. Poiperò ha anche scherzato. Al miorientro in Italia, nella giornata didomani (oggi, ndr) andrò ad auto-denunciarmi, dando conto dei mieiatti". Il reato che si configurerebbesarebbe quello di 'aiuto al suicidio'Il gesto, così come il coinvolgimentodi Cappato, sta suscitando un ve-spaio di polemiche: "Tutto questo
mi rattrista molto. Deve rattristarcitutti, e anche interrogarci": ha dettomonsignor Vincenzo Paglia, presi-dente della Pontificia Accademiaper la Vita, nel commentare la de-cisione di dj Fabo, di recarsi in Sviz-zera per l'eutanasia. "Ogni voltache si pone termine a una vita, o cisi propone di farlo, è sempre unasconfitta", ha aggiunto il presule inun'intervista apparsa oggi sul Cor-riere della sera."Questo tweet (di Cappato, ndr) di-mostra che si fa propaganda su tra-gedie che non dovrebbero diventareun palco di partito", scrive su twitterMaurizio Gasparri, senatore Fi.Dura la presa di posizione del Mo-vimento per la Vita, espressa dalsuo presidente, nonché deputatodel Centro Demoratico, Gian LucaGigli: "Ancora una volta l'associa-zione Luca Coscioni si dimostra unesperto imbattibile nell'opera disciacallaggio. È sotto gli occhi di
tutti il tentativo di sfruttare l'umanatragedia di dj Fabo per condizionareil dibattito parlamentare sul con-
senso informato e sulle Dat"."Addio Fabo, e perdonaci perche'non siamo riusciti a darti nessunaragione per vivere''. Cosi' sull'ac-count twitter del settimanale Famigliacristiana. Sul sito web, in un articolo,si legge: "La morte di un uomo e'sempre una sconfitta. Nel caso di djFabo non perche' l'Italia non gli hadato la possibilita' di morire maperche' nessuno di noi e' stato ingrado di offrirgli una ragione pervivere e andare avanti. Da qui, forse,bisogna ripartire: di fronte al dolore,al limite, alla sofferenza una societa'davvero civile non da' l'eutanasiama si sforza di dare un senso allafragilita' dell'uomo"."Rispettiamo la morte e proprio
perche' la rispettiamo non accet-tiamo lo sciacallaggio politico suuna vicenda straziante come quelladi Dj Fabo". Cosi' l'europarlamentaree vicesegretario federale della LegaNord Lorenzo Fontana.Polemiche, anche se per una diversavisuale politica del problema, ancheda sinistra: Dj Fabo e' morto. Mi
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vergogno di un Paese e di un Par-lamento incapace di dare clignita'e liberta' a chi chiede autodeter-minazione. #fabolibero"., scrive sutwitter Nicola Fratoianni, segretarioSinistra italiana.Di diverso avviso Ileana Argentin,
deputato pd e disabile al 100%,che difende la scelta di Fabo: "Nonè possibile che nel nostro Paesel'eutanasia faccia così paure.Immancabile anche il solito com-mento di Rooberto Saviano, checosì si è rivolto a Fabo: "Ti abbiamo
sentito chiedere una morte digni-tosa, non esiste giustificazione pos-sibile al silenzio che hai ottenutoin risposta. Perdonaci per averreso la religione che crediamo diosservare talmente vuota da nonsaper più riconoscere un Cristoquando lo abbiamo di fronte". ¦
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Costretto a morire in un altro paese, Dj Fabo si è suicidato in una clinica svizzera dopo aver
denunciato l'inerzia dello Stato italiano. Ad accompagnarlo il radicale Cappato, che rischial'arresto. Inutile appello al Colle per la legge sull'eutanasia ferma in parlamento da 8 anni pagine 2,3
FINE Vil Morto in SvizzeraDj Fabo liberato«senza il mio Stato»
L'esponente del Partito radicale rischia in Italiafino a dodici anni di carcere per «aiuto al suicidio»
Accompagnato da Marco Cappato, dell'associazione Coscioni,Fabio Antoniani si è suicidato in una clinica di Dignitas
ELEONORA MARTINI
li L'annuncio di Marco Cappa-to arriva dalla Svizzera poco do-po le 11,40: «Dj Fabo è morto, sene è andato con le regole di un Pa-ese che non è il suo». Il tesorieredell'Associazione Luca Coscioni -
che domenica ha accompagnatoFabio Antoniani nella clinica Di-gnitas di Forck, ad una decina dichilometri da Zurigo, dove con ilsuicidio assistito l'uomo, cieco etretraplegico dal 2014 a seguitodi un grave incidente stradale,ha messo fine a quella condizio-ne di vita che ormai consideravasolo una tortura - ha fatto sapereche al suo rientro in Italia, forseoggi stesso, andrà ad autodenun-ciarsi «per il reato di aiuto al suici-dio». RISCHIA FINO A 12 ANNI di carcere,
Cappato, che è tra i promotoridella campagna «Eutanasia lega-
le», per una battaglia che ha pro-messo di combattere a centinaiadi malati in cerca dí una morte di-gnitosa, a cominciare da Luca Co-scioni fino a Dj Fabo. «Mi assumo
la responsabilità di quello che hofatto, ne rendo conto pubblica-mente», ha detto dai microfonidi Radio Radicale. E ha aggiunto:«Credo che ci siano dei principicostituzionali di libertà che sonoin questo caso preminenti anchesulla legge, ma questo lo vedre-mo. Vedremo le forme e i modianche di rientro in Italia».
Poche ore prima Fabio Anto-Mani, 40 anni appena compiuti afebbraio, aveva affidato ai socialnetwork il suo ultimo messag-gio: «Sono finalmente arrivato inSvizzera e ci sono arrivato, pur-troppo, con le mie forze e noncon l'aiuto del mio Stato». È stato
un supplizio, per quel suo corpomartoriato, affrontare un viag-gio di cinque ore da Milano cari-cato su un'automobile insieme
alla sua carrozzina, senza il con-forto delle persone più care, perevitare alla famiglia e alla suacompagna il rischio di una de-nuncia penale, al rientro in Ita-lia. «Volevo ringraziare - ha ag-giunto nel messaggio - una perso-na che ha potuto sollevarmi daquesto inferno di dolore. Questapersona si chiama Marco Cappa-to e lo ringrazierò fino alla mor-te. Grazie Marco, grazie mille».«DOBBIAMO NOI RINGRAZIARE lui,
perché ha scelto di rendere pub-blica la sua storia pur rischiandoin questo modo di compromet-terne il buon esito», ribatte com-mosso Cappato quando ormainon resta che attendere l'arrivodelle autorità di polizia elveticheche constateranno il decesso e siaccerteranno, attraverso i videoregistrati dagli operatori della cli-nica, che tutto si sia svolto nel ri-spetto delle leggi svizzere. Dopola visita e il colloquio con i medi-
ci e con gli psicologi di Dignitas,l'associazione elvetica che dal1998 fornisce sostegno ai cittadi-ni residenti nei cantoni, malatiincurabili, che intendono ricor-rere al suicidio assistito, Antonia-ni ha poi dovuto affrontare an-pile un'altra dura prova: riusciread azionare attraverso la bocca,unica parte del corpo che riusci-va ancora a muovere lievemen-te, il dispositivo tramite il qualegli è stata somministrata la doseletale di Pento Barbital di Sodio.«Aveva anche paura di non riu-scirci - racconta Cappato -. Era se-reno, ma all'inizio delle procedu-re, sempre convinto di voler an-dare avanti, era in ansia perchétemeva di non riuscire a morde-re il pulsante che avrebbe attiva-to l'immissione del farmaco leta-le. Era preoccupato perché la suacecità non gli permetteva di vede-re dove fosse collocato il pulsan-te esattamente. Poi, quando ha
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capito, facendo le prove, che cisarebbe riuscito, è tornato più se-reno». «Dj Fabo ha voluto proce-dere subito, ha voluto farlo subi-to senza esitare». Ha anche scher-zato con i suoi amici che, insie-me alla famiglia e alla sua fidan-zata lo avevano raggiunto ierimattina, «raccomandandosi - ri-ferisce ancora Cappato dai micro-foni di Radio Radicale - di metterele cinture quando vanno in mac-china». SE OGNI TENTATIVO fosse fallito, Fa-
bio Antoniani, che si era rivoltoperfino al presidente Mattarellaper chiedere di essere aiutato dalproprio Paese a porre ad una vitanon considerata più «degna»,non avrebbe potuto morire. Per-ché in Svizzera è comunque vie-tata l'eutanasia.«IN CASI COME QUESTI - racconta al
manifesto Sabina Cervoni, accom-
pagnatrice dei cittadini svizzeriche si rivolgono all'associazioneExit, ente di supporto a Dignitas -dobbiamo usare un po' di inven-tiva, ed escogitare degli escatno-tage tecnici per essere sicuri chetutto avvenga secondo le legginazionali: ossia che la personapossa assumere da sola, e senzal'aiuto di terzi, la sostanza leta-le». La notizia ha suscitato un vespa-io di reazioni da parte delle de-stre e dei cattolici più oltranzistiche da sempre si oppongono per-fino al varo di una legge minimacome quella sul testamento bio-logico. CON UNA SOLA ECCEZIONE, il leghi-
sta Luca Zaia, che «con dolore e ri-
spetto per una scelta straziante»,ha indicato la morte di Dj Fabocome «l'ulteriore dimostrazioneche bisogna che il Parlamento va-
ri quanto prima una legge benfatta sul testamento biologico.Non possiamo assistere inermi eimpotenti a questi che non esitoa definire viaggi della speranza,ma al contrario speranza di mori-re e non di vivere». Infine, il go-vernatore del Veneto ha rivolto «un appello a tutti i parlamentari:legiferate rapidamente, avviatela discussione sui progetti già esi-
stenti senza ulteriori rinvii, perridare dignità a quanti soffrono.E sono tanti»».
Marco Cappato foto LaPresse
��._ «Sono finalmente arrivato
in Svizzera e ci sono
arrivato, purtroppo,
con le mie forze e non
con l'aiuto del mio Stato».
L'ultimo messaggio
di Fabio Antoniani
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Eutanasia Il parlamento
ascolti la lotta
di Dj Fabo e gli altri
FILOMENA GALLO
Fabo ha scelto. Ieri alle11.40 ci ha lasciato. InSvizzera, accompagna-
to da Marco Cappato, radi-cale, dirigente dell'Associa-zione Luca Coscioni, ha po-tuto esprimere ed esaudirele sue volontà.
-segue a pagina 3 -
Eutanasia
Il parlamento ascolti la lotta di Fabo e gli altri
FILOMENA GALLO
er farlo ha dovuto supera-re il confine, come se peravere risposta a una do-
manda di diritto all'autodeter-minazione occorresse andare inesilio. E così è stato.
A Fabo, oggi, possiamo solo diregrazie come abbiamo fatto conPiergiorgio Welby, Eluana En-glaro (e la sua famiglia), Giovan-ni Nuvoli, Walter Piludu, LuigiBrunori, Lucio Magri, Domini-que Velati e Piera Franchini, chehanno voluto condividere pub-blicamente le loro storie, certa-mente diverse tra loro, ma tuttedotate di un denominatore co-mune: la volontà di far conosce-re diffusamente le loro scelte efavorire così quello che in Italiaè sostanzialmente vietato, valea dire un dibattito volto a faravanzare la nostra legislazioneche, ad oggi, non ha né una leg-ge sull'eutanasia, né una leggesul testamento biologico. ComeAssociazione Luca Coscioni, per
regolamentare entrambe le ma-terie, abbiamo presentato unaproposta di legge di iniziativapopolare onnicomprensiva, sot-toscritta da oltre centomila per-sone. Ad oggi, però, mentre nelpaese l'opinione pubblica èpronta e chiede a gran voce unalegge sul fine vita, la legge
sull'eutanasia non ha avuto ne-anche un secondo di discussio-ne in parlamento, mentre quel-la sul testamento biologico èarenata in commissione, e ri-schia di essere resa quasi inutileper espressioni ambigue, chenon chiariscono l'effettiva tute-la della volontà della persona. Ciriferiamo, in particolare, all'in-serimento di locuzioni che fan-no riferimento alla «tutela dellavita», alle «cure condivise» tra
medico e paziente, al ricorso a
un giudice per dirimere contro-versie tra medico e fiduciario oil riferimento al codice di deon-tologia professionale che vieneinnalzato a fonte del diritto: ciauguriamo che queste formulevaghe siano presto meglio chia-rite, affinchè il dibattito noncontribuisca prolungare un vuo-to normativo che impatta suidiritti delle persone.Fabo ha espressamente manife-stato la sua volontà in più occa-sioni, con lettere, appelli, video,ha chiesto a gran voce al Parla-mento di legiferare sul testa-mento biologico, lo ha chiestoal Presidente della Repubblica,lo ha chiesto ai politici che siedo-no in Senato e in Camera deiDeputati e che dovrebbero inter-pretare le volontà dei loro citta-dini, e non girare lo sguardo al-trove mentre Max Fanelli chie-de una fine dignitosa con l'uni-co occhio rimasto, Luigi Brunoriscrive rivolgendo le sue ultimevolontà ai politici indifferenti eFabo invade tutti i canali possibi-
li per ottenere risposte che nonsono arrivate in tempo.Ad oggi, se da una parte la Costi-tuzione garantisce l'autodeter-minazione dell'individuo nellescelte dei trattamenti sanitari,dall'altra non vi è una normati-va che regoli e tuteli questo dirit-to. Nel 2017 si deve ricorrere ad
un giudice come nei casi Welby,Nuvoli, Englaro per veder rico-nosciuti i propri diritti, mentrenel caso Fabo si deve addiritturaemigrare per ottenere un finevita dignitoso.Grazie alla lotta di Dj Fabo spe-
riamo che i parlamentari pren-dano finalmente coscienza del-le loro responsabilità.* Segretario Associazione
Luca Coscioni
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Le Dichiarazionianticipate
di trattamentoattendono ilpassaggio in Aula
E. MA.
Il Così vicini eppure così lon-tani dalla Svizzera (e dal Belgio,dalla Spagna, dalla Germania,dalla Svezia ma anche e perfinodalla cattolicissima Irlanda), inItalia non solo il suicidio assisti-to e l'eutanasia sono rigorosa-mente tabù ma neppure unabuona legge sul testamento bio-logico sembra ancora possibile.«La proposta c'è, i nostri iscrittihanno votato e sono d'accordo,l'abbiamo calendarizzata manon è questo il problema», spie-ga Luigi Di Maio, vicepresiden-te pentastellato della Camera.Che ammette: «Non esiste unParlamento che lavora, c'è unParlamento che galleggia». Inquesto caso però si potrebbeparlare di un vero e propriosurf, sulla pelle dei tanti malaticostretti, come Dj Fabo, ad af-frontare l'ultimo incredibileviaggio per poter mettere finealla propria vita. Oltre tredicianni dopo il primo documentodel Comitato nazionale di bioe-tica che affrontava il tema «eti-camente sensibile» delle Dichia-razioni anticipate di trattamen-to (Dat), e dopo otto anni dal l'ul-timo pdl raffazzonato dal cen-trodestra dell'era Berlusconinel tentativo di fermare la mor-te di Eluana Englaro (venne ap-provato alla Camera ma non alSenato), finalmente ora Pd eM5S si sono accordati su un te-sto. Che giace però alla Came-ra, licenziato dalla commissio-ne Affari sociali il 16 febbraioscorso, in attesa, tra un rinvio el'altro, di essere discusso in Au-la.
SI TRATTA DI UN DISEGNO di legge
assai poco evoluto, se compara-to alle normative sul fine vitadegli altri Paesi europei, ma de-cisamente più avanzato di quel-lo imbastito nel 2009. Di «dolcemorte» e suicidio assistito peròneppure a parlarne: la propo-sta di legge di iniziativa popola-re promossa dai Radicali e
PARLAMENTO
Il testo arenato alla Camerama senza eutanasiadall'Associazione Luca Coscio-ni - che prevede la possibilità diricorrere all'eutanasia quandola richiesta «sia motivata dal fat-to che il paziente è affetto dauna malattia produttiva di gra-vi sofferenze, inguaribile o conprognosi infausta inferiore a di-ciotto mesi» - è arrivata sì a Mon-
tecitorio, incardinata nellecommissioni congiunte Affarisociali e Giustizia, ma lì si è are-nata l'anno scorso. D'altrondesono sei, le proposte di leggesul fine vita depositate in Parla-mento. I CINQUE ARTICOLI del testo che
invece dovrebbe approdare abreve in Aula a Montecitorioprevedono che si possa deposi-tare le proprie disposizioni di fi-ne vita (Dat) «per atto pubblicoo per scrittura privata, con sot-toscrizione autenticata dal no-taio o da altro pubblico ufficia-le o da un medico dipendentedel Ssn o convenzionato. Nel ca-so in cui le condizioni fisichedel paziente non lo consenta-
no, possono essere espresse at-traverso videoregistrazione odispositivi. Con le medesimeforme sono rinnovabili, modifi-cabili e revocabili in ogni mo-mento». Le disposizioni sonosempre revocabili e, in caso diurgenza, «la revoca può avveni-re anche oralmente davanti adalmeno due testimoni».LA NUTRIZIONE e l'idratazione ar-
tificiali sono finalmente anno-verati come trattamenti sanita-ri e dunque rifiutabili, al contra-rio di quanto avveniva nel «ddlCalabrò», del 2009. Il cuore delprovvedimento, dopo i primidue articoli che definiscono ilconsenso informato e norma-no la rappresentanza dei mino-ri e delle persone incapaci di in-tendere e volere, sta nell'artico-lo 3. È su questo che si concen-
trano la maggior parte dellecentinaia di emendamenti pre-sentati dalle destre e dalla Lega:prevede che «ogni persona mag-giorenne, capace di intendere evolere, in previsione di una
eventuale futura incapacità diautodeterminarsi, può, attra-verso Disposizioni anticipatedi trattamento, esprimere leproprie convinzioni e preferen-ze in materia di trattamenti sa-nitari, nonché il consenso o il ri-fiuto rispetto a scelte diagnosti-che o terapeutiche e a singolitrattamenti sanitari, ivi com-prese le pratiche di nutrizionee idratazioneSUSSISTE ANCORA - vecchio chio-
do fisso dei pro-life - la possibili-tà per il medico di non attener-si strettamente alle Dat: «Il me-dico - recita il testo dell'art.3 - ètenuto al rispetto delle Dati> e«in conseguenza di ciò è esenteda responsabilità civile o pena-le», ma le Dat «possono però es-sere disattese, in tutto o in par-te, dal medico, in accordo con ilfiduciario, qualora sussistanoterapie non prevedibili all'attodella sottoscrizione, capaci diassicurare possibilità di miglio-ramento delle condizioni di vi-ta».
*Di Maio: «La proposta c'è, calendarizzata, ma ilproblema è che il Parlamento non lavora, galleggia»
A sinistra, foto grande, frame del videoappello. Sopra, «Walk around» con Mina Welby foto LaPresse
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TANTI ALTRI ITALIANI COSTRETTI AL SUICIDIO ASSISTITO IN SVIZZERA
In un anno almeno 50 persone emigrate per morireLUCA FAZIO
NE Non tutte le'persone che de-cidono di darsi volontariamentela morte per mettere fine ad inu-tili sofferenze diventano «un ca-so» come è accaduto a dj Fabo.C'è chi ha scelto di compiere l'ul-timo viaggio in Svizzera renden-do pubblica un'ingiusta agoniaper denunciare il comportamen-to di una classe politica che nonriesce ad approvare una leggeche consenta di morire senza sof-frire. C'è invece chi lo ha fatto, econtinua a farlo, scegliendo diandarsene in silenzio.
Solo l'anno scorso, cinquantapersone sono partite dall'Italiaper andare a morire. Lo dice Emi-lio Coveri, presidente di Exit-Ita-
ha, l'associazione italiana per ildiritto a una morte dignitosa.«Sono circa 90 i cittadini italiani- dice Coveri- che ogni mese chia-
mano la nostra associazione perchiedere di avere informazionisu come ottenere il suicidio assi-stito in Svizzera. E mi è capitato
anche di ricevere due richiesteper pazienti minorenni, da par-te di genitori disperati. Natural-mente, per loro non abbiamo po-tuto fare nulla». Le richieste so-no sempre più numerose - «cre-scita vertiginosa delle chiama-te» - e il presidente non nascon-de la difficoltà di gestire alcunesituazioni in assenza di una leg-ge di riferimento. «Il numero dicoloro che chiedono il nostroaiuto - aggiunge - è in aumento esi tratta nel 20-30% dei casi di ma-lati psichici: situazioni che nem-meno la Svizzera riesce ad af-frontare bene, perché è davverodifficile capire malattie di que-sto tipo. Lo stesso problema dipresenta per i minori, per i qualila dolce morte non è consentitaoltre confine».
Il primo passo, spiega Coveri,prevede l'attivazione dei contat-ti con le struttura svizzere e l'in-vio della documentazione medi-ca che attesti la patologia da cuila persona è affetta. Poi comince-ranno i colloqui. Per legge il me-
dico è tenuto a far cambiare ideaal paziente che ha chiesto di mo-rire, perché il soggetto può sem-pre avere un ripensamento e de-cidere di tornare a casa. Qualorainvece volesse proseguire, an-che durante la somministrazio-ne della dose letale "è assoluta-mente indispensabile" che sia ingrado di intendere e volere". Ilcosto dell'operazione si aggirasui 10 mila euro.
Si tratta di una realtà in cresci-ta che viene confermata anchedai dati forniti dall'associazioneLuca Coscioni che, a partire daicasi di Piergiorgio Welby ed Elua-
na Englaro, si batte affinché ilParlamento colmi il vuoto nor-mativo sul fine vita. Dal 2015 adoggi sono 232 le persone chehanno chiesto informazioni sucome ottenere l'eutanasiaall'estero, dice la segretariadell'associazione - Filomena Gal-lo. Tra queste, 115 si sono poi ef-fettivamente rivolte a clinichesvizzere e alcune di loro sono an-che tornate sui propri passi.
Sul sito dell'associazioneExit-Italia sono illustrati alcunicasi significativi, anche diversitra loro, che hanno lasciato il se-gno e dicono dell'urgenza di unalegge per una morte dignitosa.Paolo Ravasin, affetto da Sla, chenel 2008 con un video disse «noall'accanimento terapeutico»:morì nel 2014 dopo 15 anni dimalattia e 9 anni di sofferenza inun letto. E il caso Adolfo Barava-glio, da 19 anni costretto a lettoin seguito ad un incidente strada-le. «Chiedo ai politici - questo ilsuo appello - di mettersi a lettoaccanto a me, di fare le cose chefaccio io e di farsi fare le cose chefanno a me. Voglio proprio vede-re quanto resisterebbero». E an-cora il regista Dino Risi che a 91anni decise per l'eutanasia. Odia-va la sofferenza, «l'essere ancoravivo mi chiedo se sia un premioo un castigo». Anche Lucio Ma-gri, tra i fondatori del manifesto,nel novembre del 2011 andò inSvizzera per chiedere di essereaiutato a morire.
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Il morso a un pulsante per dare l'ultimo consenso. Il radicale Cappato rischia l'accusa di istigazione al suicidio
«Lascio un inferno di dolore»Le ultime parole del dj Fabo prima dell'eutanasia. È scontro sul fine vita
«Lasciatemi andare, ringrazio chi mi ha sol-levato da questo inferno di dolore, sono qui
senza l'aiuto dello Stato». Sono le ultime pa-role di Fabiano Antoniani, dj Fabo, che ieri
s'è dato la morte in una clinica svizzera.> Guasco, Pacifico e Regno
alle pagg. 2, 3 e 5
Il fine vita, la sceltaIl caso
«Qui senza l'aiuto del mio Stato»L'ultimo atto d'accusa di dj FaboUn morso a un pulsante per morire. È scontro sulla mancanza di una legge
Claudia Guasco
PFAFFIKON (ZURIGO). Ora del deces-
so: 11,40. Fabiano Antoniani - DjFabo fino a giugno 2014, quandoun incidente l'ha inchiodato inun letto - è morto ieri mattina inuna linda clinica in Svizzera,schiacciando con i denti il pulsan-te che ha rilasciato i farmaci. Duenotti di degenza, le visite, i collo-qui con gli psicologi e la volontàdi andare fino in fondo: «Lasciate-mi andare», ha ripetuto fino all'ul-timo, senza tentennamenti. Lesue ultime parole sono state unomaggio a chi lo ha aiutato: «Rin-grazio chi mi ha sollevato da que-sto inferno di dolore». Ma ancheun'accusa a chi lo ha lasciato so-lo: «Sono qui senza l'aiuto delloStato».
La clinica della buona morte èa una ventina di chilometri da Zu-rigo, un cubo di cento metri qua-dri in muratura e laminato blu im-merso nel ver-de di Pfaffikon.Sembra un con-fortevole alb er-ghetto svizzero,se non si pensaa ciò che acca-de all'interno. E
anche dentroogni particolaredà conforto: lepareti chiare, illetto spazioso,la musica che
accompagnal'ultimo respiro.
Qui ogni anno vengono a mori-re centinaia di persone, a novem-bre 2011 la scelse come ultima me-ta anche il direttore del ManifestoLucio Magri. Per Dj Fabo rappre-sentava la liberazione da un'esi-stenza che non considerava più ta-le: cieco e tetraplegico, ha implo-rato più volte di «tornare libero»,chiedendo aiuto a tanti, fino all'ul-timo appello rivolto al presidentedella Repubblica Mattarella: «Fa-temi uscire da questa gabbia».
L'ennesimo rinvio delle nor-me sul biotestamento lo hannoconvinto a rompere gli indugi e sa-bato scorso è partito per Pfaffi-kon, accompagnato in auto daMarco Cappato dell'Associazio-ne Luca Coscioni. Un giorno emezzo per morire secondo il pro-tocollo della clinica Dignitas, cheprevede le visite dei medici e unavalutazione psicologica, l'assi-stenza dei volontari e l'abbracciodi chi lo ama. Voleva andarsenesenza dolore, tornare a volare e co-
sì è stato, racconta Cappato: «So-no sicuro di aver fatto la cosa giu-sta. Fabiano è morto sereno, è ciòche desiderava. È stata dura maha avuto la sua libertà».
Fabo era uno spirito libero, loricordano gli amici, non si rasse-gnava alla sua prigionia.
Non vedeva, non si muoveva,usciva di rado accompagnato insedia a rotelle dalla fidanzata Vale-ria. Leonardo Tumiotto, ex nuota-tore diventato dj, ha messo i di-schi con lui la sera dell'incidente.«Spesso mi torni in mente Fabo,quella maledetta notte suonam-mo insieme, fianco a fianco, un di-sco te, un disco io, risate, felicità.Ci siamo salutati, era notte fonda.Un abbraccio, un saluto, poi il tra-gico incidente, il buio, la vita cam-bia in un attimo. Sei un esempioper tutti quelli che ti circondano»,è il suo ultimo messaggio all'ami-
co.Posta una foto di Fabiano in
consolle, la cuffia attorno al collo,le braccia tatuate: «Ciao Fabo.Suona con gli angeli. Ora sei in pa-ce». Fabiano, è il ricordo di chi gliè stato accanto negli ultimi dueanni e mezzo di dolore,«è stato un grande nellavita e nella morte». Perlui «massimo rispetto»,
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gli rende merito BeppinoEnglaro, il papà di Elua-na. Ma c'è chi non na-sconde che la sua scelta èstata «una sconfitta pertutti, perché vuol direche non siamo riusciti afare abbastanza e a daresollievo a lui e ai suoi fa-miliari», afferma Mauri-
zio Scassola, numero due della Fe-derazione nazionale degli Ordinidei medici. Chi cura, spiega, «nonpuò favorire nessun atto che pos-sa provocare la morte, come preci-sa il codice deontologico. Sullacontrarietà all' eutanasiada parte dei camici bian-chi non ci sono dubbi.La nostra reazione alla vi-
cenda è quella di unagrande partecipazioneal dramma personale eal dolore della famiglia.Per noi rimane inaccetta-bile, però, qualsiasi attodi accompagnamento at-tivo alla morte da partedi un medico».
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I mediciIn Italia
restavietatoqualsiasiatto cheanticipiil decesso
Il dibattitoIl rinvio
delle normesul biotestamentoha convintoil giovanead agire
I casi sotto i riflettoriMorti assistite che hanno diviso l'opinione pubblica
TERRI SCHIAVOLa corte suprema della Florida dà al maritodella donna, in stato vegetativo persistente
(PVS) dal 1990, il permesso di sospenderne
l'alimentazione forzata
PIERGIORGIO WELBYIl militante radicale, affetto da Sla, muore
con l'aiuto del medico anestesista dopoaver chiesto al presidente della Repubblica
il riconoscimento del diritto all'eutanasiaco
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ELUANA ENGLARODopo una lunga trafila legale, la Cassazione
stabilisce l'interruzione dell'alimentazioneforzata come richiesto dal padre
della giovane lecchese, in stato vegetativodal 1992
LUCIO MAGRIIl fondatore de "Il Manifesto", depressoper la prematura morte della moglie,
si rivolge a una clinica svizzera per morirecon l'aiuto di un medico
BRITTANY MAYNARDCondannata da un tumore incurabile
al cervello, la donna si suicida con l'aiutodi un medico nella sua casa di Portland
(Usa) dopo aver annunciato in un videodi voler mettere fine alla sua vita
Dj Fabo prima dell'incidente
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Il filmato Un frame del video appello di Fabiano Antoniani al presidente della Repubblica, il dj si è spento ieri in una clinica in Svizzera dove si è recato per l'eutanasia
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Il comitato eticoD'Avack: sedazione
e accanimento
serve una legge
Gigi Di Fiore
�T nconcepibile l'eutanasia�� inItalia ma è lecita la sede-zione profonda». Il professore
Lorenzo d'Avack, presidente vi-cario del Comitato nazionaleper la bioetica, sollecitato da «IlMattino», interviene nel dibatti-to su fine vita ed eutanasia, allaluce del caso di dj Fabo. «Nel Co-mitato bioetico ci siamo espres-si di recente, con un parere delmese scorso. Abbiamo ritenutolecitalasedazione profonda, na-turalmente nel pieno consensodel paziente che ritiene di nonpoter più sopportare il dolore.Ora tocca alla politica affronta-re la cosa, serve una legge».
>A pag. 5
«Inconcepibile l'eutanasia in Italia
ma è lecita la sedazione profonda»D'Avack: il comitato di bioetica ha detto sì, ora tocca alla politica
Il vicario del comitato:la materia crea divisionenessuna proposta di legge
Gigi Di Fiore
Docente di Filosofia del dirittoall'Università Roma tre, il professo-re Lorenzo d'Avack è presidente vi-cario del Comitato nazionale per labioetica.
Professore d'Avack, c'è differenzatra eutanasia e sedazioneprofonda?«Sì, anche se ancora si faconfusione tra le due cose. C'èdifferenza medica e anchegiuridica su cui va fatta chiarezza».Cosa si intende per eutanasia,allora?«È un trattamento farmacologicoindolore, che mette fineimmediatamente alla propriaesistenza. Per attuarlo,giuridicamente occorrono però deipresupposti».Quali?«La capacità di intendere e divolere del paziente, la cuidecisione deve essere libera e nonforzata. Poi, che ci si trovi di frontead una malattia o a una condizionepsico-fisica irreversibile, che rendail prolungamento della vitasoggettivamente insopportabile».È il caso di Fabio Antonioni, il Dj
Fabo la cui vicenda commuovetutti in queste ore?«Sì, è il caso proprio di Antonioni,che era perfettamente consapevoledella sua scelta, l'aveva sollecitata echiesta».
Non è però il caso di PiergiorgioWelby, che pure è stato ricordatoin questi giorni?«Infatti, in quel caso ci si trovava difronte ad un trattamento medicoche prolungava la vita. Ladecisione fu di staccare la spina pernon prolungarlo ulteriormente,senza avere certezza dimiglioramenti».Cos'è, invece, la sedazione
profonda?«È una scelta
che riguardamalatiterminali, nonpiù ricettivi adalcuna terapiadel dolore o acure palliativepreviste dallalegge 38 del2010».
Un interventoconsentito in
Italia?«Nel Comitato bioetico ci siamoespressi di recente, con un pareredel mese scorso. L'abbiamoritenuta lecita, naturalmente nelpieno consenso del paziente cheritiene di non poter più sopportareil dolore. In questo caso, il medicoaddormenta, sedandolo, ilpaziente. E il decesso avvienegradualmente, per causefisiologiche e non forzate dafarmaci. È anche possibile ilripensamento. Non sono unmedico, ma mi hanno detto che avolte i pazienti hanno vissuto,seppure di pochi giorni, più alungo in condizione sedata».Il risultato tra eutanasia e
sedazione profonda non è lostesso?«La modalità, la filosofia e lasituazione medico-sanitaria sonodifferenti».Crede che la scelta, nel casoWelby e Eluana Englaro, siagiuridicamente lecita?«Ritengo che sia in armonia conl'articolo 32 secondo comma dellaCostituzione. Si può non volerel'accanimento terapeutico perscelta. Una decisione chedovrebbe essere, almeno questa,regolata per legge. Ma ladiscussione parlamentare deldisegno di legge sul rapportopaziente-medico e sulle modalitàdel consenso terapeutico non vaavanti».Esistono proposte su possibiliintroduzioni dell'eutanasia inItalia?«No, le resistenze di carattereetico-religioso sono forti nel nostroPaese. Si tratta di scelte comunqueindividuali e anche nei Paesi doveuna legge esiste le modalità diattuazione sono differenti. InOlanda, è il medico a dare labevanda che porta alla morte. Esempre in Olanda l'eutanasia èconsentita anche per i minorenni.In Svizzera, il medico non se lasente e affida al paziente o ai lorofamiliari la somministrazione delfarmaco letale».Chi, in Italia, contesta l'eutanasiaoppone valori filosofici sul valoredella vita?«Sì, ritenendo che, per la religionecattolica e per ogni religione, ilbene vita non è autonomamentesopprimibile. Anche nelle
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concezioni laiche la vita vieneconsiderata valore assoluto. Dicerto, si potrebbe discutere sulconcetto di libero arbitrio sullapropria esistenza, ma sonodisquisizioni filosofiche».Il suicidio è cosa diversa?«Direi proprio di sì. Abbiamo visto ipresupposti che giustificano,giuridicamente, la sceltadell'eutanasia. Il suicidio nasce damotivazioni anche di caratterepsicologico, che non possono
essere ammesse».Esistono anche altre motivazionicontrarie all'introduzionedell'eutanasia in Italia?«Si sostiene che, introducendol'eutanasia, si possano indurrescelte restrittive su cure, moltocostose, oggi applicate a malatigravi. Il timore è l'indebolimentodella protezione alle persone piùvulnerabili. Quello che papaFrancesco chiama la cultura delloscarto. Il timore che l'eutanasia
possa portare a minore assistenza achi ha una malattia grave, dando
meno speranze».L'impressione è che, in questamateria, conti molto il sentireindividuale, l'idea spiritualepersonale sulla vita. È così?
«Sì, quando ne parlo con i mieistudenti, le idee sono diviseperfettamente a metà. Certo, con ilnostro parere, abbiamo reso piùagevole la pratica della sedazionepalliativi. Ma l'eutanasia è cosadiversa e, se non si regolamenta,inutile introdurre una propriavolontà in tal senso in untestamento biologico che potrebbeessere applicato solo andandoall'estero».Lei cosa pensa sull'eutanasia?«Come presidente del Comitatobioetico non posso esprimerepareri. Dal punto di vistasoggettivo-personale sono a favorecon precise garanzie, che poi sonoquelle della
piena volontàindividuale edell'assenza di
speranzarispetto ad unasituazionepsico-fisica nonEiù tollerata».
vero che nelComitatobioetico ci sonostati solo duevoti contrari sulparere chiesto perla sedazionepalliativa nell'imminenza dellamorte?«Sì, ma i contrari hanno votato noperché favorevoli all'eutanasia.Hanno ritenuto che, esprimendocia favore su questo tipo diintervento, potevamocondizionare eventuali riflessionida avviare sulla necessità di unalegge che, anche in Italia, regolir eutanasia».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Il fenomeno Dolce morte50 italianioltre confine
Cinquanta italiani,nel 2016, sonoandati a morire inSvizzera come DjFabo. A fornireil dato è EmilioCoveri, presidentedi Exit Italia(Associazioneitaliana per il dirittoa morte dignitosa),Sono «90 al mese i
cittadini italiani -ricorda Coveri -che chiamanol'associazione perchiedere info sulsuicidio assistito.Il numero è in
aumento e si trattanel 20-30%di malati psichici.
La mediazione«Sarei favorevolecon precise garanziesulla libertà di scelta»
La Svizzera «Per legge è il medico a consegnareal paziente il farmaco che dovrà prendere»
Gli ostacoli«Difficileil dibattitopoliticoquandosi discutedi dirittiindividuali»
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Il focus La clinica svizzera
dove la morte
costa 13mila euro
Carla Massi T 1«migrante» del suicidio assi-
stito deve avere dagli otto aitredicimila euro in tasca per an-dare a morire in Svizzera. Tantocosta l'eutanasia nelle cliniched'Oltralpe. Là dove è andato djFabo. Là, in Svizzera, dove asso-ciazioni no-profit come Digni-
tas, Eternal Spirit, Exit e Lifecir-cle si occupano della cosiddetta«dolce morte» volontaria. Doveil servizio, con questa cifra varia-bile, comprende, oltre al termi-ne delle sofferenze, anche il per-nottamento, le visite, l'assisten-za medica, quella psicologica,le pratiche burocratiche, il tra-sporto della salma e il serviziofunebre. > A pag. 3
I viaggi, le spese
Tredicimila euro per scegliere la «dolce morte»La trasferta in Svizzera viene organizzata da associazioni no-profit specializzate
Carla Massi ROMA.Il "migrante" del suicidioassistito deve avere dagli ottoai tredicimila euro in tasca perandare a morire in Svizzera.Tanto costa l'eutanasia nellecliniche d'Oltralpe. Là dove èandato Fabiano Antoniani, ildj Fabo, per mettere fine allasua vita.
Là, in Svizzera, dove associa-zioni no-profit come Dignitas,Eternal Spirit, Exit e Lifecirclesi occupano della cosiddetta«dolce morte» volontaria. Do-ve il servizio, con questa cifravariabile (gran parte va all'as-sociazione), comprende, oltrealla termine delle sofferenze,anche il pernottamento, le visi-te, l'assistenza medica, quellapsicologica, le pratiche buro-cratiche, il trasporto della sal-ma e il servizio funebre.
Le associazioni gestisconole cliniche, sioccupano del-la prenotazio-ne dell'hotel edei taxi per iltrasportodall'albergo al-lo studio medi-co per la visitae dell'acqui-sto dei medici-nali con i qualiviene effettua-to l'atto finale.
Alcune associazioni vietanodi incontrare i pazienti primadel loro arrivo in Svizzera altre,invece, inviano a domiciliouno psicologo o un'infermieraper cominciare il colloquio.
«Eternal Spirit garantisce a
tutti gli iscritti di Lifecircle -spiegano all'associazione -l' accompagnamento alla mor-te volontaria assistita, senza al-cuna distinzione di cittadinan-za o Paese, compresi tutti quel-li al di fuori della Svizzera. Inmodo che anche gli stranieripossano avere la legalizzazio-ne della morte volontaria assi-stita nel proprio Paese senza es-sere costretti a recarsi in Svizze-ra per ottenerla».
In Italia, questi "assistenti",dicono di non essere mai venu-ti. Da noi sono circa duecentol'anno le persone che chiedo-no il suicidio assistito. Ma, unabuona parte, dai sanitari sviz-zeri viene respinta perché nonconforme ai canoni stabilitidalla legge. Dalla dichiarazio-ne di malattia terminale, allanon rispondenza alle terapie,alla condizione di «incompati-bilità con la vita quotidiana».Come, secondo le norme sviz-zere, era la condizione del djFabo.
Come quella di Lucio Ma-gri, ex parlamentare e fondato-re de "Il Manifesto", che nel di-cembre de12011 a 79 anni salu-tò gli amici e li informò che sa-rebbe andato a morire in Sviz-zera. Per mettere fine ad unaprofonda depressione che loaveva colpito dopo la scompar-sa della moglie colpita da tu-more.
Come quella del giudice diVibo Valentia Vibo ValentiaPietro D'amico, aprile 2013.«C'è poco da capire - scrivevaad un amico - In una situazio-ne come la mia io voglio mori-re perché aggredito da una ma-lattia terribile in fase avanzata
e terminale». Colpito da unapatologia neurologica è mortonella clinica di B iel-B enke n, inSvizzera.
Come quella dell'infermie-ra Dominique Velati, 59 anni,piemontese che nel 2015, scel-se la «dolce morte» in una clini-ca di Berna. Malata di cancroal colon era stata sottoposta adun intervento chirurgico, allachemio e il successivo accerta-mento che il tumore si era este-so al fegato e che le metastasi sistavano moltiplicando.
«Parliamone! Parliamone!Parliamone! La vostra vita viappartiene, equindi anchela morte. Per-ché avernepaura?». Conquesto appel-lo DominiqueVelati ha la-sciato l'Italiaper l'ultimoviaggio dopoaver organizza-to una festic-ciola con gliamici del bar sotto casa. L'in-fermiera piemontese, come an-nunciò allora Marco Cappatodell'Associazione Luca Coscio -ni, è stata la prima persona aiu-tata economicamente e accom-pagnata dai radicali verso l'eu-tanasia.
L'anno scorso sono andati amorire in Svizzera 50-60 italia-ni. Sconosciuti che, in silen-zio, si sono fatti trasportare ol-tre il confine e, coscienti, han-no deciso di entrare in «quel-la» stanza e chiudere, così, conla vita.
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Il sì del BelgioLa legge che ha legalizzatol'eutanasia è in vigoredal settembre del 2002
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Le norme in LussemburgoDal 2009 non viene sanzionato«il fatto che un medico rispondaa una richiesta di eutanasia»
L'assistenza elveticaNel Paese la legge consente
l'aiuto al suicidio se prestatosenza alcun motivo «egoistico»
L'ok dei giudici tedeschiLa Corte di giustizia ha detto sìnel 2010 all'eutanasia passivama non esiste ancora una legge
I numeriGli italianiche
seguonotalepercorsosono 50-60all'anno
PrecedentiIl fondatore
del Manifesto
Magrinel 2011
scelsela medesima
clinica
La clinicaVista sul verde,ampie e
confortevoli
camere pergli ospiti
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Età minima e consenso del malato
il Parlamento si divide e non decideLo stallo Le sei proposte di legge ferme
differiscono in molti punti:
mai incardinate in commissione
Francesco Pacifico
Sei proposte, cinque Ddl e un testodi legge d'iniziativa popolare, giac-ciono in Parlamento per regola-mentare l'eutanasia e il suicidio as-sistito. «E sono sei proposte», dicel'onorevole Daniele Farina di Sini-stra italiana, uno dei relatori incommissione Giustizia dei provve-dimenti, «che continueranno a re-stare lettera morta anche dopo lascelta di Dj Fabo. Non c'è alcunavolontà a portarle avanti, tanto chei presidenti delle commissionicompetenti (Giustizia e Affari so-ciali, ndr) non le hanno neanchemai incardinate nei lavori parla-mentari. Nel marzo scorso, la sedu-ta dedicata al tema, è durata soltan-to 35 minuti. Poi, da allora, nulla».Nel corso della legislatura Eleono-ra Bechis (Alternativa libera), TittiDi Salvo (Pd), Michela Marzano(Misto), Mara Mucci (Civici inno -vatori) e Marisa Nicchi (Sinistra Ita-liana) hanno presentato cinque di-versi DDL per riempire il vuoto legi-slativo. Alle loro si aggiunge la pro-posta di legge d'iniziativa popola-re, che ha visto l'associazione radi-cale Luca Coscioni raccogliere67mila firme. Tutte molte simili traloro: prevedono la richiesta di euta-nasia sia fonnulatavolontariamen-te e senza coercizione, che i malatisiano in fase terminale e che, so-prattutto, i medici vedano depena-lizzata la loro condotta, eseguendola volontà dei pazienti. Daniele Fa-rina non crede che «questi sforziportino a qualcosa. Io sono relato-re anche della proposta sulla libera-lizzazione della cannabis: ormaimi reputo la bad bank del Parla-mento». Ci spera ancora il sottose-gretario alla Giustizia, Gennaro Mi-gliore: «La mia è una posizione per-sonale, ma ritengo che sia giusto re-golare in maniera degna la liberadi scelta delle persone. In quest'ot-tica mi auguro che a livello parla-mentare ci sia l'apporto di tutte le
forze politiche, come è giusto chesia per le tematiche sulle libertàpersonali». Eppure, leggendo le sei propo-ste depositate in Parlamento, nonmancano differenze importanti.Per esempio, soltanto Mara Muccifa un'esplicita per quanto timidaapertura all'eutanasia attiva, cioèquella - come avviene in Belgio oin Olanda - dove sono i sanitari ainiettare la sostanza che porta allamorte. L'ex grillina depenalizzal'azione del medico, «se presta lapropria opera alle condizioni e conle procedure stabilite dalla legge».Per il resto, partendo anche daquella dell'associazione Coscioni,si fa riferimento soltanto all'euta-nasia passiva (l'interruzione degliinterventi artificiali che tengono invita il paziente) o al suicidio assisti-to, la pratica alla quale si è rivoltoanche Dj Fabo, nella quale la strut-tura medica fornisce soltanto assi-stenza a chi ha deciso di morire.Sempre la Mucci è l'unica a chiari-re che «idratazione e alimentazio-ne, pur se somministrate pervia ar-tificiale a persone purtroppo nonpiù in grado di provvedere a se stes-se, non possono e non potrannomai essere considerate come for-me di accanimento terapeutico».
Distinzioni importanti, poi, sinotano anche sull'età minima peraccedere alle pratiche sulla buonamorte. Non pongono limiti di etàEleonora Bechis e Michela Marza-no. L'ex grillina, all'articolo 1 dellasua proposta scrive: «Ogni perso-na ha diritto di rifiutare l'inizio o laprosecuzione di trattamenti sanita-ri, nonche ' ogni tipo di trattamen-to di sostegno vitale o di terapia nu-trizionale». Formula usata anchedall'economista ex montiana, laquale aggiunge che i medici, «per ipazienti minorenni», devono ave-re indicazioni «da chi esercita la re-sponsabilità genitoriale o dal tuto-re». L'ex pentastellata Mucci ponecome limite d'età per l'accesso i 14armi. La proposta d'iniziativa po-polare portata avanti dall'associa-zione radicale Luca Coscioni, la pdTitti Di Salvo e Marisa Nicchi di Selparlano di «paziente maggioren-ne, capace di intendere e di volereal momento della richiesta».
Tutti i proponenti, poi, si soffer-mano sulle disposizioni preventi-ve sulla propria salute e sul fine vi-ta. Quelle che i cittadini danno nelpieno delle loro facoltà mentali e
quelle che, visto il loro stato, nonpossono comunicare sulla volontàdi rifiutare o di fruire farmaci, tera-pie, forme di rianimazione e curepalliative. Lo schema, secondo tut-ti i disegni di legge, prevede sia diredigere «una dichiarazione di vo-lontà anticipata, che rimane validae vincolante per i medici curantianche nel caso che sopravvengauna perdita della capacità naturaleo una perdita della facoltà di comu-nicare» sia di nominare un fiducia-rio per far rispettare le proprie vo-lontà. In caso contrario intervieneil magistrato. La Mucci, per esem-pio, propone anche l'istituzione diun registro nazionale telematicodelle dichiarazioni di volontà anti-cipate. Stringenti poi gli obblighi ai qua-li devono sottostare i sanitari. In-tanto devono rispettare la volontàdei pazienti. Al riguardo soltanto laMucci consente l'obiezione di co-scienza, ma soltanto a patto che lasi comunichi all'Ordine dei medicientro un mese dall'entrata in vigo-re della legge. Nella propostadell'associazione Coscioni, al con-trario, chi si rifiuta di praticare leterapie del fine vita ne risponde pe-nalmente o civilmente.
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I palettiIn alcuni articolatinon si pone il limitedi età per decideredi farla finita
I minorenniMarzano proponeche a decideresiano i genitorio chi ha la potestà
I CinquestelleLa deputata Mucciunica a prevedere
l'eutanasia attiva
modello Olanda
Al centro del dibattito le disposizioni sul fine vita una dichiarazione anticipata
e vincolante per i medici nel caso il paziente non sia più in grado di comunicare
Le 67mila firmeRaccolte dall'associazione Coscioniè l'unico disegno di iniziativa popolare
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L'obiezione di coscienzaUna sola proposta di legge consenteai sanitari di poter rifiutare l'intervento
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Il radicale Cappato si autodenuncia, rischia il carcere
II personaggio
Ha accompagnato dj Fabo:possibile l'incriminazioneper l'istigazione al suicidio
Daniele Regno
«Sto tornando a Milano, dove doma-ni andrò a raccontare alle forzedell'ordine come ho aiutato Fa-bo».?Il radicale Cappato annuncia suFb che oggi si autodenuncerà per l'as-sistenza fornita ad Antoniani. È possi-bile che venga incriminato per agevo-lazione al suicidio - «rischia 12 annidicarcere», dice Filomena Gallo, segre-tario dell'associazione Luca Coscioni- ma l'ipotesi non è così scontata. C'èinfatti il precedente - molto diverso,ma giuridicamente assimilabile - diuna coppia italiana assolta dalla Cas-sazione nel 2016 per essere andata inUcraina per praticare la maternità sur-rogata, che è vietata in Italia, ed an-che se una Procura (quella di Milanopotrebbe essere quella competente)chiedesse per lui il processo, non biso-gna dimenticare che l'anestesista delcaso Welby venne prosciolto e chel'autodenuncia annunciata dall'espo-nente radicale potrebbe concludersi
con una archiviazione. È questo ilquadro che alcuni magistrati dellaCassazione tracciano dopo la mortein Svizzera di Dj Fabo accompagnatoverso il suicidio assistito da Cappato eda altre persone a lui care. «Sul fattoche in Italia è considerato a occhichiusi un reato quello che ha fatto
Cappato, non c'è alcuna discussio-ne - spiega un presidente di sezione -ma rimane la circostanza che questatriste vicenda si è conclusa in un pae-se straniero che non considera puni-bile l'aiuto al suicidio e la più recentegiurisprudenza della Cassazione, conuna sentenza del 2002 del giudice Sil-vesti che è stato anche presidente del-la Consulta, ha detto che per processa-re in Italia chi ha commesso un reatofuori dai confini è necessario il requisi-to della doppia incriminabilità, ossiache quel reato sia considerato tale an-che nello Stato dove è stato commes-so». Non proprio per questa ragione,ma tenendo comunque presente ilverdetto del 2002, la coppia che si èservita della maternità surrogata inUcraina è stata assolta, per la mancan-za di dolo. Tuttavia, spiega 1' alto er-mellino, «la doppia incriminabilitànon è richiesta esplicitamente dal co-dice, e dunque la questione è contro-versa e aperta a più soluzioni». Attin-gendo al suo passato di giudice di me-rito, il presidente ricorda di aver assol-
to un militare italiano che aveva parte-cipato alla missione in Libano ed erastato processato perché trovato conuna pistola fuori ordinanza. «In quelcaso abbiamo dato rilievo al fatto chenon sapevamo se in Libano il portoabusivo di arma era punito, e abbia-mo assolto». Certamente nel caso di
Cappato la tesi della non consape-volezza non è «sostenibile» ma il giu-dice - prosegue il presidente - deve far-si interprete del suo tempo e«nell'epoca della globalizzazionenon si può più seguire il Codice Roccoche aveva la tendenza a punire tuttoovunque fosse successo, serve un ap-proccio più relativistico e democrati-co che si faccia carico della diversitàdegli ordinamenti». Dalla Procura,una toga di peso, rileva che «si trattadi un caso problematico: il preceden-te di Welby conta ma ha è diverso per-ché lì si trattava del diritto del pazien-te ad ottenere la sospensione delle cu-re e la sedazione, qui si finirebbe conl'addebitare a Cappato il solo fatto diessere stato vicino a Dj Fabo nell'ulti-mo minuto. Non escludo che tutti pos-sa essere archiviato».
Intanto sui social è virale il com-mento choc dell'ex deputato Pd Adi-nolfi, che gli è costata la sospensionedel profilo Facebook: «Hitler almeno idisabili li eliminava gratis». Una tesi,che per Cappato, «non merita spiega-zioni, date le differenze del caso».O RIPRODUZIONE RISERVATA
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L'aiuto Marco Cappato, leaderdell'associazione Luca Coscioni
La polemicaAdinolfi choc:«Hitler uccidevai disabili gratis»Profilo Fbbloccatoe indignazionia valanga
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La polemica
Cappato: la politica
spinge chi soffresulla via dell'esilio
Cristiana Mangani
sinparaerpnatlearà zzoqudeisgat umstattiziia-
di Milano per autodenun-darsi. Marco Cappato do-
vrà chiarire ai magistrati.A pag. 4
La legge bloccata
PER VIVERE LIBER'FINO ALLA FINE
EUTANASIA
LEGALE,
Q L'intervista Marco Cappato
«Politica senza alibifavorisce l'illegalità»>L'amico che ha accompagnato Fabo ?«Lo Stato non dovrebbe costringere a
in Svizzera rischia 12 anni di carcere scelte incivili come l'esilio della morte»
si presenterà questa matti-na al Palazzo di giustizia diMilano per autodenunciar-si. Per chiarire ai magistra-ti le ragioni della sua scel-ta, ma anche per spiegare
in che modo Fabiano Antoniani,è stato portato alla morte. MarcoCappato, tesoriere dell'Associa-zione Luca Coscioni, ha raccoltosensazioni, emozioni, desideri didj Fabo, è diventato suo confi-dente e amico. E' stato lui stessoa chiedergli di accompagnarlo inSvizzera. E ora, come era già av-venuto per il caso di Giorgio Wel-by o di Eluana Englaro, ne ri-sponderà in prima persona, ri-schiando fino a 12 anni di carce-re. «Ma l'ho fatto e lo rifarei - di-ce - perché la politica deve com-prendere che il vuoto normativoporta all'illegalità».Fino a che punto è giusto recar-si all'estero per morire?«L'esilio della morte è una con-danna incivile. Compito delloStato è assistere i cittadini, noncostringerli a rifugiarsi in solu-zioni illegali. La politica questodeve capirlo. Chiediamo che ilParlamento affronti la questionedel fine vita per ridurre le conse-guenze devastanti che il vuotonormativo ha sulla pelle dellagente». Il caso di Fabiano potrà aiutarea trovare una soluzione?
«Siamo in piena "zona nera" fat-ta di clandestinità e soprusi. Lastrada è semplice: sostituire l'eu-tanasia clandestina con l'eutana-sia legale. L'opinione pubblica èpronta, il Parlamento meno, maalmeno non ci si imbrogli con laguerra delle definizioni».Legge sull'eutanasia ma anchesul testamento biologico, a chepunto stanno?«Venerdì scorso è slittata per laterza volta la proposta per il te-stamento biologico e la discus-sione è stata rimandata a marzo.Le proposte di legge sull'eutana-sia sono invece bloccate da circaun anno in commissione. E' sta-to proprio di fronte al nuovo rin-vio che Fabiano ha deciso di re-carsi in Svizzera. Mi diceva: "Èveramente una vergogna chenessuno dei parlamentari abbiail coraggio di mettere la faccia suuna legge che è dedicata alle per-sone che soffrono, che non pos-sono morire a casa propria. Eche devono andare in altri paesi,quando tutto questo potrebbe es-sere fatto in Italia". Ormai siamorimasti solo noi e l'Islanda a nonavere una regolamentazione sulfine vita».Qual è il vero freno all'appro-vazione: politico, sociale, reli-gioso?«E' principalmente un problemapolitico. Sono passati 40 anni daquando Loris Fortuna ha presen-
tato la prima legge, e da alloranon è stato fatto alcun passoavanti». Il sentimento religioso e lachiesa quanto hanno inciso?«Certamente parecchio, ma ora itempi sono cambiati. Prima laChiesa aveva un forte peso sullapolitica. Ora Papa Francesco,pur ribadendo la sua contrarietàall'eutanasia, non interviene suipartiti e sulle loro decisioni. E cisarebbe anche la maggioranzain Parlamento, ma alla fine il mo-mento per approvare la leggenon sembra mai buono, e intan-to gli anni passano».Un aiuto sembra arrivare daiTribunali. Sia nel caso di Wel-by che in quello della Englaro, igiudici hanno scelto di nonprocedere con le contestazionipenali, è stato un modo per la-varsene le mani?«No, è solo perché non c'è chia-rezza sulla questione. E non es-sendoci una regolamentazione,la giurisprudenza è stata favore-vole. L'unico atteggiamento cheha la politica italiana è quello delsilenzio. Non c'è stata rispostaanche ai tre video che Fabianoaveva inviato al Parlamento e alpresidente della Repubblica.Questa situazione è intollerabi-le. Nei prossimi giorni ci saràuna riunione dei capigruppo eancora una volta tutto verrà rin-viato».
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Cappato, c'è poi l'elemento per-sonale e umano. Come ha vis-suto la vicenda di dj Fabo equella, prima di lui, di un'altrapersona che aveva scelto di mo-rire e che ha accompagnato inSvizzera?
«Io penso che se non ci fosse unavolontà reiterata, un desideriocerto, non sarebbe qualcosa disostenibile. Ma se la persona lochiede in tutti i modi, lo ripete, ri-tengo doveroso dargli una ma-no. Fabiano rendendo pubblica
la sua storia, ha fornito un enor-me aiuto al paese per riflettere.Non pensiamo assolutamenteche lui debba essere un modello,ma ognuno deve poter essere li-bero di scegliere di vivere, cosìcome di morire».
Cristiana Mangani
IL TESORIERE
DELL'ASSOCIAZIONE
LUCA COSCIONJ OGGI
SI PRESENTERA IN
TRIBUNALE A MILANO
PER AUTODENUNCIARSI
«BASTA INTERVENTI
CiANOkSTINI, LA GENTE
ORMAI E PRONTA
11 PARLAMENTO NO:
SOLO NOI E ISLANDA
SENZA REGOLE»
Dalla storia vera al film da Oscar
La battaglia spagnola di Ramòn Sampedrofinita con una dose di cianuro e un arrestoSi chiamava Ramòn Sampedro edera diventato tetraplegico a causadi un grave incidente: un tuffo inmare, da uno scoglio. Venticinqueanni a letto e la decisione, a quelpunto, di intraprendere unabattaglia legale in Spagna per ildiritto all'eutanasia. Una storiavera resa celebre nel 2005 dal film"Mare dentro" - con Javier Bardem(nella foto la locandina) - che vinsepraticamente tutto: Oscar comemiglior film straniero, GoldenGlobe, Leone d'argento, David diDonatello, Goya. Ramòn vuolemorire. Nella malattia è assistitodalla compagna che, però, non sisente di compiere il gesto. Apassargli il bicchiere con ilcianuro di potassio fu un'amica,per quanto critica rispetto a quel
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desiderio suicida. Nella realtà,dopo l'uscita del film, la donna sidichiarò pubblicamente autrice diquell'aiuto: venne arrestata erilasciata per insufficienza di
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I casi sotto i riflettoriMorti assistite che hanno diviso l'opinione pubblica
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(PVS) dal 1990, il permesso di sospendernel'alimentazione forzata
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PIERGIORGIO WELBYc`75 Affetto da Sla, muore con l'aiuto del medico
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della Repubblica il riconoscimentodel diritto all'eutanasia
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stabilisce l'interruzione dell'alimentazioneforzata della giovane, in stato vegetativodal 1992
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Aft:zik Il fondatore de "Il Manifesto", depresso,si rivolge a una clinica svizzera per morirecon l'aiuto di un medico
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BRITTANY MAYNARDCondannata da un tumore incurabile,la donna si suicida con l'aiuto di un medicoa Portland (Usa) dopo aver annunciatodi voler mettere fine alla sua vita
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Una morte accusa il Parlamento?Il suicidio assistito in Svizzera per Dj Fabo: ha morso un pulsante e liberato i farmaci letali«Qui senza l'aiuto del mio Stato, via da un inferno di dolore». In Italia ferme le norme sul fine vita
ROMA Un suo morso a un pul-sante ha liberato i farmaci le-tali. Fabiano Antoniani, Dj Fa-bo, 40 anni, è morto in una fin-
da clinica in Svizzera. Due not-ti di degenza, le visite, i collo-qui con gli psicologi e la volon-tà di andare fino in fondo: «La-
sciatemi andare», ha ripetutofino all'ultimo. E ha sottoli-neato: «Qui fine a un infernodi dolore senza l'aiuto del mio
Stato». Ora la politica si divi-de. In Italia bloccate da tempole norme su testamento biolo-gico e fine vita.
Calitri, Guasco e Massialle pag. 2, 3 e 4
La polemica sul fine vita
Un morso al pulsante
«Ora Dj Fabo è libero»
E la politica si divide
?Si è ucciso in Svizzera nella clinica ?«Sono qui senza l'aiuto dello Stato
specializzata nel suicidio assistito ringrazio chi mi ha tolto dall'inferno»
IL REPORTAGE
dal nostro inviatoPFAFFIKON ( I u ri g o) Ora del deces-
so: 11,40. Fabiano Antoniani - DjFabo fino a giugno 2014, quandoun incidente l'ha inchiodato inun letto - è morto ieri mattina inuna linda clinica in Svizzera,schiacciando con i denti il pul-sante che ha rilasciato i farmaci.Due notti di degenza, le visite, icolloqui con gli psicologi e la vo-lontà di andare fino in fondo:«Lasciatemi andare», ha ripetu-to fino all'ultimo, senza tenten-namenti. Le sue ultime parole sono sta-te un omaggio a chi lo ha aiutato:«Ringrazio chi mi ha sollevatoda questo inferno di dolore». Maanche un'accusa a chi lo ha la-sciato solo: «Sono qui senza l'aiu-to dello Stato». E la sua morte di-vide la politica, che si dimostraincapace di rispondere al grido
di sofferenza del disc jockey.
«SE NE È ANDATO SERENO»
La clinica della buona morte è a
NEI DUE GIORNI
DI DEGENZA
PRIMA DI ANDARSENE
HA SOSTENUTO
COLLOQUI
CON GLI PSICOLOGI
una ventina di chilometri da Zu-rigo, un cubo di cento metri qua-dri in muratura e laminato bluimmerso nel verde di Pfaffikon.Sembra un confortevole alber-ghetto svizzero, se non si pensa aciò che accade all'interno. E an-che dentro ogni particolare dàconforto: le pareti chiare, il lettospazioso, la musica che acompa-gna l'ultimo respiro.
Qui ogni anno vengono a mo-
rire centinaia di persone, a no-vembre 2011 la scelse come ulti-ma meta anche il direttore delManifesto Lucio Magri. Per DjFabo rappresentava la liberazio-ne da un'esistenza che non consi-derava più tale: cieco e tetraple-gico, ha implorato più volte di"tornare libero", chiedendo aiu-to a tanti, fino all'ultimo appellorivolto al presidente della Repub-blica Mattarella: «Fatemi uscireda questa gabbia».
L'ennesimo rinvio delle nor-me sul biotestamento lo hannoconvinto a rompere gli indugi esabato scorso è partito per Pfaffi-kon, accompagnato in auto daMarco Cappato dell'Associazio-ne Luca Coscioni. Un giorno emezzo per morire secondo il pro-tocollo della clinica Dignitas,che prevede le visite dei medici euna valutazione psicologica, l'as-sistenza dei volontari e l'abbrac-cio di chi lo ama.
Voleva andarsene senza dolo-re, tornare a volare e così è stato,
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Pag. 83
racconta Cappato: «Sono sicurodi aver fatto la cosa giusta. Fabia-no è morto sereno, è ciò che desi-derava. E' stata dura ma ha avutola sua libertà».
«UN ESEMPIO PER TUTTI»
Fabo era uno spirito libero, lo ri-cordano gli amici, non si rasse-gnava alla sua prigionia.
Non vedeva, non si muoveva,usciva di rado accompagnato insedia a rotelle dalla fidanzata Va-leria. Leonardo Tumiotto, exnuotatore diventato dj, ha messoi dischi con lui la sera dell'inci-dente.
«Spesso mi torni in mente Fa-bo, quella maledetta notte suo-nammo insieme, fianco a fianco,un disco te, un disco io, risate, fe-licità. Ci siamo salutati, era notte
fonda. Un abbraccio, un saluto,poi il tragico incidente, il buio, la
vita cambia in un attimo. Sei unesempio per tutti quelli che ti cir-condano», è il suo ultimo mes-saggio all'amico.
«ORA SEI IN PACE»
Posta una foto di Fabiano in con-solle, la cuffia attorno al collo, lebraccia tatuate: «Ciao Fabo. Suo-na con gli angeli. Ora sei in pa-ce». Fabiano, è il ricordo di chigli è stato accanto negli ultimidue anni e mezzo di dolore, «èstato un grande nella vita e nellamorte».
Per lui «massimo rispetto», glirende merito Beppino Englaro, ilpapà di Eluana. Ma c'è chi nonnasconde che la sua scelta è stata
«una sconfitta per tutti, perchévuol dire che non siamo riuscitia fare abbastanza e a dare sollie-vo a lui e ai suoi familiari», affer-ma Maurizio Scassola, numerodue della Federazione nazionaledegli Ordini dei medici.
Chi cura, spiega, «non può fa-vorire nessun atto che possa pro-vocare la morte, come precisa ilcodice deontologico. Sulla con-trarietà all'eutanasia da partedei camici bianchi non ci sonodubbi. La nostra reazione alla vi-cenda è quella di una grande par-tecipazione al dramma persona-le e al dolore della famiglia. Pernoi rimane inaccettabile, però,qualsiasi atto di accompagna-mento attivo alla morte da partedi un medico».
C. Gu. C RIPRODUZIONE RISERVATA
L'anonima clinica svizzeradove è morto ieri dj Fabo
Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo, con la fidanzata Valeria
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"Dolce morte" con 10 mila euro
Ogni anno partono in cinquantaIL FOCUS
ROMA II "migrante" del suicidio as-
sistito deve avere dagli otto ai tre-dicimila euro in tasca per andarea morire in Svizzera. Tanto costal'eutanasia nelle cliniche d'Oltral-pe. Là dove è andato Fabiano An-toniani, il dj Fabo, per mettere fi-ne alla sua vita.
LE VISITE Là, in Svizzera, dove associazionino-profit come Dignitas, EternalSpirit, Exit e Lifecircle si occupa-no della cosiddetta "dolce morte"volontaria. Dove il servizio, conquesta cifra variabile (gran parteva all'associazione), comprende,oltre alla termine delle sofferen-ze, anche il pernottamento, le visi-te, l'assistenza medica, quella psi-cologica, le pratiche burocrati-che, il trasporto della salma e ilservizio funebre.Le associazioni gestiscono le clini-che, si occupano della prenotazio-ne dell'hotel e dei taxi per il tra-sporto dall'albergo allo studio me-dico per la visita e dell'acquistodei medicinali con i quali viene ef-fettuato l'atto finale.Alcune associazioni vietano di in-contrare i pazienti prima del loroarrivo in Svizzera altre, invece, in-viano a domicilio uno psicologo oun'infermiera per cominciare ilcolloquio. «Eternal Spirit garanti-sce a tutti gli iscritti di Lifecircle -spiegano all'associazione - l'ac-compagnamento alla morte vo-lontaria assistita, senza alcuna di-stinzione di cittadinanza o Paese,
compresi tutti quelli al di fuoridella Svizzera. In modo che anchegli stranieri possano avere la lega-lizzazione della morte volontariaassistita nel proprio Paese senzaessere costretti a recarsi in Svizze-ra per ottenerla».In Italia, questi "assistenti", dico-no di non essere mai venuti. Da
LE ASSOCIAZIONI
NO PROFIT
SI OCCUPANO DI
TUTTO. DAL VIAGGIO
ALLE MEDICINE
FINO AL FUNERALE
noi sono circa duecento l'anno lepersone che chiedono il suicidioassistito. Ma, una buona parte,dai sanitari svizzeri viene respin-ta perché non conforme ai canonistabiliti dalla legge. Dalla dichia-razione di malattia terminale, allanon rispondenza alle terapie, allacondizione di «incompatibilitàcon la vita quotidiana». Come, se-condo le norme svizzere, era lacondizione del dj Fabo.Come quella di Lucio Magri, exparlamentare e fondatore de "IlManifesto", che nel dicembre del2011 a 79 anni salutò gli amici e liinformò che sarebbe andato a mo-rire in Svizzera. Per mettere finead una profonda depressione chelo aveva colpito dopo la scompar-sa della moglie colpita da tumore.
LA LETTERA
Come quella del giudice di Vibo
Valentia Vibo Valentia PietroD'amico, aprile 2013. «C'è poco dacapire - scriveva ad un amico - Inuna situazione come la mia io vo-glio morire perché aggredito dauna malattia terribile in fase avan-zata e terminale». Colpito da unapatologia neurologica è morto
nella clinica di Biel-Benken, inSvizzera. Come quella dell'infermiera Do-minique Velati, 59 anni, piemon-tese che nel 2015, scelse la "dolcemorte" in una clinica di Berna.Malata di cancro al colon era sta-ta sottoposta ad un intervento chi-rurgico, alla chemio e il successi-vo accertamento che il tumore siera esteso al fegato e che le meta-stasi si stavano moltiplicando.
IL SALUTO «Parliamone! Parliamone! Parlia-mone! La vostra vita vi appartie-ne, e quindi anche la morte. Per-ché averne paura?».Con questo appello DominiqueVelati ha lasciato l'Italia per l'ulti-mo viaggio dopo aver organizzatouna festicciola con gli amici delbar sotto casa. L'infermiera pie-montese, come annunciè alloraMarco Cappato dell'AssociazioneLuca Coscioni, è stata la primapersona aiutata economicamentee accompagnata dai radicali ver-so l'eutanasia. L'anno scorso sonoandati a morire in Svizzera circa50-60 italiani. Sconosciuti che, insilenzio, si sono fatti trasportareoltre il confine e, coscienti, hannodeciso di entrare in "quella" stan-za e chiudere, così, con la vita.
Carla Massi RIPRODUZIONERISERVATA
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Dov'è Legale L'eutanasia in Europasuicidio assistito
t4 eutanasia passiva
eutanasia attiva
111 .3. Gran Bretagna
Olanda
,i
Svezia Svezia
Belgio
Lussemburgo
Francia -
Spagna
Germania
Svizzera
ANSA -zentimetri
La procedura
Due pasticche, un narcotico, il sonnoLa procedura inizia con il medicoche dà al paziente due pasticche diantiemetico, un medicinale perridurre la nausea. Il medicinaleche porterà all'arrestocardiaco è il Pentobarbital,sostanza utilizzatanell'induzionedell'anestesia generale.Un narcotico cheprocura il sonno. Pergarantire il decesso, imedici diluiscono una dosequattro volte più alta di quellaletale e la offrono al paziente. Saràlui a berla portandosela da soloalla bocca. Per questo si chiama"suicidio assistito" (articolo 114 delcodice di procedura penale
svizzero). Nel giro di due o treminuti dall'assunzione, il pazientesi addormenta profondamente.L'arresto cardiaco sopraggiunge
dopo circa mezz'ora, in unostato di assoluta
incoscienza del malato.Chi non può bere néalimentarsi con unasonda assumere ilprodotto con
un'endovena. Al terminedi queste procedure, il
paziente si addormenta edentro due, tre minuti entra in uncorna profondo. Dopo poco tempoancora la medicina paralizza larespirazione e il paziente muore inuno stato di assoluta incoscienza.
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Lo strazio della fidanzata
«L'ultima notte insieme
speravo non finisse mai»?Nei post di Valeria su Facebook ?È stato lui ad avviare la procedura
il racconto delle ore più drammatiche «Adesso ho paura di non morire»
dal nostro inviatoPFAFFIKON (Zurigo) La mamma, la fi-
danzata Valeria e cinque amici. Tut-to il mondo di Fabiano Antoniani,quarant'anni compiuti il 9 febbraio,è riunito nella stanza al primo pianodella clinica affacciata sul lago. Il so-le splende, il panorama è magnifico,ma lui non può vederlo. L'unica co-sa che chiede è essere liberato daldolore ed è quello che fanno i medi-ci della Dignitas, con celerità e com-petenza. Tanto che ultime ore di DjFabo prima dell'eutanasia sonotroppo poche per chi lo ama: «Vor-rei che questa notte non finissemai», scrive Valeria sabato notte.
NIENTE LACRIME
Prima di arrivare a questo letto do-ve il suo respiro si è fermato persempre, la strada di Fabiano è statacomplicata e dolorosa. Non volevapiù vivere, si è confidato con la com-
pagna e la madre, tramite Valeriaha contattato Marco Cappato. Tra idue si è creato un rapporto di fidu-cia e insieme hanno deciso di lancia-re l'appello per una morte dignito-sa. Un primo messaggio, poi due,tre. Tutti caduti nel vuoto. Così, ilgiorno del suo ultimo compleanno,Fabo amareggiato prende la sua de-cisione: «Andiamo in Svizzera - dicea Cappato - La politica non si fa sen-
tire. Voglio impegnarmi in primapersona, voglio che la mia storiapersonale sia d'esempio». Il mecca-nismo viene attivato, arriva il via li-
bera dalla Svizzera. Si può partire.Cappato alla guida, Fabiano sul sedi-le posteriore, affrontano il viaggioverso Zurigo. L'atmosfera era sere-na. Niente lacrime, si raccomandafin dall'inizio Fabiano, ed è il primoa dare il buon esempio. Affronta lamissione con spirito battagliero e ilsuo primo messaggio è di denuncia,come ha promesso: «Sono finalmen-te arrivato in Svizzera e ci sono arri-vato, purtroppo, con le mie forze e
non con l'aiuto del mio Stato».CIOCCOLATINI E FARMACI
La stanza riservata a Dj Fabo è spa-ziosa. Oltre al suo letto a due piazze,ci sono un divano e un divano letto. I
cioccolatini. sono sparsi ovunque,sul tavolino e sulle mensole, un dol-ce conforto per chi lo acompagna ein via del tutto eccezionale passeràcon lui l'ultima notte. Di solito i pa-renti del malato si spostano neglihotel vicini, questa volta gli sono ac-canto fino all'ultimo. Una notte didolore, ma anche di battute e discherzi: «Certo che lo yogurt qui inSvizzera è proprio buono. Se nonriesco a morire me lo porto in Ita-lia». La sua paura più grande eraproprio questa: che qualcosa andas-se storto e la sua missione non an-dasse a buon fine. «E ra sereno maall'inizio delle procedure, sempreconvinto di voler andare avanti, erain ansia perché temeva di non riu-scire a mordere il pulsante cheavrebbe attivato l'immissione delfarmaco letale. Era preoccupatoperché la sua cecità non gli permet-teva di vedere dove fosse collocatocon esattezza il pulsante», raccontaCappato. I medici, per legge, nonpossono compiere alcun atto che
porti alla morte del paziente. Deveessere lui a bere la pozione di farma-ci, ma poiché Fabiano era tetraplegi-co una macchina lo ha fatto al postosuo. L'ultima decisione è comunqueavvenuta attraverso un atto volonta-rio: stringere con i denti il bottoneche ha attivato il meccanismo.
CREMATO Non ha mai esitato, nemmeno difronte agli psicologi obbligati dallaprassi a convincere il malato a desi-stere dall'eutanasia. E' stato sottopo-sto a diversi colloqui, l'ultimo, quel-lo decisivo, tra le nove e le dieci di ie-ri mattina. Il mix di medicine era giàpronto, acquistato in farmacia. Lamorte è arrivata in meno dimezz'ora e alle 11,40, da una stanzavicino a quella di Fabo, Cappato da-to l'annuncio su Twitter: «Ha sceltodi andarsene rispettando le regoledi un Paese che non è il suo». Allecinque del pomeriggio in clinica sipresenta la polizia per certificare ildecesso e un carro funebre a porta-re via il corpo di Fabiano. Probabil-mente a Zurigo, dove potrebbe esse-re cremato già stamane prima dirientrare in Italia. La mamma, la fi-danzata e gli amici se ne vanno, nes-suno dice una parola. Li accompa-gna l'ultimo consiglio di Dj Fabo,quello di prendersi cura di sé: «Nonprendetemi per scemo, ma devochiedervi una cosa importante. Miraccomando, quando andate inmacchina allacciate sempre la cin-tura», dice ricordando il terribile in-cidente che gli ha strappato la vita ei sogni. Claudia Guasco
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LA DECISIONE PRESA
IL GIORNO DEL
COMPLEANNO: CON
LUI FINO Att'ULTIMO
ANCHE LA MAMMA
E CINQUE AMICI
L'ULTIMO CONSIGLIO:
«MI RACCOMANDO
ORA CHE RIENTRATE
A CASA IN MACCHINA
ALLACCIATEVI LE
CINTURE DI SICUREZZA»
IL VIDEOAPPELLO
FabianoAntoniani,ovvero djFabo, nel suoletto comeapparenel filmatoin cui rivolgeun appelloal presidentedellaRepubblica
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Testamento biologico, ora si acceleraMa l'eutanasia resta fuori dalla legge
ROMA Si accendono i riflettori sullalegge sul biotestamento e sulle dispo-sizioni di trattamenti che si voglionoo non vogliono fare in caso di impos-sibilità di esprimere le proprie volon-tà, che a giorni approderà nell'aula diMontecitorio dopo la scelta del dj Fa-bo di andare a morire in Svizzera. Po-lemiche e prese di posizione da partedi esponenti di quasi tutte le forma-zioni politiche con qualcuno che haprovato a contestare il silenzio delPresidente della Repubblica, Matta-rella; un silenzio che non può sor-prendere se si considera che il capodello Stato è sempre stato rispettosodegli ambiti di ciascun soggetto isti-tuzionale e lo è ancor di più su un te-ma così lacerante e divisivo. InoltreMattarella che è di natura molto ri-servato potrebbe essersi interessatoper altre vie del caso Fabo.
IL PERCORSO
A quanto pare, nei giorni scorsi al-cuni consiglieri del Colle hanno ri-cevuto esponenti dell'AssociazioneCoscioni. Da due anni la Commissio-ne Affari sociali di Montecitorio è im-pegnata per dotare l'Italia di una nor-ma sul biotestamento con la relatriceDonata Lenzi (Pd) che ha sintetizzatoun testo dalle proposte depositate,che ha concluso il suo iter in commis-sione ed è prossimo di sbarcare in au-la per la discussione e l'approvazio-ne. Per poi continuare il percorso inSenato sperando che «se la legislatu-
ra si conclude a scadenza naturale,ce la possiamo fare a varare questalegge». Anche se già in aula a Monte-citorio ha spiegato che si attende «unforte ostruzionismo da personalitàcattoliche singole, da Legallord e Fdl
che lo hanno annunciato mentrel'Ncd non si è ancora espresso». Il te-sto pronto per l'approdo in aula, pre-vedibilmente la prossima settimana,dopo che ha già subito tre rinvii delloscorso gennaio, si compone di appe-na 5 articoli. LA BATTAGLIA
Il cuore di questa legge e punto dimaggior conflitto, contestato in parti-colare dai cattolici, è l'articolo 3 cheintroduce in Italia il nuovo istitutodei DAT, le disposizioni anticipate ditrattamento che permettono a «ognimaggiorenne, capace di intendere edi volere, in previsione di una even-tuale futura incapacità di autodeter-minarsi può, attraverso disposizionianticipate, esprimere le proprie con-vinzioni e preferenze in materia ditrattamenti sanitari, nonché il con-senso o il rifiuto rispetto a scelte dia-gnostiche o terapeutiche e a singolitrattamenti sanitari, ivi comprese lepratiche di nutrizione e idratazioneartificiali». L'articolo introduce an-che la figura del "fiduciario", una per-
sona di fiducia del disponente «chene faccia le veci e lo rappresenti nellerelazioni con il medico e con le strut-ture sanitarie». Questo articolo pre-vede che «il medico è tenuto al rispet-to delle DAT» specificando però chesi possono disattendere «qualora sus-
sistano terapie non prevedibili all'at-to della sottoscrizione, capaci di assi-
curare possibilità di miglioramentodelle condizioni di vita». Su questo ar-ticolo è arrivato il maggior numerodi emendamenti ostruzionistici(3.200) molti dei quali sono stati su-perati tra le contestazioni, grazie e unemendamento della deputata Ama-to bollato come super-canguro, cheha riformulato l'articolo 3 con alcuneprecisazioni. Altro punto fondamen-tale è l'articolo 1 che regola il "consen-
so informato" e dispone che «ognipersona ha il diritto di conoscere leproprie condizioni di salute e di esse-re informata in modo completo, ag-giornato e a lei comprensibile riguar-do alla diagnosi, alla prognosi, ai be-nefici e ai rischi degli accertamentidiagnostici e dei trattamenti sanitariindicati, nonché riguardo alle possi-bili alternative e alle conseguenzedell'eventuale rifiuto del trattamentosanitario e dell'accertamento diagno-stico o della rinuncia ai medesimi».
L'articolo prevede inoltre che si ha«il diritto di rifiutare in tutto o in par-te qualsiasi accertamento diagnosti-co o trattamento sanitario indicatodal medico per la sua patologia o sin-goli atti del trattamento stesso. Ha,inoltre, il diritto di revocare in qual-siasi momento il consenso prestato,anche quando la revoca comportil'interruzione del trattamento, ivi in-cluse la nutrizione e l'idratazione ar-tificiali» pur specificando e allonta-nando qualsiasi ipotesi di eutanasiamascherata, che «il paziente non puòesigere trattamenti sanitari contraria norme di legge, alla deontologiaprofessionale o alle buone praticheclinico-assistenziali».
Antonio Calitri
CONTESTATO DAI
CATTOLICI IL PUNTO
SULLA POSSIBILITA
DI ESPRIMERE
I PROPRIE VOLONTÀ
IN ANTICIPO
Montecitorio
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I punti Sospensione di nutrizionee idratazione artificiali
OL'articolo I regola il"consenso informato" eil diritto di rifiutareaccertamenti
diagnostici o trattamenti indicatidal medico. E possibile ancheinterrompere la nutrizione el'idratazione artificiali.
Fiduciario e disposizionidi trattamento anticipate
OL'articolo 3 introducele disposizionianticipate ditrattamento, in caso di
futura incapacità di decisione.Si può indicare un fiduciarioper essere rappresentati nellerelazioni con i medici.
Non si possono esigerecure contrarie alle norme
OPer allontanareipotesi di eutanasiamascherata, la normaspecifica che ilpaziente non può
esigere trattamenti contrarialla legge, alla deontologia ealle buone praticheclinico-assistenziali.
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IL DJ MORTO IN SVIZZERA
Fabo, il suicidiospacca la politicaI radicali: umanacomprensioneda Mattarella
HA DETTO ad alta voce il suo nome,poi ha azionato con un morso il pul-sante che ha erogato la dose mortaledi farmaci. Fabiano Antoniani, pertutti Dj Fabo, quarant'anni, tetraple-gico e non vedente a causa di un inci-dente stradale, ha portato così a ter-mine il suo suicidio assistito. È avve-
nuto in una clinica svizzera. Accantoa lui la fidanzata Valeria e il radicaleMarco Cappato, dell'associazioneLuca Coscioni, che ha organizzato ilviaggio. Fabo ha affidato a un mes-saggio il suo saluto: «Sono arrivatoqui, purtroppo, con le mie forze e noncon l'aiuto del mio Stato». Immedia-tamente in Italia si è riaperto il dibat-
tito sul tema del fine vita e la politicasi è spaccata. I radicali rivelano cheCappato nei giorni scorsi aveva in-formato della vicenda il Quirinale.Da Mattarella «comprensione uma-na» ma nessun intervento diretto.L'inviato ZANCAN, GRIGNETTI
e POLETTI » 4 e 5
La decisione estrema
I saluti agli amici,
l'ultimo graziepoi Dj Fabo si è uccisoIl quarantenne ha azionato con un morsoil pulsante che gli ha donato la morte
dall'inviatoNICCOLÒ ZANCAN
PFAFFIKON (SVIZZERA).«Per favore, puoi ripetere an-cora una volta il tuo nome?».L'infermiera ha più di cin-quant'anni, non è la primavolta che si trova in questa si-tuazione, ma sta piangendo.«Mi chiamo Fabiano Antonia-ni» risponde lui. «Fabiano An-toniani», dice ancora scan-dendo le sillabe per esserecompreso. È un italiano diquarant'anni esule in Svizze-
ra. Sono le undici di mattina. Ilsole ha sciolto la neve sui pratilasciandoli lucidi e rigogliosi.
Davanti a un campo da pal-lone deserto, c'è questa caset-ta di lamiera azzurra. È nellazona industriale di Pfaffikon,a 20 chilometri da Zurigo e240 da Milano. «12 troverete afianco della fabbrica di porteLobag», dicono i residenti perspiegare la strada. E sta lì inmezzo, infatti, tutta protettada una siepe. Nel piccolo giar-dino interno hanno costruitoun laghetto artificiale. C'è un
airone di legno fisso nell'ac-qua. Qualcuno ha lasciato unpacchetto di sigarette sul ta-volo accanto all'accendino.Dentro la struttura, nellastanza grande, con quattro fi-nestre e una stufa ad angolo,sopra un letto con le rotelle,ora è sdraiato Fabiano Anto-niano detto Dj Fabo. «L'unicacosa di cui ho paura è di nonriuscire a morire», dice all'in-fermiera. Per la verità, per lui non ècosì facile parlare. Non lo è af-fatto. Ogni lettera è un ranto-
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lo cavato via dal petto, che sa-le dai tubi piantati nella tra-chea per permettergli di re-spirare. Ma gli hanno fattoripetere il suo nome perchécosì vuole il protocollo. È unatrafila obbligatoria che solle-va ogni responsabilità da chi èpresente, e quindi anche dallaDignitas, l'associazione che sioccupa dei suicidi assistiti inSvizzera. Perché è di questoche si tratta. Di confermare lapropria scelta e di essere, altempo stesso, gli autori mate-riali del gesto che determine-rà la morte. Ma Fabiano Anto-niani non può bere autono-mamente il bicchiere condentro 15 grammi di penta-barbital di sodio, la pozioneche placherà le sue atroci sof-ferenze. Non può farlo perchéè tetraplegico e non può muo-versi, ed è anche completa-mente cieco. Hanno prepara-to apposta per lui un coman-do da mordere, per attivare lasomministrazione in via en-dovenosa. Un modo per con-sentirgli di affermare la suavolontà oppure recedere, finoall'ultimo istante. Ma non èquesto che vuole fare Dj Fabo,non vuole tornare indietro,l'unica cosa di cui ha paura èdi non riuscire a morire. Chie-de che gli venga sommini-strato il medicinale antivo-mito, è il primo passo. Accon-sente anche al fatto che vengaaccesa una telecamera: servi-rà per chiarire e scagionare.Adesso è davvero tutto pron-to. Al suo fianco restano lamadre e la fidanzata Valeria.Dj Fabo può decidere ancoraper la sua vita.
Arrivare fino qui è stato unsupplizio. «Sono lunghe cin-que ore di auto senza vedere esenza potersi rendere contodi quello che sta succeden-do», dice Marco Cappato del-l'associazione Luca Coscioni.È lui che ha organizzato ilviaggio. «Sono io che mi assu-merò ogni responsabilità», ri-pete in continuazione. Sonopartiti domenica su un'autogrigia metallizzata, allestitaper ospitare la sedia a rotelle.Tenerla legata saldamente,era il primo problema. Assi-
curare la respirazione di Fa-biano Antoniani, il secondo.
È stato un viaggio al buio, in
silenzio. Passata la frontiera aChiasso, lui non ha potuto ve-dere questa primavera in an-ticipo, i trattori già al lavoronei campi, i bambini in bici-cletta, i laghi, le serre, le bestieal pascolo. Non ha potuto ve-dere niente. E niente ha detto.«Quando siamo arrivati, ab-biamo dovuto sollevarlo inquattro per portato sul letto»,dice ancora Marco Cappato.Domenica sera. Dopo la pri-ma visita medica con il perso-nale della Dignitas, FabianoAntoniani ha mangiato mez-zo chilo di yogurt alla strac-ciatella. Poi ha scherzato congli amici che erano venuti peraccompagnarlo. Assiemehanno ricordato vecchie va-canze estive. «Voglio dirviuna cosa - ha detto a un certopunto -. Non prendetemi perscemo, ma mettete sempre lacintura, fatemi questa pro-messa». Fino al 13 giugno del 2014,la vita di Fabiano Antonianiera stata una vita felice o al-meno dignitosa, prima del-l'incidente stradale. «Mettetesempre la cintura, ve lo chie-do ancora una volta. Promes-so?». Poi ha registrato l'ulti-mo messaggio vocale, ancoratrovando il fiato dentro sestesso: «Sono finalmente ar-rivato in Svizzera e ci sono ar-rivato, purtroppo, con le mieforze e non con l'aiuto del mioStato. Volevo ringraziare unapersona che ha potuto solle-varmi da questo inferno didolore, di dolore, di dolore.Questa persona si chiamaMarco Cappato e lo ringrazie-rò fino alla morte. GrazieMarco. Grazie mille». La fi-danzata Valeria ha scritto suFacebook: «Vorrei che questanotte non finisse mai».
Un altro yogurt a colazione,ma questa volta svizzero. «Emolto più buono del nostro»,ha detto scherzando Fabo.«S enon riuscissi a morire, alme-no voglio portarne qualchebarattolo a casa».
Proprio in quel momento, lìdavanti, si avvicinava un'al-
tra signora italiana, come inavanscoperta: «Mio maritoha un tumore in fase termina-le. Siamo partiti da Venezia.Abbiamo prenotato una stan-za nell'albergo qui accanto.Domani...». Morire in trasfer-ta, sentendosi abbandonatidal proprio Paese. È questoche succede nella casetta az-zurra di Pfaffikon.
Ma intanto questo era ilgiorno di Dj Fabo, quarant'an-ni compiuti il 9 febbraio. Era ilgiorno per ricordare i suoiviaggi in India, la passione perla moto, l'amore e gli amici, lamusica sempre. E questa osti-nazione. Questa forza straor-dinaria per arrivare fino a qui.
Così si è chiusa la notte sen-za fine di Dj Fabo, come luistesso aveva definito la suaesistenza dopo l'incidente.Dentro un mattino limpido disole, davanti a un campo dicalcio con l'erba profumata.
«Mi chiamo Fabiano Anto-niani», ha detto all'infermie-ra. Poi ha morso il pulsante.Erano le undici e quaranta dimattina. Si è addormento do-po pochi minuti. L2 sua stanzaera piena di luce.
«Fabo adesso è libero» hadetto Marco Cappato. Ed eradavvero un bel modo di chia-mare la morte.BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Un frame tratto dal Videoappello di Fabiano Antoniani detto DjFabo ANSA
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PERCHÉ sì La libertàdi scegliere èaffidata allo statodi diritto,la politica devegarantirlaLUISELLA BATTAGLIA >> 5
¦ L'INTERVENTO/2
UNA SCELTA LECITA IN UNO STATO DI DIRITTO
LUISELLA BATTAGLIA
asi come quello di Fa-biano Antoniani, cheha scelto il suicidio
assistito in Svizzera dopoche un incidente stradale loaveva reso cieco e paraple-gico, ci costringono a rom-pere la congiura del silen-zio sulla morte e a parlaredi che cosa è, e sarà semprepiù, lo stato terminale dellavita, il tratto estremo delnostro passaggio umano insocietà tecnologiche ad al-ta medicalizzazione. Vivia-mo un mutamento epocaleche richiede un eserciziostraordinario di ragione edi realismo per un carico didecisioni e di responsabili-tà impensabili nel mondodi ieri, governato dalla na-tura e dalle sue leggi.Per questo l'appello di Fa-bo, che si è sentito traditoda uno stato che lo ha co-stretto all'esilio per affron-tare il suo ultimo viaggio, ciinterpella tutti. Al di là del-le nostre opzioni di valore,non possiamo infatti nonchiederci: prendere volon-tariamente congedo dallavita è possibile oggi nel no-stro Stato? A quali condi-zioni? Entro quali limiti?
Può forse aiutarci a mette-re ordine nel gran disordi-ne un'immagine assai effi-cace introdotta da Norber-to Bobbio per spiegare laclassica distinzione tra sta-to etico e stato di diritto. Lostato etico - scriveva - è si-mile ad un generale che in-dica dove si deve andare, la
direzione da seguire disci-plinatamente, mentre lostato di diritto è simile adun vigile che non ha dire-zioni da imporre ma si li-mita a dirigere il trafficoper evitare che avvenganoscontri e incidenti. So beneche per i nostalgici dellostato etico quello di dirittosembra ben povera cosa,proprio per la sua dichiara-ta neutralità, la sua assenza
di valori forti da imporre ein cui credere. E tuttaviaproprio a tale modello è af-fidata la nostra libertà, lagaranzia di quella sfera diliceità che dovrebbe con-sentire a ciascuno di noi direalizzare il piano di vita incui trova espressione la no-stra identità più profonda.Naturalmente, ciò deve av-venire senza arrecare dan-no agli altri: il principio del
danno è infatti al centro diogni teorica liberale, a ga-ranzia del reciproco rispet-to della personale sferad'autonomia. Per questo,mi chiedo, quale danno haarrecato Fabo alla società,quale offesa al nostro siste-ma di valori? "Vorrei poteralmeno decidere di andar-mene senza soffrire...vor-rei poter scegliere di mori-re... fatemi uscire da que-sta gabbia..." Queste le sueultime parole prima dicompiere la scelta tragicaper uscire da quello che de-finiva un inferno, salutan-do chi amava. Da qui la suarichiesta di essere aiutato amorire, attraverso quelloche, in termini tecnici, sidefinisce "suicidio assisti-to". La nostra società accet-ta il suicidio come un fattoprivato, una scelta perso-nale non legalmente perse-guibile su cui possono di-vergere le nostre opinioni.Alcuni di noi riterranno ilsuicidio un "peccato", unatto di disperazione, di or-goglio, di estrema ribellio-
ne a Dio; altri lo riguarde-ranno come un gesto di li-bertà, di suprema autode-
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terminazione, diaffermazione di dignitàcontro una vita non piùmeritevole di essere vissu-ta: è il contrasto tra la vi-sione cristiana e la visioneclassica, di matrice stoica.Ci si potrà dolere - cometaluno ha fatto - che Fabonon sia stato abbastanzaeroico o santo da resisterestrenuamente alla soffe-renza, in nome di un dolo-rismo che è molto più faci-le predicare che professare.Ho incontrato nella mia vi-ta malati paralizzati ormaidalla distrofia muscolareprogressiva intenzionati acombattere tenacementecontro la morte, animati dauna voglia di vivere inesau-sta e altri desiderosi di por-re fine a un calvario di sof-ferenze, a un'esistenza av-vertita ormai come priva disignificato. Se è bene, cometaluni sostengono, che lapolitica stia lontana da cer-te decisioni che esigonoprimariamente rispetto esolitudine, è tuttavia suocompito garantire quellecondizioni che assicurino aquanti sono in grado di in-tendere e di volere, di deci-dere da sé, se, come equando morire. Senza eser-citare né subire alcuna pre-varicazione.
L'autrice fa parte del ComitatoNazionale per la Bioetica
LA MODERNITÀ
La nostra societàad alta tecnologia
medicale poneinterrogativi inediti nel passato
Marco Cappato ANSA
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í Gli interventiPERCHÉ NO
Ma non chiedeteche il compitodi spezzareuna vitapossa toccarea un medicoPAOLO BECCHI » 4
¦ L'INTERVENTO/1
MA A TOGLIERE LA VITA
NON PUÒ ESSERE UN MEDICO
PAOLO BECCHI
Un uomo ha deciso dimorire ed è morto:non ne poteva più di
una vita per lui diventata in-sopportabile, impossibile. Acausa di un incidente chiusodentro un corpo completa-mente paralizzato e persinoprivo di luce, se non quelladella coscienza ancora vigi-le, Fabo ha deciso di moriree per farlo si è fatto portarein un paese che pur non am-mettendo espressamentel'eutanasia concede il suici-dio assistito. Il pensiero unico ha giàemesso tutte le sue senten-ze contro "Stato etico" ita-liano. L'emigrazione per sui-cidarsi è un caso da primapagina, quella di migliaia digiovani costretti ad emigra-re dal nostro Paese in cercadi un lavoro non fa invecenotizia. È importante mori-re con dignità, una vita di-gnitosa invece è di seconda-ria importanza. Beninteso,lo Stato ha certo le sue col-pe. Progetti di leggi su testa-mento biologico e sul finevita continuano a restarefermi in un parlamento in-capace di farsi carico dei
problemi dei cittadini e traquesti anche quelli cosid-detti eticamente sensibili,tanto che a volte ci pensa lamagistratura a levare le ca-stagne dal fuoco. È ancoravivo il ricordo dei casi lace-ranti di Welby e Englaro, la
cui sorte è stata decisa daigiudici.Detto questo però dobbia-mo stare molto attenti adarrivare a facili, troppo faci-li, conclusioni, spinti sull'onda delle emozioni ad ac-cettare l'idea del diritto dimorire, come fosse il piùnormale dei diritti.Il primo diritto su cui si fon-dano le società è il suo esat-to contrario, vale a dire il di-ritto alla vita. Questo nonimplica certo la negazionedel suicidio, se uno vuol to-gliersi la vita è libero di far-lo. Ma casi come quello diFabo ci pongono di fronte aduna situazione molto piùtragica, quella di pazientiche pur coscienti di volermorire non sono in grado didarsi la morte da soli, echiedono di essere aiutati arealizzare questo loro desi-derio di morire.
Coloro che sostengono l'eu-tanasia vogliono che sia ilmedico a realizzare questodesiderio e lo chiamano di-
ritto. E se c'è un diritto,qualcuno pure lo deve sod-disfare. E in questo caso sa-rebbe, ovviamente, il medi-co. Ecco, io credo che questosarebbe un grave errore e vispiego brevemente perché.L'eutanasia snatura del tut-to la professione del medi-co, il quale deve curare e senon riesce a guarire allevia-re le sofferenze, senza peròspingersi a praticare un in-tervento diretto ed attivovolto ad uccidere il pazien-te.Certo le professioni possonoin parte mutare col tempo,ma non devono mai snatu-rarsi completamente. Nes-suno andrebbe a comperareun pacchetto di sigarette dalfarmacista. Il medico è alservizio della vita e non de-ve mai essere percepito co-me il killer del suo paziente,ne va della sua professione edel suo ruolo nella società.E allora che fare, in casi cosìtragici come quello di Fabo?
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Bisogna chiedersi perchédebba essere proprio il me-dico a svolgere quel ruolo dimorte. Le sue competenzepossono certo spingersi sinoa trovare il mezzo più ade-guato per consentire al pa-ziente di morire senza sof-frire, ma tutto ciò che va ol-tre mette a repentaglio ilsenso più profondo dellasua professione. La compas-sione, aveva una volta ricor-dato Hans Jonas, da sola nonbasta a fondare nessuna eti-ca, tanto meno, aggiungo io,una legge sulla fine della vi-ta.
L'autore è docente ordinariodi Filosofia del dirittoall'Università di Genova
LA MISSIONE
Un dottore devecurare e, se nonriesce a guarire,deve alleviarele sofferenze
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L'INCONTRO QUALCHE GIORNO PRIMA DELLA PARTENZA PER LA CLINICA
Dal Colle «comprensione umana»
ma nessun intervento direttoIl radicale Cappato racconta: i consiglieri di Mattarellaci hanno ricevuti e hanno ascoltato il nostro punto di vistaFRANCESCO GRIGNETTI
ROMA. Non è corretto direche il Quirinale sia stato as-sente dalla vicenda di dj Fabo.Subito dopo la commoventelettera del giovane a SergioMattarella affinché il Presi-dente facesse qualcosa persbloccare la discussione su unddl dei Radicali che permettel'eutanasia assistita, dal Colleera giunta una telefonata aMarco Cappato, il tesorieredell'associazione Luca Co-scioni. Venga a trovarci, glihanno detto. Non sarebbestato un incontro diretto conil Capo dello Stato, ma con duetra i suoi consiglieri più stret-ti, Giancarlo Montedoro, con-sigliere di Stato addetto agliaffari giuridici, e Luisa Coraz-za, consulente del Presidenteper le questioni di caratteresociale. Accadeva il 17 feb-braio scorso. Forse Marco Cappato si at-tendeva qualcosa di più. For-se si aspettava un segnale po-litico. In cambio, ha avuto vi-cinanza umana. E comunque idue funzionari che l'hanno ri-cevuto sono tra i consiglieripiù vicini a Mattarella e si
Il presidente Mattarella ANSA
muovevano su suo indirizzo.«Due funzionari ci hanno ri-
cevuto - racconta ora Cappato- e ci hanno tecnicamente of-ferto un "ascolto". Significache hanno preso nota dellenostre parole, ma non è statadata alcuna risposta all'ap-pello di dj Fabo. Né nel corsodi quell'incontro, né in segui-to. Il Quirinale non ci ha parla-to».
L'incontro del 17 febbraio,insomma, è presto d etto. I dueconsiglieri di Mattarella han-no ascoltato in silenzio le ra-gioni del tesoriere dell'asso-ciazione vicina ai Radicali e didj Fabo, hanno preso nota del-le doglianze sui ritardi dellapolitica italiana nell'affronta-
re una questione così delicatacome l'eutanasia assistita, eperò secondo l'associazionecosì importante e urgente. Ladelegazione di Cappato hafatto anche diversi esempi dilegislazione in Europa sullamateria. In Italia, però, hannodetto amaramente, non è ma-teria su cui si legifera.
Non ci sono reazioni uffi-ciali dal Quirinale. L'incontrodei due consiglieri con la de-legazione dell'associazioneLuca Coscioni è confermato,punto. Ma si sa che il Presi-dente ha dato lui l'indirizzo aisuoi consiglieri e gli è statoprontamente riferito l'anda-mento dell'incontro. E chi neigiorni seguenti ha ascoltato ilCapo dello Stato, sa che Mat-tarella ha espresso la suagrande comprensione umanaper il giovane dj, la vicinanzaal suo dolore e anche perso-nale partecipazione, unitaperò alla consapevolezza chein Italia non ci sono gli stru-menti giuridici per dirimerela questione. Quello che Montedoro eCorazza non hanno esplicita-to è che il Presidente non sa-rebbe intervenuto pubblica-
mente sulla materia innanzi-tutto perché il suicidio assi-stito secondo la legge italianaè un reato, e mai il Presidentesi sarebbe sentito di invitarechicchessia a commettere unreato. Secondo, i due consi-glieri avevano chiaro chenemmeno il disegno di leggein discussione in Parlamentosul testamento biologico pre-vede una legalizzazione delsuicidio assistito. Terzo, che iltema dell'eutanasia è sicura-mente molto discusso nel Pa-ese, e appassiona, ma è anchefortemente divisivo, ossianon c'è una corrente d'opi-nione prevalente, e quindi amaggior ragione Sergio Mat-tarella preferisce conservareil silenzio. D'altra parte una costantedi questi due anni è anche lanon-interferenza del Quiri-nale nelle dinamiche politi-che e parlamentari. Mattarel-la, come si è visto in tanti pas-saggi recenti e meno recenti,è assolutamente rispettosodel dibattito che si svolge alleCamere e ritiene corretto nonintervenire in un senso o nel-l'altro.
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IL FENOMENO
Lo scorso annoper 50 italianila dolce mortein Svizzera ROMA. Emilio Coveri è cieco,una malattia neurodegenera-tiva gli sta togliendo irrime-diabilmente la vista. Ma non èquesto il motivo che lo ha tra-sformato nel presidente diExit-Italia, uno dei principalicanali di informazione per gliitaliani che decidono di volermettere fine alla loro vita inSvizzera con il suicidio assisti-to. «Amo la vita», precisa piùvolte. «Mio padre è morto nel1988 tra sofferenze atroci»,racconta. Poco dopo morì inmodo simile anche lo zio, unasorta di secondo padre per lui.«È stato terribile. Ho pensatoche non vorrei fare la stessa fi-ne», spiega. Nel 1996 decide difondare Exit Italia. All'inizioavrebbe dovuto essere soltan-to un centro di documentazio-ne ma fin dal primo istante gliitaliani hanno iniziato a tele-fonare per chiedere altro. «Vo-gliono essere aiutati a capirecome mettere fine alla loro vi-ta», racconta Coveri.
Quanti sono? Tanti e sem-pre di più. Nel 2004 arrivava-no 30 telefonate a settimana.Oggi le telefonate sono trevolte più numerose. «Chiama-no soprattutto persone dispe-rate. Una su tre decide di iscri-versi per portare avanti la bat-taglia dell'associazione e so-stenere il messaggio politicoma hanno almeno un inizio dimalattia grave e vogliono av-viare la procedura per essereliberi di decidere dopo quan-do andare». Il 20-30% di colo-ro che chiedono il nostro aiutosono malati psichici, patologiedifficili da capire ed esamina-re anche per i medici svizzeri».Alla fine nel 2016 sono stati 50gli italiani che sono andati amorire in Svizzera.
Sono invece stati 225 gliitaliani che hanno chiesto in-formazioni all'associazione
Luca Coscioni, spiega il segre-tario Filomena Gallo. Di que-sti, 117 hanno deciso di anda-re in Svizzera. Non tutti sonomorti: alcuni, dopo i test chehanno dato il nulla osta deimedici, hanno scelto comun-que di rientrare in Italia. «Sisono garantiti la certezza dipoterlo fare e hanno scelto dipensarci ancora», spiega.
Bastano 10 minuti per otte-nere il suicidio assistito dalmomento di attivazione delleprocedure mediche e farma-cologiche. Ma è molto più lun-ga e complessa la procedurache attiva l'accesso alla morte.Il primo passo, spiega Coveri,è chiamare per informarsi. Lepersone devono essere perfet-tamente in grado di intenderee di volere e avere una malat-tia grave, irreversibile e accer-tata. Gli altri non sono am-messi. Chi ha i requisiti siiscrive all'associazione e rice-ve una busta con le informa-zioni su come proseguire. Do-vrà spedire la documentazio-ne medica che provi la loropatologia alla clinica svizzera.Ci sono quattro strutture a cuirivolgersi: a Basilea, a Forch(la clinica vicino a Zurigo doveè morto dj Fabo), a Berna e aLugano. Se la struttura accettala domanda si viene convocatiper un colloquio con il medicoche poi accompagnerà la per-sona fino alla fine. Per legge, ilmedico è tenuto a far desiste-re il paziente.
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Fine vita. La morte avvenuta in una clinica: «Finalmente sono arrivato qui, purtroppo con le mie forze e non con l'aiuto del mio Stato»
Per Dj Fabo suicidio assistito in SvizzeraCappato: ha morso un pulsante per morire - Ddl sul biotestamento: sì possibile con asse Pd-M5S
Marzio Bartoloni
Ha morso un pulsante che haattivato l'immissione del farmacoletale, ponendo fme al suo calva-rio. Così si è dato il suicidio assisti-
to in una clinica svizzera Dj Fabo,l'artista4oerme,tetraplegico e cie-co dall'estate 2014 dopo un inci-dente stradale. C on luii genitori,lafidanzata e alcuni amici. Ad assi-sterlo Marco Cappato, il radicaledell'associazione C oscioni che ie-
ri mattina ne ha annunciato lascomparsa «Fabo è libero, la poli-tica ha perso, il vuoto normativoporta all'illegalità». Poco primal'ultimo post del Dj (il vero nomeera Fabiano Antoniani) su Face-book: «Sono fmalmente arrivatoin Svizzera, purtroppo con le mieforze e non con l'aiuto del mio Sta-
to». Poi il grazie a Cappato per«avermisollevato daquesto infer-no di dolore »responente radica-le tra l'altro ha annunciato chequesta mattina si andrà ad autode-
nunciare «dando conto dei mieiatti e assumendomene tutte le re-sponsabilità»: Cappato rischia diessere incriminato per agevola-zione al suicidio.
L'addio di Fabo ha ovviamenterinfocolato le polemiche sul fmevita in Italia. Con la Camera chegiàil6marzopotrebbe far arrivarein aula, dopo un anno di esame incommissione Affari sociali, unDdl sulle «Dichiarazioni anticipa-
te di trattamento» che potrebbeconquistare il via libera già entromarzo anche grazie a una ineditamaggioranza composta da Pd(area cattolica permettendo) eCinque stelle. Per essere varatopoi entro l'autunno se il GovernoGentiloni durerà abbastanza. Conle forze politiche che potrebberousare un tema così delicato anchein campagna elettorale.
Il caso di Fabo, come tanti altriprima di lui, è esemplare: dopo an-
ni di terapie senza esito avevachiesto alle istituzioni di interve-
nireper regolamentare lamateria,permettendo a ciascun individuodi essere libero di scegliere fino al-
lafme. Ne era nato anche unvideo-appello alpresidentedellaRepub-blica Sergio Mattarella, realizzatograzie all'aiuto della sua fidanzatae dell'associazione Luca Coscio-ni, dal nome del leader politico ra-
dicale morto nel 2006 che si erabattuto per l'uso nelle cure dellecellule staminali e per l'eutanasiaanche grazie alla battaglia di Pier-
giorgio Welby morto sempre uanni fa dopo essersi fatto staccareil respiratore che lo teneva invita.
Appelli per le regole che in Ita-lia non sono mai stati ascoltati dalParlamento, mentre sono diversi iPaesi europei che hanno discipli-nato il biotestamento, il suicidioassistito o l'eutanasia. Il Parla-mento in realtà arrivò vicino adapprovare una legge sul biotesta-mento -ilDdlpresentato da Raffa-ele Calabrò (Ncd) - dopo il casoforse più eclatante: quello di Elua-
na Englaro, la giovane accompa-gnata alla morte nel 2009 dopo 17
anni in stato vegetativo grazie an-che alla battaglia di suo padre Bep-
pino che chiedeva di interrompe-re l'idratazione e l'alimentazioneartificialeper rispettare le volontàche la ragazza aveva espresso ai
genitori prima di ammalarsi. Vo-
lontà che fu riconosciuta dallaCorte di appello di Milano nel lu-glio del 20°8.
Ora il Parlamento ha una nuovaoccasione per legiferare, anche seil Ddl sulle «Dat», va chiarito, vie-
ta esplicitamente ogni forma dieutanasia (attiva o passiva) e disuicidio assistito (quello appuntodel Dj Fabo). Le Dat in particolare
intervengono sul punto delicatis-simo della sospensione dell'idra-tazione e dell'alimentazione arti-ficiale. Giovedì in commissioneAffari sociali è atteso il primo ban-
co diprova con ilvoto: in quella se-
de siverificherà subito quale mag-
gioranza si potrà formare dietroquesto ennesimo tentativo di scri-vere una legge.
IMENAITA
Le tipologie di intervento
" Con l'«eutanasia» la morte si
determina con il diretto
intervento (o il mancato
intervento) del medico.ae Nel caso di «suicidio
assistito» il medico non agisce
direttamente ma collabora col
malato, che ingerisce
autonomamente ilfarmaco
letale.
i Con il« biotestamento» ilpaziente esprime la sua
volontà in merito alle terapie
che intende o non intende
accettare nel caso in cui si
dovesse trovare nella
condizione di incapacità di
esprimere i l proprio volere
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«Arrivato qui senza l'aiuto del mio Stato»
Dj Fabo muore
in Svizzera
con l'eutanasiaAlle 11,40 di ieri, in una clinica svizzera, è
morto Fabiano Antoniani. Senza l'aiuto delloStato italiano, ha detto poco prima, lanciando il
suo ultimo saluto sul web. Dj, assicuratore,estroso ed entusiasta, «Fabo» ha dovuto espa-triare per poter mettere fine alla sua sofferenza.
Di Corrado, Di Pietro e Liburdi -, alle pagine 8 e 9
Un morso al pulsante e Fabo è liberoIl deejay Fabiano Antoniani si è spento in Svizzera dopo aver assunto un farmaco letale
L'ultimo messaggio: «Arrivato qui solo con le mie forze, senza l'aiuto del mio Paese»Angela Di Pietro
Alle undici e quaranta di ieri matti-na, in una clinica svizzera, è morto Fa-biano Antoniani. Senza l'aiuto delloStato italiano, ha detto pochi minutiprima, lanciando il suo ultimo salutoattraverso il web. Dj, broker, assicura-tore, estroso ed entusiasta, malato diviaggi e musica, «Fabo» ha dovuto espa-triare per poter mettere fine alla suasofferenza. Una sofferenza costante,continua, oppressiva, priva di speran-za. L'amico Marco Cappato, dell'asso-ciazione "Coscioni", colui che lo ha ac-compagnato in questo viaggio, rischiadodici anni di carcere, adesso. E la pole-mica, nodo etico e religioso, oltrechégiuridico, dal quale pare impossibileuscire, divampa.
«L'Italia non è purtroppo un paesecivile dove le persone possono sceglie-re di smetterla di soffrire», ha detto ierimattina Paolo Ferrero, segretario na-zionale di Rifondazione Comunista -Sinistra Europea. «Con la vicenda nonc'entra nulla la legge sul fine vita - haribattuto Alberto Gambino, presiden-te del cartello promosso dalla Cei cheraccoglie le associazioni cattoliche im-
pegnate sul tema dell'esistenza - per-ché il testo non parla di suicidio assisti-to, ma di eutanasia passiva nell'otticadelle dichiarazioni anticipate di tratta-mento di malati terminali. In questocaso c'entra invece una disabilità gra-vissima e in Italia vige il principio disolidarietà che si attua con il prendersicura delle dis abilità. In Svizzera invecesi privilegia l'autodeterminazione as-soluta». Emma Bonino, nei mesi scor-si, aveva riassunto il problema con unaefficace riflessione: «Spero che chi sof-fre non sia costretto ancora per moltotempo ad andarsene all'estero, per mo-rire». Fabiano Antoniani ieri mattina erasereno nella clinica Dignitas di Forck, auna decina di chilometri da Zurigo, affi-liata tra l' altro alle associazioni italianeExit Italia, Libera Uscita e Associazio-ne Luca Coscioni. L'ex broker e assicu-ratore temeva solo di non riuscire a"procedere" fisicamente: nella nottedel13 giugno 2014 era rimasto coinvol-to in un gravissimo incidente stradale
mentre cercava di prendere ilcellulare che gli era caduto di
mano, restando cieco e te-traplegico. Un leone ingabbia-to nella sua stessa armatura.
Ha tentato cure sperimentali,voleva tornare ad esistere. Per-ché va ricordato ai nostri giuri-
sti che la sua non era più vita. Nellaclinica svizzera, prima ha scherzato:
«E se non ci riesco? Vorrà dire che torne-rò a casa con un po' di yogurt, che in
Svizzera è molto più buono che in Ita-lia».
Poi ha morso il pulsante che attival'immissione del farmaco letale. B eppi-no Englaro, padre di Eluana, ha espres-so il «Massimo rispetto» per la sceltafatta da Dj Fabo. Secondo Englaro, ilcaso di Dj Fabo riguarda il principio
dell'eutanasia, quello di Eluana il prin-cipio dell'autodeterminazione tera-
peutica. Monsignor Vincenzo Paglia,presidente della Pontificia Accademiaper la Vita non ha dubbi: «Ogni voltache si pone termine a una vita, o ci si
propone di farlo, è sempre una sconfit-ta». Dj Fabo, comunque la si pensi, hasmesso di soffrire.
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L'incidente
Nella notte del 13 giugno 2014
rimase cieco e tetraplegico
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Fine vita
Fabo, Eluana Englaro e Piergiorgio Welby
Le loro morti sono al centro di dibattiti
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La maturità degli italianidi Maria
Antonietta Coscioni
A
\ -ell'essenza, la questione, la domanda daporci, è questa: quanto conta la volontà di
_ un malato quando vive condizioni estre-me di sofferenza e dolore perché è affetto da unapatologia irreversibile? Si dirà, come si dice, cheognuno di noi ha il diritto di veder rispettata lasua volontà. Solo il malato può valutare se i tratta-menti cui viene sottoposti siano proporzionati al-la propria condizione e non lesivi della propriadignità di vita. Un principio valido per laici e cre-denti. Il Vaticano riconosce che nessun pazientepuò essere obbligato a subire cure che non deside-ra; e che si può interrompere l'applicazione deimezzi meccanici quando i risultati deludono lesperanze riposte in esse. Ricordate l'imploranteinvocazione di papa Giovanni Paolo II? (...)
*moglie di Luca Coscioni
segue -, a pagina 9
Segue dalla prima Maria Antonietta Coscioni
La maturità degli italiani
1- a asciatemi tornare alla casa del pa-dre». Giustamente quella sua pre-ghiera trovò udienza. È di queste
terrotto il suo calvario. Ha scelto di andarein Svizzera, forse perché il «percorso» erapiù breve, lo ha percepito come più sicuro,più garantito... Ma anche in Italia, con leattuali normative, la sua volontà, espressacon scienza e coscienza sarebbe stata rispet-tata. È accaduto per altri casi, per tutti cito ilcaso di Dino Bettamin, malato di SLA. Hachiesto di essere profondamente sedato, dinon essere più risvegliato. Voleva moriresenza soffrire; così è stato.
Il professor Mario Sabatelli, primario delGemelli di Roma, struttura cattolica, ricor-da che «il rifiuto delle cure non è eutanasiama una questione di buona prassi medica.Già oggi la legge, la Costituzione e il codicedeontologico lo consentono. Anche il Magi-stero della Chiesa è chiaro: non c'è un dirit-to di morire ma sicuramente un "diritto amorire in tutta serenità, con dignità umanae cristiana».
La decisione, spiega il professor Sabatel-li, spetta solo al malato: «Può valutare se laventilazione meccanica è trattamento pro-porzionato alla propria condizione e quin-di non lesivo della propria dignità di vita.Chi accetta ha diritto ad essere assistito acasa, aiutato dalle istituzioni. Chi rifiuta hadiritto a morire con dignità».
L'articolo 32 della Costituzione, del resto,garantisce il diritto a non essere curato, se
ore il caso di Dj Fabo, il ragazzo vittima di unpauroso incidente automobilistico che loha reso tetraplegico e cieco senza speranza.Dopo anni di tentativi di riabilitazione, epur circondato dall'amore e dall'affetto difamiglia e amici, è giunto alla conclusioneche la sua vita non era più vita; e ha deciso dicalare il sipario. Non voleva più soffrire, vo-leva andarsene, liberarsi di un corpo chenon sentiva più suo. In una clinica svizzerache pratica il cosiddetto suicidio assistito,ha bevuto un cocktail che l'ha addormenta-to e senza dolore «liberato». Il «caso» ha fat-to, fa, «notizia». Si citano precedenti: da Lu-ca Coscioni a Piergiorgio Welby, da LucioMagri a Eluana Englaro. È bene ricordareche ognuna di queste vicende è una storia asé, anche se il comune denominatore è unasofferenza che risulta insopportabile, inso-stenibile, senza speranza, senza scopo. Nelcaso di Dj Fabo un lungo, lancinante tunnelsenza uscita. Nel trattare di queste delicate vicende, oc-corre prestare molta attenzione alle paroleche si usano. Non si può parlare di eutana-sia, fine vita, suicidio assistito come fosserotermini interscambiabili.
Dj Fabo, per esempio, chiedeva fosse in-
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l'interessato le rifiuta. Il problema sorgequando il paziente non è in grado di manife-stare questa sua volontà. E qui che si regi-stra il vuoto normativo che non ci si decide acolmare. Ed è francamente irritante sentireuna schiera di politici che manifesta vergo-gna per vivere in un paese che questo vuotononio colma, visto che proprio questi politi-ci sono i massimi responsabili di questa la-cuna. Proprio per cercare di fare chiarezzasu queste tematiche, delicate ma ineludibiliho dato vita all'Istituto che porta il nome dimio marito Luca: perché occorre creare oc-
casioni e momenti di discussione, confron-to, dibattito; sono questioni che vanno af-frontate con competenza, attenzione, sensi-bilità, senso di responsabilità. Scopriremoancora una volta, come già accaduto per di-vorzio e aborto, che il popolo italiano è mol-to più maturo e consapevole di quanto nonsi creda, assai più avanti di quella classe poli-tica che ci sgoverna con la sua indifferenza eignavia. Maria Antonietta Coscioni
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«Costretto all'esilio. Perde la politica»Marco Cappato è stato fino all'ultimo accanto al dj. Ora rischia il carcere
Il disegno di legge sul biotestamento ha subito un nuovo rinvio alla Camera
Stefano Liburdi
s.liburdi@iltempoit
«Fabo è libero, la politicaha perso». Marco Cappato,esponente dei Radicali, è statovicino a Fabiano Antoniani,per tutti Dj Fabo, fino alla fine.Era con lui nella clinica svizze -ra quando Fabo, stanco di vive-re, mordeva il pulsante che at-tivava l'immissione nel suocorpo del farmaco letale.
«Quando tornerò in Italiaandrò a auto denunciarmi. - di-chiara - Mi assumerò tutte leresponsabilità». Cappato ri-schia l'incriminazione per"aiuto al suicidio" e una con-danna a 12 anni di carcere. Alanciare l'allarme è FilomenaGallo sua compagna nell'Asso-ciazione Luca Coscioni che daanni conduce questo generedi battaglie, che poi aggiunge«Il Parlamento affronti la que-
stione del fine vita per ridurrele conseguenze devastantiche questo vuoto normativoha sulla pelle della gente»
In una nota l' associazione ri-corda il Dj: «Fabo è evaso dallagabbia della sua lunga nottesenza fine, ma per farlo è statocostretto all'esilio, ad abban-donare la propria casa, la pro-priapatria, e subire un doloro-so viaggio di ore verso un Pae-se straniero che riconosce di-ritti negati in Italia. Fabo ha ot-tenuto il diritto a morire senzasoffrire, ma ci sono tanti, tan-tissimi cittadini che non han-no questa possibilità. Per tuttequeste persone continuerà abattersi l'Associazione LucaCoscioni per la libertà di ricer-ca scientifica che, da Piergior-gio Welby a Eluana Englaro aWalter Piludu a Fabo, da 11 an-ni combatte affinché il Parla-mento dia una risposta alle ri-chieste dei cittadini e interven-
ga per colmare il vuoto norma-tivo sul fine vita Nel 2013 ab-biamo depositato la propostadi legge di iniziativa popolareper l'eutanasia legale».
La battaglia personale di Fa-biano Antoniani, come quelledi Eluana Englaro e PergiorgioWelby, si è intrecciata conquellapolitica per regolamen-tare l'eutanasia e permettere aciascun individuo di essere li-bero di scegliere.
Il disegno di legge sul biote-stamento, dopo oltre un annodi dibattito e decine di audizio-ni, ha subito nei giorni scorsi ilterzo rinvio. Il testo doveva ap-prodare in aula ieri, ma l'avviodell'esame alla Camera è statorimandato. Dopo questo enne-simo rinvio, la scelta di dj Fabodi andare in Svizzera a cercarela «dolce morte».
Molti i personaggi che han-no voluto dire la loro sull'argo-mento, tra questi non poteva
mancare Roberto Saviano«Non solo per lavorare con di-gnità, ma anche per morirecon dignità bisogna emigraredall'Italia - così lo scrittore hacommentato su Facebook lamorte del Dj cieco e tetraplegi-co - «Fabo è morto in esilio per-ché il suo Paese, il nostro Pae-se, non ha ascoltato il suo ap-pello. Questa è l'Italia, una bel-la cartolina. Un Paese in cui lavita deve scorrere senza impe-dimenti di sorta, senza intop-pi apparenti».
«Sono molto dispiaciuta p erDj Fabo. - si unisce Mina Wel-by, moglie di Piergiorgio Wel-by, malato di Sla, che dieci an-ni fa fece staccare le macchineche lo tenevano in vita - Speroche i cuori induriti della politi-ca ma anche dei laici, credentio non credenti, si ammorbidi-scano e capiscano che nonpossono continuare a infligge -re ad altri quello che loro nonvorrebbero, quello che dal lo-ro punto di vista è più giusto».
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Impegno Marco Cappato si batte con l'associazione Luca Coscioni
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L'eutanasia del dj Fabo riaccende il dibattito alla vigilia del voto in Aula alla Camera
Biotestamento al voto dopo tre rinviiBerlusconi provoca Salvini candidando Zaia premier
DI FRANCO ADRIANOE EMILIO GIOVENTÙ
eutanasia di Fabia-no Antoniani inSvizzera, dopo treanni da cieco e para-
litico a causa di un incidente,riaccende il dibattito sull'eu-tanasia proprio alla vigiliadel voto in Aula alla Camerasul Biotestamento (dopo dueanni di esame e tre rinvii).La maggioranza è spaccata,ma potrebbe registrarsi unaconvergenza tra Pd e M5s.«Purtroppo sono venuto quisolo con le mieforze», ha detto DjFabo. Lo ha accom-pagnato il radicaleMarco Cappato,pronto ad auto-denunciarsi e arischiare 12 annidi carcere. Non èla prima volta chel'Associazione Co-scioni intervieneaccompagnando inSvizzera i candi-dati all'eutanasia,Antoniani è il se-sto caso di cui si hanotizia. Il dibattitosulle norme in ma-teria di eutanasia,invece, era statoavviato in parla-mento per la pri-ma volta nel marzo2013 e attualmentevi sono sei propostedi legge (una di iniziativapopolare presentata propriodall'associazione Coscioni)che dovrebbero confluire inun unico testo di legge, maè tutto fermo da un anno.Va invece più spedito il ddlsul Biotestamento, anche sesarebbe stato proprio il terzorinvio all'approdo ín Aula allaCamera a determinare l'ap-pello di due giorni fa di DJFabo al presidente della re-pubblica Sergio Mattarellaper «sbloccare lo Stato di im-passe voluto dai parlamenta-
ri». Un appello che rischia diessere controproducente perchi lo ha suscitato. Intantoperché da parte del Quirina-le, finora, non sono arrivaticommenti ed è probabile cheil silenzio durerà. Poi perchéil primo sì della Camera allalegge sul Biotestamento, chesarebbe dovuto giungere trapochi giorni, appare di nuo-vo a rischio. La commissioneAffari Sociali, entro questasettimana dovrebbe daremandato alla relatrice Do-nata Lenzi (Pd) a riferire inAula. Un testo che ha spacca-to la maggioranza di gover-no perché non piace ad AreaPopolare e viene fortementeosteggiato da diversi deputaticattolici come Paola Binetti(Udc) e Eugenia Roccella(Idea), che vorrebbero nel te-sto un no chiaro all'eutanasiaattiva.
Biotestamentoin mano a Marazziti
In questa vicenda sta svol-gendo un ruolo chiave in par-lamento Mario Marazziti(Des-Cd), presidente dellacommissione Affari Sociali diMontecitorio, già esponente eportavoce della comunità di S.Egidio proprio come il vescovoVincenzo Paglia, che infattiieri sul caso del Dj Fabo haaffermato «Hanno perso tut-ti». Marazziti che prima delDj Fabo aveva evidenziatocome durante l'esame sonostate accolte «diverse modi-fiche» volute da Ap, per arri-vare a un testo condiviso. Gliemendamenti «dovevano intutto essere 100 al massimo,ne abbiamo esaminati 288».E la mediazione continuerà,assicura Marazziti. Tuttavia,«I casi estremi, come questodolorosissimo di dj Fabo», hacontinuato Marazziti, «uncaso di suicidio assistito conun farmaco che la comunitàdi Sant'Egidio, Nessuno toc-chi Caino e il governo italia-no hanno messo fuori legge,quindi non si può usare più,ìn genere non aiutano mai a
fare una buona legge, non aiu-tano a pensare che si può fareuna legge. Quindi il caso «nonaccelera e non ritarda» l'iterdel ddl sul biotestamento, manon aiuta. «Ma», ha aggiuntoil presidente della commissio-ne, «siccome abbiamo già la-vorato, la legge sulle Dat, sulconsenso informato e anchesulla pianificazione condivisadelle cure che l'opinione pub-blica non conosce, l'abbiamoesaminata con 11 sedute diemendamenti, 32 ore e mezzodi votazioni: il 3 di marzo sarànelle mani della presidenzadella Camera e dei gruppi percui potrà essere calendarizza-ta in aula». «Questa fratturacon i deputati cattolici di va-ria provenienza partitica», haconcluso Marazziti. Dunquese non ci sarà un clima dieccessivo scontro politico ali-mentato dai guastatori fonda-mentalisti laici e cattolici c'èuna base per dare un contri-buto di dignità al passaggioestremo. Zaffa gela Berlusconi, ilcandidato premier è ilsegretario della Lega
Silvio Berlusconi candidaZaia alla guida del centrode-stra come candidato premier.«Se Berlusconi non potrà tor-nare in campo, il centrodestradovrà trovare qualcuno alsuo interno», ha detto il pre-sidente di Forza Italia. «E ilgovernatore del Veneto LucaZaia si sta comportando mol-to bene. Dico Zaia o qualcunaltro in grado di emergere econvincere tutti», ha aggiunto.L'ex premier è anche tornatosulla questione dell'euro, ri-lanciando la necessità di «unanuova moneta per riprendercila sovranità monetaria», conquesta ricetta: «Conservarel'euro per le importazionie le esportazioni e, con unanuova moneta interna, prov-vedere a tutti i pagamentidello Stato per aiutare chi èrimasto indietro. Sono asso-lutamente convinto di questasoluzione». Due proposte che
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Matteo Salvini ha subitobocciato: «Se i leader deglialtri partiti indicano nomidella Lega Nord come candi-dati premier sono il più felicee orgoglioso, ma se qualcunopensa dí mettere zizzanianella Lega facendo i nomi hasbagliato tutto, a differenzadi altri noi siamo una squa-dra», ha detto parlando alfianco dello stesso Zaia oltreche di Roberto Maroni, du-rante una conferenza stampaconvocata in Via Bellerio. «Ladoppia moneta di cui parlaBerlusconi, ha poi rincaratola dose, «non ha alcun sensoeconomico in questo momen-to storico. Non è più il tem-po di parziali sovranità, o diqua o di là». Anche Zaia si èsmarcato da Berlusconi: «Ba-sta con questa manfrina. Noidella Lega Nord un candidatoce l'abbiamo già e si chiamaMatteo Salvini».007, allarme attentati
«L'esposizione dell'Europaalla minaccia terroristica è te-stimoniata non solo dalla se-rie di attentati» messi a segnonell'ultimo anno, «ma anchedalle numerose pianificazionisventate o fallite, con arrestianche di donne e adolescen--1 ti, dall'aumento dellesegnalazioni concer-nenti progettualità of-fensive da perpetrarein territorio europeo,nonché da valutazio-ni di intelligence chefanno ipotizzare ulte-riori, cruente campa-gne terroristiche in
corrisponaenza congli arretramenti mi-litari del Califfato».È l'allarme lanciatodai Servizi di infor-mazione e sicurezzanella Relazione alParlamento presen-tata a Palazzo Chigi.Occhi aperti dunqueanche in Italia dove «èproseguita nel corsodell'anno la pressantecampagna intimidato-ria della pubblicisticajihadista caratterizza-ta da immagini allusive cheritraggono importanti mo-numenti nazionali e figure digrande rilievo, tra cui il Pon-tefice». «Tema dominante si èconfermato quello dell'attesadella conquista di Roma, mo-tivata anche dal ruolo assun-to dal nostro Paese nella lottainternazionale al terrorismoe nella stabilizzazione dellearee di crisi, prima fra tuttela Libia». Per gli analisti, «iprincipali profili di criticitàappaiono ancora riconduci-bili alla possibile attivazio-ne di elementi radicalizzatiin casa, dediti ad attività diauto-indottrinamento e adde-stramento su manuali online,impegnati in attività di pro-selitismo a favore di Daesh edichiaratamente intenzionatia raggiungere ì territori delCaliffato». Al riguardo, «sem-pre psiù concreto si configurail rischio che alcuni di questisoggetti decidano di non par-tire, a causa delle crescentidifficoltà a raggiungere il tea-
tro siro-iracheno ovvero spintiín tal senso da motivatori coni quali sono in contatto sulweb o tramite altri canali dicomunicazione - determinan-dosi in alternativa a compiereil jihad direttamente in terri-torio italiano». In quest'ottica,desta attenzione il fenomenodella radicalizzazione all'in-terno degli istituti carcerariitaliani.
Bando europeo perle agenzie di stampa,l'opposizione insorge
L'opposizione è insortasulla decisione del governodi tenere un bando di garaeuropeo per l'assegnazionedei contratti di servizio conle agenzie di stampa nazio-nali. «Totale vicinanza e di-sponibilità a essere in piazzao in redazione nel nome dellalibertà di informazione e del-la difesa dei posti di lavoro»,ha tuonato Matteo Salvini.«Bando gara Ue penalizzarealtà italiane», ha scritto ilcapogruppo di Forza ItaliaRenato Brunetta. «LottiLuca batta un colpo». «Unpatrimonio del sistema Pa-ese che deve essere salva-guardato anche dal puntodi vista occupazionale», hasottolineato Nicola Fratoi.anni, segretario nazionale diSinistra Italiana. «Prevedereun bando europeo, quando siraggiungono quote tanto altedi fondi pubblici, è obbliga-torio, non è una scelta», haspiegato Michele Anzaldidel Pd. ©Riproduzione riservata-U
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SuLL'EUTANASLd
E' GIUSTO O NON E' GIUSTO5-ThecisRE LA SPINA.?
Vignetta di Claudio Cadei
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Q EUTANASIA I
Ucciso e strumentalizzato" "Suicidio assistito", ieri in Svizzera, per DJ Fabo, condotto alla morte dall'esponente radicaledell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato. Il ragazzo, tetraplegico e non vedente, aveva scritto
anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per invocare un intervento legislativo sulfine-vita. Ora la sua morte viene utilizzata in un teatrino politico e mediatico scomposto
uuruurrrur /////nop, rurrrururr num onnnirmnimunni
Insieme coi Radicali, anche Matteo Salvini chiede «una legge»,
mentre in Parlamento si sta discutendo una pasticciata
normativa sul testamento biologico, che però non sarà votatadalla Camera prima del prossimo mese di aprile
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#Fabo immolatoa un welfare spietato
Due cose fanno impressione, riguardo alla fine dell'ex dj ucciso in Svizzera
da un'azienda che gli ha rivenduto a 18mila euro una siringa del costocommerciale di 13 euro: che a cadavere caldo si sia innescata una polemicatutta politica, come se non si aspettasse altro; che nessuno sembri vedere che
una politica eutanasica mira a scaricare dal welfare i malati e gli improduttivi
�����,����,���,�,�,9 di Davide Vairani
Dj Fabo è "morto alle 11,40, ha scel-to di andarsene rispettando le re-gole di un Paese che non è il suo".
Lo scrive Marco Cappato sul suo profilo
Facebook. In mattinata l'ultimo audio deldj, cieco e tetraplegico dal 2014 dopo un
grave incidente stradale, pubblicato su Fa-
cebook: "Sono finalmente arrivato in Sviz-
zera e ci sono arrivato, purtroppo, con lemie forze e non con l'aiuto del mio Stato".
Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, 40 anni,
era dall'altro giorno in Svizzera dove ave-
va affrontato le procedure per accedere al
suicidio assistito. "Volevo ringraziare una
persona che ha potuto sollevarmi da que-
sto inferno di dolore - ha detto Dj Fabo -Questa persona si chiama Marco Cappato e
lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco,
grazie mille". Dopo la 'dolce morte', dj Fabo
è stato raggiunto dalla mamma, dalla fidan-
zata e da alcuni amici nella clinica svizzera
in cui era arrivato accompagnato da Marco
Cappato. La struttura in questione è la Di-
gnitas di Forck, ad una decina di chilometri
da Zurigo. Chiaro il messaggio che si legge
sul sito della clinica: "Benvenuti da DIGNI-
TAS - Vivere degnamente - Morire degna-
mente. La nostra associazione di pubblica
utilità si impegna per l'autodeterminazione,
la libertà di scelta e la dignità fino alla fine".
Fra le altre informazioni compare anche il
video appello di Fabiano Antoniani rivol-
to al presidente della Repubblica Sergio
Mattarella per ottenere il diritto a morire
in Italia. "Il nostro concetto di consulen-za sull'assistenza palliativa, la prevenzio-
ne del suicidio, le direttive del paziente e
l'accompagnamento alla morte volontaria
gettano le basi decisionali per organizzare
la vita fino alla sua conclusione. Dal 1998 -
si legge sulla pagina web dell'associazione
- operiamo per la realizzazione dell'ultimo
diritto umano". Sulla stessa pagina com-paiono anche le associazioni affiliate alla
struttura: Exit Italia, Libera Uscita e Asso-
ciazione Luca Coscioni, del tesoriere Marco
Cappato.
Vincent Lambert oggi ha 40 anni e face-
va l'infermiere. A seguito di un incidente
d'auto awenuto nel settembre del 2008è rimasto tetraplegico e si trova, da allora,
in quello che viene definito uno stato dicoscienza minima, giudicato irreversibileda diverse perizie mediche. Nello stato di
coscienza minima - definizione utilizzata
per distinguere questa condizione dallostato vegetativo - il paziente manifesta dei
comportamenti e delle piccole reazioni.Lambert muove gli occhi e sente il dolore.
Dopo sette anni e 80 sedute di logopedia,
non è stato possibile stabilire con lui alcun
codice di comunicazione: è completamen-
te afasico e ha subito danni irreversibili al
cervello. "Il suo corpo esprime delle emo-
zioni, soprattutto la sofferenza, ma lui non
ha coscienza del suo corpo", ha spiegato
Eric Kariger, a capo del reparto di cure pal-
liative dì Reims, dove Lambert è ricovera-
to. Ma ìn corso c'è una battaglia legale che
vede schierati su fronti opposti: la moglie,
Rachel, suo nipote e molti dei suoi fratelli
e sorelle che chiedono l'interruzione del
trattamento; ì genitori dì Vincent, Pierree Viviane Lambert, che si battono perché
continui a vivere. "Chiediamo il trasferi-mento in un istituto specializzato, fornito di
strumenti e servizi per sostenere una per-
sona handicappata come Vincent", ha detto
recentemente Jean Paillot, uno degli avvo-
cati dei genitori Lambert. Il trasferimento è
giustificato dall-esistenza dì abusi" ai dan-
ni di Vincent Lambert nell'Ospedale dove
lo tengono ancora fin dal 2008: "non per-
ché si stia facendo il suo male, ma perché
non gli si stanno garantendo tutte le cure
necessarie, "per fisioterapia, attrezzature
mediche e di riabilitazione a deglutire, mi
ha sottolineato Paillot. La corte d'appello si
pronuncerà il 24 marzo.
Fabiano e Vincent: due persone nella stessa
identica situazione. Disabili. Ogni altro ter-
mine è fuori posto: entrambi sono disabili.
Con una differenza: Fabiano - con l'aiuto
di un sintetizzatore - riesce ad esprimere
e comunicare con chiarezza ciò che pensa.
Vincent no. Fabiano ha espressamente det-
to di volere finire la propria vita, perché una
vita così piena di dolore è inutile. Fabiano
ne ha fatto una battaglia. Vincent non può
farlo: non comunica con parole. C'è diffe-
renza tra le due situazioni sul piano clinico?
No. Sono disabili gravissimi. Suicidio assisti-
to, eutanasia e testamento biologico nonsono altro che variabili dello stesso tema,
concatenate fino al midollo: legalizzarel'auto-determinazione della propria vita e
dunque di farla finita. Indipendentemente
dalla motivazioni. Lo so bene che sono ter-
mini estremamente differenti, sia sul piano
giuridico che sulle modalità con le qualiviene praticata o dichiarata la volontà dimorte, sia per le implicazioni etiche di cia-
scuno dei termini. Ma aldilà delle formule
giuridiche, il principio che sta alla base di
tutte e tre le parole è lo stesso. Mi pongo
allora due domande. La prima: sono davve-
ro libero di potere scegliere di morire? La
seconda: è legittimo che uno stato che non
voglia definirsi etico sostenga l'autodeter-
minazione individuale a chiudere il rubinet-
to della vita? In fondo in fondo, di questo
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si sta discutendo proprio in questi giorni in
Italia a proposito del ddl sul biotestamen-
to. Personalmente, sui temi del fine vita e
del dolore "insopportabile" mi ci avvicinoin punta di piedi e con enorme e profonda
pietas per chiunque decida di farla finita. Il
dato di fatto è che Fabiano è morto e che
c'è una persona in meno su questa terra.
Credo di sapere abbastanza bene sia che
cosa significhi non poterne più dal dolo-
re che ti spacca ogni giorno la vita in due
sia altrettanto bene di che cosa compor-
ti attaccarsi alla vita ad ogni costo. E se è
comprensibile e compassionevole che una
persona per mille ragioni possa pensare
di farla finita, non può essere altrettanto
comprensibile (e tanto meno giustificabi-
le) che lo stato gli conceda la possibilità
di farlo. Perché? Semplicemente perché
lo stato non può e non deve tifare per la
morte, ma per la vita. Uno stato degno di
tale nome non può sostenere, avvallare e -
addirittura- promuovere pratiche, azioni e
comportamenti mirati ad uccidere anziché
a salvare. Ne va del patto sociale che lega
le persone ad una comunità, ad un Paese.
Ne va dell'idea di una comunità che abbia-
mo: se uno sta male in una famiglia, tutta la
famiglia si mobilità per aiutarlo, per curarlo,
per salvarlo. Non si muove per assecondare
ogni desiderio del proprio caro, compreso
quello di farla finita. Uno stato che non in-
veste sulla vita, sulla famiglia, su cure pal-
liative, su tecnologie in grado di sostenere
e accompagnare i caregiver familiari e lepersone disabili, non è uno stato civile. Ma
soprattutto, uno stato che sostiene l'auto-
determinazione del singolo a farla finita si
arroga un diritto che non gli appartiene:la vita e la morte non sono proprietà della
singola persona e - tantomeno - lo devono
essere di uno stato civile. "Dopo 40 anni di
mestiere, di cui 20 passati fianco a fianco
con persone che hanno subito danni cere-
brali, una cosa la so: le persone in stato di
coscienza minima come Vincent Lambert
non sono per niente in fin di vita". A lancia-
re questo messaggio al Le Figaro qualche
mese fa' è il dottore Hervé Messager, già fi-
sioterapista di Vincent Humbert, tetraplegi-
co di 23 anni ucciso con l'eutanasia da sua
madre in Francia nel 2003. Le parole del
dottor Messager sono importanti perché,
sottolinea, "voglio essere molto chiaro: io
non ho nessuna convinzione religiosa e non
ne ho mai avute. Sono un vero miscreden-
te e non sono neanche uno favorevole alla
vita a priori. In certi casi, appoggio l'euta-
nasia. Ma anche dal punto di vista politico
non sono etichettabile e ascolto solo una
campana: la vita concreta di fianco ai miei
pazienti. "Conosco tantissime famiglie che
hanno un figlio come Vincent", afferma ilmedico Messager. "E se ne prendono cura.
Se ci mettiamo a uccidere le persone come
lui, io ne ho 50 pronti solo tra i miei pazien-
ti. Ma cosa si vuole fare di tutte queste per-
sone colpite dalla vita?". "Queste persone- continua - possono migliorare. Nel caso
di Vincent Lambert, non solo non è in fin
di vita ma è anche molto resistente, il suo
cuore e il suo organismo l'hanno provato
dopo essere stato privato dell'alimentazio-
ne per più di 30 giorni".Tutto viene dettoe presentato come se la morte fosse ine-
luttabile. Ma questo è scandalosamente
falso. Bisogna smetterla di manipolare le
famiglie e l'opinione, basta parlare al po-sto dei pazienti che, deboli e indifesi, senza
possibilità di comunicare o annebbiati dal
punto di vista del discernimento, costitui-
scono un terreno di lotta per opposte ide-
ologie. Fabiano ha scelto di morire. E lo ha
fatto contro ogni legge italiana andando in
Svizzera, unico Paese al mondo nel quale il
suicidio assistito è legalizzato e legale. L'a-
more per la vita non può mai soddisfare il
desiderio di morte. Non c'entra nulla la fede
o ogni credo religioso. C'entra con la difesa
della dignità umana: la vita, per quanto ri-
dotta ai minimi termini, per quanto piena di
dolore e sofferenza, vale sempre la pena di
essere vissuta fino in fondo. Ogni istante e
ogni giorno di vita è una apertura alla libertà
e l'inaspettato. Tutto può accadere. Oppure
nulla. Ma vale sempre la pena di attaccarsi
alla vita. Non ci sto a vivere in un Paese che
sì fa promotore di una cultura di morte, che
induce alla morte secondo una idea laici-
sta di libertà. Guardate che cosa sta acca-
dendo in Francia. Con la campagna lancia-
ta il 20 febbraio 2017 - scrive "La Croix"-, il Ministero della Salute vuole provocare
un 'click'. Vuole soprattutto incoraggia-re i francesi a dare direttive anticipate, un
obiettivo difficile da raggiungere perché è
contro la riluttanza a prendere in conside-
razione il momento della sua morte. "La fin
de vie, et si on en parlait? ". Questo invito
si trova nel cuore della campagna d'infor-
mazione lanciata dal Ministero della Salute
per il grande pubblico. L'obiettivo di questa
campagna, disponibile con spot televisivi,
inserzioni su giornali e un sito web dedicato
(http://www.parlons-fin-de-vie.fr/), è quel-
lo di incoraggiare i francesi a conoscere i
loro diritti e di parlare con i loro familiari e
gli operatori sanitari. E se lo desiderano, di
scrivere direttive anticipate per esprimere
la propria volontà sul loro fine vita. "Les di-
rectives anticipées " sono state create con
la legge 2005 del fine della vita, passate su
iniziativa di MP (LR) Jean Leonetti. Si tratta
di un documento scritto che possono com-
pilare tutti gli adulti per esprimere i loro de-
sideri per quanto riguarda la fine della vita.
"Si può discutere di ciò che si considera
importante nella vostra vita, i vostri valo-ri, le vostre convinzioni, le preferenze," ha
detto l'Alta Autorità Sanitaria (HAS) in una
guida per il grande pubblico pubblicato nel
mese di ottobre. "Si può scrivere quello che
temete più di ogni altra cosa (ad esempio
il dolore, l'ansia ...), trattamenti medici e le
tecniche che non vorresti (alimentazionetubo, supporto respiratorio ...), aspettative
per quanto riguarda l'hospice (trattamento
del dolore fisico, angoscia mentale)".
Queste linee guida sono un modo per i me-
dici di conoscere i desideri della persona,
nel caso in cui si troverebbe in grado di
esprimere la propria volontà. Nella leg-ge del 2005, questo documento non eravincolante. Era una parte del quadro della
decisione medica. Una delle grandi novi-
tà della nuova Legge del 2 febbraio 2016
francese è quella di avere reso impositive
queste linee guida. Ora, i medici sono te-
nuti a rispettare ciò che è stato scritto dal-
la persona. Con questa campagna, Marisol
Touraine - Ministro degli Affari Sociali edella Sanità francese - vuole incoraggiare
i francesi a conoscere i propri diritti in ter-
mini di fine vita.
No. Non ci sto a vivere in un Paese che le-
galizza, promuove e diffonde una falsa idea
di libertà. ¦
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EUTANASIA IL DJ FARO, ASSISTITO DALLA MADRE E DALLA FIDANZATA DECIDE DI STACCARE LA SPINA: «VIA DALL'INFERNO». BUFERA NELLA POLITICA
Dolce morte, aspri scontrill Pd Invoca subito la legge, ma per íl mondo cattolico è un omicidio
Pd, parte il congresso. Emiliano: bisogna abolire gli stipendi dei politici(74 tei,
EMILIANO "IO COME GITEVARA'
DJ FABO Un frame
tratto dalvideo-appello al
presidente della
Repubblica per
EutanasialegalejtNella foto piccola
Marco Cappato(Associazione Luca
Coscioni)
SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 5»
SUICIDIO ASSISTITO
IL DIBATTITO INFURIA, DOLOROSO
«IN AUTO METTETE LA CINTURA»
Cieco e tetraplegico a causa di un
incidente stradale nell'estate del 2014
Aveva da poco compiuto 40 anni
Un morso e ilveleno è in vena
Dj Fabo libero dal suo «inferno»Vicino a lui fidanzata, madre e amici. Cappato: pronto ad autodenunciarmi
" PFAFFIKON (SVIZZERA). Dalla
strada che porta a Pfaffikon, inSvizzera, è possibile ammirare unlago nelle cui acque si specchianoalberi e case. Un paesaggio che DjFabo, cieco e tetraplegico a causa diun incidente stradale nell'estate del2014, non poteva più vedere. Pro-vava solo un dolore insopportabile.E per questo Fabiano Antoniani, 40anni compiuti da poco, ha deciso dimorire. Ha scelto il suicidio assi-stito nella piccola struttura dellaDignitas, in Svizzera, un fabbricatorivestito di acciaio azzurro, copertoda una siepe e dall'anonimato, na-scosto nella zona industriale diPfaffikon, a circa 25 chilometri daZurigo. Il suo corpo è ancora all'in-terno della Dignitas, per il suo rien-tro in Italia potrebbero servire finoa 48 ore per espletare le procedureamministrative previste dalla leg-ge svizzera. Fabiano è morto ieri alle 11,40con accanto chi amava: la sua fi-danzata Valeria, la madre e tre ami-ci. È stato lui stesso a schiacciare il
pulsante che ha permesso al far-maco che ha fermato il suo cuore diarrivare in vena. Tecnicamente sitratterebbe quindi di un suicidioassistito. Ad aiutarlo è stata l'as-sociazione Luca Coscioni, Marco
Cappato lo ha accompagnato inSvizzera, pronto ad autodenunciar-si oggi stesso alle autorità italiane.Lo stesso Cappato, da una stanzavicino a quella di Fabo, ha datol'annuncio su Twitter: «Ha scelto diandarsene rispettando le regole diun Paese che non è il suo». «Fabo èlibero, la politica ha perso, devecapire che il vuoto normativo portaall'illegalità».
Ieri mattina le ultime parole diDJ Fabo in un post: «Sono final-mente arrivato in Svizzera e ci sonoarrivato, purtroppo, con le mie for-ze e non con l'aiuto del mio Stato».Poi il grazie a Cappato per «avermisollevato da questo inferno di do-lore, di dolore, di dolore». Fabiano,racconta Cappato, «era sereno maall'inizio delle procedure, sempreconvinto di voler andare avanti, era
in ansia perché temeva di non riu-scire a mordere il pulsante cheavrebbe attivato l'immissione delfarmaco letale. Era preoccupatoperché la sua cecità non gli per-metteva di vedere dove fosse col-locato il pulsante esattamente».
Il giovane, cieco e tetraplegico dal2014 a causa di un incidente stra-dale, ha però anche scherzato pocoprima di dare avvio alla procedura:«E se non ci riesco? Vorrà dire - ha
detto Dj Fabo - che tornerò a casaportando un po' di yogurt, visto chequi in Svizzera è molto più buono».Ha scherzato per due giorni, ricor-dando la sua vita, anche con risate ebattute. Ma appena terminate le vi-site preliminari, Dj Fabo ha volutoprocedere subito, non ha esitato.
Prima di attivare l'ultima pro-cedura per morire ha rivolto peròun'ultima raccomandazione ai treamici che lo hanno accompagnato:«Non prendetemi per scemo ma de-vo chiedervi un favore: mettetesempre le cinture. Non potete farmiun favore più grande».
Roberto Rítondale
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SALVIAMO LA «PIETAS»
PER CHI MUORE IN ESILIO
di OSCAR IARUSSI
Silenzio. Se potessimo, scriveremmo solo una
parola: silenzio. Ma è impossibile, purtrop-po, perché il lutto entra nel tritacarne deimass media e della politica, e addirittura
alimenta la polemica, lo scontro e l' hashtag bellicoso.La questione è sottile e sofferta lungo i crinali dell'eti-
ca e del diritto: la legalizzazione dell'eutanasia. Dif-ficile che riesca a risolversi nelle pieghe e nei furori
della cronaca. «Ogni morte è differente dall'altra», haricordato con il consueto nitore Beppino Englaro, il
papà di Eluana, la ragazza cui nel 2009 fu sospesa lanutrizione artificiale.
SEGUE A PAGINA 17»
IARUSSI
Salviamo la «pietas»
9
» CONTINUA DALLA PRIMA
altro canto c'è il sentore del martirio laico nellavicenda di Dj Fabo, all'anagrafe Fabiano Antonia-ni, il quarantenne milanese morto ieri in una cli-nica svizzera tramite una procedura di suicidio as-
sistito, vietata in Italia. «Dj Fabo ha morso un pulsante per attivarel'immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva,non vedendo il pulsante perché cieco, di non riuscirci. Poi però haanche scherzato». A raccontare gli ultimi momenti è Marco Cap-pato dell'associazione «Concioni», che ha accompagnato Antonianinell'ultimo viaggio e che teoricamente sarebbe incriminabile per ilreato di aiuto al suicidio, rischiando fino a dodici anni di carcere.
«Fabo è morto alle 11,40, ha scelto di andarsene rispettando leregole di un paese che non è il suo», ha scritto lo stesso Cappato sulsuo profilo Facebook e su Twitter. Una frase immediatamenterilanciata da decine di migliaia di persone sui social network. Sonoincandescenti le passioni e le emozioni suscitate dalle «cose ul-time»: la vita, la morte, il discernimento, la scelta. In questo caso, ildesiderio di «uscire dalla gabbia» del giovane musicista innamo-rato dell'India, dove aveva trascorso lunghi periodi. Tornato inItalia, era rimasto vittima di un incidente stradale i113 giugno2014, in seguito al quale aveva perso la vista e l'uso delle gambe edelle braccia. Al suo fianco da quella maledetta notte fino allaclinica di Zurigo dal nome amaro di «Dignitas», ci sono stati igenitori, l'amatissima fidanzata Valeria e alcuni amici.
«Non prendetemi per scemo ma devo chiedervi un favore: met-tete sempre le cinture. Non potete farmi un favore più grande».Sono le parole che Dj Fabo ha rivolto aì tre amici che lo hannoscortato nella clinica oltralpina della «dolce morte». Il giovane, haraccontato ancora Cappato, «ha pronunciato queste parole da solo,senza aiuti». E nei giorni scorsi aveva lanciato sui social un appelloal presidente Sergio Mattarella, chiedendo che l'Italia finalmentelegiferi sulla possibilità di morire «a casa propria». Una richiestarimasta senza risposta.
«Un Cristo che non abbiamo saputo riconoscere»: Roberto Sa-vino ricorda Dj Fabo col suo tono solenne e aggiunge che «nonsolo per lavorare con dignità bisogna emigrare dall'Italia, ma an-che per morire con dignità». Ma è proprio la tradizione cattolicadel Paese ad aver finora rallentato la regolamentazione dell'eu-tanasia. C'è infatti all'opera un sentimento diffuso che considera lavita umana appannaggio non esclusivo dei singoli, perché sempre«nelle mani di Dio». E c'è il timore, riconosciuto anche da parte dialcuni laici, che l'eutanasia possa aprire la strada a una «cultura
MORTO A 40 ANNI Dj Fabo prima dell'incidente stradale
dello scarto» a danno dei più deboli. Così la chiama monsignorVincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita,paventando fra le righe il concretarsi dei fantasmi che già hannofunestato il XX secolo (l'eugenetica nazista). Sono preoccupazioninon da poco e che sentiamo dettate da un sentimento di pietas,altrimenti in declino nel mondo contemporaneo.
Tuttavia essere costretti a morire in esilio è davvero intolle-rabile. «La vicenda di Dj Fabo impone con urgenza una riflessionesull'eutanasia legale». Questa la posizione della Fondazione Ve-ronesi, che parla di una scelta «eticamente lecita», citando in me-rito il parere del Comitato Etico di cui faceva parte il professorUmberto Veronesi, scomparso lo scorso 8 novembre. Tale Comi-tato, si legge in una nota, «reputa che, in una democrazia liberalecaratterizzata da un pluralismo etico strutturale, in determinatecircostanze e a determinate condizioni sia eticamente lecito chie-dere di porre fine anticipatamente alle proprie sofferenze con di-gnità e poter aiutare i pazienti a farlo».
Condividiamo. Lasciateci non aggiungere altro, se non un addioa Fabo, al suo sorriso «un po' ribelle» di prima, al suo coraggio delpoi.
Oscar larussí
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IL FRONTE LEGALE L'INCRIMINAZIONE PER AIUTO AL SUICIDIO POTREBBE ESSERE ARCHIVIATA
Chi lo ha aiutato rischia
fino a 12 anniROMA. È possibile che Marco
Cappato venga incriminato peragevolazione al suicidio - «rischia12 anni di carcere», dice FilomenaGallo, segretario dell'associazio-ne Luca Coscioni - ma l'ipotesinon è così scontata. C'è infatti ilprecedente - molto diverso, magiuridicamente assimilabile - diuna coppia italiana assolta dallaCassazione nel 2016 per essere an-data in Ucraina per praticare lamaternità surrogata, che è vietatain Italia, ed anche se una Procura(quella di Milano potrebbe esserequella competente) chiedesse perlui il processo, non bisogna di-menticare che l'anestesista del ca-so Welby venne prosciolto e chel'autodenuncia annunciatadall'esponente radicale potrebbeconcludersi con una archiviazio-ne. È questo il quadro che alcuni
magistrati della Cassazione trac-ciano dopo la morte in Svizzera diDj Fabo accompagnato verso ilsuicidio assistito da Cappato e daaltre persone a lui care.
«Sul fatto che in Italia è con-siderato a occhi chiusi un reatoquello che ha fatto Cappato, nonc'è alcuna discussione - spiega unpresidente di sezione - ma rimanela circostanza che questa tristevicenda si è conclusa in un Paesestraniero che non considera pu-nibile l'aiuto al suicidio e la piùrecente giurisprudenza della Cas-sazione, con una sentenza del 2002del giudice Silvestri che è statoanche presidente della Consulta,
ha detto che per processare in Ita-lia chi ha commesso un reato fuo-ri dai confini è necessario il re-quisito della "doppia incrimina-bilità", ossia che quel reato siaconsiderato tale anche nello Statodove è stato commesso».
Non proprio per questa ragio-ne, ma tenendo comunque pre-sente il verdetto del 2002, la coppia
che si è servita della maternitàsurrogata in Ucraina è stata as-solta, per la mancanza di dolo.Tuttavia, spiega l'alto «ermelli-no», «la doppia incriminabilitànon è richiesta esplicitamente dalcodice, e dunque la questione ècontroversa e aperta a più solu-zioni». Attingendo al suo passatodi giudice di merito, il presidente
ricorda di aver assolto un mili-tare italiano che aveva parteci-pato alla missione in Libano edera stato processato perché tro-vato con una pistola fuori ordi-nanza. «In quel caso abbiamo datorilievo al fatto che non sapevamose in Libano il porto abusivo diarma era punito, e abbiamo as-solto». Certamente nel caso diCappato la tesi della non consa-pevolezza non è «sostenibile» mail giudice - prosegue il presidente -deve farsi interprete del suo tem-po e «nell'epoca della globalizza-zione non si può più seguire ilCodice Rocco che aveva la ten-denza a punire tutto ovunque fos-se successo, serve un approcciopiù relativistico e democratico».
L'eutanasia in EuropaGran Bretagna
Suicidio assistito
autorizzato in casi
estremi
Svezia
Eutanasia passiva
legale dal 2010
Eutanasia (attiva)
Decesso provocato da somministrazionedi farmaci
Eutanasia passiva
Interruzione trattamento che tiene in vitail malato (nutrizione e idratazione artificiale)
Suicidio assistito
Atto autonomo di porre fine alla propria vita
con mezzi forniti da un medico
Belgio
Legale dal 2002.
Dal 2014 anche
per i minori
Francia Parzialmente
ammessal'eutanasia passiva
Spagna
Ammessi eutanasia
passiva e suicidio
assistito ,.."~0°
Fonte: Centre d'intorrnation sur l'Europe
Lussemburgo
Legale dal 2009
su richiesta
del malato
Germania
Eutanasia passiva
legale dal 2015
Svizzera
Legale H suicidio
assistito
Olanda
Legali dal 2001
eutanasia
e suicidio assistito
ANsA.e.ffirnetrl
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Domina I'hashtag #eutanasia
Sui «soci? commozione e rabbia
MI ROMA - «Non abbiamo avutopietà di te. Ora tu abbi pietà dinoi», con questa parole affidate aTwitter, l'attrice comica e scrittriceLuciana Littizzetto ha salutato djFabo. Quelli di vip, attori e registi,sono solo alcuni delle migliaia ditweet e post su Facebook che inqueste ore invadono i social. L'an-nuncio della morte, dato da MarcoCappato, tesoriere dell'Associa-zione Luca Coscioni, che ha ac-compagnato Fabo nell'ultimoviaggio, è stato retwittato in 7 ore3.300 volte e su Facebook ha su-perato le 14.900 condivisioni.Mentre #Eutanasialegale e #Euta-nasia sono stati per ore in cima al-
la classifica degli Hashtag più twit-tati in tutta Italia.Sul tema, interviene, ad esempio,il comico e showman Giorgio Pa-nariello: «Ciao Dj Fabo ora riposadavvero in pace», così come ilconduttore televisivo e giornalistaLuca Telese: «Alla fine, se non si èaccecati dall'ideologia, la storia èsemplice: diritto a vivere e dirittoa morire, se la malattia ti schian-ta».Un saluto arriva anche dalla tra-smissione Le Iene: «Ciao Fabo,ora sei libero, #fabolibero». Men-tre è di domenica il tweet del regi-sta Ferzan Ozpetek che invita ad«approvare la legge sul fine vita».
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«Prima arriva il sonno
poi il cuore si ferma»
" ROMA. Sono 232 le persone che, dal 2015, si sono rivolte all'As-
sociazione Luca Coscioni per chiedere informazioni su come ottenerel'eutanasia all'estero: di queste, 115 si sono poi effettivamente rivolte acliniche in Svizzera ma alcuni tra questi malati hanno poi cambiatoidea. A rendere noti gli ultimi dati in merito alla richiesta della «dolcemorte» è il segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Filomena Gal-lo. Numeri in crescita anche secondo il presidente dell'AssociazioneExit-Italia, Emilio Coveri, che sottolinea come «in media, sono circa 50l'anno gli italiani che chiedono e in molti casi ottengono il suicidioassistito in Svizzera». La «dolce morte» ottenuta da dj Fabo, dal mo-mento di attivazione delle procedure mediche e farmacologiche, ri-chiede circa 10 minuti.
È però sulla base di un preciso protocollo previsto dalla legge sviz-
zera sulla «Morte Volontaria Assistita» che il paziente può arrivare aporre fine alla sua vita. Il primo passo, spiega Coveri, prevede l'at-tivazione dei contatti con la struttura sul territorio svizzero e l'inviodella documentazione medica che attesti la patologia da cui la persona
è affetta. Dopo l'accettazione da
parte della struttura è previsto uncolloquio con il medico che ac-compagnerà alla fine il soggetto.Per legge, il medico è tenuto a fardesistere il paziente che lo ha ri-chiesto dall'atto finale e, quindi,reiteratamente chiederà alla per-sona se vuole terminare i suoigiorni oppure vuole rimandare iltutto ad un altro momento. Il sog-getto, sottolinea Coveri, può sem-pre cambiare idea e potrà fare ri-torno a casa. Se invece si vuol proseguirenell'intento. il medico incontrerànuovamente il paziente e ripeteràla richiesta se davvero si vuoleprocedere. L'atto di accompagna-mento alla «dolce morte», chiari-sce il presidente di Exit Italia,«consiste nella preparazione diuna dose letale a base di PentoBarbital di Sodio. Precedentemen-te, al paziente vengono sommini-strate due pastiglie antiemetiche(antivomito) in modo da poter as-sorbire meglio il composto chimi-co. A questo punto, il medico, an-cora una volta, chiederà di desi-
ExIt-ltalía. dose letale dí un barbíturíco
stere, ma nel caso in cui la persona voglia procedere, verserà la doseletale in un bicchiere di acqua per poterla sciogliere». È «assoluta-
mente indispensabile - afferma Coveri - essere in grado di intendere evolere in quel momento e soprattutto poter essere in grado di prendereil bicchiere in mano e poterlo bere deglutendo il composto disciolto inesso. Per i malati di Sclerosi laterale amiotrotica tracheotomizzati, acui è stata applicata la PEG, ossia il sondino che porta qualsiasi tipo dinutrizione o liquido direttamente nello stomaco, tale dose verrà in-trodotta direttamente come se fosse una bevanda qualsiasi». In pochiminuti, rileva, «il paziente si addormenta profondamente, in quantotale composto contiene una forte dose di sonnifero. Nei minuti suc-cessivi, con il paziente addormentato e che non può percepire piùnulla, interverrà l'arresto cardiaco, in quanto la dose letale è compostaanche dal cloruro di potassio che fa in modo che il cuore si fermi».Complessivamente, dalla somministrazione del composto di farmacialla fine, sottolinea Coveri, «il tempo necessario è di poco più di die-ci-quindici minuti». Il costo complessivo per ottenere il suicidio as-sistito in una struttura svizzera, conclude, «è di circa 10mila euro».
I casi sotto i riflettoriMorti assistite che hanno diviso l'opinione pubblica
TERRI SCHIAVO° La corte suprema della Florida dà al marito
della donna, in stato vegetativo persistente
(PUS) dal 1990, il permesso di sospenderne
l'alimentazione forzataftf
N
11 CI;
PIERGIORGIO WELBYIl militante radicale, affetto da Sla, muorecan l'aiuto del medico anestesista dopo
aver chiesto al presidente della Repubblica
riconoscimento del diritto all'eutanasia
ELUANA ENGLARODopo una lunga trafila legale, la Cassazione
stabilisce l'interruzione dell'alimentazioneforzata come richiesto dal padre
della giovane lecchese, in stato vegetativo
dal 1992
N
LUCIO MAGRIIl fondatore de "Il Manifesto'', depresso
per la prematura morte della moglie,
si rivolge a una clinica svizzera per [fiorirecon l'aiuto di un medico
BRITTANY MAYNARDCondannata da un tumore incurabile
al cervello, la donna si suicida con l'aiuto
di un medico nella sua casa di Portland
(Usa) dopo aver annunciato in un video
di voler mettere fine alla sua vita
ANSA .F_P2111MErri
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Fabo è morto in SvizzeraCos'è il suicidio assistito
e in quanti lo scelgono?" L'ex dj accompagnato allafine in clinica: «Senza l'aiuto del mio Stato»
La regolamentazione fa discutere. Pesano tante resistenze religiose
di GIORGIO DELL'ARTI
Ieri mattina, intorno alle 11.40,Fabiano Antoniani, cioè l'ex djFabo, 39 anni, cieco, paralizza-to nelle braccia, nelle gambe enel tronco, ha morso un pulsan-te e in questo modo ha potuto in-gerire la soluzione di pentobar-bital sodio che lo ha mandatoall'altro mondo. Poi - dicono -ha anche scherzato. Marco Cap-pato, tesoriere dell'AssociazioneLuca Coscioni, lo ha accompa-gnato nella clinica svizzera dovesi pratica il suicidio assistito.Dopo, ha detto: «Fato ha sceltodi andarsene rispettando le re-gole di un Paese che non è ilsuo». Ha in seguito fatto sapereche oggi si denuncerà ai carabi-nieri, «assumendomi tutte le re-sponsabilità». La legge italianaprevede il carcere fino a 12 anniper chi aiuta qualcuno a morire.Ma Cappato ha già fatto questaesperienza, identica, quando haaccompagnato in Svizzera Do-minique Velati, suicidatasi inuna clinica di Berna, sempre col
pentobarbital, il 15 dicembredel 2015. Cappato si autode-nunciò pure allora, ma nessunogli diede retta.
Astuzia italiana? Prudenzaitaliana? Ipocrisia italiana?
Un po' tutto. I partiti nonhanno né il coraggio di regola-re la materia con una legge néla coerenza di dar seguito a unarticolo del codice, contro ilquale, però, potrebbe citarsil'articolo 32 della Costituzio-ne, ambiguo tuttavia anche lui.
2 C'entra la Chiesa cattoli-ca?C'entra la Chiesa cattoli-
ca, alla quale non si deve in nes-sun caso negare il diritto di cre-dere in quello che crede. Per laChiesa la questione non si ponecertamente oggi. Nel V secoloAgostino definì la morte volon-taria «un misfatto detestabile eun delitto condannabile». «Co-me potrà essere giudicato inno-cente colui a cui è stato detto:"Amerai il prossimo tuo come testesso" se ha commesso omici-dio contro se stesso?». Era unapresa di posizione rivoluziona-ria rispetto ai tempi: il togliersila vita da sé, nella società roma-na, e specialmente tra gli stoici,era considerata l'espressionepiù alta della libertà personale.L'atto di uccidersi doveva essere
compiuto con solennità, concalma, senza tradire emozioneo paura, e di fronte a testimoni.Così si racconta che posero finealla loro vita, tagliandosi i polsie continuando a conversare, Se-neca e Petronio.
3 A, parte il terribile caso diFabo, come viene conside-rato il suicidio?
La Chiesa ha considerato permolti secoli il suicidio più gravedell'omicidio: dopo aver uccisoqualcuno, puoi ancora, penten-doti sinceramente, salvartil'anima. Col suicidio, invece,uccidi sia l'anima che il corpo.Marzio Barbagli, nel suo studio
HA MORSO
UN PULSANTE PER
MORIRE, POI HA
SCHERZATO
-9.- MARCO LAPPATO
ESPONENTE RADICALE
Congedarsi dal mondo - Il suici-dio in Oriente e in Occidente rac-conta che nel Seicento gli aspi-ranti suicidi, per non incorrerenella dannazione eterna to-gliendosi la vita da sé, uccide-vano un bambino (che sarebbedi certo andato in Paradiso) epoi attendevano di essere im-piccati o decapitati, fidando dipentirsi nel frattempo. E perquesto che nella giurispruden-za svedese, danese e prussianadi fine Settecento si trovanoleggi in cui sta scritto: «Se qual-cuno commette omicidio conl'intento di essere giustiziato,non deve raggiungere questofine». Segnalo tuttavia qualchedubbio, sulla posizione dellaChiesa, del cattolicissimo Tom-maso Moro (secondo il qualel'eutanasia era onorevole per lemalattie incurabili), di Montai-gne (il quale ammetteva la «sa-zietà di vivere»), del poeta e te-ologo anglicano John Donne,secondo il quale anche la croce-fissione di Cristo era in realtàun suicidio.
E le altre religioni?
Ebraismo, induismo,buddhismo, confuciane-
simo condannano il suicidio.Lo condanna anche l'islam, po-sizione che ci fa chiedere: e glishahid (testimoni) che si im-molano nella guerra santa innome di Allah? Condanna an-che da parte dei filosofi: Plato-ne, Aristotele, Kant, Hegel,Heidegger. E però, ha notato ilteologo Vito Mancuso, la Bib-bia, che racconta una decina disuicidi, non li condanna mai,anzi il suicida Sansone è ricor-dato nel Nuovo Testamento co-me un padre della fede. NellaBibbia anzi leggiamo: «Megliola morte che una vita amara, il
riposo eterno che una malat-tia cronica» (Siracide, 30,17). Col che il Vecchio Testa-mento sembrerebbe schierar-si a fianco dell'infelice Fabo.
si suicidi sono in aumentoo in ~indiziane? E qualisono le motivazioni più
frequenti? Ci interesserebbe saperequante persone si tolgono lavita perché si trovano nellestesse condizioni di Fabo. Mal'Istat, dal 2009, ha esclusoquesta classe dalle sue rileva-zioni. Cappato ieri ha dettoche dal 2015 a oggi gli italianiche hanno chiesto informa-zioni sul sistema svizzero so-no 225 e di questi 117 hannodeciso di farla finita. Ma nonsono dati ufficiali. I suicidisono statisticamente in au-mento, mentre gli omicidi so-no in diminuizione. La prati-ca è diffusa soprattutto in Ci-na e in Giappone. Non abbia-mo dati sulla Cina, ma inGiappone il tasso è altissimo:24,4 ogni centomila abitanti,quattro volte il dato italiano.Il libro Guida al suicidio per-fetto, di Wataru Tsurumi, havenduto in quel Paese 550mila copie in otto mesi. I cat-tolici dicono che questo è il ri-sultato di una visione delmondo priva di un Dio perso-nale. E ricordano che era al-tissimo, se paragonato al-l'epoca degli zar, anche il tas-so di suicidi in Unione Sovie-tica, dove si toglievano la vitain gran numero sia gli avver-sari del regime che quelli checi credevano. Era il 1924-25,e Stalin se la prese moltissi-mo. «Traditori» disse «chesputano per l'ultima volta sulpartito».
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IL FATTO
Un frame del video che Fabiano Antoniani, 39 anni, in arte di Fabo, giunto in Svizzera per il suicidio assistito, ha postato su Twitter ANSA
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Dl FABOLE SUONA
AL PARLAMENTOSUI DIRITTI RESTIAMO UN PAESE DA MEDIOEVO
di GIORGIO VELARDI
In Italia non si può né vivere né morire con
dignità. Dj Fabo, in una condizione penosa
dopo un incidente, è dovuto emigrare inSvizzera per decidere della propria esistenza.
L'anestesista che ha aiutato Welby a La Noti-
zia: restiamo un Paese dai diritti negati.
ALLE PAGINE 2 E 3
di GIORGIO VELARDI
Restiamo al MedioevoTradito il gesto di Welby
ro, Nuvoli, Piludu,Bettamin... Eppurequella legge tantonecessaria è fermaal palo. L'Italia è l'unico Paeseoccidentale avanzatoche sta ancora deci-dendo se un pazientepuò o non può rifiu-tare parzialmente ototalmente le terapie.Mentre il mondo di-scute di ben altro, noicontinuiamo a vivere
Ciò che è accaduto a FabianoAntoniani (Dj Fabo) è il se-
gno dell'"arretratezza culturale"dell'Italia. Lo dice senza mezzi
termini il Dottor Mario Ric-cio, l'anestesista che dieci anni fa aiutò
Piergiorgio Welby a morire. "Mi augu-ro che l'Europa ci imponga di prendere in
considerazione la questione dell'eutana-sia", aggiunge Riccio a La Notizia.
Il caso di Dj Fabo arriva dopo quel-li di Welby, Engla-
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in una situazione diarretratezza culturale.Un Medioevo dal quale, prima o poi, mi au-guro usciremo. Sa qual è il paradosso?Qual è? Mi dica.Paesi come il Canada, l'Olanda, il Belgio,dove l'eutanasia è legale, sono realtà ric-che, che non hanno scelto questa via per"liberarsi" dei malati o perché costa troppotrattarli. Al contrario, questi hanno fatto ilpercorso inverso e riconoscendo che in cer-te condizioni è giusto che lo Stato sostengasituazioni critiche e pesanti come quella diDj Fabo.
Eppure il 6o% degli italiani, diconoi sondaggi, è favorevole alla "dolcemorte". Quindi?Trattando questo tema ormai da moltianni, posso dirle che la percentuale di citta-dini favorevoli all'eutanasia è maggiore del6o%. Recentemente la sensibilità dell'opi-nione pubblica è maturata: molte personeche potrebbero trovarsi in disaccordo conla scelta fatta da Welby o Dj Fabo capisconoche non possono impedire che altri faccia-no scelte diverse.Ma allora qual è il problema?
Esiste uno zoccolo duro, una componenteculturale, politica e confessionale che ritie-ne assolutamente necessario combattereuna battaglia per impedire che ognuno di-sponga di se stesso. È un discorso che pre-
scinde dalla diversità di vedute, che pure vabenissimo, sia chiaro, ma che cozza con lavolontà del paziente.Il ruolo della Chiesa quanto influiscein questo discorso?Meno di quanto si possa immaginare. Cer-to, rimangono le posizioni oltranziste di
alcuni prelati, ma all'inter-no della Chiesa la sensibi-lità è molto cambiata. Bastipensare alla posizione delloscomparso Cardinal Marti-ni, che non condannava ilrifiuto delle terapie, qualun-
que esse fossero. Lui stessorifiutò di collegarsi al venti-latore.Il vuoto normativo rap-presenta un "tradimen-to" nei confronti di Pier-
- giorgio Welby, cheper primo ha lan-ciato un segnale allegislatore?Senza ombra di dub-bio. Fra l'altro, laproposta di legge sultestamento biologicodi cui è relatrice Do-nata Lenzi del Pd, chedovrebbe arrivare inAula nelle prossimesettimane, presentadei grossi limiti, cherischiano di limitarefino ad annullare lavolontà del paziente.Per esempio, nel te-
sto non si parla di redazione palliativa pro-fonda continua. Si parla invece di una pia-nificazione delle cure necessariamente dacondividere assieme al medico.Anche la Federazione Nazionale de-gli Ordini dei medici (Fnomceo) hadelle responsabilità?Personalmente, credo che la Fnomceo ab-bia la responsabilità di non aver mai pre-so una posizione su temi come questo. Laclasse medica se ne disinteressa, eppure lariguardano: è un grande vuoto, ci si è fat-
ti sfuggire un'occasione permettendo che aparlare fossero altri. Mi piacerebbe che cifosse uno scatto d'orgoglio. Vedremo.Alla fine, il rischio è quello di un en-nesimo intervento dell'Europa.Sono un po' démodé e ho fiducia nell'Euro-pa. Mi auguro che, dopo quanto avvenutocon le unioni civili, l'Ue imponga all'Italiadi prendere in considerazione la questio-ne dell'eutanasia. Altrimenti continuerà adalimentarsi un "turismo sanitario" che giàadesso fa registrare numeri importanti.
L' i nte rv i sta
Per l'anestesista
che aiutò il militante
dei Radicali
a morire solo l'Europa
può costringerci
ad affrontare il tema
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Pag. 119
COSA SUCCEDE IN ITALIA
La Costituzione italiana riconosce che
può essere obbligato
sanitario contro la propria vo!n ma nonesistono leggi sul testamento biologico o
eutanasia
cht, Molte persone malate che vogliono porre fine
alla propria vita si recano in Svizzer Qui vige
il sweid; :o,sia per residenti che perstranieri, ma solo se non è mosso da
motivazioni egoistiche
Il 3 marzo scorso è
in Commissione alla Camera su
, ma il testo è fermo.
Ci sono 6 proposte di legge, 5 di iniziativa
parlamentare e una popolare
IL DDL "DISPOSIZIONIANTICIPATE DI TRATTAMENTO"
? introduce la possibilità di lasciare scritte
te proprie dísposizit , nel caso non
si fosse più in grado di intendere e volere
" Definisce i icoli per i medici
? Introduce la figura del fiduciario
Le disposizioni (sempre revocabili) si depositano,
ín alternativa, da
Notaio
Pubblico ufficiale Medico del Ssn
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Pag. 120
L'ultimo viaggio di FabianoIn cerca di una fine dignitosaIl giovane portato in Svizzera dal radicale CappatoChe ora rischia una condanna fino a 12 anni di carcere
Ila fine Dj Fabo ha de-ciso di dire "basta".Fabiano Antonia-
ni, questo il suo nomen'anagrafe, è morto
ieri mattina nella clinica "Dignitas"di Zurigo. A dare l'annuncio è stato
il radicale Marco Cappato, leaderdell'Associazione Luca Coscioni.
"Fabo è morto alle 11.4o - ha scrit-to Cappato su Twitter -. Ha sceltodi andarsene rispettando le regoledi un paese che non è il suo". Già.
Perché per sottoporsi al suicidio as-sistito il 4oenne milanese, rimastotetraplegico e cieco a seguito di unincidente, è dovuto andare in Sviz-zera. "Sono finalmente arrivato in
Svizzera e ci sono arrivato, purtrop-po, con le mie forze e non con l'aiu-
to del mio Stato - sono state le sueultime parole -. Volevo ringraziare
una persona che ha potuto sollevar-mi da questo inferno di dolore, di
dolore, di dolore. Questa persona sichiama Marco Cappato e lo ringra-
zierò fino alla morte. Grazie Marco.Grazie mille". A nulla, infatti, sono
serviti gli appelli lanciati da Dj Fabonelle scorse settimane per sensibi-
lizzare il Parlamento e il presidentedella Repubblica Sergio Matta-
rella ad accelerare l'iter di appro-
vazione della legge sul fine vita. Ditutta risposta, venerdì scorso, la di-scussione a Montecitorio sulla pro-
posta per un testamento biologico èslittata per la terza volta e rimanda-ta a marzo.
BASTA ASPETTARE
Fabiano, ha raccontato ancora Cap-pato, "ha morso un pulsante perattivare l'immissione del farmacoletale: era molto in ansia perchétemeva, non vedendo il pulsanteessendo cieco, di non riuscirci. Poiperò ha anche scherzato". Oggi l'e-sponente radicale, una volta rien-trato in Italia, andrà ad autodenun-ciarsi, "dando conto dei miei atti eassumendomene tutte le respon-sabilità". Per aver aiutato Dj Faboa morire, l'ex europarlamentarerischia infatti fino a 12 anni di car-cere, visto che l'articolo 58o del co-dice penale dice che "chiunque de-termina altri al suicidio o rafforzal'altrui proposito di suicidio, ovverone agevola in qualsiasi modo l'ese-cuzione, è punito, se il suicidio av-viene, con la reclusione da cinque adodici anni". "Sono accanto a Vale-ria e la stringo forte", ha commen-tato all'agenzia Dire Mina Welby,vedova di Piergiorgio Welby,
morto nel dicembre del 2oo6 dopouna grave e lunga malattia. "Speroche i cuori induriti della politica,ma anche dei laici, credenti o noncredenti, si ammorbidiscano e capi-scano che non possono continuare
a infliggere ad altri quello che loronon vorrebbero, quello che dal loropunto di vista è più giusto", ha ag-giunto. I NUMERISono 232 le persone che dal 2015,secondo quanto reso noto dal se-gretario Filomena Gallo, si sonorivolte all'Associazione Luca Co-scioni per chiedere informazioni sucome ottenere l'eutanasia all'este-ro. Di queste, 115 si sono rivolte acliniche in Svizzera anche se alcunihanno poi cambiato idea. La Sviz-zera è infatti l'unico Stato europeoche dal 1942 ammette alla praticadella morte volontaria anche citta-dini di altri Paesi. La legge prevedecomunque il tentativo, da parte deimedici, di far desistere il pazientedal suicidio assistito, il tutto al ter-mine dell'esame della documenta-zione clinica e di un colloquio conl'interessato. Fabo non ha volutosaperne. Chissà se la politica si sve-glierà dal letargo in cui è caduta.
(G. Vel.)
LA VICENDA DI DJ FABO
La scelta del 40enne di porre fine alla propria vita
Fabiano Antoniani,
milanese, 40 anni
ha un incidente
in auto
Mia IHIEZCZI 2014
La sua auto impatta
con un altro mezzo
che procedeva sulla
corsia di emergenza
411.
ist.
20
GENNAIO
2017 Chiede
ai parlamentari
di regolamentare
il fine vita
Fabiano, detto
dj Fabo, rimane
tetraplegico
e perde la vista
26
FEBBRAIO
2017
Alle 11.40
Cappato
annuncia che
dj Fabo è morto
111111 FEBBRAIO
2017
Dopo numerosi
appelli caduti
nel vuoto, si reca
in Svizzera
Ad accompagnarlo
c'è Marco Cappato,
dell'associazione
Luca Coscioni
Di FARI)NON C'È PIÙ
MA CHI È MORTA
DAVVEROÈ LA POLITICA
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«Sollevato da un inferno di dolore»È morto in Svizzera dj Fabo, il 40enne disabile dopo un incidente. «Qui senza l'aiuto del mio Stato»
L'amarezza della moglie di Piludu: «La lotta di Walter sul fine vita per evitare questa ingiustizia»
Fabiano Antoniani, dj Fabo, aveva 40 anni: era diventato cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale ALLE PAGINE 2, 3 E 4
FINE VITA » IL CASO»Italiani costretti ad andare all'estero non solo per vivere con dignità,
ma anche per morire con dignità #DjFabo #FaboLibero ®PamelaFerrara
Addio a dj Fabo: «Vado via dall'inferno»L'artista 40enne ha scelto il suicidio assistito in Svizzera. Cappato: «Ha morso il pulsante per immettere il farmaco»
di Maria Rosa Tomasel loROMA
Dietro di sé lascia il rumore dellepolemiche, lo strascico lungodel dibattito politico che ai suoiappelli per essere sottratto a una«notte senza fine» non aveva da-to la risposta. Fabo è nel silenzioora. Per chi ha creduto e ha con-diviso la sua battaglia «è libero».Fabiano Antoniani, conosciutocome dj Fabo, 40 anni, è mortoalle 11.40 di ieri, protetto dallasua famiglia, a Pfaffikon, in Sviz-zera, a25 chilometri da Zurigo.
La fine senza dolore che avevaimplorato per sé, cieco e te-traplegico dal 2014 a seguito diuno spaventoso incidente stra-dale, è arrivata all'interno dellaclinica Dignitas, un piccolo pre-fabbricato ricoperto d'acciaioondulato azzurro seminascostoda una siepe. Il suo ultimo mes-saggio, 45 secondi, l'ha affidatoa un video postato ieri mattinasu Twitter da Marco Cappato, iltesoriere dell'associazione Luca
Coscioni che lo ha accompagna-to nel suo viaggio: «Sono final-mente arrivato in Svizzera e cisono arrivato, purtroppo, con lemie forze e non con l'aiuto delmio Stato - ha detto con la vocespezzata dalla sofferenza -. Vole-vo ringraziare una persona cheha potuto sollevarmi da questoinferno di dolore, di dolore, didolore. Questa persona si chia-ma Marco Cappato e lo ringra-zierò fino alla morte».
È stato l'esponente radicale,che annuncia di essere prontoad autodenunciarsi e che per ilsuo gesto rischia 12 anni di car-cere, ad annunciare con un twe-et poco prima di mezzogiornoche dj Fabo era morto: «Ha scel-to di andarsene rispettando leregole di un Paese che non è ilsuo» ha scritto. Per il parlamen-to è arrivato il momento di «af-frontare la questione del fine vi-ta per ridurre le conseguenze de-vastanti di questo vuoto norma-tivo». Con il giovane artista c'era-no la mamma, la compagna Va-
leria, che era stata la sua vocenella video-lettera al presidentedella Repubblica, Sergio Matta-rella, gli amici più cari. Avrebbepotuto ripensarci, sino alla fine,come prevedono i protocolli el-vetici. Ma nonl' ha fatto.
«Ha morso un pulsante per at-tivare l'immissione del farmacoletale - ha raccontato Cappato -era molto in ansia perché teme-va, essendo cieco, di non vederedove fosse collocato il pulsan-te». Con lo spirito di sempre, luiche si era definito «un ragazzo vi-vace e un po' ribelle» innamora-to delle moto e della musica,aveva scherzato sull'eventualitàdi fallire, dopo tante battaglie,proprio nel momento decisivo:«E se non ci riesco? Vorrò direche tornerò a casa portando unpo' di yogurt, visto che qui inSvizzera è molto più buono».
E invece ce l'ha fatta, Fabiano,che «ha voluto procedere subi-to, senza esitare», nonostante leregole per il suicidio assistito inSvizzera lascino al malato la pos-
sibilità di fermarsi, mentre i me-dici hanno l'obbligo di chiedereripetutamente alla persona didesistere. Ma prima di lasciarsi andareha vincolato i suoi amici a unapromessa: «Vi prego, mettetesempre le cinture. Non potetefarmi un favore più grande» hadetto, perché nell'incidente chelo aveva trascinato nel buio, pro-vocato da un attimo di distrazio-ne, la cintura avrebbe potuto for-se salvarlo. «Fabiano era circon-dato dall'amore, ma non riusci-va più a vivere in quelle condi-zioni - ha detto Filomena Gallo,segretario dell'associazione Co-scioni -. Ha affermato il dirittoinalienabile alla libertà indivi-duale davanti a un parlamentoche sceglie di non scegliere e co-stringe un italiano ad andare amorire da solo. L'esilio dellamorte è una condanna incivile».
L'atto finale di accompagna-mento, ha chiarito Emilio Cove-ri, presidente di Exit Italia, consi-ste nella preparazione di una do-
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se letale a base di Pento Barbitaldi sodio, che viene precedutodalla somministrazione di duepastiglie antivomito. Quindi la
dose letale viene versata in unbicchiere d'acqua. «È indispen-sabile essere in grado di intende-re e di volere e poter prendere il
bicchiere e bere, e nel caso dimalati di Sla a cui è stato applica-to il sondino, la dose viene intro-dotta come una bevanda qualsi-
asi». Fabo se n'è andato così: pri-ma un sonno profondo, poi ilsuo cuore ha smesso di battere.
ORIPRODUZIONE RISERVATA
I casi sotto i riflettoriMorti assistite che hanno diviso l'opinione pubblica
TERRI SCHIAVOLa corte suprema della Florida dà al marito
della donna, in stato vegetativo persistente(PVS) dal 1990, il permesso di sospenderne
l'alimentazione forzata
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OD C)
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PIERGIORGIO WELBYIl militante radicale, affetto da Sla, muorecon l'aiuto del medico anestesista dopo
aver chiesto al presidente della Repubblica
il riconoscimento del diritto all'eutanasia
ELUANA ENGLARODopo una lunga trafila legale, la Cassazione
stabilisce l'interruzione dell'alimentazione
forzata come richiesto dal padre
della giovane lecchese, in stato vegetativo
dal 1992
C) C)
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C)
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LUCIO MAGRIIl fondatore de "Il Manifesto", depresso
per la prematura morte della moglie,
si rivolge a una clinica svizzera per morire
con l'aiuto di un medico
BRITTANY MAYNARDCondannata da un tumore incurabile
al cervello, la donna si suicida con l'aiuto
di un medico nella sua casa di Portland
(Usa) dopo aver annunciato in un video
di voler mettere fine alla sua vita
ANSA 'centimetri
La clinica "Dignitas" a Pfaffikon, nel Canton Zurigo, dove il dj Fabo è morto
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A destra dj Fabo
immobilizzato
a lettoA sinistra con
la compagna
Valeria rimasta
accanto a lui
sino alla fine
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Pag. 124
In 2 anni 115 malati
in cliniche elvetiche
Sono 232 le persone che dal 2015
si sono rivolte all'associazione
Luca Coscioni per avere
informazioni sul suicidio assistito
in Svizzera, ma di queste solo 115
si sono effettivamente rivolte a
cliniche elvetiche e alcune hanno
poi cambiato idea prima del passo
finale. La "dolce morte", a cui si
arriva dopo ripetuti colloqui per
accertare la volontà, richiede
procedure mediche di 10-15
minuti e costa 10mila euro.
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Pag. 125
Ora Cappato rischia
12 anni di carcere
per averlo aiutato
È possibile che Marco Cappato
(foto) venga incriminato peragevolazione al suicidio -
«rischia 12 anni di carcere»,
dice Filomena Gallo,
segretario dell'associazione
Luca Coscioni - ma l'ipotesi non
è così scontata. C'è infatti il
precedente - molto diverso, ma
giuridicamente assimilabile -di una coppia italiana assolta
dalla Cassazione nel 2016 per
essere andata in Ucraina per
praticare la maternitàsurrogata, che è vietata in
Italia, ed anche se una Procura
(quella di Milano potrebbe
essere quella competente)
chiedesse per lui il processo,
non bisogna dimenticare che
l'anestesista del caso Welby
venne prosciolto e che
l'autodenuncia annunciata
dall'esponente radicalepotrebbe concludersi con unaarchiviazione. È questo il
quadro che alcuni magistratidi Cassazione tracciano dopo
la morte in Svizzera di dj Fabo
accompagnato verso il suicidio
assistito da Cappato e da altre
persone a lui care. «Sul fatto
che in Italia è considerato a
occhi chiusi un reato quello che
ha fatto Cappato, non c'è
alcuna discussione - spiega un
presidente di sezione - ma
rimane la circostanza che
questa triste vicenda si è
conclusa in un paese straniero
che non considera punibile
l'aiuto al suicidio e la più
recente giurisprudenza dellaCassazione, con una sentenza
del 2002 del giudice Silvestri
che è stato anche presidente
della Consulta, ha detto che
per processare in Italia chi ha
commesso un reato fuori dai
confini è necessario il
requisito della "doppia
incriminabilità", ossia che
quel reato sia considerato tale
anche nello Stato dove è stato
commesso». Tuttavia, spiega
rermellino,«Ia doppiaincriminabilità non è richiesta
esplicitamente dal codice, e
dunque la questione è
controversa e aperta a più
soluzioni».
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Pag. 126
Si riaccende la polemicaParlamento sotto accusaSaviano: «Morto in esilio perché il nostro Paese non ha ascoltato il suo appello»
Il leghista Zaia e Marcucci del Pd invocano una legge sul testamento biologico
di Fiammetta CupellaroROMA
La notizia della scelta di Fabia-no Antoniani di morire con ilsuicidio assistito in Svizzera, do-po aver lanciato i suoi video ap-pelli alla Camera, al governo e alpresidente della Repubblica,piomba sul parlamento e travol-ge tutti. Pino Pisicchio presiden-te del gruppo Misto fa appena intempo a chiedere che «prevalgala pie Las, situazioni drammati-che non si tramutino in vessillipolitici» che le agenzie sono giàpiene di reazioni alla morte di djFabo. Il tweet con cui Marco Lappa-to ha annunciato la sua morteviene retwittato 3.300 volte inpochissimo tempo, altrettantosu Facebook: decine di migliaiale condivisioni e i commenti.Perché la drammatica e lucidascelta di Fabo riapre una que-stione controversa in Italia e dipolemiche mai sopite. Un dise-gno di legge sul biotestamento èin attesa di approdare alla Ca-mera dopo aver subìto l'ennesi-mo rinvio e un ddl di cui l'interacommissione Affari Sociali dice"no" all'eutanasia.
«Non solo per lavorare con di-gnità, ma anche per morire condignità bisogna emigraredall'Italia» è stato il duro attaccodello scrittore Roberto Savianoche dopo i video appelli lanciatida Fabo gli aveva risposto: «Tiauguro di essere libero di sce-gliere» gli aveva scritto e ieri lesue parole sono state un atto diaccusa alla politica, ai partiti.«Fabo è morto in esilio perché ilsuo Paese, il nostro Paese, nonha ascoltato il suo appello», hascritto Saviano. Poi un attaccoanche alla Chiesa cattolica: «Per-donaci per aver reso la religioneche crediamo di osservare tal-mente vuota da non saper più ri-conoscere un Cristo quando loabbiano di fronte».
Dolore, rispetto, dignità sonole parole che si rincorrono neicommenti per Ditta la giornataper una morte che divide le co-scienze, ma non apre la com-prensione tra le forze politiche.Così, il fronte dei cattolici si è ri-compattato nella condanna perla scelta di Fabo. Per MaurizioLupi, presidente dei deputati diArea Popolare: «Lo Stato non
Roberto Saviano
può dare la morte» mentre il de-putato Gian Luigi Gigli, presi-dente del Movimento per la vi-ta, parla di «omicidio consen-ziente». Cauto il capogruppo diForza Italia, Renato Brunetta:«Il Parlamento non deve scap-pare, ma stop alle forzature».Poi arriva il commento di Cap -pato e Filomena Gallo: «Fabo èlibero, la p olitica ha perso».
I soda] sono stati invasi dicommenti anche da parte di at-tori, scrittori, registi. «Non ab-biamo avuto pietà di te. Ora tuabbi pietà di noi», scrive su Twit-ter, Luciana Littizzetto attrice escrittrice. #Eutanasiasialegale e#Eutanasia sono stati per ore incima alla classifica degliHash lag. Così il conduttore tele-
visivo e giornalista Luca Telese:«Alla fine, se non si è accecatidall'ideologia, a storia è sempli-ce: diritto a vivere e diritto a mo-rire, se la malattia ti schianta». Ei conduttori della trasmissioneLe Iene lanciano l'hastag #fabo -libero: «Abbiamo parlato delsuo viaggio in Svizzera, stamatti-na alle 11.40 l'abbiamo salutato.Ciao Fabo, ora sei libero». E l'ap-pello del regista Ferzan Ozpetekche invita ad «approvare la leg-ge sul fine vita».
«Mi vergogno di un Paese e diun Parlamento incapace di daredignità e libertà a chi chiede au-toderminazione» dice NicolaFrantoianni, segretario di Sini-stra Italiana. IleanaArgentin, de-putata del Pd affetta da amiotro-
Maurizio Lupi
fia spinale: «Non è possibile chenel nostro Paese l'eutanasia fac-cia così paura, nessuno osa af-frontare la questione fino in fon-do per mancanza di coraggio».
Eppure, qualche spiraglio perarrivare ad una legge in tempibrevi ci sarebbe. Almeno sul bio-testamento. «Il parlamento variquanto prima una legge ben fat-ta sul testamento biologico» in-calza Luca Zaia governatore delVeneto e big della Lega Nord. Lostesso appello arriva da diversiparlamentari Pd come il senato-re Andrea Marcucci che confes-sa: «Come senatore mi sento re-sponsabile di un parlamentobloccato dai veti. Legge sul te-stamento biologico adesso».
eRPROCAZIDNERIS-2JATA
L'eutanasia in EuropaGran Bretagna
Suicidio assistito
autorizzato in casi
estremi
Svezia
Eutanasia passiva
legale dal 2010
IL GLOSSARIOEutanasia (attiva)
Decesso provocato da somministrazione
di farmaci
Eutanasia passiva
Interruzione trattamento che tiene in vitail malato (nutrizione e idratazione artificiale)
Suicidio assistito
Atto autonomo di porre fine alla propria vita
con mezzi forniti da un medico
Belgio
Legale dal 2002.
Dal 2014 anche
per i minori
Francia
Parzialmente
ammessal'eutanasia passiva
Spagna
Ammessi eutanasia
passiva e suicidio
assistito
Lussemburgo
Legale dal 2009
su richiesta del malato
T7-411111111iFonte: Centre d' information sur l'Europe
Germania
Eutanasia passiva
legale dal 2015
Svizzera
Legale il suicidio
assistito
Olanda
Legali dal 2001
eutanasia
e suicidio assistito
ANSA ,centimetri
I socia) invasi
dai commenti
«Noi non abbiamo avutopietà di te, abbi pietà
di noi» scrive Littizzetto
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Pag. 127
Deriu, il cattolico liberale amico di Pannella
«L'accanimento terapeutico va limitato»
SASSARI. Roberto Deriu ama
definirsi un cattolico liberale. Il
consigliere regionale del Pd, ma
con un legame con i radicali grazie
alla sua amicizia con Marco
Pannella, chiede una legge per
definisca meglio i confini delle
cure, fino a che punto possono
arrivare i trattamenti. «Non è un
argomento semplice - afferma -.
Da un lato c'è la necessità di
difendere la vita, dall'altroabbiamo spesso a che fare con un
esistente che fatichiamo a considerare una vita. E purtroppo questo
caso estremo è diventato sempre più frequente. Prima si moriva più
facilmente, oggi invece si riesce a sopravvivere». Secondo Deriu serve
una normativa che «più che porre il problema sul diritto di vivere o
morire, cosa che non ha nessuna risposta precisa o definitiva, dia un
orientamento più preciso sui limiti delle cure, sull'accanimento
terapeutico. Siamo in grado di far sopravvivere le persone ma la
medicina non è in grado di curare tutte le malattie. Questa medicina ti
salva la vita ma non l'esistenza. Credo che una legge debba porre un
limite a questo». Su queste riflessioni ha avuto una influenza anche il
legame con Marco Pannella. «Oggi la sua memoria mi aiuta nella ricerca
delle soluzioni più vicine alla vita, quelle che consentono di dare il
massimo di libertà e umanità alla legge». Il consigliere regionale
vorrebbe che anche la Chiesa prendesse una posizione più netta sul
tema. «Come cattolico appartengo alla chiesa e ne seguo il ministero,
ma tutti noi cattolici avremmo bisogno di parole più chiare». (al.pi.)
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Pag. 128
L'addio di Dj Fabo, ora la legge> Suicidio assistito in Svizzera: "Fuori da questo inferno di dolore, lo Stato non mi ha aiutato"> Ddl sul fine vita, la relatrice: "La tragedia parla a tutti noi, ma l'eutanasia sarà sempre vietata"
Le ultime ore di Fabo"Via da quest'infernoce l'ho fatta senzal'aiuto del mio Stato"
DAL NOSTRO INVIATO
PIERO COLAPRICO
PEAFFIXON (ZURIGO)LE suE labbra per amare un'ul-
tima volta e per uccidersi. Di-
cono che se ne sia andato
«esattamente come voleva», il dj
Fabo, e comunque non l'ha fatto a
bassa voce. Protesta, perché «sono
arrivato in Svizzera con le mie for-
ze e non con l'aiuto del mio Stato».
SEGUE ALLE PAGINE 2 E 3
SERVIZI DA PAGINA 2 A 4
tiere popolare di Milano han-
no potuto dormire accanto a
lui, su un divano letto e su un
letto alla francese, e anche
un'infermiera, che pure ne ha
viste di tragedie, ieri non na-
scondeva le lacrime sulle guan-
ce. «Hanno fatto casino», mor-
te o non morte imminente, e
ognuno ha ricordato le sue sto-
rie, con Fabo che ha scherzato
con tutti, con la sua voce spos-
<SEGUE DALLA PRIMA PAGINADAL NOSTRO INVIATO
PIERO COLAPRICO
PEAFFIKON (ZURIGO)RINGRAZIA il radicale Mar-
co Cappato, che l'ha
strappato «a un inferno
di dolore, di dolore, di dolore».
E chiunque abbia ascoltato in
Internet questo suo ultimo file
audio può comprendere quan-
ta fatica fisica gli costasse ogni
sillaba. Era completamente paraliz-
zato e cieco da tre anni, per un
incidente d'auto nell'estate
del 2014: «Sono un cervello at-
taccato a un corpo che non ub-
bidisce e che non vede più nul-
la intorno a lui», diceva. E
quando qualcuno gli suggeri-
va che, udendo e pensando,
avrebbe potuto combinare an-
cora qualcosa con la musica, la
sua passione, non cí stava: «La
musica era felicità, era bellissi-
mo tornare a casa alle 7 del
mattino, parlare con le perso-
ne, ora non riuscirei a far nul-
la. A volte quando sento la mu-
sica mi viene addosso una
grande, insopportabile tristez-
za, era la vita e questa non è la
vita», era diventata un naufra-
gio e dj Fabo s'è inabissato.
Eppure, per essere fedele al
se stesso di un tempo e al com-
battente quotidiano che era di-
ventato, è arrivato a Pfaffikon
sabato pomeriggio, dopo cin-
que ore di viaggio da Milàno: e
con lui, nella clinica Dignitas,
ha fatto irruzione il "Giambelli-
no". Frantumando le abitudi-
ni svizzere, gli amici del quar-
sata. Finché è arrivata l'ora.
Ha sfiorato con le labbra i
tanti affetti e le variegate ami-
cizie di una vita, incarnati dal
gruppo dei cinque o sei ex com-
pagni di scuola e di nerovestiti
amici di strada. Si sono attar-
date quelle labbra con la ma-
dre addolorata, che non ce
l'ha fatta a dirsi davvero d'ac-
cordo, ma che altro poteva fa-
re? Sono state quelle stesse
labbra a baciare come non sa- rà mai più possibile, e dunque
per sempre, l'amore grande
della sua vita. Valeria, che
all'una aveva scritto su Pace-
book: «Vorrei che questa notte
non finisse mai». E poco dopo
sono state sempre quelle lab-
bra a mordere il pulsante che
ha dato il via all'immissione
del farmaco.
«Chissà se ce la faccio, e se
non ci riesco? Visto che lo yo-
gurt svizzero è più buono, me
ne porto un po' a Milano, che
dici?», scherzava, in un'estre-
ma medicamentosa autoiro-
nia. La forza che ha messo in
quella piccola porzione di cor-
po è stata sufficiente a far scat-
tare un meccanismo: nei tubi
delle flebo, senza aiuti esterni,
come prescrive la legge svizze-
ra sul suicidio assistito, dj Fa-
bo si inietta un veleno farma-
cologico che, stando alla medi-
cina, lo uccide senza sofferen-
za. Due assistenti osservano
nel silenzio della stanza senza
musica quegli occhi che si chiu-
dono presto per l'effetto del
narcotico. Venti minuti dopo,
alle 11.40 di ieri, nella zona in-
dustriale di questa cittadina
non lontana da Zurigo, tra
aziende meccaniche e carroz-
zerie, campi di calcio e tiri al
bersaglio, smette di respirare
l'italiano Fabiano Antoniani,
40 anni.
Poco dopo, da questa clinicaracchiusa in una spoglia caset-
ta dipinta di blu, a due piani,
protetta da alberi cimiteriali e
siepi, esce Cappato, con due
volontari dell'associazione Co-scioni. È stato l'esponente radi-
cale a guidare l'auto speciale
per cinque ore: «Mi ha cercato
lui sei mesi fa e da allora abbia-
mo parlato tanto. Anche del
nostro Paese, sinora incapace,
nel suo Parlamento, di affron-
tare questi temi che riguarda-
no i cittadini. Ha deciso da so-
lo, ma io so che ho fatto la cosagiusta».
Quattro ore dopo la morte,alle 15.40, un poliziotto alto emagro e alcuni funzionari esco-no dal cubo azzurrino. Hannoverificato che quella di farla fi-nita fosse la volontà del viag-giatore senza speranza. Nellaclinica che è stata costretta va-rie volte a cambiare indirizzo,
sono state videoregistrate siale decisioni di dj Fabo, sia quel-lo che è avvenuto all'internodella stanza. Quando madre,
fidanzata, compagni si abbrac-ciano in strada, dalle loro fac-ce e dalle loro mani si capisceche per due giorni quest'uo-mo ha ottenuto dal suo mondotutto quello che poteva avere.
E se parenti e amici non vo-gliono condividere nulla con igiornalisti, preferiscono la-sciar parlare i suoi video e l'ap-pello al presidente della Re-pubblica Sergio Mattarella,c'è una signora venezianache, a sorpresa, ci viene a cer-care. Nemmeno lei, come Fa-bo, ha intenzione di abbassarela voce: «Tra ventiquattr'oremio marito farà la stessa cosadel dj. Ha 65 anni, dopo aver
avuto per tutta la vita la classi-ca salute di ferro, due anni fapurtroppo ha scoperto di ave-re un tumore inguaribile. Pervedere almeno un po' di tvprende la morfina tre volte algiorno. Aiutatemi a dire chestiamo subendo la mancanzadi una legge per le famiglie co-me la nostra. In questa clinicaarrivano cinquanta italianiall'anno, ma solo quelli chepossono permetterselo. Il rico-vero costa circa 11 mila euro,960 euro il noleggio dell'au-toambulanza, 260 l'albergo,alla fine saranno 13mila eurocirca». In questi giorni, probabil-mente già in Svizzera, il corpodi Fabiano verrà cremato e lesue ceneri, a quanto pare, do-vrebbero volare in India Nel sol-co che contrappone chi parla divita e di morte, di dignità e di-sperazione, si sente la mancan-za di altre parole, come miseri-cordia, perdono, pietà per unnaufrago come il dj Fabo che hapregato gli amici: «Uè, ragazzi,sono serio, fatemi un piacere,in macchina mettete sempre lacintura. Se me lo garantite, an-dròvia più contento».
MIPSIODUDONE RISERVATA
Il corpo sarà cremato,le ceneri potrebberoessere portatenella sua amata India
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Pag. 129
I NUMERI
232
Gli italiani che dal 2015
hanno chiestoinformazioni sull'eutanasia
all'estero
115
Le personeandate
in Svizzera
Alcune hannopoi cambiato
idea
1 linila,
II costo complessivo
per il suicidio
assistito in una
struttura elvetica
Wif~
3
LE CONDIZIONI
Per accedere
al suicidio assistito inSvizzera è necessario
che la malattia sia
dichiarata incurabilerti e la persona
soffra di doloriinsopportabili o siaaffetta da handicapche le rendonola vita intollerabile
MALATTIE MENTALI
I febbraio 2011
orte supremaizzera ha iparato i gravigurbi mentali a
belli fisici, aprendola strada al ricorso
al suicidio assistitoanche per i malatiche soffronodi queste patologie
CHI PUÒ ACCEDERE
All'associazioneDignitas si possono
rivolgere tuttii maggiorenni,stranieri compresi,ma le operazionipossono aver luogo
solo sul territorioelvetico. La personadeve essere capace
di discernimento
FARMACO
a morte vienedotta grazie un farmaco, tobarbital
sodio, che vieneIto nell'acqua.
In 2-3 minutiil narcotico causail corna profondoe in 10-15 portaal decesso
"PRESCRIZIONE
farmaco non èvendita nelle acie svizzere
ve essere scritto da un
Medico svizzero.Per legge va chiesto
alla personase vuole desistere e
rimandare il tutto adun altro momento
REFERENDUM
maggio 2011 i elettori svizzeri
no votato referendum
chiedeva di estere al bando
il suicidio assistito.IAS per cento si èdichiarato contrarioalla cancellazione
della possibilità
Il morso al pulsantePer attivare l'immissionedel farmaco ha dovutomordere un pulsante
GR alti. scherziPrima di perdere conoscenzaha scherzato con gli amici"Mettete sempre le cinture"
FINO ALL'ULTIMO ACCANTO ALLA FIDANZATA VALERIA
Fabiano Antoniani con Valeria, che gli è stata vicinofino alla fine. Nella foto grande, un primo piano di Fabo
faniono Antonioni, Di roba, nono
A Fsba� ~Oh dow4teg**, 1%-Cstn 140 p* Wel» -c
SAVIANO: UN PAESTIMEMIGRARE ANCHE PER MORIRE
Roberto Saviano su Facebook: "Non solo per lavorare
con dignità, ma anche per morire con dignità si emigradall'Italia. Lo Stato non ha ascoltato l'appello di Fabo"
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Pag. 130
COMEENTO
Perdonaci per quelloche non abbiamo fatto
ROBFAITO SAVLANO11...
ELA SECONDA volta che faccio pub-blicamente un invito a chiederescusa. La prima volta fu per Bep-
pino Englaro.SEGUE A PAGINA 49
PERDONACI PER QUEI J D CHE NON ABBIAMO FATTO<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
ROBERTOSAVIANO
pER LA GOGNA alla quale una parte esigua ma ur-
lante del nostro Paese lo costrinse. Oggi chie-do scusa a Fabiano Antoniani, a Dj Fabo, e glichiedo scusa a nome di tutti gli italiani, per
non essere riusciti a esaudire il tuo ultimo desiderio.Perdonaci per non essere riusciti a occupare, con iltuo appello, ogni spazio disponibile. Perdonaci pernon aver ascoltato la tua legittima richiesta di unamorte dignitosa. Perdonaci per essere andati oltre.Perdonaci per aver vissuto camminando, parlando,guardando senza pensare che tu questo non potevipiù farlo da molto tempo, dall'incidente che ti ha resotetraplegico e cieco, ma lucido nel voler scegliere lamorte a una vita «di dolore, di dolore, di dolore». Per-donaci per non essere riusciti a farti lasciare questa vi-ta in una condizione per te umana, non dovendo af-frontare un viaggio faticoso e assurdo per ottenere inSvizzera quello che avresti avuto diritto ad avere a ca-sa tua. Perdona questa politica bellicosa e questo Pae-se distratto e incattivito che cerca e trova ormai solonemici, nemici ovunque e antagonisti, che non ha piùvoglia e strumenti per trovare alleati, per intrapren-dere battaglie legittime. Che non si rende più contoche un diritto negato all'altro è un diritto negato a sestessi, alle persone che amiamo, a quelle che ci sonovicine. Viviamo tutti come se fossimo invulnerabili,eppure abbiamo costantemente paura, ma ci sfuggo-no gli strumenti che avremmo a disposizione per met-tere al riparo le nostre vite. Crediamo che erigere mu-ri tra noi e le persone che non ci somigliano sia garan-zia di tranquillità e non ci rendiamo conto che ci stia-mo condannando da soli. Che stiamo condannando lanostra generazione e quelle che verranno dopo.
Perdonaci Fabo, per aver perso rispetto per chi sof-fre, per le minoranze, perdonaci per ritenere futili leistanze di chi mostra il proprio lato umano, la propriavulnerabilità, perdonaci per non avere più orecchioper ascoltare chi ha bisogno di aiuto.Mala tempora currunt Fabo, ma da molto tempo, datroppo. Tempi cattivi in cui pubblicamente ci si pro-fessa pro vita, religiosi osservanti, cattolici ferventi einvece nel privato siamo esseri umani incolpevolmen-te carichi di dissidi e debolezze, di dubbi e di rimorsi.Beppino Englaro ha lottato in Italia facendo del pro-prio corpo campo di battaglia. Sua figlia Eluana ha vis-
suto in stato vegetativo per 17 anni: i danni subiti a se-guito dell'incidente erano anatomicamente irreversi-bili eppure Beppino ha dovuto intraprendere un cam-mino giudiziario per provare a ottenere legalmentein patria ciò che all'estero avrebbe potuto avere connotevole risparmio di tempo ed energie.
Al fianco di Beppino i soliti Radicali, quelli che stan-no sempre dalla parte dei freak, degli strambi, di chinon accetta lo status quo e si batte per l'eutanasia le-gale, per la legalizzazione della cannabis, per condi-zioni più dignitose nelle carceri italiane. Accanto aBeppino qualche scrittore tuttologo che "Hai persouna buona occasione per tacere", "Se parli di mafiesei più credibile".
Accanto a Beppino tanti altri, ma assente la politi-ca: quella era contro o taceva. La Regione Lombardianel 2016 è stata condannata a un risarcimento di143mila euro per il decreto emanato da Roberto For-migoni che vietava la sospensione delle terapie aEluana. Questo fu il ruolo della politica nel caso Engla-ro. Ma vuoi sapere, Fabo, cosa è cambiato dal 2009?Dalla morte di Eluana? È cambiato che la politica hadeciso che questi non sono più affari suoi. Ha decisoche può rimandare la discussione in Parlamento sul fi-ne vita ad libitum e può farlo perché è stata più bravadi noi, ed è riuscita a far passare l'adagio che in tem-po di crisi non esistono altre priorità diverse da quelleeconomiche. E fa nulla che nemmeno quelle si riesca-no a risolvere: ciò che è ormai chiaro è che le minoran-ze non ci interessano. Che siano gay, diversamenteabili, stranieri, coppie impossibilitate a procreare,persone che hanno subito abusi dalle forze dell'ordi-ne o essere umani rinchiusi in corpi, come gabbie,che vorrebbero essere liberi di lasciare.
Questo è il nostro Paese. Un Paese in cui la vita de-ve scorrere senza impedimenti di sorta, senza intop-pi apparenti. Tu Fabo hai potuto chiederlo con la tuavoce. Ti abbiamo sentito chiedere una morte dignito-sa. Non esiste giustificazione possibile al silenzio chehai ottenuto in risposta. Non esiste giustificazione eurgenza possibile per la mancanza di empatia, di at-tenzione e di umanità del Parlamento e del Paese incui ti è toccato in sorte di nascere e dal quale sei statocostretto ad auto esiliarti per morire. Perdonaci peraver reso la religione che crediamo di osservare tal-mente vuota da non saper più riconoscere un Cristoquando lo abbiamo di fronte.
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Pag. 131
L'INTERVISTA. 2 / MARCO CAPPATO
"Lo so, rischio il carcere
perciò mi autodenuncio"
itOMA.«Oggi vado dalla polizia e mi autodenuncio per averaiutato Fabo a morire portandolo in Svizzera». Marco Cap-pato, dell'Associazione Coscioni lo dice col tono sereno dichi da anni si batte in prima persona per la libertà di scel-ta, per leggi sul fine vita, per una sull'eutanasia.
Perché lo ha fatto?«Me lo ha chiesto Fabo, mi ha contattato perché non vo-
leva che la madre o la fidanzata Valeria rischiassero 12 an-ni di carcere per aiutarlo ad uscire dalla gabbia che era di-ventata la sua vita. La legge prevede infatti dai 5 ai 12 an-ni per omicidio del consenziente».
Con l'autodenuncia cosa accadrà?«Lo Stato italiano avrà due scelte. O voltare ancora una
volta lo sguardo, e così chi è ricco potrà con-tinuare a pagare e morire tranquillamentein Svizzera mentre gli altri senza mezzi eco-nomici e possibilità continueranno a soffri-re in Italia. Oppure lo stato decide di incri-minarmi e si andrà a processo».
Il processo è un'occasione?«Sì, sarebbe il posto giusto per parlare di
libertà costituzionali, della possibilità di di-sporre del proprio corpo. E di un codice pe-nale che oggi non fa distinzione tra soffe-renza insopportabile e chi invece viene ma-nipolato, istigato al suicidio».
Marco Cappato Perché una legge sull'eutanasia?«Perché metterebbe dei paletti, chiari-
rebbe i punti, consentirebbe distinguere le varie situa-zioni, realtà. E alla fine lascerebbe morire chi veramentelo vuole, e non è manipolato o istigato da altri. E aiutereb-be a vivere chi in realtà dicendo che vuole farla finita chie-de solo di essere accudito».
Cosa le ha detto Fabo?«Mi diceva: guarda che conosco tutti nel quartiere. Se
non mi aiuti tu, uno che mi spara lo trovo. Poi si è appassio-nato alla legge sul testamento biologico, a quella sull'euta-nasia. Cose di cui non si sarebbe mai occupato senza queltragico incidente. In fondo ha resistito qualche settimanain più pensando che con la sua testimonianza forse un do-mani avrebbe evitato ad altri il suo inferno».
(c.p)ORIPgoounoNf fOSZRVATA
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Un grande tema nel quale le parole sono più importanti che maiEcco le più frequenti con la spiegazione di un docente di Bioetica
dizionario delfinevita
Il dilemma tra libertà di vivere e scelta di morire
MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA. Eutanasia, suicidio assistito, accani-mento terapeutico, rifiuto delle cure, reda-zione. Libertà di vivere, scelta di morire.Nel grande e immenso tema del fine-vita leparole sono più importanti che mai. Perchéè sui termini, e spesso sulla mistificazionedi questi, che si gioca oggi la grande partitadi leggi e protocolli che regoleranno d'orain poi la vita di tutti noi. Con l'aiuto di Mau-rizio Mori, professore di Bioetica all'università dí Torino, abbiamo provato a definiretermini più importanti che riguardano, ap-punto, il diritto o meno di poter deciderequando e come morire se gravemente ma-lati.
ACCANIMENTO TERAPEUTICO. Si defini-e "accanimento" la somministrazione diapie sproporzionate per le condizioni
tpaziente, terapie che producono soffe-. _ge estreme e non sono di alcun beneti-
iiiiker il malato. «Il cento delicato - suie-
P iteMthrzio Mori - è chi decide se si trattadi accanimento, il medico o il paziente?Non esiste una legge che definisca qual è illimite tra la cura e l'abuso della cura, e inquesta zona grigia il rischio di non rispetta-re il paziente è ancora molto alto».
'2,..,4119TESTAMENTO. Oppure Dat. Oppu-_
ento biologico. Ognuna di questetoni ha sfumature diverse ma la so-
è la stessa, sia che vengano definitento, o "Dichiarazioni anticipate diento" come nell'attuale proposta
ge che verrà discussa la prossima set-timana alla Camera. Spiega Mori: «In tutti icasi si tratta di una dichiarazione, scrittaora per allora, in cui la persona specificaquali sono le cure a cui vorrà essere sottopo-sta quando si troverà in una determinata si-tuazione di malattia o disabilità. E soprat-tutto quando e come le cure dovranno esse-re interrotte, e quale il limite oltre il quale isanitari non potranno proseguire con i trat-tamenti». Sembra semplice, ín realtà le po-sizioni etiche e politiche sul testamento bio-logico restano nel nostro paese abissalmen-te lontane..-EUTANASIA. È l'atto con cui il medico
cAdia volontariamente la morte del pazien-_
sdrichiesta del paziente stesso. La paro-le viene dal greco e vuol dire "buona mor-
te". Da non confondersi, assolutamente,coni suicidio assistito. È vietata in Italia e
IlliÚcamente in tutta Europa tranne che
in Belgio e in Olanda, dove è stata ammes-sa, tra durissime polemiche, anche per i mi-norenni. In commissione Giustizia giaceuna legge per la depenalizzazione dell'eu-tanasia, ma è assai difficile che approdi, néora né mai, al dibattito parlamentare. Ilmondo cattolico parla poi anche di "eutana-sia passiva" per definire il rifiuto delle cureda parte del malato, e la sospensione di que-ste da parte del medico. Ma gran parte deibioeticisti afferma che questa definizionenon esiste, perché il rifiuto delle cure è qual-cosa di ben diverso dall'eutanasia.
'RITO DELLE CURE. Nel nostro paese
mo e sancito dall'articolo 32 dellaione il diritto di rifiutare le cure. In
momento il paziente può ottenere lasione dei trattamenti medici, in qua-fase della
I
snr-
kif"Tteituralmente, in assenza di una leg-ge sul testamento biologico, quando il pa-ziente non è più autonomo e in grado di farvalere le sue volontà. Come ad esempio, nelcaso di Eluana Englaro, a cui alla fine dellalunga battaglia giudiziaria del padre Beppi-no, furono sospese la nutrizione e l'idrata-zione artificiale (vuol dire mangiare e bereattraverso un sondino o attraverso la Peg,
ossia un bottone posizionato nella pancia,e nel quale viene immesso il cibo frullato oartificiale). Questo è un punto cruciale, siaper quanto riguarda il testamento biologi-co sia per la sospensione delle cure. Chiari-sce Maurizio Mori: «C'è chi ritiene idrata-zione e nutrizione terapie mediche, di cui èlecita l'interruzione, e chi invece le defini-sce sostegni vitali e quindi impossibili da so-spendere». La legge sul biotestamento indiscussione al Parlamento prevede che sipossa ottenere lo stop dell'alimentazioneartificiale.".7s,íSEDAZIONE PROFONDA. È una pratica
delta medicina palliativa. Consiste nel som-~rare al paziente, su sua richiesta, far-
ne annullino progressivamente lanza, allo scopo di alleviarne i sintomie psichici, nelle condizioni di immi-
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Pag. 133
gigténza della morte. È ciò che chiedono spes-
so i malati terminali, in particolare i malatidi Sla quando rifiutano le cure per poter mo-
rire senza dolore. Il caso emblematico èquello di Piergiorgio Welby che la ottenne,dopo essersi fatto togliere il respiratore.
lUICIDIO ASSISTITO. Da non confonde-re Ynai con l'eutanasia, ed è la strada scelta
morire dal Dj Fabo. In strutture a que-edicate, il paziente beve autonoma-e il cocktail di farmaci che lo porteran-
n«la morte. È dunque un atto volontarioétéí malato, e per questo non deve essere
confuso con l'eutanasia. Vietato in Italia, èinvece permesso in Svizzera, e sono ormaicentinaia i pazienti in fase terminale chespesso accompagnati dai parenti, e graziead associazioni come "Exit", giungono nel-lo chalet d'oltralpe dove assistiti da medicie infermieri muoiono dolcemente. Per otte-nere il suicidio assistito si devono presenta-re cartelle cliniche che attestino la fase ter-minale della malattia.
NEL MONDO
ERE STATI UNITI
È ammessa la
rinuncia alle curenecessarie alla
sopravvivenza. InOregon, Vermont eStato di Washingtonè consentital'eutanasia attivacon la
somministrazionedi farmaci
CINA
Il governo diPechino consenteda qualche annol'eutanasiaattiva dei pazientimalati terminalicon la
somministrazionedi farmaciche provocanola morte
SVIIIERA
Ammesso il suicidioassistito, cioè lapossibilità che ilpaziente si possauccidere con farmaciin strutture dedicateIn Germania, Svezia
e Portogallo oltre alsuicidio assistitoè consentita larinuncia alle cure
PAESI BASSI
Nel 2001 è stato ilprimo paese al
mondo a consentirel'eutanasia: chi ne fa
richiesta deve avere
compiuto almeno12 anni. C'è una
proposta dirimuovere il limite
ancora nonesaminata
I II
BELGIO
La legge chelegalizza l'eutanasiaè in vigore dalsettembre 2002. Dal13 febbraio 2014 è
legale l'eutanasia sui
minori: nessunarestrizione di età madeve essere espressa
anche la volontàdel minore
Il
ITALIA
In Italia eutanasia esuicidio assistitosono illegali. Sul
tema sono statepresentate negliultimi anni varieproposte di leggeil cui esame in
commissione èiniziato alla Cameranel marzo scorso
Un frame tratto dal video-appello del dj Fabo al presidente Mattarella
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IL DOVERE
DI SCONFIGGERE
L'IPOCRISIALUIGI LA SPINA
Ancora una volta, unatragica scelta di
morte, quella di Fa-bo, scuote e interpella la
coscienza di tutti, ma accu-
sa una politica che, sempredi più, sembra sorda e lon-tana dai veri e grandi pro-blemi dell'esistenza degliitaliani. Impegnata in di-spute personalistiche e in-decifrabili per un poterevuoto di significato per lesofferenze di tante perso-ne, timorosa di qualsiasidecisione che, affermandoil valore della sua funzione,possa però rischiare di farperdere qualche consenso
elettorale. Risultato di questa vergo-gnosa ignavia della nostraclasse politica, di fronte alladrammatica questione del-l'eutanasia, è la sostanziale,unica soluzione che si offre atutti coloro, malati e familia-ri, che chiedono, ormai dadecenni, un aiuto legale perinterrompere una vita chenon ha più i minimi caratteriper definirla tale: l'ipocrisiadi Stato.
E la risposta concreta diuno Stato vile che finge diignorare quanto quotidia-namente succede nellestanze degli ospedali, co-perto dalla caritatevoleomertà di medici e infer-mieri che si affannano a le-nire sofferenze insopporta-bili di malati per i quali lecure non offrono più unasperanza di vita, ma unacondanna a una esistenzasenza vita. CONTINUA A PAGINA 25
IL DOVI T, iDI SCONFIGGI T, i
L'IPOCRISIALUIGI LA SPINA
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Sì, perché le moderne tec-nologie mediche consen-tono di posticipare, quasi
indefinitamente, il naturaleprocesso della morte, propriocontraddicendo quel rispettodella vita e, appunto, del corsodella natura, al quale si appel-lano coloro che si oppongonoal cosiddetto «testamento bio-logico». Gli sviluppi della scienza,bisogna prenderne atto e, an-che in questo caso, non usareparole che hanno assunto si-gnificati diversi da quelli delpassato, hanno pesantemen-te influito sul transito tra lavita e la morte. Un confineche non solo non è più defini-to, ma che si può spostare ar-tificialmente, minando sicu-rezze morali e filosofiche fon-date su condizioni del malatoche sembravano certe e im-mutabili. In un certo senso,come diceva Umberto Vero-nesi, è come se la medicinamoderna avesse espropriatoil diritto alla morte.
Il tema che l'inascolato ap-pello di Fabo allo Stato italia-no ha risollevato è certamentedelicatissimo, perché non solodivide credenti e laici, ma uni-
sce tutti sul crinale di unafrontiera, il territorio che se-para la vita dalla morte, avvol-to da un indecifrabile mistero,quello di un destino di cui sola-mente l'uomo possiede l'ango-sciosa consapevolezza. Eccoperché è il rispetto della suadignità che può riscattare siauna sorte che appare insop-portabile, sia un diritto fonda-mentale della persona, quellodi una scelta autonoma e indi-viduale. Una scelta che nonequivale alla disponibilità as-soluta della propria vita, macondizionata da una serie diregole che accertino, innanzi-tutto, la libera e totalmentecosciente volontà di chi decidedi voler interrompere la suaesistenza, ma anche prevedal'accertamento medico del-l'impossibilità di una cura chepossa salvare il malato.
Uno Stato non ipocrita, ap-punto, non deve avere una he-geliana etica di Stato, se nonquella del rispetto per il dirit-to alla libertà di coscienza ditutti i suoi cittadini, senza im-porre obblighi a chi non si sen-ta di poterli assumere rispettoalla propria fede religiosa, masenza neanche costringere chinon ne ha una, o ne ha una di-versa, ad accettarli. E' giusto,infatti, ammettere il ricono-
scimento dei valori di coloro iquali ritengono che la vita, inqualunque condizione sia ri-dotta, sia un bene assoluta-mente non disponibile, ma nonè giusto negare a coloro chenon condividono questa opi-nione la possibilità di inter-romperla, quando ritenganoche, in realtà, non ci sia più.Uno Stato, dunque, che abbiaun'etica civile e che alla libertàdi ciascuno ponga solo il limi-te, naturalmente, della libertàdegli altri e di una pacificaconvivenza in una comunità.
Dopo le drammatiche e ter-ribili vicende di PiergiorgioWelby, di Eluana Englaro, ora,questa di Dj Fabo, dovrebbecostringere persino la nostrapolitica, così autoreferenziale,a smettere di non voler vederequello che succede in tutti gliospedali italiani, a non com-prendere e non decidere di al-leviare le sofferenze delle tan-tissime persone e dei loro fa-miliari che non arrivano a gri-dare la loro disperazione sullepagine dei giornali, in tv o inrete, ma combattono ognigiorno una lotta inutile e cru-dele. Perché la solitudine incui lasciamo queste persone èil male peggiore, persino peg-giore della morte.
O BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Illustrazione di Irene Bedino
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Pag. 135
Il dj tetraplegico ha morso un pulsante per morire in una clinica svizzera: «Qui senza l'aiuto del mio Stato». Nel 2016 Io hanno fatto 50 connazionali
Il suicidio di Fabo scuote l'ItaliaCappato pochi giorni fa informò il Quirinale. Da Mattarella "comprensione umana"NICCOLÒ ZANCANINVIATO A PFAFFIKON (SVIZZERA)
er favore, puoi ripe-// ancora una vol-ta il tuo nome?».
L'infermiera ha più di cinquan-t'anni, non è la prima volta chesi trova in questa situazione, masta piangendo. «Mi chiamo Fa-
biano Antoniani» risponde lui.«Fabiano Antoniani», dice an-cora scandendo le sillabe peressere compreso. È un italianodi quarant'anni esule in Svizze-ra. Sono le undici di mattina. Ilsole ha sciolto la neve sui pratilasciandoli lucidi e rigogliosi.
CONTI NUAA PAGINA 2
Amabile, Grignetti e Tornielli DAPAG 2A PAG. 5
Gli scherzi con gli amici
i saluti, l'ultimo grazie
Poi Dj Fabo si è uccisoIl 40enne in Svizzera per il suicidio assistito ha azionato
con un morso il pulsante che gli ha donato la morteall'infermiera.
Per la verità, per lui non ècosì facile parlare. Non lo è af-fatto. Ogni lettera è un rantolocavato via dal petto, che saledai tubi piantati nella tracheaper permettergli di respirare.Ma gli hanno fatto ripetere ilsuo nome perché così vuole ilprotocollo. È una trafila obbli-gatoria che solleva ogni re-sponsabilità da chi è presente,e quindi anche dalla Dignitas,l'associazione che si occupadei suicidi assistiti in Svizzera.Perché è di questo che si trat-ta. Di confermare la propriascelta e di essere, al tempostesso, gli autori materiali delgesto che determinerà la mor-te. Ma Fabiano Antoniani nonpuò bere autonomamente ilbicchiere con dentro 15 gram-mi di pentabarbital di sodio, lapozione che placherà le sueatroci sofferenze. Non può far-lo perché è tetraplegico e nonpuò muoversi, ed è anche com-pletamente cieco. Hanno pre-parato apposta per lui un co-mando da mordere, per attiva-re la somministrazione in viaendovenosa. Un modo per con-sentirgli di affermare la suavolontà oppure recedere, fino
all'ultimo istante. Ma non èquesto che vuole fare Dj Fabo,non vuole tornare indietro,l'unica cosa di cui ha paura è dinon riuscire a morire. Chiedeche gli venga somministrato ilmedicinale antivomito, è il pri-mo passo. Acconsente ancheal fatto che venga accesa unatelecamera: servirà per chiari-re e scagionare. Adesso è dav-vero tutto pronto. Al suo fian-co restano la madre e la fidan-zata Valeria. Dj Fabo può deci-dere ancora per la sua vita.
Arrivare fino qui è stato unsupplizio. «Sono lunghe cin-que ore di auto senza vedere esenza potersi rendere conto diquello che sta succedendo», di-ce Marco Cappato dell'asso-ciazione Luca Coscioni. È luiche ha organizzato il viaggio.«Sono io che mi assumerò ogniresponsabilità», ripete in con-tinuazione. Sono partiti dome-nica su un'auto grigia metalliz-zata, allestita per ospitare lasedia a rotelle. Tenerla legatasaldamente, era il primo pro-blema. Assicurare la respira-zione di Fabiano Antoniani, ilsecondo. È stato un viaggio al buio,in silenzio. Passata la frontie-
Reportage
NICCOLÒ ZANCANINVIATO A PFAFFIKON (SVIZZERA)
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Davanti a un campo dapallone deserto, c'è que-sta casetta di lamiera
azzurra. È nella zona indu-striale di Pfaffikon, a 20 chilo-metri da Zurigo e 240 da Mila-no. «La troverete a fianco dellafabbrica di porte Lobag», dico-no i residenti per spiegare lastrada. E sta lì in mezzo, infat-ti, tutta protetta da una siepe.Nel piccolo giardino internohanno costruito un laghettoartificiale. C'è un airone di le-gno fisso nell'acqua. Qualcunoha lasciato un pacchetto di si-garette sul tavolo accanto al-l'accendino. Dentro la struttu-ra, nella stanza grande, conquattro finestre e una stufa adangolo, sopra un letto con lerotelle, ora è sdraiato FabianoAntoniano detto Dj Fabo.«L'unica cosa di cui ho paura èdi non riuscire a morire», dice
ra a Chiasso, lui non ha potu-to vedere questa primaverain anticipo, i trattori già al la-voro nei campi, i bambini inbicicletta, i laghi, le serre, lebestie al pascolo. Non ha po-tuto vedere niente. E nienteha detto. «Quando siamo ar-rivati, abbiamo dovuto solle-varlo in quattro per portatosul letto», dice ancora MarcoCappato. Domenica sera. Do-po la prima visita medica conil personale della Dignitas,Fabiano Antoniani ha man-giato mezzo chilo yogurt allastracciatella. Poi ha scherza-to con gli amici che erano ve-nuti per accompagnarlo. As-sieme hanno ricordato vec-chie vacanze estive. «Vogliodirvi una cosa - ha detto a uncerto punto -. Non prendete-mi per scemo, ma mettetesempre la cintura, fatemiquesta promessa».
Fino al 13 giugno del 2014, lavita di Fabiano Antoniani erastata una vita felice o almenodignitosa, prima dell'incidentestradale. «Mettete sempre lacintura, ve lo chiedo ancorauna volta. Promesso?». Poi haregistrato l'ultimo messaggiovocale, ancora trovando il fiato
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dentro se stesso: «Sono final-mente arrivato in Svizzera e cisono arrivato, purtroppo, conle mie forze e non con l'aiutodel mio Stato. Volevo ringra-ziare una persona che ha potu-to sollevarmi da questo infer-no di dolore, di dolore, di dolo-re. Questa persona si chiamaMarco Cappato e lo ringrazie-rò fino alla morte. Grazie Mar-co. Grazie mille». La fidanzataValeria ha scritto su Facebook:«Vorrei che questa notte nonfinisse mai». Un altro yogurt a colazione,ma questa volta svizzero. «Èmolto più buono del nostro»,ha detto scherzando Fabo. «Senon riuscissi a morire, almenovoglio portarne qualche barat-tolo a casa». Proprio in quel momento, lìdavanti, si avvicinava un'altrasignora italiana, come in avan-scoperta: «Mio marito ha untumore in fase terminale. Sia-mo partiti da Venezia. Abbia-mo prenotato una stanza nel-l'albergo qui accanto. Doma-ni...». Morire in trasferta, sen-tendosi abbandonati dal pro-prio Paese. È questo che suc-cede nella casetta azzurra diPfaffikon. Ma intanto questo era ilgiorno di Dj Fabo, quarant'an-ni compiuti il 9 febbraio. Era ilgiorno per ricordare i suoiviaggi in India, la passione perla moto, l'amore e gli amici, lamusica sempre. E questa osti-nazione. Questa forza straor-dinaria per arrivare fino a qui.
Così si è chiusa la notte sen-za fine di Dj Fabo, come luistesso aveva definito la sua esi-stenza dopo l'incidente. Den-tro un mattino limpido di sole,davanti a un campo di calciocon l'erba profumata.
«Mi chiamo Fabiano Anto-niani», ha detto all'infermiera.Poi ha morso il pulsante. Era-no le undici e quaranta di mat-tina. Si è addormento dopo po-chi minuti. La sua stanza erapiena di luce.
«Fabo adesso è libero» hadetto Marco Cappato. Ed eradavvero un bel modo di chia-mare la morte.
Le tappedella
vicenda
È la notte
del 13 giugno2014 quandodj Fabo ha
un incidentestradale chelo rendetetraplegico ecieco. Da alloracomincia il suoinferno. Blocca-to a letto iniziala sua battagliacon i Radicali
A gennaio,dopo il rinviodella discussio-ne della leggesul testamentobiologico,dj Fabo inviaun videoappelloal Presidentedella Repubblicaperché interven-ga sul Parlamen-to in favoredella legge
Il 26 febbra-io dj Fabo chie-
de a MarcoCappato, espo-nente deí Radi-cali di accompa-gnarlo in unaclinica in Svizze-ra per il suosuicidio assistitovisto che nonpuò, espletarloin Italia
Ieri alle11,40 dj Fabo
muore comeaveva decisodi fare. Lo co-munica lo stessoMarco Cappatocon un tweet incui spiega: «Hascelto di andar-sene rispettan-do le regoledi un Paese che
non è il suo»
ANSA Dj Fabo, al secolo Fabiano Antoniani
Una delle stanze della clinica in Svizzera dove è morto dj Fabo
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Le tre vie verso il fine vita
o
Le cosiddette Dat sono le DichiarazioniAnticipate di Trattamento. Sono dichiarazioni
che il soggetto fa quando è ancora in gradodi intendere e volere sulle cure e terapie
che è disposto ad accettare o non accettarenel caso in cui una malattia, o qualunque
altra situazione, gli impedisca in futuro di poteracconsentire o meno al trattamento suggeritodai medici. Tra le terapie rientrano anche
la nutrizione o l'idratazione artificiali.Un disegno di legge sulle Dat è attualmente
all'esame della Camera dei Deputati. Approderàin Aula per la discussione il prossimo 6 marzo.
Cosa diversa è l'eutanasia, anche detta«attiva». Con questo termine s'intende un'inie-zione letale di farmaci somministrata da unmedico su richiesta di un paziente. Una proposta
di legge di iniziativa popolare, portata avantidall'associazione Luca Coscioni, è stata incardi-
nata nelle commissioni congiunte Affari Sociali eGiustizia, ma il dibattito è fermo dal 2016. Laproposta di legge prevede che la richiesta debbaessere «motivata dal fatto che il paziente è affet-
to da una malattia che produce gravi sofferenze,è inguaribile o ha una prognosi infausta inferioreai diciotto mesi».
La terza via è quella del suicidio assistito. Perintenderci è la strada che ha scelto Dj Fabo andan-
do a morire in Svizzera dove non è prevista l'euta-
nasia attiva. La differenza rispetto a quest'ultimaè che il gesto finale spetta al paziente. Il medico
collabora con il soggetto preparando un mix di
farmaci letali, ma è quest'ultimo a compiere l'attodecidendo se assumere o no la bevanda che viene
lasciata a sua disposizione. Per i malati di Sla o
impossibilitati a bere, il paziente aziona con le
labbra o con altri movimenti, un meccanismo che
inietta il cocktail nel sondino. In Italia non è indiscussione alcuna legge sul suicidio assistito.
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I l 40enne nella sua casa di Milano. Intorno le foto della sua vitaANSA
Il videoappello dí dj Fabo al Presidente della Repubblica
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taumento delle richieste
Nel 2016 cinquanta italianihanno scelto la dolce morteandando oltre confine
FLAVIA AMABILEROMA
Emilio Coveri è cieco, una ma-lattia neurodegenerativa glista togliendo irrimediabilmen-te la vista. Ma non è questo ilmotivo che lo ha trasformatonel presidente di Exit-Italia,uno dei principali canali di in-formazione per gli italiani chedecidono di voler mettere finealla loro vita in Svizzera con ilsuicidio assistito. «Amo la vi-ta», precisa più volte. «Mio pa-dre è morto nel 1988 tra soffe-renze atroci», racconta. Pocodopo morì in modo simile an-che lo zio, una sorta di secondopadre per lui. «È stato terribile.
Ho pensato che non vorrei farela stessa fine», spiega. Nel 1996decide di fondare Exit Italia.All'inizio avrebbe dovuto esse-re soltanto un centro di docu-mentazione ma fin dal primoistante gli italiani hanno inizia-to a telefonare per chiedere al-tro. «Vogliono essere aiutati acapire come mettere fine alla lo-ro vita», racconta Coveri.
Quanti sono? Tanti e sempredi più. Nel 2004 arrivavano 30telefonate a settimana. Oggi letelefonate sono tre volte più nu-merose. «Chiamano soprattuttopersone disperate. Una su tredecide di iscriversi per portareavanti la battaglia dell'associa-zione e sostenere il messaggiopolitico ma hanno almeno uninizio di malattia grave e voglio-no avviare la procedura per es-sere liberi di decidere dopoquando andare». Il 20-30% dicoloro che chiedono il nostroaiuto sono malati psichici, pato-logie difficili da capire ed esami-nare anche per i medici svizze-ri». Alla fine nel 2016 sono stati50 gli italiani che sono andati amorire in Svizzera.
Sono invece stati 225 gli ita-liani che hanno chiesto informa-zioni all'associazione Luca Co-scioni, spiega il segretario Filo-mena Gallo. Di questi, 117 hanno
deciso di andare in Svizzera.Non tutti sono morti: alcuni, do-po i test che hanno dato il nullaosta dei medici, hanno scelto co-munque di rientrare in Italia.«Si sono garantiti la certezza dipoterlo fare e hanno scelto dipensarci ancora», spiega.
Bastano 10 minuti per ottene-re il suicidio assistito dal mo-mento di attivazione delle proce-dure mediche e farmacologiche.Ma è molto più lunga e comples-sa la procedura che attiva l'ac-cesso alla morte. Il primo passo,spiega Coveri, è chiamare perinformarsi. Le persone devonoessere perfettamente in gradodi intendere e di volere e avereuna malattia grave, irreversibilee accertata. Gli altri non sonoammessi. Un giorno, per esem-pio, Coveri ha ricevuto due ri-chieste per pazienti minorennida parte di genitori disperati.«Non abbiamo potuto fare nullaperché non è consentito dallalegge svizzera».
Chi ha i requisiti si iscriveall'associazione e riceve unabusta con le informazioni sucome proseguire. Dovrà spedi-re la documentazione medicache provi la loro patologia allaclinica svizzera. Ci sono quat-tro strutture a cui rivolgersi: aBasilea, a Forc h (la clinica vici-no a Zurigo dove è morto dj Fa-bo), a Berna e a Lugano.
Se la struttura accetta la do-manda si viene convocati per uncolloquio con il medico che poiaccompagnerà la persona finoalla fine. Per legge, il medico è te-
nuto a far desistere il paziente.Nel colloquio chiederà più voltese è proprio deciso. C'è chi sce-glie di tornare indietro e rinvia-re. E c'è chi sceglie di andareavanti. Quello che conta è «esse-re in grado di intendere e volerein quel momento e soprattuttopoter essere in grado di prende-re il bicchiere con la dose letaledi medicinale in mano o di poterazionare con la bocca un macchi-nario che permette di ingerire il
liquido». Deve esserci, insomma,la volontà espressa e chiara dichi vuole farsi assistere in questascelta. In pochi istanti il pazientesi addormenta profondamenteper effetto del sonnifero presen-te nella bevanda. Quando nonpuò più avvertire nulla avvienel'arresto cardiaco. Complessiva-mente, dalla somministrazionealla fine, trascorrono 10-15 minu-
ti. La procedura costa circa10mila euro. «Il prezzo da pagare
per morire senza sofferenzeatroci per sè e per i propri cari»,conclude Coveri.
90
telefonate Nel 2004 Exit riceveva
30 telefonate a settimana.Oggi sono triplicate
33% vuole sostenere
Un terzo di chi chiamaè a inizio malattia e vuole
sostenere l'associazione
25% malati psichici
Un quarto di chi chiamaha disturbi psichici difficili
da capire anche per i medici
117
viaggi Nel 2017 oltre 100 italiani
sono andati in Svizzera
Alcuni sono tornati indietro
I limitiBisogna
provare di
avere unapatologia
inguaribile
Non sono
ammessi
minorenni
Il medico
deve accertar-si della volon-
tà effettiva
9
111~-
ANSA
Eutanasia Un'immagine
della campa-
gna dei Radi-
cali in favore
dell'eutanasia
lo
mila euroL'intera
procedurain una clinica
svizzera
costa circa
diecimila
euro
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Dal Colle "comprensione umana"ma nessun intervento diretto
I Radicali raccontano: i consiglieri di Mattarellaci hanno ricevuti e hanno ascoltato il nostro punto di vista
Retroscena
FRANCESCO GRIGNETTIROMA
-
\ -'- on è corretto dire che ilQuirinale sia stato as-sente dalla vicenda di
dj Fabo. Subito dopo la com-movente lettera del giovane aSergio Mattarella affinché ilPresidente facesse qualcosaper sbloccare la discussionesu un ddl dei Radicali che per-mette l'eutanasia assistita,dal Colle era giunta una tele-fonata a Marco Cappato, il te-soriere dell'associazione LucaCoscioni. Venga a trovarci, glihanno detto. Non sarebbe sta-to un incontro diretto con ilCapo dello Stato, ma con duetra i suoi consiglieri più stret-ti, Giancarlo Montedoro, con-sigliere di Stato addetto agliaffari giuridici, e Luisa Coraz-za, consulente del Presidenteper le questioni di caratteresociale. Accadeva il 17 febbra-
io scorso. Forse Marco Cappato si at-tendeva qualcosa di più. Forsesi aspettava un segnale politi-co. In cambio, ha avuto vici-nanza umana. E comunque idue funzionari che l'hanno ri-cevuto sono tra i consiglieripiù vicini a Mattarella e simuovevano su suo indirizzo.
«Due funzionari ci hannoricevuto - racconta ora Cap-pato - e ci hanno tecnicamen-te offerto un "ascolto". Signifi-ca che hanno preso nota dellenostre parole, ma non è statadata alcuna risposta all'appel-lo di dj Fabo. Né nel corso diquell'incontro, né in seguito. IlQuirinale non ci ha parlato».
L'incontro del 17 febbraio,insomma, è presto detto. Idue consiglieri di Mattarellahanno ascoltato in silenzio leragioni del tesoriere dell'as-sociazione vicina ai Radicali edi dj Fabo, hanno preso notadelle doglianze sui ritardi del-la politica italiana nell'affron-tare una questione così deli-cata come l'eutanasia assistita,
e però secondo l'associazionecosì importante e urgente. Ladelegazione di Cappato ha fattoanche diversi esempi di legisla-zione in Europa sulla materia.In Italia, però, hanno dettoamaramente, non è materia sucui si legifera.
Non ci sono reazioni ufficialidal Quirinale. L'incontro deidue consiglieri con la delegazio-ne dell'associazione Luca Co-scioni è confermato, punto. Masi sa che il Presidente ha datolui l'indirizzo ai suoi consiglierie gli è stato prontamente riferi-to l'andamento dell'incontro. Echi nei giorni seguenti ha ascol-tato il Capo dello Stato, sa cheMattarella ha espresso la suagrande comprensione umanaper il giovane dj, la vicinanza alsuo dolore e anche personalepartecipazione, unita però allaconsapevolezza che in Italianon ci sono gli strumenti giuri-dici per dirimere la questione.
Quello che Montedoro e Co-razza non hanno esplicitato èche il Presidente non sarebbeintervenuto pubblicamente
sulla materia innanzitutto per-ché il suicidio assistito secondola legge italiana è un reato, emai il Presidente si sarebbesentito di invitare chicchessia acommettere un reato. Secondo,i due consiglieri avevano chiaroche nemmeno il disegno di leg-ge in discussione in Parlamentosul testamento biologico preve-de una legalizzazione del suici-dio assistito. Terzo, che il temadell'eutanasia è sicuramentemolto discusso nel Paese, e ap-passiona, ma è anche fortemen-te divisivo, ossia non c'è unacorrente d'opinione prevalente,e quindi a maggior ragione Ser-gio Mattarella preferisce con-servare il silenzio.
D'altra parte una costante diquesti due anni è anche la non-interferenza del Quirinale nelledinamiche politiche e parla-mentari. Mattarella, come si èvisto in tanti passaggi recenti emeno recenti, è assolutamenterispettoso del dibattito che sisvolge alle Camere e ritienecorretto non intervenire in unsenso o nell'altro.
e BY NC ND ALCUNI DIR. RISERVATI
11~ L'ascolto del QuirinaleII presidente della Repubblica Sergio Mattarella
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Taccuino MARCELLO
SORGI
La politicadivisa senza
speranzadi intesa
Come già quella diEluana Englaro, lamorte di Fabio Anto-
nioni, il «dj Fabo», ha solle-vato grande impressione,anche se è improbabile cheil Parlamento, sull'onda delcaso sollevato dallo stessoAntonioni, che aveva chie-sto aiuto anche al Presiden-te della Repubblica per po-ter avere in Italia lo stessotrattamento ottenuto al-l'estero, acceleri la discus-sione sulle proposte di leg-ge che riguardano il finevita. Non accadde dopo lacontrastata procedura,autorizzata solo alla finedalla magistratura, cheportò alla fine della Engla-ro, ed è assai difficile chepossa verificarsi oggi, seb-bene Marco Cappato, cheinsieme ai radicali ha assi-stito il dj fino all'ultimoviaggio in Svizzera, e haannunciato che si autode-nuncerà per il reato di«aiuto al suicidio» per ilquale potrebbe rischiareuna condanna a dodici an-ni, sia deciso a continuarela sua battaglia per il dirit-to civile all'autodetermi-nazione sulla propria vita.
Tra i casi Englaro e An-tonioni ci sono varie diffe-renze: contro la decisionedel padre di Eluana di asse-condare la volontà della fi-glia arrivò a mobilitarsi ilgoverno Berlusconi, cheavrebbe voluto impedireper decreto, e fu fermatodal Presidente Napolitano,l'interruzione dell'assisten-za sanitaria che condussela ragazza alla morte. Nelcaso del dj Fabo è probabileche Gentiloni decida di nonintromettersi, dato che tut-to s'è svolto all'estero, ilParlamento è al lavoro damesi, per non dire da anni,su una materia delicata co-
me questa, senza riusciread arrivare a un risultato, enella maggioranza che so-stiene il governo già affiora-no divisioni con Ncd. Il «sì»del Pd (non tutto), di Sini-stra e 5 stelle a una rapidaripresa del dibattito parla-mentare sulle propostearenate da tempo, è desti-nato a scontrarsi con il«no» di tutto il centrode-stra e dei centristi di gover-no, frenando la prospettivadell'approvazione di unalegge. Anche perché occor-re ancora mettersi d'accor-do su cosa si intende per«fine vita»: un conto, infat-ti, sono le «Dat», disposizio-ni anticipate di trattamen-to, che consentirebbero aciascuno di decidere primacosa fare e quali cure accet-tare in circostanze in cuinon sarebbe più in grado diesprimersi, e sulle quali unaccordo sarebbe possibile.E un altro conto il diritto al-l'eutanasia vera e propria(in cui è il medico a procu-rare la morte del paziente)o al suicidio assistito (in cuiil medico fornisce i mezzi,ma è il paziente a usarli):soluzioni, queste, su cui nonsi vede, al momento, possi-bilità di intesa.
e BY I,C n'ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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DJ FARO SUICIDA IN SVIZZERA
VELENO DI STATOI Radicali sfruttano la volontà d'uccidersi di un uomo disperato per condizionarela lep.;e in discussione sul fine vita dei malati terminali. Che è tutta un'altra cosa
di MAURIZIO BELPIETRO
O Quello che vogliono èsemplicemente veleno diStato. Una pillola per mo-rire passata dalla mutua,con un dottore (ma sa-rebbe sufficiente ancheun infermiere) che poi
somministri al paziente la mortalecompressa. Il medico della mutua e del-
la morte. Un reparto in ogni ospedale,magari di fianco a quello di ostetricia, incui chiunque lo desideri si possa far ri-coverare allo scopo non di farsi curare,ma di passare a miglior vita.Dietro il decesso di Dj Fabo, annunciatocon grandi titoli dai giornali e accompa-gnato da troupe televisive che docu-menteranno in prima serata l'ultimoviaggio di Fabiano Antoniani, c'è la cam-pagna per la dolce morte, che in questi
giorni, dopo anni di silenzio, ha ripresofiato. In prima fila in quella che vienechiamata una battaglia dì dignità ci so-no i Radicali, o meglio, ciò che resta deiRadicali, i quali, a causa delle liti interneche li dividono, sono prossimi alla fine,tuttavia non rinunciano a sostenereuna legge per il fine vita. In Svizzera, alfianco di Dj Fabo, infatti c'era MarcoCappato, ex eurodeputato (...)
segue a pagina 3
Diciamo no al veleno di StatoGli eredi di Pannella usano Fabiano per condizionare la legge sul testamento biologicoL'obiettivo è la burocrazia del decesso. Ma la morte con ricetta medica è inaccettabile
Segue dalla prima pagina
di MAURIZIO BELPIETRO
(...) di Marco Pannella epromotore della campagnaper l'eutanasia legale.In questo caso, quello di DjFabo, l'eutanasia però nonc'entra niente e serve solo afare confusione in una ma-teria che di tutto avrebbebisogno tranne che di con-fusione. Lo ha spiegato be-ne Beppino Englaro, unoche per anni ha condottouna battaglia per staccarela spina alla figlia in corna.Quella praticata al poverodisc jockey in una clinica diZurigo chiamata Dignitasnon è eutanasia. Per il di-zionario l'eutanasia è lamorte volontaria di malatiterminali, ma Fabiano An-toniani non era un malatoterminale. Era un invalido:un giovane di 39 anni rima-sto cieco e tetraplegico inseguito a un incidente stra-dale. Non rischiava di mori-re. Voleva morire. Per que-sto, con l'aiuto di Cappato edell'Associazione radicale
Luca Coscioni, aveva spedi-to un video messaggio alpresidente della Repubbli-ca poco più di un mese fa. Èovvio che tutto era già statodeciso, la morte in primis epoi i contatti con i medicisvizzeri che avrebbero do-vuto somministrare il vele-no. Ma il video messaggiodoveva servire a suscitareattenzione, ad anticipare lafine e a sollecitare l'intro-duzione anche in Italia diuna legge che, oltre al dirit-to alla vita, garantisca an-che quello alla morte.Certo, Fabiano Antonianiera prigioniero in una gab-bia, ovvero in un corpo chenon governava più. Il cer-vello era funzionante, ma legambe e le braccia non ri-spondevano alle sollecita-zioni e gli occhi si eranospenti. Parlava con fatica edi sé diceva di essere bloc-cato a letto in una nottesenza fine. Per questo vole-va suicidarsi. E i Radicali nehanno fatto un caso. Anzi,una bandiera da sventolarenei giorni in cui in Parla-mento si dovrebbe discute-
re di Dat, disposizioni anti-cipate di trattamento, ovve-ro di testamento biologico,documento da lasciare co-me promemoria in caso cisi trovi inchiodati a una ba-rella senza alcuna possibi-lità di decidere.Dj Fabo voleva suicidarsi. EMarco Cappato lo ha aiuta-to. Se avesse voluto, Fabioavrebbe potuto farlo anchesenza Cappato, senza i Ra-dicali, senza la tv al seguitoe senza i giornali che anti-cipavano il suicidio. Seavesse voluto, avrebbe po-tuto farsi accompagnare insilenzio di là dal confine daparenti e amici per dire ad-dio alla vita senza proclamie senza clamori. Ma non sa-rebbe stata la stessa cosa.Una morte senza le luci deiriflettori non sarebbe ser-vita alla campagna che vuo-le il suicidio di Stato. Per-ché alla battaglia per la di-gnità della morte servonostorie dolorose come quelledi Dj Fabo da esibire in tv esui giornali. Solo raccon-tando le sue ultime parolecontro uno Stato che per
morire lo ha costretto aespatriare, poi si potrà at-taccare chi chiede pruden-za nel legiferare su materiein cui il confine fra etica elegge è molto fragile. Sol-tanto così, con il mortoschiaffato in prima pagina,si possono accusare quelliche tengono alla vita di es-sere insensibili nei con-fronti di chi soffre.Ogni anno in Italia ci sono4"o persone che si tolgo-no la vita. Lo fanno per di-sperazione, per paura diuna malattia, perché sonodepressi o sul lastrico. Siuccidono in molti modi.Nessuno però chiede che cipensi lo Stato e che il vele-no per suicidarsi si prescri-va con la ricetta medica.Perché sarebbe come direche la morte si può prescri-vere. Come un comune an-siolitico. Non so voi, ma iovorrei che almeno la mortenon la regolasse il serviziosanitario. Almeno quellavorrei che rimanesse un af-fare privato e non di Sta-to.
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> MILANO-ZURIGO SOLA ANDATA
Ha morso un pulsante
per dire basta
Il suicidio di Dj FaboTetraplegico e cieco, ha scelto una clinica svizzera per morirecon un farmaco letale. l radicale Cappato: «Mi autodenuncio»
gno di te per morire e per tute-lare chi mi accompagnerà afarlo», gli aveva detto, contat-tandolo al telefono la primavolta. E la sua richiesta è stataesaudita. Prima dell'incidente Fabo eraun dj di successo. Milanese dinascita si definiva «un ragazzomolto vivace, un po' ribelle»,che in giovinezza aveva fattoun po' di tutto: l'assicuratore,il geometra, il broker. Poi, du-rante ad un lungo viaggio in In-dia, aveva trovato la strada del-la musica, diventando, in bre-ve tempo un dj molto richie-sto.
La sua vita è cambiata la nottedel 13 giugno 2014. Quella seraaveva suonato in un locale diMilano, per il compleanno diun amico. Mentre rientravaverso casa, all'improvviso lasua auto ha sbandato finendocontro un'altra che procedevanella corsia di emergenza. Perl'urto, violentissimo, il suocorpo è stato sbalzato fuoridalla vettura e il volo sull'asfal-to ha lesionato la colonna ver-tebrale in modo irrimediabile.Da allora viveva immobilizza-to e cieco in un letto. Piena-mente cosciente, però. E capa-ce di parlare. La sua storia l'aveva racconta-ta lui stesso, poche settimanefa, in un video appello rivoltoal presidente della Repubbli-ca, Sergio Mattarella. Utiliz-zando la voce della compagna,Valeria, mentre sullo sfondoscorrevano le fotografie scat-tate prima dell'incidente, ave-va chiesto al presidente di ac-celerare l'iter della propostadi legge per legalizzare la dolcemorte. «Mi sento in gabbia»,aveva detto. «Vorrei poter sce-
di ALESSIA PEDRIELLI
¦ Tecnica-mente è statoun suicidio. Hastretto tra identi un pul-sante e ha datoil via all'inie-
zione di farmaci letali che lohanno ucciso. Per farlo si è fat-to accompagnare in Svizzera,in una clinica specializzata al-le porte di Zurigo, a Forch, e hapagato circa 10.000 euro. Fa-biano Antoniani, o Dj Fabo co-me lo chiamavano tutti, aveva39 anni e a causa di un inciden-te stradale, da quasi tre, era te-traplegico e cieco. Voleva mo-rire, lo aveva dichiarato piùvolte. Nelle ultime settimaneaveva lanciato appelli chie-dendo al Parlamento di appro-vare velocemente, una leggesul fine vita. Sperava di poterlautilizzare per se stesso. Da-vanti all'ennesimo rinvio, hadeciso di farsi accompagnareoltreconfine per farla finita.Dovei] suicidio assistito è lega-le.
ANNUNCIO SOCIAL
L'annuncio della morte di An-toniani è arrivato, ieri mattina,via social. È stato Marco Cap-pato, ex eurodeputato elettocon i Radicali e dirigentedell'associazione Luca Co-scioni (che si occupa del temafine vita), a twittare «Fabo èmorto alle 11.40. Ha scelto diandarsene rispettando le re-gole di un Paese che non è ilsuo». Lui e Fabo si erano cono-sciuti sei mesi fa, quando l'exdj aveva deciso di porre fine al-la propria esistenza. «Ho biso-
gliere di morire senza soffri-re». In Italia però, non è possi-bile. La legge punisce «chiun-que determina altri al suicidioo ne agevola in qualsiasi modol'esecuzione con la reclusioneda 5 a 12 anni». Da tempo l'as-sociazione Luca Coscioni hadepositato una proposta dilegge per modificare la situa-zione, in nome del diritto allamorte. In Parlamento, però, ildibattito è stato rimandato trevolte. L'avvio dei lavori alla Ca-mera era previsto per fine gen-naio, poi per il 20 febbraio, poiper ieri. NESSUN GUAIO LEGALE
Per questo Fabo ha deciso difarsi accompagnare in Svizze-ra, per l'ultimo viaggio. Lì la si-tuazione è diversa. Non esisteuna legge che in modo paleseautorizzi il suicidio assistito,ma il codice penale fa una di-stinzione importante: può es-sere punito per aver prestatoaiuto ad un suicida nel com-piere l'atto solo chi lo fa «per fi-ni egoistici». La clinica in cui è avvenuta lamorte dell'ex dj appartiene al-la Dignitas, una associazionenata nel 1998 che si occupa difine vita e testamento biologi-co. E che conta molti clientistranieri. Chi desidera moriree, secondo i medici e gli espertidell'associazione ne ha titolo(per gravi malattie o handi-cap), dopo essere diventato so-cio può usufruire dei servizidegli operatori esperti messi adisposizione. Dopo verifichemediche e colloqui psicologiciapprofonditi si viene «accom-pagnati verso la morte» con unbarbiturico potentissimo, cheprima addormenta e poi fer-ma il cuore. Ovviamente l'ope-
razione costa. E non poco. Fa-bo, a quanto risulta dalle di-chiarazioni di chi lo ha segui-to, avrebbe pagato circa10.000 euro, per morire.Cappato, che era con lui finoalla fine, ora rischia fino a 12anni di galera, per il reato diaiuto al suicidio. «Al mio rien-tro in Italia, andrò ad autode-nunciarmi, dando conto deimiei atti e assumendomenetutte le responsabilità», ha di-chiarato, ieri, in un'intervista.La morte desiderata ed otte-nuta dall'ex dj è stata il temapiù caldo delle ultime ore, suisocial network. Già da giornil'associazione Luca Coscioniaveva lanciato l'hashtag #Fa-bolibero, nel tentativo, riusci-to, di cerare intorno alla vicen-da un impatto mediatico.Alle migliaia di messaggi di ad-dio rivolti a Fabo dal popolo delweb si sono aggiunti quelli del-la politica che, trasversalmen-te, chiede di «garantire la libe-ra scelta». I più convinti sono i5 stelle all'attacco contro un«Parlamento elle galleggia»,invece di lavorare.All'idea si oppongono, invece, ideputati di Area popolare,Udc, Idea e, in parte, Forza Ita-lia: «Aiutare a morire chi, perdisperazione, malattia, o qua-lunque altro motivo, vogliaporre fine alla propria vita,vuol dire costruire una societàda cui fratellanza e solidarietàsono escluse», ha dichiaratoEugenia Roccella (Idea), rias-sumendo il pensiero dei colle-ghi. Mentre Angelo Dulbecco,coordinatore degli under 35 diForza Italia ha fatto parlare disé per aver preso in prestito unpost su Facebook del bloggerMario Adínolfi, che a proposi-to della Atenda aveva scritto:«Hitler almeno i disabili li eli-minava gratis».
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LA VICENDA
INCIDENTE La notte del 13 giugno 2014
Fabiano Antoniani, dj noto
a Milano, aveva avuto
un incidente: di ritornoda un locale, si era chinato
a raccogliere il cellularee la sua auto era uscita
di strada colpendo un'altrache procedeva sulla corsia
d'emergenza.
ASSISTENZAIn seguito alla lesione
del midollo spinale,
non poteva muoverené braccia né gambe,era cieco, e veniva nutritocon un sondino
che arrivava direttamenteallo stomaco, respiravagrazie all'aiutodi un ventilatore e dovevaessere assistito24 ore su 24.
FINE DELLA LOTTA
Incapace di accettare lapropria condizione,Antoniani aveva fattoappello al presidentedella Repubblica perconcedergli di morire.Ad accompagnarlo nel suoultimo viaggio, in Svizzera,Marco Cappato, radicale,al vertice dell'associazioneLuca Coscioni e a favore
dell'eutanasia legale.
NOTTURNO Dj Fabo era molto famoso nelle notti milanesi
is
Marco UppatO 9Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto dni
andarsene rispettando le regole di u
,Paese che non e n suo.
SOFFERENTE
Fabiano Antoniani,conosciuto comeDj Fabo, è morto ieri,a 39 anni,
in una clinica Dignitas
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L'anno scorso 210 suicidi assistiti nella struttura elvetica: in calo del 10 per cento
Certificati, visite e 10mila euro: ecco come si faLe procedure sono rigide e richiedono circa tre mesi: decesso «indolore». La maggioranza dei pazienti è tedesca
SIMONA VOGLINO LEVY
ERI Andare a morire in Svizzera. Sce-gliendo l'eutanasia. In Italia, si sa, lapratica è illegale, ecco perché semprepiù persone provano a superare il con-fine, clandestinizzando un fenomenoper nulla semplice. A partire dal suoiter.
Accedere alle pratiche di assistenzamedica alla cosiddetta "morte volonta-ria" - infatti - non è così facile: esisteuna procedura rigida e ben dettagliatada rispettare, reperibile senza grandidifficoltà sul sito della Clinica Dignitas(Forch, vicino Zurigo), alla quale si èrivolto anche Fabiano Antoniani.
La persona che faccia richiesta deveinnanzitutto essere capace di discerni-mento. Questo è importante perché,una volta valutata l'idoneità della do-manda da parte della struttura, il pa-ziente dovrà poter esprimere in modolucido e inequivocabile la propria vo-lontà. In secondo luogo, dovrà esserein grado di compiere azioni fisiche mi-nime. Come nel caso di Dj Fabo, vistoche il ragazzo, seppur tetraplegico, hadovuto attivare con la bocca il pulsante
tramite il quale una macchina gli hapoi somministrato i farmaci letali. Perottenerli, va detto inoltre, è indispensa-
Un'immagine della struttura dell'associazione Dignitas, vicino a Zurigo
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bile l'intervento di un medico svizzero.Prima di presentarsi, il richiedente
deve fornire alla struttura elvetica atte-stati che certifichino l'idoneità dellesue condizioni psicofisiche, quindi di-mostrare che la malattia della quale sof-fre è incurabile o, ancora, di essere por-tatore di un handicap intollerabile e/osoffrire di dolori insopportabili.
Una volta in Svizzera, la strutturaprocede con una prima visita a confer-ma di quanto scritto e riportato dalla
documentazione inviata precedente-mente da chi ne fa richiesta. Poi unaseconda visita, come nel caso di Fabia-no. In entrambe le occasioni il pazien-te deve, inoltre, esprimere la propria vo-
lontà e convinzione a voler farla finita.Per completare tutta la procedura, Fa-biano Antoniani ha impiegato tre me-si. L'operazione in se è rapida: primaun bicchiere contenente un farmacoantivomito, poi uno d'acqua nel qualevengono sciolti solitamente 15 gram-mi di pentobarbital di sodio. Stando aquanto riportato sul sito della Dignitasla procedura «è indolore e non rischio-
sa».
Sono 201 (solo 6 elvetici) le personeche nel 2016 sono andate a morire nel-la clinica Dignitas (il 10% in meno del2015). Tra queste, 73 tedeschi, 47 bri-tannici, 30 francesi e 9 statunitensi. Tut-tavia, questo tipo di morte non è pertutti. Perché, l'assistenza al suicidio as-sistito costa fino a 10 mila euro. Comedire: una morte per benestanti.
Come spiegato da Filomena Gallo-Segretario dell'Associazione Luca Co-
scioni- non sono rari i casi in cui, unavolta ottenuto il nulla osta dei medici,
le persone fanno un passo indietro.L'importante è sapere che si può fare.
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l'eutanasia di FaboACCOMPAGNATORE RADICALE Dj Fabo è stato
accompagnato in Svizzera dal radicale Marco Cappato,che adesso rischia la galera: «Vado ad autodenunciarmi»
Ha morso un pulsante
ed è morto come chiedeva
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Fabiano Antoniani,inarte Dj Fabo, aveva39 anni: era cieco etetraplegico, cioèparalizzato al tronco ea tutti e quattro gli arti
Fabiano Antoniani è deceduto alle 11 e 40: aveva vicino la fidanzata, parenti e amici
Ha mangiato uno yogurt «che ha trovato buonissimo». Poco prima di morire,
ricordando il suo incidente, ha detto: «In macchina allacciatevi sempre le cinture»
::: ALESSANDRA LUPPOLI
¦¦¦ «Io volere morire»: cosìha detto Fabiano Antoniani.Ed è morto. Alle 11 e40 di ieri,per sua volontà. Ribadita conforza, senza alcun dubbio o esi-tazione. Se n'è andato in silen-zio, in una casetta di legno condelle larghe finestre bianche,dov'era arrivato sabato scorso.Intorno a lui distese di prati ver-di, un ruscello artificiale su unletto di rocce color ebano.«Con la bocca ha azionato ilpulsante che ha permesso l'im-missione del farmaco letale. Po-
chi minuti e si è addormenta-to. Poi, è morto» ci ha racconta-
to Marco Cappato, tesorieredell'Associazione Luca C oscio-
ni e leader radicale, che era licon lui. Su quello che accadràora vige assoluto riserbo: nelmomento in cui scriviamo la fa-miglia non ha ancora reso notonulla in merito al funerale.
Una dolce morte, quella didj Fabo. In esilio, però. I suoiocchi si sono chiusi per sem-pre in Svizzera, in una strutturaDignitas a pochi chilometri daZurigo. «Ci sono arrivato con lemie forze e non con l'aiuto del-lo Stato» aveva specificato unavolta arrivato Oltralpe. Primadell'addio, «Fabo ha scherzato
insieme ai parenti e agli amiciaccorsi per salutarlo, ha man-giato uno yogurt svizzero cheha trovato buonissimo» ci haspiegato ancora Cappato, cheha aggiunto: «Fabiano ha an-che ironizzato sul fatto che sel'assistenza medica alla mortevolontaria non fosse andata abuon fine, almeno aveva man-giato una cosa squisita». Erapreoccupato infatti di non riu-scire a mordere il telecomandonel punto giusto perché non lovedeva. Non è andata così. Hafatto quello che voleva fare.
Ma qualche istante primaha chiesto alle persone che piùamava: «Mettete sempre la cin-
tura di sicurezza, non potetefarmi favore più grande». Il rife-rimento è all'incidente in mac-china che lo ha ridotto tetraple-gico e cieco, quel maledetto 13giugno 2014. Poi ha parlato unpo' con la fidanzata Valeria,che non lo ha mai lasciato soloin questa coraggiosa battaglia.Infine, ha detto grazie ancheMarco Cappato. «Volevo rin-graziare la persona che ha po-tuto sollevarmi da questo infer-no di dolore, di dolore, di dolo-
re. Questa persona si chiamaMarco Cappato e lo ringrazie-rò fino alla morte. Grazie Mar-co. Grazie mille».
È stato proprio l'esponenteradicale a portarlo fino in Sviz-
zera guidando il Van grigio,complice del suo ultimo viag-gio. Sempre Cappato, pochi mi-nuti dopo l'addio alla vita delragazzo, ha scritto su Twitter:«Fabo è morto alle 11.40. Hascelto di andarsene rispettan-do le regole di un Paese chenon è il suo».
E mentre l'Italia dei palazzista a guardare, tanti italiani sischierano dalla parte del radi-cale, dicenodosi pronti a gioca-re questa partita con la casaccadella sua squadra. C'è chi gliscrive sui social «Guai a chi titocca», perché il 45enne ri-schia fino a 12 anni di carcere.All'articolo 580 del codice pena-
le italiano si legge infatti:«Chiunque determina altri alsuicidio o rafforza l'altrui pro-posito di suicidio, ovvero neagevola in qualsiasi modo l'ese-cuzione, è punito, se il suicidioavviene, con la reclusione dacinque a dodici anni».
Nonostante tutto, Cappatonon si è mai preoccupato delleconseguenze del suo gesto. Hascelto di aiutare Fabo e lo hafatto fino in fondo. «Oggi andrò
ad autodenunciarmi» ci haspiegato, e ha aggiunto: «Nonho paura di cosa succederà».Non ha avuto paura neppuredj Fabo di mostrare la sua con-dizione. Ha chiesto più volte
pubblicamente aiuto per chi,come lui, vive il dolore quoti-dianamente. Giusto? Sbaglia-to? Di fronte a gesti così umanile battaglie ideologiche forsenon sono utili. Fabiano ha scel-
to di andare in Paradiso «perfare una festa e gran casino»,aveva detto. Ci credeva, forse,in quel giardino dell'Eden.Con questa certezza è partitoper il suo viaggio senza ritorno.Quel viaggio che è anche versola tutela della libertà di scelta diciascun individuo.
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La legge che non c'è
Sono 8 le proposte sul fine vita dimenticate in Parlamento
¦¦¦ Sui social network, divenuti il polsodella Rete, la correlazione fra l'azione ulti-
ma di Fabo e l'inazione della politica èstrettissima. Il noto registra Ferzan Ozpe-tek, per esempio, invita le due Cameread «approvare la legge sul fine vita» men-tre l'attrice comica Luciana Littizzetto sa-luta dj Fabo: «Non abbiamo avuto pietàdi te. Ora tu abbi pietà di noi». Una pietàche dovrebbe riguardare tutti. Nessunoescluso, al punto che Enrico Mentana,direttore del Tg de La7, ieri sera ha omes-so la pagina politica dal capitolo dedica-to alla vicenda.
Il perché è presto detto. Sono 8 in tut-to, tra cui una di iniziativa popolare, leproposte di legge presentate durante l'at-tuale legislatura alla Camera e al Senatosulla possibilità di ricorrere anche in Ita-lia all'Eutanasia, a cui si aggiunge anche
una petizione in cui si chiede la depena-lizzazione del reato di Eutanasia, deposi-tata a palazzo Madama per mano di Sal-vatore Acanfora, di Bari.
Le proposte di legge, in tutto 6, presen-
tate alla Camera sono state assegnate insede referente alle commissioni Affari so-ciali e Giustizia, ma sono ferme da oltre 3anni. La più antica è quella promossa dal-l'Associazione Luca Coscioni, datata 13settembre del 2013 e supportata da 50mi-la firme di cittadini. Le altre 5 propostesono tutte di parlamentari: 2 targate Sel(ora Sinistra italiana) a prima firma DiSalvo e Nicchi e risalenti al 2014 e al 2015.
Un'altra è a prima firma Bechis (Misto,Al), del 2015, poi nel 2016 arrivano le due
proposte di Mucci e Marzano. L'esamenelle commissioni congiunte è iniziato il3 marzo scorso, ma nella stessa seduta si
è svolta solo la relazione sui due testi, do-podiché l'esame non è mai proseguito.Al Senato, oltre alla petizione, sono statepresentate alcune proposte di legge siacontro che a favore dell'Eutanasia. Alcu-ne di queste sono state poi ritirate, men-tre restano le proposte a prima firma Pa-lermo (Autonomie) datata 2014 e Man-coni (Pd) del 2013, entrambe assegnatealle commissioni Giustizia e Sanità. Ilproblema, dunque, è serio.
E se Fabrizio Cicchitto, deputato delNuovo centrodestra, chiede di non met-tere «sotto accusa il Parlamento per nonavere ancora fatto una legge», il vicepresi-
dente della Camera, il grillino Luigi DiMaio, rilancia la sfida affermando che«non c'è più un Parlamento».
ENRICO PAO LI
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Il sindaco Beppe Sala usaFacebook per dare l'ad-dio a dj Fabo che è mortoieri in Svizzera dove si erarecato accompagnato daMarco Cappato, dell'asso-
ciazione Luca Coscioni,per sottoporsi all'eutana-sia. «Saluto Fabiano (djFabo) che oggi ci lascia.Ha sofferto, ha lottato, havissuto», ha scritto il pri-mo cittadino. «Ci lasciacon una battaglia da conti-nuare e un assetto legisla-tivo da completare. Soperfettamente che le sen-sibilità sul tema sono di-verse e non semplici daconciliare. Ma dico ancheche un Paese forte e libe-ro deve trovare un modoper assicurare ai suoi cit-tadini la possibilità di es-sere forti e liberi anchenei momenti più doloro-si». L'annuncio della mor-
te del dj quarantenne loha dato Cappato sui so-cial: «Fabo è morto alle11.40. Ha scelto di andar-sene rispettando le regoledi un Paese che non è ilsuo», ha scritto il radicalenel suo post.
EUTANASIA
Sala su dj Fabo
«La sua battaglia
va continuata»
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In Svizzera Fabiano Antoniani, cieco e tetraplegico, ha scelto il suicidio
Dj Fabo, un esilio di morteEsplode la polemica sul fine vita, Sardegna in prima fila
Lo aveva annunciato e lo ha fat-to: dj Fabo, il quarantenne cie-co e tetraplegico in seguito a unincidente stradale, ha scelto ilsuicidio assistito. Fabiano An-toniani, il suo vero nome, èmorto ieri in una clinica Svizze-ra dove è stato accompagnato
dai familiari e da Marco Lappa-to, dell'associazione Luca Co-scioni. La sua decisione ha ria-perto il dibattito sull'eutanasiae sul biotestamento. Un dibatti-to rilanciato mesi fa dalla mor-te di Walter Piludu (colpito dal-la Sla) dopo che il giudice tute-
lare di Cagliari aveva accolto ilricorso con cui lui chiedeval'interruzione del trattamentosanitario. Giovanni Nuvoli, in-vece, nel 2007 ad Alghero, mo-rì di fame e di sete.
SERUSI ALLE PAGINE 2, 3
La vittoria di Walter«Così il giudicegli ha dato ragione»>> Dj Fabo ha fatto un'altra cosa. Ha sceltol'eutanasia, ha chiesto una medicina per po-ter morire. Walter Piludu no, lui aveva postoil problema politico del fine vita, legato nonalla disperazione bensì alla libertà. Confina-to dalla Sla dentro un corpo che era diven-tato «una gabbia di cemento», se n'è andatoa 66 anni nel novembre scorso col viatico diuna sentenza del giudice tutelare del Tribu-nale di Cagliari che ha accolto il ricorso concui lui chiedeva l'interruzione del tratta-mento sanitario, il distacco del respiratoremeccanico con l'assistenza di un medico.
IL TRIBUNALE. Una sentenza storica. «Unpronunciamento che ha rico-nosciuto il diritto all'autode-terminazione, la libertà di ri-fiutare o interrompere unaterapia», puntualizza Gian-carlo Ghirra, presidente del-l'associazione "Walter Pilu-du" impegnata nella battagliaper far sì che finalmente vadain porto la legge sul testamen-to biologico. «Parliamo di di-ritto all'autodeterminazione,riconosciuto peraltro dallaCarta costituzionale, e speriamo bene perla legge che a marzo dovrebbe arrivare inAula». Tanti, dentro l'associazione, sottoli-nea Ghirra, «non ammettono l'eutanasia».
LA LETTERA. Walter Pìludu no, non sarebbeandato in una clinica in Svizzera. Tre annifa, piantato sulla carrozzina davanti al com-puter coi comandi oculari, l'uomo con unpassato di politico di razza (fu dirigente delPartito Comunista e presidente della Pro-vincia di Cagliari) aveva scritto una letteraal Papa e ai leader dei partiti per richiamar-li su un tema «al tempo stesso personale egenerale: il problema del fine vita». Raggua-gliò tutti sulle sue condizioni: «Da metà del
2013 sono completamente immobilizzato,vivo con un tubo che 24 ore al giorno colle-ga il mio naso a un respiratore meccanico,le mie funzioni vocali sono fortemente com-promesse, non avendo più il riflesso difen-sivo della tosse mangio e bevo ogni voltacon il terrore che qualcosa vada di traverso(mi è già successo due volte) generando unasituazione terribile di soffocamento». Avevaavviato una battaglia e per questo - nono-stante le frustrazioni di un malato di Sla chenon poteva mangiare, bere, lavarsi, muo-versi senza l'aiuto di qualcuno - teneva aprecisare che ancora non voleva passare a
miglior vita. «Riesco tuttoraa trovare un senso alla miaesperienza umana». Fino aquando non sentì tutto il cor-po come «una gabbia di ce-mento».
LA RICHIESTA. Quel che chie-
deva, il senso della sua guer-ra, era un'unica cosa: «Devopoter decidere quando mori-re». Grazie a una legge chesollevi da responsabilità e ga-lera medici e familiari. Nel
2014, assiso sulla carrozzina nel soggiornodella sua casa di Cagliari, scriveva: «La vitaè una, unica, irripetibile esperienza, devepoter essere vissuta senza essere avvertitacome una insopportabile prigione». Il pro-blema politico del fine vita. «C'è un dirittoinalienabile, di dignità e di libertà, che de-ve essere garantito a ogni persona. Mi chie-do e vi chiedo: come potrò rendere operati-ve le mie volontà? Perché costringermi adandare in Svizzera invece di poterlo fare vi-cino ai miei affetti, nella mia terra?». Ungiudice, alla fine, gli ha dato ragione.
Nera SerusiRIPRODUZIONE RISERVATA
MORTO A NOVEMBRE
Il giudice tutelareaccolse
il ricorsocon cui chiedeva
l'interruzionedella terapia
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Fabio Antoniani con la fidanzata primadell'incidente e (nell'altra pagina) inun'immagine di pochi giorni fa.Sotto, Walter Piludu, morto anovembre, colpito dalla Sla
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Fabiano Antoniani, dj Fabo, aveva 40 anni
HANNO DETTO
MICHELA MURGIA Scrittrice, autrice di "Accabadora"
44 Andarseneper vivere,andarseneper morire: l'Italiaè questo?
GIANCARLO
GHIRRA Presidente associazione Walter Piludu
44 Il nostro è unimpegno a favoredel testamentobiologico, nondell'eutanasia 99
PAOLA BINETTI Psichiatra e deputata dell'Udc
44 La storia di diFabo potrebbecomplicare lastrada della leggesul fine vita
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Le reazioni: dal padre di Eluana Englaro a Saviano, passando per i parlamentari
L'urlo su Facebook: «Liberi di morire con dignità»to è il presidente della Pontifi-cia accademia della vita, mon-signor Vincenzo Paglia: «La leg-ge non può costringerci a resta-re soli», dice Paglia, auspicandoche «si apra in Parlamento undibattito largo e ampio tra leforze politiche, non sulla scor-ta del clamore mediatico».
La deputata dell'Udc PaolaBinettl prevede però un effettoboomerang sulle Dat (disposi-zioni anticipate di trattamen-to) in Parlamento: «La storia diFabo, che sul piano personalemerita tutta la comprensione dicui ognuno di noi è capace, cor-re il rischio di complicare ulte-riormente l'iter della legge, in-vece di accelerarlo come moltivorrebbero». Il senatore di For-za Italia Maurizio Gasparri av-
» E ora tutti a chiedere regoleprecise per i suicidi assistiti eper le terapie di fine vita. Lastoria di dj Fabo ha scoperchia-to di nuovo uno dei dibattiti piùlongevi della storia recente ita-liana. Discussioni già affrontateper Eluana Englaro, la donnacostretta a vivere per 17 anni inuno stato vegetativo fino al2009, quando la Cassazionestabilì che l'autodeterminazio-ne terapeutica non può averelimiti e portare anche alla mor-te. «Esprimo il massimo rispet-to per dj Fabo», ha detto BeppeEnglaro, papà di Eluana: «Leirivendicava un diritto fonda-mentale. Noi, per trovare que-sta possibilità abbiamo dovutoattendere fino alla sentenza».Un altro caso è stato quello di
Piergiorgio Wclby. La moglieMina Welby ora dice: «Sonocontenta che Fabo abbia avutola sua morte secondo le regoledella Svizzera. Mi spiace chenon abbia avuto la fortuna dipoterlo fare in Italia».
Lo scrittore Roberto Saviano,su Facebook, ha commentatoda New York: «Non solo per la-vorare con dignità, ma ancheper morire con dignità bisognaemigrare dall'Italia. E Fabo èmorto in esilio perché il suoPaese, il nostro Paese, non haascoltato il suo appello». Lapi-daria Michela Murgia, su Twit-ter: «Andarsene per vivere, an-darsene per morire. L'Italia èquesto?». A chiedere che ven-ga adottata una disciplina chia-ra su eutanasia e bibles tamen-
verte: «La discussione parla-mentare su questo delicatissi-mo tema deve proseguire, manon deve mai portare a formedi suicidio di Stato». Il deputa-to del partito democratico Ro-berto Giachetti, che ricorda:«L'inceppamento della leggenon dipende da noi. Con i cat-tolici del Pd il problema si eraposto anche con le unioni civi-li, poi si è trovata una soluzio-ne». Infine ha suscitato moltepolemiche l'intervento di Ma-rio Adinolfi, che ha ricondottoil suicidio assistito alle pratichedel Terzo Reich: «Hitler almenoi disabili li eliminava gratis», hascritto su Facebook - da cui èstato poi sospeso - il fondatoredel Popolo della Famiglia.
Eluana Englaro, morta nel 2009
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Due ideedi sovranitàsul proprio corpo
Luigi Manconi
Domenica, Avvenirepubblicava latestimonianza diMatteo, 19 anni,affetto da gravedisabilità, che si
rivolgeva a Fabiano Antoniani, il40enne rimasto tetraplegico e ciecoin seguito a un incidente, che ieri hapotuto porre fine alla propriaesistenza in una clinica svizzera. Purnella delicatezza delle parole diMatteo e nella attenzione delquotidiano che le ospitava, emergevauna crudele contrapposizione tra dueopzioni e due idee della vita e della
morte che ritengo possa essere
ricomposta con saggezza, attraversoun percorso inevitabilmente faticoso.Se, invece, una tale ricomposizionenon viene cercata con intelligenza, ilrisultato sarà inevitabilmente quellodi ridurre una questione di altissimadrammaticità a una modestoconflitto politico. O a unacontroversia intellettuale o, nellamigliore delle ipotesi, a una irrisoltadisputa morale. I filosofi del dirittohanno definito scelte tragiche talidilemmi perché richiamano ilconfronto, che può essere assai aspro,tra due diritti entrambi legittimi,ovvero due interessi giuridici di "parirango". In questo caso, quelloall'autodeterminazione del paziente ealla sua possibilità di rinunciare allecure e, in fine alla vita, e, perconverso, quello di affermare lapropria esistenza anche quando ilcorpo deperisce e decade, lasensibilità si riduce e le relazioni congli altri si affievoliscono fino adesaurirsi. Eppure a me sembra checiò che emerge, dalle due scelte, è il
dato comune di un irresistibile eirriducibile principio di libertà:ovvero quella «sovranità su di sé e sulproprio corpo» teorizzata dalpensiero liberale (in particolare daJohn Stuart Mill) e che, in ultimaanalisi, alimenta la decisione diFabiano di morire e la decisione diMatteo di vivere. Contro la prinia diqueste due decisioni, si ricorre troppospesso a un armamentariogrossolano, che qui non è utilediscutere, ma anche ad argomentipiù sofisticati e profondi, che èfondamentale affrontare. Come: lalibertà individuale può essereassoluta? Il primo limite, quello dinon ledere altri, qui non è in gioco e,tuttavia, non esaurisce la domanda.Sappiamo, infatti, che il dirittocontemporaneo limita l'assolutezzadella libertà della persona el'incondizionata disponibilità delcorpo, per esempio, vietando disottoporsi volontariamente aschiavitù o alla vendita di propriorgani vitali.
Segue a pag. 11
Idee di sovranità sul proprio corpoLuigi Manconi
SEGUE DALLA PRIMA
mea la decisione su di sé non puòspettare che all'individuo quan-do il protrarsi della patologia edella vita comprometta in ma-
niera irreversibile la sensibilitàla dignità infliggendo al corpo
e alla mente sofferenze non lenibili. Ancora: nel casodi Fabiano, e di altri conosciuti, quella decisione nonè stata l'esito, certo, di una concezione tutta indivi-dualistica e atomizzata dell'esistenza. Al contrario,ciò che ancora resisteva del legame sociale intorno a
persone affette da patologie invalidanti, ha aiutato afar sì che quelle scelte «tragiche» non venissero effet-
tuate nella desolazione di un abbandono emotivo edi una solitudine senza affetti. Infine, la scelta di Fa-
biano Antoniani non nasce nemmeno - come troppospesso viene sostenuto - da una concezione per cosìdire «materialistica» della vita. Non c'è dubbio cheun merito della cultura cattolica è stato quello di pro-porre un'idea non economicistica, consumistica esalutistica dell'esistenza umana: la vita come presta-zione che perde valore quando viene meno la sua ori-ginaria perfezione o quando già nasce come deficita-ria. Giustissimo, ed è proprio questo che ha portato auna crescente sensibilità nei confronti dell'handi-cap, della disabilità, della vulnerabilità. E, infatti,checché strumentalmente si dica, non c'è in quantisostengono la necessità di regolamentare le temati-che di fine vita, alcuna tentazione eugenetica. Enemmeno alcuna concezione superomistica o «pre-
stazionistica» che riduce la fragilità dell'essere uma-no e della sua esistenza in un mondo ostile a criteri diproduttività e rendimento. Al contrario, c'è in questo
la consapevolezza tragica dei limiti: quelli fisici e
quelli del progresso scientifico, quelli della tenuta p-sicologica e quelli dello sviluppo delle biotecnologie.C'è, piuttosto, il riconoscimento di una debolezza euna dichiarazione di umiltà. Quella debolezza Fabia-no l'ha affrontata nel corso degli ultimi tre anni - apartire dalla notte dell'incidente e attraverso il ricor-so a cure innovative e a un'intensa attività di socializ-zazione - fino a che non ha retto più. Matteo, da partesua, continua a impegnarsi per mostrare quel «prodi-gio di bellezza» che è la sua vita, nonostante tutto. Matra Matteo e Fabiano c'è una differenza enorme e ini-qua: il primo ha il diritto pieno e incondizionatamen-te riconosciuto, di fare la sua scelta. Il secondo, perattuare la propria, è entrato in conflitto con la legge ecosì hanno dovuto fare í suoi cari e chi, come MarcoCappato e l'associazione Luca Coscioni, ha volutoprestargli aiuto. Si ricorderà con quanta disperata o-stinazione - e dunque con quanta fiducia nello statodemocratico - Fabo si è rivolto al Presidente della Re-pubblica, alle istituzioni e al parlamento, dopo diché, la scelta di recarsi presso la clinica svizzera è di-ventata inevitabile. E c'è da aggiungere che (come ènoto a tutti, ma proprio a tutti) l'eutanasia nel nostroPaese è diffusamente praticata in forma clandestina;ed è più facile ricorrervi se si dispone di risorse mate-riali e immateriali, di informazioni conoscenze e re-lazioni. E così anche la morte assume una sua tonali-tà classista. Infine, tutta la materia è attraversata oggida rapide trasformazioni e bisogna avere il coraggiodi non restare fermi, di sottoporsi alle contestazioni,ma anche di guardare oltre tutti i confmi dottrinali,compresi quelli delle ideologie e delle teologie. Nel1957, Pio XII rivolgendosi al Congresso nazionale del-la Società italiana di anestesiologia, così affermava:«l'uso dei narcotici per morenti o malati in pericolo dimorte è lecito anche se l'attenuazione del dolore ren-derà più breve la vita». Se la lezione di Pio XII fosse
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stata colta già allora da credenti e non credenti, oggi probabilmente la discussione pubblica nel nostropaese non sarebbe così arretrata e così rovinosamen-te faziosa.
L'eutanasia nel nostro Paeseè molto praticata in formaclandestina. Più si hannorisorse e più è facile ricorrervi
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«Vergogna»e «grazie»,le ultime paroledi Dj Fabo" Fabiano Antoniani ha scelto il suicidio assistito in Svizzeraaccompagnato dalla compagna Valeria e da Marco CappatoL'appello (inascoltato) alle Camere per una battaglia di dignità
Della Vaccarello
Ce la farò? Riuscirò a mordere il pulsan-te? Sono cieco, non lo vedo. Da lì il farma-
co passa nelle vene e in poco tempo ildo-lore va via insieme alla vita. Dj Fabo cel'ha fatta alle 11.40 di ieri mattina. Non in
Italia, in Svizzera.Grazie Sergio. In un video aveva rin-
graziato in anticipo il capo dello Statoper il sostegno a quanti vogliono morirenon potendo più vivere. «Divento mattoa non fare le cose banali cui la gente nor-male non pensa nemmeno». Ha vissuto«da ragazzo vivace e un po' ribelle». Con
alcune chiarezze, «la vita la misuro inqualità e non in quantità». Tante le espe-
rienze, lavori da assicuratore, broker,corse in motocross. Tante le gioie. Traquelle che stanno in cima spicca la bel-lezza di fare il dj. «Lapassione piùgrandeè sempre stata la musica, suonare per glialtri mi faceva felice». «Mi trasferisco in
India dove in poco tempo iniziano achiamarmi ovunque».11desíderio dà rit-mo alle giornate. La vita scorre rapidissi-ma. Noi oggi scriviamo il nome di Fabia-no Antoniani con l'inchiostro della pas-sione: per tutti è Dj Fabo.
C'è sempre un prima e un dopo. I113giugno del 2014 ha finito di suonare. Se-rata come le altre, bella. Divorata fino infondo. Sta rientrando in auto da un loca-le. Il cellulare gli cade dalle mani. Guida,ma si china. Ce la farò?Allungala mano efaun salto nelbuio. L'auto esce fuori stra-da, urta contro un'altra che procede sullacorsia di emergenza. Viene sbalzato fuo-ri. Subisce lesioni al midollo spinale. Re-sta cieco e tetraplegico, alimentato conun sondino, bisognoso di assistenza o-
gni secondo. Prova ogni cura, fisiotera-pie e riabilitazioni.
Ce la farò? Il male non molla. Ha l'a-more della compagna, ha il cane. Ma ildolore schiaccia il noi. Inchioda ciascu-no al proprio corpo. Condanna Dj Fabo aun destino atroce. Vivo, ma che vita è? Eper Valeria, che vita è? L'India è lontana,neanche più passato. Cosa è il passato seil presente è peggio che zero? Nessunasperanza. Unica eccezione: chiudere gliocchi.
Grazie Marco. Ogni grazie ha il suopeso, anche se le sillabe sono le stesse.«Volevo ringraziare una persona che hapotuto sollevarmi da questo inferno didolore. Questa persona si chiama MarcoCappato e lo ringrazierò fino alla morte.Grazie Marco, grazie mille». Marco Cap-pato ieri era in Svizzera con Dj Fabo e Va-leria. Al rientro in Italia andràad autode-nunciarsi, rischia 12 anni di prigione peraver accompagnato Dj Fabo alla clinicaDignitas, ove è possibile il suicidio assi-stito. Initalia non si può, agevolare il sui-cidio è reato. Di chi è la vita? Del singolo?Della collettività? La vita è bene comune,
anchelasalute.Ma quando viverediven-ta intollerabile a chi spetta l'ultima paro-la? Dj Fabo e Valeria si sono rivolti al-l'"Associazione Luca Coscioni". «Sono
Dal 2014 era ciecoe tetraplegico. «Sonoarrivato qui con lemie forze e non conl'aiuto dello Stato»
tanti - ha spiegato Filomena Gallo - gli i-taliani che ci chiedono informazioni sucome fare: da12015 sono stati 225. Di que-
sti, 117 hanno deciso di andare in Svizze-ra». Poter scegliere fa la differenza. Rice-
vuto il nulla osta dei medici, alcuni scel-gono di rientrare. Sanno di poterlo fare.Ci pensano un po'.
Valeria e Dj Fabo lottano per restare in
Italia, diffondono video-appelli per unintervento del Parlamento. Venerdìscorso è stata rimandata a marzo, e rin-viataperlaterzavolta, la discussione allaCamera dei deputati sulla proposta perun testamento biologico. Le proposte dilegge sull'eutanasia sono bloccate incommissione. Vergogna, dice dj Fabo. «È
veramente una vergogna che nessunodei parlamentari abbia il coraggio dimettere la faccia su una legge che è dedi-cata alle persone che soffrono, che nonpossono morire a casa propria. E che de-vono andare in altri paesi».
Non resta che il viaggio. Dj Fabo arriva
in Svizzera, sostiene spese ingenti, pagaper morire. Su facebook le sue parole.«Sono finalmente arrivato in Svizzera eci sono arrivato, purtroppo, con le mieforze e non con l'aiuto del mio Stato». Ieri
le ultime visite. Il corpo è solo pelle perun altro tatuaggio. /f/can'tp/ay my mu-sic (Se non posso suonare lamia musica).La frase resta tronca. Senza futuro. Trop-po dolore. Paura. 1120 febbraio aveva po-stato sui social parole di rabbia. Poi di so-gno. «Fanculo la malattia. Metti la musi-ca, e balla, balla, balla fino a quando nonavrai più forze». If I can't ..., se non ce lafaccio. Dove è il pulsante, eccolo. MordiFabiano, mordi, se è questo che vuoi. Cela farò? Ce la farai.
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L'eutanasia in Europa
Gran Bretagna
Suicidio assistito
autorizzato in casi
estremi
Belgio
Legale dal 2002.
Dal 2014 anche
per i minori
Francia
Parzialmente
ammessal'eutanasia passiva
Svezia
Eutanasia passiva
legale dal 2010
IL GLOSSARIO
'Eutanasia (attiva)Decesso provocato da somministrazione
di farmaci
Eutanasia passiva
Interruzione trattamento che tiene in vitail malato (nutrizione e idratazione artificiale)
"Suicidio assistito
Atto autonomo di porre fine alla propria vitacon mezzi forniti da un medico
Lussemburgo
Legale dal 2009
su richiesta
del malato
Spagna
Ammessi eutanasia
passiva e suicidio
assistito
Fonte: Centre d'information sur l'Europe
Germania
Eutanasia passiva
legale dal 2015
Svizzera
Legale il suicidio
assistito
Olanda
Legali dal 2001
eutanasia
e suicidio assistito
ANSA #:_e_ntimetri
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«Capisco chel'eutanasiapossa lacerare,partiamodal rifiuto dellecure previstoall'art.32 dellaCostituzione»
Federica Fantozzi
Otto anni dopo la vicenda di Eluana Englaro, siverifica un caso diverso - da un lato sospensio-ne dell'alimentazione artificiale, dall'altro sui-cidio assistito - ma la stessa incapacità delloStato di dare risposte alla richiesta di una mor-te dignitosa. Ne parliamo con Maria Antoniet-ta Farina, vedova di Luca Coscioni, oggi presi-dente dell'Istituto a lui dedicato.
Cosa ci insegna la storia di DJ Fabo?«Occorre fare chiarezza, non alimentare con-fusione, già troppi lo fanno in modo interessa-to. Il caso Englaro riguarda una ragazza checonfida a genitori e amici di rifiutare l'accani-mento terapeutico, ma non ha possibilità dimanifestare ai medici la sua volontà. Si è quin-di dovuta sostenere una lunga, estenuante bat-taglia legale prima di poterla "liberare" da quelcorpo che per lei era diventato una prigioneopprimente».
Dj Fabo, invece, era lucido.«Sì, ha espresso in modo inequivocabile la suavolontà. Ha scelto di andare in Svizzera. Maanche in Italia, seguendo il dettato costituzio-nale, la sua volontà sarebbe stata rispettata. Èaccaduto per altri casi, ad esempio Dino Betta-min, malato di Sla che è stato profondamentesedato, e non si è più risvegliato. Aveva scelto di
morire senza soffrire e così è stato».
Le reticenze sul finte vita sono attribuibiliall'influenza del Vaticano o all'incapacitàdella politica?«Credo che il Vaticano lentissimamente co-minci ad aprire, tra mille resistenze, timidissi-mi varchi. Mi riferisco, per esempio, alle posi-zioni, anche recenti, di monsignor Paglia. Alcontrario la classe politica italiana, salvo ecce-zioni che si contano sulle dita della mano, mo-stra tutta la sua pavidità'. Le questioni 'della di-gnità della vita e della morte vengono sempli-cemente rimosse. Non c'è dubbio che da que-sto punto di vista il Paese sìa molto più avantidella sua classe politica».
Riusciremo ad avere finalmente una leggesul testamento biologico?«Spero di sì ma temo di no. Non in tempi rapi-di, almeno. Per le ragioni che ho già detto: unaclasse politica pavida, timorosa di lacerazioniche non ci saranno. Il Paese negli anni '70 hamostrato maturità e consapevolezza per il di-vorzio e l'aborto. È maturo e consapevole an-
che per le questioni relative al fine vita. È l'en-
nesima conferma della distanza tra gli inquili-ni del Palazzo e il cosiddetto Paese reale».
Secondo voi, che tipo di legge dovrebbe es-sere?«Auspico leggi senza divieti, e con facoltà: chetengano conto della sofferenza del malato edella sua famiglia; che prevedano adeguata as-sistenza; che regolino un fenomeno che c'è,non come ora, dove ci si deve affidare alla mi-sericordia di un medico, alla mano pietosa diun infermiere. Soprattutto leggi che ricono-scano alla persona il diritto di poter deciderequando una vita cessa di essere tale, quando ilproprio corpo diventa una gabbia, un peso op-primente e insopportabile».
L'eutanasia a quali condizioni può essereinserita nel nostro ordinamento giuridico?«Eutanasia, letteralmente, significa "buonamorte"; è il procurare intenzionalmente lamorte di un individuo, la cui qualità della vitasia compromessa in maniera irreparabile dauna grave malattia, da una menomazione, dauna condizione psichica. È questione, lo capi-sco, che può lacerare. È necessario, per questo,
creare occasioni e momenti di confronto, di-battito». Si può partire da una base comune?«L'articolo 32 della Costituzione dice che nes-suno può essere obbligato a subire cure se le ri-fiuta. Ecco, credo si debba normare innanzi-tutto in modo che questo rifiuto sia rispettatoanche quando il paziente è incosciente, ma haavuto cura di manifestare per tempo i suoi con-vincimenti. Questa, è bene chiarirlo, non è eu-tanasia. Il rifiuto, per esempio della respirazio-ne forzata rientra a pieno titolo nel consensoinformato». Cosa rischia Marco Cappato per aver ac-compagnato Fabo in Svizzera?«In Italia operano da anni, e non in clandesti-nità associazioni come Exit di Emilio Coveri:forniscono servizi, indicazioni, forme di aiuto.Attraverso loro molti italiani vanno in Svizzerae pongono fine a sofferenze e tormenti. Fannoinsomma ciò che fa la neonata associazione"SOS eutanasia" creata da Cappato, Mina Wel-by e Gustavo Fraticelli che ha aiutato Dj Fabo.Tutto può essere, ma finora queste associazio-ni hanno operato senza conseguenze penali.Non capisco perché "SOS eutanasia" dovrebbericevere un trattamento diverso».
[sta. a Maria Antonietta Coscioni
«La politica è pavida,
il Paese è più avanti»
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Intervista a Emma Fattorini
«Temi difficili, la leggenon può risolvere tutto»
per togliere il dolore, che vanno estese e rese piùfruibili. Ma la base di tutto resta la relazione me-dico-paziente che va umanizzata, non burocra-tizzata o resa diffidente da paure legali».
D'accordo, ma la legge non c'è. Non è un cla-moroso ritardo del Parlamento?«Sì, ed è gravissimo. Detto questo, la legge nonrisolve tutto. Non è un alibi per non legiferare maserve consapevolezza che farlo in modo astrattonon sempre aiuta. L'esperienza di altri Paesi cidice che occorre ascoltare la specificità dei sin-
Fed. Fan.
Senatrice Emma Fattorini, DJ Fabo, il giova-ne rimasto tetraplegico dopo un incidente, èandato a morire in Svizzera in assenza di ri-sposte dallo Stato. Che sensazioni le suscitaquesta vicenda?«Dolore e impotenza. Sono casi estremi a cui sideve trovare il modo di consentire libertà di scel-
ta. Ma sono appunto casi estremi, anche nume-ricamente, che non vanno strumentalizzati innessun senso. La storia tristissima di questo ra-gazzo non c'entra con l'eutanasia.Se si cede all'onda emotiva, comesuccesse con il caso Englaro, si ria-pre lo scontro ideologico tra i fau-tori dell'eutanasia e chi non vuolelegiferare in nessun modo. E così,come sempre in Italia, abbiamo laparalisi sui temi bioetici. Da tanti,troppi anni. Infatti, otto anni dopo la mortedi Eluana non esiste ancora unalegislazione sul fine vita. Certo,sono casi diversi, ma resta il di-ritto di ognuno di mettere fine auna vita considerata insoppor-tabile. O no?«È tempo - anzi, siamo in ritardo -di stabilire diritti e confini sul finevita. Bisogna legiferare sulle Dat,anche se la parola non mi piace (di-
chiarazioni anticipate di tratta-mento, ndr) evitando quella con-trapposizione ideologica, quel bi-polarismo etico così paralizzante.Dobbiamo valorizzare gli elementi
«Il Parlamentoè in ritardosulla bioetica,ma bisognaaffidarsi
A quali condizioni l'eutanasia puòessere inserita nel nostro ordina-mento?«Io sono contraria all'eutanasia cosìcome sono contro l'accanimento te-rapeutico o la sopravvivenza in con-dizioni estreme come quelle di DJFabo. Un conto è l'eutanasia a freddo,la decisione di non voler più vivere,che può veramente aprire ancora dipiù a una "cultura dello scarto", chefatta in buona fede per difendere i di-ritti all'autodeterminazione finisceper mettere a rischio le persone piùdeboli, povere e indifese. Altro è l'in-
al rapporto sostenibilità oggettiva delle condi-medico-paziente» zioni di vita».
Come tenerne conto, in concreto?Con delle forme di verifiche comuni, magari unacommissione, senza lasciare solo chi soffre.
buoni del dibattito che sí è svolto finora. A faticama ci sono stati: nel Comitato nazionale di bioe-tica e ora nel Cortile dei Gentili (coordinato dalcardinal Ravasi e Giuliano Amato, ndr), luoghidove si confrontano tutte le posizioni con spiritocostruttivo e dialogico».
Quali sono questi elementi buoni?«Ormai esiste consapevolezza di alcuni principifondamentali. La difficoltà a legiferare su unamateria nella quale il malato può cambiare idea,fino all'ultimo momento. La valorizzazione deltriangolo medico-paziente-famiglia ricreandouna fiducia che spesso è venuta meno, o una sor-ta di commissione nei casi estremi. E poi la me-diazione del tutore, della famiglia. Ancora: le cu-re palliative. Negli ultimi anni si è andati moltoavanti su quel fronte perfezionando le tecniche
goli casi». Vale a dire?
«Sulla base dei principi generali dibioetica, primo tra tutti il rapportomedico e paziente».
In questo spicchio di legislatura c'è margineper approvare la legge sul biotestamento?Il margine ci sarebbe, ma scontiamo l' incertezzasulla durata del governo: A mio avviso, le leggisulla bioetica dovrebbero andare avanti. Senzastrumentalizzazioni politiche, che su questi te-mi sarebbero addirittura immorali».
Marco Cappato, che ha accompagnato DJ Fa-bo a morire, rischia la prigione. È un altro a-
spetto sui cui si deve intervenire?«Come ho già detto, credo sia meglio evitarestrumentalizzazioni e speculazioni. Non usereiil dolore personale in chiave collettiva. Poi, sullequestioni specifiche decideranno i giudici».
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Perché dire di no alla codificazione
per legge della cultura eutanasiaC'è una zona grigia in cui lo stato non deve né punire né assolvere. Il desiderio
di morte non può essere un diritto garantito dalla legge. Ma la tragedia di DjFabo resta nell'ambito della sfera privata di una coscienza, Eluana non c'entra
Il suicidio assistito è la classica "questionedelicata" da trattare. Non so se sono la
persona giusta, nella mia nota rozzezza. Ciprovo, comunque, e butto giù qualche idea
DI GIULIANO FERRARA
nel giorno triste in cui Dj Fabo si è dato lamorte in Svizzera mediante l'assistenza del-la legge di stato.
Primo. Si dice nei giornali... "a otto annidal caso Englaro". Eluana Englaro non c'en-tra. Non era vigile e capace diassumere una decisione co-municabile agli altri, ed èfortemente controversoche avesse nel suo passa-to espresso un'opinionetestamentaria chiara inmerito e che, se lo aves-se fatto, questa valesseper il qui ed ora dellasua condizione all'epo-ca dei fatti. Quindi lafaccenda dell'indivi-duo cosciente cheesercita la libertà del-la sua coscienza è unafalsa pista, per quantola riguarda. Quelli tranoi che consideraro-no scandalosa la pro-cedura di soppressio-ne della donna in sta-to vegetativo afferma-rono, anche portandouna bottiglia d'acquasul sagrato del Duomo diMilano, sordo e muto, cheEluana Englaro era accudita con amore ecarità dalle suore alle cui mani la si volevastrappare per sopprimerla in una clinica; eil padre nella sua campagna ostinata per ildiritto a toglierle la vita vegetativa agiva,considerazioni private a parte, in qualitàprincipalmente di figura pubblica allo scopodi promuovere una legge sull'eutanasia che
nel caso specifico richiedeva l'ammissionecome diritto nemmeno del suicidio ma del-
l'omicidio assistito. Il comportamento suc-cessivo del padre della Englaro, che avevacertamente diritto alle sue idee ma non al-trettanto certamente alla messa a disposizio-ne della vita di una persona che era sua fi-glia, dimostra che avevamo ragione: fu unabattaglia ideologica per liberare la legge da
quello che potremmo chiamare un pregiudi-zio pro vita, non un caso di eutanasia o di
suicidio assistito.Secondo. Dj Fabo voleva
morire. Lo affermava nellasofferenza del suo stato pre-
sente, dolore corporale epsichico, ma non potevaprocedere da solo, avevabisogno di assistenza del-la comunità. La legge ita-liana impedisce a chiun-que di aiutarti a toglier-ti la vita, quella svizzerainvece lo consente. Al-cuni sostengono: sem-plice, introduciamo inItalia la legge Svizzerae mettiamo fine, come
lui desiderava, allesofferenze di chiun-
que altro sia nellastessa situazione incui era Dj Fabo o sof-
fra, come nel casocelebre di Lucio Ma-gri, di una inguaribi-le e irrevocabile tri-
.tezza di vivere. Invecenon è così semplice. Prendiamo il
caso dell'aborto, in cui non si dispone del-la propria ma dell'altrui vita. La legge lo hadepenalizzato e inquadrato nel suo Siste-ma sanitario, ha welfarizzato la morte diuna persona decisa da un'altra persona edalla sua comunità (il padre, il medico che
esegue eccetera). (segue nell'inserto 11)
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No alla codificazione di una cultura eutanasica(segue duna prima pagina)
Io capisco le obiezioni di fondo dellacultura intransigente pro life, ma nonmanderei mai in galera la donna che abor-tisce, il medico che esegue, e tutti coloroche collaborano all'evento tragico. Però miripugna il fatto incontestabile che l'abor-to sia considerato non già una circostanzatragica, ciò che è, bensì un diritto riprodut-tivo della persona, ciò che non è. Mi ripu-gna che cultura, società e stato non faccia-no guerra all'aborto, senza umiliare nessu-no ma essendo chiari sulla sua inammissi-bilità di principio, sulle alternative attivecome l'adozione, sulle politiche di dissua-sione caritatevole, di cui farebbe parte unmonumento come Paola Bonzi della Man-giagalli 1'8 marzo (invece è esclusa dalleinutili cerimonie quirinalizie, occasionimondane) e un richiamo alla pietà nellaforma dell'obbligo di seppellire il non-na-to soppresso invece che liberarsene come
"rifiuto ospedaliero", la dizione ufficialeche impacchetta l'abortito e lo smaltisce.Non parliamo poi dell'obiezione di co-scienza avvilita e come sotto processo pro-prio in relazione all'idea di aborto comediritto.
Nel caso di Dj Fabo scatta in me un mec-canismo morale diverso. La sua è stata unadecisione personale, non interpersonale,voleva annientare sé stesso, non un altroessere umano. La sua tragedia resta nel-l'ambito della sfera privata della sua co-scienza. Se non punisco uomini e donneche hanno preso decisioni abortive dallanotte dei tempi, ma non tollero che la de-penalizzazione diventi codificazione di undiritto e agisco perché la notte dei tempi fi-nisca e la modernità laica riconosca la li-bertà di nascere come problema e mobili-tazione morale, è ovvio che non si deve pu-nire chi accetti di eseguire i dettami dellacoscienza di Dj Fabo, che non è in grado di
agire da solo con le sue forze. Ma anchequi, dove è in questione alla fine la priva-tezza di un comportamento cosciente, nonaccetto che la depenalizzazione debba di-ventare forzatamente la codificazione diun diritto e di una cultura eutanasica, nel-la forma del suicidio assistito per legge. C'èuna zona grigia in cui lo stato deve astener-si: né punire né assolvere, lo stato non èuna chiesa e non deve trasformarsi nelloscudo legale di ditte che sul desiderio dimorte costruiscono la loro fortuna ideolo-gica e materiale. Di gente che sfrutta il de-siderio per prosperare ce n'è tanta, ed è le-cito nella società aperta, ma la morte nonè un diritto da soddisfare né una merce, èun'occorrenza tragica che può essere incerte circostanze limitate realizzata su séstessi senza che una legge di stato, un co-dice funesto, impedisca o autorizzi alcun-ché.
Giuliano Ferrara
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FINE VITA, OTTO ANNI DOPO
La legge che ci mancadi Pierluigi Battista
tto anni fa, quando l'Italia fu scossa dallakl tragedia di Eluana Englaro, nell'opinionepubblica si diffuse la convinzione che fossenecessaria una legge sul «fine vita» e la politica,dopo aver dato di sé un pessimo spettacolo concontorno di risse e invettive in Parlamento, avevapromesso che in tempi rapidi avrebbe approvatouna norma detta sul «testamento biologico»equilibrata ed efficace. continua a pagina 28
DOPO IL CASO DJ FABO
UNA LEGGE SUL FINE VITANECESSITÀ IMPROROGABILEdi Pierluigi Battista
SEGUE DALLA PRIMA
opo otto anni la via crucis deldj Fabo ripropone drammati-camente lo stesso dilemmache angoscia le coscienze ditutti, sostenitori e detrattoridel principio per cui in ulti-
ma istanza deve essere la per-sona a decidere sul destinodel proprio corpo e sulla pos-sibilità di mettere fine a soffe-renze vissute come insoppor-tabili. Ma nel frattempo lalegge sul «fine vita» è sepoltasotto montagne di carte e diprogetti, rimpallata tra Com-missioni della Camera e delSenato, sostanzialmente ac-
cantonata, sospesa, umiliata,rimandata sine die. Solo chestavolta non è la solita lentez-za burocratica della politica afrenare il corso di una leggeche da otto anni attende inva-no di affiorare alla luce. Èpiuttosto il desiderio nondetto di non scegliere, di evi-tare strappi, di non introdur-re nell'agenda politica un te-ma controverso, incande-scente, sovraccarico di troppepassioni. Politicamente «di-visivo», come usa dire ades-so.
Né il caso dj Fabo e nean-che quello di Eluana, bisognasottolinearlo, rientrano nellacasistica in discussione neiprogetti riguardanti il «testa-mento biologico». Nel casoEnglaro mancava l'elementofondamentale del «testamen-to biologico», cioè una di-chiarazione autenticata delsoggetto che avrebbe dovutodecidere di morire quando lavita fosse diventata un'atrocetortura. Quest'ultimo caso siconfigura invece non come
eutanasia in senso stretto, macome una forma di «suicidioassistito» che non avrebbespazio nemmeno nella ver-sione più larga e «liberale»dei progetti attualmente inesame. Ma esiste nella realtà,nell'esperienza di tutti, neidrammi che si consumano insilenzio una gamma vastissi-ma di condizioni che rendo-no necessaria una legge equi-librata, ragionevole, non ol-tranzista, non marcata da unalogica estremista del «tutto oniente». C'è un'immensa «zo-na grigia», come è stata defi-nita, che non ha bisogno dinorme perentorie, non lasciaallo Stato un superpoterenormativo che va a intromet-tersi nella vita dei cittadini edelle famiglie in uno dei mo-menti più dolorosi e tristidella vita, ma che pure develasciare spazio alla libera de-terminazione degli individuiche sentono la loro vita soffo-care in una condizione stra-ziante di sofferenza inutile,che degrada l'esistenza. Si è
anche sostenuto che è meglionessuna legge anziché unalegge troppo invadente chenon rispettasse la sfera di au-tonomia delle famiglie in col-laborazione con i medici. Mapoi esiste un momento delladecisione in cui deve esserechiaro chi ha l'ultima parola,sia pur entro limiti accettabi-li, senza che questo momentosupremo possa essere decisodi volta in volta da un giudiceinvestito di una funzione sup-plente rispetto a una leggeche non c'è. Se dunque peruna volta la politica si mo-strasse adulta e seria, se ve-nissero dismesse le bandieredelle guerre di religione e siarrivasse in tempi brevi a unalegge sostenuta da una largamaggioranza trasversale, co-me è giusto che sia nellegrandi scelte eticamente sen-sibili, si potrebbe pensare chela politica sia capace di impe-gnarsi in qualcosa di nobilein ciò che resta della legisla-tura. I cittadini, di tutti gliorientamenti, apprezzereb-bero questa prova di serietà.
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OstacoliA frenare la normativaè il desiderio non dettodi non scegliere, dievitare strappi suun tema controverso
«Zona grigia»Esiste nell'esperienzadi tutti una gammavasta di condizioniche richiedono regolenon oltranziste
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L'EDITORIALE
di ANDREA CANGINI
QUANDO LA VITA
E UNA TORTURADopo tre anni trascorsi
paralizzato a letto,completamente cieco e in
nulla più padrone del propriocorpo, dj Fabo ha scelto dimorire. È dovuto andare fino in
Svizzera e lì ha detto basta.
Basta dolore, basta angoscia,basta tormento. Una sceltasofferta, una libera scelta. Uncaso di eutanasia, praticavietata in Italia. Vietata perchéper la Chiesa cattolica l'uomonon ha né deve avere l'ultimaparola: l'ultima parola spettasolo a Dio. Chi scrive ritieneinvece che il suicidio sia undiritto naturale dell'uomo e chesi possa arrivare a pensarlo epoi, eventualmente, a metterloin pratica per un eccesso di
debolezza come per un eccesso
la fa più di affrancarsi dallemacchine che lo incatenano a unsimulacro di vita: non c'èconflitto, sono due modionorevoli di intenderel'esistenza. E perciò anche lamorte. Ma è inutile illudersi,nella cattolica Italia l'eutanasianon verrà consentita: lamaggioranza dei cittadini èfavorevole, ma l'élite politicanon sfiderà mai le ire vaticane.Vi è però un disegno di legge sultestamento biologico che giacealla Camera volto a scongiurarel'accanimento terapeutico, e suquesto anche la Chiesa potrebbeinfine ricredersi. Ci sarebbe unalogica, dal momento che nellavisione cattolica la vita umanaappartiene a Dio, non allatecnica né alla scienza.
COSÌ non fosse, sarebbe difficileosteggiare pratiche come lafecondazione assistita o laricerca sulle cellule staminali. Sirichiede solo un po' di coerenza,anche perché la moraleindividuale è in continua
di forza, spinti dal coraggio cosìcome dalla vigliaccheria.Dipende. Certo è che a vietarlosono solo gli Stati etici e quelliteocratici. Occorrerebbe unalegge per assicurare la fruizionedi tale diritto quando c'è lavolontà ma non ci sono le forze.Quando non si è più padroni delproprio corpo, quando il doloreo l'umiliazione superano lasoglia del tollerabile, quando sisopravvive solo grazie a unamacchina.
i
[Segue a pagina 2]
evoluzione. Sono passati quasivent'anni da quando mia madresi ritrovò segregata in unaterapia intensiva. Dopo tre mesidi calvario a seguito diun'operazione sbagliata, dopoaverla vista perdere lafunzionalità di organi vitali,dopo averla osservataimpotente strapparsi i tubi didosso e implorare la morte,chiesi al primario delFatebenefratelli se ci fosse statauna sola possibilità oli vederlauscire di lì viva. Rispose di no.Chiesi se soffriva. Rispose di sì.Chiesi, infine, supplicandolo, ditenerla almeno sedata fino allafine: rispose che la se azioneavrebbe indebolito il cuore, chela morte avrebbe guadagnatotempo e che percio la sua«coscienza di cattolico» gliimpediva di accontentarmi. Fuicostretto ad accettare quella checonsiderai una violenzainaccettabile, una tortura fine ase stessa. Sono sicuro che oggiquello stesso medicoragionerebbe diversamente.
L'EDITORIALE
di ANDREA CANGINI
QUANDO LA VITA
E UNA TORTURA
[SEGUE DALLA PRIMA]PERCIÒ consideriamo
inaccettabile l'eutanasia per chisi trova nelle condizioni dipotersi uccidere da solo. Chi puòsuicidarsi e non lo fa, non vuolein realtà morire. Non se la sente,non è pronto. E non c'è ragionedi "aiutarlo" come avvieneinvece in Svizzera o altrove.Togliersi, dunque, il cappello colmassimo rispetto di fronte a chisceglie di andare avanti neldolore; consentire a chi non ce
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FAVOREVOLE
Dateci una legge gentileMorire è un nostro dirittodi Giordano Bruno Guerri a pagina 6
il commento/i-o
ANCHE MORIRE
É UN DIRITTO
SERVE LA LEGGE
di Giordano Bruno Guerri
Fondamentale e irrinuncia-bile quanto il diritto divivere, è il diritto di
morire. Come e quando si vuole.È un diritto, benché le leggi vi
pongano eccezioni e ostacoli,esercitato ogni giorno in tutto ilmondo da migliaia di suicidi.Uomini e donne i quali credono- a torto o a ragione, ma solo aloro spetta la scelta - che farlafinita sia meglio che proseguire.Di certo nessuno può aiutarli aportare a compimento lapropria disperazione, magaridovuta a problemi d'amore, o disoldi, o del male di esistere.L'unico aiuto che potremmo edovremmo dare loro èconvincerli a continuare lafatica di vivere. Ma, credo, èdiverso il caso di un malatoterminale, cui la malattiaimpedisce persino la decisioneestrema e liberatoria. In questocaso è lo Stato, con le sue leggi,
che deve prendere unaposizione chiara e netta. Se ilmalato può o non può essereaiutato a morire, quando ecome. Badate, in Italial'eutanasia legale esiste già, siapure in maniera velata eipocrita. È di pochi giorni fa il
caso di un settantenne veneto,malato terminale e noncurabile, che in ospedale è statosedato legalmente, senza altrecure, finché il suo cuore si èfermato. Non la si chiamaeutanasia, ma lo è. Fabo non hapotuto usufruire di questotrattamento, da noi, perché non
era un malato terminale. Lalegge gli diceva, nella suadurezza: lo so che soffri
disperatamente, lo so che nonhai speranza, lo so che nessunopuò aiutarti, lo so che la tuaesistenza è soltanto uno strazio,e però devi continuare a soffrire.Questo è un trattamentoinumano, oltre che non giusto,iniquo, rispetto al settantenneveneto. In pratica: siccome puoisoffrire ancora molto, non haidiritto di morire. Pur con tutto ilrispetto verso chi sostiene lasacralità della vita (perché è undono di Dio e quindi non ciappartiene), è lecito ritenere che
- proprio in quanto donoricevuto - la vita è mia, e che hoil diritto di rinunciarci quandonon è più davvero vita. E unoStato che sia davvero laico mi
deve aiutare a esercitare questodiritto, allo stesso modo in cuiaiuta altri a vivere e soffrire finoalla conclusione naturale. OraFabo sta bene, e non ci ha toltoniente, anzi ci ha dato. Unesempio di forza, volontà,coraggio, libertà. Benchél'abbiamo lasciato solo. Che ilsuo sacrificio valga d'aiuto aaltri. Che venga finalmenteintrodotta una legge gentile,rispettosa dell'individuo. Perchéla morte, molto più della vita,appartiene all'individuo, nonalle convinzioni di altri, fossero
anche la maggioranza.
@GBGuerri
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No, la vita è troppo seria
per far decidere i politicidi Rino Cammilleri a pagina 6
il commento/2-*
LA VITA È SERIA
NON LASCIAMOLA
AL PALAZZO
di Rino Cammilleri
- i primo impulso verreb-be da dire: se uno vuoleandarsene, fatti suoi e
tanti saluti, chi sono io pergiudicare? Ma già tutta la miavita è in mano ai politici e perciòtitubo: almeno la morte vorreipresiederla. Ma mi chiedo seuno, in condizioni (per esempio)da tetraplegico grave, è così
lucido di mente, così noncondizionato da poter prenderedecisioni così gravi. Infatti, aparità di condizioni, c'è chi vuolmorire e chi no. Dunque,dipende dallo stato d'animo. Leleggi sulle cure palliative e il
non-accanimento terapeuticogià ci sono e, se ci si pensa bene,bastano. Altrimenti si rischia di
entrare in un carosello disentenze «creative» e di«sostituti» (si pensi al padredella Englaro). Ma anche
essendo pienamente coscienti, sipuò dire che decisioni di tale
portata non siano viziate?Mettere anche questa cosa inmano alla politica significamettersi sulla china di Belgio eOlanda, luoghi nei quali l'unicavittoriosa risulta essere la cassadel servizio sanitario nazionale.Si sa come si comincia,insomma, e, ahimè, si sa puredove si va a finire. I casi pietosi
servono proprio a far da breccianella diga e mi ricordano lavecchia barzelletta della Ss e delcontadino. Nell'Italia occupataun'auto delle Ss investe il carrodi un contadino carico di galline;i polli agonizzano e il contadinoha le gambe tranciate. Scende laSs e grida: «Ach, io non poterevedere bestiole soffrire!». E le
finisce con la pistola. Poi chiede
al contadino come sta. E quello,scappando sulle mani:«Benissimo!». Certa pietà,
insomma, quando proviene daun certo versante ideologico, èsospetta. Ma la questione in sétravalica il mero calcolo di costi
e benefici, perché investe lafamosa scommessa di Pascal. E
in atto il processo dibeatificazione di TeresaNeumann (1898-1962), la donnatedesca che passò la vita in unletto di dolore. Non eranemmeno in grado di nutrirsi,neanche di bere, cosa che futestimoniata dagli insospettabilinazisti: le tolsero la tesseraalimentare. Passò così quasi 40anni. Un caso perfetto dadibattito, una «qualità della vita»
assolutamente inesistente. Maoggi qualcuno dovrebbeinformare il soggetto chenessuno sa che cosa ci aspettadopo la morte. C'è chi crede cheal di là ci sia il nulla dove sismette di soffrire (vedi Adso daMelk ne Il nome della rosa) e chi
crede che ci sia Qualcosa. E che
questo Qualcosa potrebbe ancheessere peggio. Se è vero che laguerra è cosa troppo seria perlasciarla ai generali, è vero
anche che la vita e la morte sonocosa troppo seria per lasciarla aipolitici, col debito codazzo di
avvocati e magistrati.
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LA PSICOLOGA
«Poter scegliere
Così il malato
si sente vivo»
«La domanda di eutanasia e di
suicidio assistito da parte del
malato esprime il desiderio di
mantenere su se stessi il con-
trollo sulla propria vita». In que-
sto senso, «nel grido disperato
di chi vuole morire c'è una spe-
ranza di potersi sentire ancora
vivo. Vivo e quindi in grado di
fare qualcosa: decidere». Que-
sta la riflessione di Paola Vinci-
guerra, psicologa e psicotera-
peuta, presidente di Eurodap
(Associazione europea disturbi
da attacchi di panico), sulla vi-
cenda di Dj Fabo. «Alla base
della scelta di morire - analiz-
za Vinciguerra, anche docente
all'università Ludes di Lugano
in Svizzera - ci sono motivazio-
ni importanti che riguardano il
dolore insopportabile e la per-
dita di controllo sulla propriavita, prima di tutto. Ma in mol-
te ricerche si può notare che il
dolore fisico non è il motivopiù importante per richiederela morte. E' la perdita di control-
lo della propria vita che spinge
definitivamente il paziente adecidere di smettere di vivere».
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REAZIONI CONTRASTANTI
Cattolici dubbiosi: «Così vince la morte»Il direttore di «Avvenire»: uno Stato civile non può arrivare a togliere la vita
Serena Sartini
E «Non ha vinto la libertà, ha vinto lamorte». Il mondo cattolico reagisce conrispetto e dolore per la drammatica mor-te, avvenuta in Svizzera, di dj Fabo, chie-dendo ora che siano evitate strumenta-lizzazioni. La Cei e la Santa Sede noncommentano ufficialmente, si preferiscela via del silenzio per non prestare il fian-co alla politicizzazione. Tuttavia, il gestoin sé va condannato. È quanto prevedela stessa dottrina cattolica. «È un casoevidente di suicidio - afferma al Giorna-le Maurizio Calipari, portavoce di Scien-za e Vita, associazione della Cei - un sui-cidio maturato in una situazione umanaed esistenziale assolutamente pesante edevastata da una grave malattia soprag-
giunta da un incidente. Rimane il fattoche si tratta della scelta della persona dichiudere la sua vita. La chiesa con chia-rezza ha sempre condannato questo ti-po di azione e di scelta - prosegue Cali-pari - e questo non coincide con un giu-dizio della persona. È una forma di offe-
sa e di distruzione della vita umana, alpari dell'aborto. Per noi la vita è dal con-cepimento fino al suo termine natura-le». Ma una cosa è il tema del suicidioassistito, altra è la discussione in corsoin Parlamento sul testamento biologico.«Questa vicenda è stata strumentalmen-te messa in relazione all'attuale disegnodi legge in discussione alla camera. Tut-tavia - spiega il portavoce - l'attuale te-sto non prevede assolutamente il suici-dio assistito e anche con una legge del
genere, dj Fabo non avrebbe potuto fareciò che ha fatto in Svizzera. Il disegno dilegge in Parlamento non prevede né ilsuicidio assistito né l'eutanasia attiva.Prevede, purtroppo, delle forme di euta-nasia omissiva, attraverso il rifiuto di so-stegni vitali». Il direttore di Avvenire,Marco Tarquinio, affida la sua posizionea un video-editoriale pubblicato sul sitodel quotidiano: «La vita è un valore chetrova fondamento nella nostra costitu-zione. Uno Stato civile non può dare ofar dare la morte. Non può farlo con laguerra, con la pena capitale, con l'abban-dono della persona, non può farlo conl'eutanasia. Questo è un bene che dob-biamo difendere e tutelare». Sulla stessalinea anche Famiglia Cristiana e Massi-mo Gandolfini, del Family Day.
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OCHI MESI PRIMA DI MORIR
E Montanelli disse:«Una fine dignitosaè una scelta di libertà»
«Sono vicino al grande passo, intendo avva-
lermi del diritto di scegliere come e quandomorire». Era il 12 dicembre del 2000, IndroMontanelli aveva 91 anni e non sapeva chesette mesi dopo se ne sarebbe andato. Eraospite di un convegno organizzato all'universi-tà di Milano dal senatore dei Verdi Luigi Man-coni sul Diritto a una morte dignitosa. Il fonda-tore del Giornale disse quello che aveva sem-pre pensato: «Una morte dignitosa è un dirittodi libertà. Io ho detto varie volte che sono asso-lutamente per il diritto dell'uomo di scegliereil come e il quando della propria morte e nonvedo come si possa contestare all'uomo que-sto diritto. Per quanto mi riguarda personal-mente io sono vicino al grande passo e io faròquesto. Non voleva essere l'affermazione deldiritto al suicidio, perché il suicidio «è unacosa che non ha né diritti né doveri. Di frontead esso ci sono soltanto due sentimenti: dipietà, di enorme pietà, per lo stato di dispera-zione che ha condotto la vitti-
ma al suicidio. E di rispetto.Di altrettanto rispetto per ilcoraggio che ha chi resta vit-tima di questa cosa». Poi colsuo solito linguaggio schiet-to e polemico sbottò: «E chenon mi si portino i soliti argo-menti astratti, tipo "la sacrali-tà della vita": nessuno conte-sta il diritto di ognuno a di-sporre della propria vita,non vedo perché gli si debbacontestare il diritto a sceglie-re la propria morte».
E poi: «Se sul piano legale affrontiamo laquestione come l'hanno affrontata e, beatiloro, risolta in Olanda, allora perdiamo sicu-ramente. Noi, anche noi laici, per lo menoio sono un laico dalla punta dei piedi allacima dei capelli, siamo cattolici. Ci piaccia ono, il cattolicesimo è nel nostro Dna. Questoè l'enorme ostacolo contro cui batteremo latesta. Sempre». Il timore di Montanelli, chepoi si rivelerà fondato, è che del tema «siimpadronisca la politica, mentre è una bat-taglia di civiltà che deve restare assoluta-mente fuori dalla politica. L'eutanasia è tra-sversale alle fazioni politiche: in Olanda cat-tolici diversi da noi hanno in maggioranzavotato in favore, mentre una minoranza diprotestanti, calvinisti-fondamentalisti, sonostati ostili. Noi Siamo condannati all'ipocri-sia: bisogna insegnare ai medici a dimentica-re la pillola sul tavolino da notte del pazien-te, all'infermiere ad allontanarsi al momen-
Indro
Montanelli
to opportuno, e al magistrato a non incrimi-narli. Questo è il massimo che possiamo ot-tenere se vogliamo essere realisti».
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Dj Fabo Legittimità
dell'ultimo sogno
SARANTIS THANOPULOS
n uomo è stato co-stretto a espatriareper poter morire,
per colpa della legislazioneitaliana.Gli è stato negato il dirittodi lasciare la vita nel luogoin cui l'ha vissuta.
-segue a pagina 2-
-segue dalla prima -
Dj Fabo Legittimità
dell'ultimo sogno
SARANITS THANOPULOS
Di percepire con i sensidell'immaginazioneabitati dalla memoria
e aperti all'avvenire (anchequando la fine è troppo vici-na) i suoni, le forme e i coloridella sua città: la materia, fat-ta di impressioni familiari di-schiuse all'inconsueto e allameraviglia, del suo ultimosogno.
¦"¦
Quando muore una personacara, per un periodo conti-nuiamo a viverla come se fos-se ancora viva, anche se perce-piamo la sua assenza. Abbia-mo bisogno di mantenereuna contiguità psichica, checi è più facile se possiamo col-locarla negli spazi che abbia-mo coabitato.Poi, gradualmente, la lascia-mo andare, quando riuscia-mo a farla abitare nel nostromondo interno e ritrovarla,
in modi e forme nuove, nelmondo esterno.Per chi muore non è moltodiverso.Non si muore soli, ma in com-pagnia di ricordi, testimonian-ze di un passato attuale, chevivono nelle emozioni del mo-mento e sono tanto più senti-te e presenti quanto più si è inprossimità spaziale e emotivacon le persone e i luoghi fami-liari. Così mentre gli occhi sichiudono nel sonno eterno, isensi e i desideri si riapronoin una trama onirica di cuinon ci sarà alcuna percezionedi fine.Nel morire si elabora il luttoper la propria perdita e quelladelle persone amate, entran-do in un sogno che porta leragioni e gli affetti della pro-pria esistenza dove essa riac-quista la sua intera potenziali-tà e si dissolve, senza consape-volezza soggettiva né smenti-ta oggettiva, in un'aperturaperpetua all'esperienza uma-na, finalmente libera dellasua effettività, della prigioniadelle sue condizioni oggetti-ve. La morte è un atto doloro-so e pauroso di libertà, a con-dizione che la vita sia stata finin fondo esperita. Non c'è nul-la di più spaventoso che mori-re senza aver vissuto.
¦"¦
L'ultimo dei sogni è un dirittoinalienabile, strettamentelegato al diritto alla vita. DjFabo è stato tradito dall'Italia,una patria per lui matrigna.Gli ha negato la possibilità dicongedarsi da noi nelle condi-zioni migliori per sentirsi vi-vo mentre moriva.La nostra legislazione, profon-damente ipocrita, priva i sen-za speranza almeno di unavita appena tollerabile, dellapossibilità di morire nella ter-ra in cui hanno camminato eamato, interferendo grave-mente con il loro ultimo viag-gio. Che vadano a esalare i lo-ro ultimo respiro, lontano da-gli occhi dei benpensanti: co-me cani randagi senza fissadimora. L'alternativa: subireil vivere come fonte di costan-te insensatezza, in un presen-te che necrotizza il passato,che rinsecchisce l'alberosprovvisto delle sue radici.Vivere nella morte, per mori-re già morti.Fa parte della libertà di vive-re, decidere il momento e ilmodo della propria morte.Lasciare il mondo in modonaturale (col rischio che siaaccidentale) o per temerarie-tà, suicidio, eutanasia. Nonesiste nessun obbligo etico senon la responsabilità nei con-fronti di sé - proteggere il pro-prio desiderio - e nei confron-ti dell'altro - proteggere il suo
desiderio. Essere morti da viviuccide il desiderio in se stessie nell'oggetto amato.
M¦¦
Si può rifiutare l'assistenzaalla morte per coloro che nonsono in grado di procurarselada sé, o perfino cercare di pre-venirla in coloro che, invece,lo sono, solo se l'eclissi dellapossibilità di una vita degnadi essere vissuta, è valutatacome temporanea. Tuttavia,anche in questo caso la re-sponsabilità che si assume èimportante e la sua validità simisura solo attraverso la di-stanza necessaria da una com-piacenza negligente nei con-fronti dell'esigenza di liberar-sene di un dolore contaminan-te dell'altro. Quando la condi-zione di atroce inabilità a vive-re è permanente, il rifiutodell'eutanasia è inconfessabi-le crudeltà.Si pretende di subordinare lavita reale a una vita astratta,avulsa dall'esperienza vera.Per una spiritualità dell'esi-stenza che paradossalmenteriduce tutto alla pura materia-lità, a una dimensione mecca-nica dell'esistenza. La vita siriduce a una materia "cruda",priva della capacità di sogna-re e di desiderare e incapacedi dare rappresentazione esenso alla propria realtà. Ne-crofilia dell'essere, amore peri morti viventi.
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A CHI SPETTA
LA SCELTA
DI MORIRE Aldo Masullo
Comincio a buttar giù que-ste riflessioni con «timore
e tremore», e ciò può intendere
soltanto chi accanto a una per-sona carissima ha, come me,provato l' esperienza terribile ditrovarsi costretto a deciderenon tra due prospettive tera-peutiche, sempre dunque tradue tecniche del vivere, ma trala vita e la morte, tra il relativo el'assoluto. Non posso dimenti-care la mattina in cui, mentrenella camera accanto a quellain cui mia moglie, nella miseriadella malattia terminale soffri-va, i miei figli ed io angosciatidiscutemmo alungo se consen-tire che i medici continuasserole inutili cure o lasciare che sem-
plicemente la sedassero. Alla fi-ne il pensiero, che si stava gio-cando sul dolore di lei la partitatra la sempre mutevole relativi-tà dell'essere e l'irrevocabile as-soluto del nulla, decise per lenostre coscienze. Non avem-mo il coraggio di far cessare lecure e spingere noi, proprio noiche l'amavamo, la personaamata nelle fauci del nulla.
In questa temperie, che nonè, come si crede, puramenteemotiva, bensì suscitata dallaragione appassionata che ren-de umana la vita, il filosofo,
cioè chiunque di noi non dor-ma, non può ragionare se nonin termini radicali. Come scris-se Carlo Marx, pensare in mo-do «radicale» vuol dire «prende-re le cose alla radice». Ora la ra-dice dell'umano, che è appun-to ciò di cui, in questo caso, sia-mo chiamati a ragionare, non èné la casuale identità biologicadi ciascuno di noi, né la più omeno complicata macchinadella società nei cui ingranaggialtrettanto casualmente ci sia-mo trovati ad essere formati co-
me persone. > Segue a pag. 50
Segue dalla primi:
A chi spetta la scelta di morireAldo Masullo
Quando ognuno di noi è nato, non èuscito da un cavolo come nelle favole
che un tempo si raccontavano ai bambini,ma neppure dalla fascia tricolore di un sin-daco o dalla stola di un parroco: non è unpassivo prodotto di natura o di artificio co-me una qualsiasi cosa del mondo. La suaumanità è stata decisa dalle braccia, dal ca-lore, dal sorriso di chi, madre naturale o al-tri, per primo l'ha accolto, gli ha sorriso, loha stimolato a parlare, lo ha indotto a usciredal mutismo della pura naturalità e a ri-spondere entrando nel gioco della relazio-
ne.Nascere, in breve, significa partecipare,
entrare in una situazione di multanime inti-mità, che può chiamarsi, senza alcun riferi-mento teologico, sacralità. Ora, come il neu-rologo e filosofo Viktor Wizsàcker osservò,la morte non è affatto l'opposto della vita,ma della nascita, essendo nascita e morte idue momenti estremi della vita. Perciò aparlar della morte l'individuo, inteso comeuna impartecipe cosa, prodotta manon na-ta, è impotente.
Altrettanto priva di legittimazione a par-lar della morte è la società, anch'essa pro-dotta dai processi storici e da essi disfatta,come visibilmente sta avvenendo della no-stra, ma estranea al carnalvissuto del nasce -re e del morire.
Se si guarda al tempo lungo della storia,ci si accorge che l'evento della morte è statoprogressivamente spogliato della sua origi-naria sacralità. Mentre nei popoli primitivie ancora in quelli di antica civiltà, l'eventodella morte era assunto in carico dalla co-munità, cioè da tutti i partecipi di un comu-ne intreccio di relazioni affettive, poi, e com-piutamente nell'età moderna, sono state leistituzioni sociali a costringere la morte neicomplessi meccanismi della propria estra-niante indifferenza.
Appare dunque abbastanza chiaro che
vivere non è senza il debito originario, e lascelta tra la vita e la morte non può essereun arbitrio dell'individuo. Ma altrettantochiaro mi sembra che della scelta neppurela società sia arbitra, estranea com' essa è adogni intimità comunitaria. Che cosaf insen-sibile macchina sociale può sapere del dolo-re, che la morte di un uomo provoca in altrie dell'inevitabile impoverimento di una siapur piccola cerchia di affetti e di pensieri?
In questi abbozzi di riflessioni sono im-pliciti sviluppirelativi alterni oggifinalmen-te esposti al dibattito pubblico e assai scot-tanti, come la formalizzazione delle antici-pate dichiarazioni divolontà sulle scelte sul-la gestione della fine della vita.
Ma oggi l'evento che tutti fortemente cicommuove è l'esecuzione della scelta euta-nasica del dj Fabo in una clinica svizzeraspecializzata.
È impressionante come gruppi politici egruppi religiosi ancoraunavolta si siano av-ventati su questa tristissima storia per trar-ne sostanzialmente motivi di propagandaideologica. Va subito detto che qui la que-stione non ha nulla a che vedere con le di-chiarazioni anticipate di fine vita né con laterribile decisione di staccare o no la spinaallavita morente della persona amata.
Ad evitare ogni confusione, spesso nondisinteressatamente prodotta, qui si trattapuramente e semplicemente di eu-tana-sia, cioè, secondo l'etimologia della parola,di «buona morte» o, più precisamente, dimorte senza sofferenza.
La prima domanda che mi pongo. Il sal-to nel nulla deve necessariamente avere ladisperata atrocità del salto nel vuoto di Pri-mo Levi e di Mario Monicelli, per citare casirecenti di persone di grande levatura intel-lettuale e morale, finite spiaccicate su un la-strico?
Qui non sipone il problema, come pren-de il lusso di porsi e discetta chi sta in buonasalute, sulla liceità dell'eutanasia diretta-mente eseguita o aiutata da altri, bensì il
problema, questo sì radicale, del rapportotra l'uomo e il dolore.
Un pensiero di Leopardi è decisivo. «I do-
lori dell'animo non sono mai paragonabiliai dolori del corpo, ragguagliati secondo lastessa proporzione di veemenza relativa[...]e tra' dolori dell'animo e quelli del cor-po, supponendoli ancora, relativamente,in un medesimo grado, non v' è alcuna pro-porzione. E quelli possono essere superatidallagrandezza o forza dell' animo, dalla sa-pienza (lasciando stare che il tempo conso-la ogni cosa), ma questi hanno forza d'ab-battere e di vincere ogni maggior costan-za».
Né è irrilevante una circostanza psicolo-gica. Il dolore diviene lacerante, intollerabi-le, quando si sa che al di là non v'è che lamorte, e lo si dice dunque «terminale». Allo-ra non resta che la disperata speranzadell'affrettarsi della fine, della liberazionegrazie allamorte.
L'economia del dolore misurata con lamorte offre di sé nei miti antichi paradossaliesempi. Il centauro Chirone, ferito inguari-bilmente da una freccia di Ercole e soffren-do senza remissione, desiderava di morirema, essendo immortale, fu liberato dallamorte soltanto quando Prometeo accettòdi scambiare con lui la sua mortalità. Qui ildolore si rivela così potente nel suo terrifi-cante aspetto che, perfino nel fantastico bi-lanciamento con l'immortalità, il suo pesorisulta il più forte.
Lo spirito è l'umano in cammino, l'in-cessante fluire della comunicazione simbo-lica, la storia, il fervore della comunità, l'inti-mità del noi. Pensiero, amore, gioia sonomodi di questo movimento, e hanno tuttiun carattere di reciprocità. Io e tu, noi, dialo-ghiamo; io e tu, noi, ci amiamo; io e tu, noi,godiamo l'uno della presenza dell' altro. Co-sì, ognuno di noi gode per il fatto che l'altrone gode.
Il dolore fisico rompe questa essenzialereciprocità. Tu non puoi intrinsecamente
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partecipare del mio dolore, cioè non puoisoffrirlo. Soltanto la sua eco nel mio parlar-ne può farti soffrire. Mai comunque soffri ilmio dolore, bensì sempre il tuo e soltanto iltuo, generato dal tuo sapere che io soffro. Ildolore distrugge la comunicazione, e ricac-cia l'uomo nel suo isolamento d'individuo,nel vissuto primitivo della sua animalità,spogliatadirelazionale ricchezza e diprotet-tivo artificio culturale.
Alcuni obiettano che oggi i presidii medi-ci e le cure palliative sono tali da rendere
sopportabile il dolore. Io non so fino a chepunto ciò siavero. Ma il dolore non è solo lasofferenzafisica, bensì e ben più l' umilia zione dellavita. Hanno visto costoro la fotogra-fia del dj Fabio? Un Cristo disperato! Più cheil dolore, terribile dev'essere la pena di nonpotersi muovere, costretto in un corpo cheè la bara di se stesso, esposto all'indispensa-bile manipolazione d' altri per ogni suo biso-gno, cieco e quasi muto, gli occhi ridotti adun'unica ininterrotta implorazione.
Paradossalmente il bisogno vitale di
quell'uomo è morire. Il problema non è, seegli abbia il diritto di morire, ma chi mai, ein nome di quale legge, magistrati preti par-lamenti chiese, sapienti inumani e ignoran-ti saccenti, abbiano il diritto di negargli que-sto primario diritto, impedendone l'esecu-zione, imponendo allavittimala più terribi-le delle torture.
Qui s'impone una legislazione che ga-rantisca a ogni infelice come il dj Fabo la li-bertà, l'estrema, di liberarsi da un morireche a lui sembra non finire mai.
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Il Paese in ritardo
Un groviglio ideologico blocca le le sull'eutanasia
Carlo Nordio
La vicenda di Fabiano Anto-niani, noto come Dj Fabo,
costretto a emigrare in Sviz-zera per poter morire con di-
gnità, pone ovviamente moltiproblemi. Affronteremo i tre
che ci sembrano più importan-ti: quello etico, quello giuridicoe quello economico. Ma primabisogna essere chiari: chi vuolemantenere le cose come stanno,si appoggia a un codice penalefirmato nel 1930 da Mussolini edal Re, che punisce con la galerafino a 15 anni l'omicidio del con-senziente, e fino a 12 anni il co-siddetto suicido assistito. Senon si può fare in Italia quelloche si può fare in Svizzera, è per-ché il medico finirebbe imme-diatamente incatenato. Ma tor-niamo al problema etico.
Secondo la Chiesa, la vita è unbene indisponibile, in quantodono di Dio. In teoria si potreb-be obiettare che chi riceve undono può farne quello che vuo-le, altrimenti non si tratta più diun regalo, ma al massimo di un
prestito, o di un usufrutto. Ma laChiesa in questo è sovrana, egiustamente insindacabile. In-sindacabile, tuttavia, per chi viaderisce, accettandone i precet-ti e le sanzioni. Per gli altri laquestione è diversa: nessun ar-gomento logico milita infatticontro il suicidio. Al contrario. Ifilosofi greci e romani lo hannosempre giustificato: Socratenon se ne è sottratto; Cleante eSeneca lo hanno praticato; Sha-kespeare lo nobilitò con Romeo(«con un bacio io muoio») e conl'addio virile di Bruto e Cassio.
Così, via via, fino ai tempi re-centi: la Francia pullula di mo-numenti a Jean Moulin, che sitagliò invano la gola, e a Brosso-lette che ebbe più successo get-tandosi dal quinto piano persfuggire alla Gestapo.
Continua a pag. 27
Un groviglio ideologico blocca le leggi sull'eutanasiaCarlo Nordio
segue dalla prima pagina
Rommel lo accettò per salvare lafamiglia. Altri marescialli tedeschiper salvare l'onore. No, l'etica laicanon ha mai ripudiato il suicidio.
Il problema giuridico. Il nostrocodice in realtà punisce il suicidioassistito non perché vietato dallaChiesa, ma perché in contrasto conl'ideologia fascista, che riteneva ilcittadino un suddito sottomesso allefunzioni dello Stato cui dovevaservire. Paradossalmente, quèstaespropriazione del dirittoall'autodeterminazione si è saldatacon le due dottrine ispiratrici dellaCostituzione: quella marxista,secondo la quale la vita appartiene al
popolo, e quella appunto cattolica chene attribuisce il destino a Dio. Questovincolo che unisce tre ideologie per ilresto configgenti si è rivelatoindissolubile: ed infatti il codice,come si è detto, resiste ancora doposettant'anni di Repubblica.
Con la conseguenza bizzarra che arigor di logica, se i medici svizzerivenissero in Italia, rischierebberol'arresto, perché autori di un gravedelitto a carico di un nostro cittadino.Questo dimostra non solo il pasticciodi una normativa europeaframmentaria e disomogenea, ma lastessa ipocrisia del nostro legislatore,che, pur davanti ad analoghi esempisempre più numerosi, finge di nonvederne le contraddizioni, e allostesso tempo continua a indugiaresulle varie proposte di riforma datempo giacenti in parlamento.
Da ultimo, e ancor più paradossale,l'aspetto economico. Tra le sueinumane sofferenze, il poveroAntoniani ha anche dovuto trovarsi isoldi per il viaggio,l'accompagnamento e, ovviamente ilricovero. E qui la tragedia diventaaddirittura scandalosa e grottesca.
È possibile, è logico, che unapersona mantenuta in vita contro lasua volontà, e con forti spese diassistenza e cura da parte deifamiliari e della stessa collettività,debba anche faticare per trovare lerisorse per porvi fine? Un tempo sidiceva che, almeno davanti allamorte, tutti fossero uguali. Purtroppoora vediamo che, per chi non hadenari, è difficile persino andarsenein pace.
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La morte non puòessere un diritto
ma è necessario
trovare mediazionir.!, Francesco D'Agosto°
pagina 2U
Perché no. Serve rispetto nei confronti del malato che rifiuti le terapie anche salvavita
La morte non può essere un diritto
ma è necessario trovare mediazionidi Francesco D'Agostino
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F.4 un dato di fatto che la vi-cenda del Dj Fabo è di-venuta un'occasione di
nuovi, aspri scontri bioeticied ideologici, irrispettosi del-la tragicità della vicenda (chemeriterebbe soprattuttocompassione, silenzio e ri-flessione). Credo che lanarra-zione giornalistica e televisi-va delle terribili sofferenze diFabo abbia inevitabilmente,ma anche indebitamente, atti-vato reazioni psicologiche edemotivenellepersone, che sa-rebbe stato non solo meglio,ma anche doveroso evitare.
C'è qualche possibilità dimediazione tra chi crede alladisponibilità e chi crede allaindisponibilità legale dellavita? Penso di sì. Innanzi tut-to credo che sia condivisibileda parte di tutti un fermo noalla "morte come diritto": an-che i fautori più radicali del-l'eutanasia ne predicano lalegalizzazione solo in casiestremi, quelli di patologieterminali, tali da attivare gra-vissime sofferenze. Non sipuò assecondare la volontàdi morire espressa da un ma-lato di mente, da un minore,da un depresso. Il secondopunto che non dovrebbe atti-vare conflitti ideologici è ildoveroso rispetto nei con-fronti del malato che rifiuti leterapie, comprese quelle sal-vavita (volontà peraltro ga-
rantita dal dettato costituzio-nale). Il terzo è il no all'acca-nimento terapeutico: vannoproibite le terapie futili, inde-bitamente invasive, spropor-zionate rispetto alla situazio-ne clinica del malato, ancor-ché terminale. In questo nonpuò rientrare anche quelloall'alimentazione e all'idra-tazione artificiali, quando si-ano vere e proprie forme ditrattamento terapeutico (e
I PALETTI
No all'accanimento
terapeutico: vanno proibite le
terapie futili e indebitamente
invasive, non l'alimentazione
artificiale quando è terapia
non di mero sostegno vitale).Il quarto punto su cui credo sipossa trovare una mediazio-ne è il sì alla palliazione, cioèalle diverse possibili tecni-che mediche volte a non farsoffrire o a far soffrire il menopossibile il malato: tra questeanche quella forma estremadi palliazione che è la "seda-zione profonda". Un quintopunto su cui non dovrebbeesserci dissenso è quello delriconoscimento giuridicodella validità del "testamen-to biologico". Le dichiarazio-ni anticipate di trattamentopossono infatti aiutare il me-dico a sciogliere alcuni gravi
dilemmi terapeutici, purchésiano sottoscritte da personeConsapevoli e informate e ta-li da non vincolare la dovero-sa autonomia scientifica edeontologica dei terapeuta.Un ultimo punto da sottoli-neare è quello che concerne ilprincipio bioetico fonda-mentale, che stabilisce chetutti i malati (e in particola-re quelli terminali) hanno ildiritto di essere accompa-gnati nel loro doloroso per-corso e di non essere mai ab-bandonati. Dove nasce allora il dis-senso? Nasce dal fatto che ifautori della disponibilitàdella vita minimizzano o ad-dirittura negano il rischioconcretissimo che una leggesul fine vita possa burocra-tizzare il processo del mori-re, mentre a loro volta i fauto-ri dell'indisponìbilità dellavita massimizzano tale ri-schio,alpunto da arrivare (inalcuni casi) a proporre l'ac-canimento terapeutico addi-rittura come un dovere. Sba-gliano gli uni così come gli al-tri. Ma certamente non è insituazioni di concitazioneemotiva e di propaganda ide-ologica, come quelle che stia-mo vivendo in questi giorni,che sipuò arrivare a discute-re su questi temi con la dovu-ta onestà intellettuale.
Presidente emerito del Comitato
Nazionale per la Bioetica
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Senza u suite vitaabusi e pratiche
non trasparentiGitbettotorbettinipagina 20
Perdlé sì. L'aiuto al suicidio per malati terminali è previsto da qualunque costituzione liberale
Senza una legge sul fine vitaabusi e pratiche non trasparentidi Gilberto Corbellini
Fabiano Antoniani, che tuttal'Italia conosce come dj Fabo,ha trovato finalmente alcune
persone che lo hanno ascoltato, aiu-tandolo arecarsiinunpaesepiùcivi-le di quello dove eglipagavale tasse,
per incontrare medici davvero re-sponsabili. Quei medici l'hanno fi-nalmente trattato come una perso-na, accertando le sue condizioni eassistendolo nel suicidio.DamesidjFabo cercava di farsi ascoltare e siaspettava che qualcuno rispondes-se agli argomenti con i quali chiede-
va di essere aiutato a non soffrirepiù. Lo chiedeva anche ai membridella Commissione Affari Sociali,che invece hapreferito condurre di-
scussionfinastratto e sotto ricattoinvistadiunalegge sulle direttive anti-cipate. Una politica e delle istituzio-
niindifferentiallecondizionideicit-tadinilascianoinascoltate legrida di
aiuto di tantepersone che chiedonodi non continuare a vivere patendosofferenze indicibili e non ingestibi-
li. Ovvero che sommessamente siaspettano che il loro diritto alla salu-
te sia garantito, e che su di esso nonsia fatta prevalere una costrizioneperversa a vivere senza speranza incondizioni dimalattiaterminale.
L'aiuto o assistenza medica allamorte o al suicidio per malati termi-
nali è previsto, in linea di principio,da qualunque costituzione liberale.
Stanteildirittoindividualeallasalutee a non provare inutilmente dolore.Un numero crescente di paesi, ulti-mo il Canada, hanno legalizzato ras-
sistenzaattivaallamorteo eutanasia,
e numerosi altri, come la Svizzera,hanno legalizzato o depenalizzatol'aiuto al suicidio. Sono paesi dove il
funzionamento e l'apprezzamentodella democrazia e della istituzionesono largamente migliori che da noi
Quindi l'opposizione alle direttiveanticipate vincolanti, alla sedazioneterminale richiesta dal paziente, al-l'aiuto medico al suicidio e all'assi-stenza medica attiva alla morte, cioè
l'orientamento che prevale in unalargapartedeipartitipoliticiopresso
ALL'ESTERO
Un numero crescente di paesi,
ultimo il Canada, hanno
legalizzato l'assistenza attiva
alla morte e altri, come la Svizzera,
depenalizzato l'aiuto al suicidio
gli ordini dei medici in Italia, non so-
no indici di una superiore moralità.Ma di paternalismo, indifferenza oaddirittura cattiveria Si assume, daparte dialcunipolitici,mediciointel-lettuali che non siamo cittadini, masudditi.Chelanostravitaappartieneallo stato,operunapartepolitica checonfonde i dogmi religiosi conia be-
nevolenza,che lanostravita è un do-no divino enonnepossiamo inalcunmodo disporre. In pochi sollevanoquesti argomenti filosofici contro lalibertà di disporre della propria vita,
e in genere si preferisce suonare lagran cassa degli abusi che potrebbe-ro aver luogo. Ma si tratta un rischio
quasi inesistente, perché in tutti ipa-
esi dove sono state introdotte leggi
che ammettono aiuto medico al sui-cidio e assistenza medica attiva allamorte gli abusi sono insignificanti.
La situazione demograficadeipa-esipiùsviluppati,insiemeaiprogres-si della medicina, rendono semprepiù frequenti condizioni che posso-no essere causa di terribili sofferen-ze, che alcune persone non vogliono
provare. Fino ad alcuni decenni fa dj
Fabo non sarebbe sopravvissuto al-l'incidente. Nessuno può venire araccontare che si tratta di "vita natu-
rale", così come nessuno dovrebbedire che alimentazione e idratazione
artificiali non sono trattamenti me-dici È diquesto che stiamoparlando.
Rifiutaretrattamentiecondizionidi-sumane. Non di uccidere frettolosa-
mente delle persone che gravanosulle famiglie e sul sistema sanitario.
Stiamoparlandodilegalizzarescelteche in realtà sono già praticate nella
penombra degliospedali e dellecaseprivate. Stiamo parlando di rendere
trasparenti azioni che così comespesso sono oggi praticate, si confi-gurano come abusi: persone che so-
no messe in sedazione terminalesenza che lo abbiano chiesto, fiale di
morfina consegnate ai familiari perfar morire un congiunto a casa senza
che questi ne sia informato, etc. Per-ché rifiutando di legalizzare le scelte
di finevitasi fa delmale siaachivede
conculcato il proprio diritto a nonsoffrire, sia a chi vorrebbe vivere lapropria vita fino all'ultimo, ma sarà
magari ucciso per pietà da qualchemedico, infermiere o familiare.
Docente di bioetica presso l'Università
La Sapienza Roma
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LA RELAIRICE I DONATA LENZ1, PD
"Ora subito la legge
ma anche con quellasarebbe dovutoandare all'estero"
CATERINA PASOLINI
ROMA. Dj Fabo ha dovuto emigrareper poter morire. E ha accusato í po-litici italiani di indifferenza verso imalati come lui costretti all'esilioper smettere di soffrire.
Lei si sente in colpa?«Pensando a lui sento soprattut-
to l'obbligo morale di portare a ter-mine la legge sul finevita. Anche se fossestata già in vigore Fa-bo avrebbe dovuto co-munque emigrare,lui aveva chiesto l'eu-tanasia che è e reste-rà vietata. Ma questalegge lo riguarda. Ri-guarda tutti noi, sanie malati». DonataLenzi, relatrice Pddel disegno di leggesul biotestamento,pesa le parole men-tre in rete si moltipli-cano le richieste dinorme sul fine vita at-tese da anni e ancheper l'eutanasia lega-le. Alternati a mes-saggi di affetto perFabiano Antoniani.
Perché la legge sulbiotestamento ri-guarda Fabo?«Perché il punto
fondamentale di que-sto disegno di legge èl'importanza data alla volontà delmalato. È lui che deve avere l'ulti-ma parola riguardo alle sue cure.Dobbiamo far capire ai medici cheun paziente non è solo il corpo, lamalattia, ma una persona fatta direlazioni, convinzioni, fede, dellastoria della sua vita. Tutte cose chelo portano a trovare una terapia ouna situazione sopportabile o me-no. Mi domando se nei vari passag-gi seguiti al suo tragico incidente,a Fabiano è stato chiesto cosa voles-se veramente, se è stato messo ingrado di scegliere sapendo cosacomportavano le sue scelte».
Quali sono i punti fondamentali
della legge?«La volontà del paziente da ri-
spettare e la possibilità di rifiutareidratazione e nutrizione. Noi pen-siamo che deve prevalere la volon-tà del paziente, altri che deve pre-valere l'obbligo del medico di inter-venire a difesa della vita anche se ilmalato è contrario».
Cosa divide da mesi i politici?«Oltre al ruolo del medico, il fat-
to che nel disegno di legge conside-riamo idratazione e nutrizione cu-re, e quindi rinunciabili da partedel malato. Non stiamo parlandodi pappe o panini, ma di sondini na-sograstrici messi da medici, e attra-verso i quali entrano liquidi prescri-vibili da sanitari»
Alla fine ce la farete ad approvar-la?
«Secondo me alla Came-ra sì, c'è una maggioranzatrasversale che si esprime-
rà col voto segreto».Dice che il malato devedecidere. Fabo non ha
potuto farlo.«In Italia il suicidio nonè vietato, non è un reatoanche se mi rendo conto
che è cosa ben più tragicagettarsi dalla finestra che
morire con una pozione co-me è accaduto in Svizzera.Penso che però magari un
giorno si arriverà ad appro-vare una legge sul suicidioassistito, se verranno spo-
stati i limiti culturali».Esiste un diritto a mori-
re?«Non credo esista un di-
ritto a morire, ma quello avivere la propria vita pie-namente fino alla morte.
Nel 2002 la Corte di Stra-sburgo rifiutò il suicidio as-
sistito ad un paziente in-glese ma riconobbe la pos-
sibilità di staccare la spina ad un'al-tra con la Sla. Ed è questa la lineache abbiamo seguito: distingueretra il rifiuto delle cure e chiedere
l'eutanasia».
E contraria all'eutanasia?«Sì. Io sono preoccupata dal fat-
to che in un Paese con una popola-zione sempre più anziana, con unasanità in crisi, l'eutanasia finiscacon l'essere non una libera sceltaculturale ma possa essere modifi-cata da situazioni esterne, dagli al-ti costi economici dell'assistenza».
In Francia i malati terminali al-meno hanno la sedazione profon-da. E noi?«Chiariamo subito che non è eu-
tanasia, non si affretta la fine delmalato, si toglie semplicemente ildolore fisico e psicologico addor-mentando la coscienza. In fondo faparte delle cure palliatine. C'è unemendamento nella legge che pre-vede la sedazione profonda a tutti imalati terminali che la chiedanodopo aver rifiutato cure e terapie.
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Donata Lenzi
Fabiano voleval'eutanasia,noi invecepuntiamoa garantire achi lo desiderail rifiutodelle cure1,9
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L'INTERVISTA/ PIERO /*ORINO DIRIGE VUNTIA DI CURE PALLIAlIVE DELLA TOSCANA
"Da noi oltre 1.600 malati terminalicosì offriamo loro un addio dignitoso"
Il medicoPiero Morino
Usiamomedicinalima anche unapprocciopsicologicoper evitareulteriorisofferenze'M!
MICHELE BOCCI
FIRENZE. Vuole essere definito il medi-co che aiuta a vivere bene fino al mo-mento della morte per malattia. Pie-ro Morino dirige l'unità di Cure pallia-tive della Asl Toscana centro. In unanno la sua struttura assiste circa1.600 malati terminali.
Cosa sono le cure palliative?«L'assistenza nella fase finale di
una malattia cronica progressiva cheevita terapie sproporzionate e garan-tisce qualità di vita. Usiamo medici-nali ma anche un approccio psicologi-co. La morte dignitosa avviene di soli-to a casa o in un hospice».
E in Italia queste cure sono assicu-rate ovunque?«Purtroppo no, in molte aree del
Paese ancora non si fanno. E i pazien-ti muoiono senza aiuto».
Che terapie usate?«Di solito farmaci per il dolore ma
se ci sono sintomi refrattari, che nonsi controllano, allora agiamo sullo sta-to di coscienza con gli anestetici, finoal corna farmacologico».
Questa non è eutanasia?«Non c'entra niente. I pazienti se-
dati non vivono meno degli altri, anziforse vanno avanti più a lungo. L'eu-tanasia provoca la morte intenzional-mente».
Non le hanno mai chiesto di farla?«Certo, ma il 99% di chi l'ha chie-
sta quando ho offerto la possibilità dieliminare le sofferenze con le curepalliative ha cambiato idea. Agli altriho detto che in Italia è vietata, nonc'entra con la nostra assistenza».
Dj Fabo poteva essere un pazientedelle cure palliative?«Di solito non seguiamo malati cro-
nici come lui ma mi auguro che nelsuo percorso abbia avuto tutte le cu-re possibili per evitare la sofferenza».
C.PRODUZiONE RISENVATA
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Quotidiano
Temi di interesse dei Radicali
Codic
e a
bbonam
ento
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Pag. 175
¦ Nefrologia
Continuo il cortisoneo posso sospenderlo?
lettera firmatae-mail
Ho 72 anni, da 10 anni ho unanefropatia a depositi di IgA, coninsufficienza renale cronica sta-dio 3. Sono in cura con deltacor-tene e losartan, con cicli di10/12 mesi, intervallati da asti-nenza da farmaci di 8/9 mesi. Ilnefrologo ha perplessità sullaprosecuzione della terapia corti-sonica, ma io temo la dialisi. Cheposso fare?
¦ Prof. Giovanni Gambero
Direttore Uoc Nefrologia, fond.Policlinico univ. Gemelli, Roma
Attualmente le più importanti lineeguida suggeriscono che gli steroidi,
quando vengono impiegati nellaterapia della IgAN, siano utilizzati
per un periodo non superiore a 6
mesi. Mentre non è noto se un uso
protratto possa dare vantaggi allacura della malattia, è certo però che
esso determina un maggior rischioche si manifestino eventi collaterali
sfavorevoli quali il diabete malto,le dislipidemie, l'osteoporosi,l'ulcera peptica, il glaucoma, la
cataratta, l'ipertensione arteriosa, i
disturbi del sonno, la fragilità
cutanea, predisposizione alleinfezioni, e altri ancora. Inoltre, non
vi è accordo unanime sul fatto che
la cura con steroidi nelle forme di
malattia relativamente avanzatacome la sua (CKD stadio 3) sia
efficace; in tal caso la decisione del
nefrologo di impiegare gli steroididipende dalle specifiche condizionidel paziente (ad es. dai risultati
della biopsia renale).
¦ Cardiologia
Con le mie valvoleposso fare sport?
lettera firmatae-mail
Ho 80 anni, gioco a tennis, eogni mattina cammino per 5km. Mi è stata diagnosticataun'insufficienza lieve alle valvo-le aortíca e mítralica e una ste-nosi aortica media. II cardiologomi ha detto di non modificare ilmio stile di vita, ed effettuareun controllo a sei mesi, ma io so-no molto preoccupato.
" Dott. Furto Colivicdd
Direttore Uoc Cardiologia osp.
San Filippo Neri Roma
L'aspetto clinico di maggior rilievoè la stenosi aortica di grado medio.
Si tratta di una patologia valvolare
presente in alcuni soggetti di età
relativamente avanzata (5% circa
A CURA DI ELVIRA NASELLI
Il medico risponde sopra i 65 anni di età). La valvola
aortica, infatti, può andare incontro
a fenomeni di calcificazione perl'avanzare dell'età e per il concorso
di altri fattori, come ipertensionearteriosa e dislipidemia. Questo
processo può determinare neltempo una riduzione progressivadell'orifizio valvolare, concrescente ostacolo al flusso.
Fortunatamente, nel caso del
lettore, sembra ci si trovi in una fase
iniziale. Non sarebbero presenti,
infatti, sintomi di rilievo e vieneriferita una buona tolleranzaall'esercizio fisico. Pur non
conoscendo l'effettiva entità delvizio valvolare, possiamo
concordare con il cardiologo.
infatti opportuno un attentofollow-up clinico e strumentale. Unprimo ecocardiogramma-color
Doppler di controllo potrebbeessere effettuato a distanza di 6
mesi dal precedente. Questa
valutazione consentirebbe di
verificare l'eventuale progressionedella stenosi valvolare aortica. Per
quanto riguarda lo stile di vita, il
lettore può mantenere le sueattività ordinarie, ma dovrebbeessere attento ad evitare sforzi di
intensità elevata. Potrebbe essere
opportuno, sentito il cardiologo,effettuare un test da sforzo che
aiuterebbe a definire l'effettivatolleranza all'esercizio fisico ed
escludere l'eventuale presenza dialtre possibili anomaliecardiovascolari concomitanti(aritmie ed ischemia miocardicainducibile). Infine tutti gli altrieventuali fattori di rischiocardiovascolare (ipertensione,fumo, diabete menati,ipercolesterolemia) debbonoessere adeguatamente controllati.
¦ Med. di laboratorio
Il minerai testè affidabile?
lettera firmatae-mail
Il minerai test è un'indagine af-fidabile?
Dottssa Rosanna Stimati
Biologa Med. labor. osp. Fatebe-
nefratelli Isola Tiberina, Roma
Le tecniche solitamente usate nelminerai test per la misura dei
metalli ambientali (alluminio,silicio, cromo, cobalto, nichel,arsenico, selenio, argento, cadmio,
mercurio) sono la spettrometria di
assorbimento atomico o laspettrometria di massa a plasma
accoppiato induttivamente,entrambe molto affidabili. Ingenere il 'minerai test' si basa sulla
misura di metalli ambientali nelcapello, un tessuto che la comunitàscientifica considera significativo e
rappresentativo per unmonitoraggio biologico per lamaggior parte dei metalli tossici(1979, US Environmental
Protection Agency, Research and
Development). L'analisi è appuntodiretta a rilevare la concentrazione
di metalli ambientali, che nonsvolgono funzioni nel nostro
organismo: si tratta di
contaminanti, con potenziali effettisulla salute in caso di
intossicazione. Per quanto riguardainvece i metalli essenziali (ferro,
zinco, rame, manganese), che
svolgono molte funzioni vitali nelnostro organismo, la loro misuranei liquidi biologici, come il
sangue, è più informativa riguardoallo stato di salute.
¦ Urologia
Se curo il varicoceleposso evitare la pma?
lettera firmatae-mail
Mia moglie ha 29 anni e io 32.Dopo aver eseguito l'esame delliquido seminale per infertilitàdi coppia mi è stato riscontratoun varicocele. Gli spermatozoisono 10 milioni , morfologia nor-male l% e motilità assente.'" gi-necologo ci ha consigliato la pro-creazione assistita. L'interven-to di varicocele può aiutare?
" Prof. Aldo Franco De Rose
Urologo e andrologo, osp. univ.
San Martino, Genova
Quando l'esame del liquidoseminale evidenzia una elevata
percentuale di spermatozoialterati, specialmente a livello della
testa, la motilità rettilinea diminuitao assente e il numero di
spermatozoi ridotto è possibile che
tutte queste modificazionidipendano dal varicocele cherappresenta la causa più frequentedi infertilità maschile. Qualoraquesto sia presente, e confermatoall'ecocolorDoppler, , è
consigliabile sempre operarlo,
specialmente quando vengonoescluse altre cause di infertilità,
come alterazioni ormonali
(ipogonadismo) o infezioni
prostatiche (prostatiti) e/odell'epididimo (epididimite). Ilvaricocele, che è costituito da unavaricosità delle vene del funicolospermatico, nel 95% si trova a
sinistra e l'intervento vieneeseguito in anestesia locale, spesso
con tecnica microchirurgica
(legatura delle vene spermatiche a
livello subinguinale con l'ausilio dei
mezzi di ingrandimento); altriutilizzano la tecnica uro-
radiologica (sclerotizzazione dellevene spermatiche) ma entrambe
consentono le dimissioni dopoqualche ora. Il miglioramento deiparametri seminali si ottengonodopo 6-9 mesi e le gravidanze dal
sesto al 12° mese. Per questo,
quando si tratta di coppie giovaniconviene sempre operarlo e , solo
in caso di insuccesso, arrivare alla
fecondazione assistita.
? Infettivologia
Dopo i condilomiha senso il vaccino Hpv?
lettere firmatae-mail
Mia figlia diciottenne ha esegui-to la crioterapia per rimuoveredei condilomi all'apparato geni-tale. È utile la vaccinazione tar-diva per Hpv?
? Dott. Ledano Mariani
Reso. Hpv Unit, Ist nazionale
tumori Regina Elena IRCCS Ro-
ma
La vaccinazione può essere
somministrata dai 9 anni in avanti,e quindi anche a sua figlia. Le
manifestazioni da HPV, e quindi
anche la condilomatosi genitale,
non lasciano protezione a tutte lepazienti per successive patologie
dovute al medesimo virus. Quindi,
aldilà del programma organizzatoper le 1 2enni, anche in età adulta il
vaccino è utile a prevenire I'HPV. I
vaccini attualmente disponibilicontro il papillomavirus sono iseguenti: il quadrivalente, che
protegge contro i genotipi 6-11(responsabili del 90% dei
condilomi) e contro i genotipi 16 e18 responsabili di circa il 70-75%
dei cancri della cervice uterina e
altri cancri della sfera ano-genitaledi entrambi i sessi (vagina, vulva,
ano, pene); il bivalente, proteggecontro HPV 16 e 18, responsabili di
circa il 70-75% dei casi di carcinoma
della cervice uterina, e altri cancri
della sfera ano-genitale dientrambi i sessi (vagina, vulva, ano,
pene); il nonavalente, appenaarrivato in Italia, che proteggecontro due genotipi a basso-rischio(6,11) e sette ad alto-rischio (16,18,
45, 31, 33, 52, 58), con sensibile
incremento di protezione per tutti icancri HPV-correlati in entrambi isessi.
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Liberi di nascere, liberi di morire
MakPer raccontare
la vostra storia
a Concita
De Gregorio
_ saivete a
concita
@repubblica.it
vostri
commenti e le
vostre lettere su
invececoncita.it
Dalle lettere di Carla RomanoMonica Montenegro e molti altri
UN PAESE dove non si può nascere e neppuremorire ditemi voi che Paese è. Che ti toglie illavoro se sei incinta, perché mettere al mon-do un figlio non conta - per la legge di mer-
cato è un costo- e che una volta nato ti costringe a re-stare anche quando implori cheti lascino andare. Che
ti obbliga a espatriare per adottare o fare un figlio -se sei una persona sola, se hai un compagno del tuosesso - per trovare lavoro, infine per morire. Ditemivoi se non «dobbiamo scappare dall'Italia incivile»,
mi scrive Carla Romano, medico. In morte di Dj Fabo,che per andarsene con dignità ha dovuto farlo oltre iconfini della patria, ho ricevuto moltissime lettere: so-
prattutto di ragazzi. Sotto i trent'anni, quasi tutti. I ra-gazzi che spesso non vanno a votare, perché in questosistema politico non trovano rappresentanza, ma chepoi quando lo fanno - perché riconoscono una ragio-
ne per farlo, e lo fanno - ribaltano i pronostici sem-pre, colgono di sorpresa i son-daggisti e i leader. Converreb-be a tutti mettere un orecchioa terra. Starli a sentire di più, igiovani uomini e donne chenon da oggi, davvero da moltianni lasciano l'Italia perché inItalia non potevano progetta-re un futuro. E del 2010 il docu-
mentario (anche un libro) diClaudia Cucchiarato Vivo Al-trove, sette anni fa, e quasi al-trettanti aveva lavorato a rac-cogliere storie e prepararlo.Sono quindici anni almenoche la politica si arena e si ina-bissa nelle questioni che tocca-no, nella carne, la vita di tutti:il dibattito sulla legge 40, la fe-condazione, quello sulle unio-ni civili, sulle adozioni, sul finevita. Ma certo, siamo il Paeseche ha dentro il corpo il Vatica-no e che non riesce a muovereun passo di governo senza ilbenestare della Curia, la chie-sa essendo il partito di riferi-mento di tanti fra gli eletti, adogni latitudine politica. La lai-cità perduta dello Stato, per-
duta con insensatezza: perché i cattolici, fra la gente,sono molto oltre quel perimetro da molto tempo. An-ni che hanno cambiato le coscienze di tutti. È del 2004
Mare dentro, forse uno dei più bei film sull'eutanasia-una storia vera. Eluana Englaro è stata liberata dal-la sua prigione nel 2009, abbiamo ancora nelle orec-chie gli strepiti della politica, negli occhi l'assedio allaclinica. Tre anni dopo, nel 2012 Marco Bellocchio hadedicato a quella storia un film, Bella addormentata.Sono trascorsi altri cinque anni, ancora niente. Nessu-no si azzarda, problemi di consenso: senza capire cheè l'inerzia ad estinguere il consenso. Poi mi scrivonoCarla, licenziata mentre era incinta, e Sara, anche leimedico, che in gravidanza voleva fare il turno di notteper stare di giorno con l'altro figlio e ha dovuto appel-larsi contro la norma che dice «non si può obbligareuna donna in gravidanza ai turni di notte perché se ècosì allora non è neppure obbligatorio non farlo, quelturno, se una lo sceglie. O no?». Il tema è sempre lascelta: non essere obbligati a, essere liberi di. La ragaz-za nella foto è Monica Montenegro, 28 anni, di Mono-poli. Si è laureata alla Bocconi, ha mandato 7890 climi-cala: solo un'azienda le ha risposto, polacca. Ma leinon vuole andare in Polonia, o meglio: non vorrebbe.Preferirebbe l'Italia, se fosse un posto dove si può libe-ramente nascere, restare, morire. Un posto dove po-ter ridere ancora, ogni tanto, come nella foto.
Monica che trovalavoro solo in Polonia
Carla licenziata perchéincinta: storie di un'Italia
che ci costringe a partire
Monica Montenegro28 anni Monopoli 99
..1001.0NE RISONATA
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Pag. 177
PERCHÉ SÌ, PERCHÉ NO
"Basta soffrire""La libertà non èfare come vuoi"
Fabio Potetti A PAGINA 5
Liovanna De Ponti
"Voglio vivereLa libertà non èfare ciò che vuoi"
MILANO
La Sla ha bussato alla portadi Giovanna De Ponti 9 annifa. Il decorso è stato velocis-simo. La carrozzina ha potu-to usarla solo i primi 3 anni.Oggi assistita da personalespecialistico e dai suoi 6 figliGiovanna De Ponti è a lettoimmobilizzata. Nel 2012 èstata tracheotomizzata. Og-gi si nutre con la Peg, il son-dino gastrico. Dipende dallemacchine anche per il respi-ro. Fino a 3 anni fa utilizzavaun computer a comando ot-tico per poter scrivere. Oggicomunica solo attraversouna tabella che si chiamaEtran: una lastra di plexiglascon le parole scritte sopra.Chi sta dall'altra parte dellalastra intuisce il suo sguardoche si ferma su una lettera.
E così si compongono lefrasi. Il processo è debole mail pensiero è forte: «Quandomi sono ammalata ho vistosubito i malati più gravi a Ni-guarda. Sapevo ciò a cui an-davo incontro. Piano pianoperò ho cominciato a capireche occorre scegliere anche
ciò che non hai scelto. Pensoche Dj Fabo abbia agito perquello che la sua libertà pote-va comprendere. La nostra li-bertà è infatti imperfetta.Cioè noi confondiamo l'essereliberi con il fare ciò che si vuo-le. Forse decidere di parlare inpubblico della sua scelta haportato la cosa ad una eccessi-va spettacolarizzazione».
Le risposte arriva-no per mail quandoè oramai sera. Dal-l'altro dello scher-mo di plexiglas c'èCinzia che inter-preta il pensierodella madre e poi lotrascrive. «Una voltaun amico mi ha chiestocosa volesse ancora Dio dame. Io gli risposi che desidera-va che gli volessi più bene. Ilsegreto sta tutto qui. Ho sem-pre pensato che Gesù non faniente contro di noi. E quinditutto quello che ci succede èsolo un bene».
Attorno a Giovanna non cisono solo i 6 figli e gli 8 nipoti.Ci sono gli amici, i tanti amicidi Comunione e liberazioneche la vengono a trovare a ca-
sa. «Sono loro che mi portanoil mondo». Ma la fede e la fa-me di mondo anche per Gio-vanna vengono messe a duraprova: «Io prego Gesù. A voltedi guarirmi a altre di portar-mi via. Accadde di nottequando sono sola e non ce lafaccio a dormire. Ma al matti-no quando mi sveglio pensoche sia bello e lo ringrazio diessere ancora viva».
Al suicidio giura di nonaver mai pensato anche nellenotti più buie. A tenerla anco-rata alla vita terrena anche laforza della fede: «Non ho maipensato di togliermi la vita. Èun principio religioso per meirrinunciabile». Come tutti,bombardata dalla televisioneo dai giornali, assiste quandocapitano casi come quelli di DjFabo al dibattito infinito sueutanasia, testamento biolo-
gico e legge di fine vita. Pertanti l'argomento è un
tabù che per principietici o religiosi nonsi può violare. Peraltri l'Italia ha unaarretratezza an-che culturale in-
sopportabile. Per
Giovanna De Ponti c'èmolto di più: «Stiamo at-
traversando un cambiamentod'epoca. La gente è semprepiù sola. Non ci sono più mo-menti di aggregazione. Nonso dire se una legge risolve ilproblema». Ma se tutti maproprio tutti sono convintiche 12 anni di carcere per gliaccompagnatori sono un'esa-gerazione, per lei non è così:«Sono gente che aiutano lepersone a morire...». iF. POLI
O BYNC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Pag. 178
COSÌ IN EUROPA
In Belgio si puòma per Dublinoè un omicidio
Marco Bresolin A PAGINA 4
Anche sull'eutanasia l'Europaviaggia a diverse velocitàDall'Olanda al Belgio dove è consentita anche ai minori di dodici annisi passa all'Irlanda e alla Polonia dove viene equiparata all'omicidio
MARCO BRESOLININVIATO A BRUXELLES
La materia non è certo di quel-le che rientrano sotto la com-petenza legislativa dell'UnioneEuropea: sul fine-vita sono isingoli Stati a decidere in tota-le autonomia che strada pren-dere. Del resto sarebbe impos-sibile trovare una sintesi tra leposizioni dei vari Paesi, in al-cuni casi diametralmente op-poste. Prendiamo l'Irlanda,dove esiste una legislazione re-pressiva che prevede fino a 14anni di carcere per chi pratical'eutanasia, e paragoniamolaalle norme in vigore in Belgio,dove l'eutanasia può esserepraticata anche sui bambini,senza limiti di età. Distanze si-derali tra Paesi geografica-mente vicini e parte della stes-sa Unione. Ma in realtà i bloc-chi in cui è divisa l'Europa so-no tre. All'interno dei quali leleggi sul fine-vita prendono di-verse sfumature, spesso comeriflesso delle differenti tradi-zioni culturali e religiose.
La cornice legalePer avere un quadro chiaro èperò fondamentale definire in-nanzitutto i contorni legali,perché quando si parla di euta-nasia si fa confusione tra prati-che molto diverse tra di loro.
C'è l'eutanasia attiva, pratica-
ta da un medico che sommini-stra farmaci in grado di provo-care la morte; in questa cate-goria viene fatta rientrare an-che l'eutanasia indiretta, cheprevede la somministrazionedi farmaci che possono averecome effetto secondario quellodi provocare il decesso del pa-ziente; poi c'è quella passiva,che consiste sostanzialmentenell'interrompere le cure; infi-ne c'è il suicidio assistito, checonsente al paziente di toglier-si la vita con il supporto di al-tre persone. Le tre EuropeIl nucleo di Paesi che più di tut-ti ha fatto passi avanti (o indie-tro, in base ai punti di vista) èquello del Benelux. Olanda,Belgio e Lussemburgo - neiprimi anni Duemila - hanno de-ciso di legalizzare l'eutanasia,ponendo solo qualche vincolo.A questo gruppo di Paesi vaaggiunta la Svizzera, dove ilsuicidio assistito è consentitoe possibile anche per i cittadinistranieri. Anche la Spagna,pur vietando l'eutanasia atti-va, ha modificato la propria le-gislazione rendendo di fattoaccessibile il suicidio assistitoe sancendo il diritto a rifiutarele cure (dal 1995). Poi c'è ilblocco dei Paesi ultra-conser-
vatori, capeggiati dalla cattoli-ca Irlanda: pene severe sonopreviste anche in Grecia e Ro-mania (fino a 7 anni), Polonia(fino a 5 anni) e nei Paesi del-l'ex Jugoslavia come Bosnia,Serbia e Croazia, dove l'euta-nasia è considerata a tutti glieffetti un omicidio. È il bloccoche più si avvicina al quadro le-gislativo italiano.
Diritto e giurisprudenzaC'è poi una terza area di Statiin cui l'eutanasia attiva è vieta-ta, ma è concessa - sotto diver-se forme - quella passiva. In al-cuni casi con apposite leggi (inNorvegia, per esempio, bastal'autorizzazione del pazientein fin di vita o di un parente), inaltri le normative sono vaghe etutto viene rimandato ai tribu-nali, che spesso decidono voltaper volta (in Gran Bretagna ePortogallo è infatti ammessa apatto che ci si trovi di fronte a«casi limite»). In Francia lalegge Leonetti del 2005 ha san-cito il diritto a «lasciar mori-re», anche se per qualsiasi de-cisione serve il consenso didue medici. In Germania è sta-ta legalizzata l'eutanasia pas-siva e formalmente quella atti-va è vietata, ma la giurispru-denza ha ammesso forme dieutanasia attiva o indiretta se«corrisponde senza ambiguità
alla volontà del paziente».
Il Belgio e i bambiniIn autunno ha fatto molto di-scutere il primo caso al mondodi eutanasia su un minorenne.La legge belga (introdotta nel2002) ha eliminato ogni limitedi età nel 2014 e nel 2016 c'èstata la sua prima applicazio-ne. Resta vietata per i mino-renni in Lussemburgo (che si èdotato di una legislazione dal2009), mentre in Olanda (pri-mo Paese europeo ad avereuna legge nel 2001) è in corsoun dibattito sulla richiesta del-l'associazione dei pediatri, chepropongono di eliminare il vin-colo anagrafico (a oggi resta ildivieto per i minori di 12 anni).
L'Olanda e gli anzianiNei Paesi Bassi il ricorso all'eu-tanasia è esploso negli ultimicinque anni: dai 3.100 decessidel 2010, si è passati ai 5.516 del2015, pari al 3,9% delle mortitotali del Paese. Qualche mesefa si è riacceso il dibattito dopoche due ministri (Giustizia eSalute) avevano chiesto al Par-lamento di estendere l'eutana-sia agli anziani, anche se nonmalati terminali. La sensazio-ne di aver «compiuto il sensodella propria vita», secondo ilgoverno, potrebbe essere suf-ficiente per mettere la parolafine alla propria esistenza.
39°10 dei decessi
In Olanda quasi quattromorti su cento sono
dovute all'eutanasia
5516 nel 2015 Dal 2010 al 2015 in Olanda
si è passati da 3100a 5516casi di buona morte
2001 la prima legge
È sempre l'Olanda il primo
Paese europeo ad aver
legalizzato l'eutanasia
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ídi CINA
COLOMBIA
4.
GIAPPONE
INDIA
, .).1 CANADA
amtil AUSTRALIA
did NUOVAZELANDA
r__=-= STATI UNITI*
nrprinnOregon VermontWashingtonMontanaNew MexicoCalifornia
(Negli altri Statio è vietata qualsiasiforma di eutanasiao è consentitain casi eccezionali)
- LA STAMPA
Così in Europa e nel mondo
III" OLANDA(legale dal 2001, ammessa per neonatie per minorenni purché abbiano12 anni)
GRANBRETAGNA -(ammessa in casiestremi)
IRLANDA(fino a 14 annidi carcere)
BELGIO(legale dal 2002,
dal 2014 consentitaanche peri minorenni)
1.1 GERMANIA(in casi limiteè concessaanche quellaattiva)
Legenda
NORVEGIA
a
SVEZIA
111115
:OHM
- DANIMARCA
'1~1 LUSSEMBURGO(depenalizzatadal 2009)
211
PORTOGALLO(in casi limite)
SPAGNA
11¦MIO
¦.\\\
FRANCIA
SVIZZERA
SLOVACCHIA
AUSTRIA
1.1 EUTANASIA-
LEGALE
EUTANASIAPASSIVALEGALE
" SUICIDIOASSISTITOLEGALE
PROIBITA QUALSIASI FORMA DI EUTANASIA
POLONIA(da 3 a 5 annidi carcere)
REPUBBLICA CECA
312=.312=.UNGHERIA
i e ROMANIA
(fino a 7 annidi carcere)
agioCROAZIA
BOSNIA
Marep..-
L
GRECIA- (fino a 7 anni
di carcere)
" id ITALIA
SERBIA
TURCHIA
Beppino Englaro
«La vicenda di Eluana
è un caso differente»
1~1 Beppino Englaro,padre di Eluana, espri-me il suo «massimo ri-
spetto» per la sceltafatta da Dj Fabo, mor-to in una clinica svizze-ra ma sottolinea che ilcaso di Eluana è diver-so. Secondo il padre diEluana, il caso di Dj Fa-
bo riguarda il princi-pio dell'eutanasia,quello di Eluana era le-
gato al principio del-l'autodeterminazioneterapeutica
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Pag. 180
Asse trasversale per la legge, ma Ncd non ci sta
1~ Chi dice di vergognarsi a nome del Par-lamento di cui fa parte. E chi al contrarioparla di «cultura della morte». La vicenda diDj Fabo colpisce il mondo politico e provocaspaccature trasversali. Riaccendendo i ri-flettori sulla legge sul testamento biologicovotata in Commissione affari sociali da Pd,M5S e Si, che potrebbe approdare in Aulalunedì 6 marzo dopo tre rinvii. Una propo-sta, è bene dirlo, che non ha nulla a che ve-dere con l'eutanasia. Se dal centrosinistraarrivano più o meno compatti inviti a fareuna legge, e dal M5S l'attacco di Luigi DiMa io «a un Parlamento che galleggia», an-
che dal centrodestra il governatore venetoleghista Luca Zaia invita a «legiferare in fret-
ta»; «il Parlamento deve affrontare questotema», aggiunge il segretario Matteo Salvi-ni. Dalla maggioranza di governo il capo-gruppo Ncd Maurizio Lupi mette in chiaroche «non abbiamo il potere né il diritto didefinire per legge quando una vita sia inde-gna di essere vissuta». Posizione che mette
in fibrillazione il Pd: «In Aula spero in un di-battito non ideologico», sospira DanielaSbrollini, vicepresidente Pd della Commis-sione Affari sociali, ma se così non fosse, al-lora «potremmo approvarla con chi ci sta».
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28-02-20173
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Temi di interesse dei Radicali
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Pag. 181
"Ogni vita persa è una sconfitta per tuttiDialoghiamo coi laici come negli Anni 70"Monsignor Bassetti: il malato a volte si sente lo scarto, la spazzatura
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
nei tvolta cn he e as i up on a-
vita siamo tuttisconfitti». Il cardinale Gualtiero
Bassetti, arcivescovo di Peru-gia, racconta alla Stampa comeha vissuto la notizia della mortedi Fabiano Antoniani, dj FA«).
Qual è stata la sua reazione?
«Voglio esprimere la mia vici-nanza a questa famiglia nel do-lore e al giovane Fabiano chenon è più tra noi. Appena l'hosaputo mi sono raccolto in pre-ghiera. Prima di giudicare biso-gna riflettere e pregare. Mi èvenuto in mente che Dio l'aveva
voluto, chiamato, amato. An-che chi è chiuso in se stesso e sof-fre si può aprire con la vicinanzadi altri. La vita è sempre un gran-de valore. Credenti o no, ogni vol-
ta che si pone termine a una vitasiamo tutti sconfitti, perché ognivita è un fatto relazionale. Quan-do qualcuno compie un atto delgenere mi chiedo: che cosa hofatto mancare io a questo miofratello o sorella?».
Come risponde?
«Ricordo la visita di Papa Fran-cesco al Serafico di Assisi, ai ma-lati con gravi disabilità. Mi disse:"Queste piaghe hanno bisogno diessere ascoltate". Cerco di ascol-tare le piaghe di chi soffre, di chimagari sta lanciando degli S.O.S.dei quali magari non mi accorgo.La sofferenza in sé è negativa,ma può assumere valore quandodiventa rapporto con gli altri edialogo. Ho un prete giovane,malato di Sla, respira con unamacchina ed è immobile. Mi ha
detto: "La mia vita è importantecome la tua"».
Certi casi provocano emozioni e
dibattiti accesi. Che cosa sugge-risce?
«Ci vuole dialogo. Penso all'esem-
pio della prima grande riformadel diritto familiare in Italia, chefu realizzata nel 1975, soprattuttoda donne come Nilde Jotti, Fran-
ca Falcucci e Maria Elena Marti-ni. Seppero dialogare da posizio-ni e culture diverse. Il dialogo conil mondo laico sui valori comuni èfondamentale. La vita di una per-sona è l'anello di una catena, se sispezza l'anello è come se si spez-zasse la catena intera. Ciascunodi noi ha compiuto tanti gesti po-sitivi che fanno sì che la nostra vi-
ta sia un anello di questa catena.Purtroppo però viviamo in unacultura dello scarto, come dice ilPapa. C'è chi si sente lo scarto, laspazzatura. E questo può porta-re a gesti disperati».
Questo caso influirà nel dibatti-
to in corso riguardo alla legge
sul testamento biologico?
«Siamo veramente fuori stradase facciamo equiparazioni tra te-stamento biologico e suicidio as-sistito. In questo secondo caso,con un disabile grave, siamo difronte a un'eutanasia attiva danon strumentalizzare. Il testa-mento biologico coinvolge la per-sone in una fase di lucidità, coin-volge il medico e anche i familia-
ri. Non c'entra con l'eutanasia.Ho conosciuto un cardinale checonsidero un santo, Silvano Pio-vanelli, che non ha voluto curepalliative perché desiderava mo-rire offrendo tutta la sua soffe-renza. Ma è umano ed è lecitodecidere di alleviare il dolore, ela scienza su questo ha fatto dav-vero grandi passi. Dobbiamoriaffermare dei principi chiari eallo stesso tempo cercare di dia-logare con la cultura di oggi perarrivare al cuore dell'uomo, e co-struire un umanesimo rispetto-so di tutto l'uomo».
Arcivescovo
Il cardinale
GualtieroBassetti, 74
anni, dal 2009è arcivescovodi Perugia
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Inutile fare polemica
Il libero arbitrioè legittimatoperfino da Dio
di VITTORIO FELTRI
Fabiano Antoniani se ne è andato co-me desiderava, essendo la sua vita ri-dotta allo stato vegetativo e quindiper lui insopportabile. Per morire si è
dovuto recare inSvizzera assistitoda amici e medici.In Italia si può cre-pare solo se nonvuoi. Se invecevuoi, non puoi.
La discussionesull'eutanasia èinutile perché chipartecipa al dibatti-
to non usa argo-menti razionali, ma ricorre all'artedella retorica: quella della sacralitàdella vita e quella della libertà indivi-duale. Due modi di ragionare chenon si incontreranno mai e non pro-durranno un compromesso (...)
segue a pagina 3
Com'era dj Fabo
zazione della pratica allo scopo dieliminare persone inutili alla socie-tà oltre che a se stesse; ma vietarla atutti sarebbe una forma di dittaturaintollerabile, se si considera - an-che sul piano della fede - che il libe-ro arbitrio è stato legittimato perfi-no da Dio e sarebbe un atto di pre-sunzione degli uomini se volesseronegarlo ai loro simili. Sono pertan-to padrone di scegliere l'inferno edi realizzare il mio progetto con lacollaborazione di altri aspirantidannati quanto me. Dov'è il proble-ma etico? Se una persona ha facol-tà di decidere della propria esisten-za, deve essere posto in condizioneanche di decidere come e quandomorire, specialmente se ha dei mo-tivi validi a livello logico. Insomma,smettiamola di imporre la nostravolontà agli altri e rassegniamoci aconstatare che ciascuno ha il dirit-to di optare se rimanere qua a ognicosto oppure di emigrare all'altromondo senza buttarsi dal quintopiano. Dare una mano a Fabiano a evita-re tanto dolore non è una riedizio-
CON ELUANA NON C'ENTRA Il ragazzo ha espresso
consapevolmente la sua scelta, Eluana era incosciente o
incapace di comunicare. I due casi non sono paragonabili
Pure Dio concede il libero arbitrioLe argomentazioni retoriche di cattolici e laici sono inconciliabili: per questo la legge
sul fine vita giace in Parlamento. Ma ognuno deve poter decidere del suo destino
ne delle teorie hitleriane, ma un ge-sto di pietà, un aiuto fraterno a ungiovane stanco di patire in mododisumano. Bisogna poi distingue-re, sempre. Ieri il Giornale ha scrit-to che il disc jockey è come Eluana.Non è vero: Eluana era incoscienteo incapace di comunicare, quindiera arduo interpretare il destinoche ella immaginasse per sé. Men-tre il ragazzo ex artista ha espressoquale fosse il proprio obiettivo com-piutamente, e ha implorato affin-ché qualcuno collaborasse con luia coglierlo. Due episodi che non sisomigliano. Occorre discernere enon fare di ogni erba un fascio. Gliuomini e le donne non sono erbené tantomeno erbacce.
2: segue dalla prima
VITTORIO FELTRI
(...) accettabile. In effetti le leggi chedovrebbero regolare la materiagiacciono in Parlamento e nessunoosa toglierle dal cassetto, anzi dallacassa mortuaria. Cosicché chissàper quanti anni ancora saremo co-stretti a polemizzare invano: dauna parte i cattolici che pretendo-no di trasferire le proprie idee an-che a chi ne ha di opposte, comun-que diverse; dall'altra i laici chechiedono, con petulanza, una co-sa: aiutare chi non ne può più anon esserci più, senza entrare nelmerito. Personalmente non credonell'aldilà e neppure nell'aldiquà,dove però sono costretto a stareper mancanza di alternative. Dicosoltanto che non si possono con-fondere casi estremi, quale quellodi Fabiano, con casi di ordinaria sof-ferenza. Aprire alla eutanasia comporte-rebbe il rischio di una strumentaliz-
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Fabiano Antoniani con la fidanzata Valeria: lei è sempre rimasta al suo fianco
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L'eutanasia del dj Fabo
In Italia puoi moriresoltanto se non vuoi
Il Paese si spacca sul giovane, cieco e tetraplegico, andato in Svizzera per il suicidio assistito
Ma non dovrebbero preoccupare di più i decessi per malasanità nei nostri ospedali o in sala parto?
di ALESSANDRO DELL'ORTO
Paola non voleva morire, aveva 30 annied era in ospedale per mettere al mon-do il quarto figlio. Durante il taglio cesa-reo, però, i medici (...)
segue a pagina 4
l'eutanasia di Fabo DILETTANTI Dimessa due volte dal Pronto Soccorso,
arriva a casa e muore. Ragazza uccisa da una setticemia:
le avevano diagnosticato un'influenza, era un'infezione
L'ospedale è una lotteria
In Italia muori solo se non vuoiGarze scordate nel ventre, operazioni all'arto sbagliato, diagnosi superficiali, infermiere
killer: quante storie di fatale malasanità. Sono circa 30mila l'anno i decessi dovuti a errori
::: segue dalla prima
ALESSANDRO DELL'ORTO
(...) hanno dimenticato unagarza nell'addome e dopo cin-que mesi di infezioni, interven-ti e atroci sofferenze, è decedu-
ta. Nemmeno Tomaso volevaandarsene. Aveva 86 anni edera stato ricoverato per unafrattura al femore, ma glihanno operato la gambasbagliata e dopo il secon-do intervento riparatore
ha avuto un tracollo: ilcuore non ha retto le dueanestesie. E ancora. Giu-seppe aveva 55 anni e lafebbre alta, si è rivolto alPronto Soccorso ed è sta-to lasciato su una barellaper nove ore. Poi l'hastroncato un infarto. An-che Giuseppe, no, non vo-leva morire. Paola, Tomaso e Giu-seppe - sono solo tre tra i,purtroppo, tanti casi -
amavano la vita e stavano Sergio Mattarella. Ma non habene, avevano progetti e ricevuto il permesso e ha dovu-sogni, ma sono stati uccisi to farsi portare all'estero per es-dalla malasanità dello Sta- sere accontentato («Sono final-to italiano. Lo stesso Stato mente arrivato in Svizzera e ciche, però, non ti permette sono arrivato, purtroppo, condi morire se lo scegli. Co- le mie forze e non con l'aiutome è successo al Dj Fabo, del mio Stato»: questo l'ultimo40 anni, ridotto a vegetale messaggio d'addio): ieri, vici-- tetraplegico e cieco - da un no a Zurigo, gli hanno pratica-terribile incidente d'auto: vole- to il suicidio assistito.va andarsene per sempre, ave-va chiesto di poter farla finita al TRECENTOMILA CAUSEpresidente della Repubblica,
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Già, l'Italia. Il Paese in cuimuori quando non lo vuoi, manon riesci a morire se lo scegli.Il Paese in cui eutanasia e suici-dio assistito sono illegali (at-tualmente ci sono sei propostedi legge), ma il malfunziona-mento degli ospedali e gli erro-
ri medici causano più decessidegli incidenti stradali. Non esi-stono cifre ufficiali (all'associa-
zione di tutela "OsservatorioSanità" arrivano circa 1000 se-gnalazioni l'anno, che poi ven-gono scremate), ma le stime in-
crociate tra le indagini deglianestesisti e Assinform, edito-re di riviste specializzate nel set-tore del rischio nel campo del-la sanità, raccontano di qualco-sa come 90 morti al giorno persbagli commessi dai medici,scambi di farmaci, dosaggi er-rati, sviste in sala operatoria.Circa 32 mila l'anno, il 50 percento dei quali si potrebbe evi-tare. Non solo. Parallelamentecrescono ogni anno, in unapercentuale che varia tra i 2 e il
3 punti, le richieste di risarci-mento danni (secondo una sti-ma sono circa 300 mila le cau-se civili in questo momentopendenti nei tribunali di tuttaItalia che vedono coinvolti me-dici o strutture sanitarie) perdecessi avvenuti nei nostriospedali. Secondo lo studio"Le richieste di risarcimentodanni per decessi nella med-mal Italiana" realizzato da AMTrust, compagnia assicurativaspecializzata nel settore - inda-gine condotta, dal 2010 al2015, su un campione estrapo-lato da circa 45mila richieste dirisarcimento su un gruppo di97 strutture sanitarie pubbli-che - i risarcimenti vengono li-quidati, in media, con circa430mila euro. Una cifra moltoalta. ASSENTEISTI E GUASTI
D'altronde - è fin quasi im-barazzante ripensarci - i casi re-
centi di cronaca nera ci raccon-tano di ospedali sempre più in-sicuri, professionisti sempremeno professionisti, controlliassenti e omertà stile mafioso.Basta tornare indietro di pochigiorni e pensare alla vergogno-sa vicenda dell'Ospedale Lo-reto Mare di Napoli, dove i ca-
rabinieri hanno arrestato 55 di-pendenti (un neurologo, un gi-necologo, 9 tecnici di radiolo-gia, 18 infermieri professionali,6 impiegati amministrativi, no-ve tecnici manutentori e 11operatori sociosanitari) per as-senteismo: si dedicavano ad at-tività private in orario di lavoro(c'era chi prendeva il taxi e an-dava a giocare a tennis, chi sidedicava allo shopping e pureun impiegato dell'ufficio "rile-vazioni presenze e assenze"che faceva lo chef in un alber-go) facendo timbrare il pro-prio cartellino ad altri. Guardacaso, lo stesso ospedale è statoal centro di tre casi clamorosidi malasanità. La Paola mortaper colpa della garza dimenti-cata nell'addome durante il ta-glio cesareo era Paola Savanel-li di Caivano e il suo decessorisale alla scorsa estate, pro-prio al Loreto Mare. Dove, ilmese scorso, una donna di 52anni è morta perché la Tacnon funzionava e dove un uo-mo di 63 anni, nel 2011, fustroncato da un infarto dopoessere stato dimesso «veloce-mente» dal Pronto Soccorso(l'Asl Napoli I è stata condan-nata a pagare quasi 800 mila).
INFERMIERE KILLER
Assenteisti e furbetti, manon solo. A mettere a rischio lenostre vite - abbassando il livel-lo di fiducia nella sanità - sonoanche le morti sospette in cor-sia e il pensiero va subito all'in-chiesta sull'infermiera killer diSaronno, ricordate? Laura Ta-roni, secondo l'accusa, avreb-be ucciso il marito e la madre,
con la complicità del medicoche si credeva Dio, LeonardoCazzaniga, al quale contesta-no altri venti decessi (il famo-so "Protocollo Cazzaniga") dipazienti malati e anziani attra-verso la somministrazione, alPronto Soccorso di Saron-no, di dosi massicce - e letali -di farmaci. Vicenda, questa,che ricorda tanto il caso di Da-niela Poggiali, l'ex infermieradi 44 anni condannata all'erga-stolo (in primo grado, ma orala Procura di Ravenna le conte-sta anche l'omicidio di un al-tro paziente) per aver ucciso,1'8 aprile 2014, la 78enne RosaCalderoni all'Ospedale di Lu-
go di Romagna. Facendosipoi un macabro selfie accantoal cadavere della povera don-na. E di strane morti è stata ac-cusata anche Anna Rinelli, in-fermiera di origini milanesi di43 anni, dal 2011 al reparto diMedicina generale del «Lo-catelli» di Piario (Bergamo):è sospettata di omicidio prete-rintenzionale perchè secondol'accusa avrebbe iniettato dosidi Valium in vena ai pazientiper tranquillizzarli durante ilturno di notte. Con il risultato
di averne uccisi cinque osei.
PARTI E PINZE
Certo, poi ci sono i casiisolati. Che sono tanti, tan-
tissimi, e la cronaca ce neparla quotidianamente.Come quelli in sala parto:Tiziana Lombardo, 33 an-ni, è morta all'Ospedaledi Vibo Valentia; Ilary 01-
doni, 29 anni, a Calcina-te (Bergamo); ClaudiaBordoni, 36 anni, alla Cli-nica Mangiagalli di Mila-no e Valentina Milluzzo,32 anni (deceduta lei e idue gemellini che avevain grembo), all'Ospedale
di Cannizzaro di Cata-nia. E sono solo alcuni
esempi recenti.Poi ci sono i decessi per
incapacità o superficiali-tà. Come quello di Giu-
seppe Ruocco di Pompei, 55anni, ricoverato il 7 maggio2016 con febbre alta al ProntoSoccorso dell'Ospedale diSorrento e morto dopo qual-che ora. 0 quello di VittorianaArmento, 37 anni, che nel mag-gio 2015 si è rivolta due volte al
Pronto Soccorso di Rivoli(Torino) sperando di capirecosa fosse quel dolore all'addo-
me che la stava tormentando.E che per due volte è stata di-messa, prima di essere uccisaa casa da un arresto cardiaco.
E ancora. Stefano Miniati,57 anni, nel 2014 era stato ope-rato all'intestino all'Ospedaledi Carrara, ma una volta di-messo continuava a sentire for-tissimi dolori: una radiografiaha scoperto che gli era stata di-menticata nella pancia unapinza lunga 18 centimetri. C'èvoluto un secondo interventoper estrarla, ma dopo due annil'uomo è deceduto - secondo isuoi avvocati - per le conse-guenze della doppia operazio-ne. Un po' come Tomaso Sta-ra, 86 anni, operato per erroreal femore sbagliato dai medicidell'Ospedale Sant'Anna eMadonna della Neve di Bo-scotrecase (Napoli) e mortoper non aver retto due aneste-sie. Altri casi. Quello di Anto-nella Mansueto, 22 anni, ucci-sa da una setticemia nel 2009perchè le fu diagnosticata un'influenza invece di un'infezio-ne post-operatoria all'Ospeda-le di Putignano (Bari). E chedire della donna di 30 anni chenel 2013 è stata dimessa dalPronto Soccorso dell'ospe-dale di Carmagnola (Tori-no) per una normale ansia,ma ha continuato a sentirsimale ed è morta? Anche lei -come tutti gli altri - non volevacerto morire.
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I NUMERI DELLA MALASANITÀ90 i morti al giorno in Italia per sbagli commessi
dai medici, scambi di farmaci, dosaggi errati,sviste in sala operatoria
50% evitabile la metàdei decessi per malasanità
"
32% il maggior numerodi errori si commettein sala operatoria
28% nei reparti di degenza
22% nel dipartimento d' urgenza
18% in ambulatorioP&G/L
331 posti letto per ogni 100 mila abitanti:l'Italia è tra i Paesi con il minor numero di postiletto in rapporto agli abitanti (Eurostat)
Cause nei confronti dei medici
Tra 15 mila e 12 mila ogni anno:le azioni legali nei confronti dei mediciper presunti errori
2 su tre sono i sanitari che alla fine vengano
assolti
2,4 miliardi di euro l'annol'ammontare delle richiestedi risarcimento danni (dati Ania,l'associazione che rappresentale imprese assicuratrici)
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