sezione l’età dei comuni e dei nuovi...

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SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni I l Mille è considerato come una data spartiacque, che pone termine all’Alto Medioevo e dà inizio al Basso Medioevo.Si tratta naturalmente di una divisione puramente convenzionale, utile tuttavia a separare due periodi storici dalle caratteristiche diferenti. Nel Basso Medioevo (XI- XV secolo) l’idea di un’Europa cristiana governata da un solo imperatore era ormai tramontata e lo spazio geopolitico europeo era dominato da due istituzioni universali, la Chiesa e l’Impero, destinate a scontrarsi. Gli anni successivi al Mille furono segnati inoltre dal riforire delle città e dei commerci, dalla graduale trasformazione delle monarchie feudali in Stati nazionali, dal pieno delinearsi di una civiltà europea e dalla nascita dei primi elementi di una società borghese. EVENTI ECONOMIA E POLITICA SOCIETÀ E CULTURA 1000 Unità 1 Un mondo in trasformazione Unità 2 L’Impero, la Chiesa e le monarchie feudali Unità 3 I comuni e gli svevi in Italia Unità 4 I fermenti religiosi e la rinascita della cultura 1100 1054 Scisma d’Oriente 1066 Battaglia di Hastings 1095-1099 Appello di Urbano II alla crociata e liberazione di Gerusalemme 1130 Ruggero II d’Altavilla fonda il Regno di Sicilia XI secolo Risveglio dei commerci e affermarsi dell’economia monetaria XI-XII secolo Nascita e affermazione dei comuni 1037 de feudis XI-XII secolo Nascita e diffusione dei movimenti ereticali XII secolo Nascita delle prime scuole cattedrali e università 1122 Concordato di Worms

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SEZIONE 1L’età dei comuni

e dei nuovi regni

Il Mille è considerato come una data spartiacque, chepone termine all’Alto Medioevo e dà inizio al Basso

Medioevo. Si tratta naturalmente di una divisione puramenteconvenzionale, utile tuttavia a separare due periodi storicidalle caratteristiche diferenti. Nel Basso Medioevo (XI-XV secolo) l’idea di un’Europa cristiana governata da unsolo imperatore era ormai tramontata e lo spazio geopoliticoeuropeo era dominato da due istituzioni universali, la Chiesae l’Impero, destinate a scontrarsi. Gli anni successivi al Millefurono segnati inoltre dal riforire delle città e dei commerci,dalla graduale trasformazione delle monarchie feudali in Statinazionali, dal pieno delinearsi di una civiltà europea e dallanascita dei primi elementi di una società borghese.

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1000

Unità 1

Un mondo in trasformazione

Unità 2

L’Impero, la Chiesae le monarchie feudali

Unità 3

I comuni e gli svevi in Italia

Unità 4

I fermenti religiosie la rinascita della cultura

1100

1054Scisma

d’Oriente

1066Battaglia

di Hastings

1095-1099Appello diUrbano II

alla crociatae liberazione

di Gerusalemme1130

Ruggero IId’Altavilla fonda il

Regno di Sicilia

XI secoloRisveglio dei commercie affermarsi dell’economiamonetaria

XI-XII secoloNascita e affermazionedei comuni

1037Emanazionedella Constitutiode feudis

XI-XII secoloNascita ediffusione deimovimenti ereticali

XII secoloNascita delle primescuole cattedrali e

università

1122Concordato

di Worms

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1200 1300

1298Il Milione di Marco Polo

1176Battagliadi Legnano

1214Battaglia di

Bouvines

1282Vespri siciliani: il Regno

di Sicilia passa agli aragonesi

1223Approvazione papaledell’ordine dei fratiminori (francescani)

1231Promulgazione delleCostituzioni di Melf

XIII secoloNascita dell’Impero

mongolo

XIII-XIV secoloPassaggio dal regime

comunale a quellosignorile

fne XII secoloNascita del tribunale

dell’Inquisizione

1215Concessionedella Magna Chartalibertatum

1215Fondazione dell’ordine

dei frati predicatori(domenicani)

Il particolare dell’affresco testimonial’incontro tra il papa Alessandro III el’imperatore Federico Barbarossa,avvenuto a Venezia nel 1177; inquell’occasione il papa revocò lascomunica all’imperatore, ponendouna tregua ai ricorrenti scontri traChiesa e Impero.

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1 La società feudale

2 Demografa eagricoltura dopoil Mille

3 La rinascita urbanae lo sviluppodel commercio

4 Le città marinare

5 L’Impero mongoloe i commerci conl’Oriente

UNITÀ 1Un mondo

in trasformazione

1 La società feudaleOrigine del feudalesimoIl sistema feudale fu la struttura politica, economica e sociale che carat-

terizzò l’Europa medievale.Nacque tra l’VIII e il IX secolo con Carlo Ma-gno, ma giunse a piena maturazione solo nell’XI secolo.

Il Sacro Romano Impero da lui governato occupava gran parte dell’Eu-ropa centrale; al fne di consolidare il controllo su un territorio così vastoCarlo Magno aveva organizzato i propri domini delegando una serie di pote-ri a uomini di sua fducia. L’impero fu dunque diviso in comitati (governatidai “conti”), in marche (assegnate ai “marchesi”) e in ducati (retti dai “du-chi”), assumendo una struttura che si reggeva su un vincolo tra il sovrano e isuoi fedeli defnito vassallaggio.Esso era sancito attraverso un atto di sotto-missione, detto omaggio, in cui il vassallo (il termine latino vassallus derivadal celtico gwas, che signifca “servitore”) giurava fedeltà al re e s’impegnavaa combattere in guerra al suo fanco. Il sovrano, a sua volta, ricompensava ilvassallo per il servizio prestato con un beneficium, vale a dire un bene di varianatura in grado di fruttare un guadagno. In seguito, il beneficium cominciò acoincidere con il feudo (la terra),ossia con la concessione in usufrutto di unbene fondiario su cui il feudatario poteva esercitare un dominio.

I vincoli di vassallaggio e la signoria ruraleDopo la morte di Carlo Magno, i vincoli di vassallaggio si propagarono

capillarmente in tutto il territorio del suo impero, dando vita a un ftto in-treccio di rapporti personali di potere. I vassalli, subordinati direttamente alsovrano, estesero il vincolo di fedeltà a vassalli minori detti valvassori (vas-si vassorum,“vassalli dei vassalli”), che potevano a loro volta cedere parte delfeudo ricevuto in benefcio.

Nel corso del X secolo, i legami feudo-vassallatici si consolidarono alivello locale e si estesero a tutto il tessuto sociale. Il vassallo o il valvassorecominciò a esercitare il proprio potere sugli uomini (servi e liberi) che la-voravano le sue terre, attribuendo alla sua persona poteri di natura giurisdi-zionale: sfruttava il lavoro dei contadini, riscuoteva tributi in natura o in de-

Feudo Il feudo (dall’antica pa-rola germanica fihu, “gregge”)si riferiva in origine al posses-so del bestiame; solo in segui-to il termine venne usato perindicare la terra concessa dalsovrano o da un signore a unvassallo.

Usufrutto Diritto di gode-re dei frutti di una cosa altrui,cioè dell’utilizzo di un bene dicui non si è proprietari.

VIDEOLa rinascitadel Mille

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naro sulle sue tenute, ricopriva mansioni giuridiche nelle controversie tra icontadini locali.Questa forma di dominio è comunemente denominata“si-gnoria rurale”ed è strettamente connessa al sistema di produzione curten-se, ossia il modello di gestione delle grandi proprietà terriere, che fno al Xsecolo erano organizzate in casali o aziende agricole chiamate curtis o villae.

Un’economia di sussistenzaLe proprietà fondiarie erano suddivise in due parti strettamente intercon-

nesse fra loro: il dominicum e il massaricium. Il dominicum era la parte di pro-prietà amministrata direttamente dal signore (dominus) tramite l’impiego diservi. Esso comprendeva le terre situate nei pressi della residenza signorile euna parte di bosco in cui era praticata la caccia. Il massaricium, invece, era co-stituito da un insieme di appezzamenti di terreno,detti mansi, che venivanoconcessi ai contadini liberi e alle loro famiglie. In cambio della concessionedel manso, i contadini erano obbligati a pagare al signore una quota in natu-ra o in corvées da efettuare nelle terre del dominicum.

Il sistema curtense era fondato su un’economia chiusa, poiché la produ-zione agricola era fnalizzata alla sussistenza, cioè al consumo di tutto ciòche veniva prodotto:una volta soddisfatti gli obblighi per garantire il sosten-tamento dei signori, ai contadini e ai servi restava l’indispensabile per la so-pravvivenza. Solo con il passare del tempo e grazie allo sviluppo dell’agri-coltura si cominciarono a scambiare e commercializzare le eccedenze dellavoro agricolo.

Un cavaliere si sottometteal signore in una miniatura delXIV secolo (Venezia, BibliotecaMarciana).

Corvées Dal latino corrogata(“opera richiesta”), le corvéeserano delle prestazioni lavorati-ve non retribuite che i contadinidovevano fornire obbligatoria-mente sulle terre del padrone.

Il sistema di produzione curtense

Amministrato dalsignore tramitel’impiego dei servi

Pagamento di unaquota in natura, indenaro o in corvées

Economia disussistenza

Curtis

Dominicum:conduzionediretta

Massaricium:conduzioneindiretta

Diviso in mansie affdato allefamiglie deicontadini

Terre vicinealla residenzasignorile

Ambrogio Lorenzetti, Glieffetti del Buon Governo in cittàe in campagna, 1338-1340(Siena, Palazzo Pubblico).

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SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni

L’ereditarietà dei feudiDal Mille in poi si verifcarono alcuni mutamenti sostanziali che diedero

defnitiva strutturazione alla società feudale. La moltiplicazione dei legamivassallatici generò una rete di relazioni tra i vari feudatari, non sottoposta alcontrollo centrale dell’imperatore e dei sovrani, i quali persero gradualmen-te potere e infuenza.

I feudatari più potenti cominciarono inoltre a ottenere le immunità, cioèil diritto di esentare dal controllo giuridico e fscale dei sovrani o dell’impe-ratore le terre da loro amministrate. La concessione delle immunità, attuatain origine dai sovrani con lo scopo di consolidare il vincolo di fedeltà, ebbeinvece l’efetto di raforzare ed emancipare i poteri locali. I grandi feudatariacquisirono progressivamente un’autonomia sempre più estesa, giungendoa considerare i loro feudi non più una concessione ottenuta in usufrutto,mauna parte del loro patrimonio personale, da tramandare di padre in fglio.

Tra la fne del IX e la prima metà dell’XI secolo i feudi assunsero uf-cialmente lo statuto di beni ereditari tramandati per via dinastica: nell’877l’imperatore Carlo II il Calvo (823-877) aveva emanato il Capitolare diQuierzy-sur-Oise, con il quale aveva riconosciuto l’ereditarietà per i feudimaggiori.Nel 1037 l’imperatore Corrado II (990-1039), con la Constitutiode feudis, la riconobbe anche per i feudi minori. Il processo d’indebolimentodell’impero, innescato dalla frammentazione del potere su base territoriale,fu all’origine di quel fenomeno che una parte della storiografa ha defnito“anarchia feudale”,ossia la frammentazione del territorio imperiale in nu-merosi feudi, governati da signori spesso in guerra fra loro.

La signoria territorialeA partire dall’XI secolo i feudatari estesero il campo d’azione del loro po-

tere su tutti gli uomini che risiedevano nella loro giurisdizione o che sem-plicemente la attraversavano,cominciando a praticare il “banno” (potere co-ercitivo). Si attribuì loro, cioè, una serie di poteri di natura militare, giuridi-ca e fscale che in precedenza spettavano al sovrano, come l’organizzazionedella difesa militare e le funzioni di “polizia” locale, l’amministrazione dellagiustizia sul territorio, la riscossione delle imposte o l’imposizione di nuovitributi come l’albergaria e la taglia.Tale forma di dominio politico è statadefnita “signoria di banno” o “signoria territoriale”.

Il potere bannale costituiva un’importante fonte di guadagno per i feu-datari, poiché concedeva loro la facoltà di imporre ai contadini che risiede-vano nel latifondo alcuni obblighi, detti “bannalità”: ciascun contadino eracostretto a macinare il grano nei mulini dei signori, a cuocere il pane nei loro

forni, a spremere le olive nei loro frantoi.Talvolta i signori si riser-vavano il diritto di vendere il vino o la birra o di dare in aftto i ca-valli adoperati per la trebbiatura del grano.Essi riscuotevano tributianche sul lavoro degli artigiani e sul commercio, che si trattasse di

pedaggi per l’attraversamento di una strada o di un ponte,oppure di gabelle

sulle vendite efettuate nei mercati. Erano pagati tributi anche sulle attivitàsvolte dai tribunali. In quest’epoca si afermò una nuova classe sociale,quelladei cavalieri: essi furono gli esecutori materiali dell’applicazione del poterebannale del signore sulla propria giurisdizione.

Capitolare Ordinanza ema-nata dai re franchi e dagli im-peratori carolingi, divisa in pa-ragrafi (capituli), che contenevanorme riguardanti la vita dei re-gni o dell’impero.

Constitutio Nel Medioevo laparola constitutio indicava uncomplesso di norme emanatedall’imperatore, da un sovranoo da un principe. Soltanto conla rivoluzione americana essadesignò la legge che dava vitaa un nuovo Stato.

I contadini erano obbligatia macinare il proprio granoa pagamento nel mulino delsignore.

Albergaria Obbligo dei con-tadini o delle comunità religio-se di alloggiare a proprie spe-se un signore, il suo seguito e isuoi cavalli.

Gabella Tassa sugli scambi esui consumi delle merci.

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GLI SPAZI

UNITÀ 1Un mondo in trasformazione

I luoghi della cavalleria:castelli e tornei

Il fenomeno dell’incastellamentoNel corso del IX e X secolo l’imperoera ormai incapace di garantire la si-curezza entro i propri confni di fron-te alle cosiddette“seconde invasioni”,ossia alle incursioni di normanni, sa-raceni e ungari. I grandi possidentiterrieri cominciarono pertanto a co-struire castelli, cioè edifci fortifca-ti in legno o in pietra circondati daun fossato, intorno ai quali si andavaorganizzando la vita politica, socialeed economica della comunità loca-le. Il fenomeno dell’incastellamentoebbe l’efetto di modifcare il pae-saggio europeo, sempre più caratte-rizzato dalla moltiplicazione di for-tifcazioni, alcune delle quali tuttoraconservate. I castelli rivestirono inol-tre un ruolo politico fondamentale,contribuendo a una trasformazioneradicale della società feudale.

Il mestiere delle armi La moltipli-cazione delle fortezze ebbe infattil’efetto di generare una società mi-litarizzata, al cui interno il “mestie-re delle armi” rivestì un ruolo pre-ponderante. Dall’XI secolo in poi igrandi signori detentori di castelli sicircondarono di un corpo armato, imilites (“cavalieri”), formato per lopiù da uomini provenienti dalla pic-cola nobiltà: per diventare cavaliereoccorreva infatti possedere una ren-dita per afrontare le spese necessarie

La classe dei cavalieri fu

una delle protagoniste

della vita del Medioevo.

La sua azione si svolgeva

in specifici luoghi, sorti in

seguito a trasformazioni

della situazione

sociopolitica occorse

attorno all’anno Mille.

Il castello di Loarre (Spagna) del XIIsecolo e cavalieri armati in una miniatura delXV secolo.

all’acquisto di un cavallo e delle armi.Tra l’XI e il XIII secolo si sviluppòun’élite guerriera che, con il tempo,si costituì come un gruppo socialea se stante, in grado di fondersi conl’aristocrazia.Nella società feudale lostatus che caratterizzò i grandi feu-datari e i detentori di castelli fu in-fatti quello di cavaliere. In principio,la cerimonia dell’investitura dei ca-valieri si svolse in modi che rimarca-vano la violenza dei combattimenti:essa consisteva infatti nella consegnadella spada e in un colpo che venivadato loro sulla guancia o sulla nucacon il palmo della mano da parte dichi già era cavaliere. Il carattere del-la cerimonia cambiò quando in essaintervenne la Chiesa, che volle mu-tarne il significato: i cavalieri dove-vano pregare, digiunare e accostar-si ai sacramenti, prima di ricevere learmi.Considerati milites Christi, i ca-valieri avevano come modelli i santiguerrieri Michele e Giorgio. I poeticelebravano le loro imprese, descri-vendo duelli in cui al coraggio e allaforza, virtù tipiche di ogni guerriero,

si univano la lealtà e la cortesia, virtùproprie del cavaliere.

La giostra medievale Anche quan-do non combattevano, i cavalieri cer-cavano di dare alla loro vita un’im-pronta guerriera, dedicandosi allacaccia e ai tornei. In origine i torneifurono collettivi: squadre contrap-poste di cavalieri si scontravano inbattaglie fnte ma spettacolari, com-piendo evoluzioni simili ai combat-timenti. Gli avversari non dovevanoessere uccisi, ma soltanto disarciona-ti.Venivano organizzate vere e pro-prie partite, con gioco di squadra. Inseguito si difusero gli scontri indi-viduali, defniti “giostre”, durante iquali i cavalieri mettevano in mostrale proprie abilità in singoli duelli. Loscopo del duello era sia di acquista-re prestigio sia di procurarsi premi edenaro; al vincitore spettavano infat-ti il cavallo e le armi dello sconfitto.Qualche volta egli otteneva anche unlucroso e duraturo ingaggio da par-te di un signore rimasto particolar-mente impressionato dalla sua abilità.

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SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni

2 Demografa e agricolturadopo il Mille

La crescita demografcaLa popolazione in Occidente crebbe costantemente a partire dal Mille f-

no ai primi decenni delTrecento, quando ebbe luogo una battuta di arresto,seguita da un vero e proprio crollo fra il 1347 e il 1348, anni in cui una ter-ribile pestilenza devastò l’Europa (¨ p. 93). Non esistono fonti che possanoattestare con esattezza le proporzioni numeriche di un trend demograficotra i più positivi della storia dell’Europa: in quell’epoca, infatti, non esisteva-no ancora i censimenti della popolazione. In ogni modo, secondo le ipote-si dei demograf, la popolazione europea sarebbe passata da circa 20 milionidell’inizio del Mille a circa 80 milioni nei primi decenni del Trecento.Taleaumento è accertabile da alcuni indizi: la nascita di nuove città e l’amplia-mento di quelle antiche, l’aumento delle aree coltivate e la diminuzionedi quelle boschive, la moltiplicazione dei villaggi agricoli, lo sviluppo deicommerci.

Le cause dell’aumento demografcoDemograf e storici sembrano essere d’accordo nel considerare tale cre-

scita come il frutto di un insieme di cause di varia natura connesse fra loro.In primo luogo,a partire dall’XI secolo si esaurirono le invasioni e i saccheg-gi da parte di ungari, saraceni e normanni e si inaugurò di conseguenzauna fase relativamente pacifca per l’Occidente, caratterizzata da una nuovasensazione di sicurezza. In secondo luogo, tra il X e il XIII secolo il climaeuropeo divenne più mite, migliorando le condizioni di vita della popola-zione e giovando enormemente ai raccolti. Infne, il fattore decisivo fu cer-tamente rappresentato dallo sviluppo dell’agricoltura, che determinò unincremento della produzione di risorse alimentari e dunque la possibilità disfamare un maggior numero di persone.

Per l’uomo medievale l’agricoltura era la base dell’economia, la principa-le attività e la più importante fonte di sostentamento e di ricchezza.Dall’XIsecolo la produzione agricola entrò in una spirale positiva, che fu favorita datre fattori trainanti: il miglioramento delle tecniche agricole, l’aumentodelle superfici coltivabili, la difusione di importanti innovazioni tecno-logiche.

Il miglioramento delle tecniche agricoleLe terre incolte, se messe a coltura, nei primi anni danno raccolti molto

abbondanti, in quanto sono ricche di humus. Se però non vengono fatte ri-posare, la loro fertilità naturale si esaurisce molto presto.Per ovviare a questoproblema, nel corso del Basso Medioevo in molte regioni dell’Europa occi-dentale fu adottata una nuova tecnica agricola, la rotazione triennale, chesostituì quella biennale usata in passato.Al posto dei cereali, inoltre, i conta-dini spesso seminavano leguminose, piante che arricchiscono il terreno diazoto, migliorando la qualità dell’humus.

Alla difusione della rotazione triennale e, più tardi, alla semina di piante

Un contadino miete il granoin una miniatura di WillemVrelant del 1460 (Los Angeles,J. Paul Getty Museum).

Humus Strato superficialedel terreno, ricco di sostanzeorganiche derivanti dalla de-composizione di organismi ve-getali e animali che fornisco-no ai campi un elevato gradodi fertilità.

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UNITÀ 1Un mondo in trasformazione

foraggere nella parte lasciata precedentemente a riposo si aggiunse l’utilizzodel cavallo nei lavori agricoli, per i quali fino al Mille era stato impiegatosolo il bue.Ciò fu possibile grazie alla ferratura degli zoccoli e all’impiegodi nuovi finimenti, con cui fu possibile aggiogare i cavalli agli aratri.

Dalla rotazione biennale alla rotazione triennale Un terzo coltivato afrumento e segale

Un terzo destinatoa maggese

Un terzo coltivatoa orzo e avena

viene sostituita da

La primametàseminata

La secondametà lasciataa riposo(maggese)

Rotazionebiennale

Campodiviso indue parti

Rotazionetriennale

Campodiviso intre parti

L’aumento delle superfci coltivabiliDal Mille alTrecento la produzione agricola aumentò soprattutto grazie

alla coltivazione di zone che fno a quel momento erano state incolte.L’am-pliamento delle terre coltivate, ottenuto grazie a bonifche e disboscamen-ti, incrementò in modo rilevante la produzione di grano e di altri cereali, glialimenti fondamentali dell’uomo medievale.

Nell’Alto Medioevo il paesaggio europeo era caratterizzato per la mag-gior parte da boschi e foreste. Nel corso del Basso Medioevo esso comin-ciò a modifcarsi profondamente: lunghe distese di campi coltivati sorsero interreni precedentemente boschivi.Tale fenomeno ebbe luogo non solo inpianura, ma anche sui fanchi delle montagne, dove furono eseguiti terraz-zamenti sui quali era possibile seminare cereali come l’orzo e la segale, chesi adattavano meglio all’altitudine e che, proprio per tale ragione, costitui-vano uno degli alimenti più difusi. I dissodamenti dei terrenisottratti al bosco consentivano forti aumenti iniziali della pro-duzione,perché nei primi anni le terre vergini davano raccoltimolto abbondanti, a causa della fertilità naturale che si era ac-cumulata nel corso dei decenni.

Le innovazioni tecnologicheL’introduzione di importanti innovazioni tecnologiche die-

de un ulteriore impulso allo sviluppo dell’agricoltura. Il mi-glioramento delle attrezzature fu favorito innanzitutto dai no-tevoli progressi della metallurgia e dall’utilizzo sempre piùfrequente del ferro, un metallo resistente e sicuramente piùdurevole rispetto al legno, fn dall’antichità il materiale piùutilizzato. L’aratro fu dunque rinforzato da parti in ferro, me-no soggette all’usura e in grado di penetrare più in profonditànel terreno.

La grande novità tecnologica in campo agricolo fu la valo-rizzazione del mulino idraulico. Esso fu introdotto già versola fne dell’Impero romano; tuttavia, fu solo a partire dall’XI

Il mese di dicembre inun affresco del castello delBuonconsiglio di Trento.

La «grande età dellebonifche»Un grande storico francese,Marc Bloch,ha defnito i secoli dall’XI al XIV come«la grande età delle bonifche e dei dis-sodamenti» in Francia. Si tratta di unadefnizione che può essere estesa ancheall’Inghilterra, alla Germania e all’Italia.Le bonifche, ossia l’insieme delle operevolte a prosciugare i terreni coperti daacque stagnanti per destinarli alla pro-duzione agricola, furono un fenomenomolto difuso nel Basso Medioevo. InItalia, la pianura del Po fu sottoposta aimponenti lavori di bonifca; anche neiPaesi Bassi ampie fette di terra furonostrappate al mare tramite la realizzazio-ne di “polder”, terreni prosciugati arti-fcialmente e protetti da dighe (¨ p. 11).

SOCIETÀ E CULTURA

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SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni

secolo che si cominciarono a comprendere tutte le potenzialità della ruotaidraulica. Da allora in poi il mulino ad acqua rappresentò per diversi secolila più importante fonte di energia.Esso veniva utilizzato in primo luogo perla macinazione del grano e poi nel campo della manifattura tessile, poichéfu impiegato per la follatura dei tessuti dopo l’introduzione della gualchiera.

La nuova organizzazione del mondo ruraleLo sviluppo dell’agricoltura dopo il Mille produsse trasformazioni note-

voli anche sul piano dell’organizzazione fondiaria delle terre signorili,fnoal X secolo vincolate al sistema di produzione curtense.

Nel corso dell’XI secolo, i grandi signori che imponevano aicontadini le “bannalità” cominciarono a trarre benefcio dall’eco-nomia del territorio sotto la loro giurisdizione, facendosi pagareprevalentemente in denaro sia l’aftto dei mansi sia l’utilizzo d’in-frastrutture (ponti, strade) e macchine (per esempio i mulini). Essiridussero inoltre le terre del dominicum a favore di quelle del massa-ricium, che vennero ulteriormente frazionate: più appezzamenti diterra venivano afttati, maggiore era la rendita che il signore rica-vava dai canoni d’aftto.

Questa lenta trasformazione, in atto dall’XI secolo, segnò il pas-saggio da un’economia chiusa e fnalizzata alla sussistenza a un’e-conomia monetaria, fondata sull’accumulazione della ricchezza.

3 La rinascita urbanae lo sviluppo del commercio

La nuova urbanizzazioneIl processo di urbanizzazione che caratterizzò il periodo tra l’XI e il XIV

secolo è il segno più evidente della crescita demografca in atto nell’Europamedievale; esso è inoltre strettamente connesso con lo sviluppo economicoe con le trasformazioni del mondo rurale.

Le innovazioni tecnologiche, alleggerendo il lavoro dei contadini e deibraccianti,generarono un esubero di manodopera tale da innescare un mas-siccio processo di inurbamento. Dalle aree rurali grandi masse di contadi-

Follatura Operazione cheserve a rassodare i panni di la-na esercitando su di essi unaforte pressione.

Gualchiera Macchina cherese più facile la follatura grazieai magli che, mossi dalla forzaidraulica, battevano con gran-de forza i tessuti.

Un mulino ad acquautilizzato per la macinaturadei cereali.

Il mercato cittadino diModena in una miniatura del XVsecolo.

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I territori e i paesaggidella rivoluzioneagricola

La crescita demografica dopo il Mille fu

causa ed effetto di una contemporanea

rivoluzione agricola. Come abbiamo visto,

essa si basò sull’introduzione di nuove

tecniche colturali, fra cui l’aratro di ferro, il

cavallo quale animale da lavoro e l’adozione

della rotazione triennale.

Arneo (XX sec.)

Bentivoglio (XV-XIX sec.)

Parmigiana (XX sec.)

Canale Muzza (XIII sec.)

Val di Chiana (XVIII sec.)

Agro Pontino (XX sec.)

Basso Piave (XX sec.)

Fucino (XIX sec.)

Ferrarese (XIX sec.)

Agro Romano (XIX sec.)

Maremma (XVIII sec.)

Polesine (XIX-XX sec.)

MARE

ADRIATICO

MAR

TIRRENO

MAR

LIGURE

MAR

IONIO

Le principali bonifche in Italia

I protagonisti dell’ampliamento L’ampliamento delleterre arabili venne realizzato in parte dagli abitanti deivecchi villaggi, dove la crescita della popolazione spinge-va a dissodare le terre limitrofe, e in parte anche da co-loni, che abbandonando le proprie terre povere e tropposfruttate sceglievano di emigrare per insediarsi in territoridisabitati o poco popolati. Le grandi bonifche e la de-forestazione su larga scala, invece, vennero in gran partepianifcate e realizzate da ordini monastici e da signorilaici, che in questo modo intendevano ampliare i propripossedimenti e accrescere la propria infuenza politicaed economica. Particolarmente attivi nel campo delle

L’ampliamento delle terre arabili L’introduzione del-le nuove tecniche colturali e l’incremento delle necessitàalimentari determinarono una spinta verso l’ampliamentodelle terre adibite alle colture, che venne raggiunto in tremodi diversi: attraverso la realizzazione di grandi operedi bonifca delle zone insalubri, in particolare delle pia-ne alluvionali e di alcune paludi costiere; il dissodamen-to dei prati e dei pascoli che circondavano i villaggi (maanche di praterie, aree steppose e altopiani, terre rimasteincolte in quanto la scarsità di popolazione non ne ri-chiedeva l’utilizzo); il disboscamento delle aree forestali,sia dei piccoli boschi che circondavano i villaggi sia diuna parte delle immense zone boschive che a quel tem-po coprivano l’Europa centro-occidentale.Alcune tracce degli ampliamenti medievali sono tutto-ra riconoscibili nei nomi dei villaggi che allora venne-ro fondati.Alcuni ne denotano soltanto l’origine – Cit-tanova, Neustadt, Neuville, Newport – ma la maggiorparte prende il nome di santi venerati a quell’epoca: per

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¨ p.27), i quali, proprietari di immensi latifondi in Francia eItalia, li ingrandirono e resero produttivi attraverso unaserie di grandi opere: apertura di strade, canalizzazionedelle acque, deforestazione, creazione di nuovi poderi evillaggi. Nella Foresta Nera, invece, l’opera di deforesta-zione venne realizzata da alcune famiglie nobiliari, cuispetta la realizzazione di vaste tenute agricole e la nascita,fra l’altro, di città quali Friburgo,Villingen e Ofenburg.

Le grandi bonifche in Italia Grandi bonifche eranostate realizzate già dai romani, in Italia e in molte zoneeuropee, ma gran parte delle loro opere andò distruttanei secoli successivi alla caduta dell’impero.Alla fne delprimo millennio, cessati i pericoli che avevano spinto lepopolazioni a insediarsi sui colli e sulle alture, gli agri-coltori ridiscesero nei fondovalle, dove ripristinarono leantiche opere idrauliche e ne costruirono di nuove. Laloro opera pionieristica venne presto afancata, come ab-biamo detto, dagli ordini monastici, e più tardi anche daicomuni e dalle signorie. In questo modo vennero mes-se a coltura le maggiori conche e vallate appenninichee soprattutto la pianura padana.All’inizio del Trecento,il Po e i suoi afuenti apparivano ormai completamen-te inalveati: le aree umide della bassa pianura erano statein gran parte prosciugate, mentre l’alta pianura, poveradi acque, era attraversata da una ftta rete di canali irri-gui. I maggiori di essi, poi, si erano trasformati in vie dicomunicazione, che univano fra loro le maggiori città.

I polder dei Paesi Bassi Di diversa natura, e tecnica-mente più complesse, furono le bonifche delle fasce co-stiere e delle foci fuviali, di cui furono maestri gli abi-tanti dei Paesi Bassi. Oltre a prosciugare le paludi, essiincominciarono a ricavare nuove terre agricole, i polder,dalle fasce comprese fra l’alta e la bassa marea. Per farlo,costruivano lunghe dighe che isolavano dal mare am-pi territori: nelle fasi di alta marea esse venivano chiuse,

mentre in quelle di bassa marea si immetteva l’acqua dol-ce dei fumi, al fne di asportare i sali dai suoli. In seguitosi procedeva ai lavori di aratura.Le prime bonifche di questo tipo vennero realizzare at-torno a Bruges, nell’attuale Belgio, altre seguirono più anord, lungo le coste della Zelanda e dell’Olanda. I suc-cessi conseguiti da olandesi e famminghi vennero pre-si a modello e imitati in altre parti d’Europa. Contadinifamminghi, per esempio, nei secoli XI-XIII contribui-rono alla bonifca di vaste zone della Germania orientale,lungo l’Elba e nel Brandeburgo, e nell’Inghilterra sud-o-rientale, intorno all’estuario del Wash.

La nascita dei campi aperti Le grandi bonifche modi-fcarono l’aspetto dell’Europa,dando vita a nuovi paesaggi.Proprio in quest’epoca, in particolare,nacque il paesaggiodei campi aperti, o openfield, ancora oggi riconoscibile inmolte aree della Francia e della Germania settentrionali,del Belgio, dei Paesi Bassi e dell’Inghilterra sud-orienta-le.Tipico di territori poco popolati e coltivati in formaestensiva, esso era costituito da grandi appezzamenti diforma regolare, privi di recinzioni, solitamente soggetti auna rotazione triennale. I contadini vivevano in villaggiposti ai margini delle aree coltivate e quotidianamentesi spostavano per procedere alle colture. Dopo i raccolti,e nelle parti tenute a maggese, i campi si trasformavanoin una sorta di proprietà collettiva, dove potevano libe-ramente pascolare gli animali dell’intero villaggio. Dopoil secolo XVIII, per efetto della trasformazione in sensocapitalistico dell’agricoltura, il sistema dei campi apertisi è estinto, ma nelle zone in cui veniva praticato, il pae-saggio si è conservato fno ai giorni nostri.

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UNITÀ 1Un mondo in trasformazione

ni e di servi cominciarono a spostarsi verso le città, in cerca dilavoro e soprattutto di libertà: era sufciente, infatti, risiedereun anno in un centro urbano per svincolarsi dallo stato servilee diventare “uomini liberi”.

Con l’aumento della produzione agricola, un surplus diderrate alimentari poté essere trasferito e scambiato nelle cit-tà; tali eccedenze erano in grado di sfamare una popolazioneurbana in costante crescita. Per questi motivi dopo il Millenell’Europa meridionale si assistette al riforire degli antichicentri dell’Impero romano, mentre in quella settentrionalenacquero nuove città, come per esempio Bruges e Gand nelleFiandre,Lubecca e Amburgo in Germania (® p. 18). Fu l’Italiasettentrionale l’area in cui maggiormente si manifestò la piùprecoce e intensa rinascita della vita cittadina.

Il potere dei vescoviLe città erano le sedi dei vescovi, i quali vi svolgevano mansioni ammi-

nistrative.Con la frammentazione del territorio imperiale e la difusione deipoteri signorili su base locale, i vescovi cominciarono a ottenere immunità epoteri giurisdizionali dagli imperatori e dai re, imponendosi come deten-tori del potere politico cittadino.A diferenza dei signori feudali, che si suc-cedevano per via dinastica, i vescovi venivano eletti, oltre che dal clero, an-che da una parte della popolazione cittadina. In tale contesto cominciaronodunque ad afermarsi gruppi sociali che partecipavano all’amministrazionedella comunità urbana.

Lo sviluppo urbano ebbe come conseguenza l’ottenimento della liber-tà politica sia per i singoli cittadini sia per l’intera città. La conquista dellapiena autonomia amministrativa fu un lento processo, al termine del qualei cittadini riuscirono a liberarsi dei vincoli personali di dipendenza dai si-gnori feudali e a darsi delle proprie leggi. In alcuni casi, l’autonomia venneconquistata attraverso la ribellione; in altri, furono gli stessi signori e sovrania concedere l’autorizzazione a formare un “comune” (® p. 40).

La nascita della borghesiaLo sviluppo dell’agricoltura e il conseguente processo di urbanizzazione

permisero la nascita di una nuova classe sociale: la borghesia. In seguito agliesodi di uomini provenienti dalle aree rurali, intorno alle città cominciaronoa formarsi i “borghi”, piccole comunità di persone – i “borghesi”, appun-to – che vivevano di commercio e artigianato.

Benché fosse nata al di fuori delle mura urbane,già dal XII secolo la nuo-va classe sociale era ormai parte integrante della città.La borghesia era com-posta da mercanti, esperti di diritto (giuristi, ma anche notai e giudici),artigiani possessori di botteghe e piccoli commercianti. Non dobbiamoimmaginare la borghesia medievale come una classe omogenea e con carat-teri simili ovunque. In realtà, ciascun paese – e ciascuna città – aveva la suaborghesia, con specifche caratteristiche culturali, economiche e sociali. Percomodità di esposizione, tuttavia, parleremo di “borghesia” e di “borghesi”senza ulteriori specificazioni.

I vescoviQuella del vescovo è un’antica carica ec-clesiastica cristiana: a partire dall’età tar-doantica i vescovi furono i governatoridelle diocesi, le circoscrizioni in cui eradivisa la comunità cristiana, che aveva-no la loro sede nelle città. Essi veniva-no reclutati dalla Chiesa in ambito pre-valentemente aristocratico e nella lorodiocesi ricoprivano funzioni spirituali,amministrative e talvolta anche militari.Dopo l’epoca carolingia, i vescovi con-tinuarono a far valere la loro autoritànelle città, provvedendo alla loro difesadurante le “seconde invasioni”.

RICORDA

Sopra Un fabbro cheforgia un’armatura. Sotto SanGimignano da Modena chetiene la città di San Gimignanoin un dipinto di Taddeo diBartolo.

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SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni

La ripresa dei commerciOltre ai prodotti alimentari provenienti dal settore agricolo, il riforire

dell’attività mercantile in atto dopo il Mille interessò anche i manufatti ar-tigianali, come stofe e pellicce, spezie, armi e utensili da lavoro. Il commer-cio su scala locale, inoltre, fu progressivamente afancato da un commercioa lunga distanza. I mercanti compivano lunghi tragitti via terra e via ma-re per raggiungere i maggiori poli commerciali; le città europee, soprattuttoquelle sorte sulle coste o sulle sponde dei grandi fumi, divennero i punti diriferimento della rinnovata economia mercantile.

La grande ripresa del commercio fu favorita dalla maggiore sicurezzadelle vie di comunicazione, anche se i traffici incontravano ancora numerosiostacoli. Per esempio, i mercanti dovevano pagare pedaggi quando attraver-savano un feudo,entravano nel territorio di una città, attraversavano un pon-te o si facevano traghettare da una riva all’altra di un fiume. Inoltre le stradeerano in cattive condizioni e non sempre potevano essere percorse dai carri,sicché molto spesso il solo mezzo di trasporto era il cavallo.

Il commercio risultava più agevole se si utilizzavano come vie di comuni-cazione i fiumi e i canali. Questo spiega, almeno in parte, lo sviluppo delleattività commerciali nelle regioni ricche di corsi d’acqua navigabili, naturalio costruiti dall’uomo, come nelle Fiandre. La navigazione si svolgeva anchelungo le coste, da dove era più semplice e rapido sfuggire al pericolo delletempeste e dei frequenti attacchi dei pirati.

Il mercante e le fereLa nuova classe borghese incarnava esigenze e aspirazioni molto diverse

rispetto a quelle dei grandi feudatari. La sua principale esigenza era la liber-tà di spostarsi e di commerciare anche con paesi lontani.

Assieme agli artigiani, i mercanti, afaristi e viaggiatori dotati di un gran-de spirito d’iniziativa, furono il gruppo sociale maggiormente in grado di

cogliere le opportunità oferte dalla ripresa del com-mercio. Essi concludevano i loro afari prevalente-mente nelle fiere, cioè nei mercati periodici con ca-denza annuale o semestrale che mettevano in rela-zione commercianti provenienti da tutta Europa. Inprincipio esse si svolgevano fuori dalle mura citta-dine, in seguito in determinate località in cui fori-vano i commerci e gli scambi, come per esempio lazona della Champagne, a est di Parigi, o le Fiandre.

Tra il XII e il XIII secolo i mercanti afnaronosempre più la loro attività: essi erano in grado di re-alizzare i propri afari senza spostarsi dalla città incui risiedevano, servendosi di intermediari operativiall’estero. Spesso, inoltre, essi si univano in compa-gnie mercantili, per provvedere meglio alla propriadifesa nei lunghi viaggi: munivano le navi di armi e,nei viaggi via terra, formavano gruppi armati chescortavano le carovane di carri e di cavalli che tra-sportavano le merci.

Mercanti che concludono unaffare in una miniatura del XVsecolo.

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UNITÀ 1Un mondo in trasformazione

Il denaro e l’attività dei banchieriIl risveglio dei commerci e l’ampliamento dei trafci che

si registrò tra l’XI e il XIV secolo ebbero l’efetto di rimette-re in moto la circolazione della moneta. Manufatti, prodottiagricoli, armi, spezie, tutti i prodotti venduti dai mercanti nel-le grandi fere e nelle città venivano acquistati con il denaro.Il segno più evidente della ripresa del commercio fu dunquel’afermazione dell’economia monetaria.

Tra l’XI e il XIII secolo si cominciarono a coniare in Eu-ropa nuove monete, prima in argento e poi in oro: augustali aNapoli, fiorini a Firenze, zecchini e ducati aVenezia. I fiori-ni e gli zecchini pesavano soltanto tre grammi e mezzo, eranomolto maneggevoli e potevano essere portati agevolmente daimercanti nei loro viaggi.

In Europa esistevano dunque molti tipi di monete, dife-renti da città a città. Quando si spostavano per afari da unaregione all’altra, i mercanti avevano bisogno di qualcuno checambiasse le monete che avevano portato con sé con quel-le locali. Questo compito era affidato ai cambiavalute, i qua-li, proprio perché operavano da dietro a un “banco”, furonochiamati banchieri.

Con l’intensifcarsi dei trafci, i banchieri cominciarono a occuparsi deltrasferimento di fnanze da una città all’altra tramite lo strumento della let-tera di cambio. Si trattava di un atto notarile grazie al quale il mercante po-teva spostarsi di città in città senza portare con sé ingenti somme di denaro,

diminuendo così il rischio di furti e aggressioni. I banchieri assun-sero perciò un ruolo sempre più importante all’interno delle

dinamiche del commercio internazionale, tanto da diventarepunti di riferimento indispensabili per i mercanti.

L’affermazionedell’economia monetariaL’economia monetaria è un sistema incui i commerci avvengono tramite l’u-tilizzo della moneta,ossia di un bene ac-cettato come mezzo di scambio e unitàdi misura del valore economico. L’eco-nomia monetaria si contrappone in talsenso all’economia di baratto,basata sulloscambio di merci.Nel Basso Medioevo furono in partico-lare le fere a dare un notevole impulsoall’afermazione dell’economia mone-taria: esse favorirono infatti la maggiorecircolazione della moneta e la creazio-ne di evolute forme di cambio, operatedai banchieri. Nelle più importanti cit-tà europee si moltiplicarono le zecche,cioè i luoghi di produzione della moneta.

ECONOMIA

Sant’Omobono, ilprotettore di mercanti,lavoratori tessili e sarti, in undipinto di Pietro di GiovanniLianori del 1420.

Fiorino d’oro delXIII secolo (Firenze,Museo del Bargello).

Maggiore sicurezza dellevie di comunicazione

Riforire delle attivitàartigianali e degli scambi

Maggiore circolazionedella moneta

Ripresa degli scambia lunga distanza

Nascita delle compagniemercantili

Affermazionedell’economia monetariae dell’attività dei banchieri

Lo sviluppo del commercio

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I SAPERI

SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni

La concezione medievale dell’usura

Attività bancarie in due miniature del XIV secolo.

Per alcuni secoli la Chiesa condannò la pratica del

prestito a interesse, che dopo il Mille si era notevolmente

intensificata, per ragioni prevalentemente ideologiche. Solo

con il tempo e dopo intensi dibattiti la posizione ufficiale

delle autorità ecclesiastiche si modificò.

L’usura e la Chiesa Nel Medioevosi attribuiva alla parola “usura”un si-gnifcato molto ampio,che compren-deva qualsiasi forma di prestito a in-teresse.La deprecabilità di tale praticaè rintracciabile direttamente nelle Sa-cre Scritture, dove il prestito a inte-resse è condannato perché giudicatoun atto disonesto.Il dibattito sull’usura attraversò i se-coli, dal mondo tardoantico fno allesoglie dell’età moderna, e coinvolsele più grandi menti del pensiero cri-stiano,dai Padri della Chiesa ai prin-cipali flosof medievali. Nel IV se-colo sant’Ambrogio, vescovo di Mi-lano, la defniva con queste parole:«Usura è prendere più di quanto sisia dato». Nella mentalità medievale,intrisa di pensiero cristiano, prende-re di più di quanto si fosse prestato,ossia percepire un tasso d’interesse,era equiparato a rubare.La Chiesa,diconseguenza, per lungo tempo proi-bì tale pratica, considerandola un attocontro giustizia e dunque un pecca-

to. Nel Decretum Gratiani, raccolta didiritto canonico redatta dal monacoGraziano attorno alla metà del XIIsecolo, l’opinione di sant’Ambrogioviene confermata: «Tutto ciò che ilprestatore esige oltre la restituzionedel capitale prestato è da considera-re usura».Anche Tommaso d’Aqui-no, celebre flosofo del XIII secolo,scrisse a tale proposito: «È ingiustoin sé di ricevere un prezzo per l’usodel danaro prestato; è in questo checonsiste l’usura».

Usura ed economia monetariaNel corso dell’Alto Medioevo, inun contesto socio-economico chiu-so, dove la produzione era fnalizza-ta alla sussistenza, il problema dell’u-sura emergeva solo marginalmente.Tra il XII e il XIII secolo, in segui-to alla straordinaria foritura econo-mica dell’Occidente e al difonder-si dell’economia monetaria e dellebanche, il prestito a interesse diven-ne una pratica molto difusa, che la

Chiesa tentò di sopprimere in ognimodo. In pressoché tutti i concili piùimportanti del XII secolo le alte ca-riche ecclesiastiche si preoccuparonodi stabilire pene sempre più esempla-ri per gli usurai. Lo stesso Dante Ali-ghieri collocò costoro nel terzo giro-ne del settimo cerchio dell’Inferno,rafgurandoli con una borsa al colloe intenti a subire tremende soferenze.

La giustifcazione dell’usura Ladifusione delle banche fu dunqueinizialmente ostacolata dal fatto cheil prestito con interesse fosse proibitodalla Chiesa.Tuttavia, con l’intensi-fcarsi degli scambi commerciali, leautorità ecclesiastiche dovettero con-cedere numerose deroghe.Esistevanodunque forti contraddizioni tra le po-sizioni etiche e religiose,che condan-navano l’usura,e le necessità pratiche,che richiedevano l’efettuazione deiprestiti. I teologi discussero la que-stione a lungo e alla fne trovaronoun accordo: essi stabilirono che l’in-teresse non doveva essere consideratousura, ma un compenso per il possi-bile danno che sarebbe stato arreca-to al creditore se il denaro non fossestato restituito, oppure per il manca-to guadagno che gli sarebbe deriva-to dal non potere disporre per i suoiafari della somma che aveva prestato.

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UNITÀ 1Un mondo in trasformazione

4 Le città marinareLe città marinare in Italia: Amalf e PisaTra l’XI e il XIV secolo il Mediterraneo fu lo scenario

dell’afermazione politica, economica e militare delle “repub-bliche marinare”diAmalfi,Pisa,Genova eVenezia.Queste cit-tà, svincolatesi secondo modalità diverse dal dominio dell’Im-pero d’Oriente, si specializzarono nell’arte della navigazionee avviarono intensi trafci nei territori dominati dagli arabi edai bizantini, i due poteri egemonici del commercio mediter-raneo.

In ordine cronologico, la prima città costiera ad afermar-si sul Mediterraneo fu Amalfi. Resasi autonoma dall’Imperobizantino nel IX secolo, continuò a intrattenere con esso otti-mi rapporti. Esperti navigatori e abili commercianti, gli amal-ftani crearono in Siria, in Egitto e soprattutto a Costantino-poli numerosi empori. Essi si distinsero inoltre nell’ambito deldiritto commerciale: ebbero il merito di compilare le Tavo-le Amalfitane, una raccolta di regole riguardanti il commercio marittimo.

Raggiunto l’apogeo nel corso dell’XI secolo, per Amalf cominciò il de-clino in seguito alla conquista normanna dell’Italia meridionale (¨ p. 35).Nel 1131 fu annessa al Regno di Sicilia e quattro anni dopo fu saccheggiatadai pisani. Mentre l’espansione di Amalfi era avvenuta grazie al commercio,quella di Pisa fu sostenuta anche da conquiste militari. I pisani, infatti, oc-cuparono la Sardegna, la Corsica, le isole Baleari; riuscirono inoltre a fondarealcune colonie sulle coste del Mediterraneo orientale.Sancirono poi un’alle-anza con Genova per respingere i saraceni che, oltre a saccheggiare le costecon le loro scorrerie, rendevano pericolosi i traffici marittimi.

GenovaGenova aveva conquistato l’indipendenza dal Regno d’Italia

a metà del X secolo.Dalla fne del secolo successivo, il governo della città fu assunto

dalla Compagna, un’associazione di mercanti e di armatori rettada consoli,magistrati locali che svolgevano funzioni governative. Irapporti tra genovesi e pisani in un primo tempo furono buoni;dalmomento in cui Genova cominciò ad afermarsi, il conflitto di-ventò però inevitabile.Entrambe erano intenzionate a conseguireun’egemonia commerciale sulTirreno e sul Mediterraneo. Solodopo molteplici schermaglie e guerre Genova ebbe la meglio:nel1284 la sua flotta sconfisse quella pisana nella battaglia della Me-loria e Pisa dovette abbandonare la Corsica. Da quell’anno ebbeinizio la sua decadenza,mentre Genova dovette afrontare Veneziaper il predominio nel Mediterraneo. La lotta tra le due città duròa lungo, conoscendo fasi alterne. Nel 1298 i genovesi sconfsseroi veneziani presso l’isola di Cùrzola, nell’Adriatico; ma quasi unsecolo più tardi, nel 1381, i veneziani si presero la loro rivincitanella guerra di Chioggia.

L’Impero d’Oriente e ilRegno d’ItaliaL’Impero d’Oriente controllava mol-te regioni: l’Istria,Venezia, la Romagna,parte delle Marche, dell’Umbria e delLazio, Roma, la Puglia meridionale, laCalabria e la Sicilia.Il Regno d’Italia nacque nel 781,quandol’esercito carolingio sconfsse i longobar-di e conquistò i territori da essi occupati,che comprendevano le regioni dell’Italiasettentrionale (esclusaVenezia), parte diquella centrale e il ducato di Benevento,nel Sud della penisola. Nell’843, con iltrattato diVerdun, i fgli di Ludovico ilPio divisero in tre parti l’Impero caro-lingio: a Lotario spettò il Regno d’Italia.

RICORDA

Emporio Centro commercia-le in cui si stabilivano piccolecomunità di mercanti prove-nienti da paesi diversi. Negliempori del Mediterraneo i mer-canti delle città marinare italia-ne vendevano le proprie mercie ne acquistavano altre prove-nienti dall’Oriente (per esempiotessuti di seta e spezie).

La fotta genovese al portodi Genova in un dipinto del XVIsecolo di Giorgio Vigne.

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SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni

VeneziaMentre ilVeneto faceva parte del Regno d’Italia,Venezia e la zona co-

stiera erano sotto il controllo dell’Impero d’Oriente.Solo nei primi decennidell’VIII secolo i governatori bizantini furono sostituiti da magistrati localieletti dal popolo, i dogi. Nel X secolo la città conquistò un’autonomia po-litica; essa ottenne inoltre ampi privilegi per i mercanti che operavano nelterritorio bizantino, diventando così un importante centro commerciale.

Nel 1172 l’elezione dei dogi non fu più affidata al popolo ma al Mag-gior Consiglio, un’assemblea di quaranta membri formata dai cittadini piùricchi e autorevoli.Nel 1297, in seguito alla cosiddetta“serrata”, fu proibitol’ingresso nel Maggior Consiglio a membri di nuove famiglie.Tale decisio-ne rese di fattoVenezia una repubblica aristocratica: un ceto di nobili e diricchi mercanti eleggeva il doge e i membri del Consiglio dei dieci, gli or-gani principali di governo.Tale struttura istituzionale si rivelò molto solida:tutti i tentativi popolari di metterla in discussione fallirono.

Le città marinare in EuropaAnche in altre zone d’Europa si svilupparono molte città portuali. Sul

Baltico nacque la città tedesca di Lubecca, mentre Amburgo fiorì sull’e-stuario dell’Elba, che sfocia nel Mare del Nord. Esse intensifcarono le loroattività mercantili con la penisola scandinava,da cui ricevevano ferro e legna-me, e con l’Oriente slavo, da cui importavano legname e pellicce. Nel 1358le città marinare tedesche formarono un’associazione chiamata Lega anse-atica (da hansa, che significa “convoglio militare”): le città che ne facevanoparte erano infatti costrette a formare delle scorte armate per rendere sicurii loro traffici, spesso minacciati dai pirati.

La fioritura di Gand e Bruges fu favorita da una posizione propizia, chele vedeva al centro di intensi traffici: attraverso le Fiandre passava infatti il

Lo stemma della città diVenezia raffgurante il leonemarciano.

GEOSTORIA

Città e itinerari commerciali

nel Basso Medioevo La

carta illustra i principali cen-

tri del commercio europeo

del Basso Medioevo e le più

importanti rotte commerciali

delle città marinare nel Medi-

terraneo, nel Mare del Nord e

nel Baltico.

Ragusa

La Rochelle

Costantinopoli

Roma

Basilea

Parigi

Pisa

Genova

Amalf

Palermo

Tunisi Antiochia

TripoliBeirut

Tiro

Alessandria

SpalatoZara

VeneziaMilanoLione

Vienna

ColoniaGand

BremaLondra Bruges

AmburgoLubecca

Copenaghen

Danzica

OsloStoccolma

Riga

MAR MEDITERRANEO

MAR NERO

OCEANO

ATLANTICO

Principali viecommerciali terrestri

Rotte commercialidella Lega anseatica

Rotte commercialidi Genova

Rotte commercialidi Venezia

CARTAANIMATA

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UNITÀ 1Un mondo in trasformazione

commercio che si svolgeva tra la Francia e la Germania, da un lato, e le iso-le britanniche, dall’altro. Oltre a essere grandi centri commerciali, le cittàfiamminghe divennero importanti poli manifatturieri, che si svilupparononotevolmente nel settore tessile: la lana, acquistata dai loro mercanti in In-ghilterra, veniva trasformata in tessuti che erano destinati a essere rivendutisu altri mercati europei.

Il sigillo dei mercanti dellacittà di Lubecca della metà delXIII secolo.

5 L’Impero mongoloe i commerci con l’Oriente

Le origini dell’Impero mongoloAll’inizio del XIII secolo, un condottiero di origini nobili, Temugin

(1162-1227),unifcò le tribù mongole che abitavano le steppe dell’Asia cen-trale e assoggettò le popolazioni vicine. Egli ottenne così prima il titolo dikhan (“capo”) e poi quello di Gengis Khan (“capo universale”), nome concui è passato alla storia. Gengis Khan divenne in breve tempo la guida mili-tare e politica di un grande impero, che si estendeva dal Mar del Giapponealla Persia e che comprendeva gran parte della Cina settentrionale.

Dopo la sua morte, i mongoli furono guidati da uno dei suoi fgli,Ogo-dai (1186-1241).Questi completò l’opera del padre,guidando il suo popoloall’assalto dei principati russi.L’inarrestabile armata mongola conquistòKiev nel 1240 e distrusse Cracovia l’anno successivo.Per qualche an-no gli eserciti mongoli seminarono il terrore nell’Europa centrale,spingendosi con le loro razzie fno all’Ungheria e addirittura allaCroazia, giungendo sulle rive dell’Adriatico.

La pax mongolicaIntorno alla metà del Duecento, papa Innocenzo IV (1243-

1254) inviò in Asia alcuni monaci allo scopo di entrare in contat-to con le popolazioni mongole e di convertirle al cristianesimo. Ilprimo a giungere a destinazione fu Giovanni da Pian delCarpine, il quale tornò in Europa con molte notizie che furo-no raccolte in un libro, la Storia dei Mongoli. Le popolazionimongole non si convertirono mai al cristianesimo:nelle regio-ni più occidentali dell’impero si difuse l’islamismo, mentre ilbuddismo prevalse a oriente.

Nonostante le diferenze religiose, i rapporti tra lo smi-surato impero orientale e l’Europa s’intensifcarono.Avendounifcato l’intera Asia, i mongoli avevano infatti reso più si-cura la via della seta e le rotte commerciali che collegavanol’Occidente e l’Oriente. Fu proprio grazie a questa condizio-ne di sicurezza che le grandi città marinare italiane, soprattut-to Genova e Venezia, poterono intensifcare i loro trafci conl’Oriente. La cosiddetta pax mongolica (“pace mongola”) fu, difatto, uno dei fattori che contribuirono al grande sviluppo delcommercio europeo nel XIII secolo.

Statua di Gengis Khan aUlan Bator, in Mongolia.

La via della setaLa via della seta era una strada carova-niera che dalla Cina arrivava al Medi-terraneo attraversando tutta l’Asia cen-trale.Fin dall’antichità questo itinerario,lungo circa 8.000 chilometri, costituivauna delle più importanti vie commercia-li che collegavano l’Occidente all’estre-mo Oriente. Il suo nome deriva da untessuto pregiato prodotto e lavorato inCina e importato in Europa già ai tem-pi dell’Impero romano. Nel corso deisecoli, la via della seta rappresentò unimportante punto d’incontro tra cultu-re,flosofe e religioni diverse (¨ p.169).

ECONOMIA

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SEZIONE 1 L’età dei comuni e dei nuovi regni

La fne dell’Impero mongoloIntorno alla seconda metà del Duecento la carica di khan passò a Qubilai

(1215-1294), il quale portò a termine la conquista della Cina meridionalee rese Pechino la capitale imperiale. Fu proprio sotto il dominio di Qubilaiche Marco Polo (1254-1324) entrò in contatto con la civiltà cinese, restan-do per diciassette anni presso la corte di Pechino. Dopo la morte di Qubi-lai il vasto impero mongolo si divise in quattro canati, ossia circoscrizioni:Yuan (Cina e Mongolia), Ilkan (Persia),Chagatai (Afghanistan e Kazakistan)e Orda d’Oro (Russia meridionale).

Intorno alla metà delTrecento il grande Impero mongolo si avviò alla f-ne. Una serie di carestie, pestilenze e catastrof naturali indebolì fortementeun impero che si era già sfaldato dal punto vista politico dopo la morte diQubilai.La crisi produsse conseguenze signifcative anche in Occidente,poi-ché molte rotte commerciali terrestri furono interrotte.

GEOSTORIA

L’Impero mongolo La carta

mostra la progressiva espan-

sione dell’Impero mongolo,

dalle steppe dell’Asia centrale

sino al momento della sua

massima estensione, alla fne

del XIII secolo. Dopo la morte

di Qubilai il vasto impero ven-

ne diviso in quattro canati.

Karakorum

Samarcanda

Almaliq

Delhi

BucharaCostantinopoli

Venezia

Baghdad

Saraj

Kiev(1240)

Cracovia(1241)

Hang-chouLhasa

Pechino

Arabia

Croazia

SULTANATO

DI DELHI

REGNO DEI

MAMELUCCHI

IMPERO

ROMANO

GERMANICO

IMPERO

BIZANTINO

ORDINE

TEUTONICO

ORDA D’ORO

ILKAN

CHAGATAI

YUAN

REGNO

KHMER

REGNO

THAI

LagoBajkal

LagoBalkhaš

Lagod’Aral

OCEANO

PACIFICO

MAR NERO MAR

CASPIO

MAR MEDITERRANEO

OCEANO INDIANO

Area d’origine dei mongoli

Massima estensione delleconquiste di Gengis Khan

Principali attacchi versooccidente dei successoridi Gengis Khan

I PROTAGONISTI

Un veneziano in Oriente: Marco PoloNel 1271 Niccolò e Matteo Polo, due mercanti venezia-ni, intrapresero un lungo e avventuroso viaggio sulla viadella seta in compagnia del giovane Marco, fglio dicias-settenne di Niccolò. Dopo aver attraversato la Persia e ildeserto del Gobi arrivarono in Cina, a Pechino.Marco Polo visse a lungo alla corte di Qubilai, il quale loinviò per suo conto in missione in altre regioni asiatichesconosciute.Tornò in Europa soltanto nel 1295; tre an-ni più tardi fu fatto prigioniero dai genovesi nella batta-glia di Cùrzola. In prigione dettò a un altro prigioniero,Rustichello da Pisa, il resoconto delle sue memorie, notocome Il Milione, in cui descrisse tutto ciò che aveva vistoe conosciuto. In virtù della sua avventurosa esperienza,Marco Polo si vantò di essere stato il solo uomo ad averecercato di conoscere «tante meravigliose cose».

La partenza dei Polo daVenezia in una miniatura diun’edizione del Milione del XVsecolo.