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Vad e m ecu m di orientamento sui progetti e servizi ed ucativi d ellextrascuola che impresa! Settore Politiche Sociali e Salute in collaborazione con AMBITI TERRITORIALI I.P. PROVINCIA DI BERGAMO

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Vademecum di orientamento sui progetti e servizi educativi dell’extrascuola

che impresa!

Settore Politiche Sociali e Salute

in collaborazione conAMBITI TERRITORIALI

I.P.

PROVINCIA DI BERGAMO

che impresa!2011

Vademecum di orientamento sui progetti e servizi educativi dell’extrascuola

Il vademecum è stato progettato ed elaborato nell’ambito del percorso di forma-zione/tutoring al quale hanno partecipato i referenti degli Uffi ci di Piano degli Ambiti Territoriali

Coordinamento editoriale: Silvano Gherardi - Dirigente del Settore Politiche Sociali e Salute

A cura di Emilio Majer - esperto progetti educativi per minori e adolescenti Piergiorgio Reggio - formatore di Metodi s.r.l. Beatrice Testa - funzionario del Settoree di Marina Signorelli - A.T. Bergamo Cesare Gandelli - A.T. Dalmine Astrid Zenarola - A.T. Seriate Andrea Crawford - A.T. Grumello del Monte Daniela Terzi e Arianna Belotti - A.T. Val Cavallina Mauro Zerbini - A.T. Basso Sebino Marina Cacciola - A.T. Alto Sebino Claudio Persico - A.T. Val Seriana Sara Mazzoleni - A.T. Val Seriana Superiore e Valle di Scalve Alessandra Turani - A.T. Val Brembana e UPEE Diocesi di Bergamo Simona Rota - A.T. Valle Imagna Maria Grazia Angeli - A.T. Isola Bergamasca Lisa Esposito - A.T. Treviglio Alessandro Forlani - A.T. Romano di Lombardia

Progetto grafi co e illustrazioni: www.genuine.it

I contenuti del vademecum sono integrati da altri materiali e contributi reperibili nell’area web dedicata del sito della Provincia di Bergamo, www.provincia.bergamo.it,nella sezione Servizi - Politiche Sociali e Salute - Progetti - Extrascuola.

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Indice Presentazione

Introduzione

L’impresa extrascuola - Cos’è extrascuola - Perché l’extrascuola - Extrascuola come “impresa di comunità”

Ideare e progettare extrascuola - Perché ideare e progettare un extrascuola? - Chi è chiamato a ideare l’extrascuola? - Quali azioni intraprendere per una effi cace ideazione? - Senza dimenticare i rischi! - Bisogna sapere che … - Check list

Promuovere extrascuola - Perché promuovere l’extrascuola? - Con chi promuovere l’extrascuola? - Quali azioni intraprendere per una effi cace promozione - Senza dimenticare i rischi! - Bisogna sapere che … - Check list

Gestire extrascuola - Che signifi ca gestire l’extrascuola? - Chi è chiamato a gestire l’extrascuola? - Quali azioni intraprendere per un’effi cace gestione - Senza dimenticare i rischi! - Bisogna sapere che … - Check list

Una prospettiva di sviluppo: dalle esperienze di extrascuola alle comunità di apprendimento

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Appendice: - I progetti extrascuola nel territorio provinciale - I raccordi extrascuola territoriali e provinciale - Il Laboratorio provinciale extrascuola

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Presentazione

Questa pubblicazione-vademecum nasce con l’obiettivo di mettere a disposi-zione di tutte le realtà sociali ed educative e di tutte le persone interessate alla diffusione, al consolidamento e allo sviluppo di esperienze extra-scolastiche uno “strumento di lavoro” in più.Essa è il risultato del lavoro attento e paziente di un gruppo di referenti degli Ambiti Territoriali, accompagnati dal Settore attraverso un percorso di forma-zione-tutoring, che hanno fatto sintesi delle tante progettualità attivate nelle nostre comunità locali sui temi degli apprendimenti e della cultura dei bambini e dei ragazzi.Il vademecum contiene quindi, seppure in pillole, il patrimonio di conoscenze e di esperienze, intorno ai progetti educativi dell’extrascuola, che adulti e giova-ni, operatori professionali, amministratori locali, volontari, sacerdoti, insegnanti e genitori hanno costruito in questi anni in provincia di Bergamo.La pubblicazione cartacea è integrata da un’area web dedicata che ha lo scopo di arricchire e mantenere aggiornati i contenuti del vademecum con progetti concreti, esperienze, materiali, eventi, riferimenti. Il sito può quindi diventare una piattaforma comune per attingere e condividere informazioni, idee e pro-poste e insieme per affi dare storie locali perché si costruiscano dialoghi nei territori.

Il vademecum si inserisce in un progetto più ampio che, a partire dal 2004, ha operato, cercando di connettere strettamente conoscenza, rifl essione, confron-to e azione, su diversi livelli:- la ricerca, fi nalizzata a favorire la conoscenza dell’eterogeneo insieme di pro-

getti/interventi educativi extrascolastici;- l’accompagnamento formativo orientato a valorizzare, sostenere e qualifi ca-

re le realtà istituzionali e sociali e le fi gure educative impegnate nei progetti extrascuola, sia a titolo professionale che volontario, attraverso percorsi, in-contri e seminari formativi a livello provinciale e nei diversi ambiti territoriali;

- la promozione culturale concretizzatasi nella produzione e diffusione di al-cuni documenti e pubblicazioni e nell’organizzazione di incontri, seminari e convegni.

Crediamo che il progetto provinciale in generale e questa pubblicazione, che del progetto costituisce una tappa importante, rappresentino un esempio si-

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egnifi cativo del valore e dell’effi cacia della collaborazione interistituzionale, atti-vata con il Laboratorio provinciale Extrascuola e con gli Ambiti Territoriali, e del dialogo e confronto con chi quotidianamente si relaziona con i bambini e con i ragazzi nelle più diverse situazioni educative.

Alle istituzioni, agli enti, alle organizzazioni, alle persone che hanno partecipato alla realizzazione di questo lavoro e che contribuiscono ogni giorno a creare cultura nelle comunità il ringraziamento e l’impegno a proseguire nella direzio-ne tracciata.

Domenico BelloliAssessore alle Politiche Sociali e Salute

Ettore PirovanoPresidente

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eIntroduzione

Vade-mecum è un’espressione latina che si traduce “va meco”, per indicare ciò che si porta ordinariamente e comodamente con sé e che, nell’uso corrente, sta ad indicare un libretto tascabile, destinato a richiamare in sintesi le nozioni principali di una scienza o di un’arte.Il vademecum sui progetti extrascuola è stato realizzato in due formati: quello cartaceo, consistente nel presente opuscolo, e quello informatico, attraverso la realizzazione di un’area web dedicata accessibile dal sito della Provincia di Bergamo.I contenuti di entrambi gli strumenti sono il frutto di un complesso e paziente lavoro di confronto e approfondimento svolto dai referenti dei coordinamenti territoriali extrascuola partecipanti al percorso di formazione-tutoring promosso dal Settore Politiche Sociali e Salute della Provincia. Il gruppo dei referenti - at-traverso la sperimentazione pratica, la formazione, l’elaborazione delle espe-rienze - ha approfondito alcune problematiche e dimensioni critiche signifi cati-ve dei diversi progetti extrascuola. Rifl essioni e ipotesi di intervento maturate all’interno del gruppo vengono ora offerte a quanti operano negli ambiti della cura dei minori e del loro diritto all’apprendimento, senza presunzione di affermare un sapere indiscutibile, ma per alimentare ulteriormente la ricerca e il confronto.Ci rivolgiamo dunque ad adulti e giovani, operatori professionali in ambito sociale ed educativo, amministratori locali, volontari, sacerdoti, insegnanti e ge-nitori che sappiamo essere interessati alla diffusione, al consolidamento e allo sviluppo di esperienze educative extra-scolastiche. Il risultato della scrittura collettiva del vademecum non costituisce una prescri-zione di ricette, ma intende fornire stimoli e indicazioni orientative per chi inizia esperienze extrascolastiche, oltre che occasioni di rilettura e confronto di espe-rienze per chi le sta già realizzando ed intende esplorare possibili innovazioni. Il vademecum, infatti, raccogliendo orientamenti ed elementi progettuali e organizzativi da una pluralità di esperienze, assume una valenza provinciale, quasi una sorta di “piattaforma” comune cui ciascuna realtà può riferirsi per costruire il proprio progetto originale “su misura”.

Il vademecum si articola in diverse parti. Una prima parte (“L’impresa extra-scuola”) è dedicata a un inquadramento dell’esperienza complessiva dei ser-

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vizi extrascuola nella nostra provincia, che consente di cogliere gli elementi di valore e le potenzialità che essi possono esprimere a livello territoriale.Nelle parti successive il testo concentra la sua attenzione su tre funzioni di base che è necessario considerare e sviluppare se si intende dare vita a nuove esperienze di extrascuola nei diversi contesti:

ideare e progettare promuovere gestire.

Il vademecum prefi gura inoltre nuove prospettive di lavoro indicando alcune condizioni che è necessario garantire affi nché lo sviluppo di queste esperienze possa procedere in coerenza con i bisogni dei ragazzi, delle loro famiglie e delle comunità, oltre che in modo integrato alle politiche sociali degli ambiti territoriali. La pubblicazione si chiude con un’appendice che offre una fotografi a della dif-fusione e dell’impegno portato avanti quotidianamente dai servizi extrascuola della provincia di Bergamo.

Il vademecum trova una sua continuità e un suo completamento nell’area web dedicata del sito della Provincia di Bergamo. Consultando tale area (rag-giungibile dal sito della Provincia di Bergamo, www.provincia.bergamo.it, nella sezione Servizi - Politiche Sociali e Salute - Progetti - Extrascuola) è infatti pos-sibile navigare fra numerosi contenuti integrativi, consultare schede relative ai progetti attivi, trovare riferimenti a buone prassi e suggerimenti per l’avvio e la gestione dei progetti e avere informazioni aggiornate circa le iniziative formative e promozionali in agenda, sia a livello centrale che nei diversi ambiti territoriali.

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resa extrascuola

Cosa è extrascuolaIl confronto e l’analisi delle esperienze realizzate in questi anni nel territorio della provincia di Bergamo in tema di extrascuola hanno permesso di indivi-duare un insieme assai eterogeneo di progetti e servizi diversamente denomi-nati (spazi compiti, non solo compiti, laboratori…) promossi da vari soggetti e rivolti a ragazzi e ragazze di diversa età. Gli interventi nell’extrascuola costituiscono pertanto una realtà multiforme dai contorni non sempre rigidamente defi nibili. Essi infatti:

propongono molteplici attività pomeridiane che vanno dal supporto com-piti all’aggregazione, dai laboratori espressivi e culturali all’attività ludica, dalle attività motorie e sportive a momenti di convivialità e a esperienze che offrono la possibilità di sperimentare relazioni di varia natura con i coetanei e con gli adulti

si rivolgono a destinatari assai eterogenei: dai bambini della Scuola Prima-ria ai ragazzi della Secondaria di 1° grado e in alcuni casi anche di 2° grado

vengono gestiti da fi gure diverse: in alcuni casi da educatori professionali e volontari insieme, in altri solo dagli uni o dagli altri

sono promossi da vari enti titolari, come enti locali, istituti scolastici, parroc-chie, cooperative, associazioni di volontariato e gruppi o comitati genitori

possono essere attivati direttamente nella scuola, ma più spesso nel terri-torio, all’interno di servizi e progetti più ampi, come oratori, centri di aggre-gazione giovanile, progetti adolescenti, ecc.

L’IMPRESAEXTRASCUOLALLLLLLLLLLLLL’’’IIIIIIIIIIIMMMMMMMMMMMMMPPPPPPPPPPPPPPPPRESAEEEEEEEEEXXXXXXXXXXTTTTTTTTTRRRRRRRRRAAAAAAAAASSSSSSSSSSCCCCCCCCCCUUUUUUUUUUOOOOOOOOOOLLLLLLLLLAAAAAAAAA

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aPerché l’extrascuola Le azioni educative che da anni si realizzano in provincia di Bergamo sono un esempio vitale di come si sia venuta concretamente sviluppando l’attenzione delle comunità locali per lo sviluppo della cultura dei bambini e delle bambi-ne, dei giovani e degli adulti.In una storia ormai assai ricca di esperienze extrascolastiche realizzate, in que-sti decenni, nel nostro Paese, si possono riconoscere alcune tappe impor-tanti, che sinteticamente possiamo ripercorrere.

Doposcuola per riuscire a scuolaTante esperienze educative nel sociale costituiscono un aiuto per “dare di più a chi ha meno”, mirano cioè ad affrontare situazioni di diffi coltà scolasti-che di alunni che non sono seguiti a casa nello studio, che non hanno alle spalle supporti in grado di aiutarli nel riuscire bene a scuola. Oggi i bambini e le bambine che non godono di pari opportunità rispetto agli altri non sono più tanto, come accadeva alcuni decenni fa, i fi gli e le fi glie di montanari o contadini, oppure immigrati dal Sud Italia, ma sono generalmente bambini che provengono da Paesi lontani o che vivono diffi coltà familiari o scolastiche.Le realtà educative che nascono fuori dalla scuola per colmare tale carenza non sempre riescono ad avere con l’istituzione scolastica un rapporto paritario e collaborativo. In questi casi sembra che vengano consegnati al sociale pro-blemi che, pur evidenziandosi all’interno della scuola, non hanno una stretta attinenza con la didattica. Chi se ne fa carico ha spesso la sensazione di operare una rincorsa continua, affrontando una distanza che sembra incol-mabile: quando faticosamente si raggiunge un risultato con un bambino o una bambina in diffi coltà scolastiche, il resto della classe ha già fatto molti più passi in avanti. Se scuola ed extrascuola restano distanti, si guardano dall’alto al basso o ad-dirittura fi niscono per contrapporsi, è diffi cile che riescano a sviluppare un’ef-fi cace azione a benefi cio del successo formativo e del benessere dei ragazzi in diffi coltà.

Non solo compitiLe esperienze di supporto allo studio ben presto si misurano con questioni che non sono limitate al solo bisogno dei bambini e delle bambine di essere seguiti nell’apprendimento scolastico: emergono situazioni concrete di diffi -coltà di diversa natura e altrettanto rilevanti. Le carenze nello studio possono

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derivare dal fatto che i bambini spesso sono soli a casa, oppure sprecano il tempo tra coetanei in modo non costruttivo, rischiando (rischi diversi a secon-da delle età) di perdere opportunità di crescita. Cogliendo tali aspetti critici, molte esperienze di extrascuola ampliano il pro-prio orizzonte di attenzione e di attività. Accanto al momento dei compiti propongono giochi, iniziative ricreative e laboratori espressivi o manuali, mo-menti di socializzazione (feste, gite…). In questo modo i ragazzi imparano, con fatica ma anche con soddisfazione, a scoprire cosa amano e sanno fare, cosa vorrebbero imparare, e si abituano a stare con gli altri, a litigare in modo sano e che non faccia male (al corpo e all’animo, a sé e agli altri), a mettersi d’accordo, a diventare gruppo che accoglie, a sentirsi parte di una comunità.

Dal riparare diffi coltà allo scoprire e curare talentiSono diverse le esperienze di extrascuola che nel corso della loro attività han-no compiuto un percorso di evoluzione: da azioni “compensative” per soste-nere chi ha diffi coltà a interventi volti a promuovere le differenti capacità dei ragazzi, ma anche le competenze degli adulti a motivarli e sostenerli nelle loro esperienze di apprendimento.Oltre a offrire un supporto nei compiti, questi progetti investono energie per:

stimolare la curiosità e il desiderio di conoscere e ricercare

promuovere la motivazione allo studio e sostenere l’autostima

incrementare le competenze relazionali e le abilità di lavoro cooperativo

sviluppare la consapevolezza intorno alla propria intelligenza.In alcune esperienze si sta cercando di sviluppare modalità di lavoro che puntino allo sviluppo delle potenzialità e delle doti di ciascun ragazzo, spe-rimentando itinerari educativi che partono dalla ricerca dei talenti personali, piuttosto che dalle diffi coltà e dai limiti.Il presupposto è che numerose e diverse sono le forme di intelligenza e le doti possedute dai bambini e dai ragazzi: vi sono talenti che si manifestano attraverso il pensiero o il corpo, le relazioni, la creatività artistica o la spiritualità, l’agire pratico e quello sociale… Ma le capacità personali, per essere adeguatamente sviluppate, richiedono di essere notate, riconosciute, curate e valorizzate da altri. È nelle relazioni che il talento si può esprimere, può emergere, può dare vita a forme originali e autentiche di crescita. Le esperienze educative dell’extrascuola possono costituire contesti privilegiati per favorire l’espressione e la valorizzazione delle potenzialità specifi che di

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aciascun ragazzo, in quanto sono collocate in una terra di mezzo fra apprendi-menti formali e informali, fra tempo scolastico e tempo libero, fra didattica e animazione, fra scuola e comunità locale.

Extrascuola come “impresa di comunità”Sono i membri di una comunità locale, in relazione alla propria differente posizione (giovani, adulti, professionisti dell’educazione, genitori, amministra-tori…), ad avere una responsabilità specifi ca nella creazione e nel manteni-mento delle condizioni più favorevoli perché i talenti individuali si possano esprimere.Scoprire i talenti dei ragazzi e valorizzarne le intelligenze comporta un impe-gno diffuso nel dare visibilità e voce alle potenzialità di ciascun ragazzo, anche attraverso un’adeguata capacità di rappresentare e comunicare il valore che esse assumono per la comunità in cui questi sono inseriti. Quando il talento si esprime ed è riconosciuto, contribuisce a sviluppare senso di appartenenza e di identità ed il successo individuale diventa successo dell’intera comunità. È qui che si esprime appieno il signifi cato e il valore sociale dei progetti extra-scuola, che costituiscono un’opportunità per dare vita a “piccole ma signifi -cative imprese di comunità intorno al diritto dei ragazzi all’apprendimento”1,dove l’apprendimento si genera in una relazione tra il ragazzo e l’adulto, tra il bambino e i volontari, reale incarnazione di una comunità. Imprese che possono offrire una chance in più per riuscire a scuola e dare un senso alla fatica e all’impegno (motivazione, fi ducia in se stessi, autoeffi cacia), imprese che consentono di sperimentare un senso di appartenenza al gruppo dei coetanei nel “sentirsi parte” di una squadra, un gruppo, un oratorio, un paese o un quartiere, imprese che danno la possibilità di far vivere momenti di con-divisione, dando modo di sperimentare un nuovo senso di comunità.È in questa prospettiva che meglio si può cogliere lo stretto legame che uni-sce i processi di apprendimento alla politica e all’esercizio effettivo dei diritti di cittadinanza. Un impegno diffuso - spesso agito con spontaneità “per aiutare nei compiti”, “per far star bene i ragazzi”, “per sviluppare collaborazioni nella comunità” - che esprime un grande potenziale educativo e delinea fonda-mentali sfi de sul piano civile e dei rapporti intergenerazionali: da un lato, gli

1 “I ragazzi dell’extra.lab. Fare laboratorio con i ragazzi” Documento di sintesi del Laborato-rio Provinciale Extrascuola a cura di Franco Floris - Provincia di Bergamo Settore Politiche Sociali, 2005

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adulti esprimono cittadinanza reale impegnandosi nel garantire ai propri fi gli il diritto ad apprendere, dall’altro, i ragazzi sperimentano esercizi di educazio-ne alla cittadinanza, dotandosi della parola per costruire la società adulta del futuro.Una volta consapevoli della complessità della sfi da e della posta in gioco, di-venta evidente come il pensare e realizzare l’extrascuola richiedano l’adozione di attenti processi di ideazione, promozione e gestione, capaci di mobilitare creatività, competenze e risorse dentro la comunità.

Nel prossimo capitolo si offrono alcuni orientamenti derivati dall’esperienza sul campo per ideare e progettare, promuovere e realizzare iniziative ed esperienze educative nell’extrascuola sostenute dalla consapevolez-za che il compito di aver cura del diritto dei ragazzi e delle ragazze all’appren-dimento e alla cultura costituisce una precisa responsabilità di tutto un paese, di un quartiere, di una città.

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Perché ideare e progettare un extrascuola?Un’esperienza di extrascuola nasce dalla voglia di occuparsi attivamente del successo scolastico, dell’apprendimento e della cultura dei ragazzi e delle ra-gazze di una realtà locale (paese, quartiere cittadino).Il desiderio e la buona volontà da soli, però, non bastano: per dare vita a un progetto extrascuola bisogna disporre di buone capacità organizzative e, so-prattutto, saper trasformare intuizioni e idee in progetti realistici.“Ideazione” e “progettazione” partecipata si rivelano quindi fasi essenziali per passare dall’idea di qualcuno al progetto di un’intera comunità, costituiscono tappe imprescindibili per favorire il coinvolgimento dei diversi attori territoriali intorno a un’ipotesi progettuale condivisa.

Chi è chiamato a ideare l’extrascuola? L’idea di realizzare un progetto extrascuola nasce, di solito, dall’incontro di al-cune persone (un direttore di oratorio, un amministratore locale, alcuni inse-gnanti o ex insegnanti, un gruppo di genitori o di educatori, un’associazione di volontari, ecc.) che hanno a cuore la questione delle opportunità di apprendi-mento offerte da un paese o da un quartiere alle nuove generazioni.Perché la domanda educativa di costoro diventi un desiderio collettivo di at-tivarsi per un obiettivo comune, è essenziale che, sin dalla fase di ideazione

IDEARE E PROGETTARE EXTRASCUOLAIDEAARE E PRRRRRRRRRRRROOOOOOOOOOOOOOOGGGGGGGGGGGGGGGGEEEEEEEEEEETTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRREEEEEEEEEEEEEE EEEEEEEEEEEXXXXXXXXXXXTTTTTTTTTTTRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRAAAAAAAAAASSSSSSSSSSSCCCCCCCCCCCUUUUUUUUUUUOOOOOOOOOOOLLLLLLLLLLAAAAAAAAAA

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e progettazione, si costituisca una rete di attori sociali signifi cativi e rappresen-tativi dei tre vertici essenziali per l’impresa extrascuola: le famiglie, la scuola e il territorio. Perciò, indipendentemente da chi sia il promotore del processo di ideazione, è importante cercare di coinvolgere sin dall’inizio tutte le realtà e le persone che quotidianamente sono impegnate in azioni di cura, accompa-gnamento, supporto dei ragazzi e delle ragazze di quello specifi co contesto: la dirigenza scolastica e gli insegnanti che condividono l’idea che l’apprendimen-to si produca anche oltre la scuola, il Comune con le sue diverse articolazioni (la componente politica e quella tecnica con gli operatori dei servizi educativi, scolastici, sociali e della biblioteca), il direttore e gli animatori dell’oratorio, le associazioni di volontariato, le polisportive, le cooperative sociali… Un’attenzione particolare va rivolta al coinvolgimento dei genitori, delle loro rappresentanze, come le associazioni, i gruppi e i comitati genitori, ma anche alle realtà di famiglie accomunate da condizioni particolari: genitori di fi gli disa-bili, famiglie straniere ...In questi processi, un ruolo importante è certo quello svolto da fi gure profes-sionali, alle quali, tuttavia, non va delegato in toto l’impegno progettuale ma va, piuttosto, richiesto di mettere a disposizione competenze metodologiche e strumenti specifi ci per accompagnare le disponibilità volontarie del territorio.Evitando la tentazione di passare frettolosamente alla più rassicurante dimen-sione del “fare”, si tratta di svolgere un impegnativo lavoro per far incontrare punti di vista di soggetti diversi. Tale sforzo serve per comprendere bisogni e potenzialità dei bambini e dei ragazzi e per individuare le risposte più idonee alle domande che essi pongono.

Quali azioni intraprendere per una effi cace ideazione? Le azioni possibili sono numerose e diverse, non riconducibili ad uno standard comune, poiché l’attivazione di un’esperienza di extrascuola va fatta adeguan-dosi alle caratteristiche delle diverse realtà locali, che hanno storie e risorse differenti.Problemi da affrontare. Ciò che si può evidenziare alla luce delle esperien-ze svolte, sono alcuni passaggi e alcuni problemi che è necessario affrontare per riuscire a ottenere due importanti risultati:

trasformare un insieme di persone, animate da desideri, sensibilità e visioni in parte simili e in parte differenti, in un gruppo di lavoro capace di defi nire obiettivi comuni e procedere insieme per conseguirli

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a tradurre un’idea in un’ipotesi progettuale, sulla base di un piano di fattibilità condiviso e formalizzato.

Agenda di incontri. Per raggiungere questi risultati è necessario, innanzitutto, disporre un’agenda di incontri di diverso tipo - scambi individuali, momenti operativi in piccolo gruppo, assemblee rappresentative dell’intera rete, ecc. - condotti con una chiara visione degli obiettivi da conseguire e della meta verso cui tendere. L’attività decisionale. Procedere lungo l’itinerario della progettazione richie-de, da parte dei diversi organismi, di sviluppare un’intensa attività decisionale in merito a diversi oggetti:

i bisogni e i problemi ai quali si intende dare risposta: diffi coltà scolastiche e linguistiche, svantaggio sociale e culturale, mancanza di opportunità nel tempo libero, conciliazione dei tempi di lavoro e di cura delle famiglie, ecc.

i destinatari a cui si intende indirizzare la proposta: bambini della scuola pri-maria o ragazzi della secondaria, la generalità dei ragazzi o solo quelli inviati dalla scuola per diffi coltà scolastica

gli obiettivi generali posti a guida del lavoro educativo: il recupero scolastico, l’alfabetizzazione, l’educazione interculturale, la socializzazione, il sostegno agli apprendimenti e lo sviluppo della motivazione allo studio, la promozio-ne dei talenti, ecc.

gli approcci metodologici da adottare per sviluppare gli apprendimenti: af-fi ancamento individuale, apprendimento cooperativo, animazione, percorsi laboratoriali

le risorse da reperire e impiegare: umane (operatori professionali e volon-tari, adulti o giovani, dotati di competenze generiche o specifi che come maestri d’arte, esperti, ecc.), materiali e strutturali (spazi, ambienti dove svolgere le attività, arredi) e fi nanziarie, indispensabili per sostenere l’attività da svolgere. In particolare, per quanto riguarda le risorse economiche, si può segnalare come esse possano derivare da fonti diverse: fi nanziamenti pubblici (regionali, provinciali, comunali o a livello di Ambito Territoriale) attraverso specifi che leggi e programmi in ambito sociale, oppure da fonti private o attraverso iniziative di autofi nanziamento

il tipo di rapporto con la scuola, il territorio e le famiglie: scambio di informa-zioni, collaborazione a livello progettuale o operativo, cotitolarità in partner-ship.

La ricognizione territoriale. Per assumere queste decisioni è necessario disporre di una buona conoscenza e comprensione del contesto in cui si andrà

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a operare. Occorre, quindi, intraprendere un lavoro di ricognizione territoriale che metta in evidenza i diversi interessi e punti di vista sui problemi e sulle risposte da dare.Figure professionali competenti. In riferimento ai processi indicati, si può sottolineare l’importanza del contributo offerto dalle fi gure professionali di varia competenza.Al professionista (educatore, operatore sociale) si richiede in genere di:

facilitare l’espressione e l’accordo tra punti di vista e interessi diversi

aiutare il gruppo promotore a costruire reti e partnership

facilitare l’elaborazione di un progetto formalizzato

individuare strumenti di lavoro e proposte formative o consulenziali per supportare il gruppo promotore

predisporre momenti e dispositivi di monitoraggio, documentazione e valu-tazione del percorso svolto.

Senza dimenticare i rischi! Nella fase iniziale di un progetto extrascolastico può succedere che un gruppo di lavoro, incontrando i molteplici interlocutori del territorio, fi nisca per raccoglie-re numerose deleghe a risolvere una molteplicità di problemi (alfabetizzazio-ne, integrazione socio-culturale, recupero scolastico, svolgimento completo dei compiti, prevenzione del disagio familiare, …). Quando ciò accade, i promotori del progetto sono esposti al rischio di sobbarcarsi una “missione impossibile”.In questi casi può valere la pena, nel momento in cui si esaminano i proble-mi, ricercare o evidenziare anche altri soggetti e realtà già presenti e attivi nel contesto territoriale, valorizzando le specifi cità e le competenze peculiari di ciascun attore.All’opposto, può succedere che il gruppo di lavoro abbia la presunzione di ave-re già una completa conoscenza del problema e delle soluzioni da adottare, senza aprirsi quindi al confronto e senza ascoltare attentamente i soggetti che sono i portatori diretti dei bisogni. In questo caso, il pericolo è di costruire pro-getti che risultano eccellenti sulla carta, ma che, alla prova dei fatti, non trovano poi un effettivo riscontro da parte dei destinatari della proposta. Nel percorso di ideazione è inoltre sconsigliabile focalizzarsi esclusivamente sui problemi, senza sviluppare anche una visione più complessiva di ciò che in positivo è opportuno sviluppare. In caso contrario si possono produrre effetti paradossali. È ciò che può accadere, ad esempio, quando, per aiutare i ragazzi

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agiunti di recente da paesi stranieri a superare i problemi di alfabetizzazione e di integrazione nel gruppo classe, si focalizza l’azione dell’extrascuola esclusi-vamente sugli apprendimenti linguistici o sull’esecuzione dei compiti, senza preoccuparsi di dare vita anche a dei contesti relazionali motivanti e stimolanti. Il rischio in questi casi è quello che, presi dal desiderio di affrontare in modo di-retto i problemi, si fi nisca per operare in situazioni che, vedendo una presenza prevalente o esclusiva di ragazzi stranieri, non favoriscono di fatto l’acquisizione delle capacità comunicative o il prodursi di esperienze di educazione intercul-turale e magari rinforzano uno stigma controproducente (“chi va allo spazio compiti è uno svantaggiato”).Lo stesso tipo di problema può presentarsi anche quando l’extrascuola si pone come risorsa per sostenere i ragazzi che vivono diffi coltà scolastiche limitandosi a riproporre il pomeriggio le stesse modalità vissute come ostacoli durante il mattino a scuola, con il rischio di aumentare in chi fa fatica a scuola ulteriore frustrazione e demotivazione all’apprendimento.

Bisogna sapere che … Una buona idea può essere immaginata e applicata in mille modi diversi ri-spetto a uno stesso contesto. Perciò è bene pensare che la propria è sicura-mente una buona idea, ma che il confronto con quelle degli altri ha buone possibilità di migliorarla ulteriormente. Si può inoltre scoprire che altri hanno già avuto idee simili e stanno già operando nel territorio, cosicché si rivelerebbe più saggio promuovere delle collaborazioni piuttosto che creare sovrapposizio-ni o dare vita a controproducenti dinamiche di concorrenza.Un ulteriore aspetto, che è opportuno considerare, riguarda il confl itto: nei processi di cooperazione fra soggetti diversi, incomprensioni e divergenze non devono essere considerate spiacevoli eccezioni, ma elementi normali di una situazione di lavoro comune, che richiede l’impiego di adeguate capacità di ascolto, negoziazione e mediazione dei confl itti.Per contribuire a rendere effi cace un gruppo di lavoro nel preparare interventi extrascolastici, un altro fattore signifi cativo è senz’altro la fi ducia che si crea nell’incontro e nelle relazioni faccia a faccia, che permettono di conoscersi e di riconoscersi in un fi ne comune. Il senso di coesione che si genera intorno al “pensare insieme” costituisce la premessa indispensabile perché si possa “agire bene insieme” collaborando al successo del progetto.Infi ne, l’esperienza degli extrascuola mostra con grande evidenza che la moti-

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vazione più effi cace nell’incoraggiare i ragazzi ad apprendere con impegno e con passione è vedere adulti che con pari passione e impegno si sforzano di interrogarsi e rifl ettere su quanto fanno, cercano di agire in modo fi nalizzato e coordinato nel presente e hanno il coraggio di immaginare un futuro migliore per loro e per i loro fi gli.

Check list Alcune domande possono aiutare a orientare o verifi care il processo di idea-zione e progettazione:

È stato costituito un gruppo di lavoro per l’analisi dei bisogni, l’individuazio-ne delle risorse e la stesura del progetto?

Il gruppo di lavoro è suffi cientemente rappresentativo delle tre componenti indispensabili per questi progetti: famiglie, scuola e territorio?

È stata svolta un’analisi nel territorio per rilevare i bisogni presenti e indivi-duare le risorse da coinvolgere sia per arricchire il progetto, sia per superare diffi denze e ostacoli?

Il progetto dichiara con chiarezza “cosa” si intende realizzare, gli obiettivi che si perseguono, i destinatari diretti e indiretti ai quali si rivolge il servizio, le prestazioni che eroga, le attività che propone, le modalità di accesso, le risorse e le forme di valutazione?

Ci si è preoccupati di individuare, magari attraverso un organigramma, le diverse responsabilità, le titolarità, le partnership, gli enti fi nanziatori, gli or-ganismi di raccordo necessari per orientare il lavoro in rete e monitorare gli esiti?

È stata fatta un’analisi dei costi e una valutazione della possibilità di soste-nerli nel tempo (sostenibilità del progetto)?

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Perché promuovere l’extrascuola?Come abbiamo visto, fi n dai primi passi di un’esperienza extrascuola emerge la necessità di avviare un’intensa attività di promozione al fi ne di condividere il progetto con gli altri soggetti del territorio.Soprattutto si avverte la necessità di costruire consenso, nel signifi cato di cum-sentire, essere dello stesso sentimento e dello stesso pensiero, quale condizione indispensabile per progettare insieme, per allargare la base delle risorse, economiche ma anche umane (competenze, saperi, disponibilità), per promuovere cultura e democrazia nelle comunità.Promuovere l’extrascuola, una volta elaborato un progetto condiviso, implica anche un importante lavoro di informazione e, potremmo dire, di marke-ting nei confronti del territorio e, più in specifi co, dei potenziali fruitori dei servizi offerti.Per vivere ed evolvere in maniera forte e vivace, la prospettiva dell’impresa di comunità deve essere comunicabile: è necessario che il valore degli incon-tri concreti che i ragazzi fanno, delle esperienze che attraversano, del clima che sperimentano, sia percepibile dai diversi soggetti, istituzionali e non, che formano la comunità stessa. Bisogna, quindi, essere capaci di trovare forme, strumenti, contenuti, modalità di comunicazione che sappiano assumere il punto di vista di chi sulle progettualità educative ha sguardi diversi: i genitori, gli amministratori, gli insegnanti, i cittadini, i ragazzi stessi.

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ola Con chi promuovere l’extrascuola? Sono vari i soggetti che concorrono a sviluppare un’adeguata azione di promo-zione dell’extrascuola ai diversi livelli.Innanzitutto, per quanto riguarda la creazione del consenso intorno al progetto, è indispensabile il coinvolgimento diretto di tutti gli enti e soggetti partner che hanno dato avvio all’esperienza. È a loro che spetta il compito di legitti-mare il progetto e farne apprezzare il valore, attivando ogni iniziativa utile per portare a conoscenza di tutti i cittadini le proposte che verranno offerte.A questo livello, assume particolare importanza il ruolo svolto dai rappre-sentanti delle diverse realtà coinvolte nel gruppo promotore, ai quali è deputato il compito di elaborare i documenti progettuali, che costituiscono i primi strumenti di promozione, e di svolgere un capillare lavoro di informazio-ne all’interno della comunità e presso le proprie organizzazioni.Lo sviluppo di un programma di promozione coerente richiede l’impiego di un’attenzione specifi ca che può essere esercitata dal coordinatore del pro-getto, coadiuvato dallo staff interno ed eventualmente da competenze speci-fi che esterne (esperti in comunicazione, grafi ca, ecc.).

Quali azioni intraprendere per una effi cace ideazione? Nella promozione, un’attenzione prioritaria va rivolta ai processi di comuni-cazione e di collaborazione, in modo che si possano sviluppare il maggior consenso possibile intorno al progetto e una forte motivazione a contribuire alla sua realizzazione.È necessario elaborare una strategia di informazione e marketing capace di individuare i diversi destinatari delle comunicazioni e di differenziare i linguaggi, i canali e le modalità da impiegare con ciascuno. A titolo di esempio, è utile predisporre comunicati stampa, prima dell’avvio del servizio o di ogni nuova attività, organizzare una conferenza stampa annuale coinvolgendo i ragazzi, fare un giornalino, richiedere ai ragazzi che hanno frequentato l’extrascuola negli anni precedenti di raccontare le loro esperienze…Dopo l’avvio delle attività, l’azione promozionale non si arresta, ma continua concentrandosi sul riconoscimento del servizio nel territorio, attraverso la pro-duzione di materiale di informazione aggiornato da diffondere attraverso i ca-nali di comunicazione di cui dispongono i diversi partner. Altrettanto utile può essere l’organizzazione di eventi pubblici promozionali (feste, mostre, seminari,

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partecipazione a ricorrenze signifi cative per la comunità …), particolarmente effi caci nel far percepire il valore sociale della presenza del servizio nel territorio.Questo compito di contatto e informazione non è rivolto soltanto ai soggetti esterni, ma riguarda anche la rete interna dei soggetti partner e implica un costante lavoro di produzione di documentazione e valutazione dell’attività del servizio, che è in continua evoluzione.

Senza dimenticare i rischi!Un rischio ricorrente in tema di promozione è quello di pensare che ciò cui noi assegniamo valore debba essere percepito allo stesso modo anche dai nostri interlocutori. Succede invece che, talvolta, incontrando interlocutori che sembrano non recepire in modo immediato il valore del nostro pensiero o lavoro, anziché disporci ad argomentare in modo appropriato intorno ad esso, tendiamo piuttosto a svalutare l’interlocutore. Il consenso, il sentire insieme, è il risultato di un processo di comunicazione intenzionale che si costruisce uscendo dal proprio punto di vista autoreferenziale per mettersi nei panni del destinatario.Molte delle criticità e delle problematiche che “movimentano” le esperienze di extrascuola sono spesso riconducibili proprio al defi cit di comunicazione. Pensiamo a incomprensioni riguardanti ad esempio:

la funzione dei compiti assegnati nel tempo pomeridiano con le divergenze che possono svilupparsi quando non vi è un preliminare accordo fra scuola, famiglia ed extrascuola sul signifi cato didattico e educativo attribuito ai com-piti e sull’obiettivo da raggiungere (es. lo svolgimento completo del compito per “domani”, la capacità di espletare in modo autonomo delle consegne, l’esercizio autonomo della motivazione al sapere e la progressiva elabora-zione di un effi cace metodo di studio personale…);

il concetto di “professionalità”, a volte frainteso quando si discute fra pro-fessionisti e volontari o quando ci si confronta con questioni di qualità o di uso effi ciente delle risorse: la risorsa educativa necessaria nell’extrascuola non sta nell’alternativa tra il titolo di studio dell’educatore o la buona volontà gratuita del volontario ma nel lavoro di squadra che si crea tra le diverse identità, e che rende effi cace l’intervento e possibile una economia anche sul piano dei costi;

l’effettivo sostegno che i progetti extrascuola possono offrire ai ragazzi stra-nieri, superando artifi ciose settorializzazioni fra interventi di alfabetizzazione,

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ola di supporto scolastico, di inclusione sociale …, ed evitando di incorrere nel rischio di indurre inconsapevolmente dinamiche di ghettizzazione e di stigmatizzazione.

Sono questioni che richiedono un’intensa e articolata “conversazione” fra mol-teplici attori, portatori di culture diverse, che per avere successo ha bisogno di competenze comunicative robuste.La creazione di consenso intorno a un compito sociale complesso non si esau-risce nel semplice passaggio di informazioni, ma presuppone lo sviluppo di un clima di fi ducia reciproca. Ciò implica pertanto un percorso, fatto di incontri e scambi, che necessita di tempi adeguati. Forzare questo processo espone al rischio di limitarsi a rinviare gli elementi di divergenza, che si ripresenteranno necessariamente in corso d’opera con esiti meno controllabili.

Bisogna sapere che … Nel progetto si esprimono il signifi cato e il valore di ciò che si intende realizzare. Tanto più esso sarà curato dal punto di vista comunicativo e scritto in un linguag-gio accessibile, tanto più costituirà un effi cace strumento di promozione. Inoltre, dal momento che un servizio si trasforma nel tempo, è necessario rinnovare periodicamente la comunicazione.Azioni promozionali di fondamentale importanza sono dunque:

il “passaparola” fra gli utilizzatori dei servizi, quindi i ragazzi e le famiglie

gli incontri “a tu per tu” con le persone, occasioni preziose, non sempre sostituibili da comunicazioni scritte o telefoniche

la testimonianza dei volontari che, costituendo un frammento di comunità adulta dentro l’extrascuola, godono di una credibilità particolare nel far cono-scere e dare valore all’azione svolta

Check list Alcune domande possono aiutare a orientare o verifi care il processo di idea-zione e progettazione:

Prima della sua stesura è stata svolta un’azione promozionale per far conosce-re gli intenti del progetto e stimolare il coinvolgimento delle realtà territoriali?

Il documento progettuale possiede i requisiti per essere un effi cace strumen-to di comunicazione? È sintetico e al tempo stesso esauriente? È scritto in un linguaggio comprensibile?

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L’informazione è stata estesa anche ai diversi livelli organizzativi degli enti partner (collegio docenti, comitato genitori, commissione comunale …)?

È stata realizzata una campagna informativa rivolta ai potenziali fruitori (ragaz-zi e famiglie) al momento dell’avvio del servizio?

Le famiglie che usufruiscono dell’extrascuola sono a conoscenza degli aspetti qualifi canti sul piano educativo della proposta offerta ai loro fi gli? Sono pre-visti momenti di incontro e confronto con i genitori per sviluppare maggiore corresponsabilità?

Il progetto è conosciuto nel territorio? Se ne parla nei diversi luoghi di rela-zione tra le persone e di espressione della genitorialità sociale (assemblee scolastiche, consulte, consiglio dell’oratorio, ecc.)?

Nel servizio si danno spazio e attenzione alla produzione di documentazione dell’attività svolta?

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Cosa signifi ca gestire l’extrascuola? La gestione di un progetto extrascuola si esprime in primo luogo in un’intensa attività di programmazione, uno sforzo collettivo per pensare e allestire il giusto “sfondo” ai processi educativi e di apprendimento che si intendono svi-luppare. Proprio come avviene per la scenografi a teatrale, è questo sfondo che genera l’atmosfera e il clima particolare, conferisce signifi catività originale alle relazioni che si giocano sul palcoscenico quotidiano dell’extrascuola e ne fanno un luogo dalle innumerevoli potenzialità educative e preventive.Come in alcuni generi teatrali viene dato ampio spazio all’improvvisazione, ana-logamente sulla scena dei servizi extrascuola, lo staff progettuale è chiamato a esercitare, oltre alle competenze programmatorie, notevoli capacità di fl essibilità dinanzi all’imprevedibilità delle relazioni educative e alla complessità delle diver-se attività, sia quelle pianifi cate, sia quelle impreviste.Affi nché sfondo, attività e attori convergano in una trama narrativa coerente e dotata di senso pedagogico è necessario che venga assicurata anche la pre-senza di una regia forte, che si traduce in una specifi ca attenzione al tema del coordinamento e alla gestione delle risorse umane.

Chi è chiamato a gestire l’extrascuola?La gestione di un servizio extrascuola implica l’impegno coordinato di tutta una serie di fi gure che operano nel servizio con differenti ruoli, compiti e responsa-

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bilità. I gruppi di lavoro incaricati della gestione di un progetto possono essere variamente composti, ma alcune funzioni risultano essere particolarmente im-portanti:

responsabile: la fi gura incaricata della responsabilità gestionale del progetto, che mantiene raccordi con i soggetti promotori e garantisce la coerenza fra l’attività del servizio e il mandato assegnato;

coordinatore (può accorpare anche la funzione di responsabile): ha il com-pito di assicurare integrazione tra i contributi dei diversi soggetti coinvolti nella gestione; inoltre pone in essere le iniziative necessarie per sviluppare e valorizzare le competenze di ciascuno, predisponendo momenti di confron-to e valutazione, proposte formative, interventi di supervisione;

educatori: le persone (es. educatori professionali, adulti volontari, ex-inse-gnanti, genitori) incaricate di gestire le attività garantendo la coerenza tra obiettivi, azione effettiva e relazioni educative;

esperti e maestri d’arte: fi gure con competenze specifi che (individuate fra professionisti, volontari o anche genitori stessi) alle quali è richiesto di con-durre attività particolari o laboratori;

animatori e collaboratori: si tratta di giovani volontari o studenti (di scuole superiori o università) coinvolti per rendere più stimolante il contesto e svi-luppare attenzioni individualizzate;

A tutte le fi gure, “professioniste” e no, che assumono una funzione educativa è richiesta professionalità, intesa come disponibilità a un impegno continuativo e programmato e capacità di operare in un contesto organizzativo complesso.A chi interviene a titolo professionale è chiesto in specifi co di mettere in campo le competenze e le chiavi di lettura peculiari sviluppate attraverso la propria for-mazione e l’esperienza maturata nel settore, in particolare nelle situazioni in cui è richiesta l’assunzione di responsabilità attribuite a livello formale e normativo a specifi che professionalità, come ad esempio nell’ambito dei progetti di colla-borazione con servizi di tutela e assistenza sociale.D’altro canto è utile sottolineare che la presenza di volontari costituisce un si-gnifi cativo indicatore di quanto il progetto si confi guri in termini di “impresa di comunità” concretizzando l’impegno di una comunità locale a sostegno dei processi di apprendimento delle giovani generazioni.

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Quali azioni intraprendere per un’effi cace gestione?Come si è visto, la gestione di un servizio extrascuola prende avvio da un’azio-ne di programmazione che impegna lo staff educativo a comporre in modo pensato un insieme di attività (esecuzione compiti, gioco, laboratorio …), mo-menti a valenza simbolica (il cerchio dell’accoglienza e del saluto, la meren-da insieme, altri spazi di convivialità …) e opportunità di rielaborazione delle esperienze, cercando di coinvolgere attivamente i ragazzi e di rispondere alle domande educative delle loro famiglie.In questa fase si tratta di trovare il giusto equilibrio fra attività diversifi cate, di tipo scolastico e ludico, strutturate e destrutturate, individuali e collettive, espressivo e partecipativo, in modo tale da sollecitare la più ampia gamma di interessi e competenze presenti in ciascun ragazzo e di permettere ai diversi talenti di esprimersi e manifestarsi, ponendo cura alla costruzione di un clima relazio-nale che incoraggi la ricerca e l’espressione delle proprie specifi cità, in termini di limiti, potenzialità e talenti personali, e stimoli a sperimentarsi in legami di fi ducia e di appartenenza.Oltre che nella programmazione, lo staff educativo del servizio è impegnato anche nell’organizzazione e nella gestione operativa delle diverse proposte in collaborazione con insegnanti, esperti, maestri d’arte e animatori. Particolare rilievo viene assegnato in diversi progetti al momento del supporto scolastico, operando su diversi versanti: lo svolgimento dei compiti, l’accom-pagnamento in percorsi di recupero scolastico, lo sviluppo di autostima e di motivazione all’apprendimento, l’acquisizione di un metodo di studio, ecc. Un’altra proposta assai diffusa fra i servizi extrascuola è quella dei laboratori orientati a stimolare l’apprendimento attraverso esperienze di ricerca e di spe-rimentazione, di partecipazione e di protagonismo. A seconda dei casi si può trattare ad esempio di laboratori espressivi, manuali, percorsi di ricerca per la conoscenza del territorio e della sua storia, interventi animativi per facilitare le relazioni, ecc.Una componente essenziale dell’extrascuola è inoltre costituita dai momen-ti aggregativi e ludici, che possono costituire delle interessanti palestre di sviluppo delle competenze sociali e relazionali dei ragazzi. Si può trattare del momento della merenda insieme, dei tempi riservati al gioco libero, delle par-tite di calcio improvvisate, del semplice stare insieme per chiacchierare o per divertirsi con i giochi in scatola nei giorni di pioggia.Tutte queste proposte, oltre ad avere un valore in sé come opportunità per

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stimolare nell’intero gruppo dei ragazzi il desiderio, la motivazione nei confronti del sapere, e l’acquisizione di competenze diversifi cate, costituiscono anche dei momenti privilegiati per l’incontro più individualizzato e per esercitare at-tenzioni educative mirate nei confronti di ciascun ragazzo. Dal momento che le competenze gestionali e, in particolare, quelle educative non si acquisiscono una volta per sempre, ma si sviluppano mentre si fa espe-rienza, è importante prevedere occasioni di confronto intorno a eventi critici, a problematiche ricorrenti, interventi di supervisione e di formazione, momenti di valutazione del proprio operare e dei risultati conseguiti.Un servizio che riesce ad affi ancare al “fare” adeguati spazi dedicati al “pensa-re” e all’“apprendere dall’esperienza” ha maggiori possibilità di consolidare il suo agire nel presente e migliori capacità di cogliere per tempo i cambiamenti che attraversano le condizioni e i bisogni dei ragazzi e delle loro famiglie, in modo da poter rispondere in termini di innovazione alle sfi de che si propor-ranno nel futuro.

Senza dimenticare i rischi!Di certo la scuola, quale luogo deputato all’insegnamento, è lo spazio con il maggior riconoscimento sociale per lo sviluppo degli apprendimenti. È quindi importante che esistano progetti e servizi che si propongono di aiutare i ragazzi a sfruttare appieno le opportunità offerte dalla scuola, svolgendo un’azione di supporto nell’esecuzione dei compiti o nello studio, aiutando ad appianare le lacune accumulate o accelerando l’acquisizione degli strumenti linguistici e culturali necessari per lo studio. Esistono però anche numerosi ambiti di carattere meno formale o, addirittura, informale che generano apprendimenti in grado di integrare e rinforzare l’azio-ne svolta dalla scuola. Se i servizi extrascuola trascurano questo aspetto, ripro-ducendo in modo speculare nel pomeriggio i meccanismi educativi proposti dalla scuola durante la mattina, rischiano di disperdere gran parte del proprio potenziale specifi co. Cosi diversi progetti extrascuola hanno sperimentato un repertorio di strumenti e opportunità di apprendimento diversi e complemen-tari rispetto a quelli della scuola: gruppi di lavoro, forme di tutoring fra pari o da parte di ragazzi più grandi, percorsi di recupero o di supporto guidato in occasione di verifi che ed esami, ma anche percorsi e laboratori di ricerca o di espressione creativa e artistica, ecc. Per molti ragazzi la possibilità sperimentare il successo in alcuni ambiti della

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propria quotidianità contribuisce a sviluppare maggiore autostima, a incremen-tare la motivazione allo studio e incoraggia a scoprire ed apprezzare il carattere originale della propria intelligenza.Nei progetti occorre prestare attenzione al rischio di un attivismo fi ne a se stesso, che dispiega una vasta gamma di iniziative, senza alcuna fi nalizzazione educativa e alcuna attenzione allo sviluppo e all’accertamento degli apprendi-menti.

Bisogna sapere che … L’attività di supporto scolastico pomeridiano ha rappresentato storicamen-te un nucleo attorno al quale si sono sviluppate molte esperienze extrascola-stiche e costituisce ancor oggi un contenuto importante. L’aiuto nei compiti e nello studio, che viene generalmente proposto con l’intento di offrire maggiori opportunità di successo scolastico ai ragazzi, assume nei vari progetti connota-zioni differenti. A seconda dei casi può essere mirato a:

sviluppare competenze di base, come nel caso dei ragazzi stranieri che sono giunti di recente nel nostro Paese e non possono avvalersi dell’aiuto di familiari;

aiutare i ragazzi a individuare una organizzazione del tempo e un metodo di studio che consentano loro di adempiere in modo più adeguato e senza dispersione di energie alle richieste della scuola;

accrescere la motivazione rispetto allo studio, ad esempio facendo i compiti insieme ai compagni, lavorando in piccolo gruppo con un adulto accoglien-te e non giudicante, sperimentando modalità di lavoro più coinvolgenti.

Il termine “laboratorio” non defi nisce qualsiasi tipo di attività pratica o mani-polativa proposta in modo interattivo ai ragazzi, ma fa riferimento ad un me-todo particolare di generare apprendimenti. Si costituisce, infatti, intorno a un gruppo di ragazzi che è motivato a raggiungere un esito non dato a priori e che defi nisce in itinere il percorso verso una meta condivisa. In questo cammino il gruppo è supportato da un facilitatore che, anziché fornire risposte o cono-scenze, orienta, sollecita l’esercizio di un pensiero creativo, canalizza le energie di tutti..Anche i momenti destrutturati (gioco libero, socializzazione) - che vedono la fi gura adulta in una posizione decentrata, in un ruolo di presenza discreta, orientata all’osservazione, all’ascolto, all’essere suggeritori più che istruttori o guide - hanno un forte valore educativo. Costituiscono infatti un’importante

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risorsa all’interno dei servizi educativi, in particolare per sviluppare competenze relazionali e sociali, per stimolare la spontaneità e l’autonomia, per sollecitare una maggiore consapevolezza di sé.

Check list Alcune domande possono aiutare a orientare o verifi care la realizzazione del processi gestionali:

Le attività proposte sono coerenti con le fi nalità e gli obiettivi dichiarati del servizio?

Tutte le fi gure impegnate nella gestione del servizio sono state fatte parteci-pi dei signifi cati pedagogici attribuiti alle diverse attività proposte (supporto scolastico, laboratori, momenti aggregativi e ludici …)?

Sono defi niti con chiarezza i ruoli di coloro che operano all’interno del servi-zio? C’è condivisione rispetto alle funzioni e alle responsabilità attribuite alle fi gure professionali e ai volontari?

È contemplata la partecipazione attiva e propositiva dei ragazzi? È prevista qualche forma di coinvolgimento anche dei genitori?

Sono presenti momenti e strumenti di supporto rivolti alle diverse fi gure educative: incontri di confronto, momenti di supervisione, partecipazione a iniziative formative?

Il servizio prevede tempi specifi ci dedicati alla valutazione che coinvolgano i diversi soggetti impegnati nel progetto?

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oDalle esperienze di extrascuola alle comunità di apprendimentoIn molte delle esperienze che ampliano i propri orizzonti ai bisogni di crescita dei bambini e delle bambine, si fa progressivamente strada la consapevolezza che l’avventura di imparare riguarda non solo i bambini e le famiglie ma anche gli adulti, ed in particolare, insegnanti, educatori, volontari ed operatori sociali. La comunità locale percepisce che se il proprio patrimonio culturale non cre-sce con le nuove generazioni, la qualità della vita dell’intera comunità stessa ne risente. Dal momento che la convivenza sociale migliora se più cittadini responsabili vivono in essa, l’esclusione di alcuni (peggio ancora di tanti) im-poverisce l’intera comunità. In tal senso, la cultura risulta essere una creazione individuale e sociale, che costruiamo personalmente e di concerto con gli altri: impariamo a scuola ma anche in famiglia, in oratorio, nelle attività sportive, facendo i compiti o giocando. Inoltre non sono solo i piccoli a maturare competenze e abilità, ma anche i genitori, i giovani, gli insegnanti in pensione o i volontari imparano ad ascoltare, capire e spiegare, sviluppando capacità di far apprendere e di apprendere in prima persona. La vita dei bambini, dei giovani e degli adulti nei quartieri cittadini e anche nei paesi più piccoli - e talvolta perfi no in realtà lontane geografi camente - si asso-miglia oggi sempre di più. Consumiamo gli stessi prodotti, vediamo le stesse serie televisive con le stesse pubblicità, vestiamo con la stessa moda. Eppu-re, nelle realtà locali, si possono riconoscere dei tratti tipici. Si tratta di modi

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oparticolari di parlare, cucinare e mangiare, vivere in famiglia, lavorare. Anche questi modi si trasformano rapidamente, si contaminano con gli stili di vivere, pensare e fare di persone nate altrove e dei loro fi gli nati in Italia. Le comunità intatte nel tempo, sempre uguali a se stesse di generazione in generazione, non esistono più. Emergono però tracce di comunità ogni volta che le persone cercano e trovano qualcosa che le accomuna, le fa sentire non isolate ma legate agli altri. Quando ciò avviene ci sentiamo più sicuri, meno soli, meno esposti al rischio; di contro, quando non viviamo momenti e spazi di comunità siamo più vulnerabili. La perdita del lavoro, le diffi coltà economiche, i problemi di salute, i confl itti con i fi gli ci fanno sentire bisognosi di relazioni con altri che, come noi, vivono le medesime situazioni. Ciò accade ai piccoli e ai grandi. Per questo cerchiamo legami con altri, spazi ed esperienze di comunità, anche limitati ma signifi cativi. Possiamo farlo sul luogo di lavoro, in Parrocchia, in una società sportiva o in un’associazione culturale o ricreativa. Si può realizzare an-che intorno al bisogno, che tutti abbiamo, pur in modi diversi a seconda delle età, di imparare. Apprendere è l’atto umano che dura più a lungo, inizia con il primo pianto e con la ricerca del seno della mamma, fi nisce quando il nostro corpo non ci sostiene più. Continuiamo a imparare e, imparando, diamo forma alla cultura nostra e della comunità nella quale siamo inseriti. Possiamo scambiarci in-segnamenti e apprendimenti: in un paese o in un quartiere ci sono saperi e competenze più profondi e reali che nelle enciclopedie e in internet. Possiamo andare tutti a scuola: fi gli, genitori, imprenditori, sindaci e assessori. Tutti posso-no insegnare, anche i piccoli, e tutti possono imparare. La comunità di appren-dimento non ha una sede e un uffi cio, non ha orari di apertura e chiusura; può nascere ovunque alcune persone - di diversa età, professione, religione, lingua - si incontrano perché curiose, insoddisfatte di ciò che conoscono o sanno fare, desiderose di imparare e insegnare. Anche le tecnologie, allora, possono aiu-tare perché ci collegano ad altri posti e persone con rapidità, stabiliscono con facilità connessioni che permettono di costruire conoscenze comuni.Le comunità di apprendimento nascono spontaneamente ma vanno curate, coltivate: occorre reperire risorse e valorizzarle, scambiare idee e competenze, realizzare piccole imprese educative. In questa direzione si vanno muovendo le esperienze educative extrascolastiche maturate sul territorio in questi anni.

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I progetti extrascuola nel territorio provincialeAttraverso l’attività di ricerca svolta intorno alle esperienze dei progetti dell’extrascuola2 si è potuto verifi care che negli ultimi anni si è verifi cata una progressiva diffusione di questi servizi in tutta la provincia. Alcuni tratti emergono in modo chiaro:

nel corso degli ultimi anni si è verifi cato un signifi cativo incremento del numero di progetti e servizi extrascuola, passando da 127 progetti rilevati nel 2003 a 219 nel 2008 e 215 nel 2010

l’incremento ha interessato, seppure con diversa intensità, quasi tutti gli Ambiti Territoriali

nel 2007 in poco meno della metà (e più precisamente nel 45%) dei co-muni della provincia di Bergamo erano attivi uno o più servizi extrascuola

nonostante il trend di crescita rilevato, ogni anno si registra una quota non trascurabile di progetti che interrompono la loro attività: la “mortalità” registrata fra il 2003 e il 2007 è pari al 15%.

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2 Nel 2003 e nel 2007 sono state svolte due ricognizioni che, attraverso un apposito questio-nario, hanno rilevato i servizi e progetti extrascuola attivi nei diversi territori; nel 2008 e 2010 si sono aggiornati i dati attraverso la comunicazione dei progetti attivi da parte dei referenti territoriali. In considerazione della varietà dell’articolazione dei progetti (ad es. progetti su più sedi o su più comuni o progetti sovra comunali) non sempre negli aggiornamenti sono stati utilizzati criteri omogenei, per cui non è opportuno procedere a confronti diretti fra i dati quantitativi dei diversi territori.

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Il radicamento dei progetti extrascuolaAnalizzando i dati relativi ai soggetti che collaborano alla promozione, realizza-zione e gestione dei progetti emerge una conferma dell’immagine dei servizi extrascuola come risultato di un’azione comune che si va consolidando, nei diversi territori, tra famiglia, scuola e territorio: nel 2007 il 65% dei progetti intratteneva rapporti di collaborazione stabili tra partner diversi per l’attuazione dei progetti, prevedendo modalità di raccordo specifi che con la scuola nel 94% dei progetti censiti e con le famiglie nell’87%. Fra i soggetti promotori di questi servizi i Comuni sono i più imprenditivi, essendo titolari di circa il 40% dei progetti nel 2007, mentre scuole, parrocchie e associazioni si dividono equamente la quota rimanente

I progetti extrascuola nei 14 Ambiti TerritorialiRaffronto ‘03 - ’07 - ’08 - ’10 (valori assoluti)

2003 2007 2008* 2010*

Ambito Territoriale n. prog. n. prog. n. prog. n. prog.

1 - Bergamo 24 43 37 45

2 - Dalmine 17 26 30 23

3 - Seriate 11 9 16 13

4 - Grumello 4 6 9 6

5 - Val Cavallina 8 15 23 22

6 - Basso Sebino 0 2 6 6

7 - Alto Sebino 9 1 4 4

8 - Val Seriana 9 25 21 19

9 - Valli Seriana Sup. e Scalve* * 3 4 3 5

10 - Val Brembana 2 10 11 14

11 - Valle Imagna 9 11 13 11

12 - Isola Bergamasca 20 20 26 17

13 - Treviglio 4 13 13 22

14 - Romano di Lombardia 7 8 7 8

Totale 127 193 219 215

* vedi nota 2 alla pagina precedente* * i progetti indicati interessano più comuni (n. 16 nel 2010)

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Tre tipi di progetti Le ricognizione svolte, oltre a fornire una dimensione della diffusione dei pro-getti extrascuola in rapporto alle diverse aree territoriali della provincia, hanno consentito di analizzare le componenti che qualifi cano le esperienze svolte, permettendo di delineare tre tipologie ricorrenti di servizi:1. “Solo compiti”. Servizi che hanno come oggetto di investimento esclusivo

o prevalente il rafforzamento dell’attività didattica proposta dalla scuola. La loro programmazione può prevedere attività relative allo svolgimento dei compiti e al supporto nello studio, interventi di recupero scolastico o di alfabetizzazione in orario extracurricolare. Molti progetti, pur rivolgendosi alla generalità dei ragazzi, coinvolgono in prevalenza ragazzi stranieri o con problemi di rendimento scolastico. Nati per prevenire situazioni di disagio o di rischio correlate all’insuccesso scolastico, si pongono obiettivi che fanno riferimento allo sviluppo di interesse e motivazione nei confronti dell’espe-rienza scolastica, all’assunzione di metodi di studio adeguati allo specifi co profi lo cognitivo del ragazzo e all’aumento del livello di autostima.

2. “Compiti e aggregazione”. Progetti che propongono in modo complemen-tare sia attività di supporto compiti e studio assistito, sia attività ludiche e ricreative in forma strutturata o libera, laboratori espressivi, attività sportive e momenti di convivialità. Gli obiettivi educativi, in questi progetti, fanno maggiormente riferimento ad aspetti relazionali, allo sviluppo di competen-ze espressive e sociali e alla capacità di confrontarsi con le regole, oltre che all’incremento dei livelli di autostima, di autonomia personale e del senso di appartenenza al territorio.

3. “Attività animative ed espressive”. Iniziative di varia natura che, pur non pro-ponendo attività attinenti i compiti e lo studio, sono orientate allo sviluppo di competenze complementari agli obiettivi formativi della scuola: laboratori che promuovono opportunità di socializzazione mirate all’integrazione di alunni disabili o stranieri, laboratori di produzione artistica e letteraria, gruppi musicali o teatrali di istituto, percorsi di educazione interculturale o di sensi-bilizzazione alla solidarietà, esperienze di protagonismo e di partecipazione sociale. In alcuni casi tali iniziative sono attivate all’interno di progetti territo-riali fi nalizzati allo sviluppo di reti sociali ed educative.

Potenzialità e insidie pedagogiche Il lavoro di analisi e rifl essione svolto nel corso degli anni ha permesso di com-prendere meglio il ruolo strategico che questo tipo di progetti può svolgere,

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oltre che all’interno delle comunità locali, anche in riferimento alle politiche so-ciali territoriali a sostegno dei minori e della famiglia, collocandosi in un punto di convergenza fra le responsabilità educative della famiglia, della scuola e del territorio e valorizzando molte delle risorse educative “naturali” di un territorio: genitori, insegnanti, volontari, giovani, educatori, ecc. Accanto alle indubbie potenzialità dimostrate dalle esperienze di extrascuola sono però emerse anche alcune “insidie pedagogiche”, che devono essere attentamente considerate. In particolare:

il rischio di aumentare la ghettizzazione sociale di chi fa fatica, quando i ragazzi con problemi sociali rischiano di ritrovarsi (solo) tra loro, senza una scambio sociale allargato, con un forte impoverimento relazionale sia oriz-zontale che verticale. Accade allora che l’intenzione di integrare si trasformi inconsapevolmente in una doppia emarginazione: al mattino in classe, al pomeriggio nell’extrascuola

il rischio di omologazione dei bisogni e dei problemi attraverso interventi generici e semplicistici: domande e problemi diversifi cati di apprendimento richiedono interventi diversi e specifi ci

il rischio della presa in carico di problematiche complesse con strumenti e professionalità deboli e inadeguati, che portano spesso a esprimere e ad accettare deleghe impegnative, con un eccesso di presunzione in chi opera, senza specifi che competenze, senza una progettualità defi nita, sen-za un’adeguata condivisione in rete dei problemi e delle risorse e senza il supporto della formazione e del confronto con altre esperienze.

Una varietà ricca di potenzialità educative. Il quadro complessivo restituito dalle diverse analisi svolte evidenzia con chia-rezza che non esiste un unico modello di extrascuola, ma convivono innu-merevoli modalità di farsi carico insieme dell’impegno a garantire il diritto dei ragazzi e delle ragazze all’apprendimento e alla cultura.Le potenzialità dei progetti extrascuola possono essere concretizzate soltanto assumendo scelte pedagogiche consapevoli e operando traduzioni organizzati-ve coerenti, a partire da una condivisione della progettazione e della attuazione da parte di famiglie, scuole e territorio e all’interno delle politiche locali.

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I raccordi extrascuola territoriali e provinciale Nell’ambito del Progetto provinciale si è ritenuto utile instituire una rete di raccordo delle tante esperienze extrascuola diffuse in tutta la bergamasca per valorizzare il loro contributo in ambito educativo e sociale e per dare vita a forme di supporto e a iniziative formative programmate e organizzate in modo coordinato.La Provincia e gli Ambiti Territoriali hanno quindi defi nito una collaborazione fi nalizzata ad avviare o consolidare forme di raccordo tra i progetti dello stesso territorio, anche attraverso la messa a disposizione da parte di ogni Uffi cio di Piano di un referente specifi co per l’extrascuola che contestualmente partecipa ad un tavolo di formazione-tutoring a livello provinciale.Oggi ognuno dei 14 Ambiti vede attivo un raccordo territoriale extrascuola, coordinato da un referente specifi co che prende contatto con le realtà che ogni anno si attivano nel territorio, programma incontri periodici dei loro responsa-bili, li mantiene in connessione con la rete provinciale, promuove lo scambio delle informazioni e delle esperienze, favorisce la collaborazione intorno a ini-ziative di promozione e sensibilizzazione, facilita l’incontro e il confronto fra le rappresentanze di famiglie, scuole, amministrazioni locali, parrocchie, coopera-zione sociale ecc., che concorrono alla gestione dei progetti.Il Settore ha quindi promosso la costituzione di un tavolo provinciale dei referenti territoriali che, attraverso percorsi annuali di formazione-tutoring condotti da formatori esperti, intende garantire:

il consolidamento delle competenze, lo sviluppo del confronto fra le espe-rienze e il coordinamento del progetto su scala locale e provinciale,

il sostegno ai “luoghi” di confronto e raccordo tra progetti extrascuola a livello di Ambito Territoriale;

la programmazione condivisa dell’attività di promozione culturale attraverso seminari provinciali e decentrati, promossi dal Settore Politiche Sociali e Salute della Provincia, rivolti ai diversi interlocutori dei progetti extrascuola e focalizzati su tematiche cruciali per la loro progettazione e gestione;

l’organizzazione, in collaborazione con il Centro Servizi per il Volontariato di Bergamo, della formazione a livello decentrato dei volontari coinvolti nei servizi e progetti extrascuola;

la predisposizione di strumenti di comunicazione diversifi cati per valorizzare le esperienze e dar loro visibilità.

Il gruppo dei referenti dei raccordi territoriali nel percorso di formazione e tuto-ring svoltosi nel 2009 - 2010 ha sviluppato inoltre un intenso lavoro di appro-

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fondimento e di sintesi intorno alle attenzioni pedagogiche che devono carat-terizzare i progetti extrascuola e intorno agli aspetti metodologici e organizzativi che devono essere tenuti in considerazione per ideare, promuovere e gestire tali progetti. Il prodotto di questo impegno è raccolto in questo vademecum.L’elenco dei referenti dei diversi Ambiti Territoriali, ai quali è possibile rivolger-si per richiedere informazioni e per prendere parte alle iniziative dei raccordi zonali, è reperibile nell’area web dedicata del sito della Provincia di Bergamo, www.provincia.bergamo.it, nella sezione Servizi - Politiche Sociali e Salute - Progetti - Extrascuola.

Il laboratorio provinciale extrascuola Il Laboratorio Provinciale Extrascuola è un ambito di raccordo interistitu-zionale promosso, a partire dal 2004, dal Settore Politiche Sociali della Provin-cia di Bergamo per studiare, promuovere e sostenere le esperienze dei servizi e progetti dell’extrascuola nel territorio provinciale. Il Laboratorio, che costituisce il motore e la bussola del Progetto provinciale extrascuola, ha elaborato una nuova prospettiva di lettura dei progetti extra-scuola, esito dell’incontro tra le competenze e i saperi elaborati intorno alle pratiche sperimentate nel campo dell’extrascuola dai diversi soggetti che lo compongono. Il suo percorso si è confi gurato come un itinerario, non lineare né scontato, nel corso del quale si è pervenuti ad alcune acquisizioni signifi cative. Tra queste:

l’aver condiviso con una rete ampia di soggetti una “visione” di ampio re-spiro rispetto ad alcuni dei temi assunti dai progetti extrascuola (es. il tema della cultura e del diritto all’apprendimento come risultante di un’impresa di comunità);

l’aver tracciato nuove mappe di comprensione e l’aver istituito un primo “vocabolario” intorno ad un oggetto che in precedenza si riusciva a defi nire solo in negativo (“non solo scuola”, “non solo tempo libero”, “non solo com-piti”) e che può costituire uno strumento interessante per migliorare i livelli di dialogo fra attori con vocazioni educative diverse (scuola, servizi, realtà del privato sociale, agenzie educative territoriali, ecc.);

l’aver avviato un confronto per verifi care la tenuta nell’operatività del “voca-bolario” costruito, per evitare il rischio che le concettualizzazioni innovative prodotte dal laboratorio si esauriscano in slogan che lasciano immutate le pratiche e la concretezza operativa.

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Il Laboratorio - che nei primi tre anni di lavoro è stato condotto da Franco Floris, direttore della rivista Animazione Sociale è composto da:

Associazioni genitori: Age e Agesc Associazioni: Arci e Auser Asl di Bergamo: Uffi cio L.R. 23/99 Comuni, Comunità Montane e Ambiti Territoriali Confcooperative e Lega delle Cooperative Diocesi di Bergamo: Uffi cio Pastorale dell’Età Evolutiva Medas Onlus Provincia di Bergamo Settore Politiche Sociali e Salute Uffi cio Scolastico Provinciale

Nell’ambito del Progetto Provinciale Extrascuola sono state realizzate nel corso del tempo numerose iniziative, la cui documentazione è disponibile nell’area web dedicata all’extrascuola del sito della Provincia di Bergamo, www.provincia.bergamo.it, nella sezione Servizi - Politiche Sociali e Salute - Progetti - Extrascuola. Fra queste vale la pena menzionare in questa sede:

le ricognizioni sui servizi/progetti extrascuola attivi in provincia di Bergamo i percorsi e gli incontri di sensibilizzazione e di formazione realizzati nei territori

I seminari e i convegni svolti a livello centrale e decentrato in diversi ambiti territoriali fra i quali si evidenzia il convegno nazionale “Aver cura della cul-tura dei fi gli” del 2007

le pubblicazioni e i documenti che hanno fatto sintesi dei saperi e delle esperienze tra i quali il volume “Progetti extrascuola. Laboratorio di espe-rienze e apprendimenti fra scuola, famiglia e territorio” pubblicato nel 2007 e il documento “I ragazzi dell’extra.lab. Fare laboratorio con i ragaz-zi” sintesi del lavoro svolto dal Laboratorio Provinciale.

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